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"Gentile Sig. Kudo Shinichi, con questa lettera la invitiamo alla festa in
onore alla famosa attrice Vineyard Chriss, il cui volo atterrerà in
Giappone la mattina del 26 aprile. La festa sarà lo stesso giorno del suo
arrivo, alle 20.30 all'Hotel di Haido City. Con il biglietto allegato a questa
lettera potrà entrare alla festa, non lo dimentichi! Saremmo felici di averla come ospite. Porti pure
la sua famiglia se vuole saremo onorati ad avervi qui. Con questo mi congedo. Cordiali saluti, S.V."
Tutto iniziò con questa strana lettera...
Giorno 24 aprile
Quella mattina il Dottor Agasa mi aveva
chiesto di passare da lui nel pomeriggio; da quel che avevo capito era arrivata
a Shinichi Kudo una lettera alquanto strana. Con la solita scusa della creazione del nuovo
videogioco sgattaiolai fuori dall'agenzia del detective Mouri e andai dal
dottore. Arrivato ci sedemmo subito sul divano (io, lui e
Haibara) e mi consegnò la lettera. La esaminai per bene ma, a parte il mittente
mancante sulla busta, sembrava una normale lettera. La aprii e lessi e qui
iniziarono a venirmi non pochi sospetti, soprattutto per la storia dell'arrivo
dell'attrice Chriss Vineyard. Vidi Agasa e Ai scambiarsi uno sguardo che non
riuscii a decifrare bene ma credo proprio che mi stessero nascondendo qualcosa
e guardai la bambina/ragazza con curiosità e molta serietà. Questa decifrò il mio sguardo e sbuffando andò a
prendere qualcosa. Tornata vidi che aveva in mano una busta identica a quella
che tenevo io. -È arrivata la stessa lettera anche a noi...-
disse con il suo tono freddo, senza lasciar uscire alcuna emozione ma riuscii a
scorgere nei suoi occhi un velo leggero di paura -e così il dottore ha deciso
di chiamarti insospettito. Hai visto Kudo? Sono rientrati in azione.- Sapevo bene di chi parlava: l'organizzazione.
Che avranno in mente questa volta!? Fingendo calma e tranquillità presi il biglietto
ma mi accorsi mettendo la mano nella busta che non ce n'era uno, ma due!
Avranno in mente di certo qualcosa. Feci finta di nulla e prendendola li misi
in tasca. -Cosa avete intenzione di fare- chiesi. -Andremo è ovvio! Non ti lascio solo in balia di
spietati assassini.- mi rispose Haibara. -E lei dottore? Verrà alla festa?- -Lui deve venire per forza; sono io la sua accompagnatrice,
la lettera è arrivata a lui e dato che io faccio parte della famiglia posso
venire. Ma tu invece piccolo genio? Tu non sei di questa famiglia, come pensi
di fare ad andare a quella festa!?- rispose per prima Haibara con il suo tono
da capitano saputello. -Sta tranquilla. Se li conosco bene, a questo
punto avranno inviato anche...-
---
-Wow papà! Che emozione Chriss Vineyard! La
figlia della bellissima Sharon Vineyard! E guarda! Puoi portare la tua
famiglia! Quindi veniamo anche noi con te! Vero Conan?- appunto, hanno invitato
anche lo zietto. -Certo non vedo l'ora!- improvvisai la solita
battutine da bambino innocente. Sarei andato a quella festa quindi; chi lo sa
magari riesco a catturarli questa volta.
Giorno 25
Quella mattina Ran ricevette una chiamata, da
Sonoko ovviamente, che le disse che pure lei aveva ricevuto una lettera uguale
alla sua. Rimasero tutto il giorno a parlare su quanto
fossero emozionate e cose così mentre io, dal Dottor Agasa, insieme ad Ai,
pensavo ad un piano per incastrarli. Comunicai però al dottore di portare, per
sicurezza, un cambio di vestiti più grandi per me e per Ai. Dissi poi a lei che sarebbe dovuta rimanere
sempre vicino a me e non allontanarsi MAI per nessuna ragione. Finito il mio discorsetto tornai a casa stanco e
affamato.
Giorno 26
Finalmente arrivò il giorno X. Quella sera ci
sarebbe stata la festa. Passai la giornata ci Ran e Goro a decidere cosa
mettere. Alla fine optammo per uno smoking nero con
cravatta per Goro, un vestito azzurro con una sola spallina per Ran e il solito
smoking blu con papillon cambia voce rosso per me. Avevamo deciso in precedenza di trovarci tutti
davanti all'entrata dell'Hotel, e così fu. Davanti all'entrata ad aspettarci
trovammo il Dottor Agasa in smoking nero pure lui, Ai in un vestitino rosso e
Sonoko in un vestito verdino senza spalline. Entrammo. Ai mi rimase tutto il tempo accanto
come le avevo ordinato. Tutto andava bene. Gli invitati non sembravano
sospetti, i nostri amici si divertivano senza pericolo finché ad un tratto
accadde. Si spensero le luci, si sentì uno sparo, subito
dopo qualcosa che cadeva a terra, si riaccesero le luci e infine si sentì una
donna urlare. Un omicidio era appena stato consumato in quella stanza. Iniziai ad indagare; venne fuori alla fine che
il colpevole era il marito della vittima. La donna aveva scoperto le relazioni
che aveva con altre donne in contemporanea a lei e lo aveva minacciato di dire
tutto alle altre. Questo accecato dalla rabbia si era vendicato proprio ora. Arrestato il colpevole tornai a girare per la
sala, Ai sempre con me, ma di Vermouth (Chriss Vineyard in realtà) non c'era
ancora traccia. Mi guardavo in giro, come faceva la mia compagna
di avventure, senza guardare avanti e questo fu un grosso errore. La strada
infatti mi venne tagliata da una cameriera contro cui andai a sbattere. -Oh povero piccolo! Ti sei fatto male?- mi pose
la mano che presi alzandomi; quella cameriera aveva un'aria strana e anche Ai
lo notò infatti d'un tratto divenne seria, si aggrappò al mio braccio
nascondendosi un po'. -No grazie sto bene. Mi scusi se le sono venuto
addosso- beh in fondo... Non era tanto male anzi!, era quasi simpatica. -Meno male.- sospirò -Senti, per farmi perdonare
ti offro un cioccolatino, e anche alla tua amica ok? Prendete dai!- ci pose il
vassoio che aveva in mano; era pieno di cioccolatini. Massi perché no, sono
troppo sospettoso dovrei rilassarmi un po' mentre non c'è Vermouth. -Io lo prendo volentieri! Ai prendine uno anche
tu dai.- e poi le sussurrai... -Sta tranquilla non sembra cattiva.- Lei ancora un po' titubante ne prese uno e,
insieme a me, lo mangiò. E siamo a quota due errori in tutta la giornata.
La cameriera ghignò, noi invece ci misimo le mani sul cuore sofferenti.
Urlammo, urlammo e urlammo tantissimo. Vermouth! Ecco chi era quella cameriera! Passarono svariati minuti di sofferenza quando
insieme caddimo a terra. L'ultima cosa che ricordo erano il volto
preoccupato di Ran, Goro che la trascinava lontano e Agasa che prendeva me e
Ai. Poi il buio assoluto.
Mi svegliai dopo non so quanto tempo. Piano piano cercai di
sedermi, rendendomi conto solo dopo della posizione in cui ero, seduto appunto. Il luogo in cui mi trovavo era ancora parecchio
sfuocato: era piccolo si vedeva e faceva anche parecchio freddo! Misi a fuoco l'ambiente solo poco dopo
rendendomi conto di trovarmi nel maggiolone del Dottor Agasa. L'ultima cosa che ricordavo era di essere stato
preso in braccio da Agasa, anche se non capivo cosa mi diceva e a dir la verità
non sentivo nemmeno i rumori intorno a me. Ricordavo però che intanto prendeva
un'altra persona e quella persona era Ai, che immaginai si trovasse dietro di
me dato che sentivo il suo respiro. Feci per voltarmi a guardarla ma un brivido mi
fermò. Avevo freddo e tremavo in ogni dove così deciso finalmente di guardarmi. Grande! Ero tornato grande! Me stesso
finalmente! Ma come... Ai non mi aveva dato nulla per farlo succedere. Ricordai solo poco dopo cos'era accaduto. La cameriera... Si lei era Vermouth! Ci aveva
dato un cioccolatino con dentro, a quanto pare, un qualcosa che ci facesse
tornare adulti. Mi girai piano piano ancora stordito. Ai. Lei
era... Grande... Bellissima. La guardai per un po' poi scossi il capo e con uno
sforzo enorme misi una mano sulla sua spalla (era sdraiata sui sedili
posteriori coperta pure lei per bene) e la scossi cercando di svegliarla. Nulla. Ci rinunciai; almeno respirava, l'importante era
quello. Guardai l'ora. Ricordo che risolto il caso erano
circa le 21.30, mentre ora erano le 22.45. Quasi un'ora e un quarto svenuti.
Dannazione ma che ci avevano dato!? Presi i vestiti e piano piano mi vestii.
Sospirai... Ero decisamente troppo monotono: smoking blu e papillon rosso...
Decisamente troppo uguale. Mi spostai nella parte posteriore, tra i sedili
anteriori e quelli posteriori, e prendendo per le spalle Ai la scossi più forte
di prima, ma non troppo sia chiaro! Lei aprì finalmente gli occhi e io tirai un
sospiro di sollievo. -Cosa... Cosa è successo- era ancora intontita e
tremava, probabilmente per il freddo. -Quella cameriera ci ha fregati. Nei
cioccolatini che ci ha offerto c'era qualcosa di strano e ora guarda! Siamo
tornati adulti!- le sorrisi dolcemente; io ero felice (dopotutto) di essere
tornato Shinichi Kudo. -Idiota! Avevi notato anche tu che non era sicuro
ma lo hai preso lo stesso! Dai vattene davanti. Fa freddo e vorrei vestirmi
sai!?- accidenti che modi!, anche se... Aveva ragione. Abbassai il capo
dicendole che aveva ragione e chiedendole scusa poi tornai davanti senza
guardarla. La sentii vestirsi e quando mi disse di essere
pronta mi girai a guardarla. Splendida! Aveva un vestito rosso senza spalline,
con una fascia che le circondava il collo, che si incontrava a metà decolté con
un piccolo fiorellino, sembrava una piccola rosellina rossa, a tenerla
agganciata. Mi ripresi da quella visione e scesimo dalla
macchina. Subito lei mi si avvicino da dietro e mi prese un braccio con le sue
mani; aveva paura si vedeva. La lasciai fare e tirai fuori dalla tasca due
biglietti per la festa. Ne passai uno ad Ai che mi guardò con sguardo
perplesso. -Due? Non era uno il biglietto nella tua busta?-
appunto. Le spiegai cosa avevo trovato nella busta e l'idea che fosse un'idea
dell'organizzazione e senza aspettare ancora ci avviammo alla festa questa
volta come Shinichi Kudo e... -Scusami. Come devo chiamarti ora?- non glielo
avevo mai chiesto. -Con il mio nome no!?- in effetti non mi ero
spiegato bene. -Intendo come ti chiami!? Io non lo so il tuo
nome.- le sorrisi dolcemente. Lei fece una cosa che mi lascio alquanto
perplesso. Prima mi guardava, ora invece aveva abbassato il capo voltandolo un
po' dall'altra parte diventando quasi indifferente, come se avessi appena fatto
una domanda stupida. -Shiho. Shiho Miyano.- -Che bel nome!- mi guardo con sguardo quasi
perso e poco dopo mi ringrazio sorridendo leggermente. Dopo la "presentazione" arrivammo
finalmente all'entrata e dati i biglietti entrammo. Iniziammo a girare per la
sala, venendo avvicinati a volte da gente che mi conosceva e rimanevamo a
parlare con loro per svariati minuti. Vidi ad un tratto Shiho girarsi e fissare
qualcosa per poi tornare a guardare i miei interlocutori. -Ehi tutto bene?- le chiesi sotto voce una volta
che se ne andarono. -Si... Tutto bene.- mi disse quasi intimorita. Tornammo a camminare in giro per la stanza
quando ad un tratto intravidi la nostra cara cameriera, così prendendo per mano
Shiho corsi verso questa e arrivata da lei la presi per il polso infuriato.
Senza farmi notare la portai in un'altra stanza dell'albergo (senza pensare
alle conseguenze di quel gesto incosciente) chiudendomi dentro con lei e Shiho,
sempre aggrappata al mio braccio, questa volta però con una sola mano mentre
l'altra teneva la mia. Vermouth si tolse maschera e costume e ghignando
fischiò e dall'armadio dietro me e Shiho uscì quello che, a quanto pareva, era
l'incubo peggiore di Shiho. Iniziò a tremare come una foglia e ogni dove si
girava trovava o la donna o l'uomo. Eravamo nel nido dei corvi in trappola. Iniziarono a ridere mettendo terrore alla
ragazza dietro di me che ormai era completamente appiccicata al mio corpo. Misi una mano dietro la schiena e senza farmi
vedere presi il telefono e composi un numero telefonico. Finito riposi in tasca il telefono spegnendo la
chiamata qualche minuto dopo, quando finirono con le minacce, e immediatamente
Vermouth mi prese per un braccio e mi trascinò e bloccò lontano da Shiho
terrorizzata in mezzo alla stanza. Io cercai di divincolarmi dimenandomi come
meglio potevo ma nulla, Vermouth non mi lasciava andare. Gin invece aveva buttato Shiho a terra
puntandole contro la pistola. La ragazza indietreggio velocemente terrorizzata
rifugiandosi in un angolino tutta rannicchiata. Cercavo di farmi lasciare mentre Gin stava per
spararle. La porta venne sfondata poco prima che l'assassino
potesse uccidere la mia amica. Finalmente! Ecco i rinforzi che avevo chiamato prima.
Shuichi Akai. L'unico in grado di tenere testa a Gin. L'agente era accompagnato
dall'agente James Black e Jodie Starling. Gin intimorito e avendo capito che avevo chiamato
io i rinforzi punto contro di me e sparó. Il colpo fu (fortunatamente) deviato, in modo
che non mi colpisse, da uno sparo partito dalla parte opposta della stanza,
dall'agente Akai, che prese di striscio il braccio di Gin. Vermouth finalmente mi lasciò e corse verso Gin. -Non finisce qui.- aveva detto l'assassino prima
di saltare, con la sua collega, giù dalla finestra. Corsimo a vedere che fine
avevano fatto ma appena ci affacciammo non trovammo ombra dei due criminali.
Facendo qualche passo indietro dalla finestra mi girai verso l'angolo dove si
trovava Shiho. Andai da lei e tirandola su la abbracciai tranquillizzandola. Passarono diversi minuti in cui rimasi attaccato
a lei facendola calmare. Ci riuscii dopo una decina di minuti; questa
volta se l'era vista davvero brutta poverina. Gli agenti se ne andarono guardandoci e
sorridendomi (tranne Akai ovviamente) chinando di poco il capo come a dirmi un
"non ce di che" li ringraziai pure poi andarono via poco prima che
arrivassero Agasa, Sonoko, Goro e Ran attirati dallo sparo sentito poco prima. Io e Shiho eravamo ancora abbracciati e appena
li vidi iniziai a fissare Ran, non avrebbe dovuto vederci così. Sentendomi irrigidirmi Shiho mi lasciò e li
guardo, soprattutto guardo anche lei la ragazza che a capo chino se ne andava
via quasi in lacrime. Shiho capendo le mie intenzioni corse da Agasa
rimanendo con lui mentre io, sotto lo sguardo infuriato di Goro e le critiche
di Sonoko contro di me, rincorsi Ran. La fermai prendendola per un braccio e con molta
calma le spiegai che lei era solo un'amica che aveva appena vissuto una brutta
situazione. Non so quanto mi credette, fatto sta che si mise
a piangere, silenziosa, guardandomi sorridendo. -Sono felice che... Tu abbia trovato la tua
anima gemella.- disse singhiozzando. Si girò e fece per andarsene, così mi decisi e
feci una mossa che credo la lasciò molto stupita: la presi per un braccio e
tirandola verso di me facendo combaciare le nostre labbra. Fu un bacio veloce,
fermato solo dai dolori lancinanti al petto. Mi staccai di colpo e mettendomi una mano sul
petto le presi il mento e guardandola le dissi di aspettarmi ancora per un po'.
Sarei tornato presto. Poi prima che potesse fare qualunque cosa scappai via
come meglio potei. Tornai alla macchina di Agasa dove distesa fuori
da questa c'era una bambina avvolta in una vestito molto più grande di lei
color rosso. La presi delicatamente e la ridistesi sui sedili posteriori. Poi
dopo minuti di urla strazianti mi ritrasformai entrando in macchina poi svenni. Mi risvegliai tempo dopo con addosso i miei
vestiti e Ai seduta accanto a me nella macchina del dottor Agasa. A quanto pare
si era svegliata anche lei da poco. Mi spiegò che dentro quel cioccolatino c'era del
liquido strano creato dagli scienziati dell'organizzazione, che dopo la
trasformazione la festa era finita ed erano tornati tutti a casa, che Ran
preoccupata per Conan e Ai aveva cercato ovunque venendo poi tranquillizzata
dal dottor Agasa dicendole che eravamo a casa sua stanchi di quella festa e che
avrei dormito da lui. Infatti arrivammo a casa e dopo aver parlato un po' della
serata e averla spiegata al dottor Agasa andammo a dormire.
Ma che voleva Kudo ancora!? Era venuto qui solo
ieri, e me lo ritrovo qui nuovamente. ... Ah già, la lettera. Ma deve fare tutto questo
baccano accidenti? Quel ragazzo se non impara a fare meno baccano ogni volta
che entra in questa casa giuro che gli dò un'altra dose di APTX e facendolo
regredire ancora gli impedisco di fare tutto 'sto rumore. Ma ormai sono
sconcertata, tanto vale andare da lui. Salii al piano superiore dove il dottore e
Conan, appena seduti sul divano, si girarono verso di me. Mi andai a sedere
accanto al dottore guardando con un'occhiataccia Kudo. Iniziò a controllare la lettera con la solita
aria da "sono un detective devo trovare qualcosa si sospetto
subito!". Quando ebbe finito io e il dottore ci guardammo.
Lui con gli occhi mi pregava di dire al bambino/ragazzo mentre io cercavo di
negare. Vinse lui. Tornai a guardare Kudo che mi guardava curioso.
Odio i maschi. Scesi dal divano indifferente e andai nel mio
laboratorio; tornai poco dopo con una busta i mano, identica a quella che
teneva Kudo. Mi risedetti e gliela mostrai. -È arrivata la stessa lettera anche a noi. E
così il dottore ha deciso di chiamarti insospettito. Hai visto Kudo? Sono
rientrati in azione.- usai il mio solito tono freddo ma i miei occhi mi
tradirono, lasciando quel velo di paura che avevo detto loro di togliere da
tempo ormai. Aveva un'aria strana e fece una faccia alquanto
stupita... Non ci diedi parecchia attenzione però. -Cosa avete intenzione di fare- ma che domande
faceva!? Non era lui il grande detective? -Andremo è ovvio! Non ti lascio solo in balia di
spietati assassini.- in effetti avevo paura anche per la sua incolumità. -E lei dottore? Verrà alla festa?- è troppo! -Lui deve venire per forza; sono io la sua
accompagnatrice, la lettera è arrivata a lui e dato che io faccio parte della
famiglia posso venire. Ma tu invece piccolo genio? Tu non sei di questa
famiglia, come pensi di fare ad andare a quella festa!?- -Sta tranquilla. Se li conosco bene, a questo
punto avranno inviato anche...-
---
Brava stupida! Hai fatto domande senza senso a
quel detective da strapazzo! Ma che mi combini! Era andato via da un bel po' ma di rimettermi a
lavorare sull'APTX proprio non mi andava. Ero sconcentrata pensavo
continuamente a loro. Mi sedetti sul divano e mi misi a guardare una rivista
fino a ora di cena quando andai a cucinare. Mangiammo più tardi del solito ma
avevo perso la cognizione del tempo e non avevo fatto bene i calcoli di
cottura, non tutto infatti era venuto perfetto, ma succede.
Giorno 25 aprile
La giornata iniziò come una giornata
qualunque... Tranquilla. Appunto iniziò, perché nel pomeriggio un
dannatissimo bambino dai capelli corvini e gli occhiali arrivo tutto trafelato
a casa del dottore rovinando la mia, probabilmente ultima, giornata; già
ultima, perché il giorno dopo sarei potuta morire per mano loro. Iniziammo a escogitare, io contro voglia sapendo
i pericoli che si corrono mettendosi contro di loro. Il dottore, l'amico di Osaka, i genitori di
Shinichi... Lui, dovevano rimanerne tutti fuori! Questa è la mia battaglia,
loro rischiano la vita, loro avevano qualcosa da perdere, loro sarebbero
mancati a qualcuno se fossero morti. Se lotto solo io... Nessuno piangerà la
mia morte anzi!, verrà derisa dall'intera organizzazione; in più io ormai non
ho più nulla da perdere, perché cercare di fermarli quando possono farmi
uccidere e fermare tutto questo pericolo. Certo prima avrei creato un
antidoto per Shinichi. Lui lo meritava veramente, a qualcuno lui mancava. Se ne andò verso le 18 di pomeriggio e dopo
questi pensieri fissando la porta corsi subito a cercare di finire l'antidoto. Senza accorgermene arrivò sera. Come lo notai?
Il dottor Agasa gentilmente mi aveva portato la cena in camera, ma guardando il
suo sguardo tanto buono e gentile mi venne un vuoto allo stomaco. L'ultima sera
insieme, passiamola con lui. Gli sorrisi e prendendo il piatto tra le mani
gli dissi -Vengo di sopra, mangio con lei.- mi guardo con un sorriso a
trentadue denti, credo fosse davvero felice di quella affermazione, e il suo
sorrisone rese felice pure me! Mangiammo insieme ridendo e parlando molto come
non avevamo MAI fatto. Si vedeva la felicità nei suoi occhi, vera felicità!
Giorno 26 aprile
Ci siamo, ecco il giorno in cui rischio la vita
nuovamente; chi lo sa potrebbe davvero essere l'ultima volta. Mi veniva da
piangere nel ricordarlo, piangere di tristezza ma anche di felicità. Tristezza, perché sarei morta in un modo che da
anni mi tormentava l'immaginazione nei momenti più bui. Felicità, perché finalmente avrei rivisto Akemi,
e avrei conosciuto finalmente Mamma e Papà. Mi scese una lacrima al pensiero non so di quale
delle due emozioni appena descritte. Scelsi un vestito adatto solo il pomeriggio.
Rosso, come il sangue, come il colore che al mio assassino piaceva fin da
quando mi aveva conosciuto. Lo indossai. Sorrisi amaramente.
---
Ci trovammo tutti davanti l'entrata dell'hotel
come da programma. Mi appiccicai letteralmente a Shinichi, non so
perché ma mi metteva sicurezza, e lui mi lascio fare cordialmente. Tutti si divertivano tranne noi. Lui era
pensieroso e credo molto teso, io invece ero semplicemente terrorizzata. Ad un tratto divenne tutto buio e lì il panico
arrivò come un fulmine. Mi avrebbero presa e uccisa nel buio. Feci come per lasciare il braccio di Shinichi
quando le luci si riaccesero dopo uno sparo; sentimmo urlare qualcuno e
trovammo un corpo morto disteso per terra. C'è una festa a cui andiamo in cui qualcuno non
voglia uccidere qualcun'altro? Fatto sta che le indagini cominciarono e mi stupii
che Shinichi ci mise più tempo di quel che pensavo; il caso venne comunque
risolto brillantemente. Ripresimo la nostra camminata in giro per la
sala con me un po' più sollevata. La cosa durò veramente poco dato che Shinichi
cadde a terra per non so quale motivo (ero immersa nei miei pensieri fino a
poco prima della sua caduta). La causa della caduta del piccolo detective fu
una cameriera contro cui era andato a sbattere. -Oh povero piccolo! Ti sei fatto male?- ma
che...!? Perché quella cameriera era così... Così familiare. Mi metteva timore,
paura, terrore! Quando Shinichi fu in piedi nuovamente mi
strinsi a lui di nuovo. Credo che anche lui avesse notato qualcosa di strano in
lei. -No grazie sto bene. Mi scusi se le sono venuto
addosso- ma che faceva? Socializzava con il nemico? Era una nuova strategia!? O
solo un modo per farmi stare tranquilla!? -Meno male. Senti, per farmi perdonare ti offro
un cioccolatino, e anche alla tua amica ok? Prendete dai!- se lo poteva
scordare! Non ci saremo cascati così facilmente, che piano scadente che avevano
ideato! -Io lo prendo volentieri! Ai prendine uno anche
tu dai.- Shinichi, ma che fai, che ti prende perché accetti. -Sta tranquilla non sembra cattiva.-
quella frase sussurrata al mio orecchio dolcemente mi fece calmare. Ne presi
uno anche io e lo mangiammo ringraziando. Grazie di farci soffrire così tanto. Ci misimo
ad urlare. APTX ecco cosa conteneva, bravo Shinichi portaci alla morte. Si fece tutto offuscato, caddimo a terra urlando
e tenendoci il cuore. Dottor Agasa! È venuto ad aiutarci!! Ci aiuti!
Faccia smettere questo dolore straziante. Faccia smettere loro di tormentarmi. Lasciando cadere un'ultima lacrima svenni tra le
sue braccia mentre ci portava via.
Mi sentii toccare sulla spalla da qualcuno. Cosa stava
succedendo, ero morta? Chi mi toccava. Il tocco sparii qualche secondo dopo e un po' mi
dispiacque. Subito qualche minuti dopo però mi risentii
scuotere con molta più violenta e li aprii gli occhi. Mi guardai, voltando gli
occhi un po', intorno e scoprii di essere nella macchina del... Del dottor
Agasa! Questo voleva dire che ero ancora viva! Certo ora non potevo mostrare la
mia felicità (non lo avrei fatto comunque) ma ero sollevata... Da una parte perché
dall'altra avevo paura ancora, perché vuol dire che il terrore era appena
cominciato. -Cosa... Cosa è successo- già svenire non mi fa
bene. In più tremavo, grandioso!, però faceva troppo freddo lì. Ma non si
poteva accendere il riscaldamento? probabilmente per il freddo. -Quella cameriera ci ha fregati. Nei
cioccolatini che ci ha offerto c'era qualcosa di strano e ora guarda! Siamo
tornati adulti!- l'avrei preso volentieri a schiaffi. Ma poi perché sorrideva?
Mi faceva venire i nervi. -Idiota! Avevi notato anche tu che non era
sicuro ma lo hai preso lo stesso! Dai vattene davanti. Fa freddo e vorrei
vestirmi sai!?- ma che gli diceva il cervello a quel ragazzo. Forse ero stata un po' brusca e infatti aveva
abbassato il capo. Andò comunque davanti e io mi vestii senza dire una parola
fino a quando non gli dissi che poteva guardare. Iniziò a fissarmi e io feci lo stesso. Era raro
vederlo adulto ma quelle volte che lo era io me le godevo sempre. Era bello
vederlo felice per quel che poteva. Appena scesi mi attaccai subito a lui
terrorizzata. Non volevo morire, non ora, non così. Lo guardai frugare nella tasca e tirare fuori
due biglietti. -Due? Non era uno il biglietto nella tua busta?-
mi pareva strano ma dopo la sua spiegazione capii che era tutto un loro piano.
Eravamo finiti. Iniziammo ad avviarci io con il cuore a mille
dopo l'accaduto. Pensavo, pensavo e ripensavo a tutte le cose che avevo
combinato in questi 18 anni passati a soffrire. Il mio flusso di pensieri fu interrotto da una
domanda più che giusta del ragazzo accanto a me. -Scusami. Come devo chiamarti ora?- dovevo
comunque tenere un comportamento freddo e distaccato. -Con il mio nome no!?- non con lui però, con lui
potevo essere calma e tranquilla, ma lo scordavo sempre. -Intendo come ti chiami!? Io non lo so il tuo
nome.- sorrideva. Lui non se la prendeva mai con me, era sempre tranquillo e
allegro; le uniche volte che si arrabbiava erano quelle in cui non gli davo mai
retta, che non lo ascoltavo e facevo di testa mia, ma non era mai troppo severo
o distaccato. Abbassai e voltai un po' il capo quasi in
imbarazzo ma fingendomi distaccata. -Shiho. Shiho Miyano.- -Che bel nome!- mi voltai di scatto a guardarlo
perdendomi nel blu dei suoi occhi. Aveva davvero detto che gli piaceva il mio
nome? Mi si mozzò il fiato. Nessuno mi aveva mai detto. Una cosa così
meravigliosa. Ringraziai sorridendo debolmente e anche il tono
di voce fu piuttosto dolce. Entrammo finalmente e girando per la sala
trovammo numerose persone che lo conoscevano. Mi faceva piacere che finalmente
poteva rivedere gente che non vedeva da molto con il suo vero aspetto ma... Mi
sentivo osservata. Mi guardai un po’ intorno fino a che trovai la persona che
mi metteva così tanto timore fissandomi. Ran. No mi aveva vista con Shinichi! Non va bene!
Combino sempre e solo guai accidenti! Mi rigirai velocemente verso Kudo. Quando i due che parlavano con Shinichi se ne
andarono questo mi guardo e mi chiese con voce molto bassa: -Ehi tutto bene!?-
no per nulla. -Si... Tutto bene.- non mettiamogli altre agitazioni addosso.
Alla fine e colpa mia se ci ha visti. Quando ripresimo il giretto Shinichi vide la
cameriera che ci aveva fatto trasformare e subito corse da lei prendendola per
un polso. Incosciente! Mi strinsi a lui e senza farci notare la portò in
un'altra stanza dell'albergo. Presi la mano del ragazzo proprio mentre
chiudeva e mi strinsi a lui. La cameriera si strappò il volto, o meglio una
maschera, rivelando sotto a questa il volto della donna che più mi spaventata
fin dall'infanzia. Vermouth. Mi aggrappai così forte a Kudo che quasi i
vestiti si strapparono nelle mie mani. Fece un fischio, uno di quelli
inquietanti, e dall'armadio dietro di me usci colui che pregavo di non vedere a
quella festa. Gin. Gin era li e mi guardava con occhi ghiacciati,
freddi, quasi senza anima. Terrore. Terrore a più non posso. Ecco cosa provai
in quei momenti. Mi appiccicai al corpo di Shinichi nel preciso
istante in cui le loro risate inondarono la stanza. Vidi che poco davanti a me e dietro la sua
schiena Shinichi premeva tasti come se avesse avuto il telefono davanti agli
occhi e dopo averlo messo via lo spense. Che voleva fare. Nulla. Ogni mio pensiero era bloccato. Ogni mio
movimento era bloccato. Paralizzata. Senza forze per fare nulla. Dopo svariate minacce su minacce la donna mi
portò via Shinichi lasciandomi sola e spaventata al centro di quella stanza. Mi sentii afferrare da dietro e, scaraventata a
terra, mi trascinai velocemente verso un muro, in un angolino dove mi
rannicchiai appena Gin mi puntò la sua amata pistola contro. Era giunta la mia ora me lo sentivo. Quando ormai l'uomo aveva quasi totalmente
premuto il grilletto la porta venne letteralmente distrutta e da quella
apparvero tre agenti dell'FBI. Gin aveva paura! Lo si leggeva sul suo volto.
Ecco cosa aveva fatto Shinichi. Oh no! Ora però sarebbe stato lui il suo
bersaglio. E infatti Gin puntò a lui e sparò! Ho mai detto che adoro l'FBI? Lo faccio ora
allora, infatti quello che sembrava il capo, portava un cappellino nero con i
vestiti dello stesso colore e occhi verdi, aveva colpito di striscio il braccio
del mio quasi assassino facendogli sbagliare mira. Vermouth correndo dal suo collega lo aiutò a
reggersi. -Non finisce qui.- già, la tortura era solo
iniziata, Gin aveva ragione. Si buttarono dalla finestra ma poco mi importava
di che fine avessero fatto. Rimasi lì nell'angolino, ferma, spaventata ma
ancora viva. E quando tutti si allontanarono dalla finestra Shinichi mi corse
incontro e aiutandomi ad alzarmi mi cinse in uno degli abbracci più dolci e
calmanti della storia. Lui era l'unico che sapeva aiutarmi in momenti
simili. Non mi calmai tanto facilmente ma quando lo feci
gli agenti andarono subito via e al loro posto arrivarono il dottore, il signor
Mouri, Sonoko e Ran. Non mi ero ancora scollata da Shinichi e fu un
grosso errore. Shinichi si irrigidì sotto lo sguardo di Ran che
andò via in lacrime solo poco dopo. Solo disastri lo avevo detto. Lo lasciai e corsi da Agasa che mi accolse
calorosamente tra le sue braccia e rimasimo a sentire le urla e le critiche
contro il ragazzo che rincorreva la ragazza. Dopo il gesto che immagino avesse fatto i miei
tentativi per averlo per sempre al mio fianco sarebbero stati tutti vani. Lo
avevo perso, ma almeno sarebbe stato felice ed era questo quello che contava. Mi sentii male nuovamente poco dopo e senza che
nessuno mi accompagnasse di mia volontà corsi per quel che potei alla macchina
del dottor Agasa ma i miei sforzi per arrivare in tempo furono tutti inutili e
infatti mentre stavo per aprire la portiera svenni e il mio corpo tornò ad
essere quello di una bambina di 8 anni. Mi svegliai non so quanto tempo dopo con addosso
ancora il vestito rosso enorme. Il dottore stava guidando e gentilmente mi pose
quello più piccolo mentre Shinichi bambino era ancora svenuti accanto a me. Mi
vestii e senza troppo pensarci vestii pure Shinichi. Quando si sveglio gli
spiegai cosa ci era successo all'inizio e quello che era successo dopo che
eravamo svenuti. Arrivati a casa ci misimo a dormire e, con la
scusa dell'essere ancora spaventata, riuscii a dormire vicino a Shinichi per
l'ultima volta.
Quella mattina ricevettimo una telefonata dal
nostro caro dottor Agasa, in cui diceva, come ormai da tempo, che aveva creato
un nuovo videogioco. Fu Conan ovviamente a rispondere e quindi ricevetti
queste... informazioni. Mi fece un dolce sorrisino da bambino innocente e
scappò via; era troppo tempo ormai che usavano questa scusa, secondo me
tramavano qualcosa. Che Shinichi centri qualcosa? No che vado a pensare, che
collegamento possono avere Conan, un bambino di 7 anni un po' troppo sveglio per
la sua età, e Shinichi, un liceale di 17 anni che aspira a diventare un grande
detective. Certo sono parenti alla lontana, ma Conan è un bravo bambino e ci
vogliamo bene, e se sapesse qualcosa del ragazzo me lo avrebbe già detto
vedendo quanto sto male per la sua assenza, giusto? Passai la mattinata a pensare se tra Conan e
Shinichi, oltre alla parentela, ci fosse qualche altro collegamento. I miei pensieri vennero interrotti però dallo
squillare del telefono nel pomeriggio. Era Sonoko che mi invitava a uscire con
lei per fare due passi. Accettai e rimasi con lei tutto il pomeriggio quando
verso tarda sera quando rientrai in casa con Conan. Come di consueto controllai
la posta e all'interno trovai una busta. La presi e saliti in agenzia la diedi
a mio padre e quando la lesse per poco non svenni. -Wow papà! Che emozione Chris Vineyard! La
figlia della bellissima Sharon Vineyard! E guarda! Puoi portare la tua
famiglia! Quindi veniamo anche noi con te! Vero Conan?- -Certo non vedo l'ora!- non so, non sembrava vera
la sua voce, c'era un non so che nella sua voce, varie emozioni diverse da
entusiasmo e felicità, erano più cupe, quasi volesse nascondere ansia,
determinazione ma anche tanta paura. Tenni dentro di me quei pensieri e decisi di
dormirci su, magari era solo una brutta sensazione.
Giorno 25
Quella mattina Sonoko mi chiamo allegra come
mai. Avevo da sbrigare alcune commissioni ma decisi che le avrei tenuto
compagnia al telefono per un po'; quel "un po'" diventarono presto
ore e ore... Va bene che era la mia migliore amica ma accidenti se parlava! E
anche se pensavo questo, la sua voce allegra mi tirava un po' su il morale.
Avevo sentito che alla festa era stato invitanti anche Shinichi, ma ero più che
sicura che non si sarebbe fatto vedere. Passai la giornata a parlare con Sonoko della
festa e argomenti collegati a questa, per esempio come ci saremmo vestite,
pettinate, truccate e via dicendo e ovviamente non persimo l'occasione per
rinfrescarci la memoria su Chris Vineyard, e per informarci delle ultime novità
che la riguardavano. Durante la giornata ovviamente Conan andò dal
professor Agasa e anche se ormai ero convinta mi nascondessero qualcosa, decisi
comunque di lasciarlo andare e stare a parlare con la mia amica.
Giorno 26
La mattinata era andata bene. Io, papà e Conan
la passammo a scegliere cosa indossare e ore dopo riuscimmo a deciderci. Il
pomeriggio invece lo passai a prepararmi (volevo essere all'altezza di Chris) e
dovevo ammettere che il risultato mi piacque molto! La sera finalmente arrivò e dopo esserci
preparati per bene ci trovammo con tutti i nostri amici davanti all'Hotel
Haido. La festa era davvero bella, c'era un sacco di
gente famosa e, dopo aver scacciato i problemi via dalla mia testa solo per
quella sera, la felicità e l'emozione avevano preso il sopravvento sul mio
volto. Avevo cercato Shinichi appena entrata ma non
avendolo trovato mi ero arresa all'idea che non sarebbe venuto. Io e Sonoko eravamo sempre insieme e non
perdemmo l'occasione di fare la conoscenza di alcuni dei nostri personaggi
famosi preferiti. Tutta questa spensieratezza venne, come ormai di
consueto, spezzata dallo spegnersi delle luci, dall'urlo agghiacciante di una
donna e da un corpo pieno di sangue disteso a terra. L'omicidio venne risolto brillantemente da mio
padre e la festa poté proseguire. Avevo un brutto presentimento da quando avevo
messo piede in quella sala, e questo era uno dei pensieri che avevo scacciato
via. Dopo l'omicidio però si era fatto molto più potente e non potevo più
ignorarlo. Mi accorsi solo poi che avevo perso Conan di
vista e così avevo iniziato a cercarlo chiedendo aiuto alla mia amica, a mio
padre e al dottor Agasa. Sentimmo poco dopo un urlo dalla voce familiare:
il mio fratellino! Con il gruppetto che mi aiutava nelle ricerche,
mi diressi verso l'urlo preceduta da Agasa; trovammo Conan e la piccola Ai
distesi per terra in preda a dolori...cardiaci, o almeno così mi parse di
capire. Il professore fu il primo ad andare da loro ma ordino a mio padre di
tenermi lontana dopo che avevo tentato di avvicinarmi e aiutarlo a prendere i
bambini. E mentre loro urlavano e chiudevano i loro
piccoli occhietti, forse per minuti, forse per ore, forse per giorni, mesi,
anni o peggio, forse per sempre, io venivo trattenuta da mio padre e da Sonoko
lontana da quei due bambini troppo speciali per me, mentre mi disperavo per
sapere cos'avevano, mentre mi venivano portati via.
Avevo cercato invano, causa mio padre che mi teneva con Sonoko, di
seguire il dottor Agasa per aiutarlo con i bambini
Avevo cercato invano, causa mio padre che mi teneva con
Sonoko, di seguire il dottor Agasa per aiutarlo con i bambini. Non mi avevano
permesso di stare con i bambini e questo mi faceva infuriare; se stanno male
perché non proviamo ad aiutarli anziché allontanare tutti e lasciarmi in mano a
una sola persona? Certo avevano bisogno di aria e quindi non dovevamo stargli
troppo addosso ma accidenti potevamo fare di più per loro! Mi calmai solo una decina di minuti dopo che il
dottor Agasa era andato via con Conan e Ai e quando lo vidi tornare gli corsi
subito incontro allarmata chiedendogli all'istante come stavano i due piccoli.
Ovviamente la sua risposta fu di non preoccuparsi, che stavano meglio e che
sarebbero tornati appena svegliati; i due bimbi infatti erano nella sua auto a
riposare. Ci credetti poco pensando fossero solo scuse per farmi stare
tranquilla, mi nascondeva qualcosa lo sapevo. Passarono secondi, minuti, arrivando a superare
più di un'ora in cui no riuscivo a stare tranquilla e in cui i bambini non
tornarono; si forse esagerato un po' però avevo uno strano presentimento, come
se fosse accaduto qualcosa di innaturale ai due, qualcosa che faceva
rabbrividire. Girai continuamente la stanza della festa
continuando a cercarli, sperando che fossero tornati e che ci stessero
cercando, e poi lo vidi. Capelli corvini arruffati, il tipico smoking
blu, un fisico da far invidia al mondo, gli occhi di un blu intendo, un sorriso
smagliante: era lui. Shinichi era li, in piedi di fronte ad alcune persone a
parlare. Avevo un sorriso di felicità immensa e feci per andargli in contro, ma
mi bloccai. Lui non era solo, ma con una ragazza. Capelli ramati, occhi verdi,
un corpo da mozzare il fiato avvolto in un bellissimo vestito rosso. Era
davvero bella. Era attaccata a lui. Lui...lui si era trovato un'altra mentre era via
per quel caso. Ed io che ero qui ad aspettarlo. No no fermi! Massì sarà solo
una sua amica, che gli sta appiccicato ma sarà una sua amica, si è così! Sorrisi a quei pensieri quando lei tornò a
guardare Shinichi, perché l'avevo fissata e lei se ne era accorta girandosi. Tornai a festeggiare e dopo qualche minuto
ancora vidi Shinichi e la ragazza insieme a una cameriera andarsene dalla sala;
che diavolo stava succedendo!? Avevo paura di vederli insieme ma la mascherai
con finti sorrisi alla gente e con felicità che non avevo. Passarono nuovamente secondi, minuti, ma questa
volta la catena del tempo che passa si fermò ai minuti, perché riprovando a
guardare nel corridoio fuori dalla stanza vidi tre persone armati camminare
parecchio veloce nella stessa direzione in cui erano andati Shinichi, la
ragazza e la cameriera. Quelle tre persone erano la professoressa Jodie,
un signore mai visto prima e...il ragazzo incontrato a New York, l'agente
dell'FBI. Si sentì un piccolo tonfo quasi in lontananza, o
almeno io lo sentii dato che ero più che attenta al corridoio, e passati quei
due/tre minuti sentì un suono che mi fece gelare il sangue nelle vene. Uno
sparo. Shihichi! Che stava succedendo in quella dannata serata!? La stanza della festa venne invasa da qualche
urla di alcune donne spaventate dal colpo e subito tutti cercarono di scappare. Venni raggiunta da mio padre, dalla mia migliore
amica e dal professor Agasa, che sembrava parecchio preoccupato, quasi sapesse qualcosa
che centrasse con quello sparo e che volesse evitare ad ogni costo. Mentre tutti spingevano per provare a uscire
dalla stanza, gli agenti della polizia presenti alla festa crearono una specie
di barriera con i loro corpi per fermare la massa di gente, e ci riuscì! Conoscendoli mio padre chiede di farlo passare
senza ricevere ovviamente una risposta positiva. Allora feci la mia mossa.
Andai contro due agenti e tirando un calcio alle loro mani unite per la
barriera riuscii a creare un piccolo varco da attraversare. Venni seguita da
mio padre, Sonoko e da Agasa e insieme corsimo alla stanza da cui era provenuto
lo sparo. Erano passati si e no una decina di minuti dato il panico creatosi
nella stanza con la conseguenza di un totale macello. Quando arrivammo entrammo, e a quel punto un
rumore come un vetro che si rompe si sentì dentro il mio petto: il mio cuore si
era frantumato per davvero. Lui e lei erano abbracciati, al centro della
stanza e non si decidevano a staccarsi. Non urlai, non mi arrabbiai, non feci
assolutamente nulla per una manciata di secondi, se non farmi venire i
lacrimoni. Donando un ultimo sguardo ai due mi incamminai
nel corridoio verso l'uscita. Sentivo le urla infuriate di Sonoko provenire
dalla stanza, e di certo non aiutavano. Mi portai le mani al capo come a
volermi strappare i capelli da un momento all'altro per la tristezza. Ma in
fondo ero felice, per lui, perché aveva trovato il vero amore. Ributtai le braccia lungo i fianchi e ripresi a
camminare velocemente; volevo uscire da li prima di piangere veramente. Camminavo velocemente verso l'uscita quando
qualcuno mi prese per un braccio, mi girò e inizio a scusarsi spiegandomi che
una ragazza era solo sua amica. Era stata un'azione improvvisa per questo non
capii subito chi era quella persona e a chi si riferiva, ma lo capii solo poco
dopo. Era lui, e si riferiva alla sua (ormai per me) ragazza. Piangevo, quella visione mi aveva sconvolta, ma
sorridevo dolcemente verso di lui, e quando finì di parlare, iniziai io. -Sono felice che... Tu abbia trovato la tua
anima gemella.- la voce mi usci più dolce di quando pensassi anche se spezzata
da un piccolo singhiozzo. Mi lascio così mi girai e feci per incamminarmi
nuovamente verso l'uscita, ma lui fece un gesto inaspettato. Mi prese, mi girò, fece combaciare i nostri
corpi e infine anche le labbra: mi stava dando il bacio più dolce che avessi
mai ricevuto, e dato che di baci non ne avevo mai ricevuti era il più dolce in
assoluto. Duro solo qualche secondo perché si stacco e si
mise le mani sul cuore. Quella posizione...mi ricordava terribilmente Conan.
Che loro due...? Non andò via subito però, prima mi prese
dolcemente il mento e poi mi disse, con voce rauca e un po' bassa, di
aspettarlo ancora per un pochino. Lo avrei fatto. Sempre. Poi mi lasciò nuovamente, e corse via. Non lo
seguii, sentivo che dovevo lasciarlo andare, che dovevo fidarmi senza fare
altre domande, e sorrisi. Sorrisi perché ora sapevo che i miei pensieri sul
fatto che fossero solo amici erano veri; lui mi amava, io lo amavo. Nessuno
avrebbe rotto quel filo rosso ai nostri mignoli sinistri. Tornai nella stanza dell'abbraccio fra i due e
trovai solamente mio padre e Sonoko. Il primo mi disse che Agasa aveva portato
via la ragazza poco prima dato che, a quanto pare anche lei, era stata male. Mi dispiacque per quella ragazza, avrei voluto
conoscerla meglio e scusarmi per aver pensato male. Ma non ebbi l'occasione. Andai via da quella stanza dopo poco
ricordandomi dei due bambini. E se si erano svegliati e non ci avessero trovati
nella sala della festa? Corsi per tutta la sala ma non li trovai e poco
dopo venni fermata dal dottor Agasa che diceva che diceva che i due bimbi erano
a casa sua, stanchi della festa (effettivamente non era una festa tanto per
bimbi della loro età) e che avrebbero dormito da lui. Lo ringraziai molto per
l'ospitalità e finalmente tornammo a casa. Andai a dormire quasi subito dopo aver messo
piede in casa, ero distrutta da quella serata piena di emozioni. Ma ora ero molto più tranquilla, perché sapevo
che Shinichi era ancora fedele a me, che quella ragazza (avevo chiesto prima ad
Agasa) stava meglio e che Conan e Ai erano al sicuro e stavano bene anche loro
da Agasa. E dopo quei piccoli pensieri mi addormentai
sfinita con un lieve sorriso.
Aah che pranzo squisito, era un peccato che Ai
non fosse voluta venire con me. E dopo un gustoso pranzo una bella passeggiata
di ritorno verso casa era proprio quel che ci voleva! Ed era quello che stavo
facendo infatti, sempre per la solita stradina, solita ma sempre bellissima! Come di routine passai davanti alla casa, ormai
disabitata da un po', di Shinichi, ma questa volta notai un particolare strano.
Nella sua cassetta delle lettere, c'era una busta bianca. Eppure avevo detto ai
suoi conoscenti di spedire le lettere al mio indirizzo e non al suo. La presi e
rigirai tra le mani. Mi sembrava strano in quanto non aveva il mittente, così
decisi di andare a farla vedere ad Ai e chiedere un parere a lei. Arrivato a casa la trovai seduta sul divano che
leggeva una lettera. Tremava e non poco. Mi avvicinai a lei e mi spiegò la
situazione. Avevano iniziato ad agire e lei era spaventata, ma dopotutto era
prevedibile. Chiamai Shinichi e gli dissi di raggiungerci
appena poteva dicendogli che era arrivata una strana lettera per lui. Passarono svariate ore in cui Ai si calmò un po'
e si chiuse in laboratorio. Quando il bambino/ragazzo arrivò tornò
finalmente anche la piccola Ai con noi. Ci sedemmo sul divano. Mentre lui esaminava la
busta e leggeva la lettera, io imploravo Ai di dirgli che avevamo ricevuto una
lettera uguale. Shinichi iniziò a fissarla e credo che Ai si
spazientì non poco. Si alzò e andò a prendere la busta. Era tesa
poverina, riuscivo a percepirlo, anche se lei cercava di nasconderlo. Quando tornò, la guardai con sguardo paterno per
provare a infonderle coraggio, ma credo mi ignorò. -È arrivata la stessa lettera anche a noi. E
così il dottore ha deciso di chiamarti insospettito. Hai visto Kudo? Sono
rientrati in azione.- no, quel tono freddo non le si addiceva per niente. Io lo
sapevo. Lei era una ragazza dolce e gentile, rovinata solo dalla crescita con
loro, e diventata fredda, con il volto coperto sempre da una maschera fredda e
senza emozioni. -Cosa avete intenzione di fare- il tono freddo
di Shinichi invece non era raro ormai; lo usava sempre durante la risoluzione
di un caso. -Andremo è ovvio! Non ti lascio solo in balia di
spietati assassini.- e io che avevo detto? Lei è la dolcezza in persona! E gli
vuole bene, eccome se gliene vuole. -E il dottore? Verrà alla festa?- -Lui deve venire per forza; sono io la sua
accompagnatrice, la lettera è arrivata a lui e dato che io faccio parte della
famiglia posso venire. Ma tu invece piccolo genio? Tu non sei di questa
famiglia, come pensi di fare ad andare a quella festa!?- due bimbi che
discutono, erano proprio bellissimi, che teneri. -Sta tranquilla. Se li conosco bene, a questo
punto avranno inviato anche Goro e la sua famiglia.- perché no, aveva ragione,
infondo al momento lui era il fratellino di Ran. Povera ragazza, lì ad
aspettare il ritorno di Shinichi mentre lui era proprio accanto a lei. Quando se ne andò era ormai sera. Io e Ai
mangiammo una buona cenetta salutare preparata da lei e andammo a letto, con
un'aria agitata ad avvolgerci.
Giorno 25
Una mattinata tranquilla finalmente, era proprio
quello che ci voleva. Finalmente riuscii a riposarmi a dovere (già
dormii quella mattina). Nel pomeriggio invece venne a trovarci
nuovamente Shinichi. Quel ragazzo mi stupiva sempre! passò tutto il pomeriggio
a darci istruzioni su come comportarci il giorno dopo. Ovviamente quella con cui parlo molto di più fu
Ai. Teneva troppo a lei per poterla perdere, si vedeva. Quando come il giorno prima Shinichi se ne andò,
io e Ai cenammo e andammo a dormire.
Giorno 26
Quella mattina mi alzai presto, mi feci una
bella doccia e preparai il tutto per la sera. Me la presi con comoda e ci misi
si e no un'oretta a preparare me e i vestiti. Nel pomeriggio invece vidi Ai travolta dalla
malinconia. Solo una lacrima riuscii però a solcare il suo bel visino. Sarei
voluto andare la e abbracciarla con tutto l'amore paterno che potessi darle, ma
pensai solo dopo che forse era meglio lasciarla da sola. Quella sera ci trovammo davanti all'Hotel ed
entrati iniziammo a goderci la festa. Avevo messo dei vestiti di ricambio della
misura di un adolescente in macchina sia per Shinichi che per Ai, non si sa
mai. I due restavano sempre insieme, non si staccavano mai. Io mentre mi
rilassavo un po' con alcuni vecchi amici incontrati per caso li tenevo sotto
controllo per qualsiasi evenienza. Le luci si spensero all'improvviso, una persona
fu uccisa e in meno di mezz'ora Shinichi riuscii a trovare il colpevole. Non mi
stupii del poco tempo che ci aveva messo per trovare la soluzione del caso.
Dopotutto lo conoscevo bene ed era parecchio famoso, quindi era ovvio che ci
riuscisse così velocemente. Li vidi ad un certo punto parlare con una
cameriera dall'aria strana. C'era qualcosa in lei che non mi piaceva, anche se
sembrava una bellissima persona. Mi alzai velocemente dalla sedia su cui mi ero
seduto per riposarmi qualche minuto e iniziai a mettermi in allerta. Che sta
facendo Shinichi! Eppure lo sa che: uno, non deve parlare con gli sconosciuti;
due, non deve parlare con gli sconosciuti soprattutto ad una festa organizzata
da quei delinquenti! Prese un cioccolatino e piano piano iniziai ad
avvicinarmi a loro. Anche Ai, probabilmente convinta da Shinichi, prese un
cioccolatino e dopo essersi congedata la cameriera se ne andò velocemente. Io
continuavo ad avvicinarmi ai due quando il peggio accadde. Iniziarono a urlare
e caddero a terra straziati dal dolore che provavano al petto. La cameriera era una di loro. Corsi dai due bimbi e li avvicinai a me.
Attirammo l'attenzione di molti, ma quella di cui mi preoccupai di più fu Ran.
Chiesi a Goro di tenerla ferma e lontana dai due piccoli, ormai presi tra le
mie braccia, mentre lei si disperava per sapere cosa avevano. Mi distruggeva vederla così ma non potevo fare
altrimenti. Svennero pochi minuti dopo tra le mie braccia e
corsi subito al parcheggio dell'Hotel. Li misi nella mia auto, lui davanti
seduto e lei dietro sdraiata. Coprii Ai con una coperta, sempre portata per
ogni evenienza, e le misi i vestiti accanto al corpo mentre Shinichi gli coprì solo
il necessario con i suoi vestiti da liceale. Pregando ogni divinità presente in
cielo perché nessuno dell'organizzazione li trovasse e uccidesse, tornai nella
sala della festa a controllare la situazione.