Una Giornata, Mille Storie

di Eridian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Conan (parte 1) ***
Capitolo 2: *** Conan (parte 2) ***
Capitolo 3: *** Ai (parte 1) ***
Capitolo 4: *** Ai (parte 2) ***
Capitolo 5: *** Ran (parte 1) ***
Capitolo 6: *** Ran (parte 2) ***
Capitolo 7: *** Agasa (parte 1) ***



Capitolo 1
*** Conan (parte 1) ***


Una Giornata, Mille Storie

Una Giornata, Mille Storie

 

 

"Gentile Sig. Kudo Shinichi,
con questa lettera la invitiamo alla festa in onore alla famosa attrice Vineyard Chriss, il cui volo atterrerà in Giappone la mattina del 26 aprile. La festa sarà lo stesso giorno del suo arrivo, alle 20.30 all'Hotel di Haido City. Con il biglietto allegato a questa lettera potrà entrare alla festa, non lo dimentichi!
Saremmo felici di averla come ospite. Porti pure la sua famiglia se vuole saremo onorati ad avervi qui.
Con questo mi congedo.
Cordiali saluti,
 S.V."

Tutto iniziò con questa strana lettera...


Giorno 24 aprile

 Quella mattina il Dottor Agasa mi aveva chiesto di passare da lui nel pomeriggio; da quel che avevo capito era arrivata a Shinichi Kudo una lettera alquanto strana.
Con la solita scusa della creazione del nuovo videogioco sgattaiolai fuori dall'agenzia del detective Mouri e andai dal dottore.
Arrivato ci sedemmo subito sul divano (io, lui e Haibara) e mi consegnò la lettera.
La esaminai per bene ma, a parte il mittente mancante sulla busta, sembrava una normale lettera. La aprii e lessi e qui iniziarono a venirmi non pochi sospetti, soprattutto per la storia dell'arrivo dell'attrice Chriss Vineyard.
Vidi Agasa e Ai scambiarsi uno sguardo che non riuscii a decifrare bene ma credo proprio che mi stessero nascondendo qualcosa e guardai la bambina/ragazza con curiosità e molta serietà.
Questa decifrò il mio sguardo e sbuffando andò a prendere qualcosa. Tornata vidi che aveva in mano una busta identica a quella che tenevo io.
-È arrivata la stessa lettera anche a noi...- disse con il suo tono freddo, senza lasciar uscire alcuna emozione ma riuscii a scorgere nei suoi occhi un velo leggero di paura -e così il dottore ha deciso di chiamarti insospettito. Hai visto Kudo? Sono rientrati in azione.-
Sapevo bene di chi parlava: l'organizzazione. Che avranno in mente questa volta!?
Fingendo calma e tranquillità presi il biglietto ma mi accorsi mettendo la mano nella busta che non ce n'era uno, ma due! Avranno in mente di certo qualcosa. Feci finta di nulla e prendendola li misi in tasca.
-Cosa avete intenzione di fare- chiesi.
-Andremo è ovvio! Non ti lascio solo in balia di spietati assassini.- mi rispose Haibara.
-E lei dottore? Verrà alla festa?-
-Lui deve venire per forza; sono io la sua accompagnatrice, la lettera è arrivata a lui e dato che io faccio parte della famiglia posso venire. Ma tu invece piccolo genio? Tu non sei di questa famiglia, come pensi di fare ad andare a quella festa!?- rispose per prima Haibara con il suo tono da capitano saputello.
-Sta tranquilla. Se li conosco bene, a questo punto avranno inviato anche...-

---

-Wow papà! Che emozione Chriss Vineyard! La figlia della bellissima Sharon Vineyard! E guarda! Puoi portare la tua famiglia! Quindi veniamo anche noi con te! Vero Conan?- appunto, hanno invitato anche lo zietto.
-Certo non vedo l'ora!- improvvisai la solita battutine da bambino innocente. Sarei andato a quella festa quindi; chi lo sa magari riesco a catturarli questa volta.

Giorno 25

Quella mattina Ran ricevette una chiamata, da Sonoko ovviamente, che le disse che pure lei aveva ricevuto una lettera uguale alla sua.
Rimasero tutto il giorno a parlare su quanto fossero emozionate e cose così mentre io, dal Dottor Agasa, insieme ad Ai, pensavo ad un piano per incastrarli. Comunicai però al dottore di portare, per sicurezza, un cambio di vestiti più grandi per me e per Ai.
Dissi poi a lei che sarebbe dovuta rimanere sempre vicino a me e non allontanarsi MAI per nessuna ragione.
Finito il mio discorsetto tornai a casa stanco e affamato.

Giorno 26

Finalmente arrivò il giorno X. Quella sera ci sarebbe stata la festa.
Passai la giornata ci Ran e Goro a decidere cosa mettere.
Alla fine optammo per uno smoking nero con cravatta per Goro, un vestito azzurro con una sola spallina per Ran e il solito smoking blu con papillon cambia voce rosso per me.
Avevamo deciso in precedenza di trovarci tutti davanti all'entrata dell'Hotel, e così fu. Davanti all'entrata ad aspettarci trovammo il Dottor Agasa in smoking nero pure lui, Ai in un vestitino rosso e Sonoko in un vestito verdino senza spalline.
Entrammo. Ai mi rimase tutto il tempo accanto come le avevo ordinato.
Tutto andava bene. Gli invitati non sembravano sospetti, i nostri amici si divertivano senza pericolo finché ad un tratto accadde.
Si spensero le luci, si sentì uno sparo, subito dopo qualcosa che cadeva a terra, si riaccesero le luci e infine si sentì una donna urlare. Un omicidio era appena stato consumato in quella stanza.
Iniziai ad indagare; venne fuori alla fine che il colpevole era il marito della vittima. La donna aveva scoperto le relazioni che aveva con altre donne in contemporanea a lei e lo aveva minacciato di dire tutto alle altre. Questo accecato dalla rabbia si era vendicato proprio ora.
Arrestato il colpevole tornai a girare per la sala, Ai sempre con me, ma di Vermouth (Chriss Vineyard in realtà) non c'era ancora traccia.
Mi guardavo in giro, come faceva la mia compagna di avventure, senza guardare avanti e questo fu un grosso errore. La strada infatti mi venne tagliata da una cameriera contro cui andai a sbattere.
-Oh povero piccolo! Ti sei fatto male?- mi pose la mano che presi alzandomi; quella cameriera aveva un'aria strana e anche Ai lo notò infatti d'un tratto divenne seria, si aggrappò al mio braccio nascondendosi un po'.
-No grazie sto bene. Mi scusi se le sono venuto addosso- beh in fondo... Non era tanto male anzi!, era quasi simpatica.
-Meno male.- sospirò -Senti, per farmi perdonare ti offro un cioccolatino, e anche alla tua amica ok? Prendete dai!- ci pose il vassoio che aveva in mano; era pieno di cioccolatini. Massi perché no, sono troppo sospettoso dovrei rilassarmi un po' mentre non c'è Vermouth.
-Io lo prendo volentieri! Ai prendine uno anche tu dai.- e poi le sussurrai... -Sta tranquilla non sembra cattiva.-
Lei ancora un po' titubante ne prese uno e, insieme a me, lo mangiò.
E siamo a quota due errori in tutta la giornata. La cameriera ghignò, noi invece ci misimo le mani sul cuore sofferenti. Urlammo, urlammo e urlammo tantissimo. Vermouth! Ecco chi era quella cameriera!
Passarono svariati minuti di sofferenza quando insieme caddimo a terra.
L'ultima cosa che ricordo erano il volto preoccupato di Ran, Goro che la trascinava lontano e Agasa che prendeva me e Ai.
Poi il buio assoluto.

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Capitolo 2
*** Conan (parte 2) ***


Mi svegliai dopo non so quanto tempo

Mi svegliai dopo non so quanto tempo. Piano piano cercai di sedermi, rendendomi conto solo dopo della posizione in cui ero, seduto appunto.
Il luogo in cui mi trovavo era ancora parecchio sfuocato: era piccolo si vedeva e faceva anche parecchio freddo!
Misi a fuoco l'ambiente solo poco dopo rendendomi conto di trovarmi nel maggiolone del Dottor Agasa.
L'ultima cosa che ricordavo era di essere stato preso in braccio da Agasa, anche se non capivo cosa mi diceva e a dir la verità non sentivo nemmeno i rumori intorno a me. Ricordavo però che intanto prendeva un'altra persona e quella persona era Ai, che immaginai si trovasse dietro di me dato che sentivo il suo respiro.
Feci per voltarmi a guardarla ma un brivido mi fermò. Avevo freddo e tremavo in ogni dove così deciso finalmente di guardarmi.
Grande! Ero tornato grande! Me stesso finalmente! Ma come... Ai non mi aveva dato nulla per farlo succedere.
Ricordai solo poco dopo cos'era accaduto.
La cameriera... Si lei era Vermouth! Ci aveva dato un cioccolatino con dentro, a quanto pare, un qualcosa che ci facesse tornare adulti.
Mi girai piano piano ancora stordito. Ai. Lei era... Grande... Bellissima. La guardai per un po' poi scossi il capo e con uno sforzo enorme misi una mano sulla sua spalla (era sdraiata sui sedili posteriori coperta pure lei per bene) e la scossi cercando di svegliarla.
Nulla.
Ci rinunciai; almeno respirava, l'importante era quello.
Guardai l'ora. Ricordo che risolto il caso erano circa le 21.30, mentre ora erano le 22.45. Quasi un'ora e un quarto svenuti. Dannazione ma che ci avevano dato!?
Presi i vestiti e piano piano mi vestii. Sospirai... Ero decisamente troppo monotono: smoking blu e papillon rosso... Decisamente troppo uguale.
Mi spostai nella parte posteriore, tra i sedili anteriori e quelli posteriori, e prendendo per le spalle Ai la scossi più forte di prima, ma non troppo sia chiaro!
Lei aprì finalmente gli occhi e io tirai un sospiro di sollievo.
-Cosa... Cosa è successo- era ancora intontita e tremava, probabilmente per il freddo.
-Quella cameriera ci ha fregati. Nei cioccolatini che ci ha offerto c'era qualcosa di strano e ora guarda! Siamo tornati adulti!- le sorrisi dolcemente; io ero felice (dopotutto) di essere tornato Shinichi Kudo.
-Idiota! Avevi notato anche tu che non era sicuro ma lo hai preso lo stesso! Dai vattene davanti. Fa freddo e vorrei vestirmi sai!?- accidenti che modi!, anche se... Aveva ragione. Abbassai il capo dicendole che aveva ragione e chiedendole scusa poi tornai davanti senza guardarla.
La sentii vestirsi e quando mi disse di essere pronta mi girai a guardarla. Splendida! Aveva un vestito rosso senza spalline, con una fascia che le circondava il collo, che si incontrava a metà decolté con un piccolo fiorellino, sembrava una piccola rosellina rossa, a tenerla agganciata.
Mi ripresi da quella visione e scesimo dalla macchina. Subito lei mi si avvicino da dietro e mi prese un braccio con le sue mani; aveva paura si vedeva. La lasciai fare e tirai fuori dalla tasca due biglietti per la festa. Ne passai uno ad Ai che mi guardò con sguardo perplesso.
-Due? Non era uno il biglietto nella tua busta?- appunto. Le spiegai cosa avevo trovato nella busta e l'idea che fosse un'idea dell'organizzazione e senza aspettare ancora ci avviammo alla festa questa volta come Shinichi Kudo e...
-Scusami. Come devo chiamarti ora?- non glielo avevo mai chiesto.
-Con il mio nome no!?- in effetti non mi ero spiegato bene.
-Intendo come ti chiami!? Io non lo so il tuo nome.- le sorrisi dolcemente.
Lei fece una cosa che mi lascio alquanto perplesso. Prima mi guardava, ora invece aveva abbassato il capo voltandolo un po' dall'altra parte diventando quasi indifferente, come se avessi appena fatto una domanda stupida.
-Shiho. Shiho Miyano.-
-Che bel nome!- mi guardo con sguardo quasi perso e poco dopo mi ringrazio sorridendo leggermente.
Dopo la "presentazione" arrivammo finalmente all'entrata e dati i biglietti entrammo. Iniziammo a girare per la sala, venendo avvicinati a volte da gente che mi conosceva e rimanevamo a parlare con loro per svariati minuti. Vidi ad un tratto Shiho girarsi e fissare qualcosa per poi tornare a guardare i miei interlocutori.
-Ehi tutto bene?- le chiesi sotto voce una volta che se ne andarono.
-Si... Tutto bene.- mi disse quasi intimorita.
Tornammo a camminare in giro per la stanza quando ad un tratto intravidi la nostra cara cameriera, così prendendo per mano Shiho corsi verso questa e arrivata da lei la presi per il polso infuriato. Senza farmi notare la portai in un'altra stanza dell'albergo (senza pensare alle conseguenze di quel gesto incosciente) chiudendomi dentro con lei e Shiho, sempre aggrappata al mio braccio, questa volta però con una sola mano mentre l'altra teneva la mia.
Vermouth si tolse maschera e costume e ghignando fischiò e dall'armadio dietro me e Shiho uscì quello che, a quanto pareva, era l'incubo peggiore di Shiho.
Iniziò a tremare come una foglia e ogni dove si girava trovava o la donna o l'uomo. Eravamo nel nido dei corvi in trappola.
Iniziarono a ridere mettendo terrore alla ragazza dietro di me che ormai era completamente appiccicata al mio corpo.
Misi una mano dietro la schiena e senza farmi vedere presi il telefono e composi un numero telefonico.
Finito riposi in tasca il telefono spegnendo la chiamata qualche minuto dopo, quando finirono con le minacce, e immediatamente Vermouth mi prese per un braccio e mi trascinò e bloccò lontano da Shiho terrorizzata in mezzo alla stanza.
Io cercai di divincolarmi dimenandomi come meglio potevo ma nulla, Vermouth non mi lasciava andare.
Gin invece aveva buttato Shiho a terra puntandole contro la pistola. La ragazza indietreggio velocemente terrorizzata rifugiandosi in un angolino tutta rannicchiata.
Cercavo di farmi lasciare mentre Gin stava per spararle.
La porta venne sfondata poco prima che l'assassino potesse uccidere la mia amica. Finalmente!
Ecco i rinforzi che avevo chiamato prima. Shuichi Akai. L'unico in grado di tenere testa a Gin. L'agente era accompagnato dall'agente James Black e Jodie Starling.
Gin intimorito e avendo capito che avevo chiamato io i rinforzi punto contro di me e sparó.
Il colpo fu (fortunatamente) deviato, in modo che non mi colpisse, da uno sparo partito dalla parte opposta della stanza, dall'agente Akai, che prese di striscio il braccio di Gin.
Vermouth finalmente mi lasciò e corse verso Gin.
-Non finisce qui.- aveva detto l'assassino prima di saltare, con la sua collega, giù dalla finestra. Corsimo a vedere che fine avevano fatto ma appena ci affacciammo non trovammo ombra dei due criminali. Facendo qualche passo indietro dalla finestra mi girai verso l'angolo dove si trovava Shiho. Andai da lei e tirandola su la abbracciai tranquillizzandola.
Passarono diversi minuti in cui rimasi attaccato a lei facendola calmare.
Ci riuscii dopo una decina di minuti; questa volta se l'era vista davvero brutta poverina.
Gli agenti se ne andarono guardandoci e sorridendomi (tranne Akai ovviamente) chinando di poco il capo come a dirmi un "non ce di che" li ringraziai pure poi andarono via poco prima che arrivassero Agasa, Sonoko, Goro e Ran attirati dallo sparo sentito poco prima.
Io e Shiho eravamo ancora abbracciati e appena li vidi iniziai a fissare Ran, non avrebbe dovuto vederci così.
Sentendomi irrigidirmi Shiho mi lasciò e li guardo, soprattutto guardo anche lei la ragazza che a capo chino se ne andava via quasi in lacrime.
Shiho capendo le mie intenzioni corse da Agasa rimanendo con lui mentre io, sotto lo sguardo infuriato di Goro e le critiche di Sonoko contro di me, rincorsi Ran.
La fermai prendendola per un braccio e con molta calma le spiegai che lei era solo un'amica che aveva appena vissuto una brutta situazione.
Non so quanto mi credette, fatto sta che si mise a piangere, silenziosa, guardandomi sorridendo.
-Sono felice che... Tu abbia trovato la tua anima gemella.- disse singhiozzando.
Si girò e fece per andarsene, così mi decisi e feci una mossa che credo la lasciò molto stupita: la presi per un braccio e tirandola verso di me facendo combaciare le nostre labbra. Fu un bacio veloce, fermato solo dai dolori lancinanti al petto.
Mi staccai di colpo e mettendomi una mano sul petto le presi il mento e guardandola le dissi di aspettarmi ancora per un po'. Sarei tornato presto. Poi prima che potesse fare qualunque cosa scappai via come meglio potei.
Tornai alla macchina di Agasa dove distesa fuori da questa c'era una bambina avvolta in una vestito molto più grande di lei color rosso. La presi delicatamente e la ridistesi sui sedili posteriori. Poi dopo minuti di urla strazianti mi ritrasformai entrando in macchina poi svenni.
Mi risvegliai tempo dopo con addosso i miei vestiti e Ai seduta accanto a me nella macchina del dottor Agasa. A quanto pare si era svegliata anche lei da poco.
Mi spiegò che dentro quel cioccolatino c'era del liquido strano creato dagli scienziati dell'organizzazione, che dopo la trasformazione la festa era finita ed erano tornati tutti a casa, che Ran preoccupata per Conan e Ai aveva cercato ovunque venendo poi tranquillizzata dal dottor Agasa dicendole che eravamo a casa sua stanchi di quella festa e che avrei dormito da lui. Infatti arrivammo a casa e dopo aver parlato un po' della serata e averla spiegata al dottor Agasa andammo a dormire.

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Capitolo 3
*** Ai (parte 1) ***


Giorno 24 aprile

Giorno 24 aprile

Ma che voleva Kudo ancora!? Era venuto qui solo ieri, e me lo ritrovo qui nuovamente.
...
Ah già, la lettera. Ma deve fare tutto questo baccano accidenti? Quel ragazzo se non impara a fare meno baccano ogni volta che entra in questa casa giuro che gli dò un'altra dose di APTX e facendolo regredire ancora gli impedisco di fare tutto 'sto rumore. Ma ormai sono sconcertata, tanto vale andare da lui.
Salii al piano superiore dove il dottore e Conan, appena seduti sul divano, si girarono verso di me. Mi andai a sedere accanto al dottore guardando con un'occhiataccia Kudo.
Iniziò a controllare la lettera con la solita aria da "sono un detective devo trovare qualcosa si sospetto subito!".
Quando ebbe finito io e il dottore ci guardammo. Lui con gli occhi mi pregava di dire al bambino/ragazzo mentre io cercavo di negare. Vinse lui.
Tornai a guardare Kudo che mi guardava curioso. Odio i maschi.
Scesi dal divano indifferente e andai nel mio laboratorio; tornai poco dopo con una busta i mano, identica a quella che teneva Kudo.
Mi risedetti e gliela mostrai.
-È arrivata la stessa lettera anche a noi. E così il dottore ha deciso di chiamarti insospettito. Hai visto Kudo? Sono rientrati in azione.- usai il mio solito tono freddo ma i miei occhi mi tradirono, lasciando quel velo di paura che avevo detto loro di togliere da tempo ormai.
Aveva un'aria strana e fece una faccia alquanto stupita... Non ci diedi parecchia attenzione però.
-Cosa avete intenzione di fare- ma che domande faceva!? Non era lui il grande detective?
-Andremo è ovvio! Non ti lascio solo in balia di spietati assassini.- in effetti avevo paura anche per la sua incolumità.
-E lei dottore? Verrà alla festa?- è troppo!
-Lui deve venire per forza; sono io la sua accompagnatrice, la lettera è arrivata a lui e dato che io faccio parte della famiglia posso venire. Ma tu invece piccolo genio? Tu non sei di questa famiglia, come pensi di fare ad andare a quella festa!?-
-Sta tranquilla. Se li conosco bene, a questo punto avranno inviato anche...-

---

Brava stupida! Hai fatto domande senza senso a quel detective da strapazzo! Ma che mi combini!
Era andato via da un bel po' ma di rimettermi a lavorare sull'APTX proprio non mi andava. Ero sconcentrata pensavo continuamente a loro. Mi sedetti sul divano e mi misi a guardare una rivista fino a ora di cena quando andai a cucinare. Mangiammo più tardi del solito ma avevo perso la cognizione del tempo e non avevo fatto bene i calcoli di cottura, non tutto infatti era venuto perfetto, ma succede.

Giorno 25 aprile

La giornata iniziò come una giornata qualunque... Tranquilla.
Appunto iniziò, perché nel pomeriggio un dannatissimo bambino dai capelli corvini e gli occhiali arrivo tutto trafelato a casa del dottore rovinando la mia, probabilmente ultima, giornata; già ultima, perché il giorno dopo sarei potuta morire per mano loro.
Iniziammo a escogitare, io contro voglia sapendo i pericoli che si corrono mettendosi contro di loro.
Il dottore, l'amico di Osaka, i genitori di Shinichi... Lui, dovevano rimanerne tutti fuori! Questa è la mia battaglia, loro rischiano la vita, loro avevano qualcosa da perdere, loro sarebbero mancati a qualcuno se fossero morti. Se lotto solo io... Nessuno piangerà la mia morte anzi!, verrà derisa dall'intera organizzazione; in più io ormai non ho più nulla da perdere, perché cercare di fermarli quando possono farmi uccidere e fermare tutto questo  pericolo. Certo prima avrei creato un antidoto per Shinichi. Lui lo meritava veramente, a qualcuno lui mancava.
Se ne andò verso le 18 di pomeriggio e dopo questi pensieri fissando la porta corsi subito a cercare di finire l'antidoto.
Senza accorgermene arrivò sera. Come lo notai? Il dottor Agasa gentilmente mi aveva portato la cena in camera, ma guardando il suo sguardo tanto buono e gentile mi venne un vuoto allo stomaco. L'ultima sera insieme, passiamola con lui.
Gli sorrisi e prendendo il piatto tra le mani gli dissi -Vengo di sopra, mangio con lei.- mi guardo con un sorriso a trentadue denti, credo fosse davvero felice di quella affermazione, e il suo sorrisone rese felice pure me!
Mangiammo insieme ridendo e parlando molto come non avevamo MAI fatto. Si vedeva la felicità nei suoi occhi, vera felicità!

Giorno 26 aprile

Ci siamo, ecco il giorno in cui rischio la vita nuovamente; chi lo sa potrebbe davvero essere l'ultima volta. Mi veniva da piangere nel ricordarlo, piangere di tristezza ma anche di felicità.
Tristezza, perché sarei morta in un modo che da anni mi tormentava l'immaginazione nei momenti più bui.
Felicità, perché finalmente avrei rivisto Akemi, e avrei conosciuto finalmente Mamma e Papà.
Mi scese una lacrima al pensiero non so di quale delle due emozioni appena descritte.
Scelsi un vestito adatto solo il pomeriggio. Rosso, come il sangue, come il colore che al mio assassino piaceva fin da quando mi aveva conosciuto.
Lo indossai. Sorrisi amaramente.

---

Ci trovammo tutti davanti l'entrata dell'hotel come da programma.
Mi appiccicai letteralmente a Shinichi, non so perché ma mi metteva sicurezza, e lui mi lascio fare cordialmente.
Tutti si divertivano tranne noi. Lui era pensieroso e credo molto teso, io invece ero semplicemente terrorizzata.
Ad un tratto divenne tutto buio e lì il panico arrivò come un fulmine. Mi avrebbero presa e uccisa nel buio.
Feci come per lasciare il braccio di Shinichi quando le luci si riaccesero dopo uno sparo; sentimmo urlare qualcuno e trovammo un corpo morto disteso per terra.
C'è una festa a cui andiamo in cui qualcuno non voglia uccidere qualcun'altro?
Fatto sta che le indagini cominciarono e mi stupii che Shinichi ci mise più tempo di quel che pensavo; il caso venne comunque risolto brillantemente.
Ripresimo la nostra camminata in giro per la sala con me un po' più sollevata. La cosa durò veramente poco dato che Shinichi cadde a terra per non so quale motivo (ero immersa nei miei pensieri fino a poco prima della sua caduta).
La causa della caduta del piccolo detective fu una cameriera contro cui era andato a sbattere.
-Oh povero piccolo! Ti sei fatto male?- ma che...!? Perché quella cameriera era così... Così familiare. Mi metteva timore, paura, terrore!
Quando Shinichi fu in piedi nuovamente mi strinsi a lui di nuovo. Credo che anche lui avesse notato qualcosa di strano in lei.
-No grazie sto bene. Mi scusi se le sono venuto addosso- ma che faceva? Socializzava con il nemico? Era una nuova strategia!? O solo un modo per farmi stare tranquilla!?
-Meno male. Senti, per farmi perdonare ti offro un cioccolatino, e anche alla tua amica ok? Prendete dai!- se lo poteva scordare! Non ci saremo cascati così facilmente, che piano scadente che avevano ideato!
-Io lo prendo volentieri! Ai prendine uno anche tu dai.- Shinichi, ma che fai, che ti prende perché accetti.
 -Sta tranquilla non sembra cattiva.- quella frase sussurrata al mio orecchio dolcemente mi fece calmare. Ne presi uno anche io e lo mangiammo ringraziando.
Grazie di farci soffrire così tanto. Ci misimo ad urlare. APTX ecco cosa conteneva, bravo Shinichi portaci alla morte.
Si fece tutto offuscato, caddimo a terra urlando e tenendoci il cuore.
Dottor Agasa! È venuto ad aiutarci!! Ci aiuti! Faccia smettere questo dolore straziante. Faccia smettere loro di tormentarmi.
Lasciando cadere un'ultima lacrima svenni tra le sue braccia mentre ci portava via.

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Capitolo 4
*** Ai (parte 2) ***


Mi sentii toccare sulla spalla da qualcuno

Mi sentii toccare sulla spalla da qualcuno. Cosa stava succedendo, ero morta? Chi mi toccava.
Il tocco sparii qualche secondo dopo e un po' mi dispiacque.
Subito qualche minuti dopo però mi risentii scuotere con molta più violenta e li aprii gli occhi. Mi guardai, voltando gli occhi un po', intorno e scoprii di essere nella macchina del... Del dottor Agasa! Questo voleva dire che ero ancora viva! Certo ora non potevo mostrare la mia felicità (non lo avrei fatto comunque) ma ero sollevata... Da una parte perché dall'altra avevo paura ancora, perché vuol dire che il terrore era appena cominciato.
-Cosa... Cosa è successo- già svenire non mi fa bene. In più tremavo, grandioso!, però faceva troppo freddo lì. Ma non si poteva accendere il riscaldamento?
probabilmente per il freddo.
-Quella cameriera ci ha fregati. Nei cioccolatini che ci ha offerto c'era qualcosa di strano e ora guarda! Siamo tornati adulti!- l'avrei preso volentieri a schiaffi. Ma poi perché sorrideva? Mi faceva venire i nervi.
-Idiota! Avevi notato anche tu che non era sicuro ma lo hai preso lo stesso! Dai vattene davanti. Fa freddo e vorrei vestirmi sai!?- ma che gli diceva il cervello a quel ragazzo.
Forse ero stata un po' brusca e infatti aveva abbassato il capo. Andò comunque davanti e io mi vestii senza dire una parola fino a quando non gli dissi che poteva guardare.
Iniziò a fissarmi e io feci lo stesso. Era raro vederlo adulto ma quelle volte che lo era io me le godevo sempre. Era bello vederlo felice per quel che poteva.
Appena scesi mi attaccai subito a lui terrorizzata. Non volevo morire, non ora, non così.
Lo guardai frugare nella tasca e tirare fuori due biglietti.
-Due? Non era uno il biglietto nella tua busta?- mi pareva strano ma dopo la sua spiegazione capii che era tutto un loro piano. Eravamo finiti.
Iniziammo ad avviarci io con il cuore a mille dopo l'accaduto. Pensavo, pensavo e ripensavo a tutte le cose che avevo combinato in questi 18 anni passati a soffrire.
Il mio flusso di pensieri fu interrotto da una domanda più che giusta del ragazzo accanto a me.
-Scusami. Come devo chiamarti ora?- dovevo comunque tenere un comportamento freddo e distaccato.
-Con il mio nome no!?- non con lui però, con lui potevo essere calma e tranquilla, ma lo scordavo sempre.
-Intendo come ti chiami!? Io non lo so il tuo nome.- sorrideva. Lui non se la prendeva mai con me, era sempre tranquillo e allegro; le uniche volte che si arrabbiava erano quelle in cui non gli davo mai retta, che non lo ascoltavo e facevo di testa mia, ma non era mai troppo severo o distaccato.
Abbassai e voltai un po' il capo quasi in imbarazzo ma fingendomi distaccata.
-Shiho. Shiho Miyano.-
-Che bel nome!- mi voltai di scatto a guardarlo perdendomi nel blu dei suoi occhi. Aveva davvero detto che gli piaceva il mio nome? Mi si mozzò il fiato. Nessuno mi aveva mai detto. Una cosa così meravigliosa.
Ringraziai sorridendo debolmente e anche il tono di voce fu piuttosto dolce.
Entrammo finalmente e girando per la sala trovammo numerose persone che lo conoscevano. Mi faceva piacere che finalmente poteva rivedere gente che non vedeva da molto con il suo vero aspetto ma... Mi sentivo osservata. Mi guardai un po’ intorno fino a che trovai la persona che mi metteva così tanto timore fissandomi.
Ran.
No mi aveva vista con Shinichi! Non va bene! Combino sempre e solo guai accidenti!
Mi rigirai velocemente verso Kudo.
Quando i due che parlavano con Shinichi se ne andarono questo mi guardo e mi chiese con voce molto bassa: -Ehi tutto bene!?- no per nulla. -Si... Tutto bene.- non mettiamogli altre agitazioni addosso. Alla fine e colpa mia se ci ha visti.
Quando ripresimo il giretto Shinichi vide la cameriera che ci aveva fatto trasformare e subito corse da lei prendendola per un polso. Incosciente! Mi strinsi a lui e senza farci notare la portò in un'altra stanza dell'albergo.
Presi la mano del ragazzo proprio mentre chiudeva e mi strinsi a lui.
La cameriera si strappò il volto, o meglio una maschera, rivelando sotto a questa il volto della donna che più mi spaventata fin dall'infanzia. Vermouth.
Mi aggrappai così forte a Kudo che quasi i vestiti si strapparono nelle mie mani. Fece un fischio, uno di quelli inquietanti, e dall'armadio dietro di me usci colui che pregavo di non vedere a quella festa. Gin.
Gin era li e mi guardava con occhi ghiacciati, freddi, quasi senza anima. Terrore. Terrore a più non posso. Ecco cosa provai in quei momenti.
Mi appiccicai al corpo di Shinichi nel preciso istante in cui le loro risate inondarono la stanza.
Vidi che poco davanti a me e dietro la sua schiena Shinichi premeva tasti come se avesse avuto il telefono davanti agli occhi e dopo averlo messo via lo spense. Che voleva fare.
Nulla. Ogni mio pensiero era bloccato. Ogni mio movimento era bloccato. Paralizzata. Senza forze per fare nulla.
Dopo svariate minacce su minacce la donna mi portò via Shinichi lasciandomi sola e spaventata al centro di quella stanza.
Mi sentii afferrare da dietro e, scaraventata a terra, mi trascinai velocemente verso un muro, in un angolino dove mi rannicchiai appena Gin mi puntò la sua amata pistola contro.
Era giunta la mia ora me lo sentivo.
Quando ormai l'uomo aveva quasi totalmente premuto il grilletto la porta venne letteralmente distrutta e da quella apparvero tre agenti dell'FBI.
Gin aveva paura! Lo si leggeva sul suo volto. Ecco cosa aveva fatto Shinichi. Oh no! Ora però sarebbe stato lui il suo bersaglio. E infatti Gin puntò a lui e sparò!
Ho mai detto che adoro l'FBI? Lo faccio ora allora, infatti quello che sembrava il capo, portava un cappellino nero con i vestiti dello stesso colore e occhi verdi, aveva colpito di striscio il braccio del mio quasi assassino facendogli sbagliare mira.
Vermouth correndo dal suo collega lo aiutò a reggersi.
-Non finisce qui.- già, la tortura era solo iniziata, Gin aveva ragione. Si buttarono dalla finestra ma poco mi importava di che fine avessero fatto.
Rimasi lì nell'angolino, ferma, spaventata ma ancora viva. E quando tutti si allontanarono dalla finestra Shinichi mi corse incontro e aiutandomi ad alzarmi mi cinse in uno degli abbracci più dolci e calmanti della storia.
Lui era l'unico che sapeva aiutarmi in momenti simili.
Non mi calmai tanto facilmente ma quando lo feci gli agenti andarono subito via e al loro posto arrivarono il dottore, il signor Mouri, Sonoko e Ran.
Non mi ero ancora scollata da Shinichi e fu un grosso errore.
Shinichi si irrigidì sotto lo sguardo di Ran che andò via in lacrime solo poco dopo. Solo disastri lo avevo detto.
Lo lasciai e corsi da Agasa che mi accolse calorosamente tra le sue braccia e rimasimo a sentire le urla e le critiche contro il ragazzo che rincorreva la ragazza.
Dopo il gesto che immagino avesse fatto i miei tentativi per averlo per sempre al mio fianco sarebbero stati tutti vani. Lo avevo perso, ma almeno sarebbe stato felice ed era questo quello che contava.
Mi sentii male nuovamente poco dopo e senza che nessuno mi accompagnasse di mia volontà corsi per quel che potei alla macchina del dottor Agasa ma i miei sforzi per arrivare in tempo furono tutti inutili e infatti mentre stavo per aprire la portiera svenni e il mio corpo tornò ad essere quello di una bambina di 8 anni.
Mi svegliai non so quanto tempo dopo con addosso ancora il vestito rosso enorme. Il dottore stava guidando e gentilmente mi pose quello più piccolo mentre Shinichi bambino era ancora svenuti accanto a me. Mi vestii e senza troppo pensarci vestii pure Shinichi. Quando si sveglio gli spiegai cosa ci era successo all'inizio e quello che era successo dopo che eravamo svenuti.
Arrivati a casa ci misimo a dormire e, con la scusa dell'essere ancora spaventata, riuscii a dormire vicino a Shinichi per l'ultima volta.

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Capitolo 5
*** Ran (parte 1) ***


Giorno 24

Giorno 24

Quella mattina ricevettimo una telefonata dal nostro caro dottor Agasa, in cui diceva, come ormai da tempo, che aveva creato un nuovo videogioco. Fu Conan ovviamente a rispondere e quindi ricevetti queste... informazioni. Mi fece un dolce sorrisino da bambino innocente e scappò via; era troppo tempo ormai che usavano questa scusa, secondo me tramavano qualcosa. Che Shinichi centri qualcosa? No che vado a pensare, che collegamento possono avere Conan, un bambino di 7 anni un po' troppo sveglio per la sua età, e Shinichi, un liceale di 17 anni che aspira a diventare un grande detective. Certo sono parenti alla lontana, ma Conan è un bravo bambino e ci vogliamo bene, e se sapesse qualcosa del ragazzo me lo avrebbe già detto vedendo quanto sto male per la sua assenza, giusto?
Passai la mattinata a pensare se tra Conan e Shinichi, oltre alla parentela, ci fosse qualche altro collegamento.
I miei pensieri vennero interrotti però dallo squillare del telefono nel pomeriggio. Era Sonoko che mi invitava a uscire con lei per fare due passi. Accettai e rimasi con lei tutto il pomeriggio quando verso tarda sera quando rientrai in casa con Conan. Come di consueto controllai la posta e all'interno trovai una busta. La presi e saliti in agenzia la diedi a mio padre e quando la lesse per poco non svenni.
-Wow papà! Che emozione Chris Vineyard! La figlia della bellissima Sharon Vineyard! E guarda! Puoi portare la tua famiglia! Quindi veniamo anche noi con te! Vero Conan?-
-Certo non vedo l'ora!- non so, non sembrava vera la sua voce, c'era un non so che nella sua voce, varie emozioni diverse da entusiasmo e felicità, erano più cupe, quasi volesse nascondere ansia, determinazione ma anche tanta paura.
Tenni dentro di me quei pensieri e decisi di dormirci su, magari era solo una brutta sensazione.

Giorno 25

Quella mattina Sonoko mi chiamo allegra come mai. Avevo da sbrigare alcune commissioni ma decisi che le avrei tenuto compagnia al telefono per un po'; quel "un po'" diventarono presto ore e ore... Va bene che era la mia migliore amica ma accidenti se parlava! E anche se pensavo questo, la sua voce allegra mi tirava un po' su il morale. Avevo sentito che alla festa era stato invitanti anche Shinichi, ma ero più che sicura che non si sarebbe fatto vedere.
Passai la giornata a parlare con Sonoko della festa e argomenti collegati a questa, per esempio come ci saremmo vestite, pettinate, truccate e via dicendo e ovviamente non persimo l'occasione per rinfrescarci la memoria su Chris Vineyard, e per informarci delle ultime novità che la riguardavano.
Durante la giornata ovviamente Conan andò dal professor Agasa e anche se ormai ero convinta mi nascondessero qualcosa, decisi comunque di lasciarlo andare e stare a parlare con la mia amica.

Giorno 26

La mattinata era andata bene. Io, papà e Conan la passammo a scegliere cosa indossare e ore dopo riuscimmo a deciderci. Il pomeriggio invece lo passai a prepararmi (volevo essere all'altezza di Chris) e dovevo ammettere che il risultato mi piacque molto!
La sera finalmente arrivò e dopo esserci preparati per bene ci trovammo con tutti i nostri amici davanti all'Hotel Haido.
La festa era davvero bella, c'era un sacco di gente famosa e, dopo aver scacciato i problemi via dalla mia testa solo per quella sera, la felicità e l'emozione avevano preso il sopravvento sul mio volto.
Avevo cercato Shinichi appena entrata ma non avendolo trovato mi ero arresa all'idea che non sarebbe venuto.
Io e Sonoko eravamo sempre insieme e non perdemmo l'occasione di fare la conoscenza di alcuni dei nostri personaggi famosi preferiti.
Tutta questa spensieratezza venne, come ormai di consueto, spezzata dallo spegnersi delle luci, dall'urlo agghiacciante di una donna e da un corpo pieno di sangue disteso a terra.
L'omicidio venne risolto brillantemente da mio padre e la festa poté proseguire.
Avevo un brutto presentimento da quando avevo messo piede in quella sala, e questo era uno dei pensieri che avevo scacciato via. Dopo l'omicidio però si era fatto molto più potente e non potevo più ignorarlo.
Mi accorsi solo poi che avevo perso Conan di vista e così avevo iniziato a cercarlo chiedendo aiuto alla mia amica, a mio padre e al dottor Agasa.
Sentimmo poco dopo un urlo dalla voce familiare: il mio fratellino!
Con il gruppetto che mi aiutava nelle ricerche, mi diressi verso l'urlo preceduta da Agasa; trovammo Conan e la piccola Ai distesi per terra in preda a dolori...cardiaci, o almeno così mi parse di capire. Il professore fu il primo ad andare da loro ma ordino a mio padre di tenermi lontana dopo che avevo tentato di avvicinarmi e aiutarlo a prendere i bambini.
E mentre loro urlavano e chiudevano i loro piccoli occhietti, forse per minuti, forse per ore, forse per giorni, mesi, anni o peggio, forse per sempre, io venivo trattenuta da mio padre e da Sonoko lontana da quei due bambini troppo speciali per me, mentre mi disperavo per sapere cos'avevano, mentre mi venivano portati via.

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Capitolo 6
*** Ran (parte 2) ***


Avevo cercato invano, causa mio padre che mi teneva con Sonoko, di seguire il dottor Agasa per aiutarlo con i bambini

Avevo cercato invano, causa mio padre che mi teneva con Sonoko, di seguire il dottor Agasa per aiutarlo con i bambini. Non mi avevano permesso di stare con i bambini e questo mi faceva infuriare; se stanno male perché non proviamo ad aiutarli anziché allontanare tutti e lasciarmi in mano a una sola persona? Certo avevano bisogno di aria e quindi non dovevamo stargli troppo addosso ma accidenti potevamo fare di più per loro!
Mi calmai solo una decina di minuti dopo che il dottor Agasa era andato via con Conan e Ai e quando lo vidi tornare gli corsi subito incontro allarmata chiedendogli all'istante come stavano i due piccoli. Ovviamente la sua risposta fu di non preoccuparsi, che stavano meglio e che sarebbero tornati appena svegliati; i due bimbi infatti erano nella sua auto a riposare. Ci credetti poco pensando fossero solo scuse per farmi stare tranquilla, mi nascondeva qualcosa lo sapevo.
Passarono secondi, minuti, arrivando a superare più di un'ora in cui no riuscivo a stare tranquilla e in cui i bambini non tornarono; si forse esagerato un po' però avevo uno strano presentimento, come se fosse accaduto qualcosa di innaturale ai due, qualcosa che faceva rabbrividire.
Girai continuamente la stanza della festa continuando a cercarli, sperando che fossero tornati e che ci stessero cercando, e poi lo vidi.
Capelli corvini arruffati, il tipico smoking blu, un fisico da far invidia al mondo, gli occhi di un blu intendo, un sorriso smagliante: era lui. Shinichi era li, in piedi di fronte ad alcune persone a parlare. Avevo un sorriso di felicità immensa e feci per andargli in contro, ma mi bloccai. Lui non era solo, ma con una ragazza. Capelli ramati, occhi verdi, un corpo da mozzare il fiato avvolto in un bellissimo vestito rosso. Era davvero bella. Era attaccata a lui.
Lui...lui si era trovato un'altra mentre era via per quel caso. Ed io che ero qui ad aspettarlo. No no fermi! Massì sarà solo una sua amica, che gli sta appiccicato ma sarà una sua amica, si è così!
Sorrisi a quei pensieri quando lei tornò a guardare Shinichi, perché l'avevo fissata e lei se ne era accorta girandosi.
Tornai a festeggiare e dopo qualche minuto ancora vidi Shinichi e la ragazza insieme a una cameriera andarsene dalla sala; che diavolo stava succedendo!?
Avevo paura di vederli insieme ma la mascherai con finti sorrisi alla gente e con felicità che non avevo.
Passarono nuovamente secondi, minuti, ma questa volta la catena del tempo che passa si fermò ai minuti, perché riprovando a guardare nel corridoio fuori dalla stanza vidi tre persone armati camminare parecchio veloce nella stessa direzione in cui erano andati Shinichi, la ragazza e la cameriera.
Quelle tre persone erano la professoressa Jodie, un signore mai visto prima e...il ragazzo incontrato a New York, l'agente dell'FBI.
Si sentì un piccolo tonfo quasi in lontananza, o almeno io lo sentii dato che ero più che attenta al corridoio, e passati quei due/tre minuti sentì un suono che mi fece gelare il sangue nelle vene. Uno sparo. Shihichi! Che stava succedendo in quella dannata serata!?
La stanza della festa venne invasa da qualche urla di alcune donne spaventate dal colpo e subito tutti cercarono di scappare.
Venni raggiunta da mio padre, dalla mia migliore amica e dal professor Agasa, che sembrava parecchio preoccupato, quasi sapesse qualcosa che centrasse con quello sparo e che volesse evitare ad ogni costo.
Mentre tutti spingevano per provare a uscire dalla stanza, gli agenti della polizia presenti alla festa crearono una specie di barriera con i loro corpi per fermare la massa di gente, e ci riuscì!
Conoscendoli mio padre chiede di farlo passare senza ricevere ovviamente una risposta positiva. Allora feci la mia mossa. Andai contro due agenti e tirando un calcio alle loro mani unite per la barriera riuscii a creare un piccolo varco da attraversare. Venni seguita da mio padre, Sonoko e da Agasa e insieme corsimo alla stanza da cui era provenuto lo sparo. Erano passati si e no una decina di minuti dato il panico creatosi nella stanza con la conseguenza di un totale macello.
Quando arrivammo entrammo, e a quel punto un rumore come un vetro che si rompe si sentì dentro il mio petto: il mio cuore si era frantumato per davvero.
Lui e lei erano abbracciati, al centro della stanza e non si decidevano a staccarsi.
Non urlai, non mi arrabbiai, non feci assolutamente nulla per una manciata di secondi, se non farmi venire i lacrimoni.
Donando un ultimo sguardo ai due mi incamminai nel corridoio verso l'uscita. Sentivo le urla infuriate di Sonoko provenire dalla stanza, e di certo non aiutavano. Mi portai le mani al capo come a volermi strappare i capelli da un momento all'altro per la tristezza. Ma in fondo ero felice, per lui, perché aveva trovato il vero amore.
Ributtai le braccia lungo i fianchi e ripresi a camminare velocemente; volevo uscire da li prima di piangere veramente.
Camminavo velocemente verso l'uscita quando qualcuno mi prese per un braccio, mi girò e inizio a scusarsi spiegandomi che una ragazza era solo sua amica. Era stata un'azione improvvisa per questo non capii subito chi era quella persona e a chi si riferiva, ma lo capii solo poco dopo. Era lui, e si riferiva alla sua (ormai per me) ragazza.
Piangevo, quella visione mi aveva sconvolta, ma sorridevo dolcemente verso di lui, e quando finì di parlare, iniziai io.
-Sono felice che... Tu abbia trovato la tua anima gemella.- la voce mi usci più dolce di quando pensassi anche se spezzata da un piccolo singhiozzo.
Mi lascio così mi girai e feci per incamminarmi nuovamente verso l'uscita, ma lui fece un gesto inaspettato.
Mi prese, mi girò, fece combaciare i nostri corpi e infine anche le labbra: mi stava dando il bacio più dolce che avessi mai ricevuto, e dato che di baci non ne avevo mai ricevuti era il più dolce in assoluto.
Duro solo qualche secondo perché si stacco e si mise le mani sul cuore. Quella posizione...mi ricordava terribilmente Conan. Che loro due...?
Non andò via subito però, prima mi prese dolcemente il mento e poi mi disse, con voce rauca e un po' bassa, di aspettarlo ancora per un pochino. Lo avrei fatto. Sempre.
Poi mi lasciò nuovamente, e corse via. Non lo seguii, sentivo che dovevo lasciarlo andare, che dovevo fidarmi senza fare altre domande, e sorrisi. Sorrisi perché ora sapevo che i miei pensieri sul fatto che fossero solo amici erano veri; lui mi amava, io lo amavo. Nessuno avrebbe rotto quel filo rosso ai nostri mignoli sinistri.
Tornai nella stanza dell'abbraccio fra i due e trovai solamente mio padre e Sonoko. Il primo mi disse che Agasa aveva portato via la ragazza poco prima dato che, a quanto pare anche lei, era stata male.
Mi dispiacque per quella ragazza, avrei voluto conoscerla meglio e scusarmi per aver pensato male. Ma non ebbi l'occasione.
Andai via da quella stanza dopo poco ricordandomi dei due bambini. E se si erano svegliati e non ci avessero trovati nella sala della festa?
Corsi per tutta la sala ma non li trovai e poco dopo venni fermata dal dottor Agasa che diceva che diceva che i due bimbi erano a casa sua, stanchi della festa (effettivamente non era una festa tanto per bimbi della loro età) e che avrebbero dormito da lui. Lo ringraziai molto per l'ospitalità e finalmente tornammo a casa.
Andai a dormire quasi subito dopo aver messo piede in casa, ero distrutta da quella serata piena di emozioni.
Ma ora ero molto più tranquilla, perché sapevo che Shinichi era ancora fedele a me, che quella ragazza (avevo chiesto prima ad Agasa) stava meglio e che Conan e Ai erano al sicuro e stavano bene anche loro da Agasa.
E dopo quei piccoli pensieri mi addormentai sfinita con un lieve sorriso.

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Capitolo 7
*** Agasa (parte 1) ***


Giorno 24

Giorno 24

Aah che pranzo squisito, era un peccato che Ai non fosse voluta venire con me. E dopo un gustoso pranzo una bella passeggiata di ritorno verso casa era proprio quel che ci voleva! Ed era quello che stavo facendo infatti, sempre per la solita stradina, solita ma sempre bellissima!
Come di routine passai davanti alla casa, ormai disabitata da un po', di Shinichi, ma questa volta notai un particolare strano. Nella sua cassetta delle lettere, c'era una busta bianca. Eppure avevo detto ai suoi conoscenti di spedire le lettere al mio indirizzo e non al suo. La presi e rigirai tra le mani. Mi sembrava strano in quanto non aveva il mittente, così decisi di andare a farla vedere ad Ai e chiedere un parere a lei.
Arrivato a casa la trovai seduta sul divano che leggeva una lettera. Tremava e non poco. Mi avvicinai a lei e mi spiegò la situazione. Avevano iniziato ad agire e lei era spaventata, ma dopotutto era prevedibile.
Chiamai Shinichi e gli dissi di raggiungerci appena poteva dicendogli che era arrivata una strana lettera per lui.
Passarono svariate ore in cui Ai si calmò un po' e si chiuse in laboratorio.
Quando il bambino/ragazzo arrivò tornò finalmente anche la piccola Ai con noi.
Ci sedemmo sul divano. Mentre lui esaminava la busta e leggeva la lettera, io imploravo Ai di dirgli che avevamo ricevuto una lettera uguale.
Shinichi iniziò a fissarla e credo che Ai si spazientì non poco.
Si alzò e andò a prendere la busta. Era tesa poverina, riuscivo a percepirlo, anche se lei cercava di nasconderlo.
Quando tornò, la guardai con sguardo paterno per provare a infonderle coraggio, ma credo mi ignorò.
-È arrivata la stessa lettera anche a noi. E così il dottore ha deciso di chiamarti insospettito. Hai visto Kudo? Sono rientrati in azione.- no, quel tono freddo non le si addiceva per niente. Io lo sapevo. Lei era una ragazza dolce e gentile, rovinata solo dalla crescita con loro, e diventata fredda, con il volto coperto sempre da una maschera fredda e senza emozioni.
-Cosa avete intenzione di fare- il tono freddo di Shinichi invece non era raro ormai; lo usava sempre durante la risoluzione di un caso.
-Andremo è ovvio! Non ti lascio solo in balia di spietati assassini.- e io che avevo detto? Lei è la dolcezza in persona! E gli vuole bene, eccome se gliene vuole.
-E il dottore? Verrà alla festa?-
-Lui deve venire per forza; sono io la sua accompagnatrice, la lettera è arrivata a lui e dato che io faccio parte della famiglia posso venire. Ma tu invece piccolo genio? Tu non sei di questa famiglia, come pensi di fare ad andare a quella festa!?- due bimbi che discutono, erano proprio bellissimi, che teneri.
-Sta tranquilla. Se li conosco bene, a questo punto avranno inviato anche Goro e la sua famiglia.- perché no, aveva ragione, infondo al momento lui era il fratellino di Ran. Povera ragazza, lì ad aspettare il ritorno di Shinichi mentre lui era proprio accanto a lei.
Quando se ne andò era ormai sera. Io e Ai mangiammo una buona cenetta salutare preparata da lei e andammo a letto, con un'aria agitata ad avvolgerci.

Giorno 25

Una mattinata tranquilla finalmente, era proprio quello che ci voleva.
Finalmente riuscii a riposarmi a dovere (già dormii quella mattina).
Nel pomeriggio invece venne a trovarci nuovamente Shinichi. Quel ragazzo mi stupiva sempre! passò tutto il pomeriggio a darci istruzioni su come comportarci il giorno dopo.
Ovviamente quella con cui parlo molto di più fu Ai. Teneva troppo a lei per poterla perdere, si vedeva.
Quando come il giorno prima Shinichi se ne andò, io e Ai cenammo e andammo a dormire.

Giorno 26

Quella mattina mi alzai presto, mi feci una bella doccia e preparai il tutto per la sera. Me la presi con comoda e ci misi si e no un'oretta a preparare me e i vestiti.
Nel pomeriggio invece vidi Ai travolta dalla malinconia. Solo una lacrima riuscii però a solcare il suo bel visino. Sarei voluto andare la e abbracciarla con tutto l'amore paterno che potessi darle, ma pensai solo dopo che forse era meglio lasciarla da sola.
Quella sera ci trovammo davanti all'Hotel ed entrati iniziammo a goderci la festa. Avevo messo dei vestiti di ricambio della misura di un adolescente in macchina sia per Shinichi che per Ai, non si sa mai. I due restavano sempre insieme, non si staccavano mai. Io mentre mi rilassavo un po' con alcuni vecchi amici incontrati per caso li tenevo sotto controllo per qualsiasi evenienza.
Le luci si spensero all'improvviso, una persona fu uccisa e in meno di mezz'ora Shinichi riuscii a trovare il colpevole. Non mi stupii del poco tempo che ci aveva messo per trovare la soluzione del caso. Dopotutto lo conoscevo bene ed era parecchio famoso, quindi era ovvio che ci riuscisse così velocemente.
Li vidi ad un certo punto parlare con una cameriera dall'aria strana. C'era qualcosa in lei che non mi piaceva, anche se sembrava una bellissima persona. Mi alzai velocemente dalla sedia su cui mi ero seduto per riposarmi qualche minuto e iniziai a mettermi in allerta. Che sta facendo Shinichi! Eppure lo sa che: uno, non deve parlare con gli sconosciuti; due, non deve parlare con gli sconosciuti soprattutto ad una festa organizzata da quei delinquenti!
Prese un cioccolatino e piano piano iniziai ad avvicinarmi a loro. Anche Ai, probabilmente convinta da Shinichi, prese un cioccolatino e dopo essersi congedata la cameriera se ne andò velocemente. Io continuavo ad avvicinarmi ai due quando il peggio accadde. Iniziarono a urlare e caddero a terra straziati dal dolore che provavano al petto.
La cameriera era una di loro.
Corsi dai due bimbi e li avvicinai a me. Attirammo l'attenzione di molti, ma quella di cui mi preoccupai di più fu Ran. Chiesi a Goro di tenerla ferma e lontana dai due piccoli, ormai presi tra le mie braccia, mentre lei si disperava per sapere cosa avevano.
Mi distruggeva vederla così ma non potevo fare altrimenti.
Svennero pochi minuti dopo tra le mie braccia e corsi subito al parcheggio dell'Hotel. Li misi nella mia auto, lui davanti seduto e lei dietro sdraiata. Coprii Ai con una coperta, sempre portata per ogni evenienza, e le misi i vestiti accanto al corpo mentre Shinichi gli coprì solo il necessario con i suoi vestiti da liceale. Pregando ogni divinità presente in cielo perché nessuno dell'organizzazione li trovasse e uccidesse, tornai nella sala della festa a controllare la situazione.

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