OUAT in the Castle in the Wind

di _Brandy_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Affascinante Sfacciato ***
Capitolo 3: *** Primo Incontro ***
Capitolo 4: *** I sentimenti del cuore ***
Capitolo 5: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



ATTENZIONE!!!
In alcuni capitoli troverete alcuni spoiler inerenti alla trama principale di OUAT, in quanto serviranno per collegare gli eventi narrati in questa storia, che vuole essere una specie di spin-off che vorrei, appunto, riallacciare al filone originale della serie ^^ è la mia prima fan fiction, siate clementi con i commenti, ma anche brutali … O-O insomma … sì, sì, siate brutali così che possa migliorare nella scrittura T-T ve ne sarò eternamente grata *^*

 
Prologo
 
“Maledizione, mi mancava così poco, un attimo ancora e avrei potuto tornare nel passato ed uccidere quella spocchiosa ragazzina e io avrei potuto vivere con mia madre, alla corte del re, con tutti gli agi e agiatezze, invece che con quel vecchio ubriacone che mi disprezzava. Eva, maledetta Eva, che tu sia dannata, tu e tutta la tua stirpe. E Regina, la mia cara sorellina, che si è presa tutto quello che mi spettava di diritto, che sia dannata pure lei. Ma lo troverò un modo, troverò il modo per riprendermi tutto e allora sarai tu a marcire dentro una cella, Regina.”
Seduta sul letto della prigione, nell’ufficio dello sceriffo, Zelena non poteva fare altro che rodere di rabbia e pensare alla vendetta, se solo avesse ancora i suoi poteri avrebbe potuto ucciderli tutti semplicemente schioccando le dita, ma Regina strappandole di dosso il medaglione che le aveva dato Glinda, glieli aveva portati via. Quel gioiello era un’arma a doppio taglio, se da un lato amplificava i suoi poteri, dall’altro ne veniva privata se non l’aveva appeso al collo. Mentre faceva tutte le considerazioni del caso sentì dei passi dietro di se, credeva fosse la sorella venuta a gongolare, l’eroina del giorno … ma figuriamoci.
-Regina! Non mi aspettavo che tornassi così presto!-
-Credo che tu non mi aspettassi affatto, mia cara!-
Al suono di quella voce Zelena si voltò di scatto, non era Regina, no … era Tremotino che la guardava dall’alto in basso, con la sua solita aria di superiorità -Che ci fai tu qui?-
-Tu cosa pensi?-
Sempre a rigirare la domanda, ma questa volta aveva lei il pugnale dalla parte del manico, più o meno  -Non puoi uccidermi Tremotino, ho visto Regina prendere il tuo pugnale!- rispose sicura la donna.
L’uomo annui concordando con le parole della strega decaduta -Lei lo ha dato a Belle!-
-E Belle, mi vuole morta?- gli chiese sapendo già la risposa.
-No! Certo che no!- esplicitando l’ovvio.
-Bene, allora, devi agire seguendo il suo volere!- Tremotino non poteva farle del male, lei non poteva fare del male a lui, non poteva fare del male a nessuno, erano in una situazione di stallo, aspettava la stoccata tagliente del suo interlocutore con ansia così poi se ne sarebbe andato e lei avrebbe potuto stare sola, così cercò di velocizzare le cose stuzzicandolo. -Se lei ha il pugnale, tu non hai alcuna scelta!-
-Già!- rispose sconfortato lui -Se avesse lei il pugnale!- sottolineò -Ma non ce l’ha!- fino a quel momento aveva tenuto le mani dietro la schiena e quando le mostrò a Zelena lei scatto in piedi spaventa.
-Anche se pensa di averlo!- sorrise Tremo -Vedi, mio padre mi ha insegnato una cosa. L’unica utile che mi abbia tramandato, un piccolo gioco di prestigio, il gioco delle tre carte. Belle ha un falso, questo al contrario è il pugnale vero.- senza battere ciglio si materializzò dentro la cella, non aveva bisogno neanche di aprire la porta, ormai era tornato in possesso di tutti i suoi poteri ed era libero di usarli nel modo che più gli aggradava. Ora era finalmente libero di prendersi la sua vendetta.
-Aspetta, aspetta! Sono senza poteri!- cercò di andare il più lontano possibile da lui, ma una cella non è molto grande, dopo pochi passi si ritrovò spalle al muro e con un terrore crescente che le attanagliava le viscere. -Regina ha preso il mio pendente!-
Tremotino sogghignava, da quanto aspettava questo momento.
-Non ho la mia magia!-
L’Oscuro cominciò ad avanzare verso di lei.
-Non posso fare del male a nessuno!- la sua voce stava diventando istrica, aveva perso il controllo, il terrore e il panico si erano completamene impadroniti di lei. -Non posso! Perché?- gli chiese infine tra le lacrime.
L’Oscuro si fermò ad un passo da lei col pugnale alzato, bene in vista. -Perché ho promesso a mio figlio, che la sua morte, sarebbe stata vendicata e io non rompo un accordo, mai.- sferra il colpo.
L’aria diventò gelida tutta d’un tratto Zelena sentì solo il dolore all’addome, la solitudine e la sofferenza nel suo cuore. “Mamma” fu il suo unico pensiero, pensò alla madre che l’aveva cresciuta con tanto amore pur non avendo legami di sangue con lei e pensò alla madre che non aveva mai conosciuto, che l’aveva abbandonata nella foresta, che non l’aveva voluta e si sentì sciocca a vuota. In un istante il suo corpo si tramutò in ceramica, Tremotino pensò che fosse una reazione interessante, poteva distruggerla due volte in un solo giorno. Aveva appena finito di pensarlo che estrasse il pugnale dal corpo della donna che si frantumò in mille pezzi. Soddisfatto del suo operato si voltò, aprì la porta della cella con un gesto del pugnale e se ne andò, mentre la porta della cella si richiudeva dietro di lui, senza accorgersi che i cocci del corpo della Malvagia Strega dell’Ovest diventarono polvere per poi dissolversi in fumo verde. Tanto meno, nessuno si accorse che dallo scrigno in cui Regina aveva nascosto il pendente della strega uscì un ancora più denso fumo verde, uscì dalla cripta, attraversò la città e la foresta, fino a raggiungere il fienile dove Zelena aveva preparato tutto l’occorrente per lanciare il suo incantesimo e aprire il varco spazio-temporale.
Il fumo percorse i segni tracciati sulla terra battuta e il varco tra fumo verde e fiamme rosse con uno scintillio si aprì in un vortice di vento, profondo e nero. Un vortice che poi risucchierà Emma e Hook portandoli nella Foresta Incantata del passato…
 
Intanto, nelle terre della Foresta Incantata del presente il fumo verde creato dalla magia di Zelena dopo aver aperto il portale a Storybrooke, spalancò la porta di una misteriosa casa e la strega venne scaraventata sul tappeto con arabeschi porpora e blu scuro del salotto.
Un uomo alto dai folti capelli neri e da magnetici occhi verdi chiuse la porta che aveva fatto da passaggio tra i mondi e si rivolse alla ragazzina dai lunghi capelli fulvi che si era inginocchiata per controllare lo stato della donna alla luce dello scoppiettante fuoco nel camino. -È viva, sta bene! Non sembra ferita!?- la ragazza era un po’ dubbiosa visto che era appena stata pugnalata dall’Oscuro Signore.
-Bene!- sorrise sollevato l’uomo, mentre si chinava a raccogliere il medaglione di Zelena che era tornato bianco -Deve essere solo svenuta! La sua magia deve averla curata dal colpo del pugnale, ma questo deve averla stancata parecchio! Dovrebbe svegliarsi domattina! Intanto … - si rivolse alla ragazzina -Tesoro, metti questo al sicuro, mentre io mi occupo della nostra ospite!-
Lo guardò con i suoi ridenti occhi verdi, quasi della stessa tonalità di quelli dell’uomo -Sì papà!- prese il medaglione dalle mani del padre e sparì in un’altra stanza.
Rimasto solo con la donna le si avvicinò inginocchiandosi accanto a lei, la osservò per qualche istante, ancora non riusciva a credere che fosse lei, che fosse lì, con lui. Le spostò dolcemente una ciocca di capelli dal viso e le sorrise ammirando la bellezza di quelle lentiggini, ognuna posizionata in un punto perfetto, nemmeno un pittore avrebbe saputo fare di meglio. -Ho aspettato così tanto per poterti rivedere, Zelena.- La sollevò con delicatezza e salì le scale in legno per portarla a riposare in una stanza al piano di sopra.
Fuori, nell’oscurità della notte, oltre le nuvole, fino a raggiungere i delicati bagliori lunari, la casa dell’uomo misterioso volava verso luoghi lontani.

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Capitolo 2
*** Affascinante Sfacciato ***


Capitolo 1
-Affascinante Sfacciato-
 
Il profumo che sentiva, nel torpore del sonno del mattino, era dolce, piacevole e il tepore che avvolgeva il suo corpo era rassicurante e confortevole. Quando aprì gli occhi, Zelena si rese conto di sorridere, ma un attimo dopo si alzò di scatto a sedere “Dovrei essere … morta!” si toccò l’addome “Niente! Non c’è niente, eppure mi ha pugnalata, ho sentito la lama della daga nella mia pelle.” Si guardò in torno, il lenzuolo tirato fin sotto il mento “Dove sono? E perché indosso una camicia da notte?”, il sole era già alto, pertanto la luce che entrava dalla finestra le permise di vedere che si trovava in una grande stanza, su di un letto a baldacchino attorniata da morbidi cuscini. Il letto era in mogano scuro con dei delicati tendaggi in lino bianco, alla parete opposta c’era un grosso e massiccio armadio anche quello in mogano come il resto dei mobili della stanza, mentre alla sinistra del letto c’era una grande cassettiera e vicino alla finestra uno scrittoio. Alle pareti erano appesi dei quadri raffiguranti paesaggi dipinti su tela, vivaci e luminosi. In tutti i soggetti c’era un elemento comune, erano mossi dal vento, sembravano prendere vita da un momento all’altro, permettendole di sentire l’odore dell’erba o del sottobosco o dei fiori del prato fiorito di quello o di quell’altro dipinto. Alla fine il suo sguardo si posò sul comodino alla destra del letto dove vi era posato un biglietto color avorio con su scritto in bella grafia color Terra di Siena bruciata un messaggio:
 
Ben svegliata,
se desideri rinfrescarti prima di scendere per fare colazione segui le foglie nel vento.
A proposito, negli armadi troverai i tuoi effetti, mi sono permesso di farli venire qui.
                                           Un Affascinante Sfacciato
 
P.S. Non tardare, altrimenti finiranno tutti i pan cakes.
 
-Cosa?! Segui le foglie nel vento, che significa?-
A quelle parole una leggera brezza calda le solleticò le spalle, voltò lievemente la testa e vide che il quadro sulla parete a sinistra del letto raffigurante un grande acero rosso con le fronde che ondeggiavano nel vento, che trascinò un gruppetto di foglie scarlatte fuori dal dipinto, volarono sopra il letto fino a posarsi su di una porta vicino alla finestra, Zelena non l’aveva notata subito perché era un po’ nascosta dal grande armadio.
-Oh! Bene.- Zelena scostò le coperte e scese dal letto. Quando appoggiò i piedi al pavimento di parquet di palissandro notò che era tiepido. Camminare su quel legno era particolarmente piacevole, andò alla cassettiera e all’armadio per prepararsi il cambio d’abiti sul letto, si diresse in bagno, dopo una calda doccia rilassante si vestì e si ammirò allo specchio. Non sapeva cosa l’aspettasse una volta scesa di sotto così decise di vestirsi comoda, naturalmente impeccabile come sempre, ma sobria. “Presentati sempre al meglio.” Era quello che gli ripeteva sempre suo padre e lei lo faceva, lo faceva sempre, così optò per un tajer nero, pantaloni e giacca, con una camicetta verde scollata. Ora che al collo non portava più il pendente il suo decolté sembrava ancora più ampio e stranamente vuoto … certo eccetto le sue generose forme incorniciate dai lunghi capelli scioli sulle spalle, ma comunque si sentiva come nuda senza quel gioiello e senza i suoi poteri. Fece un respiro profondo e dall’alto delle sue scarpe tacco dieci si guardò nuovamente allo specchio e spostando lo sguardo sulle foglie che ondeggiavano alle sue spalle, esordì decisa:
-Portatemi da lui.-
Le foglie d’acero la condussero fuori dalla stanza e giù per la scalinata in legno.
Mura bianche e travi di legno massiccio componevano la struttura di quella casa rendendola calda ed accogliente. Anche se Zelena cercava in tutti i modi di stare all’erta, quella casa le dava un senso di sicurezza che non aveva mai provato prima e il profumo che si sprigionava dalla cucina era così buono e dolce che si accorse di dover deglutire per l’acquolina in bocca e di avere i crampi allo stomaco. “Concentrati, concentrati.” Arrivata in fondo alle scale le foglie d’acero si diressero verso un rumore di pentole e padelle portandola in cucina dove, vide un uomo alto e dalle spalle larghe che stava preparando dei pan cakes. Quando le foglie rosse gli volarono attorno come per avvertirlo che gli avevano portato la sua ospite si girò sorridendo.
-Buongiorno!- poi si rivolse alle foglie -Ben fatto, ora potete tornare nel vostro quadro. Grazie tante.- le foglie d’acero gli rotearono ancora attorno come a salutarlo e se ne tornarono al piano di sopra.
Era un uomo bellissimo, incredibilmente affascinate con un sorriso e uno sguardo sfacciato. “Un Affascinante Sfacciato” era questo il modo in cui si era firmato, ed era vero. Moro con lunghi capelli che arrivavano fino alle spalle, intensi occhi verdi e uno splendido sorriso incorniciato da curatissimi baffi e pizzetto su di una pelle perfetta. La camicia bianca non faceva altro che accentuare il buio dei suoi capelli e la luminosità dei suoi occhi, per non parlare dei suoi muscoli, appena visibili al di sotto. Le maniche arrotolate mostravano degli avambracci forti e decisi, che trovavano la loro perfetta armonia con le mani grandi e le dita lunghe ed affusolate. “Splendide.” Si stupì a pensare. Cercò di riprendere il controllo di se, ma era difficile, persino la sua voce era seducente e sensuale.
-Sono felice che ti sia svegliata! Cominciavo ad essere preoccupato!- le fece scivolare dalla padella il pan cake appena fatto sul piatto davanti a lei e si voltò per prenderne altri dal piatto affianco ai fornelli, dandole le spalle.
Gli occhi di lei si posarono sui suoi jeans blu scuro “Sodo! … Dannazione Zelena smettila!”.
-Oh! Vuoi anche dello sciroppo?-
La donna si schiarì la voce -Non credo di aver capito il tuo nome!?-
Lui sorrise mentre si piegava ad appoggiare la piccola brocca di sciroppo sul tavolo facendo ondeggiare una gemma verde a forma di goccia che portava al collo con una catenina d’argento, a Zelena parve di averla già vista, ma credette fosse solo un’impressione.
-Non l’ho ancora detto, infatti!- l’uomo fece il giro della tavola e le fece un inchino -Perdona la mia scortesia, il mio nome è Jack, Jack D. Black. Felice di averti nella mia umile dimora, Zelena. Oh, ma prego!- le scostò la sedia del tavolo per farla sedere. -Siedi e fa colazione, sarai affamata.-
Zelena lo guardo confusa e sospettosa -Noi ci conosciamo?-
Jack sorrise cercando di sviare il discorso. -Di questo parleremo più tardi ora dovresti fare colazione. Sarà una lunga giornata.- Tornò ai fornelli per prendere e lavare le padelle che aveva usato.
Zelena si sedette cautamente a tavola, la fame la stava uccidendo e quel profumino era così invitante, ma si sentiva ancora sospettosa. “Se solo avessi ancora i miei poteri potrei assicurarmi che non ci siamo incantesimi o pozioni o qualsiasi altra cosa sul cibo. Maledizione.”
-Non c’è niente nel cibo!-
-Cosa fai? Leggi nel pensiero? Non trovi che sia alquanto scortese, nei confronti di un ospite?- lo stuzzicò lei guardandolo torva.
Jack si voltò verso di lei e si asciugò le mani -Zelena se avessi voluto farti del male, lo avrei fatto ieri notte, quando eri svenuta! Non avrei certo aspettato che ti tornassero i poteri per sfidarti in un magico duello mortale! Ti pare?-
-Tornare? Se sono i miei poteri che cerchi sappi che cadi male mio caro! Mia sorella mi ha privato del mio medaglione e con esso, dei miei poteri.- abbassò gli occhi demoralizzata.
-Un medaglione? Come questo?- la voce di una ragazzina alle sue spalle la fece trasalire, ma la scosse ancora di più quello che teneva in mano, era un medaglione, come il suo, solo che non era verde, ma trasparente, come fosse di cristallo, come quello di Glinda.
-Sì, sì! Come quello.- si alzò in piedi sorpresa -Come fai ad averlo?-
-Quando sei stata scaraventata qui, ieri sera, dopo che la nube verde si è dissolta sei comparsa tu e questo!-
-Ridammelo!- Zelena cercò di afferrarlo al volo, ma la ragazzina dai capelli scarlatti lo lanciò all’uomo che lo prese come se nulla fosse.
-Tu piccola vipera!- urlò infuriata alla ragazzina alzò la mano per lanciarle una palla di fuoco, ma si ricordò di aver perso i poteri, però, quando guardò sulla sua mano destra non fu così, la palla di fuoco comparve davvero. -Ma cosa? Come? Com’è possibile?- Zelena rimase di stucco.
-Papà aveva detto che dopo una notte di riposo ti sarebbero tornati, ma che avevi bisogno di una piccola spinta!- le spiegò sorridente la ragazza. -Jack, quando hai bisogno di me chiamami, io vado in camera mia.-
-D’accordo piccola! Ah, prima metti via questo, è pericoloso!- l’uomo le rilanciò il medaglione.
Zelena che fino a quel momento era rimasta interdetta cercò di protestare -Aspetta! Aspetta un momento, quello è mio, mi appartiene!-
-Veramente appartiene a me!- ribatté Jack -Sono stato io ad averlo creato!-
 
 
NOTE DELL'AUTORE
Ciao a tutti ;3
Grazie per aver letto questa storia ancora agli albori ^^, sarei felice se lasciaste una recensione o anche solo un commento ^^ che sia positivo :), per nutrire il mio ego XD e/o negativo :(, per aiutarmi a migliorare nella scrittura ^^, in questo e magari anche nei prossimi capitoli ^^ che avranno principalmente cadenza mensile e saranno, spero, più lunghi, graditi e che vi posano lasciare col fiato sospeso.

Un saluto e al prossimo capitolo … ;3

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Capitolo 3
*** Primo Incontro ***


Capitolo 2
-Primo Incontro-
 
-Sei stato tu a crearlo? Che cosa significa? E non è pericoloso! Forse lo sarà per voi, ma non per me. Con quello addosso i mie poteri cresceranno sempre di più e allora…- Zelena venne interrotta, ma questo non fece altro che farla infuriare sempre di più, mentre la palla di fuoco che teneva sulla mano destra era pronta per essere lanciata contro quell’uomo che voleva privarla del suo potere. Jack alzò la voce. -Non per te? Quell’affare non è pericolo per te? Ma ti rendi conto di quello che dici? Ti faccio notare che se non avessi avuto quello al collo, il tuo piano per tornare indietro nel tempo forse sarebbe riuscito! Quell’affare risucchia la magia e non la lascia più andare, rischiando di risucchiarti anche la vita,- la voce dell’uomo si fece più cupa -se l’incantesimo che si effettua risulta essere eccessivamente impegnativo. Come quello che volevi fare tu!- gli puntò l’indice contro -Quindi, quel pendente era più pericoloso per te, che per chiunque altro!- sospirò alterato e fece un cenno con la testa come per dire alla ragazza di andare, lei obbedì. Poi si rivolse nuovamente alla strega in tono più tranquillo. -Ora mangia qualcosa, poi, se lo vorrai, parleremo con calma.-
Mentre la ragazzina se ne andava col medaglione, Zelena sconcertata per quella conversazione e per la reazione di quell’uomo che aveva appena incontrato, si sedette a tavola, ma non toccò cibo. Dopo qualche istante Jack sospirò, si sedette davanti a lei e si schiarì la voce. -Scusa, per aver alzato la voce.- le disse tormentandosi le mani.
Zelena alzò lo sguardo verso di lui e per un attimo che sembrò eterno, i loro occhi si incrociarono e la strega si sentì come una bambina rimproverata dai genitori, arrabbiati per il solo fatto di essere stati in pensiero per lei. Riuscì a distogliere gli occhi da quelli di lui solo quando l’uomo si girò per prendere un paio di tazze e del caffè fumante.
-Ti piace il caffè vero?-
La donna annuì e Jack le riempì e gliene porse una, poi le fece un cenno col capo -Non mangi?- e si portò la sua tazza alla bocca.
Zelena prese coltello e forchetta e iniziò a mangiare. Il pan cake era delizioso … e ancora caldo, la strega alzò gli occhi su di lui.
Jack deglutì una sorsata di caffè -Sì! Ho usato un po’ di magia per mantenere la pietanza calda, ma solo quello, lo giuro.-
-Noi due, ci conosciamo?- gli chiese Zelena continuando a mangiare.
-Sì! Ma preferirei parlarne quando finirai di fare colazione.-
-Come puoi sperare che mi fidi di te se non mi dici chi sei?-
-Beh!- Jack sorrise -Se non ti fidassi già, non mangeresti i miei fantastici pan cakes!-
Lei non apprezzò il suo sarcasmo a giudicare dal suo sguardo.
L’uomo si passò una mano tra i capelli -A dir la verità, mi piacerebbe che tu ti ricordassi da sola di me.- fece una smorfia d’imbarazzo -Temo di avere uno spirito … eccessivamente romantico.-
Non seppe perché, ma Zelena non poté non sorridere davanti a tanta ingenua dolcezza, era da tanto, troppo tempo che qualcuno non si mostrava così ospitale con lei. Lei era la Strega Malvagia dell’Ovest, lei era … verde, era un mostro. Perché qualcuno dovrebbe essere gentile con lei, almeno che non volesse qualcosa.
-Che cosa vuoi da me?-
Jack la fissò negl’occhi più serio che mai -Che tu sia felice … e che, magari, ti ricordi di me!- le sorrise dolcemente lui.
-Perché?- Zelena non riusciva a capire, non riusciva a comprendere come qualcuno potesse preoccuparsi per lei, aveva passato così tanto tempo da sola, ad essere odiata ed a odiare, ad invidiare.
-Hai davvero bisogno di un perché, umana?- una voce femminile attirò l’attenzione di entrambi, voltandosi nella direzione da dove proveniva videro una piccola sagoma nera muoversi nell’ombra del sottoscala, era una gatta, tutta nera dagl’occhi viola che con una grazia incredibile saltò sul tavolo e si sedette ondeggiando la coda.
-Ti sei svegliata presto questa mattina Blair!- le disse Jack come se nulla fosse mentre Zelena la fissava interdetta.
-Insolente, io mi sveglio esattamente quando è necessario!- esclamò guardando i pan cakes con sguardo desideroso. Intanto Jack si era già alzato per prenderle un piatto e servirle la colazione.
-Voi umani volete sempre qualcosa: potere, prestigio, un perché per tutto! E se non c’è siete sospettosi, il vostro problema è che siete animale anche voi, ma vi dimenticate di esserlo e per questo vi credete superiori, i padroni del mondo!- addentò il pan cake senza aspettare o darle la possibilità di controbattere.
L’uomo sorrise. -Ti conviene sbrigarti, prima che li finisca tutti lei!- esclamò rivolto a Zelena.
-Tu dovresti andare, invece di stare qui ad ammirare la tua principessa!- disse la gatta guardandolo di sottecchi.
-Sì! Si stanno avvicinando troppo.- la guardò serio e preoccupato lui. Sospirò profondamente e si alzò. -Ora sarei andato comunque. Anche senza che me lo avessi detto.-
-Ti imbarazza farti riprendere davanti a lei? Che carino!- lo stuzzicò la gatta ridendo sotto i baffi.
Quando Zelena spostò lo sguardo sull’uomo notò del rossore colorargli le guance e per qualche strano motivo si sentì lusingata e felice di quella sua reazione.
-Più che una gatta sei una gallina, Blair!- si diresse verso le scale punto sul vivo. Poi si voltò verso di loro -Zelena, ti prego di perdonare la mia scortesia e quella di questa gatta …-
-Drago, drago, io sono un drago! Solo perché ho assunto la forma di un gatto per evitare di distruggerti la casa non significa che non sia pericolosa anche in questa forma! Vuoi per caso che mi rifaccia le unghie sulle tende o sui divani?-
-Per carità no! Ti prego … Oh sommo e possente drago!- concluse con un ironico inchino.
-Insolente sfacciato.- e tornò al suo pan cake.
Jack tornò allora a rivolgersi alla strega -Prima di andare ti porterò compagnia. Spero tu possa gradirla.-
-Se per compagnia intendi qualcuno che mi sorvegli allora, no grazie!- perché le era uscita quella frase acida, fino adesso quell’uomo non si era mai dimostrato ostile o malevolo nei suoi confronti, anzi. Allora perché lo trattava così male? Forse perché era stata ferita tante di quelle volte da indurla a fare sempre la stoccata iniziale per allontanare tutti.
-Non era questa la mia intenzione.- quelle parole, il modo in cui lo guardava gli fecero male, si voltò e andò al piano di sopra senza dire altro. Aveva aspettato così tanto tempo per rivederla, l’aveva sognata quasi ogni notte, il suo sorriso, la sua risata, i suoi capelli mossi dal vento, rossi come il fuoco e i suoi occhi di acqua marina, ma lei non solo non l’aveva riconosciuto, ma lo considerava anche un nemico e questo, gli stringeva il cuore in una morsa.
 
-Non credi di essere stata un po’ troppo dura con lui?- le chiese Blair non appena lui fu fuori portata.
-Ora devo pure rendere conto ad una gatta parlane pazza che crede di essere un drago!- Zelena si alzò dal tavolo ed andò verso la porta. Alquanto bizzarra a dire il vero, sopra l’architrave vi era un cerchio diviso in quattro spicchi tutti di colori differenti, verde, blu, rosso e nero. In quel momento il pannello blu era rivolto verso l’alto. -E comunque pure tu sei stata alquanto impertinente con lui!- le rinfacciò non curante la strega, mentre aprì la porta trovandosi investita da una folata di vento. Un vortice d’aria sembrava volerla risucchiare fuori, riuscì ad aggrapparsi alla porta per un pelo. Quando il momento di panico finì, non riuscì a credere ai propri occhi. Stava volando. La casa stava volando nel cielo. Con un po’ di fatica riuscì a richiudere la porta dietro di se e a rientrare in casa.
Si voltò verso la gatta -Ma che diavolo di posto è questo?-
-È una casa magica, in caso non l’avessi ancora capito, o forse dovrei dire piccolo castello date le dimensioni. Se guardi sull’architrave della porta noterai un cerchio con degli spicchi colorati, ogni settore conduce ad un luogo diverso. Quello blu, come hai visto ti conduce solo fuori dalla porta. Quello rosso invece sbuca fuori da una tana di coniglio nel Paese delle Meraviglie. Quello verde infine, porta nella Foresta Incantata.-
-E quello nero.-
-Da quello solo Jack può entrare e uscire. Quindi non provare ad entrarci, moriresti. E per la cronaca io sono davvero un drago e posso dire a quell’umano ciò che voglio … lui, ha ucciso mio figlio!-
 
Foresta Incantata del passato – Il Nido dei Draghi
Il freddo del mattino era pungente, a causa della nebbia non si riusciva a vedere ad un palmo dal naso ed anche se non ci fosse stata, il fumo e le ceneri che provenivano dal vulcano avevano reso il cielo nero e grigio per chilometri. Persino la terra era nera e ormai incoltivabile, non tanto per le emissioni di cenere del vulcano, ma per la presenza dei draghi, che quando sputavano fuoco devastavano tutto ciò che si trovava sul loro raggio d’azione. Ed era in questo territorio pericoloso e desolato che un giovane uomo vagava alla ricerca di un drago e del suo perdono.
Non passò molto tempo da quando l’uomo aveva cominciato a scalare le pendici del vulcano che dei draghi si mostrarono a lui.
-Cosa ci fai qui umano? Hai forse voglia di morire?- ruggì uno di loro, un drago verde, che sembrava essere il più incline ad un dialogo.
-Non perdiamoci in ciance ed uccidiamolo, prima che lui faccia lo stesso con noi!- ribatté un drago rosso.
Non appena si sparse la voce che un umano era entrato nel territorio dei draghi molti di loro andarono a vedere.
-Non sono qui per farvi del male o per recarvi offesa.- urlò il giovane uomo per farsi sentire sopra il ruggito delle possenti bestie alate.
-E allora che cosa vuoi?- questa volta fu un drago bruno a parlare.
-Sono venuto ad espiare i miei peccati e a chiedere perdono.- i draghi si zittirono, persino il vulcano sembrava voler udire le sue parole. Allora il giovane estrasse dalla sua bisaccia dei sacchetti di pelli che pose a diversa distanza gli uni dagli altri. Poi si rivolse nuovamente ai draghi presenti -Ho trovato questi resti a poche centinaia di metri da casa mia, li ho posizionati dai più antichi, ai più recenti.- aveva la voce che gli tremava, forse per paura, forse per disperazione, forse per entrambe. Poi si voltò verso i sacchetti e pronunciò una formula magica che i draghi non riuscirono ad udire e al loro posto comparvero sette scheletri di draghi adulti e sei di cuccioli. lo sgomento e lo shock tra i draghi fu tale che non riuscirono ad pronunciar parola.
L’uomo si piegò sulla sua bisaccia ed estrasse un altro scheletro di cucciolo. -Mia madre ha fatto questo ai vostri cari, ma io …- la voce rotta dal pianto della disperazione per quello che aveva fatto gli rese difficile continuare -… ma sono stato io a prendere la vita di questo piccolo …- si piegò sul cranio del cucciolo come a volerlo proteggere … proteggere, ciò che non era riuscito a fare tanto tempo prima.
Un drago si fece avanti -Puoi, puoi descrivermi, quel cucciolo?- era un drago femmina, grande, possente, nero, dagl’occhi viola.
L’uomo alzò lo sguardo, sapeva chi aveva davanti, se lo sentiva. Deglutì, appoggiò con molta delicatezza il cranio della piccola creatura con le altre ossa e cercò di darsi un contegno -Era un cucciolo di drago nero, era forte e coraggioso, ha resistito con tutte le sue forze e … e aveva i tuoi occhi.-
Mentre l’umano pronunciava quelle parole il drago piangeva e in fine un ruggito squarciò il cielo, il ruggito di una madre che aveva perso il suo piccolo. -Perché?- ringhiò disperata -Dimmi Perché?-
-Perché fu mia madre ad ordinarmelo, tanto tempo fa, io provai a dirle di no, ma ero solo un bambino … e poi, lei mi mise davanti ad una scelta. O tu o lui. Per una settimana rimanemmo in una stanza chiusi al buio. Senza cibo né acqua, ma alla fine … cedemmo, ci affrontammo e lui, ebbe la peggio.-
Il drago, straziata dal dolore, per tutto il tempo non fece altro che guardare il giovane uomo. I draghi, come molti animali fatati potevano percepire ciò che si celava nel cuore degli uomini. E questa, non vide altro che dolore, pentimento e disperazione.
-Hai segnato la tua condanna umano!- ruggì il drago rosso che aveva parlato in precedenza e si avventò su di lui.
-No!- il grande drago nero si frappose tra l’umano e il rosso -La vita di questo umano appartiene a me e sarò io e io soltanto a decidere se, come e quando morirà!-
-Lui ha ucciso i nostri fratelli … e i nostri figli! Tu meglio di tutti dovresti comprendere …-
-Io comprendo benissimo. Io comprendo che lui abbia ucciso solo il mio di figlio.- Il drago femmina interruppe il rosso.
-E tu gli credi?- le chiese quest’ultimo in preda alla collera.
-Ha riportato i corpi dei nostri cari e ha confessato di aver ucciso mio figlio. È venuto incontro a morte certa. Perché non dovrei credergli?-
-Perché gli umani mentono.- esordì il drago verde che era rimasto in silenzio fino a quel momento.
-Anziano. Ho scrutato nel cuore di questo uomo e non vi ho visto menzogna, egli è una vittima, come mio figlio e il mio amato sposo e i tutti i nostri fratelli caduti per mano di un assassino che però, non si trova qui.-
-Cosa intendi fare allora?- questa volta fu il drago bruno a parlare.
Lo sguardo del drago nero si soffermò su quello di tutti gli astanti e poi in tono solenne pronunciò la sua vendetta -Io, Blair giuro solennemente, sul mio nome, su quello di mio figlio, del mio sposo e su quello di tutti i mie fratelli e sorelle vivi e morti che vendicherò il nostro popolo, per tanto mi impegno a seguire quest’uomo fino alla fine dei suoi giorni per trovare il responsabile di questo abominio e distruggerlo.- poi si rivolse all’umano -Ora sarai messo davanti ad una scelta umano. Aiutami a trovare tua madre e vendicare i miei cari oppure, muori qui e ora.-
L’uomo guardò intensamente il drago per un memento che sembrò infinito. -Mia madre è una strega terribile e pericolosa. Ho tutte le intenzioni di trovarla e fermarla, ma non ti aiuterò ad ucciderla. È pur sempre mia madre. Non posso e non voglio ucciderla.- l’umano non distolse mai lo sguardo da quello del drago, la sua risolutezza e determinazione erano incrollabili.
Blair gli rispose con un sorriso dolce e triste allo stesso tempo. Quell’umano le ricordava tanto il figlio così puro, così impaurito, ma incredibilmente forte e determinato, il figlio che aveva perso e appena ritrovato e perso di nuovo. -E sia umano, partiremo non appena avremmo svolto le onoranze funebri. È mio desiderio che tu vi assista.-
Cori contrari si levarono alti nel cielo oscurato dai fumi del vulcano, ma il ruggito di Blair li sovrastò tutti. Fece salire il giovane uomo sulle sue spalle per evitare che qualche drago gli potesse fare del male e si avviarono con i resti alle onoranze funebri.
-Solo per curiosità, tu il mio nome lo conosci già, ma io non conosco il tuo. Qual è?-
-Seven, signora.-
-Intanto non chiamarmi signora, altrimenti ti cucino all’istate e poi Seven non è un numero?-
-Sì, io sono il settimo figlio di mia madre per questo mi ha chiamato così?-
-Sette eh, e gli altri, dove sono?-
-Sono morti.- s’incupì l’uomo -Non gli ho mai conosciuti, mia madre non mi ha mai parlato molto di loro, ha solo detto che erano dei prodotti fallimentari, io sono … l’unico ad aver raggiunto l’età adulta, dopo aver resistito a tutti gli esperimenti.-
“Che donna orribile.” -Comunque Seven non va bene! Vedremo di trovare un nome più adatto a te!-
-Sì!- per la prima volta, dopo tanto si sentì trattato come un essere vivente e non come un oggetto su cui fare esperimenti e ne fu felice, ma allo stesso tempo non poté che odiarsi per quello che aveva fatto a quel drago, che tanto aveva fatto soffrire.
 
Castello Volante presente
Zelena si era da tempo riaccomodata a tavola e aveva mangiato altri due pan cake, ora stava sorseggiando il caffè che le aveva versato il padrone di casa -Seven, il settimo figlio.- borbottò tra se la donna, le sembrava di aver già sentito quel nome, ma non riusciva a ricordare dove ,“Esperimenti? Chi diavolo era quell’uomo?” -Quindi il suo nome è Seven, non Jack!-
-Seven era un nome che gli era stato dato per evitare di chiamarlo “ehi tu!” o “tizio!” o con qualsiasi altro appellativo tu voglia usare. Non c’era alcun amore in quel nome!- la voce della ragazzina che aveva visto prima risuonò nella stanza. -Quindi gliene abbiamo trovato uno più carino … uno molto più carino e misterioso. Jack D. Black.- la ragazzina sospirò soddisfatta -Non trovi che assomigli al nome di un pirata? O di un misterioso avventuriero che vaga per il mondo alla ricerca della sua amata? Oppure di un principe delle tenebre che ha preferito l’amore all’oscurità e al potere?- prese un piatto e si sedette a tavola e servendosi l’ultimo pan cake dopo averne dato un altro alla piccola gatta. -Anche se, per dargli un nome decente ho dovuto pensarci io!-
La strega non riuscì a fare altre domande perché sentì dei passi scendere le scale.
Jack scese in tutto il suo splendore, si era cambiato d’abito, ora era tutto vestito di nero e sulle spalle portava un grande mantello con la parte superiore ricoperta di piume nere.
-Jack devi proprio andare?- gli chiese la ragazzina alzandosi in piedi prima che l’uomo potesse proferir parola.
-Torno presto! Te lo prometto Scarlet!- le sorrise dolcemente il padre.
-Va bene! Però devi metterti questo!- la ragazza si avvicinò a lui e gli porse una campanella.
-Scusa ma, non capisco!-
Scarlet lo fece sedere vicino a Zelena e gli prese una ciocca di capelli e cominciò a fargli una piccola e morbida treccia. -Ora ti metto questa, ci ho impresso un incantesimo di salute e di localizzazione, così saprò sempre dove sei e come stai!- gli fissò la campanella e ammirò il suo capolavoro. -Wow! assomigli sempre di più ad un affascinante malfattore.-
-E tu assomigli sempre di più ad una fidanzata possessiva e maniaca del controllo, invece che ad una figlia premurosa.- ribatté lui sospirando, poi si tolse la collana col pendente e la mise al collo della figlia.
-Quando torno me la ridarai! D’accordo?- le sorrise lui.
La ragazzina annuì, ma non smise di essere preoccupata.
-Mi prometti che sarai una buona padrona di casa?-
Scarlet annuì ancora fissando il ciondolo e tormentandolo con le dita. Jack si alzò in piedi e le baciò la fronte. -Brava la mia ragazza.-
-Blair, conto su di te per far muovere il castello finché sono via!-
-Roger!-
-Zelena?-
La donna sollevò la testa verso di lui.
-Ho una sorpresa per te!- le sorrise dolcemente, le porse la mano e la fece alzare, poi si girò verso l’angolo che nascondeva l’ultima parte delle scale al piano di sotto. -Vieni avanti per favore.-
Lentamente si fece avanti una figura snella, in un elegante tajer giacca e pantalone, i capelli castani lievemente ondulati, erano sciolti sulle spalle, il volto, leggermente truccato, mostrava una donna di mezza età ancora attraente che sorrideva ai presenti.
-Ciao Zelena, sono tua madre, Cora.-
 

  NOTE DELL'AUTORE
Ciao a tutti ;3
Grazie per aver letto questa storia ancora agli albori ^^, sarei felice se lasciaste una recensione o anche solo un commento ^^ che sia positivo :), per nutrire il mio ego XD e/o negativo :(, per aiutarmi a migliorare nella scrittura ^^, in questo e magari anche nei prossimi capitoli ^^ che avranno principalmente cadenza mensile e saranno, spero, più lunghi, graditi e che vi posano lasciare col fiato sospeso.

Un saluto e al prossimo capitolo … ;3

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Capitolo 4
*** I sentimenti del cuore ***


ATTENZIONE!!  Informo i gentili lettori che se non riceverò almeno 3 recensioni (positive o negative che siano) entro il prossimo aggiornamento terminerò la pubblicazione della storia anche se incompleta.

 

 
Capitolo 3
-I sentimenti del cuore-
 
Oltre la soglia – Quadrante Nero presente
L’oscurità di quel luogo era perenne, anche se in pieno giorno e non vi fosse presenza di vulcani come nel territorio dei draghi, il cielo delle Terre Desolate era più nero di una notte senza luna e senza stelle.
Dopo aver fatto incontrare Cora e Zelena, le aveva lasciate sole, nel piccolo salotto di fronte alla cucina e se ne era andato. Prima di abbassare la maniglia Jack girò il meccanismo mettendo in alto il settore nero. Aprì l’uscio e si gettò nell’oscurità e la porta si richiuse alle sue spalle.
Ora, grazie al mantello del “Manto del Corvo” l’uomo poteva librarsi in volo per quelle terre desolate, dove fulmini rossi scendevano dalle nubi per intrecciarsi con quelli verdi che ascendevano al cielo dalla terra. Con l’ausilio di quei lampi luminosi era possibile vedere qualcosa in più, ma quando i due lampi, rossi e verdi s’incontravano a mezzaria provocavano delle esplosioni sfolgoranti di luce bianca che potevano accecare e se ci si trovava in mezzo non sarebbe rimasta neanche la cenere a conferma che eri esistito. Ma proprio grazie a quei lampi di luce, Jack poté individuare subito i Demoni Ombra che cercavano un passaggio per raggiungere la sua casa, nell’oscurità di quel cielo buio … e loro, videro lui.
-Si comincia!-  con un colpo di reni si spinse verso i nemici, il “Manto del Corvo” era un’arma terribile, dava la possibilità a chi lo indossava e riusciva a domarlo di avere un potere e una forza spaventosi e ti permetteva, di volare. Purtroppo però, la magia ha sempre un prezzo, e il prezzo di quello strumento era terrificante, indossandolo il corpo comincia ad assumere le sembianze di quelle di un corvo e col passare del tempo vi era il rischio di perdere l’anima e di diventare un demone. Ogni volta che volava, Jack sentiva il desiderio del “Manto del Corvo” farsi sempre più insistente, farsi sempre più strada all’interno del suo animo, fortunatamente l’uomo era uno stregone potente e con un animo e un controllo di se molto forte e per questo riusciva a mantenere il dominio della veste demoniaca.
Ed ecco allora, le grandi ali piegarsi per acquistare velocità durante la discesa in picchiata verso il gruppo di nemici, il vento fendergli il volto, i muscoli bruciare per lo sforzo, l’adrenalina crescere e … l’impatto. Ruppe la formazione dei Demoni Ombra squartandone in due un paio, ma prima di tornare a casa, ne aveva di nemici da abbattere, erano almeno una cinquantina, molti più del solito. Dopo essersi liberata dalla maledizione dell’esilio la Strega Nera voleva riprendersi il suo strumento di morte, non che non ci avesse già provato in passato, ma i suoi poteri erano molto più deboli, ora invece … Jack si sarebbe dovuto impegnare parecchio per fermare quegli attacchi.
Dopo l’impatto i Demoni Ombra partirono all’inseguimento, Jack provò a fare diverse incursioni come la precedente, ma quegli esseri non gli davano tregua e il “Manto” cominciava a insinuare il desiderio di distruzione nel suo corpo. Una volta aver varcato la soglia della porta per quel mondo oscuro, gli si erano solo formate le ali del corvo sulla sua schiena, ora invece, capelli e braccia erano ricoperti di piume nere e al posto delle unghie ora aveva dei lunghi artigli affilati. Dopo ore di scontri stava diventando snervante combattere con quei mostri e contemporaneamente col “Manto”, ma non poteva mollare, doveva impedire a quei parassiti di trovare il castello e per farlo, avrebbe combattuto per l’eternità, se questo significava proteggere sua figlia e la loro felice libertà.
 
Castello Volante presente
Dopo che Jack aprì la porta entrò in una specie di dimensione nera scomparendo quasi subito, la porta si richiuse alle sue spalle e il meccanismo tornò nel settore blu, il silenzio all’interno della stanza divenne assordante ed insolitamente imbarazzante.
Blair dopo aver mangiato si era raggomitolata sul tavolo dove stava e si era messa a dormire senza più curarsi di niente.
Scarlet sospirò tremendamente in pensiero per il padre, ma non poteva fare niente per aiutarlo, così decise che doveva impegnare la mente per non pensare. Quando si girò per andare in camera sua ad inventarsi qualcosa, notò che Zelena e Cora si stavano fissando e si rese conto della tensione che si stava propagando nell’aria, “Bene, grazie per avermi lasciata in questa situazione Jack … e ora come le gestisco queste!” -Beh! Ragazze …- sospirò imbarazzata sfregandosi le mani -Ora vi lascio parlare con calma da sole, io me ne vado in camera mia, al piano di sopra. Più tardi scenderò per preparare il pranzo, quindi … a dopo.- finì il suo discorso e schizzò via su per le scale.
Madre e figlia sembravano non l’avessero neanche ascoltata, da quando si erano viste c’erano solo loro, il resto non contava, il resto non esisteva.
-Zelena.- Cora fece un passo per avvicinarsi alla figlia, ma lei istintivamente si ritrasse indietro.
Zelena era arrabbiata, era felice, era disperata. Era stata travolta da un turbinio di emozioni e di domande tutte assieme. Per molto tempo aveva atteso di poter incontrare sua madre, la sua vera madre, per essere accettata, per essere abbracciata, essere amata, per dimostrarle quanto valeva, per dimostrarle che aveva sbagliato ad abbandonarla. Voleva dirle che l’amava, che l’odiava, che andava tutto bene. Ormai non lo sapeva più, non sapeva più niente. Quando Regina le aveva detto che la loro madre era morta si sentì triste e sollevata, temeva le risposte alle domande che le avrebbe fatto una volta incontrata, ma voleva conoscerla, voleva riempire il vuoto e la solitudine che aveva nel suo cuore.
-Perché?- con voce tremante, tentando di darsi un contegno, gli occhi lucidi di lacrime di rabbia e felicità -Perché mi hai abbandonata?-
Cora abbassò lo sguardo e sospirò tristemente spostandosi verso uno dei divanetti bassi del salotto -Quando ti ho avuta ero giovane, molto giovane e sciocca, tuo …- sospirò e si sedette -… tuo padre mi ha, sedotta, ingannata e abbandonata. Aveva detto di essere un principe e che doveva sistemare alcune faccende a corte e che poi sarebbe tornato a prendermi e saremmo stati sempre insieme.-
Zelena si sedette silenziosamente nel divano di fronte al suo.
-Quando poi, ho scoperto di essere incinta di te sono andata a cercarlo visto che doveva tornare dopo due settimane e invece passarono tre mesi.- sorrise -Temevo addirittura gli fosse successo qualcosa. Ma quando lo trovai, stava bene, più che bene. Era in piedi, alto, bello, prestante, che ammirava i giardini reali e … aveva gli stivali lordi di fango.-
-Lui non era un principe.- concluse Zelena facendo eco all’amarezza della madre.
Cora annui -Lui, non era un principe. I principi non hanno gli stivali infanganti, lui era solo uno dei tanti giardinieri di corte, che esibendo un fazzoletto con le iniziali reali aveva sedotto la sciocca figlia del mugnaio. Dopo averlo accusato di avermi ingannata e di avergli detto di essere incinta e che avrebbe dovuto prendersi le sue responsabilità, mi rispose che non era un problema suo, che era stata colpa mia, che ero stata io a darmi a lui. Col senno di poi, non aveva tutti i torti.-
-Sì, ma poi tu avevi sedotto il re ed è stata la principessa Eva a rovinare tutto. È tutta colpa di Eva, se non fosse stato per lei tu mi avresti tenuta.-
-Sì, questo è vero … ma tu vuoi sapere perché ti ho abbandonata e non le circostanze del caso. La verità è che sono e sono stata una pessima madre, non ti ho abbandonata solo perché non avevo nulla da offrirti, ma perché non avrei mai potuto ottenere niente di quello che volevo con una bambina. Sono stata crudele ed egoista, sia con te che con tua sorella. A te non ho dato amore e a tua sorella l’ho tolto. Per non provare emozioni sono persino arrivata a strapparmi il cuore dal petto e rinchiuderlo in una scatola.-
-Sì, ma lei l’hai tenuta, lei ha potuto crescere con te!-
-Io ho cresciuto Regina al solo scopo di avere la mia vendetta su Eva e sulla sua stirpe, l’ho usata come un oggetto continuando a dire a lei e a me stessa, che lo stavo facendo per il suo bene, per la sua felicità, ma tutto ciò che facevo, lo facevo per me. Solo quando ho riavuto il mio cuore ho capito realmente cosa avevo fatto …- alzò lo sguardo per guardarla negli occhi -… che cosa avevo perso.- Cora cominciò a piangere senza rendersene conto -Mi dispiace bambina mia, mi dispiace così tanto!-
Zelena non sapeva cosa dire, sentire quelle parole da sua madre le fece male, non sapeva cosa fare, non sapeva cosa pensare. Cora si avvicinò a lei e provò a stringerle una mano, Zelena tentò di scostarsi ancora, ma sua madre fu più veloce. -Ti prego, dimmi qualcosa!-
Zelena cercò di mantenere il suo contegno, voleva fare il possibile per mostrare un aspetto dignitoso di fronte alla madre -Regina, Regina mi aveva detto che eri morta!-
-Sì- le sorrise Cora felice che le avesse parlato, una volta tornata in possesso del suo cuore, i suoi sentimenti e le sue sensazioni furono ampliate a dismisura, erano anni che non se lo sentiva battere in petto -Sì, o meglio, avrei dovuto esserlo, ma Jack è riuscito a trovare un modo per ingannare una magia di morte e onestamente, mi sembra un miracolo, io ancora non riesco a crederci.-
 
Storybrooke passato
Nel negozio del signor Gold, Cora stava spezzando l’ultima barriera rimasta, l’ultima barriera a separarla dal suo premio, il potere dell’Oscuro Signore. Con un ultimo sforzo magico, il braccio proteso in avanti, le dita ad artiglio, come a voler strappare la barriera invisibile che si ergeva dinanzi a lei, ecco un altro piccolo sforzo e con una lieve rotazione del polso finalmente, la barriera, si dissolse.
Decisa e letale qual era, la donna si diresse nella stanza dove Tremotino giaceva su di una branda, morente, in mezzo a tutte le sue cianfrusaglie collezionate nel corso dei secoli. Davanti a lui il figlio Neal e la Salvatrice erano pronti allo scontro.
“Poveri piccoli insetti!” credevano di poterla fermare con una sciabola o con qualche bel discorsetto -Voi due, fuori dai piedi!- agitò un braccio e una nube viola li avvolse trasportandoli fuori dal negozio, dalla città fino a comparire nel bosco.
Lentamente, senza fretta Cora si avvicinò al Signore Oscuro ormai in fin di vita, lo scintillio del pugnale ondulato col nome di Tremotino magicamente impresso aveva attirato subito l’attenzione del suo padrone, mentre il dolce e terribile suono dei tacchi sul parquet risuonava nella stanza e nelle orecchie del signor Gold. Se Mary Margaret non avesse fatto quello che gli aveva chiesto, sarebbe morto … e Cora, sarebbe diventata il nuovo Signore Oscuro.
-Una visione mi ha detto di te.- la ferita e il veleno che ormai gli scorreva per tutto il corpo gli procurava fitte di dolore difficili da gestire -Che questo giorno sarebbe arrivato…-
Cora si fermò al suo fianco, per poter parlare con lui, parlare con l’unico uomo che avesse mai amato, e che mai ha avuto il coraggio di amare, un ultima volta.
Il respiro di Tremotino si faceva più intenso e corto -… ma non mi ha detto tutto. Non mi ha detto ciò che volevo sapere d’avvero.-
Cora si sedette delicatamente accanto a lui, ma la forza della decisione presa non tradiva la sua voce ferma e decisa -E cosa sarebbe?-
Le forze lo stavano abbandonando sempre di più, ma doveva riuscire a prendere tempo, il più possibile … e poi, voleva sapere, anche se aveva chiuso il suo cuore a tutti, Cora era riuscita ad entrare. Un’anima così simile alla sua, derisa, umiliata, arrabbiata, che sapeva esattamente ciò che voleva … il potere, il potere per piegare tutto e tutti ai suoi piedi.
-Tu mi hai mai amato?-
Cora fu presa alla sprovvista da quella domanda che aveva radici in un così lontano passato e la risposta si celava nelle profondità del suo intimo -Perché credi che mi sia dovuta strappare il cuore?- dolcemente allungò una mano per accarezzargli la tempia, i capelli, il suo viso ancora una volta -Tu eri la mia debolezza.- sospirò tristemente -Tu sei l’unico uomo che abbia mai amato.- indugiò ancora un istante sul suo volto, poi si alzò, gli occhi lucidi di lacrime, sollevò il pugnale del Signore Oscuro sopra la testa. Il nome che vi era inciso era scomparso ormai quasi del tutto, vi era rimasta solo l’ultima lettera e Cora se voleva il suo potere doveva trafiggergli il petto prima che scomparisse. Ecco era pronta, aveva preso la spinta con un forte e deciso colpo di reni, trattenendo il respiro quando, ad un tratto, tutto si fermò. Tutti i corpi presenti in quella stanza si bloccarono, Tremotino morente, Cora col pugnale pronto a colpire e Regina, pronta a rimettere il cuore della madre al suo posto, ignara della maledizione impressogli con la Candela di Babilonia da Mary Margaret per salvare la vita di Gold e prendere quella di Cora.
Il tempo si era fermato e lo specchio alle spalle di Cora era diventato come liquido e venne attraversato da un uomo vestito di nero, alto e accattivante, con lunghi capelli neri e occhi verdi come smeraldi. Si avvicinò ai presenti e sospirò soddisfatto guardando Cora e Regina -Per un pelo ragazze!- Regina stava per inserire il cuore nel petto della madre -Bene, allora cominciamo da te!- rivolto a quest’ultima.
Muovendo una mano fece comparire da un denso fumo nero una statua in creta identica a Cora, poi spostò lo sguardo da una all’altra controllando la somiglianza -Perfetto!- sorrise compiaciuto. Si avvicinò a Cora e le strappò un capello controllò che ci fosse la radice e sollevò gli occhi verso la donna -Chiedo venia madame!- poi lo piantò sulla testa della statua in creta. -Uno è fatto!- tolse il pugnale dalle mani di Cora e lo mise in quelle della copia in creta e fece sparire la donna così come aveva fatto apparire la statua, in una nube nera. Si voltò verso Tremotino -Tranquillo, vedrai che funzionerà anche così!- lo rassicurò sorridente, come se potesse sentirlo. Tornò a prestare attenzione alla statua di creta -Torniamo a noi!- la prese e la spostò di peso nel punto esatto in cui si trovava Cora qualche istante prima. Prese dalla tasca dei pantaloni una boccetta di acqua scintillante con piccoli bagliori dorati e la versò sul capo della scultura, velocemente si diresse allo specchio e come vi era apparso svanì, la statua prese vita e il tempo ricominciò a scorrere.
Regina mise il cuore di Cora dentro la statua in creta vivente, tutte i sentimenti e sensazioni che avrebbe dovuto provare Cora si riversarono in una volta dentro di lei, il dolore, il tumulto e la gioia la fecero indietreggiare, e lasciare il pugnale che cadde a terra. In un attimo, il nome dell’Oscuro Signore ricomparve sulla daga e Tremotino si riprese dal dolore, la magia oscura rifluiva in lui come non mai. Non appena Cora vide la figlia le sorrise, un sorriso pieno d’amore e gioia, la donna si sentì pervadere da una felicità che non aveva mai provato prima. Sua figlia era lì, davanti a lei e niente al mondo aveva più valore del suo sguardo e del suo sorriso. Regina vide finalmente l’amore, l’amore di sua madre traboccare dai suoi occhi, Cora non l’aveva mai guardata così.
-Madre!- Regina era al settimo cielo e Cora rivide, in un istante, il momento in cui presentò la figlia al mondo. Quando re Xavier, padre del principe Henry, fece presentare a Cora la figlia ai nobili e ad alti dignitari del regno e dintorni -Principessa Cora, vieni qui … - re Xavier la fece avvicinare per far sì che tutti la vedessero -Figlia mia, come l’hai chiamata?- orgogliosamente Cora guardò gli astanti sollevò sua figlia in modo che tutti potessero vederla -Il suo nome è Regina, perché un giorno avrà la corona.- e tutti si inginocchiarono dinanzi a lei e a sua figlia.
Cora si avvicinò a Regina ormai grande, ormai adulta, una donna, una donna meravigliosa, ma qualcosa dentro di lei la bloccò, un dolore terrificante.
Tremotino si guardò la ferita mortale al petto, era svanita ed era comparsa su quello della donna che si accasciò a terra. Regina la soccorse subito preoccupata -Madre!? Madre!?-
Tremotino si alzò e raccolse il pugnale. Il nome incisovi era tornato in tutto il suo spaventoso terrore.
-Che succede?- madre e figlia si guardarono e in quello sguardo, Cora capì cosa fosse davvero importante.
-Questo … mi sarebbe bastato.- Cora sorrise alla figlia -Tu … tu mi saresti bastata.- e poi chiuse gli occhi.
Regina la stringeva fra le braccia impotente, mentre Tremotino le guardava dall’alto della sua figura.
-Che sta succedendo?- la donna si voltò verso l’Oscuro per poi tornare a guardare Cora -Madre! Non lasciarmi ti prego!- la strinse ancora più forte a lei, disperata -Come farò adesso?-
-Tua madre non ti ha mai aiutata!- esordì tristemente Tremotino.
-Chiudi quella bocca!- Regina lo fulminò con lo sguardo -Sei un ladro, le hai rubato la vita! Le hai fatto un incantesimo.-
-Io non ho fatto niente.- confessò l’Oscuro.
E Regina il quel momento capì, guardando il corpo della madre e proprio in quell’istante -Regina! Ferma!- Mary Margaret entrò nel negozio di Gold urlando.
La donna sollevò lo sguardo tra l’attonito e la furia -Sei stata tu!- sussurrò consapevole.
 
Dopo aver seppellito Cora e dopo le dovute onoranze, Regina lasciò la cripta e da una nube nera ricomparve l’uomo vestito in nero. Spostò il pesante coperchio della bara in marmo e granito e recuperò il cuore dal corpo della falsa Cora.
-Bene e ora rimettiamolo al suo posto!- Qualche istante dopo tornò ad essere una statua di creta. Chiuse la bara e scomparve in una nube nera per poi ricomparire nel negozio deserto di Gold e attraversare nuovamente lo specchio.
 
Castello Volante presente
Zelena osservò la madre confusa -Vuoi dirmi che al posto tuo è morta una statua di creta? Ma se il tuo cuore era stato maledetto allora, anche quando Jack te l’ha restituito la maledizione avrebbe dovuto fare effetto anche su di te?-
-Non necessariamente! E poi non credere che sia stato semplice rimetterglielo nel petto! Quando è arrivata qui era una vera furia.- Scarlet intervenne nella conversazione.
Le due donne sollevarono lo sguardo, la ragazza era affacciata tra le sbarre del corrimano delle scale. -Scusate.- si sentì colpevole -Non stavo origliando …- si alzò in piedi e scese gli ultimi scalini -… o meglio sì, stavo origliando, ma solo la parte finale. Da quando Jack è arrivato e ti ha sostituita con la statua di creta …- si mise le mani in tasca, Cora e Zelena la stavano ancora guardando. -Ero scesa per preparare il pranzo … Oh guada com’è tardi! Voi non avete fame?- girò i tacchi e si diresse in cucina.
-Cosa intendi con “non necessariamente”?- le chiese Zelena senza badare alle sue scuse.
-Beh, essenzialmente, il prezzo richiesto era stato pagato, una vita per una vita, quella statua di creta era viva … nel vero senso della parola, anche se … lo sarebbe stata comunque per poco tempo. L’acqua della Vita ha un effetto limitato di ventiquattro ore e poi sarebbe tornata una statua di creta inanimata.-
-E come mi spieghi il fatto che quel burattino si sia comportata come mia madre?-
-Il capello, con una piccola parte dell’individuo che si vuole, “ricreare” diciamo, basta per copiare la personalità, i pensieri, le azioni, le abitudini, tutto insomma!-
Scarlet si guardò intorno -Jack non è tornato vero?!-
-Scarlet?- la chiamò la gatta mentre si stiracchiava sul tavolo -Sai benissimo dove si trova, gli hai dato quel campanello con un incantesimo di localizzazione apposta.- e si grattò dietro l’orecchio.
-Magari ho sbagliato a farlo, magari si è rotto, magari …- la ragazza era talmente agitata da aver cominciato ad andare su è giù per la cucina mentre accendeva il forno e tirava fuori una teglia dal frigo.
-Magari dovresti darti una calmata! L’ansia e l’angoscia sono i peggiori nemici per una buona magia. Te l’ho già spiegato, no?-
-Sì!- rispose frustrata.
-Bene! Ora riscalda il forno!-
Scarlet la guardò confusa -L’ho appena acceso!- rispose indicandolo.
-Con la magia! Ho fame!- la guardò con sufficienza -Su, spicciati!- la incitò con la zampa.
-Agl’ordini!- sospirò un po’ controvoglia.
-E vedi di non farlo saltare come l’ultima volta!-
Scarlet mugugnò contrariata e si concentrò sul forno.
-E se noi ce ne andassimo?- sbottò improvvisamente Zelena con aria di sfida. Scarlet e Blair si voltarono verso la donna che si era alzata e aveva fatto qualche passo verso di loro, ma prima che potessero ribattere intervenne Cora.
-No! Zelena.- si alzò andandole incontro -Ti prego. Dobbiamo restare, ho fatto una promessa.-
-Beh la tua promessa non comprende anche me!-
-Sono tua madre, ti prego ascoltami.-
-Ora ti ricordi di essere mia madre?- le gridò contro.
-Per favore.- la pregò la madre.
-Io non ti devo niente!- Zelena era arrabbiata, aveva sognato di incontrarla da così tanto tempo e ora, dopo tutti quei sentimenti confusi, riusciva solo a sentire la rabbia crescere.
-A lei no!- intervenne Scarlet -Ma a Jack sì! Credo che potresti aspettare di andare, almeno fino a quando non ritorna! Almeno un saluto glielo devi! E … se poi vorrai ancora andartene allora, sono certa che ti lascerà andare dove vuoi.-
-Ti ricordo, inoltre, che lui ti ha salvato la vita e ti ha dato la possibilità di incontrare la madre che non hai mai conosciuto.- sottolineò la gatta ondeggiando la coda.
-Resterò.- esordì orgogliosa la donna -Ma solo perché l’ho scelto io, sia chiaro! Non mi sento in debito con lui, né con nessuno di voi. Io non vi ho chiesto niente!-
Scarlet sorrise felice e corse ad abbracciarla -Oh! Grazie, grazie! Jack ne sarà felicissimo!-
Zelena non si aspettava una reazione del genere, così spontanea, così genuina e sincera. Con quell’abbraccio, la rabbia che provava svanì in un istante. -Forza ora sediamoci a tavola in poco tempo sarà pronto, vedrete vi leccherete i baffi.- la ragazzina si voltò sorridente verso la gatta che, in tutta la sua tranquillità felina ondeggiava la coda -Soprattutto tu Blair.-
Poco dopo stavano mangiando una calda e fumante pasta pasticciata. Il resto della giornata passò tranquilla, Zelena e Cora la trascorsero ancora a parlare, di tutto e niente, Blair era impegnata a lisciarsi il pelo, mentre Scarlet si era rinchiusa in camera a lavorare ad un suo progetto.
Quando si avvicinò il momento di cena Scarlet scese in cucina per preparare qualcosa, Jack non era ancora tornato e lei era meno esuberante e loquace del solito e Blair se ne accorse subito.
-Non devi essere preoccupata. Tornerà presto.-
-Sì, lo so, ma non ha mai fatto così tardi e … se avesse bisogno di aiuto.-
-Oh no signorina!- la gatta si alzò in piedi -Non pensarci neanche. Vuoi forse finire in punizione per il resto dei tuoi giorni?-
Scarlet si voltò a guardarla perplessa -Jack non mi ha mai messo in punizione!-
Blair tornò a sedersi -Il fatto che non l’abbia mai fatto non significa che non lo farà in futuro! Ti pare?- la fissò con sufficienza la gatta, la ragazza ricambiò lo sguardo e tornò ad occuparsi della cena.
-Ma non credi che dovremmo fare qualcosa?- si voltò di nuovo alzando la voce e attirando l’attenzione delle loro ospiti.
-E cosa?-
-Non lo so! Qualcosa, qualsiasi cosa! Come, ad esempio …- tendò di fare l’indifferente con aria innocente.
-No!- rispose in tono piatto.
-No? Come no!? Ma non sai …- ribatté la ragazza.
-No!-
Scarlet sospirò frustata -Non sai neanche cosa volevo proporti!-
-Esattamente quello che volevi proporre prima, uscire nel settore nero per seguirlo!-
-Sì!- esclamò felice che avesse capito.
-No! Assolutamente no!-
-Potresti farlo tu allora! Da quando sono qui non ti ho mai vista uscire.- esordì Cora avvicinandosi al tavolo della cucina seguita dalla figlia.
-Non posso!-
-Perché?- domandò Zelena.
-Perché Jack me l’ha chiesto!-
-Credevo non eseguissi gli ordini dell’uomo che ha ucciso tuo figlio!- la stuzzicò la Malvagia Strega.
Lo sguardo della gatta cambiò divenne cupo e pericoloso, non era più lo sguardo di un felino era quello di un pericoloso drago che avrebbe potuto incenerirla all’istante. Schiudendo le labbra per rispondere le sfuggirono delle piccole fiammelle scarlatte -Se fosse stata una richiesta stupida, di certo non l’avrei assecondata. Jack è l’uomo più intelligente che conosca …- sorrise -ed anche il più astuto. Se uscissi, la donna che voglio fare a pezzi percepirebbe la mia presenza … quindi, devo rimanere segregata qui per poter avere un vantaggio tattico sulla Strega Nera.- 




Anteprima *^*
Nel prossimo capitolo farà la sua comparsa una figura misteriosa, affascinante e manipolatrice *^* con nuove rivelazioni e suspance ^^ ... 
Spero che quando lo leggerete esclamerete WOOOW OoO

 

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Capitolo 5
*** AVVISO ***


AVVISO
Un ciao a tutti i lettori che mi hanno seguita fino a qui.
Volevo ringraziarvi per aver letto questa mia ff e un ringraziamento speciale va a free­_happy per le sue recensioni ^^.
Come dissi all’inizio del capitolo precedente avrei sospeso la storia se non avessi ricevuto almeno 3 recensioni/commenti, positive o negative che fossero. Se in futuro riceverò le recensioni richieste allora ricomincerò a pubblicare i capitoli di questa storia, che altro non voleva essere se non uno spin-off da poter riallacciare alle vicende della storia originale. 

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