Profumo di pane

di Sam Hutcherson
(/viewuser.php?uid=629649)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bagno di sole ***
Capitolo 2: *** Transito di Fantasmi ***
Capitolo 3: *** Ricerche ***
Capitolo 4: *** La panetteria fantasma ***
Capitolo 5: *** Biscotti al cioccolato e anarchia ***
Capitolo 6: *** Mesi e piante ***
Capitolo 7: *** Conversazioni Telefoniche ***
Capitolo 8: *** Un Tappo (Parte 1) ***
Capitolo 9: *** Html ***
Capitolo 10: *** U.u Asocialità +9000 ***
Capitolo 11: *** Vita ***



Capitolo 1
*** Bagno di sole ***


 

                                            Profumo di pane

                                                                                     Capitolo 1

                                                                                             Bagno di sole

 

 

Il treno procede lento in questo pomeriggio di inizio marzo. Sinceramente non sono mai stata su un treno del genere, è un treno turistico, molto più lento di tutti gli altri suoi coetanei frettolosi su quali ero solita viaggiare.
Questo treno ha un altro stile di vita, più sano, più tranquillo. Il viaggio non è più un mezzo, è un fine. Riscopro il piacere del viaggio, la bellezza del panorama, la luce soffusa del sole che tramonta oltre l'orizzonte anche se sono a malapena le sette e mezza di sera. Prendere le cose con calma, godersi l'aspettativa, di certo non sono delle mie qualità, tuttavia è decisamente rilassante. Certo, sarebbe ancora più rilassante se avessi con me la mia cena, ma visto che ancora quella lumaca bionda che ho sposato ancora non si vede all'orizzonte penso che mi accontenterò di nutrirmi della bellezza e della pace del paesaggio, fino a che questo mi basterà, per molto poco probabilmente, per poi avventarmi su uno dei camerieri che trasportano vassoi e lucenti coperchi che tentano di catturare il delizioso odore racchiuso all'interno, senza riuscirci. Mi concentro su un uomo alquanto buffo che cerca di scrivere una lettera comodamente, ma deve fare i conti con la sua enorme pancia che non gli permette di appoggiarsi al tavolo.
"Ma una dieta no?" mormora la voce nella mia testa che ormai da un anno a questa parte mi perseguita, per chi non lo sapesse.
Credetemi, ho tentato di liberarmi di questa stupida presenza, ma lei non ne vuole sapere. La mia voglia di aprirmi la testa con un ascia ogni volta che si fa sentire è immensa, ma chissà il perchè, non c'è mai un ascia nei paraggi quando serve.
''Chiamami scema''
''Scema''
''Spiritosa'' sillaba con sarcasmo.
Sbuffo, chiedendomi dove porterà questo treno. Non posso fare a meno di essere un pò in ansia, odio non sapere dove sto andando, ma lui è fissato, vuole che sia una sorpresa.
Siamo partiti presto questa mattina, appena il tempo di salutare e mi sono ritrovata su un treno di cui non sapevo la destinazione, ma andava bene perchè lui era con me.
-Uff mamma mia...-sbuffa Peeta sedendosi di fronte a me.
Alzo lo sguardo sorridendo in sua direzione, è sempre così bello, così solare. Così...privo di cibo. Dov'è la mia cena!?
Avrei voluto rimproverarlo per averci messo così tanto ma non posso, sul serio.
Come fai a prendertela co lui?
-Ce ne hai messo di tempo.-mormoro squadradolo.
Peeta sbuffa e si passa una mano tra i capelli.
-Detto tra noi non sono abituato a fare le cose così lentamente.-
-Ma davvero?-chiedo retorica con un sorrisetto ironico.
Peeta mi lancia un occhiataccia facendomi soffocare una risata.-Si davvero, comunque hanno detto che ci vorrà ancora un pò alla nostra cena.-
Okay, chi devo uccidere?

-E se ce la facessimo portare in camera ?-
Peeta spalanca gli occhi-Mia dolce metà lei è un genio.-dice malizioso prendendomi per mano e conducendomi fuori dal vagone ristorante.
Fu così che io e mio marito scoprimmo il servizio in camera.

                                                                                                      ***

Un brusio indistinto penetra insistente nelle mie orecchie, mentre una voce metallica annuncia qualche cosa ai passeggieri del treno.
Socchiudo le palpebre osservando di nascosto i vari personaggi e scenari su questo vagone; sono ancora tutti seduti sulle comode sedie di stoffa rossa, che parlottano eccitati dall'imminente arrivo a destinazione. Muovo leggermente la mia guancia per stare più comoda strofinando la pelle contro il tessuto freddo della camicia di Peeta, il suo profumo mi invade le narici mentre comincio a uscire lentamente dal mio stato di dormiveglia riprendendo contatto con la realtà.

Il braccio di Peeta mi protegge stringendomi teneramente a se. Con un piccolo sbadiglio apro gli occhi abituandomi lentamente alla luce del sole di primo pomeriggio. -Hey siamo arrivati dormigliona.-mormora Peeta baciandomi una tempia e stringendomi un pò di più tra le sue braccia prima di lasciarmi alzare.
Io mi stiro la schiena alla faccia delle buone maniere e quando Peeta si alza lo prendo per mano dirigendomi verso la nostra cabina.
Scendiamo velocemente dal treno e Peeta mi prende subito una mano con un sorriso enorme sul volto. Se solo sapessi dove siamo...
Appena scendo dal treno i miei occhi vengono momentaneamente accecati dalla calda luce del distretto, si sente un profumo familiare e un rumore che vive nei miei ricordi più nascosti.
Oltre al muro di persone che scendono dal treno disperdendosi sul marciapiede lindo della stazione riesco a intravedere un insegna: -Distretto 4-.
Nella mia mente malata una voce metallica annuncia:''Distretto quattro, Finnik Odair.''come se stesse annunciando l'arrivo di un treno alla stazione.
Mi si spezza il respiro quasi, ma Peeta mi tiene.
Inizia a trascinarmi per le strade acciottolate del distretto quattro, le case qui sono tutte di pietra, un pò piccole ma leggermente più alte rispetto a quelle del sistretto dodici. Il sole splende sulle rocce chiare creando un meraviglioso gioco di luce e ombra. Il calore inizia ben presto a farsi sentire, non sono affatto abituata a questi climi. L'odore e il rumore del mare sono ovunque. É un odore buono che punge un pò il naso al primo impatto e mi ricorda qualcuno, o qualche cosa. È l'odore che aveva Finnik, lo aveva nelle ossa e questo calore che mi brucia piacevole sulla pelle è il calore del suo abbraccio. Il sole che brilla sulle pietre bianche e lucide della strada mi riporta al suo sorriso sgembro. Il rumore scrosciante delle onde che si infrangono sulla spiaggia è il rumore della sua risata e il mare...oh il mare è il suo spirito che mi saluta.
Mi lascio trascinare da Peeta per le strette vie del distretto sorridendo sotto i baffi, perchè sembra talmente eccitato per dove mi vuole portare che ricorda un bambino.
La sua mano è salda nella mia e il mio sorriso si allarga, il mio cuore perde un battito quando il metallo fresco della sua fede viene a contatto con la mia mano.
Devo ancora abituarmici.
Finalmente si ferma proprio davanti a un edificio più alto degli altri che ci fa ombra dal sole di primo pomeriggio, come sembra esserne costruito tutto il distretto, è completamente composto da rocce sovrapposte le une sulle altre, che lo fanno assomigliare a una grande montagna luminosa.
Peeta mi conduce dentro trascinando dietro di noi la nostra valigia con una mano, mentre con l'altra mi tiene stretta. Entriamo in quello che si rivela essere un Hotel, gli interni sono molto lussuosi e dal grande lampadario di cristallo che penzola dal soffitto fino al tappeto rosso e spesso che giace per terra qui tutto sembra gridare "Costoso!".
Noto che Peeta non ha più la valigia alla mano e mi ha avvicinato a una grande scrivania da dietro la quale una donna sulla ventina ci guarda con fare professionale. Direi che questo mio continuo estraniarmi dal mondo sta diventando pericoloso.
-Buongiorno, posso aiutarvi?-chiede cordiale a Peeta sbattendo le lunghe ciglia bionde.
I miei occhi che si erano spalancati per tutte quelle sorprese si socchiudono di colpo individuando un altra potenziale nemica, poi mi ricordo che sono sposata. Spo-sa-ta. Ergo non dovrei essere gelosa...non dovrei...se non la smette la strangolo!
Peeta sorride amabilmente e mormora.-Buongiorno ho prenotato al nome "Mellark".-
La ragazza afferra un fascicolo, mentre comincia a battere al compiuter con un nervoso movimento delle dita.-Mellark...Mellark...oh si eccola qui...Mellark.-dice entusiasta...fin troppo entusiasta.
-Il suo nome e il suo indirizzo per favore...suo e della signorina.-mormora accennando a me con un movimento annoiato della mano.
-Peeta e Katniss Mellark, Victor Village n°4 -mormora lui con un sorrisetto soddisfatto e felice di poterlo dire ad alta voce.
Sorrido anche io e dietro le spalle di Peeta, mostrando l'anello a quell'oca bionda che mi squadra con sufficenza.
-Perfetto firmate qui...-dice chinandosi sulla scrivania e mostrando la sua scollatura. Non attacca ciccia ci sono già io qui.
Firma e prende le chiavi dalla ragazza dirigendosi verso la direzione che gli ha indicato.
Troviamo finalmente la nostra camera e Peeta mi spinge dentro chiudendosi la porta alle spalle e guardandomi finalmente da quando siamo usciti dal treno.
-Peeta è...-tento di parlare io ma mi zittisce subito.
-Sh...-dice portandosi un dito alla bocca per farmi segno di tacere.
Prendendomi per mano mi porta davanti a una finestra chiusa e abbracciandomi da dietro spinge le due grandi ante lasciando entrare la luce.
Lo spettacolo che mi appare è meraviglioso, il sole brilla sulle rocce e sulla sabbia dorata del mare, un mare mosso ma anche pacato, come in un tormento interno, mentre spruzza la schiuma bianca contro gli scogli appuntiti che spuntano lontano dalla riva dove giocano i bambini e gli aduti prendono il sole.
Le braccia di Peeta mi circondano la vita, mentre affonda il volto tra i miei capelli e inspira forte il mio profumo.
 Chiudo il nostro abbraccio,  poggiando le mie mani sulle sue e carezzandogliele mentre lui mi bacia il collo.
-è bellissimo Peeta....Grazie.-mormoro in un sussurro che si perde nel rumore delle onde.
-Kat sei così bella...potrei dipingerti fino a morirne, incorniciata da questa luce con questo esatto sorriso e con questo sguardo Kat. Ti amo signora Mellark.-mormora e io non posso fare a meno di voltarmi a quelle parole, perchè nessun panorama al mondo è più bello di Peeta che sorride, sorride a me.

                                                                                                           ***

La mattina dopo quando usciamo dalla camera, più per fame che per vera necessità, dopo una rapida colazione Peeta mi conduce fuori dall' Hotel tenendomi per mano.
Cammino accanto a lui stringendogli forte la mano e evitando di finire addosso a ogni singolo abitante del distretto che continua a camminare velocemente tra la folla.
-Perchè non potevamo restare in camera?Si stava tanto bene!-mi lagno con voce lamentosa sbuffando.
Mi sorride senza girarsi a guardarmi.-Katniss non possiamo rimanere tutta la settimana chiusi in una stanza.-
Gli scocco un occhiata di traverso-Pensavo che fosse proprio questo ciò che si fa ad una luna di miele.-mormoro.
La risata di Peeta si perde nel brusio del distretto al lavoro, riesco a scorgere il mare da qui, è così ribelle e bellissimo e pieno di passione.
 Arriviamo alla spiaggia, ci sono tantissime persone che si fanno il bagno, ridono e scherzano, schizzandosi con la schiuma delle onde. Tantissimi bambini che giocano e forse è anche merito mio.
Peeta prende dallo zaino che aveva portato un telo da mare simile a quelli che hanno tutti gli altri, lo stende a terra e ci si siede sopra facendomi segno di sedermi accato a lui. -Visto che ne valeva la pena di uscire dalla camera?-mormra baciandomi delicatamente un orecchio. Vengo sopraffatta dai brividi che mi provoca la lingua umida d Peeta sulla mia pelle accaldata e per un attimo smetto di respirare.
La sabbia scotta sotto i nostri piedi e il caldo diventa quasi insopportabile, un pò per la vicinanza di Peeta, un pò perche fa veramente caldo, e il mare fresco che si infrange ritmicamente sulla sabbia diventa sempre più invitante.
Mi alzo lasciando Peeta spaesato e frugo nella borsa dove sono sicura Peeta avrà comprato un costume anche per me e infatti lo strovo, un comodo costume rosso.
Quando torno da Peeta lui ha già finito di montare l'ombrellone ed è senza maglietta, ma ha ancora insosso i pantaloni.
-Non fai il bagno?-chiedo innocentemente, ma entrambi sappiamo dove andrà a finire questa conversazione.
Lo sguardo di Peeta mi cerca e mi trova, un pò tormentato, angosciato, con la vergogna negli occhi.-No Katniss sai bene che non so nuotare.-mormora.
-Beh posso sempre insegnarti, e poi non dobbiamo andare al largo possiamo rimanere dove si tocca.-dico avvicinandosi di un passo e prndendogli la mano.
Peeta sospira e mi stringe la mano scuotendo la testa e abbassando lo sguardo. Quest'immagine mi provoca una fitta al petto, mi fa male; non deve essere tiste, Peeta Mellark non dovrà mai più essere triste.
Gli alzo il viso posandogli un dito sotto il mento e portando il suo sguardo a fondersi co il mio. -Sei bellissimo amore, sei bellissimo.-sussurro a un centimetro dalle su labbra carezzandogli i capelli biondi.
-Ma Kat...-mormora in un sussurro spezzato.
-Sh, non vorrai lasciare tua moglie da sola in una spiaggia piena di uomini in mutande vero?-mormoro suadente.
Peeta si rabbuia e lancia uno sguardo attorno a noi quasi ad accorgersi che sono tutti quasi nudi.
-No no...-mormora.
-E allora vieni con me, perchè io ti amo da impazzire così come sei.-mormoro.
Lo sguardo di Peeta si accende e il suo azzurro diventa impavido e irrequieto come le onde del mare.-Okay...-sussurra.
Si toglielentamente i pantaloni abbassando lo sguardo sulla sua protesi, vergogandosi di ciò che gli hanno fatto, ma lo riporto da me, baciandolo ogni volta che il suo sguardo diventa scuro, ripetendogli mille volte che è bellissimo, che sono così fortunata ad averlo sposato, che è solo mio. Lo trascino in acqua, l'acqua fresca ci sa sospirare di solievo quando i raggiunge le caviglie. È diverso dal lago il mare, l'acqua è salata come quella della seconda arena ed è più facile nuotare, riesco a galleggiare con molta facitità.
Peeta si immerge completamente quando l'acqua è rimasta abbastanza alta e mi carezza lentamente le gambe, accendendomi e facendomi sfuggire un gemito.
Sulla spiaggia noto che il sole sta lentamente calando e molti stanno andando via, rimangono solo le coppie e qualche bagnante solitario.
Quando torna in superfice prendendo respiro mi sorride entusiasta.-L'acqua è così bella Kat, dovresti sentirla.-dice accennando al mio corpo ancora per metà asciutto.
Sorrido al suo entusiasmo.-Certo Mellark con calma, mi devo abituare con tranquillità.-mormoro pacata. Peeta mi sorride sghembro e squote la testa liberando i riccioli biondi dall'acqua in eccesso schizzandomi tutta. Emetto un urletto sorpreso facendo ridere Peeta che tenta di avvicinarsi con le braccia aperte, come ad abbracciarmi. Gli appoggio il palmo aperto sul petto tonico cercando di tenerlo lontano.-Peeta no. Peeta...-mormoro cercando di essere convincente e minacciosa.
Peeta ride e ignorandomi mi abbraccia bagnandomi tutta e facendomi cadere in acqua sotto di lui. Il brivido dell'acqua fredda a contatto con la mia pelle accaldata mi fa stringere ancora di più al petto del ragazzo del pane. Spalanco gli occhi sotto l'acqua trovando il suo sguardo divertito e forse un pò preoccupato che mi fissa, il sale mi da fastidio agli occhi ma è sopportabile.
Le labbra di Peeta si poggiano sulle mie in un bacio che sa di mare, di sole e di divertimento, schiudo le labbra lasciando che la sua lingua entri a contatto con la mia e gli stringo forte i riccioli bondi tra le dita. Dopo pochi secondi Peeta mi ritira su ridendo al mio sguardo truce. -Ridi Peeta Mellark, ridi pure la mia vendetta sarà tremenda.-mormoro con sguardo provocatore, abbracciandogli la vita.

                                                                                                                   ***

La vita al 4 prosegue con pacata tranquillità. Io e Peeta ci abbandoniamo al ritmo rilassante di questa vacanza, alternando il nostro tempo tra pigre mattinate all'albergo, gioiose ore passate in spiaggia, tramonti insuperabili e attive nottate all' albergo da brava coppia in luna di miele.
Ben presto anche il caldo sembra meno torrido e impariamo a muoverci per le strade affollate del distretto. Ma il mio momento preferito e la sera, quando il distretto si sfolla, ogniuno ritorna nelle proprie case e io e Peeta abbiamo la spiaggia solo per noi, illuminati salla luce del tramonto e ci abbandoniamo a lunghe passeggiate tornando al nostro albergo via spiaggia, con tranquillità, con un assoluta calma respirando appieno la vita.
La vita vera.
La sabbia dorata comincia a raffreddarsi sotto i nostri piedi nudi, scivola sulla pelle asciutta. Un leggero venticello si alza facendomi rabbrividire e scompigliandomi i capelli ormai asciutti e salati di salsedine, al vento. Indosso solo una maglietta a maniche corte e un paio di pantaloncini rossi. Il braccio di Peeta mi circonda le spalle , proteggiendomi. -Hai freddo Kat?-chiede con voce dolce, melodiosa che sembra della pura essenza del tramonto.
Sorrido accogliendo il suo calore come la mia linfa di vita-Mh...un pò-mormoro girandomi leggermente a guardarlo. Lui non mi guarda, guarda l'orizzonte. Con un leggero sorriso che gli increspa il volto e lo sguardo luminoso.
-Grazie.-sussurro alzandomi sulle punte, mentre continuiamo a camminare e baciandogli una guancia.
-è stata una splendida luna di miele signor Mellark.-mormoro stringendomi a lui.
Il sorriso di Peeta si allarga mentre sussurra.-Non è ancora finita tesoro.-
-Cosa? Oh Peeta...che altro hai fatto?-mormoro sconsolata. Lui è così pieno di attenzioni, così dolce...come farò ad eguagliarlo? A meritarlo? Almeno un pò...
-è una sorpresa Katniss non puoi saperlo.-mormora divertito.
Sbuffo calciando una conchiglia.-Perchè? Perchè non posso saperlo?-mi lamento.
Peeta mi bacia la tempia e mi accorgo che siamo praticamente arrivati al nostro Hotel.-Perchè si Kat, fai la brava.-
Sbuffo incrociando le braccia al petto. A lui viene naturale pensare a cose geniali da regalarmi, o feste da organizzare, a me no.
Un campanellino mi suona nella testa e io mi aggrappo alla vita di Peeta mentre lui spinge la porta conducendomi dentro all' Hotel.
-Andiamo Peeta sii buono...-mi lagno abbracciandogli la vita e affondando il volto sul suo petto. Peeta emette un suono a metà tra una risata e una sbuffata e mi ignora, salutando la ragazza che sta perennemente appollaiata su quella scrivania, squadrandomi dall' alto dei suoi tacchi con aria di sufficenza. Hey tesoro sono la ragazza di fuoco io starei attenta se fossi in te.
Raggiungiamo la camera con me che ancora gli abbraccio la vita e lo spingo dentro, impaziente.

                                                                                                               ***

Passo le poche ore che Peeta mi lascia dormire in un limbo scuro, piacevole, senza sogni ne incubi tanta è la stanchezza che ho quando mi addormento, abbracciata a Peeta, subito dopo aver fatto l'amore. É piacevole, incredibilmente piacevole. Mi risveglio sempre riposata e pronta per un altra giornata. Questa mattina però il pensiero del nostro ritorno al 12 mi turba e mi eccita allo stesso tempo. La vacanza è finita, ma la mia vita con Peeta è appena iniziata e io non vedo l'ora di viverla. Mi rotolo nel letto senza incontrare nessun corpo caldo accanto a me, coperta da un leggero lenzuolo. Mi tiro su nel letto dando una veloce occhiata al comodino dove la sveglia segna le undici e mezza e dove riposa un foglietto bianco appena ripiegato.
Sorrido, scostando le coperte e allungando un braccio a prendere il biglietto di Peeta.
 

                                                                 Buongiorno dormigliona, torno subito con la colazione.
                                                                                                    
 Ti amo
                                                                                                 
     Peeta.

Quasi in contemporanea Peeta entra, reggendo un vassoio colmo di cibo.
-Buongiorno tesoro...dormito bene?-chiede appoggiando il vassoio sulle mie gambe e allungandosi a baciarmi la fronte.
-Benissimo e tu?-chiedo afferrando un cornetto.
-Non c'è male.-sorride prendendo un sorso del mio the.
-Quando scendiamo al mare?-chiedo mentre mastico.
Peeta sorride e mi scocca un bacio sulla fronte.- Ormai è tardi per andare, il sole è troppo caldo ci andremo stasera ti va?-
-
Certo...-
                                                                                           ***

Io e Peeta abbimo passato quasi tutto il pomeriggio tra le bancarelle e il mercato del 4 e siamo tornati all' Hotel solo per cambiarci. È quasi il tramonto e io non capisco perchè Peeta voglia andare al mare così tardi. Ho infilato un vestito arancione che mi arriva a metà coscia, con un ampia scollatura e con le maniche che mi ragiungono a malapena il gomito, che mi ha comprato Peeta questo pomeriggio.
So che ha in mente qualche cosa, è stato agitato tutto il giorno e conoscendolo voglio indossare qualche cosa che andrebbe bene in qualsiasi situazione. Saggia decisione direi dato che Peeta è uscito con una camicia nera e dei Jeans blu scuro , credo che abbia anche tentato di pettinarsi tutti quei riccioli ribelli, senza successo naturalmente, neanche Effie ci è mai riuscita.
Ho lasciato i capelli leggermente umidi sciolti, affinchè si asciugassero con il leggero venticello che soffia sempre tra le strette strade del 4.
Peeta e i suoi malefici piani non mi coglieranno mai più impreparata.
-Pronta dolcezza? Sei bellissima.-dice Peeta uscendo dal bagno e prendendomi per mano.
-Prontissima.-mormoro squadrandolo.
L'aria frizzante della sera, mi punge il naso facendomi starnutire leggermente. Peeta mi abbraccia, con un braccio sulle mie spalle, proteggendomi dalla frescura.
La popolazione del 4 questa sera sembra più allegra del solito, molti sono fuori seduti ai tavoli eterni dei ristoranti sulla strada acciottolata.
Mi stupisco nel notare quante persone sono andate a mangiare fuori oggi, ci sono famiglie con abili marmocchi lanciatori di cibo, coppiette con sguardi languidi e sfioramenti elettrificati e gruppi di uomini e donne sulla mezza età che ridono e chiacchierano sonoramente, tenendosi la pancia.
I tavoli sono talmente tanti che qualche volta qualche cameriere si confonde o qualcuno si siede al tavolo sbagliato causando ilarità generale.
Quando arriviamo in vista del mare, Peeta mi ferma davanti a un ristorante sulla spiaggia, con i tavoli ricolmi di risate e una musica allegra che risuona tutto attorno.
I tavoli esterini sono sulla spiaggia, illuminati dalla luce delle stelle e dal calore delle fiaccole sparse quà e la, un profumo generale di cibo ci avvolge aprendomi definitivamente lo stomaco.
-Buonaserata signori, come posso esservi utile?-chiede cordialmente il maitre all'entrara, da dietro una lucida scrivania in mogano che scatenerrebe l'euforia di Effie se fosse qui, ma grazie al cielo non c'è...al suo posto però trovo la mia preziosa tranquillità.
Peeta gli sorride cordialmente.-Buonasera, abbiamo una prenotazione al nome "Mellark".-dice stringendomi il fianco. L'uomo mi scuadra con un sorriso furbo e sghembo mormorando un: -Ma certo, i Mellark, da questa parte prego.-
Il suo sguardo luminoso mi ricorda Cinna, ha lo stesso fascino. L'uomo schioccando le dita chiama un cameriere che si volatilizza velocemente al suo fianco.
-Accompagna i signori Mellark al tavolo dodici Al.-mormora il meitre.
Al batte un paio di volte le palpebre assimilando le informazioni e poi con un nervoso.-Oh si ma certo signori, seguitemi pure.-balbette Al con una certa frenesia.
Al, ragazzo poco sveglio ma simpatico, ci accompagna al tavolo porgendoci i menu e portando subito da bere.
Quando alla fine si allontana con le nostre ordinazioni getto un occhiata sarcastica allo sguardo furbo di Peeta.
Allungo le dita carezzando il dorso della sua mano poggiata sul tavolo.-Mh...tesoro, non sarà che mi stai facendo un pò troppe sorprese in questi giorni? Sai gradirei molto sapere se casa nostra sarà ancora lì quando torneremo, sto cominciando a preoccuparmi.-mormoro con un sorriso.
Non mi sembra una richiesta tanto folle sapere dove dovrò andare, cosa dovrò fare, cosa mi devo mettere...risolverebbe almeno il 35% dei miei problemi.
-Oh Kat tranquilla, nessuno tocca Sunsety Villa...e in quanto alle sorprese...lo sai quanto mi diverto.-
Alzo gli occhi alla notte scura.-Si lo so quanto ti diverti, ma io non posso sare sempre con il patema d'animo per quello che combinerai nel prossimo  futuro. Insomma potrebbe esserci un orso in camera nostra adesso che fa giocoleria e io non mi stupirei.- Sul serio, non mi stupirei.
-Ma è la luna di miele, io sono obbligato a farti sorprese.- dice Peeta semplicemente.
Il mio sguardo minaccioso lo fa ridere-Va bene Katniss, ridurrò le mie sorprese.-mormora portandosi il bicchiere di vino alla bocca.
-Una all'anno.-esclamo.
Peeta quasi si strozza con il vino.-Così mi uccidi dolcezza.-
-Due.-ribatto.
-Trenta.-
-Cinque.-
-Trentacinque.-
-Che fai invece di diminuire aumenti?-
-Bene, facciamo che ti posso fare sorprese quando voglio basta che non esagero?-
Non è giusto lo so, ma chi può dire di no a quel faccino?
Sbuffo.-Okay.-
Il sorriso di Peeta illumina la notte.
-Okay.-
La notte ci è testimone. La notte ci protegge. Sarà il vino che ho bevuto ma ogni luce sembra ipnotica, ogni persona simpatica e mi ritrovo in un turbine di risate e allegria.Ogni cosa sembra divertente. Un esplosione in cielo mi fa alzare la testa contro la notte scura che viene illuminata da centinaia di esplosioni di colori e fa così paura, ed è così bello contemporaneamente che mi stringo forte a Peeta e rimango a guardare quelle danze di colore tra le stelle. Sorrido al cielo.

 

Buon 1 Febbraio Tributi! Sam Hutcherson's back! Sono tornata, con questa nuova Fanfiction chiamata: Profumo di pane!!!
Vi piace il nome? A me fa venire fame, ma d'altronde io ho sempre fame.
Comunquam ci ho messo un secolo per capire come chiamarla e poi....ILLUMINAZIONE! 
Spero che questa Ff vi intrighi e spero soprattutto che vi diverta!
Il capitolo è lungo, avrei dovuto divderlo in due parti ma sono stata buona perchè sono mancata tanto tempo...
basta che non vi abituiate. Uhm!? Vi garantisco un minimo di 4 pagine ogni volta...okay?
Non vi risparmiate le vostre recensioni, sapete che le recensioni per le FF sono come l'acqua per le piante!
Un bacio a tutti Tribx del mio corazon!
-Sam

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Transito di Fantasmi ***


                                                                     

                                                                         Capitolo 2

                                                                           Transito di fantasmi

 

 

 

Mi sto autodistruggendo. Il mio braccio è piegato sotto il mio busto, schiacciato dal mio ignobile peso. Le mie ossa chiedono pietà, devo riconsiderare l'opzione di mettermi a dieta. Appena mi muovo sento una fitta al collo e alla testa. Un gemito involontario mi sfugge dalle labbra, mentre mi distendo supina sul letto, liberando il nodo nervoso che era diventato il mio corpo. Ho dei capelli in bocca. Che schifo.
Bene, questa giornata non sarebbe potuta cominciare meglio.
Dopo una rapida occhiata in giro noto che Peeta non è qua, mi alzo sputacchiando capelli e afferrando la vestaglia. Non so come riesco a passare per l'uscio della porta dopo solo due tentativi. Le mie mani si muovono in movimenti automatici lavandomi il viso e legando i miei capelli nella solita treccia laterale.
Un profumo afrodisiaco mi guida verso la cucina, cibo!
"Tu non dovevi essere a dieta?"
"Dovrei. Avrei dovuto...comincio domani."
"Se..."
Entrando in cucina con gli occhi semichiusi dal sonno, intravedo una figura alta che si muove e tendo le braccia verso di lui andandogli incontro.
-Marito adorato nutrimi!-
Non è la voce che mi aspettavo che mi risponde.-Ah! Ma che...Cielo Dolcezza, mi vuoi far prendere un colpo?! È mattina! Sveglia! Se aprissi gli occhi sapresti che tuo marito è là! Katniss? Katniss ci sei? Và...và da tuo marito và-dice la voce familiare di Haymitch, mentre una mano grande posata sulla mia schiena mi spinge nella direzione giusta.
Mi ritrovo tra le braccia di Peeta mentre ascolto il suono della sua risata che gli rimbomba nel petto. -Katniss ma che fai? Non aggredire Haymitch così...-dice Peeta con tono molto divertito.
-Ho fame.-mugugno in risposta contro il suo petto.
Haymitch è sconvolto.-E volevi mangiarmi?-
-Chi mangia chi?-chiede la voce allegra di Effie mentre entra in salone.
Intanto io mi siedo nella mia cucina per quella che dovrebbe essere una rilassante colazione solo io e Peeta. Non lo è.
-Katniss mi ha attaccato!-strilla Haymitch.
Peeta ormai ride talmente forte che deve aver svegliato tutto il distretto, mentre io, seduta al bancone aspetto la mia colazione come una mosca ceca.
-Oh buongiorno Katniss, Haymitch forza dobbiamo sbrigare quelle commissioni in paese.-trilla Effie.
Haymitch borbotta qualcosa come uno 'stupide commissioni' per poi seguire Effie fuori casa.
La mia colazione si materializza di fronte a me assieme a un bacio sulla guancia.
Siamo tornati dalla luna di miele una settimana fa, ma mi sembra di stare ancora in vacanza. Ho passato questa settimana a scartare tutti i regali che ci hanno fatto per il matrimonio. Praticamente tutti aggeggi culinari per Peeta, il quale ne è stato veramente entusiasta, come si poteva immaginare.
-Oggi vai a caccia Kat?-chiede Peeta.
Mugugno stanca un assenso.
-Sei stanca?Hai fatto un incubo?- chiede Peeta sedendosi affianco a me.
In questo periodo sono sempre stanca, sono stanca e affamata.

-No, ho solamente dormito male.-mormoro prima di sentire le labbra di Peeta sulle mie. Questo si che mi sveglia. Rispondo al bacio innarcando la schiena mentre lui si china su di me. I suoi capelli sono morbidi tra le mie dita e le sue ciglia lunghe mi solleticano le palpebre. Schiudo la bocca per accogliere la sua lingua che mi carezza dolcemente. Le sue mani sono dietro la mia nuca, il suo corpo preme contro il mio, siamo una cosa sola tanto che fa quasi male quando si separa lasciandomi un bacio sulla fronte.
-Devo andare, e anche tu.-mormora Peeta prendendomi per mano.
Rispondo semplicemente con un lungo suono lamentoso.

Dopo essermi lavata e vestita con la solita giacca e i soliti stivali scendo velocemente le scale. Sono già in ritardo al lavoro, splendido.
Ah, il mio lavoro...giusto. Lo chiamo lavoro ma in realtà è più o meno "campare con l'unica cosa che so fare". Anche se io e Peeta abbiamo più soldi di quelli che ci basterebbero per una vita intera e il governo continua a pagarci una specie di ''pensione'' ho rinunciato all'idea di starmene in panciolle a non far nulla. Non è proprio nel mio genere la pigrizia.
Beh, veramente è stato Peeta a spingermi a uscire di casa, ma anche a me non è dispiaciuto. Così ho deciso di continuare a cacciare e prendendo accordi con il macellaio che mi pagherà bene tutta la carne fresca che gli porterò e con la farmacia, che è sempre alla ricerca di chiunque gli procuri un pò di erbe dal bosco. Non temo neanche un calo della domanda dato che qui nessuno ha fegato di entrare nel bosco, ormai non ce n'è più bisogno e anche chi lo faceva di nascosto al tempo della dittatura non lo fà più, legato dalla sicurezza delle catene che lo legano al proprio disretto. Nonostante tutte le perdite subite si resta, affrontando i propri fantasmi e facendo attenzione a non investire quelli del distretto che circano liberi per le vie polverose. Ora che le costrizioni, le recinsioni, le catene non ci sono più ogniuno ha provveduto a crearsele delle nuove e personalizzate. La mia si chiama Peeta. Come se non fosse ovvio, non sarei mai restata in questo posto pieno di fantasmi se non fosse stato per lui, sarei andata lontano, oltre Panem, in completa solitudine, oppure mi sarei unita ai fantasmi. È la verità, e fa paura.
Entro nel fitto del bosco con passo leggero senza che nemmeno un rametto o una foglia secca di spezzi, crepitando sotto i miei piedi.
Quasi non mi accorgo del sole che comincia a calare, perdo la cognizione del tempo quando sto quì dentro. Sembra che il mio corpo agisca da solo e la mia mente sia libera di vagare e rilassarsi. Dopo ore che paiono minuti decido di aver cacciato abbastanza per oggi, sarà meglio tornarsene a casa, devo anche passare per il macellaio.
Mi avvio verso la piazza principale del distretto. Devono essere le quattro di pomeriggio, ho completamente saltato il pranzo. Meno male che Peeta mi ha preparato il pranzo sta mattina infilandolo senza che io me ne accorgessi, nella mia sacca. Cammino per le strade accennando qualche saluto e sorriso silenzioso, preferisco non fermarmi a parlare con nessuno per ora.
Il macellaio mi compra la maggior parte delle prede e io tengo per me solo un paio di conigli e una grassa lepre.
Peeta ne sarà entusiasta...

Tornando verso casa, con la borsa della carne che sbatte contro il mio fianco ad ogni passo, mi rendo conto di aver preso una strada secondaria che comunque porta al villaggio vincitori. Il sole è ancora alto nel cielo, le giornate si stanno allungando sempre di pù.
Avverto u
na strana tenzione tra le persone che mi passano a fianco, che mi rivolgono sguardi leggermente preoccupati, mi costringe ad alzare lo sguardo.
Al centro della strada illuminata dal sole primaverile una figura sta ritta con lo sguardo rivolto verso un ammasso di mattoni, calcinacci. Quasi stona in confronto alle botteghe che si stanno rialzando, alcune che perfino già sono operative.
Quello spazio vuoto è il simbolo della nostra caduta. Peeta tiene tra le mani la busta della spesa, è teso, mi sembra che tremi quasi. E la riconosco, la strada, è la stessa strada che percorrevo tutti i giorni con Prim, e quella è la stessa bottega dove lei si fermava, schiacciando il naso sulla vetrina, la vetrina da dietro la quale Peeta mi lanciava sguardi guizzanti sperando che io non me ne accorgessi. La stessa bottega dove i Mellark sono morti, tutti, eccetto uno.
Mi avvicino lentamente e quando sono a pochi passi da Peeta lascio che la borsa che porto cada nella polvere con un tonfo.
Qualcuno si è fermato a guardarci, mentre io mi avvicino a Peeta. Gli sfioro un braccio con la punta delle dita e lui si irrigidisce, quasi sembra che sia per spezzarsi, gli tolgo la busta dalle dita rigide con non poca fatica.
Gli occhi di Peeta sono chiusi, la mascella serrata in una morsa innaturale.
Non importa nulla, se lui soffre nulla ha più importanza.Abbraccio la sua vita abbandonandomi al suo corpo teso, stringendo dolcemente ma lui non sembra reagire.
-Andrà tutto bene amore, andrà tutto bene. Ci sono io. Ricordi cosa ti ho detto davanti a quell'uomo Peeta? Il mondo dovrà uccidermi se vorrà separarmi da te, non ti lascerò mai. Basta che tu sia felice.-mormoro accarezzando i suoi capelli scompigliati dal vento, nel tentativo di rassicurarlo, almeno un pò.
-Sono morti Katniss...tutti.-sussurra tra le lacrime. Mi stringe forte il ragazzo del pane, ancorando la sua anima alla mia.
Mi stupisco della delicatezza e della solidità della mia voce-Si tesoro...ma ci guardano, ne sono certa.-sussurro e le mie parole gli sfiorano la pelle, come foglie sulla terra spoglia.
-Sono...sono ancora li?-mormora Peeta aprendo gli occhi arrossati e puntandoli sulle macerie.
-Oh, no Peeta! No...sono in pace ora.- Ricordo quando Haymitch mi ha chiamato chiedendomi di uscire, di allontanarmi da Peeta e io vedendo il suo sguardo non ho potuto fare altro che acconsentire. Ricordo quando mi consolò lui, perchè Peeta non doveva vederli. Non glielo dicemmo neache. Erano carbonuzzati...la pelle scura e rinsecchita, ancora li sogno la notte, i Mellark. No...Peeta non doveva vederli.
Gli ho detto tutto solo quando era tutto finito, ricordo che si è arrabbiato molto con me e Haymitch ma so di aver fatto bene. Era un incubo in più per lui, un peso in più sulle sue spalle, un senso di colpa in più e non era giusto.
-Mi mancano molto.-sussurra, mentre lente lacrime continuano a scendere sulle sue guance. Parla ma non mi guarda, continua a guardare le rovine. Sento la pelle bruciare quando il mio sguardo si posa su una trave mezza divorata dal legno, o sulle ceneri che ancora giaciono a terra...chissà di cosa, chissà di chi...
Siamo bruciati tutti...eravamo tutti in fiamme.
Sospiro.-Lo so...-
Molti se ne sono andati, nessuno vuole vedere i fantasmi.
Peeta cade in ginocchio nella polvere quasi senza forze.
-è colpa mia!-singhiozza.
Mi getto davanti a lui, quasi fossimo legati da un filo invisibile. Cade lui, cado anche io.
-No Peeta, non è vero. Non è vero, chiaro?-Va tutto bene. Lo circondo con le braccia, proteggendolo da tutto, da quelli vivi e da quelli morti.
-No?-sussurra spezzato.
Quando Peeta sta male non c'è spazio per le mie fragilità-No. Forza amore, andiamo a casa.-

 

                                                                                             ***

 

Seduta sul divano ascolto il respiro regolare di Peeta. La sua testa è sulle mie gambe, mentre lui riposa io gli carezzo piano i capelli e fisso il vuoto.
Ho talmente tanti pensieri che non riesco a sbrogliarli e a capire cosa dicano, c'è solo un grande fracasso nella mia testa e quasi fa male il confronto con la calma di casa mia.
I fantasmi sono tanti e si susseguono uno dopo l'altro velocemente, troppo velocemente perchè ce ne sono troppi, talmente velocemente che non ho il tempo di piangerli. Ma forse dovrei.
No, ora devo rimanere lucida. Per Peeta.
Non oso muovermi per paura di svegliarlo. Non ha pianto, il suo dolore non considerava le lacrime, era di un altra portata. Ci sono volute due ore per calmarlo ma alla fine sono riuscita a scacciare i suoi di fantasmi, e per una volta sono stata io a aiutare lui.
Peeta si muove girando la testa e aprendo piano gli occhi. Ci mette qualche secondo per focalizzarmi e qualche altro secondo per ricordare ciò che è successo oggi pomeriggio.
Si tira su di scatto, troppo di scatto e quasi non sbatte contro la mia fronte.
-La panetteria, Kat voglio ricostruire la panetteria.-dice velocemente, tanto velocemente che all'inizio non afferro ciò che sta dicendo.
Non vorrei che stia ancora nel mondo dei sogni, o che stia vaneggiando...
Peeta mi sorride incerto baciandomi la fronte in un veloce bacio a stampo per poi schizzare in piedi. Lo seguo subito in cucina perchè non mi tranquillizza vederlo così agitato. Ha le guance rosse e gli occhi luccicano di quell'euforia tipica di Peeta.
Non sta vaneggiando e questo un pò mi spaventa. Sollevare le macerie, far rifiorire un luogo di morte, scacciare i fantasmi o magari, imparare a conviverci.
-Sono sicuro che è quello che vorrebbero Kat ne sono sicuro. La ricostruirò per loro, non vorrebbero vederla distrutta...Kat devo farlo.-
Il suo sguardo brilla, ormai è andato.
-Okay.-mormoro sorridendo-ricostruiamo la panetteria.-

 

Buona Domenica ragazze! Avete notato come sono strafantasticamente puntuale? Come un orologio svizzero! Beeeeene! Questo capitolo è un capitolo molto importante....si...vabbeh! In questi primi capitoli si esporranno nude come vermi tutti i temi attorno al quale girerà questa Ff! Muhahahahha e uno è proprio la panetteria! Ora... spero tanto che per domani voi non dobbiate morire di studio come me...forse avrei dovuto studiare ieri ma...anche la vita merita la sua parte...e non vi dirò che ieri correvo per le strade della mia città con una maschera da gatto del Mc e la mia sciarpa come mantello e il mio ombrello come arma...e che ho anche fatto irruzione in questura...ma non vi dirò neanche che non lo stavo facendo....Ninete potrà fermare la giustizia!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi abbia emozionato...Ricordtevi di recensire e di comunicarmi tutte le vostre comunicazioni comunicative!
L'invenzione della settimana? I fazzoletti di carta! Viva il raffreddore!
-Sam

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ricerche ***


                                                                     

                                                                                        Capitolo 3

                                                                                                    Ricerche

 

Non è ancora giorno. L' oscurità della notte è illuminata da un leggero fascio di luce lunare che penetra attraverso le tende della camera da letto.
Mi giro, rabbrividendo dal freddo e cercando il calore di Peeta sotto le coperte, ma non trovo nulla. Faccio leva su un braccio per portarmi seduta tra le lenzuola disordinate del letto e con gli occhi sgranati scruto la stanza, ma non c'è nessuno.
La sveglia sul comodino di Peeta segna le due e mezza.
Io lo ammazzo.

In punta di piedi mi dirigo verso le scale e, scendendo piano per non fare troppo rumore, intravedo una luce accesa in salone. Di tutte le persone nel mondo perchè proprio uno così impaziente ed entusiasta ho sposato? Non potevo sposare un pigro grassone che almeno mi avrebbe concesso il beneficio del sonno?
Il distretto sembra immerso nel silenzio coperto dalla notte scura. A quest'ora dormono tutti. Tranne me, ovviamente.
Entro in salone e mi accorgo subito di Peeta seduto sul divano che dorme profondamente, con la testa appoggiata lateralmente allo schienale principale.
Tra le mani ha la sua tavola da disegno con un foglio già inserito. Mi avvicino sorridendo dolcemente alla figura addormentata di Peeta, l'immagine più dolce del mondo e tutti i rimproveri nella mia testa si ammutoliscono all'istante.
Gli tolgo la tavola da disegno dalle mani, così come la matita che sfilo delicatamente dalle sue dita, ancora leggermente serrate, quasi volesse disegnare anche i suoi sogni. Mi siedo accanto a lui tenendogli la mano, appoggio la testa a qualche millimetro dalla sua, tanto vicina che le nostre fronti quasi si toccano.
Dopo avergli posato un casto bacio sul naso mi lascio scivolare nel sonno, adattando il mio respiro al suo.

                                                                                                ***

Il giorno ci trova ancora incstrati in questa scomoda posizione mentre poggia i suoi raggi su di noi. Ancora fatico ad uscire dai miei sogni e sento Peeta che comincia a muoversi leggermente, facendomi schiudere gli occhi.
I suoi occhi azzurri, a pochi centimetri dai miei, mi sorridono. Peeta mi bacia dolcemente in un veloce tocco di labbra e mi stringe a se tanto che mi ritrovo con la fronte premuta contro il suo collo e un veloce bacio sui capelli.
-Mi era venuta un idea per la panetteria.-muguna lui a mò di scuse.
Alzo gli occhi al cielo e sorrido. Come se non lo sapessi. Come se non l'avesse fatto anche quando era la nostra casa quella da progettare.
-Mh...si lo immaginavo.-mugugno con un sospiro.
Non ho alcuna voglia di alzarmi. La mattina è così meravigliosamente pigra, sembra che tutto sia a rallentatore in una calma placida illuminata dalla luce chiara del primo mattino.
Nell' aria c'è anche l'odore del mattino, una frescura frizzante di sole, erba e primavera che si mischia al delicato profumo di pane caratteristico del ragazzo del pane.
Mi alzo cercando di non fargli male e sfiorandolo, sento ogni molecola del mio corpo che manda scariche elettriche per tutto il mio sistema nervoso.
Peeta stira le braccia gemendo un poco.-Mh...sono distrutto.-
Gli scocco un occhiataccia, sbuffando e Peeta risponde sorridendomi innocentemente e lasciandomi un delicato bacio sulle labbra.
-Oggi andrò a richiedere il permesso per la panetteria in comune, non vedo l'ora di mostrare a Thom i miei progetti. Scommetto che ne sarà entusiasta.-
Intanto che Peeta continua a descrivermi nei minimi dettagli quello che ha proggettato per la panetteria, lo trascino in camera da letto per sentirlo parlare mentre io mi cambio.
Non credo che riuscirò a infilare più di tre parole. Ma vivendo con Peeta ci si abitua ai suoi monologhi.
-Secondo te dovremmo aggiungere un altro magazzino? Di spazio c'è n'è, ma magari allarghiamo la sala principale che dici? Certo, anche un magazzino in più sarebbe comodo, ma mi piacerebbe che sia anche un luogo di ritrovo, non solo un panificio triste e solo. Sarebbe bello anche un bancone tipo con una vetrina dove esporre i dolci. Dovremmo farcela entro qualche mese...magari sette...anche se...-
-Mh...-mugugno prima di scendere per le scale seguita a ruota da Peeta.
Davanti alla porta, mi aiuta ad indossare la giacca di mio padre e mi porge l'arco, continuando a illustrarmi le immagini partorite dalla sua mente.
-Mi raggiungi in comune quando hai finito? Così magari pranziamo insieme?-
Chiudo a chiave la porta di casa con la targa dorata appesa e mi volto verso di lui sorridendo.
-Certo. Con chi vorresti pranzare infedele che non sei altro?-mormoro.

-Per la verità sono molto richiesto giù in paese, chiedi pure in giro. Se non avessi una moglie così gelosa e letale farei strage.-
-Non sono gelosa, sono previdente e non sono letale, sono protettiva.-
-Certo...-mormora accondiscendente stringendomi la mano e intrecciando le sue dita alle mie.
All'incrocio tra il Villaggio Vincitori e il distretto Peeta mi attira a se, facendomi scontrare dolcemente contro il suo petto, il suo naso disegna i contorni del mio, mentre le nostre labbra a malapena si sfiorano.
-Buona giornata signora Mellark.-
-Già mi manchi signor Mellark.-mormoro attirandolo verso di me.


                                                                                                   ***

La giornata è stata produttiva, ho venduto molte prede e come sempre ho lasciato per me solamente il minimo indispensabile, preoccupandomi anche di sfamare Haymitch e Effie. Con passo sostenuto arrivo alla piccola baracca che Thom utilizza come ufficio provvisorio, di solito è sempre pieno di persone ma dato che è quasi ora di pranzo quando entro trovo la desolazione più totale tranne che per due persone chinate su quelli che sembrano una quantità immane di fogli poggiati su una scrivania di fortuna. -...immagino che i materiali si potrebbero far arrivare qui direttamente da Capital o dai distretti, non dovrebbero metterci troppo tempo con il treno merci, comunque sono convinto che entro una settimana se ordiniamo subito arriveranno.
Immaginavo di ricostruirla quasi uguale, magari utilizzando i piani superiori come laboratori o magazzini, così da allargare la sala principale...-
Thom avvertendo il suono ovattato dei miei passi alza lo sguardo, quasi fossi un miraggio e mi concede il più grande sorriso che io gli abbia visto fare mentre con gli occhi mi urla ''Ti prego portatelo via.''
Sorrido, bonaria, e ammicco a Thom divertita. Peeta può essere esasperante per chi non è abituato e io lo amo talmente tanto che la sua parlantina diviene quasi un dono per me, perchè i silenzi in casa Mellark sono solo testimoni di guai.
Peeta non mi ha notato e continua a parlare a raffica, tenendo lo sguardo puntato sui progetti. -Hey...tesoro...Peeta!-
Si interrompe nel pieno della sua arringa girandosi verso di me con un sorriso.
-Hey dolcezza...stavamo giusto...-
Torturando Thom.
-Si, ho visto ma Peeta ricordi che oggi ci sono anche Effie e Haymitch a pranzo? È mezzoggiorno e mezza e non è ancora pronto nulla, e non penso che tu voglia che io mi metta a cucinare giusto...?-
Peeta spalanca gli occhi, colto sul vivo. Ha questa assurda convinzione che io gli possa far esplodere la cucina...cosa che non è comunque da escludere.
-Oh, oh no no...si dobbiamo proprio andare.Avevo proprio perso la concezione del tempo...-mormora prendendomi per mano.
-Grazie di tutto Thom, ripasserò domani così finiremo di discutere...-avverte Peeta.
Thom passa da spaventato a rassegnato in pochi secondi e annuisce, mentre Peeta mi sta già trascinando fuori dallo studio.
Ho solo il tempo di leggere il ''Ti voglio bene'' mimato dalle labbra di Thom che la porta si chiude alle mie spalle.

                                                                                                         ***

-Haymitch basta col vino.-ordina Effie afferrando saldamente la bottiglia che cominciava a tremare pericolosamente tra le mani di Haymitch.
Siamo riuniti intorno al tavolo della sala da pranzo come tutti i Lunedì, nuova tradizione in casa Mellark. Io punzecchio la mia torta
con poca voglia di dolce e molta voglia di liquirizia. Strana cosa.

-Tu non sei la mia vera madre.-squilla Haymitch ridacchiando.
Non è ubriaco, solo allegro. Per ora.
Il vino ha un odore strano, non mi ci sono nemmeno avvicinata. Non so come faccia Haymitch...
Effie gli da un leggero schiaffetto sul braccio e si rivolge a Peeta, ignorando Haymitch che con la forchetta abbatte la sua fetta di torta per poi mangiarsela in pochi morsi.-Allora Peeta, cosa ti hanno detto in comune? Ti hanno fatto problemi?-
-No, assolutamente, sono stati molto disponibili.-
Il discorso si sabilizza sui progetti di Peeta che è ben contento di parlare a Effie delle sue idee. Effie si offre anche per consigliarci anche a proposito di colori e arredamenti. La guardo leggermente spaventata, scambiando un occhiata con Peeta, non ho ancora dimenticato l'organizzazione compulsiva di Effie e la stressante esperienza che è stata la preparazione di un matrimonio in un solo mese.
Appena finiamo di mangiare Peeta si alza, mentre io sparecchio e Haymitch si accascia sulla sedia sfinito dal pranzo.
-Devo fare un salto in paese per vedere se c'è disponibilità di operai dal sindaco.-annuncia in risposta al mio sguardo confuso.
-Oh caro vengo con te, devo assolutamente andare dal parrucchiere, sono un disastro.-ridacchia Effie.
Vedo Haymitch alzare gli occhi al cielo e sbuffare e mi viene da sorridere come un idiota alla vita che ci ha ritrovato.
-D'accordo.-annuncia Peeta sorridendole.
Mi sfiora un fiancoattirandomi contro il suo petto.-Torno subito, al massimo entro un paio d'ore.-
Sollevo lo sguardo osservando i suoi occhi azzurri.-Promesso?-
La voce lamentosa con cui lo dico provoca un sobbalzo nella mia coscienza e Haymitch che finge di vomitare dentro a un vaso. D'altrocanto io ignoro entrambi.
Peeta si china su di me, tenendo una mano sulla mia nuca e schiude le labbra contro le mie lasciando che lentamente tutto attorno a me il mondo ritorni nell' insignificanza, come una piccola nuvola di polvere trasportata dal vento.
Ogni cosa è insignificante se Peeta è con me.
Prima di andare mi lascia un bacio sulla fronte, uno di quelli che mi dicono che tornerà presto e io riesco a sorridergli forzandomi di non essere così spezzata che ogni volta che si allontana mi sembra di tornare a quella notte, a quell'arena.
Scaccio in fretta i pensieri appena sento la porta di casa chiudersi e mi siedo sulla sedia passandomi le mani sulla fronte, sono leggeremente calda.
Dovrei andare a sistemare il piano di sopra in questo momento, oppure dovrei aggiungere qualche cosa al libro ma non mi va proprio, mi sento tebbibilemente stanca.
-Hey dolcezza ti senti bene?-
Sobbalzo spaventata, non mi ero neanche accorta che Haymitch fosse rimasto qui.
Il suo sguardo mi squadra preoccupato da sotto le ciocche di biondo sporco che gli ricadono sulla fronte.
-Mh...si più o meno...ho un pò di mal di testa.-mento, perchè io non sono una persona pigra ed è estremamente strana questa stanchezza che così prepotentemente si è infiltrata nelle mie giornate e sbalza tutti i miei piani, facendomi venire voglia di non fare niente e rimanermene seduta sul divano tutto il giorno ad aspettare che Peeta torni a casa. Abbandono la mia schiena contro lo schienale della sedia con un sospiro stanco, gli occhi mi si socchiudono appena, mentre fascette luminose di luce penetrano da sotto le palpebre.
Il rumore della sedia di Haymitch contro il pavimento mi fa alzare lo sguardo scocciata sul suo viso, è invecchiato Haymitch, o forse è sempre stato vecchio.
Si, probabilmente è sempre stato vecchio.
-Sicura? Sei pallida e stai anche sudando.- Da quando in quà Haymitch ha questa capacità da osservatore?
Si avvicina prendendomi il polso tra le dita callose e ascoltando i miei battiti assorto, con fare da vero intenditore. -Mh, il battito sembra normale...-borbotta tra se.
-Avrò solo bisogno di sciacquarmi la faccia, tornerò a lavoro in un battito di ciglia.-mormoro alzandomi sicura e indecisa sulla strada per il bagno.
Haymitch mi segue con lo sguardo, quasi si aspettasse di vedermi crollare a terra in questo stesso istante, beh forse lo spera.
Senza alcun preavviso alla stanchezza di sostituisce il disgusto e un forte senso di nausea quando l'odore del vino mi colpisce come una frustata di vento.
Il pranzo ritorna sù per via espressa e le mie mani si posano sulla bocca, sicuramente più attive del mio cervello che si sta ancora chiedendo che diamine stia succedendo, mentre le mie gambe mi accompagnano in tutta fretta al bagno. Trovando subito la strada, per fortuna. Che team che formano i miei arti!
Mi ritrovo chinata sulla tazza del bagno mentre tutto il cibo che avevo mangiato esce tutto contento dal mio corpo.
-I ruoli si sono invertiti?-chiede Haymitch con un sorrisetto guardandomi li per terra.
Stupido bastardo ubriacone.
Mi tira per il braccio aiutandomi a sedere sul bordo della vasca da bagno e mi tiene i capelli mentre mi sciacquo la bocca.
-Hai bevuto?-chiede Haymitch serio e io per poco non gli rido in faccia.
-No Haymitch è primo pomeriggio ! Ti pare che ho bevuto?-chiedo scocciata.
Mi alzo scaricando il mio pranzo nella tazza e mi sciacquo la faccia squadrando torva il mio riflesso.
-Beh allora stai male, avrai preso un influenza intestinale, a Effie succede spesso sai? Vomita almeno una volta al mese e sempre sul tappeto.-ride Haymitch.
-Non c'è niente da ridere...-
-Oh andiamo, vedrai che non è niente. Non essere imbarazzata vomitare non è poi così male, parola di intenditore!-
Mi drizzo stizzita, andando in cucina e afferrando la bottigia di vino, l'odore è nauseante, mi chiude lo stomaco. -Visto che sei ubriaca?!-dice Haymitch tutto arzillo.
-Non. Sono. Ubbriaca. Haymitch.-sibillo, mentre un altro conato mi fa correre ancora in bagno.
Haymitch mi segue con cadenza tranquilla, quasi si aspettasse il mio ritorno repentino alla scintillante tazza di porcellana bianca-e io come faccio a saperlo?-dice raggiungendomi in bagno, con un sorriso che gli inclina il tono della voce.
Sciacquo la mia bocca per la seconda volta nel giro di pochi minuti, riuscendo a liberarmi almeno in parte del sapore amaro della mia bocca.
-Vediamo, ti tiro un piatto che dici? Se ti colpisco non sono ubriaca se no lo sono. Vuoi rischiare?-
Attappo velocemente la bottiglia di vino e la lancio a Haymitch perchè mi sta tornando su anche la colazione.
-Ragazza andiamo, ti accompagno dal dottore.-
Mi irrigidisco, non mi sono mai i piaciuti i dottori. Sto per protestare quando mi interrompe.-Preferisci che ti ci porti Peeta?-chiede sorridendo e il suo sorriso mi accompagna anche mentre corro a prendere il cappotto.

 

                                                                                                              ***

 

Io e Haymitch ci guardiamo dai lati opposti del tavolo nervosi. La scatolina bianca è tra di noi, quasi segnasse il confine tra due stati. Riesco a percepire benissimo la tenzione nervosa che mi cotringe a tenere gli occhi incollati a quella scatolina bianca.
Il dottore non aveva trovato nessun malanno in me, mentre io proponevo una malattia dopo l'altra quel bastardo me le abbatteva tutte, con visite, su visite, su visite.
Io li odio i dottori e i dottori odiano me, soprattutto quello del distretto, soprattutto quando ho iniziato a minacciarlo di morte se non mi avesse trovato una malattia nel giro di cinque secondi.
Alla fine mi ha spedito in farmacia, dicendo che tentare non nuoce.
Haymitch emette uno sbuffo dall'altra parte del tavolo.
-Senti dolcezza, non possiamo restare qui per tutto il giorno anche perchè ti vorrei ricordare che tra poco tornerà Peeta, e come farai a scoprirlo allora?-chiede retorico.
Ha ragione, io lo so che ha ragione ma allora perchè è così tremendamente difficile riuscire ad accettare il fatto che potrei essere incinta?
Si alza, afferra la scatoletta e mi prende per il braccio, ignorando il fatto che potrei staccargli la mano a morsi per quanto sono nervosa. Mi fa alzare e indirizzandomi verso il bagno, legge le istruzioni scritte sulla scatola strizzando gli occhi.
-Per quanto io sia entusiasta di passare le mie ore a fissare un test di gravidanza, permettimi di dire che mi sono leggermente rotto i coglioni e adesso vai la dentro e piscia su questo coso.-Sempre la solita grazia.
Haymitch si richiude la porta alle spalle lasciandomi sola con il test di gravidanza che mi squadra malissimo, quasi percepisse la mia paura e la trovasse stupida.
Stupida un corno.
Assente mi risollevo i pantaloni, senza osare guardare i risultati. Il mio stomaco è stretto in una morza glaciale di puro terrore. E se...
La mia mente è come un elastico che ritorna a posto dopo essere stato tirato troppo tempo, ricorda Prim, quando era piccola e giocava a terra metendosi ogni cosa in bocca, ricordo lo sguardo luminoso dei suoi occhi che con il tempo si perse, quello sguardo di chi vede solo cose belle.
Ripenso al calore dei suoi abbracci e ai suoi sorrisi sdentati che facevano ridere la mamma. Mi lascio trasportare dai miei pensieri, nella landa ignota che è l'ipotesi della maternità e ci sto facendo sempre di più l'abitudine a camminare per quei sentieri, diventa sempre più facile, ritrovo ricordi, risate, momenti felici e momenti chiassosi e comincio a notare che non fà poi così paura, fino a quando qualcosa mi blocca la strada come un muro che si stringe attorno a me. L'opprimente, costante e terribile paura che avevo di perdarla.
-Non succederà Katniss.- Alzo lo sguardo e ritrovo gli occh grigi di Hyamitch che mi guardano gravemente. Non mi ricordo neanche quando sono uscita dal bagno, con le dita ancora serrate attorno al mio futuro.-Non succederà più niente, i giochi sono finiti, siamo in pace ora e la vita non è più una maledizione, ma un dono.-mi mormora Haymitch.
Deglutisco sbattendo gli occhi e sento la morza che mi attanagliava sciogliersi lentamente, lasciando il posto solo all' ansia.
Porgo il test a Haymitch che lo afferra con due dita, leggermente schifato e lo squadra.
Nessuna emozione attraversa il suo viso.
La tenzione mi uccide quasi, questi secondi appaiono come ore, l'effimera illusione del tempo, l'effimero momento in cui si passa dall'ignoranza, alla consapevolezza.
-Non ne sono sicuro, aspetta un attimo.- Quasi muoio. Mi accorgo di aver trattenuto il fiato e presto poca attenzione ai miei pensieri lesionisti su Haymitch.
Si toglie la scatola delle istruzioni dalla tasca, mentre io sbuffo esasperata.
Haymitch alza lo sguardo e mi sorride. Vado nel panico, non so se è una bella notizia o una brutta...ma d'altronde qual'è la bella e qual'è la brutta?
-Congratulazioni Katniss, Peeta ha fatto centro.-
Non so ben definire la mia reazione, un forte turbamento iniziale, la consapevolezza che aspetto un bambino, un bambino biondo, il figlio di Peeta. Mio figlio.
Il mio baricentro si sposta, si allarga e senza nemmeno averlo visto, senza che sia cambiato qualche cosa in me, amo questo bambino. Perchè c'è, perchè esiste, perchè è parte di me e di Peeta. Perchè è il frutto di un amore che nasce e rinasce in continuazione, ogni giorno, è frutto di un miracolo. È buono e rende migliore anche me, perchè adesso la mia missione è lui, perchè la nostra missione è lui. Cresce dentro di me e io ho un altra vita da proteggere e poco importa se non volevo figli, adesso lui c'è e deve vivere.
Il nostro bambino.

                                                                                                            ***

Il salone è troppo piccolo. Non so quante volte ho fatto avanti e indietro, cammino velocemente strusciando i piedi sul tappeto rosso, dove magari io e Peeta abbiamo concepito il nostro bambino, chi lo sa? Potrebbe essere.
Le mie mani sono diventate incredibilmente scomode e mentre cerco di regolare il mio respiro e il mio battito cariaco le torturo provando l'insana voglia di staccarmele a morsi. Perchè devo avere delle cose tanto inutili quali le mani?
Sbuffo girandomi velocemente e evitando di finire addosso a un muro.
-O Dio! Katniss siediti, mi sta per venire da vomitare!-botta Haymitch. Omettendo il fatto che ho già visto troppo vomito per oggi, Haymitch deve solo provare a rovinare il tappeto rosso del salone. Potrei non controllare le mie reazioni.
Gli lancio un occhiata omicida.-Haymitch e adesso come glielo dico?-mi lamento passando una mano sul mio stomaco, e mascherando il gesto aggiustando la mia maglia, ho sentito dire da qualche parte che i bambini sentono se la mamma è agitata durante il parto, ma forse lui è troppo piccolo.
-Mh che ne dici di: Hey amore, sei papà! Ti piace?-
-Mh...-gemo di frustrazione, ma forse ha ragione Haymitch, uno strappo e via...
-Oppure con una sagace metafora: Fornaio ho una pagnotta in forno e sta lievitando bene!-ride Haymitch portandosi alla bocca la sua tazza di the.
-Non mi sembra proprio il caso...Non puoi dirglielo tu?-
So che non può farlo, che idea stupida...Peeta ricorderà questo momento per tutta la vita e non può essere il suo mentore a dirgli che la moglie è incinta...vero? Devo dirglielo io, ma come?
-Ma che ....cazzo Katniss sei fuori?-
-Haymitch non dire parolacce davati a mio figlio!-lo sgrido mettendomi una mano sulla pancia.
-Oh Gesù...-biascia Haymitch mettendosi una mano sugli occhi.
-Katniss in qualunque modo tu glielo dirai lui ne sarà felice! Lui è nato per essere padre!-esclama a voce alta.
-Shhhh!!!!!- sibillo per zittirlo agitando convulsivamente le mani.
Un rumore di porta che si apre fa immobilizzare me e Haymitch che sbianchiamo guardandoci allarmati, mentre la voce squillante di Effie riempie la casa.
-Oh eccovi qui!-squittisce Effie appena ci trovano.
-Scusate ragazzi abbiamo fatto tardi, il sindaco ci ha messo più tempo del previsto a firmarmi quei documenti, ho perso tutto il pomeriggio...avrete fame...tra un quarto d'ora si mangia.-dice Peeta solare chinandosi a sistemare nel mobile dove tiene tutti i documenti della casa anche i fascicoli che aveva in mano.
Effie si siede accanto a Haymitch poggiandogli una mano sulla spalla con noncuranza.-Come vi sembro cari? La parucchiare ci ha messo tre ore per acconciarmi i capelli, è un pò lenta ma davvero brava.-
-Stai benissimo Effie.-sorride Peeta passandomi accanto e posando un bacio sulla mia fronte. Il mio pensiero corre alla scatoletta bianca che ho nascosto sotto il comodino, mentre gli stiracchio un sorriso.
-Voi invece che avete fatto oggi?-chiede Peeta con un pizzico di tenzione nella voce.
-Ricerche.-risponde Haymitch con un sorrisetto.
Mentre Peeta è tutto concentrato a squadrarmi torvo per capire cosa cìè che non va Effie salta in aria, spaventando tutti quanti.
-Haymitch non possiamo restare qui a cena, devo dar da mangiare a Haymitch!-In effetti è pericoloso, la quantità di danni che puòfare quella montagna di pelo affamata è innumerevole, potebbe ridurre la casa a un ammasso di macerie e non me ne stupirei.
-Oh che peccato.-dice Haymitch con una nota di ironia che non fatico a corgliere.
-Beh almeno Katniss e Peeta saranno più liberi di parlare...-sottolinea l'ultima parola con una nota sarcastica e mi prende quello strano istinto di strappargli la lingua difficile da controllare.
Peeta è sparito di la per preparare la cena e per fortuna non ha colto le, non tanto velate, insinuazioni di Haymitch.
-Beh ragazza buona notte...-
-Ciao.-
Il rumore della porta di casa che si chide spezza l'aria e concentra tutta la mia attenzione sul leggero rumore di pentole che cozzano tra loro, proveniente dalla stanza adiacente.
Emetto un sospiro tremante e mi dirigo lentamente in cucina. Peeta si aggira tra pentole e padelle con una destrezza innata, si lascia trasportare dai suoi movimenti meccanici e veloci in un atmosfera dove tutto profuma.
Permetto al mio sguardo di perdersi in quella landa tra il vuoto e la rilassante meccanicità dei movimenti di Peeta, i miei pensieri si riducono a un soffuso stormo di voci intrecciate, immerse in una nebbia grigio perla.
-Cosa sta succedendo?-chiede Peeta senza girarsi, la sua voce non lascia intendere alcuna emozione, ma i muscoli delle sue spalle sono tesi, tirati.
A quanto pare non solo il bambino può percepire la mia ansia.
-Niente, cosa sta succedendo? É andato tutto bene in comune, ti hanno fatto problemi?- chiedo e sul serio, mi stupisco delle mie capacità di recitazione.
-Si insomma, tutto bene.-
Non capisco questa improvvisa tenzione, l'ho lasciato poche ore, come è possibile che
sia successo qualche cosa di grave.
Mi stacco dallo stipite della porta, andandogli incontro.-Cosa c'è amore?-sussurro abbracciando i suoi fianchi solidi.
-Niente...-
-Peeta...-sussurro e lui si blocca, arrestando la meccanicità perfetta dei suoi movimenti, tanto che rimango quasi spazzata per qualche secondo.
Le sue spalle si rilassano sotto i miei tocchi e un sospiro tremolante gli vibra tra le labbra. -Io, ecco...è arrivata questa per te.-sussurra e sfila una lettera ianca e un poco spiegazzata dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni.
-Me l'ha data oggi Phil quando mi ha visto al comune...-
Mi rigiro la carte ruvida tra le dita, viene dal quattro, è di Gale.
Mi scappa uno sbuffo divertito- Mi stai dicendo che mi hai fatto preoccupare così tanto per una stupida lettera!?- esclamo sventolandogliela sotto il naso.
-Peeta Mellark non ci sono limiti alla tua gelosia eh? Neanche quando sono tua moglie, neanche quando facciamo l'amore? Neanche quando ho giurato di amarti con tutta l'anima?- Neanche quando porto in grembo tuo figlio, Peeta Mellark?
-Neanche quando leggi su questa lettera indirizzata a Katniss Mellark?...che ok suona male, ma è comunque meraviglioso solo per ciò che rappresenta?-esclamo tra il divertito, l'incredulo e ...si l'arrabbiato. Perchè ogni sua insicurezza verso di me, è prima un insicurezza verso di se.
-Mi dispiace Kat, è che...ho sempre paura.-mormora abbassando lo sguardo.
-Leggila con me Peeta.-mormoro accarezzando delicatamente una sua guancia.
Peeta squaote velocemente la testa.-No, no Kat...è una cosa vostra, io...sono uno stupido non voglio intromettermi, non voglio che pensi che io dubiti di te...è ...è solo che...-
-...Peeta, sta zitto. Leggiamo questa lettera e se ci saranno cose per cui dovresti essere geloso o arrabbiato ti accompagnerò fino al quattro a prenderlo a cazzotti. Nella buona e nella cattiva sorte, ricordi?-
Peeta sorride, di un sorrido che farebbe invidia al sole e afferrandomi per i fianchi mi fa sedere con uno scatto repentino sul bancone della cucina.
Apro la lettera spiegazzata e tutta abaffata della scrittura disordinata e decisa di Gale.

 

Ciao Catnip,

congratulazioni per il tuo matrimonio,

Ti ho scritto solamente per sapere come stavate te e Peeta e per informarti che ritornerò per un paio di mesial dodici per supervisionare l'ospedale che stiamo per costruire. Tranquilla so come la pensi, non è nulla di mastodontico, al massimo un paio di piani, niente distruggerà la tranquillità del dodici, ma immagino che questo tu lo sappia già dato che sono Haymitch e Effie che finanziano l'ospedale.

A presto,

Gale

 

 

Io e Peeta ci guardiamo,-Effie e Haymitch hanno fatto, cosa?!-


*Haymitch: è il cane di Effie ...una montagna di pelo-distruggi scarpe, di cui parlo in "Ti amerò  oltre l'immaginabile".


Buon San Valetino! In ritardo, scusate...tristi e soli? Ma tacete! Meglio soli che male accompagnati, pultroppo non sono tutti come Peeta *sospiroinnamorato*  Sù sù, almeno esistono i libri<3
Okaaaaay, Katniss è mamma! Oh che cucciola! Se... piena di vomito! Vomito Everywhere..!!! Che bello!  
Si, lo so. Questi due ritardati aspettano quindici anni per fare un pargolo, ma chissenefrega del testo? Nel testo Katniss è una psicotica asociale con i controcazzi nemica dell'amore e amica dei triangoli, è nella ff è una specie di Peluches mangia focaccine con gli occhi a quoricino.
Beh....la forza dell'immaginazione. Immaginate! Immaginate! E in più questo bimboh è una surprise! Surprise Katniss!!!!
Dandan daaaan ....ma l'ha presa piuttosto bene no? A parte il vomito.....
Comunquam...si. Donate a questa povera scrittrice una recensione, qualche secondo! Me lo meriterò? No...non merito niente perchè sono una scrittrice OOC assurda... Ma non posso fare altrimenti! Il mio lato ama-Peeta mi porta a voler picchiare Katniss! è un reato per caso?!?! No! Quindi non giudicatemi.
Un basio col pupasio con il pasio.
-Sam

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La panetteria fantasma ***


 

 

 

                                                                           Capitolo 4

                                                                                     La panetteria fantasma

Katniss Pov

Questo è uno dei momenti che più preferisco nella mia giornata, il sole è alto nel cielo e illumina un prato verde cosparso da fiori primaverili, una leggera frescura mi sfiora il viso e il distretto si agita al lavoro. L'erba verde ricopre completamente il distretto, ai lati della strada brulla che porta al distretto, ogni cosa si muove piena di vita di energia.
Ogni cosa, ogni singola parte del mondo, ogni più piccolo evento mi ricorda che una vita cresce dentro di me. E io mi sento così importante, ho avuto l'onore di poter far nascere una vita, di poter creare una vita, e sorrido più spesso.
Sorrido più spesso e non so perchè, il mondo appare pieno di luce, ogni cosa è diversa, più armoniosa, più bella. Peeta è più bello, incredibile a dirsi perchè fino a poche settimane fa non avrei mai pensato che sarebbe potuto diventare ancora più bello, invece ora lo è. Ogni volta che lo guardo negli occhi non posso fare a meno di pensare che voglio quel colore negli occhi di mio figlio, ed è sempre più forte.
Ogni secondo la mia voglia di dirlo a Peeta diventa più grande, ma poi la consapevolezza che potrei deluderlo, o spaventarlo, o chissà cosa mi spaventa, mi pietrifica e io rinvio, rinvio sempre.
È passata una settimana, una settimana dal momento in cui ho scoperto di stare per diventare mamma, e una parte di me, quella più razionale, mi dice che magari a Peeta farebbe piacere sapere di stare per diventare padre, invece quella parte paurosa e spezzata di me ha paura di rompere la perfetta armonia che si era creata in me. L'idealizzazione dell'essere madre. Tutte le cose che potrebbero succedere, tutte le cose che potrei sbagliare...e Peeta, e me, che ancora siamo fragili e stiamo camminando su un filo di seta. Forse troppo ansiosi di vivere la nostra vita, una vita in cui non abbiamo tenuto conto di tutto il tempo che abbiamo a disposizione, ancora convinti che il numero dei giorni rimasti possa essere contato sulla punta delle dita.
Il tempo, che strana cosa.
Haymitch d'altronde non mi aiuta per niente, mandandomi subdoli messaggi nei momenti più disparati: A pranzo, quando commenta la mia fame vorace o il mio rifiuto del cibo perchè mi sento troppo male per mangiare e non vorrei rigettare sul tavolo, mentre passeggiamo, quando trova animali che si riproducono e forme strane di alberi ovunque, o quando commenta con la sua solita grazia e cortesia i miei piccoli sbalzi di umore.
Fortunatamente Peeta non si è accorto di niente, è molto impegnato con il nuovo progetto per la panetteria grazie al cielo, non avrei voluto che un pomeriggio mi avesse chiesto.-Amore mi è venuto un dubbio, non è che sei incinta?-
No, decisamente poco speciale.
Sorpasso Sae la Zozza che è appena uscita dalla farmacia con i suoi impermeabili rossi infangati e il suo stupido, vecchio grembiule indosso, sopra il quale ha indossato un maglione consunto per proteggersi dalla frescura primaverile, salutandola con un gesto della mano.
Sae mi guarda in modo strano, bloccandosi quasi in mezzo alla via e poi quasi colta d un illuminazione divina mi sorride entusiasta.
Okay questo è strano.
Continuo a camminare tranquillamente verso la vecchia panetteria Mellark.
Il progetto di Peeta è stato approvato, la panetteria si potrà ricostruire esattamente sopra le macerie della vecchia, un pò come una nuova nascita...accidenti.
Ormai tutto il distretto è pronto per continuare a vivere, e con l'ospedale di Haymitch ed Effie andrà ancora meglio.
Un ospedale che nasce da una scommessa persa di Haymitch a quanto pare...ma guarda un pò l'ironia...
Accelero il passo quando mi coglie il pensiero che Peeta è da solo davanti alla panetteria, e che magari ha bisogno di me.
 

Peeta Pov

 

è quasi l'una e il sole è alto nel cielo, sta cominciando a scaldarsi e nonostante la piacevole frescura primaverile, fa caldo. Tanto caldo che ho dovuto togliermi la felpa e rimanere a maniche corte, si preannuncia un estate torrida, magari potremmo fare un salto da Annie e Johanna quest'estate.
La vecchia panetteria dei Mellark, la mia vecchia casa è completamente distrutta, le macerie si accalcano irriconoscibili le une sulle altre, in un informe ammasso di legna e pietra, come un corpo mutilato. Il sole brilla sulle pietre bianche, riflette la luce, come ossa spolpate sul bordo di una strada da uccelli affamati, ma la cosa peggiore sono le travi bruciate che spuntano appuntite, dita verso il cielo, un immensa croce a testimoniare le nostre colpe e trattengo il fiato, fino a farmi bruciare i polmoni, cercando di sentire di meno il peso di quelle colpe. E fisso incantato un punto nel cielo fino a farmi bruciare gli occhi. L'unica cosa che mi aiuta è Thom adesso, che si sta arrampicando tra le macerie, per capire cosa dobbiamo abbattere, cosa si può lasciare del passato, ignorando completamente la morte che aleggia sopra quelle rovine. Ma dov'è Katniss?
-Dovremmo abbattere questo muro Peeta, è completamente andato.-mi urla dall'altra parte della casa. -Certo Thom, basta che ci sbrighiamo.-gemo facendo scattare lo sguardo verso la strada polverosa da dove dovrebbe spuntare Katniss, doveva essere qui da un quarto d'ora, okay, no...va tutto bene, è solo ritardataria.
-Hey Peeta, puoi venire a darmi una mano?-urla Thom.
Sgrano gli occhi, l'idea di mettere piede in questo posto è terrificante, ma a Thom serve una mano, Thom ha bisogno di me...così mi costringo a entrare per la porta che comunque non c'è più ma sotto il quale io continuo a passare, perche resta il fantasma di questa panetteria. È una panetteria Fantasma.
Poggio un piede sopra le macerie, e con mia grande sorpresa, non si sbriciolano sotto il mio peso, non mi incolpano, non sono ossa fragili queste macerie, è solo calce e pietra con le quali al sole piace giocare.
La mia mente fa strani scherzi, mentre la portata dei ricordi ricostruisce le mura, in ogni singolo dettaglio di quella che era la paneteria viva, una panetteria triste, certo, ma pur sempre pulsante di vita e ogni cosa torna al suo posto, ogni pietra, ogni singola scheggia di legno ritrova stabilità, ma è una stabilità pericolosa, pronta, incredibilmente pronta a crollarmi di nuovo addosso, a seppellirmi, a essere la mia tomba, come doveva essere.
-Peeta ti muovi?!- sbotta Thom guardandomi male dall'altra parte di un'ammasso di calcinacci, ignorando completamente le mie paranoie.
-Eccomi Thom.- e la panetteria fantasma torna ad essere un fantasma.
Thom sta prendendo a calci qualche pezzo di legno che forse sosteneva il mio soffitto apena tre anni fa.-Direi che si può fare Peeta, ma dovremmo rimuovere tutte le macerie prima e ci vorrà circa una settimana e mezza, dovremmo ripulire tutto per cominciare a costruire, e dobbiamo anche abbattere quel muro Peeta, è pericoloso potrebbe caderti addosso e portare con se tutte le ristrutturazioni. Dobbiamo abbattere tutto per cominciare a ricostruire.-
Radere a zero...si...si, forse è meglio.
-Okay, io penso...si. Okay facciamolo.-Ignoro i fantasmi della mia famiglia che mi guardano male dall'angolo fantasma della mia panetteria fantasma e stringo la mano che Thom mi porge, in volto un sorriso incoraggiante.
-Hey, che mi sono persa?-Squilla una voce sottile da dietro alle mie spalle.
Mi giro sorridendo a Katniss, che cerca di superare un ammasso di calcinacci.
-Tesoro aspetta, ti aiuto.-mormoro andandole incontro, la tengo delicatamente per i fianchi, mentre lei supera una trave caduta e atterrando si scosta i capelli dal viso, sorridente e luminoso.
-Ti ho portato il pranzo.-afferma porgendomi un sacchetto strapieno di cibo.
-E anche a te Thom.-mormora lanciando un altro sacchetto al mio amico che ci guardava con sguardo affamato.
Thom le sorride afferrando al volo il sacchetto- Sei la migliore Katniss, ma ....mi posso fidare?-mormora guardando di traverso il contenuto del sacchetto.
Mando giù l'ultimo pezzo del mio primo panino al prosciutto e formaggio-Tranquillo Thom, non sono mai morto.-
Katniss mi da un pugnetto giocoso su un fianco fingendosi offesa e io la bacio sulla guancia cospargendola di briciole.
-Oh bene, ora sono molto più tranquillo.-

 

 

Katniss pov.

 

Dopo essermi fatta insultare, culinariamente parlando, usciamo dalla panetteria. Le macerie non pungono più agli occhi perchè adesso i nostri occhi vedono solo il nuovo progetto, una nuova nascita, e il fututuro che ci aspetta.
Stringo la mano di Peeta lasciando che lui mi baci i capelli, assorto a fissare le nostre mani intrecciate, quando all'improvviso un movimento alla fine della strada trafficata mi fa alzare lo sguardo.
È una figura alta che cammina al fianco del mio mentore, incede con passo sostenuto tanto che Haymitch deve saltellare come un cucciolo di daino per stargli dietro.
Ogni suo movimento trasuda sicurezza mentre ci si avvicina.
Abbraccia Thom e stringe la mano di Peeta mentre a me riserva un sorriso.
Sento il nervosismo nella voce di Gale e vorrei abbracciarlo, vorrei che tornassimo come eravamo prima, ma non tutti i vorrei si esaudiscono e io mi posso dire più che soddisfatta anche così come sono.
E poi, questa situazione è una bomba a orologeria, io, la panetteria distrutta e Gale, tutti insieme, Peeta sta dando prova di una forza assurda ed è per questo che mi stringo di più a lui sempre di più-
-Hey Evans, che ne dici dell'ospedale?- chiede Haymitch scoccandomi un occhiata.
Thom si inumidisce le labbra.-Il progetto è fattibile, ma dovrà passare i controlli del comune, gli uomini che abbiamo qui non bastano per costruire un ospedale intero, dovremmo far venire qualcuno qui da altri distretti, il che non sarebbe male, ma non c'è la possibilità di ospitarli...non possono fare avanti e indietro.-
Gale si sistema la giacca della divisa, è marrone, piena di monete luccicanti.-I controlli al comune sono passati, ora bisogna solo trovare il problema degli uomini non siamo poi così pochi al dodici, tutti i vecchi minatori potrebbero collaborare.-
Haymitch fa una risata amara.-Per un motivo o per l'altro quei minatori non sono attualmente disponibili.-
Gale gli scocca un occhiataccia scocciata.
-Siamo rimasti in pochi.-sussurra Peeta.
Questa frase mi mette sugli attenti e prima che qualcuno possa muovere un dito le mie labbra sono su quelle di Peeta, e le mie mani tra i suoi riccioli pe fargli sentire che io sono con lui.
-OKAY. Basta.-dice Haymitch dopo pochi secondi mettendosi in mezzo a noi.
-Abbiamo capito, niente discorsi tristi altrimenti questi consumano qui.-
-Che ne dite di ospitarli nelle ville al villaggio vincitori?-propongo aggrappandomi al passante dei pantaloni di Peeta.
-Come?-
Si girano tutti verso di me quardandomi ad occhi sgranati.
-Si, insomma, ci sono un sacco di case disabitate, potrebbero alloggiare li, temporaneamente. Magari anche a gruppi di tre o quattro. Così avrebbero, alloggio e lavoro e non dovrebbero pagare.-
-è una fantastica idea Katniss!.- esclama Thom.
-Si Dolcezza non male per la tua testa.-
Dopo aver chiacchierato ancora un pò sul progetto e le relative difficoltà Thom e Gale si dirigono verso l'altra parte del distretto, a casa di Thom e noi invece verso il villaggio vincitori.
-Scommetto che questo progetto aiuterà un sacco di persone, è molto comodo avere un ospedale così vicino...-mormora Peeta mentre mi passa un braccio attorno alle spalle.
Haymitch sogghigna in mia direzione.-Già Peeta, molto comodo.-


Oh Jesus, perdonatemi bimbe ma non è stata colpa mia, ma del mio Wifii...beh almeno vi risollevo un pò il Lunedi...
Voglio farvi notare che sono le 6:25 di Lunedi mattina e io sono qui a correggere questo stupido capitolo.
Perchè io mi sveglio sempre alle 5! Li avete visti ieri gli Oscar? Io ancora no, quindi pleeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeease niente spoiler!
UHM, bene. Allors, che dicevamo? Ah si...no...no...no.... LA SCUOLA: Devoandareascuolanonvoglio!!! Buhuuuuu!!!!!!
OKAY....scleri di prima mattina, Oh che bello.
1) Vi voglio bene
2) Recensite perchè vi voglio bene.
3)Abbattiamo la scuola? ALL'ATTACCO MIEI PRODI!
un bacio,
-Sam

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Biscotti al cioccolato e anarchia ***


                                            Profumo di Pane

                                                             Capitolo 5
                                                                        biscotti al cioccolato e anarchia


Tutto ciò che vorrei fare adesso è dormire, è tutto ciò di cui ho bisogno. Sono stanca, sono così stanca, eppure resto distesa nel letto a contemplare il mio candido soffitto, ascoltando distrattamente le conversazioni nella mia testa. Il dubbio che questa voce che fa solo soliloqui di estrema inutilità, resterà perennemente e comodamente spaparanzata sul mio cervello, mi sfiora l'orecchio e si allontana velocemente, dandomi appena il tempo di accorgermene. Almeno credo che fosse un dubbio, con l'attenzione che ho avrebbe potuto essere anche una zanzara, o un elicottero. Devo assolutamente riprendere il controllo della mia mente, qui si sfiora l'anarchia!
È stata decisamente una serata stressante, piena di lentezza, ogni secondo prima di cena di recente tende a durare tre giorni.
Il tempo non è dalla mia parte. La fame non è dalla mia parte.
Un altra cosa da ponderare è il mio corpo, non permetterò alla cellulina di rendermi un essere vorace e della stazza di un overcraft, devo mantenere il controllo.

Un pò troppe cose stanno sfuggendo di mano da quando cellulina si è comodamente sistemata nella mia pancia; come per esempio i miei cambi d'umore improvvisi, o la bellezza di Peeta che mi colpisce in qualsiasi momento facendomi venire voglia di averlo più vicino, molto più vicino.
Mi rigiro nel letto, tra le braccia di Peeta, scontrandomi contro il suo petto. Accolgo il suo calore rannicchiandomi contro di lui, che per tutta risposta sistema il mento sopra la mia spalla, stringendomi delicatamente. Custodendomi come fa una conchiglia con un granello di sabbia. La notte scura incombe su di noi e mi fissa dall'ampia vetrata con vista sul bosco, come una colpevole, come una vigliacca stupida pazza.
Ogni cosa mi giudica qui, non ho ancora avuto il coraggio di dirlo a Peeta dopo una settimana e mezzo, sono una sciocca.
Il dibattito nella mia testa diventa sempre più rumoroso, testimone della mia idiozia. Il contrasto tra il caos frenetico della mia mente e il silenzio tranquillo delle tre di notte sembra che mi squarci la testa; C'è un gran fracasso eppure la casa è immersa nel silenzio, un silenzio ovattato come se fossimo in una bolla d'aria a decine di chilometri sotto il pelo del mare.

È sempre stato così il distretto 12, persino il bosco si acquieta a quest'ora, tutti dormono; tranne me. Probabilmente anche quel gruppetto di molecole nella mia pancia dorme, ignorando bellamente il fatto che io stia perdendo importanti ore di sonno a causa sua...tutti uguali questi Mellark.
Un filo della felpa di Peeta mi distrae mentre comincio a giocarci ignorando le voci che mi insultano dentro la mia testa.
Emetto un sospiro pesante, è così bello, anche quando dorme, risplende di una luce che è solo sua, è l'unica luce che vedo e quando sono con tante persone, il suo volto è quello più luminoso di tutti, è una stella caduta dal cielo.

Il suo respiro mi solleva delicatamente i capelli che mi ricadono sulla fronte ad ogni alzarsi ed abbassarsi di polmoni, le labbra di Peeta sono vicine alla mia tempia, tanto che mi sposto di pochi centimetri solo per farmi sfiorare dalle sue labbra, che lasciano un bacio leggero e involontario sulla mia fronte. Le sue braccia mi stringono i più, come se temessero sempre di sentirmi andare via.
Con un profondo respiro mi accuccio sotto il cuore di Peeta, chiudendo gli occhi, nella speranza di una notte senza incubi.

 

 

I raggi solari ancora deboli del primo mattino sfiorano l'aria frizzante e danzano assieme a punti di polvere, atomi che si muovono nello spazio proprio davanti al mio naso.
Una placida calma domenicale ha invaso la casa, immersa in un silenzio ozioso interrotto solo dal cozzare delle padelle in cucina. Da dietro la finestra ancora aperta da questa notte, il bosco si muove al ritmo di un respiro profondo, ondeggia al rumore delle frasche attraversate dal vento. Vengo gentilmente informata dalla sveglia sul comodino di Peeta che sono le nove di mattina di Domenica.

Sorrido al pensiero della giornata che mi aspetta, è Domenica e io e Peeta possiamo stare isieme tutto il giorno. Mi infilo sopra la tuta che uso per dormire la felpa grigia di Peeta, tanto larga che mi fa da vestito, arrivandomi a mezza coscia e dopo essermi data una lavata in bagno ed essermi legata i capelli in una coda alta scendo al piano di sotto, trovando Peeta ancora impegnatissimo nel preparare la colazione della domenica.
Mi avvicino silenziosamente abbracciandogli i fianchi e facendolo sussultare sul posto, ma quando si gira mi sorride.-Hey dolcezza, dormito bene?-chiede circondandomi la vita con le braccia. Annuisco contro la sua maglietta, affondando nel suo profumo delizioso. Ho dormito poche ore, ma ho dormito bene.
La mani di Peeta mi carezzano la schiena delicatamente, salendo e scendendo lungo tutta la spina dorsale. Mi lascio cogliere dai brividi quando le sue labbra sfiorano delicatamente il mio collo, lasciandoci un bacio delicato.
E il mio cuore perde un battito quando le sue mani dalla mia schiena passano al mio sedere e mi portano seduta sul bancone della cucina, i suoi baci sono famelici ora, roventi di una passione mischiata a un disperato senso di adorazione che intensifica ogni sfioramento. Sono totalmente persa in un turbine di emozioni contrastanti quando il ''driiin'' del timer del forno mi fa sobbalzare, e stacca Peeta da me, lasciandomi con l'insana voglia di distruggere il forno a mazzate, fino ad interrompere quell'ignobile suono .
Il profumo di biscotti si espande a macchia d'olio per la cucina, biscotti semplici a giudicare dall'odore, alle goccie di cioccolato.
Il mio stomaco li riconosce subito e brontola, chiamando i suoi padroni.

Peeta spegne il forno e poggia i biscotti accanto a me. Ne afferra uno e ci soffia sopra per poi portarmelo alla bocca, in un gesto che mi ricorda molto la nostra tostatura.
Mi brucio leggermente la lingua ma non mi importa, perchè adesso che gli occhi di Peeta mi guardano così è tutto così buono e spontaneo e semplice che glielo dico e basta. -Mi piacciono molto questi biscotti, sono i miei preferiti.- mormoro prendendo un biscotto con la mano che mi trema leggermente e spezzandolo, lo porto alla bocca di Peeta.
Lui innarca le sopracciglia interrogativo e assaggia il biscotto dalle mie mani. È traditrice l'ignobile calma prima della tempesta che sta tendendo sempre di più il filo dei nervi di Peeta.
Sento il nervosismo di Peeta che si tende sempre di più ogni secondo che passa e stranamente il mio nervosismo cessa.
Peeta prende un bel respiro pronto per dire qalcosa alla velocità della luce, quando lo tiro per un passante dei jeans e lo porto più vicino a me sorridendogli per poi baciarlo delicatamente. La gravità della sua espressione mi incanta, quanto puoi essere bello?Peeta mi guarda, legge i miei pensieri alla faccia della privacy , mentre io continuo a sorridergli come un idiota.
-Sono incinta Peeta.-mormoro.
Ho colto di sasso Peeta Mellark, socchiude la bocca, strizza gli occhi, deglutisce e sorride.
Non parla Peeta Mellark...e non sembra nemmeno respirare, completamente immobile.
-Peeta?-chiedo incerta.
Lui scuote la testa e batte le palpebre frastornato.-Tu sei...-mormora lasciando cadere le parole nel vuoto.
-Si.-mormoro io, squadrando torva i muscoli della sua faccia.
-E io...-
Serro la bocca facendo dondolare le gambe leggermente oltre il ripiano della cucina -Stai per diventare padre, si.- forse dovrei essere meno brusca, forse.
Dopo cinque minuti che Peeta resta fermo e in silenzio (record assoluto per chi non lo sapesse) gli do un calcetto sul ginocchio. La sua reazione ha sguinzagliato tutte le mie ansie e preoccupazioni riguardo a questa gravidanza, che però tengo confinate nella mia mano sinistra impegnata a  stringere con forza il ripiano di marmo.
-Beh di qualcosa!-
La sua espressione cambia lentamente, fino a diventare l'espressione, il momento, più bello della mia intera esistenza, perchè Peeta adesso è solo luce.
Mi ritrovo circondata dalle sue braccia, attaccata al suo petto, con i piedi che non toccano terra.
-Ti amo.-

 

Oggi è un giorno solo nostro, è solo pieno di luce, una domenica piena di luce. Abbiamo fatto l'amore, sul divano, sul tappeto, su qualsiasi superfice disponibile mi sembra...eppure ne voglio ancora. Perchè Peeta è una droga per me, se non c'è lui io non esisto, e non è un esagerazione.
Questa sorta di dipendenza da qualcuno mi ha sempre spaventata, l'amore mi spaventa, perchè un sentimento così forte provoca dolore, tanto dolore. E in qualche strano modo amo mio figlio e mio marito ogni giorno che passa sempre di più, e questo mi spaventa perchè voglio dei limiti, una razionalità, ma non posso dare un limite a questo, non è razionale.
Accoccolata contro il petto di Peeta coperto dalla maglietta che si è rimesso per andare a cacciare Haymitch dal campanello di ingresso, gioco con un filo della sua maglia. Le sue dita corrono delicate tra le ciocche dei miei capelli, per poi sfiorare la mia schiena coperta dalla sua felpa grigia. Vengo periodicamente sfiorata da ondate di gioia, orgoglio, preoccupazione, ansia, e poi di nuovo gioia. Prova sentimenti contrastanti Peeta Mellark, un pò come me la prima settimana dopo che sono venuta a conoscenza del pargolo dentro di me: La gioia innegabile di avere un figlio, che mi sembrava aliena e senza senso dato che io non ho mai voluto figli, sembrava venire direttamente da lui, come se fosse già felice di essere al mondo. Forse è solo un inganno del mio cervello, la consapevolezza mi porta a vedere, sentire e amare le cose da un altra prospettiva, la sua prospettiva, perchè tutto ciò che di bello vedo io lo vedrà anche il mio bambino, e ne sarà felice. Di certo non mancano i momenti di ansia, di panico, nei quali mi chiedo come farò ad avere un bambino quando io e Peeta siamo ancora così chiaramente fragili. Mi domando se questo bambino nascerà davvero, o dovrà pagare per i miei peccati, ma c'è Haymitch per questo. Quando succede sembra che legga i miei pensieri, con la stessa velocità con cui si leggerebbero le instruzioni della carta igenica, ribadendo sempre che noi non siamo soli.
Il sorriso di Peeta scivola sulla mia tempia tracciando la strada per le mie labbra, le sue sono soffici, morbide, così dannatamente invitanti che potrei ricominciare qui, ora, per sempre. Maledetti ormoni del cazzo.
-Cosa vorresti tu, maschio o femmina?-sussurra contro la mia pelle.
Sorrido bonaria.-Non ci pensare neanche Mellark, tu non entrerai nel tuo classico "Stato di organizzazione folle"-
Già me lo vedo a scegliere colori per la stanza, nomi, vestiti...

-Oh andiamo Kat, non comincerò a dare di matto voglio solo saperlo.-
Cercando di non pensare alle altre tremila domande che seguiranno questa affermo.-Per me è uguale, mi piacerebbe avere un maschio  in giro per casa però, tu eri carinissimo da bambino.-
-Ero carinissimo?- sbuffa Peeta sollevando una ciocca di capeli dalla mia fronte.
Sbuffo alzando gli occhi al cielo -Sei.-mormoro baciandogli la tempia.
Peeta sorride soddisfatto.-Così va meglio.-
Rido alzandomi a sedere a gambe incrociate e rimettendomi la biancheria, causando uno sguardo di disapprovazione da Peeta, ma visto che il tappeto pizzica lo ignoro.
-E tu cosa vorresti?- chiedo sicura che lui ci ha pensato almeno trecento volte nella vita.
-Per me è uguale.- ammette sognante guardando il soffitto che sarà presto pieno di macchie di pappine, chissà se nostro figlio sarà un buon lanciatore come la piccola Posy.
Credo di aver appena perso Peeta...che continua a fissare il soffitto sorridendogli come un idiota.
-Quando l'hai scoperto?- scatta all'improvviso facendomi sobbalzare. Ah okay non ha una paralisi, perfetto.
conto i giorni all'idietro e poi rispondo.-Una settimana e mezzo fa.-
Peeta sembra leggermente accigliato quando glielo dico, forse per il fatto che io non gliel'abbia detto subito, ma ero già molto in ansia di mio, non mi serviva proprio aumentare le mie preoccupazioni...dopo esser rimasto in silenzio per ben sette secondi, Peeta Mellark mi sorride, con sguardo fiero, fiero di me.-Grazie Katniss.-



 Buona domenica Tribx!!!!!! Sono stata via un saaaaacco di tempo, mi dispiace tantissimo! Meritate di meglio ragazze sul serio, ma almeno posso dire che non è stata completamente colpa mia: Il mio caspio di computer ha deciso di fare il folle e ho dovuto portarlo a riparare e quegli idioti ci hanno messo tantissimo! Ho dovuto resettare tutto! Vi rendete conto del dramma che ho vissuto!? Grazie a tutte voi per esservi preoccupate per me (più per Profumo di pane che per me) siete state carinissime e gentilissime, non vi meritiamo, nè me, nè il mio computer. Spero che voi possiate perdoarmi (PLEASE) e continuare a leggermi e a recensirmi!<3 non potete capire il dramma morale che ho vissuto nell'abbandonarvi per così tanto tempo:( Mi siete mancate!!! Spero, che questo capitolo vi sia piaciuto, volevo ricominciare con qualcosa di special...ditemi com'è please io vi aspetto:)
Ricordatevi di recensire e che vi lovvo e che John Green è un sadico<3
Tanto amore<3
-Sam

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Mesi e piante ***



 

                          Profumo di Pane
                                              Capitolo 6
                                             Mesi e piante


 

La taverna profuma di quercia bagnata e birra economica, due odori che da soli sarebbero stati fastidiosi, ma insieme acquistano un carattere particolare. Non ho mai sentito quest'odore eppure mi ricorda la parte bella della povertà, quando gli Hunger Games erano finiti e la sera si rimaneva un pò di più a chiacchierare, seduti sotto un unica veranda, a mangiare quel poco che avevamo. Per festeggiare un altro anno senza che nessuno della mia famiglia o di quella di Gale fosse stato estratto. Non era un vero e proprio festeggiamento, ma era bello. Restavamo in silenzio a mangiare la carne cacciata quella mattina e a pensare che almeno eravamo vivi, incuranti del sentimento di placida colpevolezza che saltava da un cuore all'altro.
Questo posto richiama un pò l'ambiente del forno, può essere che Sae non se ne sia nemmeno accorta di aver dato questo timbro al suo locale. Le luci sono placide e deboli anche se siamo a mezzoggiorno, le finestre non permettono l'accesso a troppa luce. Dal fondo della locanda Sae con sguardo basso pulisce i boccali conscia che tra pochi momenti gli operai disseminati nei vari cantieri del distretto, si riverseranno tutti assieme nel suo locale, per sciacquarsi la bocca con la birra annacquata che Sae serve dopo le undici del mattino, ben diversa da quella che serve alle undici di sera, che sarebbe capace di buttare ko un cavallo. Sae mi squadra socchiudendo gli occhi cercando di capire chi io sia.
Alzo le prede stecchite insieme al braccio in segno di saluto.-Sae!-
-Ragazza, sei stata svelta sta mattina!- dice la donna buttandosi lo straccio con cui puliva sulle spalle. Mi avvicino al bancone in legno tarlato e mi siedo su un alto sgabello proprio davanti a Sae poggiando le prede accanto a me.
Non è invecchiata Sae, rimane immortale fregandosene altamente di quello che il tempo richiede per se. Non è nemmeno giovane però. Diciamo che con quelle pieghe a sorriso sul volto, ci è nata.
-Ho solo fatto un giro delle trappole e erano scattate quasi tutte, gli animali stanno diventado più stupidi. Poi sono andata dal macellaio.- mormoro.
Sae sbuffa pulendosi le mani sul grembiule.-Quell'uomo è un idiota, non mi lascia le frattaglie.-
Sorrido bonaria. L'antipatia tra Sae e il macellaio è storica, semplicemente perchè il macellaio seleziona e invece Sae mangia tutto, anche gli occhi. Non ci posso pensare.
Da quando il macellaio l'ha chiamata cavernicola e Sae l'ha minacciato con la mannaia si odiano.
-Sae ci sono parti che è meglio non mangiare.-mormoro alzando gli occhi al cielo, ricordando ciò che ho imparato nei corsi pre-Hunger Games.
Sae mi scocca un occhiataccia, quasi mi accusasse di essere passata al lato oscuro.
-La fame è fame bambina, tu più di tutti dovresti saperlo.-borbotta.
Annuisco rassagnata, è sempre all'erta, sull'attenti, quasi dovessimo ricominciare tutto da capo.
Un vociare indistinto si avicina velocemente alla porta dell'osteria che viene aperta tra schiamazzi e risate facendo entrare una moltitudine di uomini robusti in canottiera , alcuni anche a torso nudo che vengono prontamente sgridati da Sae.
Tra tutti quegli uomini intravedo Thom che si avvicina al bancone chiacchierando con Gale e Peeta.
Lascio la carne a Sae e scendo dallo sgabello salutandola con un cenno del capo, ma lei è già stata accerchiata da un nugolo di uomini assetati, qualcuno mi squadra ma non ci faccio molto caso.
Peeta indozza una maglietta azzurra a maniche corte che gli tende sul torace e ha i capelli sposrchi di polvere, potremmo fare una doccia insieme dopo...
-Hey Katniss...-mi salutano Gale e Thom.
Rispondo con un sorrisetto mentre guardo Peeta girarsi.
-Kat tu che ci f...-
lo tiro a me per la maglietta stringendogli forte i capelli tra le dita, avventandomi sulle sue labbra come se fossero ossigeno prezioso. Peeta risponde al bacio stupito e passionale, e quando lo lascio andare rimane leggermente scosso.
-...ai qui?- sussurra roco.
Sorrido soddisfatta della sua reazione e delle guance rosse di Gale e Thom che distolgono gli sguardi imarazzati.
-Stavo portando la carne a Sae e mi son fermata a chiacchierare.-mormoro in risposta spolverandogli la maglia inpolverata.
Peeta segue con lo sguardo la mia mano e afferrandola la stringe e la porta alla bocca per sfiorarla appena.
-Come mai sei tutto sporco?-chiedo passandogli una mano tra i capelli che lierano un sacco di polvere bianca.
-Siamo stati alla panetteria abbiamo tolto un sacco di macerie ed è ancora ingombra.-mormora Thom stanco.
Thom e Gale si congedano dicendo di andare a bere qualcosa e io mi riggiro verso Peeta.
-Allora è per questo che fai sempre tardi, vai a festeggiare con i tuoi amichetti.-mormoro accennando alle rumorose presenze alle mie spalle.
-Sgamato.-
Rido.-Beh non fare tardi, sei molto bello da muratore.-mormoro maliziosa.
Peeta si acciglia, è molto teso sull'argomento da quando una cinquantina di muratori si sono sistemati nelle case accanto alla nostra.
-Non sono bello da panettiere?-mormora.
Rido-Sei comunque ricoperto dalla testa ai piedi da polvere bianca.- guardo l'orologgio distrattamente. Avevo promesso a Effie che le avrei portato della carne già preparata dal macellaio.
-Devo andare, ho ancora qualche consegna.-mormoro.
-Vuoi dire che preferisci fare consegne piuttosto che rimanere qui con me...?-ammicca Peeta stringendomi il fianco per attirarmi a se.
-Ci vedremo presto, e poi io non posso bere, ricordi?- posando le mie labbra sulle sue.
-Torno presto.-mormora Peeta mentre io mi allontano.
Mi giro camminando all'indietro e gli mando un bacio.-Ti conviene.-
Molti degli sguardi sono su di me e su Peeta mentre lui mi sorride continuando a guardarmi finchè non chiudo la porta alle mie spalle.

 

Dopo aver salutato Effie ed aver fatto lo slalom tra Katniss e Peeta che si rincorrono, aver zittito Haymitch lanciandogli un pezzo di carne macinata avanzata che conservo sempre apposta per lui e aver sbloccato il cancello arrugginito che Haymitch sono mesi che dice che aggiusterà, finalmente riesco a entrare a casa dopo una mattinata passata a correre avanti e indietro per il distretto. Ci svegliamo sempre alle cinque io e Peeta dati i nostri lavori molto mattinieri, lui abituato fin da piccolo a svegliarsi per fare il pane e io che devo trascinarmi a forza fuori dal letto per andare a cacciare prima che il trambusto del distretto metta in allerta tutte le potenziali prede del bosco. Approfitto dell'assenza di Peeta per farmi un bagno in tutta tranquillità. Prima o poi dovrò dire al mondo che aspetto un bambino, dovrò fare delle analisi, per vedere se è tutto apposto, se va tutto bene. Il dodici non avrà un vero ospedale come il quattro o l'otto, o un'ospedale all'avanguardia come quello della City ma almeno ha una specie di ambulatorio. È il vecchio spiazzo dove una volta stava il forno, dopo l'incendio hanno sipianato completamente l'edificio dato che non era utilizzabile e hanno costruito un ambulatorio sulle vecchie fondamenta del forno. L'ambiente è abbastanza grande e una cinquantina di persone tra medici e infermieri lavorano già lì, con qualche vecchia attrezzatura portata da Capital City.
Le attrezzature non mancano sicuramente, ce ne sono di tutti i tipi. Quando io e Peeta siamo andati a controllare il bambino e che il test di gravidanza non avesse commesso un errore, perchè è sempre meglio accertarsene prima di dirlo al mondo intero. Peeta era ansioso, stringeva forte la mia mano, nonostante fossi io quella sotto ai ferri, si...non è stato molto di aiuto, ma la sua gioia dipinta sul suo volto nel sapere dal medico che: si, aspettavo un bambino e che, si, ero già al secondo mese, quella non la scorderò mai. Come non scorderò mai il bacio sulla testa che mi ha dato quando siamo usciti dalla piccola stanza, o il suo buon umore che come è facimente immaginabile; ha influenzato tutto il distretto.
Peeta alla fine ha dovuto capitolare sulla sua convinzione di andare al due o al quattro per il parto, qui non possono fare grandi interventi, ma da quando siamo tornati hanno fatto nascere più di venti bambini quindi credo di potermi fidare. Non che io abbia molta scelta, viaggiare sarebbe ancora più pericoloso per lui, o lei.
Sento il rumore delle chiavi di Peeta che tintinnano tra loro dal piano di sotto, ripercorro i suoi tipici movimenti di quando torna a casa, le chiavi sul tavolo i tre passi per controllare se sono in salone e poi...-Kat sono a casa!- urla dal piano di sotto.
-Sopra!-gli rispondo. Il rumore fracassante di Peeta che sale le scale correndo invade la casa e in pochi secondi Peeta è alla mia porta.
-Katniss, indovina cosa mi ha detto Thom!- mi urla entusasta spalancando la porta e cominciando a andare avanti e indietro per tutta la lunghezza del bagno.
Solo a guardarlo mi viene mal di testa così sprofondo qualche altro centimetro tra le bolle profumate di bagnoschiuma e mi massaggio le tempie.
-Cosa?- mormoro.
-Se lavoriamo sodo la panetteria potrebbe essere pronta tra cinque mesi! Non è eccitante?-
-è fantastico tesoro.-biascio chiudendo gli occhi e abbandonando la testa contro la porcellana dura.
La voce di Peeta è più vicina e calma adesso, credo che si sia seduto sul bordo della vasca mentre disegna con un dito spirali incrostando la superficie lisco ia dell' acqua.
-Questo signfica che la nostra bambina potrà vederla subito.-
-Bambina? Hai già deciso che sarà una femmina?- mormoro squadrandolo dal basso verso l'alto.
-Già e si chiamerà April, o May...dipende.-
-Mh bene e che faremo se nascerà ad agosto?La chiamiamo August?- Mai nella vita chiamerò mia figlia come un mese.
-Andiamo non sono così male...-sorride Peeta bonario.
Sbuffo.-Oh Peeta non ci penso nemmeno. E poi non sai se sarà una femmina.-
-Si invece sarà una femmina, me lo sento.-
-Okay Mr. Oracolo.-rido alzando gli occhi al cielo.
Peeta mi squadra male-Potremmo chiamarla Heater, o Harter, o Terese...o Janet...-
-Peeta io voglio darle il nome di un fiore se sarà una femmina però...come me, e come Prim e come Delly...-
-Non vuoi chiamarla come un mese, ma vuoi chiamarla come una pianta?- e questa è l'ultima cosa che dice prima che io lo tiro verso di me a farmi compagnia nella vasca.

 

 

Il salone non è mai stato così pulito, quasi brilla. La tavola è imbandita e apparecchiata con cibi che soltanto a sentirne l'odore ti viene fame; le posate, i piatti e i bicchieri sono sistemati equidistanti tra loro, secondo l'ordine maniacale di Peeta, che è ben lontano dal livello di ordine di qualsiasi altra persona normale.
Il mio dolce maritino corre per la casa, cercando cose, posando oggetti, cercando oggetti che ha dimenticato nelle stanze in cui è entrato per posare oggetti.
È un continuo susseguirsi di porte che sbattono, timer che suonano, cose che cadono...mentre io sto seduta sul divano con la testa abbandonata su un cuscino, semplicemente guardando il mondo da un altra prospettiva.
"Pigra"risuona nella mia testa.
"Pigra un corno, io sono una donna incinta e merito la mia fetta di riposo e relax."
"Si, una donna incinta che sta al secondo mese."
"Hey, è faticoso anche così, io devo badare a due persone."
"Una e mezzo."
"Mio figlio non è una mezza persona, è una tutta persona!"
"Sei tu la mezza."
Mi chiedo quando riuscirò ad avere un pò di pace.
Peeta entra nella stanza spostando una forchetta di ben due millimetri e risparice in cucina.
Un suono diverso da quello del timer mi distrae facendomi alzare la testa dal cuscino sperando che siano arrivati i rinforsi.
-Kat!? Vai tu ad aprire?-mi esorta Peeta dall'altra stanza.
-Okaaay.-biascio sbuffando e alzandomi lentamente dal divano.
Quando riesco a convincere Ranuncolo a spostarsi da davanti alla porta per permettermi di aprirla mi ritrovo davanti il muso imbronciato di Haymitch e dietro di lui quello sorridente di Effie che mi porge subito una bottiglia di vino.
-Hey delle persone sane, che bello vedervi.-mormoro aprendo la porta completamente mentre loro entrano.
-Katniss Peeta ci ha detto che è un occasione speciale perciò ho preso una delle bottiglie migliori.-sorride Effie entusiasta.
Lancio uno sguardo triste all'etichetta elegante sulla bottiglia, deve essere buonissimo.
-Si, una delle mie bottiglie migliori.-borbotta Haymitch togliendosi la giacca. Ed ecco spiegato il broncio di Haymitch.
-Grazie, ci servirà.-mormoro intravedendo Peeta che continua a cucinare in cucina senza fermarsi un attimo.
-Peeta, sono arrivati.-annuncio conducendo Haymitch e Effie in salone.
Peeta alla fine dopo tre bicchieri di vino si è calmato, non è ancora ubbriaco, ma è sicuramente allegro. Tanto allegro che ho dovuto sbottonargli il primo bottone della camicia dato che stava diventando di un colore vagamente preoccupante.
Alla fine della serata, quando finalmente arriva il dolce, Peeta si alza in piedi sorridendo a quarantacinque denti.
-Ragazzi dobbiamo dirvi una cosa importante.- annuncia Peeta prendendomi per mano.-Aspettiamo un bambino.-


Buonanotte tribx! è un piacere rivedervi! Come state? è iniziato Maggio siete contenti? Evviva!(Maggio è il peggior mese di tutti per me ma sorvoliamo) COmunquam, quante cose da digerire eh? Mesi, Piante, Vino, Panetterie, Macellai! E tutti con la lettera grande perchè...perchè di Margo Ruth Spilgerman ce n'è solo una. Ovviamente.
Naturalmente io so! Io so il genere del bambino(lo sapete sicuramente anche voi se avete letto il libro) so il NOME! ATTENZIONE IO SO IL NOME! Che non sarà Dandelion...mi dispiace deludervi...ma no. Non si chiamerà Dandelion<3
Ovviamente avrà il nome di una pianta! (Perchè chiamarla come un mese sarebbe stupido e perchè le donne hanno sempre ragione...ovviamente) Non provate a corrompermi tanto non vi dirò nulla<3
Taaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaanto amooooooooooooooooooooooooore! Ricordatevi che io mi nutro dei vostri pareri quindi nutritemi<3
-Sam

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Conversazioni Telefoniche ***


Profumo di Pane
Capitolo7
Conversazioni telefoniche


 
È passato circa un mese da quando dicemmo a Effie e Haymitch del nosto bambino. Ricordo l'espressione di pura gioia sul volto di Effie, quando è contenta sembra sempre un criceto e in quel momento sembrava la regina suprema dei criceti biondi e urlanti.
Haymitch d'altronde non poteva essere meno sorpreso, ha abbracciato sia me che Peeta, diventando tutto rosso e non per il vino.
Piano piano lo stiamo dicendo un pò a tutti; Peeta si è spontaneamente offerto volontario per dirlo a Annie e Johanna...
-Sasso, carta, forbice!- urliamo; io forbici, lui carta. Ho vinto. -Alla meglio di tre?-tenta Peeta, guardandomi dolce. -Non pensarci nemmeno, hai perso ora tocca a te dirglielo.- Peeta sbuffa e si dirige verso il telefono.
Approfitto per indietreggiare lentamente verso la porta in un ultimo tentativo di fuga, quando Peeta si gira e mi fulmina con un occhiata di ghiaccio. -Ferma lì dolcezza, dove credi di andare?- cerco di mantenere a bada la sua occhiata torva con scarsi risultati e sbuffo.-A lavorare.-dico sollevando arco e frecce.
-A quest'ora? Alle nove e mezza di sera? In pantofole?-chiede retorico e il mio sguardo si sposta subito alle mie pantofole viola e morbidose.
-Katniss, Katniss....-mormora mesto scuoltendo la testa.-In salute e in malattia ricordi?- mi indica la sedia che ha appena spostato accando al tavolo con il telefono... Sbuffo e lascio l'arco nell' ingresso avvicinandomi con passo pesante alla sedia dove mi scaravento senza minimamente accennare alla grazia tipica del gentil sesso. Peeta si siede accanto a me afferrando la cornetta con una mano e posando l'altra mano sulla mia gamba, cercando forse un qualche sostegno, copro la sua mano con la mia e Peeta accenna a un sorrisetto tra se e se, mentre digita il numero.
Il modo in cui mio figlio si presenta al mondo forse sarebbe dovuto essere più elegante, per esempi con una grande festa, con tutti gli amici insieme, un discorso commovente, tante lacrime...ma alla fine mi basta che si faccia conoscere, in un modo o nell'altro non importa, perchè ogni volta che dico a qualcuno di essere incinta, di avere un bambino che cresce dentro di me, ogni volta, il mio bambino diventa più reale, acquista una forma nella mia immaginazione, dicendolo agli altri imparo ad accettarlo io.
-Hey Johanna, sono Peeta, c'è Annie in casa?- chiede premendo il tasto del vivavoce.
La voce di Johanna riempie la stanza.-Mellark cosa c'è adesso non ti sta più bene parlare con me?-chiede Johanna acida.
-Ma no, Johanna cosa dici? Certo che va bene, va benissimo anzi, però ho bisogno che ci sia pure Annie ad ascoltare.-spiega Peeta giocherellando nervosamente con il filo del telefono.
Osservo la notte scura che sta calando sul distretto dalla finestra, ormai è estate innoltrata la temperatura si è alzata, io continuo a girare per casa con la mia felpa grigia mentre Peeta non abbandona mai o quasi i suoi jeans blu, non gli piacciono granchè i pantaloncini. Recepisco a stento Johanna che strepita a Annie di raggiungerla, un rumore di qualcosa che cade dall'altra parte del telefono, la voce di Annie. E solite chiacchiere, i soliti convenevoli e mi ritrovo a sbuffare di impazienza, a desiderare che questa telefonata finisca, perchè sto fissando Peeta con troppa intensità, tale che mi ritrovo ad avere paura di consumarlo. Faccio risalire delicatamente la mia mano poggiata sulla sua sulla stoffa dei suoi pantaloni, appoggiando le mie gambe sulla sua coscia e lascindo i miei piedi dondolare nel vuoto. Peeta coglie il mio umore e il suo braccio si posa sulle mie spalle, mentre mi lancia occhiatine maliziose, facendomi raggomitolare contro il suo fianco.
Lo sento parlare di una sorpresa mentre struscio il mio naso contro la sua mandibola pronunciata, profuma di vaniglia il mio ragazzo del pane e ripenso ai biscotti di sta mattina. I biscotti con cui mi sono svegliata, la mia sorpresa. Mentre prende in giro Johanna che è stanca di essere lasciata sulle spine e chiede che le sia rivelata la fottuta sorpresa, Peeta mi lascia un bacio su uno zigomo girandosi leggermente. -Johanna frena l'impazienza o non le daremo mai il tuo nome.-ride Peeta. Dall'altra parte dell'apparecchio si interrompe ogni tipo di rumore, non le si sente nemmeno respirare. I silenzio sta cominciando a farsi pesante e Peeta sta per aprire la bocca per assicurarsi che nessuno sia morto forse quando una voce grachia dall'altra parte dell'apparecchio.-Ho vinto, paga.-è Annie che parla subito seguita da uno sbuffo di Johanna. -Hey ma siamo così prevedibili?-protesto io seccata. -Oh fiammifero, dovevo immaginarlo che eri la da qualche parte mrs. Loquacità-
-Katniss! È una notizia fantastica, non puoi immaginare quanto sono felice per te, e per Peeta e per Haymitch e per Finn che avrà una cuginetta! Oh Katniss, sarà fantastico vedrai passeremo i natali insieme e i compleanni, Finn! Indovina? Avrai una cuginetta!- Sento leggermente più lontana la voce di Finn preoccupata chiedere cosa sia una cuginetta e Annie rispondergli che lo scoprirà presto, quando Johanna mi apostrofa urlando nella cornetta.
-Hey, idiota, un altro anno non potevi aspettare eh? Mi hai fatto perdere! Se il prossim anno ne sforni un altro ti vengo a cercare.-
-Grazie Johanna, va bene che ho sposato un fornaio ma io non sforno bambini...-sbuffo alzando gli occhi al cielo.
Peeta ride accanto a me mentre io continuo a lanciargli occhiataccie, avrei fatto meglio a restarmene in silenzio.
La voce di Annie è tornata vicino al telefono in modo allarmante.- Kat avrai una splendida bambina!-urla.
-Ma perchè credete tutti che sia femmina!-mi lamento retorica. Ranuncolo ci passa sotto sfilando elegantemente masticando quello che probabilmente una volta era stata un pezzo di un topo o di una lucertola.
Annie ridacchia.-Kat sono riuscita a indovinare il periodo di concepimento, il sesso per me è una bazzecola.- Forse dovrei riconsiderare i miei nomi di piante...

                                                                                                                    ***

Peeta mi aspetta sul divano, mentre ricontrolla i fogli sparsi qua e la dei documenti della panetteria -Vuoi venire qui a sederti per favore? È estate che devi fare col camino?-
-Di solito Ranuncolo è qui che nasconde le sue prede, scommetto che da qualche parte c'è la cosa della lucertola di prima.-mormoro infilando un braccio tra la legna accatastata nel camino, già pronta per l'inverno.
-Kat, così ti sporcherai tutta.-si lamenta Peeta alzando gli occhi al cielo.
Gli lancio un occhiataccia.-Tu che sei così maniaco dell'igene permetti al tuo gatto di lasciare le sue vittime in giro? Lo sai che i cadaveri puzzano?-
 -Non ho mai trovato cadaveri nel nostro caminetto.- 
-Perchè non ci hai mai cercato.-grugnisco io con quasi tutta la testa infilata nel camino.
-Già, che folle che sono stato a non infilarmi nel camino di recente.-
-Tranquillo imparerai. Aha!- esulto toccando una cosa morbida e viscida. Afferro la cosa morbida e viscida e la tiro fuori. Come supponevo, una coda di lucertola.
Peeta mi scocca un occhiata esasperata.-Ho sempre raggione io.-gli dico passandogli davanti.
Sbuffa. -Che c'è? Dovresti ringraziarmi invece, ti ho evitato una gita nel caminetto.-borbotto liberandomi del regalo di Ranuncolo fuori dalla finestra.
Peeta afferra Ranuncolo che stava sgattaioando chissà dove e lo solleva sopra la sua testa, cosa che Ranuncolo odia dato che soffre di vertigini.-La tua padrona è tutta matta, è matta, matta, matta.- Sbuffo e passandogli davanti gli do una spintarella facendolo ricadere sul divando, dando l'opportunità a Ranuncolo di schizzare via.
Peeta viene distratto dal campanello alla porta, e rinuncia a inseguirmi, per dirigersi ad aprire. Sento le voci di Thom e Peeta dall'ingresso e quando li raggiungo Thom mi regala un gran sorriso. -Hey! Come sta la mia futura mamma? -
-Mangia tanto.-risponde Peeta spintonandomi. Lo squardo malissimo facendo ridere il nostro ospite mentre Peeta fa un passo indietro, spaventato, molto spaventato. Non sono rari i miei improvvisi cambi di umore, o la mia sensibilità che Peeta giudica aumentata di tremila punti. Sta molto attento Peeta a quello che dice adesso.
I miei fianchi si sono allargati leggermente e sulla mia pancia si cominciando a vedere i primi segni del bambino che cresce, ha una forma tondeggiante e piena, ben diversa dalla pancia della birra o del cibo.
Gli occhi di Thom brillano quando ci si posano sopra.-Avete già pensato a un nome?- Ci sistemiamo in cucina mentre Peeta ci prepara del the alla vaniglia.
-Si ma con scarsi risultati.-
-Thom la panetteria?-chiede Peeta sedendosi accanto a me.
-Tutto apposto, oggi ce la siamo cavata anche senza di te.- I lavori procedono bene, altri quattro mesi di lavoro come questo e la panetteria sarà pronta.
Peeta ha già sistemato tutto per non lasciarmi sola nei periodi più calienti della gravidanza, quando avrò bisogno di qualcuno che mi osservi costantemente, a quanto pare. Ha creato una specie di tabella con i turni, per chi deve passare a farmi visita, chi a fare la spesa, non potrò più andare a caccia dice il medico, almeno durante gli ultimi tre mesi prima del parto. Fantastico direi. Peeta è entusiasta, è entusiasta di tutto ultimamente. Guardo in basso carezzandomi il piccolo rigonfiamento sulla mia pancia e alzando lo sguardo trovo quello di Peeta fisso su di me incantato.


Voi non potete nemmeno immaginare in quale inferno ho vissuto. Mi sono detestata per il fatto che non riuscio a scrivere niente e poi ci si è messo pure Efp che non mi funziona l'editor e tuttora non mi funziona, come potete vedere questo capitolo è molto primitivo, non ha un carattere, ne un formato...niente. Ora troverò un modo di istallarlo uno sul mio computer....ufffffff....Spero mi perdonerete:( Ringrazio di cuore tutti quelli che si sono preoccupati per me...più per la storia che per me, e che mi hanno contattato, sono fortunata ad avere lettori come voi. Le sentite le vacanze? Io troppo, non è ancora finita la scuola e io già non vedo l'ora che ricominci il nuovo anno...mi sono annoiata troppo, il bello è che ho passato tutto l'anno scolastico ad aspettare le vacanze, questo è un circolo vizioso che deve essere fermato:)
Nella speranza di un temporale estivo lungo un mese vi ringrazio di cuore e vi saluto<3
Vi si ama tribx<3
-Sam

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Un Tappo (Parte 1) ***


 

                                                        Profumo di Pane
                                                     Capitolo 8 (parte 1)
                                                             Un tappo

-
 



 

È tutto così pieno di luce, il sole domenicale illumina il villaggio vincitori di una luce pura e bellissima, un bagno di sole per chiunque non si ripari alla frescura di casa propia.
 Le oche di Haymitch starnazzano dal giardino di fronte al mio rincorrendosi a vicenda, Haymitch è ancora dentro, si sveglia sempre tardi in questo periodo, il caldo lo stanca, ma oggi non ha molta scelta dato che Peeta, perfettamente calato nel suo ruolo di futuro papà/fornaio- organizzatore folle, sta risalento la strada dal distretto insieme a Thom, ogniuno dei due  tiene in mano due barattoli di vernice puzzolente di colore ancora ignoto, almeno per me. Il caldo è afoso veramente afoso, soprattutto al quinto mese di gravidanza quando i vestiti ormai sono tutti troppo stretti e mostrano l'ombellico e dato che ancora non sono riuscita a comprare dei vestiti più larghi me li sono fatti spedire da Capital, peccato che ancora non siano arrivati.
Per oggi mi sono limitata a tirare fuori dall'armadio l'unico capo di vestiario che ancora mi sta bene, una salopette di Jeans vecchia e consumata.
 I miei capelli sono legati in una coda alta morbida, perchè anche la mia tipica treccia poggiata sulla spalla oggi mi da fastidio.
Appena sento bussare alla porta abbandono la mia postazione di guardia alla finestra, Peeta mi sorride raggiante- Non puoi fare domande deve essere una sorpresa!- borbotta  entrando in casa.
Mi lascia sulla porta mentre Thom lo segue sgambettando al piano di sopra. Gli scocco un occhiata indifferente mentre si affrettano a correre per le scale. Di cosa hanno paura? Che io li rincorra placcandoli sulle scale?! Hanno decisamente sopravvalutato la mia curiosità nei confronti della vernice.
Io e il bambino abbiamo fame così approfittando della distrazione di Peeta sgattaiolo in cucina a rubare un pò di dolci.
Passano neanche dieci minuti che qualcuno suona ripetutamente il campanello, allarmandomi. Mi alzo in fretta abbandonando il mio muffin al cioccolato sul bancone della cucina e quando apro la porta moi ritrovo confusa. Davanti alla mia porta non c'è nessuno, che me lo sia solamente immaginato? Nah. È impossibile, andiamo.
Mi sento tirare la salopette e abbassando lo sguardo mi ritrovo a fronteggiare...beh fronteggiare forse non è il termine più adatto in questo caso, comunque mi ritrovo a sovrastare su un ragazzino spettinato e lentigginoso con i pantaloni infangati e tre denti mancanti in bocca, deve avere sei o sette anni. -Questa è la casa dove ci sono i Mellark dico giusto?-chiede il ragazzino con uno strano fischio causato dal buco che ha tra i denti quando pronuncia le ''s''.
Mi appoggio alla cornice della porta.-Dici giusto, chi cerchi?-
Il ragazzino mi squadra sospettoso dal basso.-Tu come ti chiami?-
Incrocio le braccia e ricambio con uno sguardo sufficiente.-Katniss Mellark, perchè non entri tappo?Hai fatto merenda?-
-No, mi hanno interrotto.-sbuffa il ragazzino lanciando un occhiataccia verso il distretto, probabilmente verso sua madre che ha utilizzato il tappo come ambasciatore.
-Allora entra, scommetto che riusciamo a trovarti qualcosa.-
IL ragazzino si sporge per guardare oltre le mie spalle.-Mi posso fidare? Niente verdure?-
-Questa è la casa di un pasticcere, io non farei troppo il difficile...-rido.
Vedo una scintilla attraversare il suo sguardo.-Va bene.-
Faccio sedere il marmocchio su uno degli sgabelli alti della cucina.
-Allora chi cercavi?-chiedo rovistando tra le mensole e i cestini alla ricerca di qualcosa di dolce.
-Due tizi, un tizio alto con i capelli castani ha dato tre fogli verdi a mia madre e ha detto che dovevo fargli un piacere, ha detto che centrava qualcosa la costruzione di un forno, una panetteria o che so io...so soltanto che cerca questi due tizi, ha detto che erano qui.-dice lui cominciando a spingersi con i piedi per far girare lo sgabello girevole sempre più veloce.
Metto un bicchiere di latte e un cesto di biscotti davanti alla trottola impazzita e sfocata che è diventato il ragazzino.
-Hei tappo vedi di non vomitare, io torno subito.-gli dico fermandolo con una mano e avvicinandogli la merenda.
-Ok capo.-

Salgo le scale il più veloce mi è possibile con questo pancione di cinque mesi e mi blocco di fronte alla porta farmata dalla voce di Peeta. -Katniss non farlo! Non aprire quella porta! È una sorpresa!-
un leggero giramento mi fa appoggiare accanto alla porta.-Peeta...-ansimo, credo di aver salito le scale troppo velocemente, mi brucia l'aria nei polmoni e una leggera fitta alla testa mi costringe a chiudere gli occhi.
Sento la porta aprirsi urgentemente e delle mani grandi  e fresche sul mio viso, quando apro gli occhi mi ritrovo immersa nello sguardo preoccupato di Peeta.-Kat? Stai bene?-
Riesco a raddrizzarmi, capitano questi momenti di affanno, quando mi sopravvaluto o faccio le cose troppo velocemente, ma passano quasi subito.
-Mh, si. Sto bene, vi cerca Gale credo, è per qualcosa per la panetteria.-mugugno mettendo le mie meni su quelle di Peeta che mi carezzano rassicuranti il viso.
Peeta sembra non aver sentito, mi guarda ansioso cercando chissà cosa sul mio volto.
-Oh, magari ci sono novità per quelle travi o è successo qualcosa, è meglio andare Peeta.-mormora Thom squadrando da Peeta alla porta.
Questo periodo è un periodo caldo per la costruzione della panetteria, stanno alzando i muri quindi tutto viene calcolato nei minimi dettagli e qualsiasi cosa potrebbe diventare un problema.
Sorrido rassicurante a Peeta, si preoccupa più del necessario per me e per bimbo e si lascia distrarre dal progetto per la panetteria, alle volte si dimentica di andare a firare gli ordini, arriva in ritardo, per questo sto cercando di rendergli le cose più semplici possibile. La pasticceria e bimbo saranno le due cose più importanti della sua vita e non voglio che lui si lasci distrarre o si preoccupi più del dovuto, è già molto sotto pressione.
-Tesoro vai, sarà importante, io starò bene. Ho un ospite di sotto.-dico a Peeta.
Peeta inclina leggermente la testa interrogativo mentre Thom si sporge dalle scale curioso.
Mi accompagna al piano di sotto e intravede il Tappo che sta ancora girando sullo sgabello.
-Hey ciao.-Dice Peeta entrando in cucina.
Il ragazzino lo guarda sorridendo.-Ciao, li hai fatti te quesssti?-sibilla mostrando un biscotto.
Peeta sorride e annuisce-Si ti piacciono?-
-Da morire.-
-Come ti chiami?-chiede Peeta prendendo un biscotto dalla cesta.
-Abe, mi chiamo Abe, ma è un nome noioso così tutti mi chiamano Abe.-mugugna il ragazzino inzuppando un altro biscotto. Io e Thom ci scambiamo un occhiata perplessa.
-Senti Abe mi faresti un favore?-chiede Peeta sedendosi accanto a lui.
Abe torna con il suo sguardo sospettoso.-Dipende.-
-Tranquillo non è niente di che, puoi rimanere qui per far compagnia a Kat finchè non torno? Ci metto poco.-
-Chi è Kat?-dice Abe guardandosi attorno.-Il vostro gatto?-
Alzo gli occhi al cielo, Thom e Peeta stanno diventando di un colorito preoccupante a forza di trattenere le risate.
-Sono io Tappo.-dico alzando la mano.
Abe mi guarda.-Prima spiegami perchè ha la pancia così grossa. Ha mangiato troppi di questi biscotti? Anche io diventerò come lei se ne mangio troppi? Mia zia è diventata molto più grossa e da la colpa ai biscotti, lei dice che sono cattivi, ma a me piacciono.-
Peeta sorride divertito dal ragazzino col buco tra i denti che si è ritrovato in casa.-No Abe, Katniss ha la pancia tonda perchè aspetta un bambino.-
Vedo il ragazzino sgranare gli occhi terrorizzato nella mia direzione-Aspetta un bambino?Sapeva che sarei venuto!? Vuoi dire che vuole mangiarmi? O mio Dio, devo scappare!-
Ecco dopo questa credo che Peeta dovrà dire addio al mio baby sitter.
Io sono nera di rabbia, non solo un ragazzino sdentato di sei anni mi ha insultata ma mi hanno dato anche della mangiatrice di bambini. Una bella botta di vita per la mia autostima!
D'altronde Thom se la ride alla grande osservandoci dalla porta ed è proprio lui che blocca Abe già in fuga.-Ma dai ragazzo, Katniss è incinta, sta per far nascere un bambino ecco perchè ha la pancia grande.-ride Thom, come se la ride.
-Ohhh...-dice Abe.-Ho capito...si anche mia zia credeva fosse un bambino e non era molto felice, poi ha scoperto che erano biscotti ed era ancora meno felice. Tu sei sicura che non siano biscotti?-
Lo squadro male.-Abbastanza sicura, si.-borbotto.
Abe fa spallucce e si risiede come se nulla fosse sul suo sgabbello e ricomincia a mangiare incurante.
Peeta mi da un bacio sulla fronte ed esce di casa salutando Abe e scompigliandogli i capelli rossicci e spettinati-è stato un piacere conoscerti Abe, tratta bene mia moglie.- dice uscendo di casa e lasciandomi da sola con il Tappo.
Per un pò nella stanza risuonano soltanto i rumori dei biscotti sbriciolati, di Abe che mastica, che fa cadere il latte...fino a quando alza lo sguardo su di me sorridendomi con quei quattro denti che si ritrova.
-Quello biondo come si chiama?-chiede.
-Peeta.-
-E quello moro?-
-Thom.-
-Qual'era tuo marito?-
-Peeta!-
-Oh giusto, e ora tu stai aspettando la sua bambina.-
-O bambino, si.-affermo alzado gli occhi al cielo.
-E come la chiamerai la tua bambina?-
-Del bambino? Uhm, ancora non abbiamo trovato un nome, mi piacerebbe darle il nome di un fiore...ma non lo so. Peeta vorrebbe chiamarla May...-
-E se nasce a Dicembre?-chiede Abe scendendo dallo sgabello con un salto e andando in salotto.
-è quello che dico anche io.-
-Tuo marito è un bravo pasticcere.-borbotta distrattamente Abe mentre trotterella per la casa.
-Si lo so.-
Abe si ferma a guardare un quadro di Peeta attaccato nell' ingresso che raffigura il bosco all'alba. Girandosi verso di me chiede:-Sei sicura che li non ci siano solo biscotti?-
-Siii...c'è un bambino qui dentro!-dico esasperata.
Adesso Abe sembra realmente interessato, si gira verso di me con occhi curiosi che sembrano ancora più grandi sul suo magro viso lentigginoso.
-E come ha fatto entrare?-
Arrossisco cercando di svicolare-Tappo questo te lo racconto un altra volta okay?-
Abe mi ignora.-Mia madre dice che i bambini li portano le cicogne, ma qualche volta sbagliano indirizzo, infatti mia mamma era grossa come te un giorno e il giorno dopo non c'era più, la cicogna aveva sbagliato indirizzo. Mamma dice che mia sorella adesso è tipo in una famiglia misteriosa, le ho chiesto se potevamo andarla a trovare, ma ha detto no. Da grande la cercherò...-
Deglutisco fissando il bambino che adesso si è seduto sul tappeto rosso del salone e segue i disegni intrecciati formati dagli spessi fili di lana rosso fuoco.
La mia mano sfiora la mia pancia carezzandola lentamente, ogni carezza rassicuro il mio bambino e rassicuro me stessa contro il destino della piccola sorella di Abe.
-Come si chiama tua sorella?-chiedo sedendomi accanto a lui.
Abe alza gli occhi, grandi, luminosi, pieni della risposta che lui sta cercando e non riesce a trovare.
Sbuffa.-Mamma l'aveva chiamata Elma, ma a me il nome, fa proprio schifo.-dice arricciando il naso.
Distendo le gambe che cominciano a fare male sotto il mio peso appoggiandomi con la schiena al divano.-E che nome daresti a una bambina allora?-
-Lily, è un bel nome.-afferma.
Spalanco gli occhi.-Si Abe, Lily è proprio un bel nome.-

Peeta torna a casa dopo circa un ora e rispedisce a casa Abe che schizza via perchè è ora di pranzo, nonostante si sia mangiato una intera ciotola di biscotti con le gocce di cioccolato, quel Tappo diventerà come la zia con il bimbo-scotto.
Peeta è di cattivo umore, lo si vede da come calca pesatemente i suoi passi sul pavimento mentre cucina il pranzo.
Non gli dico niente, in questi momenti non ci riesco, lascio solo che il silenzio resti sempre più teso.
-è successo qualcosa?-chiedo a un certo punto dopo averlo osservato preoccupata dalla porta della cucina.
Peeta non si gira, continua i suoi affari con movimenti tesi e macchinosi.-No nulla, è tutto apposto; sono arivati i nuovi materiali e le vernici, sembra che si possa fare quell'allargamento che volevamo.-
Mi siedo su uno sgabello della cucina mantenendo il mio sguardo apprensivo.
-Allora cosa c'è che non va?-bisbiglio.
Peeta si gira mordendosi il labbro turbato, emette un profondo respiro e si viene a sedere sullo sgabello vicino a me, prendendomi le mani e incastonando il suo sguardo nel mio.
-Oggi doveva essere una giornata speciale, dovevamo dipingere la cameretta, avrei voluto passarla senza distrazioni. Non mi va giù il fatto che io debba essere distratto continuamente a causa dei lavori, questo momento è importante nella mia vita.-mormora mettendo una mano sulla mia pancia.-Non voglio perdermi nulla, voglio che la mia famiglia sia al primo posto nella mia vita, forse dovrei abbandonare l'idea del forno per un pò...-
Abbandonare il forno?-No Peeta, devi continuare. È una cosa importante per te.-
-Voi siete più importanti.-mormora Peeta.
Sbuffo alzandomi dalla sedia.-Ma noi siamo qui! E resteremo qui, non sei assente ti stai preoccupando anche troppo! Peeta la panetteria è il tuo sogno non devi rinunciarci per noi. Perchè non devi scegliere, puoi avere entrambi.-
Peeta si alza avvicinandosi  e mi attira a se tenendo le mani sui miei fianchi.
-Sai perchè mi sono innamorato di te?-mormora dolcemente.
Mi sembra di essere nel mezzo del bosco, nessun rumore riesce a raggiungermi.
Nego piano con la testa.
-Neanche io.-sussurra Peeta.-Per questo sono sicuro di amarti.-


Tralallalalaalaaa che bello mangiare la cioccolata calda d'estate! SI.
Beeeelli i miei tribx! Spero che questo capitolo vi piaccia, ve l'avevo detto che sarei stata molto più attiva finita la scuola no^'!
Io volevo nascondervelo il nome fino alla fine, ma non ce l' ho fatta proprio!!!! UUUUUUUU....CHe urto!
Lily la bimbah si chiamerà Lily!!! è trooooppo carino come nome! Sono contenta anche perchè non credo l'abbiano usato in molte ff! Quindi al posto del solito Dandelion...sarà Lily! Lily!
Okay, basta. Vi piace il capitoloxxxxx!?!? NOn vi dimenticare di recensire! LO so che vi state annoiando, è estate quindi contro la noia recensite! Recensite! Non avete scuse eh! Vi voglio bene ragazze *Girl Power Activated*
Troooooooooooooll. Che bella parola che p troll...penso sia la mia parola preferita...E la vostra qual'è!?
Al prossimo capitolo,
-Sam

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Html ***


Profumo di Pane
Capitolo 8 (Parte 2)
Html
~~



-Per questo sono sicuro di amarti.-
Sorrido, imbarazzata dalla facilità con cui esprime il suo amore per me e sento le mie guance imporporarsi.
Peeta sorride, i suoi occhi brillano, è felice veramente.
Sento le sue braccia circondarmi e attrarmi a se in un familiare e confortevole abbraccio. Le sue labbra sono sulla mia fronte e successivamente sulle mie guance, per poi scendere sulle mie labbra e catturarle solcemente con le sue.
-Sai...-dico staccandomi e mettendo una mano sul suo petto.-...ho un idea su quello che potremmo fare oggi.-mormoro catturando la sua attenzione.
Il mio corpo coincide con quello di Peeta mentre lui tiene le sue mani sui miei fianchi, il bambino fra di noi.
-Mh, cosa?-
-Potremmo dipingere la camera del bambino.-sorrido maliziosamente.
Peeta sgrana gli occhi orripilato da questa mia proposta.-No Kat deve essere una sorpresa!-
-E lo sarà! Sarà una sorpresa per il bambino, non è mica la mia camera per fortuna, è la sua, quindi per quanto io possa essere emozionata non lo sarò mai quanto lui.-dico puntando il dito sulla mia pancia.
Peeta si china a baciarla.-E va bene, ma vedi di non descrivere ad alta voce ciò che vedi, lo sai che i bambini al quinto mese già ti sentono vero!?-
A volte mi domando se dovrei preoccuparmi quando dice certe cose...
La camera è quasi come l'avevamo lasciata, con il pavimento di marmo bianco ancora completamente coperto da giornali usati, le finestre aperte che danno sul distretto e sulla casa di Haymitch ed Effie e i vari penelli e rulli che attendono ancora lindi di essere usati.
-Non avete avuto il tempo di fare nulla?-
-No sfortunatamente no, ma avevo pensato di dipingere la camera di un colore molto chiaro, come crema o avorio...non so, anche perchè dato che non sappiamo i suoi futuri gusti non possiamo scegliere.-
Fisso le vernici abbandonate in un angolo della stanza-Mi piace l'avorio, la crema penso sia troppo giallo, il giallo mi innervosisce...-
Peeta ride-Non penso che tu possa scegliere obbiettivamente dato che in questo periodo tutto ti innervosice.-
-Hei, io sono nervosa perchè il bambino è nervoso e se il bambino è nervoso significa che non gli piace il giallo. Quindi niente giallo!-
-Okay, okay niente giallo....-dice Peeta alzando le mani e facedo un passo indietro.
Cominciamo a dipingere le pareti con i rulli di spugna, la vernice cola lentamente e l'odore piano piano riempie la stanza costringendoci ad aprire la finestre.
-Abbiamo fatto proprio bene a verniciare la stanza adesso, lo sai che la vernice potrebbe rilasciare sostanze tossiche anche dopo due settimane, e la bambina potrebbe riportare problemi al cervello...-dice Peeta tutto interessato.
Ignorando il fatto che probabilmente i problemi al cervello di mio figlio saranno genetici dato che ha metà dei geni di questo adorabile essere che si allunga per arrivare a dipingere più in alto possibile.
-Hai letto il libro che ti ha regalato Effie?-
La mia parete è finita così faccio un passo indietro e ammiro la mia opera monocromatica.
Peeta si dedica a ogni centimetro con intensa serietà e penso ci metterà un sacco di tempo.-Si esatto, non l'ho ancora finito ma mi manca poco, ho scoperto un sacco di cose! Tu piuttosto dovresti cominciare a leggere il tuo perchè io farò un figurone con la bimba e invece te no.-
Sorrido avvicinandomi a Peeta che ancora fa su e giù con il suo rullo tutto imbrattato di avorio puzzolente.-Ma io ho un ottimo alleato.-sorrido abbracciando la vita di Peeta e intrecciando le mani sul suo addome. Peeta si gira lasciando cadere il penello. Le sue mani sostengono delicatamente la mia mandibola mentre le sue labbra si avvicinano e si allontanano voracemente poggiando baci e morsi sulle mie. Indietreggio ad ogni bacio tenendo sretta tra le dita la camicia a quadri di Peeta e tenendolo vicino. Quando incontro il muro dietro di me Peeta si blocca sorridendomi beato. -Ti amo.- Sussurro io a quel sorriso. 
-Dobbiamo finire di verniciare dolcezza, è inutile che mi guardi così-sussurra Peeta prima di baciarmi la punta del naso.
Sbuffo riprendendo l'enorme rullo che Peeta aveva lasciato cadere, imbrattando i giornali a terra. -D'accordo, ma se continuiamo al tuo ritmo finiremo tra nove mesi!-
-e cosa proponi di fare? Immergerci nella vernice e spalmarci sulle pareti?-
-Beh magari con la giusta pressione...-mormoro dandogli le spalle.
Sento l'occhiata maliziosa e divertita di Peeta sulle mie spalle mentre si vvicina lentamente a me. Il suo calore irradia come nasca dall interno del suo corpo fino ad arrivare a scaldare il mio. Lento scosta i miei capelli sfiorandoli appena con le dita, procurandomi brividi lungo tutta la spina dorsale. Non posso fare a meno di farmi scappare un sospiro e di appoggiarmi al suo petto quando le sue labbra si schiudono sul mio collo, mi riporta a sta notte.
-Dolcezza, adesso dobbiamo occuparci di Junior, dopo ci occuperemo di...altro.-
Stringo tra le dita il tessuto blu della sua t-shirt mentre le sue braccia scendono a cingermi i fianchi. -Tesoro se mi tocchi così non ci crede nemmeno Junior.-mormoro sottovoce.
Peeta ride e con un ultimo bacio delicato sul collo si allontana da me.

Le macchie di vernice sui miei capelli e sui miei vestiti credo si siano asciugate e seccate per bene, ho lasciato che Peeta continuasse il lavoro, mentre io appoggiata alla porta della camera osservo la sua maglia che alzandosi e abbassandosi ai suoi movimenti, rivela e nasconde i suoi muscoli definiti. Poverino, l'ho lasciato solo a fare tutto il lavoro, e non solo! L'ho anche spedito a prendere il succo di frutta all'arancia ghiacciato che stava il frigo, tanto per sorseggiare qualcosa mentre mi godo il suo spettacolo.
-Ti diverti a guardarmi il culo?-chiede ad un tratto la voce di Peeta senza girarsi.
-Si direi che non me la sto passando male.-mormoro sorseggiando.
-Dev'essere divertente, avere un marito appena ventenne che ha ancora tutte le cose al posto giusto.-
-No, sai cos'è divertete? Avere un marito appena ventenne che ha la libidine di una ragazzina.-
-Sai cos'è ancora più divertente? Avere una moglie in piena crisi ormonale che lo farebbe su tutte le superfci della casa.-
-Ti lamenti? E comunque, per precisare, lo farei su tutte le superfici asciutte della casa, mi sono proprio stufata di questa vernice appiccicosa sui miei capelli.-
-Non mi lamento. Non prendertela con la stanza, devi ammettere che ci sono anche cose positive nel mettere a nuovo una stanza una volta ogni tanto.-
Inclino leggermente la testa scuadrandolo per bene.-Si.-mormoro annoiata mentre prendo un altro sorso di succo.-Diciamo che qualche vantaggio c'è.-
-Non è il mio sedere vero?-
-Non posso assicurartelo ragazzina.-
-Ho. Sposato. Una. Ninfomane.-
I miei istinti naturali chiamano e quando mi accorgo che le mie braccia non sono abbastanza forti da sollevarmi sbuffo a Peeta.-Si, una Ninfomane che non riesce ad alzarsi in piedi, Peeta tesoro fai il favore, aiuta la tua Ninfo-moglie.-
Peeta ride e si precipita da me, lasciando che il rullo cada a terra a schizzargli tutti i pantaloni.
-Eccomi Kat.- Con una mano dietro la mia schiena e una salda nella mia mi aiuta ad alzarmi.
-Mh di questo avrei potuto anche far  a meno.-borbotto.
Devo essere un disastro, ho la treccia sfatta, la salopette mezza slacciata e un bambino enorme nella pancia, ma Peeta mormora comunque-Sei bellissima.-Prima di darmi un bacio sul naso e lasciarmi andare in bagno.

Quando finalmente Peeta finisce di dipingere la stanza, con il mio supporto morale ovviamente, mi accompagna al piano di sotto tenendomi stretta per le scale. Deve aver letto da qualche parte che le scale sono il nemico mortale delle mamme incinte ed è riuscito anche a strapparmi la promessa che scenderò o salirò le scale solo aiutata da qualcuno e se dovessi scendere le scale da sola devo contare fino a cinque prima di fare un altro gradino. Assurdo lo so, ma d'altronde me la sono cercata.
-Peeta?-chiedo al quarto secondo del settimo scalino.
-Mh?-
-Ho fame.-
-Ma se t'è l ho chiesto prima di finire di verniciare se avevi fame e hai detto di no?!-
-Si, ma visto che sarà passata un ora e mezza dal momento in cui abbiamo cominciato a scendere le scale direi che è piuttosto legittimo che io abbia fame.-
-Aha molto divertente, voglio evitare che tu rotoli giù dalle scale, dovresti essere più prudente. È pericoloso, hai visto ciò che è successo prima.-
Emetto un suono tra uno sbuffo e un lamento.-Quanto manca?-
-Ancora otto gradini.-
-Oddio! Svegliami quando arriviamo.-dico poggiando la fronte sul suo collo.
-Molto spiritosa
.-
Alla fine riusciamo ad arrivare in cucina, dal cibo!
Peeta mi parcheggia su una sedia perchè "Gli sgabelli sono pericolosi, Kat"
e mi chiede.-Allora cosa vuoi mangiare?-
-Un panino.-
-Con cosa?-Chiede Peeta tagliando il pane.
-Formaggio.-dico.
-Aha.-
-Marmellata.-
-Marmellata?-chiede alzando lo sguardo su di me.
Lo fulmino-Non chiedere.-
-Okay-ride alzando le mani.
-Uova sode.-
-O Dio santo....-
-Taci.-lo rimprovero
-Basta?-chiede Peeta con le lacrime agli occhi.
Ci penso solo un attimo -E miele.-
-Giusto il miele mancava.-
-Sei un cuoco dovresti essere favorevole alla combinazione dei sapori.-Borbotto agitandomi sulla sedia.
-Uh...hai voglia di Marmellata.-Peeta finisce il mio panino e me lo porge sedendosi davanti a me.
-SI te l'ho detto...-Il suono del camanello segue la mia voce e Peeta si alza.
-No dico, la metti ovunque.-Mormora Peeta passandomi dietro e poggiandomi un bacio sui capelli.
-Sta zitto Peeta.-borbotto facendolo ridere.

Carissime siore e carisssimi siori, siamo qui riuniti oggi per UCCIDERE DEFINITIVAMENTE L'EDITOR DI EFP. Me ne ha fatte passare così tante, ma così tante che è quasi (Quasi) alla pari con il mio WIfii. So che pansavamo di esserci liberati da questa orribile seccatura. E INVECE NO! Ci dobbiamo tenere questo stupido capitolo monocromatico! Tutto nero! Ma che è oh!!!! Okay okay... calmiamoci. Bene comunque visto che questo schifo di Html mi sta rendendo la vita impossibile, non potevo non dedicargli un capitolo. ANche se non centra niente. Mi ero detta che sarebbe andto tutto bene con questa ff, che non avrei dovuto lasciarmi predere dall'emotività e dare titoli assurdi...ma sapete che c'è? Fancina! IO LO ODIO L'HTML E L'INTERO UNIVERSO DEVE SAPERLO!
Ricordatevi di supportare la causa dei Daini volanti e delle Recensioni! Recensite che tanto lo so che vi state annoiando!
Un bacio un abbraxxio e....voi che cosa fate per non annoiarvi?
Fatemelo sapere!
Un bacio tribxoxo,
-Sam

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** U.u Asocialità +9000 ***


Profumo di Pane
capitolo 9

~ Asocialità +9000~








Quando giro la manopola una timida fiamma si crea sul fornello della cucina. Le chiacchiere di voci femminili mi raggiungono dal salone.
 Effie qualche settimana fa ha deciso che io stessi passando troppo tempo da sola, dato che Peeta è super impegnato con la panetteria che tra poco meno di un mese avrà la sua innaugurazione, Thom è messo peggio di Peeta dato che ha anche un ospedale da tirare su e io finisco per passare un sacco di tempo con Tappo che mi viene a trovare praticamente tutti i giorni, anche perchè la madre notando la nostra intesa ha deciso di rendermi una mezza baby sitter sottopagata.
Ovviamente non mi faccio pagare in denaro, ma in consigli e in fiori o dolci...alla faccia della stupida dieta di Effie.
La madre di Abe si chiama Viola, è una donna sui cinquant'anni con un viso a cuore e  gli stessi capelli castani nocciola del figlio, che porta legati sulla testa fermati con un bastoncino intagliato, lavora come sarta nel più grande negozio del distretto e qualche volta mi porta dei nastri colorati per legare i capelli. Lei è la donna che vorrei seduta in salotto adesso, non tutte le allegre amichette di Effie che  ha portato qui per farmi sentire "Meno sola". Suona il campanello alla porta. Sbuffo.
Io non mi sento sola, io mi sento assediata.
Apro la porta e mi ritrovo davanti agli occhi un contenitore in latta che probabilmente deve contenere del cibo per il the...ecco questa è l'unica cosa positiva di avere tutte queste tacchettine in salotto: i biscotti.
Eva, la donna che è appena entrata, è all'incirca sui trantacinque anni...dovrebbe essere giovane in teoria, ma sospetto che dentro lei abbia più di cinquecento anni. I capelli stretti in una cipolla bassa, occhialetti leggeri su un naso sempre per aria, minuscoli occhietti a spillo da topo. Orribile. E noiosa. Molto noiosa. È presidente del club del libro di cui fa parte anche Effie, questo spiega la sua indispensabile presenza in casa mia...
I brusio cincischioso delle allegre bevitrici di the che hanno invaso il mio salotto diventa sempre più forte ad ogni squillo di campanello, stanno parlando di tutto e di niente praticamente, come sempre...
Dopo all'incirca mezz'ora di noia più totale, almeno per me, il campanello risuona e io mi precipito, intravedendo una via di fuga da quell'inferno.
 -Hey Tappo.- dico scompigliandogli i capelli in segno di saluto spingendolo dentro, forse con troppa irruenza. Non giudicatemi, sono disperata.
 -Hey capo.- dice Abe entrando e combattendo con il proprio giubutto jeans, che dall'inizio di ottobre è costretto a portare sopra la maglia. Il vento autunnale oggi è più forte del solito, lo si nota anche dai capelli senza alcun senso di Abe.
-Non sai quanto sono felice che tu sia qua...-mormoro togliendogli il giubotto e appendendolo all'appendi abiti.
-Sono tornate le tacchettine.-Così soprannominate per il suono che fanno i tacchi a spillo quando si muovono. Tac, tac, tac, tac, tac...
-Si e oggi sono anche infreddolite, non si muoveranno tanto presto.-
-Ci penso io se vuoi...-Mormora strofinandosi il palmo della mano sotto il naso.
Lo guardo bene, con la salopette mezza slacciata e sporca di fango sulle ginocchia, con i capelli spettinati, il naso colante per il freddo.
-Non credo che ti ci dovrai impegnare.-rido.
Abe tira su con il naso guardandomi confuso. Lo conduco in salotto tenendolo per le spalle. -Signore vi presento Abe, Abe le signore.-
-Come va?-chede Abe, a tutti e a nessuno tirando su di nuovo con il naso.
Noto lo sguardo allucinato di alcune delle mie ospiti e sembra veramente che siano pronte a saltare addosso al Tappo per staccargli il naso e fargli ingogliare il Bon Tone.
Prendo subito un fazzoletto dal tavolo e faccio soffiare il naso a Abe prima che qualcuno lo uccida per disturbo alla quiete publica o per contaminazione ambienti sterili.
-Soffia.-ordino e noto lo sguardo schifato di alcune di queste...forse ho sbagliato qualcosa, adesso sono anche io una delle possibili vittime.
Getto il fazzoletto pieno di moccio di Abe e sto attenta a far sentire l'acqua che scorre per dare l'impressione di essermi lavata le mani. Torno in cucina con il bicchiere di latte caldo di Abe poggiandoglielo di fronte mentre lui seduto sul tappeto rosso accanto alla mia poltrona mangia e attira l'attenzione delle mie ospiti, che lo guardano come se stessero guardando un curioso essere di una nuova specie: Il ragazzino moccioloso.
Il Tappo le ignora alla grande, loro e i loro sguardi acidi.
Basta mezz'ora di osservazione silenziosa dell'esemplare: Ragazzino mocioloso che si accorgono tutte di essere in ritardo per qualcosa: Le cena, un corso di cucito, una plastica facciale...e finalmente schiodano.
Il Tappo ha già finito tre disegni quando anche Effie esce, squadrandomi in modo esasperato e un tantino complice.

Le ombre della notte calano veloci sul distretto mentre riaccompagno il Tappo a casa; non capita spesso, ma quando comincia ad abbassarsi la temperatura e i lampioni sui bordi della strada illuminano il cammino in ristretti fasci di luce sono più tranquilla se lo accompagno io. Certo magari una donna incinta in caso di pericolo non potrebbe fare molto, ma una vincitrice magari si...ma anche no...diciamo che come quasi-neo-mamma-vincitrice al massimo posso vomitare addosso a un aggressore.  Che sarebbe un ottima arma se non fosse così disgustosa.
Il Tappo abita proprio sulla strada dove si sta costruendo la panetteria, giusto a qualche casa di distanza, quindi mente ci avviciniamo si cominciano a sentire i rumori di un cantiere che si sta preparando a dormire. Tutti i sostegni sono ancora li, e il piano di sopra della panetteria, quello in cui viveva la famiglia di Peeta è ancora nascosto da pannelli di legno. La superiamo con passo placido e calmo.
 La casa di Tappo è una di quelle rimodernate velocemente da Thom, di grandezza medio-piccola come la  maggior parte delle abitazioni nel centro del Distretto.
-Salve Viola, le ho riportato il marmocchio.-dico spingendo leggermente Tappo in casa che comincia a contorcersi per cercare di togliersi il giubotto.
-Signora Mellark! È venuta fino a qua nelle sue condizioni? Vuole entrare?-
-Katniss Viola. Kat-niss! No grazie, magari riesco a intercettare mio marito così torniamo insieme...dovrebbe essere da queste parti.-mormoro guardandomi intorno.
-Si, dovrebbe. Ha fatto avanti e indietro tutto il giorno...quell' uomo è instancabile.!-
-Io direi più iper-attivo ma...-
-Kat!-mi chiama una voce stupita/allarmata/Terrorizzata/preoccupata/familiare.
-Ok, l'ho trovato.-mormoro sorridendo sotto i baffi a Viola.
In un secondo Peeta è al mio fianco, una mano sul bambino e una dietro la mia schiena, come se stessi per cadere da un momento all'altro.
-Kat! Che ci fai qua?! Che è successo?-chiede Peeta.- Salve Viola, Kat che ci fai qua?!-l'isteria nella sua voce sta raggiungendo livelli decisamente preoccupanti.
-Stava facendo buio e ho accompagnato Abe...perchè?-
-Potevi aspettarmi e l'avrei riaccompagnato io! Non mi va che tu gironzoli di notte...-
-Non è ancora notte...- mormoro squadrando il cielo che si sta anche annuvolando.-...ma forse è meglio andare.-
Salutata Viola, Peeta mi passa un braccio sulle spalle, stringendomi a se per proteggermi dal freddo. Il suo odore di farina e vaniglia mi invade le narici riportandomi alla prima volta che ho sentito il suo odore, a scuola.
Le luci nelle case sono ancora tutte accese, ma non c'è più nessuno in giro, sono tutti con le loro famiglie, per la cena.
Stretti nei nostri cappotti ci allontaniamo sempre di più dagli odori e dai suoni del distretto, mentre all'orizzonte già si intravede l'aracio di Sunsety Villa. 
Trascino delicatamente i piedi, attardando il passo e sollevando le foglie secche che giaciono come ricordi al tramonto. Il passo di Peeta segue la mia andatura lenta e barcollante, che abbraccia la passeggiata serale senza fretta, vedere Sunsety Villa all'orizzonte l'ha calmato come ha calmato me. È lo stesso panorama che abbiamo avuto la sera del nostro matrimonio, quando l'arancione del sole si confondeva con i colori accesi della Villa. Il vento fa muovere l'erba un pò troppo alta del giardino di Haymitch dove le oche starnazzano da sotto il tendone messo a  proteggerle dal temporale previsto per questa sera.
Inspiro profondamente l'aria fresca che promette un bel temporale, e i borbottii del cielo sono musica per le mie orecchie. La calma e i ricordi che la pioggia mi provoca sono cose di cui ormai non riesco più a fare a meno. Sono come l'ossigeno dopo aver trattenuto il respiro, sono come gli occhi di Peeta al mattino.
-Dovremmo cominciare a pensare a un nome sai?-mormora Peeta baciandomi i capelli e continuando a camminare.
-Io un nome ce l'avrei...-mormoro ricordando qualche mese fa.
Peeta mi lascia leggermente un fianco per prendere le chiavi dalla tasca e aprire il portone di casa. Il tepore del camnino, già acceso probabilmente da Effie, ci fa sospirare. La casa è immersa in una rilassante luce soffusa con un sottofondo di fusa di Ranuncolo, che dorme sul primo gradino delle scale e la cosa non fa che rilassarmi ancora di più. Mentre le sue dita sono sulle mie spalle ad aiutarmi con il cappotto si comincia a sentire il ticchettio delle prime gocce di pioggia che si infrangono sul terreno. Appena in tempo.
-Appena in tempo.-mormora scostando le tende per osservare l'oscurità ticchettante fuori dalla finestra.
Per cena Peeta riscalda una veloce zupa di lenticchie già pronta da questo pomeriggio. Mangiamo in fretta e in silenzio, scambiandoci qualche calcetto giocoso sullo stinco a vicenda. Così, per non perdere il contatto fisico.
Dopo mangiato ci spostiamo in salone davanti al fuoco, seduti a terra sul tappeto rosso. Come da tradizione, i tre elementi immancabili per la creazione di eterni ricordi: Tappeto rosso, fuoco e pioggia scrosciante. Tutti presenti ad aspettare...
Un improvvisa consapelvolezza nel mio corpo mi terrorizza e mi meraviglia, la consapevolezza di una vita dentro di me.
-Il bambino si è mosso!-Esclamo portando entrambe le mani sulla pancia.
Peeta che si stava già infervorando contro il mio collo lascia la sua sessione di morsi e leccate per guardarmi con gli occhi spalancati, con un espressione che probabilmente commenterei se non fossi così terrorizzata.
Oddio Kat, tranquillizzati. Di faccia da scemo ci basta quella di Peeta qua.
Prendo le mani di Peeta e me le poggio sulla pancia in attesa di un altro movimento. A dire il vero non è poi così piacevole avere un bambino che balla la macarena dentro di te ma questo pensiero lo metto da parte, lo metabolizzerò dopo, per adesso mi godo il momento anche se probabilmente tra soli pochi giorni mi chiederò che cosa ci trovassi di così entusiasmante, ma per ora...
Un altro calcio leggermente più forte proprio dove Peeta ha poggiato il palmo , la sua espressione è grave, con sfumature delle più meravigliose emozioni mai provate dall'uomo, probabilmente ne ha anche scoperte di nuove. Innominabili perchè mai provate.
-O mio Dio Katniss...O mio...Kat...Ti amo. Vi amo...o mio...-Peeta carezza delicatamente la mia pancia, dove il bambino si è dato pace. Magari si è addormentato, piacerebbe tanto anche a me...
Peeta mi bacia dolcemente la tempia carezzandomi leggermente il fianco, accende in me la passione più ardente, soltanto sfiorandomi con così tanta innocenza. Le mie mani sono tra i suoi riccioli biondi mentre le mie labbra cercano le sue, disperatamente. Ma lui rallenta i baci,  vuole prendersela con calma Peeta Mellark. Mi porta a poggiare la mia testa sulla sua spalla, sento il calore del suo corpo che irradia verso di me e mi cerca. Il mio sguardo è sul fuoco che scoppietta allegro nel caminetto.
-Credo proprio che adesso dovremmo scegliere un bel nome.-mormora dopo pochi minuti o poche ore di contemplazione del futuro, baciandomi una guancia.
Il nome che ho nominato così tante volte dentro di me, è pronto per essere scelto.
-Credo proprio di avere un bel nome...-sussurro.
-Ah si?-Lo sguardo di Peeta è piacevolmente sorpreso.
-Si...l'ha scelto il Tappo però non è tutto merito mio.-
-Sentiamo.-
-Lily.-
Peeta spalaca gli occhi.-Lily.-
Detto da lui fa ancora più effetto, è ancora più bello. Lily.
-MI piace Lily!-Esclama stringendomi un fianco.-Lily...Lily Margareth Mellark.-
-Margareth?-chiedo sorpresa.
-Mi piace il nome Margareth...-mormora sorridendo.
-Si anche a me...-mormoro fissando il fuoco. Mi ricorda Madge.
-E se è un maschio?-
-Non sarà un maschio.-sbuffa Peeta.
Alzo gli occhi al cielo.-Magari si, bisogna essere pronti...-
-Se è un maschio lo chiamiamo Rye.-esclama sicuro.
-Nomi semplici...-commento.
-Si beh...vorrei evitare di essere odiato da mia figlio perchè l'ho chiamato Haymitch.-Oddio santo nemmeno a pensarci!
Rido annuendo.-Okay. Allora lo chiamiamo Ryan Peter Mellark.-
Peeta mi fissa con gli occhi spalancati, in un ricordo.
-Pe-Peter!?-
-Mi piace il nome Peter...-mormoro fissando il fuoco e ricordando Peter Mellark quando all'inizio della fine mi venne a salutare.
Distolgo lo sguardo dal fuoco, preoccupata dal silenzio di Peeta, ma quando mi volto trovo il suo sguardo intenso e commosso.
-Kat...-
-Shh...-La testa di Peeta cala delicatamente sulle mie gambe in un eterno momento di tappeto, fuoco e pioggia.


Buonsalve Nargilli! Come state vooooi!? Io benissimooooo...partirò presto per la Serbia, ad Agosto e resterò lì per dieci mesi! Ma tranquilli, porterò con me il computer! Peccato che non posso portarmi dietro mia sorella, i miei amici e il mio ragazo eh?! Muahahahahaha! DESTINO CRUDELE!
Vabbè pazienza! La mia mirabolante presenza deve essere ricordata! Forevaaaah! 
MA CHE PIZZA MA CHE NOIA QUESTA SCRITTRICE TAROCCA...VABBEHHHHH! RECENSITE! Ditemi i vosti puccicosi pensieri, e anche quelli diabolici! Muhahaha!
Tanto lovve tribx!
-Sam

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Vita ***


Profumo di Pane
Capitolo 11
Vita

 








Mancano ormai pochi giorni all' innaugurazione della panetteria, non mi sembra vero, è tutto pronto. Ci sono voluti secoli perchè Peeta decidesse il colore, il posto delle sedie, il tipo di forno, il tipo di legno che voleva per il bancone, la forma della vetrina e tutte le belle cose che dovrete scegliere nel caso decideste di aprire un forno.
 Date retta a me, lasciate perdere.
Andate a fare il cacciatore piuttosto, quello si che è un mestiere.
 Sospiro ripensando ai miei amati boschi. Sta per finire l'ottavo mese di gravidanza, ormai è inverno innoltrato e sono quattro mesi che non mi fanno nemmeno avvicinare al bosco, riesco a stendo a ricordare persino il profumo delle fronde bagnate di rugiada al mattino...lancio un occhiataccia verso il bagno dove sento Peeta fischiettare tutto contento sotto il rumore scrosciante della doccia. Ovviamente è stato lui a mettersi tra me e i miei amati boschi, con tutti i suoi accorgimenti riesco a stento a camminare per strada sensa un cuscino legato sulla pancia.
Peeta ormai è il ritratto del nervosismo, ma cerca di nasconderlo, perchè dice che se lui si stressa allora io mi stresso e poi il bambino si stressa...Io sono calmissima credetemi, mai stata così calma. A parte il calciatore professionista che porto in grembo e che pesa sopra la mia vescica, facendomi correre in bagno ogni cinque minuti, va tuuuutto bene.
Mi alzo dal letto con un gemito di fatica e mi  allaccio la mia preziosa salopette. Praticamente sto indossando solo salopette da nove mesi, con Peeta che mi continua a ripetere che sono molto sexy vestita così...io non so come prenderla, insomma detto da un uomo che sta la maggior parte insieme a un gruppo di maschietti in jeans o salopette appunto... Non vorrei si confondesse...
Peeta esce dal bagno già vestito e con i capelli bagnati, bello come non mai. Quando mi vede sorride, come se l'intera illuminazione del distretto fosse un suo impegno. Senz'altro contribuisce.
 -Buongiorno Dolcezza, hai dormito bene sta notte?-
Rispondo al bacio sorridente.-Si benissimo, a che ora arriveranno Johanna e Annie?-
In occasione dell' innaugurazione del forno Peeta ha invitato tutti coloro a cui tiene di più e io sarò in prima fila ovviamente.
-Questo pomeriggio, abbiamo tutto il tempo.-mormora.
Il tempo libero non è una prerogativa di questa casa in generale, solo mio; passo intere giornate a non fare nulla dato che praticamente tutto è diventato pericoloso.
''Ribellati a questa ingiustizia!''
''Ma per piacere, non riesco nemmeno a sollevarmi...''
''Grassona.''
''Taci lurido scorfano''
Peeta nota l'espressione ''litigio con la stupida voce interiore'' che lui ha decifrato come''ho fame''...io lo lascio fare dato che non penso sarebbe contento di sapere che sento le voci nella mia testa.
''Pazza psicotica''
''Oh bene, adesso sarei io?! Guarda che la causa dei miei problemi sei tu!''
''Io sono il pizzico di cervello che hai dolcezza quindi non penso che ti convenga fare a meno di me.''
''ma non eri la mia coscienza?''
''Ti pare che salto e sono verde?! NO. Quindi zitta e mosca.''
''bipolare.''
''come te.''
Oggi non ho ne il tempo ne la voglia di mettermi a discutere con me stessa, il bambino continua a muoversi nel liquido amniotico, come se fosse un balleriono di nuoto sincronizzato.
Si gira, si rigira, prende un caffe, balla il valzer, tira calci e gomitate....insomma, un bel sonnellino ogni tanto no? Uno piccolo, di pochi minuti, giusto per dare il tempo alla mamma di riposarsi un pò.
Sospiro quando finalmente Peeta e io raggiungiamo l'ultimo grandino delle scale, anni luce dopo.
Peeta ha appena poggiato la mia, adorata, adoratissima colazione di fronte a me che sentiamo in trillo del campanello.
Ora io mi chiedo, chi può essere così crudele da interrompere il sacro rito della colazione a una povera donna incinta? Chi!? Solo un uomo o una donna senza cuore oppure l'altra opzione è che siano, enormemente, esageramente, stupidi.
-Ragazzo siamo al sicuro da orecchie femminili?!- dice la voce di Haymitch entrando. Se non si voleva far sentire ha proprio toppato alla grande.
-Haymitch che succede? C'è Kat di la.-
-Ah allora nessun problema.-mi punsecchia Haymitch entrando e prendendo un muffin dal cesto dei dolci.
Io mi stringo la mia ciotola di focaccine al formaggio al petto guardandolo storto.
-Vaffanculo Haymitch.-
-Kat! Il bambino...-mi rimprovera Peeta guardandomi storto.
Sbuffo e mi rituffo nella mia ciotola ingnorandoli entrambi.
L'attenzione di Peeta torna al vecchio-Che succede Haymitch?-
-Quella donna! Quella donna mi vuole morto! Sai cosè la nuova moda!? Non mangiare a cena! Non mangiare! Come posso non mangiare a cena!? Io ho bisogno di nutrirmi! Dovrò pur sfamarmi no!?No???-
-Magari si preoccupa per la tua salute.-dice Peeta.
-No, lei non vuole che io mangi perchè lei non lo fa! Così devo condividere le sue follie! Ti rendi conto!-
-Ahh sta zitto Haymitch non è che ti farebbe male sfamarti un pò meno eh! Grassone piagniucoloso!-
-Io grassone!? Ma se non riesci nemmeno a scendere le scale da sola.-
-Vorrei vedere te con un figlio di tre chili nella pancia.-
-Vorrei vedere te separata da questa stupida ciotola!-
-Non la mettere in mezzo!-
-Ragazzi basta!-urla Peeta esasperato.-Tu non fare agitare Katniss e tu non fare agitare Lily e tutti e tre non fate agitare Peeta, che è già molto agitato di suo! Perchè diamine sto parlando in terza persona?!.-Urla Peeta gesticolando.
-Ragazzo calmati siediti qua.-dice Haymitch tirandolo per il braccio su una sedia.
-Vuoi una focaccina?- gli chiedo porgendogli la ciotola.
Peeta squote la testa e accenna un sorriso.
-Scusate ragazzi.-
-Non ti preoccupare, la prossima volta ci mando te a discutere con Effie.-
-Sul serio tesoro, dove l'hai tirata fuori tutta quella voce? Hai quasi fatto intorbidire il liquido amniotico.-
-Bene adesso mia figlia ce l'avrà con me perchè gli ho sconquassato l'ecosistema.-borbotta Peeta facendoci ridere.
-Biondo devo andare io a prendere Johanna e co.?-chiede Haymitch scartando il suo muffin e spargendo briciole ovunque.
-Sarebbe comodo, grazie Haymitch.-
Haymitch fa un gesto scaccia-ringraziamenti con la mano e si alza.
-Ragazzo ti avverto, probabilmente se questa guerra verrà persa ci vedremo spesso dopo cena.-


I rumori di gente che esce e entra in Sunsety Villa fanno da sottofondo a questa mattinata piovigginosa. Al piano di sotto c'è un gran via vai, chi può da una mano a Peeta a finire tutto in tempo, portando cose e tranquillizzandolo un pò. Cosa che in qualità di moglie dovrei fare io, ma non posso. Non posso dato che sono stata relegata al piano di sopra, in un posto magico sterilizzato dall'orribile stress del misterioso piano di sotto; dove cadono cose, la gente impreca e corre per la casa e le porte sbattono.
Sospiro immersa nella mia solitudine qui nel piano di sopra, cioè in teoria potrebbe succedere qualsiasi cosa, Haymitch potrebbe scivolare su una buccia
di banana al piano di sotto e io me lo perderei perchè sto qua in isolamento.
Piego i vestitini del bambino dividendoli per periodi, fino a i due mesi, dai due mesi ai quattro mesi e così via. Sono quasi tutti rosa, dato che sono tutti convinti che sarà una femmina, voglio proprio vedere se alla fine scopriamo che è un maschio. Che grasse risate che mi farò.
Passo alle copertine, poi a sistemare i centinaia di pannolini, poi ai minuscoli calzini che sono la mia cosa preferita, sul serio potrei passare tutta la mia vita a contemplare un calzino di queste microscopiche dimenzioni, è così carino!
Dopo mezz'ora un frastuono di vetro che si infrange mi ferma, ci sono voci agitate e meno al piano di sotto, chissà che avranno combinato...
Esco velocemente dalla stanza scendendo i gradini e infischiandomene alla grande delle regole di Peeta.
Un circolo di persone rumina intorno a qualcuno seduto per terra, ci sono vetri e cocci sparsi sotto i loro piedi. L'uomo a terra è Peeta che si controlla le mai per verificare che non ci siano scheggie.
-Peeta!-esclamo preoccupata avanzando. La folla si apre, lasciandomi passare e Peeta alza sorpreso lo sguardo su di me.
-Tesoro non preoccuparti, sto bene.-
Thom lo aiuta a rilzarsi e io gli controllo le mani, mentre qualcuno ha gia preso scopa e paletta per pulire quel disastro.
-Hey che avete combinato adesso?-
Haymitch spunta da dietro la soglia di casa seguito da Annie e Johanna e dalle loro valige.
-Tutto apposto Haymitch.-mormora sorridendo Peeta.
Dopo una lunga digressione di abbracci chiacchiere e ''quanto sei cresciuto'' e ''quanto sei ingrassata'' Peeta accompagna le nostre ospiti nelle loro stanze, aiutato da Thom per portare le valigie.
Piano piano lo sciame di persone che ronzava per la casa diminuisce sempre di più, con una serie di ''ci vediamo dopo.'' Io li saluto tutti calorosamente, sono rimasta molto stupita dalla disponibilità del distretto nell'aiutare Peeta , ma infondo Peeta è sempre Peeta, no?
Finnik ha anche avuto la possibilità di fare la conoscenza di Tappo, anche se mi è sembrato che non andassero molto d'accordo, nonostante la poca differenza di età.

Quando arrivo davanti la nuova e scintillante panetteria c'è già una consistente folla che attende di entrare in trepidazione. L'aria è un misto confuso di freddo e raggi caldi di sole, con un leggero odore di polvere che aleggia mischiato al profumo del pane. C'è il Tappo attaccato al mio vestito rosso mentre a pochi passi di distanza Finnik che stringe la mano di Annie gli lancia occhiate omicide, ma Abe non se ne accorge, è troppo impegnato a elencare tutti i dolci che ha mangiato nella sua vita. Mi fa tristezza accorgermi che la maggior parte li ha mangiati a casa mia.
Mi sembra di aver acquisito un altro figlio mentre lo guardo che sorride sdentato guardando la scintillante insegna riportante il nome ''Mellark''. Io non credo nel sangue, me ne accorgo ora, è stato molto più genitore per me Haymitch di mia madre, e come lui anche io voglio essere un punto di riferimento per Abe, mentre lo guardo sento un istinto mai provato.
Un istinto di protezione, di felicità, di affetto profondo...forse sono pronta per essere madre.
Le porte di vetro si aprono e dietro di esse Peeta sorride.
Per fortuna che il locale è più grande rispetto all' edificio originale perchè altrimenti non ci saremmo mai entrati tutti. L'odore del legno di bosco si mischia al profumo dei dolci e del pane, in un inconfondibile odore di casa. I toni scelti variano dal dorato all'arancio alternate ai colori caldi del legno e rendono l'ambiente incredibilmente ospitevole.
Peeta viene aiutato dal suo assistente Larry, un ragazzone con la testa piccola, non proprio un genio ma fa le torte al limone migliori dell'universo a sentire Peeta. Lo vedo felice mentre si affanna dietro tutti i clienti e gli amici che vogliono cogratularsi, regala biscotti e stringe mani, sorride sempre.
Ha dato di nuovo la vita a qualcosa che altrimenti sarebbe rimasto il simbolo dell' odio e invece ora c'è solo gioia.
Dato che la mia immane stazza non mi permette di rimanere compressa in tutta quella folla mi sono conquistata uno sgabello ad un angolo del locale, con Abe che fa la spola tra me e i biscotti e poi me li porta in modo che io possa diventare ancora più immane.
Ogni tanto Peeta solleva lo sguardo verso di me e sorride beato. Mi manda biscotti e baci.
Vederlo così felice è un balsamo per il cuore, sembra quasi brillare per quanto è entusiasta.
Finnik mi compare davanti borbottando qualcosa su una crema al cioccolato e mi tira verso il bancone. Sono quasi arrivata quando Finnik mi lascia la mano e io capisco che c'è qualcosa che non va. Le voci diventano fracasso e un leggero giramento mi porta la mano alla fronte automaticamente l'altra corre tra le gambe trovandole bagnate.
Per un secondo mi prende il panico prima di trovare lo sguardo di Peeta tra la folla, che adesso guarda me, ignorando tutti gli altri.
-Il bambino...-mormoro piano ma sono sicura che l'ha capito nonostante il chiasso.
Basta un secondo e ha agirato il bancone seguito dagli occhi di tutti, ed è al mio fianco, una mano sulla schiena e l'altra sulla fronte.
Veniamo affiancati da Haymitch che riceve ordini da Peeta, ma non capisco bene quello che dicono. Mi pare che stia dicendo qualcosa sulla valigia vicino al letto, ambulatorio...qualcosa del genere.
Mi ritrovo fuori mentre Peeta mi spinge delicatamente per farmi avanzare sempre di più. E camminiamo così, per le strade del distretto, seguiti da tutta la sua popolazione. Sarebbe una scena veramente comica se non me la stessi facendo sotto dalla paura.
Arrivati all' edificio vengo affiancata da due infermiere e Peeta, mentre tutti gli altri devono restare fuori.
Mi fanno sdraiare appena in tempo per l'arrivo della pirima contrazione.
-Posso darle un pugno?- chiedo all'infermiera brutta e antipatica che sta armeggiando tra le mie gambe.
-No.-
-Un pizzicotto?-
-No-
-Posso tirarle i capelli? Mi farebbe sentire molto meglio.-
-Si rilassi signora Mellark siamo solo all' inizio.-Mormora prima di cambiare stanza con una cartellina tra le mani.
Io gemo lasciando cadere la testa all'indietro, contro il petto di Peeta che si è sistemato dietro di me e lascia che io mi appoggi al suo petto.
Ogni nuova contrazione stritolo la mano di Peeta innarcando la schiena.
Non ho avuto neanche il tempo di avvertire mia madre! La nascita era prevista tra due settimane! L'avevo anche scritto!
''Magari il travaglio durerà due settimane così sarai contenta Mrs. L'avevo scritto!''
''Tu! Brutta lurida vacca puzzolente vai fuori dalla mia testa!"
Un altra contrazione, più forte delle altre stavolta, mi spezza il respiro e mi lascia ansimante.
Per quanto io possa essere agitata, non penso raggiungerò mai Peeta. Dietro di me mi guarda ansioso, mi bacia la tempia, mi tira via i capelli sudati dal viso...immagino faccia schifo il sentimento di impotenza che sta provando. Se solo sapesse che non è affatto impotente.
Quando al momento topico c'è solo dolore è Peeta che sta vicino a me, beccandosi anche un paio di insulti giusto perchè è lui metà del bambino che sta uscendo dalla mia...vabbe...avete capito no?
Quando raggiungo il culmine il dolore si spegne di colpo e nella stanza risuonano le urla di un acquila.
-Ha dei bei polmoni eh?-Mormoro schiudendo gli occhi e posandoli su una creaturina tutta rosso chiaro con qualche chiazza di sangue qua e la...
Mentre Peeta lo tiene in braccio mi ritrovo a desiderare che i miei occhi possano fare fotografie. Perchè sono così dannatamente belli insieme.
Peeta alza lo sguardo verso di me e mi sorride.-Avevo raggione io, è una femmina.-
Sbuffo ridendo e tendo le mani verso di loro.
Peeta si avvicina e mi passa la mia bambina che ha smesso di piangere finalmente e ha trovato posto sul mio cuore.
-Ciao Lily.-


Benvenuta in questa banda di matti psicopatici Lily! è nata! è nata in Italiaaaaaaa!!!!!! Siiiiiiiii! Tribx del mio corazon finalmente ce l'ho fatta a publicare questo capitolo, nonostate io domani parta per la Serbia per un anno, ho trovato il tempo di far nascere la nostra Mellark Junior in Italia, almeno le rilasciano a cittadinanza! Grazie a tutti di avermi seguito fin qui, grazie per i commenti e le preferite e le ricordate, grazie mille!
Sono moooooolto felix navidad di aver trovato delle splendide lettsciii comma voooi!
Ricordatevi di recensire per dimostrarmi che le mucche sanno effettivamente volare e buon rientro a scuola, al lavoro, in bagno, in piscina, al mare, al cane a tutte voi! Girl power! Il prossimo capitolo sarà Made in Serbia perciò non so esattamente cosa ci aspetterà ma sicuramente robe molto Awesome Dedicatemi un momento per lasciarmi un commento baby!
-Sam

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3008668