The Moment I Knew

di AlisonFabray
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm Coming Home ***
Capitolo 2: *** The School ***



Capitolo 1
*** I'm Coming Home ***




Nessuno mi aveva preparata a tutto questo. Nessuno si era preoccupato di avvertirmi. Eppure, dentro di me, sapevo che qualcosa era sbagliato. Sapevo di essere diversa, da sempre. Ma avevo semplicemente cercato di evitarlo, di non pensarci. Eppure, il corso degli eventi mi avevano condotta quì, su questo treno nel cuore della notte, diretta verso l'Ohio. Per avere risposte sul mio passato. Per trovarli.




La prima volta che capii di avere qualcosa di sbagliato fu il giorno del mio decimo compleanno. Tutti i miei amici con i rispettivi genitori erano in sala, pronti per festeggiare. L'ultima ad arrivare fu mia sorella Rachel Berry. Beh, in realtà era mia sorella solo dalla parte della mamma: mi avevano spiegato che Shelby quando era giovane aveva "affittato" la sua pancia ad una coppia gay e dopo nove mesi la bambina appena nata era stata affidata ai due papà. Non aveva capito molto bene quella storia, ma amavo sentirla ogni volta da Rachel, perchè mi piaceva il fatto che avesse un lieto fine: le due si erano rincontrate per caso, a scuola, perchè la mamma capitanava il Glee Club rivale a quello di Rachel, e da quel momento non si erano mai perse di vista.
Quel giorno, appena arrivata, Rachel mi diede subito il suo regalo: una collanina con una stella, proprio come la sua, solo che invece di essere dorata era d'argento.
«Oh Rach, è stupenda!»
«Su, vediamo come ti sta»
Ci posizionammo davanti allo specchio. Rachel mi agganciò dietro il collo la collana. Era davvero splendida. Anche Rachel doveva pensarla allo stesso modo, perchè mi guardava intensamente, e sembrava quasi sul punto di piangere.

«Sei bellissima Beth. La bambina più bella che io abbia mai conosciuto. Sei davvero identica a tua madre»
Io la guardai perplessa, attraverso lo specchio. Alla mamma assomigliavo davvero poco. 
Con i miei capelli biondi e gli occhi verdi, ero il suo esatto opposto. Per non parlare della mia voce quando cantavo: era delicata e cristallina, il contrario di quella potente e grintosa di mia madre. E di Rachel. Non avevo mai incontrato mio padre, quindi avevo sempre creduto di assomigliare a lui. O almeno, questo è quello che mi diceva sempre Shelby.
«Se solo sei potesse vederti...» Sembrava stesse pensando ad alta voce, piuttosto che parlando con me.
«Chi, Rachel?»
Lei sembrò riprendersi dai suoi pensieri, e si rivolse a me con un tocco d'ansia nella voce. «Nessuno. Dai, torniamo alla festa, si staranno chiedendo dov'è finita la festeggiata.»

Avevo sempre cercato di non pensarci, a quel discorso. Credevo si riferisse a mio padre, o a qualche sua amica. Non a lei. Alla mia vera madre.


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Piccolo spazio autrice.

Allora, come inizio vi piace? È un capitolo un po' piccolino, ma non volevo divulgarmi troppo. Vi annuncio che già dal prossimo la nostra Beth farà la conoscenza di una persona che conosciamo molto bene! Provate ad indovinare chi è...

In ogni caso, spero vi sia piaciuta. Mi è venuta questa idea perchè propio non posso sopportare il fatto che Beth non riveda più Quinn e Puck, e questo è il mio modo di regalare a questi stupendi personaggi un lieto fine!

Al prossimo capitolo!
Baci,
Ali


 

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Capitolo 2
*** The School ***



Sul treno, ripassai il mio piano: appena arrivata avrei trovato un albergo libero per la notte, e possibilmente anche per l'intera settimana. Non sapevo quanto sarei rimasta a Lima. Un giorno? Un intero mese? Cosa importava? Non avevo più nessuno da cui tornare, a New York.



È incredibile come la vita possa cambiare da un secondo all'altro. L'attimo prima sei sulla Fifth Avenue, a spiare dalle vetrine i modelli dell'Abercrombie e ridi di gusto con le tue amiche, e quello dopo una telefonata stravolge tutto. È andata più o meno così. Le prime due volte non avevo risposto. Pensavo fossero solo telefonate per fare pubblicità a qualche gestore telefonico, o che fosse uno degli imbecilli della mia classe: adoravano fare scherzi telefonici. La terza volta però, Willow mi esortò a rispondere.
«Beth, se non rispondi tu lo faccio io. Jake Billson deve smetterla con i suoi scherzi da bambino di cinque anni»
Io mi limitai a scuotere la testa divertita. Non volevo far rispondere Willow, perchè lei trattava tutti male al cellulare. E se poi era davvero Jake? Anche se faceva scherzi stupidi, era davvero un bel ragazzo. Probabilmente avrei dovuto permettere che Willow mi strappasse il telefono dalle mani per rispondere. Sarebbe stato tutto molto più semplice. Il poliziotto avrebbe riferito la notizia a lei, e poi lei a me, con parole nettamente più dolci di quelle che avevo dovuto ascoltare. Mi sentii il mondo crollare addosso. Mia madre non c'era più. Era andata via, per sempre.
Ricordo poco di quello che successe dopo. So solo che iniziai a correre, tra la folla che a malapena si accorgeva di me. E quando lo facevano, era solo per dirmi di stare attenta. Io continuai a correre, con le lacrime che non smettevano di uscire. Non pensavo a niente. Correvo, e basta.
Non ricordo come sono tornata a casa. Probabilmente Willow ha avvisato qualche mio parente, o li ho chiamati io. Ma per me, la mia corsa non è mai finita. 
I giorni passavano senza che accadesse nulla. Zia Helen, la sorella della mamma, si trasferì a casa per starmi vicina, insieme al marito Harry. Io mi limitavo ad aprire la porta quando mi portavano il pranzo, e a restare allungata sul letto. Non volevo vedere nessuno. Non andai neanche al funerale: non sarei riuscita a sopportare lo sguardo di quelle persone. Rachel era tornata da Los Angeles per me: il suo tour era appena iniziato, ma aveva bloccato tutto per tornare a casa. Mi aveva chiesto come stavo, subito dopo la funzione. Io la guardai negli occhi: aveva pianto, si vedeva. Eppure era lì a consolare me. Era una ragazza forte, senza alcun dubbio: aveva perso Finn, l'amore della sua vita, ed ora anche sua madre. E capii di voler essere forte come lei. Non potevo continuare a stare chiusa in camera, a piangere del mio dolore in eterno. Supplicai Rachel di ripartire per riprendere il tour perchè sapevo che lavorare l'avrebbe aiutata, non le avrebbe fatto pensare a Shelby, almeno la maggior parte del tempo. Dopo mille raccomandazioni, il giorno seguente lei ripartì, mentre io dopo essermi assicurata che Helen e Harry dormissero, mi intrufolai in camera di mia madre. Cercavo sue foto, magari lettere che mi aveva scritto, o suoi vecchi diari. E trovai una scatola di legno, grande poco più di una delle scarpe, piena di fogli. All'interno c'erano moltissime foto di me e lei: al parco, davanti scuola, prima del mio primo saggio di danza, a quattro anni. Sapevo della loro esistenza, ma non credevo che le avesse fatte stampare tutte. Poi tra quei fogli, trovai un vecchio diario. Lo aprii incuriosita, perchè cercavo un modo di sentirmi vicina a lei, di riaverla con me, anche se solo per pochi minuti. Erano pensieri e testi di canzoni, più che racconti veri e propri. Poi una pagina attirò completamente la mia attenzione 

8 Giugno 2010

Oggi, la mia vita è cambiata del tutto. E a confronto, la vittoria dei Vocal Adrenaline mi sembra una sciocchezza. Oggi, sono diventata madre. Una luce è entrata nella mia vita, e giuro che la proteggierò con tutte le mie forze. Si chiama Beth, ed è la figlia di due alunni del Liceo William McKinley. Sono solo due ragazzini, hanno sedici anni e non potevano tenerla con sè. Così ho deciso di adottarla. È bellissima, quando l'ho vista per la prima volta nell'ospedale sembrava un piccolo fagottino rosa. È stato difficile per i due ragazzi lasciarla, ma io per lei sarò la mamma che quella ragazza non avrebbe mai potuto essere.


Quelle poche righe mi lasciarono senza fiato. Shelby non era mia madre. Zia Helen e zia Crystal non erano le mie vere zie. Rachel, la mia adorata Rachel, non era mia sorella. Tutto il mio mondo si stava lentamente distruggendo davanti ai miei occhi. Instintivamente, corsi in camera e aprii il mio libro preferito, "Alice nel paese delle meraviglie". Sfogliando le pagine, trovai quello che stavo cercando. La foto che conservavo da molti anni in segreto, nascosta nel libro, perchè avevo sempre saputo che significava qualcosa.

Una mattina ero a casa di Rachel, quella a pochi passi dalla mia, a New York. Avevo tredici anni. La mamma ogni tanto mi lasciava lì quando doveva lavorare. Stavo frugando tra i suoi vestiti, quando trovai un album di foto ben nascosto tra due paia di pantaloni. Lo tirai fuori e iniziai a sfogliarlo, perchè trovavo strano il fatto che mia sorella lo nascondesse. Era pieno di foto di Rachel durante gli anni di liceo. Moltissime erano di lei e Finn. Sapevo che era stato il primo amore di mia sorella, me ne aveva parlato molte volte. Alcuni giorni indossava ancora la collanina con il suo nome, invece che quella con la stella. Le altre foto erano di lei con altre persone: i suoi due papà, Shelby, una ragazza orientale ed un'altra di colore. Poi trovai una foto di gruppo. "Glee Club 2009". Ma certo, il Glee Club di Rachel, le Nuove Direzioni! Iniziai ad esaminare i volti di quei ragazzi. In primo piano, un ragazzo sulla sedia a rotelle teneva il cartello con il nome del cub. Alla sua destra c'erano due cheerleader. "Brittany e Santana! " Erano due care amiche di Rachel, che avevo incontrato alcune volte a casa sua. Al loro fianco c'era Kurt. Lui lo conoscevo bene, era il miglior amico di Rachel. Poi dietro di lui c'erano altri tre ragazzi. Quello al centro mi colpì molto: aveva la cresta ed indossava una semplice maglietta nera, ma io lo trovavo davvero bellissimo. A sinistra, oltre alle due ragazze che avevo già visto in altre foto, c'era Rachel, in un adorabile completo giallo. Dietro di lei c'era Finn e al suo fianco una ragazza bionda. Mi mancò il respiro. Quella ragazza era identica a me! Stessi capelli, stessi occhi, stessi lineamenti. Non era possibile. Feci velocemente una foto col cellulare alla ragazza, e senza un motivo ben preciso, anche al ragazzo con la cresta.
«O mio dio Beth! Cosa stai facendo!»
Rachel corse verso di me e mi strappò l'album dalle mani, come se fosse una bomba atomica o qualcosa del genere.
«Era tra i tuoi vestiti...io..tu dici sempre che posso prenderli, i tuoi vestiti!»
«Non toccare più le mie foto, o va bene? Mai più, ti prego. Ora dobbiamo scendere, tua madre è arrivata»

La sua voce non era arrabbiata. Sembrava solo che fosse terribilmente stanca, e sollevata. Come se avesse appena impedito una tremenda catastrofe.


«Devo parlare con la preside Sylvester»
«In questo momento è occupata. E tu dovresti essere a lezione»
«Non frequento questa scuola»
«Un motivo in più per impedirti di entrare»
«La prego, è davvero importante! È questione di...»

Una donna alta e bionda usì improvvisamente dall'ufficio.
«Cos'è questo casino? Non sopporto le voci di adolescente stridula prima delle diec..» I suoi occhi si posarono su di me «Quinn! Cosa ti è successo? Perchè qui o io ho le allucinazioni, o sei tornata ad essere la sedicenne manipolatrice e terribilmente inconta che eri, quando? Dieci anni fa? Giusto la setimana scorsa avevi trent'anni!»
«Io..io non mi chiamo Quinn. Sono Beth. Beth Corcoran. » La Sylvester sbiancò appena pronunciai il mio nome, poi dopo un primo momento sembrò riprendere un po'di colore.
«Penso tu debba entrare. Dobbiamo parlare di un paio di cose, miniQuinn.»
Entrai, lasciando la segretaria in un mix tra il confuso e il contrariato. La Sylvester si sedette dietro la scrivania, io davanti. Notai che la stanza era piena di trofei, e a giudicare dalla tuta che la donna indossava, avrei scommesso che fosse stata allenatrice della squadra di Cheerleader.
«Quindi, cosa ci fai qui Beth?»
«Lei mi conosce? Cioè, la sua reazione quando sono entrata...»
«Non ti ho mai incontrata di persona. Ma sì, so chi sei. E so bene che se sei qui, non è certo per iscriverti in questa scuola.»
«Chi è la Quinn, la ragazza che ha nominato? È per caso questa ragazza?»
Tirai fuori dalla giacca la foto spiegazzata della ragazza bionda, che avevo preso dall'annuario di Rachel. La ragazza identica a me.
«Aiutarti mi metterà in guai seri...Shelby sa che sei qui?»
«No, non può saperlo»
«Ragazza, se ti dicessi qualcosa lei mi ucciderebbe.»
«Lo trovo alquanto improbabile, dato che è già morta»
«Che cosa? Quando è successo?»
«La settimana scorsa. Uno sbronzo alla guida di un camion le è piombato addosso»
«Cavoli, miniQuinn, questo è più tragico di quando Porcellana è stato eletto reginetta del ballo. Mi dispiace, davvero.»
«So di essere stata adottata. Ho trovato un diario tra le vecchie cose di mia madre. Mi hanno portato qui, e so che i miei genitori frequentavano questa scuola. Ho bisogno di conoscerli. Non conosco nulla di loro, ed oggi è la prima volta che sento il nome della mia vera madre. »

Non avevo mai sentitio parlare di una certa Quinn. O no? Un ricordo si fece spazio nella mia testa.

«Cosa ci fai qui, Quinn?» «Voglio vederla, anche solo per un secondo. Rachel mi ha detto che è bellissima...» «Smettila Quinn, non fare la bambina! Sai che non puoi vederla, dopo quello che è successo l'ultima volta!» «Non puoi nasconderla a me e a Puck per sempre!» «Si che posso, è mia figlia. E ora vattene, e non tornare più. Non abbiamo bisogno di te.» Sentii la ragazza singhiozzare, e poi rispondere a Shelby in modo glaciale «Scoprirà la verità. Prima o poi, lo verrà a sapere» «Non succederà mai! » E con questo, Shelby chiuse la porta.

Quinn era venuta a cercarmi. Aveva cercato di vedermi. E Shelby le aveva chiuso la porta in faccia.


 

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