Ho provato a dimenticarti... [Pearlshipping]

di _DreamPearl_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** "Ricominciamo dai fallimenti" ***
Capitolo 2: *** "Blu mare" ***
Capitolo 3: *** "Promesse" ***
Capitolo 4: *** "Ti ho aspettato troppo" ***
Capitolo 5: *** "Nuovi orizzonti" ***
Capitolo 6: *** "Sconvolgimi i piani" ***



Capitolo 1
*** "Ricominciamo dai fallimenti" ***


Team Rocket, Quartier generale.
Studio di Giovanni, h 11:25.
“Devo farvi i miei complimenti, siete emersi come squadra più eccelsa del Team. Per quanto ciò mi risulti strano, Jassie, James e Meowth, siete i miei agenti migliori, ed esaminando il vostro database ho accolto con gioia il fatto che avete portato a termine tutte le missioni a voi assegnate... ”
Jessie: “Vi siamo immensamente grati
James: “Non ci avrebbe potuto rendere più felici...” singhiozzò
Meowht: “Ci siamo impegnati al massimo per il nostro Capo!”
Jassie: “Certo, ora che siamo gli agenti migliori...potrebbe spettarci qualche piccolo premio, magari un aument...”
Giovanni: “...tutte, tranne una.”
I tre, in coro: “TRANNE UNA?!”
Giovanni continuò: “Esattamente. In tutto questo tempo non siete riusciti a portarmi un Pikachu, QUEL Pikachu”
Caddero a gambe all'aria.
“Insomma, posso capire che quel pokemon sia un esemplare particolare,”
*particolare, dice...*

“...ma la sua potenza deriva dal legame speciale che ha con il suo allenatore, ed è immensa.”
*Non ce ne eravamo accorti...*

Ed è per questo,” Giovanni si alzò dalla poltrona “che deve essere mio. A ogni costo. Questa è la vostra ultima missione. Se non vi vedo tornare con il soggetto, sarà meglio per voi non mettere più piede in questo posto. Non voglio più fallimenti. Sono stato sufficientemente chiaro?”
“Si, Capo”
sospirarono i tre, per poi dileguarsi alla ricerca del modo per mettere fine a tutto questo.


Arrivarono in una radura isolata, trascinandosi malamente i piedi e il morale, e si sedettero vicino a un cespuglio di Baccamore. Jessie e James sbuffavano, sospiravano, si lamentavano. L'unico a mettere in moto il cervello fu Meowth: *Eppure ci deve essere un modo...c'è qualcosa che ci sfugge...ma cosa..* pensava. Poi disse: “Su col morale, musoni! Non abbiamo tempo per deprimerci! Dobbiamo trovare una strategia per...”
“Le abbiamo già provate tutte, Meowth”
disse James
“Non riusciamo a catturarlo, nè con macchine ipertecnologiche..."
*Non con macchine...* pensò Meowth
“...nè tantomeno con pokemon fortissimi"
*Non con pokemon...*
“E' assurdo...come si batte uno così? Quel ragazzo ha tutto...pokemon, fama, amicizia, amore...” concluse Jessie
“...”
*...Amore...
* questa parola balenò nella mente di tutti e tre, accendendo una scintilla di pazzia
LA MOCCIOSA!” e fu un grido unico, mentre già pianificavano il piano della loro vendetta
Questa volta non dobbiamo permetterci errori, o sconfitte, senza rinunciare a niente, nemmeno ad atti...atti estremi, se necessario.” e si guardarono negli occhi, quegl'occhi pericolosi, animati ora eccessivamente di una malvagità perversa, che avrebbe fatto riunire due anime destinate a reincontrarsi...come e quando, l'avrebbero scoperto presto.
Molto presto.

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Capitolo 2
*** "Blu mare" ***



Non era una bella giornata. Nonostante fosse estate, la città  di Yantaropoli  sembrava essere stata inghiottita da una nuvola stanca, e l'umidità riposava abbracciandosi alle poche persone infreddolite.
Ash, quel mattino, come tanti altri, se ne stava tranquillo nel suo letto del centro pokemon. Ma la tranquillità sarebbe finita presto.
Poco dopo le otto, Serena e Clem entrarono nella stanza, attente a non fare poco rumore. Aprirono le tende, tirarono le coperte e con un sonoro “Buongiorno!” richiamarono Ash dalla terra dei sogni.
Si...buongiorno anche a voi...” sospirò amareggiato
“Forza dormiglione! Oggi si riparteee!” Clem era emozionatissima, e infilò nello zaino del ragazzo tutto ciò che trovava nella stanza
“Avanti, ora preparati, noi ti aspettiamo giù” lo esortò con dolcezza Serena.
Quella bruna era cotta di Ash fino alla punta dei piedi. Non potevi non notarlo, ogni volta lo cercava, e quando lui le dedicava un po' di attenzione, arrossiva in modo non poco evidente, tanto che una volta Ash le chiese: “C'è qualcosa che non va? Non è che hai la febbre?” ma lei rispose solo con una risatina nervosa “No no, sto bene...ah ah ”. Si era ripromessa che glielo avrebbe detto, un giorno, quello che provava per lui. Aspettava solo il momento giusto.
Ash non ci mise molto a vestirsi, e dopo poco raggiunse i tre ragazzi per fare colazione. Prima di ripartire Lem e Clem andarono a fare alcune compere, mentre Ash e Serena li aspettarono sul lungomare.
Fecero due passi, poi si fermarono a guardare il mare.
Umh, peccato, oggi è un po' nuvoloso” esclamò la ragazza
Si peccato, di solito il mare è così bello...”
“Già... adoro il suo colore, quel bellissimo blu mare
” sospirò lei
Quelle ultime parole turbarono il ragazzo. Rivolse lo sguardo lontano, mentre una brezza gli scompigliava i ciuffi corvini. Serena lo notò, ma non fu sopresa. L'aveva già visto farlo solo al pronunciare di quel colore, e mai aveva capito perchè.
Così diede voce ai propri pensieri: “Ash...non è la prima volta che ti comporti così...cosa ti fa venire in mente? Un ricordo, forse?”
Lui continuò a guardare le onde, stanche. La sua risposta fu appena un sussurro: “Troppi pensieri nella testa che mi fanno male...”
Non l'aveva mai visto così. Doveva essere una cosa davvero importante, magari gli mancava il mare della sue regione, la sua famiglia...così la bruna cercò di farlo parlare, di farsi spiegare.
Come ti senti quando lo guardi..?” non sapeva che altro dire.
Non rispose. Il fragore delle onde che si abbattevano sulla spiaggia sassosa, senza sosta, rapì il suo sguardo. Rimasero lì, fermi, senza dire niente, aspettando che uno dei due rompesse la tensione di quel silenzio troppo carico di sentimento.
Serena pensò che forse era meglio lasciarlo solo, e fece per andarsene, quando un sospiro, così flebile, rispose: “...Solo...”.
Il suo sgardo scrutava ancora all'orizzonte, come alla ricerca di qualcosa. “Cioè...non è solitudine, ma ogni volta che guardo il mare mi sembre che...che manchi qualcosa. In me. Insomma io sono qui, ma in non certo senso non ci sono, non del tutto.” poi guardò la ragazza, che si sforzava di capire. Aveva gli occhi di un azzurro chiarissimo. L'ultima volta che aveva guardato degli occhi da così vicino, quelli erano blu. Blu mare.
Mh...mi sembra così strano, così sbagliato” aggiunse lui
Non sai cosa è giusto o cosa è sbagliato finchè non sbagli e te ne penti ” disse dolcemente Serena, appoggiandogli una mano sulla spalla. Era ormai quasi covinta che il suo amico avesse nostalgia di casa.
Pensaci Ash: nessuno si avvicinerebbe al fuoco dopo aver capito che scotta...” disse sorridendo
Lui abbozzò un sorriso, poi si allontanò un poco dall'amica, scrutando ancora il colore intenso del mare. “...tranne chi ha un motivo valido per bruciarsi.” sospirò.
“Hai detto qualcosa?” la voce di lei lo raggiunse da dietro.
“Oh, si bhe, ho davvero fame adesso!”  esclamò di risposta, esibendo un bianchissimo sorriso. Scoppiarono a ridere. “Sei sempre il solito, Ash!”, e due voci li chiamarono dalla piazzetta. “Ragazzi, dov'eravate finiti?! Dobbiamo partire subito, siamo in ritardo sulla tabella di marcia e potremmo...”
“Calmati Lem, lasciami il tempo di mangiare!”
esclamò il corvino
“Non ci pensare nemmeno! Mangeremo lungo il tragitto, che la cosa ti piaccia o no” e si mise a capo del gruppetto, che tra risatine e lamenti, riprese il viaggio.

 


Nello stesso momento, poco lontano...
Jessie: “Qui agente Jessie, come procede il recupero?”
James: “Abbiamo la ragazza.”
Jessie: “Ottimo. Condizioni?”
Meowth: “L'abbiamo addormentata. Non è stato facile catturarla.”
Jessie: “Non importa, dobbiamo essere pronti a tutto. Ora venite qui al più presto: non ci metterà molto ad arrivare.”
James, Meowth: “Fai trovare tutto pronto. Ci vediamo tra poco.”
 

 

 

Arrivò un fresco pomeriggio. Il sentiro che costeggiava la costa a strapiombo era sabbioso, e l'umidità appiccicava sulle scarpe sabbia biancastra. Qua e là alcuni pockemon spuntavano dai cespugli di Bacche, e le foglie verdi piroettavano in aria, trasportate da un venticello tiepido. Serena e Ash persero il cappello più volte, ma questo continuo prendi e fuggi li divertiva.
“Mi fanno male i piedi” piagnucolò ad un tratto Clem
Hai ragione dai, fermiamoci un po'” rispose suo fratello Lem
I cinque ragaazzi mangiarono dei panini e un po' di frutta, poi lottarono, su richiesta di Ash. Il tempo intanto si faceva più fresco, e cadde perfino qualche goccia, cosa che spinse gli amici a proseguire più in fretta. Ma della prossima città nessun segno.
Non è che...ci siamo persi?” Serena cominciò a preoccuparsi, e inconsapevolmente si attaccò al braccio del corvino.
Ma no! La so la strada, tranquilli!” esclamò Lem
“Avanti,” disse Ash rivolto alla bruna “Non c'è nulla di cui preoccuparsi e ...”  ...come? Quella frase...
“Ash ha ragione!” sorrise Clem, e prese per mano Serena trascinandola avanti.
Il grigio delle nubi si fece più intenso.
 

 

James: “Eccoli, li vedo
Jessie: “Va tutto secondo i piani, perfetto” disse, ed esortò Meowth a tenere ferma una figura legata che non la smetteva di dimenarsi
James: “Il moccioso non ha il Pikachu sulla spalla. Meglio. Sarà più facile non farci mettere i bastoni tra le ruote.” A quell'affermazione la figura si agitò più di prima e cerco, invano, di urlare. Di risposta le arrivò una gomitata da Jessie, che la fece calmare.
“Non provare a ostacolarci, ragazzina, o te ne pentirai amaramente.” le sussurrò Meowth, poi, prendendole il viso, le mostrò un sentiero, quel sentiero dove stavano per giungere Ash e i suoi compagni, che si scorgevano già in lontananza. Dal volto di lei scese una lacrima, calda, che rigò quel volto graffiato, e impotente.
Stai attenta, perchè se tenti di ostacolarci, non avremo pietà. Né per te...” e le strinse le catene che le legavano le braccia e le cinghie che che le tappavano la bocca, “...nè per lui.”
Poi la obbligò a inginocchiarsi, e Jessie la prese per i capelli.
Fai la brava, e guarda in basso.”
Erano in un angolo buio del sentiero, a qualche passo dallo strapiombo, appena nascosti tra  pochi alberi e arbusti. Ci sarebbero passati davanti, i cinque amici, e se li sarebbero trovati alle spalle.

 


“Ehi ragazzi! Perchè non facciamo una gara di corsa?! Solo oltre quella grande curva laggiù!” esclamò Clem ad un tratto
“Ma non ti facevano male i piedi?” rise suo fratello, mentre Serena diceva: “Mh, non ne ho molta voglia e poi...”
“...chi perde paga la cena ad Ash!” s'impuntò la piccola, e subito dopo gli amici erano in posizione per scattare
Ehi!” esclamò il corvino, fingendosi un po' offeso, “vedremo chi arriverà ultimo!” rise poi, sfidando i suoi amici.
“Si parte al mio segnale!” disse Lem
Uno...”
“Due...!!” velocissimi, Serena, Lem e Clem, corsero sul sentiero largo e sabbioso, mentre il povero Ash, superato un momento di confusione, iniziò a correre urlando “Non vale così!”. Ma già i tre avevano superato la curva dello strapiombo, con accanto qualche albero e un po' di arbusti, e scomparvero dietro una verde collinetta. Il corvino smise di correre, stanco, e si avvicinò allo strapiombo, superando il boschetto. Guardò lontano, guardò il mare, e sospirò.
La brezza gli fece cadere il cappello, che andò a posarsi vicino all'ombra scura di un olmo. Sì avvicinò, chinandosi per raccoglierlo...

 

Ma una voce fredda, vagamente familiare, lo fece sobbalzare.
Moccioso...ne è passato di tempo.” Un ombra spuntò dall'oscurità. Aveva lunghi capelli violacei, indossava una tuta nera, aderente al corpo magro ma robusto. Lo sguardo maligno, di un calore gelido che non ricordava, penetrava dentro di lui portando a galla volti e ricordi chiusi nella sua memoria.
“...Jessie...?” Il ragazzo era stupito da quella figura che dopo tanti anni si trovava ancora di fronte.
Sembri un po' meno bamboccio di come ricordavo. Hai i capelli un po' più lunghi...la corporatura più robusta...anche quel volto da bambino ti è scomparso...” Jessie lo scrutava attentamente.
“...ma non sono qui per questo.” disse, tornando ad assumere quell'aria pericolosa che Ash non riusciva a comprendere
Ora, senza storie, dammi Pikachu.” e aprì un sacco nero, destinato al loro 'bottino'. Il ragazzo cominciò a capire il perchè di quell'incontro, e non esitò  a rifiutare la richiesta stringendo i pugni in un secco “Mai.” Spuntò un sorriso sul volto della donna. Un sorriso amaro.
Resti lo stupido di sempre, moccioso, e non dire che non ti avevo avvertito. Ho detto 'senza storie', ma tu non hai voluto ascoltarmi. Bene. Molto bene.” e spostò lo sguardo verso il bordo del precipizio, dove un Meowth e un alto uomo dai capelli lilla trattenevano la figura che si dimenava. A un cenno della donna, James sfondò un calcio nello stomaco della ragazza, che si piegò in due per il dolore.
Si sentì un urlo soffocato.
A quel suono il corvino s'irrigidì. Con gli occhi spalancati, lentamente rivolse lo sguardo alla figura piegata su sé stessa, non riuscì a dire niente. *Non è possibile...* fu l'unico pensiero.
“Cosa c'è moccioso? Ci stai ripensando?!” rise di gusto l'uomo dai capelli violetti, insieme al pokemon.
Ash non riusciva a muoversi.
Ti conviene muoverti a decidere, non abbiamo tutto il giorno.” Jessie lo stimolava, ma ci fu solo silenzio di risposta.
Lei non sarebbe dovuta essere lì. Non poteva crederci. Non voleva.
Infastiditi dal silenzio del ragazzo, i due iniziarono ad innervosirsi. “Ti prendi gioco di noi?! Vogliamo una risposta...” e iniziarono a colpirla ancora, “...e farai bene a darci ciò che vogliamo...” ora un altro calcio, “...se non vuoi vederla finita...” e un altro colpo, “...per colpa tua!” l'ultimo fu accompagnato da un grido di dolore, un grido che fino allora era rimasto dentro di lei, sopportando colpo dopo colpo.
Quel grido. Quella voce.
“NON OSARE PIÙ TOCCARLA.” sbottò Ash ad un tratto. I due si fermarono, guardandolo con disprezzo. “Non sei nella posizione per dare ordini” rispose aspro James.
Tutto dipende da te bamboccio,” Jessie fece segno di fermarsi e riprese la parola, “tu ci dai il Pikachu, e noi liberiamo la ragazza.”
Ash stava morendo dentro. Mai avrebbe pensato di arrivare a questo punto...ma lì c'era lei. Lei che stava soffrendo per colpa sua. E non diceva niente, dava spazio a lui di decidere il suo destino, la sua vita.
O la sua morte.
James si spazientì. Tirò fuori un coltellino, prese la ragazza per i capelli tirandola su, glielo mise sotto il mento e le alzò il volto graffiato, rigato di lacrime e di sangue, mostrandolo al corvino. Una ciocca blu scivolò dalla fronte.
Una ciocca blu mare.
Il cuore di Ash rallentò, perdendo battiti.
Un dolore agghiacciante gli penetrò nei muscoli, fino alle ossa.
Era lì.
Lei era lì, straziata e bellissima.
Gli occhi si inumidirono.
Guardavano lei, i suoi occhi, la sua paura.
E le lacrime scivolarono, calde, sul volto di Ash, e giunsero dove la bocca, tremante, sussurrava quel nome...

 

 

“...Lucinda...”

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Capitolo 3
*** "Promesse" ***


Un silenzio assordante avvolgeva il calore di quello sguardo. Le lacrime scendevano lente, sui volti dei due ragazzi, gli occhi tremavano nel guardarsi ancora.

“...vi...darò il pokemon...” sussurrò Ash, senza staccare lo sgardo da lei

“Ash no...” pianse Lucinda, ma James strinse la presa del coltellino sul collo morbido. “Credo di non avere capito bene...ripeti.” disse rivolto al corvino.

“Vi darò il pokemon.” affermò, fissando Jessie, immobile. Tirò fuori una pokeball, lucidissima, e si avvicinò per porgergliela. “Ah no, prima vogliamo vedere se c'è davvero”. Diffidenti.

Dalla pokeball lanciata uscì Pikachu. Gaurdò il suo allenatore.

Non doveva dirgli niente, lui sapeva.

Il piccolo topo giallo gli fece un cenno, e l'allenatore lo fece rientrare nella pokeball. La guardò, prese qualcosa dalla borsa, poi si avvicinò al trio.

“Daccela, e lasceremo la mocciosa.” Jessie tese una mano, e poco dopo si vide la sfera splendente proprio davanti a sè. La strinse e se la mise in una borsa: “Sapevo che ci saremmo capiti.” concluse rigida, nascondendo un sorriso. James allentò la presa, e sbattè la ragazza duramente al suolo, poi si avvicinò alla donna, mentre Meowth già aveva preparato la navetta per fuggire. Li guardò allontanarsi piano, salire a bordo, poi rivolgere lo sguardo verso di lui. Verso il dolore che si lasciavano dietro. Ash li fissava immobile.

Per un piccolo istante rivide quel simpatico trio, che anni prima lo seguiva ovunque lui andasse inventando macchine stranissime, tuttavia innocue, per cercare di catturare il suo Pikachu, con i loro balletti e il loro orgoglio sempre positivo, anche quando venivano catapultati lontano da un fulmine del pokemon. E ora questo.

La navetta si alzò da terra, sollevando una densa nube di sabbia, e silenziosa come era arrivata, se ne andò. Il sole già annegava nell'oceano color miele, e il fragore delle onde si fece più attenuato.

Il corvino si avvicinò tremante alla ragazza distesa. “Lucinda...Lucinda mi dispiace...non doveva andare così..” piangeva

...é tutta colpa mia.” l'abbracciò, ma lei non si mosse. Le prese delicatamente il volto. Era sudato e freddo, rovinato da graffi e lacrime. Aveva gli occhi chiusi. “Lucinda...?” Silenzio. Fu lui a sudare. Preoccupato e con la mente confusa, cercò si slegarla, ma le corde erano troppo strette. Poi sentì dei passi avvicinarsi frettolosi.

 

 

Ash! Eccoti finalmente! Eravamo così proccupati...” Serena, Lem, e Clem arrivarono affannati. “Ti abbiamo cercato ovunque, magari ti eri perso o avevi trovato una scorciatoia per la città e...aspetta, hai pianto? Cosa...cosa è successo?” Serena lo guardò stranita, poi notò la ragazza legata che il corvino aveva in braccio. “Ora non c'è tempo. Dobbiamo portarla in un centro pokemon al più presto.” Furono le sue uniche parole. Gli amici compresero la serieà della situazione e aiutarono Ash a slegare la blu, con fatica e qualche aiuto dai loro pokemon. Poi iniziarono a correre, nonostante la stanchezza, sul sentiero per la città, mentre il corvino teneva stretto tra le braccia Lucinda...

 

 

Il Centro Pokemon era piuttosto affollato quella sera. Quando arrivarono, furono sorpresi da quella confusione, ma Ash si fece spazio tra gli allenatori, tra gomitate e spinte, arrivando affannato davanti all'infermiera Joy. La ragazza dai capelli rosa confetto notò subito che il corvino teneva fra le braccia qualcuno ferito, e allarmata avvisò i suoi pokemon di continuare da soli ad aiutare gli altri allenatori. “Presto,” esclamò frettolosa portando una barella “mettila qui!”. Ash appoggiò delicatamente il corpo immobile. “Non preoccupatevi, ora ci penso io!” e la vide scomparire di corsa dietro alle porte dell'infermeria. Fece per seguirla, ma una mano lo fermò per il braccio. “Non puoi andare, è accesso limitato” disse Lem, indicando un cartello lì appeso,“E' in buone mani, Ash”.

Rimasero nella sala del Centro Pokemon circa un'ora, mentre lo videro svuotarsi a poco a poco. Serena, Lem e Clem erano seduti sui divanetti turchesi, mentre il corvino ciondolava nervoso per tutto l'atrio, stringendo i pugni. Naturalmente, gli amici cercarono di farsi spiegare la situazione, ma Ash spiccicò solo poche parole riassuntive a riguardo. Serena chiese anche chi fosse la giovane, ma lui fece silenzio. Poi, ad un tratto, Clem esclamò: “Ma...ma davvero tu hai dato via... Pikachu?” aveva gli occhi pieni di lacrime, e il cuore colmo di dubbi, come tutti gli altri. Ash si fermò, continuando a guardare in basso, mentre loro fissavano la sua figura tremante.

“No...ovvio che no.” riuscì appena ad affermare, che le porte dell'infermeria si aprirono e comparve l'infermiera Joy, con aria stanca e debole. Ash si catapultò davanti a lei, e con fare serio, domandò: “Come sta?”

Gli altri comparirono dietro di lui. La rosa-confetto lo guardò, ne colse l'ansia negli occhi e la paura nella voce.

Forse è meglio se ci sediamo. Faceva paura.

Si sistemarono sui divanetti e aspettarono che lei parlasse.

“E' molto debole,” così iniziò, tenendo gli occhi su quelli di lui, sussurrando quasi, come se avesse paura di ciò che avrebbe dovuto dirgli, “riporta numerosi lividi e ferite, e respira faticosamente. Ha subito forti colpi rispetto al normale grado di sopportazione, troppi forti colpi...” si fermò un attimo. Il corvino non alzava lo sguardo. Nessuno osava parlare. Quella frase lasciava una tenda di tensione nell'aria, così stretta addosso, che la paura stessa soffocava le sue grida... “E' in coma.”

 

 

Di quello che accadde fuori dopo, Ash non sentì più nulla. Un dolore graffiante gli lacerò lo stomaco, la testa ed il cuore. Riuscì solo a dar forza alle sue gambe perchè lo portassero il più lontano possibile da quel posto. Uscì e sparì nell'oscurità della notte. Serena e Lem si alzarono per seguirlo, ma le parole dell'infermiera rallentarono e fermarono la loro corsa: “Forse ha bisogno di stare da solo...per pensare...per piangere.” Tornarono indietro. “Possiamo...vederla?” domandò poi Lem alla giovane infermiera.

“Ma certo, appena avrò finito di sistemare gli ultimi macchiari e l'avrò pulita per bene”. Sforzò un sorriso. Di risposta ebbe un cenno, poi gli amici, sfiniti, aspettarono un po' seduti, bevendo delle tazze di thè offerto loro dai pokemon dell'infermiera Joy, finchè ella non li chiamò.

Stava dietro il vetro di una piccola stanzatta grigia, dal suo pallido corpo partivano tubicini bianchi collegati a grandi macchine attorno al letto, il viso era stanco, incorniciato dal mare di capelli morbidi. I tre restarono a fissarla, cogliendone tutta la sua purezza. *E' graziosa...* si ritrovò a pensare Serena. La bruna stava iniziando a capire che quella ragazza non era una semplice amica per Ash, e ciò la spaventava più di tutto. Non avrebbe mai permesso che qualcuna le rubasse il suo Ash. *Devo reagire ora, non posso più aspettare, o lo vedrò sfuggirmi sotto agli occhi* pensò decisa, e mentì dicendo agli altri che era stanca e voleva andare a letto, mentre si infilò in una porta d'uscita secondaria e corse alla ricerca del suo amato.

 

 

“Fratellone, ma cosa vuol dire essere in coma?” Clem aveva gli occhi pieni di lacrime per il dolore che vedeva, ma non capiva, e stringeva la mano del fratello, che di riposta le sussurrò, commosso: “Vuol dire dormire per tanto tempo, senza mangiare e senza bere, mentre dei grossi robot si prendono cura di te” cercò di spiegare nel modo più semplice e infantile che conosceva.

“E non puoi vedere?”

“No”

“E ridere?”

“No”

“E neanche parlare? E sentire?”

“Si, puoi” pensò e sorrise Lem

“E come?” domandò la piccola, sorpresa

“Con il cuore.”

 

 

 

C'era vento quella notte. Lui stava in piedi tra l'erba oscillante, i pugni chiusi, lo sguardo basso. Gli veniva da piangere, ma non ci riusciva. Provava solo un'amara stanchezza, una nausea triste: quando ti senti giù, che più a terra non potresti.

“E' tutta colpa mia...perdonami...” gridava il suo cuore e piangeva la sua bocca.

“No, non è colpa tua” sopraggiunse una voce dolce

Il corvino si girò. Serena l'aveva raggiunto, e si avvicinava accennando un sorriso.

“Si invece...se solo li avessi fermati...”

“Ash, tu l'hai salvata.”

“...l'hai sentita, l'infermiera , no? Troppi colpi. la voce gli si mozzò.

“E' normale trovarsi in difficoltà davanti a una situazione difficile, quando si devono fare delle scel..”

“...me ne stavo fermo, invece, incapace di agire...mentre lei soffriva davanti ai miei occhi... ma perchè non li ho fermati subito?...avrei fatto come dicevano...ora lei starebbe bene...è tutta colpa mia, è stato tutto un errore...” continuava a sussurrare lui, odiando sè stesso.

Salvare la vita ad un' amica non mi sembra un errore.” constatò Serena, appoggiandogli una mano sulla spalla. Aveva paura di ciò che era uscito dalla sua bocca... “amica”. Con tutto il cuore sperò che Ash non la correggesse. E non lo fece.

Si limitò a guardare il cielo, poi domandò: “Quanto tempo ci vorrà prima che esca dal coma?”

“E' una ragazza forte o fragile?” domandò la bruna

“Forte, incredibilmente.” disse Ash, senza pensarci un attimo

“Allora non molto... ma non so quanto...potrebbero essere giorni, o settimane, forse qualche mese...” rispose lei

Ci fu un attimo di silenzio. Si erano intanto seduti su un tronco d'albero, Ash guardava la notte del cielo, Serena guardava lui.

“Mh...alla Lega non manca molto...non farò in tempo” disse il corvino. Serena rimase attonita da quell'affermazione.

“Aspetta, non credo di capire...stai dicendo...stai dicendo che vuoi abbandonare il tuo viaggio?” le parole tremavano, come il suo cuore.

“Serena, lei ha bisogno di me.”

Era serio mentre lo diceva, ma si poteva cogliere una nota di tristezza nella sua voce. Si alzò, fece qualche passo per tornare al Centro Pokemon ma...

“Bhe anche io ho bisogno di te!” fu un grido lanciato alla notte, che lo fece fermare e voltarsi, “...e anche Lem e la piccola Clem, e tutti i tuoi Pokemon...non puoi rinunciare al tuo sogno! Ti sembra giusto? E tutto il percorso insieme, tutte le fatiche...ti pare giusto rinunciare a te stesso, Ash Ketchum, per un errore?!”

Le brillavano gli occhi mentre gridava, l'azzurro fine era velato di lacrime a stento trattenute. Lui la guardava, colpito. *Forse hai ragione...* pensava serio.

Passarono attimi di silenzio.

No...non rinuncerò a quello che sono, né a quello che voglio diventare. Non dirò addio ai miei amici, né tantomeno ai miei Pokemon...è la cosa più giusta, hai ragione tu Serena” constatò deciso. Poi rise nel cuore *Anche perchè Lucinda non me lo permetterebbe mai...*

Non si accorse, mentre pensava ciò, che la bruna gli si stava avvicinando rossa in volto, con le gambe tremanti tanto quanto il cuore al pensiero di ciò che stava per fare, e un attimo dopo, se la trovò tra le braccia.

Teneva il volto rivolto verso il basso, e stringeva la vita di lui verso di sé. Aveva vergogna, tanta, ma stava così bene tra le braccia di Ash, il quale, dopo un attimo di confusione, appoggiò incerto le mani sulla schiena di Serena.

“Ash, promettimi una cosa...” parlò lei senza scostarsi

“Dimmi” il corvino non sapeva bene come comportarsi in quel momento, ma pensò che potesse essere una cosa seria, visto il gesto della ragazza.

“Tu ci sarai sempre, vero?”

“Ma certo, che domande sono?”

“Non mi lasciare, ti prego.”

Lo strinse più forte.

“Non lascio mai gli amici...” cercò di sorriderle

...non più.” sussurrò appena, triste, senza che lei potesse sentirlo

“E' una promessa?”

“Certo.”

“Posso fidarmi, Ash Ketchum?” disse sciogliendo quello strano abbraccio, e guardandolo negli occhi.

“Mantengo sempre le promesse.” sorrise il corvino di risposta.

 

 

“Ma ora è meglio se torniamo al Centro Pokemon, che ne dici? Sto morendo di stanchezza...” concluse lui, e dopo un cenno di approvazione di Serena, i due ripercorsero il sentiero che li avrebbe riportati lì.

Dove c'era Lucinda.

Anche a lei era stata fatta una promessa.

La teneva ancora tra le membra del suo cuore stanco, dopo tutti quegli anni.

Ma non l'avrebbe mai dimenticata.

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Capitolo 4
*** "Ti ho aspettato troppo" ***


Bip-bip-bip...

La luce s'infiltrava tra le imposte, giocava con le ombre sulle pareti, sfiorava lo zainetto ai piedi del letto e illuminava le lenzuola candide, tuttavia arruffate in un botolo confuso, nascondendo una figura che si dimenava, stanca, al monotono suono.

Bip-bip-bip...

Spuntarono dal lenzuolo dei ciuffi corvini, poi occhi chiusi, poi una mano, che tastò il comodino alla ricerca del dannato apparecchio...

Bip-bip-bip...tac.

Ash aprì gli occhi nocciola.

Guardò l'ora... le 8:00.

Strano.

Mai era riuscito a svegliarsi prima delle 10.

Ma tutto in quei giorni era strano.

Si alzò stiracchiandosi: sapeva che doveva scendere, doveva andare da lei. Ecco perchè aveva puntato la sveglia.

“Arrivo Lucinda...”

Non impiegò molto a vestirsi, scese dall'infermiera per prendere un po' da mangiare e appena finito si fece portare alla stanza. Non c'era nessuno in giro a quell'ora.

“E' qui” la rosa-confetto indicò una porticina grigia accanto ad una vetrata, e il corvino, esitando giusto un attimo, spinse la maniglia ed entrò.

 

 

Aveva ancora dei graffi sul volto, non più sanguinanti, e qualche livido sul collo roseo. Ma restava bellissima. Se ne accorse Ash, e rimase fermo, a fissarla, senza avvicinarsi, pur volesse, per paura di disturbare quell'essere così delicato. Si sedette su una sedia, accanto al letto.

“Non sei cambiata per niente” l'emozione gli faceva brillare gli occhi per le lacrime.

Non ci fu risposta, naturale.

“Senti Lucinda... io volevo solo scusarmi per ciò che hai dovuto subire...è tutta colpa mia se hanno scelto te come oggetto del ricatto...”

Prese la mano fredda di lei, e la strinse.

“Se solo... se solo avessi saputo proteggerti...se avessi saputo sceglierti...invece di lasciarti, quel giorno, al porto...ora non saresti qui.” strinse gli occhi per trattenere le lacrime, e appoggiò la fronte sulla mano di Lucinda.

“Comunque devi stare tranquilla, non ci hanno battuto quei tre, neanche stavolta. Pikachu è sano e salvo, e ora sta riposando dall'infermiera Joy... appena dopo averlo fatto rientrare nella pokeball, l'ho velocemente scambiata con un'altra che avevo in borsa, vuota. Non se ne sono accorti” spuntò un mezzo sorrivo sulla bocca del giovane, ma solo per un istante.

“Non avrei mai permesso che qualcuno vi portasse via da me, né te né Pikachu, siete la cosa più importante che ho.”

C'era silenzio nella stanza, un silenzio carico di lacrime a stento trattenute e parole mai dette, assordante. C'erano un giovane dai capelli corvini, una ragazza dai capelli blu mare, tanto dolore, tanta emozione, due mani si sfioravano. Lui le guardava, e rammentava tutte le volte che lo avevano fatto durante il loro high-five.

“Non permetterò più a nessuno di farti del male...e scordati quella dannata promessa.” Avvicinò la sedia più al letto, con una mano stringeva quella di lei, con l'altra le accarezzava l'oceano di capelli morbidi. Rimasero così a lungo, senza dirsi niente, ma a sentire tutto.

 

 

Il tintinnio di un orologio segnalava che presto si sarebbero svegliati Lem, Clem e Serena: era ora di andare. Ash abbassò la testa: “Lucinda, io ora devo andare... continuerò il mio viaggio e vincerò nelle palestre per te, e appena riuscirò tornerò qui...tu...” strinse i pugni nascondendo il volto, appoggiato sul letto “Tu aspettami qui...e promettimi che starai bene...vero?...promettimelo Lucinda...promettimelo...” correvano calde, le ultime lacrime.

“Non c'è nulla di cui preoccuparsi”

“C-cosa?!” Ash alzò il volto di scatto e la guardò, ma non trovò nulla di diverso, continuava a restare, immobile e bellissima, accanto a lui. *Eppure...*

Non ebbe tempo per pensarci, che l'infermiera bussò al vetro indicandogli l'ora. Lui fece un cenno e si alzò, lasciando la mano di Lucinda. La guardò un ultima volta e sorrise: “Si, hai proprio ragione” e prima di abbandonare la stanza, le baciò la fronte.

Poi chiuse la porta e si diresse nella sala centrale, dove già lo aspettavano gli altri.

 

 

 

Erano incollati davanti alla grande televisione, e sembravano abbastanza interessati alle previsioni del meteo. Appena videro Ash, si sorpresero nel vederlo sveglio a quell'ora, ma non si soffermarono troppo, dal momento che c'era qualcosa di più preoccupante.

“Ash, sta per arrivare una forte tempesta in questa zona, e stimano possa durare una o due settimane...” esclamò Lem, triste, “Se vogliamo ripartire per arrivare in tempo in città, dobbiamo farlo subito, o resteremo bloccati qui non so quanto tempo. So che per te è una situazione difficile ma..”

“Non preoccupatevi amici, è tutto a posto. Ora facciamo i bagagli e incamminiamoci, eh? Almeno arriveremo per l'ora di pranzo!” rise il corvino. Gli amici erano stupiti da quel suo comportamento, ma era in gamba a nascondere il dolore, quel giovane. Tuttavia non se lo fecero ripetere due volte, non ci pensavano nemmeno a rimanere bloccati nella tempesta, e poco dopo erano tutti pronti davanti all'uscita. Si avvicinò l'infermiera Joy con in braccio Pikachu, che felice come non mai si appollaiò sulla spalla del suo allenatore, gioioso quanto lui.

Poi Ash si rivolse alla rosa-confetto: “Tornerò appena avrò un momento libero”

“Mi prenderò cura io di lei, sta tranquillo, e vinci i tuoi prossimi incontri miraccomando!” sorrise, così gentile. Lui sorrise a sua volta, poi raggiunse i suoi amici e si allontanò da lì, verso nuovi incontri, verso nuove avventure.

 

 

 

 

 

Tornò al centro un mese dopo, in seguito alla vittoria della sua terza medaglia, e in seguito: Lucinda non si era svegliata, ma a lui faceva lo stesso piacere andarla a trovare. Ci parlava, raccontava delle sue avventure, dei nuovi Pokemon catturati. Parlava dei suoi amici, di Serena, di quanto sia sempre così premurosa con lui e di quanto siano buoni i suoi biscotti. Prometteva di tornare presto, magari dopo la vittoria di un'altra medaglia. Così faceva ogni volta che era stato lì, dopo la quarta, dopo la quinta vittoria, sempre con storie nuove da condividere con lei.
Poi, dopo queste, non tornò.

Era un periodo difficile a Kalos, c'erano stati vari attacchi da organizzazioni nemiche, e il panico si era diffuso ovunque. Alcune linee ferroviarie o comunque di spostamento erano bloccate, o facevano pochi viaggi, e questo rendeva tutti gli spostamenti più difficili e lunghi. In quei mesi Ash aveva fatto molte esperienze, diventando sempre più forte, e arrivò a vincere la sua ottava medaglia.

Era molto orgoglioso di avercela fatta, dopo tutto il duro lavoro. Mancava qualche settimana all'inizio della Lega, e così decise, una sera d'estate, di tornare. Gli mancava lei. Voleva sentirla viva, vicina. “E' da così tanto che non torno, spero non si sia annoiata troppo” rideva il corvino. Illuso.

Arrivò al Centro la mattina seguente, seguito da Lem, Clem e Serena, come sempre. Spalancò le porte e corse dentro a perdifiato, mentre l'aroma di viole abbracciava le sue vesti. Imboccò il corridoio stretto, da solo, mentre gli altri lo aspettavano nella sala. Era stanco, ma non voleva fermarsi, era passato troppo tempo.

Cinque mesi erano troppo tempo.

I passi rimbombavano sulle pareti grigie, finchè si femarono, d'un tratto, davanti ad una porticina.

Il respiro tremava.

Il calore delle sue mani fredde si faceva più intenso.

Appoggiò la mano sulla maniglia.

Gli occhi si chiusero.

Il ritmo dei battiti era accellerato.

Si fece forza, stringendo i pugni, prendendo un bel respiro.

Poi spinse la porta... “Lucinda, sono tornato!”

 

 

La stanza era vuota.

Il letto rifatto, le finestre chiuse, i macchinari spenti, l'odore di polvere.

Non c'era nessuno. Non c'era più nessuno.













- Angolo autrice -
Puff *Compare da una nuvoletta di fumo*
Lo so, drammatico vero? Pensavate che finalmente si sarebbero riuniti, eh? *Espressione da ebete*
E invece no, non è mica così semplice. Cupido non ha mai reso il lavoro facile a nessuno, dovrebbe farlo ora? Eh eh eh... in amore e in guerra tutto è lecito...
Caro, carissimo Ash... devi ancora imparare tutto su noi donne.
Detto questo, mi dileguo, signore e signori.
"L'amore è una guerra, ma in fondo, non c'è nulla di cui preoccuparsi"
Puff *Si dilegua scomparendo in una nuvoletta di fumo*

 

 

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Capitolo 5
*** "Nuovi orizzonti" ***


…Non c'era più.

Non poteva essere possibile. Lei, lei si era ripresa dal coma, lei era guarita, e lui non era stato presente in quel momento.

Chissà da quanto, poi.

Serena e i ragazzi arrivarono nella stanzetta seguiti da una piccola infermiera paffutella, che, tutta affannata, si avvicinò ad Ash e con sguardo interrogativo chiese : “Cosa cerchi, ragazzo? Qui non c'è nessuno”

Da quanto...da quanto tempo? Qui c'era una ragazza, dov'è? E perchè nessuno ha pensato ad avvisarmi??” Ash era furioso

Nessuna ragazza è stata in questa stanza da quando sono arrivata” provò a difendersi l'infermiera, e aggiunse “...e io sono qui da ormai 3 mesetti, a pensarci bene. Probabilmente non sei stato avvisato perchè dopo questo trasferimento del personale, l'infermiera che si occupava della giovane non è più riuscita a mettersi a contatto con te e... ”

...3 mesi...”

Silenzio. Tutti gli occhi erano puntati su Ash, che non poteva, non riusciva e non voleva credere a quello che aveva sentito. Da 3 mesi Lucinda era guarita, stava bene, chissà dove e con chi, ma stava bene. Lui non era stato al suo fianco, lei non l'aveva visto al suo risveglio...questo gli faceva male. Avrebbe voluto esserci, per lei.

Doveva trovarla. Doveva dirglielo.

Doveva vederla.

Lei...era passato così tanto.

La troverò. La troverò e mi farò perdonare.” constatò infine

Come farai? Potrebbe essere ovunque, e non sai neanche come metterti in contatto con leiSerena lo guardava preoccupata

Tranquillo, ti daremo una mano noi” Lem si avvicinò e appogiò una mano sulla spalla dell'amico “e poi credo che dopo un'esperienza del genere abbia avuto voglia di tornare a casa, no?”

Ma si, certo! Mi basterà mettermi in contatto con il Professor Rowan, lui saprà sicuramente se lei è a Sinnoh!”

Il giovane corvino era tutto entusiasta e, grazie alle indicazioni dell'infermiera, riuscì a mettersi in contatto con Sinnoh. Il caro vecchio professore era felice di sentirlo dopo così tanto tempo, e non esitò a soddisfare le curiosità del giovane. “Lucinda? Oh, si certo che è qui a Duefoglie. Proprio ieri stava aiutando Olga ad allestire la bancarella per la festa di paese...”

 

 

Era una calda notte. Soffiava una leggera brezza che smuoveva le foglie degli alberi. Serena era sul balconcino della sua stanza, appoggiata con la faccia su una mano, pensava. Pensava ai mesi appena trascorsi, e al trambusto di quella sera. Sapeva che non sarebbero dovuti tornare, sapeva che quella ferita di Ash non era ancora rimarginata. Con tutto il cuore si era augurata di non vederla sveglia, quella Lucinda, ma poi pensò che non vederla proprio è stato meglio.

*A breve inizia la Lega, Ash non è così stupido da perdere tempo a cercare la sua amichetta, ha bisogno di allenarsi e di stare in pace e..*

La verità è che non era convinta neanche lei di quello che le passava per la testa. Ma era determinata a tenersi Ash per lei. Nessuna ragazza dai capelli blu e dagli occhi color mare glielo avrebbe portato via.

 

 

 

La notte passò in fretta tra sogni, incubi, paure, incertezze e desideri nascosti, e i nostri amici si trovarono la mattina dopo nella sala del Centro Pokemon, come al solito, ad aspettare Ash che finisse di prepararsi, pronti a ripartire per concludere il viaggio a Kalos.

Eccolo scendere, tutto sistemato.

Ma non si diresse subito verso il gruppo di amici, bensì ritirò prima qualcosa dall'infermiera.

Cos'hai lì?” chiese Serena appena il corvino si avvicinò.

Oh, una sorpresa speciale per il nostro viaggio..” si limitò a rispondere Ash, poi corse verso l'uscita ridendo “Muovetevi pelandroni, siamo già in ritardo!”

Serena, Lem e Clem lo seguirono a ruota, allegramente incuriositi.

Poi Lem urlò all'amico “Aspetta! Non è quella la strada che dobbiamo prendere! Di lì non vai in città!”

Infatti non sto andando in città, ma all'aereoporto!” Rise mentre correva davanti a loro.

I passi rallentarono e i tre amici si guardarono allibiti “All'aereoporto?! E cosa ci andiamo a fare lì?”

Il corvino li guardò, e nei suoi occhi si accesero delle scintille.

 

 

 

 

 

 

SI PARTE PER SINNOH!”

 

 

 

 

 

 

 

- Nota dell'autore

Perdonatemiiii sono assente da un periodo disdicevole, ma non ho dimenticato la mia vecchia storia! Siccome siamo vicini a Natale, ho pensato di riprenderla in mano, ho ancora tante idee... ora vediamo cosa ne pensate di questo, come piccolo assaggio, e ditemi se è il caso di continuare o se ormai vi siete tutti convertiti all'Amourshipping ( :o !)

I am sempre qui e sempre e fedelmente Pearlshipper.

With Love, la vostra _DreamPearl_

 

*Piccolo Spoiler*

T-tu qui?!”

Ne è passato di tempo, mio vecchio amico...”

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Capitolo 6
*** "Sconvolgimi i piani" ***


 

°Si avvisano i gentili signori a bordo che la destinzazione è stata raggiunta, pertanto vi incitiamo a dirigervi verso i portelloni di sbarco. Ripeto: si avvisano...°

 

Una voce rozza e metallica destò Serena e Clem dal sonnellino, mentre fu del tutto ignorata dalle orecchie di Ash e Lem. Poco male, ci pensarono le ragazze a svegliarli, gentilmente come sempre. Appena Ash realizzò dove si trovasse, scattò in piedi e con un sonoro “Yhu-uuuu!” volò verso l'uscita, seguito da Pikachu altrettanto emozionato. Appena usciti dall'aereoporto di Sabbiafine, i nostri eroi, guidati dal ragazzo corvino, arrivarono al laboratorio del Prof. Rowan, che li attendeva sulla porta in compagnia di qualche Bidoof curioso.

Ash! Finalmente siete arrivati! Ragazzi, io sono il Professor Rowan e gestisco...”

Si signore, la conosciamo, Ash ci ha parlato di lei” sorrise Serena a nome dei tre ragazzi di Kalos

Ah, perfetto. Ma prego venite, avrete bisogno di un po' di tranquillità dopo il viaggio...vi offrirò qualche leccornia e vi farò fare un giro nel mio laboratorio, così conoscerete i Pokemon di Sinnoh constatò il professore, e subito gli occhi dei tre si accesero di curiosità. Solo Ash non sembrava soddisfatto, e seguì il gruppo a passi pesanti. Il Prof. Rowan, notatolo, gli si avvicinò poggiandogli una mano sulla spalla. “Tutto bene ragazzo?”

Speravo di andare subito da Lucinda” sbuffò il giovane

Oh, suvvia, avete viaggiato tutta la notte e adesso è quasi ora di pranzo...state qui un po', e nel primo pomeriggio potrete dirigervi a Duefoglie”

Ash accennò un “d'accordo” e raggiunse gli altri nel primo cortile, dove qualche Buizel nuotava nel laghetto e gli Starly accennavano i primi voli, mentre i piccoli Bidoof e Burmy trotterellavano attorno alle gambe di Clem, Lem e Serena.

 

 

 

Qualche boschetto più in là, presso una graziosa casa circondata da aiuole variopinte, un piccolo Piplup, indaffarato nel portare scatoloni insieme agli altri Pokemon, si fermò all'improvviso. Fece qualche passo per staccarsi dal gruppo e guardò, come rapito, in una direzione. Rimase lì qualche istante, come se sentisse qualcosa, o qualcuno. Ma presto la voce di una ragazza lo richiamò.

Dai Piplup, non fare il pelandrone! Lo sai che dobbiamo aiutare mamma con i preparativi...ora vieni...su, eccoti un Poffin” la ragazza sorrise e porse un biscottino rosa al Pokemon, che, guardando un'ultima volta in quella misteriosa direzione, tornò verso gli altri.

 

 

 

Il pranzo fu arricchito da risate e racconti di avventure e di imprevisti, e presto giunse il primo pomeriggio. Ash era trepidante.

Perchè non ci fermiamo qui ancora un po'? E' così divertente” pregarono Clem e Serena

Già! E i macchinari utilizzati qui sfruttano una tecnologia che non avevo mai visto a Kalos! Mi piacerebbe saperne di più” sospirò Lem

D'accordo d'accordo...fate come volete. Restate pure” rispose Ash mettendo lo zaino in spalla

Tu...vai?” chiese Serena

Sì. Ho un'amica da incontrare” rispose mentre Pikachu salì sulla sua spalla “Ci vediamo stasera!” e corse via, lungo il sentiero che l'avrebbe riportato da lei.

Serena era rimasta a guardarlo sulla porta, con uno sguardo misto di confusione e tristezza. Non sapeva cosa fare.

Aah, quel giovine, sempre di corsa! Non ho mai conosciuto un ragazzo più testardo e determinato di lui, se si tratta di ottenere quello che vuole...e dire che ne passa tanta di gente da qui...” sbuffò il professore. La ragazza lo guardò, poi guardò il sentiero. *Oh Ash, devi essere sempre così impulsivo?*

 

 

 

La terra fine veniva sollevata dalla corsa del corvino, e nell'aria si percepiva quel misto di ansia ed emozione che Ash già conosceva. La salita finì. Si fermò. Duefoglie.

Un febbrile sorriso si accese sul suo volto e ricominciò a correre verso la sua casa.

Svoltò più e più volte.

Un incrocio, poi a destra.

Dietro l'angolo un giardino d'aiuole.

Un campo di allenamento.

Delle voci femminili.

Stava per svoltare l'angolo e raggiungerla.

Ma una figura lo colse di sorpresa, e fermò la sua corsa.

Ash, superato un momento di confusione, scrutò la misteriosa figura... e sgranò gli occhi. “T-tu qui?!”

Ne è passato di tempo, mio vecchio amico...”

Il giovane dai capelli rossi sorrideva, ma il suo comportamento era di sfida. Bloccava il pasaggio ad Ash, aveva le mani appoggiate sui fianchi.

Kenny.

Il corvino non era affatto contento di essere stato fermato, e con tutta la calma possibile informò il rosso che era lì perchè voleva vedere Lucinda.

Oh, lo so, lo so bene. Mia mamma è venuta a sapere per caso del tuo arrivo dal Professor Rowan. Per questo sono qui.”

Scusa?” Ash era confuso

Kenny si fece serio e avvicinò il viso a quello del corvino.

Non ti permetterò di rovinarle la vita, ancora.”

Rovinarle...eh?! Ma che razza di cose ti vengono in mente?!”

Devo rammentarti la vostra “avventura” qui a Sinnoh? Tutti i pericoli che avete corso? Tutte le volte che avete rischiato la vita? Lei, lei l'ha rischiata per colpa tua. E ora che te ne eri andato...Viene rapita! Scherziamo?! E' finita in coma! Ti rendi conto di ciò che le hai provocato?!” ora urlava

Credi che abbia mai voluto farle del male?! Mi è sempre importato di lei, Kenny. Ho cercato di esserci sempre!Ash era fuori di sé

Se davvero ti fosse importato di lei, se avessi voluto farla stare bene, non me l'avresti portata via.”

Cosa?! Ora dimmi, chi è che le è stato vicino durante le difficoltà...per esempio, durante il coma?? TU?! ”

Sì, io.”

Oh ma perfavore!” il corvino lo stava già superando per raggiungere Lucinda, ma...

E' quello che lei sa.” disse il rosso, serio, ma nascondendo un mezzo sorriso. Ash si fermò incredulo.

Come sarebbe a dire??”

Kenny lo guardò fisso negli occhi, con l'atteggiamento di chi aveva già vinto.

Quando ho saputo che Lucinda si stava riprendendo dal coma, grazie alle informazioni che giungevano a sua madre dal Centro Pokemon, sono andato subito sul posto. Tempo due o tre giorni, e si è svegliata...la cosa più bella? E' che io ero lì, ero lì al momento del suo risveglio... e lei non ricordava niente dell'accaduto. Così l'ho salvata... le ho raccontato che qualche tempo prima lei mi aveva raggiunto durante la mia gita a Kalos e che in una sera di tempesta eravamo in un bosco, lei è scivolata e ha picchiato malamente la testa su una roccia...così è finita in coma...ovviamente lei sa che io sono rimasto lì tutto il tempo fino al suo risveglio...non ho dovuto inventare niente per i lividi e i graffi, poiché hanno fatto in tempo a guarire...”

Kenny sorrideva.

Ash...aveva il sangue che gli ribolliva dentro. Non era possibile. Essersi approfittato così della situazione...passare come eroe sotto gli occhi di lei...come...come....

COME HAI POTUTO?!” sbottò “Io ora le dirò la verità.”

Ah sì? E pensi ti crederebbe?”

Lei si fida di me.”

Oh, lo so... ma dov'eri al momento del suo risveglio? Probabilmente a lottare in qualche palestra. Mentre lei aveva bisogno di aiuto. Lei si fidava...se vuoi andarle a dire che hai tradito in questo modo la sua fiducia, fatti avanti.” Kenny liberò il passaggio, ma Ash era ammutolito.

 

E se...lei ora stava bene così? Chi era lui per portarla via dalla sua tranquillità? Si era costruita una bella vita, e ora lui stava per sconvolgergliela...come sconvolgeva sempre tutto... no, non poteva permetterselo.

Forse...forse hai fatto bene Kenny...” il corvino aveva abbassato la testa

Ora lei è in pace e felice. Non merita che io gli rovini tutto ciò. Ho già fatto abbastanza. Io sono venuto qui per lei...ma se la rivedessi ora, le sconvolgerei tutto...”

Si girò, dando le spalle alla casa. Alzò lo sguardo verso il sentiero dal quale era venuto. Sarebbe ritornato sui propri passi e l'avrebbe lasciata vivere bene e felice. Era giusto così.

Quindi, con uno sforzo disumano, trattenendo a stento le lacrime, prese ad allontanarsi piano, soffrendo ogni passo...

 

 

 

E chi ha detto che non sarei più felice così?”

Lucinda.

Lucinda era uscita dal suo nascondiglio tra i cespugli e ora parlava al corvino che, tutt'un tratto, si era fermato, come pietrificato.

Lei aveva sentito tutto.

Ora sapeva.

Aveva fatto qualche passo verso il ragazzo, che intanto si era girato tremante. Lei. Ora era ancora più bella. E gli sorrideva.

Quando mai non mi hai sconvolto i piani, Ash Ketchum?”

 

 

 

 

 

 

 

 

- Nota dell'autore

 

Dedico questo capitolo ad __Haru__ (spero di aver scritto giusto :')), comunque alla mia Asia, che mi ha sempre sostenuto, fin dall'inizio di questa storia. Un piccolo regalo di Natale, spero ti piaccia questo capitolo...

Anyway,

Ash e Lucinda si sono finalmente ritrovati, sarà tutto come prima? Lucinda sa che Kenny ha mentito, ma non conosce ancora la vera versione dei fatti.. come reagirà?

It's a misteryyyy!

L'avventura continua...

 

 

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