La vendetta di Apollo

di innominetuo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO II ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO III ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO IV ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Un bel dì, com’è come non è, il Dio del Sole decise di farla a pagare alla sorellina Athena per l’ennesimo smacco… subito al cospetto di tutti i divinissimi Dèi.

“Bambina mia, che ne pensi di andare a trovare la tua zietta? Ora la puoi trovare al Grande Tempio di Atene. Le ho già scritto e ti sta aspettando! Sarà taaaanto felice di passare qualche giorno insieme a te!!”. 

“Che bello! Papino, papino: posso portare con me Eros?”. 

“Ma certo, piccola mia! E mi raccomando: la zietta vuole tanto sentirti suonare la cetra! Non te lo dimenticare: canta la tua bella canzone, quella che noi qui all’Olimpo amiamo tanto!”. 

“Sììììì canterò per la zia! La allieterò con la mia voce soave!”. 

E quindi la piccola, paffuta Pollon si accinse a suonare il suo dolce canto “Io sono la figlia di Apollo…” traendo “delicatissimi” accordi “sdeleng sdeleng “ (ergo: suoni onomatopeici) riducendo il padre in stato di coma profondo (“Oooh la mia voce è così bella che il mio papino ora fa la nanna!”): e meno male che sarebbe un dio… tzé.

In groppa alla sua papera ed in compagnia del fido Eros (“Dove andiamo, poppante?” “A trovare la mia ziettaaaaaa!”) la piccola Pollon scese giù dall’Olimpo fino al Grande Tempio, puntando il becco del suo mezzo di locomozione direttamente alla Tredicesima (che, in questo caso, non è una retribuzione, non illudetevi!).

Povera Saori Kido: neppure tu ti meritavi una simile punizione. Meglio finire di nuovo infilzata, assiderata, pucciata nell’acqua, oppure dentro la boccia ciuccia-sangue…

“ZIETTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!! ECCOMIIIIII!” evocò Pollon, con delicatissimo timbro, facendo vergognare Eros fino alle pudenda (del resto, è sempre ignudo…).

“Ohibò, chi mi chiama?” declamò, elegantemente assisa sul suo trono, l’ineffabile Saori Kido, quale incarnazione della sempre vergine Athena (chissà perché… eppure la fauna maschile intorno non le mancherebbe… boh: io, personalmente, con tutta ‘sta grazia degli Dèi a disposizione, che come ti giri piovono gnocchi peggio che coriandoli a Carnevale, buonina non me ne starei… fate vobis), con la nivea mano poggiata suaviter sulla fronte, si vide gettare tra le sue eburnee braccia (trad.: fiondarle addosso a mo’ di catapulta) una meteora biondo-chiomata che le fece quasi salire su la prima colazione non ancora digerita. Gravata dal “dolce” peso della nipotina, Saori ebbe bisogno di qualche minuto per ricominciare a fare funzionare le sinapsi del cervello. “Ordunque, sei arrivata, dolce Pollon… ti stavo aspettando con somma gioia…”.

“Zietta, zietta, zietta posso farti una domanda?”. 

“Sì cara: fammi tutte le domande che vuoi” le sussurrò Athena.

“Zietta, perché c’hai i capelli lilla?”. 

“Non sono cattiva è che mi disegnano così…” (cit.: Jessica Rabbit).

“Aaaaaaaaah, ho capito! Ma non ti preoccupare: te li tingo io, ti faccio lo shatush bicolore!!!!! ora mi prenderò IO cura di te, ziettaaaaaaa!!!”. 

Una delicata, sottile vena blu cominciò a percettibilmente pulsare sulla tempia della Divina… Povera, povera Saori… è stato bello conoscerti…

“Poppante, cosa fai? Metti in imbarazzo quella povera crista? Non ti basta collezionare figure di emme su all’Olimpo? Pure qua devi farti conoscere?” intervenne Eros, in allarme per la povera Athena.

“Stai zitto, mostriciattolo! Tu non puoi capire, queste sono cose da donne!” berciò ‘a criatura.

“Chi è il tuo amico? Me lo presenti?” riuscì a domandare Saori, la quale aveva ripreso miracolosamente il possesso delle sue facoltà intellettive.

“ Lui è Eros, io Dio dell’Ammmmore!”.

O_O: questa fu l’espressione di Athena, nel “mirare” la bellezza del putto alato. Null’altro più riuscì a profferire: se ne rimase in stato catatonico a fissare la malefica marmocchia che la salutava con la paffuta manina mentre le comunicava “…che se ne andava a fare un giro per il Santuario!”, promettendole che più tardi le avrebbe fatto trucco e parrucco, per giocare “alle Signore”. Non appena mocciosa e putto alato sparirono dal suo cospetto, Saori si riscosse repentinamente e, tratto fuori dalla scollatura del chitone (sì: proprio quella scollatura, quella ove il prode Seiya ci lascia le cornee tutte le volte) il suo smartphone, contattò il suo pilota personale. Chissà come mai, Saori aveva deciso di tornarsene a Nuova Luxor. Proprio strano, eh.

“OOOOOOOOOOOHHHHHH, ma che bei templiiii!! Neppure su all’Olimpo li abbiamo così! Eros, cominciamo da quello lì…. OOOOOOOOOOHHHHHH!!! Ci sono i fiorellini!! Adesso mi faccio un bel bouquet! Lalalalalalalalala”.

“Che sta succedendo qui? Chi profana le mie rose sacre?”.

“OOOOOOOOH ma c’è Lady Oscar!!! Che belloooooo! Dov’è Maria Antonietta?”.

“Come osi, mocciosa, rivolgerti a me in siffatta maniera? Io sono Aphrodite, il Saint dei Pesci!” disse, stizzito, il bellissimo cavaliere della Dodicesima Casa: egli era furibondo, dato che l’arrivo improvviso della marmocchia sconosciuta lo aveva distolto dalla contemplazione mistica della sua bellezza.

“Io sono Pollooon, la figlia di Apollo: adesso ti canto una bella canzone!”.

“Noooo, poppante, non lo fare!” strillò Eros, disperato… Macché.

“Io sono la figlia di Apollo… Io sono la figlia di Apollo, la figlia del Dio Sol… io sono Pollon!” sdeleng sdeleng sdeleng. Il bellissimo, perfetto volto di Aphrodite, la cui grazia di solito rimane inscalfibile pure nelle lotte più cruente, cominciò a riempirsi di brufoli e di pustole purulente: il cavaliere, sentendosi pizzicare la pelle, estrasse uno specchietto dal suo cloth. Mai urlo più lugubre echeggiò prima di allora per le sacre vestigia. Oddèi: che giorno fu quello…

“Aphrodite! Ci attaccano? Dov’è il Nemico???” dissero Camus e Shura giungendo alla velocità della luce: i prodi cavalieri rimasero inorriditi di fronte allo scempio della bellezza del loro compagno! “CHI ha osato farti questo? Ti vendicheremo!” declamarono, all'unisono.

“Costei! Costei mi ridusse in cotal guisa!” pigolò il Bellissimo (ormai ex…).

“Ma è solo una bimba indifesa! Una creatura innocente! Noi non ammazziamo bambini!” pontificò Camus.

“Chiamate Death Mask, che ci pensa luiiiiii! Ha giusto giusto due posti liberi sul lato ovest del pavimento!” strillò isterico il Gold dei Pesci.

“Eccomi, AHAHAHAHAHAHAHAHAH!! Che min@hia succede?” ringhiò il Gold Siculo.

“Fai fuori quella lì! Guarda cosa mi ha fattooooooo!” piagnucolò Fish.

“Vedo, vedo, Principessa Aurora… ci penso io a sistemarla!” disse Death “SEKISHIKI…” principiò… ma non finì…

“Sembra talco ma non è, serve a darti l’allegria! Se l’assaggi o la respiri, ti dà subito l’allegriaaaaaaaaa!!! Kolo Kolo Pollooooooonnnn!!!”.

La polverina magggggica (moh si chiama così… ehmmm) si diffuse nell’aere…

“OOOOOOOH ma cosa mi succede… com’è bello il cielo, com’è azzurro… e ci sono pure le roselline… orsù, datemi la manina ed andiamo a fare le vispe Terese sull’erbetta” declamò il Granchione, prendendo con le sue chele, uno a destra ed uno a sinistra, Camus e Shura, mentre tuuuuuutto il bellissimo corpo statuario di Fish si riempiva di pustole, al pari del viso… il poveretto non poté che correre a farsi un bagno nell’amido di riso…

“Visto come sono tutti felici grazie a meeeeeeeee??? Chissà come sarà contenta la zietta, quando le racconterò le belle cose che sto facendo qui per lei!”

“Tu dici, poppante?” chiese Eros, seriamente dubbioso…

Superate le Case sino alla Sesta, ecco che la nostra eroina baby “Mary Sue”, in compagnia del cesso alato, si imbatté in Shaka che faceva meditazione zen, essendo in comunicazione perenne con Buddha l’Illuminato.

“Che bello: la Barbie in formato gigante!! Voglio portarmela su all’Olimpo! La pettinerò, la spoglierò, la rivestirò con i vestitini che ho cucito io personalmente, la farò sposare con Ken e le comprerò degli altri accessori, pure quelle maledette scarpe che le cadono sempre! Vabbè: al massimo ci metto il super Attack. Ma come mai tiene gli occhi chiusi? Ehiiiiii Barbie, apri gli occhiiiiiii!”

“Ohmmmmmm ohmmm ohmmmmmmm “ continuava ossessivamente a pregare Shaka, tapino lui. Che pena che mi fa.

“Ma poppante, ma sei sicura che quella sia la Barbie?” chiese Eros, esprimendo il suo fondatissimo dubbio.

“Ma certo che è la Barbie! Tu non capisci niente!” chiosò Pollon, sprezzante.

“Buddha, ti prego: salvami”: così invocava lo ieratico Shaka.

“Vabbè: intanto la Barbie la lasciamo qua, così continuiamo il giro. Poi però ce la prendiamo e ce la portiamo alla Tredicesima, alla bella cameretta che sicuramente la zia ci ha messo a disposizione. Dopo le voglio fare una bella acconciatura con le trecce e con i fiocchi rosa: chissà come sarà bella! Tutte le amichette dell’Olimpo me la invidieranno!” .


… il delirio continua ….

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Capitolo 2
*** CAPITOLO II ***


Lasciata la casa del povero Shaka, il quale dovette trangugiare sette tazze di tè per calmarsi i nervi (non è da tutti i giorni essere apostrofato come… “Barbie gigante”), ecco che la nostra adorata pupattola si recò, in compagnia di un Eros sempre più recalcitrante (chissà come mai…) alla Quinta.

“Guardaaaaaa! Prima la Barbie ed ora Ken! Così li faccio sposare!”.

“Ma poppante… a me non pare proprio che quello là sia Ken…”.

“Mocciosi, chi diavolo siete voi? Vi ha mandati Saga, quel traditore, eh? Come osate presentarvi al mio cospetto! LIGHTNING BOLT!”.

“Poppanteeeeee spostatiiiiiii!!!” urlò il putto alato, acchiappando Pollon da sotto le ascelle e tirandosela via: i Gold si muovono alla velocità della luce, ma Eros, seppur sfigato, è pur sempre un dio… Ahimè, il colpo del Leone se lo beccò il povero Miluccio, che passava giusto di lì.

“Fetente, come ti permetti di colpirmi! SCARLET NEEDLE!”.

E moh i due Gold se le dettero di santa ragione, fino a dover essere raccolti col cucchiaino.

“OOOOh ma perché litigano?”.

“E’ colpa tuaaaaaaaa!!” berciò Eros, sconsolato. E così arrivarono alla Quarta (a.i.u.t.o.).

“Ma quante belle mascherine che ci sono qua! Sembra di stare a Venezia! Allora è Carnevale e ci dobbiamo travestire! Io faccio la damina! Tu ti travesti da Zorro! Così almeno non te ne stai più tutto nudo!”.

“Chi min@hia sta parlando, ahhh?”. Ohibò: l’effetto della polverina magica di Pollon era già finito su Deathy, il quale era letteralmente INCA@@ATO come una iena per essersi ritrovato mano manina con Camus e con Shura a saltellare sui prati come un agnellino a primavera. Povero. Tra l’altro a sniffare le rose avvelenate di Aphro… “Min@hia, ancora tu siiii? Disgraziata! SEKISHIKI…” principiò… ma non finì neppure stavolta… mi fa pena, neppure lui si meritava ‘sta calamità.

“Sembra talco ma non è, serve a darti l’allegria! Se l’assaggi o la respiri, ti dà subito l’allegriaaaaaaaaa!!! Kolo Kolo Pollooooooonnnn!!!”.

“OOOOOOHHH che bello! Ci sono le mascherine! Vado a fare le chiacchiere di Carnevale e pure le zeppole con la crema!” chiocciò Death Mask, completamente rimbambito.

“Siiiii con tanta crema, zietto!! Ti aiuto a cucinare!”.

“Nooooo poppanteeeeeee, non andare a cucinare con lui!!! Che non appena gli passa l’effetto della polverina ti mette in forno insieme alle zeppole!”.

In quel mentre arrivò Aldebaran, il quale rimase stupito nel vedere Death Mask a mo’ di baby sitter, con il grembiulino rosa a fiori e pinza in testa mentre impastava i dolci, canticchiando filastrocche sceme. Il monociglio alla Peo Pericoli* di Aldebaran scattò quindi verso l’alto, essendo l’omone “leggermente” interdetto.

“Ehi, Bue, vieni pure tu a cucinare con noi!” cantilenò Death.

“Bueeeeee???? A chi lo stai dicendo, crostaceo bollito?”.

E moh mazzate. Di nuovo. La cucina si trasformò nello scenario della Grande Guerra, con tanto di trincee....

Eros si trascinò via Pollon che scalciava “Voglio fare i dolcettiiiiiii!!!!”.

“Ma che dolcetti e dolcetti! Filiamocela!”.

Superate la Terza e la Seconda Casa, i due mostriciattoli arrivarono alla Prima. Si sentirono sollevare su da terra e capovolti a testa in giù. Pollon si vide fissare da due occhioni azzurri: uno strano bimbo dai capelli rossi e con le sopracciglia a pallina la stava scrutando. Il cuoricino di Pollon cominciò a battere: TUM TUM TUTUUUMMM. E l'amore sbocciò, senza neppure l’ausilio delle frecce del dio pennuto… Ah l’amour, toujours l’amour

“Ma sei il principe azzurro?” chiese Pollon, emozionatissima.

“Che stai dicendo, sei scema? Io sono Kiki! Allievo del Grande Mur di Ariete!!! E presto sarò un grande cavaliere di Athena!”.

“OOOOOOOOOOOHHHHH” disse Pollon, con gli occhi a cuoricino, mentre Eros friggeva di gelosia peggio delle cotolette alla milanese.

“Kiki, cosa sta accadendo? Devi finire i tuoi esercizi di telecinesi, non perdere tempo a giocare con gli altri bambini: prima il dovere, poi il piacere” chiosò Mur, maestrino Boccarmé.

“Che bellooooooooooo!!! Prima la Barbie, poi Ken, ed ora Rapunzel! Ma quante belle bambole qui al Santuario! Meglio che ai centri commerciali!”.

Al che Mur spalancò i suoi fanali verdi, non tanto convinto della salute mentale della mocciosa.

Credo di dover avvisare Athena: l’imperturbabilità di codesto sacro luogo è assai compromessa!” pensò Mur: sempre saggio, lui.

… il delirio continua

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Nota autrice: *Simpatico personaggio televisivo del bravo Teo Teocoli.


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Capitolo 3
*** CAPITOLO III ***


Eh no.

A tutto c’è un limite.

NON si può vedere Aphrodite con turbante in testa e rosa in bocca, scendere, con fare voluttuoso, la scalinata ricoperta di rose che collega la Tredicesima con la Casa dei Pesci, mentre soavemente (si fa per dire…) intona:

“Sentimental
questa notte infinita,
questa sera autunnal,
questa rosa appassitaaaaa.


(al che Aphro lanciò la rosa, che si conficcò nel petto di un poveraccio che passava di lì, che stramazzò al suolo… morto stecchito peggio di una zanzara col Raid)

Tutto parla d'amore
al mio cuore che spera
ed attende stasera la gioia, d'un'ora, d'un'ora con teeeeeeee.


Sentimental
come un bacio perduto,
sentimental
come un dolce segreto.

Sentimental

come un sogno incompiuto,
come questo saluto che il cuore sa daaar,
sentimental.

Sentimental
come un sogno incompiuto,
come questo saluto che il cuore sa daaar,
sentimental.

Sentimentaaaal!”*


Eppure QUESTA fu l’orrida scena “contemplata” da Athena-sama, una volta che fece ritorno al Santuario, essendo stata SUPPLICATA da Mu di riprendere il jet della Fondazione Grado il prima possibile…

“OOOOOOOOOHHHH ma come è brava Lady Oscar a cantareeeee!!!!” disse Pollon, rapita dalla soavità della canzone, mentre si stringeva tutta pucciosa a Kiki, guardandolo così:
pollon-e-kiki
immagini alta risoluzione free download

Ma Kiki non era affatto in vena di romanticherie, cercando sempre di sgusciarle: era un continuo ricorrere alla telecinesi, pur di starle lontano, dato che egli era un tantinello poco propenso a fidanzarsi con lei. Il povero Mu ormai aveva tutti i capelli bianchi come la neve del Jamir, non potendo più sopportare Kiki isterico per colpa della mocciosetta.

“Oddèi, non posso credere a quello che vedo…!”.

No cara. Credimi: non hai visto abbastanza.

“Questo è il ballo del qua qua, per un papero che sa, fare solo qua qua qua…”.**

Riuscite ad indovinare gli interpreti d’eccezione di questa canzoncina? E vi immaginate la faccia di Athena? Io non oso pensarci…

“Camus… Hyoga… no… non voi…” mormorò affranta la povera Milady.

“Siiiiiiiii che bello cantiamo tutti insieme… però prima vo a chiamare lo zietto!!”.

“… E chi sarebbe lo zietto?”. chiese Athena, temendo la risposta…

“Noooooo poppante, non il pazzo delle maschereeeeeeee!!” strepitò Eros, sconsolato.

“Zietto, zietto, zietto, ziettoooooooooooooo!!!”.

“Che min@hia strilli, aaaaaahhh, fitusa? Sekis…” neanche riesce a finire la frase: ennesima spruzzata di polverina magica… “Ooooooh, il ballo del qua qua? Ma no, adesso canto io:

Sciuri, sciuri, sciuri di tuttu l'annu

l'amuri ca mi dasti ti lu tornu.

Sciuri, sciuri, sciuri di tuttu l'annu

l'amuri ca mi dasti ti lu tornu.

La la La, la, la, la, la, la, la, la, la, la, la
.”***

berciò Deathy, stonato come una campana.

Ohibò.

“Kiki, amore mio, dove vaiiiiii? Resta qui con me, dobbiamo organizzare il nostro matrimonio!” strillò Pollon, cercando di trattenere Kiki per la cintura delle brachette “Zietta, zietta: mi fai da damigella per favore ?”.

“IO TI FACCIO DA SICARIAAAAAAAA, MALEDETTAAAAAAAAAAAA!!!!” urlò la soavissima dea, placcata da Mu con immane fatica: la delicatissima, dolcissima, indifesissima fanciulla era ormai irriconoscibile, in preda all’ira più totale, peggio di una donna cui il fidanzato faccia improvvidamente notare di aver messo su qualche chilo…

Il delirio continua… con l’arrivo dei Bronzi rimanenti… Peggio per voi.


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*Nel rispetto del diritto di autore e della proprietà intellettuale, si cita nella suestesa fan fiction, senza nessun scopo di lucro, il testo della canzone “Sentimental” (1941) testo di Frustaci - E. Garinei - A. Giovannini, interpretata da Wanda Osiris.

**idem come sopra per il testo della canzone “Il ballo del qua qua” (1981) riarrangiata da T. Rendall e Lorenzo Raggi, interpretata da Romina Power.

***tipica canzone popolare siciliana.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO IV ***


Saori era stremata.

Faceva su e giù per tutto il Santuario, correndo da un Tempio all’altro, per verificare i risultati mefitici della visita dell’”adorata” nipotina.

E più ci si affannava, più constatava i danni, più si inca@@ava… Pensò bene di andare da Shaka, il diletto di Buddha, per farsi consigliare da lui sul da farsi.

Ohibò che pessima idea, Athenuccia…

°°°

“Buddha non mi vuole più beneeeeeeeeeeeeeeeeee… buaaaaaaaaahhhhh… sigh sobb…” con tanto di soffiata di naso alla stregua di tromba.

“Su su, calmati… ed analizziamo insieme questo tuo peculiare stato d’animo. Da quando credi di non essere più amato da Buddha, Shaka di Virgo?”.

Shun, in veste di psicoanalista, se ne stava compitamente seduto a gambe accavallate su una bassa poltrona, con occhialetti sulla punta del naso e taccuino in grembo. Intanto, pure la catena di Andromeda era intenta ad analizzare il paziente, che, lungo disteso su un divanetto, pareva una trota sul tagliere: mentre l’estremità della catena a forma di triangolo lo picchiettava sulla testa, l’estremità della catena a forma di pallina gli dondolava davanti al naso, a mo’ di ciondolo ipnotizzatore.

“Ma… cosa succede qui?” pigolò Saori, con voce rotta dal pianto.

Con eleganti movenze, il dolcissimo, ineffabile Shun si alzò dalla poltrona, si avvicinò ad Athena, che se ne stava ritta sulla porta degli alloggi privati della Sesta Casa e, piantandole sul viso i suoi occhioni verdi, le intimò: “Segreto professionale!” sbattendole la porta sul muso.

La Divina, leggermente interdetta (un filino, neh) mosse le regali chiappe fin verso il Tempio di Shura, onde pretendere tremenda vendetta da parte del latore di Excalibur. Mentre stava per recarsi alla Casa di Capricorn, la sua attenzione venne attratta da una musica assordante che faceva “PUMMA PUMMA PUMMA PUMMAO…”… Davvero non immaginate cosa stesse combinando il bellissimo Milo di Scorpio? No eh… Il Gold se ne stava alla consolle scratchando e facendo il VJ “Su le mani, giù le maniiiiiiiii, yeahhhh!!!” mentre una folla di soldati, sacerdotesse ed ancelle ballavano, si strusciavano indecentemente tra loro e pogavano come se non ci fosse un domani. Luci stroboscopiche, cubisti seminudi con femmine vogliose e viceversa. Ecco.

“Miloooooooooo!! Cosa stai combinandooooooo!!” gli chiese Athena, furiosa.

“Facciamo un applauso alla nostra super ospite: la DEEEEEAAAAAA ATHENAAAAAAAA!!!”.

La poverina si tappò le orecchie onde evitare il fracasso infernale di quella ca@@hio di discoteca house e se ne scappò, sollevando con i ditini l’orlo del vestitino. Superata la Nona Casa, finalmente arrivò al tempio del Caprone. Riprese fiato un attimino, giusto per ricomporsi e per potersi presentare al suo più strenuo difensore onde chiedergli mercede.

Seeeeee, come no.

“Disse la vacca ar mulo, magna sta zitto e vaffanc@loooo!”*.

O tempora. O mores.

La scena che le si parò davanti era forse la peggiore in assoluto. Il Sacro Tempio di Capricorn portava la seguente insegna :”Osteria ar Caprone infoiato”.

“Benvenuta a ‘sta Deona, viziatella ed impicciosona, tu che stai sempre a frignààààà, ma che c’hai da blateràààà”*.

Athena era semplicemente inorridita: le ineffabili canzoncine erano, infatti, intonate da Shura, ormai incoattitosi, accompagnandone i “soavi” ritornelli con la chitarra. Ma la summa dello strazio fu vedere Dragone, sì, proprio lui, servire ai tavoli alcuni avventori apostrofandoli così: “Un risotto alla cagatesotto alla buzzicona biondaaaaaa” “Posa er c@lo qua, e statte zitto” “E te, mettete a sede qqua e nun me rompe er ca@@o” “Magna magna, che te viene lo strozzo al gozzo”. In silenzio, onde evitare di essere invitata da Shiryu ad entrare in quell’orrido ristorante, la nostra deuccia girò sui tacchi e tornò sui suoi passi: non aveva nessuna intenzione di rivedere Camus e Hyoga cantare “Il ballo del qua qua” e neppure Aphro neo Wanda Osiris. Insomma: scappò a gambe levate, alla ricerca di Mu, l’unico, forse, ancora normale di tutta la cricca cavalleresca.

Certo sì. Come no.

Ikki.

Ikki, capite di chi sto parlando? Ikki. Piango lacrime di sangue.

Ecco: costui intrecciava ghirlande di margheritine insieme a Death Mask (ovvio!) in un ameno praticello antistante la Quarta Casa, per abbellire proprio le pareti della Casa del Cancer, dato che tutte le maschere mortuarie erano state regalate a Pollon (su richiesta di quest’ultima…).

Saori, ormai rassegnata al peggio, continuò la discesa per giungere alla Seconda Casa. “Questo piatto fa schifffffo, io non lo mangggio!”. **

Evidentemente, Aldebaran si era un pochino fissato con “certi” programmi televisivi, ed aveva indetto una gara gastronomica di cui egli si era autoproclamato giudice. L’omone aveva ormai disseminato il pavimento del suo Tempio di piatti rotti, con, ovunque, i relativi resti di cibo. ‘Na laidezza immane. E così, Milady vide il suo ADORATO, RACCOMANDATO, COCCO-DE-MAMMA Seiya con grembiulino e berretto da chef, fissare, tutto avvilito, il contenuto del suo vassoio spatasciato per terra da un toro inferocito.

“Ma… ma… ma …a me sembrava buono… lo avevo assaggiato, lo giuroooooooo” balbettò Pegasus, prima di scoppiare in lacrime.

“Tu prendeh in giro me e tutti i concorrentih. Manca di saleh, questo piatto è una m@rda”.

Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Tutto.

Ma Seiya no. Nun se tocca.

Saori, in silenzio, se ne tornò alla Tredicesima, impugnò il suo scettro divino e si decise a divenire un’infanticida.

“Poppante, ma quella che sta arrivando di corsa non è mica la tua zietta? Mi sembra essere un filino alterata… chissà perché…” profferì Eros, mentre si rimpinzava nervosamente di dolcetti, mirando, gelosissimo, la sua amica che, tenendo Kiki legato come un salame con una corda magica che ne annullava i poteri di telecinesi***, gli cantava con la sua voce soave “Io sono la figlia di Apollo, la figlia del Dio Sol”.

Inutile dire che Kiki era svenuto da un pezzo, poverino…

“Eccerto che sono iooooooo!!! Sono qui per AMMAZZARTIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!”.

§§§§

E qui calò il sipario sulla drammatica vicenda: ove non poterono i divissimi Dei a sconfiggere l’imperturbabile Athena ed i suoi invincibili Saints, ecco che MOLTO poté fare una mocciosa in groppa ad una papera. Pollon-con-papera FINE (più o meno…)

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NOTE AUTRICE:

per questa mia parte finale, mi sono liberamente ispirata a:

*”Fracchia la belva umana” (Italia 1981) di Neri Parenti, con Paolo Villaggio, Lino Banfi, di cui rispetto ogni diritto d'autore e la proprietà intellettuale;

**Masterchef Italia, talent show di produzione Magnolia e sulle Reti Sky Uno e Cielo, di cui rispetto ogni diritto d’autore e la proprietà intellettuale.


***La corda magica di Pollon non esiste, è di mia invenzione.

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