Human

di JarOfHearts_World
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***



Capitolo 1
*** I ***


La sveglia doveva ancora suonare ma Maria era già sveglia.

Sveglia in un letto non suo, tra le braccia di un uomo che conosceva appena e verso il quale non provava niente.

A spingerla in quel letto era stato un bicchiere di troppo nel bar sotto casa dove Maria era solita fermarsi dopo i turni particolarmente intensi.

La sera precedente aveva bevuto un po' più del solito e non essendo abituata all'alcool le aveva dato subito alla testa; il suo vicino di casa Marco Dossetti, padre divorziato alla ricerca di un lavoro, da tempo mostrava interesse per la dottoressa dagli occhioni azzurri e non ci pensò due volte prima di approfittarsene e portarsela a letto.

E così, alle 5:59, Maria guardava il soffitto di quella casa sconosciuta dove regnava l'aroma di menta e bagnoschiuma da uomo.

Si alzò e si vestì evitando di fare il minimo rumore, Maria non era la donna da una notte e via, non le era mai successo prima d'ora e promise a se stessa che non le sarebbe più capitato.

Si fermò ancora un attimo ai piedi del letto con le scarpe in mano ad osservare Marco che dormiva.

La barba incolta e la carnagione olivastra, gli occhi erano chiusi ma chiari e di capelli non ce n'erano quasi più.

Maria non provava proprio niente, uscì diretta verso il suo appartamento due piani più in alto senza lasciar nemmeno un biglietto, tanto volendo lui avrebbe saputo dove trovarla.

 

Il suo turno sarebbe iniziato alle 8:00, Maria si fece una lunga doccia dove si lasciò scappare anche qualche lacrima.

Le lacrime che al lavoro non poteva mostrare.

Varcata la soglia d'ingresso dell'ospedale per Maria Pia Lisandri i sentimenti venivano messi da parte e la priorità era il bene del paziente e null'altro.

Era l'unica soluzione per lavorare tra gente malata, specie tra bambini e ragazzi.

Se ogni tanto sembrava dura e quasi insensibile, dentro era tutto il contrario e non riusciva a nasconderlo nelle situazioni più serie.

Non aveva molto tempo per la vita privata, viveva per l'ospedale e per i pazienti.

Aveva avuto un paio di storie d'amore e una figlia avuta dal suo unico matrimonio durato sei anni.

Lui la lasciò perché lavorava troppo.

La figlia di Maria, Agnese, aveva 18 anni e stava frequentando il liceo negli Stati Uniti, ospitata da una famiglia.

Voleva fermarsi anche per il college, tornava in Italia solamente durante a Natale e durante l'estate

ma sembrava fosse questa la vita che voleva.

Dopo la doccia immersa nei pensieri, una mail alla figlia e Maria era pronta ad andare al lavoro.

Indossava una maglia color vinaccia con un cardigan un po' più scuro sopra, pantaloni neri e tacchi.

Tutti indumenti che sarebbero finiti nello spogliatoio fino alla fine del turno per lasciar spazio al camice e alle scarpe più comode.

Salì a bordo della sua utilitaria nera e si diresse in ospedale, non molto lontano da casa sua.

Erano appena le 8:00 ma c'era già trambusto nei reparti, tutti la salutavano con cortesia e lei rispondeva abbassando la testa con un sorriso.

Gli infermieri servivano la colazione, prendevano i valori della pressione e provavano la febbre, alcuni genitori rimasti tutta la notte uscivano dalle stanze dei figli con le occhiaie alla ricerca di un caffè, altri arrivavano con i volti riposati e una brioches migliore di quelle che la mensa serviva.

Una volta cambiata si recò nel suo ufficio dove Carlo lo specializzando la attendeva per riferirle novità e cambiamenti.

 

-Buongiorno-

 

un sorriso impacciato da parte del dottore, le aveva fatto trovare il caffè sulla scrivania e le cartelle cliniche in ordine alfabetico come piacevano a lei, la ammirava molto e faceva di tutto pur di apparirle simpatico ma non poteva negare di temerla un po'.

 

 

-Buongiorno Carlo, novità?-

 

La Lisandri si sedette dietro alla scrivania, rimanendo dritta con la schiena e bevendo lentamente il suo caffè perfettamente zuccherato.

 

-E' previsto un ricovero per oggi, Valentino, il ragazzo del tum...-

-Si si ho capito-

interruppe il collega a metà frase, con ancora il caffè che scendeva bollente giù per la gola

-Ho passato parecchi giorni a studiarmi il suo caso, tuttavia non c'è altro modo di salvarlo se non l'amputazione-

finito il caffè si porto le mani sotto al mento, stringendosi nelle spalle

-Finirà in camera con Leo se non erro, magari vai a parlargli e digli di tenere a freno la sua esuberanza, almeno in questo primo giorno...Fagli anche una visita e riportami i parametri sulla cartella-

 

In questo modo Carlo venne congedato, dopo aver esaminato le cartelle per Maria fu la volta del giro di visite.

Aggiornò pazienti e famiglie quando un'infermiera le parlò di un bambino appena ricoverato.

 

-Si chiama Davide, ha perso conoscenza mentre giocava a pallone, forse ha avuto un arresto cardiaco-

 

La Lisandri entrò così nella “stanza di Rocco”, un bambino che da mesi ormai era in coma e che non mostrava né segni di miglioramento né di peggioramento.

Il ragazzetto seduto sul letto con le gambe incrociate scrutò attentamente la dottoressa, fissandola con aria di sfida.

Aveva gli occhi azzurri e un cumulo di ricci neri e indosso ancora l'uniforme per giocare a calcio.

Per tutta la visita mantenne un atteggiamento altezzoso e sgarbato, Maria non gli prestò molta attenzione ma chiese lui un recapito dei genitori e uscì per prescrivere degli esami da fare.

Incrociò la mamma di Rocco per i corridoi, stava per avvicinarsi e tempestarla di domande ma non fece in tempo, in quanto Maria si nascose tra la folla diretta all'ascensore.

Quella donna era in ospedale da mesi, ogni giorno accanto a suo figlio anche nelle vesti di pagliaccio, la dottoressa non nutriva nessun odio nei suoi confronti ma non le andava a genio la sua continua voglia di parlare e sapere cose che magari non la riguardavano strettamente, così tentava di evitarla se non ovviamente per parlarle di Rocco.

 

Era giunto il momento della pausa pranzo, Maria si recò nel suo ufficio tirando fuori dalla borsa l'insalata che si era portata da casa.

Aveva una chiamata Skype da parte della figlia.

 

-Ciao mamma!Riesci a sentirmi?-

 

Maria si fermò sorridente ad osservare la figlia che non abbracciava dallo scorso Natale, cinque mesi fa.

Era sempre bella e sorridente, aveva gli occhi verdi e i capelli castano chiari, più chiari dei suoi.

Non era molto alta ed era piuttosto esile ma aveva tutta la forza interiore della madre e un grande senso di determinazione, forte a tal punto da farla trasferire in un altro continente a soli 14 anni per inseguire il suo sogno di far carriera nel mondo del Musical.

Ogni pomeriggio dopo scuola infatti, Agnese si spostava nel quartiere di Broadway a frequentare corsi di canto, danza e recitazione e aveva già ottenuto piccole parti da comparsa in musical di una certa importanza.

 

-Ti sento benissimo tesoro, come mai questa chiamata?-

 

Per evitare di chiamare in orari scomodi madre e figlia si sentivano via skype tutti i weekend quando in Italia erano le quattro del pomeriggio e a New York le 10 del mattino.

 

-Ieri non sono stata molto bene, ho avuto nausea...Mal di testa...Ultimamente mi succede spesso e mi hanno detto di fare degli esami, giusto per togliersi ogni dubbio, ma dato che tu sei un medico ho voluto chied..-

 

Come aveva interrotto Carlo poche ore prima, Maria questa volta interruppe la figlia con tono più agitato e innervosito:

 

-E tu quando pensavi di dirmelo?-

-Beh...L'ho fatto ora-

-Agnese descrivi esattamente ogni tuo sintomo, dimmi che esami devi fare, voglio sapere tutto-

-Lo vedi perché non volevo dirtelo?-

-Parla-

-Ma nausea...Mal di testa...Mi stanco facilmente e volte ho male alla schiena-

-Devi venire in Italia, adesso...Solo per un po' ma devo accertarmi che tu stia bene-

 

Scocciata Agnese interruppe la conversazione e urlare il suo nome davanti allo schermo non servì a nulla.

Certamente Maria non voleva allarmarsi, ma una ragazzina dell'età di sua figlia che scoppia di salute e improvvisamente presenta tali simili metteva un po' d'ansia sia in lei quanto dottoressa ma soprattutto in lei quanto madre.

Alla fine del turno Maria avrebbe chiamato la famiglia che ospitava sua figlia per saperne di più, ora doveva solo metter da parte i sentimenti e andar a conoscere Toni, un ragazzino appena ricoverato in seguito a una caduta dalla moto.

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Capitolo 2
*** II ***




-Leo, Vale basta!Si sentono solo le vostre voci dal corridoio, siamo in un ospedale qui c'é gente che cerca di riposare!
Come può farlo se voi urlate?-

La Lisandri stava  in piedi al centro della stanza con le mani sui fianchi e la testa alta fissando seriamente i due ragazzi nei rispettivi letti che la squadravano con espressioni divertite.

-Ora è lei che sta gridando dottoressa!-

Leo scoppiò a ridere dopo la sua uscita e Vale che a stento tratteneva le risate iniziò a tramutarle in tosse per rimanere serio.

-Ragazzi vi prego...Andate a far casino altrove-

Leo si fece d'un tratto più serio e fissò la dottoressa con occhi seri e intristiti

-E dove?Eh?Non abbiamo nemmeno il permesso del sole!-

Si alzò di scatto catapultandosi nella sedia a rotelle e abbandonò la stanza senza che Maria riuscisse a trattenerlo, Vale poggiò la testa sul cuscino e mise le cuffiette estraneandosi per un po' da quella vita che a volte non faceva per lui.
Dopo un lungo sospiro Maria abbandonò la stanza e si recò lentamente nel suo ufficio.
La domenica era una giornata tranquilla, se in pronto soccorso non arrivava nessuno era raro trovarsi interventi o nuovi ricoveri così Maria aveva tutto il tempo di dedicarsi alle noiose ma necessarie pratiche burocratiche.
Incrociò Toni che tornava desolato verso la sua camera.

-Toni, come mai così lento con la sedia a rotelle?-

Maria assunse il sorriso dolce e divertito di quando parlava con Toni, così buffo a prima vista ma così furbo e intraprendente a conoscerlo meglio.

-Eeeh sono triste dottoressa!Ho il permesso del sole solo io e mi annoio!
Perché non lo da anche a Davide!O a Leo, Vale...E Cris...Sempre in quella camera!-
-Se non hanno il permesso è perché non sono nelle condizioni adatte, inoltre per quanto riguarda Cris non dipende da me ma dalla psicologa.
Perché non vai a tenergli compagnia ai tuoi amici invece che girare mogio mogio per il reparto?-

Toni gesticolò con le mani biascicando qualcosa e Maria si allontanò entrando finalmente nel suo studio.
Per prima cosa accese il pc sperando in una mail della figlia che però ancora doveva arrivare.
Dalla loro ultima chiamata su Skype non si erano più sentite, lei sarebbe giunta in Italia entro un mese, alla fine dell'anno scolastico e dei suoi impegni da attrice anche se ormai sapeva benissimo cosa causasse i sintomi della figlia.
Aveva fatto degli esami in America, Maria aveva contattato la famiglia che la ospitava e...Agnese era incinta.
Era solo una ragazzina ma era incinta di due settimane e sembrava intenzionata a tenere il bambino.
E' un difficile argomento da affrontare, specie con la madre e a quell'età, il fatto che fossero distanti chilometri e chilometri non permetteva a Maria di sgridarla, sostenerla e aiutarla né ad Agnese di farsi aiutare.
Per Maria questa situazione era una tortura, ora più che mai avrebbe voluto esserci con sua figlia, parlargliene e farsi spiegare ma poteva mollare tutto il suo lavoro e i suoi pazienti per partire?
Il padre di Agnese si era trasferito in Francia quando la piccola aveva 3 anni.
Aveva una nuova moglie e dei nuovi figli e non chiamava Agnese da almeno dieci anni, quindi aiuto da parte sua non ne sarebbe mai arrivato.

Maria cominciò a sfogliare cataloghi che una ditta farmaceutica le aveva mandato quando Cris corse nel suo ufficio e aprì senza nemmeno bussare.

-Dottoressa dottoressa presto venga con me!-

In un attimo era già uscita fuori e la Lisandri la inseguì chiedendole invano cosa stesse succedendo.
Arrivarono fino alla stanza di Cris, c'era una folla di infermieri e Leo a terra svenuto.

-Levatevi tutti quanti!Via tutti ho detto!-

Con lo stetoscopio che aveva attorno al collo si assicurò che respirasse, dopo pochi istanti Leo cominciò ad aprire gli occhi emettendo dei lamenti.
Tutti quanti tirarono un sospiro di sollievo, compresa Cris che aveva passato quei brutti momenti in lacrime seduta sul suo letto mordicchiandosi nervosamente le unghie.

-E tu volevi il permesso del sole?-

Leo non rispose, cominciò a lamentare un mal di stomaco mentre si alzava aiutato da Ulisse per tornare nella sedia a rotelle.

-Dottoressa ma cosa sta succedendo?-

Cris era spaventata, aveva ancora la voce debole e rotta dal pianto

-Stavamo parlando poi ha iniziato a dire che aveva mal di stomaco ed è svenuto..-
-Credo di sapere quale sia il problema Cris, Ulisse contatta il laboratorio analisi e di che c'é un'emergenza-

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Capitolo 3
*** III ***




Leo era tornato nella sua camera, un poco indebolito ma con la stessa irriverenza di sempre e aveva iniziato a far battutine a Vale che preoccupato gli chiedeva cosa fosse accaduto.
I risultati delle analisi sarebbero arrivate l'indomani ma Maria sospettava già si trattasse di una semplice acidosi, un problema di stomaco dovuto alla sbagliata alimentazione durante la chemioterapia.
Capitava infatti che Leo si intrufolasse in mensa a cercare cibo migliore di quello che gli veniva servito, ma se la sua dieta era questa un motivo c'era.
Doveva evitare parecchi alimenti, primi tra tutti i latticini e Maria ingaggiò la psicologa nutrizionista per parlargliene perché sicuramente sarebbe stata più ascoltata di lei.
La giornata proseguì tranquilla, era ormai sera e Maria attendeva segnali dalla figlia ma lei non si faceva sentire e ad un tratto il solo mese che doveva attendere per rivederla le era sembrato il più lungo del mondo.
Stava per tornare tra le sue scartoffie quando lo schermo del pc si illuminò, una chiamata su skype dai "genitori" americani di Agnese.
Avvisarono che la giovane era scappata di casa, loro avevano già mobilitato l'FBI ma non avevano nessuna intenzione di dove potesse essere.
La sera precedente aveva detto di esser rimasta a dormire da un'amica, ma ora l'amica diceva che non ne sapeva assolutamente nulla.
Mancavano un po' di suoi vestiti dall'armadio e una valigia.
Inizialmente temevano fosse scappata con Jackson, il fidanzatino, ma lui era a casa e ignaro di tutto.
Agnese era dispersa da quasi 48 ore, era appena uscita la notizia e nessuno ne sapeva niente.
E la cosa peggiore, la madre di Agnese dall'altra parte del mondo era al momento la più impotente di tutti...
A completare il tutto ci furono una serie di sms di Marco che da quella famosa notte non l'aveva lasciata un attimo stare.
Ogni giorno erano almeno dieci sms alcuni dei quali sdolcinati, altri disperati.
Lei li ignorava, in questo momento voleva solo mettersi a piangere e andare a cercare sua figlia.

-Basta, ora mi preonoto un volo e parto-

Maria se ne andò a casa a fine turno, si preparo la valigia e cominciò a contattare l'aereoporto, il volo partiva martedì.

[...]


Tutti i ragazzi si erano dati appuntamento nella stanza di Rocco, non c'era un motivo speciale ma volevano passare un po' di tempo insieme tutti quanti.
Avevano succo di frutta e merendine, Leo si era attenuto alla sua dieta e tra una chiacchiera e l'altra anche Cris sgranocchiò qualcosa.

-Oggi però era proprio una bella giornata...Peccato che la Lisandri non abbia fatto uscire nessuno!-

Rocco scuoteva la testa amareggiato, avrebbe voluto fare una partita a basket con i suoi amici.

-Ma valla a capire quella!Mi ha fatto stare a letto tutto il giorno perché avevo un po' di male al braccio boh!Mi son rotto le palle in una maniera assurda mi annoiavo pure ad ascoltare la musica!-

Ora era Davide quello ad essere innervosito, ecco che anche Leo imperversò nella conversazione.

-Lei non capisce che siamo ragazzi, abbiamo i nostri bisogni anche se stiamo in un ospedale!Non possiamo stare in clausura!-
-Eh si è brava eh, ma a volte un po'....Stronza!-
-Toni ma che stronza!Quella è proprio bastarda, io sto bene e voglio andarmene da qui!Sono svenuto e ora mi sta facendo fare mille analisi senza ottenere un cazzo!-
-Io penso che sia brava...Insomma lo fa per il nostro bene-
-Ma non dire cazzate Vale, lei è peggio di Hitler, comanda e basta!-
-Davide però..-
-Ho ragione-

Una ragazzina con i capelli castani legati in una coda di cavallo e due occhi verdi luminosissimi messi in risalto da un filo leggero di matita nera ormai "sciupata" entrò senza far rumore nella stanza con appresso un trolley e l'aria di chi vuole solo riposare.

-E vi dirò di più, se la si fa arrabbiare di brutto si offende e sta anche giorni interi senza parlare!-

Tutti e cinque i braccialetti, tranne ovviamente Rocco che dormiva, si girarono insieme verso quella ragazzina poco più bassa di Cris e magra quasi quanto lei.
Non sembrava però denutrita, anzi il suo viso tendeva come a rigonfiarsi.
Indossava dei jeans e una t-shirt a righe e tra una maniglia e l'altra della borsa che aveva oltre al trolley pendeva una felpa grigia stropicciata.

-E tu chi saresti?-

Leo fu il primo a parlare, con scioltezza e quasi irritazione.
Era infastidito perché quella ragazza aveva origliato la loro conversazione e si era addirittura intromessa senza presentarsi o chiedere il permesso.

-Agnese Sofia Lisandri, ma Agnese basta e si...La nazista stronza e bastarda è mia madre-

Si era presentata con voce sicura e un poco sfacciata, le braccia a mezz'aria e un sorrisetto sarcastico.
Vale si coprì il volto con le mani e in seguito a lui tutti gli altri

-Che figura di merda...Vabbè ma tu a tua madre mica ce lo vai a dire no?-

Agnese osservava divertita, sicuramente non avrebbe fatto la spia, anzi.

-Non sapevo avesse una figlia, non ha mai parlato di te e io son qui da parecchio tempo ormai!-
-Leo!- Cris aveva dato una pacca a Leo per zittirlo, Agnese ridacchiando aveva replicato

-Tranquilli, mia madre è molto riservata sulla sua vita privata, so poche su di lei pure io...Comunque vivo in America da parecchi anni e torno per le vacanze, anzi se mi dite gentilmente dove si trova il suo ufficio...Ho fatto parecchi casini ultimamente e ci manca solo che stia in pensiero-

-Il suo ufficio è in fondo al corridoio ma lei ora non è qui, comunque piacere io sono Vale-

Agnese non prestò molta attenzione alla presentazione del ragazzo, che da quando era entrata nella stanza aveva preso a guardarla inebetito.

-Cavolo...Avete un  cellulare da prestarmi?Io non ho più credito...-

Cris le passò il suo cellulare, Agnese tentò di chiamare la madre e dopo un paio di tentativi azzeccò il numero giusto.

"Pronto?"

......

La ragazzina si bloccò, la voce della madre per lei tanto rassicurante ora che era a pochissimi chilometri da lei la agitava, non sapeva se era pronta a rivederla dopo che era rimasta incinta e scappata senza dire una parola, scappata dall'America.
Era riuscita a falsificarsi dei documenti che la autorizzavano a partire da sola, aveva avuto un bisogno di vedere sua madre enorme e aveva approfittato del fatto che ormai fosse a posto con i voti a scuola, ma ora che la aveva vicina voleva essere a New York di nuovo, lontana dalla dura e faticosa realtà.

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