Shadowhunters: L'Amuleto della Strega di MartaAka97 (/viewuser.php?uid=135164)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Viaggio cancellato ***
Capitolo 2: *** Timidezza ***
Capitolo 3: *** Nuove piste ***
Capitolo 4: *** Magnus Bane ***
Capitolo 1 *** Viaggio cancellato ***
1
ATTENZIONE: Per capire chi sono i personaggi di questa storia, dovrete
prima leggere
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2537988&i=1
Grazie e buona lettura :)
Corinne era in camera sua, seduta sopra il materasso privo di
copriletto. La valigia era sulla porta. La fissava incredula.
Quel giorno sarebbe dovuta partire per la Francia, ma il volo era stato
cancellato all'ultimo momento.
Sentiva la voce dei suoi genitori al piano di sotto, che sbraitavano al
telefono con l'agenzia di viaggi.
La ragazza sciolse i capelli rossi, e slacciò il giubbotto
chiaro.
Prese la sua borsa e tirò fuori il blocco da disegno che
avrebbe usato sull'aereo e iniziò a scarabocchiare qualcosa,
cercando di far passare più velocemente il tempo.
Quando sua madre entrò in camera, la guardò con
occhi stanchi.
<< Come stai, tesoro? Mi dispiace così
tanto... >> le disse, raggiungendola sul letto.
La donna era alta e snella, come la figlia, anche se aveva molte
più curve. I capelli erano scuri e con qualche striatura di
grigio, mentre gli occhi erano della stessa tonalità di
azzurro della ragazza.
<< Cosa disegni? >>
<< Nulla... cercavo solo di far passare il tempo
>> rispose, mostrandole il foglio con sopra bozzetti di
occhi e labbra, << quando ripartiremo? >>
domandò con una certa speranza nel cuore.
Anche se non era stata contraria al trasloco, voleva rimanere:
lì c'era tutta la sua vita, i suoi amici... aver dovuto dire
addio a tutti era stato difficile, e sapere che avrebbe dovuto farlo
un'altra volta...
<< Non lo so... sembra che dobbiamo organizzare tutto
un'altra volta: giuro che farò in modo di vendicarmi di
quell'agenzia >> spiegò, accarezzandole una
guancia.
Poi rise, << sarai contenta, no? >>
Corinne divenne rossa, e abbassò lo sguardo.
<< Mi dispiace... >>
<< E di cosa? Io e tuo padre sapevamo di chiederti molto.
Entrambi siamo rimasti stupiti dalla tua reazione: non avevi
protestato. Ti eri limitata ad annuire >> fece una pausa,
abbracciandola, << ma quando ti ho seguita in camera, ti
ho sentita piangere >>.
La ragazza rispose all'abbraccio, trattenendo le lacrime.
<< Spero che potrai perdonarmi un giorno, ma devi capire
che vivremo meglio, là, in Francia. Abbiamo la casa dei
nonni e potrai rifarti una nuova vita, con nuovi amici...
>> seguì un breve silenzio. Madre e figlia si
guardarono, entrambe tristi. << Pessimo discorso, non
è vero? >>
Corinne rise e si strofinò gli occhi.
<< Quindi, dovrò tornare a scuola domani?
>> chiese.
Sua madre scosse la testa, << Ti abbiamo già
ritirato >> rispose, << In alternativa,
senti i tuoi amici e esci. Non resteremo ancora a lungo, ti conviene
sfruttare tutto il tempo possibile >> concluse.
Le baciò la fronte e uscì, dicendo che le avrebbe
portato un sacco a pelo più tardi.
Quando la porta si richiuse, Corinne tirò fuori il biglietto
dall'album.
Per tutta la giornata, non aveva fatto altro che rileggerlo e
rileggerlo, cercando di capire il significato di quel simbolo
nell'angolo della pagina.
Ti amo Corinne. Tuo per
sempre, M.
Ogni volta che leggeva quella frase, il cuore le accelerava e le guance
le si tingevano di rosso. Nessuno le aveva mai detto che l'amava. E non
aveva mai ricevuto una dichiarazione d'amore.
Si sdraiò completamente, stringendo il biglietto al petto.
<< Dove sei, M? >>
<< Sono qui >> disse il ragazzo, con la
voce piena di tristezza. << Sono qui >>
ripeté, << e darei qualsiasi cosa per far
sì che tu potessi vederm i>>.
Matthew era in piedi nella stanza della ragazza, dove una volta c'era
la scrivania.
Aveva seguito Corinne fino all'aeroporto e quando scoprì che
il suo volo era stato cancellato, fu come se il mondo gli avesse dato
una seconda possibilità.
Le aveva lasciato il biglietto la sera precedente, e poi era tornato
all'Istituto, con un po' di amarezza nel cuore.
Si avvicinò, notando come i suoi lineamenti fossero resi
ancora più belli dalle ombre.
Mosse una mano verso di lei, voleva toccarla. La ritrasse velocemente,
lasciandosi cadere a terra, disperato. Sarebbe bastato togliere la runa
che lo rendeva invisibile per farsi scoprire: ma cosa sarebbe successo
dopo?
Rimase in quella posizione a lungo, aspettando che la ragazza si
addormentasse. Continuava a rileggere il biglietto, e ad arrossire ogni
volta che lo finiva.
Dopo un'infinità di tempo, la madre di Corinne
entrò nella stanza e le diede un sacco a pelo. Le
augurò la buonanotte e sparì di nuovo.
Matthew si passò una mano tra i capelli corvini e
andò a sedersi vicino al muro, appoggiando la schiena.
Quando capì che la ragazza stava per cambiarsi chiuse gli
occhi, sentendosi in imbarazzo.
Dopo qualche minuto, sentì il rumore di una cerniera.
Decise di guardare.
Corinne era inginocchiata davanti alla valigia aperta e stava
trafficando con un logoro pezzo di stoffa di un viola spento.
L'oggetto che copriva, era un bellissimo ciondolo dorato, con
incastonata una grossa pietra ovale blu scuro.
La vide legarlo al collo e poi tenerci sopra una mano.
Quanto vorrei sentire i
suoi pensieri...
Il cellulare di Matthew vibrò, segno che gli era arrivato un
messaggio.
Era da parte di Vincent: il suo parabatai era abbastanza scocciato.
“Hai
intenzione di dirmi che fine hai fatto, oppure preferisci che ti scovi
e uccida di persona?”
Sorrise, sbuffando poco dopo. Doveva tornare all'Istituto: era fuori da
tutto il giorno e non aveva detto a nessuno dove era diretto.
<< Ciao Corinne, buona notte >> le disse,
senza che lei lo sentisse.
Uscì dalla finestra da cui era entrato, e si si diresse a
passo spedito verso l'Istituto.
<< Per l'Angelo, Matthew! Vincent è furibondo!
Per non parlare di Gavriel! >>
Sylvia lo aveva raggiunto all'entrata dell'Istituto. Sylvia era della
famiglia dei Fairchild. Aveva un caschetto di capelli castani, occhi
verdi e un fisico asciutto e muscoloso, da guerriera.
Lo guardò torva, anche se poteva notare il sollievo nei suoi
occhi. Strinse le braccia al petto e alzò le sopracciglia.
<< Hai intenzione di rispondermi? No,
aspetta... >> si bloccò, mentre le
guance le diventavano rosse, << Sei andato di nuovo da
quella mondana?!
>>
Il ragazzo socchiuse gli occhi, cercando di sembrare arrabbiato,
inutilmente: neanche un Demone Superiore avrebbe intimorito la
Cacciatrice.
<< Allora? >>
<< Perchè ti importa tanto?! Perchè
importa tanto a tutti! >> sbraitò Matthew,
ormai stufo di quella situazione.
<< Sì, mi sono innamorato di una mondana, e allora?
Dov'è il problema?! Sono io a starci male, non voi!
>>
<< Beh, su questo ti sbagli >>
Vincent era apparso dalle scale laterali, scuro in volto. I capelli
biondi erano legati in una morbida coda, che gli ricadeva sulla
schiena. Portava un paio di pantaloni della tuta e una maglietta a
maniche corte, che lasciava scoperte le braccia piene di marchi e
vecchie cicatrici.
<< Ah davvero? >> domandò in
tono di sfida.
<< Credi che noi troviamo piacere nel vederti distruggere
per quella mondana? >>
Matthew guardò Sylvia che annuì. <<
Devi fare qualcosa >> gli disse, << O te la
dimentichi, oppure cerchi un pretesto per conoscerla. Sono stufa di
vederti così >> concluse.
Sylvia era sempre stata una sua grande amica: in passato, avevano
pensato di diventare parabatai, ma rinunciarono all'idea dopo il bacio
che ci fu tra loro.
Così, Vincent l'aveva proposto al ragazzo che
accettò: era come un fratello per lui.
Le loro famiglie, i Blackwater quella di Matthew e i Whitegold, quella
di Vincent, si conoscevano da tempi immemori.
I due ragazzi erano cresciuti e si erano addestrati insieme.
Conoscevano uno ogni debolezza, difetto, pregio e reazione dell'altro:
molti dicevano che avevano l'intesa di due gemelli.
<< Concordo con lei >> proseguì
Vincent, << Gavriel vuole vederti: nessuno di noi
è riuscito a spiegargli la tua assenza, quindi dovrai
sbrigartela da solo >>.
Sylvia fece un verso e poi si diresse verso la sua stanza.
I due parabatai percorsero il corridoio che portava alla biblioteca in
silenzio. Arrivati, Vincent stava per bussare ma Matthew gli
bloccò il polso.
<< Credi che dovrei dirgli di Corinne? >>
domandò, lasciando intravedere tutta la sua
vulnerabilità. Aveva paura: erano mesi che si sentiva
così. E doveva trovare un rimedio, perché non
poteva saltare ulteiori lezioni o distrarsi nelle missioni, pensando
alla ragazza.
Vincent fece spallette. << Lui potrebbe darti ottimi
consigli... >>
Detto questo, Matthew bussò due volte e aspettò
che la voce dall'interno gli dicesse di entrare.
La biblioteca era illuminata da lampade di stregaluce.
Gavriel era seduto dietro alla sua scrivania, in fondo all'immensa
stanza.
<< Matthew. Pensavo che non ti avrei rivisto
>> disse, senza alzare lo sguardo dal libro che stava
leggendo.
Gavriel era il loro insegnante, nonché capo dell'Istituto:
aveva cinquant'anni, anche se non ne dimostrava più di
quaranta. I capelli erano ancora scuri, anche se vicino alle tempie si
iniziavano ad intravedere riflessi argentati. Aveva gli occhi color
ambra, caldi, che stonavano completamenti con il resto dei lineamenti,
spigolosi e severi. Era alto e ben messo. Portava la tenuta da
cacciatore, anche se non aveva armi con sé.
Matthew si fermò davanti alla grande scrivania in mogano
scuro e incrociò le mani dietro la schiena. Nonostante
cercasse di sembrare tranquillo, aveva l'ansia che gli bloccava la
bocca dello stomaco.
<< Oggi ho chiesto a Sylvia, a Jèrome, pure a
Jonathan e Heater dove fossi ma nessuno dei tuoi compagni ha saputo
darmi una risposta >> iniziò, chiudendo
lentamente il libro e spostandolo a un lato del ripiano.
Poi posò i suoi occhi su quelli del ragazzo, che ebbe un
brivido lungo la schiena.
<< Mi sono detto che forse non ti avevano visto,
perché tre di loro erano in missione e l'altra ha dormito
per tutto il giorno. Così ho chiamato Vincent, ma nemmeno
lui mi ha dato una risposta >> proseguì,
spostandosi lungo il perimetro del tavolo.
Quando fu dallo stesso lato di Matthew, si appoggiò,
stendendo le gambe davanti a sé e incrociando le braccia sul
petto.
<< Mi sembra di avervi sempre lasciato una grande
libertà, a patto che mi fosse dato un valido motivo per
riceverla, giusto? >> gli disse l'uomo.
Il giovane Cacciatore annuì in silenzio, incapace di
sostenere il suo sguardo.
<< E' da qualche mese che sei strano, Matthew. Hai forse
dimenticato di dirmi qualcosa? Magari che ti sei preso una cotta per una mondana?
>>
Il ragazzo lo guardò sbalordito, arrossendo violentemente.
<< Chi te l'ha detto? >> domandò
con un filo di voce.
<< E io che speravo di sbagliarmi... >>
sbuffò Gavriel.
Iniziò a camminare verso il centro della biblioteca.
<< Gavriel, chi te l'ha detto! >>
insistette Matthew, seguendolo.
<< Beh, ho molti amici nel Mondo Invisibile... e si da il
caso, che una mia cara amica Fata, ti abbia visto spesso nel parco dove
è solita andare >>
<< Questo non significa nulla >>
provò a dire il giovane, << mi piace quel
posto, tutto qui >>
<< Non mentirmi ancora, Matthew, te ne prego
>> gli disse l'uomo, girandosi a guardarlo con fare di
rimprovero. << Perchè non me ne hai parlato?
Pensavi ti avrei impedito di vederla? >>
Matthew dischiuse le labbra, ma non emise alcun suono. Le richiuse,
mordendosi l'interno della guancia.
<< Vorrei solo trovare una soluzione: non voglio che uno
dei migliori Cacciatori di questo Istituto perda il nume della ragione
>>.
I loro sguardi si incrociarono. Ci fu un lungo silenzio, poi Matthew si
scusò.
<< La prossima volta, almeno avverti che seguirai la
mondana per tutto il giorno >> gli disse,
<< erano tutti in pensiero. Non è stato carino
il tuo comportamento >> concluse. << Puoi
andare >>.
Il ragazzo fece un piccolo inchino e si diresse all'uscita della
biblioteca.
Richiuse la porta e si bloccò di colpo: i suoi compagni
erano tutti davanti a lui, e lo stavano fissando incuriositi.
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Capitolo 2 *** Timidezza ***
2
<< Quindi Gavriel sapeva tutto >> disse
Sylvia, mentre finiva i suoi spaghetti.
Avevano ordinato da mangiare al ristorante cinese lì vicino.
Erano tutti seduti nella camera di Matthew, che continuava a mangiare
senza sosta.
Si alzò, prendendo il cellulare.
<< Chi stai chiamando? >> chiese Heater,
incuriosita.
Heater era della famiglia dei Lovelace. Era la più piccola
del gruppo, ma nonostante questo, era una delle più brave.
Anche lei aveva un fisico asciutto e muscoloso, ma a differenza di
Sylvia era piena di curve formose. I capelli erano corti e tinti di un
blu elettro. Gli occhi erano verdi.
<< Il ristorante: ho fame >> rispose il
ragazzo, alquanto irritato.
Sapere che Gavriel lo stava tenendo d'occhio da tempo lo aveva mandato
su tutte le furie. La cosa che però gli dava più
fastidio, era non essersene accorto.
<< Vuoi diventare un obeso depresso, Matt?
>> gli domandò Jonathan, facendo scoppiare a
ridere Jèrome e Vincent.
Jonathan era il più grande dei sei Cacciatori,
nonché il più esperto; proveniva dai Bloodhunter.
Era alto e ben piazzato di spalle. I capelli erano castani, come gli
occhi. Non aveva segni particolari. Forse era la persona più
normale del mondo. Lui si che poteva essere scambiato per un mondano
senza troppi problemi.
Jèrome invece faceva parte della famiglia dei Verlac. Il
nome francese proveniva dalla nazionalità della madre. Il
Cacciatore aveva i capelli scuri, così come gli occhi. La
carnagione era leggermente ambrata.
<< No >> rispose Matthew, scocciato,
<< ho solo bisogno di rimpinzarmi come un maiale
>> concluse, mentre aspettava che qualcuno parlasse
dall'altra parte del telefono.
<< Ma non erano le ragazze che mangiavano fino a
scoppiare per un amore non corrisposto? >> fece Sylvia.
Mentre i suoi compagni ridevano a crepapelle, il ragazzo
ordinò altre due porzioni di spaghetti e una di ravioli al
vapore.
Si buttò sul letto, senza ascoltare cosa stessero dicendo
gli altri.
Aveva solo un pensiero in testa: Corinne.
Per quanto tempo sarebbe rimasta? Quando sarebbe ripartita? Sarebbe
riuscito a scambiarci almeno qualche parola?
<< Matt! Ma insomma, stai ascoltando? >>
Lo Shadowhunters si tirò a sedere, guardando il gruppo con
aria scocciata.
<< No, non stavo prestando attenzione ai vostri insulti.
Cosa mi sono perso? >>
<< Si da il caso, che il tuo parabatai ha avuto
un'ottima idea >> disse Sylvia, scambiandosi uno sguardo
complice con Vincent.
Li guardò scettico.
<< E sarebbe?>>
<< Pedinare Corinne e apparire quando meno se lo aspetta
>>
Sbatta le palpebre, mentre si ripeteva più volte la frase
nella testa.
<< Non hai capito, vero? >>
Fece di no con il capo.
Le ragazze sbuffarono, mentre i ragazzi emettevano un verso simile a un
grugnito.
<< Ti faccio un esempio, magari i tuoi neuroni
riusciranno a mettersi in moto >> fece Heater, con un
sorriso irritante. << Domani, usciamo tutti insieme
-tanto dobbiamo comunque perlustrare la città- e seguiamo
Corinne >> disse, << entrerà in
qualche negozio, giusto? Non dobbiamo far altro che aspettare il
momento giusto e... puff! Tu apparirai dal nulla, come un principe
delle fiabe! >>
<< Perchè so già che
andrà a finire male? >> domandò,
poco convinto.
<< Perchè non ti fidi mai abbastanza di noi,
ecco perché >> lo rimproverò
Vincent.
Matthew si scambiò un lungo sguardo con il suo parabatai e poi
sbuffò.
<< D'accordo... tanto non ho nulla da perdere
>> concesse, << se andrà male,
potrò mettermi l'anima in pace >>
Corinne si stava dirigendo verso il centro commerciale.
Aveva appuntamento con Stefania, una delle sue migliori amiche.
Si strinse nel giubbottino primaverile: anche se ormai l'inverno era
finito, le prime ore della mattinata erano sempre fresche.
Aveva legato i capelli in uno chignon. Aveva un leggero velo di trucco,
intonato alla minigonna e alla canottiera colorata. Ai piedi, un paio
di ballerine con un po' di tacco.
Guardò l'ora dallo schermo del cellulare e lo ripose nella
borsa, proprio nell'esatto momento in cui Stefania appariva in fondo
alla strada, salutandola allegramente.
La abbracciò forte, ripetendole quanto fosse contenta di
vederla.
<< Sai, ho sperato che succedesse qualche imprevisto! Non
odiarmi, ma è così >>
rivelò, mentre si avviavano a uno dei caffè per
fare colazione.
Parlarono a lungo, di cose banali, dato che non si vedevano da solo due
giorni.
Corinne si guardò intorno, assaporando ogni istante: le
sarebbero mancati quei posti.
<< Allora, hai qualcosa di interessante da dirmi?
>> domandò Stefania.
Ogni cosa che la ragazza definiva interessante, aveva a che fare con
problemi di cuore. O cose simili.
E Corinne adesso ne aveva una.
Tirò fuori il biglietto con la dichiarazione d'amore, e
glielo porse.
L'amica lo lesse attentamente, sgranando gli occhi e sorridendo
incredula.
<< Ti amo? TI
AMO?! Mio Dio, Corinne! >> saltò
su, tutta eccitata, << ma chi è questo M?!
Cavoli, che invidia! >>
Corinne rise, portando una mano alle labbra.
<< Se sapessi chi fosse, non pensi che te ne avrei
parlato e basta? Non so... potrebbe essere chiunque >>
rispose, con un pizzico di amarezza.
Stefania le restituì il biglietto e giocherellò
con il cucchiaino del caffè.
<< In effetti, M non è un grande indizio
>> rifletté, << ci sono un sacco
di persone che hanno il nome che inizia per M >>
<< Magari è un soprannome... darai qualsiasi
cosa per scoprire la sua identità! >> fece
Corinne, arrossendo leggermente.
<< E se fosse uno stupratore seriale? O un vecchio
bavoso? Hai mai pensato che potrebbe essere un ciospo assurdo?
>>
La ragazza rimase in silenzio, annuendo. Era la prima volta che
immaginava il suo ammiratore come a un... rospo. Se l'era
sempre immaginato bello e fiero: sperava in un principe azzurro, come
ogni ragazza.
<< Comunque sia, adesso andiamo a fare shopping: non
siamo venute qui solo per la colazione! >>
Mentre Matthew era impegnato a fulminare con lo sguardo quella stupida
mondana, il resto del gruppo era piegato in due dalle risate.
<< Ve ne rendete conto? >>
domandò, indicando l'amica di Corinne, << Potrebbe essere un ciospo
assurdo! >> ripeté, facendole il
verso, << lei non sa chi si è messa contro...
>>
<< Però devi ammettere che non ha tutti i
torti >> intervenne Vincent, asciugandosi una lacrima.
<< Non mi aspettavo un tradimento del genere da te
>> lo rimbeccò Matthew, serio.
L'altro fece un gesto di non curanza con la mano, << non
hai visto la tua faccia >>
<< Dai muoviamoci, o le perderemo >>
Le stavano seguendo da un'ora buona. Tutti e sei si chiesero come
facessero due ragazze a passare da otto negozio di abiti diversi in
così poco tempo.
<< Mi sto annoiando >> fece
Jèrome a un certo punto. Jonathan annuì, seguito
poi da Heater.
<< Potremmo andare a un bar? Ci rincontriamo
più tardi >> chiesero.
Vincent e Sylvia annuirono. Matthew era troppo impegnato a sbavare
dietro a Corinne.
<< Credo che io mi unirò a loro
>> sussurrò Sylvia all'altro, <<
mi sono stufato di vederlo in quello stato per una mondana
>> concluse.
Vincent captò la nota di gelosia nella voce dell'amica.
<< D'accordo, a dopo >>
Così, si ritrovarono da soli, entrando nell'ennesimo
negozio.
Stefania aveva comprato un sacco di cose, mentre Corinne si era
limitata a dare consigli. Matthew non riusciva a smettere di pensare a
quanto fosse bella. Notò che portava quello strano ciondolo
che le aveva visto indossare la sera precedente.
<< Corinne, io provo questi! Ci metterò un po'
>> sentì dire alla mondana.
L'altra annuì e iniziò a sbirciare tra le maglie
piegate del banco.
<< Ora, è il momento giusto! >>
lo incalzò Vincent, << vai dietro a quel
camerino e renditi visibile, svelto! >>
Il ragazzo sentì il cuore balzargli in gola: stava davvero
per parlarle.
E se tutto fosse andato bene, forse non sarebbe stata l'unica volta.
Fece come gli aveva detto Vincent.
Si guardò nello specchio lì vicino, cercando di
dare un senso a quei capelli ribelli. Andrò bene?
Pensò terrorizzato.
Vincent era appoggiato alla parete opposta e gli fece un cenno di
incoraggiamento.
Matthew cercò di sembrare il più naturale
possibile, mentre si avvicinava alla ragazza, che al momento stava
guardando una maglietta verde mela.
<< Verde speranza >>
Corinne si girò verso di lui, arrossendo. Aveva
un'espressione sorpresa e imbarazzata allo stesso tempo.
Anche Matthew sentì le guance in fiamme, ma cercò
di non farci caso.
<< O almeno, così dicono >>
concluse, sorridendo preoccupato.
Corinne rise, distogliendo lo sguardo. << Sì,
l'ho sentito dire >>
Gli aveva risposto.
Il mondo sembrò colorarsi di nuova luce agli occhi del
Cacciatore.
La voce di Vincent lo fece tornare alla realtà
<< Di qualcos'altro, idiota! >>
<< Come ti chiami? >> chiese velocemente,
seguendo la ragazza che adesso stava osservando un paio di jeans
stretti.
<< Corinne... e tu? >> rispose con un filo
di voce.
La timidezza la rende
ancora più bella... si ritrovò a
pensare. Non credeva che avrebbe mai pensato nulla di così
sdolcinato in vita sua.
<< M... Andrew
>> mentì.
Fortunatamente lei sembrò non accorgersi della correzione e
annuì.
<< Bel nome. Sei di queste parti? Non credo di averti mai
visto >> gli domandò, questa volta
guardandolo.
Lui scosse la testa, senza allontanare lo sguardo da quello della
ragazza.
Amava quegli occhi azzurri.
Per la prima volta, lo stavano guardando per davvero.
Per la prima volta, non doveva far finta che stesse parlando con lui.
<< Mi sono trasferito da poco... tu invece? Abiti qui da
molto? >>
Era strano porre domande di cui conosceva già la risposta.
<< Sì... da quando avevo cinque anni, anche se
tra poco andrò a vivere in Francia >>
continuò, stringendosi nelle spalle.
<< Un vero peccato >> disse lui.
Corinne arrossì ancora di più, seguita dal
ragazzo.
<< Senti... che ne dici di farmi da guida turistica?
>> le propose.
Non riuscì a credere che quelle parole fossero davvero
uscite dalla sua bocca.
<< Guida turistica? >> ripeté
lei, divertita. << Perchè no? >>
Matthew sorrise, più felice che mai. Tirò fuori
il cellulare.
<< Vuoi che ti lasci il mio numero o mi dai il tuo?
>> le chiese.
Corinne prese il suo telefono dalla borsa.
<< Preferirei fossi tu a darmi il tuo. Ti
chiamerò io >> gli disse.
Matthew annuì, sentendo un pizzico d'ansia invaderlo.
La ragazza scrisse velocemente i numeri sul tastierino e poi sorrise.
<< Bene, adesso devo andare >>
avvertì lui, << ci sentiamo presto
>> concluse. << Spero >>
Lei annuì, incapace di parlare.
Quando Stefania uscì dal camerino, Corinne dovette
impegnarsi a fondo per sembrare del tutto normale.
Il cuore le batteva ancora all'impazzata e non riusciva a credere che
un ragazzo così carino le avesse chiesto di uscire. Non l'ha fatto proprio in modo
ufficiale, si corresse.
Pensò ai capelli ribelli e a quegli occhi scuri. Era vestito
in modo aggressivo e tutti quei tatuaggi sulla pelle gli conferivano
l'aria del cattivo ragazzo, che stonava con la sua timidezza.
Fu quello che la stupì: come poteva un ragazzo che sembrava
così sicuro di sé, arrossire a quel modo?
Ripensando a come l'aveva guardata, le guance le si tinsero nuovamente
di rosso.
<< A cosa stai pensando di così bello?
>> domandò Stefania, mentre piegava i vestiti
che avrebbe acquistato.
<< Nulla >> mentì lei.
L'amica le rivolse uno sguardo interrogativo, poi si arrese.
<< D'accordo. Dove andiamo adesso? >>
Prima che potesse rispondere, le squillò il telefono. Per un
attimo, pensò che fosse quel misterioso ragazzo, ma si
ricordò che non gli aveva dato il suo numero.
<< Pronto? >>
<< Corinne, tesoro dove sei?! >> la voce di
sua madre era preoccupata.
<< Al centro commerciale... è successo
qualcosa? >>
<< Sì... la nostra casa è
>>
La ragazza corse verso l'uscita, senza sentire i richiami dell'amica.
Era sull'autobus e stava picchiettando nervosamente le dita sul sedile
a cui era appoggiata. Perchè
va così lento? Pensò, in preda al
panico.
Dopo minuti che a lei sembrarono ore, finalmente scese alla fermata
poco distante da casa sua.
Appena mise i piedi a terra, cominciò a correre. Guardando
in alto, vide una grossa colonna di fumo che si innalzava verso il
cielo.
<< Mamma! >> urlò, non appena la
vide.
La donna le andò incontro, abbracciandola forte.
<< Corinne... >> la disperazione
nel suo tono era palpabile.
La ragazza guardò la abitazione andare a fuoco, mentre i
pompieri cercavano di domare le fiamme.
Nella prima fila di curiosi, scorse suo padre, intento a litigare con
qualcuno al telefono.
Non l'aveva mai visto così infuriato e stanco.
<< Com'è potuto accadere? Non c'era
praticamente niente in casa nostra! >>
domandò, senza spostare gli occhi dal terribile spettacolo.
<< Non lo sappiamo... la polizia dice che potrebbe essere
un incendio doloso >> fece la donna, in lacrime.
Corinne cercò di consolarla. << Chi potrebbe
farci questo? >>
La risposta della madre non arrivò. Scoppiò a
piangere senza ritegno. Non aveva tutti i torti: negli ultimi due
giorni, le cose non erano andate proprio nel verso giusto.
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Capitolo 3 *** Nuove piste ***
3
Matthew e gli altri erano arrivati poco dopo la ragazza.
Lo spettacolo che videro fu agghiacciante: la casa di Corinne era stata
distrutta quasi completamente dal fuoco.
I Cacciatori notarono alcuni Nascosti confondersi tra i
mondani, sembrando cittadini qualunque.
Perchè dei
Nascosti si trovavano lì?
Jonathan tirò fuori il suo sensore, che emise un gran suono
acuto.
<< Elevata attività demoniaca >>
disse, << quell'incendio non è casuale
>>
<< Perché dei demoni dovrebbero bruciare
un'abitazione mondana? >> chiese Heater, piuttosto
confusa.
<< Beh, è quello che noi Cacciatori dobbiamo
scoprire >> fece Vincent.
Matthew era di nuovo invisibile, anche se mai come in quel momento
avrebbe voluto essere vicino a Corinne per consolarla.
Si avvicinarono a una ragazza, non troppo alta e magra. Fu l'unica ad
accorgersi del gruppo di Cacciatori. Matthew capì subito che
era un lupo mannaro.
Jèrome le fece segno di seguirla e lei obbedì
senza fare storie. Fingendo di andarsene, li seguì fino al
vicolo più vicino, in modo che potessero parlare
indisturbati.
<< Come mai un lupo mannaro si trova su una
“scena del crimine”? >>
domandò Sylvia, fissandola negli occhi.
Lo sguardo della ragazza non intimorì la lupa, che
scrollò le spalle.
<< C'erano dei demoni vicino alla nostra base operativa
>> spiegò, << li abbiamo seguiti
e quando si sono divisi, ci siamo divisi anche noi >>
continuò, facendo riferimento al suo branco,
<< Ho perso di vista il demone per un po', e quando ho
notato la colonna di fumo mi sono precipitata qui. Ho fatto in tempo a
vederlo scappare dalla finestra e poi sparire >>
concluse.
<< Sai per caso dirci com'era fatto? >>
Sembrò pensarci un attimo, poi storse le labbra.
<< Ho solo notato che aveva dei tentacoli al posto della
braccia... con degli aghi. Non so dirvi altro >>
<< Ti ringrazio, ci sei stata d'aiuto >>
concluse Vincent, lasciandola andare.
<< Dobbiamo tornare all'Istituto e avvertire Gavriel...
Matt? >>
Il ragazzo era bloccato, lo sguardo fisso sull'abitazione di Corinne.
Non era tranquillo.
<< Matt >> lo richiamò Vincent,
conquistando la sua attenzione. << Dobbiamo andare
>>.
Con la rabbia che gli ribolliva dentro, il Cacciatore obbedì
e seguì i suoi compagni.
<< Insolito... e curioso >>
Furono queste le parole che uscirono di bocca a Gavriel, dopo che i
ragazzi ebbero raccontato l'avvenimento.
<< Tutto qui? Non ti viene in mente un motivo per cui dei
demoni abbiano dato fuoco all'abitazione di quella mondana?
>> chiese Sylvia. Sapeva di fare un favore a Matthew, che
era rimasto in silenzio da quando erano tornati.
<< Non abbiamo la certezza che volessero dar fuoco
proprio a quell'abitazione >> rispose l'uomo, facendo
correre lo sguardo su Matt, << però devo
ammettere che la cosa mi lascia pensare. Matthew >> lo
chiamò, << qualche Nascosto, a parte la mia
informatrice, ti ha visto seguire Corinne? >>
Lui ci pensò sopra, e poi scosse la testa, convinto.
<< Nessuno >>
Gavriel annuì più volte, poi sospirò.
<< Dovremmo indagare: se la cosa si ripeterà,
allora avvertirò il Conclave e vedremo il da farsi. Nel
frattempo >> fece una pausa, << Vi
dividerete in due gruppi. Il primo, Sylvia, Vincent e Matthew
>> ordinò, << dovrete
assicurarvi che nessuno della famiglia De La Croix venga attaccato; il
secondo gruppo, invece, dovrà indagare su questo strano
caso, e chiedere ad alcuni Nascosti se hanno visto o sanno qualcosa
>> concluse, << o farò delle
ricerche. Questa sera, vi voglio qui in biblioteca con dei risultati
>>
<< La fa semplice lui! >>
brontolò Jèrome, mentre varcavano l'uscita
dell'Istituto.
Il sole era alto nel cielo, e riscaldava tutta la città.
<< Voi almeno dovrete limitarvi a fare le guardie del
corpo >>
<< In realtà, dobbiamo indagare anche noi
>> fece Vincent, << era un ordine indiretto
di Gavriel. Lo fa spesso >>
<< D'accordo: noi andiamo a chiedere ai lupi mannari
>> annunciò Heater, << oltre a
quella ragazza, altri sapranno descriverci i demoni che hanno
inseguito, mi auguro >>
<< Noi andremo a casa di Corinne >>
concluse Sylvia, << ci vediamo più tardi
all'Istituto >>.
Jonathan pensò che la divisione dei gruppi non fosse
casuale: Gavriel aveva messo vicino a Matthew, che stava passando un
momento difficile, Vincent e Sylvia, le due persone più
vicine a lui.
Anche se non l'avrebbe mai ammesso, invidiava il rapporto che avevano
quei tre. Certo, non poteva lamentarsi, era legato molto a tutti i suoi
compagni, ma aveva sempre desiderato un parabatai, e la
possibilità di averlo ormai stava svanendo, dato che tra
pochi mesi sarebbe diventato adulto.
<< Dunque, ci sono due branchi di lupi mannari nella
nostra città: da quale vogliamo cominciare? >>
domandò Heater, riportandolo alla realtà.
<< Quello che una volta apparteneva a un Cacciatore!
>> fece Jèrome.
<< Che cosa? >> chiesero gli altri due,
confusi.
<< Dai, come fate a non saperlo? Vi ricorderete
sicuramente della squadra di Shadowhunters che è riuscita a
sconfiggere Sebastian Morgenstern? Clarissa Fairchild, Jace Herondale,
Isabelle e Alexander Lightwood? Dovrebbero dirvi qualcosa questi nomi
>>
I due annuirono, aspettando che il loro compagno continuasse la
spiegazione.
<< Bene, si da il caso che il patrigno di Clarissa,
Lucian Graymark, era un lupo mannaro. Prima però era stato
un Cacciatore, il parabatai
di Valentine Morgenstern! E diventò capo di un branco di
lupi mannar i>> concluse, << anche se
questo successe anni fa. So che si è sposato con la madre di
Clarissa e da allora il branco è sotto la guida di un altro
>> aggiunse, un po' deluso. << Potremmo
però scoprire qualcosa su di lui! >>
<< Sui demoni che hanno bruciato la casa di Corinne,
vorrai dire >> lo corresse Heater.
Jèrome annuì, svogliato. << Certo
>>
<< Forza, andiamo >> ordinò
Jonathan.
I tre Cacciatori ci misero un po' ad arrivare, dato che la base
operativa dei lupi mannari si trovava da tutt'altra parte della
città.
Si divertirono a vedere che per i mondani quel vecchio edificio,
appariva come un take away cinese.
Fuori, seduta per terra, c'era la ragazza che avevano incontrato la
mattina. Si alzò di scatto quando li notò.
<< Salve >> fece Jonathan, cercando di
sembrare più tranquillo possibile.
<< Di nuovo voi >> rispose,
<< a cosa devo l'onore di questa visita, Cacciatori?
>> la lupa sputò quasi l'ultima parola.
<< Senti, dobbiamo solo farvi delle domande
>> intervenne Heater, con un tono ansioso nella voce,
<< potreste collaborare? >>
<< Cosa succede qui? >>
Dall'edificio, era uscito un ragazzo alto, con la pelle ambrata; i
capelli erano rossicci e gli occhi color rame. Una cicatrice gli
partiva dalla spalla, fino ad arrivare al palmo della mano.
<< Tu saresti... ? >> fece
Jèrome, incuriosito.
<< Il Capobranco momentaneo >> rispose
secco.
<< Allora parleremo direttamente a te >>
disse Jonathan, avvicinandosi. << Questa mattina
c'è stato un incendio: una casa mondana è andata
interamente distrutta >>
<< Non vedo come questo possa centrare con noi
>>
<< Se mi facessi finire... si da il caso, che la
tua compagna >> continuò il ragazzo, indicando
la lupa, << fosse lì. Ci ha detto che altri di
voi hanno seguito dei demoni e vorremmo interrogarli per capire di che
specie si trattasse >> concluse.
<< E quando scoprirete la specie? >>
<< Beh, questo non ti riguarda >> concluse
Heater.
Jonathan si rese conto che la ragazza stava guardando il lupo con... estrema curiosità.
<< D'accordo, ma a una condizione >> fece.
I tre Shadowhunters trattennero il fiato.
<< Non voglio che il mio branco venga coinvolto nei
vostri affari >>
Arrivarono a quella che una volta era stata la casa di Corinne. Adesso
c'erano solo cenere e scheletri arrugginiti, completamente anneriti.
<< Che disastro... chissà cosa faranno adesso
>> disse Sylvia, mentre spostava una trave di legno con
un calcio.
<< Già... una disgrazia dopo l'altra
>> convenne Vincent, << prima il loro volo
viene cancellato e non possono fare altro che tornare indietro. Poi,
qualcuno brucia la loro casa... >>
Matthew rimase in silenzio, mentre con lo sguardo perlustrava le
rovine.
C'era qualcosa che non gli tornava, ma era come se la sua mente volesse
nascondergli la risposta.
<< Non credo che troveremo molto qui >>
fece Sylvia, << ci sono solo pezzi di legno bruciati e
due coperte >>
<< Abbiamo già stabilito che l'incendio
è stato doloso: quella lupa ha visto un demone uscire dalla
casa, prima che prendesse fuoco >>
A quelle parole, fu come se nella testa di Matthew scattasse un
interruttore.
<< E se quel demone fosse lì per cercare
qualcosa? >>
<< In che senso? >> domandò
Sylvia, guardandolo.
<< Non ne sono sicuro, ma... Corinne ha un ciondolo
particolare >> iniziò, cercando di sforzarsi
per ricordare le sensazioni provate, << se ci penso bene,
quando l'ho visto, ho sentito un grand potere... non ci ho fatto caso,
perché non sono riuscito a capire se era demoniaco
o meno >
<< E ti viene in mente solo adesso?! >>
sbraitò la ragazza.
<< Scusami se ero preoccupato per la persona di cui sono
innamorato! >>
A quelle parole, la Cacciatrice si azzittì, distogliendo lo
sguardo.
Matthew si rese conto che quella frase, fu come uno schiaffo per lei.
<< Scusa... >>
sussurrò, << comunque sia: potrebbe aver un
certo valore >> continuò.
<< Magari ha dei poteri magici, e questo spiegherebbe
perché un demone volesse impadronirsene >>
concluse Vincent.
<< Direi che possiamo tornare all'Istituto
>>
<< E la nostra missione da guardie del corpo?
>> domandò Sylvia, sorprendendo i due parabatai.
<< Non sappiamo dove siano andati >>
tagliò corto Vincent, << adesso almeno abbiamo
una pista da seguire >>
Si precipitarono nella biblioteca, dove trovarono Gavriel impegnato
nella lettura di un grosso volume dalla copertina verde.
<< Gavriel! >> urlò Matthew,
raggiungendolo.
<< Sbaglio, o avevo detto che ci saremmo rivisti questa
sera? E poi, non dovevate essere con Corinne e famiglia?
>>
<< Abbiamo una pista! >> intervenne Sylvia.
<< Matt si è ricordato di una cosa importante
>> esordì Vincent, << Corinne
è in possesso di un ciondolo particolare: Matthew dice di
aver sentito una strana energia provenire da quell'oggetto
>>
L'uomo sembrò ragionare a lungo su quelle parole.
<< Sapresti descriverlo? >>
domandò al Cacciatore.
<< Sì, certo. E' d'oro, con... >>
<< Non a me >> lo interruppe Gavriel,
avvicinandosi al camino.
Il fuoco era acceso e crepitante. I tre ragazzi videro il loro tutore
scrivere su un foglio e poi lanciarlo tra le fiamme.
<< E a chi dovrei dirlo? Gavriel, non c'è
tempo da perdere! >> insistette Matt, confuso e
incuriosito allo stesso tempo.
Gavriel si girò verso di loro, con un sorriso furbo sulle
labbra. << Per quanto non mi piaccia ammetterlo, gli
Stregoni sanno molte più cose riguardanti ciondoli magici e
oggetti demoniaci >> disse, guardando il fuoco nel
camino.
<< Era una richiesta... d'aiuto? L'hai
mandata a uno Stregone?! >> domandò Sylvia,
del tutto incredula.
<< Non a uno qualsiasi. Il migliore sulla piazza
>> continuò Gavriel, << Il Sommo
Stregone di Brooklyn >> gli scappò una
risatina, vedendo le facce sbalordite dei tre ragazzi, <<
Magnus Bane
>>.
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Capitolo 4 *** Magnus Bane ***
4
L'interrogatorio ai lupi mannari non servì a molto.
Tutti, descrissero lo stesso tipo di demone che aveva inseguito la lupa
sulla scena del crimine.
Proprio lei, li stava accompagnando fuori dalla centrale. Nessuno
osò parlare.
<< Bene, allora grazie... non credo di sapere il tuo nome
>> fece Jonathan, un po' imbarazzato.
<< Linda >>
<< Bene. Grazie per l'aiuto Linda >>
ripeté, convinto.
Linda respirò a fondo. << Sentite, non vi ho
detto tutto >>
I tre si fecero attenti.
<< Io... sono amica della ragazza che abitava in quella
casa >> fece una pausa, abbassando lo sguardo,
<< non ho voluto dirvelo perchè non sapevo
cosa stavate cercando... >> ammise.
<< Grazie per la sincerità >>
fece Jèrome, << questa ragazza sa che sei un
lupo mannaro? >>
Linda scosse la testa. << Non è che puoi
rivelare un segreto del genere a tutti >> disse,
<< anche se siamo amiche dal molto tempo, non credo che
gioverebbe alla sua salute mentale scoprire che i licantropi esistono
>> concluse.
<< Sai per caso se... la sua famiglia, o magari lei,
inconsapevolmente era in possesso di qualcosa? >>
<< No, mi dispiace >> rispose,
<< Ma vi assicuro che indagherò anch'io
>> concluse, << e se scoprirò
qualcosa, ve lo farò sapere >>.
Calò un breve silenzio sul gruppetto, poi Heater
parlò.
<< A presto allora >>
Quando Magnus Bane fece la sua comparsa nella sala della biblioteca,
Matthew trattenne il fiato.
Si era sempre immaginato che uno degli Stregoni più potenti
di tutta la città, avesse un aspetto minaccioso e
autoritario... beh, Magnus Bane era tutto l'opposto. Indossava un paio
di pantaloni di pelle rossa aderenti, una maglia tutta tagliuzzata,
piena di paiettes; sopra, aveva un giubbottino giallo. I capelli erano
sparati in su dal gel... o forse da qualche magia. Il tutto, era
completamente ricoperto di glitter.
<< Chi osa disturbarmi? Ero nel bel mezzo di una
conversazione con il mio fidanzato >> esordì,
con fare altezzoso, << spero per te, che sia una cosa
importante Gavriel Blackthorn >>.
Gavriel trattenne un risolino, poi annuì. <<
Di discreta importanza, oserei dire >>
<< Il tuo modo di parlare è da vecchi
>> fece Magnus, quasi schifato, << dovresti
modernizzarti un po' >>
<< Cercherò di mettere in pratica il tuo
consiglio >> tagliò corto l'uomo.
Lo Stregone portò i suoi occhi da gatto su i tre Cacciatori,
soppesandoli. Quando arrivarono a Matthew, un balenio impercettibile,
attraversò le pupille verticali. << Allora,
qual è il problema? >>
Gavriel guardò Matthew, facendogli segno di spiegare.
Il ragazzo guardò Vincent e Sylvia, che annuirono.
<< Dovremmo... ehm, ecco, sì, insomma...
>>
<< Coraggio ragazzo, non ho tutto il giorno
>> disse svogliato.
<< Vorremmo chiederti se conosci un ciondolo particolare
>> riuscì a dire, sentendosi le guance in
fiamme, << è d'oro, e al centro ha incastonata
una pietra ovale di un blu scuro >>
Magnus sembrò vederlo ora per la prima volta. Si
portò una mano glitterata alle labbra, provocando nuvolette
di brillantini. Iniziò a fare avanti e indietro per la sala
e, mentre camminava, delle scintille colorate partivano dai suoi abiti.
<< Potresti fare un disegno? Anche molto semplice, non
importa particolareggiato >> gli disse, scrutandolo.
Matthew annuì, e prese il foglio che gli porse Gavriel,
insieme alla matita.
Disegnò la forma del ciondolo e cercò di
riportare quanti più particolari possibile, anche se lo
Stregone non glielo aveva chiesto.
Concluse poco dopo, colorando la pietra ovale al centro.
<< Ecco qui >> disse, ma il foglio era
già nelle mani dello Stregone.
Magnus assunse un'espressione preoccupata e guardò Gavriel.
Non seppe dire il motivo, ma sentiva che quei due si conoscevano da
molto tempo.
<< Tu sai che cos'è, non è vero?
>> gli domandò, porgendogli il foglio.
Il Cacciatore lo guardò e annuì. <<
Speravo di sbagliarmi >>
Magnus posò di nuovo lo sguardo su Matthew. <<
Ragazzino, chi è il proprietario di questo ciondolo?
>>
<< Una mondana >> fece una pausa,
<< è in pericolo? >>
<< Cosa? >>
<< Se è in possesso di quella collana,
è in pericolo? >> ripeté.
Lo Stregone annuì. << Voi non immaginate
nemmeno da quanto tempo si stia cercando questo ciondolo
>>, riprese a camminare per la sala, guardandosi attorno,
<< E' uno dei più potenti, e ormai da centinai
di anni, si pensava fosse una leggenda, dato che nessuno sembrava
esserne in possesso >> continuò.
<< Che cos'è di preciso? >>
domandò Sylvia, tesa quanto gli altri.
<< E' un Amuleto >> rispose Magnus,
fissandola, << "Muoverà
Paradiso e Inferno, conferendo il dominio dell'intero Universo a
chiunque sia in grado di impossessarsene" >>
recitò.
Calò un pesante silenzio nella biblioteca, rotto solo dal
crepitio del fuoco.
<< Oggi c'è stato un incendio >>
riprese lo Stregone, << scommetto che c'entra quella
famiglia >> sospirò, << fatico a
credere che una cosa di così tanto valore sia in mani
mondane >>
Matthew divenne improvvisamente pallido. << Cosa
facciamo, Gavriel? Corinne sarà sicuramente in pericolo!
>> disse.
Gavriel era serio, come non l'avevano mai visto. Gli occhi erano
puntati in quelli di Magnus, come se stessero parlando mentalmente.
<< Se quel ciondolo è veramente l'Amuleto di
cui parla la Leggenda, dovrò informare il Conclave
>> annunciò.
<< Vi conviene toglierlo dalle mani della mondana
>> suggerì Magnus, << se
continuerà a tenerlo, sarà come firmare la sua
condanna a morte >>
<< Ha ragione >> convenne Vincent,
<< Adesso abbiamo la certezza che quel demone fosse
andato a casa di Corinne per cercare quel ciondolo >>
<< Perchè bruciarla? In questo modo ha solo
attirato l'attenzione >> ragionò Sylvia,
mentre guardava preoccupata Matthew.
<< Beh, i motivi sono pochi e semplici >>
intervenne Magnus, << O è un demone stupido,
oppure ha dato fuoco all'abitazione per lasciare un messaggio
>>
<< E cioè? >> domandò
Matthew, confuso più che mai.
<< Che qualcuno sta cercando quell'aggeggio
>> fece un pausa, << e non si
fermerà >>
Nessuno osò parlare. Sylvia notò che l'aria di
superiorità era completamente scomparsa dal volto dello
Stregone, segno che la faccenda era più delicata di quanto
pensasse.
La porta della biblioteca si aprì: Jonathan,
Jèrome e Heater entrarono, bloccandosi subito dopo.
<< Noi... >> fece Jonathan, senza riuscire
a finire la frase.
<< Altri Nephilim? Questo Istituto non è mai
stato così popolato >> constatò
Magnus, allegramente.
<< Per l'Angelo... >> disse
Jèrome, << tu sei Magnus Bane! >>
<< Lusingato di essere stato riconosciuto, giovane
Cacciatore >> rispose, facendo un piccolo inchino. Altri
glitter caddero a terra.
<< Poi ero io quello che doveva modernizzare il proprio
linguaggio >> commentò Gavriel, curvando la
bocca in un furbo sorriso.
I due si scambiarono un'occhiataccia, poi tornarono seri.
<< Ragazzi, dobbiamo aggiornarvi su una faccenda
>> annunciò Gavriel, << e non vi
piacerà >>
Corinne era a casa di Stefania. Avrebbe dormito lì, al
momento. I suoi genitori avevano preferito affittare una camera in un
Bed&Breakfast.
<< Ancora stento a credere quello che è
successo... >> le disse l'amica. Erano nella sua stanza e
stavano aspettando di cenare.
I genitori di Stefania erano stati gentili, facendola sentire subito a
proprio agio. Molte emozioni stavano lottando in lei: disperazione,
tristezza, rabbia, curiosità...
Chi aveva bruciato la loro casa? E per quale motivo?
Le squillò il cellulare. Guardò lo schermo.
<< Linda mi sta chiamando >>.
Stefania le fece un cenno con il capo e poi lasciò che
rispondesse.
<< Corinne, come stai? Ho saputo cos'è
successo... mi dispiace così tanto >> disse
l'amica.
<< Già... grazie per aver chiamato
>> rispose, non sapendo cosa rispondere.
Cosa si poteva dire in una situazione del genere?
<< Avete idea chi possa essere stato? La polizia vi ha
detto qualcosa? >> continuò.
Corinne sentì abbaiare in sottofondo. Un basso ringhiare
rendeva poco chiara la voce della ragazza.
<< No, ancora niente >> rispose,
<< Linda, scusa la domanda strana, ma hai un cane?
>>
L'amica balbettò parole confuse, poi rise. <<
Non è mio >> disse, << E' di una
mia conoscente, glielo sto tenendo. Adesso devo andare >>
concluse, << Ti richiamo domani, okay? >>
<< D'accordo, buona serata! >>
<< Anche a te! >>
Riattaccò, un po' perplessa, anche se non ne capì
il motivo.
<< Ragazze è pronto! >>
urlò la madre di Stefania dal piano di sotto.
<< Arriviamo! >>
Stefania la precedette. Corinne prese il ciondolo di sua nonna dalla
borsa e lo mise nella tasca dei pantaloni. Lo strinse nella mano, come
era solita fare: quella era l'unica cosa che le rimanesse della donna.
Gliel'aveva regalato quando era piccola, dicendole di proteggerla
sempre e di non parlarne con i suoi genitori. Non aveva mai capito il
perché di una richiesta così strana, ma
ubbidì. Quando usciva lo sfoggiava come se fosse il
più bel gioiello del mondo; quando invece rincasava, lo
nascondeva in un pezzo di stoffa logora, che non avrebbe mai catturato
l'attenzione dei genitori, sempre troppo impegnati a lavorare.
Stava scendendo le scale, quando sentì un gran frastuono
provenire dalla camera in cui si trovava poco prima.
<< Corinne! Cosa succede? >> la voce di
Stefania arrivò attutita dal piano di sotto.
<< Non ne ho idea! >> rispose, tornando
indietro.
Quando la varcò, rimase immobile e senza fiato.
Si disse che quello che stava vedendo non era reale.
I mostri non
esistevano.
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