Neutron Star Collision

di losermind_x
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. What I like about you ***
Capitolo 2: *** II. American idiot ***
Capitolo 3: *** III. Rejects ***
Capitolo 4: *** IV. Nothing left to hide ***
Capitolo 5: *** V. Liar liar ***
Capitolo 6: *** VI. Stronger ***
Capitolo 7: *** VII. Long time coming ***
Capitolo 8: *** VIII. Jealous ***
Capitolo 9: *** IX. Memories ***
Capitolo 10: *** X. Di gelosia e parole non dette ***
Capitolo 11: *** XI. Crazy Stupid Love ***
Capitolo 12: *** XII. Dodgeball ***



Capitolo 1
*** I. What I like about you ***


 
 

Questa è dedicata alla mia migliore amica,
senza le tue idee geniali non sarei mai andata avanti.
Quindi ringrazio te, e le possenti braccia di Ashton Irwin.
 
I love ya, babe.
 
 


I. What I like about you

 
 
Never wanna let you go
Know you make me feel alright
Keep on whispering in my ear
Tell me all the things that I wanna hear
‘Cause it’s true, that’s what I like about you
 
- The Romantics
 
 
 
Bondi Beach. Sidney. Una settimana prima dell’inizio della scuola.

 


- ‘Giorno, Mac. Ti vedo in forma stamattina – trilla una ragazza dai capelli castani nell’orecchio della sopracitata Mac. Poggia la borsa e il telo da spiaggia vicino l’amica, e si siede sulla sabbia. – Andiamo, smetti di ascoltare la musica e andiamo a farci il bagno. Dì “sì, Lee, sei la migliore amica del mondo e verrò in acqua con te”, andiamo, dillo! –
 
Mac, anzi, Mackenzie, è la classica ragazza alternativa. Vive per i Muse, per il rock sparato a tutto volume, per il trucco pesante sugli occhi, per le converse nere tutte rovinate passategli dal fratello maggiore, e per la decina di anelli e catenine che è solita indossare. C’era una volta in cui i suoi capelli erano stati biondi naturali, poi crescendo, e seguendo l’esempio di suo fratello, aveva deciso di tingerli. Ora sfoggia una chioma lilla, proprio come suo fratello.
 
Mackenzie non parla mai con nessuno, fatta eccezione per la sua migliore amica Lee Anne, suo fratello Michael, e il miglior amico di suo fratello, Calum. È una a cui piace poco la gente, e forse, anche troppo, la musica.
 
Lee Anne è l’opposto di Mackenzie. Socievole con tutti, e amante dello stile di vita acqua e sapone. Ha i capelli castani e lentiggini sparse su tutto il viso, ed una cotta stratosferica e ultracentenaria per Michael, ma si vergogna di dirlo a Mac per paura di essere presa in giro. È una ragazza pacata, non dice parolacce, e solo alcune volte si lascia andare all’euforia più esagerata, cercando di coinvolgere anche la sua migliore amica, ma fallendo miseramente ogni volta.
 
Mackenzie e Lee Anne inizieranno tra una settimana il loro undicesimo anno al Norwest Christian College, mentre Michael frequenterà il dodicesimo anno, avendo diciassette anni.
 
- Ehi, Mac, guarda lì, c’è Luke – le urla la castana nell’orecchio. – Andiamo, Mac, capisco tutto, ma almeno la canottiera potresti toglierla -
 
- Non lascerei mai una maglia dei Guns N’ Roses incustodita – pronuncia lapidaria l’altra.
 
- Togli almeno le cuffie, allora – propone Lee Anne.
 
- Io ti direi mai di smettere di leggere? No, e allora smetti di chiedermelo – le risponde Mackenzie, facendole assumere una faccia inorridita.
 
- Dov’è Michael? – chiede allora l’altra.
 
- Questo tuo parlare in continuazione mi disturba, e se vuoi sapere dov’è andato Michael, chiediglielo tu stessa – Mackenzie le indica un ragazzo dai capelli viola.
 
- Ehi, Mike! Come va? – trilla Lee Anne, una volta che il ragazzo si è avvicinato.
 
- Oh, tutto bene, Lee – le risponde il ragazzo. – Ehi, Mac, hai visto lì? C’è quel coglione di Hemmings – dice Michael, indicando un ragazzo biondo che gioca a pallavolo.
 
- Sì, bè, salutamelo – dice ironica Mackenzie.
 
- Ancora non ho capito perché vi siete lasciati, stavate così bene insieme – Lee Anne dà voce ai suoi pensieri.
 
- Aveva altri interessi – dice sbrigativa l’altra.
 
- Sì, comunque Calum ci ha invitato a casa sua questo weekend. Dà un party per l’inizio della scuola. Forse è la volta buona che mettiamo su questa benedetta band – dice speranzoso Michael.
 
- Non ci conterei troppo, non ci siete riusciti fino ad ora. Cosa è cambiato adesso? –
 
- Mac, Mac, Mac…è cambiato che uno si è trasferito vicino casa Hood. Uno che suona la batteria come Cristo comanda, non so se mi spiego –
 
- Che questo suona la batteria come “Cristo comanda” lo dice quel coglione di Hood. Io non ci conterei troppo se fossi in te, magari è scarso come gli ultimi tre che avete provinato – snocciola sicura Mackenzie. La ragazza non si fida molto del giudizio musicale di Calum Hood, dopotutto il ragazzo preferisce i Busted ai Blink, quindi è ovvio che non ci capisca un granché di musica.
 
- Quel coglione di Hood stavolta ci ha preso – dice un ragazzo moro, spuntando da dietro le spalle della ragazza. – Bisognerà vedere se ‘sto tipo ha voglia di provarci -
 
- Quindi non gli hai ancora chiesto nulla, dico bene, Hood?! – tira ad indovinare Mackenzie. E sì, il ragazzo moro è proprio quel coglione di Calum Hood.
 
- No, Clifford, volevo prima fargli sentire come suoniamo – risponde pacato l’altro.
 
- Secondo me, appena vi sentirà, accetterà di far parte della band – cerca di incoraggiarli Lee Anne.
 
- Grazie, Green…se vuoi, il posto di groupie è tuo -
 
- Te che dici, Mike, mi vorresti come groupie? – chiede speranzosa la castana.
 
- Credo di sì, cioè, sarai comunque la nostra unica fan, quindi… - Michael non sa davvero come risponderle, è sempre agitato quando parla con Lee Anne, forse perché ha paura di deluderla.
 
- Oh, andiamo, sarà una delle nostre due uniche fans – lo corregge Calum passando il braccio attorno alle spalle di Mackenzie.
 
- Chi è la seconda? Tua nonna, Hood? – lo prende in giro Mackenzie, sgusciando fuori dalla sua stretta.
 
- No, mia madre – ribatte il moro.
 
- Oh, e io che speravo almeno in tua sorella -
 
- Nah, Mali Koa non ama il punk/rock – le risponde Calum.
 
- Voi non fate punk, men che meno rock…in effetti senza un batterista e un cantante che si possa definire tale, continuerete a non fare nessuno dei due generi – gli chiarisce Mackenzie.
 
- Senti, Mac, perché non ti stendi e taci?! – dice Michael tirando la sorella per il braccio, fino a farla finire seduta sulla sabbia.
 
- Uh, astinenza?! –
 
- Per stare in astinenza, Clifford, si dovrebbe almeno aver scopato una volta nella propria vita – Calum adora prendere in giro Michael, è il suo migliore amico, e senza di lui a quest’ora si sarebbe già buttato dal Sidney Harbour Bridge per la noia.
 
- Scopo molto più di te, Hood – gli rinfaccia l’altro.
 
- Potreste smetterla? Lee sta per appiccare un incendio – Mackenzie fa notare ai ragazzi che Lee Anne è diventata rossa dalla testa ai piedi, e potrebbe svenire da un momento all’altro.
 
- Oh, scusa Lee Lee, non volevamo – se la ride Calum, seguito subito dopo dal suo migliore amico.
 
I ragazzi si siedono sulla sabbia, mentre Lee Anne si stende a prendere il sole. Indossa una sola cuffietta, in questo modo può continuare ad ascoltare i discorsi dei ragazzi che continuano a fare progetti sulla band, inutile dire che Mackenzie continui a fargli notare che senza un batterista non esiste nessuna band, e che quindi dovrebbero smetterla di dar fiato all’ugola. Sta appunto dicendo che da soli non sono altro che un duo sfigato di chitarristi, di chitarrista e bassista, come ci tiene a precisare Calum, che una palla la colpisce in testa.
 
- Porca puttana! Ma volete stare attenti! – impreca Mackenzie. Si alza per prendere la palla e bucarla, se magari Lee Anne le prestasse il set da cucito che si porta sempre dietro, quando un ragazzo biondiccio con una gran faccia da schiaffi le si avvicina.
 
- Scusami davvero, sono una frana nella pallavolo – si scusa il ragazzo. – Ah, io sono Ashton, Ashton Irwin – si presenta il ragazzo.
 
Michael e Calum hanno assistito alla scena, e per evitare che Mackenzie stacchi la testa a quello che potrebbe essere il futuro batterista della band, perché si, Ashton Irwin è il nuovo vicino degli Hood, Calum lo presenta al suo migliore amico.
 
- Ash, lui è Michael. Michael, questo è Ashton Irwin, il mio nuovo vicino di casa –
 
- Piacere – dice solamente Michael.
 
- Il piacere è mio. Calum mi ha parlato molto di te, e della band. Vorrei assistere a qualche prova se non vi dispiace – ammette il ragazzo sorridendo. – Ora potrei riavere la palla? – chiede, ma Mackenzie si è già sfilata l’orecchino, e proprio mentre Ashton allunga le mani per riprendersi la palla e tornare dagli altri, la ragazza affonda la punta dell’orecchino nel pallone, fino a che questo non si sgonfia sotto gli occhi allibiti di Michael, Calum, Ashton, Lee Anne, che si è alzata per capire cos’è successo, e di Luke Hemmings che è arrivato per chiedere a Ashton come mai ci stesse mettendo così tanto.
 
- Ma che cazzo! Mac! – le urla contro Michael.
 
- Tu sei matta – le dice Ashton.
 
- Oh, vedo che hai conosciuto i Clifford – dice Luke poggiando una mano sulla spalla di Ashton.
 
- A Mackenzie dispiace molto di aver bucato la palla, non è vero, Mac?! – Lee Anne si scusa per conto di Mac sperando che la ragazza dica qualcosa.
 
- Già, mi dispiace molto…a saperlo prima che la palla era la tua, l’avrei bucata prima – ammette Mackenzie sorridendo falsamente.
 
- Perché ti circondi di certa gente, Hood? Sono anni che me lo chiedo – dice sprezzante Luke.
 
- Io sono anni che mi chiedo se checca ci sembri solo, o ci sei anche, quindi… - gli risponde a tono Calum.
 
- Già, forse è per questo che Mac ti ha lasciato – rincara la dose Michael.
 
- Tu sta zitto, Clifford – lo attacca Luke, parandoglisi davanti.
 
- Sennò che mi fai, Hemmings? – lo fronteggia l’altro, sfidandolo con lo sguardo. – Non ho paura di un fottuto sedicenne –
 
E Mackenzie non ha proprio voglia di assistere all’ennesima litigata tra suo fratello e il suo ex ragazzo, così - Smettetela entrambi, mi state dando sui nervi – dice, mettendosi tra i due.
 
- Ha ragione Mackenzie, andiamocene – li sprona Lee Anne. Non vuole che Michael e Calum si mettano a fare a botte con Hemmings proprio una settimana prima dell’inizio della scuola.
 
- Non vedo l’ora – dice Michael prendendo la sorella per un braccio, e portandola verso la macchina. Una volta arrivati al parcheggio, Michael si appoggia al cofano della macchina e si passa le mani tra i capelli in modo frenetico. – Dio, quanto lo odio! Se non fosse che poi finirei in carcere, lo avrei già ucciso tempo fa – impreca.
 
- Andiamo, Mike, non ne vale la pena – lo tranquillizza Calum. Il moro davvero non capisce tutto questo astio nei confronti di Luke. Sì, è vero che Hemmings è uno stronzo patentato, e che è sempre lui quello che comincia, ma Michael dovrebbe darsi una calmata, visto che ogni volta che si trovano nello stesso posto inizia a dare di matto. E pensare che una volta erano pure amici…
 
- Questa volta do ragione a Hood. Devi smetterla di cascarci ogni volta, non capisci che lo fa apposta a farti arrabbiare? – Mackenzie davvero non si spiega com’è stato possibile, per lei, uscire tre mesi di fila con Luke Hemmings. Lo ha sempre reputato un coglione, almeno da quando ha tagliato tutti i ponti con Michael e Calum, quindi non si capacita di come abbia potuto sopportarlo per tutto quel tempo. Michael non ha mai accettato il loro rapporto, ed meglio così, anche perché se lo avesse accettato, lei avrebbe finito per rimanerci, insieme a Hemmings, e non se lo sarebbe mai perdonato. Per quanto riguarda la loro rottura, bè…diciamo che non si dovrebbe mai lasciare acceso il proprio computer quando ci sono cose compromettenti all’interno. Soprattutto cose compromettenti per quanto riguarda il rapporto con la tua ragazza.
 
Mackenzie sa che cose come leggere i diari segreti, e sbirciare la cronologia del pc, non vanno fatte, ma la tentazione è stata troppo forte, e così si è ritrovata a guardare un video porno gay dal computer del suo ragazzo. All’inizio il suo cervello ha fatto mille ragionamenti per capire il vero motivo del perché, un video porno gay, era salvato sulla cronologia di Luke. Ha pensato che magari i suoi fratelli maggiori avessero preso in prestito il computer, ma né Ben, né Jack, sembravano gay, e inoltre avevano entrambi le ragazze. E non poteva essere stata nemmeno Liz, perché cavolo, era sposata da più di vent’anni con il signor Hemmings, e poi qual è il figlio che presta il proprio computer alla madre?
 
Così aveva scoperto che il suo ragazzo era gay, ok, bisex, perché almeno un po’ le ragazze dovevano piacergli per stare con una di loro. Luke era entrato in camera proprio nel momento in cui Mackenzie stava raccogliendo la sua borsa da terra per andarsene. Le aveva chiesto cosa non andasse, e lei aveva vuotato il sacco, perché Mackenzie Clifford era così, schietta e senza peli sulla lingua. Avevano discusso circa due ore sul perché Luke non glielo avesse detto prima, magari la ragazza avrebbe potuto aiutarlo, o avrebbe potuto continuare a fingere, ma Luke le aveva chiesto solamente di mantenere il segreto, nulla di più. E così si erano lasciati.
 
Mackenzie continuava tutt’ora a mantenere il segreto, mentre Luke faceva lo stronzo perché non si fidava di lei, e perché credeva che facendo lo stronzo, sarebbe risultato più etero a gli occhi degli altri. Inoltre odiava Michael e Calum, quindi la cosa gli risultava piuttosto facile.
 
- Non lo sopporto comunque, vorrei strozzarlo – ammette Michael.
 
- Ah, l’amour – lo prende in giro Calum.
 
E Michael sarà anche gay, ma giura che su Hemmings non c’ha mai fatto nemmeno un pensierino. Lo odia, solo questo. Per questo alla battuta di Calum, risponde - A quello gli sfonderei il culo solo per il piacere di sentirlo urlare dal dolore –
 
E – Michael! – urla imbarazzata Lee Anne, che dell’orientamento sessuale di Michael ne sa tanto quanto quello di Luke.
 
- Scusa – dice allora Michael, che di disilludere la castana non se la sente. Lee Anne è innamorata di lui da quando aveva tredici anni, e lui non ha voglia di smontarle i castelli in aria e farla passare per una cretina. E anche se prima o poi lo verrà a sapere, perché un giorno Michael si metterà con qualcuno, per ora non vuole farla soffrire.
 
- Non avrete mica intenzione di far entrare quel coglione nella band, vero? – dice Mackenzie riferendosi ad Ashton.
 
- È davvero bravo, non possiamo farcelo scappare – le spiega Calum.
 
- Sarà quello che ti pare, ma è amico di Hemmings – gli dice Mac come se Calum non avesse capito il riferimento.
 
- Ma è un buon batterista, e ci serve. Cazzo, Mac, perché con te dev’essere tutto così difficile?! – le dà contro Calum.
 
- Da gli amici di Hemmings non puoi ricavarci niente di buono, io vi ho avvisato – ripete la ragazza.
 
Michael si strofina gli occhi con la mano destra e sbuffa. - Mac, la band è mia e di Calum, non tua. Siamo noi che prendiamo le decisioni – cerca di farle capire il fratello.
 
- Potevi entrarci quando te l’abbiamo chiesto, ma tu no, sempre sulle tue. Ora decidiamo noi, punto e basta – le rinfaccia Calum. Mackenzie aveva quattordici anni quando Calum e Michael si erano presentati in camera sua, armati di chitarra e basso, per chiederle di far parte della band. Ogni tanto li aveva accompagnati con la batteria o con la voce durante le prove, ma i ragazzi non le avevano mai chiesto ufficialmente di essere la loro batterista o la loro cantante, così Mackenzie aveva dato per scontato di non essere ben accetta nella band ed aveva rifiutato la proposta. Ora, a distanza di due anni, le dispiace non aver accettato, soprattutto perché Calum e Michael non hanno trovato mai nessuno di decente da far entrare nella band, e non sono mai riusciti a fare uno show dal vivo.
 
- Possibile che dobbiate sempre litigare?! – urla Michael, ricevendo occhiatacce da parte dei suoi amici.
 
Calum non crede possibile che sia proprio Michael a dire una cosa del genere, così - parla lui che ogni volta che si trova a respirare la stessa aria di Luke Hemmings dà in escandescenza – dice.
 
- È un po’ come il bue che dice cornuto all’asino – gli fa notare Lee Anne.
 
- Grazie tante, Lee, speravo che almeno tu fossi dalla mia parte – sbuffa Michael.
 
- E lo sono, ma dire che Calum e Mac litigano ogni volta che si vedono è un po’ come darsi la zappa sui piedi –
 
- Vabbè, io vado a casa. Te che fai, Mac, vieni con me? – le chiede Michael.
 
- No, tranquillo, prenderò l’aereo per tornare... – gli risponde in tono di scherno la ragazza salendo in macchina.
 
- Ci sentiamo dopo allora – Michael batte il pugno con Calum, dopodiché sale in macchina e parte alla volta di casa Clifford.
 
 
 
 
Sidney. Casa Hood. Sabato sera.


 
- Mac potresti darci una mano? - chiede gentilmente Lee Anne prima che Michael le urlasse contro un - muoviti da quel cazzo di divano e svuota le patatine nelle ciotole, Mac -
 
- Ecco, sto arrivando - sbuffa la ragazza togliendosi le cuffie.
 
- Siete ancora dell'idea di far entrare Ashton nella band? - chiede Lee Anne che della band si interessa, al contrario di qualcun altro.
 
- È l'unico batterista che non faccia schifo, e non faccia parte di un'altra band, nel giro di cinquanta chilometri, quindi si, abbiamo intenzione di chiederglielo stasera - le spiega Calum.
 
- Bè, se vi serve una mano per convincerlo, sono pronta a decantare le vostre lodi - si offre Lee Anne.
 
- Grazie mille per l'aiuto, Lee - la ringrazia Calum baciandole la guancia. - Dovrebbero essere tutti come te - aggiunge poi guardando Mackenzie.
 
- Se vuoi qualcuno che ti dica che suoni come Mick Jagger hai sbagliato persona -
 
- Basterebbe che tu ci dicessi che non facciamo così schifo, Mac -
 
- Andiamo, Mikey, sai che non posso, ho dei doveri da sorella minore da rispettare -
 
- Se questi doveri consistono nel perenne scassamento di palle, allora stai svolgendo bene il tuo lavoro –
 
- Felice di sapermi utile – gli fa il verso Mackenzie.
 
Le ragazze si stanno finendo di cambiare quando il campanello di casa Hood inizia a suonare e un’orda di adolescenti dagli ormoni impazziti si riversa dentro casa. Non che Mackenzie ci tenga particolarmente a questa festa, difatti indossa dei semplici short e una maglia degli Iron Maiden, ed ovviamente le sue immancabili converse nere. Sfuma un po’ la matita sopra l’occhio e si ferma ad aspettare che Lee Anne finisca di indossare gli orecchini. Al contrario della ragazza dai capelli lilla, Lee Anne indossa un vestitino che le arriva poco sopra il ginocchio e dei sandali alti.
 
Quando la castana ha finito di farsi il bagno nel profumo, Mackenzie la trascina giù per le scale al cospetto di Michael e Calum. Lee Anne arrossisce non appena incontra lo sguardo imbarazzato di Michael.
 
Sta per chiedergli di ballare, quando questo sgrana gli occhi mettendo a fuoco l’immagine della sorella. – Ti sei dimenticata i pantaloni? – chiede con il tono più autoritario che riesca a simulare.
 
- Non rompermi le palle, Mikey, io già non ci volevo venire a questa festa… -
 
- Ti sembra un motivo valido per andare in giro in mutande? –
 
Vagli a spiegare che gli short si chiamano short proprio perché sono corti. - Non sono mutande, sono short, e ugh…ma perché perdo tempo a parlare con te?! –
 
La ragazza si allontana andando in salotto. Di sicuro non vuole sentire la predica di suo fratello, quando - Mackenzie torna qui! – le intima Michael.
 
- Mike, lasciala stare, ti prego – lo implora Calum. Di sicuro non ha voglia di assistere ad una litigata tra i fratelli Clifford, non se ne ricava mai nulla di buono. L’ultima volta, per dividere una Mackenzie pazza furiosa che voleva staccare a morsi il braccio di Michael, si era fratturato una spalla, e fatto pure un occhio nero, per non parlare degli insulti che si erano lanciati i due. Non ci teneva a ripetere l’esperienza, no grazie.
 
- Non se ne parla. Cal ti presterà un pantalone. Non è vero, Cal? –
 
Michael Clifford è un vero stronzo quando vuole, Calum lo sa bene, per questo non si sorprende più di tanto quando l’altro tira in fuori il labbro inferiore e assume la faccia da cane bastonato. Michael sa che il moro può resistere a tutto, ma quando si tratta del suo migliore amico gli è difficile dire di no, così – ok, vai su e scegli quello che vuoi – dice rivolto a Mackenzie.
 
- Mmm…secondo me sta bene anche così – sibilla Luke Hemmings varcando la porta che collega la cucina al salotto.
 
- Ho parecchi dubbi al riguardo - dice sarcastica Mackenzie prima di mollare tutti in salotto e andare a cercare nell'armadio di Calum qualcosa che le vada bene.
 
- Non ricordo di averti invitato, Hemmings – dice Calum.
 
- La festa era aperta a tutti, Hood, o sbaglio? In più hai invitato Ashton, mi pareva brutto non fargli compagnia – si giustifica Luke. Ashton varca la soglia di casa Hood proprio nel momento in cui Luke dà un buffetto canzonatorio sulla guancia di Michael. Li adocchia da lontano e si avvicina con passo svelto proprio un minuto prima che Michael salti addosso a Luke, perché cazzo, Luke Hemmings aveva osato toccarlo, quindi ora doveva pagarla.
 
- Ehi, come va? - chiede allegro Ashton.
 
- Va che ora spacco la faccia al tuo amico se non lo allontani da me - dice Michael, i denti stretti.
 
- Facciamo così, Luke – si schiarisce la gola Lee Anne – te, te ne stai buono in una parte della sala, Michael nell’altra, e non vi parlate, guardate, o toccate per il resto della serata, se riuscite a farlo, tu e i tuoi amici potete rimanere, altrimenti… -
 
- …altrimenti portate il culo fuori di qui – conclude Mackenzie. L’unica cosa che la ragazza è riuscita a trovare nell’armadio di Calum sono un paio di skinny jeans di qualche anno prima, che ormai al ragazzo non vanno più. Si sente a disagio nei pantaloni di Hood, ma certamente non poteva avventurarsi in camera di Mali Koa, almeno che non volesse essere data in sacrificio a Versace.
 
- Carini i pantaloni – si complimenta Ashton, che del cambio d’abito non sa niente.
 
- Già – dice solamente la ragazza.
 
- Allora siamo d’accordo? – chiede Lee Anne rivolta a Luke e implicitamente anche a Michael.
 
- D’accordo – grugnisce Luke.
 
- Se. Come ti pare – sbuffa Michael.
 
Prendono entrambi strade diverse, Michael va verso la cucina per tirare fuori la birra dal frigo, Luke invece va in salotto e si siede sul divano con attorno i suoi amici. Ashton rimane fermo vicino a Calum e Mackenzie, Lee Anne è andata a sistemare le patatine sul tavolo in salotto.
 
- Allora Cal, questa band? – chiede Ashton interessato. Vorrebbe davvero entrare a far parte della band, lo ha sempre desiderato.
 
- Per me potresti entrarci anche subito, devi solo far sentire a Mike come suoni dopodiché sei dentro – gli dà la conferma Calum. Mackenzie emette un leggero risolino, li sta decisamente prendendo in giro.
 
- Cos’è che ti fa ridere? – le chiede Ashton alterato.
 
Calum giura su Dio, o chi per lui, che se per colpa di Mackenzie Clifford, Ashton non entrerà nella band, la soffocherà con le sue stesse mani. - Lasciala stare, fa sempre così –
 
- È una specie di consigliera? – la prende in giro Ashton.
 
Non sa come il ragazzo potrebbe reagire, fortunatamente Michael gli spunta alle spalle con tre birre incastrate tra le mani - è una sottospecie di sorella – dice offrendo una birra al biondo.
 
- Oh giusto, voi due siete fratelli! - esclama Ashton come se avesse fatto la scoperta del secolo.
 
- Devi essere un vero genio per averlo capito - lo prende in giro la ragazza.
 
- In realtà non sono così intelligente, sono stato bocciato - le risponde Ashton credendo davvero che la ragazza si sia complimentata con lui.
 
Mackenzie si sbatte una mano in faccia e pensa a quanto sarà divertente vedere suo fratello e Hood alle prese con il biondo. - Ti stava prendendo in giro, amico - gli dice allora Michael.
 
- Già. Dovrai abituartici - lo avvisa Calum. – È una stronza abissale –
 
- E Hood è un coglione patentato – ribatte la ragazza.
 
- Clifford ha dei gusti musicali di merda – la rimbecca Calum.
 
- Vogliamo parlare dei tuoi, Hood?! –
 
- Vogliamo fare che la finite qui, invece?! – li ferma Michael.
 
- Siete divertenti – dice Ashton sorridendo. Li trova buffi e simpatici, sicuramente si divertirà da matti con loro.
 
Dopo questa Mackenzie decide di andare a sedersi in un angolino e rimanere lì ad ammuffire. – Non così in fretta, Mac. Scusati per la palla bucata – la blocca Michael per un braccio.
 
- Non ci penso proprio –
 
- Mac! – alza la voce il fratello.
 
- Ok, scusa. Va bene così, Mikey?! – sbuffa Mackenzie prima di mollarli lì.
 
Mac pensa davvero che la festa sia una palla, per non parlare poi della musica di merda che pompa nelle casse, così decide di mettersi le cuffiette e andarsi a sedere in un luogo isolato.
 
- Tua sorella è strana – fa notare Ashton, beve un sorso della sua birra e saltella sul posto.
 
- Non puoi immaginarti quanto – gli risponde allora Michael. – Senti, per quanto riguarda la band, possiamo provare domani pomeriggio e vedere come va. Così lunedì mattina mettiamo in bacheca l’annuncio per trovare un cantante –
 
Ashton non può essere più felice di così, ha fatto amicizia con delle persone simpatiche, se evitiamo di pensare a Luke Hemmings e i suoi amici, sta per entrare in una band, e la settimana prossima inizierà il suo ultimo anno di liceo. – Hai detto che sei stato bocciato? – chiede Calum come se avesse colto solo ora le sue parole.
 
- Diciamo che la biologia e la matematica non sono il mio forte – ammette il ragazzo.
 
- Quindi a conti fatti, hai diciott’anni? – chiede conferma Michael, Ashton annuisce.
 
- Ehi, che fate? – Lee Anne spunta alle spalle di Michael, in mano ha un bicchiere rigorosamente riempito con del succo di frutta.
 
- Niente di che, cazzeggiavamo – le risponde Ashton.
 
La ragazza gli sorride e – Avete visto Mac? – chiede ai tre.
 
Michael crede che il rapporto tra sua sorella e Lee Anne sia tutto ciò che di più strano esiste al mondo. Mackenzie non dice mai qualcosa che sfiori le tre frasi, non le dà mai dei consigli, non l’ascolta quando le parla, e non perde tempo a dirle che la sta infastidendo se le dice qualcosa mentre ascolta la musica, e nonostante tutto Lee Anne è ancora sua amica, e le vuole bene ora più di quando avevano cinque anni e Mackenzie le tirava le trecce per dispetto.
 
- Cercala di sopra, sai che odia le feste con pessima musica –
 
- Questa non è pessima musica, Clifford – dice risentito Calum.
 
Cazzo, Michael adora il suo migliore amico, ma in quanto a musica da party deve ancora imparare alcune cose. – Pitbull è “pessima musica” –
 
- Ma se lo ascolti anche te –
 
- Già, ma non lo metterei mai ad un buon party –
 
- Facciamo che la prossima festa allora la dai te –
 
- Ehi, se cercavi la tua amica, è lì – li interrompe Ashton, sta puntando il dito verso la console da dj.
 
Mackenzie sta armeggiando con il computer quando Lee Anne le si avvicina. – Cosa stai facendo? – chiede preoccupata la castana.
 
Mac alza un attimo gli occhi sull’amica e - cambio canzone – annuncia. - Cazzo, quanto fa schifo ‘sta playlist –
 
- Mac, cosa stai combinando? – chiede Michael, dietro di lui ci sono Calum e Ashton.
 
- Cambio canzone – ripete, davvero non capisce dove sia la difficoltà nel capirlo, è vicina alla console ovvio che voglia mettere della musica. – Ce l’hai qualcosa rock anni ’80? Qualcosa tipo “What I like about you”? – dice rivolta a Calum.
 
- Ce l’ho, ed è del 2002, non dell’80 –
 
- Quella delle Lillix è una cover – le spiega Mackenzie.
 
- E di chi sarebbe la canzone allora? – Calum crede di aver ragione, purtroppo per lui c’è chi di musica ne capisce, al contrario suo.
 
- The Romantics – dicono in coro Michael, Mackenzie e Ashton.
 
Mackenzie non può credere che qualcun altro, oltre suo fratello, conosca i The Romantics, per questo pensa che questa sia la volta buona che la band ha trovato un batterista decente.
 
Ashton sorride alla ragazza, trova che parlare insieme sia una cosa buffa. – Vedo che ti piacciono gli Iron Maiden – indica la maglia di Mackenzie.
 
- Li adoro – risponde sorridendo. – Ma la mia band crush sono i Muse. Sono pazzeschi. Sono andata a tutti i concerti che hanno fatto qui a Sidney da quando avevo tredici anni. Te li hai mai visti? –
 
E a Michael e gli altri pare quasi di vedere un’altra persona. Mackenzie non ha mai parlato così tanto con uno sconosciuto, non ha mai rivelato di amare i Muse, e se lo ha fatto, mai con quell’entusiasmo, per questo Michael rimane a bocca aperta e Calum sbuffa; non crede a quello che ha appena visto, la ritiene una cosa impossibile.
 
Mackenzie non dà neanche il tempo ai ragazzi di meravigliarsi che già si è allontanata dal salotto, andando al piano superiore. Si rifugia in camera di Calum, rigorosamente con la porta aperta per sentire la musica che proviene dal piano terra.
Nelle casse pompa “Animals” di Martin Garrix quando la ragazza vede una testa bionda attraversare il corridoio.
 
- Il bagno è la prima porta a destra – indica la ragazza.
 
Sa che è Luke quello che è appena passato, e sa anche che lui conosce la posizione del bagno in quella casa. – Sembra che questa sia casa tua –
 
- Più o meno, ci vengo da quando ero piccola. E pure tu – gli dice Mackenzie.
 
- Facciamo che non ricordavo dov’era il bagno – Luke cerca di entrare in camera di Calum, ma Mac gli si para davanti.
 
- Sai che Calum ti ucciderebbe se venisse a saperlo. Ora dimmi perché sei qui – dice incrociando le braccia al petto.
 
- Sono qui per te – ammette il ragazzo. – Devo sapere se l’hai detto a qualcuno, perché se l’hai fatto… -
 
- Se l’ho fatto cosa, Luke? Spifferare a qualcuno che sei gay? Sai che non sono il tipo che si fa i cazzi degli altri –
 
- Ma sei il tipo che guarda il computer degli altri – le prende il braccio per evitare che la ragazza gli chiuda la porta in faccia.
 
- Se tu sei un coglione che guarda del porno gay, e lascia il computer in giro con la cronologia intatta, non è colpa mia –
 
Per un momento pensa che Luke voglia prenderla a pugni. – Dovevi farti i cazzi tuoi, a prescindere. Sei una poveraccia -
 
La ragazza cerca di sfuggire alla sua presa, ma Luke stringe ancora più forte. – Hemmings, mi fai male – dice Mackenzie, il dolore è così forte che le esce persino un lamento.
 
- Che sta succedendo qui? – chiede Calum vedendo Luke tenere la ragazza per un braccio.
 
- Fatti i cazzi tuoi – grugnisce Luke.
 
- Nulla, Hood, non succede nulla. Ora lasciami, Hemmings – dice calma Mackenzie, non vuole scatenare una rissa, ma Luke non intende mollare la presa sul suo braccio.
 
A Calum iniziano a prudere le mani, vuole decisamente spaccare quella faccia da cazzo che ha Luke Hemmings. – Ho detto, che cazzo sta succedendo qui? – pretende una risposta, e la vuole prima che si incazzi sul serio.
 
- Non è niente, Cal – lo tranquillizza Mackenzie. – Lo stronzo mi stava lasciando andare –
 
E Calum nemmeno si rende conto che Mac lo ha chiamato per nome, non si rende conto neppure della voce di Michael che gli dice di fermarsi, si rende conto solo che Mackenzie è sgusciata fuori dalla presa di Hemmings, e del forte dolore alla mano. – Cal, Cristo Santo, lascialo andare! – impreca il suo migliore amico.
 
Le urla hanno attirato alcuni ragazzi al piano superiore, ragazzi che non fanno altro che gridare “rissa!” e ridere per la faccia impaurita di Luke.
 
- Che succede? Oh Dio! Calum, che stai facendo?! Lascialo stare! – grida Lee Anne, odia le risse, e le odia ancora di più quando sono coinvolti i suoi amici.
 
Luke inizia a rispondere a gli attacchi, capovolgendo la situazione. Michael cerca di dividerli ma non fa altro che peggiorare le cose, ora anche gli amici di Hemmings sono saliti per aiutare il loro amico. Ashton invece può solo gridare di fermarsi, Luke è suo amico, ma anche Calum lo è, e non conosce la motivazione del litigio, quindi non può prendere le parti di nessuno.
 
Un ragazzo della squadra di football colpisce Michael sul sopracciglio destro, quello dove ha il piercing, che inevitabilmente inizia a sanguinare. Calum nel frattempo riesce a rimontare su Luke e lo tiene per il collo. – Chiedile scusa. Fallo adesso – sputa sbattendo il biondino sul pavimento.
 
- Calum, smettila – urla Lee Anne, nello sguardo di Calum non vede alcuna pietà. – Lascialo andare – singhiozza mentre trattiene Michael contro il muro, aiutata da Ashton.
 
- Il verme deve prima chiederle scusa, altrimenti non va da nessuna cazzo di parte – sibilla Calum, gli occhi vuoti.
 
Nessuno riesce a scuoterlo da quella posizione, rimane ancorato a Luke come se ne andasse della sua vita, e a Mackenzie questa cosa fa paura, così paura che inizia a piangere. – Calum, ti prego, fermati! – lo implora la ragazza.
 
 
- Chiedi scusa – ripete il moro, spingendo Luke contro il pavimento.
 
Mackenzie emette un singhiozzo quando Calum sbatte il biondo sul pavimento – Cal, per favore – sussurra Mackenzie avvicinandoglisi, ha paura che il ragazzo possa prendersela anche con lei.
 
Ed è quando il moro alza lo sguardo su di lei, e vede la paura che le riempie gli occhi, che si rende conto di quanto è stupido. Vedere il suo labbro tremare, e i singhiozzi scuoterla, lo fa sentire uno schifo. – Shhh, no, non volevo… - sussurra Calum, si alza dal corpo di Luke Hemmings e l’attira a sé cullandola tra le sue braccia, non sa se scusarsi per aver picchiato Luke, per non essersi fermato, o per averla spaventata così tanto. Sa solo che ora vuole farla smettere di piangere.
 
- Cazzo, Cal, mi hai spaventato, amico – dice Michael avvicinandosi ai due, tiene un pezzo della sua maglia sulla ferita. La sua cazzo di maglia dei Metallica che Lee Anne gli ha costretto a strappare.
 
- Hai fatto paura a tutti – sospira sollevata Lee Anne, ormai le lacrime sono passate. L’unica che continua ancora a piangere è Mackenzie.
 
Michael decide che è arrivata l'ora di concludere la festa, così accompagna gentilmente tutti alla porta, compreso Luke Hemmings e la sua combriccola. Di lui si occupa Ashton, però.
 
Gli unici che rimangono nel corridoio sono Calum e Mackenzie, il moro continua a tenerla stretta. Non la lascerà finché non avrà smesso di piangere. – Non sai quanto mi dispiace –
 
- Mi hai fatto una cazzo di paura, Hood – ammette la ragazza, e non lo direbbe mai, ma tra le braccia di Calum Hood si sta fottutamente bene. Si sente fottutamente bene.
 
- Vedo che stai molto meglio - la prende in giro Calum.
 
- Sicuramente sto meglio delle tue mani - ha le nocche tutte livide e un taglio sulla mano dove ha colpito Luke sul piercing.
 
Disinfettare il taglio gli pare la cosa più logica da fare, per questo lo spinge dentro il bagno e lo blocca contro il lavandino. - Sai, so camminare, anche se non sembra - e ride, la risata più bella che Mackenzie abbia mai sentito. Non sa perché se ne accorge solo ora, è una vita che sente la risata di Calum Hood, e non l'ha mai trovata bella.
 
- Fatti disinfettare la mano e poi puoi anche scappare - gli dice Mackenzie, lo spinge seduto sulla tavoletta del water.
 
La ragazza tiene stretta la mano di Calum tra le sue, ha la lingua tra i denti e lo sguardo concentrato mentre cerca di ripulire la ferita senza fargli male, e Calum pensa di non aver mai visto occhi più belli di quelli della piccola Clifford. - Non voglio scappare - sussurra, ha quasi paura di poter essere lui a far scappare Mackenzie, - non sono come quel cagasotto di Mike. Posso sopportare un po' di bruciore - aggiunge per non destare sospetti.
 
- Non prenderlo per il culo, si è quasi fatto spaccare un sopracciglio per i cazzi tuoi - Mackenzie gli molla un pugno sul braccio.
 
- In realtà lo ha fatto per te, è colpa tua se ho picchiato Hemmings -
 
- Non ti ho chiesto io di farlo - gli spinge forte contro la ferita, è incazzata.
 
- Ahia! Che cazzo fai? - le urla contro Calum. - Mi faccio picchiare da un coglione e te la prendi anche con me?! -
 
- Ti avevo detto di andartene ma tu fai sempre quel che cazzo ti pare, non è colpa mia se Luke ti ha preso a pugni - urla la ragazza.
 
Sente qualcosa all'altezza dello stomaco, ma non vuole arrendersi all'evidenza. - Ovvio, se fosse stato per te non mi avresti mai permesso di picchiare il piccolo Lukey - è geloso, c'è poco da nascondere.
 
- Non me ne frega un cazzo di Luke, Cal, mi interessa di te, e di quello che avresti potuto fare. Non volevi fermarti, l'ho visto nei tuoi occhi. L'avresti spedito all'ospedale - ammette Mackenzie, - mi hai spaventata a morte – sussurra asciugandosi i residui delle lacrime dagli occhi.
 
- Ti interessa comunque Luke e il fatto che sarebbe potuto finire in ospedale – si sta comportando come un bambino, di questo Calum ne è consapevole.
 
- Se vuoi sentirmi dire che tengo a Luke, dimmelo –
 
- Non devi dirmelo, lo so già – è un coglione, poco ma sicuro. Lo sa che a Mackenzie, di Luke, non è mai fregato un cazzo in realtà, non è scemo come Michael, ma vuole sentirselo dire comunque.
 
E a questo punto Mackenzie gli spaccherebbe volentieri la faccia, ma poi dovrebbe pure ripulirgliela, e quindi si trattiene. – Non sai un cazzo, Hood! – gli dà contro la ragazza.
 
- Cosa non so? Che sei ancora innamorata di Luke Hemmings? – se alla fine della serata la ragazza dovesse dargli un calcio nelle palle, non oserà lamentarsi, poco ma sicuro.
 
- Se vuoi pensarla così fa pure, ma giusto per la cronaca, per Hemmings non ho mai provato nulla che andasse oltre l’indifferenza –
 
- Non prendermi per il culo, Cliff, li abbiamo visti tutti i baci nei corridoi. L’intera scuola è stata testimone delle vostre lingue intrecciate –
 
- Per saperlo devi averci visto. Cos’è, ti piace masturbarti con l’immagine di me e Luke che limoniamo? –
 
La ragazza ci ha preso nel segno, non che Calum si masturbasse dopo aver visto lei e Luke baciarsi, ma li aveva visti più di una volta sbaciucchiarsi nei corridoi, questo è vero. – Non dire cazzate per favore. E comunque sarebbe stato impossibile non vedervi –
 
- Vuoi dirmi che hai provato qualcosa per tutte le ragazze con cui sei stato? E sappiamo entrambi che sono state tante – ora è il turno di Mackenzie di essere gelosa.
 
- È una cosa diversa –
 
- Oh, è diversa perché sono una ragazza? Sai, non credo che tutte le ragazze che sono venute a letto con te fossero innamorate, cioè la maggior parte sì, non è mai stato difficile per te far innamorare qualcuno, ma non tutte lo erano. Alcune volevano divertirsi, punto e basta. È una cazzata la diversa concezione del sesso tra maschi e femmine, lo viviamo al vostro stesso modo. Credimi –
 
- Te che ne sai? Sei ancora vergine – dice Calum come se fosse la cosa più scontata del mondo. Mackenzie lo guarda storto e lui vorrebbe quasi sprofondare. – Non sei andata a letto con Luke, vero? – la sua voce tocca quasi l’isteria.
 
- Sono fatti miei, non credo ti interessi – risponde ghignando.
 
Gelosia è la prima cosa che prova Calum, la seconda è la voglia di andare a casa di Luke e spaccargli la faccia, la terza è quella di rompergli anche i fari della macchina. - Ti prego, dimmi che non hai fatto sesso con quel coglione -
 
- Non vedo come questo possa interessarti, Hood –
 
- Tu dimmi che non l’hai fatto – la prega Calum. Le tiene una mano sulla spalla per non farla andare via, la sta implorando con lo sguardo.
 
- No –
 
- No cosa? –
 
Calum Hood è decisamente tardo, questo è sicuro. – No, non ci sono andata a letto, Hood. Mi hai chiesto questo, no? –
 
- Eh? Oh, già –
 
- Bene, ora posso andare? – gli chiede Mackenzie, ora come ora vorrebbe solo tornarsene a casa ma Calum ha ancora la mano poggiata sulla sua spalla.
 
- Ragazzi siete ancora vivi? – grida Michael.
 
Calum lascia la spalla della ragazza come se si fosse scottato, - siamo qui – lo guida con la voce.
 
Michael fa capolino dalla porta del bagno con un’espressione confusa. – Che combinate? –
 
- Mackenzie mi ha disinfettato il taglio – dice Calum mostrando la mano al suo migliore amico.
 
- Se. Senti, Mikey, sono stanca. Torniamo a casa? – e forse si sbaglia, ma a Michael quella non sembra affatto una domanda. Dev’essere successo qualcosa, e può giurare che scoprirà cosa.
 
- Sicuro. Ci vediamo domani, Cal –
 
- Sì, a domani – risponde il moro senza guardarlo realmente. Batte il pugno contro quello del ragazzo dai capelli lilla, e li segue con lo sguardo finché non spariscono oltre le scale.
 
Hanno appena riaccompagnato Lee Anne a casa, Mackenzie è mentalmente distrutta e vorrebbe solo andare a casa e mettersi a dormire, purtroppo per lei, Michael non è dello stesso avviso. – Che è successo tra te e Calum? – le chiede il fratello continuando a guardare la strada.
 
- Nulla più del solito – risponde stringendosi le ginocchia al petto. Si è persino scordata di ridare i pantaloni al moro.
 
- Non dirmi cazzate, sai che lo odio – sembrerà stupido, ma non fino a questo punto.
 
- Cos’è, ora sei geloso pure tu? –
 
- Chi è geloso? –
 
- Calum, credo. Non lo so, era parecchio interessato alla mia vita sessuale. Specialmente quella con Hemmings – dice la ragazza poggiando il viso sulle ginocchia, lo sguardo rivolto verso il fratello.
 
- Cosa c’è da interessarsi? Con Hemmings non c’hai fatto niente –
 
Odia quando gli altri hanno ragione. - Perché siete tutti così sicuri? Ho per caso la scritta “vergine” tatuata in fronte? –
 
- Forse sarebbe meno evidente – sorride Michael.
 
- Si nota tanto? – chiede preoccupata Mackenzie, non vuole passare per quella vergine.
 
- Giusto un po’. Hai quel qualcosa nello sguardo –
 
- La verginità? – sente che le sta per scoppiare la testa.
 
- Ritrosia, direi –
 
- Eh? – Michael e i suoi paroloni da genio mancato.
 
- Sei restia, riluttante – cerca di spiegarle.
 
- Farò finta di aver capito – gli concede girando il viso dalla parte del finestrino.
 
- Sei scostante, credo sia questo –
 
Mackenzie deve ancora capire quale caspita è la rivista dove scrivono cose di questo genere. – Scostante? Fortuna che voi maschi vi capite da soli –
 
- Ehi, probabile anche che mi sbagli. Dopotutto sono gay, e amo fottere bei ragazzi, quindi il mio radar potrebbe essere mal funzionante – scherza per tirarla su di morale. – Comunque non so quanto possa interessare il tuo essere vergine a Calum… -
 
- Smetti di ripeterlo – sbuffa Mackenzie.
 
- Ok. Non so quanto possa fregare a Cal della tua condizione… -
 
- Condizione? Mikey non ho l’AIDS, sono solo vergine. Solo, fottutissimamente, vergine. Oh Dio! Sono frigida? – forse sta diventando isterica.
 
- No, non sei frigida – smentisce Michael.
 
- Lesbica? –
 
- Ti piacciono le tette? –
 
- No, direi di no –
 
- Meglio. Non vorrei rivivere un altro coming out in famiglia, questa è la volta buona che mamma muore d’infarto – se la ride Michael pensando a quando ha detto alla sua famiglia di essere gay. Sua madre quasi non cadeva per terra. Lui le aveva detto di sedersi, ma lei no, “cosa mai potrai dirmi, tesoro?” “nulla, ma’. Solo che mi piacciono i ragazzi” “Michael Gordon, non dirai sul serio?” “più serio di così, sarei morto”, e poi “boom!” morta stecchita sul pavimento della cucina, mentre Mackenzie era piegata in due dalle risate e con le lacrime a gli occhi.
 
- Per carità. Poi dovrei vivere da sola con te. Già non ti reggo ora, figurarsi fino ai diciott’anni –
 
- Allora, Mac-ergine – Michael ride per la sua stessa battuta, - cosa ti ha detto Calum di preciso? –
 
- Preferirei non ripensarci. E non sei simpatico – tronca il discorso colpendo suo fratello sul braccio.
 
- Ok. Chiederò direttamente a lui – dice facendo su e giù con le sopracciglia.
 
- Smettila, sei inquietante – sorride Mackenzie.
 
- Oh, e io che pensavo fossero la mia arma vincente con i ragazzi –
 
- Spiegato il motivo per cui non scopi da più di due mesi – lo prende in giro la ragazza.
 
- Almeno io scopo – la stuzzica Michael, – siamo arrivati – annuncia parcheggiando nel vialetto di casa Clifford. La sorella gli fa la linguaccia e poi scende dalla macchina per andare ad aprire il portone di casa.
 
Si tolgono entrambi le scarpe e salgono le scale in punta di piedi. Mackenzie si affaccia nella camera da letto della madre, e - mamma sta già dormendo – avvisa il fratello sospirando. Sarebbe stato un bel problema spiegarle dell’occhio nero e del sopracciglio spaccato.
 
- D’accordo. Bè, buonanotte Mac-ergine – la saluta Michael.
 
- Smettila di chiamarmi così, coglione – sussurra la sorella, non vuole certo che sua madre si svegli.
 
- Domani chiederò a Calum tutto quello che vi siete detti. Nei minimi dettagli –
 
- Tu provaci e ti raso a zero la testa mentre dormi – lo minaccia la ragazza.
 
- Non azzardarti! –
 
- Notte, Mikey -
 
 
 
 
 
 
Note d’autrice
 
Se siete arrivate fin qui vuol dire che così schifo poi non faceva.
Ringrazio chiunque stia leggendo, sappiate che mi state rendendo una ragazza felice.
 
Non so dove questa storia andrà a parare, all’inizio doveva essere ben diversa, ma poi nella mia mente si è formato tutt’altro ed è uscito quello che avete appena letto. Quindi non so come si svolgerà, se cambierò idea mentre la porterò avanti, so solo che stavolta è la volta buona. Sì, dico a te B. Stavolta è la volta buona che inizio una fan fiction, e che la finisco pure. Quindi non disperate.
 
Non ho idea di quante volte aggiornerò, e se riuscirò mai a stabilire un giorno fisso in cui postare, voi aspettate e sperate.
 
Bè, che dire. Grazie per aver letto e grazie se continuerete a farlo. Aggiornerò una volta arrivata a 5 recensioni.

 

Baci, Snixx_94






p.s. queste sono Mackenzie

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e Lee Anne

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Capitolo 2
*** II. American idiot ***






II. American idiot  
 





Well maybe I'm the faggot America.
I'm not a part of a redneck agenda.
Now everybody do the propaganda.
And sing along in the age of paranoia.
 
- Green Day


 
 
 
 

 
Quando la mattina successiva Michael chiede a sua sorella di accompagnarlo alle prove con la band, e lei gli risponde di no, crede che la faccenda con Calum sia più seria di quello che pensava. - Non hai mai saltato una prova – le fa notare il ragazzo, - anche se ci hai sempre detto che facciamo schifo, non sei mai mancata. Anche se ti è sempre stato sul cazzo Calum, non sei mai mancata –
 
- Punto primo: Hood non mi è mai stato sul cazzo. Non andiamo d’accordo, tutto qui. Punto secondo: non ne ho voglia. Posso, o devo chiederti il permesso per restarmene a casa? – dice stizzita Mackenzie.
 
- Di cosa parlate, ragazzi? – chiede la madre entrando in cucina.
 
- Mac non vuole venire alle prove, ci credi? –
 
La cosa lascia parecchio allibita la signora Clifford, da che ne ha memoria sua figlia non ha mai mancato ad una prova. – Sicura di sentirti bene, tesoro? – domanda apprensiva.
 
- Come al solito – risponde con un alzata di spalle la ragazza.
 
- Ieri ha litigato con Calum – le parla sopra Michael riferendo alla madre l’accaduto.
 
- Cosa c’è di diverso dal solito? Lei e Calum litigano sempre –
 
E a questo punto la cosa potrebbe concludersi così, pensa Mackenzie, ma lei non è mai stata particolarmente fortunata, e poi ha Michael-bocca-larga come fratello, quindi concludere il discorso a suo favore la trova una cosa oltremodo impossibile. – Sì, ma ieri hanno parlato di cose più intime – solleva le sopracciglia in modo ossesso, tanto che sua sorella pensa abbia qualche serio problema al cervello.
 
- Intime, di che tipo? – chiede allora sua madre. Mackenzie vorrebbe davvero avere una madre che si comporti come tale, invece di una che si sforza di esserti amica.
 
- Del tipo sessuale – risponde Michael al posto suo.
 
- Ti tappi quel forno?! So rispondere anche da sola – urla invasata Mackenzie contro il fratello. – Mi ha chiesto se ero andata a letto con Hemmings – dice poi rivolta alla madre. È arrossita al solo ricordo di quella conversazione.
 
- Oh, ma non c’è problema allora, no? Tanto con Luke Hemmings non ci hai fatto l’amore – snocciola sicura la signora Clifford.
 
- Cristo! – impreca la ragazza, sbatte la testa sul bancone della cucina più di una volta.
 
- Si dice fare sesso, ma’, nessuno utilizza più il termine “fare l’amore”– le spiega Michael.
 
- Scusami tanto, giovanotto – risponde sarcastica la madre. – Comunque è ovvio che tu non ci abbia fatto niente, Luke è tanto un caro ragazzo, ma si vede lontano un miglio che ha altri interessi – c’è da dire che la signora Clifford è piuttosto arguta. Mackenzie quasi si strozza con il succo d’arancia quando la sente parlare delle preferenze sessuali di Luke Hemmings. – Per quanto riguarda Calum, oh tesoro, ho sempre pensato che voi due foste una bellissima coppia. Sareste perfetti insieme – ha gli occhi che le luccicano mentre lo dice.
 
- Mamma, tra me e Calum non c’è niente – cerca di spiegarle la ragazza, ma ormai è troppo tardi, la madre è partita con il cervello, Mackenzie ne è sicura al cento per cento. Dovrebbero andare tutti a visita da uno strizzacervelli, uno di quelli bravi però.
 
- Continuare a negare non cambierà quello che provi – e forse quella che dovrebbe andare a farsi controllare è solo lei, perché dopotutto la madre non ha tutti i torti. Forse Calum Hood le piace. Forse.
 
- Se tra te e Cal non c’è niente, come sostieni tu, vieni alle prove. Oggi proviniamo Ashton, devi esserci assolutamente – anche se Mackenzie è spocchiosa, Michael sa che è veramente preparata in fatto di musica, è per questo che tiene al suo giudizio più che a quello di chiunque altro.
 
- Sei una palla al piede, Mikey. E ok, vengo. Dammi cinque minuti per vestirmi – dice sconsolata andando in camera a cambiarsi.
 
- Ricordati d’indossare dei pantaloni! – le grida suo fratello dalla base delle scale.
 


L’idea di andare alle prove non è più così divertente quando Michael parcheggia l’auto davanti al vialetto di casa Hood. Mackenzie vorrebbe davvero sentire Ashton suonare, e magari parlarci di musica, ma pensare di dover passare del tempo a contatto con Calum Hood la spaventa. Per questo quando Michael scende dalla macchina per suonare al campanello, lei rimane ferma in macchina.
 
- Cristo, Mac! Smettila di fare la cretina – sbuffa tornando indietro. Apre lo sportello dalla parte della sorella e la trova bianca come un cencio che si tortura le mani. – Ma fai sul serio?! –
 
- Ehi, Mike – saluta Ashton. Stava giusto uscendo di casa per andare da Calum. – Cos’è, una riunione di condominio? –
 
- Mackenzie non vuole alzare il culo dal sedile – spiega Michael grattandosi la testa. – Cazzo, Mac, fa la seria – impreca poi.
 
- Mi viene da vomitare – dice solamente la ragazza.
 
- Ehi, ragazzi – li chiama Calum dalla porta. Li ha visti parcheggiare dalla finestra, e si è chiesto perché ci mettessero così tanto per entrare. – Che succede? – chiede vedendoli fermi, si fa scudo sugli occhi con un mano. Il sole in faccia non aiuta.
 
- A Mackenzie viene da vomitare – risponde preoccupato Ashton. Sembra l’unico a cui interessi.
 
- Portala dentro, Mike – dice allora Calum rivolto al suo migliore amico. Gli dà un enorme fastidio che Ashton sia così preoccupato per la ragazza, per questo esce lui stesso da casa, a piedi nudi, e aiuta Michael a farla scendere dall’auto.
 
Mackenzie vorrebbe quasi scansarlo, ma le tremano troppo le gambe. Non avrebbe la forza per reggersi in piedi, figurarsi spostare quel metro e ottantacinque che è Calum Hood. Non sa cosa le sta prendendo, è sempre stata calma con attorno Calum. Non le ha mai dato motivo per essere nervosa. Le cose però sono decisamente cambiate da ieri notte.
 
- Stendiamola sul divano – suggerisce Michael, mentre Ashton è già corso a prenderle un bicchiere d’acqua.
 
- Ti senti un pochino meglio? – chiede Ashton non appena Mackenzie ha finito di bere l’acqua.
 
La ragazza cerca di evitare lo sguardo del padrone di casa e – sì, decisamente meglio – conferma. – Allora, questo provino? – chiede sedendosi compostamente sul divano.
 
Dopo il sorriso che la ragazza ha indirizzato al biondo, Calum vorrebbe quasi annullare tutto e dirgli che non gli serve un batterista. Che stanno bene così. Ma poi pensa a quanto hanno faticato per trovare un batterista cristiano, e dice che la sua gelosia non può compromettere il sogno suo e di Michael. Per questo – la batteria è nel garage. Quando vuoi – dice rivolto ad Ashton. Gli sorride persino.
 
Si trasferiscono tutti nel garage degli Hood, è lì che la band prova solitamente. Anche nel garage di casa Clifford ci sono tutti gli strumenti per provare, compresa la batteria. Quella è di Mackenzie però.
 
- Posso chiedervi una cosa? – rompe il silenzio Ashton rivolto ai fratelli Clifford.
 
- Certo – dice Michael.
 
- Ecco, volevo sapere… -
 
- È per i capelli, vero? Non è cosa da tutti i giorni vedere qualcuno con i capelli lilla – parla a macchinetta Mackenzie. È estremamente nervosa, e quando è nervosa tende a parlare troppo.
 
- In realtà, sì, è strano. Ma volevo sapere se ve li tingete sempre uguali o magari cambiate tinta –
 
- Michael ce li ha avuti un po’ di tutti i colori. Neri, biondi e neri, neri e rossi, castani, biondi, verdi acqua, blu, rosa shocking, bianchi, viola e blu, e verdi fluo – dice contandoli sulla punta delle dita, ha lo sguardo concentrato e la lingua tra i denti. Calum pensa di poterla ritrarre a memoria, visto tutto il tempo che passa a fissarla. - Ultimamente aveva comprato una tinta viola, ma ha sbagliato dosaggio e gli sono usciti lilla. Io invece ce li ho lilla da due mesi, e la cosa era voluta – sorride Mackenzie.
 
Ashton inizia a suonare qualche nota scompagnata, giusto per riscaldarsi. – Te li sei tinti il giorno dopo che hai mollato Hemmings – le ricorda il fratello.

 
Ricorda ancora quando sua sorella aveva sceso le scale con il berretto in testa. Stava giocando all’X-box con Calum nel salotto, quando Mackenzie si era messa davanti al televisore per ricevere la loro attenzione. Aveva esordito con un “guardate qui”, poi si era tolta il berretto e una cascata di capelli lilla era fuoriuscita da sotto il cappello. Per un primo momento era rimasto a bocca aperta, non credendo possibile che sua sorella potesse tingersi i capelli di un colore così strano. Poi aveva notato che il colore gli donava particolarmente e le metteva in risalto gli occhi, così si era complimentato con lei. Inutile dire che quando si era girato verso Calum per vedere la sua reazione, lo aveva trovato con gli occhi spalancati e adoranti. Sua sorella era bella, c’era poco da meravigliarsi, ma vedere quello sguardo nel suo migliore amico gli fece capire quanto lui la trovasse bella.
 
È da quel momento che Michael crede che Calum abbia una cotta per Mackenzie, ma non glielo chiede apertamente perché sa che verrà il momento in cui Calum glielo confiderà da solo.
 
- Già. Avevo bisogno di un cambiamento – rivela la ragazza. – Allora, cosa sai suonare? – domanda rivolta ad Ashton.
 
- Un po’ di tutto. Ditemi voi -
 
- American Idiot? - propone Michael prendendo la chitarra dalla custodia.
 
- Per me è ok - accetta Ashton.  
 
Calum annuisce attaccando il basso all'amplificatore. - Dacci il tempo - dice rivolto al batterista.
 
Mackenzie siede sulla vecchia poltrona del signor Hood, è un'abitudine per lei. Da quando era piccola ha sempre desiderato sedersi su quella poltrona, poi quando il signor Hood aveva deciso di acquistarne una nuova, Calum gliel'aveva piazzata in garage, così da ascoltare le prove della band seduta comodamente.
 
La ragazza sta accarezzando il bracciolo della poltrona pensando al gesto di Calum quando Ashton batte le bacchette l'una con l'altra e - e uno, e due...e uno, due, tre, quattro! - grida per farsi sentire.
 

Iniziano a suonare con una tale energia, e un tale affiatamento, che sembra suonino insieme da anni. Quando finiscono di suonare la prima canzone, Michael strimpella qualche nota sulla chitarra per vedere se i ragazzi riescono ad andargli indietro. Calum è il primo che capisce qual è la canzone che Michael sta suonando, lo accompagna con il basso, e viene subito affiancato dalla batteria. Suonano “Stacy’s mom”, e Mackenzie si piega dalla risate alla vista delle facce buffe che fanno i ragazzi.
 
- Mac, vieni a cantare – le fa cenno Calum. L’asta del microfono è poggiata in un angolo, il ragazzo gliela prende e la poggia al centro del garage. Tra lui e Michael.
 
- No, non ci penso proprio – scuote la testa.
 
- E dai, ci serve una cantante – insiste Michael mentre Calum canta.
 
- Solo per questa canzone – concede la ragazza avvicinandosi al microfono.
 
Alla fine non canta solo quella canzone, i ragazzi la convincono a cantare con loro per tutta la durata delle prove. Inutile dire che a prove concluse sono soddisfatti di aver dato una possibilità ad Ashton, e felici di averlo fatto entrare a far parte della band. Il ragazzo è piuttosto bravo, ora basterà solo trovare un cantante decente.
 

Si fermano a mangiare da Calum, la signora Hood ha fatto la lasagna per festeggiare l’entrata nella band da parte di Ashton. – Allora, domani inizia la scuola. Come farete con le prove? – chiede la signora Hood.
 
- Come sempre, ma’ – le risponde Calum ficcandosi in bocca un enorme pezzo di lasagna.
 
- Sei disgustoso – gli dice la sorella. Calum e Mali Koa hanno un rapporto bellissimo, tutto il contrario di quello di Michael e Mackenzie, forse perché hanno più anni di differenza, amicizie diverse, e interessi diversi che non li portano a litigare per ogni cosa. Anche la più insignificante. Calum si è addirittura tatuato il nome della sorella sotto il tatuaggio che ha sull’avambraccio.
 
- Sei tu quella che ascolta gli One Direction, non io –
 
- Questo che cavolo c’entra? – dice la ragazza tirandogli contro una mollica di pane.
 
- C’entra…non lo so che c’entra, ma è un qualcosa da vergognarsi. Io mi sotterrerei se fossi in te – la prende in giro.
 
È vero che gli One Direction fanno musica commerciale, e sono lo stereotipo dei bellocci che cantano e ballano, ma per il tipo di musica che fanno Mackenzie crede che siano quantomeno decenti, per questo – non sono così male – ammette.
 
E Michael quasi non sputa l’acqua a quell’affermazione, cosa che al contrario Calum fa. Perché quella è casa sua, e può permettersi di sputare sul tavolo della cucina. – Mi prendi per il culo? – chiede allibito.
 
- No – dice stizzita. Non è che se trova gli One Direction orecchiabili, automaticamente gli fanno schifo le altre band. – Nei loro limiti sono bravi –
 
- Mackenzie Clifford che non schifa una boy band? Sta per finire il mondo, me lo sento – scherza Michael.
 
- Finalmente qualcuno che mi dà retta – esulta Mali Koa.
 
- Fermi tutti. Ho detto che sono orecchiabili, non che comprerei il loro cd – la blocca Mackenzie. – Hanno un bell’aspetto e delle belle voci, ma la maggior parte dei testi fa schifo –
 
- Bell’aspetto? Sono cantanti, non modelli – dice Ashton.
 
- Hai mai visto un cantante brutto? Io no. Non i cantanti d’adesso almeno –
 
- Quindi per fare il cantante bisogna essere carini? – chiede scocciato Calum.
 
- Ditemi, sinceramente. Se voi foste brutti, qualche ragazza vi seguirebbe mai? –
 
- Non ci segue ancora nessuno – le fa notare Michael.
 
- Che palle! È un modo di dire – si arrabbia Mackenzie.
 
- Quindi noi saremmo carini? – le domanda Ashton. Sta decisamente ammiccando.
 
- Non intendevo quello – borbotta Mackenzie.
 
- Ha ragione – dice allora Calum. Non vuole inimicarsi ancora di più la ragazza, per questo si schiera dalla sua parte. Non che non abbia ragione comunque. – Se ci pensi Ed Sheeran non è tutto ‘sto granché, però è un grande, ed ha comunque pochi fan rispetto ad altri cantanti che fanno schifo. Prendi Bieber per esempio –
 
- Okay, su questo hai ragione. Ma gli One Direction fanno cagare comunque – le concede Michael.
 
- Pensa se un giorno dovessi aprirgli i concerti, voglio vederti annaspare quando ti chiederanno che ne pensi della loro musica – dice sadica Mackenzie.
 
- Sarebbe bello vederlo accadere – ride Ashton.
 
- Tu vedi di fare poco il simpatico. Sei ancora in prova – lo minaccia Michael bonariamente.
 

Passano il resto del pomeriggio a ridere e scherzare come se fossero amici di vecchia data, a Mackenzie è passata persino la paura incondizionata di stare vicino a Calum. I fratelli Clifford tornano a casa quando Michael tira uno sbadiglio così grande da farsi vedere pure le tonsille. Michael batte il pugno con Calum e Ashton, e segue la sorella fuori da casa Hood.
 

Cenano con il cinese d’asporto, la madre è al lavoro. Fa l’infermiera, e oggi le è toccato il turno serale. La vedranno l’indomani mattina a colazione, come sempre.
 
Non parlano molto spesso della loro situazione, ma entrambi sentono la mancanza di una figura paterna. Non che vogliano avere qualche rapporto con il loro padre biologico, visto che lo stronzo se n’era andato quando Mac aveva sette anni, e Mike otto, ma vorrebbero che la madre uscisse con qualche uomo della sua età. Possibilmente non uno stronzo colossale come il suo ex marito, pardon, ancora ufficiale marito. Non si sono mai separati, forse perché lui se n’è andato di notte, nemmeno fosse un ladro, lasciando Mac e Mike a dormire al piano superiore mentre sua moglie era al lavoro. E non è più tornato.
 
 


La mattina è sempre un momento difficile per Mackenzie, ama il suo letto più di chiunque altro. Una volta Michael le ha chiesto se lo amasse più di Chris Wolstenholme, il bassista dei Muse. Inutile dire che si era ritrovato con la faccia ficcata nello scarico del cesso, e l’impronta di un calcio in culo stampata sul didietro.
 
- Mac, svegliati! – grida la madre dal piano di sotto. La ragazza sa che non conviene farla aspettare, per questo sbarra gli occhi di colpo e si dirige in bagno come una furia. È il primo giorno di scuola e lei vorrebbe già tornare in vacanza.
 

E la storia non migliora quando scende le scale e si ritrova davanti Michael con la maglia dei Nirvana. La stessa maglia che porta anche lei. – Sai che i Nirvana sono il mio gruppo da “primo giorno di scuola”, quindi vatti a cambiare – sbraita contro il fratello.
 
- Non c’è tempo per cambiarsi. Mangia qualcosa e muovetevi, vi aspetto fuori – dice la signora Clifford uscendo per andare ad accendere la macchina.
 
- Ti odio! – sibilla Mackenzie prima di sbattere un piede per terra, e dirigersi a passo spedito fuori da casa.
 
- Prenderete l’autobus per tornare, sì? – gli chiede la madre una volta che sono davanti a scuola.
 
- Forse ci dà un passaggio Cal – annuncia Michael. Bacia la guancia della madre ed esce dalla macchina. Mackenzie è decisamente meno affettuosa, fa un cenno alla madre e lo raggiunge all’ingresso della scuola.
 
- Sappi che se mi prenderanno per il culo perché indosso la stessa maglia di mio fratello, mi dovrai pagare le sedute dallo psicologo –
 
- Ehi ragazzi! Carina la maglia – li prende in giro Lee Anne.
 
- Sei una stronza. Non è affatto divertente –
 
- Lo è invece – dice Michael. Da lontano riconosce Calum, quindi le molla all’entrata e si dirige verso il suo migliore amico.
 
- Psicologo. Ricorda – gli punta un dito contro la sorella.
 
- C’è la consulente scolastica. Fattela andare bene – le dice allora Michael girandosi mentre cammina.
 
E – no, cazzo! – impreca Mackenzie quando nota la maglia di Calum. – Questa è una congiura – si lamenta poi.
 
- Cosa c’è? – chiede allora Lee Anne che non ha capito niente di ciò che ha detto.
 
- La vedi quella? – Mackenzie indica Calum Hood e suo fratello. Più precisamente, sta indicando la maglia che Calum indossa.
 
- Bè, quindi? È una maglia – scuote le spalle la castana.
 
- Maglia un cazzo! Quella è la maglia dei Nirvana. La mia cazzo di maglia dei Nirvana. I Nirvana sono il mio gruppo da “primo giorno di scuola”, lo sanno tutti – sbraita Mackenzie.
 
Purtroppo per lei, oggi Michael e Calum non sono gli unici ad apprezzare la voce di Kurt Cobain. Luke e Ashton entrano nel medesimo istante, non si sono più parlati dalla festa a casa di Calum, per questo non si sono nemmeno guardati in faccia all’entrata. Ed è per questo non hanno notato di avere indosso la stessa maglia.
 
- Bella maglia! – dice Luke quando passa davanti alle due ragazze. Sa che quella è la maglia da “primo giorno” di Mackenzie, perciò non si meraviglia più di tanto quando la ragazza diventa bordò, e lo manda a quel paese.
 
Odia comportarsi da ragazzina viziata, lei alle ragazzine viziate ha sempre tirato i capelli. Si dirige a passo spedito lungo il corridoio, non badando alle occhiate strane che gli lanciano Ashton, Calum e Michael quando gli passa davanti. A loro non sembra importare di indossare la stessa maglia.
 
Poggia la testa contro l’armadietto litigando con il lucchetto che non vuole saperne di aprirsi, ci butta dentro la borsa e prende l’unica cosa di cui ha bisogno in questo momento. Le forbici.
 
Aggira Lee Anne che la sta raggiungendo e si chiude in bagno. Le dispiace doverlo fare, ma è questione di vita o di morte, non può farsi vedere in giro con la stessa maglia di quei quattro. Un conto era suo fratello. Un altro conto sono Hood, Irwin e Hemmings. No, non può permetterlo. Così si toglie la maglia, rimanendo in reggiseno, e inizia a tagliarle le maniche.
 
A lavoro ultimato, la maglia che prima era a maniche corte, ora è una canottiera slabbrata piena di tagli e di buchi. Una maglia decisamente rock ‘n’ roll.
 
La campanella è suonata circa dieci minuti fa, ma Mackenzie non le ha dato troppo peso, presa com’era a tagliare la sua maglia preferita.
Entra in classe con ben tredici minuti di ritardo, cosa che la professoressa Martens, quella di matematica, non gradisce poi molto. Mackenzie sperava tanto di non doversela subire anche quest’anno, ma il destino è decisamente contro di lei. Inutile dire che anche quest’anno in matematica non avrà altro che una misera B.
 
- Clifford, come mai non mi sorprende vederla arrivare in ritardo anche il primo giorno? – dice l’arpia con la sua vocetta stridula.
 
- Mi scusi, professoressa, ho avuto un imprevisto – Mackenzie crede che fare l’accondiscendente le risparmierà la visita nell’ufficio del preside, così china la testa in modo dispiaciuto e rimane in silenzio.
 
- Per caso con un trita rifiuti? – le domanda la Martens adocchiando la maglietta tutta tagliata. – Le sembra il modo di venir conciata a scuola, questo, signorina Clifford? –
 
- No, signora. Ha ragione – troppo facile, crede Calum. Sicuramente ora Mackenzie farà un’uscita delle sue. – Ma sa, quando stamattina mi sono svegliata con i postumi della sbronza non ho fatto molto caso a ciò che indossavo. Non so lei, ma a casa nostra i ratti sono dappertutto. Per questo la mia maglia è bucata. Le metanfetamine che gli diamo non li uccidono, e la mamma dice che è uno spreco di roba buona – conclude con un sorriso.
 
L’intera classe scoppia a ridere, Calum e Luke compresi. Quella di matematica è una delle poche ore che condivide con il biondo.
 
La Martens diventa rossa dalla testa ai piedi, le manca solo il fumo dalle orecchie per completare l’opera. – Non si azzardi a prendermi per i fondelli, Clifford! – dice sprezzante, - dal preside. Subito! – grida puntando un dito verso la porta. La vena che ha sul collo pulsa in modo spropositato.
 
Mackenzie non se lo fa ripetere due volte, ormai la presidenza è come una seconda casa per lei. E inoltre non era passata a prendere il libro di matematica nell’armadietto, quindi.
 
- Clifford, primo giorno di scuola, già in presidenza? – le dice bonariamente la segretaria. Le fa cenno di sedersi prima di andare a bussare all’ufficio del preside. – Signor preside, c’è la signorina Clifford qui fuori… -
 
Passano alcuni secondi, poi la testa del preside fa capolino dalla porta. – Clifford, seriamente?! Non è passata neanche la prima ora – la rimprovera il preside. Non riesce più ad essere autoritario con lei, tanto sarebbe inutile. Prima o poi quella ragazza lo costringerà ad andare in terapia. Le fa cenno di accomodarsi dentro, chiude la porta e si siede alla scrivania. – Allora, cos’è successo sta volta? –
 
- La Martens – dice lapidaria la ragazza, come se quel nome spiegasse di per sé tutto quanto.
 
- Finirà mai questa storia? Sono due anni che si lamenta di te. Sarò costretto a cambiarti di corso - la mette in guardia il preside.
 
- Lo faccia - sono mesi che aspettava quella risposta.
 
- Non posso, Clifford. La professoressa Martens ha messo in guardia gli altri professori. E se i nuovi non ti conoscevano ancora, adesso lo fanno. Nessun altro professore di matematica ti vuole nel suo corso, perciò perché non ti impegni a non fare uscire fuori di testa la Martens? Almeno puoi rimanere in classe con Hood e Hemmings. La signorina Green segue il corso avanzato, e tuo fratello è all'ultimo anno, non credo che tu voglia stare in classe con persone che non conosci -
 
La ragazza sbuffa, - proprio nessun professore mi vuole? - chiede temendo la risposta.
 
- Mi dispiace, Clifford. Devi restare lì. Promettimi che ti impegnerai. Nelle altre materie vai bene, perché in matematica no? -
 
- Sono sempre andata bene in matematica, faccio dei compiti perfetti, ma quella non mi dà mai più di una B -
 
- Porta rispetto, Clifford. Stai parlando di una professoressa - la riprende il preside.
 
- Mi scusi - dice passandosi una mano tra i capelli - però non è giusto che io sia stata cacciata dalla classe solo per il mio modo di vestire. Siamo in un paese libero, e in questa scuola non è in vigore la divisa. Quindi posso vestirmi come voglio -
 
Il preside scrive qualcosa su un fogliettino - sempre nei limiti della decenza - dice porgendo il foglietto alla ragazza.
 
- Non sono io che vengo a scuola in mutande e reggiseno - borbotta Mackenzie riferendosi al modo di vestire delle cheerleader. - Sono in punizione? - chiede sventolando in aria il foglietto.
 
- È la giustificazione per l'entrata in ritardo. Niente punizione, per ora. Evita di farti rivedere da me almeno fino alla prossima settimana - la congeda il preside aprendo la porta dell'ufficio.
 
Una volta fuori dall’ufficio del preside Mackenzie si dirige verso il suo armadietto per prendere i libri delle prossime ore, e andare in classe. – Mi scusi per il ritardo – dice una volta entrata in classe. Porge la giustificazione alla professoressa che la prende con aria scocciata.
 
- Per oggi sei giustificata, Clifford. Vedi di non prenderci troppo l’abitudine, o quest’anno ti boccio – l’avvisa la professoressa tornando a scrivere alla lavagna. – Cosa c’è, Clifford? Hai bisogno di essere scortata al tuo posto, o sai arrivarci da sola? –
 
Mackenzie vorrebbe tanto risponderle, ma si trattiene per non dover passare il primo giorno di scuola interamente dal preside. La odia, non che questo non si sia capito. C’è da dire però che anche la Martens la odia. In realtà odia entrambi i fratelli Clifford, fortunatamente Michael ha potuto cambiare professore al secondo anno di liceo, altrimenti sarebbe ancora in classe con la sorella.
 
Sta disegnando sul banco per perdere tempo in attesa che la campanella suoni, quando le arriva un messaggio sul cellulare.
 
 
Da: Mikey
 
Cal mi ha detto della Martens. Era proprio necessario?
 
 
Mackenzie vorrebbe dirgli che è colpa sua e dei suoi stupidi amici se ha ritardato a lezione, ma Michael le direbbe che si sta comportando da ragazzina, così – Hood, ehi Hood! – bisbiglia per farsi sentire da Calum due banchi più avanti. Il ragazzo si gira e – sei un fottuto pettegolo. La prossima volta vedi di farti i cazzi tuoi – gli dà contro la ragazza.
 
- Cos’ho fatto? – chiede confuso il ragazzo.
 
- Hai anche la faccia tosta di fare l’innocentino – dice la ragazza uscendo fuori la classe. Calum la segue e insieme vanno verso l’aula di inglese.
 
- Mi spieghi per favore – la prende per un braccio. Sono fermi in mezzo al corridoio e tutti li stanno guardando.
 
- Non voglio arrivare tardi di nuovo – la ragazza scansa la mano del moro e sale le scale.
 
- Se ti riferisci alla faccenda di stamattina io a Michael non ho detto niente. Semmai è il contrario. Mi ha scritto perché fossi finita in presidenza, gli ho chiesto come facesse a saperlo e non me l’ha voluto dire. Qualcuno deve averlo avvertito – le spiega Calum. Si siedono nell’ultima fila, Mackenzie vicino alla finestra e Calum al banco accanto al suo.
 
Vorrebbe credergli, davvero, ma Calum è l’unico della sua classe ad avere il numero di suo fratello. – Chi? Sei l’unico che ha il suo numero. Almeno che non abbia dei poteri psichici di cui non sono a conoscenza sei stato tu ad avvertirlo –
 
- Ti giuro su Mali Koa che non gli ho detto niente – dice poggiando la mano destra sul cuore a mo’ di giuramento. Ha giurato sulla sorella, quindi è ovvio che dica la verità.
 
La professoressa di inglese entra in aula facendoli zittire. – Ti credo. Ma allora chi è stato? – sussurra Mackenzie. E mentre la professoressa inizia a spiegare, loro cercano di capire chi può aver mai mandato il messaggio a Michael.
 
 
Michael sta provando a dipingere un cesto di frutta quando il telefono gli vibra nei pantaloni. Prende il telefono credendo sia Calum che gli scrive di quanto il culo di Brittany Brett sia favoloso fasciato dalla minigonna tipica della divisa da cheerleader, invece trova un messaggio da un numero sconosciuto.
 
 
Da: sconosciuto
 
Neanche la prima ora e tua sorella è già finita in presidenza. I geni Clifford colpiscono ancora ;)
 
 
Non lo diverte sapere che qualcuno prende in giro sua sorella, è una cosa che non permette a nessuno. Fatta eccezione per Cal. Lui la conosce praticamente da sempre però, quindi può farlo.
 
 
A: sconosciuto
 
Non so chi cazzo tu sia, ma non parlare mai più di mia sorella.
 
 
Sta per dire al tipo, o alla tipa, di lasciarlo in pace quando gli arriva la risposta.
 
 
Da: sconosciuto
 
Andiamo Mikey, non dirmi che te la prendi per così poco.
 
 
Da: sconosciuto
 
E poi se non posso permettermelo io che ci sono stato insieme per tre mesi, chi può farlo?
 
 
Hemmings! Cristo, doveva capirlo subito che c’era lo zampino del biondo. In più il numero gli sembrava vagamente famigliare. Luke non lo ha mai cambiato.
 
 
A: sconosciuto
 
Non tu comunque. Come hai fatto ad avere il mio numero?
 
 
Da: sconosciuto
 
Devo ripetertelo? Sono stato tre mesi con tua sorella, l’ho preso dal suo cellulare.
 
 
A: sconosciuto
 
Ti hanno mai detto che non si prendono le cose senza chiederle, Hemmings?
 
 
Da: sconosciuto
 
Dovresti insegnarlo anche a tua sorella.
 
 
A: sconosciuto
 
Ma non hai lezione, tu?
 
 
Da: sconosciuto
 
La Martens è una palla -.-
Preferisco parlare con te ;)
 
 
A: sconosciuto
 
Ma io no. Cancella il mio numero e non rompermi più le palle.
 
 
Da: sconosciuto
 
Scommetto che invece ti ho distratto, e sei felice di avermi risposto.
 
 
Michael non capisce cosa Luke stia cercando di fare, sa solo che lo sta portando al limite.
 
 
A: Stronzo
 
Se non la smetti di scrivermi la prossima volta che ti incontro ti ficco la testa nel water.
 
 
Da: Stronzo
 
Sei pessimo, Clifford. E poi devo ricordarti chi vince sempre? Io! u.u
Quindi fa poco lo stronzo.
 
 
A: Stronzo
 
In realtà lo stronzo qui sei tu. Ti ho anche salvato in rubrica con questo nome, almeno so a chi non rispondere.
 
 
Da: Stronzo
 
Felice di essere ricordato.
 
 
A: Stronzo
 
Hemmings mi stai dando l’urto. Vaffanculo!
 
 
Da: Stronzo
 
Anche te. xx
 
 
Michael non si degna nemmeno di rispondergli. Si ficca il telefono in tasca, non prima però di aver mandato un messaggio a Mackenzie per chiederle spiegazioni. Nemmeno lui è mai stato in presidenza il primo giorno di scuola alla prima ora.
 
Gli pare una cazzata dirle che la soffiata l’ha avuta da Hemmings, così incolpa Calum. Tanto se non obbligati i due non si dicono nemmeno buongiorno, per questo le sarà difficile scoprire che non è stato Hood a parlare.
 
 
A: Mac <3
 
Cal mi ha detto della Martens. Era proprio necessario?
 
 
Una volta spedito il messaggio posa il telefono nella tasca posteriore dei suoi skinny jeans cercando di ignorare la vibrazione continua. Giura che non appena incontrerà Hemmings lo trascinerà in bagno e gli ficcherà la testa nel cesso. Questo è poco ma sicuro.
 

 
 
 
 
 
Note d’autrice
 
Ringrazio chiunque abbia messo la storia tra le seguite o le preferite, mi rendete davvero felice.
Proverò ad aggiornare ogni settimana. Non vi prometto niente però.
Aggiornerò una volta arrivata a 5 recensioni. Stavolta sul serio. Credo. 
Vabbè, fatemi sapere che ne pensate.

 

 
A presto, Snixx_94









 
Nel prossimo capitolo:

- Non è come l’altra volta, Mikey. Sono solo nervosa per la scuola – lo rassicura.
 
- La scuola è iniziata da neanche due settimane, Mac – non ci sta a farsi prendere per il culo, nossignore.
- Non voglio rivederti come due anni fa –
 
- E non mi ci rivedrai – 

 
 

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Capitolo 3
*** III. Rejects ***







Alle tette di Ashton Irwin,
senza le quali non saprei vivere.
(chi ha twitter capirà)
 
 
 


 
III.  Rejects
 

 
 


 
What was I thinking? Everyone sees it
It’s not a secret that I’m just a reject
Sick of the system, don’t wanna hear it
It’s not a secret that I’m just a reject
 
- 5 Seconds Of Summer
 
 



 
 
- Mac mi stai ascoltando? – chiede agitata Lee Anne.
 
Sono nel corridoio della scuola, Mackenzie è appoggiata al suo armadietto mentre Lee Anne le parla da oltre lo sportello. Fa finta di cercare qualcosa all'interno dell’armadietto. La verità è che le sta scoppiando la testa, e vorrebbe solo tornare a casa e mettersi sotto le coperte, perché sì, inizia a sentire freddo.
E vorrebbe dirle che no, non la sta ascoltando. In realtà non sa nemmeno quale sia l’argomento, ma non glielo dice e continua a farla parlare. Lee Anne ha bisogno di sfogarsi, e lei è sua amica, quindi ha l’obbligo morale perlomeno di far finta di starla a sentire, anche se in questo momento vorrebbe essere da tutt’altra parte.
 
Sua madre le aveva consigliato di rimanere a casa, ma all’idea di dover pagare lo scotto per aver mancato alla lezione della Martens aveva preferito andare a scuola.
 
Era passata una settimana da quando era finita nell’ufficio del preside il primo giorno di scuola, e fortunatamente la Martens non le aveva affibbiato nessuna punizione extra. Alla fine Michael aveva vuotato anche il sacco su chi gli avesse riferito la cosa. Aveva detto che Jason Bricks stava tornando dal bagno quando l’aveva vista varcare la soglia dell’ufficio del preside, e una volta in classe l’aveva riferito a Michael. Al ragazzo non importava averle detto una cazzata, l’importante era che Mackenzie ci fosse cascata.
 
Lee Anne sbuffa una volta di troppo, di questo Mackenzie se n’è accorta. Non capisce cosa c’è di diverso dalle altre volte, certamente non è la prima volta che l’amica non le presta attenzione.
Riesce a captare solo alcune parole, cose come “Bricks”, “ballo”, “invito” e “difensore”. Lì per lì non capisce cosa queste parole c’entrino l’una con l’altra, ma poi si sforza maggiormente, e al grido eccitato dell’amica riesce finalmente a capire. Jason Bricks, il difensore della squadra di lacrosse della scuola, ha invitato Lee Anne al ballo d’inizio anno. Non sa perché, ma la cosa le fa girare ancora di più la testa.
 
- Non eri innamorata di Michael? – le domanda Mackenzie a bruciapelo.
 
- Io…ehi, come fai a saperlo? – dice risentita l’altra.
 
Mackenzie si massaggia le tempie, e – Lee, sei la mia migliore amica. E poi sarebbe impossibile non accorgersene – ammette.
 
- Perché non mi hai detto che lo sapevi? – e Mackenzie crede che questa sia la conversazione più assurda che abbiano mai avuto le due. Dovrebbe essere lei quella risentita perché Lee Anne non ha mai nemmeno accennato al discorso.
 
- Aspettavo solo te –
 
- Si, comunque non posso aspettare Michael in eterno. E poi Jason è così carino, mi pareva brutto rifiutare – dice con occhi sognanti. L’altra vorrebbe dirle che può aspettare Michael anche fino all’anno tremila, il problema non è che non gli piace Lee Anne, il problema è che lei non è un lui.
 
Le persone che conoscono l’orientamento sessuale di Michael sono relativamente poche. Sua madre, sua sorella, Calum, Mali Koa, i signori Hood, e qualche suo parente. Al contrario, quelli che sospettano che Michael sia gay sono tanti, Hemmings compreso. Stranamente la cosa non pare infastidire la maggior parte di questi. Solo Lee Anne si ostina a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, sono anni che Michael cerca di farglielo capire, ma lei pare proprio non arrivarci.
 
- Di cosa parlate? – le spaventa Michael spuntandogli da dietro le spalle. Con lui c’è anche Calum. Sono arrivati giusto in tempo per evitare che Mackenzie ammettesse davanti alla castana che suo fratello è gay.
 
- Bricks l’ha invitata al ballo – liquida il discorso Mackenzie.
 
- Vai all’home coming con un giocatore di lacrosse, i miei complimenti – dice Calum divertito. Spera sia la volta buona che la ragazza si dimentichi di Michael.
 
- Già. Non vedo l’ora – ammicca Lee Anne sperando in una qualche reazione da parte di Michael. Reazione che non arriva, almeno non  quella che vorrebbe lei.
 
- Sono felice per te, Lee. Spero davvero che ti divertirai – sorride Michael.
 
A Mackenzie sta andando in pappa il cervello, vorrebbe essere lasciata lì a morire. Pensa di poter sopravvivere almeno fino all’ora di pranzo quando Ashton arriva tutto pimpante e le urla nell’orecchio, peggiorando così il suo mal di testa.
 
- Che cazzo ti urli, Ash?! – grida di rimando Mackenzie. L’alzare la voce, però, le fa pulsare solo di più la testa.
 
Sta aspettando una risposta che giustifichi quell’innalzamento di decibel improvviso quando Calum decide di diventare il nuovo Sherlock della situazione. – Da quand’è che lo chiami per nome? – chiede sospettoso e anche un po’ incazzato.
 
- Oddio, non ti ci mettere pure tu. Mi sta scoppiando la testa – dice la ragazza prendendosi la testa tra le mani.
 
- Dovevi rimanere a casa come ti aveva suggerito mamma – dice Michael. – Ora ti porto in infermeria, e poi andiamo a casa – le ordina trascinandola per un braccio.
 

Quando arrivano in infermeria trovano Hemmings sdraiato su uno dei due lettini. Grazie all’infermiera scoprono che ha fatto a botte con un coglione dell’ultimo anno. La cosa sorprende sia Michael che l’infermiera. L’infermiera credeva fosse stata colpa di Michael, come la maggior parte delle volte.
 
Christie, l’infermiera, finisce di disinfettare il taglio sul labbro al biondo, e poi si occupa di Mackenzie. Le dà un antidolorifico e chiama sua madre per farla venire a prendere. Michael non può accompagnarla a casa, ha un test alla quarta ora.
Poco prima che la signora Clifford arrivi, Christie manda Luke in classe scrivendogli il permesso per il ritardo.
 
Mackenzie è a casa da più di un’ora, e sono passati circa dieci minuti dall’ultimo messaggio che si sono scambiati con Michael, per questo il ragazzo trova strano che il cellulare vibri ancora.
 
 
Da: Stronzo
 
Come mai Mackenzie era in infermeria?
 
 
Tutto questo interessamento da parte di Hemmings lo fa incazzare.
 
 
A: Stronzo
 
Che cazzo te ne frega?!
 
 
Invia il messaggio e poi spegne il cellulare. Non vuole distrazioni durante il test.
 

È solo quando arriva in mensa e Calum gli si para davanti prendendolo a parolacce, che si ricorda di aver dimenticato di riaccendere il telefono.
 
- Cristo, Mike! – impreca quello, - è dalla quarta ora che cerco di contattarti. Volevo sapere di Mackenzie – dice preoccupato.
 
E Michael non può certamente dirgli che ha spento il telefono perché Luke Hemmings lo importuna tramite messaggi, così – se vuoi sapere come sta, chiamala. Non ti mangia mica – dice. Calum sta per controbattere che sì, la ragazza sarebbe capace di farlo a pezzettini, quando Lee Anne si siede al tavolo con loro insieme ad Ashton.
 
Passano il pranzo discutendo del più e del meno. Lee Anne informa i ragazzi che a Mackenzie è passato il mal di testa, e che le ha detto di dire ai ragazzi che oggi pomeriggio, alle prove, non sarà presente. Vuole evitare che il mal di testa le ritorni.
 
 
Alla fine del pranzo tornano ognuno nelle proprie classi, e Michael si ricorda finalmente di riaccendere il telefono. Trova ben sette messaggi non letti. Tutti dalla stessa persona. Tutti da parte di Hemmings.
 
Il primo messaggio recita qualcosa come il fatto che fosse buona educazione chiedere, il secondo ripete ciò che Luke gli aveva chiesto all’inizio, ovvero come mai la sorella fosse finita in infermeria. Nel terzo Luke chiede come Mackenzie stia, e se le è passato qualsiasi cosa avesse. Nel quarto lo prende a parolacce e gli dice che ha chiesto informazioni a Calum, e grazie tante per avergli risposto. Mentre nel quinto e nel sesto lo prende solamente a parolacce. Lo ha persino chiamato, per questo nel settimo messaggio c’è qualcosa che assomiglia vagamente a delle scuse, con l’accusa di averlo evitato volutamente spegnendo il cellulare.
 
 
A: Stronzo
 
Cosa ti fa pensare che l’abbia fatto per evitare te? Magari c’è qualche ochetta del cazzo che mi gira attorno e a me dà fastidio.
 
 
Da: Stronzo
 
Ci credo poco che qualcuna ti possa girare attorno, Clifford. In compenso, sono assolutamente certo che ti possa dare fastidio.
 
 
A: Stronzo
 
E questo cosa cazzo vuol dire?
 
 
Hemmings lo farà uscire fuori di testa, ne è sicuro.
 
 
Da: Stronzo
 
Che sei gay, Clifford. E pure un passivello del cazzo, aggiungerei.
 
 
A: Stronzo
 
A me piace fottere, sia ben chiaro. Tra i due, qui, il passivo sei tu.
 
 
Non crede a quello che ha scritto, vorrebbe cancellarlo, ma ormai l’ha inviato. La risposta non tarda ad arrivare.
 
 
Da: Stronzo
 
Credo che se ti trovassi piegato a novanta con il mio cazzo dentro non faresti poi così tante storie.
 
 
Michael strabuzza gli occhi a quella risposta. Si aspettava di tutto, certo, ma non quello.
 
 
Da: Stronzo
 
Dimentica quello che ho scritto.
 
 
L’ultimo messaggio recita così. Dimentica quello che ho scritto. Come cazzo fa a dimenticare, Luke Hemmings si è appena proposto per sbatterglielo dentro. Non è una cosa che si può dimenticare.
 
 
A: Stronzo
 
Luke, sei gay?
 
 
Gli chiede allora Michael, ma non riceve nessuna risposta in cambio. Nella foga del momento l'ha persino chiamato per nome.
 
Il ragazzo è deciso ad ignorare qualsiasi cosa significasse quel messaggio. Luke Hemmings è l’ultimo dei suoi pensieri in questo momento.
 

Una volta suonata la campanella dell’ultima ora Michael si affretta a raggiungere Calum ed Ashton davanti il parcheggio. Oggi hanno le prove della band, e Calum li ha invitati a pranzare a casa sua.
 
- Come sta Mac? – domanda Ashton posando le bacchette sullo sgabello. Hanno appena deciso di fare una pausa e bere qualcosa.
 
- Bene. Da domani tornerà a distruggerci – dice Michael riferendosi all’indole da “so tutto io” di sua sorella.
 
- I suoi commenti ci rendono migliori. Sinceramente, quando mi dice che ho fatto schifo, faccio di tutto per farle vedere che so fare meglio. Mi sprona a dare il meglio di me in un certo senso – ammette Ashton.
 
Calum non sopporta tutto questo parlare di Mackenzie, soprattutto se quello a parlare della ragazza è Ashton, così – non me ne frega niente se ti sei innamorato di Mackenzie, siamo qui per suonare, non per commentare la tua cotta – sbuffa il moro.
 
- Datti una calmata, Cal. Siamo tutti stanchi, ma non c’è bisogno di litigare tra di noi – si difende il biondo. – E per la cronaca, non sono innamorato di Mackenzie. La vedo più come una sorella – ammette poi.
 
- Già. Anche Calum la vedeva come una sorella – dice Michael.
 
Calum sa che Michael sta giocando, ma non può fare a meno di imbronciarsi. – Hai una cotta per Mackenzie? – chiede allora Ashton strabuzzando gli occhi.
 
- No, non ce l’ho – dice risentito Calum.
 
- Oh, sì che ce l’hai, invece – ribatte Michael.
 
Credeva davvero che il suo migliore amico non se ne sarebbe accorto? Cristo, Mackenzie è sua sorella. Passano intere giornate assieme, è ovvio che qualcosa deve averla capita.
 
Assume una faccia da cane bastonato. Ha paura che Michael possa picchiarlo, ci tiene troppo a sua sorella. – Io…credimi Mike… - balbetta il moro.
 
- Cal, sarò anche un’idiota, ma ci vedo ancora bene –
 
- Da quanto? – chiede allora Ashton, che di farsi i cazzi suoi non ci pensa neanche.
 
- Mike… - sussurra Calum.
 
- Ehi Cal, respira amico. Non voglio ucciderti – lo tranquillizza Michael poggiandogli una mano sulla spalla.
 
- Davvero non vuoi? Se io fossi in te lo vorrei –
 
- Vorresti che ti picchiassi? – Michael è confuso.
 
- Nah, però potresti, che ne so, mettermi in guardia?! – gli suggerisce il moro.
 
- Non ce n’è bisogno, Cal. Sai già che se farai soffrire Mackenzie non riuscirai più a camminare sulle tue gambe – gli batte una mano sulla schiena. Decisamente più forte di prima.
 
- Ok, ho afferrato – dice Calum tossendo.
 
Ashton si sente tagliato fuori dal discorso, per questo - sai se lei ricambia? – domanda incuriosito.
 
- Non so nemmeno cosa provo io, figurarsi quello che prova Mackenzie –
 
- A lei piaci. Posso assicurartelo – lo rassicura Michael.
 
- Come fai a saperlo? Te l’ha detto lei? – chiede dubbioso Calum. Non che non nutra una piccola speranza.
 
- Nah, non serve che me lo dica. È mia sorella – dice Michael come se quell’affermazione racchiudesse tutte le risposte del mondo.
 
- Quindi? – Ashton non ci ha capito un granché, deve ammetterlo.
 
- Quindi la conosco –
 
- La conoscevi anche quando ha deciso di uscire con Hemmings? – lo punzecchia allora Calum. Al sentire il nome del biondo, Michael quasi si strozza con la sua stessa saliva. Hemmings non gli ha più risposto da quando gli ha fatto capire di volerselo scopare. Non che comunque Michael si aspettasse una giustificazione a quel comportamento.
 
- Fa come ti pare, Cal – liquida il discorso Michael. Alza le spalle e si sfila la chitarra. – Per oggi direi che abbiamo finito. Le prove sono domani da me, ricordatevelo. Ah, dobbiamo anche vedere se qualcuno ha risposto all’annuncio per il provino –
 
- Speriamo di sì, almeno possiamo iniziare a provare come Cristo comanda – sospira Calum. Batte il pugno con Michael e Ashton, e – ci vediamo domani a scuola – li saluta.
 
- A domani – rispondono Mike ed Ashton in coro. Battono il pugno tra di loro, e poi si dividono.
 
 
Sta parcheggiando nel vialetto di casa quando il suo telefono vibra. Prende le buste con il cinese d’asporto, ed entra in casa chiudendo la porta con il piede. Poggia le chiavi della macchina sul mobiletto all’ingresso ed urla a sua sorella di scendere a mangiare.
 
Sblocca il suo Samsung S4 crepato sulla parte sinistra dello schermo, tocca l’area notifiche, e clicca sull’icona dei messaggi in arrivo.
 
 
Da: Stronzo
 
Ti piacerebbe.
 
 
Vorrebbe davvero chiedere a Luke Hemmings perché si ostini a mandargli messaggi, frasi equivoche, e frecciatine, quando ad una domanda altamente giustificata, e neanche tanto difficile da capire pensa Michael, risponde prendendolo per il culo, e mettendo due parole in croce.
 
 
A: Stronzo
 
Wow…devi esserti sforzato veramente molto
 
 
Scrive e invia.
 
 
Quasi non si strozza con il maiale in agrodolce quando sua sorella gli spunta alle spalle e gli strappa il telefono dalle mani. – Uh, a chi scrive il piccolo Mikey?! – cantilena sedendosi sul bancone della cucina, e scorrendo i messaggi. – Uff, qui ci sono solo Cal, Irwin, Lee, io, e la mamma. Sei palloso, Mikey –
 
Michael ringrazia il cielo per aver avuto la briga di cancellare la conversazione con Hemmings dopo l’ultimo messaggio ricevuto. Non si sforza nemmeno di far notare a Mackenzie che ha chiamato Calum per nome. Pensa solo a come riprendersi il telefono, perché se Hemmings dovesse scrivergli in questo momento, non saprebbe cosa inventarsi con sua sorella.
 
- Non sei simpatica, Mac. E ora ridammi il telefono – dice autoritario il ragazzo.
 
- Ehi, non c’è bisogno di essere così scorbutici – si difende l’altra lanciandogli il telefono.
 
Mike lo prende al volo, giusto un attimo prima che il telefono vibri. – È Calum – si giustifica.
 
- Non te l’ho chiesto – risponde stranita la sorella. – Michael – inizia Mackenzie – dovresti dire esplicitamente a Lee che sei gay. Non ce la faccio più a vederla così persa per te. In più stai soffrendo anche te. So che non ti piace mentirle, per questo dovresti dirglielo apertamente – abbassa lo sguardo sui suoi spaghetti di soia.
 
- Glielo dirò, prima o poi. Deve iniziare ad uscire con qualcuno, non voglio che mi corra dietro per tutta la vita. Ha diritto ad avere un ragazzo che la ami – dice dispiaciuto.
 
- Sì, ma dopo il ballo dì a quel Bricks di togliersi di torno. È un bastardo che si è portato a letto metà della scuola. Non voglio che Lee soffra –
 
Michael si passa una mano tra i capelli, - tranquilla, ci penserà da solo a evaporare – dice cancellando il messaggio di Luke senza nemmeno leggerlo. Deve prima fare chiarezza con Lee Anne, e poi potrà pensare a quel coglione di Hemmings. Mentre poggia il telefono sul bancone nota che Mackenzie non ha ancora toccato neanche uno spaghetto, – quanto sei dimagrita, Mac? – chiede allora spiazzando la sorella.
 
- Non sono cazzi tuoi – sputa la sorella.
 
- Se non mangi abbastanza sono cazzi miei – s’infuria il ragazzo.
 
- Non è come l’altra volta, Mikey. Sono solo nervosa per la scuola, ok?! – lo rassicura.
 
- La scuola è iniziata da neanche due settimane, Mac – non ci sta a farsi prendere per il culo, nossignore. - Non voglio rivederti come due anni fa –
 
- E non mi ci rivedrai – gli dice Mackenzie prima di mettersi in bocca un enorme porzione di spaghetti alla soia.
 
- Ti terrò d’occhio. Non mi fido. E non voglio rivederti ridotta in quella maniera –
 
- Grazie mille, eh. E tranquillo, non ho intenzione di ricascarci – ammette mettendosi in bocca altri spaghetti.
 
Il telefono vibra nuovamente sopra il tavolo facendo distrarre Michael. – Qualcuno ti ha invitata al ballo? – cambia allora discorso. Sa che Mackenzie odia dover parlare di quello che le è successo.
 
- Esiste qualcuno talmente fuori di testa da invitarmi al ballo? Io non credo – le pesa ammetterlo, ma ci è rimasta male quando ha scoperto che Lee Anne aveva ricevuto un invito. Solitamente andavano al ballo loro due insieme, e con loro andava anche Michael, mentre Calum ci andava con qualche ragazza, per poi mollarla dopo un’ora e raggiungerli vicino al tavolo del punch. Sapere che invece quest’anno dovrà andarci da sola la deprime.
 
- Bè, se fossi etero, e non fossi tuo fratello, ti avrei invitata –
 
- Per fortuna invece che sei sia gay, che mio fratello. Senza offesa, Mikey, ma non sei il mio tipo –
 
Michael le tira una bacchetta contro, - stronza! – le dice poi.
 
- Sai che non so mentire – prende al volo la bacchetta e alza le spalle.
 
- Dai, qualcuno potrebbe ancora invitarti. Dopotutto mancano ancora quattro giorni al ballo – cerca di rincuorarla.
 
- Già. Qualcuno potrebbe invitare addirittura te, se solo ti decidessi a fare coming out –
 
- L’intera scuola sospetta che io sia gay. Più della metà ne è convinta – dice Michael. – E in più, tutti i gay dichiarati della scuola non fanno al caso mio. Sai che ho gusti strani –
 
- Non per niente siamo fratelli -
 
- Già – sospira Michael. – Guarda il lato positivo però, al posto di Lee Anne quest’anno ci sarà Calum. Da quanto ho capito non ha intenzione di invitare nessuna. E nemmeno Ashton l’ha ancora chiesto a qualcuna –
 
- Che culo! Andrò al ballo con il trio degli sfigati emarginati – li prende in giro bonariamente. – E sai che Calum finirà a scopare con qualcuna nel bagno della scuola, comunque – dice infilzando con rabbia un pezzo di pollo.
 
- Cos’è, sei gelosa? – la punzecchia Michael.
 
- Io, gelosa? Non diciamo cazzate –
 
- Te lo si legge in faccia -
 
- Tu pensa al tuo ammiratore segreto – ribatte Mackenzie.
 
A quelle parole Michael quasi non si strozza con la propria saliva, - e tu che cazzo ne sai? – chiede nervoso. Non gli è passato nemmeno nell’anticamera del cervello di negare. Stupido. Stupido, Michael.
 
- Quando sono scesa stavi scrivendo un messaggio, ma l’ultima conversazione che hai salvata sul telefono risale alle sei di pomeriggio. Ed era con me. Ergo, non vuoi che qualcuno lo sappia – dice sicura del suo ragionamento. – Allora, chi è? Lo conosco? – chiede poi tutta eccitata.
 
Michael sa che può fidarsi di sua sorella, ma la verità è che deve ancora capire lui che cosa vogliano dire quei messaggi, per questo decide di mentirle. Di nuovo. – È un tipo che ho conosciuto l’altra sera al pub. Niente di che – fortuna che Mackenzie abbia deciso di trascorrere il sabato sera in casa e di non andare con loro a bere. In questo modo non può sapere se le sta dicendo effettivamente la verità.
 
- Niente di che? Mikey, ti brillano gli occhi – gli sorride la sorella.
 
- Nah. Non è niente di che, seriamente – dice alzandosi e buttando via i resti del cinese.
 
- Ci hai scopato? – chiede curiosa Mackenzie seguendolo nella cucina. Michael si blocca di colpo mentre la sorella gli finisce addosso.
 
- Smettila di seguirmi, Mac. E no, non ci ho scopato – si passa una mano tra i capelli sbuffando.
 
- Uh, ma vorresti… – tira ad indovinare la ragazza.
 
- Smettila, ho detto – sbuffa spazientito. – Solo perché ci diciamo tutto ciò non vuol dire che devo dirti anche quando qualcuno mi fa un pompino –
 
- Ti ha fatto un pompino? – dice eccitata Mackenzie, batte persino le mani.
 
- Cristo, Mac, ti stai comportando come una poppante di cinque anni a cui hanno promesso un lecca lecca gigante – impreca Michael. – E poi mi spieghi perché ti ecciti tanto? Dovrei essere io quello eccitato – Mackenzie non capisce proprio se Michael ci sia solo, o ci faccia anche. – E rimango sempre tuo fratello – bè, decisamente tutte e due.
 
- Fatti spiegare due cosucce sul sesso, Mikey. Come hai ragazzi etero piacciono due lesbiche che si baciano, alle ragazze etero piacciono due gay che si baciano. Semplice, no? E comunque non sono eccitata perché…bè, hai capito no?! Sono eccitata solo perché finalmente il mio fratellone ha ricevuto un pompino. Spero sia stato perlomeno decente – conclude passandogli un braccio attorno alle spalle. Deve mettersi in punta di piedi per arrivarci.
 
- Parli troppo. Te l’hanno mai detto? – dice scansando il braccio della sorella.
 
- In realtà dite che parlo sempre troppo poco –
 
- Ecco. Torna ai vecchi tempi, allora – sale le scale e si chiude in bagno.
 
- Ok. Però questo pompino te lo ha fatto, sì o no? – chiede da oltre la porta. Sente Michael gridare per la frustrazione. – Non te lo ha fatto. Ricevuto – dice prima di chiudersi in camera e rimanerci.
 
 


 
 
 
 
 
∾ Note d’autrice ∾

Mi sento potente quando scrivo “note d’autrice”, voi no?!
 
Vabbè, bando alle ciance, e ciancio alle bande. Passiamo al capitolo.
- Secondo voi cos’ha avuto Mackenzie due anni fa?
*din-din-din* si aprono le scommesse.
 
Il prossimo capitolo parlerà di…*rullo di tamburi*…Home Coming!
Quanti di voi hanno sognato almeno una volta di andare ad un ballo scolastico?! Io tante. Decisamente troppe.
 
Ah, nel prossimo capitolo ci sarà anche una scena slash. Alcune di voi diranno finalmente, e anche io.
 
Voglio vedere se riuscite a rendermi fiera di voi. Aggiornerò a 8 recensioni. Fatemi vedere che amate la storia tanto quanto me. Così aggiornerò anche più in fretta, visto che non sono conosciuta per la mia rapidità.
 
 

A risentirci al più presto, Snixx_94






 
Nel prossimo capitolo:
 
– Stai bene – borbotta il ragazzo. – Molto. Molto bene. Sì, molto bene –
 - Lo abbiamo capito, Cal – gli fa il verso Michael.
 - Oh, sta zitto per una buona volta, Mikey – lo zittisce bonariamente Mackenzie.
 
 

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Capitolo 4
*** IV. Nothing left to hide ***


Al mio piccolo Michael,
perché senza di lui, a quest’ora,
 il mio telefono avrebbe ancora una memoria,
il mio cervello non sarebbe fottuto,
e il mio cuore starebbe al suo posto.
 
I love you, Mikey. 
 
 




 
IV. Nothing left to hide
(attention, please. In questo capitolo sono presenti scene slash a rating rosso. Si sconsiglia la lettura ad un pubblico altamente impressionabile)
 

 
 
 


 
And when the whole damn city knows your name
And you know everyone figured out your game
You're exposed
The darkness changed to light
When you've got nothing left to hide
 
- Hot Chelle Rae
 
 
 
 
 

 
 
Sono passati tre giorni da quando Lee Anne è stata invitata al ballo, due da quando Mackenzie è tornata a presenziare alle prove della band, e uno da quando Michael, Calum e Luke si sono presi a parolacce nel corridoio della scuola.
 
Per oggi la band ha rimandato le prove. Lee Anne ha convinto, meglio dire costretto tutti ad andare a fare shopping. Il ballo si terrà l’indomani, e devono ancora scegliere un costume da indossare.
 
- Perché un ballo in maschera? È già patetico un ballo in sé per sé, figurarsi in maschera – sbuffa Mackenzie mentre la castana la spinge nel camerino.
 
- Prova questo – le ordina Lee Anne passandole il vestito.
 
Michael, Calum e Ashton stanno dando un’occhiata agli stand. Non hanno idea di quale sia la maschera ideale per un ballo in maschera.
 
- Cal, per favore. È un ballo in maschera, non halloween – lo rimprovera quando lo vede tenere in mano dei denti da Dracula. Si gira attorno e quando trova quello che stava cercando, gliela tira addosso.
 
- Oh, quindi è un ballo in maschera tipo nell’800?! – capisce Calum.
 
Lee Anne alza gli occhi al cielo, - l’hai almeno letto il volantino, Cal? – gli chiede.
 
- Lee, dovresti sapere che Calum non sa leggere – lo prende in giro Michael. Dà un colpetto sul braccio ad Ashton e punta il dito contro due maschere ottocentesche.
 
- Non allontanatevi troppo – si raccomanda Lee Anne quando vede Michael ed Ashton addentrarsi nel negozio.
 
- D’accordo, mammina – le fa il verso Ashton.
 
E Lee Anne vorrebbe davvero lasciarli andare, ma quei due sarebbero capaci di dar fuoco all’intero negozio, per questo li segue. – Non mi fido. Torno subito – inizia a camminare verso i due, ma poi ci ripensa e torna indietro. – Se quello non le piace falle provare questi – comunica a Calum mollandogli alcuni vestiti tra le braccia.
 
Calum inizia a fischiettare appoggiato contro il muro. Una mano spunta dal camerino e lo tocca, e a lui quasi viene un colpo. Ci mette un po’ per connettere e ricordarsi che nel camerino c’è Mackenzie, e che probabilmente si immaginava di trovarci la castana lì, e non lui. – Lee, puoi darmi una mano? Non arrivo a chiudere i bottoni – dice la ragazza dai capelli lilla scostando la tendina del camerino. – Oh, Cal – sussurra poi.
 
- Se. Lee non si fidava a lasciare Mike ed Ash a girare soli per il negozio, e le è corsa dietro – spiega il ragazzo.
 
- Mmm… -
 
La ragazza sta pensando a cosa dire quando Calum la spiazza totalmente. – Se vuoi posso chiuderli io, uh?! – si offre il ragazzo.
 
- Sicuro. Nessun problema – risponde imbarazzata l’altra. Dà le spalle al ragazzo e si alza i capelli per farlo lavorare meglio. E Calum quasi non soffoca quando nota dove si trova il primo bottone. Trema involontariamente mentre le mani iniziano a sudargli. Ingoia il groppo che ha in gola e fa un grosso respiro. – Cal, sei svenuto? – chiede allora la ragazza voltando il viso dalla sua parte.
 
- Eh? No. No, no. Tranquilla – dice nervoso. Si avvicina alla schiena nuda della ragazza e inizia ad abbottonarle il vestito. Il tutto con mani tremanti.
 
- Cal, ti senti male? Hai le mani congelate – si preoccupa Mackenzie.
 
Calum vorrebbe dirle che no, non si sta sentendo male, è lei che le fa quell’effetto, ma poi decide di tacere, e – cosa? No, sto perfettamente – la rassicura continuando ad abbottonare il vestito.
 
-  Se lo dici te – alza le spalle Mackenzie mentre il ragazzo fa passare l’ultimo bottone attraverso l’asola.
 
- Fatto – l’avvisa allontanandosi di poco.
 
La ragazza fa cadere i capelli lungo la schiena e si gira verso di lui per ringraziarlo. Se lo ritrova ad un palmo dal viso, e non può far a meno di pensare a quanto sia bello. Similarmente Calum sta pensando a quanto fottutamente sia perfetta la piccola Clifford con addosso quel vestito. Non che le altre volte non lo sia. Imprecazioni e caratteraccio inclusi.
 
- G-grazie – balbetta Mackenzie per la prima volta in tutta la sua vita. Arrossisce anche.
 
L’idillio viene rotto dalla risata squillante di Ashton. Lee Anne sta colpendo Michael con una scopa da strega mentre lui si lamenta, ed Ashton è piegato in due dalle risate.
 
Si bloccano di colpo quando vedono Calum insieme a Mackenzie. – Wow – esclama Ashton calcando su ogni singola lettera. Ha gli occhi spalancati per la sorpresa.
 
- Chi cazzo sei tu, e cosa ne hai fatto di mia sorella? – e nella lingua di Michael Clifford questo assomiglia molto ad un complimento.
 
- Fottiti, Mikey – gli risponde Mackenzie.
 
- Oh, no. Sai che a me piace fottere – le sorride il fratello. – Dovrò ingaggiare una guardia del corpo – scherza poi.
 
- Sei perfetta – dice emozionata Lee Anne.
 
- Bah, a me non piace. Mi stringe troppo sul seno – si lamenta Mackenzie.
 
- Oh, credimi. È perfetto – commenta Ashton squadrandola.
 
Calum sta per saltargli al collo e sbranarlo, se lo sente. – Smettila di fare il coglione, Ash – dice Michael mettendo su un finto tono incazzato.
 
- Tranquillo. Non te la tocco – gli promette il ragazzo. Passa un braccio attorno alle spalle di Mackenzie e le schiocca un bacio sui capelli.
 
Michael potrà pure stare tranquillo, ma Calum decisamente no. Ashton sta oltrepassando il limite, e lui non sa se riuscirà a resistere ancora a lungo dallo sbatterlo a terra e fargli sputare tutti i denti. È suo amico, sì, ma solo quando rimane a debita distanza da Mackenzie.
 
Deve ancora imparare a reprimere la gelosia. L’ultima volta a quasi mandato in ospedale Hemmings per una cosa simile.
 
Deve avere sicuramente una faccia sconvolta, tutti lo stanno osservando. Michael ed Ashton come se non aspettassero altro che quello, Lee Anne con  un cipiglio confuso, e Mackenzie con uno sguardo carico d’aspettativa. – Stai bene – borbotta il ragazzo mentre Mackenzie assume una faccia delusa. – Molto. Molto bene. Sì, molto bene –
 
- Lo abbiamo capito, Cal – gli fa il verso Michael.
 
- Oh, sta zitto per una buona volta, Mikey – lo zittisce bonariamente Mackenzie. Sorride alla volta di Calum e rientra nel camerino. Esce poco dopo con indosso i suoi soliti vestiti. – Lo prendo – dice rivolta alla commessa del negozio.
 
Lee Anne davvero non sa contenersi, ma è troppo felice della scelta dell’amica, per questo l’abbraccia di slancio e le urla nell’orecchio un – oh mio Dio! Sono così fiera! -.
 
- Lee, non mi sto per sposare. È un vestito – cerca di calmarla l’altra.
 
- Chissà se ci sarà mai l’occasione di vederti con un vestito da sposa. Quindi per ora mi accontento di un vestito normale – le dice staccandosi.
 
- Ok, che non sono tutto sto granché, ma vorrei sposarmi anche io un giorno – ammette Mackenzie. – E comunque cosa ti ecciti a fare? Tu andrai al ballo con Bricks, io con questi tre – sbuffa indicando i tre alle loro spalle, – non mi serve essere carina -.
 
- Magari qualcuno ti chiederà di ballare – la incoraggia Lee Anne accarezzandole i capelli.
 
- Non sono un fottuto cane, Lee. Non ho bisogno che mi accarezzi i capelli – sbuffa infastidita la ragazza. – E per la cronaca, non sono nemmeno così deficiente come sembro. Nessuno mi chiederà di ballare –
 
- Ovvio. Altrimenti poi dovrei spaccargli la faccia – dice Michael sicuro.
 
- Sì. Faremo finta di crederci – scherza Calum dandogli un pacca sulla spalla.
 
- Non che io comunque ballassi. Le canzoni da ballo scolastico fanno schifo – deve pur sempre mantenere la facciata da dura.
 
- Dici che potresti morire se mi concedessi un ballo? – chiede allora Ashton. – Da amici – si affretta ad aggiungere. Non vuole essere linciato vivo da Michael e Calum.
 
- Mmm…forse. Solo se la canzone è decente, però – gli concede la ragazza.
 
Calum è rimasto deluso dalla  risposta di Mackenzie. Si immaginava che dicesse no, come ha sempre fatto con lui. È anche vero, però, che lui andava accompagnato, e che quindi una ragazza con cui ballare ce l’aveva. Cosa che non si è sentito di fare quest’anno. Non vuole passare per quello stronzo nuovamente, ci pensa già Hemmings a ricoprire quel ruolo, per questo ha deciso di non invitare nessuna.
 
Questa è anche la prima volta che Lee Anne va accompagnata al ballo. La prima volta che Mackenzie non deve essere trascinata con la forza fuori di casa. La prima volta che indossa un vestito per il ballo. È anche la prima volta che Ashton uscirà ufficialmente con loro. E la prima volta in cui lui starà dall’inizio del ballo con i suoi amici. Cosa che lo stranisce, e non poco.
 
 

 
Norwest Christian College. Sabato sera. Home coming.

 
Sono le otto di sera quando il gruppo si incontra davanti al parcheggio della scuola. Hanno deciso che se il ballo dovesse fare schifo, cosa che sostengono in molti, lo bidoneranno e andranno a mangiare qualcosa alla tavola calda.
 
Tutti indossano i loro costumi. E iniziano già a sentire la musica proveniente dalla palestra.
 
L’unica che manca all’appello è Lee Anne. Bricks è passato a prenderla a casa, quindi si vedranno direttamente all’interno. O almeno, questo è quello che spera Mackenzie. Vuole bene a Michael, ma non può sopportarlo anche durante il ballo. Lo fa già a casa.
 
- Allora, entriamo si o no? – chiede retorico Ashton, facendo segno verso la palestra.
 
Mackenzie si gira verso il batterista, - Cristo, Irwin! Sei ad un cazzo di ballo – impreca la ragazza, gli sfila la bandana dalla testa e gli scompiglia i capelli.
 
- Ma…ehi, quella è la mia bandana preferita – piagnucola il biondo quando vede Mackenzie lanciarla all’interno dell’auto.
 
- Sì, e per stasera ne farai a meno – ordina la ragazza, spingendolo verso la palestra per evitare che torni indietro a riprendersela.
 
- Sappi che ti odio – le dice allora il biondo.
 
- Sappi che non m’interessa – gli risponde l’altra.
 
- Non inizierete anche voi due a litigare, eh? – chiede esasperato Michael seguendoli, - già sopporto voi due – dice, indicando Mackenzie, e Calum a pochi passi di distanza da loro.
 
- Non mi date l’idea di due che litigano spesso – alza le spalle Ashton.
 
- Difatti avete litigato molto poco da quando conosciamo Ashton. Però è anche vero che siete stati poco a contatto – gli riconosce Michael.
 
- È tardi. Dovremmo entrare – fa cadere il discorso Calum.
 
- Già. Ha ragione – gli dà man forte Mackenzie.
 
- Da quand’è che gli dai ragione? – chiede Michael allibito.
 
- Sta zitto e cammina, Mikey – liquida il discorso la sorella.
 
 
Si infilano le maschere ed entrano nella palestra. All’entrata ci sono due tipe mascherate dall’aria euforica che danno il benvenuto ai partecipanti al ballo. – Ehi, come va?! Spero vi divertiate – trilla una delle due.
 
Il gruppo fa un sorriso di circostanza e poi si addentra tra la massa di corpi che ballano appiccicati tra loro.
 
La gente che partecipa ai balli scolastici deve essere matta da legare, questo almeno a detta di Mackenzie. Pagano dieci dollari per un fottuto biglietto, e sono nervosi per tutta la giornata neanche dovessero sposarsi. Una tra questi è sicuramente Lee Anne. Le ha messaggiato tutto il giorno dicendole quanto fosse preoccupata per la serata, le ha mandato almeno un centinaio di foto tra varie acconciature e vari make-up per il ballo, e si è raccomandata con Mackenzie di comportarsi bene e di truccarsi da ballo scolastico. Ovviamente Mackenzie ha ignorato qualsiasi cosa la sua migliore amica intendesse con “truccarsi da ballo scolastico”, e le ha risposto di calmarsi. Le parole esatte sono state: Cristo, Lee, datti una cazzo di calmata. Roba fine, su questo non c’è dubbio.
 
- Hai intenzione di rimanere lì? – le chiede Michael. Non si è accorta di essersi fermata in mezzo alla pista da ballo. Annuisce e lo segue verso il tavolo delle bevande.
 
La professoressa Judith, l’insegnante di arte, è una delle poche insegnanti ad aver acconsentito a presenziare al ballo. Non sono molti quelli che trovano divertente dover correre dietro ai ragazzi che cercano di infiltrare gli alcolici alla festa, separare chi dà spettacolo sulla pista da ballo, e fermare chi decide di fare scherzi idioti, per questo la maggior parte degli insegnanti viene costretta, oppure presenziano i genitori degli alunni.
 
Michael e Mackenzie sono fortunati ad avere una madre che fa l’infermiera, e che ha il turno di notte proprio la sera del ballo. La stessa cosa non si può dire per la madre di Calum, e per quella di Ashton. Non appena hanno saputo che cercavano genitori per fare da chaperon al ballo, si sono subito offerte. Cioè, la madre di Calum si è offerta, ma poi la signora Irwin ne è venuta a conoscenza, e ha deciso di fare compagnia alla signora Hood.
 
- Cal, quella non è tua madre?! – lo prende in giro Michael. – Oh, sì che lo è – si risponde da solo, suscitando le risate di Ashton.
 
- Fa poco il simpatico, Irwin. Quella è la tua – lo secca Mackenzie, indicando sua madre.
 
- Oh oh – se la ride Michael, dando il cinque a sua sorella.
 
Fortunatamente, Ashton e Calum si sono cambiati a casa di quest’ultimo mentre le loro madri erano già a scuola, quindi sarà facile per loro non farsi riconoscere.
 
Si avvicinano alle bevande, ed Ashton versa a tutti un bicchiere di quello che sembrerebbe semplice punch alla frutta, ma che in realtà è del punch corretto. L’intera squadra di atletica si è messa in moto per riuscire nell’impresa di versare la vodka nel punch, sotto gli occhi attenti della professoressa Judith.
 
A Mackenzie quasi non va a fuoco la gola quando manda giù la prima sorsata, e – cazzo! – impreca tossendo.
 
- Stavolta ci sono riusciti – esulta Michael. Beve tutto d’un sorso il contenuto del bicchiere, e poi se ne versa dell’altro.
 
- Mikey, vacci piano. Sai che la vodka non la reggi granché bene – lo mette in guardia Calum.
 
- È veramente buona – Ashton dà corda a Michael, e – dai, Cal, rilassati. È solo un po’ di vodka mischiata a del punch, cosa potrà mai succederci? – cerca di convincere il moro a bere con loro.
 
Calum dà un’occhiata a Mackenzie, e poi butta giù tutto d’un fiato il liquido. – Ecco così – gli dà una pacca sulle spalle Michael. Lui è già al quarto bicchiere quando Calum si versa il secondo, ed Ashton il terzo.
 
- Non vi reggerò la fronte mentre vi vomiterete anche l’anima – li avvisa Mackenzie. Non che a lei non piaccia bere, solo che questa non è una serata di quelle dove tracannano birra direttamente dalle bottiglie, e giocano a Fifa, qui si sta parlando di un ballo scolastico. L’home coming, per esattezza. Se vengono beccati a bere, passeranno il resto della loro misera vita scolastica in punizione, e questo non alletta Mackenzie neanche un po’.
 
Ashton le risponde di non preoccuparsi, mentre Calum grugnisce, e Michael continua a bere. La ragazza si appoggia ad una sedia e butta lo sguardo verso la pista. Dalla maschera riesce a riconoscere Lee Anne. È in mezzo alla pista che balla con le mani poggiate sulle spalle di Bricks. Sono letteralmente appiccicati.
 
- Ehi, Mac! Smettila, così li consumi – la prende in giro Calum. Ha notato Lee Anne da prima che lo facesse la ragazza, aspettava solo il momento giusto per dirglielo. – Non è vero, Mike? – cerca il sostegno dell’amico. Sostegno che però non arriva, perché Michael sta guardando un punto fisso davanti a sé.
 
In realtà, sta guardando una persona. Una persona con dei penetranti occhi azzurri. Occhi azzurri che non smettono di fissarlo.
 
Sospira, Michael. Sospira perché non può fare nient’altro, se non guardare quei meravigliosi occhi azzurri che lo stanno studiando.
 
Vorrebbe andarci a parlare, ma quasi sicuramente il tipo gli scoppierebbe a ridere in faccia, magari dicendogli che stava solo fissando una bella ragazza dietro di lui, per questo rimane fermo lì dov’è.
 
- Michael, ma mi stai a sentire? – rompe l’incantesimo Ashton.
 
Michael lo guarda con fare spaesato. Si schiarisce la gola, e – c-cosa? – chiede spaesato.
 
- Ti ho detto se domani faremo comunque le prove? -  ripete allora il biondo.
 
- C-certo. Perché no – concede il ragazzo, prima di cercare il famoso sguardo azzurro. Non appena lo trova, quello gli fa cenno con la testa di seguirlo. Seguirlo fuori dalla palestra. – Cristo, mi sta venendo duro! – impreca a bassa voce, cosa che però non gli permette di non essere sentito dai suoi amici.
 
- Di cosa stai parlando, Mic? – chiede Calum stralunato. Segue la direzione dello sguardo del suo migliore amico, ma non vede niente, se non persone che ballano ammassate le une sulle altre.
 
- Di quel ragazzo… - la voce di Michael scema un po’ verso la fine quando si accorge che il ragazzo deve essere già uscito dalla palestra.
 
- Avete visto dov’è andata Mackenzie? – richiama la loro attenzione Ashton. Calum scuote la testa, mentre Michael si dirige verso l’esterno della palestra. Mackenzie è abbastanza grande da sapersi controllare da sola, in più, in questo momento, sua sorella è l’ultimo dei suoi pensieri.
 
Controlla in lungo e in largo i corridoi al piano terra, e il bagno del relativo piano, non trovandoci nessuno. Decide quindi di passare al primo piano, perché, cazzo, non è possibile che un ragazzo sparisca così d’improvviso.
 
Quando spalanca la porta del bagno del primo piano ha il fiatone per la corsa appena fatta. E, sì, Michael Clifford, che ha un’allergia anche per la più stupida attività fisica, si è messo a correre per le scale.
 
Trova il ragazzo appoggiato al muro dinnanzi la porta. Quello gli sorride con fare lascivo, e gli si avvicina, chiudendo la porta alle loro spalle.
 
- Come ti chiami? – domanda allora Michael. Quel ragazzo lo incuriosisce a tal punto da farsi di corsa le scale che portano al primo piano. Ma quello non sembra intenzionato a rispondergli. Ghigna, e poi lo bacia sulle labbra.
 
È un bacio volgare, pieno di lingue che si intrecciano, e schiocchi osceni.
 
Michael cerca di dire qualcosa, ma il ragazzo lo spinge con le spalle contro la porta e poi gli si inginocchia davanti. Prende a slacciargli i pantaloni senza che Michael possa fare niente. Glieli tira giù assieme ai boxer, scoprendo la semi-erezione del ragazzo dai capelli lilla.
 
- Io non…cazzo! – impreca Michael quando quello gli poggia le labbra contro la cappella.
 
Circonda il glande con la bocca, e lo stuzzica con la lingua. Ed è quando Michael gli tira i capelli, che il ragazzo gli lecca l’intera lunghezza, e lo prende in bocca senza fiatare, facendo su e giù con la testa.
 
Quando arriva alla base, succhia così forte che le guance gli fanno male.  Michael potrebbe quasi svenire dal piacere, non credeva che la serata avrebbe avuto un risvolto del genere. Lui a farselo succhiare da uno sconosciuto, nel bagno della scuola. E la cosa non lo infastidisce nemmeno un po’. Anche se il tizio non gli ha ancora detto uno straccio di parola, che fosse il suo nome o meno, e non gli ha dato nemmeno il tempo di ribellarsi. Non che lo voglia veramente, comunque.
 
Il ragazzo gli sfiora la punta con il naso, prima di scendere a baciare l’interno coscia. Il tutto mentre continua a masturbarlo con una mano.
 
- Posso…potrei sapere almeno il tuo nome? – chiede Michael tra un sospiro e un altro. Crede che il tizio gli stia per rispondere, invece lo riprende tra le labbra e inizia a pompare più velocemente, incavando le guance. Non si è neppure tolto la maschera. E Mike pagherebbe oro per vederlo in faccia, invece deve accontentarsi di tirargli i capelli, e vedere la sua testa bionda fare su e giù sul suo cazzo.
 
Trattiene un’imprecazione quando sente di stare per arrivare al limite. Il biondo torna a torturare il glande con la lingua, sentendo il liquido pre-orgasmico sulla punta.
 
- Dovresti…wow…dovresti lasciarmi finire da solo. Cazzo…sto per venire – e a quelle parole, il biondo torna a succhiarglielo più forte di prima. Deve essere uno a cui piace farsi venire in bocca, crede Michael.
 
Non riesce a trattenere il gemito che gli sale dal fondo della gola, e a quel punto non riesce più a rimandare. Il ragazzo pompa un’ultima volta, prima che Michael gli venga in bocca, tirandogli i capelli.
 
Ci mette un po’ per riprendersi dall’orgasmo, e quando è tornato di nuovo lucido, nota che il ragazzo si è già rialzato, pulito gli angoli delle labbra e sta per andarsene. – Aspetta – dice Michael impaziente, alzandosi i pantaloni, senza neanche preoccuparsi di ripulirsi.
 
Lo fa girare, sbattendolo al muro,  e lo bacia con passione. Nota persino che il ragazzo ha un buco sotto il labbro inferiore. Un buco che tradisce la presenza di un piercing.
 
Michael rimane interdetto per alcuni secondi, cercando di capire cosa quello voglia dire, ed è proprio allora, che l’altro coglie l’occasione per sgattaiolare fuori dal bagno senza rischiare di essere fermato.
 
Il miglior pompino che gli abbiano mai fatto, pensa Michael. Fatto da uno sconosciuto, a cui non ha nemmeno ricambiato il favore, ma pur sempre il miglior pompino del mondo.
 
 
 
 
 

 
∾ Note d’autrice ∾
Ok, dopo questa, vado a sotterrarmi.
 
No, seriamente. Questa è la prima volta che scrivo una scena simile. Ok, xFelixFelicis dirà che una volta ne ho scritta un’altra, ma non era lontanamente paragonabile a questa. Quella era scritta molto in generale, questa va più sullo specifico. E io non so se ne sono stata effettivamente in grado. Quindi vi chiedo: secondo voi com’è? Fa schifo o è accettabile? Oppure è descritta perfettamente, da togliere il fiato? (sì, basta che ci credi tu).
Potete anche dirmi che dovrei ritirarmi dallo scrivere scene p0rn. Non mi offenderò.
 
E quindi vi domando: chi è il ragazzo biondo che ha fatto il blowjob a Michael?
 
Il ballo non si conclude così, ci sarà un altro pezzo nel prossimo capitolo. Sta solo a voi farmi vedere quanta voglia avete di leggerlo.
 
Aggiornerò a 8 recensioni.
 
Vabbè, ora vado a vedermi la puntata di lunedì di Teen Wolf.
 
Question time: qualcuna di voi segue Teen Wolf? Se sì, chi è il vostro personaggio preferito, e chi invece vorreste che morisse male?
 

 
Baci, Snixx_94
 
 

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Capitolo 5
*** V. Liar liar ***


A tutti quelli che come me,
aspettano il momento in cui Michael
ficcherà la testa di Luke nello scarico del cesso. lol
 
 

 
 
V. Liar liar
 

 
 
 
 
Liar, liar. I need the sun to keep me dry
Liar, liar. The way you got me swimming through your lies
Liar, liar. Kept hearing voices in my mind, saying,
Problem with the lies that she’s in denial.
 
- Cris Cab
 
 





 
 
- Mikey, si può sapere dove cazzo sei stato? - chiede Mackenzie in tono di rimprovero.
 
Hanno mollato il ballo non appena si sono ritrovati tutti insieme davanti al tavolo delle bevande. Ora sono in una tavola calda. Tavola calda che viene frequentata un po’ da tutti, al Norwest Christian College. Affaccia sul molo.
 
Sono appena arrivati. Con loro c’è anche Bricks. Lee Anne ha insistito tanto per convincerli a farlo venire. Inutile dire che tutti pensano che sia un coglione, e che con loro non ce lo volevano, ma la castana è loro amica, quindi devono far finta di accettarlo. Almeno fin quando la ragazza non si renderà conto che è un bastardo di prima categoria.
 
I fratelli Clifford stanno ancora discutendo. Lo stanno facendo da quando hanno lasciato la palestra. Mackenzie continua a chiedere a Michael dove è stato, e lui le risponde che non sono affari suoi. Poi lui chiede a lei, dove è stata, visto che è stata la prima a sparire, e lei gli risponde che prima deve essere lui a rispondere alla domanda.
 
- Dimmi dove sei stata tu – ribatte nuovamente Michael sedendosi al tavolo.
 
La tavola calda è uno di quei locali degli anni ’50, con il jukebox, la pista da ballo, e i divanetti imbottiti al posto delle sedie. Lee Anne ha sempre detto che le ricorda il locale di Ragazzo da Parete, non sa quanto questo possa essere vero, però Calum le dà sempre ragione, mentre Michael dice che a lui ricorda di più quello del telefilm Happy Days. Mackenzie li ignora volutamente ogni volta, evitando di dire che a lei sembra più il set di Grease.
 
È la prima volta che portano Ashton in quel locale, e il ragazzo non può far a meno di guardarsi intorno estasiato.
 
- Questo posto è wow. Cazzo, noi non ce l’avevamo posti così ad Adelaide – la sua espressione è di puro stupore.
 
- Beh, grazie al cazzo coglioncello, questa è Sidney – lo riprende una signora, fermandosi al loro tavolo.
 
Ashton assume una faccia interdetta, al metà tra il confuso e lo stupore. Non ha mai sentito una signora di quell’età parlare in quel modo, e la cosa lo diverte in una maniera assurda.
 
- Benvenuto al Pattie’s diner, Irwin – gli dà una pacca sulla spalla Calum.
 
- Il cosa? – chiede confuso il riccio.
 
- Il Pattie’s diner. Cazzo, ma non le leggi le insegne, ragazzo? – gli risponde allora la signora, che non accenna a schiodarsi da lì.
 
- Mi scusi? –
 
- Il locale si chiama Pattie’s diner, Ash. E la signora qui presente è Pattie Lou, la proprietaria - gli spiega Lee Anne.
 
Il riccio fa un verso di stupore prima di aggiungere – è davvero un bel posto, signora -.
 
- Signora? Cosa sono, tua nonna? Chiamami Pattie, ragazzo – le risponde quella. – E il tuo nome sarebbe? –
 
- Ash. Ashton, signora – si presenta il ragazzo.
 
Pattie lo colpisce con il block notes dietro il collo, - è Pattie, non signora – gli dice ancora una volta.
 
- Ok. Afferrato – dice Ashton, massaggiandosi il collo.
 
- Allora, cosa prendete ragazzi? – chiede Pattie, tirando fuori da dietro l’orecchio una penna.
 
- Io te – risponde Michael, andandola ad abbracciare.
 
- Oh, stronzetto, così mi commuovi – dice la donna, stritolandolo in un abbraccio.
 
- Io credo che prenderò un quarto di dollaro per il jukebox – dice Mackenzie, alzandosi.
 
- Torna qui e vienimi ad abbracciare, ingrata che non sei altro – la ferma Pattie, facendole segno con la mano di tornare indietro.
 
Mackenzie non è abituata a scambiare gesti d’affetto in pubblico, così – davvero, Pat. Sto bene così – dice, alzando le mani. Ma la donna non si fa fermare, per questo abbraccia Mackenzie anche se le sue mani sono d’intralcio. Ed è anche per questo che le schiocca due grossi baci sulle guance, lasciandole dei segni rossi per via del rossetto.
 
Quando Pattie libera Mackenzie dalla sua presa, quest’ultima emette un verso strozzato. – Tieni, te lo sei guadagnato – constata la donna, lanciandole un quarto di dollaro tra le mani. – Scegli bene. Mi raccomando – le fa un occhiolino, e poi si gira a prendere le ordinazioni dei ragazzi.
 
- Quando mai non l’ho fatto – si pavoneggia la ragazza, andando verso il jukebox.
 
Nel locale risuona Born To Be Wild dei Steppenwolf, quando Mackenzie torna al tavolo. Si siede tra Calum e Ashton, davanti a Lee Anne, che non la finisce di blaterare sottovoce con Bricks.
 
- Bella scelta – approva Ashton. Michael le sorride.
 
Pattie porta le ordinazioni al loro tavolo, accompagnando un tutto con – quanto mi faceva eccitare Michael Monarch voi non potete neanche immaginarlo -.
 
- E non lo vogliamo sapere. Credimi – risponde disgustato Calum.
 
- Cal Pal, vuoi essere picchiato? – chiede la donna retoricamente.
 
- Cal Pal? – sbotta a ridere Ashton.
 
- È il soprannome che Kenny ha dato a Calum quand’era piccola – dice la donna. Ashton assume un cipiglio interrogativo.
 
- Kenny. Mackenzie – spiega allora la diretta interessata. – Era prima che capissi la mia stupidità, e imparassi a chiamare la gente per cognome –
 
- Se. Intanto la gente ti ha ordinato un frappè al cioccolato, visto che tuo fratello non ricordava il tuo gusto preferito – la riprende Pattie, poggiandole davanti un enorme bicchiere di frappè al cioccolato. – Inoltre mi ci ha fatto mettere dentro anche il cioccolato a scaglie, e i marshmallows. Proprio come piace a te –
 
Mackenzie non sa veramente che dire. Non credeva che Calum ricordasse il suo gusto preferito di frappè, e che si ricordasse addirittura dettagli come le scaglie di cioccolato, e i marshmallows.  Poi però ripensa al fatto che si conoscono da un’intera vita, quindi non dev’essere stato così difficile ricordarsene. Anche se Pattie ha detto che Michael non se lo ricordava, ma Michael in effetti ha la memoria di un pesce rosso, perciò è ovvio che non lo ricordi. Eppure, nemmeno Lee Anne ricorda dettagli come le scaglie di cioccolato, per questo Mackenzie si volta verso Calum e rimane a fissarlo imbambolata.
 
- Questo panino è il migliore che io abbia mai mangiato – si complimenta Ashton, con la bocca piena.
 
- Chiudi la bocca, Ash. Fai schifo – lo prende in giro Calum, sorseggiando la sua coca-cola. – Cos’è, non ti piace? – chiede allora Calum, notando che Mackenzie non ha bevuto neanche un sorso di frappè.
 
- Eh? – domanda la ragazza spaesata. La risposta però non arriva, perché nel locale sono appena entrati Luke Hemmings e la sua combriccola. Per sottolineare la loro superiorità rispetto a gli altri poveri umani presenti nel locale, indossano le giacche della squadra di lacrosse sopra al vestito del ballo. Le maschere ormai abbandonate sui sedili delle loro macchine.
 
Luke si accorge di loro, mette le mani a coppa contro la bocca e prende un bel respiro. – Ehi, Bricks. Perché non vieni a sederti con noi?! – urla al ragazzo, muovendo la mano come a dirgli di raggiungerli.
 
E Bricks sprofonda sul divanetto. Cazzo, non è possibile che Luke Hemmings debba vederlo proprio la stessa sera che è uscito con il gruppo degli sfigati. – Magari dopo – declina l’offerta, dirigendosi in bagno poco dopo.
 
Mackenzie non si fida di Jason Bricks, è stronzo e popolare, per questo non capisce cosa ci faccia insieme a loro. Quando lo vede alzarsi per andare in bagno, non sa perché, ma lo raggiungere, decisa una volta per tutte a chiarire la situazione con quell’idiota.
 
Entra nel bagno dei ragazzi senza farsi vedere, e lo trova intento a sgattaiolare fuori dalla porta d’emergenza. – Cosa cazzo fai? – gli domanda incazzata, appoggiandosi contro il muro.
 
- Dio! – si spaventa il ragazzo. Si gira verso di lei, e – giuro che Lee Anne mi piace molto. La trovo adorabile. Ma voi – con un dito indica lei e poi la porta, - siete troppo strani per me. Voglio uscire con Lee Anne, non con il gruppo degli sfigati al completo. Sarebbe il declino della mia popolarità a scuola – spiega, scuotendo la testa.
 
- Sentimi bene, testa di cazzo. Tu ora torni di là, prendi Lee Anne e la porti a casa, dicendo quanto tu ti sia divertito stasera. Oppure, sparisci da quella porta – indica la porta d’emergenza, - e non ti fai più vedere. Perché giuro su Dio, che si ti ribecco vicino a lei, non ti riconoscerà neanche tua madre quando avrò finito con te – lo minaccia la ragazza.
 
- Tu vorresti picchiarmi? Ma se a malapena ti reggi in piedi – sogghigna il ragazzo. – Sappiamo tutti del tuo problema, Clifford. Non saresti capace nemmeno di alzare una sedia, senza l’aiuto di qualcuno – le parla ad un palmo dal viso. Lo sguardo che deride, e il tono di voce di chi sa di farti male.
 
- E con questo cosa cazzo vorresti dire? – sbraita Mackenzie.
 
- Lascia perdere – liquida il discorso Bricks. – Però senti qua…cosa direbbe Lee Anne se le dicessi che mi hai seguito in bagno per provarci con me?! – la minaccia il ragazzo.
 
Mackenzie digrigna i denti. – Non ti crederebbe – dice sicura.
 
- Mi crederebbe eccome, se le dicessi di Hemmings –
 
- Hemmings? Cosa cazzo c’entra ora Luke? – chiede confusa.
 
- Lo sa praticamente l’intera scuola che avete scopato nei bagni durante il ballo – ghigna divertito.
 
- Noi, cosa? – urla la ragazza.
 
- Avete scopato – ripete Bricks, come se Mackenzie non avesse afferrato il concetto.
 
- Quello l’avevo capito – ribatte. – Vorrei solo sapere chi cazzo ha partorito una cosa simile –
 
- Luke – alza le spalle il difensore. – L’ha detto lui –
 
- Io lo ammazzo! – grida incazzata la ragazza, prima di uscire come una furia dal bagno. Cammina a passo spedito verso il tavolo di Hemmings senza nemmeno fermarsi quando Michael la chiama preoccupato. – Tu, grandissimo pezzo di merda che non sei altro! Come cazzo ti sei permesso?! – urla contro il biondo, cercando di colpirlo. Gli amici di Luke però la bloccano per le braccia.
 
Michael e gli altri si alzano di colpo dal tavolo quando vedono Mackenzie provare ad alzare le mani contro Luke. – Mac, che cazzo fai? – chiede Michael scioccato. Sua sorella non è mai passata alle mani con qualcuno che non sia lui. È impulsiva, sì, ma non si è mai spinta così oltre.
 
- Questo stronzo ha detto a tutti che siamo stati a letto insieme – risponde infervorata, cercando di liberarsi dalle braccia che la tengono ferma.
 
- Tecnicamente non era un letto – la corregge uno degli scimmioni che la tiene ferma, - era il muro del bagno – ride, l’idiota.
 
- Lasciami adesso, o ti stacco le palle – si agita Mackenzie. Non le piace essere toccata.
 
- L’hai sentita? Ha detto di lasciarla – ordina Calum ad uno dei ragazzi che la tengono ferma.
 
- Solo perché vorresti essere di più di una semplice scopata, non puoi fare così – le dice allora uno dei ragazzi, facendo cenno a gli altri di mollarla.
 
Non si sa per quale grazia divina Calum e Michael sono ancora fermi, e non sono ancora scattati per picchiarli a sangue. – Io non ho scopato con Luke Hemmings. E mai lo farò. Tu mi fai solo che schifo – dice Mackenzie, puntando un dito contro il biondo.
 
- Senti, io te l’ho detto. Se ora ci hai ripensato non è colpa mia – si giustifica Luke.
 
- Brutto schifoso – impreca la ragazza. Viene prontamente fermata da Ashton, prima che arrivi a dare un cazzotto in faccia ad Hemmings. Sembra l’unico in grado di ragionare, in quel momento.
 
- Mac, lascia stare. Non ne vale la pena – le sussurra il ragazzo all’orecchio, per farla calmare.
 
- Cos’è? Ora che hai dato via la tua verginità, la darai a tutti? – la sfotte Luke. – Prima me, poi Ashton… dopo, chi? Hood?! Dopotutto ti è sempre piaciuto – ghigna maligno.
 
- Cristo, io ti uccido – dice Michael, cercando di controllare il respiro. Calum gli si posiziona davanti, poggia una mano dietro il collo del suo migliore amico, e fa scontrare le loro fronti.
 
- Guardami, Mike. Tu non ucciderai nessuno – dice, spingendoselo contro. – È quello che vuole, ma tu non gli darai questa soddisfazione. Non permettere che ti fotta il cervello – si raccomanda, baciandogli la fronte, per poi lasciarlo andare.
 
- Ma che carini – li prende in giro Hemmings. – Sapevo che fossi gay, Clifford, ma non pensavo che avessi contagiato anche Hood –
 
- Sono gay, quindi? Hai qualche problema? Perché dai tuoi messaggi, non mi pare che la cosa ti dispiaccia molto – lo stuzzica.
 
- Di cosa sta parlando, Luke? – chiede uno degli scimmioni.
 
- Niente. Si sta solo arrampicando sugli specchi – risponde il biondo. - È solo una checca mestruata – lo insulta.
 
- Tu credi di insultarmi? Le tue parole mi scivolano addosso, Luke – dice il ragazzo dai capelli lilla. Fa un passo in avanti, e si alza in piedi sul tavolino. – Scusate per il disturbo – dice, richiamando l’attenzione di tutto il locale su di se, - alcuni di voi mi conosceranno già. Io sono Michael Clifford, e beh, volevo solo dirvi che sono gay. E già, sono un frocio senza speranza a cui piace fottere altri froci. Non che a qualcuno di voi debba fregare, comunque – annuncia, lasciando tutti a bocca aperta. Scende dal tavolo, e – mi dispiace che tu abbia dovuto scoprirlo così – si scusa con Lee Anne. La ragazza annuisce, anche se sta lottando con tutta se stessa per trattenere le lacrime.
 
- Bravo il mio Mikey – si complimenta Pattie, dandogli una pacca sulla schiena. – Sono così fiera di te –
 
- E non è l’unica – sussurra Mackenzie emozionata. Non lo credeva possibile. Michael non aveva mai parlato di un imminente coming out, quindi vederlo succedere l’aveva lasciata a bocca aperta.
 
- Visto, Hemmings? Sono gay e non me ne vergogno – dice, aprendo le braccia. – Tu che scusa hai? –
 
Luke si fa improvvisamente rosso, digrigna i denti, e – non cercare di tirarmi a fondo con te. Io non sono gay – pronuncia lapidario. Una sola parola sbagliata, e la rissa prenderebbe vita da se.
 
Mackenzie ride. Di quelle risate che partono dal fondo della gola, e che non puoi far a meno di fermare. – Sai che c’è, Luke? Mi sono altamente stufata di coprirti il culo, visto il gran bastardo che sei, quindi lo dirò una volta soltanto: smentisci le voci che ci vedono a letto insieme, e io non dirò nulla. A te la scelta –
 
- Anche se tu dicessi tutto, chi mai ti crederebbe? Non hai nessuna prova, tesoro
 
- Non chiamarmi tesoro. Mi fai solo vomitare – dice Mackenzie. Luke ghigna.
 
Il locale è ormai gremito di studenti che non aspettano altro che la rissa, cosa di cui Pattie Lou non va particolarmente fiera, per questo – Lucas, sparisci dal mio locale – dice rivolta al biondo.
 
- Ma, Pattie… - prova a controbattere il ragazzo.
 
- Non mi frega niente di chi ha iniziato. Vi voglio fuori dal mio locale. Tutti quanti – sentenzia, guardando anche i fratelli Clifford.
 
- Non è giusto, Pat – si difende Mackenzie.
 
E a Pattie pesa doverlo dire, visto che Michael e Mackenzie sono come dei nipoti per lei, ma – sei tu che hai iniziato, pasticcino. Mi dispiace, ma le regole valgono anche per voi – si giustifica, guardandola.
 
- D’accordo, Pat. Ora ce ne andiamo – dice Calum, tirando fuori dalla tasca un biglietto da venti.
 
Pattie scuote la testa, e - offre la casa – dice, andando dietro il bancone.
 
- Andiamo, Mac. È tardi – la spinge fuori Ashton.
 
Una volta che sono fuori dal locale, Michael prende tra le braccia la sorella, e se la stringe forte al petto. Sente di aver fallito. Non ha difeso sua sorella come meritava. È stato solo capace di sviare l’attenzione, non concludendo un cavolo, per di più. Non può neanche immaginare come debba sentirsi Mackenzie in questo momento, con l’intera scuola che crede che lei abbia fatto sesso con Hemmings nei bagni della scuola.
 
- Mi dispiace. Faccio schifo come fratello – s’incolpa il ragazzo.
 
Mackenzie ha una gran voglia di vomitare, in questo momento. Si sente svuotata. Non ha neppure la forza per picchiare suo fratello per l’immane cazzata che ha detto. – Non è vero – sussurra, con il viso schiacciato contro il petto del fratello, - sei il miglior fratello del mondo. Ed io sono così fiera di te, Mikey. Non sai nemmeno quanto – dice, prendendogli poi il viso tra le mani.
 
- Cristo! Mi stanno venendo le carie – smorza la tensione Calum.
 
I ragazzi scoppiano a ridere, e Lee Anne ne approfitta per fare la domanda che da mezz’ora a questa parte l’assilla. – Ragazzi, sapete dov’è finito Jason? – chiede, preoccupata di non aver visto il suo accompagnatore all’interno del locale.
 
La ragazza dai capelli lilla scatta sull’attenti, e – se n’è andato – le comunica.
 
- Come andato? Andato dove? – chiede agitata la castana.
 
- Ha detto qualcosa come il non voler frequentare l’intero gruppo degli sfigati. L’ho beccato mentre scappava dalla porta d’emergenza –
 
- L’hai seguito fino in bagno? – alza la voce Lee Anne. Non l’aveva mai fatto prima d’ora.
 
- Volevo sapere che intenzioni aveva. Gli ho detto di scegliere, e lui ha scelto di scappare – dice intimorita Mackenzie. Ha paura di aver fatto arrabbiare Lee Anne. Questa volta sul serio, però.
 
- Non ne avevi nessun diritto. Come ti sei permessa? Era una cosa mia. Dovevo occuparmene da sola – urla Lee Anne, iniziando a piangere per il nervoso.
 
A Mackenzie si spezza il cuore vederla così, - credimi, Lee, non volevo – cerca di toccarla.
 
- Stammi lontana, ok? Solo…stammi lontana finché non mi  passa – guarda Calum, e nel suo sguardo c’è l’implicita richiesta di riportarla a casa.
 
- Ok. Noi andiamo a casa. Ne riparlerete domani con più calma – annuncia Calum. Sale in macchina insieme ad Ashton e Lee Anne, e sfreccia verso casa della castana. Spera solo che le due si chiariscano al più presto, odia vederle litigare.
 
 
 
 
 
 


∾ Note d’autrice ∾

So che è corto, e molto probabilmente ora vorrete picchiarmi,
ma c’è una valida ragione se il capitolo finisce così.
Non volevo spezzare la successiva scena, né fare un capitolo troppo lungo,
così ho deciso di trasferire l’intera scena al prossimo capitolo.
 
Il prossimo capitolo sarà interamente Canzie (?), oddio faccio schifo con i nomi per le ship.
Se trovate un nome cristiano per la coppia Calum/Mackenzie, non esitate a dirmelo. Ve ne prego.
 
Ok, credo che ormai abbiate capito tutte che il tizio biondo nel bagno era Luke.
Michael però non lo sa – o almeno non ne ha la certezza -, complice la maschera, l’essersi tolto il piercing al labbro (e poi esserselo rimesso subito dopo), il non aver sentito il suono della sua voce. Insomma, diversi fattori.
Lucas in compenso ha dovuto inventarsi una balla con i suoi amici, e cosa c’è di più bello che sputtanare gente a random? Niente, esattamente. Per questo dice a tutti di essere stato insieme a Mackenzie, e tutti ovviamente gli credono.
 
Ok, ora mi darò alla clandestinità, metti caso qualcuno volesse farmi fuori xD.
 
Come sempre aggiornerò a 8 recensioni.
 
Ah! Grazie a tutte quelle che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate, ed hanno recensito la storia. Vi amo. Senza di voi adesso non sarei qui a scrivere questo spazio autrice.
E tranquille, prima o poi risponderò anche alle recensioni del 4° capitolo.
 
 
Vi adoro.
Baci, Snixx_94
 
 

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Capitolo 6
*** VI. Stronger ***


A Calum Hood,
e ai suoi enormi occhioni marroni,
perché senza di te questa storia non avrebbe vita.
E io non avrei nessuno su cui fangirlizzare.
 
 
 

 
 
VI. Stronger
 
 
 


Stronger than yesterday 
Now it's nothing but my way 
My loneliness ain't killing me no more 
I'm stronger 

 
- Britney Spears
 
 
 
 


 
Quel lunedì mattina Mackenzie si sentiva un vero schifo. Non era riuscita a parlare con Lee Anne nemmeno una volta, nonostante le diciotto chiamate e i trentanove messaggi che l’amica le aveva inviato. La castana aveva deciso di tenere il muso, e di farle sudare il perdono. Non le era scappato nemmeno un messaggino, cosa improbabile, se si conosce Lee Anne. Lei è quella che fa la telecronaca di ogni cosa che le succede, o che vede, non tralasciando nessun dettaglio, quando tempesta di messaggi la sua migliore amica. Anche se questa il più delle volte non le risponde.
 
Quella mattina Michael si era svegliato con tutta l’intenzione di far uscire di casa sua sorella. Da quando erano tornati dal Pattie’s diner, Mackenzie non era uscita dalla sua camera, aveva rifiutato il cibo che Michael le posava davanti la porta, e non aveva parlato con nessuno.
 
Michael si sentiva davvero in colpa nei confronti di sua sorella, perché non l’aveva difesa come meritava. Avrebbe dovuto picchiare Hemmings fino a fargli perdere conoscenza, sputtanandolo dicendo a tutti cosa gli aveva fatto nei bagni. O almeno, credeva.
 
Odiava vedere Mackenzie ridotta in quel modo. Lei adorava Lee Anne, anche se non lo dimostrava spesso, ed era l’unica vera amica che aveva. Inoltre, non aveva toccato cibo dalla sera del ballo. Anche se Michael aveva notato molto tempo prima che la sorella iniziava a scendere di peso, ed evitava i pasti.
 
Voleva aiutare sua sorella a reagire, per questo entrò in camera, spalancando le tende e permettendo alla luce di inondare la stanza. Iniziò a cantare a squarciagola Teenagers dei My Chemical Romance, togliendole il cuscino da sotto la testa e iniziando a prenderla a cuscinate.
 
- Vaffanculo, Michael – impreca la ragazza, coprendosi il viso con l’altro cuscino presente sul letto.
 
- Non vado da nessuna parte – risponde categorico Michael - e ora ti alzi, e scendi giù a fare colazione -
 
- Non voglio venirci a scuola – si lagna in risposta l’altra.
 
- Muoviti. Calum e Ashton saranno qui tra cinque minuti – le ordina il ragazzo.
 
- Ho detto che non voglio venire –
 
- Ed io ti ho fatto capire che non me ne frega un cazzo di quello che vuoi tu. Ora va’ a farti una doccia, puzzi come Ashton dopo tre ore di prove –
 
- Ehi, mi sento offeso – dice il diretto interessato, entrando nella stanza. – Non hai risposto al citofono, quindi siamo entrati – giustifica così la presenza sua e di Calum in casa. Alza le spalle e si avvicina alla collezione di cd di Mackenzie, - e quindi questa è la stanza dell’esperta di musica. Mi piace – esulta dopo un po’.
 
- Sei pregato di andartene a fanculo, Irwin – lo congeda non molto carinamente la ragazza.
 
- Uh, siamo irritabili stamattina –
 
- Lei è sempre irritabile – lo corregge Michael. – Cazzo, è tardi – impreca, guardando l’ora sul telefono.
 
- Allora andate – li caccia Mackenzie.
 
Michael non ci pensa nemmeno a lasciare sua sorella vegetare nel letto per un altro giorno ancora. – Voi andate a scuola. Io rimango qui e cerco di farla uscire di casa – dice. È l’unica soluzione possibile.
 
- Abbiamo il test di matematica alla seconda ora – gli ricorda Ashton. Non possono mancare assolutamente.
 
- Non posso lasciarla qui – gli fa notare Michael.
 
Calum e Mackenzie frequentano gli stessi corsi dal primo anno, quindi il ragazzo sa quando c’è qualcosa di importante da fare, e quando invece può mancare da scuola, per questo – oggi non abbiamo niente di importante, posso stare io con lei – si propone il moro.
 
- Devo ricordarti che siamo in macchina con te?! Noi come ci arriviamo a scuola? – chiede Ashton, grattandosi i capelli al di sotto della bandana.
 
- Vi accompagno, e poi torno qui – alza le spalle come se fosse la cosa più facile del mondo. Ha tralasciato un dettaglio però, Mackenzie non ha intenzione di muoversi dalla sua stanza.
 
Occhi chiusi, cuscino premuto contro il viso, e – non ti scomodare, Hood. Non ho intenzione di alzarmi da qui – lo avvisa la ragazza. La voce ovattata per via del cuscino.
 
- Invece ora noi andremo a scuola, e quando Calum tornerà, farai meglio ad essere già vestita, chiaro? Oppure dico tutto alla mamma – la ricatta il fratello.
 
- Sei un ricattatore del cazzo – lo insulta Mackenzie.
 
- È il mio lavoro – le sorride, sfottendola. – E ora vai a lavarti. Puzzi – ripete, uscendo dalla porta. Ashton lo segue al piano inferiore, mentre Calum rimane piantato sulla porta.
 
Si gira verso la ragazza, e – torno tra una ventina di minuti. Fatti trovare pronta – l’avvisa, dopodiché scende le scale ed esce di casa.
 
La porta sbatte. Un rumore sordo che fa sentire Mackenzie più sola di quanto in realtà non sia. C’avrebbe giurato che Michael si sarebbe intestardito, obbligandola ad abbandonare la sua stanza, e tornare a scuola. Ma lei a scuola non ci voleva tornare. Non voleva dover far finta di non sentire i discorsi che la ritraevano come una facile, e le battute squallide che sicuramente le avrebbero rivolto alle spalle. Soprattutto non voleva affrontare tutto questo senza il sostegno della sua migliore amica. Lee Anne le mancava come ti manca la terra sotto i piedi durante un terremoto. Le mancava la sua migliore amica più di ogni altra cosa al mondo, anche se non si era affatto pentita delle parole dette a Bricks. Il fatto è che Lee Anne non capiva che l’aveva fatto per proteggerla; per evitare che il ragazzo le spezzasse il cuore.
 
La casa è silenziosa quando Mackenzie si alza dal letto. La sera prima sua madre le aveva parlato di qualcosa come un doppio turno, per mancanza di personale, per questo non l’avrebbe vista per tutto il giorno. L’idea iniziale era quella di rimanere sotto le coperte finché qualcuno non l’avesse chiamata, dicendole che Luke Hemmings era finito schiacciato sotto un camion, o che tutta la scuola avesse magicamente perso la memoria, ma poi Michael si era messo in testa di farla uscire di casa. Ed ora aveva passato il testimone a Calum.
 
Il corridoio di casa Clifford era bianco con qualche sprazzo di colore qua e là, dove erano appese le foto di famiglia. Da quando il padre se n’era andato, la signora Clifford aveva fatto sparire da dentro casa ogni traccia della sua esistenza. Aveva bruciato tutte le foto che la ritraevano assieme al marito, nascosto tutte quelle in cui era presente, e messo in bella mostra solo quelle con Michael e Mackenzie, chiarendo a chiunque fosse entrato in casa, che la famiglia Clifford erano loro tre. E che a loro bastava così.
 
Mackenzie reprime un conato di vomito, quando ripensa al giorno in cui sua madre è tornata a casa e li ha trovati seduti sul divano, con Michael che piangeva soffocando i singhiozzi contro il cuscino. Si era inginocchiata accanto a lui, chiedendogli cos’avesse, e Michael le disse solamente una parola: andato.
 
All’inizio non capì a cosa Michael alludesse, ma poi la voce sprezzante di Mackenzie le chiarì il tutto. “Daryl se n’è andato” le disse la ragazzina con espressione fredda, chiamando suo padre per nome. Daryl se n’è andato.
 
Karen Clifford era una donna particolarmente forte, che non si faceva scoraggiare da niente, per questo, dopo aver consolato suo figlio, l’unica cosa che fece fu far sparire tutte le tracce dell’uomo che fino alla sera prima dormiva accanto a lei. Per un po’ stette male, accusando una leggera forma di depressione, dovuta più al fatto del sentirsi in colpa verso i figli, che all’abbandono del marito. Il matrimonio dei coniugi Clifford era come la maggior parte dei rapporti tra persone adulte, erano rimasti insieme per il bene dei figli, anche se ormai non provavano più nulla l’uno per l’altra.
 
Mackenzie si risvegliò di colpo, sentendo la porta principale sbattere, e dei passi salire su per le scale. Gli occhi le pizzicavano in una maniera fastidiosa, come non facevano da anni. Una delle poche volte in cui aveva pianto seriamente per qualcosa, era quando suo padre se n’era andato. Non lo aveva fatto né davanti a Michael, né davanti a sua madre, ma lo aveva fatto due sere dopo l’accaduto, quando si accorse che sua madre le aveva fatto sparire la foto posta sul comodino. Foto che la ritraeva all’età di cinque anni con una chitarra in mano, con suo padre dietro che le insegnava dove mettere le mani. Pianse tutta la notte, soffocando le lacrime nel cuscino, chiedendosi il motivo di quella decisione improvvisa. Non riusciva a spiegarsi perché suo padre li avesse abbandonati. Se fosse stata colpa del suo carattere vivace, o perché Michael aveva raccontato loro di aver baciato un bambino della sua classe durante un gioco di ruolo. O se la colpa fosse della vita che conducevano, forse non abbastanza agiata per lui.
 
Quella fu l’ultima volta che Mackenzie si fece quelle domande, l’ultima volta che pianse per suo padre, ma soprattutto l’ultima volta che pensò a suo padre come ad un padre, e non come ad un uomo che le aveva rovinato la vita.
 
Si porta una mano a strofinare gli occhi quando si rende conto della presenza di Calum alle sue spalle. – Ancora non ti sei vestita?! – sbuffa il ragazzo.
 
- S-scusa. Ora vado – dice con voce tremolante. Calum sente che qualcosa non va, Mackenzie è strana da parecchi giorni, cioè, più strana del solito.
 
Vede le sue mani correre a gli occhi, come a cercare di cancellare qualcosa di cui si vergogna. Sa che lei odia essere toccata, soprattutto da lui, ma non riesce a trattenersi, bloccandola così per un braccio. – Kenny, cos’hai? – chiede preoccupato, e anche un po’ intenerito. Mackenzie con le difese abbassate, senza trucco, e con gli occhi lucidi, è la visione più adorabile del mondo. Calum si sente parecchio in colpa a pensarlo, perché è evidente che la ragazza stia soffrendo, però non fa a meno di ricordarle la Mackenzie di una volta.
 
La prima volta che conobbe Mackenzie fu al parco giochi vicino la scuola, aveva cinque anni. Lui e Michael erano già amici, anche se Michael era di un anno più grande, ma il moro non aveva mai visto la sorellina del suo amico. Michael non faceva altro che ripetergli quanto Mackenzie fosse divertente, e carina, e per niente lagnosa, cosa impossibile per una bambina di quell’età. E Calum ci credeva, e non vedeva l’ora di conoscerla, perché per parlarne così tanto, quella bambina doveva essere veramente unica.
 
La vide per la prima volta in classe, quando la presentarono come una nuova alunna. Fino all’ora non aveva frequentato la scuola perché troppo piccola, ma ora che aveva compiuto cinque anni poteva benissimo andarci, e fare amicizia con i bambini della sua età.
 
Quando la maestra disse il suo nome, a Calum s’illuminarono gli occhi. Finalmente aveva visto la fantomatica sorellina di Michael, e ora poteva dare ragione al suo amico, dicendo quanto carina la sorella fosse in realtà. Sfortunatamente la maestra mise Mackenzie vicino ad un altro bambino. Un biondino di nome Luke, se non ricordava male.
 
Ebbe la fortuna di conoscerla proprio quel pomeriggio, mentre sua madre e la signora Clifford parlavano di ricette, sedute su una panchina del parco. Michael e Mackenzie stavano facendo una gara su chi andasse più in alto sull’altalena, quando il più grande decise di sfidare la sorellina a saltare giù dall’altalena mentre questa ancora era in corsa. Inutile dire che Mackenzie accettò senza batter ciglio, solo che l’atterraggio non fu come se l’aspettava. Finì in ginocchio su alcuni ciottoli bianchi, sbucciandosi un ginocchio. Quando Calum si avvicinò per vedere come stava, la bambina era sull’orlo delle lacrime, e il moretto non poté fare a meno di pensare che anche se era un po’ lagnosa come tutte le bambine, era comunque la più divertente, e la più carina che avesse mai visto.
 
Si presentò, aiutandola ad alzarsi, mentre Michael arrivava di corsa. “Ehi, non piangere. Un po’ di acqua e passa tutto” le disse Calum, consolandola. Lei di tutto punto scoppiò a ridergli in faccia, dicendo che stava piangendo per aver sbagliato il salto, e non perché si era sbucciata un ginocchio, e che lei non era come quelle bambolette che piangevano per ogni cosa. Poi senza preavviso gli baciò la guancia, lasciandolo lì imbambolato, e correndo verso una ragazzina dalle trecce castane.
 
Una volta che Michael gli fu vicino, l’unica cosa che disse fu: un giorno la sposerò.
 
 
Un giorno la sposerò. Cazzo, se erano cambiati i suoi pensieri da allora. Da bambino voleva sposarsela, ora voleva solamente strozzarla. Certo, non erano sempre quelli i suoi pensieri però…
 
- Perché ridi? – gli chiede la ragazza, vedendolo assorto nel suo mondo.
 
A Calum s’imporporano leggermente le guance, - pensavo alla prima volta che ci siamo conosciuti – ammette, puntando lo sguardo sulle proprie Vans nere.
 
- Oh, sì, quando pensavi che piangessi per il ginocchio –
 
Calum sbarra gli occhi sorpreso, non credeva che Mackenzie se ne ricordasse. – Te lo ricordi? – chiede allora Calum allibito.
 
- Certo che me lo ricordo – alza le spalle la ragazza, - sono anni che ti sopporto, dovrò pur maledire il giorno in cui ti ho conosciuto – gli sorride. E quel sorriso è tutto, tranne che di scherno. È un sorriso dolce, difficile da vedere sul viso di Mackenzie, ma un sorriso che gli trasmette tutto l’affetto di cui la ragazza è capace.
 
- Ah ah – le fa il verso l’altro, - ora muoviti a vestirti, che devo portarti in un posto – le dice prima di scendere le scale. Mackenzie sente un tonfo. Probabilmente Calum si è buttato sul divano come suo solito. Ed è caduto, come al suo solito.
 
La casa viene inondata dalla voce di Grant Bowler, la voce narrante del programma televisivo Airport Security. È il programma preferito di Calum, tant’è che guarda una stessa puntata anche dieci volte di seguito, se gli capita. Mackenzie si è sempre chiesta cosa ci trovasse in quel programma, visto che secondo lei è pura spazzatura, ma lui continua a guardarla male ogni volta che glielo fa notare, quindi ci ha perso le speranze.
 
Non lo ammetterebbe mai nemmeno sotto tortura, ma le piace il fatto che ci sia Calum in casa. Riempie quel silenzio persistente che si crea spesso, anche se lo riempie con le sue risate, le grida di esultazione, e la voce di Grant Bowler.
 
Mentre si fa la doccia, pensa a quanto Calum sia paziente con lei. A quest’ora Michael avrebbe già sbraitato, spingendola fuori di casa anche in pigiama; mentre Calum è lì che aspetta, e non le mette alcuna pressione. Rispetta i suoi tempi, e lei non può far altro che essergliene grata. Non che Michael non ci tenga a lei, anzi, sa che si comporta così per farla smuovere. Perché le vuole bene, e non vuole vederla così giù, e lei apprezza anche quello.
 
Quando scende in salotto per avvisare Calum che è ancora viva, e che anche se non è pronta per uscire lo farà comunque, lo trova intento a divorare un enorme muffin ai mirtilli. – Scusami, è che avevo fame – si giustifica il ragazzo, mantenendo una mano davanti la bocca per aiutarsi a mantenere l’intero muffin in bocca.
 
- Fa’ pure – ride Mackenzie.
 
- Possiamo andare? – chiede allora Calum, cercando di non dare a vedere quanto le piaccia Mackenzie vestita in quel modo. Indossa una semplice canotta bianca con sopra una camicia a quadri bianca e nera, degli skinny jeans neri, e le sue immancabili converse. Gli occhi come sempre sono appesantiti da dell’ombretto nero. Calum nota qualcosa di familiare nel suo abbigliamento. – Aspetta un momento, quella non è la camicia di Michael? – la ragazza le fa cenno di sì con la testa, - e quelli sono i pantaloni che ti ho prestato alla festa – constata, ricevendo un verso d’approvazione in risposta.
 
- Te lo ricordi? Wow, non lo credevo possibile – lo prende in giro Mackenzie, - e comunque se li rivuoi indietro, quando torno a casa te li lavo e poi te li restituisco?! – dice, sfregando le mani sulla stoffa che le ricopre le gambe.
 
- No. Tienili pure. Tanto a me neanche vanno più – si gratta il retro del collo imbarazzato. – Ehm, ho appuntamento tra mezz’ora da una parte, quindi è meglio se andiamo – la informa. Sa che la sua frase suona piuttosto ambigua, ma non vuole rivelarle dove andranno. È riuscito a prendere appuntamento all’ultimo momento, mentre accompagnava Michael e Ashton a scuola, e il proprietario del negozio gli ha detto di muoversi ad arrivare, perché l’agenda era stracolma e lui era super impegnato.
 
Mackenzie segue Calum controvoglia fuori di casa. L’idea di uscire non l’alletta più così tanto, e sta pensando di strozzare Calum con le sue stesse mani. Non ci pensa nemmeno a fare il terzo incomodo mentre lui ha un appuntamento con un’altra. – Senti, Hood, seriamente, non voglio farti da spalla ad un appuntamento – sbuffa scocciata la ragazza.
 
E Calum ride. Ride talmente tanto che gli escono le lacrime. Ride talmente tanto forte che sovrasta perfino la voce di Ariana Grande alla radio. – Non…io…oddio… – non riesce a parlare per il troppo ridere.
 
- Vaffanculo! – gli dice allora la ragazza.
 
Sta per scendere dalla macchina, quando - aspetta! – grida per farla fermare, - non è quel tipo di appuntamento – spiega, sperando che lei ci ripensi e rimanga in macchina.
 
La portiera emette un rumore sordo, - se mi stai fregando, giuro che ti ammazzo – lo minaccia, incrociando le braccia al petto e guardando fisso davanti a se.
 
Nell’abitacolo c’è un silenzio opprimente, fatta eccezione per la radio che canta in sottofondo. Calum vorrebbe riempirlo con delle parole, anche di canzoni, ma l’unica cosa che si sente di fare è quella di rimanere in silenzio e aspettare che sia Mackenzie a parlare. Vorrebbe chiederle come si sente, se ha chiarito con Lee Anne, dov’era andata a finire durante il ballo…tutte domande a cui lei non risponderebbe, ma di cui tanto lui conosce già le risposte. Si sente di merda; no, non ha chiarito con Lee Anne; e alla terza non sa rispondersi, ma sa che non era con Hemmings, su questo può scommetterci il suo basso. E non c’è niente di più importante del suo basso, per Calum.
 
Viene distratto dal rumore di qualcosa che cade, e non fa in tempo a girarsi che Mackenzie ha già imprecato contro colui-che-ha-creato-i-cruscotti-delle-macchine. Il cd dei Blink è a terra, mentre Mackenzie mantiene in equilibrio sulle ginocchia gli altri dodici cd presenti in macchina. E sì, Calum ha contato i suoi cd, così sa quando Michael o Mali-Koa li prendono in prestito; e per prestito si intende prenderli senza chiederlo, e poi restituirli dopo ventiquattro mesi, tipo prestito bancario a breve, solo che gli interessi li paga lui, e sono sempre sotto forma di graffi, o di copertine strappate.
 
Mackenzie rinfila non molto delicatamente i cd nel cruscotto, e si piega a prendere quello dei Blink che è finito sotto il sedile. – Ehi, sii delicata con i miei bamb- - il ragazzo vorrebbe rimproverarla, ma l’unica cosa che riesce a fare è rimanere a corto di saliva quando nota la pelle bianca lasciata scoperta dalla canottiera.
 
La ragazza si rimette in piedi, esultando per la vittoria. Infila il cd nello stereo, e alza la musica ad un volume illegale.
 
Inizia a cantare seguendo le parole, e non s’interessa nemmeno se Calum la sta guardando e la pensa matta, perché quando Mackenzie ascolta la musica, non c’è pensiero che la sfiori minimamente. Si accorge solo che il ragazzo di fianco a lei sta picchiettando le dita sul volante, e che quindi proprio così fastidiosa non lo è.
 
- Eccoci arrivati – dice Calum, fermando la macchina dopo un’infinità di tempo. Mackenzie crede persino che non siano più a Sidney, ma poi alza lo sguardo contro l’enorme edificio in mattoni rossi davanti cui ha parcheggiato Calum, e si accorge di essere già stata lì in più di un’occasione.
 
Il negozio di tatuaggi “Ink Art.” occupa i primi due piani del palazzo, da fuori si possono ammirare i tatuatori al lavoro, visto che il negozio ha le pareti a vetro. – Hai preso appuntamento per un tatuaggio? – chiede Mackenzie eccitata.
 
Calum non le risponde, ed inizia a camminare verso l’entrata. – In realtà, ne ho prenotati due – le confessa quando ormai sono davanti alla reception.
 
Una ragazza bionda con gli occhi azzurri sorride ai due. – Ehi, ragazzi, come mai qui? – cinguetta, facendo il giro del bancone ed abbracciandoli.
 
- Niente di che, Tam. Abbiamo prenotato due tatuaggi – le risponde Calum. – Puoi vedere se Gregor è disponibile? – cerca di distrarla per allontanarla da Mackenzie. Non che alla ragazza non sia simpatica, solo che non ama essere toccata, tutto qui.
 
Tammy, detta Tam, aveva concluso il liceo l’anno prima, ed ora lavorava per lo studio da tatuatore di suo zio. Faceva la receptionist, ma il suo più grande sogno era quello di diventare tatuatrice. Per questo si divideva tra il lavoro e le lezioni private che suo zio, Gregor, le impartiva per insegnarle il mestiere. L’anno prima faceva parte del loro gruppo, in un certo senso. Tam era troppo strana per i liceali del Norwest Christian College, e gli unici che non la trovavano così stramba erano loro, quindi si era aggregata al gruppo. Non che uscissero insieme o cose simili, ma la ragazza sedeva con loro durante il pranzo e a ricreazione, e a  lei questo sembrava bastare. A pensarci bene, dispiaceva un po’ a tutti non averla inclusa di più nel gruppo, anche perché la ragazza si intendeva abbastanza di musica, ed era appassionata di tatuaggi; proprio come loro.
 
- Ehi, Cal, come ti va? – lo saluta un uomo con un eccentrico ciuffo verde. – Dov’è Clifford? – chiede poi.
 
- Oh, no, non sarà Michael a farsi il tatuaggio – rivela il moro, indicando Mackenzie.
 
- Eh? – chiede la ragazza scioccata. Ha sempre voluto un tatuaggio, ma sua madre non le ha mai permesso di farlo.
 
- Quindi sarà la piccola Clifford a farsi marchiare la pelle, eh?! – dice l’uomo con uno sguardo eccitato. – Aspettavo questo momento da un secolo –
 
- No no. Fermi tutti. Io non mi farò nessun tatuaggio, non voglio essere reclusa in casa per tutta la vita – chiarisce le cose Mackenzie. Calum ghigna, e lei vorrebbe solo mandarlo a quel paese. – Cosa cazzo ridi? Sai che voglio un tatuaggio. Mi hai portato qui per farmi rosicare, non è vero? – urla contro il moro.
 
- Sei un’idiota, Mac – Calum scuote la testa come a sottintendere la cosa, - non ti avrei mai portato qui senza il permesso di tua madre. Cioè, in realtà il permesso me l’ha dato Mike, ma tua madre è d’accordo. Voleva regalartelo per il compleanno, ma visto come sono andate le cose negl’ultimi tempi, ha deciso di anticiparti il regalo ad ora – le spiega il ragazzo.
 
- Non stai dicendo sul serio, vero? – non ci può assolutamente credere. Calum annuisce, e lei senza pensarci due volte gli si fionda tra le braccia. Lo stringe così forte che le braccia le fanno male, ma è disposta a sopportare un po’ di dolore, se la ricompensa è stare tra le braccia di Calum Hood.
 
Calum sorride al gesto della ragazza. Vorrebbe tenerla stretta un altro po’, ma Gregor li richiama all’ordine, chiedendo alla ragazza cos’ha intenzione di tatuarsi. – Allora, idee? –
 
- Oddio, non ne ho la più pallida idea – sta andando nel panico.
 
- Basta che non sia il dragone del cantante dei Red Hot Chili Peppers sull’avambraccio – la prende in giro Calum, ricordandole quando, all’età di nove anni, se n’era uscita con la frase “voglio il suo dragone. Proprio qui” indicando prima il cantante sullo schermo, e poi il suo braccio. Successivamente scoprirono che il tatuaggio non rappresentava un dragone, bensì una tigre, e Mackenzie ci rimase talmente male che non ascoltò i Red Hot Chili Peppers per tre lunghi mesi.
 
- Puoi pensarci mentre tatuo Calum – propone Gregor, facendogli segno di seguirlo.
 
- Allora, cosa ti tatuerai? – gli chiede la ragazza sinceramente incuriosita.
 
- Una piuma. Qui, sulla clavicola – indica la parte destra del corpo.
 
- Sei sicuro, Cal? Farà male – lo mette in guardia Gregor.
 
- L’ho già fatto, e non ha fatto così male – dice, riferendosi al 2012 tatuato in numeri romani che ha sulla clavicola sinistra.
 
- Questo due anni fa. Eri decisamente meno in forma di adesso – lo sbeffeggia Gregor.
 
- Mi stai dicendo che ero grasso? –
 
- Ti sto dicendo che avevi solo un po’ di ciccia in più, tutto qui – alza le spalle, e poi si gira a preparare la macchinetta per eseguire il tatuaggio. Calum gli fa vedere una foto di come lo vorrebbe, e allora Gregor gli dice di lasciare aperta la foto, disegnandone una praticamente identica sul petto del ragazzo. – Ora inizio il tatuaggio. Non muoverti, e se senti dolore stringi la mano della piccola Clifford – gli consiglia, iniziando il suo lavoro.
 
- Oh, certo. Fa’ pure – concede Mackenzie al moro, sedendosi vicino a lui. Poggia la mano sul bracciolo del lettino in caso Calum avesse il bisogno di stringergliela. E non sa perché, ma spera tanto che lui lo faccia. Forse Calum inizia a piacerle più del dovuto, e questo non va affatto bene; primo perché è amico di suo fratello, e secondo, ma soprattutto più importante, perché è il migliore amico di suo fratello. Non che Michael si faccia problemi comunque, pensa la ragazza.
 
- Cazzo! – impreca Calum, prendendo d’impeto la sua mano, e stringendola.
 
A Gregor basta solo un’occhiata per capire che Calum non sta soffrendo, ma sta solo facendo finta per avere un contatto con la piccola Clifford. Per questo non può far a meno di sorridere, pensando che lui ha fatto sempre il tifo per loro, da quando li ha visti per la prima volta, a quindici anni, varcare la soglia del suo studio. – Fatto – enuncia con enfasi. Fa alzare Calum dal lettino, e lo spinge seduto su una sedia, - Tammy ti coprirà il tatuaggio. Ti piace? – chiede a Mackenzie, notando che non smette un attimo di fissare il ragazzo.
 
- Eh? Oh, sì sì. Fighissimo – si complimenta con l’uomo.
 
Una volta che Tammy ha finito di coprire il tatuaggio di Calum, Gregor li richiama per eseguire il tatuaggio di Mackenzie. – Allora, hai scelto cosa tatuarti? – le chiede impaziente. Non vede l’ora di scrivere sulla pelle diafana della piccola Clifford.
 
La ragazza si toglie la camicia, e – sì. Lo voglio qui – dice alzandosi la canottiera, per mostrare il punto in cui vuole il tatuaggio. – Voglio la scritta “stronger than yesterday”, in una calligrafia pulita e ordinata. Niente sfarzi; non mi piacciono le cose sfarzose – comanda al tatuatore.
 
- Sicuro – l’appoggia Gregor, - bella scelta – si complimenta poi. La fa stendere sul lettino, e inizia a disegnarle la scritta sulla parte alta del fianco sinistro. Il tatuaggio parte da sotto il seno, e arriva a circondare la costola. – Calum vieni qui, e stringile la mano – gli ordina l’uomo.
 
- Arrivo – dice Calum, prima di sedersi accanto alla ragazza, come poco prima lei aveva fatto con lui. Solo che stavolta Mackenzie sentirà veramente dolore. È il suo primo tatuaggio, e non ha scelto un posto molto indolore dove farlo.
 
Tante imprecazioni da parte di Mackenzie, e tante parole di incoraggiamento da parte di Calum dopo, la ragazza è soddisfatta della sua scelta, e dispiaciuta per aver quasi rotto la mano al moro. Lui non aveva fatto altro che tenerle la mano, non lamentandosi neanche una volta per la stretta troppo forte, o per le parolacce che la ragazza gli rivolgeva ogni volta che cercava di darle conforto.
 
Aveva amato condividere quel momento assieme a lei. Nessun’altro avrebbe mai potuto vederla così eccitata per qualcosa, e questo lo gratificava.
Era stato un momento solo loro, di cui Calum si sarebbe ricordato per sempre.
 
Una volta pagato i tatuaggi, Calum decide di portare Mackenzie a pranzo fuori.
Sono seduti ad uno dei tavolini del Pattie’s diner. Quando Pattie li ha salutati non ha accennato all’episodio della sera del ballo, e di questo, Mackenzie non può che essergliene grata. Prende le loro ordinazioni e sparisce dietro il bancone del locale.
 
- Non credi che dovresti prendere qualcos’altro? Un’insalata è troppo poco, e non hai nemmeno fatto colazione ‘sta mattina – si preoccupa Calum. La vede molto dimagrita rispetto a quest’estate.
 
- Hood, non preoccuparti – lo rassicura. Sbuffa e – cos’è ‘sta roba? – chiede con faccia disgustata, riferendosi alla musica che risuona nel locale.
 
- È Taylor Swift, tesoro – dice Pattie, posando da bere sul tavolo. – Una troietta di dimensioni bibliche, ma la canzone è piuttosto carina – ammette sorridendo. Mackenzie scoppia a ridere nello stesso istante in cui Pattie dà della troietta alla cantante, mentre Calum quasi non si strozza con la sua stessa saliva.
 
- Sei unica, Pat – dice il moro.
 
- Allora, come mai qui tutti soli? Hai finalmente avuto il coraggio di chiederle di uscire? – domanda la donna al ragazzo. Gli fa l’occhiolino per sottolineare la domanda, come se l’imbarazzo non fosse già abbastanza.
 
- In realtà stamattina Calum mi ha accompagnato da una parte -  risponde Mackenzie, - puoi cambiare ‘sta merda?! – cambia discorso, insultando la canzone.
 
- Se non volete dirmi del vostro appuntamento basta dirlo, non sono una che si impiccia – sbuffa la donna, neanche fosse una bambina di cinque anni. Calum e Mackenzie alzano un sopracciglio nello stesso momento.
 
- Ma se sei stata tu a dire a tutti quanti di me e Luke – dice la ragazza risentita. Calum grugnisce in risposta. Non crede che accetterà mai quel periodo della vita di Mackenzie.
 
- Ok, ho capito – alza le mani in segno di resa, - vado a vedere se sono pronte le vostre ordinazioni – dice, girando sui tacchi.
 
Torna poco dopo con il loro pranzo. – Giochiamo ad obbligo o verità? – Calum cerca di aprire un discorso, visto che la ragazza continua a guardare il piatto, giocando con l’insalata al suo interno.
 
- Verità – sceglie Mackenzie, facendo rimanere il moro sbigottito. Si aspettava un “vaffanculo, Hood!”, non un consenso da parte sua.
 
- Come ti senti? –
 
- Questa non è una domanda da obbligo o verità – sbuffa la ragazza.
 
- Lo è, dato che non mi risponderesti sinceramente. E poi il gioco è mio, quindi decido io le domande da farti. Ora rispondi – le ordina Calum.
 
- Ok. No, non sto affatto bene – risponde la ragazza. Calum cerca di controbattere, ma – ora è il mio turno – lo interrompe Mackenzie. – Perché ti sei offerto di accompagnarmi? Io ti sto sul cazzo –
 
- Non ho scelto verità – le fa notare Calum, poi però le risponde comunque - perché volevo passare del tempo con te. E non è vero che mi stai sul cazzo – le rivela il ragazzo sorridendole. Non le dà neanche il tempo di parlare, che già le sta ponendo la domanda successiva – allora, obbligo o verità? –
 
- Volevi passare del tempo con me? – chiede la ragazza confusa.
 
- Ora è il mio turno di fare domande, quindi, obbligo o verità? – la ragazza le risponde verità, e lui non perde tempo a chiederle quello che lo logora da due giorni a quella parte – dove sei stata la sera del ballo? So che non eri con Luke –
 
- Sono salita sul tetto della scuola – rivela, abbassando lo sguardo. Quando lo rialza trova Calum che la fissa terrorizzato, e capisce che il moro ha frainteso le sue parole – non volevo fare nulla, solo prendere un po’ d’aria. Credimi –
 
Calum rilassa le spalle, prima di dire – verità. Pondera bene la tua domanda, mi raccomando –
 
- Davvero non ti sto sul cazzo? – chiede la ragazza senza pensare. Sa’ che ha sprecato un’occasione irripetibile, ma non è riuscita a trattenersi.
 
- No, sarebbe impossibile – le sorride Calum.
 
- In che senso? – chiede allora Mackenzie.
 
- Ehi, la tua domanda l’hai già fatta – Calum gonfia le guance in modo adorabile, questo almeno è quello che pensa Mackenzie. – Comunque non ti odio, anzi…ci tengo a te. Dopotutto ti conosco da una vita – ammette il ragazzo. Arrossisce quando si rende conto di quello che ha detto, ma ormai è troppo tardi per rimangiarsi le parole.
 
- Anch’io ci tengo – sussurra Mackenzie, abbassando lo sguardo per l’imbarazzo.
 
Calum sorride intenerito a quella scena, anche se Mackenzie non può vederlo. – Obbligo o verità? – rompe il silenzio. Si porta una patatina alla bocca, e inizia a mangiucchiarla lentamente.
 
- Verità – decide la ragazza. Sa’ di essere noiosa, ma non osa immaginare quale potrebbe essere l’obbligo che Calum le affibbierà.
 
- Noiosa – si lamenta allora Calum, però poi ride subito dopo, quindi Mackenzie non se la prende poi così tanto. Continua a guardarlo, mentre il moro fa sparire ogni traccia di riso dal suo volto, tornando serio. – Da quant’è che non fai un pasto decente? – chiede preoccupato. Prova anche ad avvicinare la mano a quella della ragazza, ma lei la scansa di botto.
 
- Obbligo – cambia idea Mackenzie. Non vuole rispondere alla domanda, nel modo più assoluto.
 
- Ti obbligo a rispondere alla domanda – la frega allora Calum.
 
- Non puoi, è come se non me l’avessi mai fatta – lo sfida Mackenzie. Le mani iniziano a sudarle, e la testa a girare.
 
- Allora ti obbligo a mangiare tutte le mie patatine – dice Calum, sbattendo il pugno sul tavolo per la frustrazione. Mackenzie salta per lo spavento, e inizia a tremare leggermente.
 
- Perché non puoi scegliere un obbligo normale? Che ne so, baciarti o baciare qualcun altro? Perché devi sempre rovinare tutto? – gli chiede la ragazza con ormai le lacrime a gli occhi. Ci prova ad essere forte, ma Calum sa’ quali tasti toccare per farla stare male.
 
- Perché ci tengo, e non voglio vederti ridotta a quel modo. Ti ricordi com’è stato? Non eri la Mackenzie di sempre, ed io non voglio vederti così – Calum alza la voce per la rabbia, e perché spera che in quel modo le parole arrivino dritte al cuore della ragazza.
 
- Io un fratello ce l’ho già, non mi servi pure te – sputa cattiva la ragazza. Sa’ di far del male a Calum con quelle parole, ma non vuole un’altra persona che si preoccupi per lei.
 
Calum le blocca le mani sul tavolo, tra le sue. Non vuole che se ne vada, e vuole capire cosa faccia star così male Mackenzie. – Non provarci, tanto non funziona. Io non vado da nessuna parte, e non me ne frega un fottutissimo cazzo se pensi di volere il contrario, anche perché sai che c’è? Tu non vuoi veramente allontanarmi. Vuoi solo vedere se ho le palle di restare, e se non farò come tuo padre. E…notizia flash: io non sono Daryl. Io non ti lascio – ammette il ragazzo, stringendole le mani. Mackenzie emette un verso strozzato, e Calum capisce di aver stretto con un po’ troppa forza. – S-scusa – dice, mollando la presa.
 
Io non ti lascio. Io non sono Daryl. Io non ti lascio. Non ti lascio.
 
I pensieri nella testa di Mackenzie sono così forti che si accavallano gli uni sugli altri, non facendole capire niente. Vorrebbe dire tante di quelle cose a Calum…che non l’ha mai paragonato a suo padre, che non l’ha mai odiato, che l’ha sempre voluto accanto, che non ha mai pensato che potesse lasciarla… Ha sempre pensato a lui e Michael come una cosa sola, non c’era posto dove Michael andasse in cui non fosse presente anche Calum, e viceversa. Calum è sempre stato una costante nella sua vita, così come Michael e Lee Anne. Lee Anne. Erano solo due giorni che non la sentiva, ma sembravano passati mesi. Aveva bisogno di parlarle, di confidarsi con lei…di dirle quello che iniziava a provare all’altezza dello stomaco ogni qual volta Calum gli era troppo vicino.
 
A quei pensieri le lacrime iniziarono a riempirle gli occhi, facendola sentire ancora più stupida di quanto già non fosse. Per un momento strinse la mano del moro, lasciandola andare nell’istante stesso in cui Calum gliela strinse di rimando. Si alzò dal tavolo, correndo verso l’uscita del locale, senza nessun ostacolo a fermarla.
 
Calum era rimasto seduto al tavolo, con le mani ferme sul tavolo e la schiena rigida. Continuava a fissare il punto in cui poco prima erano poggiate le mani della piccola Clifford, pensando a quanto stupido fosse stato.
Sapeva che affrontare Mackenzie di petto non avrebbe risolto niente, Michael gliel’aveva detto tante di quelle volte, ma lui voleva provarci comunque.
Non le era corso dietro solo perché sapeva che la ragazza gli avrebbe mollato un pugno sul naso, e che aveva bisogno di sbollire, da sola.
 
 
A: Kenny
 
Ti prego, dimmi solo che non farai cazzate.

 
Scrive preoccupato, mentre lascia i soldi del pranzo sul tavolo. Corre verso l’uscita e sale in macchina. È tentato di andarla a cercare, batterebbe a piedi tutta Sidney pur di trovarla, ma sa’ che non sarebbe la cosa giusta da fare. Conosce Mackenzie, e sa’ bene quanto questa sia rancorosa nei confronti di chi cerca di controllarla.
 
Il telefono vibra sul sedile della macchina, purtroppo però non è chi si aspettava che fosse.
 
 
Da: Mikey
 
Non crederai mai a chi si è presentato per il provino da leader vocal… o_o
 
 
Da: Mikey
 
Ti ricordi che oggi le prove sono da me, sì?!
 
 
Calum vorrebbe rispondergli che lui si ricorda sempre di tutto, e che non gliene frega una beata minchia di chi si è presentato al provino; in questo momento la band è l’ultimo dei suoi pensieri. Sta per partire alla ricerca di Mackenzie, quando uno squillo lo distrae dai suoi pensieri.
 
 
Da: Kenny
 
Ci vediamo più tardi a casa. Non preoccuparti per me, starò bene.
 
 
Il moro tira un sospiro di sollievo, accasciandosi contro il sedile dell’auto. La voglia di andarla a cercare è ancora forte, ma non può farsi vincere dal suo istinto, per questo sbuffa e scrive un messaggio a Michael.
 
 
A: Mikey
 
5 minuti e sono lì. Non vedo l’ora di vedere chi si è presentato ;)
 
 
Dopodiché accende il motore, e guida verso casa Clifford.
 
 
 
 


 
 
∾ Note d’autrice ∾
Scusatemi per il ritardo, che poi tanto ritardo non è, se mi conoscete abbastanza.
Ho avuto un blocco, e non sono riuscita ad andare avanti. Avevo già la prima parte del capitolo pronto, ma mi sarebbe sinceramente dispiaciuto darvi da leggere solo quella parte, così ho cercato di finirlo il prima possibile.
 
E niente, qui troviamo la storia della famiglia Clifford, cui avevo accennato qualcosa al terzo capitolo se non sbaglio. Inoltre si parla un po’ di cosa sta capitando a Mackenzie, e di cosa le è capitato in passato. Se immaginate cos’è, non esitate a dirmelo.
 
Il capitolo è interamente Canzie (?) – ok, sta iniziando a piaciucchiarmi questo nome – e spero che lo abbiate apprezzato, se così non fosse, potete prendermi liberamente a pomodorate in faccia.
Ho adorato scrivere la parte dei tatuaggi perché: primo, amo i tatuaggi; secondo, amo la piuma che Calum ha tatuata sul petto; terzo, amo i tatuaggi significativi - e “stronger than yesterday” mi pare abbastanza significativo nella posizione di Mackenzie -.
 
Nel capitolo incontriamo anche Tammy, che fa più o meno parte del gruppo - più meno che più -, e che sarà presente anche più avanti nella storia, quindi ricordatevela. L’ho immaginata come Olivia Wilde, la Alex di The O.C. per intenderci.
 
Ok, ho finito di rompervi le palle. Come sempre aggiornerò a 8 recensioni, e prometto che prima o poi risponderò alle vostre recensioni. Lo prometto.
 

 
Baci, Snixx_94

 
 
 

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Capitolo 7
*** VII. Long time coming ***


A Oliver James, grazie per esistere
e per aver una voce così meravigliosa.
Non so se senza di te nel cast,
 avrei mai visto Nata Per Vincere xD.
 
 


 

VII. Long time coming
 
 
 
 

 
Didn't know I was lost 
Till you found me 
Didn't know I was blind 
But now I see 
Can you whisper in my ear
Let me know its all right 

 
- Oliver James
 
 


 
 

 
Mackenzie voleva rimettere apposto le cose, per ritornare a stare bene. Voleva provare a chiedere perdono, per la prima volta nella sua vita, per questo si era ritrovata a camminare a ritroso verso il locale, sperando di trovare Calum ancora seduto al tavolino.
 
Non appena Pattie la nota ferma sulla porta, le si avvicina - cosa cerchi, tesoro? – le chiede con aria preoccupata. La sua faccia non deve avere una bella cera.
 
- Hai visto Calum? – le chiede agitata Mackenzie.
 
- Dopo che te ne sei andata è rimasto per un po’ al tavolo, e poi se n’è andato anche lui – l’avvisa, sospirando. Mackenzie la ringrazia, dopodiché esce dal locale senza nemmeno fermarsi ad ascoltare quello che Pattie ha da dirle.
 
È stufa di comportarsi da dura, anche lei ha il bisogno di crollare, ogni tanto. Corre lungo la strada principale, bloccandosi non appena arriva alla fermata dell’autobus. Prende il T2, quello che va verso casa di Lee Anne.
 
Ha bisogno di parlarle, e visto che non ha potuto farlo con Calum, chiederà scusa almeno a lei.
 
Vuole smettere per un attimo di essere una stronza egoista del cazzo, e fare quello che farebbe Lee Anne se fosse al posto suo.
 
Imbocca un viale alberato che porta a delle villette a schiera tutte bianche. Sente di star per vomitare, ma si autoconvince che è qui per risolvere con Lee Anne, e che quindi deve ricacciare indietro tutte le cose che vorrebbe dire sullo sfarzo di quel quartiere.
Le villette sono anonime, tutte bianche, non sapresti dire chi le abita, ma sai che è gente molto ricca.
Lee Anne è molto ricca, la sua famiglia lo è, anche se non sono come tutti gli altri ricchi. La famiglia Green è gentile e umile; e hanno accettato la presenza della strana Clifford nella vita di loro figlia da parecchio tempo ormai, e non se ne pentono affatto.
 
Mackenzie ingoia a vuoto, sentendo il sangue affluirle nelle orecchie e il cuore pompare più forte del solito. Con dito tremante spinge quel piccolo bottoncino bianco incorniciato d’oro che è il campanello.
Aspetta con ansia che qualcuno le apra la porta, mentre le gambe iniziano a tremarle, e gli occhi ad appannarsi.
 
Non crede possibile di aver aspettato ben due giorni per scusarsi, perché ora che se ne rende conto, Lee Anne le è mancata più del previsto. Vorrebbe abbracciarla fino a stritolarla tra le sue braccia, ma alla porta non si presenta la castana, bensì la madre. – Mackenzie, come mai qui? – le chiede in tono affettuoso.
 
Improvvisamente la gola sembra esserglisi seccata, – cercavo Lee Anne, è in casa? – domanda, dovendo schiarirsi più di una volta la voce.
 
- È di sopra – la informa la donna, lasciandole libero il passaggio per salire le scale. – Sicura di stare bene? – le chiede poi. Una nota di preoccupazione nella voce. Mackenzie annuisce sorridendo; ora che chiarirà le cose con Lee Anne si sentirà decisamente meglio. Bussa alla porta, aspettando che la ragazza le apra la porta.
 
Quando la castana si accorge di chi c’è dietro la porta, cerca subito di richiuderla, cosa che però non accade, visto il piede di Mackenzie fermo a bloccare la porta. – Che cosa vuoi? – le chiede Lee Anne con aria di sufficienza.
 
- Volevo solo chiederti scusa per l’altra sera, non dovevo intromettermi – ammette Mackenzie, anche se entrambe sanno che non è la verità. Lee Anne non parla, invitando l’altra a continuare il discorso, - oh, pensavo fosse più facile – se la ride la ragazza dai capelli lilla. Sa’ che non c’è niente da ridere, ma non sarebbe Mackenzie altrimenti. – Ok, mi dispiace, ho fatto una cazzata. Bricks era una cosa tua, e stava a te decidere se credergli o meno. Posso solo dire una cosa però? Quell’idiota non ti meritava; non era alla tua altezza…e per quanto riguarda Michael, mi dispiace che tu lo sia venuta a sapere in quel modo. Lui progettava un modo molto più delicato per dirtelo, e gli dispiace tanto non esserci riuscito prima -
 
La ragazza torna a respirare regolarmente una volta concluso il discorso, mentre Lee Anne si toglie da dietro la porta per farla entrare. Si siedono ai lati opposti della stanza, Mackenzie sul bordo della scrivania, Lee Anne sul letto. – Credi che basterà venire qui e chiedermi scusa, per essere perdonata? – chiede Lee Anne con sguardo gelido.
 
Mackenzie vorrebbe tanto prendersi a schiaffi da sola. Balbetta qualcosa di incomprensibile, facendo per avviarsi alla porta, - hai tutte le ragioni del mondo, per questo ti chiedo di perdonare almeno Michael. Lui non voleva ferirti – dice la ragazza. – Beh, ciao allora – sussurra con il capo basso.
 
- Ferma lì – la richiama la voce di Lee Anne, - non sono arrabbiata con te, cioè, non più come prima, ma il punto è che ho capito cosa volevi fare. Sapevo che Bricks non era un santo, in realtà pensavo che non si sarebbe nemmeno presentato all’appuntamento. In più era abbastanza viscido, quindi ti ringrazio per avermelo tolto di torno – le sorride, e Mackenzie quasi non la travolge in un abbraccio – passando a Michael, sospettavo già qualcosa, ma non l’ho mai voluto accettare, credo. L’amore alle volte ti rende cieco –
 
- Dillo a me… - borbotta Mackenzie, sedendosi accanto a lei sul letto. Si rende conto troppo tardi di quello che ha detto, e spera tanto che Lee Anne non l’abbia sentita, cosa che però non accade.
 
- E questo cosa vorrebbe dire? – Lee Anne quasi grida per la sorpresa.
 
- Nulla – risponde l’altra, ma dopo vari “e dai” e “ti prego” urlati dalla castana direttamente nel suo orecchio, cede. – Forse, e dico forse…cioè, non è una cosa di cui sono sicura. Potrebbe, ma potrebbe anche no… - inizia a farfugliare Mackenzie.
 
- Smettila di blaterare e arriva al punto – la scuote l’amica, - oh mio Dio, è Ashton? – trilla, saltando sul letto.
 
- Cosa? No, non è Ashton – vorrebbe prendersi seriamente a schiaffi in faccia, in questo momento. Invece di negare, ha risposto sott’intendendo che c’è del vero nell’affermazione dell’amica, e quindi questa non la lascerà in pace finché non avrà ottenuto le sue risposte.
 
- E allora chi è? Dai, dimmelo. Ti prego – la scongiura la castana, allungando l’ultima vocale pronunciata, quasi a creare una cantilena. - Dimmi che non è Luke! – pronuncia poi inorridita.
 
- No, per l’amor di Dio – la voce le sale di qualche ottava, - ecco, beh…potrebbe essere Calum, forse – balbetta per la vergogna.
 
C’è un silenzio statico una volta che le parole si disperdono nell’aria. Mackenzie crede che Lee Anne abbia un infarto in corso, visto che non spiccica parola, non batte le palpebre, e ad una prima occhiata, non respira neanche.
 
Sta per tirare fuori il cellulare e chiamare un ambulanza, quando un grido d’eccitazione le fa alzare di colpo lo sguardo. – Oh Gesù! Tu e Calum! Sareste perfetti, già vi immagino – ogni parola è un esclamazione appassionata seguita da uno sventolio di mani.
 
- Calma i bollenti spiriti, Cupido – la blocca Mackenzie, prima che la castana parta con la fantasia, - non ne sono sicura, e poi lui non mi sopporta –
 
- Non ti sopporta?! Sei veramente idiota alle volte, Mac – la riprende Lee Anne. Mackenzie sgrana gli occhi quando l’amica le dà dell’idiota, non è da lei. – Calum è innamorato di te praticamente da sempre –
 
- Questo lo dici te…e comunque, ora come ora è una cosa impossibile, abbiamo appena litigato – le rivela Mackenzie.
 
Lee Anne si sbatte una mano in fronte, - sei davvero tarda per queste cose. E poi che c’entra che avete litigato? Anche i Brangelina litigano, mica per questo smettono di amarsi – constata l’altra, alzando le spalle.
 
Sul viso di Mackenzie si dipinge un’espressione confusa, - i Bra-che? – chiede con fare spaesato.
 
- I Brangelina – ripete allora la castana, - ma non la vedi la tv?! I Brangelina sono la coppia più in voga dello show biz – Mackenzie continua a non capire, e sinceramente nemmeno ci tiene a farlo. – Sveglia Mac, Brad Pitt e Angelina Jolie, i Brangelina! È il nome della coppia – le spiega Lee Anne.
 
- Sarebbe più facile spiegarmi il perché la gente ascolti Justin Bieber sinceramente – risponde Mackenzie, - comunque credo di aver capito il concetto –
 
- Bene! Allora perché non chiami Calum e ne parlate?! – le consiglia Lee Anne.
 
- Sei matta?! Cosa gli dico: sai Cal, credo di essere innamorata di te? Scordatelo! – dice Mackenzie in tono isterico. Si alza di colpo dal letto e inizia a passeggiare per la stanza.
 
A Lee Anne sta per venire il mal di mare, - smettila, mi sta salendo da vomitare – la blocca, tirandola per un braccio. – Ok, niente confessione. Sai dov’è in questo momento? – chiede allora la ragazza.
 
- La band doveva provare a casa nostra, quindi credo si trovi lì – sbuffa, sedendosi sul letto. È già stufa di sentirsi a quel modo. Come può, la gente normale, dire che innamorarsi è la cosa più bella del mondo? A lei fa decisamente schifo. Si passa una mano sul volto, sentendo in sottofondo la risata della sua migliore amica. – Cos’hai da sorridere tanto? – le chiede scocciata quando alza lo sguardo su di lei, e la trova a fissarla.
 
Lee Anne scuote le spalle – è bello sapere che sei un essere umano come me – dice, mentre il sorriso le si allarga sul viso. – Comunque, ora ti ricomponi e andiamo a casa tua, che mi mancano troppo i ragazzi. Dai, forza – la incita.
 
Ci vuole circa mezz’ora per far schiodare Mackenzie dal letto, ma una volta riuscita nell’intento, Lee Anne la trascina fuori di casa fino alla fermata del bus.
 
Quando arrivano davanti casa la musica arriva fin nel vialetto, riempiendo di consapevolezza Mackenzie. Calum è dietro quella porta, non si vedono da un’ora, ma a lei è mancato fin troppo.
 
Gira la chiave nella toppa e la musica aumenta di volume, facendo scattare qualcosa nella ragazza. Senza dire nulla a Lee Anne corre fino al giardino sul retro, fermandosi di colpo davanti al garage.
 
- Mi state prendendo per il culo, vero?! – grida Mackenzie contro i ragazzi. Questi smettono subito di suonare, presi in contropiede.
 
- Avevi detto che non sarebbe tornata, Cal – Michael dà contro al moro.
 
- Così avevo capito – si scusa Calum.
 
- Non prendertela con Calum, Mike, piuttosto dimmi perché Hemmings è in casa mia – è incazzata, e potrebbe prendere a calci Michael anche subito.
 
- Questa è anche casa mia – ribatte il ragazzo.
 
- Questo cosa vuol dire? – urla infervorata l’altra, - mi avresti tenuto nascosto per sempre il fatto che Luke è il vostro nuovo cantante? Credevo ci dicessimo tutto – continua ad urlare, e questo non fa altro che farla star male.
 
- Come potevo dirti una cosa del genere, tu lo odi – anche Michael inizia ad urlare.
 
- Anche tu lo odi! Sabato volevi ucciderlo, oggi siete diventati improvvisamente migliori amici?! – davvero non capisce com’è possibile che Hemmings sia entrato a far parte della band.
 
- Non siamo migliori amici – si intromette il biondo, - serviva un cantante e mi sono proposto. Questo non c’entra niente con l’odiarsi –
 
- No, certo, perché se con uno mi ci appiccico un giorno sì e l’altro pure, poi riesco pure a suonarci assieme. Ma non dirmi cazzate, Luke – sbotta Mackenzie. Vorrebbe piangere in questo momento. Tutto si aspettava, tranne che suo fratello la tradisse in questo modo.
 
- È davvero molto bravo, dovresti almeno dargli una chance – cerca di placare le acque Ashton.
 
- Non ho bisogno che tu me lo dica, Irwin, lo conosco. L’ho sentito cantare milioni di volte – lo zittisce la ragazza.
 
- Mac calmati, per piacere – le si avvicina Lee Anne. Cerca di accarezzarle i capelli, ma Mackenzie la scansa infastidita. Dopotutto è rimasta sempre la stessa.
 
- No che non mi calmo, cazzo – urla la ragazza, - lo voglio fuori da casa mia. Subito! – dice, puntando un dito contro il ragazzo in questione.
 
A Michael scatta qualcosa dentro quando vede Luke sfilarsi la chitarra dal collo e posarla nella custodia, - lui non va da nessuna parte – dice parandoglisi davanti, come se servisse a proteggerlo. – È la nostra band, e decidiamo noi chi farci entrare –
 
- Bene. Questa sarà l’ultima volta che vi sentirò suonare allora – risponde lapidaria.
 
Sente lo sguardo di Calum fisso su di se, e - non farlo – le sussurra il moro. Crede che la ragazza non l’abbia sentito, per questo si schiarisce la voce e – ti prego, non farlo – le ripete, arrivando quasi a supplicarla.
 
Sta per fermarla, bloccandola per il braccio, quando Luke si decide a parlare. – Ho smentito le voci che ci vedevano a letto insieme – la informa.
 
- Perché? Sei stato tu a metterle in giro – chiede la ragazza confusa.
 
- In realtà è stata Brittany. Non volevo dirle dov’ero andato e lei ha dato per scontato che fossi stato con te, quando ti ha vista rientrare in palestra – le spiega Luke.
 
- Non me ne frega un cazzo se Brittany-la-grandissima-troia-Brett è saltata a conclusioni affrettate. Eri tu che dovevi dire subito che era una cazzata, non aspettare che la notizia si spargesse a macchia d’olio. Sei un vero coglione, Hemmings – urla, per poi passarsi una mano tra i capelli.
 
- Ok, hai ragione. Mi dispiace – urla in risposta il biondo.
 
L’atteggiamento del biondo manda Calum fuori di testa. – Non urlarle contro, stronzo – lo appella il moro.
 
- Calmatevi tutti – li rimprovera Lee Anne. Volta lo sguardo verso Michael e ne rimane rapita. Il ragazzo sarà pure gay, ma lei lo amerà comunque, anche se non più come prima.
 
Michael si accorge che Lee Anne lo sta guardando, e di rimando abbandona la chitarra vicino il muro, per correre ad abbracciarla. La stritola così forte che potrebbe romperglisi tra le braccia, ma a lui non interessa. Le è mancata troppo. – Scusami, scusami tanto. Avrei dovuto dirtelo – le dice all’orecchio, non vuole che altri sentano.
 
- È ok, sta’ tranquillo – sussurra la castana, con il viso premuto contro la spalla del ragazzo.
 
- Scena vomitevole a parte, Lee vieni su con me? – Mackenzie interrompe il momento.
 
Lee Anne si volta tra le braccia di Michael, - cinque minuti e sono da te – dice. Vorrebbe dirle di rimanere lì con loro, e di assistere al resto delle prove, ma sa che Mackenzie le riderebbe in faccia.
 
- Perché per una volta non ti comporti da normale sedicenne, e smetti di fare la stronza sociopatica?! – la rimprovera Michael. Vuole bene a sua sorella, ma è veramente una stronza quando si comporta così.
 
- Ma si, facciamo un  pigiama party, vi va?! – dice in tono di scherno la ragazza. – Io me ne vado – annuncia, rientrando in casa dalla portafinestra.
 
- Cal, puoi andare tu? – chiede Lee Anne rivolta al ragazzo. Calum fa una faccia stralunata, ma poi annuisce, sparendo anch’esso oltre la portafinestra.
 
Sale le scale a due a due, non riesce a stare tranquillo per più di altri due secondi sapendo che non hanno ancora chiarito. Si sente come  se stesse andando incontro alla gogna.
 
Nonostante conosca la sua pessima attitudine, non riesce a far a meno di pensare a quanto sia bella, e a quanto senta il bisogno di stringerla tra le sue braccia per un lasso di tempo infinito. Sa per certo che non potrebbe mai annoiarsi a stare in sua compagnia, ma non sa se la ragazza è del suo stesso parere, ed ha paura di scoprirlo.
 
Bussa timidamente alla porta, e ha quasi paura che la ragazza lo mandi a quel paese.
 
- Non voglio vedere nessuno – dice Mackenzie al di là della porta chiusa. Calum la sente piuttosto vicina, probabilmente la ragazza è seduta a terra dietro la porta.
 
- Non sei obbligata ad aprirmi – le risponde il ragazzo prima di sedersi a terra, esattamente davanti la porta. – In realtà non sei obbligata a fare niente, men che meno ad accettare Hemmings in casa tua, non dopo tutto quello che ti ha fatto almeno… - confessa, poggiando la testa all’indietro, contro il legno della porta chiusa.
 
Sente dei sospiri sommessi provenire da dentro la camera, e molto probabilmente si sbaglierà, ma a lui sembra quasi che la ragazza stia trattenendo dei singhiozzi.
 
Sospira con la testa poggiata alla porta, quando ad un certo punto la sente aprirsi, facendogli scontrare la testa contro il vuoto.
 
Mackenzie non gli dà nemmeno il tempo di meravigliarsi, che già ha gattonato fino a lui, fiondandosi tra le sue braccia. Soffoca i singhiozzi contro il collo di Calum, non interessandosi nemmeno di quello che potrebbe dirle il ragazzo. – Ti prego. Ti prego, Cal, non lasciarmi anche tu – singhiozza.
 
- Non ti lascerò. Non lo farò mai – le promette il ragazzo, in questo momento ha una paura fottuta. L’ultima volta che ha visto Mackenzie in quel modo è stato due anni prima, quando alla ragazza era stato diagnosticato un disturbo dell’alimentazione. Perché sì, Mackenzie aveva sofferto di anoressia, ma poi con l’aiuto della sua famiglia e degli amici ne era uscita. E ora sembrava ci stesse ricascando, e tutto dopo la rottura con Hemmings. – Te lo prometto, parola di scout – le dice dopo un po’, incrociando le dita a mo’ di giuramento. Vuole farla ridere, è tutto quello che le serve in questo momento.
 
- Cos-…? Ehi, tu non sei mai stato uno scout – lo rimprovera Mackenzie, tirandogli un pugno giocoso sul braccio. Calum sa che l’idillio durerà poco, per questo vuole godersi ogni istante passato con la ragazza.
 
- Non è vero, io e Mike abbiamo partecipato alla cerimonia d’apertura in campeggio, quando ero in terza elementare – rettifica il moro. Si accorge subito di come lo sguardo di Mackenzie si scurisce non appena nomina il fratello.
 
- Non parlarmi di quel traditore. È solo uno stronzo, egoista del cazzo. Pensa solo al tornaconto della sua band, di me non gliene frega niente – sbraita Mackenzie, allontanandosi dal ragazzo.
 
- Così sei ingiusta. Michael ha sempre pensato a te, e te non lo hai mai ringraziato. È anche giusto se adesso pensa un po’ a se stesso, in più tu non sei più una ragazzina, non hai bisogno di lui per tutto il tempo. Lascia che si goda almeno la band – Calum cerca di farla ragionare.
 
- Sì, che goda mentre Hemmings glielo succhia – ribatte amaramente la ragazza, - e non me ne frega un cazzo se Hemmings sarà il vostro nuovo cantante, l’importante è che non me lo ritrovi a girare per casa. Lo odio –
 
- Perché lo odi così tanto? Fino a quattro mesi fa stavate insieme – Calum si è sempre chiesto il motivo per cui i due si sono lasciati. Non che trovasse divertente vederli assieme, anzi la cosa gli dava piuttosto fastidio, ma non era mai riuscito a capire perché i due si fossero mollati all’improvviso. In realtà si chiedeva ancora come Mackenzie si fosse potuta fidanzare con uno come Luke Hemmings, visto che a lei non è mai piaciuto quel tipo di ragazzo.
 
- Senti, Hood, se vuoi rimanere io sto per vedermi un film, sennò puoi anche tornartene da dove sei venuto – lo liquida Mackenzie.
 
Pondera a fondo la richiesta della ragazza, se rimane, non dovrà più aprire il discorso “Michael e band”, se se ne va, rompe la promessa e perde l’occasione di passare del tempo da solo con Mackenzie. – Che film volevi vedere? – le domanda allora, alzandosi da terra e porgendole la mano poco dopo.
 
- What a Girl Wants. Ti prego… - lo supplica, tenendo le mani a mo’ di preghiera davanti al suo naso. – C’è della buona musica nel film – spera che la sua teoria lo convinca ad accettare.
 
- Sei fortunata che c’è Amanda Bynes nel film, altrimenti me ne sarei già andato – la stuzzica il moro, buttandosi poi sopra al letto della ragazza.
 
Mackenzie prende il dvd dalla libreria, mettendo play, - ringrazia che ti sei già seduto e che non posso prenderti a calci nel culo – dice, sedendosi accanto al moro.
 
- Uh, ma quanto siamo permalosi – la prende in giro Calum, - dimmi che hai un pacco di M&M’s nascoste nel cassetto del comodino come da ragazzina?! –
 
- Ce le ho, ma chi ti ha detto che le dividerò con te? –
 
A quelle parole Calum mette su un adorabile broncio, pensa Mackenzie. – Perché mi ami, e perché chi mangia da solo, si strozza?! – dice, facendo andare alla ragazza la saliva di traverso.
 
- Lecca culo – lo appella la ragazza. Apre il cassetto per prendere il pacco di M&M’s, dopodiché lo poggia in mezzo al letto, e si sistema meglio il cuscino dietro la testa.
 
Presa com’è dal film, ne mangia quasi la metà, questo perché Calum se ne infila in bocca una manciata alla volta, e quindi riesce a prenderne molte più di lei.
 
- James Brown ’76, numero dieci in classifica – dicono in coro i due, recitando le parole del film. Si guardano, scoppiando a ridere.
 
- Mi sconvolge ogni volta sentirti dire che questo è il tuo film preferito – ammette Calum.
 
- C’è buona musica, è girato a Londra, e ci sono Colin Firth e Oliver James come attori, ti servono altre motivazioni? –
 
- Perché, visto che Oliver James non è nemmeno il tuo tipo? – chiede Calum incuriosito. Vorrebbe aggiungere qualcosa, ma si trattiene.
 
- Oh, dici perché stavo con Luke?! Difatti era lui che non era il mio tipo – mette le cose in chiaro la ragazza, - se proprio vuoi saperlo, il mio tipo è moro con gli occhi scuri, proprio come Oliver. Odio i tipi biondi alla Brad Pitt – aggiunge poi.
 
Inutile dire che con la descrizione moro, occhi scuri, la ragazza intendesse proprio Calum. – Però ti piace Chris Evans – le fa notare il ragazzo.
 
- L’essere biondi non c’entra niente con la mia passione per i supereroi – dice Mackenzie, smettendo di prestare attenzione allo schermo.
 
- Aww, fa sempre piacere sentirti ammettere che sei una nerd – la prende in giro Calum. Gli viene in mente di quella volta che una Mackenzie appena undicenne, e impaurita dai tuoni, le si era avvicinata dicendogli “sii il mio supereroe, Cal Pal”, per poi cercare riparo tra le sue braccia, mentre Michael era impegnato a battibeccare giocosamente con Luke. Quella è stata l’ultima volta che si sono ritrovati tutti e quattro nella stessa stanza senza litigare. – Piccola tizia impaurita dai tuoni – l’appella poi.
 
- Smettila di ricordarmi ogni volta di quella storia. Ero facilmente impressionabile, e odiavo i tuoni – all’affermazione segue un colpo sul braccio.
 
- Li odi ancora, da quello che so – rettifica il moro, sorridendo.
 
Mackenzie trova che il sorriso di Calum sia bellissimo, ma non ha intenzione di dirglielo. Probabilmente non lo farà mai, ma vuole credere che prima o poi troverà il coraggio di dirgli quello inizia a provare quando lui gli è troppo vicino.
 
- Smetti di infastidirmi, e fammi finire di vedere il film – sbuffa la ragazza, tornando con il busto contro la spalliera del letto. – Cal, smettila – Mackenzie lo richiama all’ordine, visto che il ragazzo continua a punzecchiarla con una delle bacchette che Mackenzie utilizza per suonare la batteria. – E poi dove l’hai trovata quella? – chiede, indicando la bacchetta.
 
- Ce l’avevo sotto il culo, mi stava perforando l’osso sacro – dice Calum, facendo roteare la bacchetta tra le dita. – Scommetto che a Hemmings sarebbe piaciuto – alza le sopracciglia in modo inquietante.
 
- Smettila – ordina la ragazza, colpendolo con il cuscino.
 
- E poi scusa, tu dormi con una bacchetta nel letto? Ma non ti dà fastidio? – le chiede curioso.
 
La ragazza si batte una mano sul viso, - ieri sera ci stavo giocando, mi sono addormentata, e deve essermi caduta – gli spiega allora.
 
- Sono settimane che non ti sento suonare – si lascia sfuggire il moro. A discapito di tutto, crede davvero che Mackenzie sia un eccezionale batterista.
 
- Ora avete Ash, e poi non mi va di scendere a suonare. Da sola non c’è gusto – ammette Mackenzie.
 
- Sai che Michael ti ascolterebbe anche dopo aver fatto cinque ore di prove. E anch’io –
 
Mackenzie crede che non esista una persona più dolce di Calum, anche se molte volte il ragazzo è tutt’altro che dolce. Anzi, per la maggior parte della sua vita da liceale, aveva pensato solo a quante ragazze riuscisse a scoparsi nel giro di un mese, ma ora, Mackenzie non sapeva come, né perché, Calum era cambiato. Era diventato più responsabile, più attento, e meno puttaniere. Per carità, stronzo c’era ancora, ma si preoccupava più di quello che lo circondava, e si era calmato notevolmente con le risse. A parte quelle con Hemmings, Mackenzie crede che quelle con il biondo non si placheranno mai, nemmeno ora che il ragazzo è entrato nella band.
 
- Com’è che sei diventato così gentile? Hai perso una scommessa? – gli chiede acida la ragazza. Vuole allontanarlo perché ha paura di quello che potrebbe fare se lui gli fosse troppo vicino.
 
- No, ho solo capito che ferendo le persone non si va da nessuna parte. Dovresti impararlo anche tu, sai?! – sputa il ragazzo, prima di alzarsi per andarsene.
 
Non sa cosa la spinge a farlo, ma prende di slancio il polso di Calum, obbligandolo a fermarsi. – Non andartene, il film non è ancora finito – sa che non sono quelle le parole che il ragazzo si aspettava, - ok, non voglio che tu te ne vada. Puoi rimanere? Per me? Non ti chiederò mai più niente, te lo giuro – lo supplica, arrivando addirittura a piegare il capo in segno di preghiera.
 
- Non hai capito un cazzo di me se fai così – dice il moro, facendole alzare di colpo la testa - non mi interessa se mi tratti male, o fai la stronza, io tornerò sempre da te. E sai perché lo faccio? Perché a te ci tengo, e questo non potrà mai cambiare, dovessi scoparmi anche metà popolazione femminile australiana – le urla contro.
 
Mackenzie rimane sorpresa dalle parole del ragazzo, tant’è che rimane a fissarlo senza dire niente. Ed è a quel punto che Calum non ci vede più, ed inizia a scuoterla per le spalle. – Dio… - sussurra Mackenzie, così piano che a malapena si sente da sola.
 
E poi ride. Una risata che le parte dal fondo della gola, perché non è possibile che Calum provi i suoi stessi sentimenti. Una risata che fa incazzare Calum ancora di più.
 
- Non ci sto a farmi prendere per il culo da te – l’avvisa il ragazzo, e poi – vaffanculo, Mackenzie! – impreca parecchio alterato.
 
È già la seconda volta che la ragazza lo blocca per il braccio in così poco tempo, e crede che la prossima volta gli tirerà qualcosa contro per farlo fermare, perché, sinceramente, si è rotta le palle di giocare a rincorrere il topo.
 
Continua a ridere per alcuni secondi, prima che Calum inizi a guardarla più male del solito. – Sei un cretino, Hood – lo prende in giro.
 
Al ragazzo però la cosa non diverte, anzi, si è stancato di farsi prendere per il culo da lei, quindi – se, quello che ti pare. Ora lasciami andare – dice, strattonando il braccio.
 
- Non ti lascio andare da nessuna parte – risponde seria Mackenzie. Dopodiché prende il viso di Calum tra le mani, e fa scontrare le loro labbra in un semplice bacio a stampo.
 
Non è come nelle storie, dove i due innamorati sentono le farfalle nello stomaco, e le gambe tremare, quello che si prova è più un vuoto all’altezza dello stomaco. Un vuoto che le labbra di Calum sanno colmare perfettamente.
 
- Perché l’hai fatto? – chiede Calum, ancora scioccato dal bacio appena ricevuto.
 
- Io… - sta per dire Mackenzie, ma viene interrotta dalla suoneria del cellulare del ragazzo.
 
Anche se controvoglia, Calum risponde a quello che dovrebbe essere il suo migliore amico, ma che adesso vorrebbe solo picchiare per aver interrotto il momento con sua sorella. – Cosa?...sì, ok…arrivo -  Calum stacca la chiamata, - Ashton è venuto in macchina con me. Devo riportarlo a casa, ha un impegno in famiglia. Ed ha dimenticato il cellulare da me - le spiega il ragazzo.
 
- Ok… - sospira la ragazza dispiaciuta.
 
- Ti prometto che ne riparleremo – dice Calum, mentre i titoli di coda scorrono sullo schermo. Il film è finito e loro non se ne sono nemmeno accorti. – Ora vado. Ti mando un messaggio più tardi – l’avvisa, camminando all’indietro verso la porta. Va a sbattere contro la scrivania, e a Mackenzie scappa da ridere alla smorfia di dolore che fa.
 
- Ok – ripete Mackenzie, sorridendo. In questo momento non riesce a fare altro.
 
Calum si gira verso di lei un’ultima volta, e prima di andarsene definitivamente dalla stanza, fa dietro front, fermandosi davanti a Mackenzie. Si piega alla sua altezza, visto che la ragazza è ancora seduta sul letto, e le lascia un bacio a fior di labbra. – Ecco, sì…ora vado – balbetta il ragazzo, allontanandosi dalla stanza. E mentre lo fa, sente la risata di Mackenzie rimbombare per le scale, cosa che gli fa nascere un sorriso spontaneo sulle labbra.
 
Sono passate da poco le dieci quando Mackenzie sente vibrare il cellulare sopra il comodino. Da quando Calum se n'è andato è rimasta chiusa in camera. Non ha rivolto parola a Michael, e non ha voluto parlare nemmeno con Lee Anne, mentendole, dicendo di sentirsi poco bene. E ora ha paura, perché lei non sa gestire cose come i sentimenti, e forse era meglio se con Lee Anne ci parlava. Forse avrebbe potuto aiutarla a gestire meglio questa cosa.
 
Prendendo il telefono si rende conto che le mani le stanno tremando, ed è una cosa assurda per una come lei, pensa la ragazza.
 
 
 
Da: Cal Pal
 
In televisione stanno facendo il concerto dei Metallica ;)
 
 
Recita il messaggio, e Mackenzie non può far a meno di rimanere delusa. Non sa perché, ma ci sperava davvero tanto, in un messaggio un po' più dolce.
 
Accende la tv alla ricerca del concerto, dopotutto Calum ha fatto una cosa carina, avvertendola.
 
Sta per ringraziarlo, quando la vibrazione l'avvisa di un nuovo messaggio in entrata.
 
 
Da: Cal Pal
 
Sono imbarazzato e felice allo stesso tempo. Non so che dirti, questa cosa è parecchio strana. Cioè, tu mi hai baciato, e poi io ti ho ribaciato, e si, insomma, ti conosco da una vita...è strano. Non fraintendermi, strano in senso bello. Oddio, sembro una quattordicenne innamorata del proprio idolo. Questa cosa è al limite dell'assurdo…
 
 
A: Cal Pal
 
Calum respira...anche perché non posso farti niente a chilometri di distanza. E non ti farei niente nemmeno se tu fossi qui accanto a me, comunque.
 
 
Arrossisce non appena schiaccia il tasto dell'invio.
La risposta ci mette poco ad arrivare.
 
 
Da: Cal Pal
 
Wow, cioè...wow. Ok, lo so, sto uscendo fuori di testa, ma non sono abituato a questo tuo lato...gentile?
Dio, forse utilizzo troppi punti di sospensione.
 
 
A: Cal Pal
 
Ne utilizzi decisamente troppi, si.
 
 
Da: Cal Pal
 
Stai guardando il concerto?
 
 
A: Cal Pal
 
Si, grazie per avermi avvertito. È stata una cosa molto dolce.
 
 
Da: Cal Pal
 
Scommetto che sei arrossita...
 
 
A: Cal Pal
 
Forse potresti aver indovinato, ma non ti ci abituare troppo.
 
 
Da: Cal Pal
 
Ti fa male il tatuaggio?
 
 
Prima di leggere il messaggio si era completamente scordata del tatuaggio fatto quella mattina. Con il problema Luke Hemmings non è riuscita nemmeno a farlo vedere a Michael.
 
 
A: Cal Pal
 
Sinceramente me ne ero completamente dimenticata. No, non fa male, grazie per avermelo chiesto.
 
 
Sorride, pensando a quanto il ragazzo sia premuroso.
Il telefono vibra per ben tre volte, tutte da parte di Calum.
Il primo messaggio recita:
 
 
Da: Cal Pal
 
Ho voglia di baciarti.
 
 
Il secondo dice:
 
 
Da: Cal Pal
 
Scusa, non dovevo.
 
 
Mentre nel terzo c'è scritto:
 
 
Da: Cal Pal
 
Però è vero, ho voglia di baciarti. Dici che è normale solo dopo una volta?
 
 
Mackenzie sorride dell'imbarazzo di Calum.
 
 
A: Cal Pal
 
Per la precisione è successo ben due volte. Nulla a che vedere con i baci di Hemmings. Con te ho voglia di riprovarci...
 
 
Da: Cal Pal
 
Ok, questa è da screen, Mackenzie Clifford che ammette qualcosa. E prova dei sentimenti. Dio, domani finirà il mondo.
Comunque poi mi racconterai anche della tua storia con Luke.
 
 
A: Cal Pal
 
Vai con calma, cowboy, lo farò solo se, e quando lo vorrò.
 
 
Da: Cal Pal
 
Per adesso mi basta sapere che desideri baciarmi.
 
 
A: Cal Pal
 
Se, vabbè. Ora vado a dormire, ci vediamo domani a scuola.
 
 
Da: Cal Pal
 
'Notte e a domani.
p.s. domani posso baciarti?
 
 
A: Cal Pal
 
Smettila di fare il coglione, e no, non se ne parla.
'Notte Cal.
 
 
Da: Cal Pal
 
Tanto non resisterai al mio fascino...ok, evaporo.
Buonanotte Kenny.
 
 
Dopo gli ultimi messaggi Mackenzie si addormenta con il sorriso sulle labbra. Forse, dopotutto, innamorarsi non è poi così male.
 
 
 
 



 
 
Note d’autrice
Inizio con lo scusarmi per il ritardo, sono stata impegnata con l’inizio dell’università.
 
In questo capitolo scopriamo chi sarà il nuovo cantante della band, e da come potete notare, Mackenzie non ne è molto felice.
Troviamo anche i Canzie (vi scongiuro, trovate uno ship name decente, ve ne prego), che in questo capitolo sono più pucciosissimi che mai. Hanno avuto il loro primo bacio! (sto ancora vomitando arcobaleni, e il dottore dice che mi è salito il diabete xD).
 
Sto già iniziando a scrivere il prossimo capitolo, quindi voglio vedere quanto ci mettete ad arrivare a 8 recensioni.
 
Ah, a chi interessasse, sto anche scrivendo una OS Muke, parecchio p0rn. Non so quando la finirò, ma per adesso è in cantiere, quindi vi avviserò quando sarà conclusa.
 
Mi farebbe piacere conoscervi una ad una, per questo, qui sotto, vi metto il link del mio account twitter. Per chiunque volesse contattarmi, o anche solo avere un follower in più, mi segua. Ricambio tutti.
 
snixx_94

 
Baci, Snixx_94

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Capitolo 8
*** VIII. Jealous ***


Ai meravigliosi capelli di Tristan Evans,
cazzo, se fossi maschio me li farei uguali xD.
 
I love you, dude.
 

 
 
VIII. Jealous
 
 
 
 

 
I don't like the way he's looking at you,
I'm starting to think you want him too.
Am I crazy? Have I lost ya.
Even though I know you love me,
Can't help it.

 
- Nick Jonas
 
 



 
La sveglia suona insistentemente da sopra il comodino, facendo aprire di scatto gli occhi a Mackenzie. Stranamente la ragazza non sbatte la sveglia contro il legno fino a farla spegnere, come ogni mattina del resto, anzi, poggia delicatamente il dito sopra il bottoncino di spegnimento, stiracchiandosi poco dopo.
 
Il sorriso che ha sulle labbra si accentua ancora di più quando il telefono vibra, notificando un messaggio in entrata. È Calum che le dà il buongiorno. Non ha scritto niente di che, solo la parola buongiorno seguita da una faccina sorridente, ma a lei basta quello per rendersi conto che quello che è successo la sera prima è stato reale, e che non l’ha solo sognato.
 
Risponde al messaggio con un semplice buongiorno, dopodiché poggia i piedi sul pavimento freddo mettendosi a sedere sul letto. Si stropiccia un occhio con il pugno destro, ed emette uno sbadiglio, infila le ciabatte e scende a fare colazione. Oggi si sente decisamente bene.
 
- Buongiorno ma’ – saluta la madre non appena mette piede in cucina. Le dà persino un bacio sulla guancia.
 
Si siede al bancone della cucina sorridendo, poggia la testa sulle mani e inizia a canticchiare dondolando la testa a destra e sinistra, suscitando la curiosità della madre. – Buongiorno tesoro – ricambia il saluto la signora Clifford, - come mai già in piedi? E perché non ho sentito sbattere la sveglia? Hai per caso assunto qualche droga? Sai che sono favorevole a qualche birra ogni tanto, ma la droga in casa mia non l’accetto – la madre le fa il terzo grado, cosa comprensibile, vedendola in quello stato.
 
- Non mi sono drogata, ma’, sono solo felice – alza le spalle Mackenzie. Nello stesso istante, suo fratello Michael fa la sua entrata in cucina. Si siede accanto alla sorella, sbiascicando un buongiorno ad entrambe le donne della sua vita.
 
- Mic, sembri uno zombie. Hai dormito questa notte? – gli chiede la madre con fare apprensivo.
 
- Poco e niente – ammette, soffocando il tutto in uno sbadiglio. Allunga il braccio sul bancone, poggiandoci la testa sopra poco dopo, - i sensi di colpa mi hanno tenuto sveglio – dice, lanciando un’occhiata a sua sorella.
 
La signora Clifford fa una faccia stranita, dopodiché si gira per mettere a cuocere i pancakes nella padella, lasciando così ai ragazzi un briciolo di privacy. – Non so per cosa abbiate litigato, ma se Michael è rimasto sveglio tutta la notte a pensarci dovresti perdonarlo, Mac – le consiglia la madre, tornando a girare i pancakes per evitare che si attacchino.
 
- Mi dispiace non averti detto subito che Luke si era offerto per il provino. Ho sbagliato, lo so, ma tu sei molto più importante della band. Se vuoi che Luke lasci la band, glielo dirò – dice serio.
 
Mackenzie è tentata di dirgli di sì, poi però pensa a quanto i ragazzi tengano alla band, e a quanto vorrebbero iniziare veramente a fare musica, e allora si convince che Luke Hemmings nella band non è così male. Ha una bella voce, e sa suonare la chitarra, ed è l’unico ad essersi presentato al provino. E poi non vuole fare come con Ashton. Lui, però, almeno un po’ simpatico lo è.
 
- Se mi prometti che non me lo ritroverò a girare per casa a petto nudo, come con Ashton, potrei anche accettare la cosa – Michael non le dà nemmeno il tempo di finire di parlare, che già l’ha travolta in un abbraccio, rischiando di far cadere entrambi per terra.
 
- Grazie, grazie, grazie – grida Michael dalla felicità, - ti prometto che non dovrai sopportarlo più del necessario – dice poi.
 
- Lo spero per te, altrimenti sai che dovrai trasferirti da Calum, si?! – lo mette in guardia Mackenzie. Vuole bene a suo fratello, ed anche a Calum e ad Ashton, quindi vuole che il loro sogno si avveri, e se per questo dovrà sopportare Luke Hemmings in casa sua, allora lo farà.
 
- Sei la sorella più stronza e dolce di sempre – dice Michael, ricevendo un verso di dissenso da parte della madre.
 
- Sicura di non aver preso nessuna pasticca? – le chiede ancora una volta la madre.
 
- Mamma, sono sicura. Non mi drogo – la rassicura la ragazza.
 
La signora Clifford posiziona i pancakes davanti ai figli, versandogli poi del caffè nelle tazze. Mackenzie si alza per prendere il latte dal frigo, mentre Michael si allunga per prendere lo sciroppo d’acero sul ripiano della cucina.
 
Fanno colazione tutti insieme come non succedeva almeno da un mese.
 
Mentre Michael è intento a strafogarsi con l’ultimo pancakes gli arriva un messaggio da parte di Calum. – Hood dice che sta per arrivare – avvisa la sorella, - ma’, stasera ci sei a cena? – chiede poi rivolto alla madre.
 
- Mi dispiace ragazzi, ma oggi ho il doppio turno. Julia è ancora malata – dice sconsolata, - però per pranzo ci sono, quindi invitate pure i vostri amici, vi preparerò un pranzo con i fiocchi – cerca di risollevargli il morale. Ama i suoi figli, e sa che sentono molto la sua mancanza, ma non può rinunciare ai soldi extra che gli fruttano tutti i doppi turni che fa a lavoro. Due figli sono impegnativi da mandare avanti con un solo lavoro.
 
- Io vado a vestirmi – dice Mackenzie una volta che si rende conto che Michael è già pronto per la scuola, e il suo zaino è poggiato vicino l’entrata.
 
Sale le scale di fretta, rischiando quasi di slogarsi una caviglia. Il fatto è che non vuole che Calum la veda in pigiama, e con i capelli scompigliati, anche se il ragazzo l’ha già vista così in più di un’occasione, anzi, l’ha vista anche messa peggio.
 
È davanti all’armadio da ormai cinque minuti quando sente la porta sbattere, e le voci di Calum e Michael parlottare al piano inferiore.
 
Si rende conto di comportarsi da idiota, insomma, Calum la conosce da una vita, l’ha vista vomitarsi anche l’anima dopo la festa di compleanno dei sedici anni di Michael, quindi non farà molto caso a quello che indossa, o a come si acconcia.
 
Dopo vari ripensamenti decide di indossare dei semplici skinny jeans strappati sul ginocchio, e la maglia dei Metallica di suo fratello in onore del concerto di ieri sera. Metterebbe la sua, ma sinceramente, non ha la minima idea di che fine abbia fatto. Ai piedi mette le Dr. Martens nere che sua madre le ha comprato quell’estate per la promozione, ma che lei non ha mai indossato. Lega i capelli di un lilla sbiadito in una coda alta, e va in bagno a truccarsi.
 
Quando scende le scale le si presenta davanti una scena a dir poco esilarante, Michael e Calum sono a pancia in giù sul pavimento, strisciano verso il telecomando aiutando il movimento con le braccia, e nel frattempo si spingono anche.
 
Mackenzie gli si avvicina senza farsi notare, fermandosi esattamente davanti al telecomando, e raccogliendolo da per terra sotto gli occhi allibiti dei due ragazzi. – Sei una stronza, ero quasi arrivato – si lamenta Michael.
 
Sicuramente i due avranno litigato per scegliere cosa vedere durante l’attesa. Calum avrà optato per Airport Security, mentre Michael avrà puntato sui cartoni animati, come sempre del resto. - Vi rendete conto che litigate per il telecomando come bambini di sei anni?! - dice la ragazza sorridendo.
 
- In realtà a sei anni litigavamo per chi doveva essere Superman e chi Spiderman - la corregge Michael.
 
- Marvel tutta la vita - dice categorica Mackenzie, - chi dei due faceva Spiderman? - chiede poi incuriosita.
 
- Ovviamente io - si pavoneggia Calum. Le fa l'occhiolino senza farsi vedere da Michael, dopodiché da un buffetto sulla spalla del suo migliore amico per farsi seguire fuori di casa.
 
Mackenzie li segue in silenzio, sedendosi poi sui sedili posteriori della macchina di Calum. - Come mai bandana boy non è con noi? - chiede la ragazza, sorridendo per il nomignolo stupido che ha dato ad Ashton.
 
- Perché si dia il caso che Ashton una macchina ce l'abbia, e che sia dovuto passare a prendere Hemmings a casa sua - dice Calum stizzito. Non capisce proprio cosa gliene possa fregare a Mackenzie se Ashton sia con loro oppure no.
 
La ragazza fa una faccia stranita e - ok, ma calmati. Non ti ho mica ucciso il gatto - se la prende con il moro.
 
- Non ho nessun gatto - borbotta Calum.
 
- Dio, Cal! È un modo di dire - sbuffa spazientita la ragazza.
 
- Possibile che non riusciate a stare in armonia per più di cinque minuti?! - si lamenta Michael. Lo sa benissimo che dovrebbe essere l'ultimo a parlare, visto che con Hemmings ci si appiccica tutti i giorni, però non capisce davvero perché i due si trovino pappa e ciccia il minuto prima, mentre il minuto dopo si stiano già insultando nei peggior modi possibili.
 
Mackenzie e Calum sbuffano contemporaneamente. - È lui ch'è acido. Io gli ho solo fatto una domanda, è lui che prende sempre tutto in puzza - si difende Mackenzie. Lei voleva solo provare ad essere gentile, evidentemente, però, a Calum l'idea non piace.
 
- Ok, scusa, forse ho esagerato - chiede scusa il ragazzo.
 
- È ok - gli risponde Mackenzie.
 
- Ora che vi siete scusati possiamo anche andare a scuola - dice Michael, sottintendendo di essere leggermente in ritardo.
 
Arrivano a scuola quando ormai la campanella della prima ora è già suonata. Michael vorrebbe uccidere entrambi perché, se il professore di biologia dovesse metterlo in punizione per il ritardo, sua madre si incazzerebbe molto.
 
Guarda in modo accusatorio sia la sorella che il suo migliore amico, mentre scendono dalla macchina diretti all'entrata. - Non guardarmi così, Mike, non volevo farti fare tardi - si scusa Calum.
 
- Vi giuro che se Turman mi manda in detenzione vi uccido - li minaccia il ragazzo, allontanandosi poco dopo per dirigersi in classe.
 
- Dovremmo andare - dice Calum imbarazzato rivolto a Mackenzie. A parte il piccolo bisticcio, non si sono rivolti parola, e questo mette a disagio entrambi.
 
- La Martens ci ucciderà, me lo sento - piagnucola Mackenzie. Non che abbia paura della Martens, è solo che la terrorizza come pochi altri, solo questo.
 
- Al massimo ci manda in detenzione, e poi è parecchio tempo che non finisci dal preside - le fa notare il moro.
 
- E non vorrei finirci per un altro po' di tempo. Non gradisce molto la mia presenza - dice, ritrovandosi ad ingoiare a vuoto poco dopo. Dalla classe provengono degli urli, molto probabilmente la Martens si sta lamentando di quanto siano poco educati e studiosi i suoi studenti. - È già incazzata. Cristo, ci spedirà dal preside senza nemmeno farci spiegare -
 
- Cosa vorresti spiegarle di preciso poi, che abbiamo fatto tardi perché ci siamo messi a litigare?! - chiede Calum.
 
- Non stavamo litigando, solo bisticciando - lo corregge la ragazza. Litigare è una parola un po' troppo forte. Michael, Calum e Luke litigavano, loro bisticciavano, nulla di più.
 
Aprono la porta ritrovandosi davanti una Martens alquanto invasata che urla contro Luke Hemmings. - Oh, beh, ma chi abbiamo qui...Clifford, Hood, grazie per averci raggiunti, non volevamo scomodarvi - ironizza la professoressa, - vedete? Questo è quello che io chiamo menefreghismo. Ora andrete entrambi dal preside, e non voglio vedervi per il resto della giornata. Intesi? - gli urla poi contro.
 
Calum prende il foglietto della punizione per entrambi, tenendo fermo, con una mano, il polso di Mackenzie. Si vede lontano un chilometro che la ragazza vorrebbe risponderle, ma, per il suo bene, Calum pensa che sia meglio evitare di buttare benzina sul fuoco.
 
- Dio! - impreca Mackenzie una volta che sono in corridoio, - ma non crepa mai quella stronza?! -
 
- Mac! - la riprende Calum. Se qualcuno dovesse sentirli finirebbero in punizione per il resto della vita.
 
- Ok, ok. Scusa - gli concede la ragazza.
 
Sono davanti all'ufficio del preside aspettando che li riceva, quando una testa ormai non più così lilla fa capolino dal corridoio vuoto. - Per colpa di voi due deficienti adesso dovrò passare il pomeriggio in detenzione - li incolpa Michael. Si lascia cadere su una sedia, tenendosi a debita distanza dai due. Sbuffa, picchiettando le dita sul bracciolo in legno.
 
- Beato te, la Martens qui ha scritto tre giorni - dice Calum, mostrandogli il foglietto, - spero solo che il preside ci ripensi, e ce ne dia uno soltanto -
 
- Siete stati abbastanza fortunati - ammette una voce alle loro spalle. Non serve neanche girarsi per vedere chi è. La sua voce è inconfondibile, e solo un gigante come lui può fare tutta quell'ombra. - A me la Martens ha dato una settimana - gli comunica poi.
 
- Wow, come minimo devi avergli ucciso il gatto, eh Hemmings?! - lo sbeffeggia Mackenzie.
 
- Nah, il fatto è che mi ha chiamato alla lavagna e mi sono rifiutato di andare. Poi mi ha chiesto di mostrarle i compiti che ci aveva dato per casa, ma non ho fatto nemmeno quello, così ha iniziato ad inveirmi contro dicendo che noi atleti ci crediamo migliori degli altri, che non ci impegnamo come fanno gli altri...poi siete arrivati voi due ed avete deviato l'attenzione, ma la Martens non dimentica, così mi ha spedito fuori dalla classe e dato una settimana di punizione. Crede che saltando gli allenamenti, io studi la sua materia. Povera ingenua - racconta il biondo, sedendosi tra Michael e Mackenzie.
 
- Difatti voi atleti vi credete migliori, anche se l'unica cosa che riuscite a fare meglio degli altri è essere dei coglioni completi - lo insulta Calum. Il fatto che siano nella stessa band non cambia i sentimenti che provano. Si odiano, c'è poco da nascondere.
 
- Farò finta di non aver sentito - lascia cadere il discorso Luke.
 
- Uh, manca Ashton e la band sarebbe riunita al gran completo - pensa Mackenzie ad alta voce.
 
- Mancherebbe anche Lee, ma lei è impossibile che finisca in detenzione - le fa notare Calum.
 
- Oh, chi abbiamo qui? - chiede la segretaria, spuntando da dietro la porta della sala fotocopie. - Clifford, Hood, Clifford e Hemmings...seriamente, entrambi in presidenza?! - dice rivolta ai fratelli Clifford.
 
- Stessa macchina, entrambi in ritardo - spiega Michael.
 
La segretaria li guarda intensamente prima di bussare alla porta del preside. - Preside, ci sono qui quattro ragazzi per lei - gli comunica, picchiettando le dita sul legno della porta.
 
- Nomi? - si sente chiedere dal preside.
 
- Calum Hood, Lucas Hemmings e Mackenzie e Michael Clifford, signore - snocciola sicura la segretaria.
 
- Falli entrare tutti e quattro - le ordina il preside.
 
La segretaria fa un cenno d'assenso verso l'interno dell'ufficio, poi si gira verso di loro e gli fanno cenno di entrare.
 
I ragazzi si alzano come se stessero per andare alla gogna, nonostante il preside non sia così severo come appare. - Clifford, seriamente? Entrambi qui?! Hood, mi meraviglio di lei. Hemmings, era da un po' di tempo che non finiva nel mio ufficio - è così che il preside li accoglie nel suo ufficio. È molto più professionale rispetto a quando Mackenzie si presenta da sola, questo perché deve dare una parvenza di severità con i suoi alunni, cosa che con Mackenzie è inutile anche provare ad avere.
 
- Ci dispiace essere arrivati in ritardo, ma abbiamo avuto un problema alla macchina - s'inventa Calum. È decisamente il più bravo dei tre a mentire, anche se Luke lo supera di gran lunga.
 
- Quindi siete arrivati a scuola con la stessa macchina? - domanda il preside, per accertarsi che dicano il vero.
 
- Noi sì - dice Mackenzie, indicando se stessa, suo fratello e Calum.
 
- E lei, signor Hemmings? - chiede il preside confuso.
 
- Ieri ho fatto tardi agli allenamenti e non ho potuto svolgere i compiti di matematica. Ho provato a spiegarlo alla Martens, ma lei sa com’è, odia gli atleti. Crede che siano dei falliti, e che solo la matematica manderà avanti il mondo, così mi ha spedito qui senza farmi spiegare - Luke è stato sempre molto bravo ad abbindolare le persone, inoltre il preside desidera con tutte le sue forze che almeno una squadra sportiva vinca qualcosa, quindi di sicuro darà ragione al povero capitano della squadra di lacrosse. Inutile dire che Luke si sia inventato una cazzata abissale, visto che il pomeriggio prima era stato a casa Clifford per provare, saltando gli allenamenti.
 
- D'accordo. Visto che non posso farle saltare così tanti allenamenti, Hemmings, e non posso essere scorretto nei vostri confronti - dice il preside rivolto ai fratelli Clifford e a Calum, - faremo una cosa molto più proficua per tutti - conclude, facendo congiungere le dita davanti alle labbra.
 
- In che senso, scusi? - chiede Michael impaurito. Non vuole conoscere le idee del preside, quell'uomo gli mette addosso un'ansia incredibile.
 
- So che voi due, e il signor Irwin, avete una band - ammette il preside guardandoli.
 
- In realtà ci sarebbe anche Luke nella band. È il cantante - lo mette al corrente Michael.
 
- Tanto meglio allora - dice il preside, - al corso di teatro serve qualcuno che sappia arrangiare delle canzoni in chiave moderna, e poi suonarle allo spettacolo che si terrà il mese prossimo - spiega ai ragazzi.
 
Mackenzie già ha capito di cosa si tratta, e preferirebbe centomila volte farsi un mese di punizione, che lavorare con quegli snob del corso di teatro, per questo - credo che mi farò i miei tre giorni di punizione come stabilito dalla Martens. Sa, non mi pare il caso di disobbedirle - dice sorridendo, credendo di averla scampata.
 
- Fino a prova contraria sono io il preside di questa scuola, e dunque decido io se mettere in punizione i miei alunni o meno - il preside cerca di far valere la sua autorità, ma con scarsi risultati, pensa Mackenzie. - Lavorerete con il drama club. Vi occuperete di dipingere le scenografie, di portare i vestiti in scena, e di arrangiare gli spartiti per poi suonarli. Chiaro? - gli chiede il preside.
 
- E con la band? - domanda Calum. Non vuole dover saltare le prove.
 
- E con gli allenamenti? - chiede scioccato Luke.
 
Il preside si illumina - a proposito di allenamenti, Hood l'ho vista fare qualche passaggio durante l'ora di ginnastica, sa che sarebbe perfetto come centrocampo per la squadra di lacrosse?! - Calum strabuzza gli occhi, di certo non vuole tornare nella squadra di lacrosse. Non dopo che al primo anno si è rotto un polso giocando una partita. - Inoltre sarebbe in squadra con i suoi amici -
 
- Hemmings non è mio amico - sputa Calum arrabbiato.
 
- Io difatti parlavo di Irwin. Oggi farà il provino come portiere, se non sbaglio - gli comunica il preside, lasciando tutti basiti. Tutti tranne Hemmings.
 
- Oh, non sbaglia, signore. Oggi pomeriggio subito dopo pranzo - ride il biondo.
 
I ragazzi si guardano sorpresi, e anche un po’ incazzati. Ashton non li aveva avvertiti di nulla. – Bene allora… - dice il preside, - Hood mi raccomando, pensi alla mia proposta. In quanto alla punizione, lavorerete nel drama club fino al prossimo spettacolo, ovvero il mese prossimo. Potreste anche trovarlo divertente – conclude l’uomo. Non dice più niente, e questo vuol dire che i ragazzi possono anche alzarsi ed andarsene.
 
Una volta che sono in corridoio, aspettando la campanella della seconda ora, Calum e Michael iniziano a parlare del “tradimento” di Ashton. – Lo sapevo che non dovevamo fidarci, è fatto con lo stesso stampo di quest’altro – inizia Michael, indicando Luke appoggiato ad una fila di armadietti.
 
- Tua sorella ci aveva avvertiti, dovevamo darle retta – continua Calum.
 
Mackenzie alza la testa dalle sue scarpe, e li guarda in modo glaciale, - non mettetemi in mezzo – dice rivolta ai due. – E inoltre, non credo che ci sia bisogno di fare tutto questo casino. Ashton ha tutto il diritto di fare quello che gli pare, e se lui vuole fare il provino come portiere, credo che dovreste solo che sostenerlo, visto che è un vostro amico –
 
- Secondo me Clifford ha ragione – approva il biondo.
 
- Nessuno ti ha chiesto niente, Hemmings – lo zittisce Calum.
 
- Stai calmo, Hood. Non ti ho mica fregato la ragazza… - lo punzecchia Luke, - oppure sì – continua, guardando prima il moro, e poi Mackenzie.
 
Il biondo sogghigna, mentre Calum cerca di sbatterlo contro gli armadietti. - Non starlo a sentire, Hood – cerca di farlo ragionare la ragazza. Dopo tutti i passi avanti che hanno fatto, fa male sentirsi chiamare nuovamente per cognome.
 
- Perché devi essere sempre così stronzo?! – chiede Michael al biondo. Quest’ultimo assume un’espressione imbronciata, come se venire ripreso da Michael Clifford lo facesse stare male.
 
- È nella mia natura – alza le spalle Luke.
 
- Una natura un po’ del cazzo, se mi permetti – gli risponde Mackenzie, mentre è intenta a ridere per qualcosa che ha letto sul cellulare. Calum muore dalla voglia di sapere chi o cosa la fa tanto ridere, purtroppo, però, il suo orgoglio glielo impedisce, bloccandolo contro gli armadietti, incapace di fare anche un solo passo verso di lei. – Ashton dice che gli dispiace non avervelo detto, e spera tanto che oggi lo sosteniate durante il provino – li informa la ragazza.
 
Non sa perché, ma a Calum dà enormemente fastidio che la ragazza stia messaggiando con Ashton. – Dì a Irwin che quando lo vedo gli spezzo le gambe, e che spero spacchi il culo a tutti al provino. Soprattutto a Hemmings – dice Michael, marcando sul nome del biondo difronte a lui. Gli sorride strafottente, e si avvia verso il suo armadietto. La campanella della seconda ora sta per suonare.
 
Il resto della giornata passa più o meno tranquilla. Durante la terza ora Ashton avvisa Mackenzie che il provino si terrà durante il pranzo, e di dirlo anche a Michael e Calum. Durante la quarta ora la ragazza manda un messaggio a Lee Anne con scritto che avrebbero passato l’ora di pranzo sulle gradinate del campo da lacrosse, per vedere il provino di Ashton.
 
Si incontrano fuori dalla sala mensa per prendere il pranzo, dopodiché si dirigono verso l'esterno per prendere posto sulle gradinate.
 
Le gradinate sono quasi tutte piene. Lo sport è molto importante per la loro scuola, e lo è soprattutto per via degli atleti che attraggono le ragazze come api al miele, facendo sicché gli spalti si riempiano durante le partite.
 
- Vai Irwin, crediamo in te - gridano due sciacquette del secondo anno. Ashton si gira per salutarle, non ci crede che ha già così tanto seguito.
 
- E quelle chi sono? - chiede Lee Anne, guardando oltre la spalla di Mackenzie.
 
- Sono del secondo anno. Jenny Morton e Cassie Coursoe - dice Calum, ricevendo un'occhiata non molto simpatica da parte di Mackenzie.
 
- Oh giusto, quelle che ti sei fatto una alla ballo di fine anno, e una quest'estate in spiaggia - lo sputtana Michael senza realmente pensarci.
 
Calum vorrebbe solo uccidere il suo migliore amico in questo momento, mentre Mackenzie vorrebbe staccare le extension a quelle due troiette, e le palle al moro, ma anziché reagire, si alza in piedi ed inizia a esultare, chiamando Ashton a gran voce. - Dai Ash, so che puoi farcela - grida la ragazza.
 
Viene seguita subito dopo da Lee Anne, che ha capito cosa la sua migliore amica sta cercando di fare, - vai Ashton, facciamo il tifo per te – urla, assecondando Mackenzie.
 
Il riccio si gira verso le due, rispondendogli con un sorriso a trentadue denti. Mackenzie alza i pollici in aria, e Michael pensa di non aver mai visto questo spirito scolastico in sua sorella.
 
Irwin non è l’unico a fare il provino per la squadra, ci sono altri otto ragazzi con lui, tutti desiderosi di conquistare l’approvazione del coach e del capitano, ovvero Luke.
 
Le ragazze aspettano impazienti l’inizio dell’allenamento, continuando a parlare tra di loro. Calum pensa che stiano parlando di quanto i giocatori di lacrosse siano fighi, in realtà, però, Lee Anne sta dicendo alla sua migliore amica di quanto sia perfida a far soffrire così il moro, mentre l’altra ride in risposta.
 
È quando Ashton para il primo tiro, e Mackenzie si alza per esultare, che Calum ringhia per la frustrazione, scendendo di corsa i scalini che portano direttamente all’interno del campo da gioco. Si ferma vicino al coach, iniziando a parlargli animatamente.
 
Passano circa quindici minuti, prima che Calum si ripresenti in campo vestito di tutto punto con la divisa della squadra. Entra in campo, iniziando a scaldarsi, mentre Mackenzie rimane letteralmente a bocca aperta.
 
- Quello è Calum o sono io che inizio ad avere le allucinazioni? – chiede Mackenzie a suo fratello.
 
Michael ghigna, - già…bel culo, eh?! – la punzecchia.
 
- Non dirmi che il tuo migliore amico ha un bel culo, non lo voglio sapere – Mackenzie fa finta di essere indifferente, cosa che non le riesce particolarmente bene.
 
- Se se, certo, come no. Peccato che è la prima cosa che gli hai visto non appena è entrato in campo – dice Michael. Adora mettere in imbarazzo sua sorella, è una cosa più forte di lui, non riesce ad evitarlo.
 
- Invece di sparare cazzate, mi dici cos’è questo cambio d’idea?! Perché adesso vuole fare il provino per la squadra? –
 
- Perché gli atleti rimorchiano molto più di noi semplici esseri umani – dice il ragazzo, seguendo il tutto con un occhiolino. – Ora che ci penso dovrei farlo anch’io il provino, magari trovo qualche bel pezzo di giocatore che sa maneggiare altre mazze all’infuori di quella da lacrosse – ammicca, occhieggiando Luke Hemmings che guarda insistentemente verso di loro.
 
- Il tuo passivello lo hai già trovato – dice Mackenzie, indicando il biondo che guarda dalla loro parte. Quando Luke se ne accorge, distoglie lo sguardo, e torna a correre in mezzo al campo.
 
- Ragazzi, Cal è veramente bravo – li richiama Lee Anne. Sta mangiando i suoi maccheroni al formaggio con meticolosa attenzione, evitando di sporcarsi i vestiti. – È veramente scomodo mangiare così – si lamenta poco dopo, quando un maccherone abbandona la forchetta per sporcarle la camicetta azzurra.
 
- Servono anni di pratica, principessina. Prova ad andare per anni alle partite di rugby, e ai concerti di rock band, poi ti verrà naturale mangiare in piedi senza sbrodolarti come i bambini di tre anni –
 
- La sua scusa qual è, invece? – chiede Lee Anne, indicando Michael che si è sporcato con la senape dell’hot dog.
 
Mackenzie scuote la testa, - lui è un coglione, non basta come scusa?! – sfotte il fratello.
 
- Stronza! – le dice Michael, per poi tornare a concentrarsi sul provino dei suoi due amici.
 
Rimangono in silenzio per tutto il resto della durata del provino, uscendosene solo qualche volta con un “vai Calum!” oppure un “parala Ash!”.
A fine provino il coach richiama tutti i ragazzi attorno a sé per annunciare chi farà parte della squadra.
 
Michael e le ragazze capiscono che Calum e Ashton ce l’hanno fatta da come sorridono e si abbracciano di slancio.
 
Una volta che il coach ha finito di parlargli, i ragazzi, vanno a farsi la doccia.
 
- Cazzo, pagherei oro per essere al posto di uno solo di quegli idioti – ammette Michael con occhi sognanti.
 
- Inventati una scusa ed entra. Se fossi stata maschio, e gay, lo avrei già fatto da tempo – gli suggerisce la sorella, - lo farei tutt’ora, se potessi – ammicca in direzione degli spogliatoi.
 
- Sicura di essere mia sorella, e non un clone? – chiede il ragazzo scioccato.
 
- Ho delle esigenze anch’io –
 
- E allora scopa e smettila di fare la frigida di ‘sto cazzo –
 
- Allora, vai o devo spingerti dentro? – lo minaccia Mackenzie.
 
- Vado, vado – si arrende Michael, camminando verso gli spogliatoi.
 
Quando entra trova Calum e Ashton che si stanno complimentando a vicenda per il provino, e Jason Bricks che si sta cambiando sulla panca accanto.
 
- Mike, che ci fai qui? – chiede Ashton, accorgendosi del ragazzo fermo sulla porta.
 
- Io…ecco, io… - sono rare le volte in cui Michael Clifford rimane senza parole, fortunatamente per lui, Luke, ha sentito Ashton chiamarlo, e si è subito precipitato dai suoi nuovi compagni di squadra.
 
- Clifford, cosa ci fai qui? – chiede con finta nonchalance il biondo, mentre è impegnato a frizionarsi i capelli con l’asciugamano. Si è appena fatto la doccia, e le gocce d’acqua imperlano ancora il suo petto nudo. Petto nudo da cui Michael fatica a tenere lontano gli occhi.
 
- Sono venuto a congratularmi con i miei amici, non che questo debba interessarti – gli risponde Michael a tono. Non sa perché, ma rispondere in modo acido a Luke Hemmings è una cosa che lo aiuta a vivere meglio.
 
- Hai lasciato Mackenzie fuori, da sola, ad aspettarti? – chiede Ashton, togliendosi la maglia.
 
Michael lo guarda stranito, - è con Lee Anne – dice il ragazzo.
 
- Oggi è martedì, e il martedì Lee ha l’incontro con il club di chimica – gli ricorda il riccio, mentre Calum sbatte la maglia sulla panca, e si dirige a passo spedito verso le docce.
 
- Uh, è parecchio geloso il ragazzo – fa notare Luke, - comunque non credo che tua sorella morirà se non le stai attaccato al culo per più di cinque minuti. Rischia anche di trovare un ragazzo, magari – urla l’ultima parte per farsi sentire da Calum, che in risposta gli grida un bel vaffanculo contro.
 
- Io vado a farmi la doccia, evitate di picchiarvi – li mette in guardia Ashton. Vuole bene ad entrambi, ed una volta conosciuto meglio Luke, si è reso conto che quello che il ragazzo mostra di sé è solo una maschera.
 
A quel punto Michael non sa proprio cosa fare, Luke ora fa parte della band, e quindi dovrebbe essere facile per loro parlarsi, purtroppo però non è così, soprattutto se Hemmings continua a stargli davanti a petto nudo e con un solo, microscopico, asciugamano a coprirgli le parti intime.
 
- Potresti vestirti?! – dice Michael, arrivando quasi a supplicarlo.
 
- Cos’è Cliff, ti disturbo? – lo punzecchia Luke.
 
- Copriti e basta. E non chiamarmi Cliff – gli risponde il ragazzo scazzato.
 
- Oh, io invece penso che resterò così ancora per un altro po’ – dice il biondo prima di dargli le spalle, e lasciar cadere a terra l’asciugamano.
 
Michael deglutisce a fatica, e – che cazzo stai facendo? – balbetta tutto rosso in viso.
 
Luke si piega a prendere i boxer all’interno del borsone, lasciando, così, un perfetta visuale del suo culo nudo al ragazzo di fronte a lui. – Almeno le mutande conto di metterle, non voglio mica farti venire un infarto. O farti venire e basta – lo stuzzica il ragazzo, complice anche il fatto che siano rimasti in pochi nello spogliatoio.
 
- Sono gay, ma ciò non vuol dire che sono attratto da ogni ragazzo presente sulla faccia della terra –
 
- Io non sono ogni ragazzo… - dice Luke, come se avesse appena rivelato a tutti il motivo per cui la terra gira.
 
- No, è vero, sei uno stronzo a cui spaccherò il culo in meno di cinque minuti. E non nel modo in cui piace a te, Hemmings passivello – lo deride Michael, avvicinandoglisi pericolosamente.
 
Luke non si lascia sopraffare dal ragazzo, - ora dimmi che questa non è per me, Clifford – lo sfotte, posandogli una mano a coppa sull’erezione appena accennata. – Io direi che è proprio dovuta a me – si morde poi il labbro con quel maledetto piercing, facendo sicché Michael perda quel poco di lucidità rimastagli, gemendo contro l’orecchio del biondo.
 
- Ti odio – ansima Michael, mentre il biondo continua a massaggiargli il membro al di sopra dei pantaloni.
 
- Oh, ci credo. Anch’io ti odio, ma sai, si dice che il sesso tra persone che si odiano sia il migliore del mondo – gli sussurra Luke all’orecchio.
 
Michael ringhia per poi spingere il biondo contro gli armadietti, - smettila di giocare con me, Hemmings, non sono un tipo molto paziente – lo mette in guardia.
 
- Chi ti dice che io stia giocando? Magari voglio venire a letto con te e sto utilizzando mezzi termini per dirtelo, vi sto che tu non ci arrivi – sbuffa Luke, sfuggendo alla presa del ragazzo. – E dovresti rifarti la tinta, ormai sono diventati bianchi – aggiunge, indicando i capelli ormai senza colore di Michael.
 
- Lascia perdere i miei capelli – dice Michael, per poi essere interrotto dall’arrivo di Calum e Ashton.
 
- Dovresti tingerli, amico. Sono bianchi – gli dice Ashton, mentre Calum annuisce per dare ragione al riccio. – Wow, non vi siete picchiati – constata Ashton, iniziando a vestirsi.
 
- Ci è mancato poco – ammicca Luke.
 
 
Da quando Michael aveva attraversato la porta dello spogliatoio, e Lee Anne era corsa al suo club di chimica perché “Mac, non posso fare assolutamente tardi. Sono il presidente” con tanto di sorriso a trentadue denti a cui non riesci ad andare contro, Mackenzie era rimasta seduta sul primo scalino degli spalti aspettando che i ragazzi si dessero una mossa.
 
Era rimasta lì, a scorrere la timeline di twitter per perdere tempo, quando un’ombra le si era parcheggiata davanti, non volendo sentir ragione di  andarsene. – Senti, Walker, mi stai facendo ombra, quindi perché non vai a provare il tuo testosterone altrove?! – dice, alzando la testa dal cellulare e indirizzando un sorriso finto al ragazzo fermo davanti a lei.
 
- Sei strana, Clifford. È una delle cose che mi affascina di te – le dice il ragazzo.
 
Mackenzie sta per ribattere qualcosa come “ti affascinerebbe anche un calcio nelle palle?!”, quando vede i ragazzi uscire dagli spogliatoi e le tipe di prima correre verso di loro per congratularsi.
Con loro c’è anche Luke, che, ad una buona occhiata, risulta essere troppo vicino a Michael, ma a lui questa cosa non sembra dar fastidio, quindi perché dovrebbe infastidire sua sorella.
 
Vorrebbe quasi strozzare quelle due tizie con le sue mani, quando le vede allungare le mani a toccare i bicipiti di Calum senza che questo gli dica niente, ma decide di rimanere ferma dov’è, ripagando Calum con la sua stessa moneta.
 
– Sta’ zitto e ascoltami, Walker – la ragazza ferma il fiume di parole che stanno uscendo dalla bocca del ragazzo accanto a lei, - mi stai sul cazzo come solo pochi ci riescono, ora però devi farmi un favore enorme – gli confessa la ragazza.
 
- Tutto quello che vuoi –
 
- Li vedi quelli lì? – gli chiede Mackenzie.
 
- Chi? Tuo fratello, Hood, Hemmings e compagnia bella? – domanda il ragazzo, seguendo la traiettoria del dito di Mackenzie.
 
- Sì, loro. Tristan, devi farmi un favore. Devi baciarmi – dice la ragazza, pregandolo con lo sguardo. Arriva persino a fare labbruccio.
 
- Non c’è bisogno che mi preghi, lo faccio volentieri, credimi – ride Tristan, avvicinandosi alla ragazza. Le prende il viso tra le mani e fa combaciare le loro labbra in modo delicato, cosa assolutamente non da Tristan Walker, se lo si conosce almeno un po’.
 
Il bacio con Tristan è totalmente diverso da come se lo aspettava. Non è paragonabile allo sfioramento di labbra che c’è stato con Calum, ma è anche diverso da quelli che si è scambiata molte volte con Luke.
 
Dopo vari secondi, Mackenzie capisce che baciare Tristan Walker non è poi così male, ma il bacio non la rapisce così tanto da non accorgersi del rumore di qualcosa che cade.
 
Il qualcosa che cade è più nello specifico il borsone di Calum, quello che il coach gli ha dato alla fine degli allenamenti. Mackenzie sente dei passi sempre più vicini, finché, come una furia, Calum non spinge Tristan lontano da lei, facendolo finire a terra.
 
- Che cazzo ti prende, Hood? Sei uscito fuori di testa? – recita il ragazzo. Ormai ha capito a cosa Mackenzie alludeva con quel favore. Voleva far ingelosire quel coglione di Calum Hood. Non che a Tristan, Calum, non sia simpatico, solo che si è sempre chiesto come ha fatto a non provarci mai con Mackenzie, visto che la conosce da una vita, e si piacciono a vicenda da non si sa nemmeno quanto tempo. Lui reputa, chi perde un’occasione del genere, un coglione.
 
- Devi stargli lontano – il moro spinge il ragazzo a terra una volta che cerca di rialzarsi.
 
- Perché dovrei? Non sei mica il suo ragazzo – dice Tristan rialzandosi da terra, e pulendosi i jeans con le mani. Una volta in piedi porta un braccio attorno alle spalle di Mackenzie, lasciandole un bacio sulla guancia poco dopo.
 
- Cal, che succede? – chiede allarmato Michael, avvicinandosi all’amico.
 
- Questo stronzo stava baciando tua sorella – ringhia il moro.
 
- Beh, Mackenzie è abbastanza grande da uscire con chi le pare, non credi?! – dice Luke a nome di Mackenzie.
 
- Grazie – dice la ragazza allibita, - Luke ha perfettamente ragione. Sono in grado di uscire con chi voglio – continua. Spera davvero che Calum reagisca.
 
Calum si passa una mano sul viso, - lo sai che non ti piace, lo hai sempre odiato –
 
- Odiava anche me – ghigna Luke.
 
- Già – gli dà man forte la ragazza.
 
- Smettila di fare l’idiota, non mi sto divertendo – la riprende il moro.
 
- Neanche io mi sono divertita ad aspettarvi qui per mezz’ora, per poi vederti correre tra le braccia di Coursoe – Mackenzie incrocia le braccia al petto. Si aspetta delle scuse.
 
- Quindi è questo? Sei gelosa? – chiede scioccato Calum. Mackenzie non è una che ammette le cose, soprattutto davanti a gente che non sopporta.
 
- Wow, Hood, devi essere un genio per esserci arrivato – lo prende per il culo Luke, - volevi per caso un disegnino?! -
 
- Taci, Hemmings, se non vuoi che ti spacchi la faccia – lo mette in guardia Calum. È veramente incazzato.
 
- Non prendertela con gli altri quando la colpa è solamente la tua – gli dice Mackenzie.
 
- La mia? Sei tu che hai baciato quel cazzone – grida il moro, indicando Tristan che si è leggermente allontanato dalla  ragazza.
 
Sarà pure il suo migliore amico, ma, quando Calum si comporta in questo modo, Michael pensa che sia solo una completa testa di cazzo. – Lo ha fatto per farti ingelosire, coglione. Tu non le capisci proprio le ragazze – scuote la testa il maggiore dei fratelli Clifford.
 
- Uhg, e le conosci tu? Tu che giri e rigiri attorno ad Hemmings, e dici di odiarlo, pur di farti notare da lui? – Calum non pesa le parole, per questo si ritrova il suo migliore amico davanti, pronto a sferrargli un bel pugno in faccia.
 
- Mike, no – lo blocca Ashton, prima che il ragazzo possa commettere il più grande errore della sua vita.
 
- Basta così. Smettetela di fare gli idioti – grida Mackenzie, - mi dispiace per la spinta, Tris – si scusa poi con il biondo al suo fianco.
 
- Mi dispiace per la spinta, Tris – le fa il verso Calum, - vuoi un bacino sulla bua?! – continua a prenderla in giro.
 
- Questa è una cosa tra me e te, quindi risolviamola – dice la ragazza, prendendo per il braccio Calum, e spingendolo lontano dagli altri.
 
Il ragazzo si lascia trascinare, nonostante gli ci voglia solo un po’ più di forza per arrestare la camminata. – Stiamo facendo una cazzata, lo sai questo vero?! –
 
- So che sei un’enorme testa di cazzo che non cambierà mai – gli risponde la ragazza. Il suo cuore le dice di fidarsi, ma il suo cervello le dice che Calum non cambierà mai modo d’essere, facendola soffrire inutilmente.
 
- Cos’è cambiato da ieri sera? Perché adesso siamo a questo punto? – chiede Calum alterato. Vuole cercare di capire dove ha sbagliato, così può porre rimedio.

- Vediamo un po’, forse perché, invece di venire a salutare me, sei rimasto a parlare con quelle due oche…cazzo, mi sale il nervoso solo a pensarci… - dice Mackenzie.
 
- Ehi, ehi, ehi…guardami – Calum ferma il suo girare in tondo, bloccandole le braccia contro il corpo, - non me ne frega un cazzo di quelle due. Mi dispiace se hai pensato il contrario, non credevo avresti avuto questa reazione, altrimenti non avrei mai permesso a quelle due di toccarmi – ammette il ragazzo.
 
- Quindi se non avessi avuto questa reazione ti saresti fatto toccare ben volentieri, uh?! – alza la voce Mackenzie. I ragazzi da lontano li stanno guardando, anche se non riescono a capire cosa si stanno dicendo i due.
 
- Mackenzie, non intendevo questo. Non travisare le mie parole. Mi ha dato comunque fastidio che mi toccassero, a prescindere che tu fossi gelosa o meno –
 
-  Uhm, i-io non sono gelosa… - dice poco convinta la ragazza.
 
- Sì, e io sono Obama. Andiamo, si vede da lontano un miglio che sei una piccola cosetta gelosa – dice Calum intenerito.
 
Mackenzie fa una faccia disgustata, - piccola cosetta gelosa ci chiami tua sorella, Hood – dice, non riuscendo però a trattenere un sorriso.
 
- Ok, cercherò un altro nomignolo da affibbiarti – ribatte il moro con nonchalance.
 
- Non azzardarti – gli punta contro un dito Mackenzie, - e poi io non sono l’unica gelosa qui… -
 
- No, è vero, non sei l’unica gelosa. Io sono molto geloso, motivo per cui ora tornerò indietro a spaccare la faccia a quell’idiota di Walker –
 
- Tu non andrai da nessuna parte – Mackenzie lo spinge all’indietro, mantenendo la mano ferma sul suo petto, - e non perché non voglia che tu faccia male a Tristan, se è questo quello che stai pensando, ma perché voglio che tu rimanga qui a chiarire con me. Sono stufa di questi tira e molla –
 
Calum rimane sbalordito per circa un millesimo di secondo prima di dire qualcosa. – Wow, non hai mai parlato così tanto – constata il ragazzo, sgranando gli occhi.
 
La ragazza gli dà uno schiaffo con la stessa mano che è ferma sul suo petto, - sei davvero un coglione, Hood – dice, scansandosi.
 
Fortunatamente Calum è più veloce di lei. Le blocca la mano contro il suo petto, e le sorride. – Mi piace quando mi chiami Hood, Clifford –
 
- Io invece odio quando mi chiami Clifford, Hood – ribatte la ragazza stizzita.
 
- Ok, visto che non ti decidi a parlare, e io sono stufo di stare qui fuori, e ho fame, e sono stanco di stare in piedi, e dovrei tornare a casa per studiare, facciamo le cose come dico io. Venerdì sera, io e te, al Pattie’s Diner, niente se e niente ma. È un appuntamento, non puoi rifiutare – le ordina il ragazzo.
 
A quelle parole Mackenzie si apre in un sorriso a trentadue denti, che parte da un orecchio e finisce all’altro, - chi ti ha detto che per me è ok?! Potrei sempre non presentarmi – lo punzecchia la ragazza.
 
- La vedo difficile, visto che ti verrò a prendere personalmente sulla soglia di camera tua – dice Calum con un sorriso furbo.
 
- Chi ti ha detto che ti aprirò la porta, allora? –
 
- So dove tenete la chiave di riserva. È sempre lo stesso posto da nove anni – ride il ragazzo.
 
- Se la metti così sarò costretta ad accettare – dice Mackenzie, sentendosi chiamare poco dopo da Michael. Si è rotto le palle e vuole tornare a casa, e la sorella non lo biasima per niente. – Arrivo! – gli grida in risposta, mentre lui e gli altri si dirigono al parcheggio.
 
- Finalmente se ne sono andati – sospira Calum, e prima che la ragazza possa chiedergli alcunché, lui le si avvicina, prendendola per i fianchi, e facendo combaciare le loro labbra in un bacio a stampo.
 
Il moro non è tipo da baci a stampo, nel modo più assoluto, ma Mackenzie è troppo importante per lui, per questo non vuole affrettare le cose.
In risposta al bacio, la ragazza, inizia a muovere le labbra contro quelle di Calum, portando le sue braccia a circondargli il collo.
Calum la stringe per un tempo che gli pare infinito, anche se in realtà non sono più di due minuti, e Mackenzie si sente in paradiso. Tutta un’altra cosa dal bacio con Tristan, questo è poco ma sicuro.
Si separano con un schiocco, mentre continuano a sorridersi a vicenda.
 
- Non ti ci abituare troppo, Hood – dice Mackenzie, staccandosi del tutto dal ragazzo.
 
- Non farlo neanche tu, Cliff – le risponde Calum, donandole un altro bacio a stampo prima di seguirla verso il parcheggio. E non sa perché, ma non vede l’ora che la settimana passi il più in fretta possibile.
 
 
 
 
 
 




 
∾ Note d’autrice ∾
 
Merito la ghigliottina. I know, I know…
 
Comunque, posso dirvi di non avere scuse plausibili per questo ritardo, potrei dire che mi è mancata l’ispirazione, o che sono stata impegnata con l’università, ma la verità è che non appena aprivo il file del capitolo mi saliva il rigetto e mi veniva da dormire.
 
Anyway, ormai ci siamo, l’ho pubblicato, quindi se fa schifo, siete obbligate a farmelo sapere, e siete autorizzate a picchiarmi.
 
Il personaggio di Tristan mi piace parecchio, e sì, per chi ne capisce, il tipo è leggermente – ma dico leggermente, eh – ispirato a Tristan Evans dei The Vamps. Gli ho cambiato cognome, così giusto per non sfociare nel trito e ritrito. Amo i The Vamps, sono la mia ultima fissa – Connor Ball ti amo -, ma questi non entreranno mai e poi mai nella mia storia. Mai! sia ben chiaro.
 
Ho adorato scrivere la scena Muke, fosse per me scriverei solo quelle, ma purtroppo la storia è composta anche da altri personaggi – sapevo che dovevo lasciare che fosse solamente una Muke -, quindi vabbè…
 
Calum e Mackenzie sono asdfghjkl in questo capitolo, e sì me lo dico da sola perché sono troppo pucciosi insieme, e a me è salito il diabete solo a pensarli così dolci, figuriamoci a scriverli. Carie, carie everywhere!
 
Per la Muke OS p0rn che era in cantiere, bè, è ancora lì, ma non preoccupatevi, appena la finisco ve lo dico ;)
 
Ora me ne vado. Se ci sono errori, segnalatemeli – sempre se vi va-, che non ho avuto il tempo di rileggere.
 
Come sempre aggiornerò a 8 recensioni – se recensite di più non mi offendo xD –
 
Ok, ora vado seriamente.
 
 
xx, Snixx_94

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Capitolo 9
*** IX. Memories ***


A xFelixFelicis,
perché senza il tuo continuo pressarmi,
a quest’ora il capitolo sarebbe ancora nella mia testa.
 
Ti voglio bene, B.
 
 
 
 
 
IX. Memories
 
 
 
 

 
E sto abbracciato a te senza chiederti nulla,
per timore che non sia vero che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te senza guardare e senza toccarti.
Non debba mai scoprire con domande, con carezze,
quella solitudine immensa d'amarti solo io.
 
- Pedro Salinas
 
 
 
 


 
 

Norwest Christian College. Giovedì. Ore 15. Aula del ‘Drama Club’.
 
 
«Dobbiamo proprio entrare?» chiede Michael al resto del gruppo una volta che sono fuori dall’aula di teatro.
 
«Siamo in punizione, Mike. Non possiamo scegliere» gli ricorda il suo migliore amico.
 
«Andiamo, sarà divertente» li incoraggia Ashton. Mackenzie ancora non ha capito perché il ragazzo sia lì con loro invece che fuori a godersi il pomeriggio in piena libertà.
 
«È divertente perché non sei obbligato a farlo» sbuffa Hemmings, arrivando alle spalle di tutti.
 
«Ragazzi, è teatro. Non vi stanno mica torturando» dice Ashton. Si vede che non conosce bene i tipi che fanno parte del drama club della loro scuola.
 
«Spiegami un’altra volta il motivo per cui sei rimasto?» chiede la ragazza al riccio con aria scocciata.
 
«Non iniziate. Piuttosto entriamo va’, non voglio che quegli snob del cazzo ci vengano a cercare» dice Michael, incoraggiando tutti ad entrare.
 
L’aula di teatro non è una vera e propria aula, è un auditorium in piena regola. C’è un palco, in fondo, dove alcuni ragazzi stanno cantando, mentre gli altri sono seduti sulle poltrone, nella semioscurità della stanza.
 
Il gruppo si fa avanti cercando di fare il meno rumore possibile, cosa che non gli riesce particolarmente bene quando Mackenzie nota la tipa bionda che è ferma sul palco a cantare. «Cazzo, siamo finiti in High School Musical» impreca la ragazza, facendo girare tutti verso di sé. Uno ‘shhh’ generale riempie le orecchie di Mackenzie, mentre viene spinta dai ragazzi a sedersi in una delle file vuote.
 
La bionda sul palco si presenta come la presidentessa del drama club. Il suo nome è Adrianna Taylor, frequenta l’ultimo anno, fa parte del club di teatro dal suo primo anno, mentre è presidentessa dal secondo, e Mackenzie aggiungerebbe anche che è una gran troia, ma si trattiene dal commentare in modo acido. Vuole evitare un altro mese di quella tortura.
 
Adrianna chiede ai nuovi ragazzi di presentarsi, ed è in quel momento che Mackenzie smette di prestare attenzione al palco, iniziando una nuova partita a ‘brainwars’ sul suo cellulare.
 
È intenta a battere un tipo coreano nell’ultimo round, quando un colpo di tosse le fa alzare la testa dal telefono. «Tu saresti?» domanda Adrianna, sorridendo falsamente.
 
«Uh…come scusa?» fa Mackenzie, cadendo dalle nuvole.
 
Ashton e Luke emettono un leggero risolino, «devi presentarti, in questo modo: ciao a tutti, sono Adrianna, frequento l’ultimo anno, e sono qui perché amo l’arte» le spiega la bionda, aspettando che la ragazza parli.
 
«Ok. Ma devo anche alzarmi in piedi?» chiede allora Mackenzie.
 
La bionda sbuffa, mentre una vena le pulsa in modo spaventoso sul collo, «fa’ come ti pare, basta che ti presenti» dice isterica. Sta decisamente perdendo la pazienza.
 
«Uhm, d’accordo...» dice la ragazza, alzandosi in piedi. «Bè, sono Mackenzie Clifford, frequento il terzo anno, e basta suppongo…» conclude sedendosi.
 
«Perché sei qui?» le domanda Adrianna.
 
Mackenzie si alza di nuovo in piedi, «punizione» ammette, «non lo faccio perché mi piace. Odio queste cose alla ‘glee’, è parecchio da sfigati» dice sincera, mentre Michael la tira per un braccio per farla risedere.
 
La vena sul collo della presidentessa del drama club si gonfia in modo esponenziale, mentre questa è intenta a ripetersi da sola di stare calma. «D’accordo, bè, vuoi farci sentire cosa sai fare? Se il preside ti ha spedito qui ci sarà un motivo…a parte farci divertire» Adrianna sussurra l’ultima parte proprio davanti al microfono, in modo che Mackenzie la senta forte e chiara. E difatti così accade.
 
Se in un primo momento Mackenzie aveva deciso di ignorare la bionda e le sue frecciatine, adesso non vede l’ora di farla piangere, per questo, una volta in piedi, la ragazza si rivolge ad Adrianna, «preferisci qualcosa di lento, o di movimentato? Magari qualcosa preso da qualche stupido musical…»
 
«Penso che il pezzo ‘tomorrow’ dal musical ‘Annie’ sia più che adatto» dice la bionda, mentre è intenta a guardarsi le unghie smaltate di rosso.
 
«Cliché su cliché. Ok, nessun problema» accetta Mackenzie.
 
Adrianna le lascia il palco libero, mentre fa segno a qualcuno di muoversi. Un ragazzo si avvicina a Mackenzie per porgerle il microfono, facendo partire subito dopo la base.
 
«Tua sorella come cazzo fa a conoscere una canzone da musical?» chiede Ashton scioccato.
 
«Per tutte le volte che l’abbiamo costretta a guardare X-Factor» risponde Calum al posto del suo migliore amico.
 
«Oh, capisco» dice il riccio solamente. Almeno una volta a stagione c’è sempre qualcuno che si presenta alle audizioni di X-Factor con quella canzone, suscitando la voglia di suicidarsi di Simon Cowell, quindi capisce perfettamente cosa Calum intenda.
 
«In più è uno dei pochi musical che le piacciono. Nostro padre la portava sempre a guardare ‘Annie’ ogni volta che una compagnia teatrale lo metteva in scena qui in città» Michael stupisce tutti parlando di suo padre, erano anni che non lo faceva.
 
Fortunatamente per tutti, la base non è quella classica, ma è leggermente più movimentata, così Mackenzie non odia proprio così tanto cantare davanti a tutti.
 
Man mano che la canzone va avanti, la vena sul collo di Adrianna s’ingrandisce sempre di più, facendo spaventare gli altri ragazzi presenti in auditorium.
 
Michael e gli altri sono letteralmente a bocca aperta, tant’è che non si rendono conto che Mackenzie ha appena finito di cantare, ha ghignato verso la presidentessa del drama club, ed ha lanciato il microfono nelle mani di quello che dovrebbe essere l’assistente al suono, scendendo subito dopo dal palco.
 
«Così quella stronzetta ci penserà due volte prima di sfidare nuovamente Mackenzie Clifford» dice la ragazza, facendo saltare sul posto Ashton, che si era completamente imbambolato davanti a quell’esibizione.
 
«Wow, cioè…wow. Sei stat-»
 
«Sì, sei stata wow, credo che l’abbia capito» Luke prende in giro Ashton che continua a ripetere sottovoce la parola “wow”.
 
L’intera sala sta ancora guardando verso di lei, nonostante Adrianna sia sul palco per ricevere la loro attenzione. Mackenzie passa davanti ad Ashton e Luke, per poi sedersi vicino a suo fratello.
 
Calum vorrebbe complimentarsi con lei, ma ha paura di risultare un’idiota, per questo resta seduto vicino al suo migliore amico, dalla parte opposta rispetto a Mackenzie, aspettando che la ragazza si giri verso di lui per sorriderle.
 
«Sabato sera c’è il falò per la squadra di lacrosse» li informa Luke, come se qualcuno gliel’avesse chiesto, «i ragazzi della squadra possono invitare delle ragazze come se fosse un invito al ballo, solo che questo è molto più importante» dice, facendo un occhiolino a Calum da dietro la spalla di Ashton.
 
Calum deglutisce a vuoto. Vorrebbe davvero invitare Mackenzie, ma non sa nemmeno come andrà il loro appuntamento di venerdì, figurarsi sapere se fino a sabato sera la ragazza non l’avrà disintegrato. E inoltre non gli pare il momento adatto per chiederglielo, con tutta quella gente presente, compreso il fratello e quella grande faccia da schiaffi di Luke Hemmings, che continua a prenderlo per il culo con lo sguardo, ammiccando alla ragazza. Evidentemente Michael, Ashton e Lee Anne non bastavano, doveva venirlo a sapere anche Luke-sono-un-coglione-Hemmings della sua cotta per Mackenzie, facendolo sentire più a disagio di quanto non sia già.
 
«A questo proposito, visto che non conosco nessuna ragazza…mi chiedevo se, Mac, volessi venire al falò con me» le chiede Ashton nervoso, «come amici, eh. Questo mi pare più che ovvio» aggiunge subito dopo, mentre il moro lo trafigge con lo sguardo.
 
Come gli è saltato in mente di chiederlo a Mackenzie quando sa quello che Calum prova per la ragazza è un mistero. «Credo che Clifford sia già impegnata, non è vero, Hood?!» lo incoraggia Luke a parlare. Non sa perché il biondo lo stia facendo, ma gli è grato di essere intervenuto.
 
Mackenzie fa saltare lo sguardo tra Ashton, Luke, Calum, e viceversa, finché non si ferma su Calum, aspettando con impazienza che il ragazzo risponda. «Oh, cioè, non so se tu abbia voglia di venirci, però se vuoi, puoi venirci con me» dice Calum a disagio. Michael lo sta guardando male e lui vorrebbe solo sprofondare nella poltroncina, continuando a farsi sanguinare le orecchie sentendo la cornacchia che ora occupa il palco, cantando “problem” di Ariana Grande. Che poi che c’entra Ariana Grande in questo contesto lo vorrebbe proprio sapere.
 
«Dio, Hood, sei penoso» lo sbeffeggia Luke, «anche io sono riuscito a fare di meglio con lei…» dice, riferendosi a quando sono stati insieme.
 
Non appena quelle parole lasciano la bocca del biondo Michael strabuzza gli occhi. Aveva completamente rimosso dal suo cervello il periodo in cui Mackenzie e Luke erano stati insieme. «Cal, seriamente?!» dice allora Michael per smorzare la tensione.
 
Mackenzie ridacchia, lasciando intendere a Calum che non se l’è presa per il modo in cui gliel’ha chiesto, anzi, lo trova estremamente adorabile mentre cerca di diventare un tutt’uno con la poltrona. «È ok» gli risponde la ragazza. Dopotutto deve mantenere la sua aria da dura.
 
«Uh, per venerdì è ancora confermato, si?» chiede Ashton a Michael.
 
Calum strabuzza gli occhi e «cazzo, me ne ero completamente dimenticato» dice, sbattendosi una mano in faccia, e facendo girare alcuni ragazzi seduti nella fila davanti a loro.
 
Mackenzie li guarda stranita, così come Luke, mentre Ashton si affretta a spiegare. «Mike ci ha invitati a casa vostra a dormire, venerdì sera» dice il riccio rivolto a Mackenzie, «te lo stavamo giusto per chiedere, Luke, vero Michael?!» si sforza di sorridere Ashton. Lo sa che Michael e Luke hanno dei precedenti, e che non vanno molto d’accordo, però devono iniziare a farlo, se vogliono che la band funzioni.
 
«Giusto» conferma Michael, sorridendo falsamente, «allora, ci stai?» chiede, affacciandosi per guardare Luke in viso.
 
«Certo, tanto non ho niente di meglio da fare» accetta il biondo.
 
«Sei proprio stronzo» borbotta Mackenzie, a voce abbastanza alta per farsi sentire dal ragazzo. Luke gli sorride, e lei si gira stizzita dall’altra parte.
 
Gli sguardi di Calum e Mackenzie si incrociano, e i due provano una stretta allo stomaco. «Io e Mackenzie venerdì sera abbiamo da fare» li informa Calum, mentre tre paia d’occhi si girano a fissarlo.
 
«Sì, Calum ha preso i biglietti per gli Eskimo Joe» s’inventa Mackenzie. Di certo non vuole far sapere a quei tre coglioni che lei e Calum hanno un appuntamento, soprattutto perché poi non la finirebbero più di prenderli per il culo.
 
Michael li guarda male mentre Calum si affretta ad aggiungere «ma tranquillo, eh, dopo vengo a dormire da te» dice, sforzando un sorriso.
 
Lo sguardo di Michael si fa sempre meno sospettoso, finché non alza le spalle per mostrarsi d’accordo con la cosa. Evidentemente infinocchiare Michael è più facile del previsto, si ritrova a pensare Mackenzie. «Quando finisce questa tortura?» chiede Luke scocciato, facendo sicché l’attenzione si sposti altrove.
 
«Ancora dieci minuti, poi è tutto finito» risponde Michael.
 
Calum prende al volo l’occasione per lanciare uno sguardo fugace a Mackenzie. Sospira, mentre pensa che Luke Hemmings non sia proprio così male, e che un giorno, magari il più lontano possibile, lo ringrazierà per l’aiuto che gli ha dato.
 
 
 
 
Pattie’s diner. Venerdì sera. Ore 22.
 
 
«Quel film era una vera merda» ride Mackenzie, mentre prende posto ad un tavolo in fondo alla sala.
 
«In effetti faceva abbastanza schifo» le dà ragione Calum, sedendosi accanto a lei. Sono appena usciti dal cinema dov’erano a vedere ‘Behaving Badly’. Inutile dire che sono stati quasi tutto il film a tirare i popcorn contro il megaschermo.
 
«Sarebbe stato meglio il film sulle Tartarughe Ninja» dice la ragazza, iniziando a sfogliare il menù.
 
Calum adora come la ragazza sporge il labbro inferiore in fuori, e inclina la testa da un lato, quando è indecisa su qualcosa. «Anche il film sugli One Direction sarebbe stato più figo, sai che risate…» continua il discorso. Non sa perché, ma ha paura che se smetteranno di parlare, rimarranno in silenzio per tutto il resto dell’appuntamento.
 
«Dici che quando Michael si accorgerà che gli Eskimo Joe sono in tour in America, si incazzerà?!»
 
Calum fa finta di pensarci un po’ su, e «credo che lo sapremo solo quando troverai il mio corpo freddo steso sul pavimento con la carotide recisa» dice.
 
La ragazza ride, una risata cristallina. Si sente come dopo tre bottiglie di birra, alticcia e leggera come una piuma. «Sei sempre il solito esagerato» lo spintona scherzosamente la ragazza.
 
«Uh, cosa abbiamo qui? Due fidanzat-…Calum, Kenny, siete voi?» dice Pattie scioccata, vedendoli ridere e scherzare come due innamorati.
 
«Ciao Pat» la saluta Calum, mentre Mackenzie le fa un cenno con la mano, sorridendole.
 
«Cosa ci fate qui da soli? E perché tu gli sei seduto vicino?» chiede la donna con fare sospettoso. Quando i ragazzi si incontrano lì nel suo locale, non si siedono mai uno accanto all’altra, anzi, si siedono sempre ai lati opposti del tavolo per evitare di litigare ogni cinque secondi, per questo vederli seduti vicini la incuriosisce, e non poco.
 
Calum guarda Mackenzie come a chiederle una conferma. Non vuole dire niente che potrebbe turbare la ragazza, ma soprattutto, vuole essere sicuro che lei definisca quello, un appuntamento.
 
La ragazza annuisce appena con la testa, quindi Calum è libero dal farsi prendere dall’euforia. «È un appuntamento, Pat» dice tutto eccitato, marcando il concetto stringendo la mano di Mackenzie, e portandola sul tavolo. «Eh già, Mackenzie Clifford, la regina di ghiaccio, la stronza senza cuore, la-»
 
«Continua a parlare e ti lascio qui da solo» lo minaccia la ragazza, «e ti do anche un bel pugno in faccia prima di andarmene».
 
«Oh mio Dio! Questa è la cosa più carina dell’intero universo! Siete perfetti insieme! Lo sapevo! Oh mio Dio, ne devo parlare con Ashton e Michael! Soprattutto con Ashton!» dice elettrizzata la donna.
 
«Pat? Pat, no. Michael e Ashton non lo sanno. Non lo sa nessuno. E non deve venirlo a sapere nessuno, mi sono spiegato?!» la blocca Calum.
 
«Perché non deve saperlo nessuno, stronzetto? Vuoi per caso tenere questo fiorellino nascosto?!»
 
«Sono io che non voglio, Pat» la informa Mackenzie, «voglio essere prima sicura che le cose funzionino. Non siamo sicuri nemmeno noi di quello che stiamo facendo».
 
«Secondo me state facendo una grandissima stronzata, ma la vita è la vostra, e voi siete due teste calde, quindi ok, manterrò il segreto. Ma non fatemi aspettare troppo per l’invito al matrimonio, eh» dice Pattie, facendo un occhiolino ai due. «Allora, che prendete, fanciulli?» gli chiede la donna, bagnando la punta della penna con la lingua, com’è solita fare prima di scrivere un’ordinazione.
 
«Io prendo un doppio cheeseburger con patatine. E ovviamente il dolce della casa» ordina Calum, leggendo dal menù. «Oggi è venerdì, quindi ci sono gli speciali brownies alla Pattie come dolce della casa, vero?!» cerca conferma il ragazzo.
 
«Sì, stronzetto, ci sono i brownies» gli dà ragione Pattie. «E tu che prendi, dolcezza?»
 
«Questa cosa non è giusta, perché a lei la chiami dolcezza e a me stronzetto?!»
 
«Vuoi essere chiamato dolcezza, principessa?» lo prende allora in giro Pat.
 
Calum mette il broncio come quando da bambino sua madre non gli faceva mangiare il gelato prima di cena, “perché ti rovini l’appetito” diceva sempre. «Lascialo stare, Pat» va in suo soccorso Mackenzie. Calum smette di tenere il muso, e Mackenzie ne approfitta per sorridergli, e ordinare «quello che ha preso lui. Tutto quanto» dice.
 
«Da bere?»
 
«Coca-cola» dicono in coro i due. Si guardano, mentre Pattie appunta l’ordine sul taccuino, e se ne va sorridendo.
 
Una volta rimasti soli, Calum allenta la presa sulla mano della ragazza, quasi fino a lasciarla andare, questo perché non vuole forzare Mackenzie a fare niente. Vuole che lei sia libera di scegliere. Quindi si meraviglia parecchio quando la ragazza gli stringe la mano, per poi far intrecciare le loro dita insieme.
 
Calum le sorride e «visto? Non siamo poi così male insieme» dice.
 
«No, basta che tu non sia vicino a qualche altro scimmione della squadra di Lacrosse» lo sbeffeggia Mackenzie.
 
«Mmm, questo solo perché tu sei gelosa delle mie doti da latin lover»
 
«Le tue doti da cretino patentato, volevi dire» ride la ragazza.
 
«Ok, d’accordo. Hai vinto» le concede il ragazzo. «Però non siamo così male, ammettilo».
 
«No, non lo siamo. Hai ragione»
 
«Ancora non ci credo che sei qui…cioè, non prendermi per un’idiota-»
 
«Troppo tardi» lo prende in giro la ragazza.
 
«Ah ah, simpatica. Dicevo, mi sorprende il fatto che tu fossi già pronta, e seduta ad aspettarmi sul divano, quando sono arrivato a casa tua. Credevo di doverti prendere di peso dal letto, e trascinarti a forza dentro la macchina»
 
«Magari legandomi poi al sedile…»
 
«Avevo già la corda pronta nel bagagliaio» le sorride il ragazzo. Si perde a contemplare il viso della ragazza, mentre con il pollice le accarezza il dorso della mano. «Sei bella» si lascia sfuggire il ragazzo, coprendosi subito dopo la bocca con la mano libera.
 
Mackenzie ride. E non perché voglia prenderlo in giro, ma perché lo trova buffo e adorabile. Calum non è un tipo che arrossisce o che fa complimenti, almeno che non voglia portarti a letto...e comunque non utilizzerebbe mai la parola ‘bella’ per farlo. «Patetico, Hood» lo sfotte la ragazza, «le hai conquistate così tutte le tue prede?!» dice con una nota di gelosia nella voce.
 
«Non ho mai detto a nessuna di essere bella. Beh, a parte Kate Volk. Ma quello perché era la prima volta che qualcuna mi faceva un lavoro di bocca»
 
«Wow, non c’è niente di meglio che parlare del tuo primo pompino ad un’uscita romantica. Bel modo di rovinare un appuntamento, Hood» lo deride Mackenzie. In tutta sincerità, però, non si è offesa. Conosce Calum, sa com’è fatto, e sa il nome di tutte le ragazze con cui è stato. Le ricorda quasi tutte a memoria per via di tutte le volte che ne ha sentito parlare.
 
«Alla fine non è stato neanche granché. Non avevo ancora un metro di valutazione adeguato» ride Calum.
 
«Dio, se continui me ne vado» dice Mackenzie, «da quant’è che non scopi?» continua a prenderlo in giro, riferendosi al fatto che continua a parlare di sesso come se non lo praticasse da secoli.
 
«Mmm, fammi pensare…più o meno dalla festa a casa mia» le risponde serio il ragazzo.
 
Mackenzie vorrebbe dirgli che stava scherzando, e che non lo voleva sapere davvero, invece le esce solo un «cazzo, è un botto di tempo per te».
 
«Già. Ed è tutta colpa tua»
 
La ragazza lo guarda storto, e «mia?! Perché sarebbe colpa mia?» chiede.
 
«Da quando mi hai disinfettato la mano, dopo che ho spaccato la faccia ad Hemmings, non sono più riuscito a vederti come prima. Per questo al ballo non ho invitato nessuna. Volevo invitare te, ma me la facevo sotto, così mi sono accontentato di un’uscita di gruppo» alza le spalle il ragazzo.
 
Il cameriere poggia i loro piatti sul tavolo, rompendo così l’atmosfera del momento.
Ci sarebbero altre mille cose che Calum vorrebbe dirle, ma non sa perché, sente che non è più il momento adatto.
Sciolgono l’intreccio formato dalle loro mani, e prendono a mangiare in silenzio.
 
Non si guardano a viso aperto, ma entrambi sanno che l’uno sta guardando l’altra. E Calum vorrebbe proprio dirle che apprezza il fatto che si sia truccata di meno, che abbia abbandonato le magliette di rock bands, e le converse sdrucite, a casa, e che si sia fatta carina per lui. Vorrebbe dirle che la camicetta, che quasi sicuramente Lee Anne le ha prestato, le sta d’incanto, e che anche se è sbadato, si è accorto che quelli sono gli skinny jeans che le ha prestato alla festa. Vorrebbe dirle che gli piace il fatto che non abbia messo tacchi, che poi non sa nemmeno se ci sappia camminare, ma lo fa perché adora che lei sia più bassa di lui. La vede come qualcosa da proteggere. E la maggior parte delle persone penserà che a Mackenzie non serve protezione, perché è una tosta, e sa cavarsela da sola, ma Calum direbbe a quelle persone che nessuna di loro conosce bene Mackenzie come lui, e che la ragazza ha bisogno di essere protetta. Soprattutto da se stessa.
Vorrebbe dirle che adora la sua pelle candida, e come entri in contrasto con i capelli lilla, ma è troppo codardo per parlare.
Vorrebbe dirle che tiene a lei più di ogni altra cosa al mondo, forse pure più del suo basso, e della sua collezione di vinili dei Rolling Stones, ma è semplicemente troppo idiota per dirglielo.
Vorrebbe dirle quanto è fiero di lei, perché ha appena finito di divorarsi un doppio cheeseburger compreso di patatine e salse, e ora lo sta guardando con un sorriso che va da un orecchio all’altro, sperando che il ragazzo le dica qualcosa, e soprattutto che se ne accorga.
Vorrebbe dirle tutto questo, ma semplicemente non lo fa. Preferisce farle capire le cose a modo suo, per questo, senza esitare nemmeno un secondo, le prende il viso tra le mani e la bacia.
E non gli importa nemmeno se le labbra di Mackenzie sanno di ketchup, e sono un po’ salate, o se lui sa di salsa barbecue e formaggio, questo è il più bel bacio del mondo. Ne è assolutamente certo.
 
Sta per staccarsi dal viso della ragazza, lasciandola andare, quando questa gli passa le mani dietro il collo, avvicinandolo ancora di più a sé. «Non-…» sussurra la ragazza, mentre prende a baciarlo con più foga. E Calum capisce, lei non vuole che smetta di baciarla.
 
Il ragazzo non sa se Mackenzie abbia mai baciato in quel modo qualcun altro, però può sicuramente dire di essere geloso marcio di Luke Hemmings, in quel momento.
 
Tutte le cose che vorrebbe dirle, e che gli stanno vorticando in testa da almeno mezz’ora, spariscono nello stesso istante in cui Calum sente la lingua di Mackenzie premergli sulle labbra.
Vorrebbe dirle di no, perché poi se ne pentirebbe. Vorrebbe pregarla di smettere, perché poi non sa se sarà più in grado di vivere senza quelle labbra. Beh, potrà sembrare patetico, ma già non riesce a farlo ora, figurarsi se le loro lingue dovessero intrecciarsi, proprio come le loro dita poco prima.
 
«Mac, ti prego, no» la supplica il ragazzo, allontanandola leggermente da lui.
 
Il sorriso che prima era presente sul volto della ragazza ormai è solo un ricordo. Al suo posto ci sono degli occhi lucidi, e uno sguardo ferito.
 
Mackenzie sente la necessità di scappare da quel posto, e da Calum. Il più lontano possibile da quella faccia da schiaffi che ha.
Potrebbe andare a casa, ma poi se lo ritroverebbe anche lì, visto il pigiama party in corso, e a cui il moro dovrà aggregarsi una volta riaccompagnata a casa. «Lasciami passare, Hood» dice dura la ragazza. E quell’Hood è il suono più aspro che Mackenzie abbia mai emesso.
 
Calum sente di aver agito come un perfetto cretino. Troppo impulsivamente, e con troppo poco tatto. «Non andartene, ti prego. Hai frainteso» la supplica il ragazzo, poggiandole le mani sulle spalle, e spingendola seduta. Non riesce a crederci, ma ogni volta che i due riescono a fare un passo avanti, ecco che automaticamente ne compiono tre indietro. «Voglio baciarti, credimi. Lo voglio davvero. Ma non sono sicuro che tu lo voglia veramente…»
 
«Stai insinuando che non so quello che voglio?!» ribatte aspra la ragazza.
 
«No, no, assolutamente. Voglio solo essere certo che tu voglia baciarmi perché lo vuoi, non perché ti senti in obbligo, o perché devi dimostrare qualcosa a qualcuno. Io ti aspetterò, non ho nessunissima fretta. Puoi prenderti tutto il tempo che ti serve» le confessa il moro.
 
«Cal, sembra che tra i due, quello senza esperienza, sia tu» ride Mackenzie, «si tratta di un bacio, non della mia prima volta. Smettila di essere così preoccupato per me. Ti avrei fermato se fosse stato troppo. Ma non lo era. Era tutto perfetto» dice, portando le mani dietro al collo del ragazzo. «E poi non credere che con Luke non ci abbia mai limonato» continua, lasciandolo a bocca aperta, e approfittandone poggiando la bocca sulla sua.
 
Le loro lingue si intrecciano, e Calum pensa che non ci sia cosa più bella che baciare Mackenzie Clifford. Lo farebbe per il resto della sua vita, se potesse.
E in quel momento, tutte le cose smielate da film romantico che credeva di sentire, non esistono. Non esiste nessun retrogusto di vaniglia, e zucchero filato, perché la bocca di Mackenzie continua ad essere salata, e a sapere di ketchup, ma a Calum non potrebbe fregare di meno, perché lui è lì, e la sta stringendo tra le sue braccia, e la sta baciando, e il mondo intorno a loro sembra magicamente scomparire.
Si sente leggero, come se stesse precipitando dal dodicesimo piano di un palazzo.
 
Poi però viene riportato alla realtà. Un colpo di tosse li distrae, richiedendo la loro attenzione, e loro non possono far altro che staccarsi a malincuore l’uno dalle labbra dell’altra, girandosi verso il cameriere che porta con sé due piattini di brownies appena sfornati.
 
Li poggia sul tavolo, mentre diventa rosso per l’imbarazzo. Non voleva interromperli, ma il calore irradiato dai brownies gli stava facendo scottare una mano, e in più doveva occuparsi di altri tre tavoli prima della fine del suo turno.
 
«Graz-zie» balbetta Mackenzie, rossa in viso. Allunga una mano verso la forchetta, prendendo un pezzetto di brownie per portarselo alla bocca. La fame le è passata da un po’, ma non rinuncerebbe mai a vedere il sorriso che si forma sul viso di Calum ogni qualvolta la vede finire un piatto di qualcosa. Non importa nemmeno se una volta a casa vomiterà tutto, nel silenzio del suo bagno. Con la porta rigorosamente chiusa a chiave.
 
Odia sentirsi in quel modo, ma è più forte di lei. Vorrebbe smettere di rigettare tutto quello che ingurgita, solamente che non ci riesce. I conati arrivano da soli, e lei non può far altro che cedere all’input, e rigettare tutto quanto. Ogni volta.
 
Sa’ che dovrebbe parlarne con qualcuno, magari sua madre, o suo fratello. Potrebbero aiutarla. Solo che lei non vuole essere aiutata. Vuole farcela da sola.
 
Era riuscita così bene a superarla, che pensare perché ha riiniziato la manda in bestia.
 
Tutta colpa di quel bastardo che si era ripresentato alla porta. Un giorno. Mentre Michael era da Calum, e la mamma al lavoro, e lei era sola in casa, perché Lee Anne doveva studiare per il test di biologia.
 
 
*Inizio flashback*
 
Avevano suonato al campanello, e Mackenzie con tutta calma era andata ad aprire. In mano aveva una coppa di gelato al cioccolato, mentre dall’altra teneva saldo il cucchiaio con cui lo stava mangiando.
Aveva messo il cucchiaio in bocca, e con la mano libera aveva aperto la porta. Pessima idea, gli spioncini alle porte servono proprio per evitare di aprire a qualcuno di non gradito.
 
Non appena la porta si era spalancata del tutto, rivelando la figura dietro di essa, il cucchiaio aveva fatto un volo di un metro e sessanta circa, sporcando di cioccolato il pavimento immacolato.
Mackenzie c’aveva provato a chiudere di scatto la porta, ma l’uomo era stato più agile di lei, bloccando la porta a metà strada.
 
«Come sei cresciuta…» le aveva sussurrato, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime. «La mia piccola, Ken»
 
«Non chiamarmi così. Non sei nessuno per farlo» aveva risposto dura la ragazza.
 
«Ken, sono io. Sono tuo padre»
 
«Tu non sei nessuno. Io non ho un padre. Tu non sei nessuno, Daryl» gli disse la ragazza categorica, mentre gli sbatteva la porta in faccia.
 
Una volta chiusa la porta, aveva rigettato tutto quello che aveva mangiato durante la giornata. Aveva gettato il gelato nella pattumiera, e pulito il pavimento all’ingresso.
 
Non aveva emesso rumore fino alla sera, quando sua madre e Michael erano rientrati nello stesso momento, con dei cartoni di pizza tra le mani.
 
Non gli aveva raccontato nulla. Non voleva farli stare male, sapendo quanto ancora stessero male per quel bastardo. Soprattutto suo fratello Michael.
 
Aveva accampato la scusa dell’essersi ingozzata di gelato fino al tardo pomeriggio, e di sentirsi sazia, quindi si era rifugiata in camera sua, e nel silenzio della stanza, aveva vomitato di nuovo.
 
*fine flashback*
 
 
Non aveva ancora detto a nessuno della visita di Daryl, e aveva paura che, ogni giorno in più in cui non diceva niente a nessuno, l’uomo si sarebbe ripresentato alla loro porta. Magari stavolta quando erano tutti presenti in casa. Scatenando il panico generale.
 
Da quel giorno non era più riuscita a comportarsi in modo normale. Era tornata a vomitare anche per la più piccola cazzata ingerita, e si sentiva sempre di più uno schifo.
 
Ora era nettamente migliorata, rispetto a tre mesi prima, ma il fatto che ogni tanto l’uomo si facesse trovare nei luoghi che frequentava, senza comunque farsi mai notare da Michael, le faceva venire l’ansia.
 
Aveva paura che la sua famiglia potesse prendersela con lei, una volta scoperta la cosa. Per questo aveva preso la decisione di parlarne, con sua madre e Michael, il più presto possibile.
 
«…Mac, ma allora, mi stai ascoltando?!» chiede alterato Calum.
 
Sicuramente le stava dicendo qualcosa di importante, e lei non gli aveva prestato attenzione, troppo presa ad auto-incolparsi. «Scusa, no, mi sono persa. Dicevi?» si scusa la ragazza.
 
«Niente di importante» le sorride il ragazzo, «come mai quell’espressione? Ti sei resa conto di odiarmi?» scherza Calum, quando vede la sua espressione triste.
 
Questa è una cosa che Mackenzie adora di Calum, anche se il ragazzo fa lo sbruffone, si accorge di ogni minimo cambiamento delle persone che gli stanno a cuore. «Non potrei mai odiarti» dice sincera Mackenzie. Gli lascia un bacio sulla guancia, e «vogliamo andare? La sessione di baci mi ha sfinito» chiede sorridendo.
 
«Certo. Lasciami saldare il conto e poi andiamo. Puoi aspettare in macchina se ti va?!» le propone il ragazzo, mentre si dirige verso la cassa.
 
Mackenzie sa’ perché il moro si comporta così. Non vuole farla pagare, per questo l’ha imbrogliata con la scusa dell’aspettarlo in macchina. Tipico di Calum.
 
Neanche tempo cinque minuti che Calum ha già preso posto dalla parte del guidatore, non senza lasciare prima un semplice bacio a stampo sulla bocca della ragazza.
 
«Non cercare di fregarmi, Hood. Sai che devi dirmi quanto hai speso perché ho intenzione di ridarti la metà del conto»
 
Calum gira la chiave nel pannello, mentre il quadro generale si accende. «Non ho intenzione di prendere nemmeno un centesimo da te. Era un appuntamento, se non lo ricordi» dice, guidando verso casa.
 
«Questo non significa nulla. Voglio pagare la mia parte, e se non hai intenzione di dirmi quanto hai speso, chiamerò Pattie e me lo farò dire, e poi ti metterò i soldi, di nascosto, nel portafogli» gli fa la linguaccia Mackenzie.
 
«E se invece mi risarcissi con un’altra sessione di baci prima di tornare a casa?!» ribatte il ragazzo, guardandola di sottecchi.
 
Mackenzie arrossisce, e «potrei concederti un altro paio di baci, ma i soldi te li ridarò comunque» dice caparbia.
 
«Sei la persona più testarda che io conosca…a parte Mike, ma lui è tuo fratello, e quindi si spiega tutto. È un vizio di famiglia?» chiede Calum a macchinetta.
 
«L’unico gene condiviso nella famiglia Clifford»
 
«Nah, avete anche gli stessi occhi verdi, e i capelli biondi» le ricorda Calum, «per non parlare poi della passione per le tinte assurde…Visto, avete più tratti in comune di quanto tu voglia credere»
 
«Pft…» sbuffa la ragazza, incrociando le braccia al petto.
 
Il semaforo a pochi metri da loro scatta sul rosso, così da obbligare Calum a fermarsi.
Si gira verso la ragazza, le prende il mento con una mano e la fa girare verso di lui. Mackenzie tiene il broncio, ma questo non impedisce a Calum di baciarla comunque.
 
Le bacia il labbro inferiore, quello che la ragazza continua a tenere sporto in fuori, sperando di sembrare arrabbiata agli occhi del ragazzo.
Mackenzie ride, e Calum a quel punto non ce la fa più, le prende il labbro inferiore tra i denti, e glielo tira leggermente.
 
Vengono interrotti dal suono di un clacson, segno che il verde è scattato da un po’.
Calum riparte, mentre Mackenzie sospira per il bacio intenso che ha appena ricevuto.
 
Il ragazzo si gira verso di lei per sorriderle, e lei incassa il viso tra le spalle, cercando di scomparire per l’imbarazzo. «Scusa, è che mi sono fatto prendere dalla foga del momento» dice Calum, cambiando marcia alla macchina, per poi posare la mano sul ginocchio della ragazza.
 
«Non scusarti ogni volta. Sono in imbarazzo solo perché tu continui a guardarmi come si guardano le cose belle» risponde Mackenzie. Sente bruciare la porzione di pelle che si trova sotto il tocco di Calum.
 
«Tu sei bella. Mi pare anche di avertelo già detto» sorride, mentre sposta la mano dal ginocchio della ragazza al cambio.
 
«Questa cosa sta’ diventando fottutamente romantica» fa notare Mackenzie.
 
Calum si lascia scappare una risata, «è così che dovrebbe essere infatti. Anche se la parola ‘fottutamente’ non è una cosa molto romantica» dice.
 
«Mi sono trattenuta parecchio, questa sera. Dovresti essere fiero di me» dice la ragazza, gonfiando il petto in modo giocoso.
 
«Sono fiero per molti altri motivi» ammette Calum, sporgendosi per lasciarle un bacio sulla guancia.
 
«Fermati!» gli ordina ad un tratto la ragazza. Calum ha paura che si senta male, per questo inchioda di botto con la macchina, tenendo un braccio davanti al busto di Mackenzie in modo che non vada a sbattere contro il cruscotto.
 
«Cosa c’è? Ti senti male? Devi vomitare? Siamo quasi arrivati a casa…» la informa, come se questo potesse farle passare qualsiasi cosa abbia.
 
«Non ho niente, Cal» lo rassicura Mackenzie.
 
«E allora perché mi hai fatto fermare?» chiede il ragazzo incuriosito. «Mancano solo due isolati a casa tua»
 
«Appunto» dice la ragazza.
 
«Sembro deficiente se ti dico che non ho capito?!» domanda il moro.
 
«Mancano solo due isolati a casa mia» Mackenzie ripete le parole del ragazzo, «questo vuol dire che una volta a casa non potrei più fare questo» spiega, baciandolo di slancio.
 
«Tu sei matta…» le risponde il ragazzo, riprendendo a baciarla.
 
Passano dieci minuti buoni a baciarsi, quando decidono che è tardi, e che dovrebbero tornare a casa.
 
Calum riaccende il motore, guidando fino a casa.
Le luci accese in salotto si vedono fin fuori al vialetto di casa, quando Calum parcheggia la macchina.
 
Restano in silenzio per un tempo che pare infinito, prima che Mackenzie si decida a parlare. «Sono stata bene. Dovremmo farlo più spesso» e quello Calum lo prende come un invito a continuare quella cosa, perché di qualsiasi cosa si tratti, fa stare bene entrambi.
 
«Idem…e sicuramente lo faremo molto più spesso» dice il ragazzo, «per l’appunto, sei libera venerdì prossimo?»
 
«Mmm, non so. Devo controllare la mia agenda» scherza Mackenzie.
 
«Idiota» la spintona Calum scherzosamente. E mentre aspetta che questa gli risponda, la vede avvicinarsi per lasciargli un ultimo bacio sulla bocca, prima di scendere definitivamente dall’auto, e concludere ufficialmente quell’appuntamento.
 
Si dirigono insieme verso la porta di casa, senza però tenersi per mano, o fare cose da “fidanzatini”. Anche perché loro non sono fidanzati, e non stanno nemmeno insieme.
 
Calum la blocca prima che entri in casa, perché poi saranno con gli altri, costretti a dire che il concerto è stato un fiasco, e che sono tornati a casa molto prima rispetto al previsto, accantonando l’idea che quello sia stato un appuntamento. Uno dei migliori, a detta di Calum.
 
E vorrebbe dirglielo, ma proprio quando sta per farlo, sente Ashton gridare da oltre la porta «cazzo, baciala, idiota!» rendendogli chiaro che i ragazzi li stanno spiando dalle finestre.
 
Si sente un colpo sordo, probabilmente uno schiaffo dietro il collo, «ma vuoi stare zitto, coglione?! Gli hai rovinato il momento» sbraita, quella che molto probabilmente, è la voce di Luke. E probabilmente anche il colpo che si è sentito è stato dato da Luke, sul collo di un povero Ashton versione fanboy.
 
«Entriamo va, non voglio che si scannino» dice Mackenzie, trovando, dall’altra parte, l’appoggio di Calum.
 
Quando entrano in casa, vedono Ashton correre verso il salotto, per poi buttarsi sopra il divano. «Che testa di cazzo! Ti hanno sentito anche in Tanzania, Irwin, è inutile che corri per non farti beccare» lo insulta Luke. Sembrerà strano, ma il ragazzo sembra perfettamente a suo agio con il loro gruppo.
 
«Sei un’idiota, Ash» dice Michael, che è comodamente seduto sulla poltrona, mentre s’ingozza di nachos, e comanda il controller dell’X-box con una sola mano. «E hai perso…di nuovo» dice il ragazzo, lanciando poi il controller su uno dei due divani.
 
Ashton si gratta i capelli al di sotto della bandana blu notte che indossa, e Mackenzie vorrebbe proprio chiedergli il perché non si tagli i capelli, invece di pressurizzarli in un pezzo di stoffa, ma lascia correre, mentre ascolta cos’ha da dire il ragazzo. «Volete unirvi a noi?» chiede il riccio, muovendo in aria uno dei controller.
 
«Sicuro» risponde Calum.
 
«Passo. Credo che andrò a dormire» dice la ragazza. Calum le fa un occhiolino, mentre lei gli sorride in risposta. «Beh, buonanotte» li saluta, andandosene in camera.
 
È così stanca che non ha nemmeno la forza di andare in bagno e rimettere la cena. Ha solo la forza di spogliarsi, e mettersi il pigiama, lascia persino il trucco lì dov’è, prima di appoggiare la testa sul cuscino, e crollare in un sonno profondo.
 
Non sente nemmeno quando la porta viene aperta, e Calum le posa un bacio sulla fronte, sussurrandole la buonanotte. Non lo sente, ma se lo facesse, probabilmente non lo farebbe andar via così.
 
Purtroppo, però, Mackenzie dorme profondamente, e a Calum va bene così, perché poi le direbbe cose per cui nessuno dei due è pronto, e non vuole affrettare nulla.
 
Le dà un ultimo bacio sulle labbra, prima di uscire dalla stanza e andare a sfondare il culo ad Ashton a FIFA.
 
Sorride, mentre scende le scale, e non lo sa, ma anche Mackenzie, nell’incoscienza del sonno, sta sorridendo.
 
 
 
 





 
- Note d’autrice -
 
Non mi scuso per il ritardo perché di fondo, un ritardo, non ce n’è.
Non siete arrivate al numero stabilito di recensioni, ma io pubblico comunque perché sono buona (fregnona, se qualcuno sa cosa significa).
 
Questo capitolo è pieno di fluff, e personaggi del tutto OOC, ma a me va bene così, perché mi piace, e lo adoro. È uno dei capitoli di cui sono più fiera, anche se poi mi andrà sul cazzo come sempre, del resto.
 
Sono parecchio incazzata in questo momento, quindi è meglio che io mi fermi prima di scrivere cose di cui poi mi pentirò. Ringrazio chi legge la storia, chi l’ha messa tra le preferite/seguite/ricordate, ma soprattutto chi ha recensito lo scorso capitolo. Ve ne sono immensamente grata.
E vi prego, fatemi sapere se qualcosa non vi piace, o se vorreste che cambiassi qualcosa.
 
Per chi continuerà a seguire la storia: più recensioni avrà il capitolo, più velocemente pubblicherò il prossimo.
 
 
Baci, Snixx_94

 

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Capitolo 10
*** X. Di gelosia e parole non dette ***


Semmai esistesse un fattorino della pizza
di nome Zac, vorrei dirgli solo una cosa:
Thank you so much, Zac.
Le Muke shippers ringraziano. lol
 
 
 
 
 
X. Di gelosia e parole non dette
 

 




 
Casa Clifford. Venerdì Sera. Ore 19.
 
 


Michael non riesce veramente a capire perché Calum abbia preso solo due biglietti per gli Eskimo Joe, e soprattutto, non capisce il perché Mackenzie abbia accettato di andare a quel concerto, visto che a lei gli Eskimo Joe hanno sempre fatto cagare - sue testuali parole-.
 
Sono scattate da poco le sette, e Mackenzie è già seduta sul divano ad aspettare che Calum arrivi. Michael ci prova, ma davvero non riesce a capire perché sua sorella sia vestita da ‘cena al ristorante’ anziché da ‘concerto alternative rock’. C’ha provato a chiederglielo, e in risposta ha ottenuto solo sbuffi vari, e il continuo guardare l’ora sul suo smartphone nero di ultima generazione. Che poi va’ a capire il perché il suo telefono abbia lo schermo crepato, mentre sua sorella ne ha appena acquistato uno nuovo, di telefono.
 
Il campanello prende a suonare insistentemente - segno che Ashton è impaziente di entrare -, mentre sua sorella drizza la schiena di botto, prendendo a torturarsi le unghie con i denti.
 
«Smetti di mangiarti le unghie» la riprende Michael, mentre quella gli risponde con una linguaccia.
 
«Allora, pronto a farti aprire il culo a Battlefield?!» chiede Ashton, entrando in casa.
 
Michael si sbatte una mano in faccia, lamentandosi poco dopo per il dolore alla fronte. «Gli piacerà da morire» lo sfotte Luke, mentre quello a cui piacerebbe farsi sfondare il culo, molto probabilmente, è solo il biondo, pensa Michael.
 
«Si, vabbè…noi andiamo» dice Calum, facendo segno a Mackenzie di seguirlo.
 
«Divertitevi, e mi raccomando: non vogliamo diventare zii prima dei venticinque anni. Vero, Mike?» li prende in giro Ashton.
 
«Vaffanculo, Irwin» gli risponde il maggiore dei Clifford, mentre sua sorella si limita ad alzargli contro il dito medio, e a seguire Calum in macchina.
 
Non appena la porta d’entrata viene chiusa, la casa sprofonda nel silenzio. Decisamente questa non era la serata che Michael s’era prospettato. Aveva organizzato tutto nei minimi particolari: avrebbero iniziato giocando a Battlefield e Call of Duty, avrebbero poi bevuto qualche birra e mangiato due patatine, avrebbero ripreso a giocare a Grand Theft Auto, ordinato qualche pizza da farsi recapitare a domicilio, continuato a sfidarsi alla console mentre aspettavano l’arrivo delle pizze, avrebbero mangiato, bevuto e guardato qualche programma di merda alla tv, e poi, in gran finale, si sarebbero sfidati in un mega torneo a FIFA, mangiando altre schifezze.
E invece no. Era arrivato Luke Hemmings a complicare tutto. Per non parlare poi di quello stronzo del suo migliore amico che aveva preferito portarsi sua sorella, al concerto, invece che lui.
Non sa quanto gli ci vorrà, a Mike, per perdonare Calum, sa solo che il ragazzo dovrà come minimo pagargli i biglietti dei prossimi tre concerti a cui andranno, per avere almeno una piccola chance di essere assolto.
 
«Allora, che si fa? Ci facciamo le unghie, prepariamo i biscotti, e parliamo di ragazzi?!» dice Luke, elencando tutto quello che solitamente, le ragazze, fanno ai pigiama party.
 
Michael vorrebbe mandarlo a quel paese, ma sa che se inizierà a farlo, poi finiranno per litigare per il resto della serata, per questo ingoia tutto il risentimento che prova nei confronti di Luke Hemmings, e «chi vuole iniziare?» chiede sventolando in aria uno dei controller del X-box nera posta sotto la tv.
 
«Ti cedo volentieri il posto, Irwin» concede Luke al riccio.
 
È assurdo come, dopo tutto quello che si sono fatti in questi anni, lui e Michael passino del tempo insieme. Certo, la colpa è di Luke, che ha preferito le cheerleader e la squadra di lacrosse, ai suoi amici di una vita, però non è che Michael e Calum si siano sforzati per farlo rimanere.
Avevano iniziato ad allontanarsi quando alle medie, Jane Fitz, l’aveva invitato ad una festa esclusiva, ordinandogli di lasciare a casa i due sfigati. E lui l’aveva fatto, senza se, e senza ma, perché Jane era la sua prima vera cotta, e poco importava se alla fine della serata aveva dovuto baciare sulle labbra una secchiona della sua classe di matematica, Jane l’aveva notato, e a lui questo bastava.
Poi erano arrivate le uscite di gruppo con Jane e i suoi amici, poi quelle da soli, dove Jane l’aveva baciato per la prima volta, e poi un giorno, magicamente, dopo due anni di fidanzamento, Jane l’aveva lasciato per un ragazzo più grande, e Luke era tornato ad essere il piccolo sfigato di una volta.
Durante l’estate, però, prima di iniziare il liceo, Luke aveva espresso il desiderio di cambiare, quindi si era fatto il piercing al labbro, si era alzato il ciuffo biondo con del gel, e aveva comprato dei nuovi pantaloni. Aveva affinato la sua tecnica nel lacrosse, e in poco tempo era diventato il capitano.
Era finalmente amato da tutti, soprattutto dalle ragazze, e a lui andava bene così.
 
La verità era che i ragazzi gli erano mancati in tutti quegli anni, ma il ruolo dello sfigato non faceva per lui, per questo non si era pentito di aver concluso ogni rapporto con loro.
E anche se in primo liceo Calum aveva iniziato ad allenarsi con la squadra di lacrosse, e a mettere su massa muscolare, e Michael aveva iniziato a tingersi i capelli di colori improponibili - perfino il rosa gli stava maledettamente bene, a detta di Luke -, ed avevano smesso di essere due sfigati, per diventare: uno un’atleta, e l’altro lo strano ragazzo mezzo punk; a Luke non dispiaceva affatto averli mollati.
 
Litigavano ogni volta che si incrociavano per i corridoi, e quasi sempre finivano per fare a botte. Anche se, Luke, non pensava sempre e solo a come assestare un bel pugno sul viso del maggiore dei Clifford, anzi, la maggior parte delle volte - soprattutto nell’ultimo anno -, si era ritrovato a fantasticare su cosa potessero fare di molto più soddisfacente, lui e Michael, insieme, al posto delle solite risse.
 
Perfino in quel momento, con Michael seduto sulla poltrona accanto a lui, mentre impreca contro Ashton e il suo soldato che gli ha fatto saltare la testa, non riesce a frenare i suoi pensieri.
 
Sta pensando a come sarebbe bello sbatterlo contro il sedile della poltrona, e ficcargli la lingua in gola, quando una mano davanti la faccia lo fa saltare sul posto. «Cristo, Hemmings, sembravi entrato in catalessi» dice Michael, porgendogli il controller, «è il tuo turno, Ashton faccia-da-culo Irwin mi ha fatto saltare la testa già tre volte» sbuffa, aspettando che il biondo prenda il joystick dalle sue mani.
 
E Luke lo fa. E mentre lo fa, fa sfiorare apposta le loro dita, sentendo una fitta di calore al basso ventre. «Irwin, è giunta l’ora del tuo declino» dice il biondo, avviando la partita.
 
«Wow, devono eccitarti parecchio i giochi di guerra, eh Hemmings?!» lo sfotte Michael, notando il rigonfiamento nei pantaloni di Luke.
 
«Mi stai per caso guardando il cazzo, Clifford?» ribatte Luke. Non lo guarda nemmeno in faccia mentre lo dice, continua a tenere lo sguardo fisso sul televisore, ghignando senza ritegno.
Michael sbuffa in risposta, e il ghigno di Luke si allarga ancora di più.
 
Fortunatamente per loro, Ashton è immerso completamente nel suo mondo, e ciò vuol dire che non ha sentito nemmeno una singola parola di quello che hanno detto.
 
Vanno avanti così per circa un’ora, con Luke che continua a stuzzicare Michael, e l’altro che lo insulta in risposta, mentre Ashton è sempre più convinto che i due dovrebbero farsi una bella scopata. Perché, Ashton sarà pure scemo, ma è dalla prima volta che li ha visti battibeccare in spiaggia, che avverte la forte tensione sessuale tra i due. Vorrebbe dire a entrambi di andare a farsi fottere, e che lui si è rotto le palle di stare nel mezzo, ma l’unica cosa che gli esce dalle labbra è un «Mike, ordiniamo le pizze? Ho fame» detto con voce che sfiora quasi il patetico.
 
«Il telefono ce l’hai dietro al culo, il numero della pizzeria è sul frigo. Fa’ da solo» gli risponde malamente il ragazzo. La colpa non è di Ashton che quando ha fame diventa petulante come un bambino di cinque anni, no; la colpa è di Luke Hemmings che continua a rompergli le palle, alludendo al sesso un minuto sì, e l’altro pure.
 
«E dai, Mikey, ordina le pizze» cantilena Luke. Si alza dal divano per mettersi in piedi di fronte a Michael, e si piega verso di lui per prendergli il controller che ha poggiato sulle gambe, proprio vicino all’inguine, fermando le dita più tempo del dovuto sul corpo dell’altro.
 
Michael s’irrigidisce di colpo, e per evitare che Luke continui a toccarlo, si alza di scatto dalla poltrona e «d’accordo, culi mosci, chiamo io» dice, suscitando le risate dei due, e un’occhiatina divertita da parte di Luke. Forse chiamarli culi mosci non è stata una cosa poi molto intelligente da parte sua. «Allora, cosa ci volete sopra la pizza?» chiede, già pronto con il telefono in mano.
 
«Salame piccante, grazie. Molto piccante» dice Luke, sorridendo amabilmente. Michael sbuffa.
 
«Io peperoni» dice Ashton, mentre Michael è già al telefono con la pizzeria.
 
«…sì. Una peperoni, una margherita, e una salame piccante, grazie» ordina il ragazzo al telefono. «Ok, a dopo» dice, attaccando.
 
«Allora, cosa facciamo mentre aspettiamo le pizze? Mi sono rotto le palle di essere battuto da questo qui» si lamenta Luke, indicando Ashton sdraiato sul divano.
 
«Non è colpa mia se siete delle pippe immani nei giochi di guerra» li sfotte Ashton, sistemandosi la bandana sulla testa.
 
Michael sorride. «Sì sì, aspetta di giocare a Fifa e poi ne riparliamo» ribatte il ragazzo, sapendo quanto scarso sia Ashton in quel gioco.
 
Gli dispiace quasi ammetterlo, ma la serata non è proprio malaccio, anche se continua a volere delle spiegazioni da parte di Calum. Non lo perdonerà così facilmente per averlo lasciato da solo con Luke Hemmings. Che poi, proprio solo non è, visto che c’è anche Ashton con loro, però il ragazzo non si accorge di niente, o forse fa finta di non vedere, e quindi Luke continua a punzecchiarlo senza sosta, e questa cosa inizia a dargli parecchio fastidio.
 
Il biondo si butta di peso sul divano, colpendogli il fianco con il gomito, cosa che fa cacciare a Michael un urlo di dolore. «Scusa, principessa, non era mia intenzione colpirti» lo prende in giro Luke.
 
Ashton rotea gli occhi al cielo perché, cazzo, quei due hanno proprio bisogno di scopare. «Sei peggio di un dito in culo, Hemmings» impreca Michael, rendendosi subito conto di ciò che ha appena detto, «e non fare battutine se non vuoi morire».
 
«Quanto siamo permalosi» sbuffa Luke, per poi sedersi in modo composto. «Dovresti rifarti la tinta, i tuoi capelli sono inguardabili» dice scontroso, solo perché l’altro gli ha detto di non sopportarlo.
 
«Pensa ai tuoi, Hemmings» ribatte Michael, anche se subito dopo gli dà ragione, «e comunque lo so. Ho già comprato la tinta, solo che mi serve Mackenzie per farla» ammette, mettendo su un adorabile broncio, a detta di Luke.
 
«Possiamo fartela noi» propone Ashton tutto gasato.
 
«Hai mai fatto una tinta, Ash?!» gli chiede allora Michael.
 
Il ragazzo riccio ci pensa su un po’, e poi «no, però ho sempre visto mia madre farsela. Che ci vorrà mai…» dice.
 
«Non voglio dovermi tagliare i capelli a zero perché tu vuoi giocare a fare il parrucchiere» mette in chiaro Michael, «aspetterò domani mattina che Mackenzie si svegli, e poi me li farò fare da lei».
 
«Che colore hai scelto?» chiede Luke curioso.
 
«Mi dispiace, è top secret. Nemmeno mia sorella lo sa» gli risponde Michael.
 
Dio, Luke è troppo curioso, e ora vuole assolutamente sapere che colore ha intenzione di farsi il ragazzo. «E andiamo, io non sono tua sorella. Dai, dimmelo» inizia a pregarlo, arrivando addirittura ad arpionarsi al suo braccio.
 
Lo scuote come se fosse una bambola di pezza, e Michael non può far a meno di pensare che il biondo si stia comportando proprio come un bambino, in quel momento. «Mollami il braccio, Hemmo. Mi fai male» si lamenta Michael, e a quelle parole Luke lo lascia automaticamente andare.
 
«Com’è che l’hai chiamato?!» gli chiede Ashton incuriosito. Forse è lui che ha sentito male.
 
«Hemmo, mi ha chiamato Hemmo» dice Luke, sorridendo senza nessun apparente motivo.
 
Ashton davvero non capisce, per questo «e perché la cosa ti sta facendo sorridere come un ebete?» domanda.
 
«Perché è così che Michael mi chiamava da ragazzino» spiega il biondo, continuando a sorridere.
 
«Sei ancora un ragazzino, Lucas» ribatte allora Michael.
 
«E sei anche l’unico a chiamarmi Lucas» gli fa notare Luke.
 
E a quel punto Michael sbuffa, e decide di far cadere il discorso accedendo la tv, mentre Ashton non riesce a far a meno di notare il ghigno sulla faccia di Michael, che tenta invano di nascondere.
 
Luke continua a sorridere apertamente, ed Ashton si appunta mentalmente di chiedere a Mackenzie, o Calum, di fargli un breve riassunto sulla loro amicizia passata.
 
Passano la bellezza di quaranta minuti fermi, e in silenzio, con Luke che continua a sorridere - e non accenna a voler smettere -, Michael che fissa con così tanta intensità il televisore che potrebbe quasi spostarlo con la sola forza del pensiero, ed Ashton che fa rimbalzare lo sguardo tra Michael, Luke, e la tv, pensando a quanto stia diventando fottutamente inquietante il sorrisino del biondo.
 
Vengono distratti dal campanello, e quel suono è la cosa più bella che Ashton abbia mai sentito. Primo: perché sta morendo di fame. E secondo: perché almeno così i ragazzi torneranno a far qualcosa, oltre che fissare lo schermo della tv, e sorridere.
 
Dato che quella è casa di Michael, ad Ashton pare più che giusto che sia il ragazzo ad aprire la porta, anche se la verità è che non ha voglia di schiodare il culo dal divano perché troppo comodo.
 
«Eccomi, arrivo» urla Michael, andando alla porta. Sarà la quinta volta che il campanello suona, e il ragazzo sta per avere una crisi isterica.
 
Apre la porta, e da fuori si sente una voce alterata dire «cazzo, non posso mica star qui tutta la s-».
 
Il ragazzo delle pizze si blocca non appena la porta è del tutto spalancata davanti a lui, e la figura di Michael si appoggia contro lo stipite della porta. «Non è carino sbraitare contro i clienti. Potrei fare un reclamo» dice Michael leggermente irritato.
 
«Cazzo, puoi fare tutti i reclami che vuoi, dolcezza…» ribatte il fattorino, non smettendo un attimo di fissare il corpo dell’altro. Potrebbe persino scordarsi delle altre pizze da consegnare, l’importante, per lui, è continuare a guardare quel ragazzo dagli occhi verdi.
 
«Allora, queste pizze?» chiede Michael spazientito, facendo finta di non notare lo sguardo languido che il moro di fronte a lui gli sta rivolgendo.
 
Sente una presenza ingombrante davanti a lui, e non si accorge che il moro ha fatto qualche passo di troppo, e che ora gli alita praticamente in faccia. «Il mio nome è Zac, dolcezza» si presenta quello, sfoggiando i suoi denti perfettamente bianchi in un sorriso, «ma tu puoi chiamarmi come ti pare» aggiunge, facendo un altro piccolo passo avanti.
 
Michael odia quei tipi di approcci, e poi non può far a meno di pensare che quel modo di fare funzioni solo con Luke Hemmings. Emette un verso di disgusto, per poi sbuffare sonoramente quando il moro gli si avvicina ancora di più. «Odio che si invada il mio spazio personale, quindi ti pregherei di stare al posto tuo» lo mette in guardia Michael.
 
«Clifford, dove cazzo sei finito? Sei andato in Italia a prendere queste dannate pizze?!» grida Luke, andandogli incontro.
 
«Uh, sono qui» lo avverte Michael, mentre Luke gli si avvicina.
 
Luke fa una faccia stranita, chiedendosi il perché, dopo cinque minuti, quel tizio non gli abbia ancora dato le loro pizze. «Scusa carino, ma noi stavamo parlando» lo rimbecca il fattorino, «allora, me lo dai il tuo numero di telefono, dolcezza?» continua poi rivolto a Michael.
 
«Io, n-non…» balbetta Michael. In tutta sincerità, non sa cosa cavolo inventarsi. Lui con i ragazzi ci scopa, non ci si scambia il numero di telefono; che poi quel Zac voglia solo scoparselo è un altro punto. Ma forse il problema è proprio il fatto che a Michael, Zac, non piaccia per niente. Sì, è un bel ragazzo, su questo non c’è dubbio, ma nella mente di Michael appare un solo nome, e non è certamente quello di Zac il fattorino.
 
«Che carino, arrossisci anche» dice il moro, sfiorando con il pollice la guancia di Michael.
 
Michael vorrebbe proprio dirgli che non sta certamente arrossendo per colpa sua, ma Luke è decisamente più veloce di lui in fatto di risposte. «Togli le mani da dosso al mio ragazzo» dice scontroso, stringendogli il polso per allontanare la mano dalla guancia di Michael.
 
L’altro strabuzza gli occhi per lo stupore, mentre il fattorino assume una faccia divertita, e Luke gli passa un braccio attorno alle spalle. «E voi due stareste insieme?! Ma non farmi ridere» lo sfotte Zac, che alla storia del finto ragazzo non ci crede neanche un po’.
 
«Perché, hai qualche problema?! Michael è il mio ragazzo, e se vuoi proprio saperlo stiamo insieme anche da parecchio tempo» s’inventa Luke, rendendo Michael ancora più nervoso.
 
«Ah sì, e da quanto?» chiede allora il moro, credendo di metterlo in difficoltà.
 
Luke fa finta di pensarci un po’ su, «quasi due anni» ammette.
 
«Già già, ma voglio sentirlo dire dal tuo “ragazzo”» dice Zac, mimando le virgolette alla parola ragazzo.
 
«Che cazzo dovrei dirti?! Non devo darti nessuna conferma, né niente, ma se proprio vuoi saperlo, sì, io e Luke stiamo insieme» sputa Michael di getto. Non si rende nemmeno conto che è arrossito ancora di più a quelle parole.
 
«Già, Michael mi scopa come nessuno mai prima d’ora. Ti farei provare, ma poi sarebbe tradimento» dice Luke, ammettendo implicitamente di essere il passivo nella coppia. Se loro fossero mai una coppia, s’intende.
 
Zac assume una faccia seria, mentre Michael, invece, se la ride sotto i baffi. «Ok, bè…queste sono le vostre pizze» si arrende il moro, porgendogli tre cartoni di pizza impilati l’uno sull’altro.
 
«Tieni i soldi, e mi dispiace ma niente mancia. Potevi pensarci prima di chiedere il numero al mio ragazzo» dice Luke, allungandogli i soldi. Dà un bacio sulla guancia a Michael, giusto così per chiarire il concetto di stargli alla larga, e poi chiude la porta in faccia al ragazzo, non prima però di aver gridato un «andiamo di là, piccolo» riferito all’ormai biondo slavato che gli sta di fianco.
 
Arrivano in salotto che il braccio di Luke è ancora poggiato sulle spalle di Michael, e non appena si accorgono di questo, e del fatto che Ashton li sta fissando insistentemente con la bocca aperta e gli occhi a cuoricino, si dividono di colpo, borbottandosi qualche insulto sottovoce.
Inutile dire che entrambi adesso si sentono strani, e non sanno perché, ma hanno più freddo del normale.
 
«Che è successo? Perché ci avete messo così tanto?» chiede Ashton a raffica.
 
Il biondo si butta a sedere sul divano, portando il suo cartone di pizza con sé, «il fattorino ci stava provando con Michael, ma lui non riusciva a rifiutarlo come si deve, e così sono intervenuto. Se non ci fossi stato io a quest’ora quel tizio ti avrebbe spalmato sulla porta, mettendoti le mani nei pantaloni» dice Luke, non riuscendo a far a meno di pensare a quanto quell’idea gli dia fastidio.
 
«Oh, grazie mille per aver difeso il mio onore, mio prode cavaliere» lo scimmiotta Michael.
 
«Non c’è di che, dolcezza» ribatte l’altro, sottolineando con estrema precisione la parola dolcezza.
 
Michael emette uno sbuffo divertito, per poi girare i tacchi, e andare verso la cucina per prendere dei tovaglioli, e qualcosa da bere.
Torna poco dopo con in mano tre birre, e una montagna di tovaglioli di carta. «Pulisciti il muso, Hemmings, sembri un bambino» lo riprende Michael, lanciandogli un tovagliolo che il biondo prende al volo.
 
«Grazie tesoro, non vorrei trovarmi impreparato nel caso volessi limonare duro» gli fa l’occhiolino il biondo.
 
«Bleah» dice l’altro, facendo finta di essere disgustato.
 
E vorrebbe, ma davvero non lo capisce. Non capisce i suoi comportamenti, né i suoi discorsi senza senso. Non capisce perché sia andato in suo aiuto con Zac, visto che lui non gli ha chiesto proprio niente. E soprattutto non capisce cosa il ragazzo voglia, se sia gay o meno. Ed arrivati a questo punto, Luke Hemmings può negare quanto vuole, ma Michael l’ha capito che il ragazzo prova attrazione nei suoi confronti, sennò non gli avrebbe mai toccato il cazzo di sua spontanea volontà, quella volta negli spogliatoi.
 
Lo guarda attentamente, e non può negare che Luke sia proprio un bel ragazzo, con quegli occhioni blu, quel nasino perfetto, i capelli biondi, e il piercing al labbro. Dio, quel piercing lo fa uscire fuori di testa. Non sa perché, ma vorrebbe tanto tirarglielo fino a farlo urlare dal dolore.
 
«Hai finito di fissarmi?!» chiede scocciato Luke.
 
«Non ti stavo fissando, stavo pensando»
 
«Mentre mi fissavi»
 
«Non ti sta-…Dio, lascia stare» si arrende Michael, sedendosi a mangiare la sua pizza.
 
Passano il restante tempo tra un programma alla tv, e un torneo a Fifa. E proprio mentre Michael e Ashton stanno giocando la partita decisiva, ecco che il riccio sente il rumore di una macchina che parcheggia. Segno che Calum e Mackenzie sono appena tornati.
 
«Uh, andiamo a spiarli?» domanda Ashton tutto elettrizzato.
 
«Finiamo la partita» gli dice invece Michael.
 
E non sa perché lo fa, ma a Luke diverte da matti andare contro alle idee di Michael, quindi «ci sto. Ma vedi di non fare il cazzone» concede il biondo, spingendolo verso l’ingresso di casa Clifford.
 
Si appostano al lato della porta, spiando la scena dalla finestra.
 
Stanno guardando Calum e Mackenzie fermi sulla soglia d’ingresso, mentre Calum sembra voler dire qualcosa. Ma non lo fa, ed è a quel punto che Ashton non ce la fa più, e gli grida contro un «cazzo, baciala, idiota!», ricevendo uno scappellotto dietro la testa da parte di Luke.
 
«Ma vuoi stare zitto, coglione?! Gli hai rovinato il momento» lo riprende il biondo, mentre il rumore della serratura distrae Ashton, e lo fa correre verso il divano. «Che testa di cazzo! Ti hanno sentito anche in Tanzania, Irwin, è inutile che corri per non farti beccare» continua a dargli addosso Luke.
 
«Sei un’idiota, Ash» gli dice Michael. Fa rete un’ultima volta, e «e hai perso…di nuovo» lo prende per il culo, lanciando il controller sul divano.
 
In questo momento Ashton si sente parecchio in imbarazzo, per questo si gratta la testa, e «volete unirvi a noi?» chiede gentilmente.
 
La coppietta si guarda un solo secondo prima di rispondere. «Sicuro» risponde affermativamente Calum, prendendo uno dei due controller da sopra il divano.
 
«Passo. Credo che andrò a dormire» dice invece la ragazza. Guarda un ultima volta Calum, che gli fa un occhiolino a cui lei risponde sorridendo, e «beh, buonanotte» li saluta, andando al piano di sopra.
 
Una ragazza, Ashton deve trovarsi assolutamente un ragazza, perché non è possibile che i suoi amici siano tutti in fase di accoppiamento, mentre lui rimane da solo come una vecchia zitella acida con dodici gatti. Che poi lui, ai gatti, è pure allergico.
 
Sta pensando a quanto quegli altri due - che lui reputa amici - siano così presi l’uno dall’altro, da non accorgersi nemmeno che Calum ha fatto un palese occhiolino a Mackenzie davanti a tutti, dopo aver passato una serata fuori solo loro due insieme.
 
Che poi Ashton ha pure controllato sul sito per vedere se riusciva a trovare altri tre biglietti per il concerto, e indovina un po’ che ha scoperto?! Che: non solo non figurava nessun concerto quella sera, all’arena. Gli Eskimo Joe erano pure in tour negli States. E che quindi i conti non tornavano.
 
Poi si è messo lì, con le migliori intenzioni del mondo, e alla fine c’è arrivato: Calum e Mackenzie erano ad un appuntamento. E non hanno detto niente a nessuno perché vogliono tenerlo segreto.
Inoltre Ashton non sa nemmeno se a Michael questa cosa possa andare giù, ed è fondamentalmente per questo, se ha taciuto tutta la serata, evitando di toccare l’argomento.
 
Il riccio non sa se i suoi nuovi amici lo reputano un coglione, o cosa, però la scusa accampata, di Calum, del dover andare al bagno - secondo Ashton - è una grandissima presa per il culo.
 
Decide di non seguirlo, perché di fondo quelli non sono cazzi suoi - anche se vorrebbe conoscere l’intera storia -, e rimanere seduto sul divano, mentre guarda Michael e Luke sfidarsi alla console, e lanciarsi i peggio insulti come se si stessero facendo dei complimenti. Ed è in quel momento che gli arriva una folgorazione: Muke è il nome perfetto per la loro coppia.
 
«Irwin, sembra che tu abbia visto la madonna…» lo informa Michael.
 
«Già, sei fottutamente inquietante» gli dà man forte Luke.
 
Ed Ashton sa che i suoi amici lo prenderebbero per scemo, se sapessero cosa va a pensare, quindi «allora, ‘sto torneo?!» li distrae. E nel frattempo, per sua fortuna, è ritornato anche Calum. «Divertito in bagno?» gli chiede allora, giusto per metterlo un po’ in difficoltà.
 
«Non mi sono toccato, se è questo che intendi, e poi credevo che solo loro due fossero delle checche, Irwin. Non mi dire che ci sei cascato anche te?!» tergiversa Calum, in modo che gli altri due cambino argomento.
 
«Qui, l’unica checca, è questo bel biondino qui» dice Luke, scompigliando i capelli di Michael, che è seduto vicino a lui.
 
«Non sono io che oggi, al fattorino, ho detto di prenderlo nel culo» lo secca l’altro, allontanando la mano di Luke dalla sua spalla.
 
«Oh oh, spiegatemi un po’ ‘sta storia?!...» se la ride Calum, mentre Ashton inizia a raccontare come se fosse stato presente.
 
E ci sono momenti in cui azzecca anche le stesse parole della conversazione, ed è a quel punto che Michael e Luke si guardano. Michael scuote la testa, e Luke se la ride, mentre pensano alla stessa identica cosa. Ashton sarà pure un cazzone di proporzioni bibliche, ma non è stupido proprio per niente, e di questo, i ragazzi, dovranno tenerne conto in futuro.
 
Continuano a giocare alla console finché non sono le due del mattino, e Luke è così stanco che non riesce neanche più a tenere la testa dritta. «Io direi di smettere» propone Calum, sfilandosi i pantaloni, e tirandosi la coperta - che Michael si era premurato di preparare - addosso. «Voi due non azzardatevi ad avvicinarvi al mio culo» li mette in guardia il moro, togliendosi anche la maglia.
 
«Nemmeno se fossi l’ultimo uomo sulla faccia della terra» lo sfotte Michael, facendogli una linguaccia. Si mette sdraiato su uno dei divani, sistemandosi poi il cuscino sotto la testa.
 
«Beata tua sorella che può dormire su un letto vero» si lamenta Luke, sdraiandosi sul divano, dalla parte opposta a quella di Michael.
 
«Ringrazia che non ti faccio dormire sul pavimento» ribatte l’altro, «e poi nessuno dorme sul mio letto» chiarisce il ragazzo.
 
Il biondo sbuffa, e si toglie i pantaloni, «ok, dolcezza, evita di violentarmi questa notte» dice, sfilandosi anche la maglia, e mettendosi sotto le coperte.
 
«Magari evita di violentarlo tu» risponde Ashton al posto dell’altro, prendendolo chiaramente per il culo.
 
«Sì, vabbè…buonanotte» sbuffa il biondo, mentre si gira dall’altra parte e chiude gli occhi.
 
«Buonanotte» ride Ashton, sistemandosi meglio la coperta addosso.
 
«Non prenderti tutto il lenzuolo o ti uccido» lo mette in guardia Calum. «’Notte» sbiascica poi.
 
«’Notte» dice Michael, spegnendo poi la luce. Spera solo di non girarsi durante la notte, e di ritrovarsi il culo di Luke ad altezza inguine, perché sarebbe una cosa abbastanza imbarazzante, e non ci tiene davvero a provare l’esperienza.
 
 

 


Casa Clifford. Sabato mattina. Ore 8:15.
 
 



Il primo a svegliarsi è Michael. La luce del sole gli ferisce gli occhi, mentre cerca in vano di ripararsi con una mano.
 
Ha dormito poco e niente, colpa del biondo i cui ora piedi sono vicini al suo orecchio destro. Continuavano a tornargli in mente le scene della sera precedente, quando l’aveva aiutato con Zac il fattorino, e non riusciva a far a meno di pensare al bacio sulla guancia che, Luke, gli aveva dato prima di sbattere la porta in faccia al moro.
 
Si alza dal divano stando attento a non urtare in alcun modo Luke - l’ultima cosa che vuole fare è sentirlo borbottare perché l’ha svegliato -, e va in cucina a preparare il caffè.
 
Trova sua madre intenta a cercare qualcosa nel frigo, mentre lui si avvicina alla macchina del caffè. «Buongiorno ma’» la saluta sbadigliando.
 
«Buongiorno tesoro, dormito bene?» gli chiede la madre posando le uova, il latte e il burro sopra il ripiano della cucina.
 
«Fortunatamente i piedi di Luke non puzzano così tanto, altrimenti a quest’ora sarei morto» scherza il ragazzo.
 
«I miei piedi non puzzano» dice stizzito il diretto interessato. «E comunque, buongiorno Karen» saluta poi il biondo sedendosi al tavolo, «e buongiorno anche a te, Mikey» dice scompigliandogli i capelli.
 
«’Giorno Luke» risponde Karen, mentre suo figlio scansa la mano di Luke in malo modo. «Tesoro dovresti rifarti la tinta» gli fa notare la madre.
 
«In effetti dovresti» fa la sua entrata in cucina Mackenzie.
 
«Oh mio Dio, tesoro ti senti bene?!» la prende in giro la madre, sottolineando il fatto che a Mackenzie, la mattina, piaccia dormire.
 
«Mai sentita meglio» ribatte la ragazza.
 
La signora Clifford guarda con attenzione l’orologio che tiene al polso, «cavolo, sono in ritardo. Il turno inizia tra quindici minuti. Mike, ci pensi tu qui, si?!» dice, facendo segno a Michael di preparare la colazione.
 
«Certo, nessun problema» assicura il figlio. «Ah ma’, noi stasera non ci siamo. Andiamo al falò della squadra di lacrosse» la informa Michael.
 
«Voi al falò?» chiede la donna sorpresa, facendo rimbalzare lo sguardo tra i suoi due figli. «Ok, ne riparliamo a pranzo. Ciao ragazzi. Ciao Luke. Salutatemi gli altri» dice baciando le guance dei suoi figli, per poi correre fuori di casa.
 
«Allora Mikey, questi pancakes?!» gli ricorda il biondo.
 
Ma Michael non gli risponde, troppo intento a squadrarlo da capo a piedi. «Potresti metterti qualcosa addosso?» quasi urla il ragazzo.
 
Luke ghigna e «nah, sto bene così» ribatte per farlo soffrire.
 
«Tu prepara il caffè, Mikey. Io faccio i pancakes» lo avvisa la sorella, iniziando a prendere gli ingredienti che sua madre ha lasciato sul ripiano della cucina.
 
Suo fratello quasi non sviene in quello stesso istante. Avere Luke, con un solo un paio di boxer addosso, davanti, e Mackenzie che gli dice che vuole cucinare, manda il cervello di Michael a farsi fottere. «Che? Tu odi cucinare» dice Michael con voce isterica.
 
«Oggi sono nel mood, problemi?» si giustifica la sorella.
 
«Mmh, sicura che non sia per via di questo bel fusto qui?!» dice Ashton, poggiando le mani sulle spalle di un Calum alquanto assonnato.
 
Il moro scrolla le spalle per toglierselo di dosso, «buongiorno a tutti» dice poi.
 
I ragazzi lo salutano, mentre Mackenzie arrossisce dalla testa ai piedi.
Calum è praticamente nudo davanti a lei.
 
«Sembra tu non abbia mai visto qualcuno in mutande» la prende in giro Ashton. Lui ha almeno la decenza di indossare i pantaloni.
 
«Oh, già ti sei scordata di me?!» dice Luke, facendo sicché Michael strabuzzi gli occhi, e Calum diventi rosso dalla rabbia.
 
«Come prego? Avevi detto che con Luke non c’avevi fatto niente» dice Michael risentito. Non sa perché, ma sente che non è solo gelosia nei confronti di sua sorella, quella che sta provando in questo momento.
 
E forse Luke guardando la faccia di Michael si pente, o forse non vuole ripetere l’esperienza della settimana prima, per questo «ehi, scherzo. Ma dovevate vedere le vostre facce, erano esilaranti» chiarisce.
 
«Ti faccio vedere io cos’è esilarante» ribatte il maggiore dei Clifford, colpendolo con il pugno sul braccio destro.
 
E mentre Luke si lamenta per il colpo appena ricevuto, Mackenzie ritorna a preparare l’impasto dei pancakes. «Metti la padella sul fuoco, Mikey, io vado un attimo in camera» dice una volta che l’impasto è pronto.
 
«Uh, io credo che andrò a vestirmi» li informa Calum, uscendo poco dopo Mackenzie.
 
Ashton guarda il moro andar via e si dà mentalmente del genio, lui sapeva tutto.
 
«Ehi, mi hai spaventata» salta Mackenzie quando sente chiudere la porta. Calum le si avvicina sorridendo, e le poggia le mani sui fianchi. «Potevi almeno vestirti» dice imbarazzata la ragazza.
 
«Cos’è, non ti piace il mio outfit?» scherza Calum, baciandole la fronte.
 
«Direi che mi piace fin troppo…» risponde la ragazza. Porta le sue mani a circondare il collo di Calum e «per questo non dovresti starmi così vicino. Potrei non controllarmi» dice.

«Non farlo» sussurra il moro. Stanno per un po’ così, occhi negli occhi, senza muoversi, né parlare. «E comunque anche a me piace molto il tuo stile» la prende in giro Calum, riferendosi al trucco ormai sbavato, i capelli arruffati, e il pigiama con i cuoricini.
 
Un pugno sul braccio è quello che Calum ottiene come risposta. «Quando ieri sono salita in camera non ho avuto la forza di struccarmi» si giustifica, «e il pigiama è un regalo della nonna» continua.
 
«Peccato, il mio regalo per il tuo compleanno non competerà mai con quello della nonna»
 
«Oh mio dio, cos’è? Dimmelo. Dai, dimmelo» lo prega la ragazza, saltellando leggermente. «Sono i biglietti per gli Arctic Monkeys?» chiede, mentre il ragazzo fa no con la testa, «allora quelli dei Muse?!» dice, ma Calum continua a negare. «Green Day, Nickelback, Placebo, Thousand Foot Krutch, All Time Low?» chiede a raffica.
 
«No, no e no» risponde Calum sorridendo.
 
«E dai, dimmi un nome» lo supplica Mackenzie.
 
«Non sono i biglietti per un concerto» dice semplicemente il ragazzo.
 
Cazzo, Mackenzie era sicura fossero dei biglietti per un concerto, anche perché è da quando ha tredici anni che Calum gli regala biglietti per i concerti. L’anno prima aveva preso quelli per i Blink, l’anno prima ancora quelli per i Green Day, e così gli anni prima. «E allora cos’è?» chiede la ragazza confusa, come se Calum poi le rispondesse.
 
«Non te lo dico» le fa la linguaccia Calum.
 
«Stronzo» lo appella Mackenzie.
 
Calum fa finta di pensarci su, «ma magari, se tu mi dessi un bacio, forse potrei farmi sfuggire qualcosa» dice.
 
«Come se fosse possibile poi…» dice la ragazza alzandosi sulle punte. «Però se ti do un bacio, seriamente, me lo dai almeno un indizio piccolo piccolo?!» gli chiede, avvicinando il viso a quello del ragazzo.
 
«Mmh, può darsi» le concede il moro prima di catturare le sue labbra in un dolce bacio.
 
Si baciano dolcemente, almeno fin quando Calum non preme la lingua tra le labbra di Mackenzie, che prontamente fa spazio a quell’intrusione. Le loro lingue si accarezzano l’una con l’altra, mentre Mackenzie non può far a meno di pensare a quanto fottutamente bene si senta tra le braccia di Calum.
 
Un rumore alla porta li fa staccare prepotentemente, «smettetela di pomiciare e tornare di sotto, ‘che io, quei due insieme, da solo, non li reggo più» si lamenta Ashton al di là del legno. Dà un ultimo colpo alla porta, per poi scendere le scale, e tornare in cucina.
 
I due si guardano, consci del fatto che non sono molto bravi a nascondere le cose, soprattutto ai loro amici. E che se se n’è accorto Ashton, probabilmente non ci vorrà molto perché vengano a saperlo anche gli altri. Ed è chiaro che Mackenzie voglia prima parlarne da sola con suo fratello. Ed ovviamente deve chiamare anche Lee Anne per aggiornarla sulle ultime novità.
 
«Ti pare che non posso baciare la mia ragazza in pace perché vengo sempre interrotto?! Che palle» sbuffa il ragazzo, non rendendosi nemmeno conto delle parole da lui appena pronunciate. Ma Mackenzie sorride, e lui lo fa di rimando, e forse si è accorto di quello che ha detto. «Dai scendiamo, prima che Ashton li uccida» dice, lasciandole un ultimo bacio a fior di labbra. E sì, Mackenzie deve decisamente parlare con Lee Anne il prima possibile.
 
 
 


 


- Note Autrice -

I’m back, bitches!
 
Allora, scusate il ritardo ma tra poco ho un esame all’università e ho dovuto studiare, motivo per cui, dopo questo, ci rivedremo tra due settimane. Più o meno.
Mi dispiace tanto, avrei dovuto aggiornare più in fretta, ma seriamente, non ho potuto fare di meglio.
 
Il capitolo è un po’ una merda, però ci sono i Muke, quindi potete perdonarmi, sì?!
Inoltre non è stata ricontrollato, quindi se ci sono degli errori avvertitemi.
 
Spero che non abbandonerete la storia perché sono un’autrice con una tempistica alla cazzo di cane.
 
Anyway, non ho nient’altro da dirvi. Ovviamente più recensioni avrà il capitolo, più mi farete felice. *fatemi felice*
 
Io vado.
 
 
A presto, Snixx_94

 

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Capitolo 11
*** XI. Crazy Stupid Love ***


Perché, quando amiamo qualcuno,
questo qualcuno diventa, per noi,
semplicemente, troppo.
 
 

 
 
XI. Crazy Stupid Love
 
 
 
 
 
I never cared about my stupid hair
Before you came into my life, babe
I would have never seen that my eyes were green
Till I laid them right on you, babe.

- R5
 
 
 
 
 
 
 
«Allora, Mac, sei pronta?» le grida Michael dal piano inferiore.
 
Stanno per andare al falò per la squadra di lacrosse, sono in ritardo, e devono anche passare a prendere Lee Anne a casa.
 
In tutta sincerità, la colpa del ritardo non è neanche di Mackenzie. La colpa è di Michael, che ha voluto tenere la tinta in testa più del dovuto, e di Calum, che ha deciso non si sa come, né perché, di tingersi il ciuffo di biondo.
 
«Cos’hai, il ciclo?! Sta’ calmo, sono qui» lo tranquillizza la sorella.
 
«Andiamo, non voglio sentire Luke lamentarsi per il ritardo» li incita Ashton ad uscire fuori di casa. E sì, Luke se n’è andato prima del previsto, perché doveva fare delle commissioni per sua madre - dice lui -, quando in realtà si vergogna di farsi vedere con loro al falò.
 
Avranno anche riiniziato ad andare d’accordo, lui e i ragazzi, ma tra il suonare con loro nel garage buio di casa Hood, e il farsi vedere con loro ad una festa, ce n’è di differenza. E Luke non è ancora pronto a maturare, e a far vedere alla gente che non gliene frega nulla del loro giudizio, per questo i ragazzi non se ne interessano. Anzi, Michael più lontano sta dal ragazzo, meglio sta. Non che lo creda davvero, ma gli piace di più pensarla così.
 
I ragazzi escono di casa salendo su due macchine differenti. Michael e Mackenzie prendono quella della madre, mentre Ashton e Calum prendono quella di quest’ultimo. Lo fanno più per comodità che per altro, in modo che, semmai uno di loro dovesse rompersi le palle alla festa, potrebbe tornare a casa senza dover per forza far spostare tutto il gruppo.
 
«Allora, tra te e Calum come va?» le chiede Michael, una volta che lui e Mackenzie sono soli nell’abitacolo.
 
La sorella strabuzza gli occhi e «eh?» chiede cercando di nascondere l’agitazione.
 
«Oh andiamo, credi davvero che io sia così cretino?!» dice Michael in modo retorico.
 
«Io non…»
 
«Sì sì, tra te e Calum non c’è niente, io ho le traveggole, e stamattina non ti ha raggiunto in camera per baciarti. Certo, come no» la prende in giro il rosso. E sì, Michael ha deciso di tingersi i capelli di rosso, visto che era l’unico colore che non aveva ancora provato.
 
«T-tu…tu come fai a saperlo?» balbetta imbarazzata la ragazza.
 
«Ashton ha un tono di voce abbastanza alto, fatti due conti»
 
«Io lo uccido. Dio, se lo uccido. Gli brucio tutte quelle fottutissime bandane, Cristo» sbraita Mackenzie. «È un uomo morto»
 
«Non esagerare, non è colpa sua» lo difende il ragazzo, fermando poi la macchina davanti casa Green.
 
 
A: Lee (:
Sono qui sotto. Scendi.
 
Mackenzie manda un messaggio a Lee Anne, per avvertirla di scendere, per poi girarsi verso suo fratello. «Volevo dirtelo io, non volevo che tu lo sapessi da terze parti» si lamenta la ragazza.
 
«Mac tranquilla, non è successo niente. E poi voglio dire, Calum è il mio migliore amico, tu sei mia sorel-»
 
«E questo cosa vuol dire, che siamo un cliché?» risponde arrabbiata Mackenzie.
 
«No no, lasciami parlare, cazzo. Volevo dire che vi conosco come le mie tasche, pensavi davvero che non lo sapessi che un giorno sarebbe successo?! Certo, speravo almeno che ti lasciasse compiere sedici anni, lo stronzo…»
 
«Michael!» lo riprende la ragazza.
 
«Okay, scusa…ciao Lee» tronca il discorso, salutando poi la castana.
 
«Ciao ragazzi. Wow Mike, ti sta proprio bene il rosso» si complimenta Lee Anne, sistemandosi sui sedili posteriori.
 
«Ieri sera sono uscita con Calum» dice tutto d’un fiato Mackenzie. Meglio levarsi subito il pensiero di dirlo alla sua migliore amica.
 
Lee Anne alza il sopracciglio destro e «ma va, siete andati al concerto degli Eskimo John»
 
«Eskimo Joe. E no, siamo andati ad un vero appuntamento. Uno di quelli con film al cinema, passeggiata per il centro, e cena pagata dal ragazzo» chiarisce la ragazza torturandosi le mani.
 
«Uh, oh» dice sorpresa Lee Anne. Davvero, non sa che dire.
 
«Ecco perché Cal non aveva trovato altri biglietti, che coglione» capisce Michael, schiaffeggiandosi la fronte con una mano.
 
«Credevi davvero che fossimo andati al concerto? Wow, allora sei molto più coglione di quanto creda» lo sfotte la sorella.
 
«Ehi, trattami bene o il tuo Calum te lo scordi»
 
«Primo: lui non è il mio Calum. Secondo: chi ti credi di essere?! Non siamo più negli anni ‘20» dice la ragazza.
 
«Okay, basta così. Dimmi un po’, com’è stato?» chiede Lee Anne tutta eccitata.
 
«Strano…» dice solo la ragazza.
 
«Strano?» ribatte l’altra.
 
«Strano!» ripete Mackenzie.
 
«Strano in che senso?» domanda allora la castana.
 
«Strano nel senso che non sono abituata a vedere Calum come un ragazzo…»
 
«Certo, perché solitamente è un oompa loompa» ride Michael.
 
«Testa di cazzo, nel senso che non l’ho mai visto come qualcosa di diverso da Calum, il tuo migliore amico. Non ho mai pensato che sarebbe stato bello baciarlo»
 
«Che? Cosa? Vi siete baciati?» chiede Lee Anne a macchinetta.
 
«Un paio di volte…» dice vaga Mackenzie.
 
«Sì, un paio di volte più quelli di stamattina» la corregge il fratello.
 
«Ti odio» gli fa la linguaccia Mackenzie.
 
«Siamo arrivati» dice invece Michael, scendendo subito dopo dalla macchina. «Allora, non corri tra le braccia del tuo ragazzo?!» prende in giro la sorella una volta che sono fuori dall’auto, e Calum e Ashton gli sono davanti.
 
«Lui non è il mio ragazzo» dice dura la ragazza. Non sa perché ha risposto in quel modo, soprattutto davanti al moro, ma non sopporta quando suo fratello la prende in giro.
 
Le parole della piccola Clifford feriscono Calum, tant’è che il ragazzo si addentra subito tra la folla presente in spiaggia, senza aspettare i suoi amici. «Ops, mi sa che s’è incazzato» fa notare Michael.
 
«Sei davvero un coglione, Michael. Questa è tutta colpa della tua stupida boccaccia» gli grida contro la sorella.
 
«Colpa mia? Ma se sei tu che gli hai detto che non è il tuo ragazzo»
 
«È colpa tua perché dovresti imparare a tenere chiuso quel forno che hai al posto della bocca» grida ancora più forte la ragazza, facendo sicché una piccola folla si chiuda intorno a loro.
 
«Mac, sta’ calma» cerca di tranquillizzarla Ashton, anche se con scarsi risultati.
 
«Calma un cazzo, Irwin. Se tu imparassi a parlare con un tono di voce cristiano a quest’ora non saremmo a questo punto» lo incolpa.
 
«Oh, e adesso la colpa sarebbe la mia?!» dice risentito il riccio.
 
«Sì, lo è» risponde Mackenzie.
 
«Se tu non vuoi impegnarti con Calum dovresti semplicemente dirglielo, non incolpare noi» dice Michael.
 
Lee Anne si è rotta di sentirli litigare, per questo, l’unica cosa sensata da fare, le è sembrata chiamare qualcuno di sua conoscenza. Non è certamente colpa sua se la prima persona che ha beccato è stata Luke. «Ehi ehi, smettetela di litigare. È una festa» s’intromette il biondo.
 
«Tu fatti i cazzi tuoi, Hemmings» lo zittisce Michael rudemente.
 
«Ehi, sta’ calmo, non ti ho fatto un cazzo io» risponde stizzito il più piccolo.
 
«Difatti…sei solo un cagasotto»
 
«Non sono un cagasotto» si difende Luke.
 
«Ah no?! E allora dì a tutti la verità. Dì a tutti il perché hai saltato l’allenamento di martedì, e perché hai rifiutato di uscire con i tuoi amici ieri sera. Dai, dillo!» lo sfida il rosso.
 
«Michael lascialo stare» va in suo aiuto Ashton.
 
«No che non lo lascio stare. Allora?! I tuoi amici stanno aspettando» insiste il ragazzo.
 
«I-io…io non devo delle spiegazioni a nessuno, men che meno a te o al tuo gruppetto di sfigati. E smettila di girarmi attorno, Clifford, che tanto non sono frocio come te, e nemmeno ci divento. Tu mi fai schifo» dice sprezzante il biondo, notando come l’espressione di Michael sia passata dalla sfida, all’interdetto, per tramutarsi in un’espressione di dolore.
 
Una lacrima scende giù dall’occhio destro del rosso, per poi morire tra le sue labbra dischiuse. Nessuno sembra essersene accorto, a parte sua sorella, e i suoi due amici. E inutile dirlo, ma Luke l’ha vista benissimo quella lacrima solcare la guancia del ragazzo di fronte a lui, facendolo sentire ancora più una merda.
 
I loro sguardi s’incrociano per l’ultima volta, prima che il ragazzo dai capelli rossi scappi via.
Non scappa perché Luke l’ha chiamato frocio, o perché ha paura che gli altri possano prenderlo in giro, scappa perché ha sentito benissimo il suo cuore fare “crack” nel momento esatto in cui Luke Hemmings gli ha detto di far schifo. E vorrebbe smetterla di sentire quella stretta al petto, ma le parole di Luke - che pronunciate da qualsiasi altra persona gli sarebbero scivolate addosso - gli fanno male, così male che, una volta arrivato alla macchina, inizi a piangere silenziosamente.
 
«Sei l’essere più disgustoso sulla faccia della terra, Hemmings, ed ancora mi domando come ho fatto a sopportarti per tre mesi di fila. Sei tu che fai schifo a me. Prova solo a riparlare in quel modo di mio fratello e ti uccido» lo minaccia la ragazza.
 
«Sto tremando di paura» la prende in giro il biondo, e non perché lo voglia davvero, ma un attore deve sempre arrivare fino in fondo alle sue performance.
 
«Sei un fottuto cagasotto, Hemmings» dice Mackenzie, prima di scagliarsi addosso al ragazzo, e assestargli un bel pugno sullo zigomo sinistro. Ashton accorre per dividerli, e Mackenzie molla una gomitata sulla bocca del biondo, spaccandogli così il labbro.
 
Gli scimmioni della squadra di lacrosse fanno per scattare, ma Ashton si interpone tra loro e la ragazza. «Non vorrete mica picchiare una ragazza spero?!» cerca di farli ragionare. Ci metterebbe meno di mezzo secondo a dire a Mackenzie di scappare, e ad affrontarli tutti da solo. «Andiamocene Mac» sussurra il riccio al suo orecchio.
 
«Okay, dammi un momento» acconsente la ragazza. «Devo farvi sapere solo una cosa prima di andarmene: mio fratello non è l’unico omosessuale qui. Hemmings è gay, e non m’importa se non mi credete, l’unica cosa che importa è che io sappia la verità, e credetemi se vi dico che Luke Hemmings è frocio fino alla doppia punta del suo capello più lungo» Mackenzie vomita tutto il suo risentimento verso il biondo, prima di sfuggire alla presa di Ashton, e correre verso la spiaggia.
 
Vuole stare da sola, e il modo più semplice per poterlo fare è scappare da tutto e da tutti. Si rifugia in una delle grotte presenti sulla spiaggia, dove da piccola si nascondeva ogni volta che lei, Lee Anne, Michael e Calum giocavano a nascondino.
 
Sente mancarle le forze, per questo si accascia contro la parete della grotta, lasciandosi scivolare a terra, sulla sabbia bagnata. E piange. Piange silenziosamente, pensando a quanto sia stata stupida con Calum, e quanto ingiusta con Michael ed Ashton.
 
In questo momento vorrebbe solo avere suo fratello vicino, fratello che sta piangendo nella sua macchina, mentre Calum lo riporta a casa.
 
Non appena Mackenzie è scappata verso la spiaggia, e Lee Anne ha detto ad Ashton di lasciarla andare, i due sono andati verso il parcheggio, notando Michael appoggiato alla macchina. Lee Anne è corsa subito ad abbracciarlo, facendo segno ad Ashton di chiamare Calum al cellulare.
 
Ed ora si ritrovano così, con Calum che guida la macchina della signora Clifford, riportando Michael a casa, ed Ashton che lo segue con la sua macchina, in modo che poi Calum riprenda la sua auto e riaccompagni il riccio e Lee Anne a casa.
 
«Come ti senti?» chiede Calum al ragazzo seduto affianco a lui.
 
«Una merda» risponde quello sbuffando. «Sai che c'è?! C'è che credevo che finalmente avremmo sistemato le cose con Luke, ma evidentemente mi sbagliavo» ammette Michael.
 
«Luke è uno stronzo, Mikey, e da questo momento è anche ufficialmente fuori dalla band» lo tranquillizza il moro.
 
«Dio, dove cazzo è Mackenzie?» chiede Michael nel panico più totale. È stato così preso da se stesso da dimenticarsi la sua sorellina giù in spiaggia.
 
«Ashton ha detto che ha picchiato Hemmings, e poi è scappata verso le grotte» lo informa Calum.
 
«Ha picchiato Hemmings?!» chiede incredulo il maggiore dei Clifford.
 
«Cazzotto in faccia, e gomitata in bocca...avrei pagato per vederlo» dice Calum, e non sa perché, ma Michael sente una leggera nota d'orgoglio nella sua voce. «Sta' tranquillo, ora accompagno quei due a casa e poi vado a recuperarla» continua notando Michael agitarsi, «non la lascerei mai da sola, lo sai, a costo di stare tutta la notte in una gelida grotta»
 
«Cazzo, sei cotto, amico» gli dà una pacca sulle spalle Michael. «E sentimi...credimi» inizia il rosso girandosi verso il suo migliore amico «lei ci tiene veramente tanto a te, solo che non riesce ad aprirsi, lo sai anche tu com'è fatta. Lasciale del tempo per abituarsi all'idea di avere un ragazzo, e non prendertela se a volte si comporta in modo diffidente, non sarebbe Mackenzie altrimenti» lo prega Michael, stringendogli una spalla in segno d'affetto.
 
Calum lo guarda annuendo, «lo so…lo so, e sono un coglione» se la prende con se stesso.
 
«Nah, sei solamente ferito. Capisco la sensazione» afferma il rosso.
 
«Luke è uno stronzo» ripete Calum.
 
«Lo è» conferma Michael deluso. «Ora vai a cercare la tua ragazza…uhg, mi fa senso dirlo» lo prende in giro.
 
«Idiota» lo spintona Calum, mentre l’altro scende dalla macchina. «Allora, andiamo?» chiede ad Ashton e Lee Anne, che sono usciti dalla macchina del moro.
 
«Certo. Ciao Mikey» saluta Lee Anne, baciandogli una guancia.
 
«Ciao ragazzi» alza la mano in risposta l’altro.
 
«Ci sentiamo domani» lo saluta Calum, mentre Ashton gli fa segno con la mano.
 
Salgono in macchina, decidendo di accompagnare per prima Lee Anne. Durante il viaggio non parlano molto, se non per commentare quanto stronzo sia stato Luke nei confronti del loro amico, o del sinistro che Mackenzie aveva mollato sul bel visino del biondo. Arrivano davanti casa di Lee Anne alle dieci e quarantacinque, il tempo di salutarla, e sono di nuovo in strada.
 
«Vuoi che ti accompagni a cercare Mackenzie?» chiede Ashton rompendo il silenzio, anche se la risposta la conosce già.
 
«Tranquillo Ash» scrolla le spalle il moro. Vuole parlarle da solo e scusarsi, e non può farlo con Ashton tra i piedi.
 
«Okay, tanto sapevo già la risposta» ammette il riccio, «messaggiami quando la trovi» dice a mo’ di saluto, scendendo dall’auto.
 
Calum rimane fermo a guardare Ashton che cerca le chiavi di casa in tasca, trovandole poco dopo. Dà un’occhiata all’orologio digitale posto sul cruscotto, e si agita, notando che sono già le undici, e che Mackenzie è ormai fuori da sola da un’ora.
 
Tiene il volante con la mano sinistra, mentre la destra è impegnata a scrivere un messaggio alla ragazza.
 
 
A: Kenny
Dove sei, che vengo a prenderti?
 
 
Digita e invia, non ricevendo nessuna risposta nel giro di cinque minuti.
 
 
A: Kenny
Mackenzie, dove sei?
 
A: Kenny
Mac, cazzo, rispondimi.
 
A: Kenny
Dove cazzo sei finita?!
 
A: Kenny
MACKENZIE, RISPONDIMI!
 
 
Calum inizia ad innervosirsi vedendo che Mackenzie non risponde ai suoi messaggi. Sono passati ormai quindici minuti dal primo messaggio che le ha mandato, e Calum inizia ad agitarsi sul sedile. Mancano cinque minuti per arrivare in spiaggia, e se la ragazza non si trovasse più lì - pensa Calum - ?!
 
American Idiot dei Green Day gli fa fare un salto, qualcuno lo sta chiamando.
Sospira leggermente quando nota il nome di Mackenzie sullo schermo del suo iPhone.
 
«Pronto? Mac, dove sei?» urla Calum in preda all’agitazione.
 
«C-cal…Cal, sono giù alle grotte» risponde la voce di Mackenzie dall’altra parte del telefono.
 
«Alle grotte? Come ci sei finita laggiù?» chiede il ragazzo preoccupato, continuando a parlare al telefono una volta sceso dall’auto.
 
«Volevo stare da sola e pensare…e credimi Cal, sono così d-dispiaciuta» balbetta Mackenzie riiniziando a piangere. Si sente così male ripensando alla faccia addolorata di Calum, non avrebbe mai voluto fargli del male.
 
«Shh Mac, non piangere. Adesso dimmi dove sei, così ti raggiungo e andiamo a casa…» la sprona Calum a parlare.
 
«Sono nella grotta dove ci nascondevamo da bambini» gli indica la ragazza, mentre Calum affretta il passo per raggiungerla il prima possibile.
 
Man mano che si avvicina al punto, i singhiozzi della ragazza si fanno sempre più udibili. Varca l’entrata della grotta nello stesso istante in cui Mackenzie si volta verso di lui. Lascia cadere il cellulare a terra, e non gli importa se domani dovrà portarlo ad aggiustare, e se sua madre si incazzerà, per adesso gli interessa solo stringere tra le braccia quella che è la sua ragazza - o per lo meno lo è quasi -.
 
Gli salta tra le braccia, Mackenzie, aggrappandosi, con quanta più forza ha, al collo del moro. «Non piangere, Mac» dice Calum, accarezzandole i capelli per farla calmare.
 
«Mi dispiace così tanto, ma è che Michael continuava a prendermi in giro, e mi ero rotta di sentirlo parlare, e poi ha detto quella cosa, ed io non ci ho visto più, e te lo giuro…te lo giuro, mi sento una vera merda in questo momento. Perdonami, Cal, ti prego» dice la ragazza pentita.
 
«Non c’è nulla da perdonare, sono io che ho affrettato le cose. Mi dispiace di averti chiamato “la mia ragazza” quando non ne avevamo ancora parlato, e soprattutto di essermela presa per una cosa così stupida. So che volevi prima parlarne da sola con Michael» si scusa a sua volta Calum.
 
«Non c’è nulla di cui parlare, io voglio essere la tua ragazza. Voglio che tutte quelle troiette a scuola sappiano che sei occupato, e che devono starti alla larga. Voglio sapere che ci sarà qualcuno ad aspettarmi al mio armadietto ogni mattina. Voglio poter passare la pausa pranzo ad incitare il mio ragazzo durante gli allenamenti di lacrosse. Voglio andare ad altri appuntamenti come quelli di ieri. Voglio…vorrei veramente tanto essere la tua ragazza, Hood, se ovviamente tu mi vorrai ancora» ammette Mackenzie prendendo le distanze dal moro, vuole guardarlo per bene negli occhi. Ne ha bisogno.
 
«Cazzo, cioè cazzo…Mac tu non puoi dirmi una cosa del genere senza prima avvisarmi. Dio, ovvio che io voglia ancora che tu sia la mia ragazza» esulta Calum, baciandola di slancio.
 
Camminano lentamente all’indietro, fino a che la schiena di Mackenzie non combacia alla perfezione con la parete della grotta. Il ragazzo le prende il viso tra le mani, lasciandole dei piccoli baci a stampo sulle labbra, tenendo però distanza tra i loro corpi.
 
E Mackenzie si sente un po’ come se fosse sulle montagne russe, e non quella sensazione opprimente che senti nel petto prima che la corsa abbia inizio, ma quella che provi quando sei sul punto più alto della giostra, da dove si vede il paesaggio sottostante, e quella riparte a tutta velocità senza avvisarti, facendoti saltare il cuore in gola. Quella Mackenzie crede sia la sensazione più bella del mondo, o per lo meno credeva, visto che baciare Calum Hood è una sensazione diecimila volte meglio.
 
I centimetri che separano i loro corpi sono troppi, a detta di Mackenzie, mentre per Calum quei centimetri sono persino troppo pochi. Il problema è che Calum ha fatto già le sue esperienze, ed è abituato a comportarsi in un altro modo con le ragazze, modo con cui non riesce ad approcciarsi con Mackenzie, perché Mackenzie è troppo diversa, e troppo sorella del suo migliore amico, e troppo inesperta, troppo insicura, troppo fragile, troppo bella, troppo sua…è troppo troppo troppo, e lui ha paura che un solo passo falso l’allontani per sempre da lui, e lui questo non può permetterselo, perché Mackenzie è sempre stata un punto fisso nella sua vita, ora più che mai, e lui non può proprio perderla.
 
Peccato però che a Mackenzie questo sembri proprio non importare, visto che è lei che circonda il busto del moro con le sue braccia, e lo avvicina a sé. «Ho freddo» si lamenta con voce da bambina, stringendo il corpo del ragazzo contro il suo, e Calum spera solo che il suo corpo non reagisca a quella scarica elettrica che ha sentito poggiando il suo petto contro quello della ragazza. «Mi vuoi anche se sai che sono una stronza, petulante, so tutto io, permalosa, testarda, antip-» e la ragazza non ha proprio il tempo di finire la sua lunga lista di aggettivi che la ritraggono, visto che le sue labbra sono troppo impegnate a giocare con quelle del ragazzo di fronte a lei.
 
«Sei anche troppo logorroica, aggiungerei» la prende in giro Calum quando si dividono per prendere aria, «mi sa che hai passato troppo tempo con Ashton» ride, e lei ride con lui. E quando smettono di farlo, è tutto più bello, soprattutto il sorriso di Mackenzie. «E comunque sì, ti voglio anche se sei una stronza, e petulante, so tutto io, permalosa, antipatica-» e anche lui viene fermato nello stesso modo in cui ha fatto zittire la ragazza.
 
Si baciano per un lasso di tempo indefinito, e quando hanno finito, «hai dimenticato testarda», gli ricorda Mackenzie.
 
«Giusto, testarda…la mia ragazza testarda» ride Calum. E Mackenzie gli sorride in risposta tornando a baciarlo, e a stringerlo ancora di più a lei. «Non avevi freddo?» chiede Calum sospettoso.
 
La ragazza ride furba e «per l’appunto, vieni qui» lo attira a sé, accoccolandosi sul suo petto.
 
Restano in quella posizione per una decina di minuti, scambiandosi qualche bacio di tanto in tanto, ma per lo più stanno in silenzio. Un silenzio bello.
 
La loro bolla di tranquillità si frantuma quando il cellulare di Calum squilla nella sua tasca, portando i due ad allontanarsi, perché il telefono si trova in tasca, e loro sono troppo troppo attaccati.
 
Il nome di Ashton appare sullo schermo, segnalando l’arrivo di un messaggio.
 
 
Da: Ash
Ti avevo detto di messaggiarmi quando avessi trovato Mackenzie…
Evidentemente l’hai trovata, e sei troppo impegnato per avvisarmi ;)
 
Okay, ti perdono, ma sei comunque uno stronzo u.u
 
 
«Che idiota…e che prima donna» Mackenzie prende in giro il riccio, sfila il telefono dalle mani di Calum - che non protesta - e gli risponde.
 
 
A: Ash
Oltre che ad essere un idiota, sei anche un permaloso di prima categoria.
Sei peggio di una donna.
 
p.s. e poi sì, Calum è impegnato ;))
p.p.s. penso che tu lo abbia capito, sono Mac
 
 
 
Una volta che Mackenzie invia il messaggio non le ci vuole molto ad ottenere risposta.
 
 
Da: Ash
Oh, allora ciaaaaooooo.
Divertitevi ;)))
 
p.s. saluta Cal
p.p.s. non vogliamo diventare zii, quindi usate precauzioni.
 
 
Mackenzie fa leggere il messaggio che Ashton ha appena inviato, «che testa di cazzo» commenta Calum, dopodiché si riprende il telefono, e digita in fretta.
 
 
A: Ash
COGLIONE! non stiamo facendo un cazzo di niente >_<”
 
 
A: Mike
Mackenzie è con me, tra poco la riporto a casa.
Tu va’ a dormire e non preoccuparti.
 
 
 
Invia, spegnendo il telefono subito dopo. «Michael era incazzato?» chiede triste Mackenzie.
 
«Nah, era solo preoccupato per te. Hai guadagnato punti picchiando Hemmings, cosa che, tra parentesi, avrei pagato per vedere» dice fiero di lei, lasciandole un dolce bacio a fior di labbra. «Ora andiamo, ti riporto a casa che è tardi» le mette una mano sulla parte bassa della schiena, invitandola a camminare con lui verso la macchina.
 
«Quanto cazzo lo odio» impreca la ragazza riferendosi a Luke.
 
Sono arrivati al parcheggio, così Calum apre la macchina, e siede al posto del guidatore. «Allora perché ci sei stata assieme?! Credo di doverlo sapere a questo punto».
 
«Non dobbiamo per forza sapere di tutti i nostri ex - di tutte le tue ex -, ma okay…sono stata con Luke perché è stato l’unico ragazzo che mi abbia mai notata. Mi aspettava fuori dall’aula, mi accompagnava a casa in macchina dopo scuola, mi invitata ad uscire…cazzo» sussurra la ragazza quando nota come Calum la sta guardando, «lo facevi anche tu» dice, come se abbia avuto un’illuminazione, «solo che con te c’era sempre o Michael o Lee Anne o entrambi, per questo non me ne accorgevo» continua poi. «Dio Cal, da quand’è che ti piaccio?» chiede la ragazza sconvolta, mentre Calum si gira a guardarla dato che il semaforo è rosso, e loro devono stare fermi ad aspettare, e quindi perché non riempire il tempo con qualcosa di bello?
 
«Più o meno da sempre. Però, credo che piacermi piacermi da qualcosa come due anni» risponde il ragazzo imbarazzato. Ingrana la marcia e riparte verso casa Clifford.
 
Mackenzie gli poggia una mano sulla coscia tesa e «ti voglio bene Cal» ammette, e a lui va bene così. A lui va bene anche un ti voglio bene, perché non vuole correre, e veramente, a lui va bene così.
 
«Ti voglio bene anch’io, Mac» le risponde Calum, prendendole la mano ferma sulla sua coscia, e baciandone le nocche. «Ti voglio bene» ripete in un sussurro.
 
«Siamo arrivati» nota Mackenzie, girandosi un’ultima volta verso il suo ragazzo. «Credo di dover andare» dice.
 
«Okay» e poi la bacia, con trasporto, circondandole il viso minuto con quell’enormi mani che si ritrova. «Ci sentiamo domani. Buonanotte» la saluta.
 
«’Notte» risponde la ragazza scendendo dall’auto.
 
Si avvia sorridendo verso il portone d’ingresso, sentendo il rumore del motore acceso in sottofondo. Calum sta aspettando che lei entri in casa, come il migliore dei gentiluomini, e Mackenzie non può far a meno di pensare che lui sia troppo dolce per una come lei.
 
Gli rivolge un ultimo sorriso prima di entrare a casa, e pensa che sì, Calum Hood le piace decisamente troppo.
 
 
 
 
 
 



 
- Angolo Autrice -
Tadán, sono tornata.
E niente, alla fine l’esame non l’ho neanche più fatto
perché non avevo un documento dietro, quindi non ci sono scusanti per questo ritardo.
 
Anyway, spero che il capitolo vi piaccia perché è pieno di angst, ma anche di tanto troppo fluff.
Mi dispiace, ma io senza litigi non so stare, mi piacciono i teen drama, che ce posso fa?!
 
Tranquille comunque, che prima o poi ai Muke gli faccio fa pace. lol
 
Non so che altro dire, a parte che ho tanto sonno, quindi okay, prossimo obbiettivo: 10 recensioni a questo capitolo, ma tranquille, m’accontento pure di 8 (sì, sono magnanima, lo so xD), e poi avrete il capito ;))
 
 
A presto, snixx_94

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Capitolo 12
*** XII. Dodgeball ***


A Hi_is_Tiffany_, la mia piccola nana,
senza le sue continue pressioni
non so se avrei continuato a scrivere.
 
Grazie piccoletta
 
 
 
 
XII. Dodgeball
 
 


 
 
 
È la prima ora del lunedì mattina, e Michael vorrebbe già tornarsene a casa - tornarsene al caldo sotto le coperte -, e invece è costretto a stare a scuola, con gli occhi aperti, a seguire la noiosissima lezione di letteratura. Sente di star per implodere, non riesce a rimanere concentrato per più di dieci secondi su qualcosa, nemmeno sul messaggio che Calum gli ha appena inviato.
 
Sbuffa, e agita la gamba sotto il banco, tant’è che Tristan Walker gli lancia un’occhiata stranita da dietro il suo libro di Jane Austen, a cui lui risponde con uno sguardo fulminante.
 
Un bussare alla porta lo distrae, facendo saettare il suo sguardo sul professore, per poi disperdersi per l’aula, non riuscendo a trovare un punto da fissare.
 
«Avanti» dice il professore, posando sulla cattedra la sua copia di “Ragione e Sentimento”.
 
Una massa di capelli biondi fa capolino dalla porta, e a Michael si ferma il respiro in gola. I suoi occhi saettano in giro per la stanza, senza mai posarsi sul biondo fermo accanto alla cattedra.
 
Michael ha ancora il cellullare in mano, e senza accorgersene riprende il messaggio ricevuto da Calum, rileggendolo un’ultima volta.
 
 
Da: Cal
Luke sta venendo nella tua classe.
 
 
«Scusi il disturbo, prof, ma la professoressa Clarence vorrebbe sapere se qualcuno dei suoi alunni è disponibile per delle ripetizioni…» chiede Luke grattandosi il retro del collo imbarazzato. Dopo quello che Ashton gli ha raccontato su cosa Mackenzie ha detto davanti a tutti, Michael credeva che Luke si sarebbe assentato da scuola come minimo una settimana, e invece eccolo lì, imbarazzato e con lo sguardo colpevole, che cerca di non guardare nessuno negli occhi. «Inoltre volevo chiederle se può far uscire un attimo Clifford dalla classe»
 
«Dì alla Clarence che le farò avere una lista di nomi oggi a pranzo. Clifford, puoi uscire, ma non ci mettere troppo» gli concede il prof. Inutile dire che lui, con quel gran pezzo di stronzo, non ci voglia avere più niente a che fare, però si alza comunque dal banco, sbuffando, e seguendo Luke fuori dall’aula.
 
Una volta che sono in corridoio, Michael si appoggia contro gli armadietti, aspettando che il biondo di fronte a lui dica qualcosa, cosa che però non accade.
 
Passano cinque minuti così, con il rosso che guarda la punta delle sue scarpe, e il biondo che non la smette di fissarlo, pur non pronunciando nemmeno una sillaba. «Okay, io torno dentro» spezza il silenzio Michael.
 
Ma non fa in tempo a raggiungere la porta dell’aula che il biondo lo blocca per il polso, «non andare…ti prego, non andare» lo supplica allentando la presa.
 
«Non andare cosa, Luke?! Mi hai fatto uscire dall’aula per guardarmi solamente. Non parli, non ti spieghi, e poi quando sto per andarmene mi dici di rimanere. Mi spieghi cosa vuoi da me, Hemmings? Non mi pare che io e te siamo amici, quindi perché continui a cercarmi, cosa c’è che non va in te?!» sputa cattivo il rosso.
 
«È vero, io e te non siamo amici, ma lo stavamo diventando» sussurra il biondo davanti a lui.
 
«Noi cos-, senti Hemmings, mi dispiace veramente deluderti, ma tu per me non sei assolutamente nessuno. E se ti ho in qualche modo fatto pensare il contrario mi dispiace, perché da te non ho mai voluto altro che una scopata» dice Michael sentendosi sprofondare. Luke l’ha ferito veramente troppe volte per poterlo perdonare ancora, nonostante questo faccia più male a lui che al biondo.
 
Gli occhi di Luke si riempiono di lacrime perché davvero, lui non avrebbe voluto finirla così. «E allora dai, scopami. Poi però torniamo alla normalità» non si dà per vinto l’altro.
 
«Io non ti toccherò con un solo dito, Hemmings, e sai perché? Perché tu mi fai schifo» ribatte tagliente Michael, prima di tornarsene in classe, lasciando Luke .
 
Entra in classe come una furia, senza guardare in faccia nessuno, e si siede al suo banco a testa bassa, perché, nonostante fosse più che giusto finirla così, non può far finta di non sentire quella odiosa e opprimente stretta al petto. Gli occhi gli si fanno lucidi, e non può far a meno di ripensare alla faccia del ragazzo quando gli ha detto di far schifo.
 
Continua a muovere incessantemente la gamba sotto il banco, finché un messaggio non lo distrae dal suo piangersi addosso.
 
 
Da: Ashish
Che cosa ti ha detto quel coglione?!
 
p.s. smettila di agitarti, non lo merita
 
 
E Michael si gira verso il riccio sorridendogli, perché davvero, è fortunato ad avere un amico come lui. Fa un grande sospiro per cercare di calmarsi, e quando ci riesce indirizza un cenno d’assenso verso Ashton. Luke Hemmings non sarà più un suo problema.
 
Aula 17 b. Lezione di Economia. Ore 12:15.
 
 
«Clifford, sono meravigliato. Hai preso una B+» annuncia il professor Daniels, poggiandole il test corretto sul banco. «Non posso dire nemmeno che hai copiato da Green, visto che hai preso più di lei» continua, consegnando a Lee Anne il suo test, «anzi, non posso dire che hai copiato da nessuno, visto che il tuo è il voto più alto della classe…e già gente, ogni tanto i miracoli accadono» la prende in giro bonariamente il professore.
 
«Non ci credo, come hai fatto a prendere più di me?» chiede sbalordita Lee Anne all’amica seduta accanto a lei.
 
«Lee, credo che alle volte ci voglia solo del gran culo. E stavolta, credimi, ne ho avuto molto più di te» gongola Mackenzie.
 
«Io studio e prendo una misera B, lei tira le risposte a sorteggio e prende più di me...che ho fatto di male?!» si lamenta Lee Anne.
 
«Sono un genio incompreso, accettalo» scherza Mackenzie. È la prima volta in tre anni che prende un voto più alto di C in economia, e la prima volta in assoluto che prende un voto più alto di Lee Anne in materie scientifiche, per questo è eccitata all’idea di dirlo ai ragazzi - al suo ragazzo -.
 
La campanella suona interrompendo i suoi pensieri, facendola alzare dal banco. Fatica a contenere la gioia, tant’è che Lee Anne se ne accorge. «La finisci di fare così, la tua felicità mi deprime» dice la castana.
 
«Cosa sei tu e cosa ne hai fatto della mia migliore amica? Non ero io quella cinica, una volta?!» la prende in giro l’altra.
 
«Questo prima che t’innamorassi, e a proposito, sei schifosamente dolce da quando stai insieme a Cal» le fa notare Lee Anne.
 
«Io non sono innamorata» puntualizza Mackenzie, «e sei tu che dovresti trovarti qualcuno» dice poi.
 
«Nessun ragazzo ha catturato la mia attenzione dopo Michael» ammette la ragazza spingendo la porta dell’aula per uscire.
 
«Devi dimenticarlo. Mio fratello è gay» le ricorda Mackenzie camminando all’indietro, in modo da guardare l’amica in viso.
 
Lee Anne le dà un piccolo colpo sulla spalla, «guarda che lo so, e nonostante tu non ci creda, sto cercando di farmela passare» dice.
 
«Perché non esci con Ashton? È simpatico, forse un po’ cretino alle volte, ma non è male» le propone l’amica.
 
«Voglio bene ad Ash, ma davvero, non è il mio tipo. E poi non mi piace, non in quel senso almeno»
 
«Oh, vuoi dire che non ti fa sentire niente niente?!» ammicca Mackenzie.
 
Lee Anne arrossisce di botto, «no, intend- oh, ecco il tuo ragazzo, perché non te ne vai?!» gioca la ragazza.
 
Mackenzie le fa una linguaccia, prima di andare incontro a Calum e cingergli il collo con le braccia.
 
Sorride, e il moro si chiede cosa le sia capitato di così bello durante quest'ora da riuscire a farla stare così bene. «Cos'hai, perché ridi?» le domanda allora incuriosito.
 
«È successa una cosa troppo bella, non ci crederai mai» lo sfida ad indovinare Mackenzie.
 
«Hai vinto la lotteria?» tenta il ragazzo.
 
«Mmh, no. Non essere così banale»
 
«Hai trovato cinquanta dollari per terra? Scoperto la cura per il cancro? Sconfitto la fame nel mondo? Hai battuto finalmente un asiatico in quel gioco del cazzo con cui ti ostini a passare il tempo?» ritenta allora Calum circondandole i fianchi.
 
Mackenzie lo colpisce al braccio, «brain wars non è un gioco del cazzo, e ti pregherei di non insultare il mio più grande amore...» dice.
 
«Pensavo di essere io il tuo più grande amore» dice fintamente risentito il ragazzo.
 
«Ahah no, non lo sei» lo sfotte Mackenzie, «e comunque non ci sei nemmeno andato vicino» dice riferendosi all'indovinello.
 
«Okay, me lo dici o stiamo qui tutto il giorno?!» sbuffa il moro.
 
«Okay, allora guarda» gli dice la ragazza dandogli il test corretto in mano, e sorridendo ancora più apertamente.
 
«Oh dio, hai preso B+ in economia» urla Calum dalla gioia abbracciandola con trasporto, fino ad alzarla da terra.
 
«E già...e non ci crederai mai, ma ho preso il voto più alto della classe. Compresa Lee» dice eccitata.
 
«Non è possibile, seriamente?!» chiede Michael sbalordito.
 
«Purtroppo è la verità» gli conferma Lee Anne.
 
«Allora oggi si festeggia…» dice Calum sorridendo.
 
«È una B+, Cal, non una medaglia d’oro alle Olimpiadi» gli fa notare Michael.
 
«Hai mai visto tua sorella prendere una B+ in economia?» domanda allora il moro, ma Michael rimane in silenzio, quindi Calum si affretta a replicare «esatto! Quindi oggi andiamo tutti da Pat a festeggiare».
 
«Abbiamo il teatro oggi» sbuffa Mackenzie.
 
Calum si sbatte una mano sulla fronte, «hai ragione, me ne ero completamente dimenticato» si lamenta.
 
«Vabbè, faremo un’altra volta. Ora dobbiamo andare, abbiamo ginnastica» ricorda a tutti Lee Anne.
 
«Anche noi l’abbiamo» dice Michael, riferendosi a lui ed Ashton.
 
Il riccio non sta prestando molta attenzione ai discorsi del gruppo, forse perché Savannah West gli sta sorridendo da cinque minuti buoni, e a lui Savannah West fa impazzire troppo con quel sorriso tutti denti bianchi e la divisa da cheerleader.
 
«Ash, oh Ashton…Ash, andiamo?!» Michael continua a scuoterlo per farsi sentire. «Ho capito che la West te lo fa alzare, ma siamo in ritardo per la lezione».
 
Ashton sembra riprendersi al diciottesimo Ashton consecutivo, o forse al pestone che Mackenzie gli ha dato sul piede sinistro per catturare la sua attenzione. «Okay, ci sono» annuncia il ragazzo, seguendo poi il resto del gruppo in palestra.
 
«Grazie per averci degnato della vostra presenza» dice il coach non appena li vede varcare le porte della palestra, già con la tuta indosso. «Allora, come stavo dicendo prima di essere interrotto, farete dieci giri di campo, e poi verrette divisi in squadre…oggi giocherete a dodgeball, femminucce!» esulta il coach battendo le mani.
 
Mel Evans è la tipica gallina pettegola con il cervello ossigenato, per questo quando il coach chiede se ci sono domande, lei è l’unica ad alzare la mano, «prof., a parte che non ho idea di come funzioni, non credo che il dodgeball sia un’attività adatta ad una ragazza come me».
 
«Vuoi dire una troia?!» sussurra Mackenzie facendo ridere suo fratello ed Ashton, in piedi accanto a lei.
 
«Clifford, visto che ti diverti tanto, perché non spieghi a tutti quanti le regole del dodgeball…» li riprende il coach. I ragazzi lo guardano in attesa di qualcosa, e solo allora se ne accorge «ve l’ho mai detto che odio il fatto che voi due abbiate lo stesso cognome?! Comunque, ce l’avevo con il Clifford ritardatario» chiarisce.
 
«Okay…per gli idioti che non hanno mai visto il film Dodgeball - e vi giuro che mi sto vergognando per voi - ecco a voi le regole del dodgeball: prima regola, ogni squadra ha delle palle a disposizione all’inizio della partita, se le perdete, o non riuscite a bloccarle quando ve le rilanciano, mi dispiace dirvelo, ma molto probabilmente sarete la squadra perdente» spiega Michael camminando su e giù davanti alla fila di ragazzi. «Seconda regola, se venite colpiti da una palla avversaria, prima che questa tocchi muro o terra, sarete automaticamente eliminati. Almeno che non la blocchiate prima, in quel caso eliminerete chi vi ha lanciato la palla. Terza regola, non potete superare la linea del vostro campo, altrimenti sarete eliminati. Insomma, non potete fare niente se non colpire il più duramente possibile il vostro avversario. Fatelo, e forse sarete così fortunati da non passarmi sotto tiro» sorride il ragazzo.
 
«D’accordo Clifford, sappiamo molto bene che sei bravo nel dodgeball, ora femminucce, faremo le squadre» comunica il coach. «Clifford tu sei uno dei capi squadra, Walker tu sei l’altro. Iniziate a scegliere»
 
«Hood» sceglie Michael, mentre l’amico gli si avvicina e fa scontrare i loro pugni.
 
«Hemmings» dice Tristan, dando una pacca sulle spalle a Luke quando si posiziona vicino a lui.
 
«Irwin…» chiama il rosso.
 
«Okay…Clifford» ribatte allora Tristan, facendo segno a Mackenzie di schierarsi nelle sue fila.
 
«Cosa?!» dice alterata la ragazza.
 
«Ti ho scelta, non puoi rifiutarti» le dice il biondo.
 
«Figlio di puttana» borbotta Calum. Non ci crede, Walker l’ha scelta solo perché ha una cotta per lei, non sa nemmeno che Mackenzie è un asso nel dodgeball.
 
«Calmo Cal» lo tranquillizza Michael mettendogli una mano sulla spalla, «Lee Anne…» fa poi la sua scelta.
 
«Lee Anne? Ma sei serio?!» chiede Calum, «le voglio bene, ma seriamente, Lee Anne non sa giocare» continua a bassa voce.
 
«Preferisci che vada di là anche lei?! No, quindi ce la prendiamo noi» lo zittisce Michael.
 
Continuano per un po’ a scegliere i compagni di squadra, finché quelli rimasti al centro della palestra - i più scarsi - non vengono divisi dal coach in modo equo tra le due squadre.
 
«Ricordate, voglio un gioco corretto. Partirete al mio fischio» comunica il coach.
 
Sta per fischiare, quando Michael mima a Tristan un “ti ridurrò in poltiglia”, a cui lui risponde con un “non ne sarei così sicuro, Clifford”. I ragazzi iniziano ad agitarsi nelle proprie metà campo, aspettando il suono del fischietto.
 
Il coach dà il via alla partita, e le prime ad essere colpite sono Mel Evans, che si è fermata in modo da farsi colpire per potersi sedere a messaggiare, e Lee Anne, che è stata colpita da Mackenzie. In sua difesa può dire che non voleva che qualcuno la colpisse troppo forte.
 
«Mac, che cazzo fai?!» le grida contro Michael. Quella è la sua squadra, quella la sua migliore amica, lui suo fratello. Non dovrebbe colpirli.
 
«Siamo avversari, Mikey, e sai che non mi piace perdere» scuote le spalle la ragazza, prima di lanciare una palla contro il ragazzo dai capelli rossi, che a malapena la schiva.
 
«Ma sei impazzita?!» continua a gridare il fratello, prima di raccogliere la palla da terra e tirargliela contro, mancandola.
 
«Vai, piccola, continua così» la incita Tristan, prima che la ragazza gli tiri una palla addosso, e lo prenda in pieno viso. «Vaffanculo! Porca puttana, Clifford, ma che cazzo ti prende?!» urla il biondo, tenendosi il naso con una mano. La ragazza l’ha colpito così forte che il naso ha iniziato a sanguinare.
 
«Nessuno mi chiama piccola, stronzo» dice Mackenzie, «e poi sei scarso, ti ho fatto un favore. Persino Yokoan avrebbe potuto colpirti» lo sfotte la ragazza, riferendosi all’occhialuto ragazzino giapponese che frequenta ginnastica con loro.
 
«Walker fuori, sei stato preso» lo richiama il coach.
 
«Ma sono stato colpito da un mio compagno di squadra» frigna il ragazzo.
 
«Sei comunque stato colpito, e il regolamento non lo vieta, quindi ora vai fuori» dice perentorio il coach.
 
Tristan borbotta un “vaffanculo” contro Mackenzie, prima di abbandonare il campo, e lasciare Luke a dirigere la squadra.
 
«Lo volevo far fuori io, quello stronzo» dice Calum incazzato.
 
«Pensa a far fuori la tua ragazza invece» gli consiglia Ashton, prima di essere colpito sul braccio da Luke. «Fanculo!» impreca uscendo dal campo.
 
«Così impari a dire cazzate» sussurra Calum.
 
Pian piano il gioco si fa più difficile, e sono in molti quelli che abbandonano le fila per andare a sedersi sugli spalti. Luke, Mackenzie e Jason Bricks, da una parte, Michael e Calum dall’altra.
 
Ha cercato di evitarlo ogni volta che se l’è ritrovata davanti, ma ormai non può più trovare scuse, Calum deve colpire Mackenzie, e sa che è uno stupido gioco, ma davvero non riesce a farlo.
 
Gli piace come ride mentre sfotte Michael, lo distrae così tanto che non si accorge nemmeno che Luke l’ha colpito in testa, e che quindi ora è fuori.
 
«Hood, eliminato» lo avvisa il coach, proprio nel momento in cui Michael colpisce Bricks in pieno petto. «Bricks, fuori anche tu» sbuffa il coach, «siete veramente delle femminucce. Non ditemi che Clifford femmina è la più forte di tutti…» si lamenta.
 
«Ehi» dice risentita la ragazza. Vede una palla passargli di fianco, giusto in tempo per girarsi e vedere Luke Hemmings contorcersi per terra dal dolore.
 
«Che cazz-, Clifford!» impreca il biondo, tenendosi una mano sulle parti intime. «Ti sei fottuto il cervello?!»
 
«Non prendertela, Hemmings, è solo un gioco» ghigna il ragazzo dai capelli rossi.
 
«Ma vai a fare in culo, tu e questo gioco del cazzo» dice Luke sbattendo una mano a terra, per poi alzarsi e andare negli spogliatoi.
 
«Permaloso il ragazzo» lo sbeffeggia allora Michael.
 
«Continua a giocare» lo richiama Mackenzie.
 
Si lanciano la palla per un po’, senza mai riuscire a prendere l’altro, finché Michael non decide di adottare una strategia.
 
Inizia a distrarre Mackenzie, lanciandole frecciatine sulla sua storia con Calum, e nel momento in cui la ragazza volge lo sguardo verso il moro, lui le lancia contro la palla.
 
Tutti trattengono il fiato aspettando il momento in cui la palla toccherà Mackenzie, cosa che però non accade. La ragazza si gira di scatto verso il fratello, notando la palla andarle incontro, e allora ci prova…cerca di fermarla tra le sue mani.
 
Un boato le riempie le orecchie quando si rende conto di essere riuscita a bloccare la palla tra le mani, eliminando di conseguenza suo fratello dal gioco, e vincendo.
 
«Complimenti Clifford, sei la vincitrice» si complimenta il coach dandole una pacca sulle spalle. «Ora sparite tutti» tuona poi.
 
«Sei una stronza di proporzioni bibliche» le dice il fratello non appena sono nel corridoio che porta agli spogliatoi.
 
«Andiamo Mic, non prendertela» dice Ashton, prima di urlare «pranzo!» e correre a cambiarsi.
 
Si lavano in tutta fretta, un po’ perché non sopportano più la voce di Ashton che continua a torturarli per farli sbrigare, e un po’ perché c’è Luke Hemmings nudo, sotto le docce, e Michael sta per uscire fuori di testa.
 
Sono in fila per il pranzo quando il professore di letteratura si avvicina a Michael per parlargli. Lo prende da parte e «visto che sei uno dei miei migliori studenti, ti ho proposto come tutor per le classi inferiori. Non puoi rifiutarti, perché ti varranno come crediti per i test finali» gli comunica.
 
«Sono già impegnato con il teatro, per punizione» risponde Michael.
 
«Il preside ti ha accorciato la pena, niente più punizione» gli sorride il professore.
 
«Okay, e a chi dovrei fare da tutor?» sbuffa il ragazzo.
 
«Luke Hemmings» dice allora il professore, non sapendo però di aver firmato la condanna a morte del ragazzo.
 
 


 
 
 
 
 
 
- Angolo Autrice -
 
Questo è forse il capitolo più orribile, orripilante, orrido, obbrobrioso, orrendo, che io abbia mai scritto, lo so.
Fa schifo, ma sono sotto pressione per gli esami, e non sempre la fantasia arriva, quindi per evitare di farvi aspettare oltre, ho deciso di pubblicare questo. Anche se è poco, anche se non è all’altezza.
Vedetelo come un capitolo di stallo, un po’ come un capitolo di passaggio.
Spero di tornare a scrivere per lo meno decentemente dalle prossime volte, che non so quando saranno. Sono ancora sotto esami, quindi non posso promettervi niente.
 
Vi prego recensite, anche se fa schifo, recensite e ditemi che fa schifo, ma ditemelo. Senza il vostro supporto non credo di riuscire a continuare.
 
 
Spero di tornare al più presto.
 
 
- S. xx 

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