Nergal, il Dragon Lord dimenticato

di NeroNoctis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fuga dalla prigione abissale ***
Capitolo 2: *** Riunione ***
Capitolo 3: *** Ombre di un futuro sanguinario ***
Capitolo 4: *** Traditore ***
Capitolo 5: *** Nergal in azione ***
Capitolo 6: *** Quel che resta della tua vita ***
Capitolo 7: *** Progetto Saturno VII ***
Capitolo 8: *** La Caduta ***
Capitolo 9: *** Paradiso Perduto ***
Capitolo 10: *** Firmato col Sangue ***
Capitolo 11: *** Vigilia di Distruzione ***
Capitolo 12: *** Anche nella morte siamo Daeva ***
Capitolo 13: *** Kyrie Eleison ***



Capitolo 1
*** Fuga dalla prigione abissale ***


Era una giornata abbastanza tranquilla, il sole era ormai alto nel cielo di Elian e gli Elisiani erano ormai in giro per Atreia a svolgere chissà quale missione o semplicemente a caccia di Asmodiani. Tutti tranne uno, che era ancora intento a riposare nel suo letto. Indossava una tunica bianca, palesemente un set abyss, capelli castani con qualche sfumatura che si avvicinava al rosso scuro e occhi chiari. Teneva una mano poggiata sul viso, cercando di convincersi che era arrivato il tempo di alzarsi.
– Sei sempre lo stesso, eh? – disse una voce proveniente da fuori, ma quell'affermazione fece sorridere il ragazzo che scattò in piedi, e guardò verso l'altro ragazzo fermo sulla porta.
– Riku, per favore, noi spiritmaster abbiamo bisogno di riposare. Voi sorcerer, no.
Riku alzò un sopracciglio. Erano circa della stessa altezza, Riku indossava un Beritra nero e aveva i capelli castani, ed era... più abbronzato. Facevano parte della stessa legione, di cui Riku era un deputy.
– Noct, posso insultarti?
– Sono il tuo generale. – rispose quest'ultimo.
– Come se la cosa mi abbia mai fermato! Risero. – Neronoctis, è pronto per il duello?
Neronoctis, era questo il nome completo. Ma tutti lo chiamavano Nero, Noctis, o semplicemente Noct. Noctis annuì e i due uscirono fuori in strada. Avevano la fortuna di essere vicini, anche se in realtà tutta la legione aveva le case accanto, come ripeteva sempre Noctis, "abbiamo colonizzato un villaggio!" I due si misero di fronte, attivarono i rispettivi scudi e Noctis evocò Kaze, il suo spirito del vento, anche se tutti gli ricordassero quanto fosse stupido dare dei nomi ai suoi spiriti, ma lui in fondo si era affezionato a loro. – Pronto? – chiese Noctis con fare molto sicuro, e l'altro rispose ovviamente di si. Il duello iniziò e i due iniziarono a muoversi nel campo di battaglia improvvisato, scudi che si infrangevano o venivano semplicemente dispellati. Kaze che assaltava il nemico e lo stordiva, mentre Riku trasformava Noctis in un albero. Solita routine insomma. Il duello era ormai più un fare scherzoso per iniziare la giornata, non era strano vedere quei due che perdevano tempo in un "duello a turni" Arrivati allo stremo delle forze, decisero di usare entrambi il loro colpo migliore. Il Glacial Shard di Riku vs il Wilderness Rage di Noctis. Il più veloce avrebbe vinto. Un aura viola avvolse lo spiritmaster mentre un blocco di ghiaccio si creava sopra di lui. Era il momento: attaccare! Non successe nulla. Noctis si guardò le mani, confuso. Com'era possibile che il colpo non fosse partito? Si voltò verso Kaze, notando che si stava lentamente dissolvendo. Non era stato congedato, ed erano accanto... guardò Riku, che aveva lo sguardo confuso anche lui.
– Anche tu non sei riuscito...
Prima che potesse finire la frase, un enorme luce si vide in cielo, come uno scoppio di colori, rosso, bianco, arancione. Seguito da quella visione, si sentì un'enorme boato, e la terra iniziò a tremare, costringendo i due amici ad aggrapparsi a qualcosa. – Apri un portale presto! – urlò Noctis, ma l'amico non riusciva a praticare nessuna magia.
– Non va! Usa una pergamena! I due utilizzarono una pergamena di ritorno a Sanctum, ritrovandosi circondati da Daeva confusi quanto loro. Era l'inizio di qualcosa di più grande, e tutti l'avevano capito. Tutti stavano fissando verso il cielo, dove quell'esplosione aveva provocato un leggero squarcio che si allargava via via sempre di più. Intorno a Noctis le voci si accavallano, con le teorie più disparate, anche se la colpa ricadeva sugli Asmodiani. Ma non era così, lui lo sentiva, c'era qualcosa, qualcosa in quel potere che era diverso. Improvvisamente tutto iniziò a divenire più scuro, ovattato. Il ragazzo si guardò intorno, notando i corpi dei Daeva che iniziavano a cadere al suolo, perdendo conoscenza. Quelli che sembravano resistere di più erano le classi fisiche, anche se sembravano più stanchi del previsto. Prima che potesse proferir alcuna parola, Noctis si rese conto di star cadendo all'indietro, con gli occhi fissi su quello squarcio che stava prosciugando l'etere.
Dopo, soltanto l'oscurità.

L'esplosione si riuscì a percepire anche dal Katalam, luogo dove il signore dell'Empireo Kaisinel risiedeva in quel momento. Alcune delle autorità più vicine a quest'ultimo corsero dal Lord, che stava fissando preoccupato lo squarcio che aveva provocato quell'esplosione. – Lord Kaisinel... – disse un Daeva, visibilmente teso da quello che era appena successo..
– Convoca tutti i capi legione... è tempo che sappiano la verità.
– Ma signore...
– Non c'è tempo per ribattere – disse Kaisinel in tono austero – dobbiamo dirgli la verità. Se non agiamo subito... Nergal distruggerà l'intero mondo, e con esso tutti noi.
Il Daeva annuì, ma la stanchezza iniziava a farsi strada anche dentro di lui, ma riuscì comunque a teletrasportarsi a Sanctum tramite un particolare portale che risiedeva dentro la torre della luce ricostruita. Kaisinel spiegò le sue ali e si librò in volo, per poi esplodere in un'ondata di farfalle, dirigendosi verso ovest, verso la base Asmodiana. Le torri lo inquadrarono, ma non riuscivano a caricare il colpo. Kaisinel di materializzò sulla piazza, venendo ben presto circondato da Asmodiani, anch'essi visibilmente senza forse. – Giù le armi. – disse Marchutan, che era apparso dal nulla pochi secondi dopo, lasciando confusi i tanti Asmodiani che non riuscivano a capire il perchè di quell'ordine. – Allora è vero. – disse il Lord Asmodiano – Nergal è riuscito a fuggire dalla prigione abissale. Speravo che questo giorno non sarebbe mai giunto.
– Ho convocato una riunione a Sanctum, non è tempo per farci la guerra questo. Non per adesso almeno.
– Lo so, non vorrei ammetterlo ma è così. Ma sai anche che non sarà una tregua facile. Kaisinel annuì, rivolgendo nuovamente lo sguardo verso lo squarcio.
– Chi pensi attaccherà per primo? – domandò Kaisinel. – Potrebbe rivoltarsi subito contro Beritra, e successivamente Ereshkigal. Ma potrebbe partire anche da noi. Non possiamo saperlo. Tutto ciò che so, è che più aspettiamo, più la nostra forza sparirà, portandoci inesorabilmente alla morte. –rispose Marchutan. Quando pronunciò la parole morte, alcuni Asmodiani si ritrovarono al suolo privi di conoscenza, come un beffardo scherzo del destino. Kaisinel fissò gli Asmodiani senza lasciar trasparire la minima emozione, poi si concentrò su Marchutan. Dopo quello scambio di parole e di sguardi, Kaisinel scomparve, ritrovandosi nella piazza di Sanctum, ritrovandosi circondato da corpi privi di conoscenza e altri che facevano fatica a reggersi in piedi. Si guardò intorno, notando il Daeva del Katalam, che non appena lo vide corse dal signore dell'Empireo.
– Ci vediamo in biblioteca fra 1 ora. Dovrebbero riprendersi in circa 40 minuti, fa in modo che ci siano tutti i capi.
– Ricevuto, mio signore. Detto questo, Lord Kaisinel scomparve nuovamente, lasciando dietro di se una scia di Elisiani.
Per la prima volta nella storia di Atreia, il mondo era prossimo all'estinzione.

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Capitolo 2
*** Riunione ***


Il senso di stordimento era ancora presente in ogni fibra del corpo di Noctis, nonostante si fosse risvegliato da almeno 10 minuti e si stava dirigendo alla biblioteca per ordine di Kaisinel. Continuava a guardarsi intorno, tutti sembravano essersi ripresi come se non fosse mai successo nulla. Alzò lo sguardo al cielo, notando il gioco di colori che accompagnava lo squarcio. Concentrare la sua attenzione in quel punto gli dava uno strano senso di malessere... maggiore di quello che percepiva appena se guardava altrove. Era come se qualcosa gli si muovesse dentro, ma era qualcosa di strano, una sorta di assente presenza.
– Noct? – disse qualcuno alle spalle del ragazzo, che sembrò destarsi improvvisamente da un sogno.
– Noct, sei sicuro che va tutto bene? – chiese Riku, visibilmente preoccupato, ma almeno lui sembrava star bene. – Io... si scusami. Sono solo un pò scosso. Tutta questa situazione mi mette a disagio, anche il dover incontrare Kaisinel... purtroppo hanno richiesto solo i capi legione e quindi...
– Va tutto bene, facci sapere dopo.
Noctis annuì, ed entro in biblioteca. L'aria era impregnata di odore di libri, legno, e anche di qualcosa che il ragazzo non riusciva bene a riconoscere. Era come se qualcosa stesse bruciando, ma notò essere soltanto una strana sostanza in dei recipienti in lontananza, probabilmente qualcuno stava studiando qualcosa. Una delle guardie indirizzò il Daeva su per le scale, che arrivò al secondo piano. Una porta che non aveva mai notato era aperta davanti a sè, con le guardie che indicavano quella direzione. Inspirò, ed entrò. Si guardò intorno, notando di essere in una stanza semicircolare con diversi posti a sedere, tutti occupati da capi legione. Le panche erano di un lucidissimo legno, e non mostravano segni di usura, segno che erano state usate poche volte. Al centro della stanza, una piccola pedana su cui erano in piedi Kaisinel e altri che non riusciva bene a capire chi fossero. Dopo un attimo di esitazione, si sedette nel primo posto che trovò.
Noctis tirò fuori l'aria, anche se non si era reso conto di trattenere il respiro. Scrutò attentamente ogni singolo capo legione nei posti vicini, notando facce conoscenti, e altri che non aveva mai visto nè sentito. Con almeno cinque o più di loro aveva un buon rapporto, ma preferiva restare da solo in quel momento, si rese conto che qualunque cosa gli dava fastidio, quindi era meglio evitare scambiare qualche parola con degli amici. Passarono almeno quindici minuti, fino a quando Kaisinel prese, finalmente, la parola. – Generali di Brigata, mi dispiace riunirvi per una situazione così spiacevole, ma come avrete tutti notato, è accaduto qualcosa di strano, qualcosa che ci ha indeboliti, seppur per poco tempo e in modo non permanente.
"Non permanente, certo. Allora quello che sento io è frutto della mia immaginazione." Pensò Noctis, mentre guardava la figura del signore dell'Empireo. Lo ricordava alto, ma c'era qualcosa nella sua postura che lo faceva sembrare più imponente di quanto non fosse già. In ogni sua parola, gesto, c'era una sicurezza mista ad allarmismo che il ragazzo non notò in nessun'altra occasione. Era comunque una visione singolare, che lui ricordasse non era mai successo che Kaisinel convocasse tutti i capi legione, o forse era solo un pensiero casuale dettato dalle circostanze.
– Preferisco non girarci troppo attorno, le belle parole non serviranno a nulla questa volta. Lo squarcio che avete visto in cielo, quell'esplosione... era qualcosa che abbiam sempre cercato di evitare. Quella era la prigione abissale, il luogo dove un oscuro nemico giaceva.
"Oscuro nemico... ovviamente. E' sempre la solita storia." Noctis si guardò intorno, notando dei mormorii. Riuscì a capire qualcosa che suonava come "Nessun oscuro nemico può impensierire noi Elisiani, siamo i migliori." Scosse la testa. Lui stesso si sentiva il migliore in diverse occasioni, doveva ammetterlo, ma stavolta era diverso, forse perchè aveva quel senso di disagio dentro? Dopotutto tutti sembravano star bene, perchè lui no? Ma ciò non voleva dire nulla, era risaputo che gli Elisiani erano famosi per essere arroganti, dopotutto era la storia a dimostrarlo.
– E' una minaccia ben più potente di noi, e persino dei Balaur. Sto parlando di Nergal, il Dragon Lord. Compagno di Ereshkigal, che lei stessa si premurò di sigillare per il suo comportamento arrogante e per la sua sempre crescente forza, che avrebbe messo in pericolo tutti, persino la razza dei draghi.
Un Generale si alzò e prese la parola, Noctis non era sicuro di averlo mai visto in giro. – E com'è che non ne abbiamo mai sentito parlare? Nessun testo o leggenda narra di questo Nergal. – esclamò, ricevendo il consenso di alcuni, mentre altri si limitavano a guardarlo. Noctis dal canto suo, gli lanciò una mezza occhiata per poi tornare a guardarsi le mani. Pensò che non doveva sembrare molto interessato visto da fuori, ma era il solito effetto che dava alla gente, menefreghismo misto a sicurezza, anche se dentro non era affatto così.
– Perché abbiam preferito cancellare la sua esistenza, pensando che la prigione fosse un luogo inespugnabile. Nè Elisiani nè Asmodiani avrebbero avuto interesse a liberarlo, figuriamoci i Balaur che si son presi la briga di sigillarlo. – spiegò Kaisinel, che non sembrava molto contento di essere stato interrotto.
– E' un misero Balaur, possiamo eliminarlo. Scommetto che noi Enigma possiamo farlo con una mano legata dietro la schiena.
Noctis sorrise. Probabilmente avrebbe detto la stessa cosa se avesse avuto a disposizione la miglior gilda del regno. – Apprezzo la tua fiducia, ma hai visto le conseguenze della sua fuga, vero? Ha quasi prosciugato l'etere, facendoci perdere i sensi. Ma era solo provvisorio proprio perché c'era troppa energia concentrata. Il processo è molto più lento. Nergal ha il potere di assorbire etere in quantità illimitata, da ogni forma di vita e non. Sai cosa significa? Che ogni secondo lui diventa più forte, e ogni secondo noi diventiamo più deboli. Se perdiamo tutto l'etere non avremo più scudi, pietre, obelischi, non avremo più poteri. E alla fine... moriremo. Senza possibilità di rinascere. Avevo detto che non era permanente, ma quel singolo malessere non è permanente. Come vedete state tutti bene, ma se Nergal continua a star libero, i prossimi effetti saranno permanenti, fino a quando non verremo annientati.
Il silenzio scese in sala. Nessuno si era mai davvero preparato a quell'evenienza. Il morire senza poter rinascere... era troppo. Decisamente troppo. Tutti avevano dato per scontato che sarebbero vissuti per sempre, non importa in che modo. Non importa se sarebbero rinati come fantasmi di etere, o semplicemente rinati dall'obelisco per riprendere la loro vita, ma sarebbero comunque rinati. E adesso avevano di fronte qualcuno capace di assorbire l'etere, capace di distruggere tutto, anche solo camminando. Solo lo spiritmaster sembrava meno turbato degli altri, anche se dentro la sua testa rimbombavano tante domande: Perchè è fuggito? Chi l'ha aiutato? Perchè solo io sto messo così male? Sto forse per morire?
– Fortunatamente, Nergal è ancora debole. Ha usato molte energie per fuggire, e questo ci da una finestra temporale di una settimana per sconfiggerlo, secondo i nostri calcoli almeno. Dobbiamo solo trovarlo e ucciderlo. Ma non sarà facile. Con l'etere in diminuzione, i maghi avranno molti problema gestire la magia, e penso che alcuni di voi se ne sono già accorti. Le classi fisiche sono avvantaggiate sotto questo punto di vista. Avete una settimana, dopo questo arco di tempo, probabilmente sentirete i sintomi di tutto questo, e significa che vi mancheranno le forze e... Dobbiamo sbrigarci. Ho chiesto l'aiuto di Marchutan per questo. Da soli non possiamo farcela, ma insieme agli Asmodiani possiamo stanare e uccidere Nergal.
Delle voci si alzarono lungo la sala, ma con un poderoso battito di mani, Kaisinel fece scendere il silenzio. – Lo so, noi non collaboriamo con loro... ma non appena Nergal sarà morto... – Kaisinel sorrise, un sorriso che non sembrava molto promettente – concentreremo i nostri attacchi sugli Asmodiani e porremo fine a tutto questo. – E' tradimento. – esclamò Noctis senza accorgersene, facendo voltare tutta la sala verso di lui. Pronunciò quella parola con un disprezzo tale che sembrava un serpente che sputasse veleno mortale. Sentiva gli sguardi accusatori di tutti i presenti, compreso quello di Kaisinel. – Sono nemici, non importa quello che facciamo. Qualcosa da ridire?
Il ragazzo non rispose, ma strinse semplicemente i pugni. Era vero, erano in guerra, ma non potevano vincere così... meschinamente. Era sempre stato un ragazzo che attaccava gli Asmodiani solo se veniva attaccato per primo, o se si trovava a difendere/attaccare qualche fortezza, ma per il resto, era abbastanza pacifico.
– Bene, questo è tutto. Vi manderò un messaggio con i dettagli dell'operazione. La riunione si aggiornerà. – Dettò ciò, Kaisinel esplose nel solito sciame di farfalle, lasciando i diversi generali nella sala, che concentrarono il loro sguardo su Noctis. C'era chi rideva, chi parlava sottovoce. Noctis li guardò, scosse la testa ed uscì dalla sala, lasciandosi alle spalle qualche insulto a cui non diede molto peso. Era fatto semplicemente così, non gli stava bene rivolgere le forze contro gli Asmodiani dopo aver sconfitto Nergal. Ma per il momento doveva avvertire la legione, così si diresse verso il teleporter. Non appena si mosse, cadde in ginocchio, portandosi la mano all'altezza dello sterno, dolorante, notando che la sua vista si stava offuscando. Sentì una voce venire da lontano, una voce profonda. Un'immagine frammentata gli mostrò un viso coriaceo tra le fiamme, ma durò un nanosecondo.
– Arrenditi a me, giovane Daeva.
Deglutì a fatica, non era sicuro di cosa avesse visto, e non voleva nemmeno saperlo. Forse era solo affaticamento, allucinazioni o chissà cos'altro. Si rialzò, e si diresse dagli altri legionari, che a quanto pare stavano aspettando ad Elian, ma dentro sè sapeva, sapeva che quella voce non era una mera allucinazione.

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Capitolo 3
*** Ombre di un futuro sanguinario ***


Noctis aveva sempre pensato che Elian fosse un posto rilassante, suggestivo, con alcuni paesaggi che lasciavano senza fiato. Aveva trascorso delle ore nell'isoletta a nord della regione, a rilassarsi tra una missione e l'altra, insieme agli amici di sempre, oppure ad entrare nelle case altrui a favorire dei banchetti pubblici, o semplicemente ad improvvisarsi critici casalinghi, o per prendere spunto per qualche arredo. 
Quella regione era da sempre legata a bei ricordi, come i contest di legione con premi, tipo il nascondino a squadre. Tutte questi ricordi investirono il ragazzo come un fiume in piena, facendogli accennare un sorriso malinconico, ma stavolta le cose sarebbero andate diversamente, questo momento non sarebbe passato alla storia come un bel ricordo, e ne era pienamente consapevole. I membri della sua legione lo stavano aspettando nella piazza del villaggio dove avevano quasi tutti casa. Cosa poteva dirgli? La situazione era delicata, e loro non avrebbero esitato a partecipare all'operazione contro Nergal... ma era troppo pericoloso. 
"Non posso mettervi in pericolo, pensò. Non posso... e non posso dirvi tutto. E' troppo anche per voi..."
La vista di un gruppo di persone lo riportò alla realtà, allontanando tutti i pensieri. Li scrutò, riconoscendo i suoi legionari, suoi amici. Erano tutti là, i tribuni, centurioni, anche le reclute, non mancava nessuno. Vederli tutti insieme, sorridere, lo fece star male. Quel malessere che sentì era anche più forte di quello che provava dopo la fuga di Nergal, e dopo quella voce.
– Boss – esclamò un fattucchiere, una sottoclasse del mago che riusciva a lanciare potenti incantesimi, esattamente la stessa classe di Riku. Il ragazzo era spensierato come sempre, forse lo era fin troppo, pensò Noctis.
– Ragazzi... – disse Noctis, guardando tutti lentamente, come se volesse imprimere quell'immagine nella sua mente. Stava studiando ogni singolo particolare di loro, cercando di assimilare ogni minimo dettaglio. 
Prese un profondo respiro, come se fosse in procinto di andare nelle profondità dell'oceano per non uscirne più. Iniziò a parlare, spiegando cosa aveva detto Kaisinel. Aveva parlato di Nergal, dei suoi effetti sul mondo, della morte imminente. Il sorriso e la spensieratezza svanì dal gruppo che adesso mostrava preoccupazione, ansia, paura. L'unico che non sembrava troppo preoccupato era Silar, il chierico, la classe dotata di poteri curativi. Il chierico dai capelli neri assunse un'espressione risoluta, come se avesse capito nel profondo Noctis, che gli lanciò uno sguardo, per poi venir distratto da Erza, la templare dai capelli rossi.
– Non ci sono problemi, parteciperemo e distruggeremo Nergal, ne abbiamo passate di peggiori.
Il resto della legione approvò il discorso della ragazza, ma Noctis non poteva esporli a tanto, era egoistico forse, ma non ci riusciva, e non riusciva nemmeno a dirgli quello che sentiva lui, quel malessere strisciante che diveniva ogni secondo più insopportabile. Non poteva metterli in pericolo ne farli preoccupare per la sua condizione fisica.
– No. – disse Noctis imperativo. Tutti posarono i loro sguardi su di lui, confusi. – Ho detto a Kaisinel che gli Empyrean Lords non parteciperanno a questa storia. Starete neutrali, e non accetto altre risposte. Ho già siglato la nostra neuralità, non si torna indietro.
– Non puoi! – disse Riku facendo uno slancio in avanti, ma venne fermato da Silar, che prese la parola – Perchè starete? – chiese.
– Perchè questa è la mia occasione per dimostrare quanto valgo. Non mi servite più. E non fate quelle facce, vi ho sempre usati come uno strumento per diventare qualcuno, e adesso che la gente mi conosce, ascenderò alla gloria senza voi bambinetti tra i piedi. Mi dispiace, Empyrean Lords, ma questo è quanto. Detto ciò, addio. E tra parentesi, senza di me, voi siete nulla.
Noctis si tolse le cinque stelline che teneva sulla tunica, segno che era il generale di legione. Avevano escogitato il metodo delle stelle per ogni grado, e quello più alto, ovviamente, era formato da 5. Lanciò la spilla a terra, con disprezzo, e si voltò, andandosene senza guardarli in faccia, non voleva mostrare il suo sguardo distrutto dopo quelle frasi che non pensava, ma erano necessarie secondo lui. 
– Spero che muori! Devi morire! Mi fai schifo! Pregherò affinché tu muoia! – urlò una ragazza, che il ragazzo riconobbe ma non si voltò, non poteva, non ora. Era vero, le parole facevano più male di una spada dentro al cuore. Ma aveva fatto questo solo per proteggerli da Nergal... e per non fargli sapere che probabilmente, stava morendo sul serio.
Si chiuse in casa, bloccando le entrate, ma notò Silar dentro.
– Vuoi proteggerci. Vuoi farti odiare per proteggerci.
– Sveglio come sempre... Silar, ascoltami...
Noctis spiegò quello che sentiva al ragazzo, che provò prontamente a curarlo, senza nessun esito. Noctis scosse la testa. – Sto morendo, Silar. Promettimi solo che non dirai nulla. 
Il ragazzo annuì – Non permetterò che tu muoia. – detto ciò, si congedò, dato che era richiesto dal resto della legione. Noctis sospirò, e si adagiò sul letto, addormentandosi.

La città fluttuante era in fiamme, l'aerodromo stava cadendo a pezzi, schiantandosi sulla città sottostante. Le urla dei Daeva erano strazianti, e Noctis era lì, in piedi, insanguinato. Ma non era il suo sangue. Accanto a lui, imponente, un uomo dal viso cereo e dai lunghi capelli corvini, che osservava tutto con un ghigno malefico. Poggiò una mano artigliata sulla spalla del ragazzo. – Ben fatto, Neronoctis, mio apprendista. 
Noctis si ripulì il viso scarlatto per via del sangue, e si voltò verso la figura accanto a lui. – Ora cosa faremo, Lord Nergal?

Noctis si svegliò di soprassalto, madido di sudore. Sbattè ripetutamente le palpebre per mettere a fuoco la stanza, ma qualcuno lo stava aspettando, qualcuno avvolto in una tunica nera. Si scagliò verso di lui, afferrandolo per il collo. – Quello è il tuo futuro, giovane Daeva. Sanctum in fiamme, e sarai TU a permetterlo! 
La misteriosa figura scoppiò in una fragorosa risata, e scomparve nell'oscurità, lasciando il ragazzo a terra con in mente quella visione.
Quella visione di morte, era davvero il futuro?

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Capitolo 4
*** Traditore ***


La visione del sangue e di Sanctum in preda alla distruzione non abbandonava per un secondo la mente del giovane spiritmaster. Rivedeva ogni singolo fotogramma di quella scena, e sembrava tutto così... reale. E la cosa peggiore, Nergal che lo chiamava apprendista, perchè? Dopotutto Noctis sapeva che non poteva di certo passare dalla parte del nemico, si conosceva abbastanza bene da sapere cosa albergava dentro lui, tutte le migliori intenzioni di certo non avrebbero mai portato a quel futuro sanguinario, ma nonostante le parole rassicuranti, c'era qualcosa che lo lasciava dubbioso. Da quando si era svegliato non era riuscito più a prender sonno, e troppe domande lo assillavano. E quell'uomo dentro la sua abitazione... era sicuro di averlo già visto. Ma dove? Le ore passarono, tra domande e senso di malessere sempre crescente, seppur di poco. Decise di fare un giro a Katalam Sud, per cercare di distrarsi in qualche modo. Stava camminando vicino la fortezza di Prades, nota per essere Elisiana per la maggior parte del tempo, dopotutto i Most Wanted erano particolarmente affezionati a quella struttura.
Noctis respirò, l'aria era fresca, e tutto odorava di erba e natura selvaggia. Era bello, pensò. Non ci fece davvero mai caso a quanto potesse essere interessante il paesaggio intorno a lui, dava per scontato che ci sarebbe sempre stato, che i Daeva sarebbero sempre esistiti, ma ormai le cose non erano più così sicure, nonostante era tutto troppo calmo.
La classica calma prima della tempesta.
Si sedette a terra, poggiandosi all'obelisco vicino la guarnigione, conscio del fatto che non era in un posto sicuro, ma in fondo, non gli importava. Si sentiva stranamente solo, non solo per il fatto di aver fatto in modo da mettersi contro la propria ex legione, c'era anche altro. Si sentiva stranamente svuotato da ogni certezza. L'unica cosa che gli faceva compagnia era lo strisciante disagio che gli attanagliava il cuore. Portò una mano verso il sole, fissandola. Guardava l'anello d'argento che caratterizzava il suo set abyss, scrutò le mani lisce, fin troppo lisce, per essere uno che combatteva, anche se usava la magia. Stava per chiudere gli occhi, abbandonandosi a se stesso, ma qualcosa lo riportò alla realtà, delle urla.
Noctis scattò in piedi, dirigendosi verso la fonte delle grida, e si trovò di fronte a due Asmodiani, una spiritmaster dai capelli rossi e gli occhi viola, resi rossi dalla posizione di battaglia, e un templare dai capelli bianchi e una cicatrice che gli attraversava un'occhio. Di fronte a loro tre guerrieri Elisiani: un cacciatore, un cantore e una barda. Erano pronti per attaccare, e gli Asmodiani erano visibilmente in svantaggio, anche per via del loro equipaggiamento inferiore, contro quello di quei tre ufficiali.
– Cosa non avete capito della parola alleanza? – disse Noctis parandosi di fronte gli Asmodiani, che lo guardavano perplesso. Diede loro le spalle, stando comunque allerta. Sentiva ogni muscolo teso, e c'era un leggero timore di essere attaccato alle spalle, dopotutto erano nemici, ma qualcosa in lui lo spinse ad intervenire.
– Ti ho già visto... tu sei il generale degli Empyrean Lords, il traditore che ha osato mettersi contro Lord Kaisinel – rispose il cacciatore facendo un passo avanti, stringendo l'arco così forte che le nocche gli divennero bianche. Aveva i capelli neri e gli occhi altrettanto, e lo sguardo irato, ma stranamente divertito, dopotutto non doveva avere troppi problemi contro la classe degli spiriti, ma Noctis parve non curarsene, anzi sorrise di rimando.
– Ex generale. – precisò – E voi non toccherete questi due.
– Vedremo. – esclamò la bionda barda, che attacco con una nota gigante che cadde in testa al ragazzo, anche se un secondo prima attivò una scudo che respingeva l'attacco magico, uscendone praticamente illeso. 
– VIA! – urlò ai due Asmodiani, che riluttanti si allontanarono dal campo di battaglia, dopotutto erano feriti. Noctis stordì il cacciatore, mandò in fear il cantore, tecnica che trasformava l'avversario in uno spirito viola incapace di attaccare e difendersi e concentrò i propri attacchi sulla barda, che rispondeva abbastanza bene. Pochi secondi dopo il cacciatore, ripresosi, tempestò di frecce il ragazzo, che non riuscì a difendersi in tempo, cadendo a terra sconfitto.
– Che ne facciamo di lui? – chiese il cantore, tornato dal gruppo.
– Portiamolo da Lord Kaisinel, saprà cosa farne. Son certo che avremo una ricompensa per questa feccia traditrice.

– E così ha difeso il nemico... 
– Si, mio signore.
– Ovviamente le guerre adesso ci stanno, ma dobbiamo stare cauti. Non possiamo romperla adesso, avete osato troppo. Sapete qual'è il piano, il vostro generale penso ve l'abbia detto. Elimineremo la minaccia Asmodiana insieme a Nergal, così che non possano più rinascere, data la carenza di etere. Per adesso devono fidarsi di noi. Almeno fin quando ci osservano. Vi ha visti nessuno mentre attaccavate?
– Solo lui, signore. Non vorrà mica risparmiarlo?
– No, non è tollerabile. Può essere una minaccia in futuro, rinchiudetelo nella cella vicino la torre di luce. Adesso andate, dobbiamo prepararci al meglio per l'imminente guerra. Ogni aggiornamento arriverà dai vostri capi.
Il gruppo di tre Elisiani annuì deciso, trasportando via il corpo senza conoscenza del ragazzo, sotto lo sguardo severo di Kaisinel.

Noctis si risvegliò dolorante, battendo le palpebre per mettere a fuoco l'area circostante. Vide delle sbarre di metallo, uno scheletro nella stanza accanto, e dell'erba mista a terra fuori di fronte a sé. Era dentro una cella. Tentò di distruggere le sbarre con la propria magia, ma era ovvio che non era così semplice: non si poteva praticare nessuna arte là dentro. Indistruttibile da dentro per fuori. Armeggiò manualmente con la serratura per circa un'ora, ma finì per rinunciare, era impossibile da aprire dalla sua posizione.
– Serve una mano? – disse qualcuno, che sbucò all'improvviso là vicino.
– Silar? Cosa stai...?
– Andiamo, tu pensi che io ti lascio a marcire qui? Non voglio che fai la fine di quel poverino accanto la tua cella. – rispose sorridendo. Era l'unico che gli era rimasto a fianco davvero, e l'unico con cui aveva ancora rapporti. Era quasi un fratello per lui. 
– Non puoi... ti metterai contro tutta Elysea.
– Cavolo! Hai ragione... Aspetta che ti libero, affronteremo Elysea insieme.
Noctis scattò in piedi, rischiando di sbattere la testa. – NO! – urlò, per poi voltarsi verso sinistra – Arriva qualcuno, nasconditi. 
Il ragazzo notò lo stesso movimento, e usò una pergamena per Sanctum, sussurrando qualcosa che sembrava un "Verrò a prenderti."
Un'esplosione si sprigionò alla base della cella, seguita da un fascio di luce viola che colpì in pieno le sbarre, che andarono in frantumi. Noctis indietreggiò chiudendo gli occhi per proteggersi da quel colpo, e una volta che li riaprì, si ritrovò di fronte due Asmodiani. Gli stessi che aveva salvato alla piana di Prades, la ragazza della sua stessa classe e il giovane tank dai lunghi capelli bianchi. La mano artigliata della ragazza era aperta verso Noctis, che annuì riconoscente, e la afferrò, facendosi sollevare da terra.

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Capitolo 5
*** Nergal in azione ***


Libero dalla breve prigionia per opera di due asmodiani... era così strano da credere anche se tutto stava ancora accadendo. Noctis tentò di formulare una frase, ma venne interrotto dal giovane tank, che bisbigliò alla ragazza qualcosa. – Dswijo vmnerwido
L'asmodiana annuì, e iniziò a guardarsi intorno, notando un punto accessibile in alto. In quella zona era possibile volare, c'era etere a sufficienza dopotutto, ma una volta arrivati in alto, non sarebbe stato possibile proseguire, quindi quel punto era perfetto per proseguire a piedi e uscire dalla torre della luce ricostruita.
Noctis percepì i rumori degli incessanti passi che si facevano via via più vicini, stavano arrivando le guardie elisiane. 
"Ogni fuga deve avere sempre qualche problema" pensò il ragazzo, che fece qualche passo avanti per prerpararsi all'imminente lotta, ma prima che potesse pronunciare qualunque formula, l'oscurità inghiottì il suo campo visivo, trascinandolo nel regno di morfeo.

La stanza era oscura, una debole luce azzurrina illuminava tutto, rendendo visibili solo i contorni degli oggetti e facendo intuire che la stanza era circolare. Delle piccole colonne alte circa un metro davano vita ad un fuoco anch'esso azzurro, probabilmente la vera fonte di luce di quella stanza. Le pareti sembravano di un grigio fumo, mentre nel soffitto si intravedeva uno strano disegno che non si riusciva bene a decifrare. All'estremità si ergeva un trono, nel quale era seduto qualcuno, mentre di fronte ad esso, in piedi, un essere incappucciato.
– Lord Nergal, i preparativi per l'attacco sono pronti. – disse con tono rispettoso l'essere incappucciato, che si era appena inginocchiato.
Un ghigno prese vita nel volto pallido di Nergal, che strinse leggermente gli artigli sui braccioli del trono. 
– Quali truppe volete inviare, mio Signore? 
Nergal assunse un'espressione pensierosa, che svanì un paio di secondi dopo. – Invierò la mia legione, è tempo che i Daeva capiscano la nostra potenza, seppur ancora limitata. 
Tutto mutò in uno strano corridoio, dove Nergal e l'uomo misterioso stavano camminando. Il Dragon Lord dimenticato teneva le mani dietro la schiena, mentre l'altro camminava con passo più disinvolto. Ai lati del corridoio erano visibili delle teche contenenti svariate armi. Dapprima i due si fermarono di fronte una spada, successivamente stazionarono di fronte un'armatura con uno strano simbolo all'altezza della spalla, probabilmente lo stesso che era presente sulla sala del trono. 
– Che armatura singolare, chi la indosserà? – chiese l'incappucciato.
– Qualcuno che sarà ricordato come il Dio oscuro. – Nergal sorrise – Ma dimmi, le truppe sono in posizione?
– Si, l'occhio di Tiamaranta cadrà sotto il nostro dominio.

Uno strano calore avvolgeva Noctis, che si rese conto essere sdraiato vicino ad un falò. Si mise a sedere, guardandosi intorno. Era sera, accanto a lui vedeva solo alberi, e i due asmodiani che lo fissavano.
– Ben svegliato. – disse il ragazzo dai capelli bianchi, mentre l'asmodiana accennò un piccolo sorriso, anche se tentò di non farlo notare.
– Come... voi parlate la mia lingua?
I due asmodiani sorrisero, guardandosi divertiti. Noctis analizzò i due, i capelli bianchi di lui, la cicatrice, la corporatura imponente e protettiva, gli occhi color ghiaccio. Notò anche le sue mani artigliate e la coda che fuoriusciva dall'armatura. Si soffermò successivamente sulla ragazza, perdendosi in ogni dettaglio, capelli rossi, occhi viola, viso piccolo, diafano, ma stranamente... carino. 
– Npado tga oq vwwhw wzsto tjlpo jql eostno vleco! – esclamò ridendo l'asmodiano, ricevendo come risposta una gomitata scherzosa.
Noctis si chiese per qualche secondo cosa avesse detto, ma cercò di andare oltre e non pensarci troppo, dopotutto non importava.
– Sembrate molto affiatati. Ma cos'è successo?
– Vedi... – disse la ragazza, con una voce abbastanza leggera e rilassante – dopo che ci hai salvati da quei tre, ci siam sentiti in debito. Ti stavamo osservando da lontano e abbiamo notato quello che hanno fatto. Vi abbiamo seguiti, e nel momento opportuno ti abbiamo liberato, ma le guardie ci hanno sentito. Ho usato la Mano del Sonno su di te, dovevi solo dormire per pochi secondi, ma stranamente hai dormito per ore, ed eri agitato. Non so come mai la mia magia sia durato così tanto, ma non importa. Ciò che conta è che siamo salvi e stiamo bene. E grazie per l'aiuto, questo è il nostro modo di ringraziarti. Non abbiamo mai incontrato un elisiano come te. 
Noctis non seppe bene cosa rispondere, non era mai successo che degli asmodiani gli mostrassero molta riconoscenza e che si sdebitassero in quel modo, offrendogli aiuto, protezione. Sapeva che non tutti erano ostili, attaccava solo quando necessario, ma quella situazione era così surreale.
– Non ci siamo ancora presentati, io sono Thabit – disse il ragazzo – mentre lei è mia sorella Alnair. E per rispondere alla tua domanda precedente, beh, abbiamo semplicemente studiato la lingua elisiana. Alcuni lo fanno. Ma sai cos'è successo?
Noctis sospirò, ancora leggermente stordito da tutto, compreso quel sogno a cui cercava di non dare troppo peso, dopotutto era solo un sogno... anche se non si spiegava questi sogni su Nergal e su quel tizio misterioso, lo stesso che l'aveva avvertito ad Elian, raccontando storie sulle visioni provenienti dal futuro.
Che sciocchezza! Non poteva essere vero. Non doveva essere vero. 
A quanto vedeva i due asmodiani non facevano parte di nessuna legione, dato che non avevano lo stemma indicativo. Sospirò ancora una volta e spiegò tutta la faccenda ai due, che apparvero devastati da quella notizia, era normale dopotutto, nessuno era davvero pronto a qualcosa del genere, nessuno era pronto all'estinzione. Aveva narrato dell'alleanza che Kaisinel aveva proposto a Marchutan, dicendo che non tutti erano d'accordo. Era stata comunque omessa la parte che vedeva Kaisinel ordinare la distruzione degli asmodiani subito dopo Nergal, era meglio non complicare troppo le cose, almeno fino a quando la situazione non lo richiedeva. 
Passò qualche ora, la notte era luminosa e Alnair si era addormentata, vicino al fuoco che era stato reso di nuovo vivo grazie alla magia. Thabit fissava pensieroso la sorella, con una visibile preoccupazione sul viso.
– Come potete essere così sicuri che non vi faccia del male? – chiese Noctis, che guardava anche lui Alnair, che appariva così indifesa.
– Non sei il tipo. Hai qualcosa che gli altri non hanno. Non chiedermi il perchè, lo sento e basta. Non solo perchè ci hai salvato... ma perchè quando i tuoi occhi ci guardano... non vedono mostri, ma vedono delle persone. Si intuisce dal tuo sguardo. So che possiamo fidarci di te. 
La bocca di Noctis si curvò in un leggero sorriso, aveva bisogno di qualcuno che si fidava di lui oltre Silar, e quella frase, che arrivava da un asmodiano, lo fece star stranamente bene. 
– Devi volerle molto bene. – disse senza pensarci.
Thabit carezzò la guancia di Alnair, con fare molto dolce – Sono l'unica famiglia che le sia rimasta. Non permetterò mai che qualcuno le faccia del male. Penso che tu possa capirmi, hai fatto qualcosa di simile per i tuoi legionari. Sei un esempio per tutti... uhm...
– Neronoctis, ma tutti mi chiamano Noctis.
– Sei un esempio, Noctis. – ripetè Thabit.
– Non tutti la pensano come te. Mi sono state rivolte parole orribili, e non oso immaginare cos'altro circola su di me, ma ormai ha poca importanza, quel che conta è che sono qui, e se ci siamo incontrati ci sarà un motivo. So che è una richiesta azzardata ma... posso unirmi a voi? Non so dove andare per il momento, e son sicuro che tutti gli elisiani mi odiano per ora.
Thabit fece per rispondere, ma un enorme boato si sentì da lontano. Alnair scattò in piedi, chiedendo cosa fosse successo, fino a quando uno Shugo non si materializzò di fianco a Noctis. Il ragazzo aprì la busta e lesse il messaggio che gli fu recapitato, mentre lo Shugo andava via.
– Cosa dice? – chiese Alnair.
– Un messaggio da parte di Silar, un mio ex tribuno. Dice che le quattro sorgenti di Tiamaranta sono state conquistate dai Balaur.
– Ma... non sono le 18. Sappiamo che i Vassalli rinascono sempre in quell'orario. 
– Dice che qualcuno di molto potente è entrato nel territorio e ha forzato la loro rinascita... e ha conquistato. – Noctis strinse la busta tra le mani, lasciando comunque la lettera intatta – Questo significa una sola cosa... Nergal ha preso il controllo di Tiamaranta.
Noctis gettò la busta tra le fiamme, osservandola mentre si accartocciava sempre più su se stessa, fino a divenire cenere, mentre la lettera giaceva ancora tra le sua mani. Si voltò in direzione di Tiamaranta, nonostante si trovassero a Katalam Nord. Mentre fissava oltre gli alberi, stringeva ancora la lettera in mano, che si macchiò di rosso. Del sangue usciva dal naso del ragazzo, che asciugò subito dopo.
Una vocina nella sua testa continuava a ripetere un'incessante frase, i suoi pensieri tentavano di prender vita, e lui fu costretto ad ascoltarli. "Ti stai indebolendo sempre più." Tentò di ricacciarli indietro, stringendo i pugni.
– La guerra sta per iniziare. – disse infine, anche se l'ansia dentro se stava prendendo il sopravvento. Se Nergal avanzava, l'etere sarebbe scomparso,e forse la settimana prevista da Kaisinel, si riduceva ad una manciata di giorni. E altra cosa importante, quella visione rappresentava davvero il futuro.

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Capitolo 6
*** Quel che resta della tua vita ***


– Cosa facciamo? – chiese Alnair rivolgendosi al fratello e a Noctis, che continuava a fissare nella stessa direzione dando le spalle ai presenti. Dentro lui stava crescendo una strana ira, ogni fibra del suo essere voleva andare lì a prendere a calci Nergal. Contemporaneamente a quella voglia e al malessere, cresceva anche altro, la preoccupazione. Era sicuro che stava succedendo altro a Tiamaranta, non poteva essere finita con la conquista delle sorgenti e il controllo del territorio. 
C'era altro. Lui lo sentiva. Non sapeva bene il perchè. Forse era per quello che era diventato dopo la fuga di Nergal? Ma la vera domanda era un'altra: cosa era diventato? Perchè riusciva a vedere quelle cose? Perchè soffriva più degli altri? Non poteva stare senza risposte, e se c'era un posto dove indagare, era proprio quel luogo.
– Io devo andarci. – disse Noctis risoluto. Si voltò verso gli asmodiani, sentendo un impellente bisogno di proteggere anche loro. Era stato salvato, erano bravi ragazzi, non potevano permettersi di essere in pericolo, soprattutto dopo quella breve conversazione avuta con Thabit. Erano soli, e dovevano proteggersi a vicenda, non poteva esporli ad altri pericoli, non lo meritavano.
– Partiamo subito allora. – esclamò Alnair prendendo il suo equipaggiamento da terra, ma fu bloccata dallo spiritmaster, che le afferrò il braccio. Lei lo guardò negli occhi, notando la sua espressione. La stava pregando di non andare, mentre faceva cenno di no con il capo. Le lasciò il braccio, voltandosi verso Thabit – No. – gli disse, bloccandolo a bocca aperta senza dargli neanche il tempo di parlare. 
– Statemi bene. – dettò ciò, il ragazzo scomparì dopo aver usato una pergamena per Tiamaranta.

Davanti ai suoi occhi si stava manifestando un terribile spettacolo. Nonostante l'orario il cielo era rosso fuoco, con qualche nube nera qua e là. Le urla stavano straziando l'ambiente, e il suono della battaglia imperversava sempre più incessante. Dentro la fortezza si era infiltrato qualche Balaur che stava combattendo contro i Daeva di entrambe le fazioni e i Reian, gli esseri monoala. Il ragazzo si guardò intorno, notando in lontananza Silar che stava combattendo contro un nemico grosso almeno il doppio di lui. Senza pensarci due volte, carico l'incantesimo più forte che aveva, colpendo in piena faccia il Balaur che cadde a terra senza vita. Silar si voltò verso la fonte di quell'onda viola, notando l'amico vestito di bianco, ma prima che potesse dir qualcosa, la sua espressione cambiò, cosa che Noctis notò subito. Si voltò di scatto, vedendo la spada che lo stava per colpire al torace. Chiuse istintivamente gli occhi, attivando lo scudo magico, ma il colpo si infranse verso qualcosa di solido. Noctis riaprì gli occhi, vedendo Thabit che aveva parato l'attacco con lo spadone, mentre Alnair finiva il malcapitato.
– Non ti lasciamo da solo! – esclamò lui sistemandosi i bianchi capelli, facendo sorridere per un nanosecondo lo spiritmaster, in segno di riconoscenza. Silar si unì al gruppo, guardando gli asmodiani in modo sorpreso, ma se erano con il suo amico, erano anche suoi amici.
– Gli eserciti di Nergal si sono mobilitati contro tutta Tiamaranta. Fuori la guerra sta diventando troppo violenta.
– Perchè non sei con gli altri? – chiese Noctis, mentre si dirigeva fuori dalla fortezza.
– Ho lasciato la legione. Da quando sei andato via ho visto e sentito troppo. Non potevo più rimanere.
Noctis deglutì guardandosi le scarpe. – Capisco. Lui dov'è? Nergal intendo.
– Barricato dentro l'Occhio. 
Noctis annuì, arrivando fuori dalla fortezza. Davanti a lui e al gruppo si stagliava un orizzonte scarlatto. I combattimenti erano ovunque, e i maghi iniziavano ad avere qualche problema a gestire il loro potere, e alcuni cadevano sotto le orde di Balaur. A terra giacevano centinaia di cadaveri: Daeva, Reian, Balaur. Ma la cosa peggiore che notò il ragazzo era che i corpi restavano, non rinascevano. 
– Loro non... non stanno rinascendo? – chiese inorridito.
– Kaisinel e Marchutan hanno riferito che l'etere qui ormai è troppo basso... gli obelischi si sono frantumati. I maghi stanno perdendo il loro potere. Fra poco tempo i teletrasporti saranno inagibili. Tiamaranta è perduta. Stiamo solo cercando di contenerli fin quando i Reian e i due Lord non riescono a sigillare la zona. 
– Io devo andare là dentro. Mi servono risposte! 
Noctis iniziò a correre verso quello che era l'Occhio di Tiamaranta, evitando le orde nemiche e attaccandole ove possibile. Dietro di lui Silar, Alnair e Thabit seguivano a ruota. Le cure del chierico erano efficienti come sempre, e i due asmodiani svolgevano un eccellente lavoro di copertura. 
Ma qualcosa di strano accadde: un'alone oscuro avvolse Noctis facendolo scomparire nel nulla, lasciando i tre circondati dai guerrieri di Nergal. Alnair e Thabit si misero con le schiene rivolte verso Silar, che preparò le cure, anche se stava iniziando a diventare complicato usare la magia. Altri guerrieri indietreggiarono verso i tre, creando un piccolo esercito di fortuna. I Balaur emisero un verso simile ad un ruggito e si lanciarono all'attacco.

Noctis giaceva a terra, e una volta ripreso conoscenza si rialzò. Si trovava in quello che una volta era il rifugio di Tiamat, ma un altro signore dei draghi lo stava aspettando.
Nergal.
– Tu! – ringhiò il ragazzo, cercando di fare un passo avanti, ma era davvero faticoso. Stare vicino a quell'essere era difficile, era come respirare un'aria fin troppo rarefatta. 
– Rilassati, giovane Daeva. – disse in tono pacato il Dragon Lord.
– Rilassarmi? Stai uccidendo un sacco di gente là fuori! 
Nergal sorrise, rimanendo comunque immobile. Sembrava gustarsi quella scena. Era come se fosse impaziente di sentire quella domanda che stava tormentando il ragazzo di fronte a lui, domanda che non tardò ad arrivare.
– Cosa mi hai fatto? – domandò Noctis, visibilmente stanco.
– Ti riferisci al perchè le tue condizioni si aggravano così velocemente? Semplice, quella che ti sto offrendo è una scelta. La scelta di governare questo mondo al mio fianco!
Noctis sorrise in modo beffardo. – Come se io potessi accettare. E perchè hai scelto me? Cos'ho più degli altri?
Nergal sembrava davvero divertito dal ricevere quelle domande, e non faceva mancare di certo le risposte. Il clima era teso, ma c'era qualcosa di strano nell'aria, come un presagio di morte. Noctis riusciva a sentirlo fin dentro le vene, e la cosa lo faceva rabbrividire, unita al fatto che il respiro diventava sempre più affannoso, la situazione per lui stava diventando ingestibile.
– Hai lo spirito di sacrificio. Sei anche in grado di non farti influenzare nemmeno da Kaisinel in persona. Preferisci morire tu piuttosto che mettere in pericolo le persone che ti stanno a cuore. Non sei ostile verso i tuoi nemici naturali. Tutte queste qualità fanno di te ciò che sei.
E accetterai. Fidati di me. Ho notato il tuo sguardo mentre osservavi lo squarcio. Nel profondo del tuo animo tu brami il potere.
– Solo perchè le mie condizioni peggiorano di giorno in giorno? Non servirà questo a farmi passare dalla tua parte. E ho abbastanza potere.
Nergal scoppiò in una fragorosa risata, che fece rabbrividire ancor di più il ragazzo. 
– Non hai capito. Stai provando la sofferenza che causerò a tutte le persone che ami. Se tu ti opponi a me, tutte le persone che ami moriranno. E ovviamente morirai per ultimo, cosicché tu possa vedere la fine della loro inutile esistenza. E non ci sarà potere che potrà salvarli, eccetto il mio.
Lo sguardo di Noctis assunse un qualcosa di animalesco. Scattò verso Nergal e tentò di colpirlo a bruciapelo con una magia, ma prima che potesse riuscire nell'intento, Nergal aprì il palmo verso il ragazzo, che cadde a terra urlante. Un dolore assordante gli stava riempiendo la testa, le orecchie iniziarono a sanguinare. Gli arti sembravano sul punto di spezzarsi in mille pezzi e il cuore sembrava sul punto di esplodere. La vista si stava offuscando e il dolore era incessante, fin quando Nergal non lasciò la morsa invisibile.
– Non puoi vincere contro di me. Se vuoi proteggerli, unisciti a me. Distruggi questo mondo e assisti alla sua nuova era!
Lo spiritmaster scosse la testa, stordito, e tentò di lanciare una magia che comunque non vide mai la luce, così provo un'inutile attacco frontale, ma venne afferrato per il collo e sollevato da terra. Il ragazzo si divincolava, scalciando vistosamente, mentre diventava paonazzo in viso per via di quella morsa. Da quell'altezza si notava lo sguardo draconico e feroce di Nergal, i suoi capelli così in contrasto con il suo viso cereo. Traspariva solo odio e brama di potere. Si rese conto che aveva anche dei lunghi artigli neri, che si stavano conficcando nella sua gola. Iniziava a sentire il sapore amaro del sangue dentro la sua bocca, sensazione alla quale i Daeva non erano davvero abituati, viste le loro capacità di guarigione. Il Dragon Lord lasciò la presa, facendo cadere Noctis davanti a lui, che tentò di rialzarsi con molta fatica, mentre portava la sua mano dove prima gli artigli l'avevano ferito.
– Mai. Sei solo un pazzo. – sibilò, sputando sangue sul pavimento.
A quell'affermazione il ragazzo ricevette un calcio in pieno stomaco, finendo a qualche metro di distanza dall'oscuro signore, ma Noctis non riusciva a tenere a freno le sue domande e la sua voglia di attaccare. – Perchè... – chiese, rialzandosi in piedi, con le ginocchia tremanti, mostrando notevole forza d'animo... o semplice testardaggine. – Perchè farmi vedere il futuro, se stai per uccidermi? Non accetterò mai il futuro che tu mi hai mostrato, e non capisco perchè ci provi così tanto. Non esiste futuro in cui io sarò al tuo fianco.
Nergal fu tradito da un guizzo d'esitazione, ma tornò al suo aspetto fermo e deciso che il ragazzo aveva sempre visto.
– Forse ti ho arrecato troppi danni. Nessuno può mostrare il futuro agli altri. Nessuno è così potente da vedere le linee temporali. Nemmeno io, nonostante sono il più potente dei draghi, persino Fregion dovrà temere la mia ira!
Noctis parve confuso. Fissò il nemico davanti a sè, ed era palese che non stava mentendo, dopotutto non ne aveva motivo. Se non era stato lui a mostrargli il futuro, chi era stato? E perchè soprattutto? Forse era opera dell'essere misterioso che serviva il dimenticato? Le domande del ragazzo si facevano sempre più frequenti, ma prima che potesse chiedere altro, Nergal prese nuovamente la parola.
– Chiediti... cosa sei disposto a sacrificare per ciò in cui credi? – Con uno schiocco di dita, il Dragon Lord materializzò sul muro una ragazza dai capelli rossi, era tenuta al muro tramite delle catene che la stringevano ai mani e piedi. Non appena Noctis la vide, sgranò gli occhi. 
Era Erza, la sua amica d'infanzia, membro della sua ex legione. La persona che conosceva da sempre.
– Noct... – sussurrò lei, senza forze.
Nergal si avvicinò a lei, torturandola con la stessa forza invisibile che colpì il ragazzo poco prima.
– NO! 
Noctis si rialzò in piedi in un impeto di collera, come se non fosse mai stato ferito. Riuscì ad evocare il suo spirito più potente, quello della tempesta. L'enorme spirito caricò il Dragon Lord, che rispose afferrando per il collo l'essere, fermandola con una sola mano. Sorrise, e scagliò lo spirito su di Erza, che non poté muoversi di un millimetro per colpe delle catene, ma il colpo fu talmente violento che cadde sulle ginocchia senza dar segni di vita. Successivamente lo spirito si rialzò, rivolgendosi contro Noctis. Nergal continuava a ridere, e diede ordine allo spirito di attaccare, che con un calcio colpì il ragazzo, scagliandolo contro una colonna. Lo spiritmaster si rialzò lentamente, aveva i denti sporchi di sangue, e con un ultimo sforzo, fece esplodere l'enorme essere, che non riuscì comunque a scalfire il signore oscuro. Lo spiritmaster cercò di contrattaccare ma Nergal sferrò un ultimo invisibile attacco verso Erza, che si frantumò in mille pezzi, come se fosse fatta di porcellana.
Noctis si bloccò, incapace di dire o fare qualcosa. Aveva solo gli occhi sgranati, i vestiti sporchi di rosso e probabilmente qualcosa di rotto, ma l'unico dolore che sentiva in quel momento era al cuore. Senza rendersene conto i suoi occhi si bagnarono di lacrime colme di diversi sentimenti, sotto lo sguardo divertito di Nergal.
– Accetta la mia offerta, o questo sarà solo l'inizio. Questo sarà il primo giorno di quel che resta della tua vita.
Il Lord avvolse Noctis con l'energia oscura, che esplose poco dopo.

Il corpo del ragazzo giaceva nelle terre di Tiamaranta, dove la battaglia vedeva i Balaur in vantaggio e la zona stava per essere sigillata, ma poco prima che quel posto fu bloccato, il corpo fu ritrovato da una ragazza dai capelli blu, che portò il ragazzo fuori dalla zona di guerra tramite un debole portale traballante. 

I draghi ormai svolazzavano liberi e fieri nei cieli di quella terra, sputando fiamme e causando esplosioni contro gli ultimi superstiti. Nell'incessante caos del dominio dei draghi, nel caos scaturito dalla prima vittoria di Nergal su Atreia, l'essere avvolto nella tunica nera che lo nascondeva da tutti, il misterioso braccio destro di Nergal, recuperò uno strano globo da un cratere provocato da uno dei draghi. Lo portò davanti al suo volto, rendendo visibile un solo particolare: un sorriso vittorioso.
Smaterializzò l'artefatto, ma prima di scomparire esclamò soddisfatto: – Ti ho sottovalutato, Daeva.

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Capitolo 7
*** Progetto Saturno VII ***


"Quel che resta della tua vita."

Noctis era lì, immobile davanti a Nergal che frantumava Erza davanti ai suoi occhi, e lui era lì, senza il potere di poter far nulla, travolto da tutte quello che provava.

"Unisciti a me."

Ogni tentativo di colpire il Dragon Lord era vanificato. Era davvero così forte? La risposta era ovvia. Nessuno si sarebbe preso la briga di cancellarlo da ogni libro di storia e di richiuderlo nella prigione abissale. Ma Noctis era lì, che rivedeva quella scena ogni in un ciclo infinito.

"Mi hai lasciato morire. E altri lo faranno se non ti unisci a lui."

Erza era davanti al ragazzo, delle crepe attraversano il suo volto, segno di quello che era il suo destino. Aveva forse ragione? Doveva davvero unirsi a Nergal? I pensieri di Noctis, mentre guardava la ragazza, si soffermarono su questo.


Il ragazzo mormorò qualcosa mentre era disteso nelle strade di Sanctum, arrivato lì grazie al portale della ragazza dai capelli blu. Lo spiritmaster aprì gli occhi, fissando la sua salvatrice. Riuscì a mormorare solo il suo nome – Futaba... – successivamente venne avvolto nuovamente dall'oscurità scaturita dalla perdita dei sensi.
Futaba era in ginocchio mentre gli reggeva la testa, guardandosi freneticamente intorno. Non sapeva bene cosa fare, chi cercare. In quel momento avrebbe solo voluto urlare aiuto, e in effetti fu quello che fece. Alcuni Daeva osservavano la scena e mormoravano qualcosa sottovoce, dopotutto non era una scena di tutti i giorni: una fattucchiera insieme ad uno spiritmaster ridotto male e insanguinato, spiritmaster che tra l'altro era un ufficiale a 4 stelle ricercato da Elysea per esser fuggito da una prigione e aver disobeddito ad un ordine di Kaisinel. – Cos'avete da guardare voi? – ringhiò la ragazza, che si trattenne dall'alzarsi e schiaffeggiare i presenti. – Rendetevi utili piuttosto.
Nessuno si mosse, e la cosa fece davvero disgustare la ragazza, che venne comunque distratta dal rumore sempre più vicino di armature. Le guardie la circondarono, sguainando spade, picche e altri armi bianche.
– Allontanati da lui, fattucchiera. – disse un guerriero completamente ricoperto da piastre metalliche. Futaba si alzò, parandosi davanti al soldato. – Perchè? Sennò arrestate pure me? Fate pure, ma non lo lascio qui. 
La spada del guerriero elisiano si avvicinò alla ragazza, mentre uno armato di picca si avvicinò al ragazzo.– E' messo male. Non credo ce la farà. – Sentendo quelle parole, Futaba si voltò di scatto – Tu non lo conosci! Ce la farà!
L'altro scosse la testa. – Credo sia la fine per lui. 
– Portatelo a Sarpan, proveremo a curarlo. 
Tutti si voltarono, ritrovandosi di fronte la maestosa figura di Lord Kaisinel, che scrutava il corpo privo di sensi del ragazzo, mentre il suo volto aveva un'espressione indecifrabile. Le guardie annuirono e trascinarono il corpo, mentre Futaba li seguiva a ruota.
– Devi volergli molto bene. – esclamò Kaisinel, ma Futaba ignorò il commento, seguendo e vegliando sull'amico.

Dei Reian adagiarono il corpo di Noctis sopra un tavolo con delle strane iscrizioni. Attorno a lui fluttuavano dei cristalli viola, che emanavano piccole scariche elettriche a intervalli regolari. Al ragazzo era stata tolta la parte superiore della tunica, mostrando il torso nudo. Era pieno di lividi e profondi tagli, e la cosa peggiore era che non si rimarginavano, o meglio, si rimarginavano fin troppo lentamente. I Reian caricarono i cristalli con uno strano incantesimo, mentre le scariche elettriche si accumulavano sopra un unico punto, per poi esplodere sopra il corpo, entrando nelle ferite. Il corpo di Noctis sussultò, ma quella fu l'unica reazione. – Non risponde, proviamo ancora! – disse agitato uno dei Reian lì presenti, mentre gli altri ripetevano l'operazione. Il corpo sussultò nuovamente, e le ferite si rimarginarono, anche se rimasero dei graffi rossi, cicatrici e lividi sul corpo, che comunque non si riprendeva del tutto. – Come procediamo? – chiese un Reian che sembrava poco più di un ragazzo. – Si è stabilizzato, ma ha perso troppo. Non credo si risveglierà. Resterà vittima di un sonno eterno, che come sappiamo, durerà al massimo per un paio di giorni, dopodichè saremo tutti morti.
Il Reian venne afferrato da dietro e scaraventato con forza contro una vetrina che conteneva gemme e artefatti di vario colore. Fu voltato da qualcuno e sbattuto nuovamente contro di essa. – Maledizione! Tu farai qualcosa per aiutarlo! – Era Silar, anche lui livido in volto e pieno di graffi, ma niente di grave. Contro ogni previsione era riuscito ad entrare nella stanza e prendersela con il povero medico. Non era da lui attaccare così selvaggiamente la gente, o forse non era atteggiamento del Silar che tutti conoscevano. Gli altri Reian allontanarono il ragazzo dal loro compagno, che scalciava e urlava. – VOI LO SALVERETE! LO FARETE SVEGLIARE O ANTICIPERO' LA VOSTRA FINE!
Fu buttato letteralmente fuori dalla stanza, mentre il capo medico dei Reian si rialzava, dicendo che era tutto okay.

Passarono delle ore, e Noctis venne spostato in una stanza ben illuminata. Era adagiato su un letto, mentre attorno a lui erano presenti Silar, Futaba, Alnair e Thabit, anch'essi con qualche lieve livido. Silar armeggiava con la sua magia, mentre Futaba guardava preoccupata quella scena. Anche Alnair e Thabit mostravano evidente preoccupazione, era davvero strano come si fossero affezionati a quel ragazzo in un solo giorno.
– Avete saputo? – disse Thabit, avvicinandosi al chierico che continuava la sua opera. Nessuno rispose, così il ragazzo asmodiano continuò il suo discorso. – Kaisinel, Marchutan e Kahrun hanno deciso di usare Iperione contro Nergal. Stanno andando a recuperare l'arma dei Ruhn, anche se è un pò fuori uso, ma il nucleo dovrebbe essere riparabile.
– No... – sussurrò Noctis, che aveva aperto di pochissimo gli occhi, mentre tutti si avvicinarono di corsa a lui. La sua voce era stanca... no, c'era un'altra strana sfumatura, sfumatura che non aveva mai toccato le corde vocali del ragazzo. Era una voce che mostrava un'evidente sconfitta. Perchè si sentiva così, sconfitto e inutile per non aver salvato la sua amica.
– Il nucleo di Iperione è stato rimosso... non possono utilizzarlo... 

Il misterioso sottoposto di Nergal stava camminando in un complesso illuminato da fiamme azzurre. Arrivò dentro una sala circolare dove erano presenti degli strani strumenti, probabilmente apparecchiature di ricerca. Un Balaur vestito con una toga nera si avvicinò all'incappucciato. 
 – L'ha recuperato? – chiese il Balaur, mentre l'essere incappucciato materializzava l'artefatto nella sua mano. L'incappucciato sorrise, per poi prendere la parola – Sotto Tiamaranta, come preventivato. Questo servirà a tenere Panesterra nascosta ancora per un pò, e soprattutto alimenterà tutto questo, e i nostri portali. Liberare Nergal dalla sua prigionia è stata davvero una mossa intelligente. E quel Daeva, non è stato così patetico come pensavo. Comunque... a quanto pare Tiamaranta sarà scossa ancora un pò. Ho sentito che Ereshkigal sta muovendo i suoi draghi contro il suo ex compagno, peccato che Nergal sia troppo forte anche per lei.
Un altro Balaur si avvicinò ai due, aveva in mano una strana lastra su cui erano incise delle parole incomprensibili, rivolgendosi all'incappucciato disse: – Lord Beritra, il vecchio nucleo di Iperione caricato con l'energia Daeva ha funzionato correttamente. Il progetto Saturno VII è completo. 
Beritra sorrise rumorosamente. – Bene, è arrivato il momento di provare l'Iperione 2.0
– Dove vuole usarlo, mio Signore?
Beritra ghignò – E' tempo che Kahrun cada insieme alla sua Sarpan.

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Capitolo 8
*** La Caduta ***


Silar e Futaba erano stati chiamati per parlare con Lord Kaisinel in persona, dopo che Noctis aveva detto la verità riguardo il nucleo di Iperione. Nella stanza erano rimasti lo spiritmaster e i due asmodiani. Alnair era seduta sul letto accanto a quello del ragazzo, mentre Thabit si era letteralmente lanciato sull'amico elisiano.
– Ehy, cos'è questo faccino triste? Su, sei vivo, tutti noi lo siamo! Certo... la battaglia di Tiamaranta è stata dura, ma poteva andar peggio! – disse mentre dava dei leggeri colpetti sulla spalla del ragazzo, che nel frattempo si era messo a sedere con un pò di fatica, anche se si sentiva meglio rispetto a prima, meglio fisicamente almeno, dato che il dolore della perdita lo tormentava, perdita che non aveva minimamente accennato.
Guardò Thabit, era stranamente sereno in viso, era palese che era contento di esser vivo insieme alla sorella, sorella che avrebbe protetto a tutti i costi. Noctis lo ammirava a modo suo, avrebbe fatto la stessa cosa in fondo.
– Vorrei esser rilassato come te. – esclamò, continuando a guardarlo. Si sforzò di sorridere, ma non fu certo di esserci riuscito. Il senso di colpa era troppo, dopotutto Erza era morta per colpa sua.
– Ma io non sono per niente rilassato, amico! E' solo un'immensa opera teatrale. Credo che piangersi addosso non serva a niente. Comunque quel tuo... effetto collaterale... il conoscere gli eventi in anticipo... sai, come finirà tutto questo? Voglio dire, vedi eventi di gloria nel mio futuro? – sorrise ancora, era palese che tentava di tirarlo su di morale.
– Non riesco a controllarlo purtroppo. Non so nemmeno se sono io a volerle o sia qualcuno che voglia mostrarmi qualcosa in particolare. Ma son certo che il tuo futuro sia ottimo.
– Tutto chiaro! Beh, vado a dar da mangiare al mio Pagati, tenterò di far presto!
Thabit sorrise a Noctis, e gli fece l'occhilino, come se volesse dirgli di star tranquillo, gli strinse un pò la spalla in modo fraterno ed uscì dalla stanza, dopo aver sorriso anche alla sorella. La ragazza si sistemò gli abiti e si sedette accanto al ragazzo. – Come stai? – chiese lui. Gli occhi viola di lei erano stanchi, ma avevano qualcosa di calmo. Come un mare inondato da luce viola. – Di certo sto meglio di te, sei sicuro di star bene tu? 
Noctis guardò in avanti, per poi annuire in modo poco convinto. Un frammento di ricordo si accese dentro lui, mostrandogli di nuovo quella scena, ma la scacciò velocemente. – Non vi ho mai ringraziati abbastanza per tutto quello che avete  fatto per me – disse Noctis, sistemandosi sul letto tentando ti trovare una posizione comoda. Alnair sorrise lievemente, e successivamente il ragazzo le spostò una ciocca di capelli dal viso, poggiandole una mano sulla guancia. Si avvicinò a lei, standole a pochi centimentri dal volto, riusciva a respirare il suo stesso respiro, e notò che aveva un odore piacevole, come di vaniglia. – Non permetterò che ti succeda qualcosa. – le sussurrò, ma scattò subito indietro quando qualcuno entrò nella stanza. Alnair tossì qualcosa, voltandosi. Entrambi si aspettavano di trovarsi Thabit davanti, ma si ritrovarono Kaisinel.
– Le dispiace? – disse in tono autoritario, rivolto all'asmodiana, che con il modo più gentile possibile uscì dalla stanza.
– Non dovresti fartela con quelle schiene pelose. E sai troppo, mi auguro che hai tenuto la bocca chiusa, ex generale Neronoctis. 
Noctis guardò il Lord con fare disgustato. Entrambi erano spiritmaster, ma ovviamente il livello e le abilità di Kaisinel erano troppo elevate per chiunque. Conosceva tecniche che non avrebbe mai rivelato a nessuno. In passato lo ammirava, ma dopo tutto quello che era successo, qualcosa dentro lui cambiò. – Cosa vuoi? – Usò di proposito un linguaggio informale, ormai poteva permetterselo. Era un ricercato dopotutto, o meglio, lo era stato, dato che la situazione sembrava risolta.
– Parlare con te. Hai avuto un confronto diretto con Nergal e ne sei uscito ancora in vita. E soprattutto avevi ragione sul nucleo di Iperione. Quindi potrai esserci utile contro lui. 
– Per poi rivolgerci contro gli asmodiani? Non è leale.
– Leale? La lealtà non esiste con il proprio nemico naturale.
Noctis si osservò le mani. Era vero, gli asmodiani erano stati loro nemici, lo erano anche adesso, nonostante la tregua, falsa tregua. Le sue mani erano belle, senza segni di fatica, quelle degli asmodiani erano artigliate, più adatte alle intemperie, ma sotto quelle differenze, si nascondevo lo stesso popolo, gli stessi sogni, la stessa voglia di libertà.
– I nostri nemici naturali sono i Balaur. E si da il caso che lo sono anche per gli asmodiani. E quei due mi hanno salvato la vita. Due volte. Sono in debito con loro. La lealtà è un debito sacro, tradire è orribile. E nessuna lealtà è dovuta ad un traditore.
Kaisinel si allontanò, fermandosi sul ciglio della porta. – Quando ti sarai ripreso, vieni da me.
Il Lord uscì dalla stanza, lasciando il ragazzo da solo per una decina che sembravano interminabili. Si mise a sedere, con i piedi nudi toccò il freddo pavimento, pavimento che iniziò a tremare. Un boato proveniva da fuori, come suono di esplosione. Noctis corse alla finestra, notando che delle enormi sfere blu si stavano per scagliare contro l'edificio, che esplose poco dopo. 
Le esplosioni continuavano, Noctis tossì, era a terra e dolorante. Era coperto dalle macerie. Riuscì a scrollarsele di dosso e si guardò intorno, notando l'orribile scenario. Sarpan in fiamme, cadaveri Reian e Daeva che non rinascevano e cosa peggiore... in lontananza, un modello di Iperione fuori le mura della città, che continuava a bombardare ogni cosa, mentre dei Balaur vestiti di nero finivano i malcapitati. 
Kamar era diventato un campo di battaglia. 
Tentò di strisciare verso un riparo, ma fu colpito da un'altra esplosione, mandandolo in mille pezzi. Si guardò intorno cercando il suo gruppo, ma non vedeva nessuno, solo gente che scappava e alcuni che prendevano le armi, dirigendosi verso l'Iperione. Noctis si rialzò a fatica, zoppiccando verso la fonte della distruzione.

Beritra guardava la scena vicino il promontorio dove era appostato assieme all'Iperione 2.0, sorridendo in modo soddisfatto. Fece un passo avanti, ordinando all'arma di sparare ancora, per poi prendere la parola. – Daeva, arrendetevi. Non ha senso continuare. L'alleanza con i Reian finirà proprio qui. Proprio ora. Kahrun non può più proteggervi. – Guardò a terra, fissando il corpo senza vita di Kahrun, sorridendo ancora una volta. – Le strade di Kamar si riempiranno di sangue, morte, distruzione. Scegliete e morite! – Detto ciò, il Balaur si volto, assaporando il rumore della distruzione di Sarpan.

Thabit era accanto a due asmodiani, ma il gruppo dei tre venne scagliato indietro dall'onda d'urto di un'esplosione. Un gruppo di Balaur uscì dalle fiamme, colpendo a morte i due, per poi dirigersi da Thabit, che indietreggiava a terra. I soldati di Beritra caricarono il colpo mortale, ma una specie di dinosauro, un pagati, attaccò i Balaur lateralmente, facendoli cadere a terra. Il ragazzo si rialzò velocemente, afferrando il suo spadone per poi conficcarlo nella carne dei nemici. Aveva il volto pieno di sangue, così anche il resto del colpo, ma prima che potesse prender respiro, fu colpito insieme al pagati da un'altra esplosione. I due finirono a terra, Thabit faceva fatica a respirare, mentre il pagati rantolava.
– E' questa la fine...? – Tossì sangue, mentre il respiro diveniva via via più corto. – Alnair... Noctis...  – Sentiva che le sue energie si stavano dissolvendo, il campo visivo iniziava ad essere inghiottito dalle tenebre. Il ragazzo scosse la testa, scoppiando improvvisamente a piangere. – Non voglio morire... – singhiozzò.
Chiuse gli occhi, ma la sua mano venne afferrata da qualcuno, aprì gli occhi, guardando il volto di Alnair. Voleva dirle tante cose, ma l'unica cosa che gli venne in mente fu di aprire un portale di ritorno a casa con le ultime forze rimaste. – Qualunque... qualunque cosa accada... ovunque andrai... sarò sempre con te. 
Prima che la sorella potesse controbattere, Thabit la spinse dentro al portale, per poi distruggerlo. – Noctis... proteggi... proteggi la mia sorellina... 
Thabit, sussultò, con il viso bagnato da lacrime e sangue, per poi chiudere gli occhi.
Per sempre.

Noctis era quasi arrivato all'Iperione, ma cadde a terra stanco e ferito. Voleva arrendersi, non poteva più continuare. Erza era morta per colpa sua. E aveva avuto la visione di Thabit, che gli diceva di proteggere la sorella, per poi morire. Se continuava così, anche altri sarebbero morti stando con lui. Ma in realtà non riusciva a mollare, vide i visi dei suoi amici, delle persone che voleva proteggere, e con un'ultimo impeto di energia, corse verso l'antica arma, accorgendosi di star lacrimando dall'occhio sinistro. Schivò l'attacco di Iperione con lo scudo che resisteva ad un attacco magico, e si fermò davanti l'incappucciato, mentre due Balaur tiratori puntarono contro lo spiritmaster il cannone.
– Fermi. – ordinò Lord Beritra.
Noctis fissò Beritra, con uno strano sguardo in volto. – Conosco quello sguardo. Hai finalmente deciso di assistere alla nascita del nuovo mondo.
Il ragazzo non rispose, ma si inginocchiò con fare obbediente. – Portami da Nergal. Riferisci che il suo apprendista è pronto.
Beritra osservò Noctis col solito ghigno, appoggiandogli una mano sulla spalla, mentre le urla della battaglia vennero smorzate dalle voci di Kaisinel e Marchutan che ordinavano la ritirata nelle città principali, anche se le uniche parole che il ragazzo sentì, furono quelle che disse a Kaisinel riguardo il tradimento.

Nessuna lealtà è dovuta ad un traditore.

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Capitolo 9
*** Paradiso Perduto ***


Un portale dalla forma circolare si ergeva imponente di fronte Noctis, che era circondato ancora dai resti di Kamar e di Sarpan, mentre le urla continuavano, e in lontananza si scorgevano le aeronavi di evacuazione sia asmodiane che elisiane. Beritra aveva invitato il ragazzo ad entrare nel portale per poter tornare a Tiamaranta, dove Nergal stava attendendo il suo nuovo apprendista. Il ragazzo sapeva che ormai doveva andare e non c'era tempo di tirarsi indietro, ormai il destino che aveva scelto era quello: unirsi a Nergal e vedere il nuovo mondo sorgere. Non poteva permettere che altri morissero, e molto egoisticamente, una parte di lui non voleva morire. 
– Sei pronto, Daeva? – chiese Beritra, mentre alle sue spalle l'Iperione continuava la sua opera di distruzione. Il ragazzo sentiva una strana tensione dentro di se, come se quella scelta l'avesse cambiato per sempre. Dopotutto era ovvio, stava voltando le spalle a tutto, per unirsi a colui che aveva giurato di distruggere. Una voce nella sua testa gli diceva di tornare indietro, di recuperare Thabit per far qualcosa per aiutarlo, di cercare Silar e Futaba, rassicurare Alnair, starle vicino per la sua perdita, ma non poteva.
L'altra parte di lui non voleva.
– Sono pronto. – esclamò infine, muovendosi verso il passaggio. La luce azzura emanata del portale lo avvolse, riscaldando ogni fibra del suo essere. Era come attraversare un fuoco che non bruciava, ma che ti riscaldava dentro. Era quasi piacevole, ma il piacere lasciò presto spazio ad una sensazione di vertigini, quasi come se stesse cadendo verso le tenebre più profonde. Improvvisamente la luce iniziò a scomparire, lasciando spazio ai contorni della regione della ex signora dei draghi, ora patria di Nergal: Tiamaranta. Noctis analizzò l'area intorno a lui. In lontananza si riusciva a vedere quella che una volta era la base operativa di Elisiani, Asmodiani e Reian, mentre dalla parte opposta si presentava in tutta la sua maestosità la fortezza appartenente a Nergal, l'occhio di Tiamaranta. L'aria era colma di cenere, si faceva fatica a respirare, e l'odore di bruciato misto a zolfo alla lunga avrebbe dato fastidio a chiunque. Sulle terre di quella regione, giacevano ancora i corpi di Daeva, Reian e Balaur, mentre qualche animale scampato allo sterminio banchettava con quei resti, rendendo quello spettacolo la rappresentazione dell'Inferno. Quello che un tempo poteva essere un paradiso di pace, finta pace, tra le fazioni, adesso era soltanto un paradiso perduto, una terra piena di morte, dolore e distruzione, dove i draghi regnavano e il disegno del nuovo mondo prendeva lentamente vita, a discapito di coloro che si sarebbero opposti, diventando concime per le nuove terre governate da quel luogo. Regno dei draghi e di quel Daeva che si era opposto alla propria gente, scegliendo di passare al nemico. Lo stava facendo solo per proteggere le persone che amava, per salvare anche se stesso... o lo stava facendo perchè infondo, anche lui bramava il potere assoluto? Quella sensazione del passato, quel sentirsi migliore degli altri in diverse occasioni, lo stava forse spingendo ad essere migliore in quel modo? Ma era davvero un comportamento migliore quello? Tentò di non pensarci troppo, continuando ad analizzare la terra bruciata intorno a sé. Il ragazzo alzò lo sguardo al cielo, notando uno stormo di draghi che stava attaccando altri draghi. Le fiamme incontravano altre fiamme, gli artigli squarciavano la carne, mentre altri rispondevano con poderosi morsi, staccando letteralmente parte di quei corpi alati, che si schiantavano con un terribile boato al suolo. Si voltò con aria interrogativa verso Beritra, che non sembrava per niente stupito. Il quarto Dragon Lord, quasi come se avesse letto nella mente  del ragazzo, spiegò cosa stava accadendo.
– L'esercito di Ereshkigal. Sono qui per fermare Nergal.
Noctis mostrò un sorrisetto. – Draghi contro draghi. Incredibile.
– Nergal è una minaccia anche per loro. Ereshkigal ha fatto in modo che fosse sigillato per sempre. Lui voleva sempre più potere, e il potere non è ben visto. Nergal si oppose ai suoi stessi fratelli, cercando di dominare su tutti. Il suo potere poteva permetterlo, l'assorbimento di etere è qualcosa di straordinario, qualcosa che ti rende sempre più forte, ma questo ha anche i suoi limiti, e lui lo sa. Prima che potesse far qualcosa di pericoloso, Ereshkigal, sua sposa, con un inganno lo rinchiuse, e tutti cancellarono la sua esistenza per sempre. Fino a quando... – Beritra sorrise, e Noctis lo fissava con aria curiosa. Sapeva riconoscere quel tipo di sorriso, a volte anche lui sorrideva in quel modo, sapeva cosa stava per dire. – Fino a quando io non ho spezzato le sue catene, donando nuova libertà al vero Dragon Lord.
– Così sei stato tu. – disse a bassa voce il ragazzo, ma ad un volume tale da farsi sentire. Per la prima volta dopo la guerra, la sua voce era stranamente tranquilla, come se avesse già accettato quel ruolo, tentando di domare gli altri istinti. – Perchè?
– Durante una guerra, devi stare dalla parte che ha maggior successo di vincita, non trovi?
Noctis ci pensò su. Dopotutto aveva ragione, perchè scegliere di morire, quando potevi sopravvivere? E' meglio regnare all'Inferno che servire in Paradiso. E lui aveva scelto proprio questo, aveva scelto di regnare con i Balaur e non di perire come una pedina di Kaisinel, che pensava solo al bene della propria gente, non riuscendo comunque a distinguere le cose giuste da quelle sbagliate. Ma adesso, Noctis stesso era in grado di poter giudicare? Forse no. O forse era soltanto una parte della verità che nessuno aveva guardato, non esistevano i buoni, ne tantomeno i cattivi. Solo persone con diversi obiettivi, tutti corrotti dalla sete di potere. Il potere è quello che muove il mondo, anche il più umile dei Daeva avrebbe scelto il potere assoluto, basta solo assaggiarne quel poco che basta, dopotutto la paura di un potente, è perdere proprio quello che lo rende tale.
Beritra sorrise, sapeva di aver colto nel segno, ma non c'era tempo da perdere. – Dobbiamo andare. 

Noctis e Beritra arrivarono, grazie al potere di quest'ultimo, fin dentro alla sala dove poco tempo prima il ragazzo aveva visto Erza frantumarsi sotto i suoi occhi. Prima di poter mettere a fuoco tutto l'ambiente circostante, lo spiritmaster venne colpito dal corpo ormai esanime di un Balaur delle truppe di Ereshkigal, colpito a morte da Nergal. 
– Si stanno già ritirando. – disse annoiato Nergal, rivolgendosi a Beritra, che sorrise in modo soddisfatto. – Non tutti mi sa. – rispose, mentre cinque Balaur attaccavano il signore dimenticato. Tre di loro caddero istantaneamente a terra, trafitti dagli artigli di Nergal, uno venne incenerito da Beritra e l'ultimo... l'ultimo fu colpito in pieno petto dall'Ira del luogo selvaggio di Noctis, che con il suo fascio energetico viola lacerò il corpo del drago.
– Così sei arrivato. – disse Nergal, avvicinandosi a Noctis che iniziò a sentire la stanchezza dovuta alla vicinanza del Signore Oscuro. Si inginocchiò chinando il capo, con fare rispettoso. Lo sapeva. Sapeva che da quel momento la sua vita sarebbe cambiata per sempre, che probabilmente avrebbe cacciato e ucciso i suoi fratelli, sapeva che sarebbe stato un traditore, e un traditore non merita nessun perdono. Ma era pronto ad accettare il suo nuovo destino, destino che nonostante tutto avrebbe salvato qualche vita. Non sapeva dirlo per certo, ma sapeva che Nergal avrebbe mantenuto la parola. Le persone che il ragazzo amava si sarebbero salvate... però avrebbero accettato quella salvezza? A quel prezzo soprattutto? Noctis inspirò, e rispose in modo deciso.
– Si, mio Signore.
– Bene. – Nergal sorrise, mostrando dei denti talmente affilati che avrebbero squarciato persino una lastra di ceranium. – Ti farò un dono, mio giovane apprendista.
Noctis alzò il capo, incrociando lo sguardo con quello che era diventato il suo nuovo maestro. – Se sarai davvero degno, sopravvivrai.
Una sfera viola tendente al nero si manifestò dalla mano di Nergal, e lentamente la indirizzò al ragazzo, facendola entrare dentro il suo petto. Noctis fu travolto da una serie di dolori strazianti, sembrava che qualcosa lo stesse lacerando dall'interno, come se avesse bevuto lava che lentamente stava sciogliendo ogni suo organo. Passarono una trentina di secondi, e tutto sembrò stabilizzarsi. Il ragazzo si alzò in piedi, mettendosi alla stessa altezza del Lord, ma prima che potesse aprir bocca, Nergal caricò un colpo con i suoi artigli, che ferirono all'occhio il ragazzo, che nonostante tutto riuscì a schivare quel colpo che sarebbe risultato fatale.
– Hai accolto bene il nuovo potere, Neronoctis. Se non eri davvero pronto, non saresti riuscito a schivarlo. Mi dispiace comunque per il tuo faccino.
Noctis si portò una mano in faccia, pulendosi dal sangue, ma si rese conto che non stava più sanguinando, la ferita si era già rimarginata, nonostante sentì con le dita che era rimasta una cicatrice, che partiva dalla fronte fino alla guancia, attraversando l'occhio. Noctis fissò Nergal e Beritra, mostrando un sorriso compiaciuto. Beritra si avvicinò a lui, e con un gesto della mano trasformò la sua bianca uniforme da ufficiale, in un uniforme completamente nera, uniforme delle armate di Beritra. Noctis la osservò, notando anche il cappuccio dietro che provò per pochi secondi. – Ho sempre amato il nero.
– Ho un altro dono per te, giovane Daeva. – esclamò Nergal.
– Mi dica, mio Signore.
– Come ti sei deciso a far la scelta giusta?
Noctis ghignò. – Se non posso muovere i celesti, smuoverò gli inferi.
– Scelta saggia, mio apprendista, adesso seguimi. Sono certo che vorrai salutare la tua Erza.
Nergal scomparve dentro un portale oscuro,seguito da Beritra, mentre il ragazzo, nella sua nuova tenuta, e quella cicatrice sull'occhio, non seppe bene cosa rispondere, ma senza neanche rendersene conto, attraversò il portale, cercando di capire come la ragazza poteva esser sopravvissuta. 

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Capitolo 10
*** Firmato col Sangue ***


La luce arancione che entrava dall'alto illuminava un angolo del corridoio dove stava passando Noctis, mentre seguiva i due Lord Balaur. Stava ancora ripensando a come Erza poteva essere davvero in vita, ovviamente sempre se tutto era vero. Sentiva un leggero bruciore sull'occhio, e ogni qualvolta che lo toccava doveva ancora abituarsi a sentire quella cicatrice, che gli riportava alla mente Thabit, che comunque veniva scacciato via con una smorfia, non poteva farsi vedere debole, e non voleva esserlo nemmeno lui. Il corridoio dell'occhio di Tiamaranta, disseminato da alcune guardie Balaur, finiva su una porta abbastanza spessa, che venne aperta da due soldati. I due entrarono, seguiti sempre dallo spiritmaster che nonostante tutto si muoveva con molta naturalezza in mezzo a quelli che una volta erano i nemici, anche se alcuni di essi lo guardavano con sospetto. Il ragazzo fu certo di non aver mai visto stupore in uno sguardo Balaur, ma c'era la prima volta per tutto.
I tre si ritrovarono nella sala delle reliquie, quella che il Daeva aveva visto nella visione pochi giorni prima. C'erano ancora le armi, e la strana armatura, ma alla fine della stanza si era aggiunta una nuova teca contenente un cristallo luminoso. I Lords si erano fermati davanti ad essa, e Noctis fece lo stesso. Emanava una luce che sembrava calda e accogliente, quasi rilassante. Il ragazzo ebbe la voglia di allungare la mano verso di esso, ma si trattenne, aspettando una spiegazione.
– Questo è il cristallo dove risiede l'essenza della tua amica. – iniziò a spiegare Nergal. – Se porti a termine un compito per me, farò in modo che lei rinasca. 
Noctis stavoltà toccò la teca contente il cristallo, e senza girarci troppo intorno esclamò: – Cosa devo fare, mio Signore?
Nergal sorrise. – Dovrai recuperare il nucleo della nuova Dredgion al laboratorio di Baruna, e già che ci sei, elimina quel Reian travestito, come se non potessimo accorgercene. E un'ultima cosa, elimina qualunque minaccia scopra cosa stai facendo, che siano Reian, Asmodiani o Elisiani, alla minima esitazione, il cristallo di Erza verrà distrutto. 
Non appena avrai fatto, Sanctum verrà distrutta dalla nostra potenza aerea!
Nergal materializzò nella sua mano una sfera con dentro due sfere più piccole, porgendole al ragazzo. – Una nuova pietra della risurrezione, le uniche funzionanti su questo mondo. Usala bene.
Lo spiritmaster annuì senza batter ciglio, noncurandosi neanche dell'imminente distruzione di Sanctum, distruzione a cui lui avrebbe partecipato, esattamente come nel sogno avuto tempo prima. Osservò la nuova pietra della risurrezione, e la ripose con cura nel cofanetto magico, e fu teletrasportato da Beritra a Levinshor, esattamente davanti l'entrata del laboratorio di ricerca Baruna. Levinshor, chiamata anche Akaron, era la terra natia della signora dei draghi, Tiamat, ma si presentava in modo diverso a tutte le altre regioni di Balaurea. Presentava una bellissima e variegata vegetazione, colori talmente accesi che sembrava di essere finiti dentro ad un dipinto, una spiaggia enorme con conchiglie che formavano rifugi per i popoli che vivevano in quel posto, animali selvatici che spaziavano da piccoli esserini a veri e propri mostri. Era una regione che era stata scoperta da poco, dove la guerra non era ancora arrivata, e non si erano stanziate nemmeno le due fazioni. Per qualche minuto Noctis si lasciò trasportare da quella sensazione di libertà e pace, si sentiva quasi tra le vie di Elian insieme ai suoi vecchi amici, dove passava le giornate a ridere e scherzare tra un incarico e l'altro.
Ricordava le battute, i giochi, i duelli e tutto con quello che era un tempo la sua legione. Non era sicuro se gli mancasse quella carica autoritaria, ma di certo erano le persone che lo facevano star bene, persone che gli avevano detto le peggiori cose. Ricordò di aver chiesto a Silar cosa aveva sentito, ma il ragazzo non rispose, si limitò a dire che era troppo parlare in quel modo di qualcuno che aveva fatto tanto per loro. Ma in fondo non gli dispiaceva che Silar aveva deciso di non essere più tribuno e di accompagnarlo nel suo viaggio, aveva bisogno di qualcuno come lui. Chissà se era ancora vivo... 
"Certo che è ancora vivo Noct, sa come cavarsela." disse tra se e se, cercava in tutti i modi di volersi convincere, ma non era per niente facile. Aveva visto la furia del nuovo Iperione Magnorion, nome completo dell'automa, o almeno così il Dragon Lord aveva accennato.
"E sta bene anche Futaba... e Alnair...
Scosse la testa, non doveva pensarci. Ormai erano nemici. Entrò nel laboratorio di Baruna, trovandosi in una struttura con una piattaforma centrale circondata da 8 stanze suddivise in tre piani. Sotto i tre piani, si svolgevano veri e propri esperimenti su tecnologia avanzata. Il ragazzo riuscì a sentire da alcuni Balaur dei progetti riguardanti dei portali, e altri parlavano di un luogo chiamato Panesterra, che il ragazzo ignorava. Camminò tranquillamente tra gli esseri, anche se qualcuno lo guardava curiosamente e stava allerta. Si fermò davanti al Balaur in comando, riferendo del nucleo cercato da Nergal. Il Balaur scrutò per un attimo il Daeva, per poi andare in una stanza adiacente. Noctis rimase solo con un Balaur che lo fissava insistentemente. 
Aveva capito, e si vedeva ad un occhio esperto, quella era una trasformazione. Il Reian che aveva indicato Nergal. Noctis strinse le labbra, e si voltò, cercando qualcosa con lo sguardo. Dopo qualche secondo il suo sguardo si posò su degli esplosivi talmente piccoli da poter stare nel palmo di una mano. Li afferrò, osservandoli da vicino. Avevano forma cubica, estremità nera, e una sfera formata da del liquido grigio, tenuta in quella posizione da due cristalli che emanavano un fascio di luce blu.
– Stai attento con quelli, uno di quello potrebbe distruggere tutta Kamar se quei fasci non caricano a sufficienza l'id. 
– Kamar è stata già distrutta, Reian. Ti sei perso un bel campo di battaglia. – rispose Noctis, con una voce che non sembrava nemmeno la sua. Era decisa come sempre, ma aveva una strana sfumatura.
Il Reian borbottò qualcosa, ma fu interrotto dal Balaur che tornò con un cubo di Idium. 
– Modello testato e funzionante, come aveva richiesto Lord Beritra. 
Noctis afferrò il cubo di Idium, e si apprestò ad uscire dal laboratorio, portando con se tre di quegli ordigni di id. Ma prima di uscire, con un fascio di luce colpì in pieno petto il Reian, facendolo cadere a terra privo di vita, provando per la prima volta i suoi nuovi poteri. La luce che un tempo era viola, era divenuta più scura e avvolta da piccole scosse nere. 
– La sicurezza non è il vostro forte. – Detto questo sparì, tornando nelle terre di Levinshor.
Riuscì a fare giusto un passo, ma finì in ginocchio mentre un rumore assordante gli riempiva le orecchie e il cervello, facendolo quasi impazzire. Davanti ai suoi occhi si materializzò la sala del trono di Tiamaranta, dove Beritra e Nergal stavano discutendo su qualcosa. 

Era un'altra visione.

Nergal era seduto sul trono, mentre Beritra era in ginocchio di fronte a lui.
– Non ho mai avuto occasione di gratificarmi con te. Dopotutto mi hai liberato da quella prigione.
– Dovere. Dovevo ridar libertà a l'unico degno di poter governare questo mondo. E soprattutto renderai questo posto casa nostra, luogo dove i Balaur potranno vivere senza scocciature. Ci riprenderemo ciò che ci spetta. Ci riprenderemo Atreia.
Nergal fece cenno al Lord di rialzarsi, cosa che quest'ultimo fece, mentre poneva un'altra domanda.
– Pensi che il ragazzo meriti davvero la nostra fiducia? Gli hai affidato il nucleo di Idium per la dredgion, sai quant'è prezioso quel materiale, il minimo danno potrebbe far esplodere tutto. E gli hai rivelato di Sanctum.
– Sei sempre prudente, Beritra. Ma io sono uno dei Maestri Perduti dei Balaur. So cosa faccio. Eliminare me e i miei fratelli dai libri di storia non elimina la nostra prudenza. Sai che il Daeva fa parte di un progetto più grande. E poi anche se avvertisse gli altri, chi vuoi che lo creda? E' un traditore, ha tradito la patria non una, ma ben due volte. Si è rivolto contro i suoi stessi legionari, si è schierato con gli asmodiani. Quel soggetto non un tipo di cui fidarsi per il suo popolo. E poi, lo stiamo tenendo d'occhio, ho inviato uno dei miei ufficiali per controllare ogni sua mossa, se ha incontri segreti con qualcuno, morirà, ovviamente dopo aver distrutto il cristallo della ragazza.
– Gliela restituirai davvero? – chiese Beritra, tenendo comunque sempre un'espressione fiera e postura fiera.
– Si. Mantengo la mia parola, tanto non sopravvivrà a lungo. E devo comunque testare questo potere, per poter risvegliare colui che dorme dentro l'armatura. Il mio gemello... Erra.
– Non è ancora così forte, mio signore. E sappiamo entrambi che quando raggiungerà il limite di etere assorbito, si disintegrerà insieme al suo corpo.
Nergal ghignò. – Ed è proprio per questo che mi approprierò del corpo di Neronoctis. Sarà un recipiente perfetto.


Noctis si rialzò, ancora stordito. Non riusciva a credere a quello che aveva visto. Nergal non era l'unica minaccia, quell'armatura conteneva il fratello... e se era forte quanto lui... non poteva essere vero. E lui era ancora visto come una pedina, era solo un recipiente per contenere Nergal una volta raggiunto il limite. Si voltò senza farsi notare verso un punto rialzato, notando un Balaur che lo osservava. La visione era vera, l'ufficiale di Nergal stava controllando ogni sua mossa. Il Daeva camminò fino ad arrivare ai confini di Levinshor, ma fu fermato da una figura che gli si parò davanti.
Silar.
– So che quello che stai facendo ha un senso. So che non sei un traditore come dicono tutti. Lo so, ti conosco. Quindi, qual'è il piano Noct? 
– Il piano è che devo ucciderti. E non ci sarà incantesimo o pietra che ti possa far rinascere.
Noctis si avvicinò al chierico, sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Silar non si mosse, ma ricevette qualcosa, che gli fu messo in tasca dall'amico. Noctis si staccò, e i due si guardarono negli occhi per qualche secondo, fino a quando lo spiritmaster non disse: – Addio.
Noctis colpì con diverse magie il suo ex compagno di avventure, che cadde a terra privo di vita, successivamente si voltò verso l'ufficiale di Beritra, e sorrise in modo soddisfatto.

Il legame con il passato era stato appena spezzato. Il trattato di guerra era stato appena firmato. Firmato col sangue. 

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Capitolo 11
*** Vigilia di Distruzione ***


Il nucleo per il funzionamento della dredgion era stato consegnato, con Nergal che si era complimentato con il giovane mago. Nonostante tutto aveva qualche perplessità nella fiducia del ragazzo, ma il recuperare tutto, e l'uccidere il Reian traditore e Silar avevano consolidato la posizione del ragazzo. Il Dragon Lord aveva riferito che sarebbero partiti all'alba, e aveva lasciato il ragazzo libero, aggiungendo anche che Erza sarebbe stata resuscitata in breve tempo. Noctis approfittò di quelle ore libere da ogni impegno, decidendo di fare una passeggiata tra le via del Katalam. Era seduto vicino l'81 guarnigione, esattamente nell'enorme barriera che separava la landa ghiacciata dalla palude vicino la fortezza. Barriera alta svariati metri, una caduta sarebbe stata fatale per chiunque. Le gambe dello spiritmaster penzolavano nel vuoto, mentre lui carezzava con la mano inguantata di nero il ghiaccio sottostante. Disegnava con il dito forme astratte, scriveva parole a caso, ripassava nuovamente la mano, osservando le goccioline di acqua che restavano sulle dita. Guardò verso l'orizzonte, scrutando le montagne. Il sole era ormai tramontato, e in lontananza si potevano notare le luci provenienti dalle strutture di Pandarung. Il ragazzo si chiese se gli Shugo erano a conoscenza di quello che stava succedendo, e soprattutto di quello che sarebbe successo a breve: la distruzione di Sanctum.
Nergal aveva accennato che Sanctum era stata scelta per colpa dell'egoismo di Kaisinel, del suo imminente tradimento verso la finta pace con gli asmodiani. Era un atto di carità dal suo punto di vista, avrebbe annientato il popolo artigliato per ultimo.
Noctis inspirò, sentendo il classico profumo della natura paludosa sotto di lui, che seppur lontana, si faceva sentire, il tutto misto al ghiaccio vicino a lui. Era tutto molto bello e suggestivo, pensò. E forse era l'ultima volta che poteva assistere a quello spettacolo.

"So che possiamo fidarci di te."

La frase di Thabit, in quella notte di salvataggio. Noctis si passò una mano sulla cicatrice, marchio che lo faceva pensare all'amico asmodiano. Chissà se la pensava davvero così, chissà se avrebbe cambiato idea assistendo a tutto quello che stava succedendo.
– Ne sei ancora convinto? – sussurrò il ragazzo, analizzando ogni millimetro di quel memento sul suo viso. Fissò il cielo, come a voler cercare il suo amico in quella  notte stellata, scrutò il firmamento, soffermandosi anche sullo squarcio causato dalla fuga di Nergal, squarcio che ormai si era ridotto ad un bellissimo gioco di luci. La prigione era ormai quasi del tutto chiusa, ma la via per quella dimensione era come una cicatrice che ricordava quanto accaduto, esattamente come quella che attraversava l'occhio del ragazzo. Era forse già tutto scritto? Quella visione di lui al centro di Sanctum, con Nergal al suo fianco... si, era tutto vero.
Ma quella cicatrice, non era l'unica che il ragazzo portava. Ne aveva un'altra, di cui nessuno era a conoscenza, di cui non faceva mai parola. Non poteva, non voleva.
– Sei felice adesso? 
Noctis si alzò e si voltò di scatto, rischiando quasi di scivolare nel vuoto dietro di lui. Mise a fuoco quelle figure nell'oscurità della notte, scorgendo visi che conosceva già.
– Riku, Gleisha. – disse Noctis con un sorrisetto sul volto. Scrutò Riku, per poi soffermarsi sul cantore. – Pensavo che voi Empyrean Lords foste ormai estinti, in quanti siete rimasti?
– Abbastanza da far capire a tutti che razza di traditore senza scrupoli sei. – rispose Riku. Non aveva una bella cera, era normale dopotutto. Le scorte di etere erano quasi terminate, e la vicinanza di Noctis non aiutava di certo, ormai aveva ottenuto il potere dell'oscurità di Nergal, stessi effetti, seppur in quantità limitata. Era pallido, e il che era strano per lui, pensò il ragazzo. Analizzò anche Gleisha, che sembrava soffrire di meno rispetto al fattucchiere, ma qualcosa nel suo volto lo lasciava perplesso. Sembrava quasi... combattuto. Stava cercando qualcosa di buono, ma Noctis sapeva che non poteva permettersi il lusso di mostrare quel suo lato. 
Non era ancora il momento.
– Traditore. Mostro. Sarei anche un disertore. Poi? Ex generale di brigata disgustoso? Ma fatemi il piacere. Dite tanto che non vi importa di me, ma alla prima occasione utile ne aprofittate per sparlarmi, e addirittura venite a cercarmi per... uhm, combattere? Se davvero sono così insignificante, dovreste lasciarmi perdere. Avete mai sentito parlare dell'indifferenza?
I due fissarono lo spiritmaster vestito di nero, quello che una volta era il loro generale ora era qualcuno che indossava i vestiti del nemico, che aveva scelto di salvare se stesso invece che gli altri. Aveva scelto la via dell'egoismo, o almeno questo era quello che pensavano loro.
"Voi non mi conoscete" pensò il ragazzo, mentre i due sguainarono le armi, Riku afferrò la sua sfera e Gleisha la sua staffa. Il cantore caricò Noctis, conun attacco mirato alle gambe che fu schivatò da un agile salto, seguito da un calcio in pieno volto, cosa che fece barcollare l'alleato del fattucchiere. Riku di tutta risposta caricò un colpo magico, attaccando con dei draghi infuocati, che si infransero però sullo scudo di Noctis, che attaccò con lo spirito del vento invocato in pochissimi secondi. Lo spirito morse una gamba dell'altro, facendolo barcollare, dando tutto il tempo a Noctis di lanciare le Pene Infernali e il Ciclone della Collera, due attacchi che danneggiavano ripetutamente il nemico. Mentre stava per caricare nuovamente con lo spirito, una miriade di colpi arrivarono dal fianco sinistro, con Gleisha che maneggiava la staffa in modo molto abile. Noctis fu colpito all'addome e al braccio sinistro, ma riuscì ad interrompere l'attacco con la catena della terra, stordendo l'avversario. Si voltò nuovamente verso Riku, che giaceva in ginocchio a pochi metri da lui, ma prima che potesse avvicinarsi, qualcosa lo scagliò indietro, facendolo quasi cadere dalla barriera. 
Uno spirito del magma.
Guardò dietro lo spirito, notando una ragazza asmodiana, avrebbe riconosciuto quello sguardo ovunque. 
– Alnair... 
– Come hai potuto? Ti sei unito a quelli che hanno ucciso mio fratello... Tu... Io mi fidavo di te! 
Noctis non rispose, ma ripensò alla frase che gli venne in mente poco prima. "So che possiamo fidarci di te". Sembrava quasi uno scherzo di Thabit, far riemergere quella frase, per poi affrontare Alnair. 
– Thabit è morto per colpa tua...
– Tu non capisci. – rispose Noctis. Sembrava quasi essersi dimenticato dei due che aveva affrontato poco prima, e anche loro stavano osservando quella scena, chiedendosi cosa fare, se intervenire o no.
– Cosa dovrei capire? Sei diventato ciò che avevi giurato di distruggere! Dovevi distruggere Nergal, non dovevi unirti a lui! E io... Io vendicherò la mia famiglia.
La ragazza fece un cenno con la mano, e lo spirito del magma caricò Noctis, ma l'evocazione si schiantò contro una ragazza alta quanto lui: lo spirito della tempesta. 
I due spiriti iniziarono a combattere, con quello della tempesta nettamente in vantaggio, causa del visibile affaticamento di Alnair. Erano tutti quasi al limite, non potevano sostenere un combattimento. 
– Vai Kami. – ordinò Noctis, e lo spirito del ragazzo con dei colpi ben assestati mise fuori gioco lo spirito asmodiano. Alnair cadde a terra, piangendo. Si sentiva inutile. Accanto a lei Riku, con Gleisha che aveva raggiunto il suo nuovo generale. Bastava solo un ultimo attacco per metterli ko, ma non sarebbero rinati, non potevano più ormai. Kami fu congedata, e Noctis si avvicinò alla barricata. 
– Se vi fate ammazzare alla prima occasione, non ve lo perdonerò mai. – detto ciò, Noctis si lanciò nel vuoto, scomparendo qualche secondo dopo in un portale aperto durante la caduta. 
Il ragazzo si ritrovò in una sala dell'occhio di Tiamaranta, quella designata come suo alloggio. Fissava i giochi di luce che si creavano in quel particolare stabilimento, e mentre pensava a tutto, ai tre che aveva lasciato, a quello che sarebbe successo dopo, un tocco lo portò alla realtà, si voltò, trovandosi di fronte ad una chioma rossa.
Erza.
– Tu... – non fece in tempo a formulare una frase che subito abbracciò l'amica, sussurrandogli qualcosa all'orecchio. – Vai a Pandarung, Silar aspetta lì. E... ricorda che ti voglio bene.

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Capitolo 12
*** Anche nella morte siamo Daeva ***


L'unica fonte di rumore proveniva dagli stivali di Noctis che percorrevano freneticamente, avanti e indietro, il suo alloggio nell'occhio di Tiamaranta. In genere non era mai nervoso per nessuna missione o incarico, eccetto la prima volta che si trovò di fronte l'Iperione a Katalamize. Ma stavolta era diverso, sarebbe stato in prima linea insieme al nemico nella distruzione di Sanctum e di tutti i Daeva che avrebbero opposto resistenza. Non era facile attaccare la propria città, e sopportare gli sguardi di terrore e odio, perchè ormai era questo il prezzo che aveva pagato, il prezzo del tradimento. Si guardò le mani, avvolte in quei guanti neri e corazzati delle truppe Beritra. Ormai era diverso in tutto, aveva iniziato quel viaggio come Daeva puro, sempre fermo nelle sue convinzioni, avvolto dalla tunica bianco-celeste da ufficiale, e adesso era a fianco al male, con la tunica nera dell'oscurità, e quella cicatrice come segno indelebile di quella guerra. Si sedette a terra, sempre ansioso e con i nervi a fior di pelle. Recuperò un oggetto dal cofanetto, osservandolo per qualche secondo, e sentendo l'enorme potenza distruttiva che emanava. Passò le bombe di id tra le due mani per poi riporle accuratamente al proprio posto. Se sarebbero esplose, di lui non sarebbe rimasto nulla.
Si rialzò, e la porta si aprì, mostrando un ufficiale Balaur.
– E' tempo. Nergal attende.
Noctis annuì e si avviò verso il cortile esterno dell'occhio, dove trovò dei Balaur che caricavano le ultime cose, compresa la teca dell'armatura vista nella visione, l'armatura che conteneva il Dio Oscuro a detta di Nergal, l'armatura che successivamente si scoprì contenere Erra, uno dei Dragon Lord affini al Dimenticato, uno dei Dragon Lord conosciuti anche come "Maestri Perduti". Lo spiritmaster proseguì senza curarsi dei Balaur che caricavano merce, e salì nella nave da guerra. Non era la prima volta che era dentro una dredgion, ricordava che tempo prima si infiltrava insieme a gruppi di Elisiani dentro ad esse per distruggerle dall'interno o uccidere i comandanti, ma era ormai un ricordo talmente lontano che aveva un leggero retrogusto nostalgico. Adesso era lì in veste di uno dei soldati ufficiali del comandante di quella nave.
Passarono parecchi minuti e finalmente la stiva si chiuse, era ormai tutto pronto. Noctis si diresse verso la cabina di pilotaggio, ma si blocco di fronte l'armatura che era ben esposta nell'anticamera alla cabina. Era a grandezza d'uomo, e non lasciava intravedere nulla al suo interno, possibile che ci fosse dentro il Balaur in carne ed ossa? Il ragazzo si avvicinò, notando il simbolo che aveva visto diverse volte nell'occhio in bella vista su quell'ammasso di piastre. Lo toccò con una mano, ma sentì un leggero bruciore che lo fece sussultare, e vide frammenti di Pandemonium, misti a volti conosciuti e altri sconosciuti. Riuscì a scorgere il mare, una piacevole sensazione di brezza e aria rilassata, e un senso di confusione, poi il tutto scomparve come in un buco nero, lasciando tutto nel silenzio e nell'oblio. Ma era stato davvero così... strano. Dentro se aveva anche sentito qualcosa di familiare, ma non sapeva spiegare il perchè, ma prima che potesse far altro Nergal entrò nell'anticamera.
– Un'armatura di pregevole fattura. Sono stupito che ti interessi alle piastre. Dopotutto voi maghi vestite in stoffa. – esordì Nergal avvicinandosi con le mani dietro la schiena al ragazzo e al fratello. Non aveva accennato alla verità, era palese che non era intenzionato a rivelarla al ragazzo, e non era a conoscenza della sua visione. 
"Pregevole fattura eh? Ti riferisci così pure al mio corpo? Mi vedi come un'armatura da indossare, ma non lascerò che tu prenda possesso di me. So cosa fare. E non so perchè e chi me le mostra, ma le visioni mi han reso tutto più chiaro." pensò il ragazzo, ma rispose nel modo in cui Nergal si aspettava: – Si, vesto stoffa, ma le cose belle vanno ammirate, mio Signore. 
– Ben detto. – Nergal sorrise. – Vieni in cabina, voglio che assisti a tutto. E ovviamente, scenderai con me per mettere il nostro sigillo a quella città celeste che verrà invasa dalle ceneri della morte!
Noctis annuì, e si diresse verso la cabina seguendo quel Signore Oscuro che tanto bramava il potere e il risveglio di Erra.

In lontananza si scorgevano le chiare strutture di Sanctum, con tanto di animali che brucavano l'erba adiacente alla città. L'invisibile campo etereo era scomparso al contatto con la Dredgion e Nergal stava già assaporando il sapore della vittoria. Si voltò verso Noctis, dandogli ordine di annunciare l'imminente di distruzione di Sanctum e di ordinare di far fuoco, cosicché la voce del Daeva rinnegato fosse l'ultima cosa che i suoi fratelli avessero sentito. Il ragazzo annuì, facendo un passo avanti. Un strano rumore annunciò che il segnale era aperto, adesso qualunque cosa sarebbe risuonata per tutta Sanctum.
– Comunicato per tutta Sanctum! Io sono Neronoctis, ufficiale dell'armata di Beritra e Nergal, ascoltate attentamente queste parole perchè saranno le ultime cose che sentirete! Sarete fortunati voi perchè sarete i primi a morire, e in modo quasi indolore, ma se i superstiti oseranno opporre resistenza, moriranno in modo più lento e assisteranno e prenderanno luogo a delle torture inimmaginabili! Accogliete la morte come vostra liberazione! 
Neronoctis ordina... FUOCO SU SANCTUM! 
La comunicazione si chiuse, e i cannoni iniziarono a far fuoco, colpendo la città, che cadde sotto quelle violente esplosioni.

Passarono parecchi minuti, la dredgion aveva sbarcato Nergal sulle macerie della piazza, che si gustava lo spettacolo, poco dopo fu raggiunto da Noctis. La città fluttuante era in fiamme, l'aerodromo stava cadendo a pezzi, schiantandosi sulla città sottostante. Le urla dei Daeva erano strazianti, e Noctis era lì, in piedi, insanguinato. Ma non era il suo sangue. Accanto a lui, imponente, il Lord dai lunghi capelli corvini, che osservava tutto con un ghigno malefico. Poggiò una mano artigliata sulla spalla del ragazzo. – Ben fatto, Neronoctis, mio apprendista. 
Noctis si ripulì il viso scarlatto per via del sangue, e si voltò verso la figura accanto a lui. – Ora cosa faremo, Lord Nergal?
Il Dragon Lord continuava a fissare il tutto in modo soddisfatto, mentre Noctis pensò al sogno, si era rivelato veritiero, proprio come previsto. Guardò i corpi dei Daeva straziati e immobili, ormai morti, riconobbe anche una ragazza dai capelli blu tra quei cadaveri... sapeva che era lei. Si voltò, notando un leggero numero di Daeva che erano sopravvissuti, armati e pronti a combattere.
– Venti Daeva, me ne occupo io. – disse Noctis, sorridendo. Iniziò a  colpire gli ex compagni, che caddero uno dopo l'altro, con una velocità impressionante, passavano cinque secondi per ogni Daeva caduto. Tutto merito del nuovo potere concesso da Nergal dopotutto, era qualcosa di fantastico, una fonte quasi inesauribile di potenza magica, potenza che permise di sviluppare anche nuove tecniche, come un nuovo tipo di esplosione del gas di combustione ad area. Lo spiritmaster fissò l'ultimo Daeva rimasto, un tecnico dell'etere. Noctis sorrise, e urlò: – ULTIMO ANDATO! – sentendo quelle parole, i cadaveri dei Daeva vittime dell'esplosione e dei bombardamenti si rialzarono in piedi, scattando in avanti, mentre quelli affrontati da Noctis scomparvero in uno sciame di farfalle azzurre. Il classico portale dei fattucchieri si materializzò alle spalle di Noctis, creato dal piccolo numero di fattucchieri che si erano rialzati, di cui faceva parte anche la ragazza dai capelli blu: Futaba.
Nergal non ebbe il tempo di controbattere che Noctis lo saluto con un ghigno. – Perchè noi... anche nella morte siamo Daeva! 
Il Dragon Lord avanzò di un passo, ma Noctis fu spinto dentro il portale dagli altri Elisiani, che scomparirono insieme a lui, distruggendo quel passaggio. Un paio di secondi dopo, la dredgion esplose, con un raggio tale da inghiottire Sanctum e lo stesso Nergal, esplosione causata da un bomba di id posizionata sul nucleo di idium della dredgion. 

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Capitolo 13
*** Kyrie Eleison ***


La luce intensa del portale iniziò a svanire, lasciando spazio ai dettagli della destinazione. Le abitazioni iniziarono a prendere forma, l'aria calda riscaldava tutto, mentre gli Shugo della compagnia Silverinerk pattugliavano la zona. Noctis si guardò intorno, incrociando lo sguardo con Futaba che annuì, come cenno di "sto bene". Il ragazzo fissò la folla che lentamente si raccolse a lui, Elisiani, Asmodiani, Shugo. Tutti sembravano trattenere il fiato, come se fossero in attesa di qualcosa. 
– Mi sa che è tempo che vi spiego cos'è accaduto. – disse lo spiritmaster, facendo un passo avanti. Lo sguardo dei presenti si fece più curioso, anche se qualcuno era comunque diffidente, cosa di cui il ragazzo non si stupì. Cercò di riprendere parola, ma fu interrotto da Lord Kaisinel in persona, che si ergeva maestoso come sempre, sopra un rampa, accanto a Lord Marchutan. Noctis si stupì a vedere quei due insieme, dopotutto i piani era ben diversi inizialmente, ma la cosa lo lasciava con una sensazione piacevole addosso, quasi liberatoria.
– Neronoctis, colui che è stato etichettato come traditore, ha rischiato la sua vita per salvare tutti noi dalla morte certa. Ha lavorato sotto copertura con Nergal per noi, e per non rischiare non ha detto nulla a nessuno, conscio del prezzo che avrebbe pagato. Ma al momento giusto, ha lasciato un messaggio a Silar, un nostro compagno Elisiano. L'ha colpito a morte, dopo avergli consegnato una nuova pietra della risurrezione e un messaggio che descriveva l'attacco a Sanctum, e il piano per distruggere la dredgion per farla collassare su Nergal e Sanctum. Ha creduto nella nostra buona fede... ha chiesto l'evacuazione, ha chiesto delle illusioni per tenere Nergal sul nostro suolo abbastanza a lungo per dar tempo al nucleo di esplodere, me ne ha chieste venti, perchè ha calcolato che quando sarebbe morto l'ultimo, sarebbe esplosa la nave balaur. Mi ha chiesto dei fattucchieri per aprire un portale per Pandarung. Ha calcolato tutto nel minimo dettaglio, in un lasso di tempo minimo. Abbiamo perso tanto... abbiamo perso la nostra città è vero, Nergal l'ha distrutta e noi abbiamo distrutto lui con essa. Ma questa... questa è l'alba di una nuova era! Nergal è stato finalmente sconfitto e tu, Neronoctis, lo hai permesso, così io, Lord Kaisinel, e Lord Marchutan, signore Asmodiano, ti ringraziamo.
I due Lord si inginocchiarono, seguiti a ruota da entrambe le fazioni, lasciando il ragazzo al centro di un cerchio di persone di ogni razza, persone che lo ringraziavano come non si era mai visto prima. Dopo tanto tempo Noctis si sentì... bene. Era da tanto che non veniva guardato con rispetto, seppur con le dovute eccezioni. Era davvero tutto molto bello, sapeva di aver rischiato tanto a fingersi traditore, ma doveva farlo. I rischi del risveglio di un altro Dragon Lord... la perdita del proprio corpo e l'estinzione dei Daeva. 
Tutto era ormai un vecchio ricordo.
Una mano si posò sulla spalla del ragazzo, Noctis ebbe un sussulto, ripensando involontariamente alla cosa che fece Nergal, ma poi vide il volto di Silar, suo complice improvvisato in tutta quella storia. Il mago sorrise a sua volte e ringraziò l'amico per la disponibilità, successivamente vide Erza, salutandola con un cenno da lontano. Tutti ridevano e festeggiavano, anche le legioni più imponenti si lasciarono scappare qualche sorriso liberatorio. Era pace, almeno per quel giorno, chissà se le guerre tra fazioni sarebbero ricominciate, ma non aveva senso pensarci ora, l'unica cosa che contava era che Nergal era morto, inghiottito dall'esplosione. 
– Sei un eroe! – esordì Silar in modo vagamente scherzoso, o forse era serio, era difficile interpretare quella frase con quell'espressione così buffa in volto. Il ragazzo tentò di rispondere ma si bloccò, cadendo a terra improvvisamente esausto. Si tolse i guanti, notando che le sue mani stavano iniziando a  divenire livide, mentre il dolore si impossessava del suo corpo. Tutti tentarono di soccorrerlo, ma furono distratti da un boato e un urlo bestiale, urlo che scandiva il nome di Noctis.
In cielo apparve un essere imponente, alato, di color nero violaceo e malridotto come se... come se fosse stato vittima di un'esplosione.
Quel drago che fluttuava alto nel cielo era Nergal, sopravvissuto in qualche modo.
Era come se tutti avessero visto un fantasma, mentre Noctis veniva lentamente ferito dal potere conferitogli da Nergal, ormai era palese che l'essere suo recipiente non contava più nulla, ma con suo grande stupore, nessuno si lasciò prendere dal panico, ma furono guidati dai due Lord al contrattacco. Intorno a Nergal iniziarono a spiegarsi flotte di draghi, impossibile da contare, mentre altri balaur assaltarono Pandarung da ogni direzione.
– DAEVA! E' TEMPO DI RIACCENDERE LA SPERANZA E NON FARCI RUBARE CIO' CHE E' NOSTRO, IL TEMPO DELLA VERITA' E' GIUNTO! DISTRUGGIAMOLI E RIPRENDIAMOCI LA NOSTRA VITA!
Era stato Marchutan a parlare, ma il boato che scaturì arrivo anche dagli Elisiani, con il generale della legione Enigma che ordinò le xform, seguito a ruota da Most Wanted e Warmness. Un vero e proprio muro di armature avvolse gli altri, che si prepararono a combattere. I magici non riuscirono a far molto, ma si adeguarono con le poche forze rimasti.
– Sono io... il suo obbiettivo. – sussurrò Noctis, ma non venne ascoltato da nessuno.
– Tu non ti muovi da qua. – ribattè Silar in un tono serissimo. – Nergal si regge a stento, lo abbatteremo. 
– Oppure... – Noctis controllò qualcosa, notando altre due bombe di id. 
– Cosa? – rispose Silar.
– E' arrivato il momento del Nero Requiem.
Silar non riuscì a controbattere che Noctis prese una strana pergamena, in cui vi erano incise molte località, e ne evidenziò una, scomparendo dalla vista di tutti. 
I Balaur attaccarono, respinti dalle legioni e dai singoli Daeva, mentre i Draghi si precipitavano in picchiata verso il luogo della battaglia, respinti però da Marchutan e Kaisinel che ne abbatterono diversi in poco tempo.

Noctis si ritrovò di fronte ad un immenso gruppo di Balaur, nel percorso di Jormungand. Camminò a stento, colpendoli con potentissime magie ad area che lo curavano contemporaneamente. Era una della tecniche sviluppate coi poteri di Nergal, il drain ad area. Invocò uno spirito e ne assorbì il potere, potenziandosi ancora di più, anche se il potere lo stava abbandonando. Era deciso ad arrivare oltre il ponte del percorso di marcia, voleva raggiungere il cannone di Jormungand, anche se era praticamente un suicidio.

– TOP, xformatevi ora e proteggete il fianco destro! – urlò quello che probabilmente era il generale della citata legione, mentre il capo degli Enigma continuava a urlare altri ordini, seppur in modo che poteva apparire calmo. Era come se si sentissero a proprio agio nella battaglia. – Kyan, prendi due di quei draghi atterrati poco fuori. Porta il tuo gruppo con te. Pestilence, tu fai lo stesso dal lato opposto. Motionless ed il mio gruppo ci occuperemo di sfondare la linea nemica.
Tutti ordinarono senza nessuna risposta, mettendosi subito in posizione. I Most Wanted si stavano occupando della parte esterna di Pandarung, dove stavano arrivando altre truppe di draghi, mentre i Warmness iniziarono ad attaccare altri draghi nella parte superiore di Pandarung, con le xform davanti e il resto a dare manforte dietro.
Kaisinel e Marchutan aprirono le ali verso Nergal, che sembrava attenderli con ansia. Iniziò un violentissimo scontro aereo, dove i due signori dell'Empireo sembravano avere la meglio, ma furono subito circondati da alcuni esseri alati che stavano per attaccare, per venire inceneriti poco dopo. Nergal si guardò alle spalle, notando una piccola flotta di navi, navi Reian.
All'interno delle aeronavi, un misteriosamente sopravvissuto Kahrun dava ordini. – A tutte le navi, proteggere i signori dell'Empireo con fuoco di copertura e sbarramento. Truppe di terra, tenetevi pronti in caso di emergenza. 
La battaglia continuava violenta sia in aria che a terra, con caduti da entrambe le parti, anche se i balaur erano in netto svantaggio, l'alleanza Elisiani/Asmodiani/Reian/Shugo era qualcosa di davvero forte, anche se indeboliti dalle forze di Nergal, nonostante anche lui fosse malridotto, forse per questo i due Lord riuscivano a tenergli testa.

Noctis arrivò al cannone di Jormungand, ormai allo stremo delle forze. Il viso era anch'esso livido e pieno di sangue, e si reggeva a stento in piedi. Il cannone era rivolto verso il basso, dopo che era stato neutralizzato dalle forze Elisiane. Alle spalle del ragazzo, un ammasso di corpi straziaiìti dalla magia, anche se quella stessa magia dei draghi lo stava divorando dall'interno.
– Andiamo... – Cercò lo scompartimento per le munizioni, caricando una palla di cannone a cui aveva aggiunto gli ordigni di id, e in qualche modo aveva azionato il dispositivo, notando che l'accensione di sicurezza funzionava ancora, ma il problema era solo uno, il cannone non si muoveva, puntava verso la terra, non verso il cielo, non poteva abbattere nessun drago.
Noctis invocò Kami, lo spirito della tempesta, e tossì sangue per lo sforzo. Ordinò all'invocazione di sollevare il cannone, cosa che lo spiritò provò a fare, ma era troppo pesante anche per lei. Ma sapeva di non potersi arrendere, doveva resistere... prima che la morte avrebbe avuto la meglio su di lui, così ordino a Kami di continuare, potenziandola con ogni suo residuo magico.

Il gruppo di draghi affrontato dai Warmness cadde, seguito dai draghi dell'alleanza Enigma/Motionless. La parte protetta dagli Asmodiani stava ancora combattendo, mentre la parte dei Most Wanted era quella che aveva subito le perdite più drastiche, venendo travolta letteralmente da orde di nemici, anche se successivamente i Soul Tear diedero manforte alla razza "nemica". La battaglia in aria era divenuta meno pesante, con la quasi totalità di draghi abbattuta da i due Lord e dalle truppe Reian, anche se questi avevano perso un paio di navi, che caddero rovinosamente al suolo, uccidendo un drago e qualche Daeva. 
Silar stava curando Futaba che era stata ferita ad un braccio, mentre Erza era impegnata con gli Empyrean Lords, nonostante si tenevano maggiormente sulla difensiva, non avevano la forza per affrontare troppi nemici, così si erano ritirati con le legioni più piccole a difendersi quando necessario.
Nergal riuscì a colpire i due Lords con un poderoso attacco, scagliandoli indietro di parecchi metri, ma si voltò quando sentì dell'energia provenire da non molto lontano, esattamente da Jormungand, dove notò il ragazzo che armeggiava col cannone. 
– Piccolo rifiuto... avrai ciò che ti meriti! – Colpì i due Lords con un ruggito di fuoco, talmente forte che i due caddero sulle abitazioni, mentre lui volava verso Jormungand.

Noctis notò Nergal che stava caricando nella sua direzione, ma il cannone non si muoveva ancora, ma con sua grande sorpresa, uno spirito del magma si posizionò accanto a Kami, aiutandola ad alzare l'arma, Noctis in ginocchio guardò meglio, notando Alnair accanto a lui.
– Insieme! 
– Insieme... 
I due spiriti guidati dagli spiritmaster riuscirono ad alzare il cannone, che finalmente fece fuoco, colpendo Nergal in pieno, e illuminando tutto il Katalam di una luce bianca. Pochi attimi dopo il Dragon Lord era ancora lì, in volo, ma cadde poco dopo, dirigendosi verso i due.
Noctis spinse via Alnair, ma lui venne travolto dal corpo esanime del drago.
La ragazza si alzò a stento, ma del ragazzo non c'era traccia, era ormai sotto quell'ammasso di scaglie e pelle. I due spiriti vennero colpiti anch'essi dal corpo del drago e scomparirono, così la ragazza era di fatto l'unica superstite. Tentò di far qualcosa, ma venne bloccata da Beritra, che la mise fuori combattimento, seppur non uccidendola. Il corpo del Dragon Lord tornò al suo stadio umano, muovendosi ancora e mostrando sotto di se Noctis malridotto, ma stranamente vivo.
– Beritra... aiutami...
Beritra sorrise. – Aiutarti? Tutto è andato secondo i miei piani. Il ragazzo ha fatto quello che volevo, e il futuro che gli ho mostrato ha dato i suoi frutti. Mentre tu e i Daeva eravate impegnati a farvi la guerra io ho gettato le basi per il mio dominio. Atreia starà alle mie regole! Ma c'è un'ultima cosa da fare...
– No... Tu...
Prima che Nergal potesse finire di parlare, Beritra lo colpì, disintegrando il suo corpo e assorbendone il potere magico. Dal corpo di Nergal uscirono quattro sfere luminose, tre di esse andarono nelle direzioni più disparate, mentre una entrò nel corpo di Noctis smaterializzandolo. 
Beritra sembrò non farci troppo caso, si voltò verso la ragazza, sorrise e svanì nel nulla, preparandosi per il suo piano di conquista che sicuramente avrebbe messo in atto a breve.

Passarono diversi giorni. Di Noctis non era stata trovata nessuna traccia, ed era stato dichiarito morto dopo l'azione eroica che aveva svolto, il cosidetto Nero Requiem. Una medaglia al valore fu consegnata ad Alnair per l'aiuto e a tutte le truppe che avevano partecipato alla battaglia. Gli Elisiani si erano mobilitati per la ricostruzione di Sanctum, mentre gli amici di Noctis stavano contemplando una lapide commemorativa situata ad Elian, in cui veniva descritto in modo onorevole. La situazione tra Elisiani e Asmodiani era serena, e si stava seriamente pensando ad un trattato di pace. Beritra era scomparso nel nulla, ma era certo che stava solo pensando alla sua prossima mossa, ora che aveva assorbito il potere di Nergal e sviluppato armi di distruzione di massa, era davvero divenuto una minaccia rilevante. Ma per il momento, tutti si godevano il periodo di pace, anche se tutti sapevano che non sarebbe stata eterna.

L'oscurità avvolgeva tutto, anche se delle ombre si muovevano in quelle terre oscure. – Dove sono? – disse Noctis, che si risvegliò nelle tenebre più totali. Sembrava quasi che stesse soffocando, ed era come se fluttuasse nel vuoto, si sentiva così leggero.
Una figura si materializzò di fronte a lui, era una ragazza snella e dai capelli castani, così come i suoi occhi. Noctis sgranò gli occhi, riuscendo a sussurrare il suo nome. – Kyrie... – dettò ciò, tutto sprofondò nelle tenebre, compreso il ragazzo che venne avvolto da catene nere.

In uno di quei giorni di serenità, un Asmodiano trovò nelle rive di un fiume un'armatura che portava il sigillo di Nergal. La analizzò megliò, notando che una mano si mosse, era chiaro che c'era qualcuno all'interno. – Chi sei? – chiese il giovane Asmodiano.
– Io... io... il mio nome è Erra.

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