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di Harira
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - Holding Hands ***
Capitolo 2: *** 2 - Cuddling Somewhere ***
Capitolo 3: *** 03 - Gaming/watching a movie ***



Capitolo 1
*** 1 - Holding Hands ***


Era la sera dell'ultimo dell'anno e Rukia si stava preparando per la serata. Le feste date in occasione dell'ultima notte dell'anno a villa Kuchiki erano da sempre una tradizione nella Soul Society, un evento mondano al quale tutte le personalità più importanti partecipavano immancabilmente, assieme ad alcuni invitati d'eccezione, persone che meritavano un qualche riconoscimento speciale per i propri meriti.
Rukia, ovviamente, aveva il dovere (e il piacere) di partecipare a quella festa esclusiva e meravigliosa, eppure non riusciva a vedere la sua presenza come una fonte di divertimento. Piuttosto, per lei era un impegno, un esame, una prova che temeva di non superare. Aveva già partecipato a quella festa negli anni passati ed aveva perfezionato una strategia di sopravvivenza capace di massimizzare il risultato minimizzando i danni: stava seduta in silenzio tutta la sera, sorridendo se qualcuno le rivolgeva un sorriso, chinando leggermente il capo quando qualcuno la salutava e parlando solo se interrogata, rispondendo brevemente alle domande che le venivano fatte.
In questo modo, era sopravvissuta indenne a diverse feste dell'ultimo dell'anno, e Byakuya l'aveva sempre ricompensata, al termine della serata, con un cenno e un sorriso appena accennato, una muta lode alla sua straordinaria capacità di non mettere in imbarazzo lui e l'ingombrante famiglia della quale era entrata a far parte.
Rukia sarebbe stata felicissima di ricorrere al suo stratagemma a impatto zero anche quell'anno, ma quella sera ci sarebbe stato un ospite speciale: lo Shinigami Daiko, Ichigo Kurosaki.
L'ultimo era stato un anno pieno di sconvolgimenti nella Soul Society e Rukia non poteva sperare di passare inosservata quella sera perché era stata proprio lei il centro di tutto quel trambusto, assieme ad Ichigo ovviamente.
Quella sera, non soltanto Ichigo avrebbe cercato in lei un'alleata, qualcuno con cui parlare normalmente nel mare di persone composte e formali che li avrebbero circondati (non tutti erano proprio composti e formali, ma quasi tutti avrebbero per lo meno finto di esserlo, per riguardo al padrone di casa, il più composto e formale di tutti), ma anche gli ospiti sarebbero stati insolitamente inclini a rivolgerle la parola, a farle domande difficili, ad interessarsi a lei in un modo al quale lei non era affatto preparata.
Mentre si pettinava cercando di domare i suoi capelli insolitamente ribelli, si domandò se sarebbe sopravvissuta alla serata e se Byakuya, dopo aver salutato l'ultimo invitato, le avrebbe rivolto ancora quello sguardo di silenziosa approvazione o l'avrebbe fulminata con il duro rimprovero che i suoi occhi sapevano comunicare tanto bene.

Quando Ichigo arrivò alla festa, Rukia era già scivolata piuttosto indenne attraverso la prima mezz'ora di convenevoli e chiacchiere con gli ospiti. Renji, presente come tutti gli altri tenenti del Gotei, gli rivolse immediatamente un cenno di saluto e uno sguardo un po' teso. Byakuya non era indulgente verso i ritardatari.
Lo Shinigami Daiko non sapeva cosa aspettarsi da quella serata. In verità, non aveva nemmeno saputo della festa a casa di Byakuya (né tanto meno di quanto questa fosse una tradizione con i suoi codici e le sue consuetudini) fino a pochi giorni prima, quando era stato proprio Renji, assieme a Rukia, a fargli visita nel mondo materiale per invitarlo a prendervi parte. Entrando nel giardino di villa Kuchiki, Ichigo ebbe subito la sgradevole impressione di essere l'unico a non aver capito a quale genere di evento era stato invitato. Tutti sembravano più o meno a logo agio (più di lui, in ogni caso) e indossavano kimono eleganti, mentre lui si era messo il solito completo nero da Shinigami e si sentiva come qualcuno che si presenta ad una festa tra colleghi con l'uniforme da lavoro: un'idiota.
Byakuya, da perfetto padrone di casa, si avvicinò immediatamente a lui per rivolgergli qualche frase di circostanza su quanto fosse il benvenuto e quanto fosse felice della sua presenza (mentre il suo sguardo dichiarava un po' troppo apertamente il contrario) e lo invitò ad accomodarsi, a fare conversazione e a sentirsi a suo agio.
Ichigo avrebbe voluto rispondere che non si era mai sentito meno a proprio agio che in quel momento, ma optò per un sorriso ed un “grazie” e si diresse a passo sicuro verso Renji, sperando di trovarlo meno preparato di lui a quella faccenda. Con grande delusione, il Tenente della Sesta Divisione si dimostrò perfettamente conscio del suo posto nel mondo, quella sera come mai prima di allora. Ichigo non poteva sapere che tanta disinvoltura era frutto di dolorosi e piuttosto umilianti rimproveri che Byakuya gli aveva rivolto gli anni passati, correggendo il comportamento del suo sottoposto un particolare alla volta.
-Cosa devo fare?- domandò Ichigo sottovoce, sperando che Renji fosse l'unico a sentirlo.
-Quello che fai sempre- rispose enigmatico il Tenente, come a sottintendere che il comportamento dello Shinigami Daiko era comunque esente da critiche, diversamente dal suo.
-Dopo tutto quello che è successo quest'anno- aggiunse Renji -Non c'è niente che potresti fare stasera di più sconvolgente, ma ricordati che siamo a casa di Byakuya e lui tende a dare di matto per qualsiasi cosa-
Ichigo avrebbe voluto dirgli che non lo aveva affatto rassicurato, ma in quel momento vide Rukia e si dimenticò di sentirsi fuori posto.
La piccola sorella del nervoso padrone di casa indossava un incredibile kimono rosso ricamato da fiori blu notte e degli strani oggetti nei capelli (così la mente di Ichigo interpretò i ricchi fermagli che Byakuya le aveva regalato) che facevano qualcosa di strano al suo viso, qualcosa che lo rendeva splendente e intrigante e rendeva gli occhi grandi di Rukia due laghi di un blu profondo e sconosciuto. Ichigo non era incline alla poesia, ma si sentì come se gli occhi della sua amica fossero diversi da ogni volta in cui li aveva visti precedentemente e qualcosa dentro di lui gli disse che doveva proprio avvicinarsi e approfondire la questione.
Lo Shinigami Daiko attraversò perciò la piccola folla che si era creata nel giardino e apparve davanti alla piccola Rukia, che ai suoi occhi improvvisamente non sembrava più tanto piccola.

Rukia sorrise, sollevata di vedere finalmente la persona che la faceva sentire maggiormente a proprio agio da quando era uscita dalla propria stanza.
Ad essere onesta, anche Renji aveva questo potere, ma quando erano in presenza di Byakuya il loro rapporto era sempre un po' formale e un po' impacciato, così diverso da quando erano soli che Rukia non riusciva a sentirsi completamente se stessa.
Ichigo, invece, sembrava vederla sempre e comunque per quella che era davvero, anche in una stanza piena di persone.
-Ehi- le disse, semplicemente, quando finalmente le fu vicino.
-Ehi- rispose lei, sorridendo.
Ichigo si accorse di non sapere cosa aggiungere. Voleva farle un complimento, ma non sapeva come fare perché la cosa non suonasse assurda. Lui, dopotutto, non le faceva mai complimenti.
-Sei molto... diversa, stasera- disse, rendendosi subito conto che il suo cosiddetto complimento poteva benissimo suonare come una critica.
Rukia, infatti, arricciò il naso.
-Diversa come?- domandò, istintivamente.
Ichigo si grattò la nuca, cercando di trovare delle parole adatte a quello che pensava.
-Più... - tentò di dire Ichigo, ma fu interrotto dalla voce del Capitano Kyoraku, che apparve dal nulla di fianco a lui a sorrise raggiante a Rukia. -Kuchiki-chan!- esclamò, come sempre dando confidenza a tutti -Sei meravigliosa stasera!-
Ukitake, accanto all'amico, annuì tranquillamente, sorridendo con affetto verso la sua sottoposta e protetta.
-Questo kimono ti dona moltissimo- aggiunse.
Rukia si inchinò brevemente, raccogliendo i complimenti e nascondendo le guance rosse.
-E' un regalo di Byakuya-nii-sama- disse, come per allontanare da sé il merito della propria avvenenza.
Kyoraku assestò una gomitata nel fianco di Ichigo e gli fece l'occhiolino, come a volerlo rendere complice di qualcosa che però Ichigo non comprese.
-Sembra proprio che la nostra piccola Kuchiki abbia deciso di impedire allo Shinigami Daiko di tornare nel mondo materiale, stasera!- esclamò, con il solito tono trasognato, e rise.
Ukitake lo guardò con indulgenza e Rukia si sentì avvampare le guance. Avrebbe voluto scomparire.
Ichigo deglutì, ma si ritrovò a tossire. Si era talmente imbarazzato da dimenticare persino come si deglutisce.
Kyoraku aggiunse qualcosa d'altro e sparì nella folla assieme ad Ukitake, lasciando i due ragazzi a disagio uno di fronte all'altra, incapaci tuttavia di vedere il disagio reciproco perché troppo sepolti nel proprio.
-Ehm... come... come vanno le cose a Karakura?- chiese Rukia, facendo uno sforzo innaturale per produrre una frase tanto semplice.
-Oh, bene- replicò Ichigo, che scoprì di non sapere che altro aggiungere.
Rukia lo fissò in una silenziosa supplica di dire altro e lo Shinigami Daiko si scusò con lo sguardo perché non sapeva proprio cosa dire.
-Non avete ancora mangiato niente?- domandò Renji, avvicinandosi a loro con un piatto pieno di cibo -Il buffet è fantastico!-
-Non ho fame- fece Rukia, a bassa voce, abbassando anche la testa.
Renji fissò Ichigo con il tipico sguardo del fratello maggiore che si preoccupa che un ragazzo faccia soffrire la propria sorellina.
Ichigo fece spallucce. Non aveva fatto niente di male!
Lo Shinigami Daiko si rese conto che, come sempre, toccava a lui salvare la situazione.
-Rukia- disse, e lei sollevò immediatamente il capo -Andiamo a saccheggiare il buffet prima che ci arrivino quelli dell'Undicesima Divisione!-
La sorella di Byakuya annuì e lo seguì a ruota, apparentemente scordandosi di aver appena detto di non avere fame.
Renji li guardò allontanarsi e sorrise, rivolgendo poi uno sguardo significativo al proprio Capitano, uno sguardo che diceva che andava tutto bene e non doveva preoccuparsi anche di quello.
Byakuya, da parte sua, interpretò la rassicurazione del proprio Tenente come una ragione ancor più valida di preoccuparsi della sorella. Se Renji riteneva che andasse tutto bene, sicuramente doveva essere in atto qualcosa che lui non avrebbe mai approvato.

Davanti al buffet, Ichigo e Rukia riuscirono finalmente a rilassarsi e tornare se stessi. Il cibo forniva sia un'ottima ragione per tacere sia un decente argomento di conversazione, e presto i due furono di nuovo in grado di scherzare e ridere come avevano sempre fatto.
Renji e gli altri tenenti li raggiunsero ben presto, e Ichigo smise di sentirsi un pesce fuor d'acqua notando che certi di quei kimono che all'inizio aveva giudicato eleganti erano in realtà decisamente discutibili e che nessuno sembrava far caso al suo abbigliamento né a quello di Rukia (a parte Matsumoto, che evidentemente aveva dato qualche consiglio alla sorella di Byakuya e ora commentava soddisfatta il risultato del suo intervento).
Ichigo si stupì che tutte quelle persone che qualche mese prima si erano considerate sui nemici e che avevano combattuto contro di lui ora lo accettassero come un membro della famiglia senza battere ciglio e lo trattassero come un amico di vecchia data, dandogli amichevoli (e a volte eccessive) pacche sulle spalle e raccontandogli aneddoti divertenti della loro vita quotidiana che sapevano lo avrebbero divertito.
Rukia partecipava volentieri a quegli scherzi e rideva di gusto ricordando le situazioni citate nei loro racconti.
Sembrava finalmente felice e completamente a proprio agio, come se l'imbarazzo di poco prima non fosse mai esistito.

Ad un certo punto, un rumore metallico attirò l'attenzione dei presenti e Byakuya si schiarì brevemente la voce indicando che era sul punto di parlare e che intendeva essere ascoltato da tutti.
-Come sempre, anche oggi è un piacere invitarvi tutti a godere delle ultime ore dell'anno vecchio e delle prime di quello nuovo a casa mia- disse, piuttosto solennemente.
-Come tutti sapete, quest'anno abbiamo un ospite in più, un ospite speciale al quale tutti dobbiamo un ringraziamento-
Ichigo sentì gli occhi dei presenti rivolgersi verso di lui e sorrise, cercando di celare l'imbarazzo e domandandosi come mai non aveva problemi a trovarsi al centro dell'attenzione sul campo di battaglia mentre esserlo ad una festa lo infastidiva tanto.
-Il prossimo sarà un anno difficile- continuò Byakuya -Ma credo che siamo tutti sollevati di avere qualcuno come lo Shinigami Daiko dalla nostra parte-
Ichigo non riusciva a superare lo stupore dovuto ai complimenti di Byakuya e si rese a stento conto che tutti i presenti stavano applaudendo la sua presenza, la sua esistenza, l'ottimo lavoro svolto e l'aiuto che avrebbe dato loro in futuro.
Rukia lo guardava raggiante, orgogliosa di lui in ogni fibra del suo essere. Orgogliosa di averlo trovato, di aver sacrificato i propri poteri per cederli a lui e di ogni singolo dispiacere al quale era andata incontro per quell'unica gioia di aver conosciuto Ichigo e di averlo lì, in quel momento, mentre tutti applaudivano il suo coraggio, la sua lealtà ed il suo talento.
Ichigo si voltò a sorriderle. Anche lui era tanto felice di averla incontrata quanto incapace di esprimerlo a parole.
Era stata lei a dare un senso a tante cose della sua vita che non lo avevano mai avuto, a dargli un ruolo nel mondo.
L'applauso fu sovrastato dal rumore dei fuochi d'artificio che annunciavano l'arrivo dell'anno nuovo e la folla applaudì e gioì di nuovo, questa volta non più per Ichigo ma per la ruota del tempo che, fatto un altro giro, ricominciava ora da capo, permettendo un nuovo inizio e una nuova speranza per tutti loro.
Renji buttò un braccio al collo dello Shinigami Daiko trangugiando il proprio sake e sorridendo raggiante.
Ichigo rise con lui e con Rukia, che ancora lo guardava sorridendo anche con quegli occhi scuri, resi splendenti dal riflesso dell'oro dei fuochi che scoppiettavano in cielo.

Qualche ora più tardi, molti degli invitati avevano lasciato la festa, alcuni più ubriachi di altri.
Byakuya non sembrava soddisfatto del livello di alcool ingurgitato da alcuni dei suoi ospiti, ma era il suo dovere di buon padrone di casa quello di non far mai mancare loro il bere, e quello era un risultato prevedibile data l'incapacità di alcuni di porre un freno alla propria sete.
Renji aveva attraversato prima una fase di allegra ubriachezza, ma ora sedeva sugli scalini della veranda di Byakuya osservando il prato innevato con aria assente. Per lui era decisamente ora di andare a dormire, o anche quest'anno gli sarebbe toccata una ramanzina da parte del proprio Capitano.
Ichigo era finito seduto da qualche parte con Rukia e alcuni tenenti a chiacchierare di questioni di allenamento e dei progetti per migliorare le proprie tecniche di combattimento, ma ora la conversazione iniziava a languire tra gli sbadigli dei presenti e i tenenti stavano tentando di ricordare a se stessi che il giorno dopo avrebbero dovuto presentarsi in ufficio e, quindi, era giunto anche per loro il momento di incamminarsi verso il letto.
-Andiamo a recuperare Renji- propose Matsumoto, alzandosi ondeggiando da terra e barcollando verso il Tenente della Sesta, con Hisagi e Kira alle sue spalle indecisi se osare toccarla per sorreggerla o tenersi ad una rispettosa distanza e lasciarla rovinare al suolo.
Rukia sbadigliò, nascondendosi il viso con le mani.
Ichigo sorrise.
-Pensavo che mi sarei annoiato a morte- disse -E invece mi sono divertito, dopotutto-
Rukia lo schiaffeggiò amichevolmente sul braccio.
-Pensavi di annoiarti ad una festa a casa di Nii-sama!- esclamò, fingendosi adirata, e scoppiò a ridere.
Lo Shinigami Daiko rise di gusto.
-Per fortuna che ci siete tu e i tenenti, altrimenti sarei morto di noia- disse, stiracchiandosi con un gesto fluido delle spalle.
Ichigo si guardò attorno.
I tenenti stavano cercando di sollevare Renji da terra, mentre questi sembrava deciso a non staccarsi dal suolo per alcuna ragione al mondo. Byakuya e i pochi altri capitani rimasti erano dall'altra parte del giardino e discutevano fittamente di chissà cosa (forse strategie militari, forse il menù della prossima festa).
Nessuno stava prestando attenzione a lui e Rukia, abbandonati in un angolo in penombra della veranda, tanto vicini ad un braciere per poter sentire il tepore ma non abbastanza da esserne chiaramente illuminati.
-Ohi, Rukia- disse lo Shinigami Daiko, voltandosi verso l'amica.
Lei lo stava osservando con quei grandi occhi scintillanti, e Ichigo si sentì finalmente abbastanza tranquillo da sostenere quello sguardo intenso, scrutando le misteriose profondità dei due laghi blu che si trovava davanti.
Il tempo sembrò dilatarsi, le voci di Matsumoto e degli altri si allontanarono.
Ichigo si ritrovò a pensare a tutto quello che Rukia era per lui, a tutto quello che era stata disposta a sacrificare dal primo istante in cui si erano visti per il suo bene, al fatto che si era fatta quasi giustiziare soltanto per donare a lui l'opportunità di difendere le sue sorelle.
Rukia pensò a quanto più profondamente conosceva se stessa da quando conosceva lui, a quanto fosse Ichigo il motore che l'aveva spinta a fare cose delle quali non credeva di essere capace, a quanto lui era diventato importante nella sua vita, la prima persona a cui voleva raccontare tutto quello che di buffo o di incredibile le accadeva, l'ultima a cui voleva dare un qualsiasi dispiacere.
La mano destra di Ichigo, che era la più vicina a lei, scivolò rapidamente sul pavimento di legno sul quale erano seduti e incontrò le dita sottili della sinistra di Rukia, che intrecciò alle proprie senza pensarci due volte.
La ragazza arrossì, ma non distolse lo sguardo.
Sentiva che se avesse guardato altrove la magia sarebbe finita, anche se ora le loro mani si stavano toccando come mai avevano fatto prima, come mai lei aveva fatto con qualcuno in vita sua.
Ichigo fece un respiro profondo, cercando di non farsi sopraffare dall'intensità di quello che stava sentendo e ripetendosi che era perfettamente in grado di affrontare quella situazione, che era ciò che voleva e che non si sarebbe concesso di ritrarsi di fronte a lei.

Senza che i due se ne accorgessero, iniziarono a scendere i primi fiocchi di neve.
-Sarà meglio rientrare- disse Byakuya, improvvisamente vicinissimo a loro, che non si erano accorti di nulla se non l'uno dell'altra.
Rukia si riscosse per prima e annuì, sforzandosi di staccarsi dal sogno in cui era stata prigioniera la sua mente fino a quel momento e di tornare alla realtà.
Byakuya guardò la mano della sorella ancora stretta a quella dello Shinigami Daiko e mosse leggermente un sopracciglio, indeciso su cosa provare a riguardo.
Ichigo, riscuotendosi finalmente dal torpore, si voltò a fissarlo e il suo sguardo diceva che loro avevano qualcosa di speciale e quelle dita intrecciate lo dichiaravano di fronte al mondo interno e che Byakuya, qualsiasi cosa ne pensasse, non poteva farci nulla.
-Rientriamo- disse ancora il padrone di casa, voltandosi in un turbinio di stoffa ed incamminandosi verso l'interno della casa.
Ichigo guardò di nuovo Rukia e lei gli sorrise, arrossendo appena. Ora erano tornati davvero nel mondo reale, ma le loro mani non si erano mosse.
Ichigo sorrise a sua volta, chinandosi verso di lei.
-Buon anno, Rukia- le sussurrò, prima di baciarle la guancia con delicatezza.

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Capitolo 2
*** 2 - Cuddling Somewhere ***


Ichigo entrò nella propria stanza e, sospirando, si lasciò finalmente alle spalle la voce del proprio padre che continuava a blaterare qualcosa a proposito della pubertà e dell'allarmante mancanza di interesse del suo unico figlio maschio verso il gentil sesso.
Chiudendo la porta dietro di sé, Ichigo sorrise alla propria stanza vuota.
Se soltanto suo padre avesse saputo che lui non era affatto indifferente alle donne, anzi, ce n'era una in particolare che occupava già da tempo un posto speciale nel suo cuore e nei suoi pensieri. In diverse occasioni era stato sul punto di parlargli di lei, anche solo per farlo tacere una volta per tutte. Tuttavia, raccontare a suo padre di Rukia non lo avrebbe certo fatto star zitto, anzi, avrebbe portato ad un fiume di domande ed insinuazioni imbarazzanti ad ogni ora del giorno, e Ichigo non voleva complicarsi la vita più di quanto già non avesse fatto sino a quel momento.
Si sedette sul letto, chiedendosi dove fosse finita la sua piccola Rukia.
Quel pomeriggio era dovuta tornare della Soul Society per qualche questione che lo Shinigami Daiko aveva dimenticato (o non aveva ascoltato attentamente, piuttosto) e non aveva detto a che ora sarebbe tornata. Doveva aspettarla alzato o andarsene a letto?
Senza vero interesse, Ichigo afferrò un libro dallo scaffale e cominciò a leggere la pagina dove si trovava il segnalibro, cercando di concentrarsi.
Il libro, un romanzo storico ambientato nell'epoca Sengoku, gli era sembrato molto interessante in precedenza, e ricordava perfettamente di aver faticato a posarlo l'ultima volta che lo aveva preso tra le mani. Tuttavia, in quel momento la sua mente non riusciva a concentrarsi sugli intrighi politici che le pagine raccontavano. I suoi pensieri continuavano a correre a Rukia, alle sue piccole mani che stringevano le sue, al suo sorriso quando era contenta di vederlo.
Sentiva le voci di suoi padre e delle sue sorelline che chiacchieravano allegramente al pianto di sotto e il rumore fastidioso delle lancette della sveglia sul comodino che ticchettavano il passare del tempo, ma di Rukia nessuna traccia.
Dopo pochi minuti, Ichigo sbuffò.
Non poteva starsene ad aspettare in quel modo, l'attesa lo faceva innervosire troppo!
Appoggiò il libro in malo modo sul comodino e si alzò dal letto, stiracchiandosi per rilassare i muscoli.
Visto che Rukia non era ancora arrivata, valeva la pena ingannare il tempo in modo produttivo. Si sarebbe fatto la doccia, quindi, così quando lei fosse arrivata avrebbe potuto dedicarsi interamente a lei.
Lo Shinigami Daiko frugò brevemente nell'armadio, cercando un paio di boxer pulito e una maglietta con cui dormire quella notte, quindi uscì nel pianerottolo.
-Io vado in doccia!- gridò, lungo le scale, all'indirizzo dei suoi parenti al piano di sotto.
-Va bene!- replicarono le sorelle, quasi all'unisono.
Ichigo entrò in bagno e chiuse la porta a chiave.
Meccanicamente, appoggiò i propri vestiti puliti sul mobile del bagno e aprì l'acqua calda, assaporando la sensazione rilassante dei getti d'acqua sulla propria pelle.
Si spogliò e si guardo allo specchio sopra al lavandino, cercando sul proprio viso indizi dell'allenamento piuttosto impegnativo che aveva sostenuto nei giorni passati, aiutato come sempre da Renji.
Per fortuna, quella volta sembrava essersela cavata soltanto con un graffio sulla mandibola, una ferita che poteva facilmente spiegare con una caduta, un momento di distrazione o una scazzottata a scuola, tutte spiegazioni che suo padre e i suoi compagni di classe avrebbero accettato senza fare tante storie, dato il carattere di Ichigo e la sua propensione a raddrizzare i torti del mondo a suon di pugni.
L'acqua aveva raggiunto la temperatura giusta e Ichigo si infilò soddisfatto nella doccia, rilassando i muscoli indolenziti sotto al getto caldo.
Quanto ci avrebbe messo Rukia ad arrivare?

Nel frattempo, nella Soul Society, Rukia stava cenando con il proprio fratello e il suo Tenente nella dimora della famiglia Kuchiki.
La riunione alla quale aveva partecipato si era protratta più a lungo del previsto e lei era stata invitata a restare almeno per cena (anche se Byakuya avrebbe ovviamente preferito che lei rimanesse anche a dormire lì, piuttosto che nell'armadio della stanza da letto di quel Sostituto Shinigami).
Renji, come al solito, mangiava con straordinario appetito e allegria, nonostante fosse in presenza del proprio compassato superiore, e sorrideva spesso, discutendo con Byakuya di affari riguardanti la Sesta Divisione, per una volta questioni che non prevedevano che lui subisse rimproveri dal proprio Taicho.
Rukia li ascoltava in silenzio. Non riusciva a concentrarsi su quanto stavano dicendo, in primo luogo perché non la riguardava, ma soprattutto perché la sua mente continuava a scivolare fuori dai cancelli della Soul Society, nel mondo materiale, dove Ichigo la stava aspettando.
Si chiedeva che cosa stesse facendo, se stesse pensando a lei, se sarebbe riuscita a liberarsi di quella cena presto per poter correre da lui.
-Rukia- disse Byakuya, ad un tratto, strappandola dai suoi pensieri romantici -Mi sembri piuttosto assente. Ti senti bene?-
Normalmente, Rukia sarebbe stata quasi commossa dall'attenzione che il fratello le mostrava, ma in quel momento avrebbe voluto scappare a gambe levate da quella richiesta di giustificazioni.
-Bene, bene, grazie Nii-sama- farfugliò, sperando che l'interrogatorio fosse finito.
-Capitano- disse Renji, velocemente -Stavo pensando a quella questione dei turni di lavoro...-
Byakuya ripose la sua attenzione nel proprio Tenente, preoccupato di impedirgli di avere strane idee che mettessero a repentaglio l'ordine e l'efficienza della sua Divisione, e Rukia tirò un piccolo sospiro di sollievo, ringraziando mentalmente il suo vecchio amico per esserle corso in aiuto con tanta prontezza.
Per quanto tempo ancora sarebbe rimasta intrappolata in quella cena, lontana da Ichigo?

Il Sostituto Shinigami uscì dalla doccia e si avvolse nell'accappatoio, inspirando profondamente.
Il suo corpo era decisamente più rilassato di prima, ma la sua mente continuava a contare i minuti che scorrevano lenti sulle lancette dell'orologio, chiedendosi se Rukia sarebbe arrivata presto.
Dopotutto, non sapeva nemmeno se sarebbe effettivamente venuta a dormire a casa sua o se sarebbe rimasta nella Soul Society.
Mentre si asciugava i capelli, i suoi pensieri indugiavano ancora su Rukia e, per un attimo, scivolarono sulla fantasia di fare la doccia con lei, un pensiero che gli colorò immediatamente le guance di rosso e che decise di censurare, almeno per il momento, visto l'effetto che gli faceva il solo pensarci.
Rise di se stesso e di suo padre, che era tanto preoccupato della sua presunta mancanza di interesse nel sesso opposto. Se avesse potuto trovarsi nella sua mente, in quel momento, non avrebbe più nutrito certi dubbi.
Ichigo scosse la testa, sia per rimuovere le ultime gocce d'acqua dai suoi capelli, sia per mandar via il pensiero di Rukia nella doccia dalla sua mente. Il loro rapporto non era ancora neanche lontanamente a quel livello, doveva dimenticarsi di quella situazione ancora per diverso tempo, se non voleva rischiare di fare un passo falso e rovinare tutto.
Lo Shinigami Daiko non aveva mai avuto una ragazza e non sapeva bene quali fossero le tempistiche adatte per far progredire un rapporto. Immaginava che la faccenda si sarebbe evoluta per lo più da sola, al momento opportuno, ma era improvvisamente molto insicuro riguardo alla propria capacità di gestire la situazione, e temeva che avrebbe finito per fare qualcosa di sbagliato, qualcosa che avrebbe fatto arrabbiare la sua piccola Rukia o l'avrebbe allontanata da lui.
Si sentiva stringere lo stomaco al solo pensiero.
Non doveva pensarci.
Si infilò i boxer e la maglia che aveva scelto poco prima dall'armadio e tornò in camera propria, gridando ai suoi familiari che il bagno adesso era libero.
Chiudendo la porta della propria stanza, avvertì i passi delle sue sorelle che salivano le scale.
La camera da letto era ancora tristemente vuota. Rukia non era arrivata.
Ichigo si lasciò cadere sul letto, sbuffando. Oramai erano le dieci passate, che cosa la tratteneva ancora lontana da lui?
Possibile che ci fossero problemi nella Soul Society? Avrebbe dovuto andare a controllare?
Normalmente non si sarebbe fatto problemi e sarebbe corso da Urahara per attraversare i cancelli che lo portavano nel mondo spirituale, ma quella volta si sentiva inibito proprio dalla medesima cosa che voleva farlo andare: Rukia. Ora che non erano più semplicemente amici, non poteva farle un'improvvisata del genere soltanto perché tardava di qualche ora. Ricordava vagamente alcune conversazioni delle sue compagne di classe, che si lamentavano dei fidanzati gelosi e possessivi che non le lasciavano sole un istante. Non voleva che Rukia pensasse questo di lui, non voleva essere il suo cane da guardia. Desiderava soltanto stare con lei il più a lungo possibile, e l'impazienza lo rendeva un tantino paranoico.
Si domandò come facevano gli altri ragazzi a gestire le proprie fidanzate, e sorrise al pensiero che Rukia fosse la sua fidanza. Non si erano mai detti nulla di così ufficiale, eppure Ichigo sapeva bene che non si sarebbe mai comportato come ora faceva con lei se non ci fosse stato qualcosa di serio e di importante tra loro. E sapeva anche che Rukia era fatta allo stesso modo: non gli avrebbe concesso neppure di tenerle la mano, se non avesse provato qualcosa di speciale per lui, qualcosa di unico.
Pensare a quello che Rukia poteva provare per lui gli faceva sentire le farfalle nello stomaco e, ne era certo, gli metteva in viso un'espressione sognante e un po' ebete. Improvvisamente era ben contento che non ci fosse nessuno lì a guardarlo mentre sorrideva in quel modo. Immaginava perfettamente le prese in giro di Renji e Ishida, per non parlare degli altri compagni di classe, che lo punzecchiavano sempre per il suo presunto disinteresse per le grazie femminili (un tema che sembrava molto caro a tutti, apparentemente). Quante volte lo avevano preso in giro perché non dava neanche uno sguardo a Inoue, che “era chiaramente cotta di lui” e “gli avrebbe lasciato fare quello che voleva con lei”?
Ichigo non aveva mai pensato all'amica in quel modo, la sua scelta era caduta invece sulla piccola Rukia, che tutti ritenevano meno interessante da quel punto di vista, ma che a lui pareva la persona più interessante al mondo.
Proprio mentre pensava questo, la finestra della sua stanza si aprì di scatto e Rukia entrò con un salto aggraziato, poggiando i piedi sul suo letto, proprio di fianco a lui.
Ichigo si sedette velocemente e sorrise.
-Eccoti!- disse, incapace di nascondere il sollievo di vederla lì.
La Shinigami sorrise di rimando, evidentemente contenta a sua volta di essere arrivata.
-Scusami, la riunione non finiva più e mio fratello mi ha invitata a cena-
Ichigo rise.
-Byakuya proprio non sopporta che tu stia qui con me, eh-
Rukia scosse la testa, chiudendosi la finestra alle spalle e sedendosi poi accanto a lui.
-Vuole soltanto proteggermi, credo- disse, fissando con dolcezza il pavimento, come se lì vi fosse Byakuya e lei volesse ringraziarlo con lo sguardo per le sua premure.
-Ichigo!- chiamò la voce di Isshin Kurosaki, da dietro alla porta -Con chi stai parlando?!-
Rukia impallidì e si gettò nell'armadio, sparendo proprio un secondo prima che la porta della stanza si aprisse.
-Papà!- protestò il Sostituto Shinigami -Quante volte ti ho detto che devi bussare prima di entrare!-
-Oh- fece Isshin, con aria melodrammatica -Cosa nascondi a tuo padre, figlio mio?!-
Ichigo sbuffò.
-Non c'è bisogno di aver qualcosa da nascondere per esigere un po' di educazione, insomma!-
Detto questo, si alzò dal letto e andò incontro al proprio padre, intimandogli con la propria avanzata di andarsene.
-Buonanotte, papà- disse, definitivamente, chiudendo la porta in faccia al proprio genitore e girando la chiave nella serratura.
Isshin, come sua abitudine, piagnucolò un po' riguardo all'impossibilità di avere un rapporto di confidenza con il proprio figlio, quindi si sentirono i suoi passi allontanarsi verso la sua stanza da letto, e Ichigo finalmente sospirò.
Si diresse verso l'armadio e lo aprì, rivelando una Rukia tutta raggomitolata, che si era fatta piccola piccola, come per sparire nel nulla.
-Via libera- disse Ichigo, sorridendole e chinandosi per tenederle la mano.
-Non si insospettirà se improvvisamente ti chiudi a chiave in camera?- domandò lei, restando seduta al suo posto.
Lo Shinigami Daiko sbuffò.
-Non mi importa, che pensi quello che vuole! Voglio stare un po' tranquillo con te-
Rukia arrossì lievemente. Non si era ancora abituata a ricevere un certo tipo di attenzioni.
Ichigo le sorrise.
-Dai, esci dall'armadio-
Rukia gli fece la linguaccia.
-E se invece volessi restare qui dentro?- lo provocò.
Ichigo rise. -Accetto la sfida!- esclamò, sedendosi accanto a lei a fatica.
La Shinigami rise. Lui era così alto che batté la testa quattro volte soltanto cercando di sedersi vicino a lei.
Ichigo si massaggiò la testa, lamentandosi di quello che lei lo costringeva a fare per starle vicino.
Rukia sorrise e lo baciò su una guancia, facendolo arrossire.
-Così stretti si sta molto bene- commentò, sussurrando.
Il Sostituto Shinigami guardò la sua compagna dolcemente e le passò un braccio attorno alle spalle.
Lei rilassò i muscoli e si appoggiò a lui, lasciandosi accogliere dal suo abbraccio.
-Mi mancavi tanto- disse, sinceramente, assaporando il profumo di pulito che Ichigo emanava.
Lui la strinse più forte e le diede un bacio sui capelli.
-Anche tu- confessò -Non vedevo l'ora che tu arrivassi-
Rukia si aggrappò con le sue piccole mani sottili alla maglietta dello Shinigami Daiko, stringendo la stoffa con fermezza.
-Renji sa tutto- disse, sussurrando.
Ichigo deglutì.
-Lo sapevo che se ne sarebbe accorto, ci conosce troppo bene- replicò, onestamente.
-Byakuya-nii-sama... sospetta qualcosa-
Ichigo sorrise.
-Ok, quindi la prossima volta che ci incontriamo cercherà di uccidermi o mi farà uno di quegli interrogatori del genere “Che intenzioni hai con mia sorella” ?-
Rukia rise.
-Spero di no- rispose.
Ci fu una breve pausa, Ichigo ascoltò i loro respiri rallentare e regolarsi l'uno con l'altro.
-In ogni caso- riprese lei, facendosi coraggio -Che intenzioni hai con me?-
Ichigo la guardò e lei si sollevò dalla sua posizione per guardalo negli occhi.
Lui sorrise ed esercitò una leggera pressione sulla nuca di lei, per tirarla verso di sé e poterla baciare.
Rukia, per un istante paralizzata dalla sorpresa e dal piacere, gli mise le braccia intorno al collo e lo strinse forte a sé.
Al termine del bacio, Ichigo la guardò di nuovo negli occhi e le sorrise.
-Non voglio lasciarti andare mai più- confessò, stupendosi lui stesso di essere in grado di dire certe cose con tanta disinvoltura.
I grandi occhi di Rukia si fecero improvvisamente brillanti e liquidi, e lui ebbe paura di aver detto qualcosa che l'aveva resa infelice.
Al contrario, lei gli buttò di nuovo le braccia al collo e lo baciò intensamente.
-Restiamo assieme per sempre- gli disse, contenendo a malapena la felicità.
Ichigo l'abbracciò forte, al settimo cielo per aver avuto conferma che lei pensava di lui ciò che lui pensava di lei e che entrambi volevano la medesima cosa: non lasciarsi mai.
-Possiamo rimanere qui ancora un po'?- chiese Rukia, accarezzando il petto di Ichigo lentamente.
Lui annuì, inspirando a pieni polmoni il profumo della sua innamorata.
-Tutto il tempo che vuoi- le concesse, accarezzandole i capelli con affetto.

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Capitolo 3
*** 03 - Gaming/watching a movie ***


Ichigo aveva fatto di tutto per liberarsi della sua famiglia almeno per un pomeriggio e, straordinariamente, c'era riuscito: Karini e Yuzu erano andate a studiare da compagne di scuola e Isshin Kurosaki si stava prendendo cura dei propri pazienti nella clinica, una volta tanto.
La casa, quindi, era vuota, e Ichigo assaporava la prospettiva di avere diverse ore a disposizione per stare finalmente un po' da solo con Rukia senza doversi guardare alle spalle per ogni singolo rumore. Non che avesse in programma nulla di vietato ai minori, desiderava semplicemente di starsene tranquillo con la sua Rukia, senza interruzioni e senza lo sguardo esaltato di suo padre che stava chiaramente già pianificando il loro matrimonio.
Inizialmente, Ichigo aveva pensato di organizzare qualcosa di speciale, qualcosa di veramente indimenticabile, qualcosa che avrebbe fatto pensare a Rukia che lui era il fidanzato perfetto. Tuttavia, si era ritrovato tragicamente a corto di idee. Niente gli sembrava abbastanza interessante per lei né abbastanza originale da costituire un appuntamento invidiabile per una ragazza. Doveva ammettere che più la sua relazione con Rukia andava avanti, più si rendeva conto di non essere preparato a quella situazione e più scopriva che la sua capacità di improvvisazione non era così sviluppata. Sperava soltanto che a lei, in qualche modo, la loro relazione piacesse anche così, perché davvero non sapeva cosa inventarsi per migliorarla.
Per sua fortuna, Rukia sembrava perfettamente soddisfatta di come andavano le cose tra loro.
Quando le aveva parlato di quel pomeriggio in casa, invece di mostrarsi delusa (come lui aveva temuto) per la scarsità di romanticismo e fantasia dimostrata dal suo ragazzo, la shinigami aveva sorriso con aria deliziata (e deliziosa) commentando che un pomeriggio di tranquillità era proprio quello di cui aveva bisogno in quel momento e che sarebbe stata felicissima di passarlo assieme a lui. Ichigo aveva sorriso, felice di aver fatto la cosa giusta, anche se solo grazie ad un colpo di fortuna.
Si erano dati appuntamento alle tre, e Rukia arrivò puntualissima, portando con sé una torta al cioccolato e il proprio buonumore.
Ichigo, da parte sua, si era dato da fare per sistemare la casa e aveva sfoderato la sua play station 3 e una selezione di giochi che sperava potessero piacere alla sua lei. Soltanto mentre li tirava fuori dallo scaffale si era reso conto che non sapeva se Rukia avesse mai giocato con una console in vita sua e nemmeno quale tipo di giochi potessero piacerle. Sperava che almeno uno di quelli in suo possesso potesse essere di suo gradimento.
-Che cosa sono quelli?- domandò Rukia, indicando proprio la console e i giochi appoggiati vicino ad essa.
-Servono per giocare- rispose Ichigo, rendendosi improvvisamente conto che non sapeva come spiegare l'uso di quegli oggetti a qualcuno che non ne avesse già un'idea, anche solo vaga -Forse è meglio che ti faccia vedere come si fa-
Lei annuì, incuriosita.
Ichigo prese in mano il controller sentendosi più insicuro che mai. Ma cosa stava facendo? Non solo non era abbastanza colto o abbastanza fantasioso per portare la propria ragazza al cinema, a teatro o anche soltanto a fare una passeggiata nel parco; ora le proponeva addirittura di giocare ai videogiochi come se quello, invece di un appuntamento romantico, fosse un incontro tra due compagni delle elementari! Immaginava perfettamente che cosa avrebbe detto Byakuya se avesse scoperto che sua sorella era costretta a sopportare situazioni di quel genere: che erano squallide e che lo Shinigami Daiko era uno sprovveduto ed era pure dotato di pessimo gusto. Renji, probabilmente, avrebbe apprezzato quel tipo di passatempo, ma il fatto che il Tenente della Sesta fosse a favore faceva temere ancora di più ad Ichigo di aver sbagliato completamente mossa. Renji, dopotutto, non sembrava essere un esperto di appuntamenti galanti.
Senza che Rukia avesse il tempo di dire nulla, Ichigo appoggiò il controller a terra e sorrise, imbarazzato.
-Sai che c'è, Rukia? Ora... ora non ho molta voglia di giocare, che ne dici se facciamo qualcosa di diverso?- propose, senza sapere neppure lui dove stava andando a parare.
Rukia era confusa dall'atteggiamento impacciato e contraddittorio del suo compagno, ma era davvero troppo educata ed innamorata per fargli notare che si stava comportando da schizofrenico. Una volta sicuramente lo avrebbe subito preso in giro per la sua indecisione, ma ora nemmeno lei era più sicura di niente quando lo aveva accanto e non se la sentiva di sgridarlo per un difetto che sentiva essere anche suo.
-D'accordo- rispose, sorridendogli -Che cosa vorresti fare?-
Ichigo ammutolì. Non ci aveva pensato. Non riusciva a pensare a niente. Perché il suo cervello si rifiutava di funzionare proprio quando ne aveva più bisogno? In battaglia aveva sempre fatto il suo dovere, mentre ora lo lasciava imbarazzato a fare una figuraccia dopo l'altra proprio davanti a colei davanti alla quale avrebbe voluto apparire soltanto come eroico e meraviglioso.
-Ehm...- farfugliò, cercando di prendere tempo.
Lei rimase in attesa, osservandolo con un misto di dolcezza e impazienza.
-Che... che ne dici se andiamo al cinema?- propose infine lo Shinigami Daiko, in uno sforzo che gli parve erculeo.
Il viso di Rukia si illuminò nella tranquillità del salotto e la piccola shinigami sorrise.
-Non sono mai stata in un cinema del mondo materiale, sono curiosissima!- esclamò.
Ichigo si concesse un piccolo sospiro di sollievo. Dopotutto, forse non era così un disastro come ragazzo. Forse.
Per mezz'ora i due shinigami lessero trame e guardarono trailer dei film in programmazione a Karakura in quel momento, senza riuscire a decidere che cosa guardare. Infatti ,nessuno dei due voleva fare da guastafeste dicendo chiaramente cosa non gli sarebbe piaciuto. Ichigo non aveva il coraggio di rifiutare categoricamente le commedie romantiche temendo che lei invece le amasse e Rukia non osava affermare che anche lei non le sopportava e che avrebbe preferito un film d'azione o anche un cartone animato. Ogni volta che il pensiero la sfiorava pensava ad Inoue, al suo favoloso corpo anche troppo femminile e si sentiva un pesce fuor d'acqua. Lei, così impacciata e così poco femminile nell'aspetto, temeva di tradirsi dimostrandosi un maschiaccio anche nei gusti. Pareva che entrambi avessero curiosamente dimenticato di conoscersi oramai da molto tempo e di piacersi proprio perché i loro caratteri per molti versi erano simili. Rukia non immaginava che Ichigo amasse di lei proprio la sua spontaneità e il modo in cui era diversa da ogni altra ragazza che conosceva. Lui, dal canto suo, non aveva abbastanza stima in se stesso da rendersi conto che le piaceva proprio per quello che era e non per quello che forse avrebbe potuto essere.
Infine, si accordarono su un film di samurai, che sembrò a tutti e due una scelta sufficientemente adatta alle loro abitudini ed abbastanza neutra da consentire loro di non sbilanciarsi con dichiarazioni irrevocabili sui propri gusti. Ichigo pensò che se il film si fosse rivelato troppo noioso avrebbero sempre potuto andarsene in anticipo e mangiare un gelato da qualche parte o passeggiare per le vie di Karakura, magari tenendosi per mano. Rukia pensò che aveva sentito mille volte raccontare da Matsumoto che i giovani nei cinema si baciano di nascosto nelle file sul fondo della sale e che, forse, era venuto anche per lei il momento di attraversare quel rituale romantico.
Tuttavia, quando finalmente furono pronti per uscire e Ichigo aprì la porta di casa, i due scoprirono che nel tempo che avevano impiegato per decidersi il tempo era cambiato e ora Karakura era investita da quello che sembrava un parente molto stretto del diluvio universale.
Rukia osservò il cielo grigio scuro con aria delusa.
-Accidenti, oramai ci tenevo tanto...- commentò distrattamente.
Ichigo fece spallucce. Sembrava che quel suo appuntamento non dovesse andare bene per nulla al mondo! Possibile che fosse così sfortunato, oltre che così inetto nell'organizzarsi? Era forse in atto una cospirazione contro di lui?
-Beh- disse lei rientrando verso il salotto -Non ci resta che mangiare la torta che ti ho portato-
Il Sostituto Shinigami, che aveva persino dimenticato il dolce, le sorrise dolcemente chiudendo la porta alle proprie spalle.
-Ma certo!- le rispose velocemente per non farle pensare che il suo gesto fosse poco gradito.
Rukia, muovendosi come se fosse a casa propria, apparecchiò rapidamente il tavolo da pranzo con due tovagliette, due piattini e due bicchieri e sfoderò la torta che le era costata tanta fatica, sperando che fosse almeno commestibile e che Ichigo non si rendesse mai conto che aveva chiesto aiuto a quasi tutta la Soul Society per farla.
Ichigo addentò allegramente la prima fetta e sorrise soddisfatto mentre briciole di cioccolato gli si aggrappavano alle guance e alle labbra.
Anche Rukia sorrise, in parte per il sollievo (la torta era veramente buonissima!) e in parte perché lui era così inconsapevolmente bello, anche con il viso affondato fino alle orecchie nella torta.
Per un po' furono liberi del loro perenne imbarazzo. Mangiarono assieme diverse fette di torta e risero parlando delle solite cose: la Soul Society, il contrasto tra Byakuya e Renji, l'uno così preciso e l'altro così pasticcione. Ichigo raccontò storie sull'Undicesima Divisione, una fonte inesauribile di divertimento e follia, Rukia rise e gli parlò dei due terzi seggi della Tredicesima e del modo comico e tenero in cui si prendevano cura di Ukitake (spesso e volentieri esagerando con le loro premure e finendo per fare più danni che altro).
Ad un tratto Rukia si rese conto di come le cose stessero improvvisamente procedendo in modo naturale e spontaneo, senza bisogno di porsi tutti quei problemi su quale fosse la cosa giusta da dire o da fare. Dopotutto lei adorava Ichigo proprio per la sua naturalezza, per il suo temperamento istintivo e genuino, per il suo sapersi sempre comportare nel modo adatto alla situazione senza pensarci troppo, facendo la cosa giusta al momento giusto soltanto perché l'avvertiva a pelle, senza passare ore a pensarci.
-Che c'è?- domandò lui, interrompendo quello che stava dicendo.
Rukia arrossì. Si era accorto che non lo stava ascoltando, che si era persa nei suoi pensieri!
-N-niente...- rispose, di nuovo impacciata -Come mai?-
-Stavi facendo un sorriso strano- rispose Ichigo, incuriosito.
-Scusami- replicò lei -Stavo solo pensando che sto bene così... con te-
Le guance di Ichigo divamparono in modo incontrollabile e lui si schiarì la voce, sperando che questo in qualche modo potesse farle tornare di un colore normale.
-Anch'io... anch'io sto bene così, con te- replicò, distogliendo lo sguardo da lei per l'imbarazzo.
Rukia sorrise e si alzò dalla sedia senza aggiungere altro. Ichigo la guardò stupito mentre lei andava a sedersi sul divano e gli faceva cenno di seguirla.
-Perché non vieni qui con me?- domandò lei, con tono inconsapevolmente seducente.
Ichigo deglutì e si alzò immediatamente da tavola, come obbedendo ad un ordine, e si sedette vicino a lei, così vicino che avrebbero potuto toccarsi, se lo avessero voluto.
Rukia lasciò scivolare via le ciabatte dai piedi sottili e, con un movimento fluido, ripiegò le gambe sul divano inclinandosi al tempo stesso verso di lui e appoggiandosi al fianco destro di uno stupitissimo Ichigo.
-Il rumore della pioggia è bellissimo- commentò, assorta in chissà quali pensieri.
Ichigo le passò un braccio attorno alle spalle in silenzio, ascoltando il suono delle gocce che cadevano sui vetri delle finestra.
Rimasero in quella posizione per un po', pensando a tutti e a niente. Ogni tanto Ichigo accarezzava lentamente la spalla di Rukia e lei si muoveva appena contro di lui, coccolandolo appena con il suo copro sottile.
Dopo un po', il telefono che Rukia portava con sé squillò e Ichigo si scosse dal proprio torpore.
La ragazza, sollevandosi dalla spalla dello Shinigami Daiko, si affrettò a frugare nella propria borsetta e a rispondere.
-Sì...?-
Ichigo rimase in silenzio ad osservarla mentre la sua attenzione era rivolta alla persona all'altro capo del telefono. Sperava che non fosse qualcuno venuto a sottrarla al loro per ora piuttosto impacciato pomeriggio assieme. Voleva avere ancora l'occasione di fare qualcosa di concreto con quell'appuntamento, improvvisamente era quasi certo di esserne in grado.
-Tutto bene- disse la ragazza, sorridendo appena -Mi sto concedendo un po' di riposo-
Istintivamente, Rukia si alzò dal divano e prese a camminare per la stanza.
Ichigo pensò con un po' di malinconia che lei si era allontanata e si chiese se fosse stato davvero un gesto puramente istintivo o se lei non volesse piuttosto impedirgli di ascoltare la conversazione.
Subito dopo, si disse che stava diventando paranoico e che essere innamorato gli faceva un brutto effetto. Doveva darsi una calmata. Promise e se stesso che, piuttosto che essere ossessivo riguardo a chi telefonava alla sua Rukia, avrebbe reso il tempo che trascorreva con lui così appagante da farle dimenticare l'esistenza del telefono.
Nel frattempo, la conversazione della ragazza era andata avanti con qualche frase banale e, finalmente, lei salutò e terminò la conversazione.
-Scusami- disse, rivolgendosi a lui -Credevo di averlo spento.-
-Chi era?- domandò lui, d'istinto, senza lasciarsi il tempo di chiedersi se non fosse un po' fuori luogo fare una domanda personale come quella.
Rukia, per fortuna, non sembrò infastidita e, spento il telefono, lo ripose nella borsetta.
-Nii-san voleva assicurarsi che stessi bene- rispose.
Ichigo cercò di ignorare il brivido che gli aveva oltrepassato la schiena al pensiero di un Byakuya nervoso e preoccupato delle sue intenzioni con la sorella. Avrebbe evitato quello sguardo freddo e quella conversazione più a lungo possibile, a costo di non farsi mai più rivedere nella Soul Society.
-Che c'è?- chiese Rukia, sedendosi di nuovo al suo fianco.
-Niente- replicò velocemente lui, cercando di scacciare l'immagine di Byakuya dalla sua mente per la seconda volta in poche ore.
Rukia rimase in silenzio, come aspettando che lui prendesse di nuovo in mano le redini della situazione.
Ichigo cercò di ignorare la voce dentro di sé che lo rimproverava ancora una volta per essere un ragazzo veramente inetto e prese di nuovo in mano i controller della play station.
-Beh, visto che il cinema è saltato, che ne dici se ti mostro quella cosa di cui parlavamo prima?-
Rukia gli fece un sorriso decisamente incoraggiante.
-Mi piacerebbe molto- rispose, allegra.
Lo Shinigami Daiko rilassò i muscoli delle spalle e accese play station e schermo della tv, si sedette di nuovo sul divano accanto a lei e le porse un controller.
Quando lo schermo di accese caricando l'ultima schermata di gioco, Ichigo si rese conto che ultimamente si era dedicato al retrograming riscoprendo Final Fantasy 7, al quale aveva giocato soltanto da bambino e che per molti versi non era riuscito ad apprezzare come ora invece stava facendo.
-Ooh- fece Rukia, stupita dalle immagini decisamente poligonali apparse sullo schermo.
-Ehm... questo è un gioco vecchio, forse vorresti provare qualcosa di più nuovo...- farfugliò Ichigo, alzandosi per recuperare il cd di qualche capitolo più recente.
Rukia, tuttavia, lo trattenne delicatamente per la maglietta e lo invitò a sedersi di nuovo accanto a lei.
-Tu stavi giocando a questo, fammi vedere che cos'è-
Ichigo si ricordò della promessa di rilassarsi ed essere meno impacciato e decise di accontentare la richiesta che lei gli aveva fatto, dunque si mise a raccontarle la trama del gioco e il meccanismo che le consentiva di controllare le azioni dei personaggi premendo i vari pulsanti dei controller.
Rukia sembrava assolutamente deliziata e incuriosita da quel mondo a lei completamente estraneo e volle cimentarsi immediatamente nelle battaglie, ridendo per le buffe mosse dei personaggi e affezionandosi alla fanfara della vittoria.
Finalmente, i due avevano rotto definitivamente il ghiaccio e trovato un'attività capace di farli divertire fio a sera. Si accorsero di quanto tempo era passato soltanto al rientro di Yuzu e Karin che accesero la luce lamentandosi del buio nella stanza.
Prima che tornasse anche Isshin e pretendesse di avere Rukia ospite a cena, Ichigo ritenne che fosse il caso per la ragazza di tornare nella Soul Society. Lei confermò che era ora di andare facendo riferimento alla telefonata di Byakuya e al fatto che sarebbe stato in pensiero se non si fosse fatta viva per cena.
Salutandosi sulla porta di casa, Rukia si sollevò per dargli un bacio sulla guancia e Ichigo sentì chiaramente il capogiro.
La prossima volta, promise alle stelle oramai splendenti nel cielo, le avrebbe regalato un vero appuntamento romantico da manuale.

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