Angel with a shotgun di Fiamma Erin Gaunt (/viewuser.php?uid=96354)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***
Capitolo 3: *** Cap 3 ***
Capitolo 4: *** Cap 4 ***
Capitolo 5: *** Cap 5 ***
Capitolo 6: *** Cap 6 ***
Capitolo 7: *** Cap 7 ***
Capitolo 8: *** Cap 8 ***
Capitolo 9: *** Cap 9 ***
Capitolo 1 *** Cap 1 ***
Cap
1
Fiamma
aprì gli occhi non
appena udì il trillo della sveglia. Si stiracchiò
pigramente, domandandosi per
quale accidenti di motivo Eric l’avesse impostata tanto
presto.
Già,
il giorno della Scelta.
Fece
per rotolare giù dal
letto, ma un paio di mani possenti le cinsero i fianchi e la tirarono
nuovamente indietro.
-
Scappi già? – borbottò, la
voce ancora lievemente assonnata, chinandosi a baciarle una spalla.
Il
tocco del metallo dei
piercing sulla pelle nuda le fece correre un brivido freddo lungo la
schiena.
Si
voltò verso di lui,
giocherellando distrattamente con quello che portava sul capezzolo.
-
Giorno della Scelta. Tanti
gioiosi sedicenni pronti ad affrontare tutte le torture che la tua
mente
diabolica escogiterà, non ti ricordi? –
Eric
sogghignò. Già, per un
attimo se n’era dimenticato. Sarebbero state dieci settimane
particolarmente
divertenti, ne era sicuro.
-
Manca ancora un po’, non
dobbiamo per forza alzarci subito – le fece notare,
sorridendo malizioso, mentre
le accarezzava il fianco con lenti movimenti rotatori.
-
Forse per te, mr Capofazione,
ma io devo raggiungere Zeke e Nicole. Dobbiamo andare alla cerimonia.
–
-
Sono già in due, credi
davvero che a quei mocciosi serva una terza baby sitter? –
Fiamma
si strinse nelle spalle.
– Non le faccio io le regole. –
Sbuffò,
liberandola dalla sua
presa d’acciaio, e annuì: - D’accordo,
divertiti con i bambini. –
Scivolò
fuori dalle lenzuola,
raggiungendo l’armadio, alla ricerca di una tenuta pulita.
Sentiva su di sé lo
sguardo rapace del ragazzo, che sembrava volerla consumare con
l’intensità con
cui la guardava.
-
E mettiti qualcosa addosso, o
giuro che ti riporto a letto e più tardi
affronterò tutte le ramanzine di Max –
la minacciò, accennando all’unica protezione del
completo intimo che indossava.
Fiamma
si voltò verso di lui,
mordicchiandosi il labbro con aria volutamente provocante. –
Quindi immagino
che tu non voglia fare la doccia con me, Capofazione Eric? –
Lo
sguardo del ragazzo
s’incupì, come faceva sempre quando era irritato o
desiderava qualcosa. Si alzò
dal letto con un solo poderoso colpo di reni e la raggiunse in una
frazione di
secondo, caricandosela in spalla e puntando verso il bagno.
Rise,
divincolandosi e
scalciando senza troppa convinzione, finchè non venne
infilata sotto la doccia
ed esposta al getto gelido dell’acqua.
Era
sempre così al quartier
generale. L’acqua calda arrivava dopo una decina di minuti,
prima di allora si
rischiava il congelamento.
-
È gelida – esclamò,
sgusciando via come avrebbe fatto un gatto, e fissandolo con aria
imbronciata.
Gli
occhi grigi del Capofazione
luccicarono al di sotto delle ciocche scure. In quell’anno
non aveva mai
tagliato i capelli e adesso gli arrivavano fino alla base del collo.
Combinati
ai piercing e ai tatuaggi, formavano un look selvaggio che a Fiamma
piaceva.
-
Te la sei cercata – decretò,
scoccandole un bacio a fior di labbra a tradimento.
-
Ti odio, lo sai, vero? –
-
No, non è vero. –
Scosse
la testa, facendo
ondeggiare le onde corvine. Come sempre aveva ragione: non sarebbe mai
stata
capace di odiarlo.
Un
discreto bussare interruppe
la loro scaramuccia mattutina.
Andò
ad aprire Eric, trovandosi
davanti quella bambola in miniatura che rispondeva al nome di Nicole.
-
Scricciolo, ti serve
qualcosa? –
-
La mia migliore amica, sempre
che tu non abbia deciso di sequestrarla – replicò,
intrufolandosi nello spazio
tra il braccio e l’infisso e puntando verso il bagno.
Fiamma
emerse dal bagno con i
capelli legati in una crocchia maldestra, ancora mezzi bagnati, e la
divisa
appena infilata. Sorrise davanti all’espressione contrariata
dell’amica.
-
Non dirmi che hai intenzione
di presentarti così – commentò Nicole,
scrutandola dalla testa ai piedi.
Studiò
il suo riflesso allo
specchio, accigliandosi. Effettivamente un po’ di trucco ci
voleva.
-
Dammi due minuti e ho fatto –
garantì, prima di aggiungere, - Zeke che fine ha fatto?
–
-
Max lo ha dispensato dal
lavoro, ieri ha avuto il turno di notte. –
Eric
alzò gli occhi al cielo.
Accompagnare dei ragazzini fino alla Residenza non presupponeva certo
chissà
quali incredibili abilità psicoattitudinali, per cui non
vedeva come il sonno
arretrato potesse compromettere il compito. Certi comportamenti da
ragazzina
non li avrebbe mai capiti.
Mentre
scacciava via le sue
rimostranze, un atroce dubbio si fece lentamente strada dentro di
sé.
-
Chi è che prende il suo
posto? –
-
Bas. –
Rilassò
i muscoli delle
braccia. Era strano, ma fino a quel momento non si era reso conto di
averli
irrigiditi. Pensare a Reaper gli faceva sempre quell’effetto,
anche a distanza
di un anno. Il fatto che dovesse averci a che fare durante ogni
riunione, poi,
non lo aiutava certo nel mantenere la calma.
-
Pronta – annunciò trionfante,
facendo nuovamente capolino e dirigendosi verso di loro.
Il
trucco era leggero, come
sempre quando non doveva partecipare a qualche festa o non usciva sul
tetto
insieme al resto del gruppo, ma la crocchia aveva lasciato il posto a
una massa
di onde perfettamente modellate che le ricadevano sulle spalle fino a
metà
schiena. La pantera formata da tribali che aveva tatuato durante
l’iniziazione
spiccava sull’anca lasciata scoperta dal top;
sull’altro lato, invece, era
raffigurato il tatuaggio di un diamante. Se l’era fatto dopo
che Eric le aveva
mostrato il suo “diamante/promessa di matrimonio”
sul cuore.
Si
alzò in punta di piedi,
baciandolo con passione. Eric le cinse i fianchi e la strinse a
sé, quasi
volesse fondere i loro corpi.
-
D’accordo, piccioncini,
adesso basta – decretò Nicole. – Sul
serio, non sta andando in guerra, vi
rivedrete tra un paio d’ore. –
Sospirò,
scuotendo la testa
rassegnata. Quando quei due entravano in contatto diventavano
impossibili da
separare, neanche fossero calamite.
-
Sto per andarmene! – esclamò.
Quelle
parole sembrarono essere
magiche perché Fiamma si tirò indietro,
ridacchiando, e fece tintinnare le
unghie sul petto muscoloso del ragazzo.
-
Ci vediamo più tardi. –
Eric
annuì. – Non vedo l’ora. –
assicurò, lasciando che nelle sue parole trasparisse
precisamente cosa non
vedeva l’ora di fare.
*
La
Cerimonia della Scelta era
quasi giunta al termine quando avvenne la decisione che
attirò la sua
attenzione. Alexandra Murter scelto di unirsi agli Intrepidi. Murter.
Il
cognome era lo stesso di Eric, ma le somiglianze finivano
lì. Lunghi e
lievemente ondulati capelli biondi e occhi di una sfumatura indefinita
che era
un po’ un mix tra il grigio, l’azzurro e il verde.
Eric le aveva spiegato che
lui aveva ripreso tutto da suo padre mentre la sorellina era
più simile alla
madre.
Fiamma
la osservò mentre si
avvicinava lentamente a loro, scrutandoli con un misto di
curiosità e timore, e
per un attimo le ricordò come doveva essere apparsa lei il
giorno della Scelta.
Tra il fragore delle acclamazioni, nessuno fece caso al fatto che aveva
lasciato il suo posto e l’aveva presa per mano, dirigendola
in uno degli angoli
più tranquilli.
-
Benvenuta tra gli Intrepidi,
sono Fiamma – si presentò, sorridendole
amichevolmente.
La
vide tentennare un attimo
prima di ricambiare la sua stretta.
Conosceva
abbastanza bene le
abitudini dei membri delle altre Fazioni per sapere che, eccezion fatta
per i
Pacifici, tutto quel contatto fisico non necessario li metteva a
disagio.
-
Hai fatto una Scelta
coraggiosa – considerò, mentre l’ultimo
ragazzo veniva chiamato.
-
Ti ringrazio. –
Le
urla che si levarono
confermarono che anche lui aveva scelto gli Intrepidi.
-
Devo tornare al lavoro. Ci
vediamo al quartier generale. E, Alexandra? – aggiunse, poco
prima di
allontanarsi.
-
Sì? – domandò, perplessa.
-
Sii coraggiosa. –
Mentre
passava in rassegna gli
scompartimenti del treno, individuò la chioma bionda della
ragazza. Era
seduta in un angolo con le spalle poggiate contro la parete del vagone,
e
chiacchierava amichevolmente con i due gemelli, entrambi biondissimi e
dagli
occhi verdemare, che avevano lasciato i Candidi.
Eruditi
e Candidi potevano
essere un’accoppiata vincente quando si trovavano entrambi ad
affrontare l’iniziazione
tra gli Intrepidi. Lei lo sapeva bene, non per niente il suo ragazzo un
tempo
era uno di loro.
-
Cos’ha di speciale
quell’iniziata? – le chiese d’un tratto
Nicole, rimastale accanto per tutto il
tempo nella speranza di non dover parlare con Bas più di
quanto fosse
strettamente necessario.
La
rottura tra loro due poteva
quasi essere definita storica, ormai, ma entrambi sembravano incapaci
di non
arrossire come peperoni e balbettare cose senza senso quando si
trovavano a tu
per tu.
-
È la sorellina di Eric,
sembra simpatica. –
-
Non farti sentire da Eric
mentre dici che potresti diventare amica di un’iniziata,
anche se la ragazza in
questione è sua sorella – rise, strappandole un
sorrisetto divertito.
-
Preparatevi a scendere! –
La
voce di Bas riecheggiò per
tutto il treno.
Ecco,
era arrivato il momento
della verità. Quanti di loro sarebbero riusciti ad arrivare
incolumi
all’ingresso?
Prese
una lieve rincorsa,
lanciandosi nel vuoto e atterrando con precisione sul tetto. Nicole e
Bas la
raggiunsero un secondo più tardi.
Uno
dopo l’altro gli iniziati
interni li raggiunsero, seguiti dai trasfazione. Mancava ancora
qualcuno però.
Quando l’ultimo vagone stava per oltrepassare la piattaforma,
Alexandra e la
sua amica Candida saltarono fuori, rotolando sul selciato.
Si
alzarono in piedi,
spolverandosi i vestiti a vicenda e ridendo divertite.
-
Sembra che la tua protetta ce
l’abbia fatta – commentò Nicole,
sorridendo.
Già,
a quanto sembrava quella
ragazza si sarebbe presto rivelata una scoperta vincente.
L’euforia
generale venne
interrotta da Eric che, circondato da altri due Intrepidi, era salito
sul
cornicione del tetto. Tra di loro riconobbe gli occhi smeraldini di
Reaper.
-
Avvicinatevi – ordinò. – Sono
Eric, uno dei vostri Capofazione. L’accesso al nostro
quartier generale si
trova alcuni metri più sotto; l’ingresso
è alle mie spalle. –
Gli
iniziati ci misero un paio
di secondi a registrare il significato di quelle parole.
-
Dobbiamo saltare di nuovo?
– chiese uno dei Candidi, con tono lamentoso.
-
Oppure puoi semplicemente
raggiungere gli Esclusi, credo che ti troveresti bene tra di loro. A te
la
scelta – ribattè, sorridendo sprezzante.
-
Cosa c’è sotto, acqua? –
Stavolta
a parlare era stato un
Erudito.
Il
ghigno di Eric si allargò
ancora di più.
-
Forse. Perché non salti e lo
verifichi da te? –
Nicole
scosse la testa, dandole
di gomito: - Sembra che il tuo ragazzo si stia divertendo un mondo nel
terrorizzarli. –
Fiamma
annuì. Sì, era provvisto
di una certa vena sadica che in quelle occasioni si faceva
più evidente che
mai.
-
Allora, chi vuole saltare per
primo? Qualche interno, magari? – chiese, scrutandoli uno per
uno con i suoi
gelidi occhi grigi.
-
Nessuno? –
Alexandra
si fece avanti,
avanzando risoluta. – Vado io. –
Eric
annuì, all’apparenza per
niente sorpreso dal fatto che fosse stata proprio lei a farsi avanti.
Forse
credeva che la sorellina fosse ben intenzionata a guadagnarsi il suo
rispetto
fin dal principio.
Fiamma,
dal canto suo, era
certa che ce l’avrebbe fatta. Glielo leggeva negli occhi, che
fissavano il
vuoto con espressione a metà tra lo spaventato e
l’eccitato.
-
Prima che faccia notte,
biondina. –
Piegò
le ginocchia, prendendo
lo slancio, e si lasciò cadere giù. Non emise un
fiato per tutta la discesa e
poco dopo la voce di Quattro giunse fino a loro. – Prima a
saltare … Alex! –
Le
acclamazioni degli Intrepidi
sembrarono fare da carburante per il coraggio degli iniziati
perché la Candida
bionda si fece avanti a sua volta, seguita dal gemello e a mano a mano
da tutti
gli altri finchè sul tetto non rimasero i sei Intrepidi che
li avevano accolti.
Bas
e Reaper si lanciarono uno
dopo l’altro, seguiti da Jez e Nicole.
-
Ti sei divertito parecchio
non è vero? – gli chiese, scrutandolo con
attenzione. Non c’era rimprovero
nella sua voce, solo un semplice tono di constatazione.
-
Ho appena cominciato a
divertirmi – la corresse Eric. Poi accennò alla
rete: – Salti tu o vado prima
io? –
-
Vado io – decretò, prendendo
la rincorsa. Poggiò le mani sul bordo del cornicione e si
librò nell’aria,
avvitandosi in un triplo carpiato, per poi rimbalzare sulla rete
elastica.
Il
boato entusiasto che
l’accolse le fece capire che gli iniziati erano ancora
riuniti lì intorno.
Lasciò che Quattro l’aiutasse a scendere e pochi
secondi dopo fu Eric a
rimbalzare sulla rete. Scese da solo, affiancandola e dirigendosi con
lei verso
l’atrio.
Si
addossò alla parete,
lasciandole la parola.
-
Per quanti di voi non lo
sapessero, sono Fiamma e sarò una degli Istruttori che
seguiranno la vostra
iniziazione. I figli degli Intrepidi vadano con Bas e Reaper, i
trasfazione con
me e Quattro – decretò, indicando prima il ragazzo
biondo del treno e il
Capofazione dagli occhi verdi e poi il ragazzo che li aveva accolti
dopo il
salto.
Lanciò
un’occhiata a Eric,
inarcando un sopracciglio: - Hai qualcosa da aggiungere? –
-
Per il momento no. –
Poi,
quando i ragazzi vennero
chiamati da Quattro per il consueto giro d’orientamento, si
chinò a sussurrarle
all’orecchio: - In effetti qualcosa da dire ce
l’avrei. –
-
Cioè? –
-
Sei tremendamente sexy quando
fai la dura, lo sai? –
Sorrise,
compiaciuta. – Ho
imparato da un vero e proprio maestro nell’arte di fare il
duro. –
-
Andiamo a cena, ho fame –
decretò poco dopo, incamminandosi verso il refettorio.
Non
si tenevano per mano, non
quando qualcuno avrebbe potuto vederli, perché fare la
coppietta sdolcinata non
faceva proprio per loro, ma le loro braccia si sfioravano mentre
camminavano e
gli sguardi che si lanciavano non lasciavano spazio a dubbi sul fatto
che tra
di loro ci fosse molto più di quanto non dessero a vedere.
Spazio autrice:
Vi avevo promesso un sequel? Ebbene, eccovi
accontentati. Ho cancellato “I can see fire in your
eyes” per unire le due
storie, quindi troverete il personaggio di Alexandra con qualche
piccola
modifica. La storia verrà raccontata alternando i POV di
Fiamma, Eric, Richard
e Alexandra. Consiglio a quanti non l’hanno ancora fatto la
lettura di “Be
dauntless is a tough job but someone has to do it”
perché ci saranno molti
nuovi personaggi rispetto a Divergent & co e lì
vengono introdotti e
approfonditi meglio. Ho provato anche a fare una sottospecie di banner
(?) con
il cell e spero che non venga troppo schifoso. Per quanto riguarda
Eric,
malgrado lo immagini come nel libro (moro e non biondo come Jai
Courtney), ho
ripiegato su di lui perché non sono riuscita a trovare un
prestavolto che mi
soddisfacesse. Direi che per il momento è tutto, spero di
ritrovare le
fantastiche ragazze che seguivano l’altra long. Alla prossima.
Baci baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 2 *** Cap 2 ***
Cap 2
Eric stava puntando verso il tavolo a cui erano
seduti Zeke, Nicole e il
resto del gruppo, ma Fiamma lo prese per mano e lo costrinse a deviare
verso i
trasfazione e Quattro. Prese posto accanto a lei, mentre
quest’ultima si
accomodava accanto al Rigido, trovandosi proprio davanti agli occhi
familiari
di Alex che lo fissavano allegri. Sembrava sapesse perfettamente che
doveva far
finta di non conoscerlo finchè non fossero stati in privato.
Non voleva che
qualcuno pensasse che fosse un cuore tenero o che facesse preferenze
per la
sorellina.
Selezionò un paio di hamburger e si
servì una generosa dose di patate
fritte per poi passare il piatto a Fiamma.
- Mettici questo – disse la ragazza,
rivolgendosi all’ex Erudita,
passandogli la bottiglietta del ketchup.
Alexandra la prese, rigirandosela tra le mani con
curiosità scientifica.
- È una specie di salsa concentrata e
insaporitrice di pomodoro, giusto?
– chiese, desiderosa di conferme.
- Dio del cielo, perché voi Eruditi
dovete sempre parlare in modo così
difficile? È comunissima salsa di pomodoro, stop –
disse il gemello ex Candido,
mentre la sorella gli affibbiava uno scappellotto dietro al collo.
- È precisione di linguaggio, una cosa
da Eruditi, un po’ come essere un
perfetto imbecille è una cosa da te. –
- Guarda che sei la mia gemella, Jo, quindi
condividiamo i neuroni. –
- Spero di no, visto che la metà dei
tuoi sono chiaramente fuori uso –
borbottò Alex, abbastanza forte da essere udita da tutto il
tavolo.
Fiamma rise, mentre Quattro prendeva
diplomaticamente un altro boccone
di carne e si sforzava di non strozzarsi; Eric stesso fece un piccolo
sorriso,
affrettandosi a farlo sparire quando Fiamma si voltò verso
di lui.
- Guarda che ti ho visto. Sorridere non ti
ucciderà – gli sussurrò
all’orecchio.
- Non stavo sorridendo –
replicò.
- Certo … e io non ti sto palpeggiando
– disse, allungando una mano
sulla sua gamba, accuratamente nascosta sotto il tavolo, e muovendola
dal
ginocchio verso l’alto.
Eric si irrigidì, lanciandole uno
sguardo lussurioso, mentre quella
delicata mano impertinente continuava la sua corsa verso
l’alto. Quando ci si
metteva lo faceva completamente impazzire e anche in quel preciso
istante
doveva far appello a tutto il suo autocontrollo per impedirsi di
afferrarla per
una mano e trascinarla via sotto gli sguardi maliziosi di tutti i
presenti.
L’arrivo di Richard lo salvò
proprio sul gong.
In quell’anno passato a stretto
contatto, visto che il ragazzo si era
offerto di aiutarlo a prendere confidenza con tutti gli affari dei
Capofazione
adducendo la scusa che avere a che fare con Reaper avrebbe sicuramente
condotto
uno dei due al camposanto, avevano stretto una bella e solida amicizia.
Non
ricordava di avere mai avuto un migliore amico, uno che era quasi una
specie di
fratello maggiore.
Il ragazzo gli posò una mano sulla
spalla, lanciando un’occhiata
all’iniziato più vicino che si spostò
per cedergli il posto, e si lasciò cadere
pesantemente sulla panca.
- Sono distrutto – borbottò,
afferrando il piatto che Quattro gli
porgeva e recuperando con l’altra mano la brocca
d’acqua.
Alzò lo sguardo giusto in tempo per
cogliere l’occhiata di Jo,
l’iniziata Candida, che lo osservava con particolare
attenzione.
- Sei il figlio di Jack Kang, Richard, giusto?
–
Annuì, infilzando l’
hamburger con più forza di quanta fosse realmente
necessaria.
- Altri Candidi impiccioni, magnifico, ne sentivo
proprio la mancanza –
borbottò, strappando un accenno di risata a Eric.
- Come te li sei fatti questi? – chiese
d’un tratto Fiamma, allungando
una mano per seguire le lievi ombrature scure che si stavano
rapidamente
formando sulle braccia del Capofazione.
- Una piccola discussione con Rafael –
rispose per lui la quinta e unica
Capofazione donna.
Kendra era la figlia più piccola di
Max, l’unica a essere rimasta negli
Intrepidi se si escludeva il secondogenito del Capofazione, Christian,
e
sembrava che nessuno considerasse mai Chris. Aveva una meravigliosa
carnagione
caffè latte, che le veniva dal miscuglio di pelle scura del
padre e bianchissima
della madre, lisci capelli castano scuro e occhi di un penetrante e
singolare
color ambra. Era bellissima, ma in diciotto anni aveva avuto un numero
di
relazioni inferiori alle dita di una mano. L’essere figlia di
Max tendeva a
scoraggiare gli Intrepidi e neppure il suo carattere era esattamente
quello che
veniva definito amorevole. Era formidabile nelle arti marziali, in
aggiunta a
ciò, ed Eric aveva seriamente preso in considerazione
l’idea di chiederle di
istruirlo circa il kempo e il ju jitsu poi però la sua
indole orgogliosa aveva
cancellato prontamente l’idea.
Fiamma alzò gli occhi al cielo,
sbuffando.
- Questa volta cosa ha fatto? –
Rafael era una mina vagante, un tipo capace di
dare solo problemi, e lui
e Richard sembravano essere nemesi naturali, proprio come Eric e Reaper.
- Respira – borbottò, prima
di correggersi, - O almeno respirava quando
l’ho lasciato in infermeria. Sono troppo ottimista se spero
che sia morto? –
Quattro scosse la testa, tornando a dedicare la
sua attenzione alla
cena.
- Richard … - lo rimproverò
Fiamma. Bastava solo che pronunciasse il suo
nome con quella particolare inflessione per riuscire a dare un
significato
tutto speciale alla parola. Inizialmente Eric aveva passato giorni
interi a
rimuginare sul rapporto che c’era tra quei due e a chiedersi
se avrebbe dovuto
esserne geloso, ma poi aveva scoperto che era identico a quello che
c’era tra
lui e Richard. Cameratismo, rispetto, fratellanza.
Richard si strinse nelle spalle, sfoderando il suo
sorriso da
inguaribile canaglia che era in grado di far sciogliere i cuori di tre
quarti
della popolazione femminile della Residenza.
- D’accordo, magari non proprio morto,
solo gravemente menomato. –
- Chi è che sarebbe gravemente
menomato? – chiese Nicole, facendo
capolino da dietro di lui e appoggiandosi al braccio muscoloso.
- Rafael. –
Arricciò il naso, in una buffa
espressione che la faceva assomigliare
vagamente a un cricetino, - Non mi piace quel tipo –
sentenziò.
- A proposito di tipi che non ci piacciono
– disse d’un tratto Richard,
indicando con un cenno del
capo alla sua
destra, - Guardate un po’ chi sta arrivando. –
Reaper e Bas puntavano verso il loro tavolo, ma
all’ultimo momento il
biondo sembrò essersi ricordato di qualcosa
d’importantissimo perché cambiò
direzione e puntò verso il tavolo di Jez e Ross.
- Ti serve qualcosa? – chiese
bruscamente Eric, inarcando un
sopracciglio.
Non era esattamente aggressivo, non ancora, ma
Fiamma gli posò comunque
una mano sulla sua. Aveva notato che il contatto fisico con lei lo
aiutava a
rilassarsi e solo Dio sapeva se ne aveva bisogno quando si trovava
davanti quel
particolare collega.
- In effetti sì.
C’è bisogno di un paio di persone in sala
riunioni,
bisogna organizzarsi con i turni di ispezione. –
Richard sbuffò, passandosi una mano tra
i capelli neri e risistemando il
leggero crestino. Si voltò verso Kendra, rivolgendole uno
sguardo da cucciolo,
- Ci pensi tu, splendore? –
- Ruffiano – borbottò, ma si
alzò e seguì Reaper insieme a Nicole,
Quattro e Fiamma.
Rimasti soli, Eric gli rivolse
un’occhiata penetrante che interpretò
all’istante. Probabilmente quello sarebbe stato uno dei pochi
momenti in cui
avrebbe potuto parlare a quattr’occhi con la sorella senza
preoccuparsi di
destare sguardi curiosi.
- Coraggio, ragazzini, vi porto a dare
un’occhiata alla camerata in cui
dormirete. –
- Camerata? – domandò Jace,
inarcando un sopracciglio.
Le labbra del Capofazione si stirarono in un
sorrisetto bastardo.
- Oh, è tutto alla luce del sole qui,
ti sentirai come a casa. –
Mentre il gruppetto di iniziati si radunava
intorno a lui, Eric
approfittò della confusione per afferrare il polso della
sorella e trascinarla
fuori con sé.
*
Da quando aveva lasciato gli Eruditi non aveva
più avuto occasione di
vedere Alex e averla lì davanti a lui, come se nulla fosse
cambiato durante
quell’anno di lontananza, gli provocò una fitta di
calore all’altezza del
petto.
- Sei cresciuta – disse, notando gli
abbondanti dieci centimetri che
aveva preso in quei mesi. Non era l’unica cosa a essere
cambiata, registrò
rapidamente, a giudicare da ciò che si intravedeva sotto la
tuta da
allenamento.
Alexandra non era chiaramente più una
bambina e già riusciva a
immaginare la faticaccia e le minacce che avrebbe dovuto fare per
spingere il
resto degli Intrepidi a starle più alla larga possibile.
- Lo so a cosa stai pensando, Eric –
replicò, assottigliando lo sguardo
in un’espressione penetrante che gli ricordava tremendamente
la sua, - E non
provarci minimamente. Ho sedici anni ormai e posso gestire da sola i
miei
problemi … soprattutto i ragazzi. –
- Hai sedici anni, non trenta, quindi non devi
gestire proprio nessun
ragazzo. –
Alexandra rise, scuotendo la testa e lasciando che
i capelli le
ricadessero lungo la schiena. Erano più lunghi di come li
portava di solito e
incorniciavano un viso dai tratti più affilati e gli occhi
grigio azzurri messi
in risalto dal trucco scuro. Aveva ancora quell’aura
vagamente verginale che la
circondava, e la cosa gli faceva indiscutibilmente piacere
perché almeno si
sarebbe potuto risparmiare il viaggio fino al quartier generale degli
Eruditi e
il pestaggio di qualche stupido sedicenne dagli ormoni galoppanti, ma
lasciava
già intravedere piuttosto chiaramente il tipo di donna che
sarebbe diventata:
splendida, decisa, inarrestabile. La perfetta Murter.
- Perché non pensi ad occuparti della
tua ragazza invece di impedire a me di
trovarne uno? Tra parentesi, è
carina e sembra simpatica: l’approvo – aggiunse.
Eccola lì la solita vecchia Alex.
Niente giri di parole, dritta al
punto.
- Bene, ma resta il fatto che sei troppo giovane
per avere un ragazzo perché
implicherebbe … bè, lo
sai. E tu non
puoi fare … insomma, sai cosa,
finchè
non sarai sposata. Direi intorno ai trent’anni su per
giù. –
Rise di nuovo.
- Intendi che non posso fare sesso?
Rilassati, Eric, ho detto che voglio trovarmi un ragazzo non che
salterò
addosso al primo idiota che incontro. –
Fiamma fece capolino dietro di loro, sorridendo
davanti all’espressione
del suo ragazzo.
Di qualsiasi cosa stessero parlando era
più evidente che Eric non ne
fosse troppo contento e fosse ormai prossimo a un attacco di panico o
furia
omicida … o magari tutte e due le cose.
- Che succede? –
Alex si strinse nelle spalle, ghignando
malandrina, - Si parla di sesso
e mi è stato appena annunciato che ho l’obbligo
tassativo di aspettare i trent’anni
e il matrimonio. Ma, chissà, magari l’ho
già fatto … -
- Che cosa?!? Tu … no, non
può essere … Tu non hai davvero fatto sesso. Perché se
l’avessi fatto io sarei
obbligato a uccidere il tipo in
questione e tu non vuoi che diventi un assassino, no? –
- Non ci sarebbe mica nulla di così
sconvolgente. Avevo la sua stessa
età quando noi l’abbiamo
fatto … o te
lo sei dimenticato? – intervenne Fiamma, strizzando
l’occhio ad Alex.
- E tu non incoraggiarla. E poi per noi
è stato diverso … io non sono un
idiota – replicò.
- Questo lo dici tu. –
- Alexandra Elena Murter! Tu non hai fatto sesso.
E per il mio benessere
emotivo e mentale continuerò a vivere in questa convinzione
finchè non verrò
seppellito. Discussione chiusa – decretò.
- Come preferisci, fratellone. Vado ad ammirare
questa camerata se non c’è
altro … o meglio, ad ammirare quel figo del Capofazione
– aggiunse, sgattaiolando
via prima che avesse il tempo di aggiungere qualcos’ altro.
Rimasti soli, Eric rivolse un’occhiata a
Fiamma.
- Tu non pensi che lei abbia fatto sesso sul
serio, vero? –
La ragazza alzò gli occhi al cielo,
sbuffando a metà tra il divertito e
l’esasperato, - No, penso solo che l’abbia detto
per farti arrabbiare.
Rilassati. –
Annuì, scoccandole un bacio a fior di
labbra e passandole un braccio
intorno alla vita per attirarla più vicino a sé.
- Anche quando diceva “quel figo del
Capofazione” scherzava, no? –
Le labbra di Fiamma si incresparono in un piccolo
sorriso malizioso.
- No, sono abbastanza sicura che ritenga davvero Richard un gran figo. –
Eric annuì, improvvisamente mortalmente
serio.
- Bene, in tal caso dovrò uccidere il
mio migliore amico. Non sarà un
problema, in fin dei conti ho vissuto per sedici anni senza averne uno,
devo
solo riabituarmi alla cosa. –
- Sarebbe potuta andare peggio –
replicò lei, stringendosi nelle spalle.
- Ne dubito. –
- Avrebbe potuto dire che le piaceva Quattro.
–
- Okay, hai ragione, sarebbe potuta andare peggio
– convenne.
Spazio autrice:
Con un ritardo a dir poco scandaloso ed
epocale, finalmente ho aggiornato. Spero che il capitolo vi piaccia e
che
questo siparietto “Eric – Alex –
Fiamma” vi abbia divertito almeno la metà di
quanto a me è piaciuto scriverlo. Cercherò di
aggiornare più rapidamente in
futuro, ma con il ritorno all’università e i primi
esami che si avvicinano la
vedo alquanto tragica, quindi non vi faccio false promesse. Alla
prossima.
Baci baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 3 *** Cap 3 ***
Cap 3
Erano
circa dieci minuti che
Eric lo guardava e la cosa gli metteva addosso una certa agitazione.
D’accordo,
erano amici, ma quelle iridi d’acciaio non erano affatto
rassicuranti quando si
focalizzavano così tanto su di una persona. O forse era
semplicemente lui a
essere paranoico.
-
Se mi stai per chiedere se
sono interessato a te la risposta è no –
ironizzò, alzandosi sui gomiti e
rimanendo sdraiato sul letto solo per metà.
Eric
sbuffò appena, in uno
strano suono a metà tra una risata e qualcosa di indefinito.
-
Sei attraente – ribattè per
tutta risposta.
Richard
inarcò un sopracciglio,
mettendosi a sedere una volta per tutte. Forse lo stare troppo sdraiato
gli
aveva bloccato l’afflusso di sangue al cervello e cominciava
ad avere allucinazioni
uditive.
-
A voler essere obiettivi sono
molto più che attraente –,
precisò, -
Però continuo a non capire perché
all’improvviso il mio aspetto sia così
rilevante. –
-
È rilevante perché il tuo
aspetto attira l’attenzione delle ragazze … e
questo è un problema. –
Okay,
non ci stava più capendo
niente.
-
È un problema perché sei
geloso e mi vuoi tutto per te? Oh, che cosa dolce. –
Una
cuscinata lo raggiunse in
pieno volto, colpendolo con la zip della fodera.
-
Ehy, guarda che questa faccia
alle signore piace così com’è, non ha
mica bisogno di ritocchi. –
-
Tu cerca di rimanere serio e
io potrei anche accontentarti – ribattè Eric,
corrucciato. Per poi riprendere:
- È un problema perché ti ronzano intorno le
ragazze sbagliate. Per esempio,
Alexandra ti trova bello – concluse,
storcendo il naso in un’espressione che diceva chiaramente
quanto non gli
facesse piacere il fatto che la sorellina indirizzasse le proprie
attenzioni
sui ragazzi invece di concentrarsi sull’iniziazione.
Alexandra.
Tutto
aveva un senso
finalmente.
Effettivamente
la sorellina del
suo migliore amico era decisamente un bel bocconcino. Lunghi capelli
biondi,
occhi di ghiaccio capaci di ammaliarti, e anche a livello di curve non
era
affatto messa male.
-
Ah, ora è tutto più chiaro.
Sei in modalità iper protettiva, ecco perché ti
comporti come una perennemente
mestruata. –
Questa
volta quello che lo
raggiunse fu un buffetto sulla gamba. Anche se, forse, buffetto
non era il termine adatto per descrivere il pugno di Eric.
-
Invece di picchiarmi non è
più semplice dirmi che non vuoi che flirti con lei? Ce ne
sono di belle ragazze
bionde in giro per la Residenza. –
Capì
di aver appena commesso un
enorme errore solo quando giunse alla fine della frase.
Perché
se c’era una cosa che un
ragazzo con la nomina di playboy non doveva mai e poi mai fare davanti
a un
fratello maggiore possessivo e iper protettivo era dire che la
sorellina del
tipo in esame era bella.
-
Non che stia dicendo che
trovi Alexandra attraente, sia chiaro – aggiunse in fretta.
-
Quindi stai dicendo che non è
sufficientemente bella per essere considerata attraente da te?
–
Richard
alzò gli occhi al
cielo, maledicendosi per essersi lasciato coinvolgere da quella
conversazione e
dalle paturnie del suo migliore amico.
-
Quale risposta mi permetterà
di mettere fine a questa conversazione il prima possibile? –
-
Probabilmente una sincera. –
-
Okay. Tua sorella è
decisamente attraente, ma se non vuoi che le ronzi attorno non ci sono
problemi. Ti va bene come risposta e, finalmente, mi lascerai dormire
in santa
pace? –
Sbattè
gli occhi scuri,
rivolgendogli quell’espressione da cucciolo bastonato e
bisognoso di attenzioni
che di solito bastava a far sciogliere il cuore di tutte le ragazze
… e anche
di qualche ragazzo, come aveva constatato quando mesi addietro si era
ritrovato
a cercare di incastrare Trey per un turno di guardia che a lui non
andava
assolutamente di fare. Si era sentito un po’ come una
meretrice mentre gonfiava
i bicipiti e si metteva volutamente in mostra, ma non era certo colpa
sua se il
suo bell’aspetto lo aiutava a semplificarsi la vita, no?
Comunque
Eric non sembrava
affatto impressionato da quel numero, come volevasi dimostrare.
Certe
volte si ritrovava a
chiedersi come diavolo avesse fatto Fiamma a riuscire a conquistare un
tipo
burbero e poco incline alle dimostrazioni d’affetto come
quello. Evidentemente fino
a quel momento aveva sottovalutato il potere di un bel paio di gambe
lunghe e
femminili.
-
Risparmiati quella cosa con
gli occhi, non sono una delle ragazzine che bacia la terra su cui
cammini.
Diciamo che per questa volta mi posso ritenere soddisfatto –
concluse,
scambiandosi una pacca sulla spalla con l’amico e dirigendosi
verso l’uscita.
Ormai
sulla porta, Eric si
scontrò con la figura snella e sinuosa di una delle
Intrepide della residenza. Alys
Ryle, un’iniziata che era entrata nello stesso anno di Rico,
dalla carnagione
ambrata e lunghe onde corvine che incorniciavano degli occhi verdi da
gatta.
Probabilmente,
se non fosse
stato totalmente preso da Fiamma, Eric avrebbe potuto ammettere che era
una
delle più sexy della Residenza.
-
Capofazione Eric – salutò,
sorridendo beffarda, per poi fare capolino da dietro la porta e
lanciare un’occhiata
in direzione di Richard.
-
Ho pensato di passare, ma se
sei troppo stanco rimandiamo – disse, posando una mano sui
fianchi e adottando
la classica posa a tre quarti che tutte le ragazze sfoggiavano quando
volevano
ottenere qualcosa da un uomo.
E
Alys sapeva esattamente come
ottenere ciò che voleva, questo merito le andava
riconosciuto.
Improvvisamente
molto sveglio e
decisamente più in forma, Richard scattò in piedi
con l’agilità di un felino e
le tese una mano in un chiaro invito a raggiungerlo.
-
Improvvisamente non sono più
così stanco – disse, scambiando
un’occhiata di divertita intesa con Eric e attirando
la ragazza verso di sé.
Dal
canto suo, Eric alzò gli
occhi al cielo e si richiuse la porta alle spalle.
Richard
era sempre il solito,
non sarebbe mai cambiato.
*
Quando aprì la porta della sua stanza
per poco non gli venne un infarto.
Sdraiata sul letto a una piazza e mezza, le lunghe gambe lasciate
completamente
scoperte e con indosso la sola protezione di una delle giacche da
Capofazione
che Eric teneva nell’armadio, Fiamma volse lo sguardo verso
di lui e gli lanciò
un’occhiata che gli fece correre una lunga scia di brividi
lungo la schiena.
Improvvisamente la preoccupazione per Alexandra e
per la sua eventuale
cotta per Richard passò in secondo piano.
- Pensavo che fossi da qualche parte a
spettegolare con Nicole e Shauna –
disse, avvicinandosi al letto con andatura lenta e studiata, neanche si
fosse
trovato davanti a un animale selvatico. E forse un po’ Fiamma
lo era, selvaggia
come la pantera stilizzata che le decorava il fianco.
- Mi era sembrato che avessimo interrotto qualcosa
questa mattina –
replicò per tutta risposta, accavallando le gambe e
sorridendo sorniona quando
lo vide seguire ogni suo gesto con quelle penetranti iridi
d’acciaio.
- Tu dici? – la provocò,
inarcando un sopracciglio.
Fiamma gattonò verso di lui, sinuosa
come solo lei sapeva essere, lo
afferrò per il bavero della divisa d’allenamento e
lo attirò lentamente verso
di sé.
- Io dico – sussurrò a fior
di labbra, facendogli completamente perdere
la testa e spingendolo a baciarla come se ne andasse della sua stessa
vita.
Si rotolarono sul letto, continuando a baciarsi e
strattonando gli
indumenti finchè le loro pelli nude non furono a contatto.
Eric non pensava di aver mai provato qualcosa di
altrettanto
totalizzante e piacevole come la sensazione del corpo nudo di Fiamma
premuto
contro il suo.
Le morse repentinamente la pelle delicata del
collo, in corrispondenza della
carotide, e sorrise contro la sua pelle mentre la ragazza si lasciava
sfuggire
un gemito.
Poi, non sapeva neanche lui come, si
ritrovò steso sulla schiena con
Fiamma a cavalcioni su di lui che ondeggiava lentamente i fianchi.
Gli piaceva vederla così, poterla
osservare mentre si perdeva nel
turbinio delle sensazioni che era in grado di scatenare in lei.
Sua.
Solo sua.
Raggiunsero l’apice insieme, rotolando
poi di fianco e scambiandosi un
sorriso dolce e appagato.
Fiamma si accucciò contro di lui,
disegnando lenti ghirigori sul torace
nudo e possente mentre lui giocherellava distrattamente con le onde
scure.
Ecco, quei momenti erano quasi meglio di quando
facevano sesso. Non era
mai stato un tipo da coccole e sdolcinatezze varie, ma la dipendenza
che Fiamma
aveva scatenato in lui non sembrava essersi fatta problemi a superare
la sua
naturale incapacità verso il compimento di gesti affettuosi.
- Ti amo – gli disse, fissandolo negli
occhi con intensità, - E ti
voglio. Sempre. –
- Sempre – confermò,
chinandosi a baciarla.
*
Alexandra si svegliò con quello che, ne
era certa, sarebbe passato alla
storia come il peggior mal di schiena della storia
dell’iniziazione degli
Intrepidi. Dormire su quelle brandine che spacciavano come letti era un
vero e
proprio inferno e si chiese come avesse fatto il fratello durante
l’anno
precedente.
Josephine, la Candida trasfazione che era giunta
lì insieme al gemello
Jace, si era sistemata accanto a lei e la fissava con un sorrisetto
divertito e
una scintilla malandrina che luccicava nelle iridi verdi.
Dall’altro lato c’era
Ty, l’amico di una vita che l’aveva seguita nel suo
passaggio dagli Eruditi
agli Intrepidi, e che in quel momento la fissava con
un’espressione di profonda
solidarietà dipinta sul viso da bravo ragazzo.
A parlare fu tuttavia Jace, intento a
stiracchiarsi e a gemere quando il
suo collo emise uno scricchiolio preoccupante.
- Nottataccia, eh? –
Annuì, trattenendo a fatica uno
sbadiglio.
- Vi ricordate a che ora inizia
l’addestramento? –
Jo lanciò un’occhiata
all’orologio appeso nell’angolo.
- Tra più o meno dieci minuti.
–
La dichiarazione gelò tutti i presenti,
che si scambiarono occhiate
allarmate.
- E tanti saluti alla colazione -,
sospirò Alex, - Ma siamo sicuri che
questo posto non sia un qualche girone infernale? –
- Se questo è l’inferno
allora non mi dispiacerebbe affatto essere
torturata intensamente e fisicamente da lui –
replicò per tutta risposta Jo,
indicando con un cenno del capo la sagoma alta e asciutta di uno degli
Intrepidi.
Aveva gli occhi di un bel blu polvere e i capelli
castani, un lieve
broncio gli increspava le labbra e dava l’impressione di non
essere uno a cui
piacesse scherzare. Era carino, nel complesso, ma per i suoi gusti un
po’
troppo anonimo.
- È il tizio che si chiama come un
numero, no? – chiese, evidentemente a
voce un po’ troppo alta perché il diretto
interessato si voltò a fulminarla con
un’occhiataccia.
- In che modo inimicarti uno degli istruttori ti
sembra un buon modo per
iniziare l’iniziazione, trasfazione? – chiese,
tagliente.
Alex finse di pensarci su, tamburellando con un
dito sul labbro
inferiore.
- Non saprei, forse è solo
perché ho l’impressione che tu non sia
esattamente una persona molto amichevole quindi sprecare il mio charme
con te è
inutile. –
Jace soffocò una risata con un educato
colpo di tosse mentre Ty le
lanciava un’occhiata a metà tra lo sconvolto e
l’ammirato.
- L’impertinenza non ti farà
andare lontano qui; non siamo tra gli
Eruditi, quindi cerca di ricordartelo. –
- Oh, la mancanza di qualsiasi manifestazione di
allegria in te mi aveva
indotto a credere di essere ancora nella mia vecchia Fazione, le mie
scuse –
ribattè, incapace di tenersi a freno.
Aveva sempre avuto qualche problema nello gestire
la sua lingua
tagliente, ecco perché tra gli Eruditi non era vista in modo
esattamente
positivo.
Quattro si limitò a scuotere la testa e
cambiò argomento.
Tale e quale a Eric, questa fu la prima
considerazione che si ritrovò a
fare.
La seconda fu che loro due non sarebbero mai
riusciti ad andare d’accordo,
poco ma sicuro.
- Avete due minuti per prepararvi, tre per
raggiungere la palestra.
Chiunque arrivi in ritardo farà venticinque giri in
più – decretò, lanciando
un’occhiata
significativa in direzione di Alex.
Il messaggio era chiaro: avrebbe fatto meglio a
tenere a bada la sua
linguaccia o tra loro due sarebbe stata guerra … ed era lui
ad avere il
coltello dalla parte del manico.
Spazio autrice:
Okay, devo andarmi a nascondere per
l’immenso
ritardo con cui ho aggiornato. Purtroppo sono oberata dagli impegni e
ho
aggiornato sul serio appena ho
potuto. Lo so che non è sufficiente a farmi perdonare
perché voi aspettavate
questo capitolo da una vita e io avevo promesso di essere
più celere con gli
aggiornamenti. Quindi, ecco cosa ho deciso di fare per voi: un mini
video sulla
Eric/Fiamma. Vi metto qui il link: https://www.youtube.com/watch?v=3G2nDAWcB_U&feature=youtu.be
Spero che vi piaccia e che anche il capitolo
sia di vostro gradimento. Come sempre, vi chiedo di farmi sapere che ne
pensate
e se volete anche un video generale in cui compaiano tutte le coppie
presenti.
Alla prossima.
Baci baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 4 *** Cap 4 ***
Cap 4
La
prima fase
dell’addestramento fu abbastanza noiosa.
Quattro
prese la parola per
spiegare loro quali fossero gli obiettivi del primo modulo e
mostrò loro alcune
delle più elementari posizioni di difesa.
Si
muoveva bene e sapeva
decisamente di cosa stava parlando, questo Alex doveva
riconoscerglielo, ma non
riusciva proprio a farselo stare simpatico. Forse era
quell’aria da
professorino severo con cui fulminava tutti quelli che gli stavano
accanto, o
magari era semplicemente perché i tipi taciturni non le
erano mai andati troppo
a genio. Oppure tutte e due le cose, era difficile da dire.
Comunque,
quando Fiamma fece la
sua comparsa, visibilmente trafelata, emise un sospiro di sollievo. Non
aveva
alcun dubbio sul fatto che la ragazza di suo fratello fosse una
compagnia molto
più divertente rispetto a Quattro e che, magari, avrebbe
spinto per far fare
loro qualcosa di più divertente ed emozionante.
Qualcosa
da Intrepidi.
Fiamma
lanciò un sorriso di
scuse in direzione di Quattro mentre gli passava accanto e gli
assestava un
buffetto amichevole sulla guancia, poi si voltò a
fronteggiare i trasfazione.
-
Immagino che Quattro vi abbia
già mostrato le tecniche base di difesa, ma io sono sempre
stata convinta che
la miglior difesa sia un buon attacco. Colpite con forza il vostro
avversario,
mandatelo al tappeto e assicuratevi che non possa più
rialzarsi e non correrete
alcun rischio. È complicato e molto meno divertente di
quello che sembra, ma
siete qui per imparare e spero che lo facciate alla svelta. Oggi
saranno
presenti anche due dei Capofazione, vogliono dare un’occhiata
alle basi da cui
partite, quindi dateci dentro – concluse, con un tono
decisamente più pimpante
di quello del suo collega.
-
Io ci darei dentro eccome con
una così – commentò a mezza bocca Jace,
rivolgendo un sorriso tutto charme in
direzione dell’Intrepida, che per tutta risposta scosse la
chioma corvina e
proruppe in una risata silenziosa.
Eric
era appoggiato al muro
insieme all’altro Capofazione, quello bello come il Sole
secondo il suo modesto
parere, e li osservava con aria pigra.
Non
sembrava particolarmente in
forma, o forse quell’impressione era data solo dal fatto che
la stanchezza
stava rapidamente prendendo il comando.
Richard
invece appariva
perfettamente rilassato, come se fosse abituato a passare notti intere
senza
chiudere occhio e alzarsi all’alba per assistere agli
allenamenti degli
iniziati non fosse altro che un piacevole hobby.
Lo
vide portarsi vicino
all’orecchio di Eric e sussurrargli qualcosa.
Suo
fratello abbozzò un sorriso
divertito e puntò gli occhi su di loro. Inizialmente Alex
pensò che stesse
guardando lei, ma seguendo il suo sguardo notò che quello
che osservava era
Jace e che, in effetti, non era affatto amichevole. Poi, come
percependo il suo
sguardo su di sé, mosse appena la testa in un lieve cenno di
saluto al suo indirizzo.
L’imperturbabile Capofazione Eric, il ragazzo tutto
d’un pezzo che per non
essere accusato di fare favoritismi fingeva addirittura di non avere
una
sorella trasfazione.
Certe
volte avrebbe voluto
essere un po’ più simile a lui, così
capace di dominarsi ma allo stesso tempo
in grado di esplodere come un vulcano in eruzione quando la situazione
lo
richiedeva.
-
Ah, ora ho capito cosa guardi
di tanto interessante. Quale dei due, occhi d’acciaio o mr
muscolo? – chiese
Jo, intercettando il suo sguardo e dandole di gomito con
l’aria di chi la
sapeva lunga.
Alex
si strinse nelle spalle.
-
Non stavo guardando nessuno –
mentì in fretta, ma non doveva essere stata abbastanza brava
perché la ragazza
le rivolse un’occhiata eloquente.
-
Ehy, sono un’ex Candida,
ricordi? So fiutare al volo quando qualcuno mente. Allora, quale dei
due? –
-
Mr muscoloso – ammise,
proprio mentre Richard si staccava dal muro e raggiungeva Fiamma.
Li
vide parlottare per una
manciata di secondi, poi l’Intrepida lanciò
un’occhiata interrogativa a Eric,
che annuì, e tornò a voltarsi verso di loro.
-
Cominciamo con dei
combattimenti a estrazione casuale. Non preoccupatevi, è
solo un test per
vedere da che basi partite – li assicurò, tuttavia
nel modo rapace in cui i due
Capofazione fissavano la lista che avevano tra le mani non
c’era proprio nulla
di rassicurante.
-
Prima a saltare … e quarto a
saltare – decise Richard, dopo un attimo di esitazione.
Il
ragazzo con cui Alex si
sarebbe dovuta scontrare era un Candido dall’aspetto
longilineo che non
sembrava una minaccia particolarmente insidiosa e, tutto sommato, si
disse che
sarebbe di gran lunga potuto capitarle di peggio. Ad esempio
l’Abnegante
massiccio che se ne stava perennemente per conto suo e che dava
l’impressione
di essere in grado di frantumare un cranio con il solo ausilio delle
sue mani.
-
Lo scontro finisce con un ko
o una resa. Niente morsi né dita negli occhi, vogliamo un
incontro pulito –
riassunse Quattro, mentre i due contendenti salivano sul ring.
Alex
prese a girare intorno
all’avversario con lentezza, stando sempre ben attenta a non
entrare nel suo
raggio d’azione. Provò a fintare un calcio
laterale, trovando una guardia ben
alta e presente. Senza ombra di dubbio il Candido aveva memorizzato
alla perfezione
le tecniche difensive che Quattro aveva mostrato loro poco prima.
Bè,
poco male, lei era una tipa
d’azione e la pensava esattamente come Fiamma.
Colpire
duro e continuare a
farlo finchè l’avversario non andava ko o si
arrendeva.
Tentò
di nuovo, questa volta
con maggior decisione, riuscendo a bucare la sua guardia e colpendolo a
un
fianco. Lo vide stringere i denti e incassare il colpo per poi
allontanarsi e
tornare in posizione di difesa.
Fintò
un montante e lo colpì di
nuovo con un calcio laterale, trovandolo impreparato e giungendo fino
all’altezza della spalla. Il suono
dell’articolazione che si dislocava
riecheggiò sinistramente nel silenzio della palestra.
Il
Candido cadde a terra,
gemendo, e portò una mano alla spalla. Trasalì,
imprecando tra i denti, e parve
quasi sul punto di scoppiare a piangere per il dolore.
Un’ondata
di senso di colpa
l’invase, ma durò solo per un momento e venne
prontamente soppiantata dalla
consapevolezza che aveva appena sostenuto e vinto il suo primo
incontro. Aveva
fatto bella figura non solo davanti agli istruttori ma anche davanti a
due
Capofazione, uno dei quali era suo fratello.
Cercò
proprio il suo sguardo,
sorridendo trionfante, e la sua gioia aumentò quando lo vide
rispondere al suo
sorriso con un cenno d’approvazione.
Richard
nel frattempo aveva
raggiunto Quattro e insieme si erano chinati a esaminare la spalla
dell’iniziato.
-
Posso rimettertela in asse
qui, se vuoi, oppure ti portiamo in infermeria. –
Il
Candido incrociò gli occhi
blu di Quattro con aria supplichevole, come se non si fidasse
granchè di
Richard e non volesse permettergli di armeggiare con le sue
articolazioni.
-
Posso andare in infermeria?
Mi sentirei molto meglio se ci pensasse un medico, per favore
– mormorò.
L’istruttore
annuì, aiutandolo
ad alzarsi e annunciando che si sarebbe assentato per scortarlo in
infermeria.
Richard
prese il suo posto,
dando una piccola dimostrazione del modo corretto in cui evitare che
incidenti
del genere si ripetessero.
-
Il modo giusto per incassare
un calcio laterale dato con quell’angolazione è
pararlo così – disse, mentre
Fiamma imitava il calcio sferrato da Alex poco prima, piegando il
braccio a
novanta gradi e lasciando che il piede della ragazza si infrangesse
contro la
salda resistenza del suo avambraccio. – In questo modo non
rischiate la
fuoriuscita dell’articolazione, ma nel peggiore dei casi solo
un bell’ematoma.
Comunque, ben fatto biondina, hai un certo talento con i laterali
– concluse,
apparentemente soddisfatto.
Alex
sorrise, imbarazzata per
tutta quell’attenzione, e rimase in silenzio per tutto il
tempo in cui il
Capofazione continuò a spiegare mosse e contromosse per
evitare danni
collaterali.
Poi,
quando l’addestramento
mattutino ebbe termine, furono finalmente liberi di andare a darsi una
rinfrescata e prepararsi per il pranzo.
Alex
tuttavia non aveva molto
appetito e decise di fare un salto in infermeria per controllare le
condizioni
del ragazzo che aveva ferito.
Si
affacciò dentro la saletta e
lo trovò seduto sul bordo di un lettino, intento a mangiare
un piatto di pasta
con una certa difficoltà dovuta all’utilizzo
dell’altra mano.
-
Ehy –, disse titubante, -
come va la spalla? –
Il
Candido abbozzò quello che
secondo lui doveva essere uno stoico sorriso di sopportazione del
dolore.
-
Sono stato meglio, mi hanno
rimesso dentro la spalla. Sei stata carina a passare per sapere delle
mie
condizioni; non ho fatto una gran figura, eh? –
Si
trattenne dal replicare con
sincerità, perché essere sgarbata con lui dopo
essere stata la causa della sua
umiliazione non le sembrava affatto carino.
-
Diciamo che sarebbe potuta
andare meglio, ma anche molto peggio. –
-
Sì, suppongo che tu abbia
ragione. –
-
Anche se lasciarsi portare in
infermeria per così poco non è molto virile
– intervenne una voce dietro di
loro.
Richard
fece capolino dal
corridoio, appoggiandosi allo stipite della porta e lanciando
un’occhiata
eloquente al ragazzo sul lettino.
-
Avresti dovuto permettermi di
rimetterti in sesto la spalla, me ne intendo di queste cose –
disse, riuscendo
a farlo arrossire per l’imbarazzo.
-
Temevo facesse troppo male e
che potessi fare la figura del debole davanti a tutti …
più di quanto non
avessi già fatto, in realtà – ammise.
-
È okay perdere un
combattimento – lo rassicurò. Poi, vedendo che
entrambi gli iniziati si erano
accigliati, aggiunse: - Voglio dire che perdere il primo combattimento
della
propria vita può succedere … insomma, a me non
è capitato ma l’ho visto
succedere diverse volte. E risistemare un’articolazione
è una faticaccia e fa
un male d’inferno, chiunque ti dica il contrario mente.
Quindi cerca di
dimostrare semplicemente che hai la stoffa per stare qui, hai ancora un
bel po’
di tempo … Scusa ma non ricordo il tuo nome –
concluse, passandosi una mano
dietro al collo come se fosse imbarazzato.
E
magari lo era davvero,
difficile a dirsi.
-
Benjamin … però preferisco
Benji. –
Aveva
risposto con una voce
flebile che rese chiaro ad Alex il motivo del suo comportamento. La
cosa che lo
scocciava era aver fatto la figura del debole davanti a Richard
perché
evidentemente nutriva una certa attrazione per il Capofazione.
Non
aveva mai conosciuto un
ragazzo omosessuale, doveva ammetterlo, ma Benji con quella sua aria da
pulcino
troppo cresciuto le faceva davvero tenerezza. Forse avrebbe potuto
farlo
entrare nel loro gruppo … sempre ammesso che lei, Jo e gli
altri formassero un
vero gruppo.
-
Comunque sono qui anche per
parlare con te, Alex – aggiunse poi, e nel momento stesso in
cui le iridi scure
si soffermarono su di lei avvertì una sensazione strana
all’altezza dello
stomaco, come se le sue budella avessero scelto proprio quel momento
per
aggrovigliarsi le une alle altre.
-
Di cosa? –
Richard
scosse la testa,
posandole una mano dietro alla schiena e indirizzandola verso
l’uscita, - Non
qui. –
Camminarono
insieme lungo tutto
il corridoio che collegava l’infermeria al Pozzo e, quando
furono certi che
nessuno potesse sentire la loro conversazione, ripresero a parlare.
-
Devo dire che combatti bene,
ma dalla sorella di Eric non mi sarei potuto aspettare niente di meno
– iniziò.
– Quello che mi domando, però, è se tu
abbia davvero del coraggio o solo una
discreta abilità nel corpo a corpo. –
C’era
qualcosa di indecente nel
modo in cui aveva pronunciato quelle ultime tre parole, ma forse era
solo una
sua impressione perché Richard non parve minimamente
considerare ambigue quelle
sue dichiarazioni.
-
Sono coraggiosa, non solo
brava a combattere – ribattè, piccata.
Richard
abbozzò un sorriso
divertito come se quella fosse esattamente la risposta che si era
aspettato.
-
Lo dicono tutti, ma in pochi
riescono a dimostrarlo. Ho scommesso che sarai la prima in classifica
quest’anno; cerca di non deludermi, okay biondina? –
Rimase
in silenzio, non sapendo
bene cosa replicare.
Tuttavia
il Capofazione parve
prenderlo per un silenzio assenso e le voltò le spalle,
camminando in direzione
della mensa.
E
lasciandola in preda alla
confusione più totale.
Spazio
autrice:
Eccoci
qui, come promesso con un aggiornamento super rapido … yeah!
*me in modalità
pazzia*. Spero che il capitolo vi piaccia e che vogliate farmi sapere
che ne
pensate. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt
|
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Capitolo 5 *** Cap 5 ***
Cap
5
-
Si può sapere dove ti eri
cacciata? – chiese Jo, vedendola arrivare in camerata solo in
quel momento.
-
Sono passata a trovare Benji
per sapere come stava – replicò, scrollando le
spalle.
L’amica
si accigliò, ma non
disse nulla.
In
fin dei conti la sua non era
neanche una vera bugia. Lei era passata davvero in infermeria, che poi
avesse
incontrato Richard e passato qualche minuto con lui … beh,
quello era un altro
conto.
-
E come sta, gli hanno rimesso
in sesto la spalla? – intervenne Jace, sdraiato a pancia in
su e con lo sguardo
sornione che avrebbe avuto un gatto pronto a fare le fusa.
-
Sì, sta molto meglio. Stavo
pensando che potremmo coinvolgerlo nel nostro … ehm, gruppo
– concluse,
imbarazzata.
Non
aveva mai avuto molti amici
nella sua vecchia Fazione, in effetti nessuno se si escludeva Ty, e non
era
sicura di poter considerare i gemelli Candidi come parte della sua
ristretta
cerchia di amicizie.
-
Certo che possiamo, quel
ragazzo sembra molto dolce – approvò Jo, mentre il
gemello e Ty annuivano
silenziosamente.
Alex
sorrise, rassicurata.
Era
bello sentirsi accettata
per quello che era, tanto per cambiare.
-
Bene. Da amici, allora,
datemi un consiglio: è più sexy Fiamma o la
Capofazione? –
Jo
e Alex scossero la testa,
incredule.
Jace
era un gran bel ragazzo,
su questo non ci pioveva, ma l’idea di conquistare una delle
due andava
decisamente oltre le sue potenzialità. La prima
perché era più che felicemente
fidanzata, come se ciò non bastasse con un tipo che avrebbe
potuto farlo a
pezzi in mezzo secondo, e la seconda perché …
beh, Kendra non era proprio
quella che si definiva una ragazza decisa ad avere una relazione con un
ragazzo
più piccolo di lei di due anni e per giunta decisamente
frivolo.
-
Nessuna delle due ti si
filerà mai, fratello, fattene una ragione. –
-
Già, anche perché Fiamma è
fidanzata – si lasciò sfuggire lei.
Improvvisamente
molto più
vigile, Jace si mise a sedere e le rivolse tutta la sua attenzione.
-
Fidanzata? E con chi? –
-
Con Eric … li ho visti mentre
si baciavano – mentì prontamente.
Sarebbe
stato alquanto complicato
spiegare che si erano presentate ufficialmente poco dopo il suo arrivo
perché
il suo ragazzo era il fratello di Alex.
L’aria
baldanzosa dell’ex
Candido svanì in un istante.
-
Magnifico, proprio con il
tipo inquietante e grosso come una montagna. Immagino che debba
ripiegare su
Kendra allora. –
-
Sì, se vuoi proprio uscire
con la figlia di Max, il capo dei Capofazione. –
Sbuffò,
contrariato. – Uffa, ma
possibile che tutte le ragazze sexy di questo posto siano
inaccessibili? Se l’avessi
saputo sarei andato tra i Pacifici. –
-
E probabilmente tra quegli
hippy strafatti ti saresti sentito come a casa tua, trasfazione.
–
La
voce di Eric, beffarda e
tagliente, spinse Alex a voltarsi verso l’ingresso della
camerata e a
rivolgergli un sorriso quasi impercettibile.
-
Hippy strafatti, eh? Carino,
avete un soprannome per gli abitanti di ogni Fazione? –
chiese.
-
Gli Abneganti sono i Rigidi,
i Pacifici gli hippy strafatti, gli Eruditi i so tutto io e i Candidi
gli
idioti – concluse, ghignando beffardo all’indirizzo
dei due gemelli.
-
E per gli Intrepidi non ci
sono soprannomi? –
-
Noi siamo quelli che hanno il
compito di essere sexy e forti … e riusciamo tremendamente
bene in entrambe le
cose – concluse Richard, facendo capolino da dietro alla
spalla dell’amico.
Abbagliò
le ragazze con uno di
quei sorrisi smaglianti che erano capaci di far sentire ad Alex le
gambe come
se fossero di burro.
-
Siamo passati per dirvi che
avete il pomeriggio libero; c’è una riunione
piuttosto importante a cui devono
partecipare tutti gli Intrepidi che contano –,
spiegò poi, - Comportatevi bene
e non fate nulla di ciò che io non farei. –
Strizzò
loro l’occhio e
affiancò Eric mentre si allontanavano a passi decisi dalla
camerata per
procedere verso la sala riunioni.
Alex
li seguì con lo sguardo
finchè non voltarono l’angolo e sparirono dalla
sua vista.
Quando
si voltò vide che Jo e i
ragazzi la fissavano con aria interrogativa. Evidentemente le avevano
chiesto
qualcosa, ma lei era troppo distratta per aver sentito le loro parole.
-
Mi sono persa qualcosa? –
chiese, imbarazzata.
-
Jo diceva che visto che
abbiamo il pomeriggio libero potremmo andare a farci un tatuaggio
– riassunse
Ty.
Un
tatuaggio.
Alex
ne aveva sempre desiderato
uno, ma fino a quel momento il pensiero di ciò che avrebbero
potuto dire i suoi
l’aveva frenata. Tra gli Eruditi coloro che si iniettavano
volutamente
dell’inchiostro sotto la propria pelle erano considerati
né più né meno come
degli idioti … idioti che con ogni probabilità
sarebbero diventati dei pazzi
criminali.
Ai
suoi genitori sarebbe venuto
un infarto se l’avessero saputo.
Bastò
quel pensiero per
convincerla che era venuto il momento di cedere ai propri desideri.
-
E tatuaggio sia – acconsentì.
Procedettero
spediti fino allo
studio, dal quale in quel momento stavano uscendo due Intrepidi, uno
dei quali
venne riconosciuto immediatamente da Alex come il Capofazione Reaper. I
due
stavano parlottando di chissà quale evento e la cosa la
lasciò perplessa.
Suo
fratello e Richard avevano
parlato di una riunione per pezzi grossi, quindi perché uno
dei cinque
Capofazione non presenziava?
-
Sei Reaper, giusto? – chiese,
frapponendosi tra loro e l’uscita.
Il
ragazzo, stimò che poteva
avere all’incirca vent’anni, inarcò un
sopracciglio.
-
In carne e ossa. E tu sei? –
-
Alex. Non c’era una specie di
riunione? –
Reaper
e Bas si scambiarono
un’occhiata perplessa. Poi il biondo, quasi fosse stato colto
da un lampo
d’ispirazione, scosse la testa ridendo.
-
È stato Richard a dirlo? –,
continuò a ridere sinceramente divertito, - Probabilmente
sono andati fuori
dalla recinzione per fare rifornimento dai Pacifici. –
L’espressione
fare rifornimento
doveva avere un significato molto diverso da quello che immaginava,
perché
anche Reaper adesso appariva decisamente divertito.
Le
tornarono alla mente le
parole di suo fratello circa gli hippy strafatti.
-
Credo di aver capito – disse,
inarcando le labbra in un sorrisetto divertito.
Jo
si fece avanti, osservando
con particolare attenzione il biondo. Parve soddisfatta da quello che
vide
perché gli lanciò un lungo sguardo
d’apprezzamento.
L’Intrepido,
dal canto suo,
sembrava pensarla allo stesso modo e non faceva niente per nasconderlo.
-
Sono Bas – si presentò,
dedicando la propria attenzione unicamente a lei.
-
Jo. –
-
Jo … è l’abbreviazione di? –
-
Josephine … il tuo? –
-
Sebastian. Allora, Jo, ci
sarai alla festa di questa sera? –
Festa?
Alex
lanciò un’occhiata
interrogativa a Jace e Ty, che scrollarono le spalle come a dire che
loro non
ne sapevano nulla. Jo però non si fece cogliere impreparata.
-
Ho sentito dire che le feste
degli Intrepidi sono fantastiche. –
-
Le migliori, ma questa
potrebbe migliorare ancora di più se ci fossi anche tu.
–
Il
suo flirtare era talmente
palese che Alex si sentiva in imbarazzo per l’amica. Tuttavia
lei sembrava
sapere perfettamente cosa stesse facendo perché gli rivolse
un sorriso
ammiccante e disse, fingendo nonchalance, - Se non trovo nulla di
meglio da
fare potrei anche passare. –
-
Beh, spero che lo farai. –
Poi,
come per magia, il sorriso
sul volto di Bas appassì e anche Reaper apparve corrucciato.
La risposta a ciò
si materializzò al loro fianco due secondi più
tardi.
-
Non sono un po’ troppo
giovani per voi due? – chiese Quattro, improvvisamente in
modalità protettiva.
Era
strano, perché non aveva
mai avuto l’impressione che quell’Intrepido avesse
la minima considerazione
degli iniziati, però in quel momento i suoi occhi blu
polvere scintillavano di
disapprovazione e fermezza.
Bas
resse il suo sguardo, salvo
poi distoglierlo quando si posò sulla figura minuta e
delicata della ragazza
accanto all’istruttore.
Sembrava
una bambola, ed era
bella esattamente come se lo fosse, ma negli occhi castani scintillava
la
stessa disapprovazione dell’amico.
Senza
aggiungere altro, Reaper
lo prese per una spalla e lo dirottò agilmente fuori da
quella situazione che
sembrava essersi fatta molto imbarazzante.
Jo
non sembrava affatto
contenta di come si erano messe le cose, perché
lanciò un’occhiataccia a
Quattro.
-
Stavamo parlando – disse,
piccata.
-
Fidati, Reaper non è proprio
il ragazzo con cui vorresti avere a che fare –
replicò “la bambola”, - Però
tutto sommato Bas è okay, o almeno lo era fino
all’anno scorso – ammise. C’era
un’ombra di rammarico nel suo sguardo o era solo
un’impressione di Alex?
-
Non è stata colpa tua, Nicky.
Cioè, non del tutto – intervenne Fiamma, arrivando
in quel momento e posando
una mano sul braccio dell’amica con fare protettivo.
Adesso
che la guardava meglio,
Alex capì che “la bambola” doveva essere
Nicole, la ragazza fidanzata con Zeke,
l’Intrepido che si era fatto conoscere in tutta la Residenza
per le sue feste
scatenate.
Jo
la guardò con aria critica,
studiandola dall’alto in basso.
-
Sei la sua ex ragazza o cosa?
–
Nicole
annuì. – Ci siamo
frequentati per un po’ l’anno scorso, ma non
è andata. –
-
Richard ed Eric sono davvero
dai Pacifici? – chiese nello stesso momento Alex.
Fiamma
annuì.
-
C’è una festa questa sera e
una tra un paio di giorni, ma quella è riservata
–
-
Che tradotto significa che
sarà un devasto tale che gli iniziati ne rimarrebbero
scandalizzati? –
s’informò Jace.
-
Più o meno – ammise, ridendo.
-
Allora io devo trovare il
modo di esserci. –
Quattro
gli rivolse un’occhiata
impassibile, per poi rivolgersi alle ragazze che lo accompagnavano, -
Andiamo a
farci questo tatuaggio o no? –
Entrarono
nel negozio di Tori
compatti, mentre Fiamma approfittava della situazione per affiancarsi
ad Alex e
poter avere un po’ di privacy per parlare.
-
Tuo fratello non sarebbe
contento se ti vedesse con Reaper attorno. E Nicole ha ragione, quello
non è un
ragazzo raccomandabile. –
-
Sembra la voce
dell’esperienza – commentò, per poi
sgranare gli occhi con comprensione, -
Stavi con lui prima di metterti con mio fratello? È per
questo che non si
sopportano? –
-
Già. Promettimi che non gli
darai confidenza. Mi faresti questo piccolo favore, Alex? –
La
guardava con lo sguardo
protettivo che avrebbe potuto avere una sorella maggiore, non
c’era traccia di
gelosia o del possesso che spesso compariva negli sguardi delle ex
quando una
nuova ragazza si avvicinava alla loro vecchia fiamma.
-
Nessun problema. A dirla
tutta non è che mi interessi granchè. –
Fiamma
la ricompensò con un
sorriso sincero, stringendole appena la mano con lo stesso trasporto
che
chiunque altro avrebbe messo in un abbraccio.
-
Hai già deciso cosa tatuarti?
– le chiese poi, curiosa.
Alex
lasciò vagare lo sguardo
tra i disegni appesi alle pareti.
Poi
ne prese uno,
mostrandoglielo, - Credo che questo sarà il primo.
–
L’immagine
ritraeva due
acchiappasogni concatenati, appesi a un filo sottile, con alcune piume
a
decorarne le estremità. Era piuttosto grande, in effetti, ma
l’aveva
conquistata con una sola occhiata. Gli acchiappasogni venivano
utilizzati per
tenere lontani gli incubi, e quindi le paure inconsce. Sembrava un buon
primo
tatuaggio per una futura Intrepida.
-
Mi piace – approvò Fiamma,
afferrando a sua volta il disegno lì accanto.
Era
un triscele formato da tre
falci di luna. Particolare, ma anch’esso con un significato
mistico molto
appropriato.
Attesero
pazientemente che Tori
finisse di tatuare i simboli delle Fazioni sulla schiena di Quattro,
per poi
passare al tribale di Nicole, poi venne il turno di Alex.
Tori
poggiò il taser sulla sua
pelle e nel giro di pochi istanti si ritrovò con la schiena
pulsante per il
calore. Tuttavia l’immagine della sua spina dorsale decorata,
che lo specchio
le rimandava, la fece sentire entusiasta del risultato.
Usciti
dalla tatuatrice, Nicole
prese la parola proponendo un giro di shopping al negozio di una certa
Tessa. Quattro
si tolse d’impaccio agevolmente, dicendo che aveva molte cose
di cui occuparsi
prima della festa, e lo stessero fecero Jace e Ty.
-
Tipico dei ragazzi, quando
c’è da fare shopping scappano come delle pecore
– rise Jo.
Le
quattro ragazze entrarono
nella boutique e ne uscirono solo dopo due ore abbondanti. Fosse stato
per lei,
Alex avrebbe ripiegato su un semplice tubino nero, ma Jo e Nicole non
avevano
voluto sentire ragioni e l’avevano costretta a provarsi
decine di abiti
diversi. Alla fine aveva vinto su tutti un mini abito rosso che aveva
le
maniche e la schiena ricoperte di pizzo del medesimo colore e le
lasciava la
parte inferiore della schiena, fino all’attaccatura del
bacino, completamente
esposta. Era sexy, doveva ammetterlo, ma senza risultare volgare.
Fiamma
scelse un abito nero, da
classica bellezza Intrepida, formato da una parte superiore a forma di
“v” che
lasciava entrambe le anche scoperte, mettendo in risalto i tatuaggi ed
era
tenuto su da un’allacciatura dietro al collo che le lasciava
la schiena
interamente scoperta ad eccezione di tre fili sottili che tenevano i
due lati
che coprivano il seno e la parte sotto della gonna.
Jo
optò per un semplice
miniabito a fascia di un bell’azzurro cielo che faceva
sembrare i suoi occhi
ancora più verdi e che, secondo l’opinione di
Alex, era scandalosamente corto.
Infine
Nicole decise per un
monospalla di un bel blu elettrico, che ne faceva risaltare la
carnagione e
lasciava alcune porzioni del fianco destro scoperte grazie al suo
disegno a
“spicchi”.
-
Assolutamente fantastiche –
decretò Nicole, e dal tono con cui lo disse parve subito
chiaro che non era
affatto una di quelle che faceva complimenti senza un vero motivo.
-
Non è un po’ troppo? –
domandò timidamente.
-
Troppo spettacolare?
Assolutamente no, sarai uno schianto e avrai tutti i ragazzi ai tuoi
piedi. –
L’immagine
di lei intenta a
ballare con qualche bell’Intrepido, magari proprio Richard,
si materializzò
nella mente e la fece sorridere. Poi quella fantasia venne prontamente
sostituita dall’immagine di Eric che la fissava con sguardo
contrariato. Era
pronta a scommettere che a suo fratello non sarebbe piaciuto affatto il
vestito
né, tantomeno, l’idea che la sua sorellina
s’intrattenesse con qualche ragazzo
durante una festa in cui l’alcool prometteva di scorrere a
fiumi.
Come
se le avesse letto nel
pensiero, Fiamma le posò una mano sulla spalla con fare
rassicurante.
-
Non preoccuparti, a lui ci
penso io – sussurrò, ammiccando maliziosa.
E,
doveva riconoscerlo, con la
sua fidanzata vestita in quel modo suo fratello avrebbe avuto davvero
molto con
cui distrarsi.
-
E allora che festa sia –
acconsentì rispondendo al sorriso.
Spazio
autrice:
Eccoci
con il tempestivo aggiornamento. Ho plottato fino al decimo capitolo
per il
momento, ma vi annuncio fin da subito che difficilmente la long
oltrepasserà i
venti capitoli (sempre ammesso che li raggiunga) tuttavia al termine di
questa
ci sarà un nuovo sequel (questa volta con spazio anche per
Tris e Quattro e una
nuova coppia, leggasi come Peter x OC) quindi non vi libererete di me,
né di
Fiamma ed Eric e tutti gli altri personaggi di queste long, tanto
presto.
Fatemi sapere che ne pensate del capitolo. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt
Ecco
la foto del tatuaggio di Alex, così tanto per farvi capire
bene com’è: http://media.pinkblog.it/t/tat/tatuaggi-schiena-2014/th/tatuaggio-schiena7.jpg
http://www.specialprezzi.com/open2b/var/catalog/images/1233/0-99ae3c7d-800.jpg
http://i41.tinypic.com/sz7nfb.jpg
http://www.specialprezzi.com/open2b/var/catalog/images/1165/0-09f97b2b-650.jpg
http://www.new-fashion-italy.eu/product_thumb.php?img=public/images/p_images/p_3553_3553_01.jpg&w=155&h=223
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Capitolo 6 *** Cap 6 ***
Cap
6
Eric
si lasciò cadere sul
letto, distrutto, mentre Richard si avvicinava alla finestra e portava
una
sigaretta tra le labbra.
-
La prossima volta che cerchi
di convincermi a fare un viaggio con quell’idiota non mi
lascerò fregare tanto
facilmente – sbuffò.
Passare
ben due ore chiuso in
un abitacolo con Zeke Pedrad avrebbe dovuto essere severamente proibito
dalla
legge. Non riusciva a capire come Fiamma e gli altri riuscissero a
trovarlo
divertente. Per lui era solo un idiota e anche piuttosto incapace per
essere un
Intrepido per nascita.
-
La prossima volta dirò a
Fiamma di chiedertelo – replicò, ironico, buttando
fuori il fumo sottoforma di
piccoli cerchi perfetti.
-
E almeno cerca di non
affumicarmi la stanza con quello schifo. –
Richard
scrollò le spalle,
sporgendosi sul parapetto e osservando il panorama. Le stanze dei
Capofazione
erano le uniche che si affacciavano sull’esterno della
Residenza; tutti gli
altri erano costretti a stanze più piccole, più
buie e senza visuale.
Praticamente era come essere murati vivi.
-
Stavo pensando … - cominciò,
venendo interrotto da Eric.
-
Da quando pensare è diventata
una tua abitudine? –
-
Ah ah ah … divertente. Se lo
vuoi sapere, è più un hobby che
un’abitudine. Comunque, dicevo che stavo
pensando che potremmo spostare la festa di Zeke in piscina. –
Sì,
nella Residenza c’era una
piscina interratta e no, Eric non l’aveva scoperto
finchè non aveva partecipato
alla prima riunione dei Capofazione.
Richard
fece tintinnare le
chiavi davanti a lui, sorridendo compiaciuto.
-
E quelle dove le hai prese? –
-
Sgraffignate – rispose,
indifferente, mentre aspirava l’ultima boccata di fumo e
gettava la sigaretta
fuori.
Tipico
di lui.
Richard
Kang non sembrava
essere soddisfatto se non trovava almeno una decina di modi diversi per
rischiare di farsi cacciare dalla gerarchia di comando a calci.
Forse
era proprio per questo
che andavano tanto d’accordo. Erano diversi su
un’infinità di cose al punto da
compensarsi e formare un’accoppiata vincente.
Sì,
erano una bella squadra, ma
non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura; se Richard
avesse scoperto che la
pensava così avrebbe cominciato a vantarsi e lui avrebbe dovuto ucciderlo nel sonno.
-
Datti una mossa, occhi
d’acciaio, abbiamo una festa a cui andare. –
Eric
gemette.
Lui
detestava le feste e
neanche la presenza dell’alcool costituiva un incentivo
abbastanza forte da
spingerlo a partecipare. Già se la vedeva quella massa di
ragazzi ubriachi e
completamente scoordinati che cercavano di seguire il ritmo della
musica, il
chiasso e le urla.
Sì,
odiava tutto quello.
-
Devo proprio? –
-
No, non sei obbligato, sono
sicuro che ci sarà qualcun altro ben disposto a ballare con
Fiamma e Alex. –
Lo
disse così, come se nulla
fosse, ma dalla scintilla divertita nel suo sguardo Eric
capì subito che aveva
pianificato di usare quella carta proprio nel caso in cui
l’amico si fosse
rifiutato di prendere parte ai festeggiamenti.
-
Tu sei una persona malvagia –
decretò, lanciandogli un’occhiataccia e alzandosi
in piedi controvoglia.
-
Mi hanno detto di peggio. E
ora forza, sorgi e brilla, bell’addormentato. –
Rovistò
alla ricerca di
qualcosa di adatto, trasportando tutto nel bagno attiguo e infilandosi
sotto la
doccia, abbandonando Richard davanti allo specchio mentre si
risistemava i
capelli con movimenti attenti.
L’acqua
bollente bastava a
rilassargli i muscoli contratti delle braccia e a scacciare la
fastidiosa
consapevolezza di essersi lasciato incastrare da un tipo che dedicava
mezz’ora
ad acconciarsi i capelli.
Riemerse
dal bagno in una
nuvola di vapore, scoprendo che la sua confezione di gel era stata
sequestrata
da “Richard il maniaco dei capelli”.
Tese
la mano verso di lui con
aria esigente. Poi, controvoglia, l’amico mollò il
bottino.
Indossò
un paio di jeans scuri,
una canotta nera e completò il tutto con
l’immancabile giubbotto di pelle.
L’aveva
comprato insieme a
Richard un paio di mesi prima e da allora aveva dovuto ammettere che
non c’era
nulla come la pelle quando si aveva voglia di fare la figura dei duri
tutto
d’un pezzo.
L’amico
nel frattempo si era
acceso l’ennesima sigaretta.
-
Fumi troppo. –
-
Sì, mamma – replicò con un
ghigno, per poi aggiungere, mentre giocherellava distrattamente con
l’helix
all’orecchio destro: - Mi presti il piercing nero opaco?
–
-
Il tuo che fine ha fatto? –
chiese, consegnandoglielo e osservandolo mentre si sistemava il
piercing a
forma di pallottola.
Richard
storse il naso,
contrariato, - O l’ho perso oppure è rimasto in
camera di Alys … o forse di
Kestrel. –
E
se era rimasto in camera di
Kestrel non l’avrebbe mai più rivisto, poco ma
sicuro, perché la ragazza
l’avrebbe automaticamente considerato una sua
proprietà.
-
A proposito. Questa sera con
chi ti vedi, la biondina o la brunetta? –
Si
strinse nelle spalle: - Chi
lo sa, magari con tutte e due. –
La
loro conversazione venne
interrotta da un lieve bussare.
Fiamma
fece capolino, aprendo
quanto bastava per mostrare che il resto del gruppo li attendeva fuori
dalla
stanza.
-
Siete pronti o Richard deve
ancora guardarsi allo specchio per molto? –
L’ex
Candido fece una mezza
giravolta, mettendosi in mostra, poi lo sguardo gli cadde
sull’abito
dell’amica.
-
Quella è una cinta o una
gonna? –
Le
sue parole attirarono anche
l’attenzione di Eric, che scrutò la fidanzata
dalla testa ai piedi. Registrò
all’istante le lunghe gambe scoperte, i fianchi tatuati, il
viso leggermente
truccato e i capelli acconciati in morbide onde che le cadevano lungo
la
schiena.
Non
era mai stato uno schiavo
degli ormoni, ma da quando la conosceva non riusciva a fare a meno di
pensare
solo e unicamente a quanto sarebbe stato bello mandare a puttane tutti
i suoi
impegni e chiudersi in una stanza con lei.
La
sua espressione doveva aver
lasciato trapelare i suoi pensieri perché Fiamma sorrise,
imbarazzata, e
Richard tossicchiò divertito.
-
Continui a mangiartela con
gli occhi alla festa, okay? – lo prese in giro proprio
quest’ultimo.
Non replicò, non
sapendo bene cosa dire per
togliersi d’impaccio, e si limitò a chinarsi a
scoccarle un bacio a fior di
labbra e a cingerle i fianchi con un braccio.
Procedettero
così, in una sorta
di piccolo drappello, lungo la strada che li separava dal tetto e dal
rumore
pulsante della festa appena cominciata.
*
Alex
osservò il tetto.
Decine
di Intrepidi più o meno
giovani affollavano la zona, tutti rigorosamente con una bottiglia in
mano, e
urlavano per sovrastare il rumore della musica pulsante che li
circondava.
D’un
tratto scorse la sagoma
alta e massiccia del fratello. Si destreggiò tra il gruppo
di ballerini
peggiori che avesse mai visto e fece per avvicinarglisi. Uno dei
ragazzi, un
tipo dagli occhi verde azzurri e la carnagione caffèlatte,
le finì addosso. Le
rivolse un sorriso di scuse, scrutandola poi dall’alto in
basso con aria d’apprezzamento.
-
Sono Rafael – disse,
chinandosi verso il suo orecchio per essere certo che le sue parole
fossero
comprensibili, - Sei una delle nuove iniziate? –
Un
lieve sentore di whiskey le
raggiunse le narici, facendole arricciare il naso.
Annuì.
– Alex. –
-
Sei carina, molto carina –
precisò.
-
E tu sei ubriaco, molto
ubriaco. –
Rafael
rise, come se avesse
appena sentito la cosa più divertente della sua intera
esistenza.
-
Forse un po’ –, ammise, - Ma
tu sei davvero carina. –
Gli
rivolse un cenno di
ringraziamento, non sapendo bene come replicare. Non voleva sembrare
una di
quelle che concedevano la propria attenzione per un paio di complimenti
banali.
Complimenti che, ne era certa, Rafael aveva già rifilato a
metà delle ragazze
della Residenza.
-
Okay. Beh, io devo proprio
andare dai miei amici – tagliò corto, piantandolo
lì.
Rafael
arricciò il labbro,
apparentemente deluso, ma una frazione di secondo più tardi
aveva già puntato
un’iniziata interna e aveva attaccato con la solita tiritera
su quanto fosse
carina.
-
Non stai bevendo, vero? –
Sobbalzò
leggermente, colta di
sorpresa, e si voltò quanto bastava per trovarsi davanti le
iridi d’acciaio di
suo fratello che la osservavano con intensità.
-
In realtà non ancora, cercavo
una birra – ammise.
Eric
ne afferrò una appena
stappata da un Intrepido che passava in quel momento. Il ragazzo parve
sul
punto di protestare, ma quando vide chi era stato tacque e
tornò nuovamente in
direzione del frigo bar. La porse ad Alex, osservandola mentre ne
prendeva un
lungo sorso.
-
È forte – commentò, sorpresa.
-
Le birre alla Residenza sono
più forti di quelle di contrabbando che puoi trovare nelle
altre Fazioni. Cerca
di andarci piano. –
La
ragazza lanciò un’occhiata
eloquente in direzione di Zeke, che era a testa in giù con
un imbuto infilato
in bocca. Un ragazzo che non conosceva gli stava versando quella che
doveva
essere vodka direttamente in gola.
-
Piano come lui? – ironizzò.
Eric
alzò gli occhi al cielo
davanti a quello spettacolo, mormorando qualcosa che suonava
decisamente come
un “che razza d’imbecille”.
Poco
lontano di lì c’erano
Fiamma e Nicole, intente a ballare insieme a una ragazza dai lunghi e
lisci
capelli biondi che Alex non aveva mai visto prima.
Cercò
con lo sguardo la figura
di Richard.
Lo
intravide seduto sul
parapetto, una bottiglia di tequila stretta in mano, intento a fissare
la pista
con aria persa.
-
Vado a cercare Ty – mentì prontamente
all’indirizzo del fratello, poi si fece largo e
puntò verso di lui.
-
Non dirmi che hai deciso di
buttarti di sotto – ironizzò, togliendogli la
bottiglia di mano e prendendone
due lunghi e rapidi sorsi.
Il
liquido giallo ambrato le
bruciò la gola, facendola tossicchiare leggermente.
-
Me ne sto solo un po’ per i
fatti miei – replicò, stendendo la mano per
reclamare il possesso della
bottiglia. Poi inarcò un sopracciglio, bevendone un
po’, - Come mai non sei in
pista? –
-
Potrei farti la stessa
domanda. –
-
Beh, io volevo vedere se ti
saresti avvicinata oppure no. –
-
E io non avevo nessuno con
cui ballare, se si esclude il tentativo d’approccio di Rafael
il molestatore
ubriaco – concluse ridendo.
Richard
scese giù dal parapetto
con una spinta poderosa delle braccia, atterrandole accanto e
guardandola con
aria d’aspettativa.
-
Allora, biondina, vuoi
ballare o no? –
Voleva
ballare con lui?
Dannazione,
sì.
Era
pronta a sorbirsi la
predica di Eric?
Sicuramente
no.
-
Sì, voglio ballare – rispose.
Richard
la prese per mano,
portandola al centro della pista, le fece fare una piccola piroetta e
le cinse
i fianchi.
Riusciva
ad avvertire il calore
della sua pelle persino al di sopra del tessuto del vestito. Le
sembrava di
andare letteralmente a fuoco lì dove Richard la sfiorava.
Chiuse gli occhi per
un secondo, cercando di trovare il giusto ritmo, e poi
lasciò semplicemente che
la musica scorresse dentro di lei. Si ritrovò a ondeggiare
con fare sensuale,
buttando indietro la testa, ravviando i capelli, lasciando che i
fianchi
ruotassero con malizia. Richard l’assecondava, uniformandosi
al suo ritmo e non
perdendola di vista neanche per un secondo.
-
Ti muovi bene – si chinò a
sussurrarle all’orecchio, facendola sentire orgogliosa e
imbarazzata allo
stesso tempo.
-
Grazie – replicò, con un
sorriso lieve.
Continuarono
a ballare per una
mezz’ora finchè i piedi non cominciarono a farle
male. Richard parve capirlo perché
la dirottò nuovamente verso il parapetto e un angolo
relativamente più
tranquillo rispetto al resto del tetto. Passando davanti al frigo bar
afferrò
una nuova bottiglia di tequila e un piattino con qualcosa che non
riuscì a
distinguere nel buio.
-
Aprì la bocca – le ordinò,
armeggiando con il piattino.
Incerta,
decise di assecondarlo
e dischiuse le labbra.
Il
pollice di Richard le
accarezzò il labbro inferiore, sporcandolo con del sale.
Improvvisamente
capì: tequila
sale e limone.
Leccò
via il sale con un rapido
movimento della lingua, lasciando che il ragazzo le versasse il
corrispettivo
di uno shottino direttamente in bocca. Lo mandò
giù tutto insieme, prendendo
poi coi denti lo spicchio di limone che Richard teneva tra le dita.
Decise
di prendersi una piccola
libertà e invece di afferrare lo spicchio
mordicchiò una delle dita che lo
reggeva.
Avvertì
Richard che fremeva
leggermente. Non aveva stretto abbastanza per fargli male, quindi quel
brivido
era dovuto a tutt’altro.
-
Ti piace mordere, eh? –
disse, ammiccando.
Annuì.
– Lo adoro. Fin da
piccola mi sono sempre divertita a mordere le persone –
ammise.
-
Una piccola cannibale
assetata di sangue, quindi. Chissà perché adesso
ho la certezza che tu ed Eric
siete parenti. –
-
Perché, mio fratello ti morde
spesso? – chiese, ironica.
-
No, ma ha sempre quello
sguardo che dice chiaramente che potrebbe farlo da un momento
all’altro. –
-
Sì, so di cosa parli –
convenne.
Si
fissarono per un attimo con
aria seria, poi scoppiarono a ridere all’unisono.
Continuarono a farlo finchè
Alex non sentì le dita calde del ragazzo vagarle lungo la
schiena. Scorrevano
lungo la pelle marchiata dal tatuaggio e la inondavano di una
sensazione calda
lungo tutto il corpo.
-
Bel tatuaggio, ne ho uno
simile – disse, continuando a seguirne il contorno.
Alex
si schiarì appena la gola,
accorgendosi che la sua voce stava diventando pericolosamente roca.
-
Posso vederlo? –
Il
sorriso sghembo del
Capofazione tornò a fare la sua comparsa. –
Sì, ma è in un punto coperto. Vuoi
che mi spogli, biondina? –
E
c’era da chiederlo? Era
davvero curiosa di sapere se i suoi addominali erano
d’acciaio e se i pettorali
erano sviluppati come sembrava.
-
Solo per vedere il tatuaggio,
non farti strane idee – precisò.
Richard
rise, sfilandosi la
maglia con un solo, lento, movimento delle braccia. Le ci vollero un
paio di
secondi per realizzare dove si trovasse il tatuaggio, perché
la prima cosa che
la sua mente registrò era che il corpo del ragazzo era anche
meglio di quanto
sembrasse. Addominali definiti e imponenti come se fossero le tegole di
un tetto,
spalle larghe dal trapezio possente, bicipiti gonfi e pettorali
perfettamente
disegnati.
L’acchiappasogni
gli decorava
il lato sinistro del costato.
-
Bello. –
Non
precisò cosa trovasse
bello, ma il suo sguardo
doveva dirla lunga perché Richard le strizzò
l’occhio.
Poi,
come dal nulla, una
ragazza dai lunghi capelli corvini e i verdi occhi da gatta comparve
tra di
loro. Era di poco più alta di Alex, con un corpo con
più curve di una strada di
montagna che tuttavia non risultava affatto eccessivo ma ben
proporzionato.
La
nuova arrivata la degnò
appena di un’occhiata, per poi rivolgersi al Capofazione.
-
Sono stufa di ballare, ce ne
andiamo? –
Condì
il tutto con un sorriso
malizioso. Era più che evidente dove volesse andare e a
Richard non doveva
dispiacere poi così tanto perché buttò
giù un lungo sorso di tequila e posò la
bottiglia sul parapetto.
-
Ci vediamo domani all’addestramento,
Alex – disse, afferrando la mano che la sconosciuta gli
porgeva e lasciandosi
trascinare via.
Alex.
Niente
biondina, niente sorrisi
né occhiate ammiccanti.
Era
arrivata quella tipa e lei
era diventata improvvisamente invisibile. Del resto doveva ammettere di
non
essere neanche lontanamente sexy come lei. Comparata a una come quella,
lei
doveva sembrargli solo la piccola sorellina del suo migliore amico; una
che
andava bene per un paio di chiacchiere una volta ogni tanto, niente di
che.
Si
insultò mentalmente per aver
creduto di potergli interessare. Che razza di stupida era stata!
*
Richard
rotolò su un fianco, il
fiato corto per l’intensità dell’atto
appena concluso, e lanciò un’occhiata con
la coda dell’occhio ad Alys. La ragazza era sdraiata sulla
schiena e aveva l’aria
appagata di chi aveva appena trascorso un’ora particolarmente
piacevole.
-
Avevi la testa da tutt’altra
parte – commentò l’Intrepida,
osservandolo mentre ripescava un accendino e si
accendeva una sigaretta. Non c’era rabbia nella sua voce,
solo pura e semplice
constatazione.
-
A me sembra che sia andata
bene. –
-
È andata più che bene. Ma è
stato diverso, eri persino più bramoso del solito. Quindi,
qual è il problema? –
Visto
che non accennava a
rispondere, Alys tentò: - C’entra la biondina con
cui stavi parlando quando
sono arrivata? Lei ti piace? –
L’intuizione
era una delle
meravigliose qualità di Alys, l’altra era che non
era una di quelle ragazze che
si illudevano. Sapeva perfettamente che quello che c’era tra
loro era solo
sesso, appagante e frequente ma pur sempre solo sesso, e le andava
più che
bene.
Sì,
il problema era Alex.
Mentre
si muoveva dentro Alys,
affondando con energia, e sentiva le sue unghie che gli artigliavano la
schiena
era riuscito a pensare solo a una cosa. Come sarebbe stato se la chioma
sparsa
sui suoi cuscini fosse stata bionda e gli occhi che lo fissavano mentre
veniva
fossero stati di ghiaccio?
-
È complicato – replicò.
E
lo era davvero.
Aveva
promesso a Eric che
sarebbe stato alla larga da lei, non poteva rimangiarsi la parola data.
Il suo
migliore amico e la fiducia che riponeva in lui venivano prima di
qualsiasi
biondina dall’aspetto angelico.
-
Lei ti piace e tu le piaci.
Fidati, ho visto come ti guardava ed era chiaro come il sole, quindi
cosa c’è
di complicato? –
-
Non ho mai avuto una
relazione monogama, Alys, non sono neanche sicuro di esserne in grado.
–
-
E pensi che lei sia una di
quelle ragazze da relazione seria ed esclusiva – concluse per
lui.
-
Già, e poi c’è il fatto che
è
la sorellina di un amico – ammise.
-
Eric. Sì, sono piuttosto
simili, anche se non hanno gli stessi colori. Secondo me può
funzionare, non
sottovalutarti. –
-
Mi piace lei eppure sono a
letto con te … questo non dovrebbe significare qualcosa?
–
Alys
gli accarezzò appena il
profilo della mandibola, sorridendo dolcemente: - Significa solo che io
sono
una bomba a letto e che tu avevi bisogno di distrarti. –
Richard
la fissò negli occhi,
ritrovandosi a sorridere.
Era
incredibile, Alys Ryle,
decisamente la migliore amica di letto che un ragazzo avrebbe potuto
desiderare.
Spazio
autrice:
Ta
dan! Ragazzi e ragazze, ma siete spariti tutti? :( *va a piangere in un
angolino*. Beh, spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi annuncio che
nel
prossimo vedremo parecchia Eriamma (?). Fatemi sapere che ne pensate.
Alla
prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt
|
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Capitolo 7 *** Cap 7 ***
Cap
7
La
mattina delle visite colse
tutti impreparati.
E
portò una scintilla di
malinconia in chi, come Fiamma, non vedeva la sua famiglia da quasi un
anno. Il
ricordo della giornata dell’anno precedette le
scaldò il cuore mentre indossava
la tenuta nera e acconciava i capelli in un’alta e tirata
coda di cavallo.
Si
guardò allo specchio,
cercando di ritrovare qualcosa della sedicenne che era stata prima
dell’iniziazione. L’aspetto esteriore era lo
stesso, forse solo il viso si era
assottigliato un po’ di più e aveva messo in
risalto gli zigomi già
naturalmente marcati. Dentro di sé però era
cambiata. Più dura, più simile al
freddo acciaio dei pugnali che tanto le piaceva lanciare. Non sapeva
ancora se
questa sua perdita di emotività le piacesse oppure no.
Tirò
su la zip del giubbotto di
pelle, scacciando via quei pensieri. Gli intrepidi erano come squali
pronti ad
attaccarti al minimo segnale di paura e lei non poteva mostrarsi
debole, non
ora che la sua relazione con Eric l’aveva portata
più che mai sotto i
riflettori.
Si
richiuse la porta della
stanza alle spalle, percorrendo il lungo corridoio che la separava dal
Pozzo.
Nicole le si affiancò poco dopo, il fiato corto per la corsa
che aveva appena
fatto.
-
È strano sapere che i nostri
cari non ci saranno, vero? –
Annuì.
-
Immagino che ormai ci si
consideri degli adulti in tutti i sensi, perciò forse non
è il caso di
rimuginarci su. –
Nicole
si accigliò, guardandola
in modo strano.
-
Che c’è? –
-
La vicinanza con Eric ti ha
trasformata in una tipa tutta dovere e freddezza, probabilmente non te
ne rendi
conto. –
Piccata,
si fermò di botto per
fronteggiarla.
-
Da quando è un problema il
comportamento di Eric? – chiese, aggressiva.
-
Da quando scatti come un
cobra non appena qualcuno ne parla male. Forse non l’hai
notato, ma non sono in
molti a stravedere per lui. –
-
Non è un mio problema, e
francamente neppure tuo. Perché non raggiungi Zeke?
– aggiunse poi, un po’ più
brusca di quanto avesse voluto.
La
verità era che in una
giornata come quella sentire attaccare l’unica persona che
ancora faceva parte
a tutti gli effetti della sua famiglia la faceva arrabbiare. Eric era
tutto ciò
che aveva e a lei andava bene così, quindi perché
gli altri dovevano
impicciarsi?
Nicole
tentennò, abbassando lo
sguardo.
L’immagine
di come dovevano
sembrare, un aggraziato e pericoloso dobermann pronto a scontrarsi con
un
piccolo e agguerrito cocker, le fece capire
l’assurdità della situazione.
-
C’è qualche problema con
Zeke, vero? –
L’amica
non disse nulla, ma
dalla postura rigida e lo sguardo perennemente fissato sul pavimento si
capiva
che era così.
-
Una settimana di problemi … ho
sette giorni di ritardo – sussurrò,
così piano che per un attimo Fiamma si
chiese se l’avesse detto davvero.
Prima
ancora di pensare a cosa
stesse facendo, la strinse in un abbraccio spaccaossa. Improvvisamente
l’acidità di Nicole aveva un senso: era
spaventata.
-
A lui l’hai già detto? –
Scosse
la testa: - No, non ne
ho avuto il coraggio. Zeke è fantastico, ma … -
-
Ma non è molto maturo –
concluse per lei.
-
Magari non è nulla, potrebbe
essere solo un ritardo. –
-
Non voglio pensarci, Fi.
Piuttosto, scusami se sono stata così stronza prima, ma
è il nervosismo che
parla. –
Sciolse
l’abbraccio, scrollando
le spalle: - Ehy, non me la sono presa. Forza, andiamo a vedere quanti
trasfazione scoppieranno a piangere rivedendo i genitori. –
-
Seriamente, Eric accresce la
tua vena sadica – rise, lasciandosi condurre via.
Erano
arrivate al Pozzo quando
Fiamma lo vide.
Eric
era appoggiato a una delle
balaustre e fissava un punto imprecisato davanti a sé con
un’espressione che
non prometteva nulla di buono. Lo raggiunse, seguendo la direzione in
cui
puntavano i suoi occhi e capendo all’istante quale fosse il
problema. Poco
lontano da loro c’era un terzetto di Eruditi.
L’uomo assomigliava molto a Eric,
mentre la madre aveva gli stessi colori di Alex; il terzo componente
era un
ragazzo che doveva avere all’incirca la loro età.
Fece
scivolare la mano nella
sua, attirandone l’attenzione.
-
I tuoi genitori? –
-
Già. Non credevo che
sarebbero venuti – disse.
La
voce era fredda, glaciale,
come quando si sforzava di fare finta che la cosa non lo toccasse
minimamente
mentre dentro si sentiva morire.
Poteva
capirlo. Anche lei
avrebbe reagito in quel modo se avesse saputo che sua madre era andata
a
trovare Kyran ma non lei.
-
Magari non sarà terribile come
pensi. –
-
Già, sarà molto peggio. –
Okay,
tanti saluti al tentativo
di risollevargli l’umore. A maggior ragione perché
Alex non era ancora arrivata
al Pozzo e i signori Murter avevano appena puntato il loro primogenito
e
camminavano verso di lui con l’aria intellettualoide che
contraddistingueva i
membri della loro Fazione.
-
Eric, sei pieno di piercing e
tatuaggi – cominciò suo padre, scrutandolo
dall’alto in basso con aria
contrariata.
-
Da queste parti siete voi
quelli strani, non io – ribattè, proprio mentre
sua madre rivolgeva uno sguardo
incuriosito verso Fiamma.
-
È una tua amica? –
-
È la mia ragazza – precisò.
-
Ma non fa parte della
famiglia, quindi magari potrebbe lasciarci un po’ di tempo
per noi – concluse
il signor Murter, lanciandole una di quelle occhiate raggelanti che di
solito
Eric utilizzava quando voleva intimidire qualcuno.
Peccato
solo che lei fosse
abituata a gestire situazioni come quelle, quindi resse bene il
confronto e
lanciò un’occhiata interrogativa al fidanzato. Non
era certa che Eric fosse in
grado di gestire in modo tranquillo quell’incontro, ma se ne
sarebbe andata se
lui le avesse chiesto di farlo.
-
Lei resta – ribattè Eric,
rinserrando la presa sulla sua mano.
-
Eric, questo è un incontro di
famiglia … -
-
Forse non ti sei guardato
attorno, papà, ma gli ordini qui li do io. Siete qui per
parlare con Alex, non
con me, quindi non fingere neanche per un attimo che le cose stiano in
modo
diverso. –
Il
terzo Erudito se ne stava in
disparte, visibilmente a disagio, finchè non vide Alex
avanzare rapidamente
verso di loro.
Evidentemente
aveva fiutato il
problema, perché appariva piuttosto contrita.
Eric
colse la palla al balzo
per defilarsi.
Fiamma
lo vide allontanarsi
lungo il corridoio, incurante della voce di Max che lo invitava a
unirsi a loro
per un pezzo di torta.
-
Cosa è successo? – chiese
Alex, con un tono talmente glaciale da poter fare invidia a quello del
fratello.
-
Tuo fratello è il solito
testardo irascibile, ecco cosa – spiegò il signor
Murter.
Quella
fu la goccia che fece
traboccare il vaso.
-
Quindi sarebbe colpa sua se
l’avete sempre fatto sentire un fallimento? Se in
quest’anno non vi siete mai
presi la briga di mettervi in contatto con lui? Se durante la giornata
delle
visite dell’anno scorso non vi siete degnati di farvi vedere?
Ma che razza di
genitori siete, voi? – esplose, incurante
dell’attenzione generale che aveva
catalizzato su di sé.
La
signora Murter sembrò
turbata dalle sue parole, e a dirla tutta piuttosto imbarazzata, mentre
il
marito la fissava furente.
-
Ascoltami bene, signorina. Io
non so cosa tu creda di sapere, ma mio figlio è sempre stato
un piantagrane;
non sono stato sorpreso di sapere che aveva scelto gli Intrepidi,
è la Fazione
adatta a gente della sua risma. –
-
Eric è problematico, è
irascibile e testardo … questo lo sanno tutti qui in
Fazione, ma se lo hanno
scelto come nostro capo un motivo c’è.
È forte, è temuto e rispettato, è una
persona molto migliore di quanto possa esserlo lei. –
L’uomo
scosse la testa,
indignato, e le voltò le spalle.
-
Andiamo, Marise, ce ne
andiamo. –
La
donna esitò e per un attimo
Fiamma pensò che se ne sarebbe andata con lui, ma la
sorprese decidendo di
rimanere.
-
Tu vai, se vuoi, io voglio
rimanere. Christopher, resti anche tu? –
Il
giovane in disparte annuì.
Il
marito andò via furente.
-
Immagino che non sarà un bel
rientro a casa – considerò Fiamma. Improvvisamente
quella donna aveva
cominciato a piacerle, o quantomeno stava guadagnando qualche punto.
-
È vero quello che hai detto
sul mio Eric? È davvero un grande Intrepido? –
Annuì.
-
È un grandissimo Intrepido.
Sarebbe stata fiera di lui se l’avesse visto durante
l’iniziazione. –
Marise
si tormentò le mani con
fare nervoso.
-
Puoi parlargli tu al posto
mio? Non credo che voglia vedermi e non lo biasimo per questo, ma so
che a te
darà ascolto. Eric si fida di te, si è aperto e
non lo fa mai. Deve amarti
davvero – concluse, stringendole una mano. – Lo
farai per me? Digli che mi
dispiace, che gli voglio bene malgrado lui pensi che non sia
così. –
-
Lo farò. La lascio con sua
figlia – concluse, districandosi dalla presa e percorrendo il
corridoio.
Sapeva
bene dove cercarlo. Ogni
volta che qualcosa non andava Eric si rinchiudeva nel poligono. Sparare
aveva
su di lui lo stesso effetto che per lei avevano i coltelli.
Entrò
nella stanza,
raggiungendolo e abbracciandolo da dietro.
Eric
si tolse le cuffie,
puntando gli occhi d’acciaio su di lei.
-
Se ne sono andati? –
-
Solo tuo padre. Tua madre è
rimasta a parlare con Alex. Mi ha chiesto di dirti che ti vuole bene,
anche se
sa che pensi non sia così, e che le dispiace per come sono
andate le cose. –
-
Non mi interessa. –
-
Non è vero, Eric, e lo sai.
Tu fai finta che non t’interessi, ma non è
così. –
Rinserrò
la presa sul calcio
della pistola, come se fosse la sua coperta di Linus. – Anche
se m’importasse
non avrebbe importanza. La Fazione prima del sangue, ricordi?
–
Ecco,
quando faceva così la
irritava oltre ogni dire.
-
Perché per una volta non puoi
semplicemente dire che sei arrabbiato e che ti senti ferito dal
comportamento
della tua famiglia?–
Si
voltò completamente verso di
lei, scrutandola con intensità.
-
Perché se lo ammetto mi sento
debole e non ho intenzione di permetterlo. Sono un Capofazione, devo
essere
forte sempre e comunque. –
-
Hai paura. Pensi che
ammettere di soffrire ti faccia apparire debole agli occhi degli altri,
ma non
è così. Soffrire non rende deboli, solo umani.
–
Non
disse nulla, limitandosi a
fissarla come se fosse diventato una statua di ghiaccio. Si stava
allontanando,
estraniando, tornando a essere quell’Eric che non le
permetteva di avvicinarsi
e di capire cosa gli passasse per la testa.
-
Non ne voglio parlare –
disse, annullando la distanza che li separava e chinandosi a baciarla.
Fu un
bacio rabbioso, disperato, che lasciava intendere tutto ciò
che a parole
sembrava incapace di confessare.
Lo
ricambiò, abbracciandolo
invece di limitarsi a cingergli il collo come al solito, stringendolo
con tutta
la forza di cui era capace.
-
Io ci sono, non me ne vado da
nessuna parte, hai capito? – gli sussurrò
all’orecchio, continuando a
stringerlo a sé.
-
Tu lo dici, ma io non posso
saperlo con sicurezza. –
Il
pizzico di fragilità che era
trapelato con quella dichiarazione venne scacciato prontamente e
lasciò il
posto a quella rigidità innaturale.
-
Siamo una squadra, ricordi?
Noi due contro tutti – gli rammentò, utilizzando
le stesse parole che aveva
pronunciato dopo averlo aiutato a uscire dal suo scenario della paura.
-
Non voglio parlarle. –
Quel
“non voglio” suonava
tremendamente come un “non posso”.
-
Non ti sto chiedendo di
farlo. –
Gli
prese la pistola dalle
mani, depositandola sul bancone e attirandolo verso l’uscita.
-
Non credo sia una buona idea
rimanere qui, non sei l’unico che si sfoga al poligono
– gli fece notare,
dirottandolo lungo il corridoio che portava alle camere dei
Capofazione.
Si
chiuse la porta alle spalle,
lasciandosi cadere sul letto del ragazzo e battendo la mano accanto a
sé per
invitarlo a raggiungerla.
Si
rannicchiarono sotto le
lenzuola, una abbracciata all’altro, rimanendo in silenzio
per un tempo che
sembrò interminabile.
-
Perché lo fai? – le chiese d’un
tratto, la fissava come se davvero ci fosse qualcosa che andava oltre
la sua
comprensione.
-
Perché faccio cosa? –
-
Mi stai vicino e mi sopporti
anche se non faccio nulla per renderti le cose facili, anzi. Non sono
comunicativo, né particolarmente dolce o affettuoso, quindi
perché hai scelto
proprio me? –
La
domanda la colse di
sorpresa.
-
Perché ti sei preso cura di
me, seppure a modo tuo, mi hai mostrato un Eric diverso rispetto a
quello che
ti piace tanto sbandierare in giro. E mi sono innamorata di
quell’Eric, anche
se molto spesso mi porta al limite della pazienza. –
Abbozzò
un sorriso divertito.
-
Ti porto al limite della
pazienza, eh? –
-
Già – confermò, intervallando
ogni parola con un piccolo bacio a fior di labbra, - mi porti al limite
della
pazienza, ma va bene così. –
-
Disse l’ex Candida incapace
di usare un filtro tra ciò che le passa per la testa e
ciò che dice – ironizzò,
dandole un lieve buffetto sul naso che le fece arricciare le labbra in
un
sorriso.
-
Va meglio adesso? –
Annuì
lentamente. – Andrebbe ancora
meglio se … - non continuò la frase, lasciando
che fossero le sue azioni a
parlare per lui. Le cinse i fianchi al di sotto della maglietta,
accarezzandole
la pelle nuda con bramosia e baciandola con passione. Stava cominciando
a
vagare verso zone decisamente più erogene quando le mani
sottili di Fiamma
fermarono la sua corsa.
-
Niente sesso, scordatelo –
disse, sorridendo.
Le
baciò il collo,
mordicchiandole la pelle in corrispondenza della clavicola.
-
Sicura? –
Trattenne
un gemito. – Sicura. –
-
Solo perché ho fatto l’odioso?
Che Intrepida severa – rise, baciandola con leggerezza e
passandole un braccio
attorno alle spalle.
Fiamma
assunse la sua solita
posizione preferita, con la testa poggiata sul petto muscoloso del
ragazzo, e
si rilassò nella sua stretta.
-
Severissima, quindi farai
meglio a comportarti bene, Capofazione – lo
redarguì, puntandogli un dito
contro con aria fintamente minacciosa.
-
Agli ordini – replicò,
beffardo.
Spazio
autrice:
Visto
che le vacanze natalizie a quanto pare mi ispirano aggiornamenti ultra
rapidi,
ecco il nuovo capitolo. Probabilmente domani avrete anche il nuovo di
“E se
Romeo e Giulietta fossero stati Divergenti?” così
recupero un po’ del tempo in
cui vi ho fatto attendere inutilmente nella speranza di un
aggiornamento.
Chiedo scusa se ci sono degli errori nel capitolo, ma sono stanca
morta. Fatemi
sapere se vi è piaciuto questo capitolo Eriamma (?). Alla
prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt
|
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Capitolo 8 *** Cap 8 ***
Cap
8
La
giornata delle visite era
stata piacevole, se si escludeva il preludio che aveva avuto, e
rivedere sua
madre e Christopher l’aveva rallegrata e fatta sentire un
po’ meglio. Non aveva
pensato di poter avere nostalgia di casa, ma a quanto pareva almeno in
parte
era così.
Era
sovrappensiero e non prestò
attenzione alla persona che le andava incontro finchè non
gli si schiantò
addosso.
Si
trovò davanti un paio di
iridi scure come tizzoni ardenti che la fissavano con un luccichio che
era un
misto di divertimento e malizia. – Ehy, biondina, non ci
conosciamo ancora
abbastanza bene per saltarmi addosso in un corridoio. –
-
Ah, sei tu. –
Magnifico,
proprio l’unico
Intrepido in tutta la Residenza che non voleva vedere.
-
Già, sono io. Non ci sono
molte belle facce come la mia qui intorno –
replicò.
-
Questo è opinabile. –
-
Oh oh, adesso cominci a
tirare fuori paroloni da Erudita per impressionarmi? –
-
Magari fare colpo su di te
non è proprio in cima alla mia lista di priorità
… anzi, a voler essere
precisi, non è neanche in fondo. –
Fortunatamente
mentiva bene, altrimenti
sarebbe stato più che palese che non pensava davvero
ciò che gli aveva detto e
lei non voleva che Richard pensasse di essere l’argomento che
al momento le
ronzava maggiormente per la testa. La sera prima aveva chiarito
abbondantemente
che preferiva di quell’Intrepida fastidiosamente maggiorata
alla sua.
L’immagine
di lei che
disintegrava quella tipa, preferibilmente con una piallatrice, comparve
nella
sua mente.
Ah,
dolce fantasia.
Si
riscosse giusto in tempo per
vedere Richard che la scrutava con espressione perplessa, come se non
capisse
cosa avesse fatto per meritarsi quel trattamento tanto freddo e
distaccato.
-
Ho visto che tua madre ti è
venuta a trovare – disse, cambiando discorso, - Sembravi
contenta di vederla. –
-
Sì, è stata una bella
sorpresa … non che possa dire lo stesso di mio padre.
–
-
I padri fanno schifo. –
La
sua replica lasciava
intendere che ci fosse molta esperienza personale in quelle parole. Del
resto
era alquanto improbabile che un Capofazione come Jack Kang, che
disprezzava
immensamente gli Intrepidi, si fosse mai abbassato ad andare a trovare
il suo
figlio trasfazione.
-
Già – concordò.
-
E quel ragazzo? Eric non mi
ha mai parlato di un fratello … -
Lasciò
la frase in sospeso, ma
la domanda era implicita. Voleva sapere chi era per lei … ma
perché?
Probabilmente era solo semplice curiosità da ex Candido o
forse un semplice
tentativo di fare conversazione.
-
Infatti non è nostro
fratello. È Christopher. –
-
E Christopher è …? –
-
Un ragazzo – ribattè, decisa
a prenderla al largo.
-
Ma no, davvero? Se non me l’avessi
detto non ci sarei mai arrivato – replicò,
sarcastico.
-
Allora non ho capito il senso
della tua domanda. –
Sì,
stava facendo la finta
tonta e la cosa la divertiva immensamente.
-
Quello che intendevo era se
questo Christopher è il tuo ragazzo o un ex … o
qualcosa del genere – chiarì.
Possibile
che volesse saperlo perché
era … cosa, geloso?
-
È l’amico di vecchia data con
cui provi a frequentarti per vedere se c’è
qualcosa in più; una storia così,
senza impegni particolari, credo che tu sappia di cosa sto parlando
– concluse.
Ecco,
e tanti saluti alla
discrezione.
Quella
era una frecciata bella
e buona riguardo lui e la tipa tutta curve.
Il
sorriso sghembo vacillò per
una frazione di secondo, ma poi tornò nuovamente al suo
posto e, se possibile,
fu ancora più smagliante di prima.
Magari
era solo una sua
impressione … doveva essere
un’impressione,
perché l’alternativa l’avrebbe soltanto
portata a illudersi.
Richard
non era interessato a
lei, non nel senso in cui sperava, perciò tanto valeva
smetterla di
tormentarsi.
-
E c’è qualcosa in più? Tra di
voi, intendo. –
-
Vuoi saperlo per andarlo a
riferire ad Eric? –
-
Qualcosa del genere. Beh, se
fosse così buon per lui, ha conquistato l’iniziata
più carina dell’anno. –
Sentì
le gote assumere
lentamente una sfumatura sempre più intensa di rosa sotto il
suo sguardo
indagatore.
Dannazione,
non era quello il
momento di mettersi ad arrossire come una ragazzina sprovveduta alla
prima
cotta.
-
Non gli è andata bene quanto
a te, però, quella Alys è decisamente notevole.
–
Pronunciò
l’ultima parola quasi
sputandola velenosamente. Non era stata decisamente una buona mossa
tirarla in
ballo; aveva scoperto le sue carte, almeno in parte, perché
lo sguardo di
Richard la diceva chiara su ciò che gli passava per la testa.
-
Alys è una mia amica. –
-
Già, quindi immagino che ti
porti a letto tutte le tue amiche. –
-
Io … - cominciò, ma venne
interrotto dall’arrivo di una ragazza dai lunghi capelli
rossi e i grandi occhi
grigi da cerbiatta che gli cinse la vita con un braccio e
posò la testa sulla
sua spalla con la naturalezza di chi ripeteva quegli stessi gesti da
tanto
tempo da farli diventare automatici.
-
Ehy, ti ho cercato
dappertutto – disse la rossa, per poi voltarsi verso di lei
con un’espressione
affettata e decisamente poco amichevole, - Oh, che carina, una delle
nuove
trasfazione. Non ti ho interrotta, vero piccolina? –
Il
suo sguardo diceva
chiaramente che, anche se così fosse stato, non le sarebbe
importato affatto.
-
No, non mi hai interrotta. Io
e il Capofazione Richard avevamo giusto finito di parlare, me ne stavo
andando –
ribattè, oltrepassandoli e allontanandosi a passo di carica.
Colpì
con una spallata qualcun
altro.
Magnifico,
era proprio la
giornata degli scontri; ci mancava solo che fosse un’altra di
quelle persone
che non voleva vedere neanche per sbaglio. Gli occhi le luccicavano per
la
rabbia e l’umiliazione. Si sforzò di trattenere le
lacrime.
Non
si sarebbe messa a piangere
per un ragazzo, soprattutto non per un dongiovanni come Richard.
-
Ehy, terremoto, guarda dove cammini.
–
La
voce era femminile e
decisamente amichevole. Alzò lo sguardo su di lei,
trovandosi davanti Nicole, l’amica
di Fiamma e la ragazza di Zeke, che la fissava con
un’espressione di lieve
curiosità. Si capiva che aveva voglia di chiederle cosa ci
fosse che non
andava, ma che si stesse sforzando di non risultare invadente.
-
C’è qualcosa che non va,
vero? Puoi parlarmene se vuoi, so mantenere i segreti –
assicurò con un
sorrisetto.
Annuì
lievemente.
Parlare
le avrebbe fatto bene.
Si
lasciò condurre da Nicole
verso la zona appartamenti dei membri effettivi e dentro alla sua
piccola
abitazione.
-
Vuoi un caffè … o qualcosa di
più forte? –
-
Un caffè andrà bene. –
Nicole
mise su la caffettiera,
per poi sedersi accanto a lei.
Sembrava
una di quelle persone
che erano in gamba ad ascoltare i problemi degli altri
perché non le fece
alcuna pressione e rimase pazientemente in attesa che lei trovasse le
parole
giuste per cominciare a confidarsi.
-
È per un ragazzo … è un vero
idiota. –
-
Come il 99% degli uomini –, annuì
Nicole, - Fa parte del gruppo degli iniziati? –
Scosse
la testa. – È più
grande. –
-
Ed è carino? –
-
Tremendamente … e sa
perfettamente di esserlo. –
-
Uhm, anche qui non mi dici
nulla di nuovo; è pieno di bei ragazzi narcisisti che hanno
una considerazione
di se stessi fin troppo elevata. E, dimmi, lo conosco? –
-
È … è Richard – ammise, con
un filo di voce, imbarazzata.
Nicole
parve sollevata da
quella dichiarazione perché le rivolse un sorriso aperto e
solare.
-
Richard non è un cattivo
ragazzo, è solo un po’ -, tacque, alla ricerca del
giusto aggettivo.
-
Poligamo? Libertino? Sessualmente
disinibito? – suggerì.
Rise.
– Sì a tutte e tre le
cose. –
-
Magnifico – sbuffò,
passandosi stancamente una mano tra le onde bionde. Un conto era
pensarlo, un
altro sentirsene dare la conferma da qualcuno che lo conosceva da
più tempo e
meglio di lei.
-
Comunque, se ti piace
davvero, forse dovresti parlarne con Fiamma. Sai, lei è la
sua migliore amica,
si conoscono praticamente da sempre. –
-
Si è portato a letto anche
lei? –
Si
pentì all’istante della
domanda che aveva fatto e del tono che aveva usato. Fiamma le piaceva,
era una
tipa okay, e avrebbe voluto diventare sua amica. Ed era amica di
Nicole, nonché
la fidanzata di suo fratello, quindi avrebbe davvero potuto cercare di
essere
un po’ più gentile nei suoi confronti. Nicole
però non sembrava essersela presa
male, né essere sul punto di rimproverarla per questo.
-
Hai conosciuto Alys e Kestrel
– disse invece, per poi aggiungere, - No, tra Fiamma e
Richard non c’è mai
stato nulla più che un’amicizia fraterna.
–
Alex
sospirò, sollevata.
-
Per favore, non dirle che ho
pensato che lei … non voglio che mi consideri odiosa.
–
-
Non le dirò nulla, ma
dovresti proprio parlarne con Fiamma. –
-
Parlarmi di cosa? –
Fiamma,
appoggiata allo stipite
della porta, le osservava con espressione incuriosita.
-
Problemi di cuore – annunciò teatralmente
Nicole, passandole una tazza di caffè bollente, leggermente
macchiato con latte
freddo e con due cucchiaini di zucchero.
Fiamma
lo beveva solo così e
per questo Eric la prendeva in giro dicendole che il suo non era
caffè
zuccherato, ma zucchero bagnato con qualche goccia di caffè.
-
Siamo esperte in queste cose …
coraggio, raccontami. –
Alex
abbassò lo sguardo sulla
tazza che aveva tra le mani, puntando gli occhi sui disegni di pinguini
che vi
erano impressi. Dovevano essere gli animali preferiti di Nicole,
perché anche
le altre tazze li raffiguravano e sul letto c’erano almeno
una decina di
peluche dello stesso genere.
-
Credo di avere una cotta per
Richard … e questo è un problema,
perché lui è evidentemente incapace di
comprendere il concetto di “monogamia”. –
Fiamma
annuì in silenzio,
posandole una mano sull’avambraccio in una lieve carezza.
-
Hai provato a farlo
ingelosire un po’? I ragazzi come Richard si sbilanciano solo
quando temono che
la ragazza che gli piace abbia perso l’interesse per loro
… finchè è convinto
di trovarti ad aspettarlo non si darà una mossa. –
-
Gli ho detto di Christopher …
ha chiesto qualche informazione, ma sembrava più divertito
dalla mia reazione
che altro – ammise.
-
Perché non lo vede come una
minaccia visto che è tra gli Eruditi, devi concentrarti su
qualcuno che sia al
quartier generale. –
Arricciò
il labbro, pensierosa,
per poi proporle: - Quattro? –
Alex
scosse la testa, allarmata.
No,
quello non era decisamente
il suo tipo.
La
sua reazione fece scoppiare
a ridere Nicole. – Sembra che il nostro amichetto sia
destinato a rimanere
single in eterno – disse, tra una risata e l’altra.
-
E quel trasfazione Candido?
Jace, giusto? Lui è carino. –
Sì,
Jace sarebbe potuto andare.
-
Gliene parlerò, mi sembra un’ottima
alternativa. –
Fiamma
le rivolse un piccolo
sorriso, il genere di espressione che una sorella avrebbe potuto
rivolgere alla
sorellina minore. – Si sistemerà tutto, hai una
squadra di Cupido al tuo
servizio. –
Nicole
annuì, risoluta.
-
E … per quanto riguarda Eric?
–
Ci
mancava soltanto che suo
fratello venisse a sapere del loro piano per conquistare Richard o del
fatto
che avesse intenzione di fare la smorfiosa con Jace davanti a tutti
solo per
far ingelosire il Capofazione.
-
A tuo fratello ci penso io –
ribattè Fiamma.
E,
dal sorrisetto sghembo che
le rivolse, Alex seppe con certezza che l’Intrepida non
avrebbe avuto alcun
problema a mantenere la parola e a distrarlo dalla loro missione di
conquista.
-
Okay, è deciso: la squadra
Cupido entra ufficialmente in azione – annunciò
solennemente Nicole.
Si
scambiarono un cinque
collettivo.
Spazio
autrice:
Un’alleanza
tutta al femminile per aiutare Alex con la sua conquista. Che dite, ci
riusciranno
o Richard si rivelerà essere un Dongiovanni troppo arduo da
convertire? Ed Eric
scoprirà il piano che la sua ragazza ha ordito insieme alle
altre due? E se sì,
come reagirà? Tutto questo nei prossimi capitoli. Alla
prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt
|
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Capitolo 9 *** Cap 9 ***
Cap
9
-
Richard, ma mi stai
ascoltando? –
Kestrel
arricciò il labbro
inferiore, imbronciata, lanciandogli un’occhiata a dir poco
irritata.
-
No, non ti stavo ascoltando –
ammise candidamente.
-
E me lo dici così? –
Mani
sui fianchi, sguardo
assottigliato e tono piccato. Sì, Kestrel cominciava
decisamente a incazzarsi.
-
Se preferisci te lo dico
cantando -, ironizzò, - ma il senso non cambierebbe.
–
-
Vabbè, ho capito, non sei dell’umore.
Ci si vede in giro … forse – aggiunse,
allontanandosi con un colpo di ciuffo e
un ancheggiamento sfrontato.
Probabilmente
si sarebbe
aspettata che la rincorresse, chiedendole scusa o chissà
cosa, ma non era
proprio da lui. Richard Kang non correva dietro a niente e nessuno,
figurarsi a
una ragazza qualunque. Certo era una rossa sexy, ma non poi così sexy da fare la figura
del
cagnolino alla ricerca di attenzioni.
E
poi in quel momento aveva ben
altro a cui pensare.
Per
esempio a perché quella
biondina riuscisse a confonderlo così tanto. Inizialmente
aveva pensato di
interessarle, poi però l’aveva vista buttarsi tra
le braccia dell’Erudito che l’era
venuta a trovare, e adesso si metteva a fare la sostenuta per poi
cambiare
umore in uno schiocco di dita e allestire una specie di scenata di
gelosia. E
andarsene impettita e orgogliosa subito dopo la suddetta scenata.
Insomma,
Alex era un vero e
proprio rebus. Una ragazza del genere avrebbe convinto chiunque a
ritenere Eric
una persona quasi facile da interpretare al confronto. Lui se non altro
quando
era arrabbiato o geloso lo faceva capire, ma lei … boh.
Si
passò una mano tra i
capelli, sbuffando.
Percorse
il corridoio che
portava agli appartamenti, rimuginando su di lei. Ed era ridicolo,
perché non
aveva mai passato il tempo a pensare a una ragazza … non a
una ragazza con cui
non era successo qualcosa.
Aveva
bisogno di distrarsi.
Bussò
alla porta di Eric,
pregando mentalmente di non trovarsi davanti scene compromettenti che
avevano
come protagonisti lui e Fiamma. Non avrebbe sopportato uno spettacolo
del
genere, poco ma sicuro. E inoltre dubitava seriamente che
l’amico l’avrebbe lasciato
in vita se avesse putacaso scorto anche solo un millimetro delle grazie
della
sua ragazza.
-
Entra, è aperto. –
Eric
era sdraiato sul letto
sfatto, i capelli leggermente umidi e l’asciugamano legato in
vita dicevano
chiaramente che era appena uscito dalla doccia.
In
condizioni normali l’avrebbe
raggiunto e si sarebbe acceso una sigaretta, ma sapeva per esperienza
personale
che in quei momenti Eric voleva solo rilassarsi e non certo prenderlo a
pugni perché,
parole sue, “gli stava appestando la stanza con quella roba
tossica e nauseante”.
-
Fiamma? –
-
Da Nicole. Cosa è successo? –
Eccolo
lì, l’Erudito soffocato
sotto il ruolo di Capofazione degli Intrepidi. Sveglio e pronto di
mente quanto
bastava per riconoscere all’istante un problema. O forse era
semplicemente che
lo conosceva fin troppo bene. O magari erano vere entrambe le cose
… beh, il
punto non era quello.
Comunque
non poteva certo
affrontare la questione in modo diretto. Non sarebbe stato
né saggio né salutare
dirgli che pensava a sua sorella, tra l’altro dopo che Eric
gli aveva
espressamente proibito di provarci.
-
Una discussione con Kestrel …
avevo voglia di fare qualcosa di stupido così sono venuto a
cercarti. –
-
Perché volevi compagnia? –
-
Perché volevo qualcuno che m’impedisse
di fare quello che avevo in mente … e perché
volevo compagnia – ammise.
Eric
annuì.
Qualsiasi
altra persona avrebbe
chiesto cosa avesse in mente di
fare,
ma non lui.
-
Credevo che Kestrel non
contasse. Perché all’improvviso è un
problema se discuti con lei? – chiese invece.
Dannata
mente attenta anche al
più piccolo dei dettagli. Cominciava davvero a detestare
quell’attitudine
erudita, rendeva mentirgli praticamente impossibile.
-
Non è un problema l’averci
litigato, ma il motivo per cui è successo. –
Eric
inarcò un sopracciglio, in
un muto invito a continuare.
-
C’è una che non riesco a
togliermi dalla testa, è una specie di chiodo fisso, e non
riesco nemmeno a
capire se le piaccio o se pensa che sia un egocentrico narcisista da
cui girare
alla larga. –
-
Beh, tu sei un egocentrico
narcisista da cui girare alla larga. –
-
Grazie tante, signor
sociopatia allo stato puro. –
-
Non c’è di che – replicò con
un ghigno. Poi assottigliò lo sguardo, scrutandolo come se
volesse capire con
una semplice occhiata cosa gli teneva nascosto. Fatica sprecata
perché, per
essere un ex Candido, se la cavava decisamente bene con le bugie. Poi
aggiunse:
- Di solito non ti fai mai tanti problemi. Vedi una che ti piace, ti
levi lo
sfizio e passi alla prossima. –
Non
era propriamente una
domanda, ma Richard si sentì in dovere di rispondere
comunque. – Non credo
proprio che sia una da una botta e via … e non riesco a
capire se la cosa mi dispiaccia
o meno … Oh, Cristo santo, ho bisogno di fumare -
sbottò poi, ripescando il
pacchetto dalla tasca interna del giubbotto.
Eric
non disse nulla, si limitò
a guardarlo mentre faceva scattare l’accendino e la sigaretta
si illuminava
mano a mano che faceva lunghi e profondi tiri. Quando l’ebbe
finita la gettò e
ne accese un’altra.
Una
doppietta … era davvero
nervoso.
Gettò
anche quella e la mano
corse nuovamente al pacchetto, ma la voce di Eric lo fermò
proprio mentre stava
per aprirlo.
-
Hai deciso di trasformarti in
una ciminiera? Perché forse a te non importa dei tuoi
polmoni, ma io non voglio
vivere in un posacenere in versione deluxe. –
Allontanò
la mano con riluttanza.
Aveva
ragione, fumare non
avrebbe di certo risolto il problema.
Eric
prese il controllo della
situazione, trascinandolo verso la porta quasi di peso e poi lungo la
strada
che portava al poligono. Gli piazzò tra le mani una Colt, un
caricatore e un
paio di cuffie. Poi lui recuperò per sé la
medesima attrezzatura e si sistemò
nella postazione accanto alla sua.
Richard
indossò le cuffie,
inserì il caricatore e mise il colpo in canna.
Inspirò
ed espirò, prese la
mira e rilassò le spalle. Miracolosamente la mente si
svuotò, lasciando solo
lui e il bersaglio.
Fece
fuoco, osservando la
traiettoria del proiettile che sfrecciava in avanti fino a conficcarsi
all’altezza
di quello che avrebbe dovuto essere il cuore del bersaglio.
Il
colpo di Eric centrò la sua
sagoma poco dopo, un centimetro più a destra.
Si
voltò verso di lui,
stringendosi nelle spalle.
Uno
a zero per Richard, via con
il secondo tiro.
Continuarono
così per altre
diciannove volte, finchè il caricatore non venne svuotato.
Allora
anche la sua testa aveva
rimosso tutti i pensieri che l’affollavano.
Uscirono
dal poligono
spintonandosi scherzosamente finchè non la intravide.
Alex
era in fondo al corridoio
insieme a Fiamma e a quel trasfazione Candido dai capelli biondi.
Parlavano e
ridevano di chissà cosa.
Come
sempre, non potè fare a
meno di notare come l’espressione solitamente seria e fredda
di Eric si
addolcisse non appena incontrava lo sguardo di Fiamma.
-
Ehy – disse lei, allontanandosi
dai due iniziati e rifugiandosi nella stretta sicura delle sue braccia.
-
Ehy – replicò, sorridendo,
chinandosi appena per permetterle di baciarlo. Fu un bacio lungo,
passionale,
dal quale si separarono solo dopo che Richard ebbe tossicchiato per
più volte e
Alex e Jace si furono lasciati scappare una risata divertita.
-
Siete diabetici – disse,
storcendo il naso.
-
Secondo me sei solo geloso –
ribattè la trasfazione, osservando la coppietta con un
sorriso intenerito.
-
Di farmi mettere al
guinzaglio? Sì, non vedo l’ora, è
sempre stato il sogno della mia vita. –
Alex
indurì lo sguardo.
Che
accidenti gli prendeva? Era
davvero possibile che bastasse vederla vicino a un ragazzo per
indispettirlo?
Doveva
proprio darsi una
regolata.
-
Comunque, che ci facevate
qui? –
-
Stavamo parlando un po’ di …
- iniziò Jace, ma venne folgorato da una sua occhiataccia.
-
Non l’ho chiesto a te – lo liquidò.
E
questo lo chiami darti una regolata, Richard?
Complimenti, stai facendo proprio un ottimo lavoro.
Magnifico,
adesso ci si metteva
anche la sua coscienza a fare del sarcasmo.
Fiamma
gli lanciò un’occhiata
ammonitrice, seguita da quella stupita di Eric e quella decisamente
furiosa di
Alex.
-
Lascia perdere, Jace – disse,
facendo scivolare la mano nella sua, - Andiamo a cena, comincio ad
avere fame. –
Il
biondo annuì, intrecciando
le dita alle sue e seguendola.
Con
la coda dell’occhio vide
che Eric stava guardando le loro mani con un’espressione che
non doveva essere
molto diversa dalla sua: avrebbe volentieri staccato le dita a quel
trasfazione.
-
Che succede tra quei due? –
chiese, incapace di trattenersi.
-
Jace mi ha chiesto di intercedere
per lui con Alex. Lei gli piace, ma era troppo timido per chiederle di
uscire …
così ci ho pensato io. –
Inarcò
un sopracciglio,
beffardo. – Timido? –
Il
trasfazione non gli aveva
affatto dato l’impressione di essere uno timido in quei
giorni.
-
Quindi tu hai procurato un
ragazzo a mia sorella – riepilogò Eric. Sembrava
non essere in grado di
capacitarsi di un tradimento così inaspettato. –
Perché? – chiese con il tono
affranto di chi affronta un lutto.
-
Perché, malgrado non ti
piaccia ammetterlo, è grande e perché Jace
è il ragazzo migliore con cui
potesse uscire. Alex sa perfettamente cosa vuole e cosa no, dalle un
po’ di
fiducia – concluse, con le braccia incrociate al petto e lo
sguardo risoluto.
-
D’accordo, ma lo terrò
comunque d’occhio – asserì, minaccioso.
-
E io ti darò una mano –
concluse lui.
Eric
gli rivolse un breve cenno
di ringraziamento.
Fiamma,
dal canto suo, sorrise
vittoriosa non appena fu certa che nessuno dei due ragazzi se ne
accorgesse.
Spazio
autrice:
La
squadra Cupido è ufficialmente entrata in azione. Richard
riuscirà a trattenersi
dallo staccare le mani a Jace? E, per quanto riguarda l’ex
Candido, quale sarà
mai il motivo che l’ha spinto ad accettare la proposta di
Alex? Spero che il
capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere che ne pensate. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt
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