Careful

di xjustbestrong
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pressione ***
Capitolo 2: *** Il Riscatto ***
Capitolo 3: *** Il Messaggero ***



Capitolo 1
*** Pressione ***


Capitolo I

Pressione

Uno, due, tre colpi.
Cinquanta, sessanta, ora cento. Non erano mai abbastanza.
Colpivo e schivavo muovendomi sinuosamente. Le mie gambe erano indolenzite, ma mi sarei presto abituata al dolore. Come sempre.
   
«Forza, Hinata» mi incitò mio padre tra un calcio e un altro. «Più veloce.»
Il suo tono, sebbene stanco per l'allenamento, era duro e tagliente, più di quanto non fosse mai stato. 
Misi tutta me stessa, come facevo ogni giorno da quasi un anno, ma non era mai abbastanza.
Mio padre sferrò un ultimo attacco che mi fece cadere per terra, priva di forze.
   
«Non va bene, Hinata» disse con disappunto. «Non sei migliorata per niente.»
   
«M-mi di spiace, otoo-san» ansimai incapace di alzarmi.
   
«Non mi importa delle tue scuse!» sbottò lui. «Non sarà il tuo dispiacere a proteggere il clan. Neji...» fece una pausa. «Neji è morto per proteggerti. Ha combattuto fino alla fine per proteggere il clan. Per proteggere anche te!» urlò. «Vedi di dare un senso alla tua posizione. Hanabi potrebbe ancora prendere il posto di successore come capo clan al tuo posto, sai? Se vuoi trovare davvero un posto nella famiglia farai meglio ad impegnarti.»
Nonostante avessi sentito quelle parole per mesi e mesi, ogni volta sentivo un pezzo di me morire sotto il peso di quella verità. Gli occhi mi si gonfiarono mentre mio padre si allontanava a passi pesanti. Nessuno mi aiutò a rimettermi in piedi, seguivano tutti gli ordini di mio padre: "Fatela crescere", diceva. "Imparerà a mettersi in piedi".
Certo, padre. Come sempre.
Ero sola, seduta per terra e ancora ansimante. Chiusi gli occhi e le lacrime mi scesero veloci sulle guance, dando inizio ad un pianto silenzioso.
Rimasi in quel modo per qualche minuto, fino a quando non entrò mia sorella nella sala di allenamento.
   
«Hinata» mi chiamò dolcemente. Aprii gli occhi e la vidi di fronte a me con in mano una tazza di tè fumante.
   
«Tieni, bevi questo» disse porgendomi la bevanda calda che presi e trannacai ignorando il bruciore.
   
«È ancora bollente, stai attenta» mi ammonì Hanabi.
   
«Grazie, buono come sempre» mormorai restituendole la tazza vuota. Dopodiché mi rialzai non senza fatica e con l'aiuto di mia sorella raggiunsi la mia stanza.
   
«Grazie, Hanabi. Ora sto bene, perciò sarà meglio che torni da papà. Non vorrai farlo arrabbiare come l'altra volta, no?» dissi sorridendo.
   
«Hinata...» cominciò.
   
«Hanabi, sono seria. Adesso vai. Grazie ancora» tagliai corto. Lei capì e con passo lento uscì dalla camera, lasciandomi sola.
Prima di cadere in un sonno profondo mi lavai nel bagno della mia stanza, stando attenta a non guardarmi il corpo, sicuramente segnato profondamente dalle dure ore di allenamento. Chiusi gli occhi e, come quasi ogni sera, mi liberai in un pianto liberatorio. Per quanto ancora avrei sopportato? Ero sempre stata capace di reprimere il dolore, o almeno prima della guerra. Tutto di quella battaglia, gli scontri, il terrore e la morte di Neji... tutto si era preso un pezzo della mia anima rendendomi più debole di sempre. E poi c'erano i doveri di futura capo clan. Avrei compiuto diciotto anni di lì a poco, e raggiunta la maggiore età tutto sarebbe stato più complicato per me.
Per quanto sarei riuscita a sopportare quella pressione? 
Sospirai, uscii dalla vasca e mi coricai in bianchieria intima, addormentandomi subito.

§
 

La mattina dopo mi alzai con la testa dolorante e i muscoli indolenziti. Non appena presi lucidità e aprii gli occhi guardai l'orologio: era davvero tardi! Mi alzai di scatto ma un capogiro mi costrinse a sedermi sul letto sfatto. 
Lanciai uno sguardo al comodino e vidi un biglietto piegato in due. Lo presi e lessi:

Hina-chan, papà mi ha detto di riferirti che è stato richiamato dall'Hokage per sistamare delle faccende con dei documenti, o qualcosa del genere. Non ci sarà per l'allenamento, perciò hai il giorno libero! Non ti ho svegliata perché sembravi molto stanca, però ricordati di mangiare e passa da Aoi-san, aveva una commissione per te.

-Hanabi.


 

Passai un dito sulla calligrafia ordinata di mia sorella.
Giorno libero? Non potevo crederci. Io dovevo allenarmi. Dovevo farlo per diventare più forte.
Mi alzai con la testa ancora dolorante, mi vestii velocemente e mi avviai da Aoi-san, uno dei tanti subordinati di mio padre, che incontrai nei corridoi.
   
«Aoi-san» lo chiamai. «Voleva chiedermi qualcosa?»
   
«Oh, Hinata-sama. Sì, dato che lei ha il giorno libero e noi siamo tutti occupati ultimamente, potrebbe portare questa lettera al capo clan Haruno?»
   
«Certo» risposi prendendo la busta sigillata. «Almeno rivedrò la mia amica Sakura.»
 

Mi avviai verso casa Haruno qualche minuto dopo, dopo aver preso una mela dalla cucina e averne mangiato metà.
Camminavo velocemente per potermi sbrigare: non dovevo sprecare tempo prezioso che avrei utilizzato in allenamento. Svoltai l'angolo della via in cui abitava Sakura con passo deciso, ma mi bloccai di colpo.
Dalla casa della shinobi con i capelli rosa stava uscendo Naruto-kun. Il mio cuore perse un battito e le gambe mi tremarono. Mi nascosi dietro un albero vicino per non essere vista e cercai di regolare i respiri.
Sapevo da tempo che Naruto-kun provava qualcosa per Sakura, ma non credevo che lei ricambiasse o che comunque provasse qualche tipo di affetto profondo per lui. Eppure non mi ero sbagliata: quello appena uscito da casa Haruno era senz'altro Naruto-kun.
Il petto mi faceva male e rimasi qualche secondo appoggiata all'albero per calmarmi. Quando sbirciai dietro il tronco, non c'era più nessuno nella via. Feci un respiro profondo e mi avviai verso la porta un po' vecchia della casa di Sakura. Bussai e sentii dei passi venire verso la soglia.
   
«Chi è?» urlò qualcuno da dentro. Non ebbi tempo di rispondere che una ragazza dalla chioma rosa come i fiori di ciliegio aprì la porta.
   
«Oh, Hinata» esclamò sorpresa. «Cosa ti porta qui?»
   
«Ehm, devo consegnare una lettera al vostro capo clan» dissi debomente.
   
«Capisco». Prese la lettera con noncuranza e si rivolse nuovamente a me: «Ti va di entrare? Ti faccio un tè»
   
«No, meglio di no... devo andare ad allenarmi» risposi grattandomi un braccio, nervosa. Al solo pensiero di Naruto-kun fra quelle mura, da solo con Sakura una fitta mi colpiva il petto.
   
«Oddio, Hinata» disse improvvisamente afferrandomi il braccio. Alzò la manica e mi esaminò. Era quasi tutto violaceo e nero, con qualche graffio rosso.
   
«Hinata!» quasi urlò. Ritirai il braccio con uno scatto e abbassai la manica.
   
«Sto bene» le sorrisi. «Ogni tanto l'allenamento lascia qualche segno. Ma... ma non sento nemmeno dolore, non preoccuparti. Ora vado, ciao» dissi tutto d'un fiato, senza darle il tempo di replicare. Girai i tacchi e mi allontanai quasi correndo. Alle mie spalle nessun rumore.

Corsi fino al campo di allenamento e mi fermai nell'area con i tre pali messi in fila. Mi assicurai che nessuno fosse nei paraggi e iniziai a sferrare colpi ai tre pali, prima in sequenza poi alternati. 
Proseguii per qualche ora, poi passai al controllo del chakra su varie parti del corpo. Lo concentrai prima sulle gambe, poi passai anche alle mani fino ai polpastrelli. Chiusi gli occhi e presi un respiro profondo, poi gli riaprii di scatto e colpii con forza uno dei tre pali. Questo, al contatto con le punta delle dita, si spezzò a metà e volò a qualche metro da me.
Continuai ad allenarmi senza sosta e andai avanti anche quando cominciò a piovere. Il Byakugan mi permetteva di vedere bene nonostante la pioggia incessante, eppure qualcosa non andava. I miei occhi erano stanchi, lo sentivo.
Devo resistere solo un altro po' pensai.
Continuai a colpire i pali fino a quando vidi tutto annebbiato. A quel punto mi fermai, stremata: non potevo permettermi di perdere un'altra volta la vista.
La pioggia continuava a bagnarmi e il terreno era ormai diventato fango. Mi lasciai andare contro uno dei pali sfregiati e chiusi gli occhi, ansimante. Non sapevo che ore fossero, eppure mi sebrava di essere lì da giorni interi.
Stavo per rialzarmi quando sentii una voce familiare:
   
«Hey, Hinata!»

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Capitolo 2
*** Il Riscatto ***


Capitolo II

Il Riscatto



Alzai lo sguardo.
   «Sakura» salutai la shinobi dai capelli rosa. In quel momento era l'ultima persona che avrei voluto incontrare.
   «Che ci fai qui con questo tempaccio?» disse avvicinandosi.
   
«Non avevo niente da fare, così ho deciso di allenarmi» ammisi.
   
«Con quelle ferite?» chiese in tono accusatorio.
   
«Non è niente, davvero» mi incupii.
Lei non disse nulla. Rimase in silenzio anche quando mi porse un ombrello.
   
«Grazie» sussurrai. «Perché sei qui?»
   
«Shino e Kiba ti stanno cercando. Presto dovranno partire per una missione e volevano andare a trovare Kurenai sensei e sua figlia. Ci tenevano a farti partecipe» rispose aiutandomi ad alzarmi.
Era da tanto che non vedevo la mia maestra, ed ero effettivamente troppo stanca per continuare ad allenarmi decentemente.
   
«Partiranno da soli?» chiesi poi, curiosa. Di solito andavamo in missione come Team 8, ma ultimamente i miei due compagni lavoravano più di me.
   
«Con loro andranno anche Choji e Shikamaru»
   
«E Ino?»
   
«Ha da fare in ospedale» rispose.
   
«Capisco» sospirai esausta. «Io vado subito a cambiarmi. Se li vedi di' loro di aspettarmi davanti casa mia: è la più vicina a quella di Kurenai sensei».
Lei acconsentì e partimmo, ognuna verso la propria meta.

***

Arrivai a casa zuppa e sporca di fango.
Mentre correvo per raggiungere in fretta il bagno della mia camera andai a sbattere contro mio padre.
   
«Oh, scusami oto-san» dissi inchinandomi e ripartendo di corsa.
   
«Hinata!» mi richiamò. Al suono della sua voce mi bloccai sul posto.
   
«Hinata» ripetè. «Dove sei stata?» chiese in tono accusatorio.
   
«Ehm, sono stata fuori» dissi vagamente.
   
«Sei andata di nuovo in giro con quei tuoi amichetti invece di allenarti? Sai quanto è importante non saltare nemmeno un giorno? E per una volta che ti lascio nelle mani di altri, tu scappi!» Cominciava ad arrabbiarsi e io anche.
   
«Oto-san, mi spiace contraddirti ma oggi mi sono allenata per conto mio al campo» dissi alzando le maniche e mostrando le braccia più ferite che mai.
   «Ho quasi rischiato di diventare cieca di nuovo, ho continuato ad esercitarmi nonostante la pioggia e solo poco fa ho terminato la mia sessione mattutina. Se permetti ora vorrei fare una pausa per andare a trovare la mia
maestra» dissi enfatizzando la parola "maestra" per fargli capire chi ritenevo il mio mentore, la mia guida.
Temetti di aver esagerato ma lui si zittì e io ne approfittai per girare i tacchi – dopo essermi inchinata nuovamente – e sparire nelle mie stanze.
Mi lavai in fretta e mi cambia con altrettanta velocità per poi uscire di casa. La pioggia era cessata, ma le nuvole coprivano ancora il cielo.
Appena superai i cancelli della residenza Hyuga trovai i miei compagni del Team 8 ad aspettarmi.
   
«Hina-chan!» mi salutò Kiba. Akamaru mi trottorellò intorno e Shino mi fece un cenno.
   
«Ciao, ragazzi. Sakura mi ha detto tutto» dissi iniziando a camminare al loro fianco. «Partirete presto?»
   
«Domani all'alba» mi informò Kiba. «Sarà una missione piuttosto difficile, ma se collaboriamo potremmo finire in pochi giorni»
   
«Mi sarebbe piaciuto partire per un po', mi sento inutile al villaggio» confessai.
   
«Non preoccuparti, magari Kakashi-sama ti darà qualche incarico entro la fine della settimana» mi rassicurò Shino. Io annuii poco convinta.
Camminammo in silenzio, o almeno io e Shino. Kiba, infatti non smetteva di blaterare di tutto quello che gli passava per la mente. Io lo ascoltavo con piacere, era una distrazione, ma Shino lo ignorava come sempre.

Arrivammo poco dopo a casa di Kurenai sensei. Bussammo alla porta e aspettammo che qualcuno ci aprisse, ma non venne nessuno.
   «Forse è andata a comprare qualcosa» ipotizzò Kiba.
   
«Andiamo a cercarla?» proposi. Loro annuirono e ci avviammo, ma non appena svoltammo l'angolo vedemmo la nostra maestra correre in tutta fretta.
   
«Kurenai sensei!» esclamai.
   
«Ragazzi miei» ci chiamò. «È successa una cosa terribile!»
   
«Che succede? Dov'è la bambina?»
   
«Lei sta bene, è con Shizune, non preoccupatevi. È della vostra amica Sakura e della sua famiglia che dovreste chiedere.»
Noi la guradammo confusi.
   
«Forse non lo sapete, ma questa mattina una lettera di riscatto è stata mandata alla famiglia Haruno»
   
«Cosa?!» Eravamo davvero scioccati. Io poi avevo visto Sakura qualche ora prima e sembrava tranquilla come al solito.
   
«Vi spiego tutto dentro casa, seguitemi» ci invitò.

 

Mi sedetti su una sedia della cucina, impaziente.
   «Allora?» chiese Kiba.
Kurenai sensei prese fiato e cominciò: «Da tempo ormai, circa dalla fine della guerra, la famiglia Haruno è in crisi. Purtroppo, nonostante i vari prestiti da parte di clienti del Paese del Vento, non sono riusciti a risollevarsi economicamente e i debiti li hanno sopraffatti»
   
«Ma chi è stato rapito? Cos'è questa storia del riscatto?» chiese Kiba.
   
«Si tratta del cugino di Sakura, Souta Haruno. È un giovane di appena quindici anni, appena diventato chunin. Lo hanno catturato ieri sera, ormai dovrebbero essere nascosti bene» ci informò velocemente. «Sono appena andata dal Kakashi per chiedere spiegazioni: non ha ancora formato una squadra ninja per il recupero del ragazzo, ma a quanto pare voleva che Sakura ne facesse parte, perciò l'ha chiamata per informarla dell'accaduto.»
   
«Che tragedia» sussurrai.
   
«Concordo. Hinata, ti consiglio di prepararti. Sei una dei pochi ninja adatti a questa missione, e oltretutto uno dei pochi rimasti al villaggio. Molti sono già occupati con altre mansioni. Sarà meglio che torniamo da Kakashi immediatamente.» E così dicendo ci alzammo tutti e corremmo verso l'ufficio dell'Hokage.
Arrivati lì ci diedero il permesso di incontrare Kakashi-sama. Nel suo ufficio trovammo Sakura già pronta per partire e stava discutendo animatamente con il suo vecchio maestro.
   
«Non c'è tempo!» urlava. «Devo partire e adesso!»
L'Hogake sembrava infastidito e piuttosto annoiato, ma non appena ci vide gli si illuminarono gli occhi.
   
«Oh, perfetto» esclamò invitandoci ad avanzare. «Ti servono almeno due compagni di squadra, Sakura, ed eccoli qui.» La shinobi dai capelli rosa ci guardò in cagnesco, ma poi si calmò e disse: «Bene. Allora partiremo immediatamente»
   
«Ehi Ehi Ehi, aspetta un po'» disse Kiba prontamente. «Io e Shino partiamo domani, siamo già impegnati. Kakashi sensei, non ricordi?»
   
«Ah... già. Allora ti manca un altro compagno Sakura.» Lei sbuffò rassegnata.
   
«Chi è rimasto?» chiese. Kakashi diede un'occhiata al catalogo dei ninja di Konoha. Ci fissò per un po' e poi disse il nome del ninja che avrei voluto in squadra da sempre ma che per qualche ragione mi frantumò il cuore: «Vi accompagnerà Naruto.»







Non è molto lungo e mi scuso, ma non ho avuto molto tempo tra feste e compiti per le vacanze!

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Capitolo 3
*** Il Messaggero ***


Capitolo III

Il messaggero

«Perfetto. Partiamo subito.» disse Sakura impassibile. Al contrario io sentii un dolore lancinante al petto, come un peso che mi soffocava. Mi morsi il labbro senza scompormi, sebbene capii dallo sguardo che mi lanciò Kakashi sensei che aveva intuito il mio disagio.
   «Sakura, lascia almeno che i tuoi compagni si preparino» consigliò l'Hokage.
   
«Umpf» sbuffò lei. «Va bene. Allora io vado ad avvisare Naruto mentre Hinata si prepara».
 

Corsi verso casa senza dire una parola. Entrai nella mia stanza ed afferrai uno zaino a caso dall'armadio, vi misi dentro qualche vestito di ricambio e le armi che sarebbero potute servirmi.
Mentre uscivo andai quasi a sbattere contro Hanabi.
   
«Hinata nee-san!»
   
«Oh, ciao Hanabi. Scusa ma sono di fretta.» 
   
«Parti in missione?»
   
«Sì, se ti chiedono di me di' che starò via a tempo indeterminato». Non le diedi nemmeno il tempo di rispondere che ero già verso il punto di incontro stabilito.
In meno di cinque minuti mi trovai alle porte del villaggio, dove scorsi Naruto e Sakura aspettarmi. Erano entrambi silenziosi e non dissero niente nemmeno quando dissi che potevamo partire. Sembrava che avessero litigato o discusso su qualcosa, ma non chiesi nulla.
Camminammo per qualche ora e ci fermammo solo dopo il tramonto, quando del sole non si scorgeva altro che qualche raggio arancione, oltre la foresta.
   
«Vado a prendere della legna» dissi appena poggiammo gli zaini per terra. Feci per avviarmi quando avvertii la presenza di Naruto dietro di me. «Ti accompagno» sussurrò.
Non replicai, sebbene avrei preferito stare da sola. Attivai il byakugan e iniziai a prendere dei rami adatti ad un fuoco senza nemmeno prestare attenzione a ciò che facevo.
Raccogliemo un bel po' di legnetti prima di iniziare a conversare: «Ehm, allora... Come va, Hinata?» disse lui.
   «Uhm, bene.
» mentii.  «A te, Naruto-kun?»
   «Bene, bene.» rispose poco convinto.
   «Non vorrei essere invadente, ma a me pare invece che tra te e Sakura sia successo qualcosa. Se ti va di parlarne...»

Non disse nulla per un po', poi parlò a bassa voce: «È sempre la stessa storia: io vorrei cercarlo, riportarlo al villaggio, ma lei è decisa ad aspettare ancora chissà quanti anni per lui.»
   
«Con lui ti riferisci a Sasuke-kun?» chiesi timidamente. Lui sospirò.
   
«Già. Lei soffre e a lui non importa nulla.»
   
«Ma Naruto-kun, magari lui avrà i suoi motivi per non tornare subito» dissi. «Non sarebbe inutile riportarlo con la forza?»
Lui sorrise amaramente.
   
«È quello che ha detto lei» sussurrò. «Ma se non dovesse tornare tanto presto? Che ne farà di quel dolore?»
Una ragazza innamorata sa aspettare per sempre. E al dolore ci si abitua dopo un po' pensai. Ma non dissi nulla, tenendo quei pensieri per me.

Accendemmo il fuoco e ci addormentammo subito dopo aver consumato la nostra cena. Chiusi gli occhi e caddi in un sonno profondo.

I colpi sempre più veloci.
Dolore.
Fa male. Soffoco.
   
"Hinata-sama!". Qualcuno mi chiama.
È dietro di me. Mi giro.
   "Neji nii-san"
È lui, è Neji.
Ma no... Neji è morto.
Eccolo di nuovo il dolore.
   
"Hinata-sama" mi chiama ancora.
   
"Arrivo!" provai a dire, ma le parole restavano bloccate in gola.
   
"Hinata" mi chiamò qualcun altro. Accanto a Neji nii-san apparve la figura slanciata di Naruto.
Dolore. Tanto dolore.
   
"Arrivo! Sono qui!" provai ad urlare, ma i muscoli del mio corpo restavano immobili sotto il peso della sofferenza che mi lacerava da dentro.
   
"Hinata-sama!"
   
"Hinata!"
Loro chiamavono, ma si allontanavano sempre di più, fino a quando non mi voltarono le spalle e scomparvero.
No.
No, vi prego.
   
«NO!» urlai svegliandomi. Ero tutta sudata e ansimavo.
Gridando avevo sveliato i miei compagni, ma li rassicurai decendo che era tutto apposto.
   
«Va tutto bene, davvero» dissi coricandomi nuovamente.
Loro non dissero nulla.
Chiusi gli occhi ma non mi ardommentai per qualche ora. Poi chiusi gli occhi e sentii qualcuno scuotermi delicatamente la spalla.
   
«Hinata, dobbiamo andare»
Mi ero addormentata. Scattai in piedi e, ripreso lo zaino, mi avviai dietro i miei compagni. Camminammo per qualche km con Sakura che ci guidava attraverso la foresta.
Dopo qualche ora di viaggio eravamo già al confine con il Paese del Fiume, dove avremmo trovato un messaggero del Kazekage Gaara, come previsto dal piano.
Sakura sembrava sempre più nervosa e impaziente ogni minuto che passava, tanto da fulminare Naruto con lo sguardo quando le chiese di fermarsi per pranzare.
Nonostante tutto la shinobi acconsentì di comprare del cibo take-away e proseguire il viaggio. Sembrava quasi cercasse di allontanarsi da noi, o almeno da Naruto.
   
«Hinata» mi chiamò. «Potresti controllare dove si trova la postazione del messaggero da qui?»
   
«Uhm, certo» acconsentii io. Attivai il byakugan e mi diedi un'occhiata in giro. Salii su un tetto per avere una visuale più completa e lo tovrai.
   
«Si trova a qualche km a sud-ovest, verso i confini di questo villaggio» comunicai ai miei compagni.
   
«Bene. Cominciamo a correre» ci ordinò.
Mentre correvamo notai che ancora una volta Sakura teneva le distanze, persa in chissà quali pensieri.
   
«Naruto-kun» dissi a bassa voce. Lui si girò per darmi ascolto. «Non ho mai visto Sakura così nervosa e agitata per una missione» dissi. «Nemmeno quando si trattava di Sasuke».
   
«Vedi, Hinata, qui si tratta del suo clan in generale, mentre per quanto riguarda Sasuke...» si fermò un attimo. «Credo che abbia considerato il desiderio di averlo accanto come un pensiero egoista. Invece da questa missione ne va del futuro del suo clan, della sua famiglia» mi fece notare. «Anche tu faresti lo stesso, giusto?»
Non risposi.
La verità era che io non avevo più nessun tipo di rapporto con la mia "famiglia". Le uniche persone del clan Hyuga a cui tenevo erano Hanabi e... Neji. Se non fosse stato per mia sorella me ne sarei già andata da tempo. Eppure non potevo lasciarla sola in quell'inferno.
Arrivammo al limite del Paese del Fiume, confinante con il Paese del Vento. Lì, come avevo previsto, trovammo un ninja con la divisa tipica degli shinobi della Sabbia.
   
«Siete i ninja di Konoha?» ci chiese non appena ci vide arrivare.
   
«Sì, siamo noi» rispose Sakura.
   
«Bene, sono qui per informarvi di un cambiamento del piano originale» informò.
   
«Cosa?»
   
«C'è stato un altro rapimento nel Villaggio della Sabbia e gli shinobi rimasti sono pochi. Per questo sono qui a portarvi le scuse del Kazekage. Vi comunica che le squadre di ricerca saranno dimezzate e voi dovrete cavarvela come squadra singola»
   
«Non posso crederci» sbottò Sakura.
   
«Sakura-chan, calmati» cercò di tranquillizarla Naruto. «Dite pure a Gaara che lo ringraziamo comunque del lavoro che sta facendo per noi e che ce la faremo comunque» si rivolse al messaggero della Sabbia.
   
«Lo farò di certo.» Fece per andarsene ma poi si rigirò verso di noi: «Quasi dimenticavo... Il Kazekage sostiene che ci sia qualcosa sotto questi rapimenti» comunicò.
   
«Cosa vuol dire?»
   
«Ah, io non lo so. Dovrete chiedere a lui una volta arrivati al Villaggio» e con questo scomparve verso il deserto.
   
«Bene» disse Naruto. «Anche se non era previsto nel piano originale, è tempo di fare una visita a Gaara.»

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