Il ritorno degli ainu

di Ryoda_Oropa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Minaccia dallo spazio ***
Capitolo 2: *** Il ratto di Lamù ***
Capitolo 3: *** Amore, Amicizia e Fortuna ***
Capitolo 4: *** L'imperatore del fuoco ***
Capitolo 5: *** Salvataggio in extremis ***
Capitolo 6: *** La decisione di Oropa ***
Capitolo 7: *** Un uomo per Kurama ***



Capitolo 1
*** Minaccia dallo spazio ***


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MINACCIA DALLO SPAZIO

Il forte sole di giugno illuminava l'intera Tomobiki e nel parco cittadino le coppiette cercavano ombra e intimità fra le fronde degli alberi mentre le ragazze più giovani camminavano in gruppo chiacchierando fra loro. C’erano bambini festosi che giocavano con l’acqua di una fontanella e ragazzi che giocavano a fresbee.

A guastare questo quadro idilliaco ci pensava Ataru tormentando ogni fanciulla che incontrava sulla sua strada, mentre Lamù cercava in tutti i modi di fermare il suo esuberante tesoruccio lanciandogli scariche elettriche e minacciando ogni genere di punizione.

La bella oni scorse fra la folla l’amica Benten insieme ad Oropa.

"Guarda, tesoruccio!", esclamò. "Laggiù ci sono Benten ed Oropa!".

Ataru drizzò le orecchie e si diresse verso la bella dea; Lamù lo afferrò al volo per la collotola della camicia prima che questi balzasse in grembo all’amica.

"Ciao, ragazzi!", disse Oropa; il ragazzo indossava il suo yukata bianco e nero, portava le tre spade di bambù in cintola e teneva stretta la mano di Benten nella sua.

Ataru ed Oropa si scambiarono uno sguardo d’intesa. "Lamù, mi è venuta sete. Perchè tu e Benten non andate a prendere qualcosa da bere?", propose Ataru con voce insolitamente dolce.

"Stai cercando di allontanarmi per darti alla pazza gioia con le altre ragazze?", sbottò seccata la bella aliena.

"Non potrei mai ingannarti così… e poi c’è Oropa con me!", la rassicurò l’astuto ragazzo strofinandosi le mani.

Le ragazze lasciarono soli i rispettivi compagni, andando in direzione dei distributori automatici di bibite. Lamù guardò la sua amica a dir poco raggiante. "Le cose con Oropa vanno bene? Lui mi sembra molto affettuoso… ti teneva la mano!".

"Eccome se lo è!", rispose Benten. "E poi è molto... vivace!". Avvicinò la bocca all'orecchio a punta dell’amica e cominciò a bisbigliare; Lamù dapprima spalancò i suoi grandi occhi azzurri, poi si coprì la bocca con entrambe le mani ed infine arrossì come un peperone.

"D-Davvero fate già queste cose?!", domandò esterrefatta la bella oni. "Eppure vi conoscete da così poco tempo...".

"Ma è molto piacevole!", rispose Benten con uno splendido sorriso.

Vedendola così felice e serena Lamù le volò intorno battendo le mani e punzecchiando l’amica con parole di scherno, anche se era davvero contenta per lei.

 

"Da questa parte, signorine!", disse Ataru guidando un gruppetto di ragazze verso il centro della piazza. "Ora sistematevi tutte in cerchio!".

"Perché dovremmo fare una cosa simile?", protestò una fanciulla.

"Perché è l’arte a guidarmi!", rispose il giovane Moroboshi assumendo uno sguardo stranamente fiero. "Questa giornata perfetta, il sole che splende nel cielo limpido… io sento il bisogno di immortalare in una fotografia la bellezza della gioventù. Non c’è niente di più bello di un gruppo di ragazze serene e felici immerse nella quiete della piazza. E poi il cerchio è simbolo di continuità ed indica la vostra bellezza che non svanirà mai…". Quelle parole in apparenza così cariche di significato convinsero le fanciulle a dar retta all’improvvisato fotografo.

Ataru si posizionò a debita distanza e mise la macchina fotografica sul cavalletto; regolò l’ottica ed esclamò alzando il braccio: "Un bel sorriso al mio tre! Uno, due... VAI, OROPA!".

Oropa spiccò un balzo dalla cima di un albero atterrando nello spazio vuoto al centro del cerchio formato dalle ragazze. Prima di toccare il suolo cominciò un moto rotatorio molto vorticoso; le ragazze si voltarono verso di lui chiedendosi cosa stesse succedendo.

Nel momento in cui Oropa toccò il suolo gridò: "TORNADO DI LAME!".

Le gonne delle fanciulle si sollevarono verso l’alto spinte dalla forte massa d’aria creata... scoprendo le grazie di ciascuna di loro!

Ataru scattò la sua opera d’arte con lacrime di gioia che sgorgavano copiose dai suoi occhi e con un ghigno di malefica soddisfazione stampato in faccia.

Benten e Lamù lasciarono cadere le lattine a terra ed entrambe, dopo aver osservato la scena, si convinsero che quei due non andavano assolutamente lasciati più soli.

Le ignare vittime si dispersero correndo terrorizzate in ogni direzione, gridando vendetta all’indirizzo dei due ragazzi.

"SEI SEMPRE IL SOLITO, TESORUCCIO!", gridò furibonda Lamù; i suoi lunghi vibravano scossi dalla corrente elettrica mentre lei avanzava levitando verso il novello genio della fotografia.

"E TU SEI IL DEGNO AMICO DI QUEL FOLLE!", disse furiosa Benten puntando il suo bazooka in faccia ad Oropa; ma il ragazzo non si scompose minimamente e rivolse alla dea un sorriso di sfida.

"OSI ANCHE RIDERE, ADESSO?!", chiese lei su tutte le furie.

"Benten, non hai segreti per me… e fai sempre gli stessi errori. Hai ridotto troppo la distanza... hai perso!". Così dicendo il ragazzo disarmò l’amata colpendo il bazooka con la spada di bambù che impugnava nella mano destra; con la spada nella sinistra agganciò le gambe della dea sollevandola dal suolo e con la spada stretta fra i denti esercitò una pressione sul busto della ragazza, che perse l’equilibrio e rischiò di cadere a terra. Tuttavia Oropa la afferrò al volo mollando le spade, tenendola fra le braccia e fissandola negli occhi.

La dea non si scompose minimamente e disse con voce provocatoria: "Sei tu ad aver perso... amoruccio!". Immediatamente sfilò dalla fondina posizionata sulla coscia una piccola pistola a raggi laser e la posizionò sotto il mento del ragazzo.

"Farò tutto ciò che vuoi, ma voglio salva la vita!", esclamò Oropa fingendosi spaventato a morte.

"Perché non andiamo a passare un pò di tempo in un posto tranquillo noi due da soli?", propose Benten.

"Affare fatto!", concluse il ragazzo prima di allontanarsi con la dea della fortuna al suo fianco.

"Non c’è dubbio; quei due sono fatti l’uno per l’altra!", commentò Ataru dopo aver assistito alla schermaglia fra i due.

"L’ha chiamato… amoruccio!", aggiunse incredula Lamù prima di fulminare il suo amoruccio.

 

All'infuori dell'atmosfera terrestre, una grossa astronave vagamente somigliante ad una grossa petroliera si avvicinava lentamente alla Terra, lasciando dietro di sé una scura scia di fumo nero.

Uno strano ed orrido essere, interamente coperto da una peluria nera e lucida, si avvicinò ad un suo simile e disse: "Finalmente abbiamo trovato una grande fonte di elettricità autonoma ed autorigenerante… è la salvezza per tutti noi! Andiamo nella sala comando per visionare le immagini di questo tesoro".

Una pesante porta metallica si aprì, dando accesso ad una lugubre e sporca sala sormontata da un grosso monitor; esalazioni fetide uscivano da alcune tubature e tutti gli strani esseri attendevano seduti ad una tavola interamente coperta di ruggine, sorseggiando uno strano liquido nero.

"Ecco il nostro tesoro!" annunciò uno di loro mentre sul monitor appariva la figura aggraziata di una giovane oni intenta a scaricare elettricità su un terrestre suo coetaneo.

"Eccellente!", aggiunse soddisfatto l'orrendo essere. "Uniremo l'utile al dilettevole e avremo la nostra vendetta! ROTTA VERSO LA TERRA!!", gridò infine fra le grida di giubilo dei suoi compagni.

 

Note degli autori: Per chi non avesse letto "Il cielo di Tomobiki", Oropa è un nuovo personaggio nato in seguito all'incidente capitato a Paolo che è stato "adottato" dagli altri personaggi della saga ed è diventato il fidanzato di Benten!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Il ratto di Lamù ***


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IL RATTO DI LAMU'

Il cielo sopra Tomobiki si oscurò improvvisamente ed un forte e acre odore di petrolio si diffuse nell'aria.

Una grande astronave arrugginita e malconcia fece la sua apparizione sopra la casa dei Moroboshi e nell’aria si udì il seguente messaggio:

"Vogliamo la ragazza con il bikini tigrato! Se non ce la consegnerete entro un'ora esatta, rovesceremo sulla città litri e litri di scarti di raffineria. L'acqua verrà inquinata e tutte le forme di vita che dipendono da essa, voi compresi, moriranno!".

La famiglia di Ataru era riunita a tavola per la cena e tutti i commensali sobbalzarono nell'udire quelle parole così minacciose.

Sakurambo e Kotatsu-Neko, accampati nel parco, si guardarono perplessi; poi il vecchio bonzo esclamò: "Sento un vento nefasto!".

Mendo si recò di corsa al centro di comando del suo esercito con indosso una divisa militare e la sua immancabile katana; il giovane diede istruzioni all’aviazione ed alle forze di terra corazzate, poi si sedette di fronte ad un grande schermo che inquadrava la misteriosa e fatiscente nave volante.

Tutti i compagni di scuola della bella aliena uscirono dalle loro dimore e restarono impietriti di fronte all’imponente astronave sospesa nel vuoto.

Fuori dalla casa dei Moroboshi si radunò una folla urlante che chiedeva a gran voce che Lamù obbedisse; in quei quattro anni trascorsi dal suo arrivo i cittadini di Tomobiki avevano assistito ad ogni genere di disastro e non volevano assolutamente che anche questa nuova sciagura si abbattesse sulle loro teste.

"Fatela uscire! Non ne possiamo più!!".

"Moroboshi! Questa è la goccia che fa traboccare il vaso!".

"Quell'idiota di vostro figlio non fa altro che attirare guai! Ora basta!!".

Anche se erano barricati in casa, la gente gridava a tal punto che tutti potevano sentire. Ataru, Lamù e Ten stavano seduti in camera con la testa bassa ed in silenzio.

"Ora esco e li incenerisco tutti!", disse il piccolo oni.

"Non risolverebbe nulla", sbottò Ataru.

Lamù rimase in silenzio con gli occhi bassi gonfi di lacrime.

Improvvisamente la bella aliena si alzò, stampò un dolce bacio sulla fronte del giovane Moroboshi e disse: "Io vado via... abbi cura ti te, tesoruccio adorato".

Ataru si alzò di scatto e spingendo via Lamù corse giù per le scale, inciampò e si ritrovò in strada. Una pioggia leggera lo accolse, insieme alle facce tese dei suoi compaesani ammutoliti.

"Ora basta!!", gridò il ragazzo. "Chi siete voi per costringere qualcuno a lasciare la propria casa? Lamù abita a Tomobiki ed è una di noi! MANDERESTE VIA I VOSTRI CARI SENZA SAPERE DOVE? LI ABBANDONERESTE NEL MOMENTO DEL BISOGNO?!?", concluse Ataru mentre le lacrime scorrevano sul suo volto segnato dalla rabbia. "NON POSSO LASCIARLA ANDARE!!".

La folla cominciò a diradarsi; poi, un uomo incappucciato rimasto immobile gridò: "TU SEI SEMPRE STATO IL PRIMO A TRATTARLA MALE!".

"HA RAGIONE!", rispose qualcuno.

"L’HAI SEMPRE UMILIATA!", aggiunse un altro.

"LA COLPA E' SOLO TUA, ATARU!", replicò un terzo individuo.

"Perfetto!", pensò l’uomo incappucciato. "Soffri, Ataru. Soffri come soffro io, con la consapevolezza di non poterla avere!". Due spesse lenti brillarono malignamente sotto il cappuccio e lo sguardo di Megane si fece ricco di gelida soddisfazione.

Ataru crollò al suolo singhiozzando; una mano lo sfiorò dolcemente sulla testa: era quella di Lamù e tutti zittirono immediatamente.

"Ho deciso di andarmene", disse la ragazza facendosi strada fra la folla. "Lasciate in pace il mio tesoruccio!".

"HO VISTO ANCHE TROPPO! FUOCO!!", gridò Shutaro dal centro di comando della sua base. "Ataru, hai parlato da uomo!", aggiunse.

Solo lo scrosciare della pioggia rompeva il silenzio che accompagnava ogni passo della bella aliena verso un destino sconosciuto. I suoi compagni di classe non distoglievano nemmeno per un secondo lo sguardo dall’amica. Shinobu singhiozzava forte: in quei quattro anni avevano vissuto mille avventure, e dopo i primi, battaglieri tempi nei quali si consideravano rivali in amore fra loro si era instaurato un forte legame di amicizia... ed ora la stava perdendo.

Un fischio attirò l’attenzione di tutti verso il cielo; un secondo dopo una grande esplosione investì l’enorme astronave. Detriti metallici precipitarono al suolo e la gente cercò rifugio correndo all’impazzata. In breve il cielo fu invaso da uno sciame di caccia riportanti il polipo simbolo della famiglia Mendo e intere legioni di carri armati avanzavano facendo tremare la terra coi cannoni puntati verso il loro bersaglio.

A bordo dell’astronave gli occupanti erano stati colti di sorpresa. "CHI E’ L'IDIOTA CHE HA SCORDATO DI ATTIVARE GLI SCUDI?", tuonò quello che sembrava il comandante.

"Ho visto la ragazza uscire dal suo nascondiglio ed ho disattivato la barriera per attivare il raggio trasportatore e portarla qui", rispose un sottoposto.

"Stato dei danni?", chiese il comandante voltandosi verso i posti di comando del computer della nave.

"Lievi, signore! Ma il raggio trasportatore è inutilizzabile".

"Poco male!", affermò il comandante. "Ora riattivate la barriera ed identificate l’origine dell’attacco!".

"Sarà fatto!", risposero all'unisono i sottufficiali.

 

L'attacco era massiccio: le forze di terra e di cielo tempestavano di proiettili l'astronave nemica, ma tutto sembrava inutile; i colpi venivano assorbiti da una strana barriera difensiva.

L'enorme nave cominciò a muoversi in direzione della tenuta dei Mendo, emettendo un acre e pesante fumo nero.

 

"Questo è il momento, Lamù!", gridò Ataru in direzione dell'amata. "Fuggiamo da qui! Ci penserà l'esercito di Mendo a ricacciare quell'affare da dove è venuto!". Però Lamù si era accorta che i colpi non producevano alcun effetto su quella grandissima nave e restava immobile a fissarla, come pietrificata.

 

Da una fessura dell'astronave apparve un velivolo più piccolo, anch'esso sporco e coperto di ruggine che raggiunse il suolo proprio davanti alla casa dei Moroboshi. Ataru ed i suoi compagni si schierarono subito di fronte a Lamù, pronti a proteggerla in qualunque circostanza.

Il piccolo mezzo si fermò sulla strada, dove fino a pochi minuti era radunata la folla urlante. Ne discesero degli esseri grossi e sporchi d'olio, con la mascella inferiore sporgente, grandi pance pelose, forti braccia ed occhi truci.

Tutti i ragazzi indietreggiarono a quella vista e quando un alito di vento condusse alle loro narici il fetore rilasciato da quegli esseri ognuno di loro dovette istintivamente coprirsi il naso e la bocca.

"COSA VOLETE?", tuonò Ataru muovendo un passo in avanti.

"Non dobbiamo dare alcuna spiegazione, miserabile terrestre!", affermò uno di quegli orribili esseri. "Ora la ragazza col bikini tigrato verrà con noi!".

Ataru abbozzò una frase intimidatoria, ma venne investito dallo spruzzo di un liquido nauseabondo e cadde al suolo privo di sensi. I suoi amici tentarono di soccorrerlo, ma anch'essi subirono lo stesso destino.

Lamù, in preda al panico, lanciò una scarica elettrica contro gli invasori che tuttavia non riuscì a penetratre la loro spessa pellaccia; un secondo dopo, stordita dal fetore di quello strano liquido, crollò a terra priva di sensi e gli orridi esseri la caricarono a bordo dell'astronave.

 

Quando Ataru riprese conoscenza, la notte era calata. Cominciò a guardarsi lentamente intorno insieme ai suoi amici, ma di Lamù e degli strani esseri... non vi era più alcuna traccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Amore, Amicizia e Fortuna ***


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AMORE, AMICIZIA E FORTUNA

Molti bagni in acqua fredda, uno in fila all'altro, non riuscirono a levargli il tanfo di dosso, ma non era quello il suo problema più grave. Ataru taceva ormai dal giorno della sparizione di Lamù; ad un tratto il telefono di casa cominciò a squillare e il ragazzo corre a rispondere.

Shutaro, seduto nella sua stanza, contemplava da una finestra sporca il paesaggio brullo e nero; la sua intera residenza era stata innaffiata da quel liquido nefasto e benchè le squadre di bonifica fossero entrate in azione immediatamente, la rigogliosa vegetazione aveva ricevuto un colpo letale. Il telefono in camera sua squillò; sollevò la cornetta e rimase ad ascoltare in silenzio prima di riagganciare.

 

Nel cortile del liceo Tomobiki, Oropa e Benten aspettavano l'arrivo degli amici in piedi.

Il primo ad arrivare fu Ataru con Ten al seguito; successivamente arrivarono Shutaro e Shinobu, mentre Ryuunosuke uscì da un edifico annesso e li raggiunse di corsa.

"Finalmente siete arrivati", esordì Ataru incapace celare l'ira che lo attanagliava. "Vi eravate nascosti mentre portavano via la mia Lamù...".

"SMETTILA!", lo zittì il giovane Mendo. "I nostri sforzi non sono serviti a nulla! IO STESSO MI VERGOGNO PER LA MIA DEBOLEZZA!!", gridò a testa bassa stringendo la sua immancabile katana.

L'intervento di Benten riuscì a spezzare quella cupa atmosfera. "Affrontare un nemico sconosciuto a viso aperto porta sempre alla sconfitta, ma anche se non si è direttamente sul campo si può condurre una battaglia!". La dea aveva lo sguardo decisamente battagliero e al posto del suo solito bikini con catena annessa, indossava una tuta aderente in pelle nera tappezzata con placche metalliche di color rosso fuoco che le proteggevano le braccia, le gambe e il petto.

Oropa continuò il discorso iniziato dalla compagna. "Appena abbiamo sentito il messaggio ci siamo allarmati, ma non sapevamo cosa fare...".

"COME AVETE POTUTO FARE QUESTO?!", gridò Ataru furibondo.

"TACI!!", ordinò Oropa. Il giovane cercò di calmarsi, ma tutti si accorsero che gli tremavano le mani.

"Durante l'attacco, abbiamo seguito ogni loro mossa. Quando quelle orride creature hanno caricato Lamù sulla nave madre, Benten ha preso la spaziomoto e l'ha agganciata. In questo modo li ha seguiti fino al loro pianeta. Io mi sono fatto lasciare un connettore da Benten e mi sono collegato con l' astronave del padre di Lamù; appena saputa la notizia sono venuti a prelevarmi per avere maggiori informazioni. Ecco perchè abbiamo impiegato qualche giorno prima di metterci in contatto con voi...".

"Io non ho potuto fare nulla! Sono uno stupido!", disse con voce sommessa il povero Ataru.

"Non potevi fare di meglio nella tua condizione", lo consolò Oropa. "Ora hai due possibilità: ascoltare ciò che abbiamo saputo dal padre di Lamù a proposito di quegli sporchi esseri e studiare un piano assieme a noi oppure commiserarti. SCEGLI!".

 

"Quindi quegli esseri si chiamano ainu e un tempo vivevano insieme agli oni sullo stesso pianeta?", chiese Ataru.

"Esattamente!", rispose Oropa. Il gruppetto si era trasferito in una locanda dove servivano pasti caldi anche a notte inoltrata per poter parlare lontano da occhi indiscreti.

"Da quello che ho capito gli oni, che evolvendosi sono diventati un popolo pulito e con un forte senso igienico, hanno avuto una frattura nei rapporti con gli ainu, che invece continuarono a vivere nella sporcizia e non si curavano del puzzo che emettevano", continuò il ragazzo con lo yukata mentre l'intero gruppo ascoltava le informazioni con la massima attenzione.

"Ciò portò ad una divisione del pianeta: da un lato oni dediti alla pulizia e dall'altro gli ainu. Alla fine scoppiò una guerra che vide questi ultimi uscirne pesantemente sconfitti; i superstiti furono spediti ai limiti del sistema di Uru, in un pianeta ricco di idrocarburi e metalli pesanti ma completamente disabitato. Per queste qualità, gli ainu lo elessero a dimora e lo chiamarono Ainuboshi; svilupparono tecnologie primitive basate sulla combustione riuscendo a renderlo abitabile. Per rimediare alla carenza d'ossigeno, effettuano regolarmente degli scambi di gas combustibili con blocchi di ghiaccio provenienti da Nettuno, i quali garantiscono acqua potabile ed ossigeno una volta scioltisi... ma il peggio è la puzza! Nessuno resiste al tanfo nauseabondo che circonda l'intero pianeta!". Restarono tutti allibiti nel sentire quella spiegazione semplice e dettagliata al tempo stesso.

"Sappiamo che hanno rapito Lamù e la tengono prigioniera", continuò Benten prendendo la parola dopo l'esauriente spiegazione di Oropa. "Tuttavia non è giunta nessuna richiesta di riscatto a suo padre e anche Kurama, la principessa dei tengu, è tenuta prigioniera ed obbligata ad usare la sua arte del vento per far muovere delle grosse eliche per la produzione di elettricità".

"Quei porci meritano una lezione!", affermò Ryuunosuke.

"E saremo noi a dargliela!", concluse Shinobu.

Mendo sfoderò la katana ed esclamò: "RIPRENDIAMOCI LA NOSTRA AMICA!!".

I ragazzi gridarono in coro la loro determinazione prima di abbandonare il locale e si diedero appuntamento in strada: si sarebbero ritrovati dopo quattro giorni, durante i quali ognuno si sarebbe dovuto preparare alla battaglia come meglio credeva. Prima di lasciarsi col gruppo, Oropa aggiunse che non avrebbero avuto supporto dal pianeta degli oni finché Lamù si fosse trovata sul pianeta Ainuboshi; la possibilità che un colpo d'arma a raggi laser potesse innescare la distruzione del pianeta con la ragazza ancora prigioniera era un'eventualità da evitare a tutti i costi. Neppure Oyuki, regina di Nettuno, avrebbe potuto fornire appoggio a causa dei rapporti commerciali con gli ainu.

 

I giorni passavano lentamente. Mendo affilava la sua katana migliore e trascorreva ogni minuto ad allenarsi duramente; Ataru stringeva in pugno il nastro giallo creato da Sakurambo in grado di bloccare i poteri di Lamù; Shinobu e Ryuunosuke si allenavano in riva al mare sotto lo sguardo severo e orgoglioso del signor Fujinami; Oropa guardava la luna e Benten metteva a punto la sua moto spaziale.

La sera si ritrovavano per parlare e pianificare quello che sarebbe stato il grande giorno e fu in una di quelle occasioni che Oropa chiamò a sé Shutaro ed Ataru, chiedendo loro di seguirlo.

Oropa consegnò una delle sue spade ad Ataru, la seconda a Shutaro e tenne per sé la terza. Consegnò infine un pennello ed una boccetta di inchiostro nero indelebile e disse loro: "Prendete il pennello e scrivete sull'elsa di ciascuna spada una parola che per voi ha un importante significato. La battaglia sarà senz'altro dura e non so dirvi cosa potrebbe accadermi, ma dobbiamo dare il meglio di noi stessi!".

Ataru scrisse l'ideogramma Amore e sotto di esso il suo nome accanto a quello dell'amata; quando riconsegnò la spada ad Oropa aggiunse: "Ce la faremo senz'altro!".

Mendo scrisse l'ideogramma Amicizia ed aggiunse mentre riconsegnava l'arma ad Oropa: "Questa è anche la mia speranza!".

Il ragazzo con lo yukata scrisse invece l'ideogramma Fortuna. "Ne avremo bisogno!", commentò scatenando l'ilarità dei suoi compagni.

 

La notte prima della partenza Ataru sparì sulla via del ritorno e la mattina seguente, presso l'astronave di Lamù che Benten aveva provveduto a rifornire e far atterrare nel piazzale della scuola, la sua assenza pesava sull'intero gruppo.

"Non è possibile che ci abbia abbandonato!", commentò Oropa carezzando l’impugnatura della spada di bambù. "Temo che sia successo qualcosa...".

Con mille dubbi nella testa, i ragazzi salirono a bordo in attesa del decollo. "Ci vorranno una decina di giorni per atterrare su Ainuboshi, perciò dormite più che potete; purtroppo la navicella di Lamù ha l'iperspazio configurato in maniera tale che solo lei può azionarlo, quindi procederemo alla massima velocità consentita. Ho preparato le mappe dell'edificio dove è tenuta in ostaggio; la nostra azione sarà improntata sull'infiltrazione, perciò dobbiamo farci notare il meno possibile, recuperare Lamù ed anche Kurama, allontanarci dal pianeta e lasciare che le forze degli oni finiscano il lavoro". Detto questo, Benten augurò a tutti buona fortuna e aggiunse: "Io sono la dea della fortuna e non ne avrò bisogno!".

 

Un piccolo ricognitore ad alta velocità atterrò su Ainuboshi. Gli ainu che lo attendevano erano al settimo cielo; grazie all’elettricità prodotta dalla principessa dei tengu erano stati in grado di elaborare il primo generatore magnetico e di installarlo nel prototipo del motore elettrico con cui la navicella era equipaggiata.

Aveva impiegato solo due giorni per andare sulla Terra e tornare con il prezioso carico… Ataru Moroboshi.

Lamù si rifiutava di produrre elettricità, così i suoi puzzolenti rapitori erano stati costretti a studiare una soluzione. Osservando la registrazione del giorno della scoperta si accorsero che la ragazza era stimolata a produrre elettricità dal comportamento bizzarro di quel terrestre, quindi pensarono bene di rapirlo e creare la condizione adatta davanti alla campana di vetro speciale che rinchiudeva la principessa degli oni.

La porta della navicella si aprì e ne discesero tre grossi ainu; uno di loro teneva ben saldo Ataru per il collo.

"Dov'è Lamù?", domandò il ragazzo con voce debole a causa della strettissima presa.

"La vedrai molto presto!", rispose il suo carceriere. "Ti portiamo subito da lei. Abbiamo sprecato fin troppo tempo a causa dei capricci di quella stupida!".

"Per fortuna è ancora viva", pensò il ragazzo sollevato. "Lamù... aspettami! Non mi importa sapere cosa mi riserva il destino... voglio solo stare accanto a te!".

Salirono su un veicolo fatiscente e viaggiarono per lande desolate e brulle; ovunque regnava il grigiore; sbuffi di vapori nefasti sgorgavano dalle spaccature nel terreno; l’aria era ai limiti del respirabile e il cielo, plumbeo e pesante, si presentava screziato da nuvole di gas fluorescenti. Ataru attendeva silenzioso il momento di ricongiungersi con l’amata.

Arrivarono in un grande edificio e lasciarono il veicolo in un grande piazzale letteralmente sepolto da carcasse di vecchie astronavi corrose dalla ruggine e sporche di olio.

"Conducetelo verso la postazione di lavoro", gridarono gli immondi esseri spingendo con violenza Ataru.

Entrati in una grande sala addobbata con arredi degni di un castello ed incredibilmente pulita per gli standard del pianeta, Ataru Moroboshi fu attorniato da stupende fanciulle dagli abiti succinti che danzavano al ritmo di una soave melodia.

L’ainu che lo aveva condotto fin lì lo liberò dalle catene e con una spinta ordinò: "ORA DATTI DA FARE!".

"M-Ma questo è... il paradiso!", esclamò il ragazzo al limite dell’eccitazione. Ataru corse a stringere le mani del suo carceriere prodigandosi in mille ringraziamenti.

"DATTI DA FARE, HO DETTO!", gridò l'ainu dopo aver schiaffeggiato ferocemente Ataru.

"E cosa dovrei fare?", domandò il ragazzo toccandosi la guancia gonfia e dolorante.

"FALLA ARRABBIARE!!", ordinò lo sporco essere indicando una campana di vetro dentro cui Lamù guardava con gli occhi lucidi il suo tesoruccio.

"Lamù! Giuro che ti tirerò fuori di qui in qualunque modo!", disse Ataru.

"Hanno rapito anche te… è tutta colpa mia!", affermò Lamù dispiaciuta. "L’hanno fatto per costringermi ad emettere elettricità".

"NON CI RIUSCIRANNO!!", gridò il ragazzo.

Ignorando le ballerine, Ataru cominciò a picchiare le pareti della prigione vitrea dell’amata, ferendosi anche le mani. Lamù, vedendo l’amato impegnarsi tanto, si allontanò dalla parete ed emise una fortissima scarica con la speranza di infrangere la barriera che la teneva isolata dal suo tesoruccio.

L’ainu si avvicinò, lo afferrò per il collo e lo scaraventò in mezzo alle ballerine che tentarono di consolandolo con dolci parole e tenere carezze.

"NON OSARE FARE DEL MALE AL MIO TESORUCCIO!!", gridò Lamù furibonda contro l'orrenda creatura.

"TI RENDI CONTO DI QUANTO CI COSTINO QUESTE BALLERINE?", disse l'ainu ad Ataru. "Sono le più belle e professionali della nostra galassia! SULLA TERRA FACEVI LO STUPIDO CON TUTTE LE RAGAZZE CHE INCONTRAVI ED ORA FAI LO SCHIZZINOSO?".

Ataru si alzò e si avvicinò nuovamente alla sua Lamù. Appoggiò entrambe le mani sulla teca proprio dove la bella aliena appoggiava le sue; abbassò la testa nascondendo gli occhi e disse: "Stupido mostriciattolo! Vuoi sapere perché mi comporto così con ogni ragazza che incontro? PERCHE’ LAMU’ POSSA RINCORRERMI! SAI COSA SIGNIFICA ESSERE RIFIUTATO PERSINO DALLA TUA STESSA MADRE CHE AVREBBE PREFERITO FAR NASCERE UNA BAMBINA? SIGNIFICA SENTIRSI SOLO E DISPREZZATO!".

Lamù restò in piedi con lo sguardo perso nel vuoto, mentre Ataru continuò il discorso con le lacrime agli occhi. "Vedere Lamù che mi insegue volando, sentire le sue grida di gelosia ed essere fulminato dalle sue scariche… mi fanno capire quanto io sia importante per lei! MI FANNO SENTIRE IL SUO AMORE ED IO NON NE HO MAI ABBASTANZA!!".

Il giovane Moroboshi prese a correre in direzione del nemico e gli sferrò un forte pugno nello stomaco, ma lo strato untuoso che rivestiva la pelle del mostro assorbì l’impatto ed il ragazzo cadde malamente al suolo. Si rialzò e si preparò a colpire nuovamente… quando si accorse che l’ainu piangeva e singhiozzava.

"E adesso che ti prende?", gli chiese.

"I-Io ti capisco…", esordì la creatura. "Anch'io sono rifiutato da tutti perchè sono brutto e puzzolente!".

Ataru sgranò gli occhi alla vista dell’ainu che piagnucolava con le mani sugli occhi e la bocca spalancata. Si avvicinò al grosso antagonista,gli prese il testone fra le mani e se lo portò al petto.

"Piangi pure, amico mio. Non dobbiamo combatterci ma schierarci uniti verso lo stesso obbiettivo!", disse Ataru con aria solenne mentre Lamù, all'interno della campana di vetro, rimase allibita alla vista di quella disgustosa scena.

"LIBERAMI, TESORUCCIO!", urlò esasperata la bella oni. "LA LEVA SI TROVA IN FONDO ALLA STANZA!".

"Hai ragione!", rispose il ragazzo mollando il nuovo amico e correndo verso la leva, tenendo però gli occhi sulle belle ballerine e rivolgendo loro ampi sorrisi. Improvvisamente Ataru venne sollevato di peso ed incrociò gli occhi furiosi dell’ainu che ora fremeva di rabbia. "FINE DELLA SCENEGGIATA! ORA VEDO DI CONVINCERTI A DARTI DA FARE CON LE BALLERINE!".

La creatura prese un grosso fiasco di sakè e lo infilò nella bocca del ragazzo in attesa che la bevanda alcolica facesse il suo effetto.

Come previsto, dopo pochi secondi Ataru venne scaraventato completamente ubriaco fra le ballerine.

Nella sala di comando del centro di sviluppo di energia pulita gli ainu scoppiarono in un grido di gioia vedendo che il piano procedeva come previsto; la bella oni, vedendo il suo amato mentre ballava spensierato ed allungava le mani sulle danzatrici, emetteva incredibili quantità di elettricità purissima che veniva catturata ed immagazzinata in enormi accumulatori.

"Quando ne avrà caricati almeno centomila... la faremo riposare!", disse il capo degli ainu.

 

Note degli autori: in verità gli ainu sono una popolazione di ceppo indoeuropeo che vive nell'isola di Hokkaido.

Gli ainu furono per secoli disprezzati e perseguitati dalle altre popolazioni dell'arcipelago giapponese a causa della loro pelosità e dei loro usi e costumi. Probabilmente furono loro a dare origine agli oni del folklore nipponico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** L'imperatore del fuoco ***


sa

 

 

 

L'IMPERATORE DEL FUOCO

Sulla Terra, intanto, la vita scorreva tranquilla.

I coniugi Moroboshi stavano pranzando, quando suonò il campanello. La donna si diresse verso l'uscio e vide una marea di gente che se ne stava con la testa chinata in silenzio.

"Siamo qui per scusarci con voi in seguito agli avvenimenti accaduti il giorno della comparsa dell'astronave!", disse una signora anziana che fungeva quasi da ambasciatrice.

"Belle parole", comentò la madre di Ataru."Mio figlio è uno sciocco, un donnaiolo, un lazzarone e un debole! Eppure, lui da solo, ha salvato la Terra dall'invasione. Lamù si invaghì di lui e nei primi tempi ha subito ogni genere di sventura. Ma non ha mai chiesto nulla a nessuno. L’unica volta in cui lo ha fatto, voi lo avete abbandonato. Lui ha salvato Tomobiki e la Terra intera, ma Tomobiki non ha fatto nulla per lui".

La signora Moroboshi rientrò in casa sbattendo la porta e piangendo fra le braccia del marito.

 

Nell’astronave di Lamù, in rotta verso Ainuboshi, il tempo scorreva lento. Benten non si muoveva dal posto di comando, controllando continuamente la rotta; Oropa si allenava con Shutaro nell’arte della spada, scambiandosi colpi per tutto il tempo, smettendo unicamente per cibarsi e dormire; Shinobu dormiva con la testa appoggiata sulle gambe di Ryuunosuke, mentre quest’ultima osservava l’infinità dell'universo fuori dall’oblò.

 

Sette giorni dopo la navicella entrò nell’orbita del pianeta degli ainu.

"Ci siamo!", annunciò la dea della fortuna.

"Siamo pronto per la battaglia!", risposero tutti in coro.

Benten distribuì a tutti una speciale caramella in grado di annullare gli odori che ciascuno ingoiò.

"L’effetto durerà più di tre giorni", spiegò la giovane dea. "Quindi abbiamo tutto il tempo per fare un lavoro pulito. Ci fingeremo turisti, atterreremo nello spazioporto più vicino alla postazione dove tengono prigioniera Lamù e con la scusa di visitare il pianeta, ci porteremo in posizione!".

All'improvviso Ten uscì dal suo nascondiglio e tutti rimasero paralizzati dalla paura. "Brutto idiota!", lo insultò Oropa. "Un solo starnuto da parte tua e l'intero pianeta esploderà!".

"Ma io voglio salvare la mia cuginetta!", protestò il piccolo oni con gli occhi bassi.

"Allora resterai a fare la guardia all'astronave... come un bravo cagnolino!", propose Shutaro sgarbatamente.

Offeso dall'affermazione, Ten inspirò profondamente pronto ad incenerire il giovane Mendo; ma prima che potesse farlo, venne scaraventato a terra da Shinobu e Ryuunosuke. "Verrai con noi, ma con la bocca bendata!", disse la ragazza coi capelli a caschetto.

Quando finalmente la navicella toccò il suolo, lo sparuto gruppo si precipitò fuori e si trovò circondato dai nemici.

"Che ci abbiano già scoperto?", commentò Oropa.

"Sarà meglio fare una prova...", propose Shutaro avanzando verso gli orrendi esseri. "PACE E BENE A VOI, POPOLO DI AINUBOSHI! IO, SHUTARO MENDO, VENGO PER TRATTARE SULL’ACQUISTO DI INGENTI QUANTITA’ DEI VOSTRI IDROCARBURI!".

"IMBECILLE!", gli urlò di rimando uno di loro brandendo un pesante randello.

"COME OSI?!!", ringhiò il rampollo della famiglia più ricca e potente del Giappone mentre sguainava la sua katana.

"Sappiamo benissimo di non essere molto intelligenti... MA PRESENTARVI QUI CON LA NAVICELLA DELLA RAGAZZA CHE ABBIAMO RAPITO E’ DEGNO DI ESSERI BEN PIU' STUPIDI DI NOI!!", affermò quello che sembrava il capo del drappello di ainu.

"Non ha tutti i torti…", bisbigliarono in coro i ragazzi prima di risalire sull'astronave e ripartire.

"A questo punto possiamo solo attaccare direttamente il centro dove tengono Lamù!", disse Oropa. "Ma prima vorrei fare i miei complimenti a colei che ha curato la fase infiltratoria del viaggio!"

"Stai zitto!", mormorò Benten rossa per l'imbarazzo.

Rimasti con un pugno di mosche, gli ainu inforcarono i loro velivoli e li misero in moto. "CHE SCAPPINO PURE!", urlò il loro capo agitando una grande mazza ferrata. "SAPPIAMO DOVE SONO DIRETTI, GIUSTO?!".

"CERTO!", rispose un ainu seduto sul mezzo di fianco al suo. "TUTTI QUELLI CHE VOGLIONO COMPRARE IDROCARBURI VADANO AL GRANDE CENTRO DI SMISTAMENTO!".

"SEI UN IMBECILLE!!", gridò il capo degli esseri prima di colpire il suo sottoposto con la mazza ferrata. "SPERO CHE NESSUNO DI VOI ABBIA ALTRE STUPIDAGGINI DA DIRE!", minacciò il gigante rivolgendosi al resto della truppa.

"Ma io ho sentito che volevano comprare idrocarburi…", ammise timidamente uno degli sporchi e tonti esseri.

"Razza di idioti...", mormorò sconsolato il loro capo chinando lentamente il pesante testone sul volante del mezzo.

 

"QUELLO E’ L’EDIFICIO DOVE TENGONO RINCHIUSE LAMU’ E KURAMA!", gridò Benten.

"Ci siamo!", si caricò Ryuunosuke.

"Ma è tutto ricoperto dal ghiaccio laggiù!", fece notare Ten. In effetti il suolo era coperto da una spessa coltre di ghiaccio e neve ed anche l’edificio stesso era parzialmente congelato.

"Questa è opera di Oyuki!", gridarono tutti in coro, felici all'idea che la regina di Nettuno non li avesse abbandonati. Nascosero l’astronave poco lontano e si avvicinarono al piazzale antecedente il grande edificio. I segni di una furiosa battaglia apparivano chiari ovunque: carcasse di navicelle saziali e corpi di ainu giacevano congelati in ogni direzione.

Ad un tratto, avanzando nella spessa coltre di neve, Shinobu inciampò su qualcosa ed emise un grido; tutti si voltarono nervosamente per vedere cosa fosse e rimasero stupiti nel rinvenire dal suolo un esoscheletro da battaglia color bianco perla.

"Ma è Oyuki!", esclamò Benten prendendo il corpo inanimato dell’amica e sollevandolo; aprì la visiera del casco e gli occhi rossi della regina di Nettuno apparvero in tutto il loro splendore.

"B-Benten... toglimi questa roba!", sussurrò la bella aliena. "Le batterie di sostentamento si sono scaricate e pesa troppo per me!".

Dopo aver obbedito e rimosso l’armatura ormai inutilizzabile la dea della fortuna aiutò l’amica ad alzarsi da terra, facendola apparire in tutto il suo gelido splendore.

"Ho saputo quello che era successo e fino all'ultimo, ho celato le mie intenzioni per non destare sospetto alcuno", disse la regina di Nettuno con voce provata dalla fatica. "Sono entrata in azione per sgomberarvi il campo, ma la carica del mio esoscheletro si è esaurita prima del previsto e non sono riuscita a penetrare nell’edificio...".

"Hai fatto un lavoro eccellente!", commentò Shutaro. "Ora lascia il resto a noi".

"Senza il mio esoscheletro non posso usare i miei poteri; il rischio di venire intossicata dalle esalazioni di questo pianeta è un rischio troppo alto per un essere candido e puro come me, perciò devo andarmene da qui immediatamente!".

Benten abbracciò calorosamente l’amica… e si accorse che Oropa era rimasto imbambolato a fissarla.

Benten si avvicinò all’amato con ampie e nervose falcate. "Smettila subito!", gli intimò. Il ragazzo, per tutta risposta, emanò un ululato.

La dea serrò entrambe le mani intorno al collo del fidanzato e appoggiò la sua fronte contro quella di Oropa bisbigliando minacciosamente: "Conosco questo sguardo! Scommetto che stai immaginando Lamù, Oyuki e me in una camera d'albergo tutte a tua disposizione... non è così?!".

Oropa si riprese dal suo stato di torpore mentale con uno scossone, poi si sedette al suolo nella posizione del loto e sfregando un rosario, prese a mugugnare qualcosa. Benten avvicinò l’orecchio.

"O grande Buddha, purificami dalle tentazioni...".

"SEI UN PORCO!", gridò la dea scaricando all’indirizzo del ragazzo tonnellate di piombo rovente.

Oropa scappò coprendosi la testa. "Non potrei mai avere simili pensieri nei tuoi riguardi! Eravamo solo io, Lamù ed Oyuki!!".

"CHE COSA HAI DETTO?!?", sbraitò Benten.

"Cerca di capire!", tentò di giustificarsi Oropa. "Per un uomo solo due donne così focose sono quasi ingestibili e ti assicuro che una terza…".

"COSA MI ASSICURI, TU?!?".

Fuori di sé dalla rabbia, Benten impugnò il bazooka ed inviò all’indirizzo dell’amato un missile. Oropa, vedendo arrivare l’infernale arnese, sfoderò le spade e all’ultimo istante ne deviò la traiettoria. L’ordigno esplose in cielo, ma il giovane non fece in tempo ad emettere un sospiro di sollievo che qualcosa di freddo e metallico si fece largo nella sua bocca.

"Stavo scherzando!", ribadì Oropa prima che la dea della fortuna, fortunatamente convinta, si decidesse a riporre la pistola a raggi laser che fino a poco prima lo minacciava.

Oyuki approfittò della confusione creatasi per defilarsi silenziosamente in una folata di neve.

"Non sprecate energie per queste stupidaggini!", sbottò innervosita Ryuunosuke. "Presto ci serviranno!".

Un rombo di motori annunciò che gli ainu erano arrivati e improvvisamente calò l’oscurità.

"NON SAPETE CHE QUESTO PIANETA E’ ILLUMINATO ARTIFICIALMENTE? ORA SIETE NEI GUAI!", gridò il capo degli immondi esseri emettendo una risata sinistra.

"Per me non c'è problema", commentò Ryuunosuke. "Percepisco chiaramente i loro movimenti!".

"E' BUIO! E' STRETTO! HO PAURAAA!!", gridò Shutaro in balia dei suoi attacchi di claustrofobia.

"Finiscila, Mendo! Qui è buio... ma non è stretto!", lo bollò Shinobu seccata dalle debolezze dell’amato compagno.

"Scusatemi!", esclamò il giovane Mendo visibilmente imbarazzato.

"L’oscurità non è totale, ma finchè gli occhi non ci si abitueranno non saremo in grado di difenderci...", pensò Oropa. "Devo prendere tempo!".

Alla fine, il ragazzò iniziò a ridere in modo da attirare gli ainu verso di sé ed attaccarli.

Il rumore di uno schiaffo interruppe la sinistra risata. "Si può sapere che diavolo stai combinando?", chiese spazientita Benten.

Oropa si voltò verso di lei regalandole uno dei sorrisi più dolci che la ragazza avesse mai visto sul volto del suo amato. "Se mi hai visto, significa che ho avuto successo!", disse il ragazzo sfilando le spade; portò Fortuna alla bocca, impugnò Amicizia nella mano sinistra e strinse Amore nella destra; poi si lanciò contro lo schieramento nemico.

"T-Ti ho visto…", bisbigliò Benten dopo aver intuito l’intenzione di Oropa.

Anche Mendo si lanciò verso gli ainu gridando a più non posso e sfoderando la lama.

Ryuunosuke e Shinobu stavano anch’esse per lanciarsi, ma Benten chiese loro di dirigersi verso la struttura, cercare Lamù e comunicare agli altri la posizione.

La dea della fortuna, invece, prese in grembo Ten e corse verso l’ufo per recuperare la moto spaziale ed usarla in battaglia.

Nel frattempo, Ryuunosuke e Shinobu varcarono una stretta e rugginosa porta che a stento scorsero in una parete. Dentro, un labirinto di corridoi tutti uguali; per fronteggiare l'intricata situazione, le due ragazze attuarono una tecnica speciale: Shinobu si occupava di attirare i nemici che incontravano sul loro cammino dietro gli angoli formati dagli incroci degli stessi corridoi e la sua compagna li avrebbe messi al tappeto con i suoi formidabili pugni.

Fuori infuriava la battaglia.

Mendo e Oropa, soli contro cento ainu ed immersi in una semioscurità, sfoggiavano tutta la loro abilità di spadaccini. Shutaro affrontava un nemico alla volta, mentre l’altro cercava di arginare l’avanzata del gruppo con la tecnica del Tornado di lame.

Quando la katana del rampollo della famiglia Mendo cozzava contro i metallici randelli degli ainu, le scintille illuminavano il suo viso lucido di sudore.

Benten arrivò in sella alla moto, il cui potente fanale faceva finalmente luce sul campo di battaglia. Volando rasoterra poteva sfruttare la sua catena per assestare dei violenti colpi alle orride creature che incrociava sulla sua traiettoria ed Oropa, grazie alla fonte di luce, poteva indirizzare meglio i suoi attacchi.

"Non finiscono mai!", commentò stravolto Shutaro dopo aver abbattuto l'ennesimo nemico.

"Non mollare!", gli gridò di rimando Oropa.

Un grosso ainu colpì Shutaro all'addome. Quest'ultimo rovinò al suolo a parecchi metri di distanza; Oropa, distrattosi, ricevette un violento colpo alla schiena e cadde sulle ginocchia.

Benten cercò di accorrere in aiuto dell'amato, ma il capo degli ainu la afferrò al volo e la scaraventò violentemente in mezzo alla neve fresca, mentre la moto proseguì la sua corsa per alcuni metri prima di precipitare al suolo.

La dea era certamente robusta; tuttavia, i lineamenti del viso erano dolci, gli occhi dipinti del colore del cielo sgombro dalle nuvole, i capelli neri raccolti con cura… anche il corpo longilineo e sinuoso non lasciava certo intuire tutta la forza che era in grado di sprigionare.

Alla vista dell’enorme ainu che la stringeva in pugno e successivamente la scaraventava al suolo, Oropa sentì qualcosa esplodere nel suo petto… un istinto atavico si stava risvegliando in lui e il giovane spadaccino poteva sentirne le pulsazioni, sempre più forti, che lo facevano sobbalzare.

L’immagine di un demone lupo gli apparve improvvisamente nella mente.

Gli ainu ridevano di gusto, rivolgendo parole di scherno agli sconfitti. Mendo giaceva a terra privo di sensi, così come la povera e bella Benten.

Ten era incastrato sotto la spazio moto, ma a causa della benda sulla bocca non riusciva a parlare.

L’oscurità faceva da contorno alla sconfitta dei coraggiosi amici di Lamù.

Un ululato sinistro si diffuse nell’aria, ammutolendo all’istante ogni nemico presente.

"NON CI SONO LUPI SU QUESTO PIANETA!", gridò sconcertato uno di loro.

Poi si accorsero che il giovane con lo yukata e le tre spade stava in piedi al centro del loro gruppo. Il suo respiro era lento e pesante, carico di energia.

Gli ainu lo circondarono, stringendolo in un cerchio che non lasciava alcuna via di fuga.

Il capo delle immonde creature si andò a posizionare poco distante. "FINIRAI A PEZZI, MISERO TERRESTRE! NON AVEVATE SPERANZA NEL MOMENTO STESSO IN CUI SIETE SBARCATI... LA VOSTRA FORZA E’ NULLA PARAGONATA ALLA NOSTRA, ED ORA CHE L’UNICA FONTE DI LUCE CHE AVEVATE SI E’ SPENTA, SIETE FINITI. INIZIEREMO CON TE, POI TOCCHERA’ AI TUOI AMICI... E LA TUA DONNA SARA’ LA NOSTRA SCHIAVA!!".

Oropa alzò la testa e i nemici videro che gli occhi del ragazzo erano diventati di un color rosso acceso. Gli esseri indietreggiarono di un passo all’unisono, quasi spaventati.

"NON E' POSSIBILE!", gridò uno degli ainu.

"COSTUI E' UN DEMONE!", replicò un suo compagno.

"Che sia... il potere dell'amore?!", si domandò un altro ainu.

"TI AMO, MASAKO!", gridò ad un tratto il padre di Ryuunosuke comparso dal nulla come un fantasma.

L’attacco cominciò e le immonde creature si lanciarono tutte assieme verso quelle luci rosse che identificavano la posizione del ragazzo… ma queste, con movenze rapidissime, mietevano vittime e il rumore che le spade di bambù producevano impattando i corpi dei nemici era di una violenza inaudita. In breve gli occhi rossi furono nuovamente fermi al centro di un cerchio composto dai corpi degli ainu.

Improvvisamente la luce tornò ad illuminare il pianeta e pochi attimi dopo Ryuunosuke, Shinobu e Kurama uscirono da una breccia sulla parete dell'immenso edificio.

Benten, Ten e Mendo, finalmente ripresisi, tenevano gli occhi increduli su Oropa… qual’era il segreto di quegli occhi rossi? Da dove proveniva tutta quella forza? Covava forse un demone animalesco all’interno del suo corpo?

"Questi occhiali coi led rossi nella montatura sono fantastici!", esclamò il ragazzo letteralmente entusiasta.

Benten gli si fece vicina e glieli strappò dalla faccia. "DOVE DIAVOLO LI HAI PRESI?", chiese adirata la dea della fortuna.

"I-In un spazio grill dove ci siamo fermati per fare rifornimento…", spiegò il giovane.

Shutaro, incredulo e stravolto, si avvicinò per vederli meglio; poi afferrò Oropa per il collo e gli gridò in faccia: "HAI COMBATTUTO AL BUIO CON DEGLI OCCHIALI DA SOLE CALATI SUL NASO?".

Oropa lo respinse e gli gridò di rimando: "ERA BUIO IN OGNI CASO, FIFONE!!". Poi assunse un’aria distaccata e superba ed aggiunse: "Occorreva il phatos giusto per questa scena…".

"Abbiamo trovato l’interruttore e Kurama, ma di Lamù… nessuna traccia", disse Shinobu.

"La luce viene emessa facendo attraversare con la corrente elettrica le nuvole di gas ed ora abbiamo riacceso la luce!", aggiunse Ryuunosuke soddisfatta. "Kurama era impegnata a sfruttare il suo vento per far girare delle grosse eliche adibite alla produzione di elettricità e probabilmente stanno sfruttando Lamù allo stesso modo!".

"So che tengono Lamù in una stanza speciale", spiegò la principessa dei tengu. "Anche quell’idiota di Moroboshi è tenuto prigioniero ed è sfruttato per impedire che Lamù si rifiuti di produrre corrente!".

Poi Ryuunosuke vide il padre steso a terra e gli chiese: "Cosa ci fai qui, vecchio?".

"Un padre segue sempre il cammino del figlio!", disse con parole solenni il signor Fujinami.

"IO SONO UNA DONNA!", gridò esasperata la ragazza colpendo l'uomo al volto e scaraventandolo lontano.

"Vedo che sapete molte cose...", aggiunse il comandante degli ainu. Il gigante si era alzato e si avvicinava lentamente al gruppetto appena riunitosi. "Dopo anni trascorsi nel fetore, nello smog e nella sporcizia... dopo che il nostro corpo si è dovuto evolvere per adattarsi alla vita su questo pianeta inospitale… ABBIAMO DECISO DI PRODURRE ENERGIA PULITA!".

"Fai un altro passo e te ne pentirai amaramente!", gli disse Shutaro con la spada sguainata.

La creatura lo colpì al fianco col pesante randello e riprese la sua avanzata. "QUANDO GLI ONI CI HANNO CONFINATI QUI… CI HANNO FATTO UN FAVORE! IL PETROLIO E’ FONTE DI RICCHEZZA E MOLTI PIANETI LO COMPRANO DA NOI! TUTTAVIA, PUR ESSENDO RICCHI NON POSSIAMO ABBANDONARE QUESTO MALEDETTO PIANETA A CAUSA DELLE MODIFICHE CHE HA IMPOSTO AL NOSTRO CORPO. COSI’ABBIAMO DECISO DI VAGARE ALLA RICERCA DI FONTI DI ENERGIA PULITA... E LA VOSTRA AMICA E’ UNA FONTE PERFETTA!".

Ryuunosuke gli affondò un pugno nella pancia. "Fermati subito, dannata palla di lardo maleodorante!".

L’ainu la scaraventò lontano con un possente calcio al ventre; Shinobu corse verso l'amica.

"PRODUCE INGENTI QUANTITA’ DI ELETTRICITA’ ALLO STATO PURO, SI RICARICA E LE BASTA VEDERE QUELL’IDIOTA DEL SUO UOMO FARE IL BUFFONE CON LE BALLERINE PER EMETTERE CORRENTE ININTERROTTAMENTE!", gridò l'orrendo essere lasciando cadere la sua mazza ferrata all’indirizzo di Benten.

Oropa bloccò la pesante arma aiutandosi con due delle sue spade. L’ainu rise. "LO SAPEVO CHE ERA TUTTA SCENA! HAI INGANNATO TUTTI... MA NON ME! TI SEI LIMITATO A SPOSTARTI SFIORANDO I MIEI SOTTOPOSTI E QUELLA MASSA DI IDITOTI, NEL TENTATIVO DI COLPIRTI, SI SONO ELIMINATI A VICENDA... SEI UNA SCHIFOSA LARVA! ORA TI COLPIRO’ SUL SERIO!!".

"BENTEN, SCAPPA!", gridò Oropa all'indirizzo dell'amata.

Seppur con le lacrime agli occhi, la dea obbedì... giusto in tempo per vedere Oropa schiacciato dal peso della mazza del nemico.

Benten si lanciò verso l'amato, ma l'ainu la spedì lontano con una manata.

"DOPO IL COLPO DI GRAZIA SARA' TUTTO FINITO", gridò il comandante degli ainu con la mazza sollevata e pronta a colpire l'inerte Oropa. Il braccio del mostro cominciò a muoversi; ma Ten, dopo essersi sbarazzato della benda che gli serrava la bocca, gli si parò davanti, inspirò profondamente ed emise una delle sue fiammate. Ma non fu abbastanza veloce e il bestione lo schiacciò al suolo col palmo della mano libera.

"SPARISCI, MOSCERINO!", gridò l'orrida creatura all'indirizzo del piccolo oni mostrandosi visibilmente terrorizzata alla vista delle fiamme sprigionate dalla bocca del cuginetto di Lamù.

"Allora il grasso che li protegge... è infiammabile!", pensò Oropa. "Forse abbiamo ancora una speranza. Il giovane spadaccino raccolse tutte le forze rimaste e si rialzò.

"Sei più resistente si quanto pensassi", lo schernì il comandante degli ainu.

"Taci, brutto muso!", lo interruppe il malconcio ragazzo. "Il tuo sogno è grande, ma i mezzi che usi per arrivare ad esso sono malvagi. Tu hai osato colpire Benten per ben due volte... la mia donna non va colpita, ma venerata perchè essa è una dea. Il suo viso grazioso deve accogliere carezze, non schiaffi; la sua pelle che profuma di pesca è fatta per essere baciata, non per essere rovinata da manacce luride come le tue. Il mio sogno è passare la mia vita al suo fianco... e tu sei stato di intralcio al mio sogno!".

"BUFFONE!", lo insultò il possente ainu. "IO DISTRUGGERO' IL TUO SOGNO E LA TUA DEA SARA' MIA SCHIAVA!".

Oropa appoggiò un piede sulla pancia di Ten e calcò sullo sterno in modo che una vampata di fuoco colpì la sua spada di bambù.

L'ainu indietreggiò spaventato.

Il giovane spadaccino strofinò le restanti spade con quella già trasformatasi in torcia ed ottenne tre spade infuocate. "Queste spade sono state realizzate impregnandole con della resina... e se aggiungi che le ho usate contro di voi e sono bagnate del vostro grasso... non si spegneranno al primo movimento!".

La creatura osservava angosciata le tre spade fiammeggianti, poi sollevò la sua pesante arma e partì alla carica.

Oropa cominciò a roteare su se stesso trasformandosi in una sfera di fuoco. Quando il suo nemico gli fu vicino cominciò a colpirlo ripetutamente al ventre, alle gambe, al busto e al volto. Il mostro fu sul punto di cadere al suolo ed il ragazzo interruppe il moto rotatorio scaricando contro di lui la vampata che aveva creato, alimentata dal forte vento generato dalla rotazione.

"URAGANO DELL'IMPERATORE DEL FUOCO!!", gridò il giovane spadaccino.

L'ainu venne scaraventato in aria avvolto nelle fiamme e ricadde al suolo mentre le sprire di fuoco lo avviluppavano; il grasso che proteggeva la sua pelle non gli lasciava scampo. Il mostruoso essere cominciò a rotolarsi disperatamente nella neve emettendo strazianti ruggiti. Quando le fiamme si placarono, l'essere rimase al suolo immobile.

Oropa scaraventò al suolo ciò che restava delle sue spade. Avanzò a grandi falcate verso il corpo esanime del suo nemico, afferrò il suo orrido faccione e gridò scosso dall’ira: "COME HAI OSATO FARMI FARE LA FIGURA DELL’IDIOTA DAVANTI A BENTEN? DOVEVI PROPRIO SPIFFERARE A TUTTI CHE LA MIA TECNICA DELL’OSCURITA’ ERA SOLO UN ASTUTO PIANO PER FARE IN MODO CHE I TUOI SOLDATI SI COLPISSERO A VICENDA?! ERA STATA UNA SCENA PERFETTA E TU HAI ROVINATO TUTTO! ORA ME LA PAGHERAI CARA!!".

Detto questo, Oropa si accorse che Benten stava correndo stupita verso di lui; il giovane cominciò a barcollare, tese le braccia verso di lei e si lasciò cadere fra le braccia dell’amata. La dea della fortuna non riuscì a sorreggerlo ed entrambi caddero nella coltre di neve.

"Benten... non volevo morire sotto un cielo così grigio", esordì Oropa con parole degne del miglior attore tragico. "Ora che tu sei fra le mie braccia, accetterò il destino avverso!".

"Oropa... è proprio necessario che le tue mani sondino le mie natiche mentre intavoli questa scenata?", domandò la dea della fortuna con occhi torvi.

Smascherato, Oropa si rialzò e una volta che l'intero gruppo si ricompattò, il ragazzo ringraziò di cuore Ten, aggiungendo che era stato proprio un bravo bambino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Salvataggio in extremis ***


sa

 

SALVATAGGIO IN EXTREMIS

All'interno dell'edifico, i pochi ainu rimasti monitoravano continuamente l'afflusso di elettricità fornito da Lamù. Durante i sette giorni in cui Ataru Moroboshi aveva fatto da detonatore per la bella aliena, gli accumulatori si erano quasi del tutto caricati; ma Lamù era sfinita: il corpo paurosamente dimagrito, il colorito pallido del suo volto, gli occhi scavati, erano sintomo di un eccessivo sfruttamento delle sue capacità.

Nemmeno Ataru stava meglio: i suoi aguzzini continuavano a fargli bere sakè e lo costringevano a danzare con le ballerine concedendogli pochissime ore di sonno e un pasto misero.

"Gli accumulatori sono quasi pieni!", esclamò uno degli ainu.

"Entro due giorni la carica sarà completa!", replicò un suo compagno. "Ma perchè non arriva alcun segnale dalla sezione eolica?".

"E' UNA CATASTROFE!", gridò uno degli esseri entrando nella stanza. "ALL'ESTERNO I NOSTRI COMPAGNI SONO STATI TUTTI SCONFITTI... COMPRESO IL CAPITANO!! E KURAMA E' FUGGITA CON GLI INVASORI!!".

Intanto dal monitor di sorveglianza giunse l'allarme: Ataru era crollato a terra e la ragazza aveva smesso di produrre elettricità.

"DANNAZIONE!!", gridò l'addetto alla produzione. "ANDATE A SVEGLIARE QUEL BUONO A NULLA!!".

 

Lamù, rinchiusa in quella campana di vetro spesso, ansimava pesantemente; il suo tesoruccio giaceva riverso a terra e lei non aveva neppure la forza di chiamarlo.

Due ainu entrarono nella grande stanza, fecero uscire le ballerine e cominciarono a scuotere il ragazzo.

"Non... toccatelo...", bisbigliò Lamù con un filo di voce.

"ALZATI, IDIOTA!", ordinò uno dei brutti esseri mentre il compagno assestava ad Ataru una possente pedata nello pancia.

"Ho detto... di lasciarlo... andare", ribadì la bella oni.

Dalla bocca di Ataru uscì un conato di vomito, ma il ragazzo rimase immobile a terra. A quella vista il respiro di Lamù accelerò notevolmente, sgranò gli occhi e si portò le mani fra i capelli.

"Vali meno di niente!", lo schernì uno dei due esseri mentre l'altro lo afferrò per i capelli, lo sollevò brutalmente e lo portò al cospetto della ragazza.

"Se non riprendi subito il tuo lavoro, butto questo rifiuto in uno dei pozzi di estrazione vuoti e lo lascerò a marcire!", ribadì l'ainu prima di scaraventare lontano Ataru come se fosse un sacco di patate.

 

Nella sala di comando i manometri presero ad oscillare, i monitor esplosero e le spie che segnalavano la carica degli accumulatori si illuminarono tutte all'istante prima di spegnersi all’unisono.

All'improvviso una forte esplosione squarciò il tetto dell'edificio ed un fulmine si arrampicò fino in cielo; dal lampo ebbe origine un possente drago, sulla cui testa stava seduta proprio Lamù... o ciò che restava di lei.

 

All'interno del piazzale, i ragazzi assistettero increduli alla scena. L'essere sulla testa dell'enorme drago somigliava alla loro amica, ma aveva corna più lunghe ed era composta unicamente da energia.

Benten cadde al suolo terrorizzata e con voce tremante disse: "Lamù... ti sei trasformata in una divinità!".

Tutti guardavano verso quell'immenso concentrato di pura energia e la dea prese a spiegare: "Dovete sapere che noi discendenti delle razze mitologiche abbiamo innati poteri. Lamù ha l'elettricità, Oyuki governa il ghiaccio, Kurama il vento e Ten il fuoco. Questi poteri hanno origine da alcune cellule speciali situate in minima quantità in ogni parte del nostro corpo; quando i poteri vengono usati senza criterio, le cellule cominciano a moltiplicarsi per far fronte alla crescente richiesta e soltanto durante il riposo le cellule calano di numero per tornare al numero iniziale e ristabilire così l'equilibrio.

"Ma che succede se si forza questa funzione naturale?", domandò Shinobu preoccupata, come tutti i suoi compagni, per le sorti di Lamù.

"L'essere mortale cessa di esistere e viene risucchiato nella purezza del suo elemento", rispose Benten. "A questo punto diventa una divinità in forma pura".

"Ma è terribile!", commentò sgomento Shutaro.

"Quando Lamù verrà assorbita dal drago sarà la fine. Avremo perso la nostra amica per sempre... ed il drago distruggerà ogni cosa finché un sigillo non lo rinchiuderà nella terra del riposo", concluse la dea della fortuna con le lacrime agli occhi.

"Benten... prega per me!", le disse ad un tratto Oropa. "KURAMA! Usa la tua arte del vento e lanciami lassù in modo che io possa raggiungere Lamù sulla testa del drago!". Prima di farsi catapultare in alto, il ragazzo prese fra le mani del grasso e lo spalmò sul corpo per proteggersi dalle scariche elettriche; quando ebbe finito, fece un cenno a Kurama e quest'ultima lo sollevò in aria grazie al suo speciale ventaglio a forma di foglia.

Il lancio fu semplicemente perfetto e Oropa atterrò sulla testa della possente creatura, proprio di fronte a Lamù.

Lo spettacolo che si presentò agli occhi del giovane spadaccino era terribile: il viso della bella oni era stravolto dalla trasformazione in corso; gli occhi erano ormai gemme oscure cariche di elettricità e la sua chioma fluente era agitata come il mare in tempesta.

Oropa la afferrò per le corna e cominciò disperatamente a tirarla e sé. Sembrò funzionare, ma improvvsamente il drago spalancò la bocca e ne uscì un ruggito che fece tremare la terra e l'aria.

Il ragazzo fissò negli occhi Lamù ed un lampo lo avvolse... Oropa venne scaraventato a terra e i suoi abiti erano quasi del tutto bruciati. Benten e gli altri corsero verso di lui, ma una luce abbagliante li accecò... un istante dopo, il suolo venne investito da una tempesta di fulmini.

Il boato che ne seguì risvegliò Ataru Moroboshi; si aggirò stravolto per le macerie dell'edificio e vide il possente drago con Lamù sulla sua testa. "Ora basta!", disse con le lacrime agli occhi.

Uscì da quel che restava dell'edificio e vide i suoi amici a terra circondati dai corpi dei nemici. "Ho degli amici davvero speciali", pensò il giovane Moroboshi. "Hanno affrontato tutto questo solo per farci riunire...". Poi alzò lo sguardo verso il drago.

Estrasse il nastro giallo, inspirò profondamente e gridò all'indirizzo dell'amata: "SEI UNA STUPIDA, LAMU'! HAI CONTINUATO AD EMETTERE ELETTRICITA' SOLO PERCHE' ERO UBRIACO E MI FACEVANO BALLARE CON DELLE RAGAZZE SEMINUDE! SCIOCCA!! ED HAI PERSINO RIFIUTATO IL CIBO! SEI UNA STUPIDA!".

Il drago, con un ruggito terrificante, si lanciò con la bocca spalancata verso Ataru. Lui restò fermo ad aspettare... all'ultimo istante si scansò e si aggrappò al muso del drago, scalandolo fino alla sommità dove si trovava Lamù ormai in procinto di unirsi al dragone.

Il giovane Moroboshi afferrò le corna della ragazza e le adornò con il nastro, gridando con tutto il fiato che gli era rimasto: "IO TI AMO, LAMU'!!".

Il drago si perse nel cielo plumbeo prima di esplodere in una miriade di scintille blu... Ataru si trovò a precipitare nel vuoto ed aspettò la fine rimanendo abbracciato alla sua amata.

 

"Perdonami per tutto il male che ti ho causato...", si disse il ragazzo mentre precipitava a grandissima velocità.

"Addio, tesoruccio adorato!", pensò la ragazza stringendo più che potè il corpo di Ataru mentre il suolo si avvicinava sempre più.

"NO... NON DEVE FINIRE COSI'!!", gridò disperato Ataru.

"E NON FINIRA' COSI'!!". Benten ed Oropa afferrarono al volo i due tirandoli a bordo della moto spaziale.

Lamù e Ataru gridarono di gioia all'unisono, e con loro Oropa, Benten e tutti gli altri amici rimasti a terra.

 

All'interno dell'astronave di Lamù in rotta verso la Terra, Kurama confidò ai presenti il perchè si trovasse sul pianeta degli ainu.

"Mi era stato promesso che in cambio dei miei servigi quei puzzolenti mostri mi avrebbero ricambiata con una notte insieme ad un uomo affascinante e intelligente di nome Ryoda", disse la principessa dei tengu prima di estrarre una fotografia e mostrarla a tutti.

La foto mostrava un ragazzo di età non superiore ai vent'anni coi corti capelli scuri curati come quelli di Shutaro, gli occhi verdi magnetici come quelli di Rei, il naso piccolo come quello di Ryuunosuke ed una bocca perfettamente proporzionata come quella di Tsubame. A rendere il suo volto ancor più carismatico e mascolino ci pensava una leggera velatura di barba.

All'interno della navicella tutti scoppiarono in grasse risate. "Ma è un fotomontaggio!", fece notare Benten.

"Che disgustoso tiro mancino!", sbottò Shutaro.

L'altezzoso ragazzo si avvicinò all'allibita e delusa Kurama pronto a consolarla in qualunque momento, ma Shinobu lo fece desistere dai suoi propositi bloccandogli la testa con la sua presa poderosa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** La decisione di Oropa ***


sa

 

LA DECISIONE DI OROPA

Mentre l'astronave proseguiva il suo viaggio, al suo interno gli occupanti riposavano fra le braccia di Morfeo.

Lamù e Ataru dormivano sdraiati sul futon in uno scompartimento separato; erano entrambi molto deboli e bisognosi più degli altri di recuperare le forze.

Ryuunosuke, invece, si svegliò di soprassalto. "Abbiamo lasciato il vecchio su Ainuboshi... meglio così!", esclamò la ragazza prima di riprendere sonno.

Soltanto Oropa, che era seduto in una sala adibita a dispensa in cerca di solitudine, era sveglio e guardava le impugnature delle tre spade divorate dalle fiamme. "Amicizia, fortuna, amore… non mi manca nulla", sospirò.

Alla fine si alzò, attraversò senza essere notato la stanza centrale dove dormiva il resto del gruppo ed entrò nella sala dove riposavano Ataru e Lamù. Li osservò attntamente: dormivano beati, l’uno con la faccia rivolta verso il dolce viso dell’altra, e probabilmente si tenevano le mani sotto le coperte. Senza svegliarli, richiuse lentamente la porta e si avviò verso il corridoio che portava a due moduli di salvataggio.

Appoggiò la mano sul maniglione di accesso alla capsula numero uno.

"Dove credi di andare?", disse Benten appoggiata con la schiena ad una delle pareti del corridoio dietro di lui con le braccia conserte e lo sguardo serio.

Voltandosi, Oropa incrociò anch’esso le braccia davanti all’addome, come a voler mettere una barriera fra sé e la ragazza.

"Da quando siamo partiti non hai aperto bocca e questo non è da te", proseguì la dea della fortuna. "Cos'è che ti tormenta?".

"Li hai visti?", domandò il ragazzo riferendosi ad Ataru e Lamù. Il suo sguardo era oscuro e quasi minaccioso; in più aveva le spalle ritte in un atteggiamento quasi marziale.

"Certo che ho visto i due teneri piccioncini", scherzò Benten nel tentativo di sciogliere la tensione venutasi a creare. "Non sarai geloso, per caso?!".

"Io li invidio!", rispose il giovane con parole che risuonarono nel corridoio come i rintocchi di una lugubre campana.

"Che cosa hai detto?!", esclamò sbigottita la dea.

"Li invidio perché combattono contro un destino avverso per poter stare vicini, mentre io non ho avuto bisogno di fare nulla. Ho comodamente trovato ogni cosa ad attendermi: fortuna, amicizia, amore... non ho dovuto muovere un dito per ottenere quello che molte persone cercano invano da una vita intera!", rispose Oropa.

"DOVRESTI ESSERNE MAGGIORMENTE FELICE, INVECE!", gridò adirata la ragazza.

"Non lo sono affatto", rispose inflessibile il giovane. "Durante la mia permanenza sulla nave degli oni ho approfittato dei loro mezzi informatici per scoprire quanto più potevo sul conto del popolo degli dei della fortuna. Voi siete una specie molto evoluta e conosciuta in tutto l’universo per le vostre qualità: intelligenza, abilità bellica, bellezza... così come gli oni, il popolo di Nettuno e i tengu. Siete i discendenti di coloro che gli uomini chiamano DEI!".

"Arriva al dunque!", disse Benten visibilmente seccata. "Il tuo discorso senza senso mi sta facendo impazzire!".

"Non sono degno di te; l’ho capito durante la battaglia… credevo di essere forte o quantomeno considerato tale. Eppure, senza l’aiuto degli altri sarei morto. Se Oyuki fosse stata al pieno delle forze e tu ti fossi scatenata avreste potuto fare tutto da sole… io ho dovuto sfruttare ogni mezzo, ogni risorsa per cercare di prevalere su quei dannati ainu. Ataru è riuscito da solo dove io ho fallito miseramente. Credi che io sia così stupido da non essermi accorto di nulla? Dall’inizio della battaglia ho ricevuto continuamente l’influsso benefico del tuo potere... era una sensazione calda, piacevole…", disse Oropa.

Benten era incredula, stupita ed amareggiata; fremeva di rabbia eppure cercava di contenersi per non far peggiorare ulteriormente la situazione.

"ADESSO BASTA CON QUESTE STUPIDAGGINI!", ringhiò fuori di sé la ragazza. "E’ COSI’ BRUTTO CERCARE DI PROTEGGERE UNA PERSONA?".

"No, affatto. Semmai è brutto essere protetti quando anche altri ne avrebbero avuto bisogno!", rispose Oropa. Il ragazzo si avvicinò alla dea con passi lenti e gridò: "PERCHE’ NON MENDO? PERCHE’ NON SHINOBU? PERCHE’ NON RYUUNOSUKE? PERCHE’ PROPRIO IO?! MI CONSIDERI FORSE INFERIORE ANCHE A TUTTI LORO OLTRE CHE A TE STESSA?".

Oropa aveva dipinto sul volto il colore dell’odio e per la prima volta da quando lo conosceva, Benten ebbe paura di lui. Scoppiò in lacrime ma si sforzò di non singhiozzare.

"Se non capisci da solo il perchè, non crederesti alle parole che ti verrebbero dette", rispose mestamente la dea della fortuna.

"Sempre su Uru ho scoperto che voi dei della fortuna siete devoti ad un essere leggendario", continuò il giovane. "Il suo nome è Orochi e dal momento che ho scoperto il settore dello spazio in cui vive, mi recherò da lui e…".

"TU SEI PAZZO!!", gridò sconvolta Benten afferrando Oropa per lo yukata e dandogli dei violenti strattoni. "OROCHI E’ IL GENITORE DEL DESTINO DI MOLTE SPECIE! TUTTI COLORO CHE SI SONO RECATI AL SUO COSPETTO PER UNA QUALSIASI RICHIESTA NON HANNO MAI FATTO RITORNO. COSA VORRESTI MAI CHIEDERGLI TU CHE POSSIEDI GIA' TUTTO?".

La ragazza era terrorizzata all’idea che lui si recasse davvero dal leggendario essere; da tempo immemorabile i suoi discendenti lo veneravano con terrore atavico, pregando per ingraziarselo e temendo ogni suo interessamento negativo verso di loro.

"COSA VUOI DI TANTO IMPORTANTE DA FARE UNA PAZZIA TALE CONOSCENDONE LE CONSEGUENZE?", urlò nuovamente Benten.

Oropa la spinse via con rabbia, aprì lo sportello che dava nella capsula e prima di entrarvi si voltò un ultima volta verso di lei e disse: "Gli chiederò di fare di me un uomo degno di stare al tuo fianco, di liberarmi del comodo destino che mi è stato regalato… e lo farò lontano da te, in modo che io possa non aver più bisogno dell’aiuto di nessuno!".

"E’ UNA PAZZIA! TI UCCIDERA’ AL SOLO UDIRE UN COSI’ FUTILE MOTIVO! OROPA, NON C’E’ BISOGNO CHE TU FACCIA QUESTO PER ME PERCHE’ IO…".

Lo sportello si chiuse e la capsula si perse nell’infinità dell'universo.

Benten si lasciò cadere a terra ed esplose in un pianto dirotto, picchiando i pugni sul pavimento.

"Io... Io... IO TI ODIO!!", gridò infine la dea della fortuna coi denti serrati e gli occhi colmi di collera.

Ataru e Lamù avevano sentito tutto; l’impianto audio dell’ufo era configurato in maniera tale che ogni stanza comunicasse con quella dove loro riposavano, che era anche quella adibita alla vita a bordo per viaggi lunghi. Entrambi singhiozzavano. piangendo e stringendosi in un abbraccio.

"Povera Benten", si dissero affranti stringendosi in un abbraccio.

Benten si fece coraggio, si asciugò le lacrime e raccolse i pezzi delle tre spade di bambù che Oropa aveva abbandonato. Camminò spedita verso la botola di scarico e li espulse dall'astronave.

"Vai al diavolo, stupido! Voltare le spalle alla fortuna non farà di te un uomo migliore... se ci incontreremo di nuovo, io sarò la tua nemica!", disse la ragazza sorretta dal suo formidabile spirito battagliero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Un uomo per Kurama ***


sa

 

UN UOMO PER KURAMA

Due settimane più tardi, Tomobiki era illuminata dal sole estivo; tutto era tornato come prima e il parco era gremito già dalle prime ore del mattino.

Kurama, seguita a ruota libera dai suoi inseparabili tengu, scrutava ogni uomo fra la folla nel tentativo di trovarne uno di suo gradimento.

Ryuunosuke, liberatasi del padre rimasto sul pianeta degli ainu, passeggiava in compagnia di Shinobu fasciata in uno splendido yukata femminile estivo, che metteva in risalto le sue belle forme.

Un'improvvisa folata di vento creò scompiglio, e la successiva apparizione di una strana astronave a forma di libro gettò tutti nel panico.

Lamù ed Ataru, che passeggiavano nel parco, corsero sul luogo dell’atterraggio; in cuor loro speravano che fosse Oropa, ravvedutosi della sua folle decisione.

Anche Kurama si diresse lì spinta dalla curiosità.

Lo strano oggetto volante, una volta atterrato, si aprì in due come un libro e ne balzò fuori il padre di Ryuunosuke, che sbraitò alla figlia di indossare abiti consoni ad un uomo prima di intraprendere un furioso combattimento.

Sul volto di Lamù ed Ataru calò un velo di delusione; poi un secondo uomo fece la sua comparsa, uscendo dalla navicella.

Era un giovane con corti capelli scuri, gli occhi verdi magnetici come quelli di Rei, il naso piccolo come quello di Ryuunosuke ed una bocca perfettamente proporzionata come quella di Tsubame. Aveva anche una leggera velatura di barba che rendeva il suo viso ancor più carismatico e mascolino.

Kurama, Lamù, Ataru, Ryuunnosuke - dopo essersi liberata del padre! - e Shinobu rimasero a bocca aperta.

Il nuovo arrivato notò il piccolo gruppo che lo osservava e li raggiunse con incedere elegante e sicuro. Indossava uno splendido yukata nero con striature bianche e teneva le mani giunte dietro la schiena.

"Salute a voi, abitanti di questo splendido pianeta", esordì il giovane con un sorriso rivolto principalmente alle ragazze. "Sono arrivato fin qui per riportare dai suoi cari il terrestre smarritosi sul pianeta degli ainu!".

Kurama lo squadrò da cima a fondo ed avvicinò il suo fascinoso corpo a quello del nuovo arrivato. "Ma voi siete... Ryoda!", disse la ragazza con gli occhi illuminati da una famelica passione.

"Per me è un grande onore e un immenso piacere che una così bella ragazza conosca il mio nome", affermò Ryoda. "Lasci che le baci la mano in segno di gratitudine…".

Detto questo, il misterioso individuo afferrò la mano di Kurama nella sua e la portò alle labbra; l’ispida e rada barba del mento strofinò il palmo della ragazza, che a quel contatto provò un brivido di piacere.

"Eravate su Ainuboshi?", domandò ad un tratto Lamù.

"Esattamente", rispose Ryoda mollando la presa dalla mano di Kurama, la quale non gli staccava gli occhi di dosso. "Gli indigeni avevano richiesto il mio aiuto per essere elevati dal rango di analfabeti… io sono un docente interstellare di Storia terrestre e, senza falsa modestia, sono in possesso di una dizione decisamente ottima!".

"Non dire assurdità!", sbraitò Ataru decisamente irritato dall'avvento di Ryoda. "Tu avrai al massimo vent'anni ed un professore non può essere così giovane. E poi... non sei un ainu!".

"C'è una spiegazione a tutto", disse il giovane senza scomporsi minimamente. "In verità il mio pianeta natale si chiama Meiji. Si tratta di uno dei pianeti più rinomati dell'universo e da lì provengono i migliori docenti interstellari; per quanto riguarda il sottoscritto, dovete sapere che sono stato addestrato fin dalla più tenera età nell'insegnamento della nobile disciplina definita maestra di vita da un antico popolo di questo pianeta che duemila anni fa governava un impero immenso".

Tutti i presenti rimasero esterrefatti dopo aver ascoltato l'esauriente spiegazione data loro dal giovane insegnante.

"Tuttavia dovete sapere un'altra cosa", continuò Ryoda. "Ho accettato la proposta degli ainu perchè in cambio avrei avuto la possibilità di offrire i miei servigi alla regina di Nettuno, Oyuki".

"ASPETTATE UN MOMENTO!", strillò Kurama. "Il mio contratto di fornitura di energia eolica riporta che Ryoda mi sarebbe stato dato come marito in cambio dei MIEI servigi!".

"Temo che ci sia stato uno spiacevole malinteso", commentò Ryoda prima di prendere le mani della principessa dei tengu e guardarla dritta negli occhi. "Comunque sia, farò tutto ciò che è in mio potere per onorare i debiti che gli ainu hanno nei vostri riguardi, così come ci si attende da un uomo che voglia definirsi tale nella pienezza del suo essere".

"Ora basta!", esordirono in coro Ataru e Shutaro; quest’ultimo si era fatto paracadutare direttamente dal superbombardiere della sua famiglia dopo aver visionato sul monitor del centro tattico l’arrivo della strana navicella spaziale. I due ragazzi unirono le forze per allontanare Ryoda da Kurama, ma il giovane originario del pianeta Meiji evitò abilmente il martello ligneo gigante sfoderato dal giovane Moroboshi e lo mise fuori combattimento con l'ausilio di un voluminoso libro di storia.

Rimasto solo, il giovane Mendo si lanciò sfoderando la spada, ma il saccente individuo lo arrestò con un gesto della mano, si schiarì la voce e disse: "Messere, la prego di deporre la sua arma. Non è assolutamente nelle mie intenzioni continuare questo inutile duello e vi consiglio vivamente di accettare la sconfitta; non voglio essere vostro nemico, bensì vostro amico".

Shutaro, convinto dalle parole del suo avversario, rinfoderò la sua katana e si mise in disparte accanto a Shinobu.

"Mio caro amico", disse il giovane insegnante. "Colgo l’occasione per ricordarle che per risolvere quasiasi controversia, il mezzo più efficace è la parola, non la forza bruta".

"Principessa, che ne pensa di questo Ryoda?", domandò il centoventunesimo decano dei tengu a Kurama.

"Dico che... è l'uomo giusto per me!", rispose la ragazza letteralmente entusiasta, mentre i suoi occhi brillavano di luce propria davanti a quel ragazzo così incredibilmente educato, colto ed attraente, ma al tempo stesso forte e carismatico.

Senza perdere tempo, Kurama lo afferrò per le braccia e si affrettò a trascinarlo via, ma una folata improvvisa di gelida neve la bloccò.

Oyuki si materializzò dal tronco cavo di un albero, trasformato per l’occasione in passaggio ultradimensionale ed esclamò: "Il mio contratto con gli ainu prevedeva che, oltre al denaro, mi venisse fornito un perfetto insegnante di dizione per il mio Bi-M-Bo; quindi il signor Ryoda è pregato di seguirmi senza ulteriori indugi".

Ryoda passò in rassegna con lo sguardo ogni centimetro quadrato di quella meravigliosa, seppur gelida fanciulla e si bloccò indeciso sul da farsi.

Kurama si oppose energicamente alla decisione della regina di Nettuno e fra le due scoppiò un battibecco incessante.

"Signore, non è il caso di litigare", esclamò Ryoda cercando di sedare il litigio fra le due ragazze. "Vi propongo un compromesso: onorerò l'accordo che la regina Oyuki ha stipulato con gli ainu e farò da precettore a Bi-M-Bo; al termine del mio incarico, decideremo insieme il da farsi. Che cosa ne dite?".

"Mi pare una proposta più che ragionevole", rispose la regina di Nettuno.

"Per me va bene!", ribattè Kurama fermemente intenzionata a non lasciarsi sfuggire il giovane insegnante.

Ad un tratto, Benten arrivò dal cielo in sella alla sua moto spaziale e vedendo Lamù fra la folla si diresse verso l’amica e la salutò. "Ciao, Lamù! Dalla mia navicella ho notato l’atterraggio di questo affare e sono venuta a controllare… ma mi pare che sia tutto in ordine!".

"In un certo senso... sì", rispose la bella aliena. "Quello che vedi laggiù è Ryoda, il premio di Kurama e il precettore di Oyuki al tempo stesso".

"Per un attimo ho creduto che...", esclamò la dea della fortuna prima di interrompersi ed abbassare gli occhi. "Carino il tipo!", aggiunse infine.

"Già!", rispose Lamù. "Questa notte farò un salto da una certa persona e chiederò lumi in merito; non so perchè, ma quel ragazzo ha qualcosa di... sospetto!".

"Me ne stavo dimenticando!", esclamò di colpo Benten. "Lamù, prendi Ataru e vieni con me. Dobbiamo svolgere un lavoro di assoluta importanza!".

I tre ragazzi si alzarono in volo sulla moto spaziale; Ataru era al settimo cielo per il fatto di trovarsi in mezzo alle due ragazze.

Benten guidava il mezzo speditamente in direzione del mercato del pesce. "Ho scritto una lettera di appuntamento a Megane e l'ho firmata a nome tuo, Lamù", disse la dea della fortuna.

"Perchè hai fatto una cosa simile?!", domandò stupito Ataru.

"Tesoruccio! Sei geloso?", esclamò felice Lamù.

"Figurati...", bisbigliò lui.

"Smettetela!", li rimproverò Benten. "L'ho fatto perchè dobbiamo da da mangiare ad un pinguino, ma dal momento che i tonni non gli piacciono... lo nutriremo con una cassa di sardine!".

"Perchè dovremmo fare questo a Megane?", chiese Lamù.

"In primo luogo, perchè è divertente!", rispose Benten. "In secondo luogo perchè l'uomo incappucciato che nel giorno del tuo rapimento vi ha rivoltato la folla contro era lui. Oro... cioè, l'hanno visto togliersi il mantello e me lo hanno riferito".

"Non vuole neppure nominarlo...", pensò Lamù preoccupata per l'amica. "Chissà dov'è adesso Oropa...".

"Sardine in vista!", esclamò la dea della fortuna dirigendosi con la moto verso un nutrito bancone carico di pesci appena pescati.

"Prese!", gridò Ataru dopo aver afferrato una casa ricolma di sardine.

Afferrata l'arma biologica, la moto prese la direzione della discarica e una volta arrivati nelle vicinanze Lamù chiese: "Gli hai dato appuntamento in un posto simile?".

"Certo! E quando Ataru avrà centrato il bersaglio, fai in modo di friggere bene sia Megane che le sardine, in modo da diffondere un ottimo aroma nell'aria!", consigliò sorridendo la dea.

Megane attendeva al settimo cielo l'arrivo del suo ideale femminile davanti all'entrata della discarica. Pensava ingenuamente che Lamù avesse deciso di abbandonare Ataru colpevole di averla lasciata nelle mani degli ainu... ed aveva scelto lui come suo nuovo fidanzato!

La lettera che gli aveva mandato era oramai illeggibile, visto che l'aveva leccata a tal punto da cancellare le parole.

Un rumore familiare lo destò dal suo sogno proibito, e quando inquadrò nel cielo la moto di Benten in picchiata verso di lui tentò la fuga. Una cascata di sardine maleodoranti lo investì in pieno sulla schiena e sulla nuca facendolo cadere al suolo; per un momento credette di essersela cavata con poco, ma il velivolo tornò sui suoi passi e venne colpito da una potente scarica di Lamù.

Ancora una volta, il ragazzo con gli occhiali pensò di aver superato il peggio e si rialzò sorridendo.

In breve, da ogni dove sopraggiunsero forti miagolii... ogni buco oscuro, ogni anfratto, ogni vicolo buio si illuminò di mille occhi famelici e migliaia di gatti affamati banchettarono sulla pelle del povero Megane!

Nonostante lo scherzo fosse riuscito alla perfezione, i tre ragazzi non erano soddisfatti... mancava qualcuno alla festa: uno strano ragazzo in yukata bianco con striature nere.

FINE

Note degli autori: in verità, Meiji è il nome di una rinomata università privata di Tokyo, ma in questa storia è il pianeta d'origine di Ryoda.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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