La scelta

di i1976
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovi arrivi ad Hazzard ***
Capitolo 2: *** Gelosia ***
Capitolo 3: *** Incomprensioni ***
Capitolo 4: *** La scelta di Daisy ***
Capitolo 5: *** Conseguenze ***
Capitolo 6: *** La fuga ***
Capitolo 7: *** Rincontrarsi ***
Capitolo 8: *** Ritorno a casa ***



Capitolo 1
*** Nuovi arrivi ad Hazzard ***


storia

DAISY POV: Non so quando iniziò tutto, ma odiavo quella donna, e anche Enos.

Perché ero così possessiva nei suoi confronti? Questa cosa mi spaventa ancora oggi, e ancora oggi mi vergogno dei miei sentimenti di allora.

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NUOVI ARRIVI AD HAZZARD

Melanie scese dall’autobus che l’aveva condotta dall’aeroporto ad Hazzard; tutto era così diverso da Los Angeles.

Si domandava se si sarebbe abituata a quella nuova vita, anche se temporaneamente.

Sicuramente essere un poliziotto a Los Angeles era diverso che esserlo ad Hazzard.

La donna fece un grosso respiro e si incamminò verso l’edificio più importante di Hazzard, quello in cui avrebbe dovuto conoscere il suo nuovo, temporaneo, capo: Boss Hogg.

Alle sue spalle sentì una voce, "Hey signorina. Sei nuova ad Hazzard, vero? La tua valigia non mente".

Melanie si voltò un po’ piccata.

In una città grande come Los Angeles nessuno si sarebbe permesso un approccio così grossolano, ma poi si ricordò di essere in una piccola contea come Hazzard, dove evidentemente tutti si conoscevano, e un estraneo non passava inosservato.

Quando si voltò si trovò di fronte due giovani uomini e una giovane donna. Dei due giovani uno era bruno mentre l’altro era biondo, entrambi carini.

Era stato il biondo a parlare, e adesso le stava tendendo la mano con un ampio sorriso sul viso, "Benvenuta. Io sono Bo Duke, e questi sono mio cugino Luke a mia cugina Daisy".

Melanie notò che anche la ragazza era molto bella, ma ciò che catturò principalmente il suo sguardo fu la macchina a cui erano appoggiati i tre giovani: si trattava di una Dodge Charger 1969, completamente dipinta di arancione tranne che per la bandiera confederata che spiccava sulla parte superiore e per lo 01 sulle portiere. Non aveva mai visto niente del genere, ma ne aveva sentito parlare molto.

E così quelli erano i famosi cugini Duke.

Melanie rispose al benvenuto di Bo e gli strinse la mano, sorridendo, "Io sono Melanie Tyler. Già, sono nuova, vengo da Los Angeles e per un certo periodo sarò vicesceriffo qui ad Hazzard".

I tre ragazzi si guardarono sorpresi.

Questa volta fu Luke a prendere la parola, "Vicesceriffo? Quindi sei una poliziotta. Non sapevo che Boss Hogg volesse assumere un nuovo vicesceriffo oltre all’attuale".

Melanie si strinse nelle spalle, "E’ solo una cosa temporanea. Come sapete si stanno verificando diverse rapine nella zona, e sembra che la banda sia la stessa che ha agito anche a Los Angeles, così sono stata mandata qui per collaborare con le autorità locali. Farò da punto di riferimento anche per le contee vicine".

La questione delle rapine che si stavano moltiplicando ultimamente era ben nota ai Duke e a tutti i cittadini di Hazzard. Molte banche delle contee vicine erano state rapinate, e quella di Hazzard sarebbe stata probabilmente la prossima; adesso era chiaro perché Boss Hogg avesse richiesto un aiuto esterno.

Ma le sorprese per i giovani Duke non erano finite.

Melanie proseguì il suo discorso, "Dopotutto, non mi dispiace essere qui; è tutto diverso da Los Angeles, è vero, ma c’è qualcosa che conosco molto bene", e concluse con un sorriso scintillante, "Enos Strate lavora ancora qui, vero?".

Bo e Luke si guardarono sempre più sorpresi. "Quindi tu conosci Enos Strate?", ridacchiò Bo, "Sì, lavora ancora qui. E’ il vicesceriffo attuale".

Melanie fece un respiro di sollievo, "Benissimo. Adesso mi sento più tranquilla. Arrivederci ragazzi. Adesso devo proprio andare".

E così la giovane si allontanò.

Luke incrociò le braccia, appoggiato al Generale Lee, e guardando Melanie allontanarsi espresse ciò che gli altri stavano pensando, "Melanie Tyler. Veramente carina. Peccato che sia agli ordini di Boss Hogg, ma il fatto che sia amica di Enos è un punto a suo favore".

Bo annuì, mentre Daisy rimase stranamente in silenzio, anche se non condivideva totalmente le parole di Luke.

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Melanie conobbe Boss Hogg e Rosco P. Coltrane, gli uomini più strani che avesse mai incontrato.

Dopo le presentazioni venne condotta nello spogliatoio dove poté finalmente indossare la sua nuova divisa. A quella sua prima giornata in Hazzard mancava solo una cosa, la cosa più importante.

Sentì la sua voce, finalmente.

Spalancò la porta dello spogliatoio e buttò le braccia al collo del giovane uomo che portava la sua stessa divisa. "Sono contenta di rivederti, Enos"

Enos quasi perse l’equilibrio sotto lo slancio di Melanie; la guardò sorpreso, "Allora sei tu il nuovo vicesceriffo da Los Angeles?".

Lei annuì contenta, poi i due si abbracciarono ridendo.

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Quella sera un’altra sorpresa aspettava i Duke.

Quando rientrarono alla fattoria trovarono lo zio Jesse seduto in soggiorno insieme a due uomini e una donna. L’uomo lo conoscevano bene: si trattava di uno dei loro tanti lontani cugini, Mark Duke, ormai stabilitosi a Los Angeles (sembrava che quel giorno Hazzard avesse attratto diversa gente da Los Angeles), e si trovava lì in compagnia della sua fidanzata, Stefany Dawson, e del loro amico, James Brown.

Mark aveva passato ad Hazzard molte vacanze estive quando ancora era un bambino.

I quattro cugini si abbracciarono, ricordando i tempi della loro infanzia. Parlarono poi delle loro rispettive vite, ma Mark e i suoi compagni erano piuttosto vaghi circa la loro occupazione a Los Angeles; del resto non potevano confessare di essere dei "rapinatori di banche".

Non tutti i Duke, purtroppo, erano così onesti come zio Jesse e i nipoti cresciuti con lui.

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Daisy POV: Se solo avessi saputo che degli incontri così apparentemente casuali avrebbero cambiato la mia vita……. Ancora oggi mi domando se Enos mi abbia perdonata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Gelosia ***


storia

DAISY POV: A quell’epoca mi chiedevo in continuazione che tipo di relazione ci fosse tra Enos e quella donna. Questo continuo pensiero mi faceva impazzire.

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GELOSIA

Enos e Melanie stavano pattugliando le strade di Hazzard.

Era il primo giorno effettivo di lavoro per Melanie. In effetti, il termine "pattugliare" non era quello che avrebbe utilizzato Melanie; si trattava piuttosto di girare per la contea di Hazzard osservando il panorama che le si proponeva agli occhi: boschi, stagni, cespugli, e montagne all’orizzonte.

Dopotutto, era molto riposante. Molto meglio delle strade caotiche di Los Angeles.

Enos stava guidando su una strada fiancheggiata da alberi, e Melanie si divertiva ad osservare il sole che faceva capolino tra i rami.

Ogni tanto la ragazza guardava Enos che al suo fianco guidava l’auto di pattuglia continuando a parlare, indicandogli i vari posti e spiegandogli qualsiasi cosa.

La sua voce la rilassava, così come il suo profumo che riempiva l’abitacolo della macchina.

"Esattamente cosa sai di questi rapinatori?", Enos le rivolse questa domanda interrompendo il suo monologo, e Melanie sospirò, un po’ infastidita dalla brusca interruzione di quella atmosfera rilassante e dal brusco rientro alla realtà lavorativa.

"Si tratta di due uomini e una donna, ma nessuno li ha mai visti in volto perché indossano sempre delle maschere. Sono molto abili, e non hanno mai fallito un colpo".

"Maschere… già…. Anche nella banche delle contee vicine la descrizione è la stessa: due uomini e una donna vestiti completamente di nero e con il volto coperto da maschere ispirate ai Peanuts. Che razza di scelta".

"Bhe, non dovresti certo essere tu a dire una cosa del genere, visto che sei appassionato di fumetti, o mi sbaglio?"

Enos arrossì un po’, "Già", poi si mise a ridere, "non sono certo io a dover dire che è gente strana, ma sicuramente io non rapinerei una banca con la maschera di Bugs Bunny sul volto".

Melanie rise, "Tendenzialmente tu NON dovresti rapinare una banca e basta".

Improvvisamente l’auto di pattuglia venne superata dal Generale Lee; l’auto arancione si fermò di fronte a quella di Enos, e i due cugini ne scesero salutando il loro amico, "Hei amico, come va?".

Enos sorrise, "Ciao ragazzi".

"Ciao Enos", Enos sentì la voce di Daisy dietro di lui. La ragazza stava scendendo dalla sua jeep, ferma appena dietro l’auto di pattuglia.

Enos arrossì, "Ciao Daisy", notando solo in un secondo momento che Daisy non era sola ma insieme a due uomini e ad una donna.

Enos li osservò attentamente, soprattutto uno di loro, poi esclamò, "Mark. Mark Duke! Come stai? E’ davvero tanto tempo che non ti si vede da queste parti!".

I due si strinsero la mano, ma Mark sembrava un po’ diffidente, "Ciao Enos. Sono contento di rivederti". Gli altri due nuovi arrivati sembravano ancora più diffidenti di Mark e non si avvicinarono nemmeno a Enos.

Anche Melanie guardava la scena con sospetto.

Le parole di Luke interruppero le presentazioni, "Ok ragazzi. Adesso dobbiamo andare in paese per fare compere. Sbrighiamoci. Ciao Enos. Ci vediamo prossimamente".

I Duke salirono sulle loro macchine e si allontanarono.

Mentre si allontanava Daisy notò Melanie afferrare un braccio di Enos e stringerlo, così come precedentemente aveva notato Enos e Melanie ridere allegramente in macchina prima di fermarsi; le sembrò che Melanie stesse stringendo il suo stomaco invece del braccio di Enos.

Quando i Duke erano ormai lontani Melanie strinse ancora più forte il braccio del collega, "Due uomini e una donna. Le loro altezze coincidono con la descrizione dei rapinatori. Che strano. Cosa ne pensi?".

Enos scrollò le spalle, "E’ un po’ debole come pista, non credi?", e tenne per sé il pensiero che gli si stava formando in testa: Mark Duke era sempre stato un appassionato dei Peanuts.

"Ok. Andiamo Melanie".

I due poliziotti rientrarono in macchina e continuarono il loro giro di pattuglia, ma questa volta Enos rimase in silenzio.

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"Non sapevo che Enos fosse un poliziotto", Mark pronunciò la frase con finta indifferenza.

Daisy stava guidando silenziosamente. Si sentiva improvvisamente di malumore, così ridacchiò "Sì, è un poliziotto. E’ un caro amico di Bo e Luke, e anche mio. Inoltre ha una cotta per me, così farebbe qualunque cosa per me".

Daisy si pentì subito della indelicatezza delle sue parole, sentendosi in colpa verso Enos.

La ragazza era così concentrata sul senso di vergogna che provava in quel momento che non si rese conto dello sguardo che si stavano scambiando gli altri occupanti della jeep.

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DAISY POV: Ancora oggi mi chiedo se le cose sarebbero potute andare diversamente. Se solo non mi fossi fatta travolgere dalla gelosia. Una gelosia che adesso, purtroppo, non ha più ragione d’essere. Anche per colpa mia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Incomprensioni ***


storia

ENOS POV: Un poliziotto dovrebbe essere un po’ anche uno psicologo. Come poliziotto ho fallito.

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INCOMPRENSIONI

"Hei Enos. Tutto bene?"

Enos si riscosse dai suoi pensieri. Melanie era di fronte a lui nella piccola stazione di polizia e lo guardava perplessa, "A cosa stai pensando?"

Il ragazzo scrollò le spalle, "Niente di particolare, scusa. E’ che stanotte ho dormito male", fece uno sbadiglio per rendere più credibile la sua scusa.

Melanie sorrise, "Ok. Se hai così sonno, allora è meglio che sia io a guidare l’auto di pattuglia oggi", e gli rubò dalle mani le chiavi della macchina, ridendo.

Anche Enos si sforzò di sorridere, "Ogni scusa è buona per guidare tu".

Era ormai passata una settimana dall’arrivo di Melanie ad Hazzard.

E fortunatamente non c’era stata ancora nessuna rapina, ma tutti sapevano che prima o poi ci sarebbe stata, e in città c’era una strana atmosfera d’attesa, come la calma che precede la tempesta. Specialmente Boss Hogg era inquieto, e non passava giorno che insultava i suoi dipendenti. Enos era abituato a sentirsi chiamare "razza di idiota", e Rosco anche, mentre Melanie era sconvolta dai modi di Boss (che fortunatamente, però, non usava con lei lo stesso tono che riservava a Enos e Rosco).

In macchina Melanie provò con cautela a riaffrontare l’argomento, "Non è che sei arrabbiato per le parole di Boss, vero? Dai, lo sai, sei un poliziotto in gamba, indipendentemente da quello che dice lui. Io lo so. Ti ho visto all’opera a Los Angeles".

Enos sorrise, "Grazie Melanie. Le tue parole mi fanno molto piacere".

In realtà Enos non era affatto interessato alle parole di Boss (a cui ormai era abituato), ma la sua mente oscillava tra due pensieri principali.

Il suo primo pensiero era per i rapinatori; non aveva ancora detto a Melanie circa la "passione" di Mark per i Peanuts, e preferiva evitare l’argomento fino a che non avesse avuto qualche prova in più.

Il secondo pensiero era il perché voleva evitare l’argomento con Melanie e anche (e soprattutto) con Rosco: parlare di questo suo sospetto significava concentrare l’attenzione sulla famiglia Duke. Per Boss sarebbe stata un’ottima scusa per arrestare i Duke (prove o non prove), mentre Enos voleva evitare di trovarsi per l’ennesima volta nella situazione di dover arrestare i suoi migliori amici. E così era lacerato tra il "dover essere un poliziotto" e la sua amicizia con i Duke, e soprattutto con Daisy.

E purtroppo la sua amicizia con Daisy aveva subito uno strappo nel corso dell’ultima settimana. La ragazza era sempre più fredda nei suoi confronti, e lui non capiva perché.

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ENOS POV: Se solo avessi capito che Daisy era gelosa, le cose sarebbero potute andare diversamente. Se solo quella sera……..

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Quella sera Melanie era piombata nell’appartamento di Enos come una furia, con una cuffia in testa, "Enos, nel mio appartamento non c’è più acqua. Mi stavo facendo la doccia quando improvvisamente è mancata l’acqua. Guarda, ho ancora i capelli insaponati", e così dicendo si tolse la cuffia, mostrando una massa di capelli neri ancora pieni di sapone.

Enos scoppiò a ridere.

Melanie lo guardò un po’ crucciata, "Non c’è proprio niente da ridere. Mi si sta ghiacciando il cervello. Posso usare la tua doccia?".

Enos annuì, continuando a ridere, "Certo che puoi. Ma non consumare l’acqua calda".

Melanie gli diede un finto calcio e si chiuse in bagno.

Nel frattempo Daisy si stava recando da Enos.

Negli ultimi tempi era stata piuttosto fredda con lui, ed era pentita di ciò; ma non riusciva a togliersi dalla testa che fra Enos e Melanie ci fosse qualcosa, e questo pensiero era reso ancora più fastidioso e viscido dalle continue allusioni di Stefany circa "gli sguardi e i sorrisi che Melanie e Enos si scambiano. Chissà cosa facevano quando erano a Los Angeles. Stai attenta Daisy, se hai qualche interesse per quel poliziotto, non fidarti di Melanie. C’è qualcosa tra quei due. Intuito femminile". Daisy scosse la testa cercando di cancellare la voce di Stefany, e concentrandosi sul suo incontro con Enos: aveva preparato un budino alla vaniglia proprio per lui, e quella sera avrebbero passato una serata insieme proprio come ai vecchi tempi.

Arrivata davanti l’appartamento di Enos, Daisy aveva bussato un po’ timidamente.

Quando Enos aveva aperto la porta, i due si erano sorrisi.

Improvvisamente la porta del bagno si era aperta e Melanie ne era uscita avvolta solo da un asciugamano, "Ah, dopo una cosa del genere ci vuole proprio una doccia calda".

Senza neanche un commento, Daisy svuotò il contenitore con il budino sulla testa di Enos e se ne andò. Enos rimase sulla soglia sconvolto. "Adesso sei tu ad aver bisogno di una doccia calda", gli aveva detto Melanie, "e poi vai a parlare con quella ragazza, Enos. Penso che abbia frainteso". Melanie sospirò, "Mi piacerebbe che le cose fossero come Daisy crede, ma purtroppo Enos ama lei, e io posso solo stare a guardare. Ma forse un giorno….."

Enos si riscosse, "Si è meglio che vada a parlarle".

In quel momento il telefono squillò, e Enos rispose asciugandosi il budino che gli colava negli occhi, "Qui Enos Strate".

Dall’altro capo del filo rispose la voce di Boss Hogg, "Enos, vieni subito qui".

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Alla fattoria dei Duke si stava creando un’atmosfera piuttosto pesante.

Il cattivo umore di Daisy stava coprendo tutto come una nuvola nera carica di pioggia.

Quella sera rientrò in casa sbattendo la porta e urlando "ENOS STRATE TI ODIO".

Zio Jesse e i suoi cugini sobbalzarono sulle sedie, guardandosi preoccupati, mentre Mark Duke e i suoi amici si guardarono con uno sguardo strano, quasi soddisfatto. Mark si alzò, "Forse è meglio che noi tre aspettiamo fuori mentre voi parlate con Daisy. Per noi è una situazione un po’ imbarazzante. Scusa zio Jesse". E così i tre uscirono dalla fattoria.

Zio Jesse bussò delicatamente alla porta della nipote, "Daisy, cara, cosa è successo?"

Daisy urlò "Non voglio parlare con nessuno. Lasciatemi in pace".

Luke bussò forte alla porta, "Daisy, apri subito questa porta, altrimenti…", ma zio Jesse lo guardò facendogli segno di fermarsi, "Parlerà quando si sarà calmata. Sapete benissimo che vostra cugina ha un temperamento piuttosto impulsivo". Alle parole di zio Jesse Bo e Luke sospirarono.

Intanto, sul porticato della fattoria, Mark stava fumando una sigaretta, compiaciuto, "Brava Stefany. Hai fatto un bel lavoro con Daisy. Adesso la mia cuginetta può esserci veramente d’aiuto".

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ENOS POV: Se quel telefono non fosse squillato proprio quella sera. Se avessi rincorso Daisy per spiegarle tutto. Ho sempre e solo aspettato. Se solo avessimo chiarito le cose fra di noi, adesso lei non mi odierebbe. E anche Melanie……. E’ tutta colpa mia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** La scelta di Daisy ***


storia

ENOS POV: Non so quale sia stato esattamente il momento in cui le cose iniziarono a precipitare. Ma ormai è inutile chiederselo. Non mi sono comportato né da amico né da poliziotto, e ne ho pagato le conseguenze.

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LA SCELTA DI DAISY

Enos non voleva credere alle parole di Boss.

"Enos, hai capito cosa ti sto dicendo? Devi arrestare Mark Duke, Stefany Dawson e James Brown".

"Ma, Boss Hogg…. Non ci sono prove sufficienti. Il fatto che lo sceriffo Little li abbia visti nella contea di Chickasaw qualche giorno prima della rapina, non significa che… magari erano di passaggio…. stavano venendo qui ad Hazzard"

"Enos, razza di idiota… stai zitto"

"Boss, cosa sta succedendo?", Rosco entrò trafelato nella stanza, anche lui chiamato d’urgenza da Boss.

"Ah Rosco, finalmente. Oggi lo sceriffo Little è passato di qui, e guarda caso abbiamo incrociato per strada Mark Duke e i suoi due amici. Indovina cosa ha detto Little? Di aver visto quei tre anche nella sua contea prima della rapina. E indovina da dove vengono? Da Los Angeles. E Malanie è qui proprio per le rapine a Los Angeles. Giusto, Melanie? Ma pensa che coincidenze….."

Melanie annuì un po’ a disagio, "Sì Boss. Effettivamente…. Quei tre potrebbero essere i rapinatori. Le loro altezze coincidono con quelle riportate nei verbali. E tutte queste coincidenze… forse non sono solo coincidenze…..".

Enos abbassò il capo, schiacciato da tutte quelle parole. Le cose stavano andando troppo velocemente; non voleva arrestare Mark Duke (soprattutto dopo il litigio con Daisy) ma purtroppo l’osservazione dello sceriffo Little, unito a quello che lui sapeva ma che ancora taceva, gli facevano temere che Mark e i suoi amici fossero veramente colpevoli. Ma se si sbagliava? Ancora una volta il suo cuore e la sua mente erano combattuti tra il dovere e l’amicizia.

"Benissimo Boss", gongolò Rosco, "Finalmente abbiamo l’occasione di arrestare un Duke", poi si rivolse a Enos, "Andiamo razza di idiota, muoviti. E vedi non fare casino come al tuo solito".

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Daisy se ne stava nella sua stanza, sdraiata sul letto, a fissare il soffitto.

Il suo umore variava tra la rabbia e la disperazione. Possibile che Enos e Melanie avessero una relazione? Possibile che la relazione fosse già così avanti? Aveva sempre dato per scontato che Enos avrebbe atteso lei e solo lei.

L’immaginarlo con un’altra donna era come una morsa che le stringeva il petto, e si doveva sforzare per non piangere.

E se invece si fosse sbagliata? Magari lui e Melanie non avevano fatto nulla, magari lui aveva solo ospitato per un po’ Melanie nel suo appartamento.

Daisy voleva aggrapparsi con tutte le sue forze a questo ultimo pensiero, ma ogni volta che cercava di farlo, l’immagine di Enos e Melanie insieme si faceva avanti con prepotenza.

Si sforzò di cancellare l’immagine di Enos e Melanie dalla sua testa per l’ultima volta.

"Darò a Enos la possibilità di spiegarsi", così Daisy fece un grosso respiro e si alzò dal letto.

Fu in quel momento che qualcuno bussò alla porta.

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Enos se ne stava dietro Rosco e Melanie, con lo sguardo a terra.

Sentiva le altre voci intorno a lui.

Sentiva Rosco spiegare a zio Jesse il motivo della visita, sentiva le proteste di Bo, Luke e zio Jesse.

Avrebbe voluto essere da un’altra parte.

"Enos, razza di idiota, non startene lì impalato. Vai a controllare la macchina di quei tre e vedi di trovarci qualcosa di interessante".

Enos si riscosse e si allontanò verso la macchina di Mark.

Iniziò a perquisire l’auto ovunque, alla ricerca di lui sapeva cosa; da una parte voleva trovare quelle maledette maschere, dall’altra avrebbe preferito di no. Ancora quella sensazione di impotenza di fronte alla scelta da fare: poliziotto o amico? Sapeva di dover perquisire anche l’interno della fattoria, ma fece finta di non saperlo.

Sentiva lo sguardo rovente di Daisy sulla schiena.

Sapeva che lei lo stava guardando, e la cosa non gli rendeva certo le cosa facili.

Con grande fatica di raddrizzò dopo aver ispezionato l’interno della macchina, fece un grosso respiro e si voltò, trovandosi a guardare gli occhi furiosi di Daisy, "Non hai trovato niente, vero, Enos? Come immaginavo".

La ragazza si voltò e si allontanò verso la fattoria.

"Daisy, per favore, lasciami…..spiegare", ma ormai Daisy era già rientrata e non poteva più sentire le parole di Enos.

Rosco e Melanie, intanto, avevano ammanettato Mark, Stefany e James.

"Andiamo Enos, portiamoli in galera"

Enos si riscosse nuovamente alle parole di Rosco, e seguì i suoi due colleghi.

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Poco dopo Enos era seduto alla sua scrivania.

Daisy entrò nella stanza con uno sguardo gelido, "Sono venuta a trovare mio cugino, Enos".

Enos si alzò e annuì, "Va bene, Daisy. Ma non posso aprire la cella".

Daisy nemmeno gli rispose e si diresse verso la cella; si mise a parlare con Mark e soprattutto con Stefany, ma il tono era così basso che Enos non sentì cosa si stessero dicendo.

Poco dopo Daisy se ne andò senza nemmeno salutarlo.

Enos si sedette nuovamente alla sua scrivania, prendendosi la testa tra le mani.

Non si rese conto del tempo che passava, voleva solo che Melanie o Rosco venissero a dargli il cambio, quando Daisy rientrò.

Enos la guardò un po’ sorpreso, aspettandosi una nuova sfuriata, ma questa volta Daisy gli si avvicinò timidamente.

"Enos, mi dispiace. So di essermi comportata male con te. Zio Jesse mi ha fatto capire che non è colpa tua quanto sta accadendo, e che tu stai solo facendo il tuo lavoro. Mi dispiace, e per scusarmi ti ho preparato un altro budino alla vaniglia. Questo è anche un modo per chiederti scusa di quando avvenuto a casa tua"

Solo allora Enos notò che Daisy aveva in mano un contenitore.

Era strano un cambiamento così repentino nei modi di Daisy, ma lui sapeva che quella ragazza era molto impulsiva e quindi imprevedibile, e dopotutto non sperava altro che in una riappacificazione.

"Grazie Daisy", sospirò, rivolgendole un timido sorriso.

Anche Daisy gli sorrise, ma non lo guardò negli occhi come al solito, "Ci vediamo dopo, dolcezza", e si allontanò. Ma non tornò a casa, rimase fuori ad aspettare.

Enos avrebbe preferito che Daisy rimasse un po’ a parlare. Pensò che il suo turno era quasi finito e che poi sarebbe andato lui alla fattoria a spiegare, quindi si sedette e iniziò a gustarsi il budino.

Improvvisamente sentì una nuova stanchezza invaderlo; era qualcosa che non aveva mai provato prima. Non riusciva a tenere gli occhi aperti e sentiva la testa pesante.

Andò in bagno a sciacquarsi la faccia più volte, ma il sonno era sempre più forte.

Si risedette alla scrivania, e poi il buio.

Daisy rientrò, si avvicinò a Enos che giaceva a terra vicino alla scrivania, profondamente addormentato, e gli sfilò le chiavi dalla cinturone, aprendo la cella di Mark e degli altri.

Stefany le diede una pacca sulla spalla, "Vedo che hai trovato i miei sonniferi e ne hai fatto buon uso. Complimenti".

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Intanto, alla fattoria, zio Jesse, Bo e Luke si stavano chiedendo cosa stesse accadendo.

"Pensi che Mark sia veramente colpevole, zio Jesse?", Bo chiese con circospezione. Non aveva mai visto suo zio così preoccupato.

"Un Duke non può fare una cosa del genere", incalzò Luke, "dobbiamo aiutarlo".

Zio Jesse sospirò, "Spero che Mark non abbia fatto niente di male. Purtroppo quel ragazzo ha sempre dato dei problemi, fin da quando è stato adottato".

Bo e Luke si guardarono stupiti, "Non sapevamo che Mark fosse stato adottato".

Zio Jesse si alzò, "Poco importa se sia stato adottato o meno. Domani andremo a parlare con Boss. Vediamo quanti soldi abbiamo da parte per la cauzione".

Zio Jesse si diresse verso la dispensa in cucina, dove i Duke tenevano nascosti un po’ di risparmi.

"Che diavolo è questo?".

Alla esclamazione di zio Jesse, Bo e Luke entrarono in cucina, e videro loro zio tenere in mano una busta, "Questa era nella dispensa, ma io non l’ho mai vista".

I tre rimasero sconvolti quando, aprendo la grossa busta, trovarono dentro parecchi soldi e soprattutto tre maschere dei Peanuts. Tutti sapevano che i rapinatori indossavano solitamente maschere dei Peanuts, quindi la conclusione non era poi così difficile.

In quel momento Daisy rientrò in casa.

Quando vide zio Jesse con in mano quelle maschere, la ragazza si portò le mani sul volto, "Oh mio Dio. Cosa ho fatto?"

Zio Jesse le si avvicinò, "Daisy, cosa sta succedendo?".

I Duke sentirono una macchina allontanarsi in fretta dalla fattoria. Era la macchina di Mark.

"Daisy, cosa è successo?", ripetè zio Jesse, senza ottenere una risposta.

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DAISY POV: Solo allora capii la gravità del mio gesto. Non avrei mai pensato che ciò potesse avere conseguenze così pesanti… per me… per Enos… e soprattutto per Melanie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Conseguenze ***


storia

CONSEGUENZE

DAISY POV

Da quel giorno è passato ormai un anno.

Mi alzo a fatica dal letto. Come al solito non sono riuscita a dormire senza essere disturbata dagli incubi.

Nell’ultimo anno il tempo per me è come se si fosse fermato.

Entro nella cucina illuminata dal sole primaverile, ma nemmeno questo riesce ormai a scuotermi.

"Daisy, cara, la colazione è pronta".

Il tono di zio Jesse è dolce come al solito. Cerca in tutti i modi di farmi sentire amata, anche se ormai non penso di meritare più il suo amore, né quello di nessun altro.

"Oggi è l’anniversario di.."

"Daisy, ti prego, smettila di pensarci in continuazione", zio Jesse interrompe la mia frase, "non puoi fartene una colpa", si siede al tavolo e mi prende la mano, "ne abbiamo parlato tante volte, non puoi continuare a torturarti così. Torna a vivere".

Scuoto la testa, "Ormai ci penso sempre, di giorno e di notte".

Già, ci continuo a provare, provare a continuare a vivere, ma è difficile riprendere a vivere quando si è quello che sono io: un’assassina.

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ZIO JESSE POV

Pensavo che il tempo potesse mitigare il senso di colpa di Daisy, ma purtroppo nulla riesce più a farla sorridere.

Ho provato più volte a spiegarle che non è colpa sua.

Se gli avvenimenti hanno preso un determinato corso, non è colpa sua.

In parte anche io mi sento responsabile.

Mark, James e Stefany hanno vissuto qui alla fattoria per qualche tempo, eppure non mi sono mai accorto di quello che stavano tramando.

Conoscevo Mark fin da quando era piccolo. Ho sempre saputo che quel ragazzo avrebbe potuto finire in qualche guaio, ma ho fatto finta di non vedere. Pensavo che dopo l’adozione, l’amore e l’onestà dei Duke l’avrebbe fatto crescere nel migliore dei modi.

Avrei potuto notare che c’era qualcosa che non andava, eppure……

"Buona giornata zio Jesse".

Mi riscuoto dai miei pensieri.

Bo e Luke mi stanno guardando con apprensione.

"Daisy è già uscita?", mi chiede Luke guardandomi negli occhi.

Abbasso lo sguardo.

Come io riesco a capire i miei nipoti guardandoli negli occhi, così loro mi capiscono con un solo sguardo.

"Già, è uscita. Ha dormito poco e non ha fatto colazione".

Non voglio che i miei ragazzi vedano la preoccupazione nei miei occhi.

Io dovrei essere il loro punto di riferimento.

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BO POV

Non so se essere più preoccupato per Daisy o per zio Jesse.

Dopo quanto è accaduto quel giorno sulla nostra fattoria si è abbattuto un senso di impotenza che non ricordo di aver mai vissuto.

Mi sento ancora in parte triste e in parte arrabbiato.

Arrabbiato con Mark.

Lui era mio cugino, e ha tradito tutta la famiglia.

Io sono il più giovane di tutti, e il ricordo che ho sempre avuto di Mark è quello di un cugino maggiore con cui confidarmi e da cui prendere esempio. O almeno era così che lo vedevo quando ero solo un bambino: il cugino "cool" che veniva da Los Angeles.

Volevo continuare a vederlo così, come il cugino di Los Angeles.

Sento una mano sulla spalla.

"Andiamo Bo. Dobbiamo andare in città".

Luke mi dà una stretta gentile sulla spalla.

Anche se ho perso un cugino, ho ancora Luke, che è più di un cugino, un fratello.

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LUKE POV

Sono il cugino maggiore, e devo aiutare zio Jesse a uscire dal senso di colpa che ha pervaso tutta la famiglia.

Ma ci sono delle giornate in cui mi risulta veramente difficile la parte del cugino maggiore e responsabile.

Giornate come quella di oggi. Giornate come l’anniversario della morte di Mark.

Anche se non era onesto, anche se era un rapinatore, era comunque il Mark che conoscevo da piccolo.

Ma la mia famiglia non è riuscita a salvarlo dalla strada che aveva intrapreso.

So benissimo che zio Jesse è lacerato dal senso di colpa per non aver salvato uno dei suoi nipoti (seppur lontano).

Anche Bo è diviso tra il dolore per quanto accaduto e la rabbia.

Io non ho ancora capito come mi stia sentendo.

Ma per Daisy la situazione è ancora peggiore.

Abbiamo cercato di farle capire che la colpa non è sua.

Ha cercato di aiutare Mark in assoluta buona fede.

Eppure continua a sentirsi responsabile per tutto ciò che è successo: la morte di Mark, quella di Melanie, e la scomparsa di Enos.

Vorrei che almeno Enos fosse qui.

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ROSCO POV

"Hey sceriffo, oggi sono riuscito a fare ben 5 multe per eccesso di velocità".

Alzo la testa dalle solite scartoffie, "Ben fatto Cletus".

Da un anno Cletus è tornato a essere il mio vice-sceriffo.

Anche questa volta ha preso il posto di Enos.

Ma questa volta non so dove sia Enos.

Se ne è andato dopo quanto successo, senza neanche un saluto.

Ogni giorno spero che mi chiami.

Anche se l’ho sempre trattato male, devo ammettere che mi è sempre piaciuto.

E poi mi sono sempre sentito responsabile per i miei vice-sceriffi.

E in una sola giornata ne ho persi due.

Non passa notte che non sogni quel maledetto incidente.

Non avrei dovuto permettere a Melanie di guidare l’auto di pattuglia di Enos; lei non era abituata a guidare nelle strade della contea, piene di buche e di curve.

E invece……..

Nell’incidente non ha perso la vita solo Melanie, ma anche Mark e i suoi complici.

Le rapine nelle banche sono finite, è vero.

Ma non volevo essere ricordato come lo sceriffo nella cui contea sono morti tre rapinatori e un vice-sceriffo.

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ENOS POV

"Hey Enos, amico, cosa c’è che non va? Ti vedo pensieroso oggi"

Sobbalzo sulla sedia della stazione di polizia.

"Scusa Turk. Ho dormito male. Mi capita piuttosto spesso".

"Non hai mai provato ad usare dei sonniferi?"

Ho un senso di nausea, "Sonniferi? L’ultima volta che ho preso dei sonniferi mi sono svegliato in Ospedale dopo un coma di due giorni. Mi hanno fatto anche la lavanda gastrica", provo a scherzarci sopra, ma non è una cosa su cui riesco a scherzare.

I miei colleghi non sanno come sono andate veramente le cose.

Non ho detto a nessuno quale sia il motivo per cui ho chiesto al tenente Broggi di riaccettarmi nella polizia di Los Angeles.

Avrei preferito essere altrove, perché Los Angeles mi ricorda Melanie, ma non avevo altro posto dove andare.

Meglio Los Angeles che Hazzard.

Non potevo continuare a stare lì, e incontrare la famiglia Duke tutti i giorni.

Mi sento responsabile per quanto accaduto.

Se avessi trovato le maschere alla fattoria quel giorno…..

Se fossi stato meno ingenuo……..

Forse…….

"Hey, ti sei addormentato ancora? Andiamo"

Mi alzo e seguo il mio collega Turk.

L’unica cosa che ora mi piace di Los Angeles è il mare. A Melanie piaceva il mare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** La fuga ***


storia

LA FUGA

ENOS POV

Come al solito ho spinto la macchina fino in riva al mare.

Turk dice che non c’è niente di peggio che mangiare in riva al mare per la pausa pranzo.

Se solo sapesse che vengo qui anche nel pieno della notte……..

Vedo che Turk è un po’ sulle spine.

Finalmente riesce a dire quello che pensa, "Hey Enos, a cosa ti riferivi stamani quando hai parlato di pillole per dormire e lavanda gastrica? Non sapevo niente di questa storia".

Eccoci finalmente al punto.

Sospiro. Non avrei dovuto fare quella battuta, o forse l’ho fatta apposta perché Turk mi chiedesse spiegazioni e così io avessi la scusa per parlare.

"Vuoi sapere perché sono tornato a Los Angeles?"

Annuisce e si siede vicino a me.

Io inizio a raccontare. So che di lui mi posso fidare.

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ROSCO POV

Oggi Cletus mi guarda un po’ confuso e preoccupato.

Non so si renda conto che oggi è l’anniversario di quel maledetto giorno, o forse mi guarda così perché oggi sono un po’ irascibile.

"Penso che Enos stia bene, sceriffo, anche se non ha mai chiamato".

Alzo gli occhi dai rapporti; quindi lui sa.

"Non stavo pensando a Enos. Pensa a fare il tuo lavoro Cletus e non mi disturbare".

Cletus sta per ribattere qualcosa, poi si interrompe.

Finalmente posso starmene un po’ per i fatti miei.

Vengo di nuovo interrotto da Bo e Luke che entrano come una furia nel mio ufficio.

"Rosco, Daisy è scomparsa e dobbiamo trovarla".

Balzo in piedi, "Scomparsa?".

I due giovani Duke mi guardano con aria stravolta.

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LUKE POV

Non ce la faccio più.

Quest’anno è stato terribile, ma non riusciamo a venirne fuori.

Non riesco ad aiutare Daisy, non riesco ad aiutare zio Jesse, e non riesco ad aiutare nemmeno Bo.

Faccio un respiro profondo, "Stamattina è uscita presto di casa. Ma non è tornata a casa per pranzo. E non si è nemmeno presentata al Boar’s Nest al lavoro. Ho provato a chiamarla via radio ma non risponde. Dobbiamo organizzare le ricerche. Ho già avvisato Cooter".

Rosco prova a calmarmi, "Calmati Luke. Daisy è stata sempre in grado di prendersi cura di se stessa. In una giornata come questa magari ha voluto solo starsene un po’ da sola".

Scuoto la testa, "No, Daisy non è più la Daisy di prima. Dopo quanto successo….. si sente responsabile di quanto accaduto a Melanie….. e Mark….e…..", non riesco a completare la frase.

Rosco mi guarda, "….. e Enos. So che si sente responsabile per quanto accaduto a Enos. Ma so che Enos non è arrabbiato con lei; dopo aver ripreso conoscenza in ospedale non ha mai detto niente contro Daisy".

Cerco di mantenere il controllo, "Rosco, sappiamo bene tutti quanto successo. Daisy ha drogato Enos con dei sonniferi per permettere a Mark di scappare e poi… lo sai: Enos è finito in ospedale a causa dell’eccessiva dose di sonniferi, e Mark, Melanie e gli altri sono morti. Daisy non se lo è ancora perdonato, e fortunatamente Enos non ha rilevato la cosa alla polizia di Los Angeles, altrimenti a quest’ora Daisy sarebbe in carcere come complice di Mark e soci, accusata della morte di Melanie".

Rosco china la testa.

Anche lui sa benissimo come sono andate le cose, e avrebbe potuto usare la cosa per arrestare Daisy, ma non l’ha fatto, e di questo gliene sono grato.

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BO POV

E’ strano vedere Luke perdere il controllo.

Ed è strano vedere Daisy e zio Jesse in quello stato di prostazione.

La mia famiglia sta andando in pezzi.

"Ti prego, Rosco. Aiutaci a trovare Daisy. Se le succedesse qualcosa…. io…. noi…" mi trattengo dal non piangere.

Rosco cerca di tranquillizzarmi, "Cerca di stare tranquillo, Bo. La ritroveremo, non sarà andata troppo lontano", ma poi si ferma, pensieroso.

"A cosa stai pensando, Rosco?", gli chiedo, ansioso.

"Forse….. non so, ma in questi ultimi giorni mi faceva delle domande strane. Mi ha chiesto più volte se avevo idea di dove fosse Enos, se l’avevo sentito, se prima di partire avesse accennato a dove sarebbe andato. Bhe, io le ho detto che pensavo che l’unico posto in cui sarebbe potuto andare Enos era Los Angeles. Non ha nessuno al di fuori di Hazzard, e essere un poliziotto è la sua vita; ha già lavorato a Los Angeles, ……"

"Quindi Daisy pensa che Enos sia a Los Angeles. E se fosse partita per cercarlo? Ma come pensa di trovarlo in una città come Los Angeles", urlo quasi, e guardo Luke con apprensione.

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ZIO JESSE POV

E così ci ritroviamo a cena solo io, Bo e Luke.

Non siamo riusciti a trovare Daisy nonostante le ricerche.

Abbiamo cercato ovunque in Hazzard.

E se fosse veramente partita per Los Angeles?

Guardo i miei due nipoti con apprensione.

Nessuno riesce a mangiare nulla.

Luke è tormentato dall’idea di partire per Los Angeles, ma non vuole lasciare me e Bo da soli. La stessa cosa sta pensando Bo. Non vogliono partire insieme perché io resterei alla fattoria completamente solo. E se partissimo tutti, sbagliando meta, e Daisy tornasse a casa e non trovasse nessuno, sarebbe ancora peggio.

Non riusciamo ad aspettare, e non sappiamo nemmeno cosa fare.

Posso solo pregare che tutto si sistemi.

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DAISY POV

Los Angeles è una città molto caotica.

Adesso che mi trovo qui, dopo un lungo volo, mi rendo conto di quanto sia stata avventata la mia scelta.

Cosa pensavo di fare?

Non posso certo mettermi a girare tutti i distretti di polizia chiedendo se per caso vi lavora un certo Enos Strate. E magari lui non è nemmeno qui.

Mi pento di essere qui.

Nonostante la dura lezione, non ho ancora imparato a domare la mia impulsività.

Cerco di ragionare con calma.

Ormai è quasi notte, e la prima cosa da fare è trovare un albergo.

Domani penserò come agire.

Improvvisamente sento qualcuno che afferra con forza la mia borsa, e lo strappo mi fa cadere a terra.

Batto la testa, e poi il buio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Rincontrarsi ***


storia

DAISY POV: Sarebbe quasi un miracolo potersi rincontrare……

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RINCONTRARSI

Daisy si sveglia in ospedale.

Le fa male la testa. Si guarda intorno e si rende conto che la sua borsa non c’è.

Le viene da piangere. "E adesso cosa devo fare? Mi trovo da sola in una città come Los Angeles, senza soldi, senza i miei vestiti…. Cosa devo fare? Mi vergogno a chiamare casa e chiedere aiuto. Dopo quello che ho già fatto passare alla mia famiglia, adesso anche questo", pensa, trattenendo le lacrime.

"Dove sarà Enos?", si domanda, "che strano, mentre ero svenuta mi era sembrato di sentire la sua voce… e il suo profumo…. Le botte in testa fanno davvero uno strano effetto", prova a sorridere.

La ragazza è ancora assorta nei suoi pensieri quando un’infermiera entra nella stanza.

"Finalmente si è svegliata, signorina Duke. Non si preoccupi, dagli esami non risulta niente di grave. La rimanderemo a casa affidata al suo amico per l’osservazione. Per quel che riguarda lo scippo, deve chiedere alla polizia, ma… visto che il suo amico….. ".

Daisy guarda l’infermiera, un po’ confusa, "Amico? Polizia? Casa? Non capisco cosa stia dicendo", le viene di nuovo da piangere, "io qui non ho nessun amico. Ero da sola quando è successo".

L’infermiera le dà una pacca sulla spalla, "Bhè, adesso non è più da sola. A meno che il ragazzo che ha aspettato qua fuori nell’attesa che lei si svegliasse non sia un fantasma".

Il cuore di Daisy fa un balzo in petto. "Possibile che quella voce… quel profumo… non fosse un sogno?".

"Allora?", prosegue l’infermiera, "posso farlo entrare?"

Daisy annuisce, trattenendo il respiro.

E’ proprio lui.

Enos entra nella stanza, e la guarda preoccupato, "Daisy, coma stai?"

Per tutta risposta Daisy gli butta le braccia al collo e si mette a piangere.

Enos la stringe delicatamente, sempre più preoccupato, "Come mai sei qui? E’ forse successo qualcosa a Bo, Luke o zio Jesse?"

Mantenendo il viso premuto contro il petto di Enos, Daisy scuote la testa, "Stanno tutti bene, o almeno stanno bene fisicamente. Sono venuta qui perché… per te…. mi mancavi. Non dovevi andartene a quel modo"

Enos sospira, "Andiamo. Stasera starai da me. Telefoneremo a zio Jesse e ai tuoi cugini, così sapranno che stai bene".

Daisy annuisce.

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ENOS POV: Non avrei mai pensato di rivederla proprio a Los Angeles. Pregavo tutti i giorni di rivederla, ma non avevo il coraggio di tornare ad Hazzard. Lei è stata più coraggiosa di me.

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Alla fattoria è ormai notte fonda quando il telefono squilla.

I tre uomini Duke sono ancora svegli, a rigirarsi nel proprio letto.

Al terzo squillo del telefono Bo e Luke sono già in soggiorno, ma zio Jesse ha già alzato la cornetta.

"Una telefonata nel pieno della notte non è mai una buona cosa", pensa Luke con apprensione.

I due giovani rimangono in piedi in silenzio, ascoltando la conversazione di zio Jesse, con crescente stupore.

"Pronto, qui è Jesse Duke".

Silenzio. Bo e Luke sentono il cuore stringersi in petto.

"Enos?"

All’esclamazione stupita di zio Jesse segue ancora un silenzio carico di paura.

"Daisy sta bene?", chiede tremante la voce di zio Jesse.

Sul volto del patriarca Duke compare prima un’espressione di preoccupazione che stringe ancora di più il cuore di Bo e Luke, poi finalmente un sorriso compare sul volto di zio Jesse, e di riflesso anche sul volto di Bo e Luke.

"Sono contento che non si sia fatta niente".

Silenzio. Zio Jesse annuisce.

"OK, Enos. Aspetteremo che Daisy trovi il coraggio di chiamarci. Mi raccomando, prenditi cura di lei".

Ancora silenzio, poi zio Jesse riattacca con un sospiro.

Zio Jesse previene le domande dei suoi nipoti, "Daisy sta bene. E’ con Enos. Si prenderanno cura uno dell’altro. E adesso, a dormire che è tardi. Non voglio sentire una parola. Ne riparleremo domattina"

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DAISY POV: E così, dopo ormai un anno, ci ritroviamo ancora insieme. Tra di noi ormai ci sono troppi fantasmi. Riusciremo ad andare avanti?

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Dopo una doccia veloce e una cena preparata da Enos, Daisy si ritrova a dormire nella sua camera da letto mentre lui ha insistito per dormire sul divano in salotto. Così tipico di Enos.

Daisy non riesce a dormire. Vuole parlargli ma non sa cosa dire.

Si alza e si reca in salotto.

Lui è profondamente addormentato, come quel tragico giorno.

Daisy gli si avvicina incerta se svegliarlo o meno. Sembra che stia dormendo profondamente, come se stesse recuperando il sonno di tanto tempo.

Dalla finestra filtra la luce della luna piena.

L’appartamento è piccolo ma molto pulito e ordinato. Sembra quasi che non ci viva nessuno: non c’è nessun segno personale, non un quadro o una stampa appesa ai muri, non un giornale o uno dei suoi soliti fumetti, non uno dei suoi soliti libri. Niente.

Solo una nota personale: le foto di Daisy attaccate alla specchiera del comò in camera da letto.

Daisy si sente stringere il cuore. "Quest’anno è stato per me un anno di sofferenza, eppure ero circondata dalla mia famiglia, ad Hazzard, nella mia casa. Ma lui....... Come ha affrontato la cosa?"

Senza pensarci un attimo Daisy si precipita verso il divano e lo abbraccia.

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ENOS POV: Mi sveglio al suo abbraccio. Impiego un po’ a realizzare dove sono, cosa è successo, perché lei è con me. Finalmente faccio quello che avrei dovuto fare in questo anno, ma che non ero ancora riuscito a fare………Piango.

 

 

Spero che la storia non stia diventando troppo "lacrimevole", ma ormai siamo quasi giunti alla fine…. e come potete intuire sarà un HAPPY END.

Grazie per tutti i vostri commenti.

E grazie per sopportare le mie storie sdolcinate/lacrimevoli/non so come altro descriverle…….strane?, soprattutto perché i protagonisti sono Enos e Daisy.

E scusate anche i continui cambi di stile che ho sperimentato nella storia…. Dal passato al presente attraverso i vari POV. :-) Spero di non aver creato confusione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Ritorno a casa ***


storia

ENOS POV: Finalmente tra le braccia di Daisy riesco a sfogarmi.

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RITORNO A CASA

La luce della luna è ormai oscurata da nubi cariche di pioggia.

La pioggia inizia a scrosciare, ticchettando sui vetri.

Nell’appartamento c’è silenzio.

Daisy e Enos sono stretti uno all’altra, e nessuno dei due è in grado di parlare.

Daisy accarezza dolcemente i capelli di Enos. Ormai il ragazzo ha smesso di piangere, ma mantiene il viso premuto contro la spalla di Daisy,

"Enos….. tesoro….. ti prego parlami. Non voglio vederti così. Non sono venuta a Los Angeles per vederti così. Ti prego, parlami"

Enos mantiene il viso premuto contro la spalla di Daisy, "Mi dispiace, Daisy, ma mi vergogno".

Daisy sussulta, "Vergognarti? E di che cosa?".

Enos capisce che è arrivato il momento di parlare. "Di tante cose. Prima di tutto per essere praticamente fuggito da Hazzard… e da te. Sono stato un vigliacco. Mi sentivo responsabile per quanto accaduto quel giorno….. mi vergognavo…… non potevo farmi più vedere da te, dalla tua famiglia, nemmeno da Rosco".

Daisy gli prende il viso tra le mani e lo costringe a guardarla, "Responsabile? Enos, quanto è successo è solo colpa mia. Sono io a dovermi vergognare. Ero gelosa di te e Melanie, ho aiutato Mark e gli altri a fuggire dalla prigione non solo perché credevo nella loro innocenza, ma anche per fare un dispetto a te. Ho esagerato di proposito con il sonnifero perché, in qualche modo, volevo farti del male. Ma…… non credevo che le cose si sarebbero messe a quel modo…… e non credevo che tu finissi addirittura in ospedale. Ho agito da incosciente. Credevo che tu te ne fossi andato perché fossi arrabbiato con me".

Enos la guarda stupito, "Arrabbiato con te?", poi accenna un timido sorriso, "Non potrei mai arrabbiarmi con te, Daisy. Piuttosto con me stesso, ma non con te".

Daisy lo abbraccia, "Ti prego Enos. Torna a casa. Voglio che le cose tornino come prima. Non usciremo mai da questo senso di colpa e da questa tristezza se tu non torni indietro. Mi manchi…… e manchi anche a Rosco…. e a Bo, Luke…. e anche a zio Jesse. Gli avvenimenti di quel giorno ci hanno travolto tutti come un ciclone. Non ce la faccio più, io….". La voce di Daisy si incrina.

Enos la bacia dolcemente sulle labbra.

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DAISY POV: Finalmente la tensione tra noi si scioglie. Lo lascio baciarmi come mai aveva fatto prima. Vedo un barlume di speranza. Sto lasciandomi quest’anno alle spalle, lo sento.

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L’aereo atterra.

All’aeroporto ci sono Bo e Luke ad attendere Enos e Daisy, mentre zio Jesse è rimasto alla fattoria a preparare un pranzo da festa.

Enos e Daisy si avvicinano tenendosi per mano, e questa volta Enos non sembra affatto intimidito dalla vicinanza e dal gesto di Daisy.

Bo e Luke si guardano con un sorriso complice.

Luke osserva sua cugina. "Era da tempo che non la vedevo sorridere così. Finalmente è tornata ad essere la ragazza che era prima…… e forse tra lei e Enos è successo qualcosa che l’ha resa ancora più serena e sicura di sé. Zio Jesse ne sarà felice".

Enos abbraccia Bo e Luke. Non c’è bisogno di parole tra di loro.

"Andiamo, zio Jesse ci sta aspettando", Bo quasi corre verso il Generale Lee, preso dall’entusiasmo, "Finalmente i pezzi della mia famiglia si stanno ricomponendo".

Alla fattoria zio Jesse è impaziente, e quando vede la macchina dei nipoti fermarsi davanti alla fattoria esce fuori quasi di corsa.

Daisy gli corre incontro e lo abbraccia.

"Zio Jesse….. io…… mi dispiace…..".

"Daisy, ti prego. Non parliamone più, OK? Abbiamo tutti già sofferto abbastanza. Ognuno di noi ha espiato le sue colpe, ammesso che ci siano delle colpe. Quindi, ragazzi…… il pranzo è pronto in tavola. Enos, bentornato"

"Grazie signore".

Zio Jesse e Enos si stringono la mano, in una stretta che significa più di mille parole, mentre zio Jesse guarda il poliziotto con uno sguardo che mai aveva avuto prima, "Mi raccomando, Enos. Ti affido Daisy, ma vigilerò sempre su voi due".

Mentre la famiglia Duke e Enos stanno per entrare alla fattoria, arriva l’auto di pattuglia di Rosco.

Lo sceriffo scende con fare imbronciato, "Enos, razza di idiota, sei in ritardo al lavoro".

Enos lo guarda imbarazzato, con uno dei suoi soliti sorrisi, "Ma ….. sceriffo, sono stato via un anno intero".

Rosco risponde con tono ancora più imbronciato, "Bhe, io non ho visto le tue dimissioni, ragion per cui sei ancora ufficialmente il vice di questa contea…… in ritardo sul lavoro di un anno. Quindi, dopo pranzo, ti voglio vedere immediatamente in ufficio, c’è un sacco di lavoro arretrato", poi si volta e sorride tra sé e sé, non mostrando agli altri il suo sorriso, "Lo sapevo che sarebbe tornato. Non aspettavo altro che questo momento".

 

E così, nella contea di Hazzard, si torna finalmente la normalità

Enos e Rosco inseguono il Generale Lee con le loro auto, sollevando polvere e…… acqua (dei vari stagni della contea).

Zio Jesse deve badare alle idee "geniali" dei nipoti, frenandone l’impeto.

Ma…….. in realtà non tutto è come prima, qualcosa è cambiato: gli sguardi che Enos e Daisy si scambiano, non più velatamente e timidamente.

 

 

 

THE END

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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