Vendetta

di FreDrachen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1:Vendetta ***
Capitolo 2: *** capitolo 2:Ritorno ***
Capitolo 3: *** capitolo 3:distruzione ***
Capitolo 4: *** capitolo 4: ribelli ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1:Vendetta ***


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Dedico questa storia a nihaltali99. Grazie <3


Vendetta




Capitolo 1

Vendetta

Un fruscio.
Megassa aprí gli occhi scatto, il corpo fremente. Doveva essere quasi mattino, constatando che fuori la luna era già scomparsa e che il cielo si stava colorando d'un tenue rosa, tipico dell'alba.
Setacció con lo sguardo la stanza con il cuore in gola.
Niente.
Doveva essere stato un animale, nulla piú, constatò rilassandosi.
Giorno dopo giorno si era fatto semprepiú nervoso, da quando era stato considerato un traditore dagli altri sovrani di Talaria. Per fortuna era riuscito a fuggire e trovare quella casetta abbandonata e dimessa ai piedi di un Talareth malato. Nessuno sarebbe andato a cercarlo in un luogo simile.
O almeno, cosí credeva.
Un altro fruscio, stavolta a pochi passi dalla casupola.
Megassa allungó la mano per recuperare la spada, scese dal letto e si mise in posizione d'attacco.
La serratura della porta che aveva chiuso a chiave scattó, e qualcuno ruotó il pomello.
Megassacominció a sudare freddo, la mano che reggeva la spada che tremava.
La porta si aprí con un fragoroso schianto che nessuno avrebbe sentito, dato che si trovavano quasi nel nulla piú assoluto, e il primo paese distava due chilometri da lí.
Nel vano della porta apparve una figura slanciata e coperta da un pesante mantello consunto.
Pur non riuscendo a vederlo in viso, Megassapercepí che l'essere sorrideva.
«Chi sei?»domandó, cercando di mascherare il tremore della voce.
La figura si slacció il mantello, lasciandolo scivolare a terra.
Megassa trattenne a stento un urlo.
I capelli verdi erano imbrattati di terra, e gli occhi dorati senza pupilla sembravano volerlo trafiggere.
Lo riconobbe subito. Era stato al suo servizio per anni e anni, fino a quando non aveva rovinato i suoi piani. L'aveva condannato a morte solo qualche mese prima.
Se si concentrava poteva ancora sentire il suo cuore pulsante in mano, dopo averglielo trappato dal petto.
Saiph.
C'era qualcosa di stonato in lui. La pelle era grigiastra e pallida come quella dei cadaveri, la totale assenza di pupilla e lo rendeva inquietante, alcuni brani di pelle stracciata sembravano in decomposizione. E poi l'orribile squarcio che sfregiava il petto, là dove un tempo batteva il suo cuore.
«Tu...tu sei morto...»boccheggióMegassa, quasi a corto d'aria.
Saiph sorrise pericolosamente.
«Grazie a te»rispose con voce tagliente, avvicinandosi.
Megassa d'istinto si ritrasse, tra il disgustato e lo scioccato.
«E cosa vuoi da me?»
Saiph scoppió a ridere. Una risata malvagia, che nessuno avrebbe mai e poi mai sentito uscire dalla bocca del giovane femtita.
« Non capisci, stupido Talarita?»lo beffeggió, fissandolo crudelmente negli occhi.
«Sono qui per vendicarmi».
Megassa rimase a bocca aperta. Troppo.
Il tempo che bastó a Saiph di gettarsi su di lui e inchiodarlo contro il muro.Megassaprovó un patetico tentativo di colpirlo. La sua spada gli trapassó il fianco, prima che il femtita lo disarmasse.
Con orrore vide la ferita rimarginarsi, come se nulla fosse accaduto.
Saiph sorrise di fronte al suo smarrimento.
«Essere un morto vivente hai i suoi vantaggi»sentenzió laconico.
«Tu, cosa...»
«Dopo che mi hai ucciso, sono stato gettato in una fossa comune, condannato a non trovare mai la pace».
Rimase in silenzio per un attimo, come per reprimere la rabbia e il disgusto che provava per quell'uomo.
«Dimmi, cos'hai provato nel strapparmi il cuore Megassa? Cosa pensavi di ottenere?»domandó minaccioso avvicinando il viso a un non nulla da quello dal vecchio sovrano del Regno d'Estate.
«E come hai fatto a tornare?»bisbiglió invece Megassa, ignorando completamente la domanda del giovane femtita. Nel cuore sapeva di aver commesso un terribile sbaglio.
Saiph sorrise.«Uno dei soldati incaricati a disfarsi del mio corpo, non riuscí a trattenersi. Gettó una manciata di terra sul mio corpo, perché potessi trovare la pace. Ma cosí non é stato».
Lo fissó gelidamente negli occhi.
«Grazie a quel soldato sono tornato. Piú morto che vivo. Ma le cose cambieranno».
Megassa sentí la gola seccarsi, intuendo cosa sarebbe accaduto di lí a poco.
«E cosí tu sei qui per...»
Saiph sorrise.
«Con il tuo cuore potró tornare a vivere».
Appoggio la mano sul petto ansimante di Megassa, sbottonando la camicia che indossava, e affondando piano piano le unghie.
«No...»mormoró.
Troppo tardi.
Saiph strappó la pelle del petto del conte che lanció un grido di dolore. Strinse la mano intorno al cuore dell'uomo, e lo fissó per un attimo negli occhi.
«Addio Megassa».

Uscí dalla casa con il cuore ancora pulsante in mano.
Aveva un disperato bisogno di un frammento di Pietra dell'Aria che l'avrebbe aiutato a completare il rito.
Presto, molto presto sarebbe tornato in vita, pronto a vendicarsi su coloro che gli avevanorovinato la vita.
Uno era giàmorto.
Presto avrebbe ottenuto il cuore di tutti loro.









Angolo autrice:
eccomi con una nuova storia XD
(come se non ne avessi altre da scrivere, ma è stato più forte di me ^^")
Questa sarà una sorta di possibile(oserei dire improbabile XD)versione del quarto libro di Nashira ^^

Spero di non aver fatto sembrare Saiph troppo crudele, ma dato che è uno zombie, senz'anima potrebbe benissimo esserlo XD
E niente, spero vi sia piaciuto questo capitolo.
Consigli, pareri sono tutti ben accetti :D
Drachen

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Capitolo 2
*** capitolo 2:Ritorno ***


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Capitolo 2


Ritorno

 
 
Raggiunse il piccolo paese in meno di un'ora. Le sue fattezze erano di nuovo nascoste sotto il pesante mantello. Doveva fare presto. Sentiva che mancava poco perché il cuore smettesse definitivamente di battere.
Raggiunse i bassifondi.
Là era più che sicuro che avrebbe trovato ciò che stava cercando.
Infatti.
Trovò un uomo sulla quarantina a un banchetto piccolo in legno, uno di quelli facilmente smontabili all'arrivo delle guardie, un Talarita dai capelli rossi dalle striature nere, il viso sfigurato da un'impressionante cicatrice e che gli aveva strappato anche l'occhio destro, e il corpo imponente. Doveva essere stato un soldato.
Saiph si piazzò di fronte a lui senza paura.
Essendo morto le sensazioni arrivavano ovattate, a esclusione di quella rabbia che aveva acceso ogni fibra del suo corpo decadente quando aveva messo fine alla vita di Megassa.Studiò con occhio critico la mercanzia, Pietre dell'aria di varie dimensioni.
Saiph gettó un sacco pieno di monete, che aveva preso in prestito dal defunto nemico, sul banchetto.
L'uomo l'accapparró senza dire una parola, contandole una a una. Quando finíalzò losguardo, e puntó l'occhio buono sul cliente.
«Cosa desidera?»
La sua voce era cauta, come se fosse intimidito dalla presenza di Saiph.
"E non sai quanta ne devi provare di paura"pensó il femtita divertito.
«Un frammento di Pietra dell'Aria, se possibile bello grosso. Ho bisogno di una notevole quantità di magia».
L'uomo si mise sulla difensiva.
 «Sei un femtita?»domandó minaccioso.
Uh, sai che apura.
«E se anche fosse? Quei soldi coprono anche le domande indesiderate»ribatté Saiph per nulla intimidito.
L'uomo si grattó il mento e recuperó una Pietra dell'Aria grande come il suo palmo, e la porse a Saiph.
«Noi non ci siamo mai conosciuti»mormoró.
«Cristallino»rispose Saiph, prima di confondersi tra la folla.
 
Trovare un rifugio tranquillo non fu facile.
Alla fine optò per uno malfamato, dove ancora si potevano trovare femtiti fedeli ai loro padroni
"Feccia della peggior specie"pensò con disgusto.
E dire che aveva dato la vita per cambiare quella realtà, aveva combattuto per un mondo dove femtiti e talariti vivevano come pari.
Scacciò il pensiero.
Doveva concentrarsi sul rito.
Affittò una camera, pagandola con altri soldi presi da Megassa, senza provare un briciolo di rimorso. Aveva fatto ciò che era giusto, tanto bastava.
Si chiuse dientrò a chiave la porta.
Nessuno doveva distrarlo dal suo lavoro.
Come fosse una reliquia, estrasse il cuore dal tascapane(sempre preso in prestito da Megassa)dove l'aveva adagiato.
Lo poggió a terra, e al collo si legò la pesante Pietra dell'aria.
Poggió le mani sul cuore e si concentró. La pietra al collo cominciò a emettere luce azzurrina che fluì nelle sue mani fino al cuore.
La vita ancora pulsante entró in sintonia con la magia, mescolandosi tra di loro.
Quando fu sicuro che fosse pronto, lo prese tra le mani e lo adagió là dove un tempo batteva il suo.
E ripeté l'ultima formula.
La scossa che l'attraversó da capo a piedi fu atroce.
Un po' di volte, Sapih sentí le forze mancargli, ma non demorse.
Se voleva tornare a vivere, doveva sopportare quel supplizio.
Che per fortuna non duró molto.
Si alzó dolorante da terra, raggiungendo lo specchio.
Gli occhi non erano cambiati, erano ancora senza pupilla, segno che la morte aveva lasciato su di sé. Lo squarcio nel petto, invece, era scomparso. Poggió la mano sulla pelle liscia priva di escoriazioni e sangue, e percepí il battito del suo nuovo cuore.
Non poteva crederci.
Era tornato in vita.
Il bussare alla sua porta interruppe la sua felicità. Era l'uomo che gli aveva venduto la Pietra dell'Aria in compagnia di due Guardie.
«Ho riconosciuto la tua maledetta voce femtita»scandí rabbioso il talarita.
«É stato durante lo scontro con voi maledetti che ho perso un occhio e tutta la mia famiglia! É tutta colpa tua Saiph».
Sul volto di Saiph si dipinse un sorriso sinistro.
Allargó le braccia.«Certo, sono qui. Perché non venite a prendermi?»domandó in tono beffardo.
Le due Guardie prontamente si scagliarono sul ragazzo che con forza sovrumana spiccó un balzo altissimo atterrando con un giro dietro alle guardie.
Non ebbero neanche il tempo di accorgersi di nulla, che Saiph fulmineo ruppe loro le ossa del collo.
Il Talarita rimasto, cercó di fuggire, ma Saiph era pronto. Un altro scatto felino, che chiuse la porta e agguantó per il collo l'uomo.
«Lasciami! Lasciami! Maledetto! Tu sei pazzo! Pazzo!»
Saiph sorrise.«Non sai quanto».
E gli strappò il cuore come fece con Megassa.
Lo strinse tra le mani, facendo fuoriuscire il sangue. Ne bevve un sorso, e gli piacque. E anche molto.
Ne bevve fino a quando non finí.Mangiò anche il cuore, ma non gli bastò.
Ne voleva ancora.
Uscí dalla sua stanza e scese al piano di sotto. Il rifugio era abbastanza pieno, dato che era ora di cena.
Il primo a vederlo fu un giovane femtita, nulla piú di un ragazzino. Aveva l'occhio sinistro pesto e alcuni segni di graffi e del bastone sulle braccia.
«Il Messia»mormoró commosso.
I femtiti presenti sentirono nel loro cuore un'emozione mai provata prima. Diversa fu la reazione dei talariti.
Gli uomini intimarono le mogli e i figli presenti a uscire dal rifugio.
Cosa che non fu possibile.
Saiph con il pensiero chiuse di scatto la porta principale, facendo scattare anche la serratura.
Non si impressionò più di tanto di fronte a questa sua nuova capacità.
"Sarà per la magia che ho usato nel rito e che fluisce ancora nel mio corpo"pensò infine.
 «Nessuno di voi uscirà».
Quello che successe dopo fu un vero e proprio massacro.
Alla fine, tutti i talariti erano a terra privati del cuore. I femtiti presenti avevano seguito senza battere ciglio ciò che era accaduto.
E Saiph se ne compiacque.
I femtiti lo volevano come Messia.
Ebbene, avrebbe portato a termine il suo compito fino alla fine.
«La nostra schiavitú finirà»dichiaró.«Ogni talarita s'inchinerà di fronte al nostro potere». Mostro ai presenti un cuore che ancora pulsava.
«Io sono tornato in vita grazie al cuore di Megassa. Il rito mi ha conferito poteri inimmaginabili». Allargò le braccia. «E ora dico a voi, siete disposti a diventare i piú temuti di tutta Talaria? Siete disposti a combattere al mio fianco per la fine dei talariti e del loro potere?»
Silenzio.
Poi il giovane si staccó dal gruppo piazzandosi davanti a Saiph.
«Io sono con voi, Saiph»disse con vocina sottile.
Piano piano anche gli altri si aggregarono al ragazzino.
Saiph sorrise selvaggiamente.
«Bene. Allora, a me i vostri cuori».

 








Angolo autrice:
Eccomi con un nuovo capitolo di questa minilong(ancora non so quant capitoli saranno, ma non sarà tanto lunga ^^)
Spero vi sia piaciuto XD
Drachen

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Capitolo 3
*** capitolo 3:distruzione ***


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Capitolo 3



Distruzione

 
 
Cinque mesi dopo...
 
Quando Talitha ritornó a Talaria rimase alibita da ció che vide.
C'erano fumo e incendi sparsi ovunque. I Talareth sembravano malati o morenti in quel scenario apocalittico.
Che Cetus abbia bruciato il mondo quando era nel Luogo Innominato?
Eppure Nera era stata chiara. Il tempo scorreva diversamente da Talaria nella sua dimensione.
Un giorno equivaleva a una settimana, e stando ai suoi calcoli dovevano essere passati almeno, almeno cinque mesi.
Troppo pochi per motivare quella distruzione.
Melkise al suo fianco procedeva in silenzio. Talitha sapeva che il suo pensiero era legato al piccolo Grif.
Chissà dove si trovava in quel momento.
Ovunque posasse lo sguardo incontrava la morte. Ma nessun talarita e femtita in vista. E la cosa li insospettì molto.
Melkise posò una mano sulla spalla di Talitha.«C'é qualcosa di strano»mormorò, avvertendo una sorta d'inquietudine nel cuore.
«Sarà anche così Melkise. Ma prima dobbiamo trovare qualcuno che possa darci spiegazioni».
Il suo ragionamento non faceva una grinza.
Era cambiata molto Talitha dalla morte di Saiph. Si era fatta se possibile più matura e responsabile.
«Non c'é nessuno Talitha. Credo...credo che Cetus...»
Talitha alzò lo sguardo al cielo. Parte dei rami dei Talareth avevano perso le foglie, e si riusciva a intravvedere la luce malata dei due soli.
I due soli?
Cetus era al suo posto, meno risplendente dall'ultima volta che l'aveva visto.
«Melkise, non é opera di Cetus tutta questa distruzione»rispose con un filo di voce indicando al compagno il cielo.
Melkise sbiancò.«Pensi che sia opera di tuo padre? Ma no, impossibile. Sarà stato anche un folle, ma non credo che il suo obiettivo fosse questo»ribatté indicando intorno a sé.
Talitha arricciò il naso.
«Sarà. Ma non ci vedo bene in tutta questa faccenda».
Con lo sguardo volò sul paesaggio intorno a lei rischiarato da piccoli incendi sparsi.
L'aria si era fatta rarefatta, presto avrebbero avuto bisogno di un luogo dove riposare e riprendersi.
La profezia di Nera riaffiorò nella sua mente, ma la ricacciò indietro.
Non voleva assolutamente crederci.
«Talitha. Laggiù».
La voce di Melkise la riscosse.
Una figura indistinta tra le fiamme riaccese le sue speranze.
Talitha comició a correre verso di lei, incurante di Melkise che la chiamava.
«Aspetta!»urló, cercando di raggiungere la figura minuta avvolta in un mantello.
Era il primo essere vivente che incontravano da quando avevano rimesso piede della Terra d'Autunno, e non si sarebbe lasciata sfuggire quest'occasione.
Quando fu a pochi passi, la figura si girò e si tolse il mantello.
Talitha lo riconobbe subito e il cuore le consigliò di chiamare Melkise.
Di fronte a lei c'era Grif,con una strana espressione sul viso. Solo allora notò il pallore pronunciato della pelle, gli occhi senza pupilla, e la spada in mano.
Talitha indietreggiò, ma non abbastanza in fretta. Grif le fu addosso in un lampo, inchiodando la a terra.
La ragazza cercò di sbilanciare il ragazzino con un colpo di reni, ma la sua presa era ferrea.Cominciò a urlare, cercando inutilmente di sgusciare via dalla sua presa.
La pressione sul suo pettoscomparve quando intervenne Melkise. Quando riconobbe il femtita, sbiancò visibilmente in viso.
«Grif…che ti hanno fatto…»mormorò come in trance.
Talitha lo prese per il braccio, costringendolo a fuggire. A malincuore l'uomo seguì Talitha. Dietro di loro sentivano i passi felpati e rapidi di Grif, in rapido avvicinamento.
Per fortuna Melkise conosceva bene quel posto. Quando ancora era un cacciatore di taglie, aveva avuto a che fare con un furfante che si era rifugiato in quella zona, in un rifugio in alto, quasi vicino alla chioma del Talareth.
Intimamente sperò che anche Grif non se ne ricordasse.
«Seguimi, conosco un luogo sicuro»mormorò a Talitha, che gli si era affiancata nella corsa.
Talitha non rispose, ma gli rivolse un'occhiata comprensiva. Melkise aumentò la velocità, seguito a ruota dalla ragazzina.
Girarono in tondo per vari isolati per far perdere l'orientamento a Grif. Quando furono quasi sicuri di essere a posto, raggiunsero la scalinata che portava ai rami alti del Talareth. Salirono i gradini a due a due per minimizzare i tempi.
Ma quando arrivarono in cima, i loro cuori persero un battito.
In cima alla scala c'era Grif ad attenderli, intento a giocherellare con un pugnale dalla lama consumata, eppure ancora abbastanza tagliente. Quando si accorse della loro presenza sorrise. Un sorriso diabolico e pieno di oscuri presagi. Un sorriso che non aveva nulla a che vedere con il ragazzino che Melkise aveva deciso di accudire.
Talitha coraggiosamente sguainò Verba.
Tutto inutile.
Grif le saltò addosso fulmineo e affondò il pugnale nella sua spalla.
Talitha gemette di dolore, e quasi involontariamente colpì Grif al fianco, per recuperare la distanza di sicurezza.
Con orrore, la ferita che gli aveva inferto si richiuse, e la pelle tornò integra, come se non fosse stata mai sgualcita.
Grif sorrise beffardamente, sentendo già la vittoria in pugno.
Quando all'improvviso, dalla chioma sopra di loro sbucarono tre lance, che mancarono il femtita per un soffio.
Una figura agilissima sbucò dal fogliame, atterrando accanto a Talitha.
La riconobbe subito.
Era Lakina, la giovane mezzosangue che aveva seguito Saiph per Talaria quando ancora era vivo.
Gli occhi brillavano minacciosi, e con un cenno richiamò i suoi uomini, un talarita pelle ossa dai capelli biondo cenere e gli occhi verdi, e un giovane femtita dai capelli verde chiaro e gli occhi allungati dorato chiaro.
Grif ebbe un moto di stizza.
Lakina sorrise pericolosamente, scostandosi una ciocca viola dal viso, e trafiggendolo con i suoi occhi dorati.
«Questo non è luogo per quelli come te, maledetto. Vattene se non vuoi che ti faccia pentire di esserti venduto a Lui».
Talitha sentì un brivido scenderle giù per la schiena, nel sentire la parola Lui.
Grif per nulla intimidito cercò di colpire Lakina che parò senza problemi con un pugnale che aveva sfoderato all'ultimo minuto.
«Non essere stupido. Avrai anche le tue doti surreali, ma non dimenticarti che siamo tre contro uno».
Talitha represse una smorfia per non essere stata presa in considerazione, ma sorvoló su questo fatto. In fondo Lakina li aveva appena salvati.
Grif li fissò duro, uno a uno. Poi con scatto felino, troppo veloce per un normale femtita o talatita, scomparve.
Lakina rinfoderó il pugnale e rivolse a Talitha e Melkise un sorriso triste.
«É un piacere rivedervi».

 
 




Angolino dell'autrice:
Ciao eccomi(finalmente)con il terzo capitolo di questa story.
Scusate il ritardo, ma faccio ciò che posso ^^"
A presto <3
 

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Capitolo 4
*** capitolo 4: ribelli ***


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Capitolo 4


Ribelli

 
 
Seduta accanto al fuoco e avvolta in una coperta, Talitha sorseggiava una calda zuppa, la spalla che Grif aveva pugnalato fasciata. Era stato il femtita al seguito di Lakina, Serja, le pareva si chiamasse, disinfettarla e avvolgerla con larghe bende. Eseguiva gli orfdini quasi macchinamente, eppure era davveri bravo con le sue dita abili a intrecciare il tessuto.
Al suo fianco Melkise era bianco come un cencio, e ancora sotto shock. E come dargli torto.
Grif.
Era così cambiato dall'ultima volta che l'avevano visto. Nei suoi movimenti, nel suo comportamento aveva letto una miriade di cose, tutte a che vedere con la morte. Perché era quella che aveva bramato durante i loro scontri. Ma per fortuna Lakina li aveva salvati. La mezzosangue non aveva aperto bocca per tutto il tragitto fino al suo quartier generale, persa nei suoi pensieri.Il rifugio si trovava su un Talareth poco distante da quello dove avevano subito l'attacco di Grif. Talitha si stupì nel vedere Talariti e Femtiti fianco a fianco. Era vero, esistevano già i Beati prima che partisse per il Luogo Innominato, ma ritrovarsi vecchie guardie anche di Messe, e ribelli di Levish, le sembrava quasi surreale. Eppure collaboravano, quasi fossero un'unica entità.
Lakina sedeva di fianco a loro, fissando intensamente la fiamma.
Eppure Talitha non sopportava più quel silenzio, voleva sapere.
«Grif...»mormoró incapace di proseguire.
Gli occhi famelici del femtita erano ancora impressi nella sua mente, come marchiati dal fuoco.
Lakina alzó lo sguardo assente.«Non lo vuoi sapere sul serio, vero Talitha?»
Nella sua voce lesse una sorta di malinconia e paura.
«Perché non dovrei? Grif...Grif ci ha quasi ucciso. Abbiamo l'assoluto diritto di sapere la verità!»
Si era alzata di scatto facendo cadere a terra la coperta che aveva sulle spalle.
Lakina non si lasció intimidire dal suo sguardo di fuoco e rimase in silenzio.
«Dimenticati di Grif»mormoró infine.«Il femtita che conosci non esiste piú. Ora non c'é altro che un...mostro».
Melkise chiuse gli occhi. Talitha gli scoccó uno sguardo compassionevole. Lui piú di tutti stava soffrendo quella situazione.
«Cosa gli é successo?»tentó di nuovo, per curiosità sua, ma soprattuttoper il Talarita.
«Dimenticati quello che hai visto. Da adesso in poi non uscirete dalla nostra base per alcun motivo. Combatteremo noi con quelle...creature».
«Ce ne sono altri? Perché non possiamo aiutarvi? Io e Melkise siamo abili guerrieri, possiamo esservi d'aiuto» tentò Talitha.
Lakina la fissó con pietà.«Perché saresti troppo coinvolta emotivamente. Se ti trovassi faccia a faccia con Lui, combatteresti sempre al nostro fianco?»
Lui. Ancora non capiva a chi si stesse riferendo, eppure sentiva spirare dalla voce di Lakina che era un essere pericoloso.
«Perché? Di chi si tratta?»
Lakina aprí bocca, comese si fosse convinta(finalmente)a rivelarle il nome del loro famigerato nemico, ma all'ultimo si trattenne.
«Non posso. Cercheresti di bloccarci, e noi abbia o già abbastanza problemi. Ogni giorno qualcuno dei nostri finisce nelle Sue mani, e da tempo temiamo un attacco. Se poi ti ci mettessi anche tu...». Scosse la testa energicamente.«No, tu e Melkise starete fuori da questa faccenda. Kar si accerterà che non vi accada nulla di male».
Fece un cenno con la mano, e un talaritalasció per un momento la sua postazione. Talitha lo riconobbe. Era lo stesso al seguito di Lakina durante il loro salvataggio. All'apparenza non sembrava un temibile guerriero, eppure in quegli occhi verdi lesse una determinazione senza pari. Era disposto a morire per le sue convinzioni.
«Assicurati che non lascino la base, e che nessuno dei Suoi emissari li uccida»ordinó con voce repentoria.
Talitha quasi non credette ai suoi occhi. Non si aspettava che un Talarita soccombesse agli ordini di una mezzosangue, eppure il ragazzo annui grave, facendo loro segno di seguirlo.
«Vi condurrà ai vostrialloggi»dichiaró Lakina che giró i tacchi allontanandosi.
Il ragazzo li fissó indifferente.«Convinci il tuo amico a seguirci». Aveva una voce un po' roca, ma per nulla spiacevole.
Talitha si avvicinó a Melkise poggiandogli una mano sulla spalla. L'uomo alzó gli occhi incrociandoli con quelli di lei. Non l'aveva mai visto cosí vulnerabile.
«Vieni Melkise»gli sussurró dolcemente.«Troveremo un modo per salvarlo».
Questo parve giovarlo, perché sul viso siaprí un tenue sorriso, che scomparve peròin pochi secondi.
Il rifugio era più grande di quello che sembrava. Kar li condusse in u a moltitudine di corridoi, sicuro della strada da prendere.
«In origine questo rifugio comprendeva solo la stanza dove vi ha condotto Lakina. É stato grazie al nostro lavoro che si é ampliato. I corridoi intrecciati tra loro servono per un possibile attacco, a disorientare gli avversari». Parlava a macchinetta come se avesse pronunciato più volte quelle parole.
Talitha lo seguì in silenzio gettando un'occhiata a Melkise perso nei suoi pensieri. Quasi involontariamente fece scivolare la sua mano in quella callosa di lui, come gesto d'incoraggiamento.
Melkise strinse la presa poco convinto. Anche se Saiph era morto, non poteva assolutamente degnarsi di farsela con la sua ragazza. Gli sembrava un tradimento alla fiducia che aveva avuto nei suoi confronti. Per questo si lasciò consolare mantenendo però le distanze.
Kar si fermó davanti a una porta anonima in legno, ed estrasse una chiave mezza arrugginita dalla tasca. La stanza era piccola, ma tutto sommato accogliente. C'erano due letti addossati alle due pareti opposte, un mobiletto, e una piccola finestrella. Insomma, in giro c'era senz'altro di peggio, pensò Talitha.
«La cena è tra qualche ora»disse Kar con voce atona.
Talitha annuì chiudendosi la porta alle spalle.
Stanca e dolorante si gettò sul letto di peso.
«Dobbiamo scoprire la verità»mormorò più a se stessa che a Melkise.
Quando voltò lo sguardo lo trovò che ronfava beatamente sul letto, sfinito. Anche lei seguì il suo esempio e chiuse gli occhi.
 
Serja si allontanó a passo felpato dalla camerata dove allogiava.
Quando fu sicuro di essere solo tiró fuori da sotto la casacca una Pietra dell'Aria.
Due parole e la pietra cominció a pulsare.
Non dovette aspettaremolto.
Un Emipiro sbuccó dalla vegetazione, accoccolandosi nella mano del femtita, che lo fissó con occhi dorati senza pupilla.
Legó alla zampetta del rettilino un messaggio.
«Va. Portalo al mio padrone».











Angolo dell'autrice:
Ciao!
Visto? Stavolta non vi ho fatto aspettare molto :3
Chi è il misterioso nemico che teme Lakina?
E Serja?
Per chi lavorerà?
Eh, eh...noi lo sappiamo...ma i poveri Melkise e Talitha no XD
Ringrazio chi segue questa storia, recensori e lettori silenziosi XD
Se volete lasciare un  parere, fate pure^^ I vostri commenti sono sempre iperutilissimi ;)

A presto <3

Drachen

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