Nobody said it was easy.

di crige
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amore e Discussioni. ***
Capitolo 2: *** Disastri ***
Capitolo 3: *** Ricordi, perdonare. ***
Capitolo 4: *** Incertezze ***
Capitolo 6: *** L' Amore è tutto, ma non abbastanza. ***



Capitolo 1
*** Amore e Discussioni. ***


 
Non è facile. 
Non è semplice renderci conto di trovarci di fronte ad un problema.
Di vedere che c'è qualcosa che non va.
 
All' inizio tendiamo a far finta di niente.
A ripeterci che presto passerà
Che è solo un periodo.
 
Ma poi la cosa va avanti.
Continua ad evolversi.
E tu non puoi più stare semplcemente fermo lì.
 
Quindi, prendi un bel respiro e decidi di affrontare di petto la cosa.
Ti prepari un discorso.
Ti poni le probabili domande, così da avere già le risposte.
E vai. 
 
Ma poi ti trovi davanti un paio di occhi.
Due mani tremanti che afferrano le tue.
Delle labbra che sussurrano il tuo nome. 
E tutto ad un tratto, tutto si spezza.
 
In fondo, nessuno ha mai detto che sarebbe  facile.
Non ci sono istruzioni.
Ci sarà sempre qualche problema di fronte a te.
Devi solo imparare a considerare quegli occhi, quelle mani e quelle labbra.
Perchè solo così capirai che, qualunque sia il problema, se si affronta in due, non puó essere poi tanto grosso.
 
 
 
 
                                  **********
 
Mi stiracchio beata.
Sbadiglio rumorosamente, rigirandomi tra le lenzuola.
Alla fine allungo una mano dall' altra parte del letto, trovandola peró vuota.
 
Storcio il naso ricordandomi che Alessia aveva lezione.
Apro gli occhi, dando uno sguardo alla stanza.
Cosa che ieri non ho potuto fare.
 
Ho deciso di farle una sorpresa.
Ho guidato fino Milano.
Ho trovato casa sua, bussato alla porta e aspettato.
 
Lei ne è stata molto felice.
Non ci vedevamo da due mesi.
Inutile dire che non abbiamo passato la notte a parlare.
 
Mi alzo dal letto, abbandonando la camera.
Posso rimanere tranquillamente in pantaloncini e reggiseno sportivo.
Le coinquiline di Alessia non ci sono.
 
Mi è mancata da morire.
Il suo profumo.
I suoi occhioni dolci.
Le sue labbra.
Il suo corpo..
 
Non riesco ad esprimere la gioia che ho provato rivedendola.
È un qualcosa di troppo grande per essere definito.
Troppo intenso.
 
Mi siedo al tavolo con una tazza di caffè in mano.
L' orologio alla parete segna le undici e mezza.
Ho dormito troppo.
Ma in fondo, stanotte, ho speso parecchie energie.
 
Sorrido sorniona al ricordo.
È stato belissimo fare l' amore con lei dopo cosí tanto tempo.
Credo di essere tornata a respirare, solo quando lei mi ha baciato.
A Firenze mi manca l' aria, senza la sua presenza.
 
All' improvviso sento il portone aprirsi.
Sorrido, immaginando si tratti di Alessia.
Mi alzo, aspettandola.
 
Chi mi si presenta davati, peró, è tutt' altra persona.
Alta, scura di pelle, capelli neri legati in una coda, occhi scuri.
Fisico nella media.
 
-Ciao- saluta, indecisa.
 
-Ehi- ricambio il saluto, scrutandola -io sono..-
 
-Francesca- sorride -immaginavo- si avvicina, porgendomi una mano -Stella, la compagna di stanza di Alessia-
 
-Oh, è un piacere!- ricambio la stretta, cercando di essere cordiale -ho fatto del caffè, ne vuoi un po'?-
 
-Certo- annuisce, prendendo poi posto a tavola.
 
Prendo un' altra tazzina, riempendola.
Gliela porgo, sedendomi di fronte a lei.
Non mi sento molto a mio agio.
 
Continua a squadrarmi il corpo senza ritegno.
Non si sforza neanche di instaurare una conversazione.
Che tipa strana.
 
-SONO A CASAAA!-
 
Sorrido automaticamente, sentendo la voce della mia ragazza.
La vedo apparire poco dopo.
Saltella fino a me, lasciandomi un veloce bacio sulle labbra.
 
-Ciao Amore- soffia, scostandosi -ciao Stella!- saluta la sua amica, sedendosi successivamente sulle mie gambe -come è andata a casa?-
 
-Tutto apposto, grazie!- sorride -la tua lezione?- 
 
-Bene! Anche se la Marini è veramente una scassa palle-
 
Seguo i loro discorsi, senza capirci molto.
La maggior parte delle persone che nominano, non la conosco.
Decido quindi di andare a fare una doccia.
 
-Vi dispiace se uso il bagno per farmi una doccia?- chiedo, facendo alzare Alessia.
 
-Feffe non dire stupitaggini!- mi brontola, la mia ragazza -vai e muoviti!- 
 
-Ci metto poco- le lascio un bacio in fronte e abbandono la stanza.
 
Non so spiegare bene come mi sento.
In un certo senso, sono a disagio.
Mi sento fuori posto.
Quasi un' estranea e non riesco a capire il perchè...
 
 
                         **********
 
La seguo con lo sguardo finchè non sparisce dalla mia vista.
Sorrido incontrollatamente.
È bellissima.
 
Quando ieri ho aperto la porta, mai avrei immaginato di trovarmela di fronte.
Sarei potuta morire di gioia.
 
Abbiamo passato la notte a fare l' amore ed è stato bellissimo.
Mi è mancata da morire.
Tutto di lei, di noi, mi è mancato un sacco.
 
-Ok- Stella interrompe i miei pensieri -mi dovevi dire che le foto non le rendono giustizia!- esclama -è troppo figa! Per non parlare del suo fisico e..-
 
-Ehi!- la blocco, indignata -ricordati che è la mia ragazza! Non farti strane idee- ridacchio divertita della sua faccia -comunque si, lo so che è figa! Ed è mia!- le punto un dito contro, a mó di minaccia.
 
-sisi, tranquilla! Non ti devi preoccupare!- scuote la testa -se vuoi posso stare in camera delle altre, oggi! Almeno state da sole!-
 
-Sarebbe fantastico- dico, sorniona.
 
-Perfetto- mi fa un occhiolino, alzandosi -vado a portare le mie cose di là, allora!- 
 
Adoro Stella.
È la coinquilina con la quale ho legato di più.
Ci siamo capite subito.
 
Usciamo spesso insieme.
Mi ha presentato molti dei suoi amici e delle sue ultime conquiste.
È una persona adorabile.
 
Mi alzo andando in camera.
Apro la porta, soffermandomi un momento sull' uscio.
Ammiro la mia ragazza avvolta solo da un asciugamano.
 
Mi avvicino silenziosamente, abbracciandola da dietro.
Inspiro il suo profumo, sospirando beata.
Mi è mancato l' odore della sua pelle.
 
-Ehi- soffia, voltandosi nell' abbraccio.
 
-Non puoi startene qui così- dico, squadrandola da cima a fondo -mi fai eccitare da morire-
 
-Scema- ride, stampandomi un bacio sulle labbra -non ti è bastato questa notte?-
 
-Tu non mi basti mai- mormoro, spingedola verso il letto.
 
M' impossesso delle sue labbra, strappandole un bacio passionale.
Le sue mani corrono al bordo della mia maglietta, togliendomela.
Si lascia cadere sul materasso, portandomi con sè.
 
Continua a baciarmi, facendomi saltare il bottone dei jeans.
Tocco avidamente ogni parte del suo corpo.
La sento sospirare e questo mi eccita ancora di più.
 
-Mi fai impazzire- gemo, quando le sue mani scavalcano i miei splip.
 
-Tu mi fai impazzire- ribatte, portandosi sopra di me.
 
Dio, potrei passare giorni interi a fare l' Amore con lei.
Feffe mi libera dei pantaloni.
Inizia a baciarmi le gambe, fino ad arrivare al mio centro.
 
-Cerca di non farti sentire da Stella- sussurra, prima di privarmi delle mutandine.
 
-Vedró che posso fare- gemo, quando le sue labbra si posano sul mio inguine.
 
 
                               **********
 
-Dormi?-  
 
-No- mormora -sono solo rilassatissima-
 
Sorrido, accarezzandole i capelli.
Abbiamo finito di fare l'Amore da poco.
Siamo nude a letto, sdraiate.
Io a pancia in sù e lei poggiata per metà sopra di me.
È il paradiso.
 
-Mi sei mancata- 
 
-Anche tu- soffio, lasciandole un bacio su una tempia.
 
Ridacchia, alzandosi leggermente.
Si sistema meglio sopra di me.
Ora siamo viso contro viso.
 
-Lo avresti mai detto?- chiede, sorridendo -quando ci siamo conosciute, lo avresti mai detto che saremo arrivate a questo punto?-
 
-So solo che ci speravo dalla prima volta che ti ho visto sorridere-
 
La vedo sorridere emozionata.
Si sporge in avanti richiedendo un bacio che non le nego.
Sfiora il mio naso con il suo, subito dopo.
 
-Allora, come vanno le cose a casa?-
 
-Tutto bene- rispondo, semplicemente -Erica e Nene sono sempre più unite, Marta sta prendendo ottimi voti a scuola, Lorenzo sta ancora con Claudia e Alessandro è il solito scapolo!-
 
-Bene- annuisce -sono contenta!-
 
Sorrido, iniziando ad accarezzarle la schiena.
Sospira, poggiando la testa nell' incavo del mio collo.
Mi beo della sensazione dei nostri corpi a contatto.
 
Mi è mancato tutto questo.
Stare nel letto con lei a parlare.
Farci le coccole.
Godere della sua presenza.
 
All' improvviso mi sfiora il tatuaggio sul fianco, con una mano.
Alza il capo, guardandomi.
Ha uno sguardo strano.
 
-Sei più andata a trovare Federica?-
 
-Sì, lo sai che ci vado almeno due volte a settimana- dico, stranita -perchè?-
 
-Così- scrolla le spalle -e stai bene? Insomma, domani è..-
 
-Tranquilla- m' irrigidisco, scostandomi leggermente -è tutto ok-
 
-Scusa- si mette a sedere -non volevo farti agitare -solo che stasera vai via e voglio essere sicura che tu non faccia niete di stupido, perchè quest' anno non ci saró io e..-
 
-Ti ho detto che è ok- alzo un po' la voce -il fatto che domani sarebbe stato il suo compleanno, non mi farà andare fuori di testa- abbandono il letto, iniziando a rivestirmi.
 
-Eddai Francesca, non volevo farti arrabbiare- si alza a sua volta, venendomi in contro -mi preoccupo solo per te-
 
-Non ne hai motivo, sto bene!- 
 
Le do le spalle, infilandomi i jeans e successivamente le sarpe.
Prendo un bel respiro, cercando di calmarmi.
Non mi piace questa conversazione.
 
Non capisco perchè abbia introdotto l' argomento.
Non capisco cosa c' entrasse. 
Non ha proprio alcun senso.
A meno che..
 
-Aspetta- mi volto di scatto, scrutandola -credi sia venuta a trovarti solo per questo?-
 
-No, io..- 
 
Si blocca di colpo.
Punta i suoi occhi nei miei.
Sospira.
Ha uno sguardo rammaricato.
 
-Non ci posso credere- mormoro, passandomi una mano tra i capelli.
 
-E' solo che è da un mese che ci sentiamo poco, che sei sempre assente e di colpo ti presenti qui e..-
 
-E non credi sia venuta qui appunto perchè ultimamente ci siamo sentite poco?!-
 
-Non lo so!- sbotta, incrociando le braccia.
 
-Antonella mi vuole lasciare il Danger, Alessia!- sbuffo -mi sta insegnando come si fanno gli ordini e si tiene la contabilità di base! Sto studiando e lavorado il triplo! Dovresti cercare di capirmi!-
 
-Ma io ti capisco!- ribatte -solo che ti sento distante- sussurra quelle ultime parole, infilandosi una maglietta lunga.
 
-Mi senti distante e allora per questo tiri furi Federica?- chiedo, incredula -facile dare sempre la colpa a lei!-
 
Mi ero ripromessa di non tirare fuori l' argomento.
Mi ero detta che non andavo da lei per litigare. 
Ma purtroppo quella frase mi è uscita senza che io potessi far niente per fermarla.
 
 
                                 **********
 
-Che vorresti dire, scusa?- 
 
-Che fai sempre così!- ringhia -dai ogni volta la colpa agli altri! Non è mai colpa tua!-
 
Quelle parole mi colpiscono come lame.
Mi siedo sul letto.
Fisso Francesca, incredula.
 
-Non è solo colpa mia se ci sentiamo poco, ultimamente- abbassa il tono di voce, sedendosi sulla scrivania -tu hai sempre da fare e quando non sei impegnata, esci con i tuoi amici e mi scrivi solo quando stai per andare a dormire- sospira -se ti voglio vedere, devo venire io-
 
-Ma perchè io devo seguire le lezioni!-
 
-Ma il fine settimana non le hai!- ribatte, sbattendo una mano su un libro lì vicino -ma preferisci uscire con i tuoi compagni di corso!-
 
Non posso dire che abbia torto.
In effetti, sarei potuta scendere.
Ma ho preferito andare alla festa organizzata da uno dei miei amici.  
 
Abbasso la testa, colpevole.
Capisco come possa sentirsi.
Non volevo farle del male.
 
-Mi dispiace- dico, in fine -Sono stata una stronza. Non so neanche perchè ho tirato fuori Federica- mormoro -io..-
 
-Devo uscire- afferma, balzando giù agilmente -ho bisogno di stare da sola-
 
-Amore..-
 
-Ti prego- sussurra -torneró tra qualche ora-
 
Annuisco, vededola uscire.
Sobbalzo sentendo il portone di casa chiudersi.
Mi alzo, finendo di vestirmi.
 
Non so perchè mi sia comportata così.
Non so cosa mi sia preso.
Quand' è che ho iniziato ad allontanarla?
 
Stupidamente ho creduto che, non sentendola, sarei riuscita ad abituarmi meglio alla sua assenza fisica.
Ma ora capisco quanto mi sbagliassi e ho finito pure con farle del male.
 
Mi dirigo in salotto, lasciandomi cadere sul divano.
Accendo la tv, cambiando distrattamente canale.
Lascio andare un sospiro.
 
-Ale!- Stella mi raggiunge, prendendo posto accanto a me -tutto ok?-
 
-No- rispondo -ho litigato con Francesca-
 
-Per quale motivo?-
 
-Colpa mia- sbuffo -non l' ho trattata bene, ultimamente-
 
Ammetterlo ad alta voce, fa ancora più male.
Stella si avvicina, poggiando una sua mano sulla mia.
Mi sorride.
 
-Vedrai che risolverete! Parlale, no?-
 
-Lo faró quando torna-  
 
-Brava!- esclama -nel frattempo, che ne dici di una birra? E sorridi, che sei più bella quando lo fai!-
 
La osservo alzarsi e andare in cucina.
Nascondo il viso tra le mani, sospirando.
Voglio solo che la mia ragazza torni pesto.
Voglio parlarle e ricordarle quanto la amo.
Odio discutere con lei.
 
Le diró che torno a Firenze con lei, per qualche giorno.
Non fa niente se salto un paio di lezioni.
L' unica cosa di cui m' importa adesso, è riavere la nostra complicità indietro.
Ho bisogno di sentirla vicina.

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Angolo autrice:

Prima di tutto, chiedo scusa se non aggiorno Love Of My Life, dico solo che ci sto lavorando.
Nel mentre, mi è venuta l' idea di questa storia.
Non so ancora quanti capitoli avrà, ma non molti.
Prendete il tutto come una specie di prologo per il seguito di Save Me!
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, nel prossimo ci saranno anche Nene e Erica!
Cerco di aggiornare presto!
Un bacio a tutti!

Ps: grazie di cuore a quelle 97 persone che mi hanno messo tra gli autori preferiti!
Siete magnifici *.*


Pps: sto scrivendo dall' iPod, quindi se ci sono degli errori vogliate scusarmi. 

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Capitolo 2
*** Disastri ***


Mi fermo davanti al vialetto.
Mi piego in avanti poggiando le mani sulle ginocchia.
Cerco di regolare il respiro.

Stamani sono uscita di casa presto.
Mi sono infilata le scarpe da corsa e mi sono fiondata fuori.
Sentivo il bisogno di correre.

Mi sono svegliata sobbalzando.
È come se avessi avuto un brutto presentimento.
Non so spiegarmelo bene.

Ho lasciato Erica a dormire beatamente nel letto.
Ho preso qualche minuto per osservarla.
Era ancora nuda dalla nostra sera precedente.
Nuda e bellissima.
Non ho voluto svegliarla.

Ho corso sulle note dei Coldplay.
L'ultimo album.
Mi piace da impazzire.
Ma ora che sono qui, davanti casa di Feffe, quella brutta sensazione non se n'è andata.

Cammino lentamente verso la casa della mia amica.
Apro silenziosamente la porta, chiudendomela poi alle spalle.
Subito Terry corre a salutarmi.

Le faccio qualche coccola, congedendomi poco dopo.
Entro in quella che negli ultimi giorni è stata la mia camera.
Noto che la mia ragazza non c'è.
Deve essere uscita.

Sospiro recuperando l'occorrente per fare la doccia.
Successivamente mi chiudo in bagno.
Mi privo dei vestiti, lasciandomi travolgere dal getto di acqua calda.

È strano come la doccia richiami a galla tutti i tuoi pensieri.
Si affollano lì nella tua mente, desiderosi di farsi sentire.
Bisognosi di attenzione.

È solo che ultimamente cerco di reprimerli.
Sono un' ossessione.
Un'ossessione che in realtà porta su di sè un nome solo.
Francesca.

Non so cosa le succeda.
Ma in quest'ultimo periodo è strana.
O almeno più strana del solito.

La sorprendo spesso seduta sul divano.
Televisione spenta.
Una birra in mano e lo sguardo completamente assente.

Poi, quando imi ha detto che sarebbe andata da Alessia, mi ha assalito il panico.
Mille ipotesi hanno preso immagine nella mia mente.
Ho paura che possa fare stronzate.

Libero un sospiro fustrato.
Oggi è il suo compleanno.
Non è mai stato un giorno piacevole.
Per nessuna delle due.
Ma soprattutto per lei.

-Ah, sei qui-

Sobbalzo di spavento a quella voce inaspettata.
Mi copro velocemente il corpo.
Solo dopo aver visto di chi si tratta, rinsano di mente.

-Dio, Erica, non farlo mai più- soffio, recuperando il flacone di bagnoschiuma.

-Scusa- sorride -non volevo spaventarti-

-Tranquilla- le sorrido di rimando -tra qualche minuto sono pronta-

-Ok, ti aspetto in camera- dice, sparendo poco dopo.

Scuoto la testa divertita.
Se non ci fossi lei, sarei sicuramente impazzita nelle ultime settimane.
Sono fortunata ad averla.

Le cose tra di noi vanno a gonfie vele.
Ormai è quasi fissa a casa mia.
I miei l'adorano.
E i suoi adorano me.

I genitori di Erica mi hanno accolto a braccia aperte.
Sua madre mi ha detto che non si sarebbe mai aspettata che la figlia portasse a casa una ragazza.
Ma che non le è per niente dispiaciuto.
A loro basta solo che la sua bambina sia felice.
E spero che lei lo sia.

Erica mi fa dannatamente bene.
Ha una personalità solare e allegra che ha risvegliato la mia anima sofferente.
È stata lei a convincermi ad accettare la proposta dei miei genitori, di andare a fare apprendistato nella loro azienda.
E devo dire che sta andando alla grande.

I miei pensieri vengono nuovamente interrotti dal rumore della tendina che si spalanca.
Una Erica nuda e sorridente fa il suo ingresso nel piccolo abitacolo.
Mi cinge il collo con le braccia.

-Non mi piaci quando sei tutta pensierosa- soffia sulle mie labbra -e ho deciso di rimediare-

-Si?- chiedo, inarcando un sopracciglio e costringendola contro il muro -e come pensi di fare?-

-Non so- si apre nel suo immancabile sorriso sarcastico -pensavo a una partita a carte qui dentro! Che dici?-

-Che sei la solita scema- rido, rubandole un bacio passionale.

Porto le mani ai lati della sua testa.
Spingo un ginocchio tra le sue gambe.
Nel mentre insinuo la lingua tra le sue labbra.
Sicuramente mi ha dato altro a cui pensare.


**********

-Ho tante noci di cocco splendide, tittirì, tutte in fila per tre, per tre, per tre... Bombombobombombo grandi grosse, anche più grandi di te!- canticchio, mentre la guardo vestirsi.

-Te l'ho detto, io, che stare interi pomeriggi a guardare i cartoni animati con Marta, ti fa male!- scuote la testa divertita, raggiungendomi sul letto.

-Bhè, ci hai proibito di montare i video di te che t'incazzi e te la predi con noi, qualcosa dovremo pur fare!- si lamenta, mettendo il broncio.

-Erica, ne abbiamo già parlato- borbotta -il video di me che cado su una buccia di banana, appositamente messa lì da Marta, mentre ti rincorro per aver sostituto la mia salsa di soia con l'aceto, non è divertente!-

-Dici così solo perchè non ti sei vista cadere!- sopprimo una risata, cercando di sembrare seria.

Sbuffa, sedendosi con la schiena poggiata contro lo schienale del letto.
Recupera il libro poggiato sul comodino.
Inizia a leggere, ignorandomi.

Mi perdo ad osservarla.
Ogni volta mi sorprendo di quanto sia bella.
Non ci posso ancora credere che stiamo insieme da più di un anno.

Mi ricordo ancora il giorno in cui disse alla sua squadra, che stava con me.
Fu estremamente divertente.
Bianca e Cinzia scoppiarono a ridere.
Le altre, invece, erano totalmente sorprese.
Ma tutte ovviamente non hanno avuto niente da ridire.
Soprattutto perchè le più hanno paura di lei.
Rido mentalmente di questo ultimo appunto, perdendomi poi a fissare il soffitto.

So a cosa sta pensando, in questi giorni.
Sicuramente a Federica, certo.
Ma anche Francesca le dà pensieri, ultimamente.

Ho notato anche io che è strana.
Ma non so se sia per il compleanno o per altro.
Ele mi ha detto che ha provato a parlarci, ma che non le ha ricavato niente.

Ho provato a parlarne con Alessia, ma lei sostiene che sia tutto ok.
Io inveve credo che sia anche a causa sua se Feffe sta così.
Insomma, pure io la sento pochissimo.

È sempre impegnata.
O perchè esce con i suoi nuovi amici.
O perchè è a lezione.
Fatto sta che è quasi irreperibile.

Non so cosa passi per la sua testa.
Non so se si rende conto che sta facendo soffrire la sua ragazza.
Proprio ora che avrebbe bisogno di lei.

-Ele- richiamo la sua attenzione, poggiandole una mano sul braccio -tu credi che i nani abbiano un'anima?-

-Eh?- domanda, stranita.

-Sì insomma- sospiro -devono pur provare qualcosa! Magari si esprimono a canzoni come gli humpa lumpa!-

-Che cavolo stai dicendo?-

-Dai, pensaci! Stanno tutto il giorno, tutti i giorni, fermi nel solito punto di un qualche giardino senza mai ricevere ringraziamenti da nessuno! Pensa a quanto debbano soffrire!-

La vedo posare il libro dove era prima.
Si gira su un fianco, così da guardarmi in faccia.
Mi posa una mano sul viso.

-Che droga hai preso?- domanda, seria.

-Nessuna- sbotto, risentita -stavo pensando ad Alessia e mi sono venuti in mente i nani!-

Mi guarda per qualche secondo.
Poi scoppia a ridere come una deficiente.
Si rotola sul letto, con le mani sullo stomaco, incapace di fermarsi.

-Cosa ridi?- m'imbroncio.

-Mi sto immaginando Alessia in veste di nano da giardino!- urla con le lacrime agli occhi per le troppe risate -l'altezza è uguale!-

M'immagino la stessa cosa e in effetti fa ridere.
Peró insomma, stiamo parlando della mia migliore amica.
Non è carino prenderla in giro così.

-Dai, Amore, piantala- le tiro una leggera manata sulla spalla -non essere cattiva-

-Scusa- si ricompone, mettendosi seduta -ma era troppo divertente-

Le sorrido.
Mi avvicino, trovando posto tra le sue braccia.
Mi stringe a sè, lasciandomi un bacio su una tempia.

-Era da un po' che non ti sentivo ridere così-

Piano, piano vedo il suo sorriso sfumare.
Torna seria e pensierosa.
Distrattamente inizia ad accarezzarmi i capelli.

-Mi dispiace-

-È per Francesca, vero?-

-Sì- annuisce sorpresa -come..-

-L'ho capito da come la guardi- le spiego -sei preoccupata-

-Già-

Abbandono la mia postazione.
Mi siedo di fronte a lei.
Le prendo una mano, intrecciando le nostre dita.

-Credi abbia problemi con Alessia?-

-Non lo so- sospira -e questa cosa mi snerva!- sbuffa rumorosamente -non parla con me! Si chiude in sè stessa e non lascia che l'aiuti-

-Magari vuole stare un po' da sola-

-Sì, ma a lei non fa bene stare da sola- mormora, liberando la mano dalla mia presa e alzandosi dal letto.

Prende a camminare avanti e indietro per la camera.
Lascia andare un sospiro.
Si passa una mano tra i capelli.
Gesto che fa quando è nervosa.

-Con l'avvicinarsi di oggi, pensavo stesse così per Federica! Ma quando mi ha detto che andava da Alessia, mi sono ricreduta-

-Perchè?-

-Perchè di solito, in questo giorno, si alza presto, va a correre e poi passa tutta la mattinata al cimitero. Nel pomeriggio va al parco, nel punto in cui andava con lei e la sera se ne sta in casa a bere-

-Non sta con te?-

-No- sorride amara -non ama farsi vedere da me quando piange per lei-

-Non capisco-

-Si sente in colpa ed è convinta che non sia giusto che io consoli lei, quando era lei ad essere al volante di quella macchina-

-Si, ma ora le cose sono cambiate! Non si dà più la colpa per l'incidente-

-Ma questo non le vieta di sentircisi-

Rimango a riflettere sulle sue parole.
Non riesco a capire come Francesca possa ancora sentirsi in colpa per quella sera.
Non è stata colpa sua!
Glielo hanno detto tutti!
Perfino i genitori di Federica.

Non so cosa pensare.
L' unica cosa che so, è che detesto vedere la mia ragazza così.
Devo fare qualcosa. 


**********

Spengo la macchina e tolgo le chiavi dal volante.
Scendo lentamente dall' auto.
Percorro il familiare vialetto di casa di Feffe, entrando poi nell' abitazione.

Sono stata dai genitori di Federica.
Vado sempre a trovarli in questo giorno.
Mi offrono un caffè e quattro chiacchiere.
Sono felici di vedermi.

Abbiamo parlato del più e del meno.
Mi hanno detto che lo psicologo che segue Fabio, dice che sta migliorando.
Io invece ho parlato loro di Erica.
Sono contenti che io stia bene.

Sospiro andandomi a sedere sul divano.
Stendo i piedi sul tavolino da fumo di fronte.
Mi accendo una sigaretta, tirando qualche boccata.

All'improvviso sento un enorme baccano provenire dalla cucina.
Scatto subito in piedi, spegnendo la cicca nel posacenere.
Preoccupata corro verso quella stanza.

Vi trovo Erica ricoperta di farina.
Erica e la maggior parte del pavimento.
Un mestolo di legno in mano e un'aria dispiaciuta dipinta in volto.

-Che combini?- le chiedo, sopprimendo a stento una risata.

-Volevo farti una torta- s'imbroncia.

-Ma tu non sai cucinare!- sorrido divertita.

-Bhè, ti ho vista triste e volevo fare qualcosa- ribatte -ho letto la ricetta e ho pensato che, se pure quella trogola della Parodi puó cucinare, potevo farlo anche io-

-E cosa è andato storto?-

-Ho capito di essere più trogola di lei- sbuffa, creando una nuvola di farina -e poi che cazzo vuol dire "montare a neve gli albumi delle uova"? Siamo in primavera, perdio!-

E a qella frase, non resisto più.
Scoppio a ridere come una perfetta idiota.
Incapace di controllarmi.

-Cosa hai da ridere, tu?- soffia -potevano scrivere che è una torta invernale! Avrei evitato di farla!-

-Oddio muoio- starnazzo, ridendo senza freni -io ti amo, giuro!- rido ancora, piegandomi sulle ginocchia.

-Anche se sono negata in cucina?- sorride.

-Anche se sei negata in cucina- annuisco, fissandola negli occhi, smettendo di ridere.

-Anche se credo che i nani abbiano un'anima?-

-Si- rispondo, andandole incontro e abbracciandola -Ti ameró sempre-

-Anche se ho rovinato la tua maglietta dell'Inghilterra rugby con la candeggina?-

-Cosa hai fatto?- ringhio, staccandomi.

-Hai detto sempre- mette su quel broncio che adoro.

Cerco di restare arrabbiata.
Ci provo con tutte le forze.
Ma non posso.

Non ho mai riso tanto in questo giorno triste, di adesso.
Negli ultimi anni, mi limitavo ad andare dai Guidi per poi sbronzarmi a casa.
Non ho mai riso.

Ma questo mi fa capire, ancora una volta, di quanto Erica sia speciale.
Di quanto io sia fortunata ad averla.
Di quanto sia perfetta per me.

-Ti Amo- sussurro sulle sue labbra.

-Ti Amo anche io- sorride, per poi baciarmi.

Un bacio lento, dolce.
Un bacio ricco di parole superflue.
Di promesse celate.
Un bacio pieno d' Amore.

Tutto ad un tratto, sentiamo il portone di casa sbattere rumorosamente.
Sobbalziamo, dividendoci.
Ci fissiamo per un attimo, prima di correre in sala.

Troviamo Francesca e Alessia.
Una di fronte all'altra.
Solo il divano a separarle.

-Non ti ho chiesto io di venire!- le sbotta contro, la più piccola.

-Certo che no- dice sarcastica, Feffe -se era per te, ci saremmo viste direttamente per le vacanze estive! Sempre se non decidevi di passarle con i tuoi nuovi amici!-

-Non fare la ridicola, adesso-

-Ridicola?- urla, incredula, la mia amica -vattene!- grida, indicandole la porta.

-Cosa?-

-Esci da casa mia!- scandisce ogni parola, con rabbia.

Ed è proprio vedendo quella rabbia, che decido di intervenire.
Stringo una mano di Erica.
Le faccio un cenno con la testa, in drezione di Alessia.

-Erica, perchè tu e Ale non uscite a fare una passeggiata?- 

-No!- m'interrompe, la nana -io non..-

-Direi che è un' ottima idea- la mia ragazza si porta vicino a lei, trascinandola fuori casa per un braccio.

Sento il portone chiudersi.
Tiro un sospiro di sollievo.
Faccio un passo verso Feffe, quando lei scatta.

-Vaffanculo!- grida, tirando una botta alla lampada sul mobile vicino, facendola cadere rovinosamente in terra.

-Feffe- la chiamo, con tono fermo -calmati e siediti- le indico il divano -ti vado a prendere una birra-

-No, io..-

-Calmati e siediti!- le ripeto, non ammettendo repliche.

Annuisce, sedendosi.
La vedo stringere i pugni e chiudere gli occhi.
Che cavolo è successo?

Vado in cucina, evitando di pestare le chiazze di farina lasciate da Erica.
Recupero due birre dal frigo.
Dopo torno in salotto porgendone una alla mia amica, sedendomi in fine sul tavolincino di fronte.

-Allora, che è successo?-

-Non dovevo andare da lei- mormora -è stato un errore- si passa una mano sul viso, visibilmente stanca -sembrava andare tutto bene, ma poi abbiamo iniziato a ltigare e come vedi, non abbiamo ancora finito- sorride amara, lasciandosi adare contro lo schienale.

-Litigare per cosa?-

-Le solite cose- risponde sbrigativa -mi ha accusato di essere andata da lei solo perchè oggi è il compleanno di Federica- ride senza allegria -e pensare che io invece volevo stare solo un po' con lei. Perchè mi manca... Mi manca da morire- sussurra, abbassando lo sguardo.

Cerco di reprimere la rabbia che mi sta montando dentro verso quella stupida.
È solamente una mocciosa immatura.
Come si puó essere così cechi?

Non vede tutto l'Amore che ogni parte di Feffe, emana per lei?
Non capisce che la sua assenza la distrugge?
Come puó non capire?

-Prova a parlarle-

-Ci ho provato e guarda come è andata- m'informa -hai visto tu stessa-

-Capirà- le stringo un ginocchio -dalle tempo- 

Mi sorride.
Un sorriso tirato, forzato.
Un sorriso triste.

-Sento che la sto perdendo, Nene- confessa -e non so che altro fare per impedirlo-

-Vieni qui- mi porto accanto a lei, accogliendola tra le mie braccia -andrà tutto bene- sussurro, accarezzandole i capelli -te lo prometto, Scricciolo-

-Lo spero tanto-

Cala un lungo silenzio.
Un silenzio noto e confortante.
Un silenzio che sa di casa.

Posso intuire quali siano i suoi pensieri.
Molto probabilmente sono simili ai miei.
Odio vederla così.

-Ti offrirei una torta- rido -ma Erica dice che è invernale e quindi non si puó fare in primavera!-

-Cosa?- riesco a farla ridere.

-Si- annuisco -si è bloccata quando sulla ricetta c'era scritto di montare gli albumi a neve-

Scoppia a ridere, coinvolgendomi.
La mia preoccupazione cala un po'.
La sua rabbia pure.

-E ah, non etrate in cucina-

-Perchè?-

-Non lo vuoi sapere-



**********
Camminiamo in silenzio.
Ogni tanto le lancio qualche occhiata.
Ma è troppo persa nei suoi pensieri.

Non so cosa pensare di quello che ho visto.
Francesca sembrava davvero arrabbiata.
Alessia deve averla veramente combinata grossa, questa volta.

So per certo che non è stata colpa di Feffe.
Insomma, come puó esserlo?
Quella ragazza ha preso due giorni di ferie solo per andarla a trovare!
Mentre Alessia, ultimamente, è sempre assente.

-Ti muovi a dirmi cosa è successo o devo cavarti tutto con la forza?- sbotto, fermandomi all'improvviso.

La mia amica sospira.
Mi guarda tristemente.
Poi si siede sul bordo del marciapiede.

-Le ho detto che è venuta a Milano solo perchè oggi è il compleanno di Federica-

-Tu cosa?- tuono, incredula.

-Lo so, ho sbagliato!- sbuffa -non ti ci mettere anche tu-

Non posso credere che glielo abbia detto davvero.
Ma si è mangiata il cervello?
Non ero io, la stupida, tra le due?

-Farai meglio a spiegarti, prima che dia il via libera a Eleonora per riempirti di botte- la minaccio, puntandole contro l' indice.

-Che ti devo dire, Eri?- soffia -non ci sentiamo spesso, ultimamente. Poi si presenta a casa mia dal niente, giusto due giorni prima del suo compleanno!-

-Cazzo, Ale!- perdo la pazienza -è colpa tua se vi sentite poco! O sei a lezione, oppure sei in giro con i tuoi amici! Se vi sentite al telefono è solo perchè è lei a chiamarti!-

Una sera Francesca è venuta a trovarmi.
Abbiamo parlato un po'.
Alla fine mi ha chiesto se anche con me, Alessia, si facesse sentire sempre meno.

Ho visto subito quanto fosse triste.
Quanto ne stesse soffrendo.
Perchè la mia amica non riesce a vederlo?

-Le stai facendo del male!- mormoro.

-Me ne sono accorta solo adesso- abbassa lo sguardo, colpevole -pensavo che sentendola meno, mi sarei abituata meglio alla sua assenza fisica! Ma mi sbagliavo!- scoppia a piangere -è che mi manca da morire! La mattina mi sveglio e sto subito male perchè i suoi occhi non sono la prima cosa che vedo! La sera torno a casa e l'unica cosa a cui riesco a pensare è di volerla accanto a me! Di stare tra le sue braccia e invece non posso!-

-Ma è lo stesso anche per lei!- l'abbraccio di slancio -ma non è non sentendola che risolvi la cosa!-

-E come, allora?- chiede, cercando di calmarsi -o finiamo con il lasciarci, oppure risolviamo la cosa e lei continuerà a mancarmi ogni giorno, come adesso!- si stacca, puntando i suoi occhi nei miei -e io ho tanta paura che lei voglia lasciarmi, Erica!-

-Non credo proprio!-

-Hai visto anche tu quanto fosse arrabbiata!-

-Falla calmare- le accarezzo una guancia -poi parlaci e risolvete questa cosa-

-Pensi che riusciremo a risolverla?-

-L' Amore è più forte di tutto il resto, Alessia-


_____________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Salve!

Eccoci qua con il secondo capitolo.
Erica e Nene sono sempre più dolci *.*
Alessia è una stronza e Francesca è ferita.
Chissà cosa accadrà ;)

Spero che vi sia piaciuto!
Come al solito, ogni parere, è sempre ben accetto!

Un abbraccio,

Crige.

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Capitolo 3
*** Ricordi, perdonare. ***


Seguo Erica all'interno della casa di Feffe.
Le luci sono spente. 
Tutto è avvolto dal silenzio.

C'è solo una leggera luce proveniente dalla sala.
Appendiamo i cappotti all' attaccapanti.
Abbandoniamo le scarpe vicino la porta, per poi dirigerci in salotto.

Erica mi ha preso a parole per quasi tutta la sera.
Ho capito di aver fatto soffrire anche lei.
Sono un enorme disastro.

Non era mia intenzione.
Come non era mia intenzione litigare con Francesca.
Non so che fare.

Se ci chiariamo, le cose torneranno come prima.
Ovvero, ci vedremo ogni due mesi e lei continuerebbe a mancarmi ogni secondo.
Ma se non ci chiariamo, ci lasceremo.
E lei mi mancherebbe comunque.
È solo che non so se riusciremo ad essere più forti della distanza.

-Amore- soffia, Erica, vedendo Eleonora sul divano -che ci fai qui?-

-Sto leggendo- risponde, semplicemente, senza guardarci.

Eri le si siede vinico.
Chiude gli occhi, poggiando la testa su una sua spalla.
Io rimango in piedi, totalmente in imbarazzo.

-Francesca?- chiedo, torturandomi le mani.

-È in camera- mormora.

-Come sta?-

A quella mia domanda, chiude il libro.
Lo poggia sul tavolino di fronte.
Alza la testa, guardandomi duramente.

-Ha bevuto- m'informa -e neanche poco-

-Potevi fermarla!- mi altero leggermente.

Ride sarcastica.
La mia migliore amica le tira una manica del maglione, cercando di trattenerla.
La bionda peró si alza venendomi incontro.

-Tu potevi non farla incazzare- sorride, senza allegria.

-Non sono affari tuoi- sussurro, voltando la testa di lato.

-È qui che ti sbagli- schiocca le labbra, richiamando il mio sguardo -Francesca è mia sorella e quindi affar mio- mi guarda con disprezzo -troppe volte ti ho difeso, in questi ultimi mesi. Ma adesso basta- dice, con tono duro -non me ne frega un cazzo di quello che vuoi fare tu. Se Feffe deciderà di darti un'altra possibilità, bene! Ma con te non voglio avere più niente a che fare-

-Ele!- Erica si alza a sua volta, avvicinandosi -non esagerare-

-Esagerare?- sbotta -non mi sembra proprio- 

Con quelle parole lascia la stanza.
La seguo con lo sguardo, fino a quando non sento il portone di casa sbattere rumorosamente.
Sospiro tristemente.

Mi aspettavo una reazione del genere da parte sua.
Hanno un rapporto morboso e immaginavo che Eleonora si sarebbe incazzata.
Adesso devo rimediare pure con lei.

-Cercheró di parlarci- mi sorride, Erica -cerca di riposare-

-Grazie- 

-Notte- mi lascia un bacio sulla guancia, uscendo per raggiungere Villa Santoro.

Lentamente mi dirigo verso camera di Francesca.
Mi blocco di fronte alla porta, cercando il coraggio di aprirla.
Prendo un bel respiro e entro.

La stanza è avvolta dal buio.
Avvolta dal buio e dal suo profumo buono.
Dio, quanto mi era mancato questo posto.

Silenziosamente mi avvicino al letto.
Francesca è rannicchiata su un fianco.
Coperta fin sotto il mento.
È bellissima.

-Amore- mormoro, sperando che non dorma.

-Non mi va di parlare- sbiascica quelle parole, ancora ubriaca -se vuoi lasciarmi, fà pure- si gira, dandomi le spalle -non ho più voglia di litigare-

-Non ti voglio lasciare!- esclamo, in preda al panico -io voglio..-

-Bene- m'interrompe -allora ne parliamo domani, buonanotte-

-Feffe..-

-Credo sia meglio che tu dorma sul divano, stasera- sussurra.

Annuisco anche se lei non puó vedermi.
Le lascio un bacio fra i capelli.
Le dedico un' ultima occhiata, per poi uscire dalla stanza.
 
**********

-Cazzo, non ci credo!- esclamo, euforica, entrando in camera mia.

-Sono così tanto fiera di te- mi segue, Federica, chiudendo la porta.

-Avró l'occasione di giocare in nazionale- mormoro, ancora incredula, passandomi le mani tra i capelli.

-Sapevo che ti avrebbero convocata, un giorno- dice, felice, venendomi incontro -come sapevo che avrebbero preso la Testona!- sorride, buttandomi le braccia al collo -Dio, giocherete con la maglia azzurra!-

-Lo so!- ribatto, contenta come mai prima d'ora -lo sogno da tutta la vita- sussurro, commossa.

-Sono così orgogliosa- esclama, baciandomi con passione.

Avevamo una partita, oggi.
Alcuni osservatori della Nazionale, erano venuti a vederci.
Speravo in una loro chiamata, ma non ci credevo.

E invece è successo.
Io e Nene parteciperemo al raduno, il prossimo mese.
Se giocheremo bene le nostre carte, c'è un'enorme possibilità che ci scelgano tra le convocate.
Sarebbe il sogno.

È da quando ho iniziato a giocare, che spero di far parte della Nazionale.
Mi sono fatta il culo in questi anni.
E adesso, adesso i miei sacrifici verranno ripagati.

-Potró dire a tutti che la mia ragazza è in Nazionale- 

-Aspetta, dobbiamo ancora vedere- le accarezzo una guancia -non è ancora detto-

-Ti convocheranno di sicuro- afferma, convinta.

L'abbraccio di slancio.
La stringo forte a me.
Mi nutro delle emozioni che la sua presenza suscita in me ogni singola volta.

-Grazie- soffio, sulle sue labbra -non sarei qui, senza di te-

-Non dire sciocchezze- brontola -ce l'avresti fatta comunque-

-No, davvero- scuoto la testa, contrariata -non so che avrei fatto senza di te, negli ultimi tre anni- le sorrido dolcemente -trovarti è stato il regalo più bello che potessi mai ricevere. Tu mi hai ridato la voglia di vivere. Ti Amo così tanto..-

-Ora non farmi piangere, Fefè- sorride commossa.

-Ma è la verità- 

-Va bene- mi concede -ma ti devi ricordare che nessuno merita le tue lacrime, la tua sofferenza. Io te l'ho solo fatto capire- incrocia una mano con la mia -se un giorno dovessimo lasciarci, mi devi promettere che non permetterai più a nessuno di farti del male. Devi ricordare che anche tu sei importante, che anche la tua felicità lo è-

-Tu sei la mia felicità- le lascio un bacio a fior di labbra, staccandomi subito -e noi non ci lasceremo mai-

-Ovvio che no!- ride di gusto -solo io posso sopportare il tuo musone-

-Hei!- le schiaffeggio una spalla -questa era cattiva!-

-Lo so- soffia, mordendomi una guancia, per poi scappare via.

Ride dirigendosi verso il letto.
Le corro dietro, unendomi alle sue risate.
Alla fine la placco, cadendo sul matrimoniale.

-Sei la solita scema- 

-E tu sei bellissima- mormora, portandosi sopra di me.

-Tu di più- 

Scuote la testa, baciandomi.
Dischiude le labbra, incontrando la mia lingua con la sua.
È il paradiso.

-Comunque dicevo sul serio, prima- sussurra, incatenando gli occhi ai miei -promettimi che non lascerai mai più che qualcuno ti faccia del male-

-Amore..-

-Promettilo, Fefè- m'interrompe seria.

-Te lo prometto- dico, poggiandole una mano sul viso -ad ogni modo ci sarai sempre tu accanto a me-

-Sempre- ribadisce, per poi baciarmi di nuovo.



Scatto a sedere, svegliandomi.
Il cuore che batte a mille.
Il respiro affannato.

Ringhio di dolore, portandomi le mani alla testa.
È come se un trapano mi bucasse il craneo.
Sto malissimo.
Mi sta pure salendo la nausea.

Lentamente mi alzo dal letto.
Mi dirigo in cucina.
Apro il mobiletto sopra ai fornelli, recuperando le mie pasticche.

Mi siedo poi al tavolo.
Ne butto giù una.
Continuando a tenermi la testa.

Non è la prima volta che mi capita, in questi ultimi mesi.
È da un po' che ho riniziato ad avere questi sogni.
Che poi non sono altro che ricordi.

Una lacrima mi esce spontanea.
La sento scendere lungo la mia guancia.
Scende, lasciando dietro di sè, impronte del mio dolore.

Ricordo perfettamente quel giorno.
È stato sicuramente uno dei più felici della mia vita.
La convocazione al raduno Nazionale.
Ricordo che io e Nene eravamo esplose dalla gioia.

Sorrido amara.
Non abbiamo mai fatto quel raduno.
Non siamo mai andate in Nazionale.

Tre giorni dopo quella notizia, avvenne l'incidente.
Con Federica se ne andó tutto.
Non persi solo lei, quella notte.

Persi la mia felicità.
Persi ia voglia di vivere.
E sì, persi anche tutti i miei sogni.
Compreso quello della Nazionale.
Da allora, ho poi declinato tutte le convocazioni che ho ricevuto.

-Ti sono riniziati- sobbalzo, a quella voce inaspettata.

Alessia mi guarda dalla porta della cucina.
Le braccia conserte.
Una spalla contro il muro.

-Perchè non me lo hai detto?- 

-Torna a dormire- mormoro, abbassando lo sguardo.

-Francesca- mi richiama, con voce stanca -parlami, ti prego-

-Sono stanca di parlare, Alessia-

Sospira.
Si avvicina al tavolo.
La sento sedersi di fronte a me.

-Va bene- soffia -allora ascolta e basta. Mi manchi, Feffe. Mi manchi ogni secodo di ogni fottuto giorno. Penso sempre che vorrei averti con me. Di baciarti e abbracciarti quando voglio- tira su con il naso, continuando poco dopo -mi dispiace di essere stata una stronza. Non avevo capito che ti stavo facendo del male. Inconsapevolmente credevo che sentendoti meno, mi saresti mancata meno. Ma non è così. Sto male anche io. La distanza mi sta uccidendo. Ma non voglio lasciarti- mi afferra la mano, che avevo abbandonato sul ripiano -sei tutto per me e ti prometto che cercheró di migliorare. Io Ti Amo più di qualsiasi altra cosa al mondo-

Lascio andare un sospiro.
Libero la mano dalla sua presa.
Mi alzo, dandole le spalle.

-Ho bisogno di stare da sola- mormoro -è meglio che domani tu vada a casa- con quelle parole mi congedo dalla stanza, facendo forza contro me stessa, per non tornare indietro quando si apre in un lago di lacrime.

Mi si spezza il cuore a vederla così.
Ma deve capire che mi ha ferito.
Deve capire che le parole non bastano.
Ho bisogno di fatti.
Ho bisogno di pensarci su.
E poi, poi ho fatto una promessa ad una persona.
Una persona che non posso ignorare.

 
**********

Sospiro, mettendomi a sedere.
Mi passo una mano tra i capelli, nervosamente.
Sbadiglio silenziosamente.

-Dove vai?- soffia Erica al mio orecchio, abbracciandomi da dietro.

-Da Feffe- rispondo, semplicemente.

-Eddai, aspetta- mormora, giocosa, facendomi poi cadere all'indietro sul materasso -non mi dai neanche il buongiorno?-

-Hai ragione- sorrido, sovrastandola -non me ne posso andare così-

Faccio scontrare le nostre labbra.
Vado subito a cercare la sua lingua con la mia.
Una mia mano corre sotto la sua maglietta, stringendole il seno.

Sospira, facendo scivolare le mani sulla mia schiena.
Arriva fino al mio fondo schiena, stringendolo.
Gemo sonoramente a quel contatto.

Continuiamo così per diversi minuti.
Alla fine mi stacco leggermente.
Apro gli occhi, sfiorandole il naso con il mio.

-Buongiorno-

-Buongiorno a te- ribatte.

-Ti Amo- sussurro, lasciandole un bacio a fior di labbra.

Mi alzo all'improvviso, lasciandola lì.
Mezza nuda e incredula.
Totalmente indignata.

-Mi vesto e vado-

-Sei una stronza!- ringhia -lo diró a tua madre!-

Scoppio a ridere, chiudendomi in bagno.
Mi lavo e vesto velocemente.
Dopo meno di dieci minuti, sono già pronta per uscire.

-A più tardi- 

-Eleonora Santoro- tuona, alzandosi dal letto -se esci da quella porta, non faremo sesso per una settimana!-

-Vedremo- le faccio un occhiolino, abbbandonando la stanza.

Corro giù per le scale.
Rido da sola come una perfetta idiota.
Sono quasi in fondo, quando la sento urlare.

-FAI POCO LA FIGA, SANTORO- grida, affacciandosi dalla porta -SAPPI CHE CI SONO MOLTE PERSONE CHE VORREBBERO PORTARMI A LETTO!-

-Ah, sì?- alzo un sopracciglio, guardandola male.

-SI!- urla, convinta -RIMANGO COMUNQUE LA PIÙ FIGA TRA LE DUE!- 

-Ha ragione- mia madre spunta dal solotto -tu spesso ti vesti come una barbona!-

-Vi odio!- sbotto, uscendo finalmente di casa.

Mi dirigo verso casa di Feffe.
Sorrido divertita dalla scena di poco prima.
Per fortuna che Marta era a dormire fuori.
Altrimenti si sarebbe unita volentieri a quel quadretto.

Arrivo al portone, aprendolo con la mia copia di chiavi.
Entro, chiudendomi l'uscio alle spalle.
La casa è avvolta dal silenzio.

So che è sicuramente a letto.
Non avevo dubbi al riguardo.
E ovviamente non avrà ancora mangiato niente.

Sospiro, andando in cucina.
Preparo velocemente due toast.
Verso un po' di succo d'arancia in un bicchiere.
Metto tutto su un vassoio.
In fine, vado in camera della mia amica.

Come immaginavo è rannicchiata su un fianco.
So per certo che mi ha sentito entrare.
Scuoto la testa contrariata.

Mi avvicino, abbandonando il vassoio sul comodino.
La scruto per un paio di minuti.
Non ottenendo nessuna reazione, da parte sua, salgo sul letto.

-Vedi di mangiare-

-Non ho fame- mormora.

-Non m'interessa- ribatto -tu fallo comunque o te lo faccio fare con la forza-

Sbuffa, mettendosi a sedere.
Mi lancia un'occhiataccia.
Allunga poi una mano, richiedendo il cibo.
Sorrido vittoriosa, passandole il tutto.

La osservo mangiare in silenzio.
Ho notato subito le onormi occhiaie che si ritrova.
Non ha dormito per niente.

Odio vederla così.
E giuro che sto odiando quella maledetta nana.
Vorrei tanto sapere che le passa per quel cavolo di cervello bacato.

Francesca finisce di mangiare.
Ripone il vassoio sul comó.
Si sdraia a pancia in su, guardando il soffitto.

-Avete parlato?- 

-No- soffia -lei ha parlato- dice, sospirando -ma io non ho ancora deciso che fare-

-Senti- inizio, voltandomi su un fianco, nella sua direzione -per quanto io la voglia uccidere, in questo momento, penso che sia realmente dispiaciuta. So che ti ama e so che pure tu la ami. Credo che dovresti concederle una seconda possibilità-

-Lo so- annuisce.

Cala il silenzio.
Uno dei nostri tanti silenzi familiari.
Un silenzio confortante e riflessivo.

All'improvviso rotolo su di lei, ridendo.
Inizio a farle il solletico.
Si unisce alle mie risate, dimenandosi per cercare di liberarsi.

Continuiamo a scherzare per diversi minuti.
Alla fine la lascio in pace.
Rimanedo peró a cavalcioni sopra di lei.

-Deficiente- dice, cercando di riprendere fiato.

Le sorrido, facendo lo stesso.
Mi piego in avanti, iniziando ad accarezzarle i capelli.
Chiude gli occhi, sospirando.

-Ho sognato Federica, stanotte- confessa, spiazzandomi.

-L'incidente?- domando, preoccupata, senza smettere di accarezzarla.

-No- scuote la testa -ho sognato il giorno in cui ci convocarono per il raduno nazionale, ricordi?- 

-Ricordo- annuisco.

Eccome se lo ricordo.
È stato il giorno più bello della mia vita.
Quella sera, noi tre abbiamo festeggiato per bene.

C'erano pure Bianca e Cinzia.
Ci siamo sbronzate abbestia.
È sato bellissimo.

Preferisco non pensare mai al dopo.
La mia voglia di giocare in Nazionale, si è spenta con Federica. 
Da allora, io e Feffe, non ne abbiamo neanche più parlato.

-Avrei tanta voglia di una sua parte a culo- continua, riferendosi a Fede -se fosse qui, mi direbbe di alzare il culo e di andare da Alessia a risolvere la situazione-

-Dovresti farlo comunque- dico, poggiandole una mano sul viso -lo sai che non vorrebbe vederti così- le sorrido dolcemente -"nessuno merita le tue lacrime e.."-

-".. La tua sofferenza"- m'interrompe, finendo al posto mio.

-Ce lo diceva sempre- ridacchio, coinvolgendola -e aveva ragione-

-Lo so- abbassa lo sguardo.

-Feffe- richiamo la sua attenzione -tu sei mia sorella, sei la mia famiglia, sei tutto quello che ho- mi apro in un sorriso, citando il nostro telefilm preferito -quindi, alza il culo e vai da Alessia, se non vuoi che ti riempa di botte-

Scatta a sedere, all' improvviso.
Mi abbraccia stretta.
La sento sospirare al mio orecchio.

-Ti voglio bene- 

-Anche io- rispondo, commossa.

Non ce lo diciamo praticamente mai.
So che mi vuole bene.
Ma sentirselo dire è tutt' altra cosa.
Ti voglio bene, Francesca Creatini.

 
**********

Prendo un bel respiro.
Mi sistemo capelli e cappotto.
In fine, suono il campanello.

Pochi attimi dopo, la porta si apre.
Mi si para di fronte la figura di Lucia.
Sorridente come sempre.

-Ciao Francesca- saluta felice -che bella sorpresa! Dai entra- si sposta, così da farmi entrare.

-Buona sera, spero di non disturbare- dico, cordiale.

-Non disturbi mai- ribatte, donandomi una carezza sul viso -non ti aspettavamo-

-Scusami, avrei dovuto avvisare-

-Non dire sciocchezze- scuote la testa, contrariata -posso offrirti qualcosa?-

-No, grazie- rifiuto, gentilmente -c'è Alessia?-

-È di sopra, credo che stia dormendo- 

-Le dispiace se salgo in camera sua?- domando, titubante.

-Certo che no! Sei di casa, ormai!- esclama -ma pretendo che tu rimanga a cena-

-Volentieri- sorrido, contenta.

-Perfetto! Vado subito a preparare- e così dicendo, sparisce in cucina.

Ovviamente spero che ad Alessia non dia fastidio.
Non l' ho avvertita della mia visita.
Ma devo assolutamente parlarle.

Salgo le scale che conducono al piano di sopra.
Mi fermo di fronte alla porta della stanza di Alessia, indecisa se entrare o meno.
Alla fine mi decido e apro silenziosamente l' uscio.

La camera è avvolta dal buio.
Ma ormai la conosco a memoria.
Devo ammettere che mi mancava venire qui.

Mi avvicino al letto.
Posso scrutare la figura della mia ragazza, avvolta sotto le coperte.
Sorrido dolcemente.
È veramente tenera.

Detesto litigare con lei.
Ho odiato risponderle male, ieri notte.
Ma non ne ho potuto fare a meno.

Mi ha ferito.
Sul serio, sta volta.
Non potevo passarci sopra.

Mi siedo sul letto, al suo fianco.
Le accarezzo i capelli.
Mugola, strappandomi un sorriso.

Amo osservarla dormire.
Molte notti, mi svegliavo e passavo le ore a guardarla.
È bellissima.

Ad un certo punto, apre gli occhi.
Ci mette un po' a riconoscermi.
Capito chi sono, mi guarda sorpresa.

-Hei- mormoro -buongiorno- le dico, sarcastica.

-Ciao- balbetta, confusa -che ci fai qui?- domanda, stropicciandosi gli occhi.

-Dovevo parlarti- confesso, stendendomi accanto a lei.

-Ti ascolto-

Mi avvicino, cingendole la vita con un braccio.
Struscio il mio naso contro il suo.
La fisso poi negli occhi.

-Mi spiace per averti trattato male, ieri notte- sussurro -ma devi capire che il tuo comportamento mi ha fatto male. Mi hai fatto sentire messa da parte. Il tuo distacco mi ha ferito. Avevo paura che volessi lasciarmi-

-Non è così!- esclama, interrompendomi -io..-

-Aspetta, fammi finire- le poggio due dita sulla bocca, zittendola -capisco che hai bisogno di uscire con gente nuova, per trovare punti di appoggio anche a Milano, oltre che qui. Capisco che per te sia tutto nuovo e difficile. Ma devi capire che anche per me lo è. Odio non averti qui. Non poterti vedere quando voglio- sospiro, cercando di non liberare le lacrime che, prepotenti, vorrebbero uscire -non sono venuta da te, solo perchè il compleanno di Federica si avvicinava, sono venuta da te perchè mi mancavi troppo. Perchè volevo stare con te. Perchè ti sentivo allontanarti e questo mi faceva male, mi fa male. Devi dirmi quando c'è qualcosa che non va, devi dirmi se sto sbagliando in qualcosa-

-Io sto sbagliando!- dice, iniziando a piangere -non volevo questo! Tu sei tutta la mia vita, Francesca! Ti prometto che non accadrà più-

-Non ho bisogno di promesse, ho bisogno di fatti-

-Allora te lo dimostreró!- soffia, appiattendosi maggiormente a me -mi faró perdonare!-

-Shhh, non piangere- mi apro in un sorriso, catturando le sue lacrime con il pollice.

-Non mi lasciare!-

-No che non ti lascio, scema- ridacchio, stampandole un bacio sulle labbra -supereremo questo momento difficile insieme, ok?-

-Ok- annuisce, calmandosi -Io ti amo-

-Ti Amo anche io-

L'attiro a me, baciandola successivamente.
Poggio una mano sul suo viso, cercando la sua lingua con la mia.
Sospiro, una volta averla trovata.

Lascio che quel bacio, porti via con sè tutte le insicurezze.
Tutto il dolore e la sofferenza.
Tutte le paure e le incomprensioni.
Lascio che quel bacio, cancelli gli ultimi tre giorni.

-Tua madre mi ha invitato a cena- sorrido divertita.

-Davvero?- chiede, euforica -che bello!-

-Già-

-Potresti rimanere anche a dormire qui- propone -mi manca dormire con te-

-Affare fatto!- 

-Siii- esclama, saltandomi addosso.

Mi attira in un nuovo bacio.
Sta volta più passionale e travolgente.
Passa poco tempo, prima che inizi a sfilarmi la maglietta.

-Aspetta- la fermo, gentilmente -tra poco mangiamo!-

-Ma io ti voglio!- s'imbroncia.

-Dovrai aspettare stanotte- mi alzo, facendole un occhiolino -dai, scendiamo- dico, allungando una mano nella sua direzione.

Si alza a sua volta, sbuffando.
Afferra la mia mano, intrecciando le nostre dita.
Sorride, trasciandomi fuori dalla camera.

Scendiamo le scale, ridendo e spingendoci giocosamente.
Raggiungiamo la sala da pranzo.
Troviamo la tavola già apparecchiata.

-Francesca- Michele mi viene incontro, sorridendo -diventi sempre più bella!-

-Grazie- sorrido, imbarazzata, lasciandomi abbracciare.

-Sono felice che ti unisci a noi per cena- afferma, allegro -grazie per aver riportato a casa la nostra bambina-

-Figurati- 

-Sarei tornata presto, comunque- dice, Alessia, rivolgendoci una linguaccia -malfidati!-

Michele ride, andando ad avvolegere con un braccio sua moglie.
Lucia sorride, lasciandosi abbracciare.
Sono veramente belli insieme.

-Già che siete tutte e due qui- richiama la nostra attenzione, Michele -io e mia moglie avremmo da dirvi una cosa-

-Che cosa?- domanda, curiosa, Alessia.

-Vi abbiamo regalato un viaggio a Barcellona, per questa estate!-

-Cosa????- esclamiamo, in coro, io e la mia ragazza.

-Si- annuisce, l'uomo -ve lo siete guadagnato! Alessia per i suoi meriti scolastici e tu, Francesca, per i tuoi successi lavorativi! Siamo orgogliosi di voi!-

-Oddio grazie!- squittisce, Ale, andando ad abbracciare i suoi genitori.

-Io non so che dire- mormoro, totalmente spiazzata.

-Non dire niente- mi dice dolcemente, Lucia -lasciati solo abbracciare.

Sorrido emozionata.
Li raggiungo, lasciandomi abbracciare.
Sospiro felice.

Felice di sentirmi a casa.
Felice di avere loro nella mia vita.
Felice, perchè ancora una volta, Federica aveva ragione.
Sentirsi amati è la sensazione più bella che ci sia.


_______________________________________________________________________________________________________________

ANGOLO ATRICE:

Buonasera ^^

Ecco qua il nuovo capitolo!
Sappiate che per sfornarlo ho consumato un bel po' del mio tabacco.
Quindi sarà il caso che vi piaccia XD
Detto ciò, lascio a voi i commenti!

Un bacio a tutti ^^


PS: la mia parte preferita è quella diabetica di Feffe e Nene :3

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Capitolo 4
*** Incertezze ***


Mi domando spesso perchè la gente deve sempre pensare in grande.
Il regalo più costoso.
Il gesto più eclatante.
L' Amore alla "Titanic".
Ma non sarebbe più semplice e veloce, dare valore alle piccole cose?

Insomma, pensiamoci un attimo.
Le cose più care, non è detto che siano le più belle.
Quelle fatte con il cuore, sì.
Non piangi forse come un bambino quando una persona a te importante, ti scrive una lettera piena di sentimento?
Non ti senti pienamente felice?
Piangeresti così anche di fronte a un grosso oggetto materiale privo di valore?
Non credo.

E cosa sono i grandi gesti?
Durano un attimo.
Una piccola frangente di secondo.

A volte è molto meglio un abbraccio.
Una carezza sul viso.
Una mano che stringe la tua.
Un sorriso inaspettato.

Gli Amori alla Titanic, lasciamoli ai film strappalacrime americani.
Anche perchè se Rose spostava il culo, c'entrava pure l'altro.
Insomma, voi non avreste fatto posto anche alla vostra metà?

Spesso dimentichiamo il valore dei piccoli gesti.
Ci dimentichiamo del rumore che è in grado di creare un bacio.
Dell'aria che smuove un abbraccio.

Alla fine sono queste le cose che rimangono.
Un pollice che ti asciuga le lacrime.
Un sorriso dolce che richiama il tuo.
Due braccia che ti tengono, quando tutto intorno a te cade.

Tutto ció porta con sè ricordi.
Ricordi che generano emozioni.
Ricordi che non ti lasciano mai.
Ricordi che ti accompagnano per tutta la vita.
Ricordi, che saranno lì ogni volta che vuoi.




*********

Facciamo la pizza, diceva.
Ti darò una mano, diceva.
Faremo tutto insieme, DICEVA!!

Ormai dovrei conoscerla.
Dovrei sapere quanto è pigra.
Dovevo immaginare che mi sarei trovata qui, da sola.
Maledetta.

Sbuffo rumorosamente, continuando ad impastare.
Aggiungo un po' di farina, così da evitare che il tutto mi si appiccichi alle mani.
Fanculo, odio sporcarmi le mani!

Erica ha avuto la brillante idea di fare la pizza per cena.
O meglio, lei ha avuto solo l'idea.
Poi mi ha messo gli ingredienti sul tavolo e la ricetta davanti.
Mi ha augurato buon lavoro e se n'è andata in camera a dormire.

Avrei dovuto rifiutarmi di fare questa cosa.
Avrei dovuto impormi.
Ma lei ha messo su quel cavolo di broncio...
Vaffanculo!

-ELEEEEE-

È lei.
Mi chiama dalla camera.
Mi domando cosa voglia.

Lascio andare un sospiro.
Mollo tutto e mi lavo le mani.
In fine mi dirigo verso la mia stanza.

-Dimmi- dico, entrando e chiudendo la porta.

Rimango totalmente con la bocca aperta a ció che mi trovo di fronte.
Erica, sul mio divano.
Con solo una camicia a quadri, addosso.

-Che stai facendo?- chiedo, balbettando.

-Niente- sorride, bastardamente -ti pensavo- soffia, venendomi incontro.

Mi lecco le labbra, squadrandola.
Amo le sue curve.
Amo tutto di lei.
Dio, quanto è bella.

-Ti voglio- punta i suoi occhi nei miei, gettandomi le braccia al collo.

-Non avevi detto, niente sesso per una settimana?- inarco un sopracciglio, allontanandomi.

-Oh, avanti!- sbotta -non ci avrai creduto sul serio!?-

-Quel che è detto, è detto!- sorrido, sarcastica, andando verso la porta.

-Santoro!- ringhia, indispettita.

-Devo tornare a finire l' impasto- le do le spalle -ciao e copriti che fa freddo!-

-Ti odio!- la sento urlare, al di là della porta.

Bhè, devo pur fargliela pagare per il fatto della pizza.
Mica posso accontentarla subito così.
Sarebbe troppo facile.

Aspetto giusto qualche minuto.
Sopprimo una risata ogni volta che la sento imprecare.
Infine, entro correndole incontro.

-Scherzavo- soffio sulle sue labbra, spingendola verso il letto.

-Sei una stronza- s' imbroncia -non puoi trattarmi così, io ho..-

-Ma stai un po' zitta- la interrompo, facendo scontrare le nostre labbra.

La spingo indietro sul materasso, sovrastandola.
Apro quell'inutile camicetta, beandomi della visione del suo corpo nudo e esposto.
L' accarezzo ovunque le mie mani riescono ad arrivare.

Bacio ogni parte della sua pelle.
Mi beo dei suoi ansiti.
Mi fa eccitare da morire.

-Sei bellissima- sussurro, guardandola negli occhi.

-Poche chiacchiere- ribatte -datti da fare-

-Poi chi sarebbe la stronza?- chiedo, sarcastica.

-Tu, ovviamente- ride, per poi baciarmi di nuovo.

Ogni mio tentativo di ribattere, viene abilmente soppresso dalle sue mani esperte.
Capovolge le posizioni.
In poco tempo mi priva dei vestiti.

-Anche tu sei bellissima, comunque- mi accarezza una guancia, sorridendo dolcemente -e ora basta parlare, diamoci dentro!- 


 
**********

-Fefè, svegliati- 

Apro gli occhi.
Vengo subito abbagliata dalle sue iridi verde smeraldo.
Mi sorride.

-Non dovevamo andare a correre, stamani?- mi chiede, con una punta di ironia.

-Perché, che ore sono?- domando, sbadigliando.

-Quasi le undici!- ridacchia.

-Cosa??- grido, scattando a sedere -dobbiamo andare a pranzo dai tuoi e devo farmi la doccia e vestirmi e poi..-

-Calmati- ride, posando una mano sul mio petto -hai tutto il tempo che ti occorre-

-Ok- mi calmo -ma aspetta, tu che ci fai qui?-

-Sono andata a correre con la Testona!-

-E perchè non mi hai svegliato?- chiedo, alzandomi.

Recupero dei vestiti puliti e della biancheria.
Esco di camera, raggiungendo il bangno di Villa Santoro che uso di solito.
Federica mi segue, chiudendosi la porta alle spalle.

-Dormivi troppo bene- confessa, sedendosi sul ripiano del lavandino -e poi era da un po' che non passavo del tempo sola con lei-

-Lo sai che basta che me lo dici- inizio, entrando in doccia -non è un problema, per me, se vuoi passare del tempo con Nene-

-Lo so- risponde, aprendo la tendina che ci divide -posso farti una domanda?-

-Certo- annuisco, insaponandomi i capelli.

-Stiamo insieme da due anni, ormai e io mi chiedevo se, ecco, se potevamo ufficializzare la cosa-

-Ma lo sanno tutti di noi!- dico, senza capire -insomma, siamo state lo scoop della scuola per un mese intero!-

Mi sciacquo la chioma, lasciandomi cullare dal getto di acqua calda.
Apro successivamente gli occhi.
Trovo F, guardarmi con desiderio.

-Non guardarmi così- l' ammonisco -altrimenti va a finire che faremo tardi-

-Va bene, va bene- sorride -comunque non intendevo quello- sospira -ok, basta! Ti voglio comprare un anello! Una fedina e voglio prenderne una anche per me! Voglio che la indossi sempre e che tutti capiscano che sei solo mia!-

Rimango totalmente senza parole.
Spiazzata e con la bocca aperta.
Credo di avere veramente un' espressione da ebete.

-Io..-

-Se non ti va, ok! Non ti preoccupare, insomma, io..-

-Certo che voglio!- sorrido felice -anzi, volevo proporti la stessa cosa!-

-Awwww- si fionda tra le mie braccia, non curandosi dei vestiti -sei il mio orsacchiotto coccoloso!-

-Amore, ti stai bagnando tutta-

-E da un po' che lo sono- soffia, maliziosa, baciandomi con passione.

-Ok, credo che faremo tardi- rido, appoggiandola contro le piastrelle del muro.




-FEFFE!- 

Mi sveglio di botto.
Scatto a sedere.
La testa che mi scoppia.
Il respiro corto.

-Amore- Alessia si avvicina, intenzionata a sfiorarmi un braccio.

-Non toccarmi- soffio, alzandomi.

-Ehi, che succede?- domanda, preoccupata -stavi urlando nel sonno-

Prendo a camminare avanti e indietro per la stanza.
Cerco di dare un senso a quel ricordo.
Ma proprio non riesco a capire cosa c'entri.

Perchè quel giorno?
Perchè la storia dell' anello?
Dio, la testa sta per scoppiarmi.

-Francesca- richiama la mia attenzione -parlami-

-Sono riniziati- mormoro.

-Lo avevo capito-

-No, tu non capisci!- mi blocco di fronte a lei -non ha un senso tutto ció! Io sto bene! Io... Io non dovrei fare quei sogni-

-Vieni qui- allunga una mano nella mia direzione -va tutto bene- afferma, sicura, afferrando le mie dita -vieni qui- ripete, tirandomi verso il letto.

Mi siedo di fianco a lei.
Lascio che mi avvolga con le braccia.
Mi lascio cullare.

-Scusami- dico, guardandola negli occhi -non volevo svegliarti-

-E' tutto ok- mi sorride -stai un po' meglio?-

-Si- 

-Bene, allora che ne dici di tornare sotto le coperte, dato che sei completamente nuda e fa freddo?-

Cazzo, nenche mi sono resa conto di essere ancora nuda dalla notte d' amore con Alessia.
Ero e sono talmente scossa da quel sogno, da aver perso la cognizione di ció che mi circonda.

-Torniamo a dormire- affermo, mettendomi sotto le lenzuola.

-Sicura che sia tutto ok?-

-Tutto ok- annuisco -Notte- l' abbraccio, stampandole un bacio in fronte.

-Notte- risponde, sistemandosi meglio tra le mie braccia.

Chiudo gli occhi.
Ma i pensieri non si spengono.
Sono ancora tutti lì.
Ho bisogno di Nene..

 
**********

Dormi, Erica.
Tu sei più forte di questa luce prepotente.
Girati dall' altra parte e dormi.

Sorrido vittoriosa dei miei pensieri.
Mi metto sull' altro fianco.
Sospiro, allungando una mano dall' altra parte.
È vuota, come spesso accade ultimamente.

Apro gli occhi.
Sbadiglio silenziosamente.
Mi stiracchio, cercando di vedere se Eleonora sia ancora in camera.

La scorgo poco dopo.
È di fronte la finestra.
Una mano poggiata contro il muro.
Lo sguardo rivolto fuori.
È coperta solo da una felpa lunga.
Bellissima.

Mi alzo cercando di non fare rumore.
Mi porto alle sue spalle, abbracciandola.
Struscio la guancia sulla sua schiena.

-Buongiorno- mormoro.

-Hei- 

Chissà da quanto tempo è qui.
La luce che entra nella camera, non è troppo forte.
Saranno massimo le sette di mattina.

-Tutto ok?-

-Sì- sospira -sono solo preoccupata-

-Per cosa?-

-Francesca- risponde, girandosi nell' abbraccio -mi ha mandato un messaggio, stanotte- m'informa -ha detto che ha bisogno di parlarmi-

-Ti ha detto a che proposito?- chiedo, interessata.

-No-

Le accarezzo una guancia, abbandonando poi la mano sul suo viso.
Punto i miei occhi nei suoi.
Rabbrividisco, incrociando quell' azzurro glaciale.

-Magari non è niente di grave- provo a dirle -comunque sasera ci vediamo tutte al Danger, avrai modo di stare con lei-

-Deve lavorare- si passa una mano tra i capelli -e poi ci sarà anche Alessia- storce il naso, contrariata.

-Devi fartela passare- sospiro -non puoi avercela con lei-

-No?- soffia, sarcastica -sono stanca delle sue cazzate-

-Ele..-

-No!- sbotta, allontanandosi -mi dispiace, ma non sono più sicura che lei sia quella giusta per Francesca-

Si dirige verso il letto, lasciandosi cadere su di esso.
Si stende a stella, nel centro.
La sento sospirare.

-Non ti puoi intromettere- sussurro, avvicinandomi -non ci riguardano le loro cose-

-Lo so- ribatte -ma non ho intenzione di parlare con Alessia-

Scuoto la testa, contrariata.
Quando vuole è proprio una testona.
Dovrebbe lasciar perdere queste cose.

-Vado a correre- decreta, alzandosi -ci vediamo dopo-

-Ok- mi limito a dire, osservandola mentre si cambia.

La vedo poi uscire.
Sospiro, iniziando a vestirmi.
Tanto ormai non dormo più.

Scendo le scale, andando in salotto.
Lo sorpasso, entrando in cucina.
Vi trovo Maria a fare colazione.

-Buongiorno- sorride, vedendomi -che ci fai già in piedi?-

-Colpa di tua figlia- soffio, sedendomi al tavolo -ultimamente è diventata mattiniera-

-Era ora- ride, facendo segno alla cameriera di versarmi del caffè -di solito rimaneva a dormire fino a tardi-

-Aaah, bei tempi- sosprio, facendola ridere di nuovo.

La donna scuote la testa, sorseggiando il suo succo.
Ripone poi il bicchiere sul tavolo.
In fine, torna a guardarmi.

-C'è qualcosa che la preoccupa, vero?- chiede.

-Già- annuisco.

-Immagino si tratti di Francesca- affema, stupendomi.

-Come..-

-Conosco mia figlia- sorride, interrompendomi -Feffe è forse l'unica persona per la quale potrebbe svegliarsi presto- si lascia andare ad una risata.

-Non so se sentirmi offesa- m'imbroncio.

-Non esserlo- mi rassicura -Eleonora parla sempre di te- fa un occhiolino, riprendendo subito dopo -ha un legame speciale con Francesca- mi spiega -odia vederla triste-

-Capisco-

Questo lo sapevo anche io.
La mia ragazza farebbe qualsiasi cosa per lei.
Senza alcun dubbio.

Solo che odio vederla preoccupata.
Anche se ne ha motivo.
Un valido motivo.

Conosco Alessia.
E credo che in questo momento non sa cosa voglia.
Sono sicura che ami Francesca, ma penso che si senta combattuta.

Certo, si sono chiarite.
Ma fino a che punto?
Ha tanti dubbi e credo che l'unica che possa far luce su di essi, sia solo sé stessa.
Non ho idea di cosa accadrà in futuro.

-Ti fermi a pranzo da noi?- Maria irrompe nei miei pensieri.

-No, grazie- scuoto la testa -sarà il caso che passi un po' di tempo a casa mia-

-Allora, ti prego, portati dietro Eleonora- supplica -è davvero insopportabile, ultimamente-

-D'accordo- rido -Non ci sono problemi-
 
**********


Musica storica.
Voci che si sovrastano.
Rumore di bicchieri che sbattono sul tavolo.

Tutti ció fa da sottofondo al Danger.
Rende questo posto quello che è.
Il nostro pub.
Il nostro punto di ritrovo.
Mi era mancato.

I tavolini in legno.
Il piccolo palco in fondo.
Il lungo bancone in quercia.
Dio, è uno spettacolo.

Certo, bellissimo.
Ma mai affascinante quanto la bella barista.
La mia, barista.

I lunghi capelli mossi e ribelli sulle spalle.
Le gambe toniche fasciate da un jeans nero.
La maglietta rossa che le calza a pennello.

I pearcing all'orecchio destro.
I braccialetti che le ricoprono i polsi.
I tatuaggi visibili che introducono la sua essenza.
È magnifica.

Sono così felice di aver risolto con lei.
Ora comprendo il male che le ho fatto.
Me ne pento tantissimo.
Faró di tutto per farmi perdonare.

-E quindi, Erica, tu non approvi?-

Torno alla conversazioni con i miei amici.
Alessandro esce con una nuova ragazza.
Sta chiedendo il nostro parere.
O meglio, il loro.
Io ancora non l'ho vista.

-No!- esclama, ovvia, la mia migliore amica -è una snob con la puzza sotto il naso! È una sciacquetta!-

-Così mi ferisci!- ride, il ragazzo -a me piace!-

-Ti accontenti di poco- ribatte, l'altra.

Rido di gusto alla faccia di Erica.
Amo quando fa uscire il suo lato da "ghetto girl".
Schiocca le dita come le vere donne di colore.

-Io te la approvo- s'intromette, Lorenzo -ha due tette da paura!-

-Ehi!- grida, indignata, Eri -le donne non sono solo quello!-

-No, ma è una buona parte- affermo, saccente.

Ridiamo tutti come idioti.
Mi mancavano.
Mi mancava tutto della loro compagnia.
Anche le prese in giro per la mia bassezza.

-Ma qualcuno sa dove è Ele?- 

-Credo sia a scegliere una canzone da cantare, Erica- le risponde, il biondo -anche perchè da Francesca non c'è-

-A proposito, vado a prendere da bere-

Mi alzo, abbandonando il tavolo.
Mi destreggio in mezzo al caos di persone.
Ci metto qualche minuto per arrivare al bancone.

Feffe è impegnata a servire due ragazzi.
Mi lancia uno sguardo di sfuggita.
Le sorrido.

-Ehi- mi avvicino, una volta che è libera.

-Ciao- sorride -vi porto da bere?-

-Si!- annuisco -una Leffe media, e quattro birre a tua scelta-

-Una di quelle è per Nene?- chiede, curiosa.

-Affermativo! Perchè?-

-Devo farle assaggiare una birra nuova che ci è arrivata!- m'informa -americana! Buonissima!-

-Ok!-

-Vi porto tutto al tavolo!- mi fa un occhiolino per poi girarsi ad armeggiate con delle bottiglie.

Mi allontano stando attenta a non farmi spingere a destra e a manca.
Sento i miei amici ridere in lontananza.
Chissà che è successo.

-Che ridete?- domando, interessata.

-Oggi, Erica, ha fatto una mega figura di merda al giapponese!- starnazza, Lore.

-Narratemi!- batto le mani, contenta.

-Eravamo andati al "tutto a volontà". Ero al buffet per il gelato- inizia, cercando di non ridere -ad un certo punto, mi si avvicina una tizia e mi chiede che gusto era quello marroncino. Allora io prendo il cucchiaio apposito, lo affondo nel gelato, me lo porto al naso ed inizio ad annusare-

-Erica!!!- la richiamo, incredula.

-Mica potevo assaggiarlo!- si difende -era il cucchiaio messo lì per prendere il gelato!-

-Fai schifo- rido, seguita dagli altri.

Francesca ci raggiunge.
Ci guarda divertita.
Sta per parlare, ma viene interrotta dalla voce di Eleonora che si espande per tutto il locale.

Volta di scatto la testa.
La vedo irrigidirsi.
Che le prende?

"..Oooh you make mi live
Wherever the world is cruel to me
I got you for help me forgive
Oooh you make me live now honey
Ooh you make me live.."

Conosco questa canzone.
"You're my best friend" dei Queen.
La sta cantando per lei?

-Amore?- le prendo una mano, attirando la sua attenzione.

Si volta a guardarmi.
Il suo sguardo è perso, spaesato.
Come se in questo momento fosse da tutt'altra parte.

-Francesca?- provo a chiamarla di nuovo.

-Scusa- sorride, forzatamente -offro io, ok?- dice, indicando le birre -devo tornare a lavoro- mi lascia un bacio a stampo, per poi andarsene.

Sospiro, mentre la guardo allontanarsi.
Questa è una delle cose di lei che mi fanno arrabbiare.
Stiamo insieme da più di due anni e ancora fatica ad aprirsi del tutto con me.

-Qualcuno mi spiega?- domando, dato che tutti hanno assistito alla scena.

-È la canzone- sospira, Lorenzo.

-Ele e Federica la cantavano sempre insieme-

-Oh- mormora, sorpresa, Erica.

-Perchè diavolo l'ha cantata, allora?- mi altero leggermente -non sa che ferisce Francesca?-

-Evidentemente le andava- fa spallucce, il moro -Francesca era sorpresa, non ferita- 

-Pfff- sbuffo, alzandomi.

Mi dirigo velocemente verso la bionda.
Scende dal palco, ringraziando ai vari complimenti ricevuti.
La prendo per un braccio, trascinandola fuori.

-Perchè proprio quella canzone? Feffe si è ammutolita- le dó contro, incrociando le braccia.

-Non vedo il motivo per il quale dovrei spiegarlo a te- risponde, scontrosa.

-Le hai fatto del male!-

-Cosa?- ride, senza allegria -ma la conosci almeno un po'?-

-Ovvio!- ribatto -è la mia ragazza!-

-Questo non vuol dire niente- si passa una mano tra i capelli, facendo due passi verso di me -tu non c'eri in quel periodo, quindi tu non puoi capire-

-E allora spiegamelo!-

-Ma che cazzo..?! No!- sbotta -quando torna l'Alessia che mi andava a genio, fammi un fischio! Intanto, non mi parlare più- mi guarda duramente, per poi tornare dentro.

-Fanculo!- grido a denti stretti, calciando un sassolino.

Che cavolo voleva dire?
Sono sempre la stessa.
L' Alessia che ero prima di partire.
Non è cambiato niente.
Che razza di problemi ha, con me?
 
**********


È da quando ho rivissuto quel ricordo, che ho la testa piena di cose.
Immagini, parole, pensieri.
Ma soprattutto, domande.

Cosa c'entrava quel sogno?
Perchè quel momento lì?
Cosa stava a significare.

Non so cosa mi prende, ultimamente.
Mi sento spesso giù di morale.
Con sempre meno voglia di fare qualcosa.
E non so, ma neanche la presenza di Alessia migliora le cose.

Lascio andare un sospiro.
Lei rimane uno dei miei pensieri fissi.
Si, sono felice di aver chiarito.
Peró sento che c'è ancora qualcosa che non va.

-A forza di pensare, ti scoppierà il cervello-

Nene entra in stanza.
La mia vecchia camera a Villa Santoro.
Staró qui, stanotte.

-Mamma è contenta che tu abbia accettato di pranzare da noi, domani- sorride, raggiungendomi sul letto -e io sono felice che tu dorma qua. Mi fa ricordare i vecchi tempi-

-Già- mormoro, nostalgica.

Senza che le dica niente, si stende a fianco a me.
Allarga le braccia, invitandomi ad avvicinarmi.
Non ci penso due volte.

Appoggio la testa sulla sua spalla.
Un braccio abbandonato sul suo stomaco.
Il viso nascosto nel suo collo.
Ho sempre amato il profumo di Nene.
Mi sa di casa.

-Che ti succede, Scricciolo?-

-Non lo so- ammetto -niente di grave, non preoccuparti-

-Sai che mi è impossibile- dice, facendomi sorgere un sorriso -perchè quelle occhiaie? Non hai dormito nemmeno stanotte?-

-No- sussurro -quei sogni hanno ripreso a tormetarmi sempre più spesso-

-Che hai sognato?- chiede, stringendomi tra le braccia.

-Quando io e F decidemmo di prenderci un anello uguale, ricordi?-

-Certo- ridacchia -Fede mi regaló un braccialetto identico al suo, in segno della nostra amicizia. Non voleva che mi sentissi messa da parte- ride, allegra -tipico di lei-

Sorrido contro la sua pelle.
Dio, ricordo tutto perfettamente.
Sembra sia passato un secolo..

-Ho avuto una piccola discussione con Alessia, non so se te lo ha detto!- m'informa.

-Cosa?!- esclamo, sorpresa.

-Era arrabbiata con me, per la canzone che ho scelto-

-Perche?-

-Credeva che ti avessi ferito- sospira -sai che non potrei mai..-

-Lo so- alzo la testa, guardandola negli occhi -ero solo sorpresa. Non la ascoltavi neanche più-

-Lo so-

Quella era la loro canzone.
La cantavano sempre.
In ogni momento.
E io mi divertivo un sacco a guardarle.

Federica le voleva veramente un bene dell'anima.
Anzi, detto così è riduttivo.

In un certo senso io credo che lei l'amasse.
Non so che tipo di Amore fosse.
Ma sicuramente molto grande.

-Oggi risfogliavo vecchi album fotografici e mi è presa la nostalgia- confessa -tutto qui. Mi andava di cantarla e l'ho fatto-

-Ehi- le accarezzo una guancia -non devi darmi spiegazioni- sorrido -era la tua migliore amica-

-Già- mormora -comunque, mi sono arrabbiata con la tua ragazza e, tanto per la cronaca, non credo di volerci avere ancora a che fare-

-Nene!- la riprendo, mollandole un leggero colpo sulla spalla -che a te piaccia o no, dovrai averci a che fare! È la mia ragazza e la migliore amica della tua-

-Va bene- sbuffa rumorosamente -mi limiteró a non parlarci-

-Come ti pare- mi arrendo, tornando nella posizione iniziale -possiamo parlare di altro? Non mi va di parlare di Alessia-

-Ok- acconsente, stranita -parliamo del fatto che domani dovremo affrontare un classico pranzo in stile Santoro- afferma, terrorizzata.

-Oddio, ricordami di non fare colazione- dico, facendola ridere.

Maria tende ad esagerare con le portate.
Fa sfornare un' enorme quantità di cibo dai cuochi.
Potrebbe sfamare un esercito.
E in più, ti obbliga a finire tutto.
È sempre un'impresa.

-Menomale che Marta mangia per tre!- ride, coinvolgendomi.

Sono contenta di passare del tempo con quella che io considero la mia famiglia.
Sarà bello stare tutti insieme.
Specialmente con Marta e Nene.

-Ti va di dormire qui?-

-Certamente- risponde, coprendoci successivamente con il piumone -ma tieni le mani a posto, Creatini!-

-Deficiente!- rido, girandomi sul fianco, dandole le spalle -Ti piacerebbe!-

-In effetti, devo ammettere che non è stato male- continua a ridere come un'idiota -ma ora sono impegnata!-

-Io e te non staremo bene insieme- continuo a scherzare -siamo troppo uguali-

-Concordo-

Piano piano le risate si spengono.
Crolla il solito, familiare silenzio.
Avevo davveo bisogno della sua presenza.

All'improvviso mi sento abbracciare da dietro.
Nene mi avvolge con le braccia.
La sento sospirare.

-Notte, Feffe- mormora, lasciandomi un bacio tra i capelli.

-Buona notte- sorrido.

-Se avrai ancora quei sogni, io sono qui-



ANGOLO AUTRICE:

Ciao a tutti ^^
Scusate il ritardo ma si sa, tra feste di Natale, sbronze di capodanno eccetera ho avuto molto da fare!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto perché ci ho messo un'era a scriverlo! (Anche se a me non convince ancora!)
Ringrazio tutti quelli che mi hanno messo tra gli autori preferiti e aspetto le vostre recensioni!
Un bacio,
Crige.

 

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Capitolo 6
*** L' Amore è tutto, ma non abbastanza. ***


L' Amore è tutto, ma non abbastanza.
Spesso alcune situazioni sono troppo grandi.
Troppo forti ed intense.
Tanto da non averne via d' uscita.

Certe cose non si possono semplicemente ignorare.
Sì, le accumuliamo in una parte interiore del nostro cervello.
Le lasciamo lì.
Ma il fatto che ci sfugge, è che esse non se ne vanno.
Rimangono esattamente dove sono.

Una sopra l' altra.
Da poche diventano molte.
E poi, semplicemente, esplodono.
Tutte insieme.

Arriva un momento in cui bisogna far fronte ai nostri pensieri.
In cui essi vanno affrontati.
Esternati.
Non si può ignorare per sempre.

A volte, però, rimaniamo convinti delle nostre autoconvinzioni.
Mentiamo a noi stessi per non lasciarci travolgere dall' inevitabile.
Ma se si chiama così, un motivo c'è.

Per quanto ci sforziamo di lasciar perdere.
Di convincerci che le cose non stanno così.
Arriva il momento dove si deve dire "basta".
Dove far finta di niente non è più la soluzione giusta.
Ma diciamocelo, questa non è mai la soluzione giusta.

Dovremo imparare tutti ad affrontare subito il problema.
A non girarci intorno solo perchè le conseguenze ci spaventano.
Dovremo semplicemente prenderle di petto e agire per tempo.

Perché non si sfugge ai piensieri.
Non si sfugge alle situazioni.
Questo non ci rende maturi, ci rende codardi.

Quindi, basta fare gli immaturi.
Basta con l' autoconvinzione.
Agiamo, prima che tutto esploda e lasci solo cenere.
Facciamo in modo che ci sia ancora qualcosa per cui valga la pena lottare.
E non solo l' autocommiserazione.
L' Amore non è abbastanza, ma è un buon punto da cui partire.






                                                                         **********



"C'è una cosa che devo dirti"


E' iniziato così questo silenzio interminabile.
Questo gioco di sguardi che si cercano e si sfuggono.
Questa ansia che mi divora dentro.

Mi chiedo cosa sia di così importante da spaventarla.
Talmente tanto da arrivare a nascondermela.
Mi ha sempre detto tutto.
A parte di Antonio.

Che sia di nuovo una cosa di questo genere?
Eppure lei e Erica sono inseparabili.
Che si sia accorta di non amarla più?
La vuole fuorse lasciare?
Ma se è veramente questo, io che c'entro?

-Ok, basta- esordisco, dopo parecchi minuti -dimmelo e basta, no?! Non ha senso stare qui in silenzio!-

Mi agito un po' sul divano di casa Santoro.
Fisso la mia amica sulla poltrona di fronte a me.
La vedo prendere un bel respiro.
Passarsi una mano tra le lunghe ciocche bionde.
Separare le gambe prima accavallate.
Aprire in fine la bocca, per poi richiuderla subito.

-Nene!- la richiamo, scocciata -per favore- addolcisco poi il tono -cos'è successo di così tanto brutto?-

-Brutto non so- sospira -dipende dai punti di vista-

-Oddio- sbuffo rumorosamente, passandomi una mano sugli occhi -senti, non ho dormito nanche stanotte, sono stanca morta! Quindi, sputa il rospo e falla finita!-

-Va bene- si arrende.

-Ok, credo che mi servirà una birra per affrontare questo discorso- esclamo, alzandomi.

Mi dirigo lentamente in cucina.
Apro il frigo recuperando due lattine.
Torno poi di là, porgendone una a Eleonora.

-Ora puoi parlare-

-C'è una cosa che non ti ho detto- inizia, puntando finalmente i suoi occhi nei miei -pochi giorni fa mi è arrivata una lettera. Una lettera dalla Federazione Italiana di Rugby- dice, lasciandomi senza parole -è una convocazione per il prossimo raduno nazionale-

-Cosa?!-

-Sì- annuisce -e io, io ci sto pensando-

-Ma..-

-Insomma, è un anno che non ne ricevevo una- m' interrompe, iniziando a gesticolare -so che non ne avevamo più parlato, perché nessuna delle due ne voleva più sapere, ma ora è passato veramente tanto tempo e il rugby è tutta la mia vita e vorrei tanto dargli una possibilità e..-

-MA E' FANTASTICO!- urlo di gioia, scattando in piedi -perché cazzo non me lo hai detto prima?!- mi getto addosso a lei, abbracciandola -mi stavo domandando che cazzo aspettassero a convocarti di nuovo!-

-Non sei arrabbiata?- chiede, sorpresa.

-Perché dovrei esserlo?- domando, stranita -solo perché io non ne voglio più sapere, non implica che anche per te debba essere così!-


Sì, l' apparenza inganna.
Cioé, non che io non sia contenta per lei.
Ovvio che lo sono.
Sono solamente sorpresa.

Non credevo che lei ci pensasse ancora.
Non ne sapevo niente.
Mi domando perché non ne abbia mai parlato con me.

-Non volevo farti pensare a quel giorno- sussurra, staccandosi dal mio abbraccio -so che ci pensi già abbastanza-

-Proprio per questo avresti dovuto parlarmene- le accarezzo una guancia -sono felice che tu abbia ritirato fuori i tuoi sogni dal cassetto-

-Già- sorride -dovresti farlo anche tu-

Abbasso lo sguardo, fissandomi i piedi.
Sospiro.
I miei sogni..

La verità è che non so neanche più se ne ho.
E se sì, non so quali siano.
Non so più niente, ormai.

Anni fa pensavo fosse la Nazionale.
Sognavo di indossare quella maglia.
Sognavo di andare a vivere con Federica.
Sognavo di lavorare per qualche azienda grafica.
E adesso?
Adesso che mi rimane?

-Bhé, Antonella mi lascerà il Danger- mi sforzo di sorrdere, tornando a guardarla -e poi io e Alessia abbiamo dei progetti-

-Tipo?-

-Lei finirà gli studi e poi tornerà a cercare lavoro qui e..-

-Ma qui non si parla di cosa vuole lei- m' interrompe -stiamo parlando di cosa vuoi tu!-

Io Amo Alessia.
Io vorrei un futuro con lei.
Io vorrei tanto fare dei progetti con lei.

Ma tutto ciò mi ha già fregato una volta.
Non voglio fare dei piani, per poi vedermeli scivolare via dalle dita.
Non voglio pianificare per poi dover riniziare tutto da capo.

-Non so cosa voglio fare, Nene- ammetto, sospirando -per il momento mi limiterò a dirigere il Danger e poi vedremo-

-Va bene- si arrende -ma lo sai meglio di me che se tra i tuoi piani rientrasse la Nazionale, non resterebbe solo un sogno-





                                                                            **********




Mi sveglio all' imrpovviso.
Scatto a sedere, affannando.
Dio, ancora quel sogno.

Più cerco di non pensarci e più la mia mente continua a riportarlo a galla.
E' una cosa assurda.
Senza senso.

Non è così.
Io Amo Francesca.
Io..

-Si può sapere che cazzo ti prende?- Erica sbadiglia, sedendosi a sua volta -è tutta la notte che mi prendi a botte e poi mi svegli pure!-

-Scusami- sospiro -ho fatto un brutto sogno-

Avevamo in programma un pigiama party, la scorsa notte.
Ma dopo un pacchetto di patatine e una birra, ci siamo addormentate.
Peggio di due bambine..

Era da tanto che non passavamo una serata insieme.
Da qualche mese, almeno.
Mi mancava la mia migliore amica.

-Ne vuoi parlare?-

Quella domanda mi fa gelare.
Non ne ho voluto parlare neanche con me stessa.
Quindi, ne voglio parlare?

Se esternassi tutto, forse starei meglio.
In fondo non ho fatto niente di male.
O almeno, non io.

-Non lo so- rispondo, titubante.

-Che cazzo di risposta è?- s' imbroncia -sono le tre di notte, ho un sonno muoio, quindi decidi in fretta!- bubbola, incrociando le braccia.

-Ok- annuisco -ma mi devi promettere che non ti arrabbi e che non darai di matto-

-Ora mi stai preoccupando- dice, sedendosi compostamente.

Adesso o mai più.
C'è un perché se da "rimarrò qualche giorno", sono passata a "qualche settimana".
C'è un perché se ultimamente sono sempre sovrapensiero. 
C'è, ma ho paura a dirlo.

La verità è che prima di tornare è successo qualcosa.
Quando io e Francesca abbiamo avuto quella discussione a casa mia e lei è uscita, è successo qualcosa.
Un qualcosa a cui non ho dato troppa importanza.
Ma evidentemente per la mia mente, non è così.

-C'è una cosa che devo dirti- affermo, in fine -ma voglio che tu mi lasci finire, prima di dire qualcosa-

-Oddio!- grida -non ti sarai accorta di amarmi, vero? Perchè per quanto io ne sia lusingata, ti vedo solo come un' amica e...-

-Erica!- la interrompo -sto cercando di parlare di una cosa seria-

-Perché, questa non era seria?-

Prendo un bel respiro, per evitare di prenderla a botte.
Le sorrido sarcasticamente.
Per poi tornare a parlare.

-Ok, non mi sono accorta di amarti, va bene? Non è questo che devo dirti!-

-Va bene, va bene!- alza le mani a mo' di scusa -ti ascolto-

-E' successa una cosa prima che tornassi a Firenze- inizio, incerta -quando io e Francesca abbiamo discusso e lei è uscita di casa, sono andata in salotto e poco dopo Stella mi ha raggiunto- butto giù il groppo alla gola, per poi continuare -abbiamo bevuto e parlato e lei....lei mi ha baciato-

-COSAAAAA??? Io l' ammazzo!- scatta in piedi, armata di cuscino.

-Ecco, io non ho ricambiato e mi sono fiondata in camera e quando Feffe è tornata l' ho convinta a partire subito. E' per questo che siamo tornate la sera-

-E Francesca che ha detto?-

-Niente- sospiro -perché non lo sa-

Erica sgrana gli occhi.
Spalanca la bocca, incredula.
Non sa cosa dire.
Come me, del resto.

Non ho dato molto peso a quel fatto.
Per me non è stato niente.
Ma la mia mente continua a farmelo rivivere.
E di certo i problemi che sto avendo con Francesca, non aiutano.

Ultimamente continuo a sentire che ci stiamo in qualche modo allontanando.
Che abbiamo perso il nostro equilibrio.
Non riusciamo più a trovarci.

Io la amo da morire.
E ci sto male.
Tutto questo mi fa impazzire.

Sì, ho sbagliato a non farmi sentire.
A metterla leggermente da parte.
Ma lei non riesce a capire che ho bisogno del mio spazio, adesso.

Che necessito di farmi nuove amicizie.
Di fare nuove esperienze.
E che non posso stare costantemente attaccata al cellulare.

-Perché non glielo hai detto?- domanda, stranita -insomma, per te non ha significato niente, giusto?-

-Giusto- annuisco -non le ho detto niente perché avevo paura di come potesse prenderla. Hai visto anche tu che non facciamo altro che litigare..-

-Bhé, la maggior parte delle volte è per colpa tua- sussurra, abbassando lo sguardo.

-Io lo so di avere delle colpe!- ribatto, alzando un po' la voce -ma anche lei ha le sue! Partendo dal fatto che ancora fa difficoltà ad aprirsi con me! Potevo capire i primi tempi, ma stiamo insieme da due anni, ormai! Mi fa sentire sempre inferiore! Come se io non potessi mai capirla!-

-E allora perché non ne parli con lei?-

-Perché lo sai anche te com'è!- calde lacrime iniziano a scendermi giù per le guance -si arrabbierebbe un sacco e ho paura che possa arrivare a lasciarmi-

-Shhh- mormora, avvolgendomi in un abbraccio -parlale! Lei ti ama e si fida di te, vedrai che capirà-

-Non lo so, Erica- singhiozzo.

-Stella che dice?-

-Non l'ho né vista, né sentita- tiro su con il naso, asciugandomi gli occhi -e non so neanche come comportarmi quando tornerò a Milano-

-Ma prima o poi dovrai tornare e affrontare la situazione-

-Lo so..-

Non so come la prenderebbe Francesca.
Non so neanche perché io non glielo abbia detto subito.
E' che avevamo appena litigato.
E ho avuto paura che potesse dare di matto e fare del male a Stella.

In questo periodo Francesca è strana.
Non volevo darle altre preoccupazioni.
Sinceramente, non so che fare.





                                                                             **********



-Francesca, mi stai ascoltando?-


Sobbalzo, risvegliandomi dai miei pensieri.
Ero totalmente travolta da essi, da non aver dato minima attenzione alla persona di fronte a me.
Credo di essermi persa almeno mezz' ora del suo discorso.

-Scusami, Anto- mormoro, passandomi una mano sugli occhi.

-Hai capito, almeno, come si trascrive l' inventario?- chiede, stancamente -come si segnano le rimanenze?-

-Sì, l'ho studiato ieri a casa- annuisco -penso di avere un quadro generale completo-

-Bene- sorride -tu devi solamente scrivere ciò, in modo da sapere cosa ordinare ai fonitori-

Annuisco ancora una volta.
Credo di aver capito tutto.
Non è troppo difficile.
Penso di potercela fare.

Ormai sono qui nel piccolo ufficio del Danger, da quasi tre ore.
Antonella mi sta spiegando alcune cose.
Ancora qualche incontro e saprò tutto ciò che mi occorre per dirigere al meglio il locale.

-Alla parte contabile penserà il commercialista- continua, poi -tu devi solamente ricordarti di mettere da parte ogni fattura, con relativo bollo, se esso c'è-

-In ordine cronologico, giusto?-

-Possibilmente sì, altrimenti ci penserà poi lui!- mi spiega -ma li faresti un piacere-

-Capito-

-Va bene- batte le mani, alzandosi -credo che per oggi possa bastare-

Tiro un sospiro di sollievo.
Sono contenta di avere un progetto per il futuro.
Un impiego e una sicurezza economica.

Non è da poco in questo periodo di crisi.
Specialmente per una ragazza della mia età.
Mi ritengo molto fortunata.

Ciò però non impedisce ai miei pensieri, di riemergere.
Ai vecchi sogni di farsi presenti di nuovo.
Ai miei desideri nascosti di venir fuori.

Rimarrà sempre una parte di me, che si vede seduta in un ufficio a lavorare a qualche progetto grafico.
Magari per qualche azienda importante.
Per una nuova pubblicità di un qualche prodotto sorprendente.
Ammetto di pensarci spesso.

-Bene e ora che abbiamo finito il lavoro sporco, mi dici dove hai la testa?-

Antonella richiama la mia attenzione.
Si siede nuovamente davanti a me, porgendomi una birra.
In fine, mi fissa in attesa di una risposta.

-L' hai notato, eh?- sorrido, amaramente.

-Francesca- inizia, con tono dolce -ti conosco da anni- si apre in un sorriso tenero -ti ho visto in tutte le maniere possibili, so bene quando c'è qualcosa che non va-

-Già- sospiro, tristemente.

-Allora, cosa c'è?- chiede, ancora -problemi con Alessia?-

-Anche- sussurro, scompigliandomi i capelli.

-Ti ascolto, se vuoi, lo sai- mi stringe una mano, infondendomi coraggio.

Ci penso su per qualche momento.
In fondo, parlo spesso con lei.
Mi fa bene avere un parere da una persona esterna.

Io adoro Eleonora, ma è troppo convolta.
Ora come ora, poi, ce l' ha a morte con Alessia.
Non sarebbe oggettiva.

-Ecco- inizio, evitando di guardarla negli occhi -io e Ale, stiamo attraversando un momento difficile- ammetto, sospirando -ognuna delle due ha delle colpe e io sento che ci stiamo allontanando. Vorrei risolvere questa situazione, ma sinceramente non so neanche cosa fare-

-Capisco- afferma, richiamando il mio sguardo -la cosa migliore in queste situazioni, è parlarne insieme. I rapporti a distanza sono difficili da gestire, ancora di più se non avete un equilibrio. Ma prima di tutto devi capire cosa vuoi tu-

-Io voglio risolvere!-

-Allora parlane con lei!- alza la voce, strappandomi un sorriso -è la cosa migliore, fidati! Rimandare non porta a niente-

-Lo farò- le concedo, guadagnandomi un occhiolino.

So che ha ragione.
E avrei dovuto parlare con Alessia tempo fa.
Ma non abbiamo avuto molti momenti per stare da sole.
E quando ce li avevamo, eravamo impegnate a fare tutt' altro che parlare.

Credo che anche Alessia abbia i miei stessi pensieri.
Ma tutte e due, abbiamo paura di tirarli fuori.
Paura delle conseguenze.
E se capiamo che non si può risolvere?

-Sù, dimmi cos' altro ti perplime!- mi sprona, Antonella.

-Nene ha ricevuto una convocazione per un radunone con la Nazionale-

-Wow!- esclama, felice -e non ne sei contenta?-

-Sì, ovvio che sì- ribatto, sinceramente -ma, ecco, ho sempre immaginato che ci saremo andate insieme e ora, so che non è più possibile-

-E perché no?-

-Perchè credo che quel capitolo della mia vita si sia concluso- sospiro -ora gioco a rugby più per sfogo che per divertimento. Non è più come prima. Sì, amo questo sport! E' una parte fondamentale, ma ha perso il significato che aveva per me, anni fa-

Credo che Eleonora abbia capito i miei pensieri, stamani.
Che abbia compreso la mia gioia, ma anche la mia trsitezza.
E' per questo che non ha continuato il discorso.
Ma che lo ha semplicemente lasciato cadere.

Sono davvero felice per lei.
Per il suo sogno che si realizza.
Ma al tempo stesso, vedo come tutti i miei si siano infranti uno ad uno, contemporaneamente.
La invidio perchè lei è riuscita ad andare avanti, mentre io non ci riesco.

-Tu sei blocatta, Francesca- dice, la donna, lasciandomi perplessa -sei in un momento della tua vita, dove non sai cosa vuoi. Dove non hai progetti-  mormora, sorprendendomi del modo in cui è riuscita a leggermi dentro -sai, alla tua età anche io ero in questa posizione. Ma la verità è che una parte di me, sapeva cosa volessi. Dovevo solo trovare il coraggio di farla emergere e alla fine ce l'ho fatta-

-E cosa è successo?- domando, curiosa.

-Guardati intorno- ride, allargando le braccia -Il Danger- sorride -ecco cosa è successo-

-E perchè, adesso, me lo vuoi cedere?-

-Perchè ho trovato il coraggio di realizzare un altro mio sogno-

-E sarebbe?- chiedo, sorpresa.

-Aprire un locale in Australia- sorride, contenta -mi trasferirò lì con il mio compagno. Sidney! Suo fratello abita là e ci ospiterà fino a quando non troveremo un posto tutto nostro-

-Fantastico!- esclamo, felice.

-Già- annuisce -ecco perchè anche tu devi trovare la forza per fare quello che vuoi. Io so, come lo sai anche te, che c'è una tua parte nascosta che vuol venire fuori! Falla emergere, Francesca! Fai quello che ti rende felice! Lasciati il passato alle spalle e guarda al futuro!-

-Ci proverò- le concedo, finendo poi la mia birra -ora però devo andare- dico, alzandomi -grazie di tutto-

-Figurati- mi abbraccia -sono qui quando vuoi-

Ricambio la stretta, staccandomi poco dopo.
Le dedico un ultimo sguardo, prima di dirigermi verso l' uscita.
Abbandono il Danger, ancora più confusa di come lo ero prima di entrare.

Antonella mi ha messo i pensieri più in confusione che mai.
Mi ha scosso.
E vorrei tanto capire il perchè.
Anche se forse lo so di già.

Ma adesso ho un lavoro stabile e non posso mandare all' aria tutto.
Come non posso riprendere in considerazione la Nazionale.
Devo pensare solamente a ciò che posso fare in questo momento.
Ovvero, parlare con Alessia.
M' importa davvero molto della nostra relazione e vorrei risolvere le incomprensioni.

-Feffe!- mi sento chiamare, poco prima di raggiungere la macchina.

Mi volto e vedo il centro dei miei pensieri, venirmi incontro.
Sorrido, come sempre, incontrando i suoi occhi.
Bellissima come al solito.

-Ehi- la saluto, una volta che mi è di fronte -che ci fai qui?-

-Avevo voglia di vederti- sorride a sua volta -ti va di fare una passeggiata al parco?-

-Certo- acconsento, facendole segno di salire in auto.




                                                                            **********



Il cuore batte all' impazzata.
Il respiro è affannato.
La testa potrebbe esplodermi per i troppi pensieri che ci frullano dentro.

Ho deciso di dirle tutto.
Devo farlo.
Deve sapere.
E non posso più rimandare.

Le cose tra noi, ultimamente, non vanno bene.
Ci stiamo allontanando e non so neanche quale sia il motivo preciso.
Ma se poi io non sono neanche sincera con lei, le cose si complicano ancora di più.

Camminiamo mano nella mano, senza aprir bocca.
Seguiamo il percorso tra gli alberi folti.
Si vede proprio che la Primavera è alle porte.

-Com'è andata la tua nottata con Erica?- chiede, rompendo il silenzio.

-Bene- sorrido -ma ci siamo addormentate quasi subito-

-Davvero?- ride, contagiandomi -avete saltato la guerra con i cuscini?-

-Si- annuisco, trattenendo le risa.

-Tanto mi ha detto Nene, che a casa Santoro è diventato quasi un fatto quotidiano- m' informa -Marta e Erica si prendono a cuscinate ogni giorno, finendo sempre con il contagiare Ele-

-Tipico da loro- 

-Già- sospira.

Non so come e da dove iniziare.
Insomma, non posso dirglielo e basta.
Ma non posso neanche trattenermi oltre.
Che cavolo devo fare?

-Il tuo pomeriggio con Antonella?-

-Tutto bene- risponde, donandomi un' occhiata furtiva -credo di aver capito tutto quello che dovrò fare. Menomale che alla parte contabile ci penserà il commercialista!- esclama, ridendo -altrimenti sarei fottuta!-

-Tu e la matematica non andate troppo d' accordo- 

-Non che andassi male al liceo, eh! Ma non mi è mai piaciuta- scuote la testa, sorridendo -e comunque facevo il grafico, quindi non m' interessava proprio!-

-Capisco-

Cade di nuovo il discorso.
Torniamo a camminare in silenzio.
Penso ancora come affrontare la Cosa, quando lei interrompe i miei pensieri.

-Ci sediamo?- domanda -ti devo parlare-

-Certo!- acconsento, dirigendomi verso la prima panchina.

Ne troviamo una poco dopo.
Ci sediamo, mettendoci leggermente di lato, così da guardarci negli occhi.
La vedo prendere un bel respiro prima di iniziare.

-Come credo tu abbia notato, le cose tra di noi si sono un po' complicate- annuisco, lasciandola continuare -un po' per colpa mia e un po' per colpa tua, ma ci stiamo allontanado e ciò non mi piace-

-Neanche a me- sospiro, abbassando la testa.

-Penso che dovremo parlarne e capire cosa fare- continua, richiamando il mio sguardo -insomma, io ti Amo e ci tengo a te, a Noi. Voglio riuscire a trovare la situazione più giusta per entrambe, ma tu mi devi aiutare-

Ecco, dopo questo discorso, come faccio a dirle ciò che le devo dire?
Cosa devo fare per non mandare tutto a puttane?
Forse la soluzione migliore è diglielo e basta.

-Francesca..-

-No, aspetta! Fammi finire- m' interrompe, alzando una mano -senti, io so di aver sbagliato. So di aver esagerato con la storia che non ti fai mai sentire ecc. So che ti deludo quando non riesco ad aprirmi con te, ma ti prometto che migliorerò, che proverò a cambiare-


-Feffe..-

-Mi dispiace, Alessia. Mi dispiace di averti ferito ed urlato contro. Ho sbagliato a dare tutta la colpa a te e..-

-Stella mia ha baciato- sputo tutto d' un fiato.

Francesca si blocca.
La bocca spalancata.
Lo sguardo incredulo.

Rimane così per diversi minuti.
Mi sento uno schifo.
Avrei dovuto diglielo subito..

-Mi dispiace!- esclamo, in fine -è successo quando sei venuta a trovarmi e abbiamo litigato e tu sei uscita di casa! Sono andata in salotto, ho bevuto un paio di birre con Stella, stavamo parlando e lei mi ha baciato- butto tutto fuori, sentendo calde lacrime scendermi le guance -io non l'ho ricambiato! Non te l' ho detto prima perchè avevamo litigato e non volevo peggiorare le cose. Ho sbagliato! Dovevo dirtelo subito, ma..-

-Ferma- mi blocca, nuovamente -solo, stoppati- dice, con tono impassibile.

Mi guarda.
Nei suoi occhi leggo dolore e delusione.
L' Amore che emanavano prima, è sparito in un attimo.

-Io sono qui a dirti che mi dispiace, che voglio risolvere le cose con te e tu..tu..- prende un bel respiro, cercando di rimanere calma -e tu mi dici solamente adesso che Stella ti ha baciato?-

-Mi dispiace!- mormoro, iniziando a piangere sul serio -non sapevo come dirtelo-

-Io...io..io ho bisogno di stare da sola- afferma, alzandosi.

-Franscesa!-

-No!- sbotta -non dire niente. Ho bisogno di ricordarmi perché ti Amo, in questo momento. Ma se tu parli o nomini un' altra volta quella là, penso che potrei perdere la calma- sussurra, voltandosi -dammi tempo. Devo capire cosa voglio fare-

-In che senso?- mi alzo, agguantandola per un polso.

-Credo tu lo sappia- si libera dalla mia presa, allontanandosi.

Mi risiedo di botto.
Mi porto le mani sul viso, sfogandomi in un pianto senza fine.
E' tutta colpa mia.
Avrei dovuto gestirlo in un' altra maniera.
Sento di aver rovinato tutto...




                                                                                  **********


Sapevo che c'era qualcosa che non andava.
Me lo sentivo.
Avrei dovuto capirlo prima.

Fanculo!
Tiro un altro pugno al saccone.
M' immagino la faccia di Stella.
Altra serie di pugni.

Avevo capito che quella lì ha una cotta per Alessia.
Ma confidavo nella mia ragazza.
Mi fidavo!

Mi sento presa in giro.
In un certo senso, mi sento tradita.
Anche se lei non ha ricambiato quel fottuto bacio.

Ormai sono nello scantinato da ore.
Dovevo sfogare la mia rabbia in qualche modo.
Questo mi è sembrato il più giusto.

Continuo ad immaginarmi la scena delle loro labbra che si toccano.
Le mie labbra!
Dio, è insopportabile.

E adesso non so cosa fare.
La voglio lasciare?
No.
Almeno non credo.
Ma allora cosa ho intenzione di fare?


-Ehi! E' mezz' ora che ti cerco!- riconosco la voce di Nene, avvicinarsi -che ci fai qui?-

-Stella- ringhio, tirando un altro colpo -ha baciato Alessia- 

-Te l' ha detto, allora- mi giro di scatto, sentendo la voce di Erica.

-Tu lo sapevi?-

-Me lo ha detto ieri notte- ammette, con sguardo colpevole.

Mi volto verso la bionda.
Ele alza le mani, scuotendo la testa.
Fa un passo indietro.

-Non ne sapevo niente, giuro- afferma -e ora vorrei prenderla a botte-

-Pfff- sbuffo, tornando a colpire il saccone -non ho intenzione di prendere a pugni Stella-

-Non mi riferivo a lei, infatti- ribatte.

-Ele!- esclama, la sua ragazza -Tu non farai proprio niente!-

-Ma..-

-Ha ragione Erica- la interrompo -non sono cose che vi riguardano- sospiro.

Purtroppo loro non mi possono aiutare.
Solo io posso decidere cosa fare.
COme comportarmi.
Loro non ci devono entrare.

-Vi lascio sole- mormora, Eri -a dopo- saluta Nene con un bacio e me con un abbraccio stritolante da dietro, per poi andarsene.

Continuo a tirare pugni ancora per qualche minuto.
Alla fine mi fermo, lasciandomi scivolare a terra.
Nascondo il viso tra le mani.

-Cosa farai, adesso?- Nene mi si siede a fianco.

-Non lo so- scuoto la testa -vorrei tanto piangere, sinceramente-

-Puoi farlo, se vuoi-

-No- sorrido amaramente -non risolverebbe niente- lascio andare un sospiro -io le stavo parlando, le ho detto che volevo risolvere le cose con lei una volta per tutte e invece, se n'è uscita con la storia di quel bacio!- tiro un pugno al suolo -perché cavolo non me lo ha detto?-

-Avrà avuto paura della tua reazione-

-Questo non la giustifica- dico, guardando la mia amica -non so cosa fare, Nene-

-Io invece credo che tu lo sappia, ma questo ti spaventa-

Accuso il peso delle sue parole.
Abbasso di nuovo la testa, piegando anche le spalle.
Tiro l' ennesimo sospiro.

Sto per parlare, quando sento il campanello suonare.
Ci alziamo entrambe, salendo poi le scale che portano in casa.
Alla fine, vado ad aprire.

Mi paralizzo trovandomi di fronte Alessia.
Abbassa il capo imbarazzata, alla vista di Eleonora.
Sa che lei è già a conoscenza di tutto.

-Me ne vado- sbotta, Nene -fatti sentire- mi lascia un bacio sulla guancia, andandosene.

-Entra- dico ad Alessia, spostandomi per farla passare.

-Grazie- mormora, sorpassandomi.

Ci dirigiamo in salotto.
Prendo posto sul divano.
Lei si siede poco distante da me.

Mi sento il suo sguardo addosso.
E' come se mi bruciasse la pelle.
Fa male..

-Mi dispiace- dice, rompendo finalmente il silenzio.

-Lo hai già detto, mi sembra- 

-Lo so- sussurra -ti prego guardami!- sospiro, assecondandola -io ti Amo! Quel bacio non conta niente! Lo sai che voglio solo te!-

-Ti avevo detto che ero stanca delle parole- affermo, puntando i miei occhi nei suoi -ti ho detto che avevo bisogno di fatti e tu, nascondendomi quel bacio, mi hai portato a dubitare ancora una volta di te-

-Ma non volevo! Ti giuro!- scoppia a piangere, rendendomi il tutto più difficile.

-Io non so più cosa pensare-

-Cosa vuoi dire con questo?-

Distolgo lo sguardo per un momento.
Prendo un bel respiro.
Cerco il coraggio di cui mi parlava Antonella.
E poi, finalmente, lo trovo.

-Credo che ci serva una pausa-





L' Amore è un sentimento che unisce due cuori, due anime.
L' Amore è un punto di partenza.
Un punto, intorno al quale si costruiscono progetti e promesse.
Un punto, che ne porta molti altri.

Ma è proprio quando viene a mancare uno di questi punti, che le cose si complicano.
L' equilibrio si spezza.
La magia finisce tutto d' un colpo.

Ed è lì che si deve tornare in dietro.
Che si deve pensare ai propri errori, alle proprie colpe.
Ci deve essere la voglia di ritrovarsi.
Di ritrovare quell' equilibrio che si era creato.

Ecco perchè, l' Amore non basta.
L' Amore è solamente la base, il punto focale.
Intorno ad esso, ci sono molte cose.

L' Amore è tutto, ma non abbastanza.





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Angolo dell' Autrice:



'Sera a tutti ^^
Come al solito, scusate per il ritardo!
Ho avuto molte cose a cui pensare, in queste ultime settimane.
Chiedo venia, ma come tutti, anche io ho i miei problemi :\

Ma veniamo alla storia!
Eh si, finisce proprio così.
So che mi state odiando come mai prima d' ora, ma siamo arrivati alla fine.
Dovrete aspettare l' effettivo seguito di Save Me, per scoprire come è andata a finire e cosa è successo dopo.

Come avrete capito, i capitoli precedenti sono serviti per portarmi a questo finale.
In essi, avevo sparso qualche piccolo indizio.
So che alcuni vi sono sembrati inutili e noiosi, ma credo che questo ultimo abbia ripagato a pieno gli altri.
Anche se magari non vi è piaciuto per niente ciò che è successo.

Ma finalmente, abbiamo capito un po' di cose:

-L' eccessivo attaccamento di Nene verso Feffe.
Dovuto al fatto che si sentisse in colpa per non averle detto del raduno.

-Il distacco di Alessia e il suo comportamento scontroso.
Questo, invece, dovuto alla questione del bacio.
Poteva provare a non pensarci quanto le pare, ma si sa che la nostra mente è al di sopra di tutto.

-E per finire, il comportamento insolito di Francesca e il perché dei sogni su Federica.
COme avete visto, ha molte cose in testa.
Molti dubbi, rimpianti e desideri che sente di non poter realizzare.
Si sente persa.
Non sa cosa vuole fare della sua vita e sa anche che né Nene, né Alessia possono aiutarla in questo.
E' sola in questa situazione e non sa come uscirne.
Ecco perché i sogni.
Quei ricordi facevano parte del periodo in cui sapeva esattamente cosa volesse.
Periodo in cui ogni suo progetto era ben chiaro.
Forse una parte di lei voleva ricordarle quali erano i suoi sogni.
I suoi piani.



Detto questo, spero che questa breve storia vi sia piaciuta.
Spero anche che seguirete il seguito di Save Me.
Ho già abbastanza tutto chiaro.
Devo solo finire Love Of My Life, o almeno portarla avanti un po' e poi inizierò a dedicarmi al seguito.


Aspetto, come sempre, le vostre impressioni così da parlarne insieme ;)
Ringrazio tutti quelli che hanno letto con interesse questa storia.
Tutte le persone che mi hanno messo tra gli autori preferiti.
E tutti quelli che hanno recensito.
Siete fantastici!

Un bacione,

Crige.


Ps: chiedo scusa se ho cannato qualcosa sulla parte economica (rimanenze, fatture, bolli ecc), ma non ho a che fare con 'sta roba dal liceo.
Siate clementi!

 

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