Il cuore del mostro

di kuma_g
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7.1 ***
Capitolo 8: *** 7.2 ***
Capitolo 9: *** 8 ***
Capitolo 10: *** 9 ***
Capitolo 11: *** 10 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Bianco spronò il suo cavallo, un frisone nero, abbastanza giovane, regalatogli dal padre per l'imminente partenza in battaglia. Era da quando aveva otto anni che si allenava ed ora che ne aveva ventidue era il momento di agire. L'unica cosa che gli pesava era doverselo portare dietro. Uno dei mostri. Suo padre l'aveva comprato ad un'asta. Era un reduce di battaglia ed era molto malconcio, ma suo padre l'aveva preso e rimesso in sesto per poi appiopparlo al figlio. Diceva che avrebbero potuto usarlo negli addestramenti e nelle battaglie. Suo padre aveva fornito un collare e una gabbia (neanche abbastanza grande perché potesse stare in piedi) rivestiti di legno di ciliegio, al cui contatto la pelle di quei mostri bruciava; così non poteva né toccare le sbarre né togliersi il collare. Bianco aveva fatto il resto. Niente cuscini e niente coperte, niente tende per ripararsi dal vento gelido e dalla neve che passavano dalle sbarre, solo il mantello nero che suo padre gli diceva di non togliergli. "Se lo guarderai in viso non sarai più lo stesso" gli aveva detto, e lui non aveva intenzione di scoprire la verità dietro quelle parole. L'unico che aveva visto il viso del mostro oltre suo padre era il dottor Amir, che per questo era stato accorpato alla squadra. Oltre loro tre altri cinque ragazzi. Stecco, ragazzo magro e alto dal naso adunco, un po' apatico e sempre svogliato, ma un ottimo nell'uso della lancia, dagli occhi marroni e i capelli neri. Bigboy un ragazzone molto forte e muscoloso che adorava il cibo, calvo e dagli occhi piccoli e verdi, ottimo nel corpo a corpo. Serpente, uomo furtivo e schivo dai capelli lunghi che gli nascondevano il viso, maestro di veleni e bombe chimiche, abile arciere. Grano, biondo e occhi neri, fissato col gentil sesso; bravo con i pugnali e tutti dicevano che la sua bravura veniva fuori soprattutto se c'era una donna di mezzo. Infine Calmo, suo migliore amico e suo braccio destro, uomo di colore, muscoloso, pelato, dagli occhi ambrati, che per qualche ragione andava sempre in giro a petto scoperto, mostrando un'ampia cicatrice sul pettorale destro, spadaccino. Sebbene si conoscessero effettivamente da poco si capivano l'un l'altro. Nessuno obbiettava con Bianco per il trattamento riservato al prigioniero. Sapevano benissimo il profondo odio che lo legava, e non capivano perché proprio suo padre, che in quell'odio avrebbe dovuto essergli compagno, glielo aveva affidato. Bianco non mancava di dimostrargli il suo disprezzo, negli allenamenti mattutini, nel cibo. Suo padre aveva comunque avuto un buon intuito; il modo di combattere dei loro avversari era molto diverso e avere a disposizione un avversario di quella portata era istruttivo. Tuttavia Blue era molto severo con Bianco, sconfiggendolo ogni volta con più semplicità degli altri sebbene il comandante fosse il più forte di loro. Gli diceva sempre che non era lucido, sebbene intrattenessero una danza all'apparenza alla pari. Quel giorno stavano percorrendo il fianco di una montagna mentre una bufera spazzava l'aria. Fiocchi si posavano tra i capelli argentei di Bianco mentre i suoi occhi blu puntavano sempre avanti, come quelli del suo cavallo Night. Un ruggito seguito da molti altri. Bianco alzò lo sguardo e vide una ventina di mostri correre loro incontro ad armi spiegate.
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Spero vi sia piaciuta come primo capitolo. Sarà una storia abbastanza breve perciò forse condenserò molte cose. I nomi ho cercato di adattarli all'aspetto e alle attitudini di ognuno, anche se probabilmente mi sembrerà strano usarli. Spero di riuscire a interessare molte persone, anche se ho scoperto che i miei titoli sono più intriganti delle mie storie ahahahha... Aspetto con ansia consigli e critiche...*****

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Capitolo 2
*** 2 ***


In poco tempo dovette organizzare una formazione. Erano una ventina, quattro per ognuno. Il dottore andò a rifugiarsi dietro un grosso masso che sporgeva dalla neve. Bianco urlò a Serpente di restare vicino alla gabbia di Blue perché non venisse liberato e aiutasse i suoi simili, essendo arciere poteva dar loro una mano a distanza. Ordinò agli altri di andare incontro ai nemici per tenerli lontani dal medico e da Blue quanto più possibile. Bianco ne abbatté con facilità tre. Poi si trovò davanti al loro comandante. Un uomo alto due metri e mezzo, dalla pelle carbone e gli occhi gialli, capelli lunghi pettinati all'indietro di un nero denso. Sguainò la spada, che si scontrò con quella dell'avversario. Vicino a lui i suoi compagni continuavano a combattere. Blue guardava con attenzione Bianco nella sua lotta. Ad un certo punto si avvicinò alle sbarre e gridò verso Serpente: "Fammi uscire! Io posso aiutarvi! Bianco non e' pronto per affrontare un avversario di quel calibro! Si farà ammazzare!" Serpente lo ignorò continuando a scoccare le sue frecce. "Serpente!" lo implorò ancora. Vedendo che l'uomo non gli rispondeva fece un profondo respiro. Prese tutta l'aria che aveva nei polmoni e afferrò due sbarre contigue. Il legno iniziò a bruciargli le mani ma Blue fece forza e allargò lo spazio abbastanza da poterci passare. Saltò giù dalla gabbia andando a finire sulla neve che si sciolse parzialmente al contatto con le sue mani. Fu molto veloce. Serpente fece appena in tempo a voltarsi per vedere il mantello nero dirigersi a grande velocità verso il campo di battaglia. Incoccò una freccia e mirò alla schiena. Bianco continuava a lottare. Il suo avversario era di poco più forte di lui ma, anche grazie agli allenamenti di Blue, riusciva a tenergli testa. Si separarono riprendendo fiato. "Abbastanza bene per essere un moccioso... " disse ansimando il capitano nemico. Bianco non riusciva a parlare ansimante reggendosi sulla spada conficcata nella neve. L'avversario lo guardò meglio e disse con un ghigno "Che bei capelli che ti ritrovi.... Mi ricordano tanto quelli di una puttanella che trovammo in un villaggio. Il re se la fece tutta la notte e poi ce la passò. La uccisi io personalmente dopo averla fatta godere" poi proruppe in una risata strozzata. Bianco non vi vide più. Si scagliò all'attacco con una furia cieca dimenticandosi perfino la spada. Il mostro non aspettava altro. Aveva colto nel segno. Individuò il punto scoperto del ragazzo e si preparò a colpire. Bianco sentì una forte pressione sul petto che lo buttò a terra a mezzo metro dal mostro mentre la grossa spada dell'avversario volava in alto. Riconobbe subito il mantello nero. Blue. Era alto meno della metà di quel mostro ma era l'altro che ne sembrava intimorito. Blue scattò subito in avanti iniziando a lottare a mani nude. Era impressionante. Usava i colpi del nemico contro di lui sfruttando la forza con cui gli si lanciava contro per dare più potenza ai suoi colpi. Sfruttò un momento in cui il gigante nero si sbilanciò per apparirgli alle spalle e tramortirlo. Si voltò verso Bianco. "Ti proteggerò io". Il ragazzo vide un barlume rosso sotto al cappuccio scuro e sentì odore di carne bruciata prima di veder Blue letteralmente volatilizzarsi. I nemici erano sgomenti. Blue li attaccava uno per uno e grazie anche agli altri li sconfiggeva, la neve si colorava di rosso. I mostri furono costretti a una ritirata inseguiti da Blue e Bianco in testa alla squadra. Erano molto veloci e dopo qualche chilometro verso la cima del monte i ragazzi ne persero le tracce. Tutti esultarono per aver vinto la loro prima vera battaglia. Bianco si complimentò con tutti e li esortò a tornare ai carri e a farsi medicare. Felici e soddisfatti si accingevano a riprendere il cammino verso il quartier generale dell'esercito umano, quando sentirono il rumore della neve che si appiattiva sotto un peso. Tutti si girarono. Bianco scorse immediatamente il mantello nero per terra. Si avvicinò a Blue con circospezione. Lo vide prono, con le braccia piegate vicino alla testa e il respiro pesante, la neve intorno che iniziava a sporcarsi di sangue. Gli mise una mano delicatamente tra le scapole chiedendo che cosa gli stesse prendendo e sentì una freccia conficcata nella scapola destra. La spezzò, estorcendogli un mugolio di dolore, in modo che non sporgesse troppo, senza estrarla per evitare un eccessivo sanguinamento. Lo girò delicatamente tastandogli il petto e trovò un ulteriore ferita sul fianco sinistro. Era troppo bassa perché fosse stata causata da un colpo diretto a Blue, forse era stato ferito dal capitano avversario quando Blue si era frapposto tra loro. "Bianco"- proferì timidamente Serpente-" la.... La freccia.... Era mia... Era.... Velenosa.... Pensavo volesse attaccarti". Blue con fatica e calma disse "Un veleno.... Molto... Efficace.... Anche contro di me... Che altro..... Aspettarsi... Da Serpente". Bianco prese Blue in braccio e lo passò a Bigboy, si mise le dita in bocca e fischiò. Quasi come se si fosse teletrasportato giunse Night. Bianco montò sul destriero e si fece passare Blue, tenendolo saldo tra il suo petto, il collo di Night e le redini. Ordinò a Serpente di mandare un messaggio a Amir con una freccia, comunicandogli di preparare le cose per medicare e quale antidoto usare. Poi spronò Night con un grido e si diresse verso Amir.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Night arrivò dopo pochi minuti al punto di partenza. Amir aveva staccato il tetto dalla gabbia, l'aveva posto sul suolo e vi aveva alzato una tenda intorno. Invitò con fretta Bianco ad entrare e questi lo seguì con Blue tra le braccia, ansante e ormai quasi incosciente. Lo fece appoggiare sul pavimento e chiese a Bianco di uscire. Il ragazzo uscì dalla tenda e rimase in piedi, ascoltando il medico che trafficava con i suoi armamenti. Ad un certo punto sentì come un ringhio e una notevole confusione. Preoccupato entrò nella tenda e vide Blue dimenarsi come un ossesso mentre il medico cercava di tenerlo fermo. Bianco si precipitò sul ferito, salendo su di lui a carponi bloccandogli le gambe con le sue e immobilizzandogli i polsi con le mani. Armir disse che Blue era ormai privo di coscienza e che il suo corpo si muoveva d'istinto contro chiunque, avrebbe avuto bisogno che lo tenesse fermo. Bianco ci pensò un po'. Blue era qualcosa che lui odiava a morte, ma in fondo gli aveva salvato la vita. Avrebbe dovuto salvarlo, o lasciare che la natura (o meglio il veleno di Serpente) facesse il suo corso? Avrebbe di certo avuto un nemico in meno. Eppure l'immagine di Blue che gli salvava la pelle non lo lasciava. Decise in fretta il da farsi e lo comunicò al medico stringendo di più la presa. Il dottore lo ringraziò per l'aiuto e iniziò a spogliare il mostro con molta difficoltà. Bianco rimase molto colpito dal viso di Blue. Era affusolato, incorniciato da capelli folti, lunghi e neri, leggermente mossi, con due labbra rossissime, due occhi grandi del colore dell'ambra misto a piccole linee rosse. A contrastare questa bellezza, due canini più affilati degli altri denti che sporgevano dalla bocca, aperta nel tentativo di azzannare Bianco; come per ricordargli che quello che aveva davanti era, in fondo, un animale. Ma il vero shock gli giunse quando Amir rimosse la maglietta. Bianco cercò di non farsi trascinare dallo sgomento e rinforzò la presa. Amir tentò di fargli prendere un calmante contenuto in una boccetta, ma Blue non si decideva a tener ferma la testa. Il dottore ci riprovò, ma non riuscì a farglielo bere. Al terzo tentativo venne morso. Bianco lasciò per un momento le braccia di Blue, afferrò la boccetta con il liquido e lo portò alle labbra. Nel momento in cui ebbe le braccia libere, Blue con uno scatto alzò il busto per attaccare Bianco, che prontamente gli bloccò il fianco con il braccio destro mentre con il sinistro lo costrinse a girare lievemente la testa, impedendogli di allontanarsi quando posò le sue labbra su quelle di Blue; riempendogli a forza la bocca con il liquido. Blue sussultò e ingoiò per puro riflesso, con gli occhi sgranati in una rabbia cieca mista a una profonda paura di fondo. Piano iniziò a rilassarsi e quando fu quasi totalmente addormentato, Bianco lo riadagiò sul pavimento. Amir che era rimasto un po' sconvolto da quell'azione improvvisa rientrò subito nel suo ruolo. Porse a Bianco un'altra boccetta stavolta contenente l'antidoto per il veleno di Serpente. Il ragazzo prese in bocca anche questa e sollevando leggermente la testa di Blue rifece la stessa operazione. Con il ferito ormai calmo decise di uscire dalla tenda. Una volta fuori tutta la calma sparì e iniziò a respirare più affannosamente mentre il suo volto si colorava di fuoco. Quando arrivarono tutti gli altri fu vago sul motivo del suo rossore. Il suo primo bacio. E l'aveva dato a un mostro.

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Capitolo 4
*** 4 ***


I sobbalzi di Night erano lenti e costanti. Lo manteneva al trotto cercando di dare meno scossoni, per quanto possibile su quel terreno instabile e innevato. Blue era lì davanti a lui, con le gambe da un lato e con il busto appoggiato al suo petto, indossando sempre il suo mantello nero. Bianco tentava di non farlo cadere tenendolo tra le braccia che reggevano le briglie. Il respiro di Blue era frequente e creava piccole nuvolette di vapore. Aveva la febbre alta a causa del veleno e del freddo. La gabbia era stata privata del suo tetto e se l'avessero trasportato lì dentro si sarebbe coperto di neve, perciò avevano deciso di trasportarlo diversamente. Bigboy era troppo pesante per andare a cavallo, e farglielo portare a piedi era fuori questione. Stecco, Serpente e Amir avevano dei cavalli troppo piccoli e una corporatura troppo minuta per poter gestire un passeggero privo di coscienza. Grano era stato escluso per un motivo a Bianco fin troppo chiaro. Erano rimasti lui e Calmo, che però insistette affinché salisse su Night. Era esattamente l'ultima cosa che Bianco voleva; e infatti passò il tempo cercando di evitare di pensare a ciò che sobbalzava tra le sue braccia. Arrivarono ad una città dopo qualche ora. Bianco scese da Night mentre Calmo prendeva Blue tra le braccia, dirigendosi verso l'entrata di una locanda in cui avevano scelto di fermarsi. Amir si rintanò con Blue in una delle stanze cercando di fargli passare la febbre. Ora che era più lucido non c'era bisogno degli interventi forzati di Bianco per fargli prendere le medicine, e questo lo rendeva soggetto a effettuare le più svariate commissioni. Quella sera si decise per un piccolo banchetto per festeggiare la piccola vittoria, e questa idea aumentò il numero di commissioni del capitano. Sebbene quel banchetto fosse abbastanza ambito da tutti, anche per l'occasione di passare un po' di tempo in spensieratezza, tuttavia Blue non era in forze per scendere nella sala da pranzo, quindi uno di loro doveva sacrificarsi per controllarlo. Bianco si autosacrifico' solo perché era consapevole che gli altri lo avrebbero comunque immolato: il dottore aveva lavorato tutto il giorno e tutti avevano riportato ferite più o meno gravi, e poi era lui il capo. Entrò con una risolutezza rassegnata e scocciata nella stanza. Era illuminata solo da una lampada arancione che rischiarava appena la stanza in legno. Era spartana: un letto, un comodino e un armadio, con due tende grezze di un rosso scuro. Chiuse la porta con poca grazia e si accomodò con il pranzo sulla poltroncina che Amir aveva fatto mettere accanto al letto. "Siamo arrabbiati stasera?" La voce chiara anche se un po' stanca attirò l'attenzione di Bianco su due occhi ambrati che lo fissavano. Blue si mise con fatica a sedere, il viso leggermente illuminato dalla lampada, i lunghi capelli che scendevano sulle spalle leggermente arruffati, le mani e il collo erano avvolti da bende dovute alle bruciature e il petto era fasciato, anche se non abbastanza da nascondere la forma dei due seni, l'ultima cosa cui Bianco voleva pensare in quella circostanza. A quella vista Bianco arrossì leggermente contro la sua volontà mentre Blue appoggiò pesantemente la schiena sulla spalliera del letto, stringendo i denti per una lieve fitta e buttando leggermente la testa all'indietro. Rimasero per un po' in silenzio e Bianco si decise addentare parte del panino, ingurgitando subito dopo un cucchiaio della frugale zuppa di patate. "Non fare l'arrabbiato con me. Non e' colpa mia se devi passare il tuo tempo qui." Bianco restò con il cucchiaio a mezz'aria. "Come scusa? Non sono io quello nel letto cui bisogna fare da balia." "Se io sono nel letto e' solo perché tu non stia in una bara" "Non ti ho chiesto io di intrometterti nella battaglia" "Con quel modo di combattere mi hai praticamente implorato di venirti ad aiutare. Sarai anche il più abile della squadra, ma sei il più debole". A quelle parole Bianco scattò e tiro' un pugno a Blue che subito lo bloccò torcendogli il braccio. "Hai troppo odio, Bianco. Tutto questo odio rende le tue mosse troppo prevedibili, e persino nelle mie condizioni diventa facile contrastarti." Blue lasciò la presa. "Io posso renderti più forte, se vuoi. Però devi fidarti di me." Bianco rimase in silenzio massaggiandosi lentamente la mano. Poi riprese in silenzio a mangiare, ferito nell'orgoglio dalla consapevolezza di dover accettare quell'aiuto.

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Capitolo 5
*** 5 ***


"Ancora! Ti concedo un ultimo tentativo!". Bianco era ansante con la faccia nella neve mentre Blue lo spronava ad alzarsi. L'aveva atterrato per l'ennesima volta. Erano giorni che si allenavano e ogni strategia di attacco era stata annullata senza troppo sforzo. Bianco si alzò e impugnò la spada. Si lanciò per l'ultimo attacco puntando al fianco sinistro di Blue. Il mostro accompagnò con la mano la spada deviandone la traiettoria. Bianco senza pensare troppo lasciò di colpo la spada e cercò di tirare un pugno in faccia al suo avversario. Blue fu abbastanza veloce da parare, ma ebbe una fitta al fianco ferito e allentò la presa. Approfittando della momentanea distrazione di Blue, Bianco fece leva dietro le sue ginocchia facendolo cadere. Gli fu addosso sedendosi sopra e si preparò a tirare un pugno. Il braccio gli rimase bloccato a mezz'aria. Gli occhi di Bianco si incrociarono con quelli di Calmo, che aveva dipinta sul viso la solita inespressività. Lo tiro' per il polso costringendolo ad alzarsi e con uno strattone lo spostò. Prese delicatamente Blue in braccio e fece per incamminarsi verso la locanda. "Che fai, Calmo? Mi stavo allenando!" si lamentò Bianco. L'omaccione rispose senza girarsi: "Io e te dobbiamo fare una bella chiacchierata, Bianco. Aspettami davanti alla mia stanza. Porto Blue a riposare e ti raggiungo." E lo lasciò lì in mezzo alla neve sparendo nella locanda.******Bianco aspettava innervosito davanti alla porta della stanza di Calmo. Lo vide salire le scale. L'uomo si diresse con passo deciso verso la porta, la aprì e invitò Bianco ad entrare con un cenno del capo, per poi chiudersi la porta dietro una volta che entrambi furono entrati. "Perché combatti?" la domanda giunse alle orecchie di Bianco come una pugnalata dal nulla. Il ragazzo si voltò verso l'amico con una faccia sorpresa, poi con un'espressione interrogativa rispose: "Sai benissimo per cosa combatto, Calmo." "Voglio sentirtelo dire.... Perché combatti?". Bianco rimase perplesso per quella domanda, ma voleva vedere dove voleva andare a parare Calmo. Sapeva benissimo quali erano le ragioni che lo avevano spinto sul campo di battaglia fin da quando si erano conosciuti a 12 anni. "Per vendicare mia madre." fu la sua risposta. Secca e precisa, come la determinazione che portava in petto. "Anni fa ti sentii pronunciare queste stesse parole, amico mio, e a quel tempo pensai fosse giusto combattere per quello scopo, e ti ammirai. Io che ero stato costretto ad arruolarmi per la mia particolare corporatura non avrei mai pensato di combattere per qualcosa, ne' pensavo avrei potuto far giustizia delle tante persone cui i mostri avevano tolto la vita. Ma ora mi fai solo pena". Bianco rispose alterato a quelle parole. Lui era il comandante, era il più forte. Come poteva Calmo avere pena per lui?. "Pena? Io ti faccio pena? Solo perché ho perso una battaglia ti faccio pena? Io so ancora per cosa combatto! Io mi sto allenando per avere la forza di ucciderli tutti! Uno dopo l'altro!" "Anche Blue?". Quel nome pronunciato in quel contesto colse alla sprovvista Bianco, zittendolo. Non aveva mai pensato a cosa ne avrebbe fatto di Blue dopo che la guerra fosse finita. Calmo riprese "Ho capito perché sei così inetto quando si tratta di combattere contro i mostri. Quando Blue te lo ha detto la prima volta, quando ti diceva che non eri pronto, io l'ho sempre vista come un'esagerazione. Ma poi ho iniziato a seguire i tuoi allenamenti e ho capito. Blue aveva ragione. Sei debole!" Bianco non poteva controbattere visto l'esito dei recenti allenamenti, fu solo la frustrazione a fargli dire gridare la frase che seguì: "L'ho battuto, Calmo! Oggi l'ho battuto!". Per la prima volta da quando lo conosceva Calmo usò la violenza prima di essere attaccato. La guancia di Bianco divenne rossa e pulsante. La voce di Calmo rimase impassibile a dispetto delle sue azioni. "Sei davvero così accecato dall'odio, Bianco? E' questo il motivo per cui i mostri riescono a prevedere le tue mosse! Sei troppo simile a loro!" "Calmo! Hai passato il segno, ora! Come puoi paragonarmi a quei cosi?" "Il Bianco che conoscevo e ammiravo non si sarebbe vantato di aver approfittato di una debolezza per vincere sul suo avversario. Il tuo odio ti fa perdere di vista chi hai di fronte! Hai attaccato Blue al fianco ferito e lo stavi colpendo mentre stava male. Anche se è un mostro, e' pur sempre indebolito. E ti ha salvato la vita!" Bianco sentì un altro schiaffo, stavolta morale. Gli sembrò di aprire gli occhi, e rivide molti avvenimenti di quei giorni come abominevoli. Uscì dalla stanza in fretta precipitandosi fuori dalla locanda e addentrandosi per le vie della cittadina.

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Capitolo 6
*** 6 ***


"Ricorda, Bianco. Non guadagnerai onore accanendoti su un avversario ferito." Le parole di suo padre continuavano a riecheggiargli nella mente nel buio vicolo in cui era finito. Era lì accovacciato con le gambe piegate tra le braccia. A distrarlo dai suoi pensieri una voce conosciuta. "Non puoi stare lì a piangere ancora per molto." Blue era lì spallato contro il muro di mattoni cui Bianco era appoggiato, con il suo solito mantello inchiostro. Il ragazzo non aveva voglia di litigare, perciò la ragazza continuò con un tono addolcito. "Ci sono passata anch'io... Ucciderli... Ti importa solo di quello. Diventare più forte e vendicarti." "E con quanti umani hai soddisfatto la tua sete di vendetta?" chiese Bianco con il suo solito tono di disprezzo. Blue sorrise lievemente e con un tono amaro disse qualcosa che Bianco non si sarebbe mai aspettato: ".....Mostri... Io volevo uccidere tutti i mostri." Bianco sollevò la testa e lo guardò con gli occhi sbarrati, Blue continuò "Poi però ho capito che l'odio non poteva sconfiggerli. Si nutrono di odio, lo conoscono bene. Più odi più sei simile a loro, e più sei simile a loro, più sei prevedibile in battaglia." "E qual e' la soluzione?" Blue si staccò dal muro e gli si parò davanti, poi chinò il busto fino a raggiungere con il volto quello di Bianco. Gli occhi blu si incrociarono ancora una volta con quelli ambra. "Bianco, tu hai altre cose per cui combattere. Tuo padre, i tuoi compagni, la tua gente. Anziché combattere per qualcuno che non c'è più, combatti per proteggere chi ancora c'è. Non usare l'odio quando ti batti; usa la voglia di proteggere chi è importante per te" e gli scompigliò i capelli di ghiaccio. Blue fece per uscire dal vicolo mentre Bianco si alzava per seguirlo. "E tu per cosa combatti?" chiese Bianco. Blue si limitò a dire che era un segreto.********* Gli allenamenti successivi andavano decisamente meglio. Bianco iniziò a combattere quasi alla pari con Blue. Dopo quasi una settimana dalla battaglia sul monte si rimisero in cammino per raggiungere il campo generale.

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Capitolo 7
*** 7.1 ***


Avevano ripreso il cammino da un paio di giorni. Stavano attraversando una foresta di pini. Bigboy era a piedi, Bianco su Night era in testa, Stecco, Serpente, Grano, Calmo e Amir erano sui loro destrieri, mentre Blue era stato rimesso nella gabbia riparata, che veniva trasportata da un asino, e seduto guardava attraverso le sbarre la neve che continuava a cadere, in quel pomeriggio colorato dai colori tenui del tramonto. Il clima nel gruppo si era raffreddato dal litigio di Bianco e Calmo, che avevano sentito un po' tutti nella locanda, e nessuno osava parlare dell'accaduto, sebbene cercassero invano di proporre altri argomenti leggeri che non duravano però più di qualche minuto. Si fermarono. Bianco scese da Night e diede un paio di ordini perché si accampassero lì. Si diresse verso la gabbia di Blue e l'aprì. Il mostro non aveva bisogno di comandi. Si allontanarono per raggiungere poco lontano una piccola radura tra gli alberi. Si posizionarono come di consueto uno di fronte all'altro. Stavolta Blue si tolse il mantello con un gesto quasi plateale, rivelando il volto, i capelli raccolti in una specie di chignon, il suo corpo femminile e gli occhi ambra. "Stavolta facciamo sul serio." affermò e ai suoi occhi ambra si aggiunsero piccole linee rosse mentre i suoi canini si appuntivano. Si lanciarono l'uno contro l'altra intraprendendo una lotta aggraziata. Calci, pugni e ancora calci. Bianco iniziava a dimostrare tutta la sua forza anche nel combattimento con Blue. Cercò di sbilanciarla tirandole un calcio sulle ginocchia, ma Blue saltò. Era ciò che Bianco stava aspettando. La prese per una caviglia e la tiro' con forza sulla neve; ma prima che potesse esserle addosso lei rotolò via rialzandosi con una capriola. Bianco ripartì subito all'attacco. Ancora pugni e parate, parate e calci. Blue non fece in tempo a reagire a un masso nascosto dalla neve e cadde supina, ma stavolta Bianco fu veloce e le salì sopra. Alzò il pugno e lo scagliò con forza contro il viso della ragazza, fermandolo a qualche millimetro dalla sua faccia. "Mia vittoria." disse Bianco con un leggero sorriso soddisfatto sul volto; poi qualcosa catturò la sua attenzione. Si rivolse a Blue: "Perché i tuoi occhi non sono completamente rossi?". Blue sembrò colpita da quella domanda, fece per alzarsi ignorandola, ma Bianco fece sentire ancora di più il suo peso: non l'avrebbe fatta andare via senza una risposta. "Diciamo che io non sono un mostro come gli altri..." ma neanche a quella risposta Bianco sembrò volerla fare andare via, così Blue decise di continuare "...Io ero umana... Prima di essere come sono ero una bambina come tante altre... Poi e' successo qualcosa e il mio corpo e' cambiato, ma non sarà mai come quello di un mostro originale, per questo i miei occhi non diventano totalmente rossi." Bianco allentò la presa spostandosi da sopra a lei e Blue si alzò spazzolandosi la neve di dosso. Il ragazzo, dopo essere rimasto qualche momento a fissarsi le ginocchia, le chiese "Tu per cosa combatti?" " Ti ho già detto che è un segreto." "Cosa farai se vinceremo la guerra?" Blue si bloccò. Si voltò verso Bianco con un'espressione serena e un accenno di sorriso e mentre il vento le scompigliava un po' i capelli affermò con serenità "Verrò uccisa da te, no?". Bianco rimase in silenzio mentre il vento ululava tra i pini portando con sé i fiocchi candidi. "Ti ho sentito mentre parlavi con Calmo -continuò Blue- non era questa la prima cosa che hai pensato, Bianco? Hai giurato di ucciderci tutti, e io non faccio eccezione. Sarò stata umana, ma ora anche i miei occhi sono rossi, e so perfettamente che questo per te mi rende un avversario da eliminare. Sto aiutando voi perché ho un obiettivo da uccidere; e se riuscirò a farlo fuori non ostacolerò la tua vendetta. Potrai uccidermi come e quando riterrai più opportuno, anche nel momento esatto in cui la lama di un umano affonderà nel cuore dell'ultimo mostro." La ragazza si rimise il mantello e si ridiresse verso gli altri. Bianco non seppe spiegare la morsa di disagio che lo avvolse per tutta la sera.

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Capitolo 8
*** 7.2 ***


Quella notte toccava a Grano montare di guardia a Blue, sebbene ormai quasi tutti si fidassero di lui. Blue dormiva profondamente quando Bianco si avvicinò alla gabbia facendo segno a Grano di andare nella tenda con gli altri per un po'. Aprì la gabbia in silenzio e vi entrò. Si sedette sul lato opposto rispetto a quello su cui era raggomitolato il mostro, nel suo mantello nero pensando a cosa fare. La voce di Blue ruppe il silenzio improvvisamente " Sono sveglia, Bianco. Qualunque cosa tu voglia, sbrigati perché sono molto stanca." "Voglio conoscere la tua storia." "Perché? Cosa te ne importa?" "Voglio sapere come si può diventare mostri, potrei ricavarne qualche indizio su come inibire la loro forza." Blue si mise a sedere, coprendosi meglio con il suo mantello e Bianco realizzò di quanto facesse freddo in quella gabbia. La ragazza si stropicciò velocemente gli occhi, poi girò la faccia verso sinistra osservando ben oltre la neve che cadeva; e per un' interminabile manciata di secondi sembrò che volesse stare in silenzio per sempre. Poi iniziò a raccontare. "Ho perso i miei genitori durante le prime incursioni dei mostri. Avevo cinque anni. Riuscii a scappare con mio fratello Cielo appena nato. Ci avevano dato due nomi che si richiamassero. Lavoravo quanto più potevo per mantenerci, ma Cielo era debole e spesso malato e quasi tutti i miei soldi se ne andavano in medicine, ma bene o male vivevamo una vota dignitosa e Cielo mi voleva bene come se fossi sua madre.... Avevo tredici anni quando una mattina a lavoro vidi del fumo irradiarsi dalle mura della città e capii che i mostri erano giunti anche lì. L'attimo dopo ero a casa. Feci appena in tempo a far nascondere Cielo prima che facessero irruzione in casa. Mi trascinarono fuori per i capelli e mi buttarono sull'asfalto. Attorno a me vidi di sfuggita altre ragazze che venivano violentate e sentii le grida di altre che venivano uccise dopo che i mostri avevano finito con loro; mentre i loro parenti venivano costretti a guardare gridando i loro nomi. Ne ricordo vagamente alcuni: Anne, Margaret, Luna... Tutte troppo deboli per combattere contro quei mostri.... Come me...- il respiro di Blue si fece ansioso- Cielo deve avermi vista in pericolo e corse fuori gridando il mio nome. La prima cosa che pensai fu 'NO!'. Cercai di liberarmi, ma con la mia forza non ce la facevo. Lo presero. Cielo piangeva e mi chiedeva aiuto... Mi era sopra il loro capitano, un demone rosso come il sangue, dai capelli verde scuro e gli occhi gialli, e decise di divertirsi. Mi fece alzare tenendomi bloccata e iniziarono a torturare Cielo sotto i miei occhi incitandomi ad andare a salvarlo, ma io ero debole, troppo debole. Cielo era ferito tremendamente. Diede l'ordine di dargli il colpo di grazia e lo colpirono allo stomaco trapassandolo da parte a parte. Sentii qualcosa rompersi. Iniziai a piangere e sentii un profondo dolore iniziando a perdere sangue dagli occhi che diventarono leggermente rossi.- Blue si voltò verso Bianco mostrandogli i suoi occhi da mostro, per poi girarsi nuovamente- Il capitano si avvicinò a Cielo agonizzante. Lo colpii, non so come feci o cosa successe dopo; ma misi quel gruppetto in fuga. Mi avvicinai a Cielo che respirava ancora. Lo presi tra le braccia chiedendo aiuto, ma nessuno me lo voleva dare. Avevano paura. 'Occhi rossi' era tutto ciò che sentivo intorno a me. Nessuno mi avrebbe aiutato in quella città; così fasciai Cielo come meglio potevo e con mio fratello in spalla mi incamminai verso un'altra città. Ero disperata ma avrei tentato tutto pur di salvarlo. Resistette fino a pomeriggio, poi si addormentò. Arrivò la notte e io ancora camminavo. Cielo si svegliò e mi disse che non aveva più dolore, ma che voleva una coperta per il freddo. Non mi fermai. Dovevo arrivare nella città vicina. Continuai a camminare cercando disperatamente di farlo parlare per non farlo riaddormentare. Iniziai a raccontare di cosa avrei cucinato a colazione, di quanto ci saremmo divertiti alla prossima festa di paese, gli promisi che mi sarei presa un giorno di vacanza da lavoro e avremmo giocato tutto il giorno.... L'ultima cosa che disse fu 'Ti voglio bene, Blue'.... Morì a qualche metro dalle mura della città vicina." Blue smise di raccontare come per riprendersi. "Dopo averlo seppellito scoprii che nessuna città mi avrebbe accolta. Ero diventata un mostro per proteggere Cielo, ma il mio fratellino era morto lo stesso. Così decisi che mi sarei vendicata. I mostri mi accolsero e in molto tempo riuscii a conquistarmi la loro fiducia e diventare più forte. Rividi il mostro che aveva ucciso Cielo quando conobbi il Re. Lo sfidai, ma l'odio mi rese vulnerabile e mi sconfisse. Riuscì a sfuggire gravemente ferita. Fu allora che tuo padre mi prese. Ora il mio obiettivo è affrontarlo e ucciderlo.". Blue terminò la sua storia guardando ancora fuori la neve che cadeva, gli occhi lucidi. Poi continuò: "So di tua madre e quello che le hanno fatto. Siamo simili, Bianco, ma non permetterò che tu percorra il mio cammino. Ti manterrò umano dovessi picchiarti io stessa a morte.". Bianco non pensò. Il suo corpo si mosse da solo. Né avrebbe saputo dire perché la tiro' a sé, stringendo il corpo infreddolito al suo petto. Blue fece per divincolarsi ma le braccia del ragazzo la cingevano strette. Rimasero così per un tempo indeterminato mentre la casacca di Bianco si bagnava impercettibilmente.

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Capitolo 9
*** 8 ***


Arrivati al campo non ricevettero una bella accoglienza a causa di Blue. L'odio che tutti provavano nei confronti dei mostri era palpabile. Costrinsero il gruppo a lasciarlo in gabbia ai confini del campo. Tutti i capitani furono convocati in una grande assemblea per decidere il da farsi e Bianco esplicò ciò che aveva imparato combattendo con Blue, ma nessuno volle umiliarsi a tal punto da addestrarsi con un mostro. Stabilirono che comunque Blue avrebbe combattuto con loro e sarebbe stato sacrificato nel caso in cui le cose si fossero messe male e che la mattina dopo si sarebbero sfidati per decidere chi avrebbe comandato l'intero esercito umano. Dalla riunione Bianco venne a sapere che l'esercito nemico era abbastanza vicino e che molto probabilmente in un paio di giorni avrebbero dovuto affrontarli. Dopo interminabili ore l'assemblea si sciolse Bianco andò a vedere come stava Blue. Inaspettatamente trovò Bigboy e Stecco a sorvegliare la gabbia. Li guardò con fare interrogativo, venendo ricambiato da uno sguardo preoccupato. Capì immediatamente ed entrò di scatto nella gabbia. Blue era seduto e alzò lo sguardo verso il capitano. Non era difficile vedere in diverse parti il vestito lacerato da alcuni pugnali. Dovevano essersi divertiti a giocare al tiro al segno. "È solo qualche graffio." disse Blue. Bianco lo prese per il polso e lo fece uscire. Una volta fuori si chinò e lo prese in braccio tenendogli le spalle e le ginocchia e ordinò ai suoi compagni di pestare chiunque si fosse ripresentato per giocare ancora.*****************************Blue mugolò quando Bianco lo sbatte' con poca grazia sul suo letto dopo averle tolto a forza il mantello. "Non sono ferita. E' solo qualche graffio. So essere abbastanza agile anche in gabbia." "Lo so." "Allora perché mi hai portata qui?" "Sarebbero tornati e devi riposare. Tra un paio di giorni ci saranno addosso. E poi fa freddo fuori." Bianco coprì Blue con la sua coperta e fece per andarsene, ma Blue lo afferrò per una manica e con uno strattone lo tiro' facendolo cadere sul materasso. Quando riaprì gli occhi, la prima cosa che vide fu Blue che lo fissava con i grandi occhi ambra. "Ho freddo" furono le uniche parole che pronunciò. Sebbene riluttante, Bianco si sistemò sul letto da sopra le coperte mentre Blue si accoccolava al suo petto. Le sciolse i capelli e iniziò ad accarezzarle la testa. Blue si addormentò quasi subito e osservandola dormire Bianco si trovò a pensare a come sarebbe stato se fosse rimasta umana. Dopo poco però si addormentò anche lui, con Blue sia tra le braccia che nella mente.

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Capitolo 10
*** 9 ***


"Forza!". Bianco incitava i suoi a non mollare. Li avevano attaccati all'alba. Blue si era alzata e vestita prima che lui potesse anche solo realizzare ciò che Calmo aveva gridato entrando nella stanza. Stavano perdendo; e non era difficile dire perché. Tutti avevano troppo odio e i mostri erano avanti a loro di tre mosse almeno. Avevano ordinato la ritirata e il gruppo di Bianco stava facendo da retroguardia. Era Blue che avrebbe dovuto tener testa da solo a tutti i mostri, permettendo agli altri di fuggire, ma Stecco, Serpente, Grano, Calmo, Bigboy e Bianco erano rimasti ad aiutarlo, considerando il lasciarlo a sé stesso un vero atto di vigliaccheria, e comprendendo che Blue da solo non sarebbe riuscito a garantire abbastanza tempo. Erano tutti in grosse difficoltà e Bianco non sapeva dire se ce l'avrebbero fatta, anzi, con molta probabilità sarebbero morti la', eppure tutti continuavano a lottare con tutte le loro forze. Stava affrontando un mostro quando sentì una forte presenza alle sue spalle. Il re si preparò a colpirlo ma fu bloccato da Blue, che però venne spinto di qualche metro. Il re fece una faccia molto sorpresa e disse: "Blue!? Sei ancora in vita?! Ma come...." "Non importa come.... Adesso devi affrontare me, non lui... Preparati!" "Fai tutto questo ancora per quel moccioso frignante?" Blue rispose con un attacco. Le sue mosse erano studiate e precise, ma il re si difendeva bene. Erano perfettamente in parità. Blue parò un calcio e con uno scatto fulmineo si lanciò verso un cadavere afferrando una spada. Il re lo imitò. Le lame si affrontarono più e più volte, gemendo e gridando ad ogni colpo, mentre una marea di scintille illuminava la scena. Blue mirò al fianco destro con una rabbia tale che il re riuscì a prevedere la mossa e si concentrò a parare l'arma, che venne prontamente abbandonata per lasciare la mano destra di Blue libera di dirigersi verso il cuore del re. Lo trapassò da parte a parte mentre il sangue dell'avversario gli colava fino al gomito. Il re non riuscì a proferire parola e solo negli ultimi istanti la sua faccia stupita si tramutò in un ghigno compiaciuto mentre sussurrava al suo nemico "Tanto sai .....che non uscirai vivo... da questa battaglia....". Per tutta risposta Blue tiro' fuori con forza il suo braccio dal petto del re, che spirò cadendo con la faccia sulla neve. L'espressione sul volto di Blue era quella di chi trovava la pace dopo un lungo periodo di afflizione. La notizia della morte del loro sovrano rese i mostri più vulnerabili, gettandoli nel panico e permettendo all'esercito in fuga di divenire quello che inseguiva e sgominava. In poco tempo non rimase neanche uno degli avversari. Tutti festeggiarono la squadra fautrice di quella vittoria, e tutti i capi si inchinarono davanti a colui di cui non avevano voluto ascoltare i suggerimenti. Bianco sarebbe sicuramente diventato il nuovo comandante supremo degli uomini, e con lui tutta la squadra avrebbe ottenuto gloria. Come spesso accade, però, fu in un momento di profonda gioia che arrivò l'amarezza. Blue. Ora che la guerra era finita avrebbe dovuto fare ciò che si era riproposto, cosa tutti si aspettavano dal comandante per porre definitivamente fine alla minaccia dei mostri. Blue era circondato da tutta la squadra, mentre si complimentavano gli uni con gli altri, parlando tranquillamente con una nuova serenità. Quando lo chiamò scese il silenzio. Gli fece cenno con il capo di seguirlo. Calmo gli si parò davanti, frapponendosi tra lui e l'ultimo mostro: "Bianco, non vorrai davvero...." Bianco chiamò di nuovo il mostro, ma Calmo non si spostò e continuò: "Non farlo, Bianco. Te ne pentirai. Te lo dico da amico. Non. Farlo." ma Bianco sembrava irremovibile. La voce di Calmo subì una lieve alterazione "Tu non puoi...!". Blue posò delicatamente la mano sulla scapola di Calmo, che si girò. Gli passò accanto andando verso Bianco che iniziò a dirigersi verso il bosco situato poco lontano. Appena il mostro ebbe superato di qualche metro il grosso uomo si voltò verso la squadra facendo un lieve cenno con il capo, ringraziandoli silenziosamente per tutto, mentre tutta la squadra rimaneva silenziosa. Non si conoscevano da molto eppure Blue era diventato un fedele compagno con cui rischiare la vita. Aveva saputo leggere dentro ognuno durante gli allenamenti e li aveva aiutati a superare molte delle loro debolezze; e anche se sapevano essere un nemico, ora il loro cuore si struggeva guardando allontanarsi una figura che non avrebbero più rivisto. Bianco e Blue si incamminarono per un po' fino a giungere nei pressi di un punto senza alberi. Il silenzio era quasi surreale. Bianco gli ordinò di fermarsi e Blue obbedì. Gli si mise di fronte a distanza di qualche metro. "Togliti il mantello." gli ordinò e Blue si slacciò l'indumento, che cadde a terra lasciando visibili ancora una volta i suoi tratti. Bianco estrasse la spada e la puntò alla gola di Blue. La ragazza lo guardava con l'espressione di chi sa già quello che succederà ed è pronto ad accettarlo. Bianco caricò il colpo; Blue chiuse gli occhi. Bianco fu veloce. Affondò la spada nella neve ai piedi di Blue; con un braccio le strinse la vita attirandola a sé mentre con l'altro ne guidò il viso; e le diede un bacio.

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Capitolo 11
*** 10 ***


Bianco non allentava la presa, stringendo a sé Blue quasi a volerla soffocare con quel bacio. Lei fece leva sulle braccia e riuscì a scostarsi un po'. Aprì la bocca per parlare, ma Bianco fu veloce a riempirgliela con un bacio ancor più appassionato. Blue sentì un forte dolore e le gambe le cedettero; ma neanche in quel momento Bianco la lasciò andare, accompagnandola fino a terra. Smise di baciarla e la strinse a sé, tanto da poterle sussurrare in un orecchio "Ti amo, Blue.". A quelle parole Blue emise un ringhio soffocato, portandosi una mano al petto e una sull'occhio. Bianco si staccò e la guardò serio. La prese in braccio e lei affondò la testa in corrispondenza del suo cuore, mentre si stringeva il petto con il respiro ansante. Bianco uscì a passo svelto dalla foresta. Calmo che era seduto su una roccia si alzò guardandolo perplesso. Bianco richiamò Night e vi caricò sopra Blue per poi salire anche lui. Gli si avvicinò un altro capitano che gli chiese ansioso: "Signor Bianco! Che fa? Perché il mostro è ancora vivo?" "Volete che uccida il mostro, no? Ed è esattamente quello che farò." e spronò il suo frisone nero mentre tutti lo guardavano sbalorditi. Con Night raggiunse in poco tempo una città lì vicina. La notizia della vittoria era già arrivata e tutti riconobbero i capelli argento di uno degli eroi di quella guerra; ma Bianco non era interessato alla fama. Scelse una locanda e vi entrò con Blue tra le braccia dopo aver affidato Night alle cure di un ragazzo che lo avrebbe portato nella stalla lì accanto. Il locandiere gli offrì gratis una stanza, in onore ai servigi resi a tutti gli uomini. Bianco vi si fiondò e chiuse la porta dietro di sé con un colpo di gamba. Appoggiò delicatamente Blue sul letto della stanza. Appena sentì il contatto con le lenzuola fresche la ragazza si raggomitolò sul fianco destro ansante e dolorante. Bianco si tolse la spessa casacca rimanendo con una semplice maglietta. Salì sul letto carponi tenendo Blue sotto di sé. Le accarezzò delicatamente la tempia scendendo sulla guancia. Blue si voltò verso di lui riuscendo a mugolare un "Fa male!" "Lo so, ma devi fidarti di me.... Perché combatti, Blue?". La ragazza lo guardò come per chiedergli che senso avesse in quel momento quella domanda, poi intervenne un'altra fitta di dolore. Bianco richiese la stessa cosa. Blue arrossì leggermente ma poi disse: "Quando persi contro il re, pensai di aver perso ogni senso. Non mi importava di cosa ne sarebbe stato di me. Finii in un mercato di schiavi e venni comprata. Il mio padrone fu gentilissimo con me. Mi raccontò la sua storia, di come avesse perso la moglie. E mi raccontò di suo figlio. Quando lo vidi rividi me stessa. L'odio per aver perso qualcosa di importante mi fece sentire stranamente vicina. Volli proteggerlo. Era debole e infantile, ma decisi che sarei stata abbastanza forte per tutti e due, non gli avrei permesso di diventare un mostro.- poi lo guardò con uno sguardo deciso e dolce, con un leggero sorriso- È per questo che combatto. Perché voglio proteggerti.". Bianco pensò un attimo, poi si chinò su di lei e le sussurrò "Dimmi, Blue. Ti darebbe fastidio se ti baciassi ancora?". Lei lo fissò perplessa, poi scosse lievemente la testa. Bianco avvicinò ancora di più il viso finché le labbra non si sfiorarono. A quel contatto Blue ebbe un'altra fitta, ma Bianco le bloccò le braccia in modo che non potesse stringersi il petto. "Perdonami. Ti chiedo di sopportarlo ancora un po'.... Stavolta sarò io a proteggere te..." E la baciò ancora. Le lingue si incrociarono. Blue si contraeva molto spesso, vittima delle fitte. Iniziò ad accarezzarla, sussurrandole che sarebbe andato tutto bene, che lui l'avrebbe protetta e accudita; perché l'amava. Bianco osservava il corpo minuto sotto al suo; era come quello di qualsiasi altra ragazza. Ripensò a quanto avesse effettivamente visto giusto. Si era chiesto quale fosse stata la differenza tra lui e lei. Entrambi avevano perso qualcuno di importante, ma solo lei aveva subito quella mutazione. Non aveva capito finché non l'aveva portata nella radura per ucciderla. Non ce l'aveva fatta a trafiggerla perché l'unica cosa che era riuscito a vedere in quel momento non era stato un mostro da uccidere, ma una ragazza fragile e sola. Allora aveva capito. A lui era rimasto suo padre, ma lei non aveva avuto nessuno. E l'essere sola e piena di odio l'aveva portata a trasformarsi. Forse sarebbe stato sufficiente fare in modo che non si sentisse più sola, ma amata e al sicuro, per farla tornare umana. E quel bacio l'aveva confermato. Gli spasmi che aveva erano un chiaro segnale del suo corpo che cambiava. L'aveva odiata e disprezzata, ma poi aveva imparato a vedere oltre il nero mantello, oltre alla forza; era stato capace di vedere il cuore che si celava nel mostro, quel cuore ferito e insicuro; e dentro di lui aveva iniziato a prendere piede un sentimento forte che aveva cercato di ignorare. Blue l'aveva salvato tante volte sia dai mostri che da sé stesso, e ora quel forte sentimento gli imponeva di fare lo stesso con lei. Le diede un casto bacio sulla fronte. Si coricò accanto a lei tenendola accanto a sé. Blue ebbe dolori forti tutta la notte e febbre alta. Bianco passò la nottata a bagnarle la fronte, coccolarla e baciarla cercando di trasmetterle tutto l'amore che provava per lei, sperando che fosse sufficiente a colmare un vuoto di tanti anni. Se ce l'avesse fatta avrebbe potuto passare la sua vita assieme a lei come una donna normale, ma se non ci fosse riuscito avrebbero dovuto fuggire per tutta la vita. Alle prime luci dell'alba si addormentarono l'una accanto all'altro.********************** Erano circa le otto del mattino quando fecero irruzione nella stanza. Tutti i capitani circondarono il letto; Bianco si svegliò di soprassalto e con lui Blue, si premurò di coprirla bene con le coperte; dallo sguardo che gli rivolse capì che si sentiva molto debole; per scappare avrebbe dovuto portarla di peso, anche se vide la cosa un po'complicata da realizzare. Si era addormentato troppo profondamente anche a causa della battaglia passata e ciò l'aveva reso vulnerabile. "Signor Bianco- iniziò uno dei capitani- consegnateci il mostro e chiuderemo un occhio sul fatto che non l'avete fatto voi appena finito la guerra". Bianco posò una mano accanto all'altro fianco di Blue, in un gesto di protezione. "Blue non è un mostro. Sto facendo in modo che non ci siano più mostri, ma ho bisogno di altro tempo." "Non c'è tempo da concedere, signor Bianco. Consegnatecelo.". Fece per avvicinarsi a Blue ma Bianco cercò di tirargli un pugno. Quel gesto fu preso come offensiva e ebbe tutti gli altri capitani addosso. Per quanto forte potesse essere, erano troppi. Uno si avvicinò a Blue togliendole di dosso le coperte. Non fece in tempo a pronunciare "E' una femmina" che un pugnale gli sfiorò il naso. Grano era appoggiato al muro e con la sua solita aria sognante disse "Non vi hanno insegnato che si bussa prima di entrare?". In poco tempo anche gli altri furono nella stanza tirando pugni a destra e a manca in quella piccola stanza. Calmo fermò quella baraonda con un "FERMI!" che fece quasi tremare la terra. Tutti si paralizzarono. Disse che non c'era bisogno di scatenare tutto quel fracasso, poiché si poteva risolvere la situazione in modo più pacifico. Tiro' fuori un pezzo di legno di ciliegio e lo avvicinò a Blue. La ragazza tentò di indietreggiare temendo il dolore della bruciatura. Calmo la afferrò tenendola ferma e accostò il legno alla carne. La mancanza di reazioni lasciò tutti ammutoliti. Calmo scostò il pezzo di legno. "Non c'è più nessun mostro in questo mondo, quindi non vedo cosa ci facciamo nella camera da letto di due giovani." I capitani non sapevano come comportarsi; ma senza la prova del legno di ciliegio Blue era semplicemente una ragazza umana e non avevano motivo di ucciderla ne' prove che fosse effettivamente lei il mostro della squadra di Bianco. Ad uno ad uno uscirono dalla stanza con la consapevolezza di essere stati raggirati, seguiti dalla squadra di Bianco. Prima di uscire, Calmo ai rivolse al suo capitano: "Vedi di non farla piangere. Se osi lasciare che torni com'era, verrò personalmente ad ucciderti.". Bianco arrossì vistosamente. Quando furono rimasti soli si accertò che Blue stesse bene e la ricoprì, stendendosi ancora accanto a lei e cercando di farla tranquillizzare affinché riposasse, continuando a ripeterle che ora c'era lui a cui fare affidamento. Di certo non avrebbe dato modo a Calmo di ucciderlo. "Ti amo, Bianco." furono le ultime parole che Blue gli disse prima di scivolare di nuovo in un lungo sonno. La guerra era finita ed ora Bianco avrebbe dovuto affrontare le sfide ben più difficili della vita quotidiana.

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