Cosa mi riserva il futuro?

di Em_
(/viewuser.php?uid=175526)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One ***
Capitolo 2: *** Two ***
Capitolo 3: *** Three ***
Capitolo 4: *** Four ***
Capitolo 5: *** Five ***
Capitolo 6: *** Six ***
Capitolo 7: *** Seven ***
Capitolo 8: *** Eight ***
Capitolo 9: *** Nine ***
Capitolo 10: *** Ten ***
Capitolo 11: *** Eleven ***
Capitolo 12: *** Twelve ***
Capitolo 13: *** Thirteen ***
Capitolo 14: *** Fourteen ***
Capitolo 15: *** Fifteen ***
Capitolo 16: *** Sixteen ***
Capitolo 17: *** Seventeen ***
Capitolo 18: *** Eighteen ***
Capitolo 19: *** Nineteen ***
Capitolo 20: *** Twenty ***
Capitolo 21: *** Twenty-one ***
Capitolo 22: *** Twenty-two ***
Capitolo 23: *** Twenty-three ***
Capitolo 24: *** Twenty-four ***
Capitolo 25: *** Twenty-five ***
Capitolo 26: *** Twenty-six ***
Capitolo 27: *** Epilogo - parte uno ***
Capitolo 28: *** Epilogo - parte due ***



Capitolo 1
*** One ***


One

Ciao a tutti! Questa fan fiction ovviamente è dedicata ai miei Nian che adoro nonostante si siano lasciati ormai da un bel po'.
Mi piace pensare che in futuro magari le cose cambieranno e che ci sarà un ritorno di fiamma ahah.
Spero che il capitolo vi piaccia, è più un'introduzione, ma in un modo o nell'altro dovevo spiegare le cose no?
A presto!

 

Era una fresca mattina di settembre quando il mio sonno fu interrotto da una vibrazione familiare proveniente dal comodino. Aprii leggermente gli occhi e sbirciai l’ora dalla sveglia a forma di gatto che mi aveva regalato Candice circa sei anni fa, ogni volta che suonava mi ricordavo le parole esatte della mia amica “magari con questa sveglia carina non arriverai sempre in ritardo”, nonostante ciò le cose non erano mai cambiate. Allungai il braccio per afferrare il cellulare e sentii un brivido percorrermi tutto il corpo, che freddo, pensai. L’orologio segnava le 6.30 del mattino, decisamente troppo presto perché fosse un messaggio di un’amica o di mia madre, sbuffando decisi di leggerlo ugualmente.

“Buongiorno cara, senti appena ti svegli chiamami subito che è urgente, okay? Non ignorarmi perché ti conosco e so se lo fai.”

Chi poteva essere se non Julie Plec? Roteai gli occhi e mi rifugiai con la testa sotto il cuscino chiedendomi cosa avesse in mente il mio, ormai, ex capo.

Sicuramente non avrei più dormito, ero curiosa e un po’ spaventata di conoscere i piani di Julie. “La chiamo immediatamente, fuori il dente fuori il dolore, vero Nina?” dissi mentalmente a me stessa. Scorrendo la rubrica trovai il numero, salvato ancora come anni prima, tutto in stampatello e con uno smile terrorizzato in parte, ridacchiai mentre mi mettevo a sedere sul grande letto matrimoniale.

“Nina! Non ci credo, sei davvero tu sveglia a quest’ora?”

«Mi hai incuriosita e terrorizzata allo stesso tempo e ho pensato di togliermi il pensiero subito.»

“Dai, non allarmarti, non è così terribile come pensi…”

Fece una piccola pausa che a me, d’altro canto, sembrò un’eternità.

“Volevo solo sapere se saresti disposta a tornare per un episodio di The Originals, avevo in mente di ripercorrere brevemente le storie amorose più importanti di Elijah, Klaus e Rebekah. Come ben sai, c’è stata Tatia e poi Katherine nella vita di Klaus ed Elijah e non posso far interpretare il personaggio a qualcuno che non sia tu… Ti prego Nina…”

Mi si gelò il sangue e per un attimo smisi di respirare.

“Nina, ci sei? Pronto?”

«Sì, ci sono. Io… Non lo so, sono passati due anni dall’ultima volta che ho interpretato Elena e più di tre per Katherine…» risposi con voce tremolante.

“Lo so, lo so, ma ti prego, sarà solo una scena o due… Mi metto anche in ginocchio se serve!” 

«Non implorarmi, sai che non riesco a dire di no!» 

“E’ un sì? Ti scongiuro dimmi che è un sì.”

«E’ un sì, ci sarò.» sorrisi nervosamente, per fortuna nessuno vide la mia faccia alquanto intimorita.

“Oh Nina, ti adoro! Davvero, sei fantastica e ti ringrazio di cuore!”

«Chi al…»

“…tro c’è?” Sentii il bip di fine chiamata, non mi aveva lasciata nemmeno terminare la frase, tipico di Julie, otteneva ciò che voleva e poi ti mollava così su due piedi.

Pensai un attimo a quello che avrei dovuto fare una volta arrivata là, ma sopratutto chi avrei dovuto incontrare nuovamente. Ci sarebbero stati sicuramente Joseph, Daniel, Claire e Phoebe più gli altri ragazzi del cast che non conoscevo bene come loro, ma di sicuro non aveva chiamato solamente me. Ripensai alla storia di Rebekah e mi venne in mente solamente il momento in cui aveva preso una cotta per Matt, ovvero Zach, quindi quasi sicuramente ci sarebbe stato anche lui, mi sforzai ancora e mi venne in mente Stefan, non ricordavo esattamente cosa fosse successo tra i due personaggi, ero certa, però, che in un modo o nell’altro avessero avuto una breve storia, in poche parole avrei rivisto anche Paul. 

Mentre mi dirigevo tranquillamente in cucina per fare colazione mi bloccai, quella scena mi passò davanti agli occhi almeno dieci volte. Rebekah aveva avuto un’avventura con Damon. Mi appoggiai al muro del salotto portandomi le mani verso la testa, avevo la pelle d’oca solo al pensiero che lo avrei rivisto dopo due anni di completo silenzio. Avrei voluto telefonare a Julie e annullare ogni cosa, ma ormai avevo detto quel fatidico sì, e come tutti noi ben sapevamo non si poteva ritirare un sì detto a Julie Plec.

Mi morsi forte il labbro quasi facendomi male, come cavolo avrei fatto a recitare di nuovo con lui? Non ci parlavamo più da talmente tanto tempo che non sapevo neanche dove fosse finito. Ci eravamo lasciati molto prima della fine di The Vampire Diaries, ma avevamo mantenuto un minimo i rapporti, eravamo, insomma, quasi amici, ecco. Dopo la messa in onda dell’ultimo episodio il silenzio, mai un messaggio, mai una chiamata, aveva deciso di escludermi completamente dalla sua vita per sempre e da un lato mi ero sentita sollevata, finalmente sarei potuta andare avanti con la mia vita e lui con la sua, ma ovviamente non ci ero riuscita. Tra me e Chris durò circa un anno, più lui diventava serio più io mi allontanavo e diventavo fredda, non avevo ancora dimenticato la mia relazione con lui. Probabilmente non sarebbe mai successo.

Presi in mano il telefono e cercai il numero di Paul, lo avevo sentito pochi giorni fa e di sicuro era già sul set pronto ad accompagnare Phoebe.

“Nina! Buongiorno! Già sveglia?” 

Ma perché mi chiedevano sempre tutti se ero sveglia? Insomma non passavo mica le giornate a dormire.

«Sì, e sicuramente sai già il motivo della mia chiamata.»

“Julie ha chiamato no?”  rise “Che le hai detto?”

«Non si può dire di no a Julie, lo sai, Paul.» risi anch’io. «Dovrei chiederti un’altra cosa… Ci sarà anche lui

“Io credo di sì, Nina… Da quel che mi ha raccontato Phoebe, Julie vorrebbe reintrodurre ogni tanto i nostri personaggi, magari in qualche flashback o in visite occasionali, perché i fan si sono lamentati che i legami tra The Vampire Diaries e The Originals sono svaniti o qualcosa del genere…”

«Perfetto. Proprio perfetto. Quindi non sarà solo per questa volta. Ottimo.»

“Dai, non sarà così tremendo come pensi, vedrai che andrà tutto bene.”

«Sono passati due anni, Paul, non abbiamo nessun tipo di rapporto, non so nemmeno se sia vivo!»

“Lo so, so che non vi siete più parlati, ma ci sono tante cose che non sai, Nina. Appena sarai qui ad Atlanta ti spiegherò come stanno le cose.”

«D’accordo. E grazie, avere te è come avere un altro fratello maggiore, ma almeno tu non mi rubavi i giocattoli quand’ero piccola.»

Sentii Paul ridere dall’altro lato del telefono.

“Vedi? Mi adorate tutti, lo so.”

Chiacchierai con lui per altri dieci/quindici minuti, riusciva sempre a farmi ridere anche quando si trattava di Ian, non si era mai schierato e di questo gliene ero grata, non avrei sopportato che ci rimettesse anche lui dopo la nostra separazione.

Comprai il biglietto aereo il giorno stesso e partii quello successivo, all’aeroporto c’erano Phoebe e Paul ad aspettarmi, entrambi sorridevano e mi salutavano con la mano. Ero tornata in quella città che era stata la mia casa per così tanti anni, da un lato mi sentivo eccitata all’idea di recitare ancora, come se da lì in poi qualcosa avrebbe stravolto la mia vita per sempre.


Angolo scrittrice (?)
Se state leggendo questo avrete letto il capitolo, almeno spero ahahahah, niente volevo solo dire che mi farebbe tanto piacere sapere cosa ne pensate, so di non essere chissà che scrittrice quindi qualsiasi critica è ben accetta.
Come dicevo sopra era un capitolo introduttivo, il bello deve ancora venire!

A presto,
Anna

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Two ***


Two

Buongiorno a tutti! Ecco il secondo capitolo!
Volevo pubblicarlo già ieri ma EFP non mi si connetteva ._.
Come al solito spero vi piaccia!

 

Mi incamminai velocemente verso i miei amici e avvolsi entrambi in un abbraccio, dire che mi erano mancati era riduttivo. Paul si offrì subito di portarmi la valigia e io da brava opportunista accettai ringraziandolo.

«Mi sei mancata, Neens!» Phoebe era davvero entusiasta di vedermi e mi prese a braccetto mentre sfrecciavamo tra la gente.

«Anche tu mi sei mancata tanto, è una vita che non usciamo insieme!» dissi io stringendomi di più a lei.

Poco dopo raggiungemmo la macchina, mi accomodai sul sedile posteriore mentre Paul e Phoebe prendevano posto davanti. Afferrai la borsa e iniziai a frugarci dentro nel vano tentativo di recuperare l’indirizzo dell’albergo. C’era uno strano silenzio in auto e mi domandai il perché visto che avevamo parlato tranquillamente fino a pochi minuti prima e in quell’esatto momento la mia amica parlò.

«Ci stavamo chiedendo…» Phoebe s’interruppe come se aspettasse che Paul completasse la frase.

«Se ti andrebbe di restare da noi invece che in albergo…» Finì Paul.

Da loro? E da quando vivevano insieme? Me l’avevano detto e me ne ero scordata? No, impossibile.

«Da voi?» domandai con aria confusa, sperando con tutta me stessa di non fare una pessima figura.

«Abbiamo comprato casa una settimana fa, lo so avrei dovuto dirtelo ma volevo fosse una sorpresa.» Phoebe si girò verso di me con aria colpevole e mimò con le labbra un “perdonami”.

Rimasi un secondo senza fiato, ero così contenta per loro che non riuscii a trattenere un gran sorriso. 

«Oh dio ragazzi, sono così felice per voi! Ma non voglio fare il terzo incomodo, davvero. Posso venire a trovarvi se volete!»

«E dai, Nina! Abbiamo preparato una camera bellissima per gli ospiti, ci farebbe piacere… Per favore?» Paul mi guardò dallo specchietto con aria implorante. Quando avrei imparato a dire di no? Probabilmente mai.

«Va bene, va bene resto!» Alzai le mai in segno di resa. Entrambi sorrisero soddisfatti, come se avessero saputo fin dall’inizio che avrei ceduto alla loro richiesta.

 

La casa era davvero magnifica, non troppo grande, con un bel giardino sul retro, un salotto spazioso e quattro camere da letto. Phoebe mi mostrò la stanza nella quale avrei dormito, era bella, accogliente, assomigliava molto alla camera del suo appartamento qui ad Atlanta. Provai un lieve senso di nostalgia, ma cercai di non darlo a vedere e pochi secondi dopo sentii la suoneria di un cellulare provenire dal piano di sotto.

«E’ il mio, sarà Julie di sicuro.» Phoebe aveva l’aria un po’ infastidita, ma scese ugualmente per rispondere alla chiamata. Io la seguii lentamente giù dalle scale, non volevo inciampare e rompermi un braccio ad un giorno dalle riprese.

Vidi Paul parlare con la sua ragazza, ma non capii quasi nulla e preferii non intromettermi tra i due. Phoebe si diresse verso la porta e mi rivolse uno sguardo triste.

«Devo andare sul set, mi dispiace Nina avrei voluto aiutarti a disfare i bagagli…»

L’abbracciai nuovamente dicendole di non preoccuparsi e che ci saremmo viste la sera.

Mi sistemai nella stanza con l’aiuto di Paul, faceva caldo qui in città, davvero molto caldo rispetto a Toronto, avevo decisamente bisogno di una doccia, ma un po’ mi vergognavo a chiederlo.

«Paul…» lui si girò e alzò un sopracciglio «E’ alquanto imbarazzate credimi… Io… Non è che potrei farmi una doccia?» Probabilmente ero diventata viola dall’imbarazzo.

Lui scoppiò a ridere di gusto «E serve chiederlo? Certo che puoi!» all’improvviso si fece più serio. «Prima però voglio parlarti di una cosa, siediti.» mi fece segno di sedermi accanto a lui sul letto, il mio cuore batteva talmente forte da farmi male. Sapevo esattamente qual era l’argomento.

«Ti avevo promesso che ti avrei raccontato tutto e sono disposto a farlo se è quello che vuoi.» 

«Sì, voglio essere preparata.» In realtà volevo solo che lui non si presentasse o che Julie non l’avesse proprio chiamato.

«Ian vive qui ad Atlanta, lavora perlopiù con la fondazione. E’ andato per qualche mese in Australia e in Inghilterra lo scorso anno, e credo l’abbia fatto soprattutto perché voleva stare un po’ da solo.» Paul mi vide confusa «Lui e Nikki non vanno più d’accordo come prima, è tutto un tira e molla, e come puoi immaginare i giornali se ne sono accorti. Dicono che sia ancora innamorato di te per quello non si è mai deciso a sposarla.» Mi girava la testa, avevo trattenuto il respiro per tutta la conversazione e facevo fatica a mettere a fuoco le parole del mio amico. «Nina, tutto bene? Sei strana…» sentivo un velo di preoccupazione nella sua domanda.

«Si, scusami, tutto okay, va avanti.» ovviamente mentivo, non stavo bene.

«L’altro giorno, poco dopo la tua chiamata, gli ho telefonato per chiedergli se Julie aveva contattato anche lui e mi ha detto sì.» Non sapevo se ridere o piangere, pregavo che non avessero in mente scene tra Damon ed Elena o sarei crollata, questa volta sul serio.

«Beh lo immaginavo…» feci le spallucce.

«C’è dell’altro, Nina.» “Ottimo” pensai. Gli feci comunque cenno di continuare. «Mi ha detto che si sposeranno tra due mesi, e ha aggiunto “così forse mi lasceranno finalmente in pace.” quindi penso lo faccia per mettere a tacere le voci su di voi.» Mi guardò dispiaciuto.

«Okay…» Non aggiunsi altro. Due anni che non lo vedevo, che non ci parlavo, che non avevo sue notizie e ancora mi faceva questo effetto. Che stupida. Spostai lo sguardo fuori dalla finestra quando sentii le braccia di Paul avvolgermi in un abbraccio. Ringraziai il cielo di avere un amico così al mio fianco.

«Dovresti parlargli, Nina. Sta facendo un grosso errore, ho provato a confrontarmi con lui, ma non mi ha dato retta.»

Mi liberai un po’ dal suo abbraccio e gli risposi «Mi ha esclusa dalla sua vita e sta per sposarsi, non vedo che influenza possano avere le mie parole.»

«Oh, ce l’avranno, fidati. Siete ancora innamorati l’uno dell’altra e nonostante tutto vi ostinate a stare separati. Voglio bene sia a te che a lui e credimi non mi piace vedervi così.»

«Paul, non rendere le cose più complicate di come già sono…»

«Dimmi che almeno ci proverai, ti prego.» mi chiese implorante.

Annuii e gli rivolsi un mezzo sorriso. Non avevo idea di cosa avrei detto ad Ian, anche un ciao mi sembrava fuori luogo. Ero felice che Paul si preoccupasse per noi, ma non so se poteva capire quanto male c’eravamo fatti a vicenda, oltretutto lui aveva un’altra e la stava per sposare. Mi buttai sotto la doccia fresca sperando che lavasse via tutto il mio disagio, ma così non fu. Mi tornarono in mente gli anni in cui eravamo stati felici, tutto sembrava così semplice, eravamo spensierati e innamorati. Pensavo di aver trovato l'uomo della mia vita, quello che non mi avrebbe mai lasciata e che sarebbe stato al mio fianco in ogni momento, però purtroppo avevamo idee diverse sul tipo di vita che volevamo vivere. Lui voleva sposarmi, avere dei figli, ma io non ero pronta, mi sentivo troppo giovane e immatura e, forse, se glielo avessi detto non sarebbe finita così. Non volevo che mettesse in pausa la sua vita per aspettare me, eppure era quello che probabilmente avevamo fatto entrambi per anni.

 

Arrivai sul set con dieci minuti di ritardo, un record, non ero mai stata così puntuale in sette anni. Vidi Claire corrermi incontro, mi sollevò da terra e mi baciò sulla guancia, ne frattempo erano arrivati anche Joseph e Daniel.

«Nina! Che bello vederti, sei sempre più bella!» abbracciai Daniel per poi passare tra le braccia di Joseph.

«Mi siete mancati ragazzi! Come state? Vi vedo bene!» stranamente mi sentivo come a casa.

«Ce la caviamo, cara. E’ bello riavervi con noi.» Non mi abituerò mai al bellissimo accento di Jo credo.

Pochi metri avanti a me vidi Paul con un altro uomo, solo dopo mi accorsi che era Ian. Chiusi gli occhi mezzo secondo e respirai profondamente “calma, Nina, sei con i tuoi amici, va tutto bene.”. Lui era lì, davanti a me, bello come sempre, con quegli occhi color ghiaccio che non si possono dimenticare. Cercai di non far capire agli altri che lo stavo squadrando da capo a piedi.

«Ciao…» mi rivolse quel suo sorriso che mi aveva fatta innamorare di lui ogni volta che lo vedevo. In due anni non mi sembrava affatto cambiato, aveva solo l’aria un po’ malinconica.

«Ciao…» gli risposi a testa bassa.


Angolo autrice (?)
Ciaaao! :) eccoci qui. Nina ed Ian si sono rivisti dopo due anni, entrambi come potete vedere sono molto imbarazzati e non sanno cosa dire. Paul, come promesso, ha raccontato tutto all'amica e vorrebbe che Nina gli parlasse per provare a vedere se anche lui prova ancora qualcosa per lei.
Phoebe e Paul sono andati a vivere insieme, li adoro troppo scusate *-*
Beh, che altro dire? Ah si, vi preeeego fatemi sapere che ne pensate, mi piace leggere le vostre recensioni e rispondere ad eventuali domande :)
Ps: ringrazio Horse_ ed eli_s che mi hanno lasciato un commento allo scorso capitolo, spero lo farete ancora!

Al prossimo capitolo!
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Three ***


Three

Buongiorno a tutti! Eccomi con il terzo capitolo! Buona domenica :)

 

Da quel ciao non so quanti minuti, ore, giorni, settimane trascorsero, ero pietrificata, non sapevo cosa dire e se n’erano accorti tutti. Per mia fortuna arrivò Julie a spezzare quell’imbarazzante silenzio.

«Ragazzi, forza, tutti in sala riunioni!»

Presi frettolosamente Claire e Phoebe a braccetto e quasi corsi verso la sala. Le mie due amiche mi fissavano perplesse come se non avessero ancora realizzato ciò che era successo pochi secondi prima. Mi sedetti in mezzo a loro, come se dovessero farmi da scudo e sprofondai nella morbida sedia di pelle nera.

Julie iniziò il solito monologo che ripeteva ogni nuovo episodio ormai da nove anni, io non l’ascoltavo, mi limitavo a fissare qua e là, soprattutto in direzione di Ian. “Non guardarlo! Basta! Se ne accorgeranno tutti, fissa qualcun altro!” cercavo di auto convincere me stessa con scarsissimi risultati, non credevo possibile che mi sarei persa nei suoi movimenti come un tempo. Negli anni passati insieme amavo guardarlo mentre ascoltava Julie tutto concentrato, notavo ogni sua piccola espressione facciale, era semplicemente bellissimo, lo era sempre stato ai miei occhi, e adesso mi ritrovavo qua, due anni dopo, a fissarlo come facevo un tempo.

Una vocina interruppe il mio “viale dei ricordi”. «Nina, smetti di mangiartelo con gli occhi, finirà per accorgersene!» Era Claire che, naturalmente, aveva notato la mia disattenzione. Sorrisi leggermente sotto i baffi per la sua affermazione e senza far trapelare alcuna parola le risposi “Okay!”

La riunione finì e la nostra produttrice ci lasciò il pomeriggio libero. Ritornai a casa con Paul e Phoebe e mi fiondai  nuovamente sotto la doccia, nessuno dei due aveva aperto bocca riguardo Ian, ma sapevo che morivano dalla voglia di chiedermi cos’era successo. Mi vestii con un paio di shorts neri e una canotta a fiori, non m’importava di essere poco presentabile, avevo decisamente altro per la testa.

Scesi le scale e trovai Paul intento a preparare la cena, mi sentivo un po’ in colpa, avrei dovuto aiutarli visto che mi stavano ospitando.

«Avresti dovuto chiamarmi, ti avrei aiutato!» dissi in tono di scuse.

«Sei nostra ospite, Nina, smettila.» mi rispose lui divertito.

Paul era un ottimo cuoco, cavolo se cucinava bene! Avrei mangiato tutto un’altra volta senza problemi. Un po’ mi ricordava quando c’era Ian a prepararmi la cena…

«Non per essere invadente… Ma sbaglio o c’è sotto qualcosa? Che succede tra te ed Ian?» Phoebe aveva ceduto per prima.

«Non c’è assolutamente nulla tra noi, ci siamo salutati, come fanno due persone civili.» mentii.

«Eri seduta in parte a me, vedevo come lo guardavi.»

«Sta per sposare un’altra, ragazzi. Qualunque cosa irrisolta ci fosse tra noi, ora non conta più.» addentai una fetta di torta alla crema.

«Quindi qualcosa c’era!» mi punzecchiò la mia amica.

«Sì, c’era.» ammisi io tristemente.

Tutti e due si aspettavano che continuassi il discorso, ma in quel momento non me la sentivo davvero di spiegare il motivo per il quale avevamo smesso di parlarci. Il silenzio finì non appena il cellulare di Paul squillò.

«Pronto?» attese una risposta «Oh, ciao Joseph! Aspetta, metto il viva voce!»

“Ci stavamo chiedendo se vi andasse una serata tra amici, dovrebbe venire anche Candice!”

«Ragazze, che ne dite?» sia io che Phoebe annuimmo entusiaste, mi serviva proprio una serata fuori. «Sì, ci saremo, facciamo tra un’ora?»

“Perfetto! A dopo, cari.”

Adoravo come Joseph pronunciava cari mi sembrava di rivedere in lui una parte dell’espressione tipica di Klaus. Non potei non pensare al fatto che sicuramente ci sarebbe stato anche lui, un altro confronto mi spaventava, non trovavo mai nulla di adatto da dirgli e pensai che forse era giunta l’ora di riprendere la conversazione che avevamo lasciato morire anni prima. Non mi aspettavo niente da lui, volevo solo che fossero chiarite determinate cose, poi sarebbe stato libero di andare per la sua strada, e con questo intendevo, a mio malgrado, sposare lei.

Ci trovammo nel solito locale che avevamo frequentato quando giravamo The Vampire Diaries, assomigliava molto a quello della serie, non troppo grande, non troppo frequentato. Ad aspettarci c’erano già tutti, compresa la mia amica bionda.

«Candice!» urlai.

Lei ci saltò letteralmente addosso «Che bello vedervi! Siete sempre uguali!»

Quasi sicuramente Julie aveva chiamato anche lei per qualche scena tra Caroline e Klaus. Mi rallegrai all’idea di avere vicino anche lei, le avevo sempre raccontato ogni cosa, o meglio, quasi ogni cosa.

Ad un tratto sentii Claire strattonarmi, mi voltai chiedendole cosa avesse. E solo lì mi accorsi della sua presenza, aveva una camicia bianca e un paio di jeans scuri (che tra l’altro mi sembravano quelli che gli avevo regalato io alcuni Natali fa), ma non fu lui a sorprendermi, bensì lei, la sua futura moglie. L’aveva portata con sé e non potei non chiedermi il motivo, era una sera tra noi membri del cast, nemmeno il marito di Candice era presente quindi non capivo perché lei fosse qui. Ero infastidita, avrei voluto passare una bella serata in compagnia, invece avrei dovuto sorbirmi loro due che si atteggiavano da falsi piccioncini.

Mezz’ora dopo uscii dal locale per prendere un po’ d’aria, il cielo era limpido e stellato, sentivo la musica provenire da dentro, provai a rilassarmi, ma non ci riuscii per niente perché c’erano troppe cose che avrei dovuto dirgli, troppe cose che lui non sapeva. Stavo cercando di sabotare il loro matrimonio per cosa? Una minima speranza di riaverlo con me? Sicuramente lui era andato avanti e non pensava più a me. “Nina non fare la bambina.” mi dissi.

«Ehi, stai bene?» udii la voce di Candice dietro di me.

«Ehi, sì, sto bene… Credo.»

«Ti va di parlarne?» Mi invitò a sedermi in una panchina lì vicino.

«E’ solo che mi sento in colpa, ho sbagliato, lui non sa la verità…»

«La verità su cosa, Neens?»

«Tre anni fa mi ha chiesto come avrei voluto passare il resto della mia vita e con chi. Io non ero pronta a sposarmi, avevo solo venticinque anni… Mi capisci no?» lei annuì «Gli ho risposto che non lo sapevo, che non mi andava di parlarne, ero terrorizzata, Candice. Lui mi ha guardata chiedendomi se fossi ancora sicura della nostra relazione ed io sono uscita da casa sua praticamente correndo, ti rendi conto? Sono un’idiota! Ha sempre creduto che non lo volessi più, ma non è così, solo non avevo il coraggio di dirgli la verità, ovvero che mi sentivo troppo giovane per fare un ulteriore passo avanti nella nostra relazione…» 

«Tesoro, perché non me l’hai mai detto? Avrei potuto aiutarti… Avete buttato tre anni delle vostre vite e guardate com’è finita: lui sta per sposare una donna che non ama più solo per mettere a tacere i giornali e tu sei qui a rimuginare su azioni che hai compiuto in passato. Devi parlare con lui, almeno ti metterai il cuore in pace non credi?»

Aveva ragione, l’unica soluzione possibile era parlare con Ian, non c’erano vie di scampo, non c’erano scuse. Se volevo una speranza di riaverlo nella mia vita doveva sapere la verità. Rientrammo nel locale con gli altri, lui stava discutendo animatamente con lei, mi faceva una certa tristezza, noi non avevamo mai litigato così, non aveva mai alzato la voce con me, sembrava così stanco. Avrei voluto che qualcuno li separasse in quel momento, ma nessuno dei miei amici reagiva, così mi avvicinai a Paul.

«Nina, eccoti, stai bene?» 

«Sì, grazie, ora sto bene. Ma, non dovresti dire qualcosa ad Ian? Insomma li si sente da fuori…» abbassai leggermente lo sguardo.

«Non voglio intromettermi, davvero. E’ già abbastanza depresso per conto suo, non credo che gli serva una ramanzina…»

«Mi… Mi dispiace vederlo così… E’ colpa mia.» sentivo che da lì a poco avrei pianto.

«Ascoltami, non è colpa tua. Semplicemente le cose non funzionano, prima lo capiranno meglio sarà per entrambi. Qualunque cosa ci sia ancora tra voi è meglio che tu gliela dica, così magari sarà in grado di prendere una decisione sul suo futuro.»

E anche Paul aveva ragione. Era giunta l’ora di chiarire le cose tra noi.


Angolo autrice (?)
Ciao a tutti!
Che dire? Nina svela a Candice perchè era finita tra lui ed Ian anni prima, lui porta anche Nikki al locale e passano la serata a litigare. 
Come potete vedere Ian non sa ancora perchè Nina sia scappata quella sera e pensa ancora adesso che lei non lo volesse più.
A fine capitolo finalmente lei si decide ad affrontarlo dicendo che ha il diritto di sapere, su consiglio di Paul e Candice.
Oltretutto Nina sembra provare ancora qualcosa per il suo (bellissimo) ex ragazzo, infatti si ritrova a fissarlo come quando stavano insieme anni prima.

Ps: troverete sicuramente cose contrastanti nel corso della storia, perchè, raccontando in prima persona, cerco di spiegare come si sente Nina. Se avete qualsiasi dubbio non esitate a chiedere :)

ringrazio le ragazze che mi hanno recensito e come sempre spero lo faranno ancora, così almeno so se la storia piace o no :) spero con tutto il cuore di ricevere altrettante (o più) recensioni in questo capitolo!
Baci,
Anna 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Four ***


Four

Buongiorno a tutti! Ecco a voi il capitolo quattro!
E' un po' diverso dagli altri e a metà capirete perchè, è anche un po' più lungo dei precedenti.
Come al solito spero vi piaccia, ci vediamo a fine capitolo per commentarlo :)

 

Trascorsero tre giorni dalla serata che avevamo passato tutti insieme, avevamo iniziato a girare qualche scena con la doppelganger Tatia, ossia con me. Non avevo molta dimestichezza col personaggio, ma cercai di fare del mio meglio; si trattava di un flashback di Klaus, di quando incontrò la bella ragazza per la prima volta. 

«E stop! Benissimo ragazzi, ottima scena. Direi che possiamo tutti andare a pranzo!»

Salutai Joseph, Daniel e Leah (che nella serie interpretava Camille) e mi incamminai verso il mio camerino per cambiarmi. Ero concentrata a postare una nuova foto sul mio profilo instagram quando urtai qualcuno e feci cadere l’iPhone per terra.

«Merda.» esclamai. Mi chinai per raccogliere il telefono e non appena sollevai gli occhi dal pavimento mi trovai faccia a faccia con Ian. «Oh… Scusa non ti avevo visto…»

«No, scusami tu, ero venuto a cercarti e mentre bussavo ti ho vista arrivare.» disse con aria imbarazzata.

«Ho appena finito di girare, mi dovrei proprio togliere questo vestito, è scomodissimo!» risposi io accennando un mezzo sorriso.

«Certo, ti lascio cambiare.» mi fissò per un instante «Possiamo parlare dopo?»

Rimasi di stucco, voleva parlare? Fino a qualche giorno fa ero io a dover trovare il coraggio di andare da lui, invece era successo l’esatto contrario. Feci cenno di sì con la testa e mi chiusi tra le quattro mura del camerino per levarmi di dosso il vestito. Lo lasciai appoggiato sul piccolo divano color pesca, afferrai la borsa e inspirai profondamente prima di uscire.

Lui era lì ad aspettarmi. «Ti… Va di andare a pranzo? Ho davvero molta fame.» chiesi un po’ titubante.

«Volentieri!» 

 

Ci fermammo in un piccolo bar aperto da poco, ordinammo entrambi una bibita fresca ed un panino come facevamo sempre tra una ripresa e l’altra quando ancora giravamo The Vampire Diaries. Era strano essere lì con lui, mi guardava e mi sorrideva come se fossimo sempre stati buoni amici, come se lui non avesse un’altra.

«Mi dispiace non aver mai risposto ai tuoi messaggi o alle tue chiamate, mi sono sempre sentito un perfetto idiota. E’ solo che ci eravamo lasciati da poco ed io avevo appena cominciato una storia con Nikki, volevo dimenticarti…»

Deglutii prima di rispondere. «Non fa niente, avevo intuito che fossi arrabbiato visto come ti avevo trattato… Dovevo dar per scontato che avresti preso le distanze.» Distolsi lo sguardo dal suo e lo riposi sulla partita di hockey proiettata nella televisione del locale.

«E ho sbagliato a farlo. Dopo la fine dello show non sarei dovuto sparire, avrei dovuto rimanerti amico e avrei dovuto capire fin da subito che avevamo visioni differenti della vita.» E quest’ultima frase mi spezzò letteralmente il cuore, non aveva capito quanto io lo amassi, non aveva capito che ero solo una ragazzina stupida spaventata all’idea di aver trovato l’uomo della sua vita.

«Non è così…» lo vidi confuso. «Quella sera, quando sono scappata da casa tua, non l’ho fatto perché non volevo più stare con te o perché non volessi vivere la mia vita con te, ma perché ero giovane e terrorizzata all’idea che mi chiedessi di sposarti. Credimi, mi sembra così stupido adesso… E ti chiedo scusa, perché è colpa mia.»

Lui mi fissò incredulo, ecco, gli stavo facendo nuovamente del male, dopo due anni senza alcun contatto riuscivo ancora a farlo soffrire.

«Perché non mi hai mai detto la verità, Nina? Sono arrivato a credere di averti costretto a stare con me per degli anni…» Anche questa affermazione fu una pugnalata.

«Tu non mi hai costretta a fare niente, Ian! E avrei voluto dirtelo mille volte, ma non avevo il coraggio di affrontarti, così ho aspettato e aspettato, poi The Vampire Diaries si è concluso e mi sono detta “va a parlargli, metti le cose in chiaro, è la tua ultima chance!”, ma alla fine non l’ho mai fatto. Lo scorso natale ti ho chiamato e tu non hai risposto, quindi mi sono rassegnata e ho definitivamente lasciato perdere tutto.» Sentivo un sapore salato in bocca, stavo piangendo davanti a lui.

Ian mi prese la mano provocandomi dei brividi che non provavo da tempo. «Non piangere, sai che non mi piace. Non sono arrabbiato con te, anzi sono felice di sapere finalmente la verità. E’ andata così ormai, abbiamo commesso degli errori entrambi, che ne dici se provassimo ad essere amici?»

«Mi farebbe piacere riaverti nella mia vita, ma tu stai per sposarti, non credo che alla tua fidanzata faccia piacere che tu veda ancora la tua ex.»

Esitò prima di darmi una risposta. «Non preoccuparti per questo.»

Gli sorrisi e lui fece lo stesso, ora sapeva la verità, voleva essere mio amico, ma io che cosa volevo? Essere sua amica? Lo rivolevo davvero nella mia vita o era una bugia? La risposta era una soltanto, lo sapevo, l’avevo sempre saputo: ero ancora innamorata di lui.

«Come va con Chris?» mi domandò Ian di getto mentre beveva un sorso di coca-cola.

Mi irrigidii. «Non stiamo più insieme ormai da un po’…»

«Oh, non lo sapevo… Mi dispiace…» 

«Non funzionava più, tutto qua.»

Sembrava sorpreso di sentire che Chris ed io ci eravamo lasciati, ma non ci feci troppo caso e deviai il discorso.

 

[…]

 

Avevo riaccompagnato Nina a casa di Paul e Phoebe da circa mezz’ora quando sentii la porta dell’appartamento che si apriva pian piano, era rientrata Nikki.

«Ciao.» dissi senza distogliere lo sguardo dalla televisione.

«Ti ho cercato all’ora di pranzo, volevo mangiare con te. Dov’eri?»

«Ero con Nina.» 

Non mi importava minimamente quello che avrebbe pensato, ormai discutevamo anche su quali crocchette comprare al cane, una lite in più non avrebbe di certo peggiorato le cose. Lei si mise davanti allo schermo con le braccia conserte, era davvero arrabbiata.

«Bene, con la tua ex, a neanche due mesi dal matrimonio. Complimenti, Ian.»

«Dovevamo solo chiarire alcune questioni, non siamo andati a letto insieme, ma solo a pranzo, in pubblico tra l’altro.» replicai io senza neanche guardarla in faccia.

«Potresti almeno far finta di essertela dimenticata? E guardami in faccia mentre ti parlo!»

Alzai lo sguardo verso di lei. «Non la vedevo da due anni, smetti di arrampicarti sugli specchi, non ho fatto nulla di sbagliato. Le ho solo spiegato perché non avevo mai risposto ai suoi messaggi.»

«Allora sentiamo, perché non le hai mai risposto? Se non provavi più nulla non vedo perché non le potessi rispondere.»

Non ne potevo davvero più, era così tutte le sere negli ultimi due anni. «Perchè volevo dimenticarmela, ma come puoi vedere non è mai successo. Prima lo accetterai meglio sarà per entrambi.»

«Vuoi ancora sposarmi, Ian? Se vuoi rimandare ancora perché credi che lei tornerà da te allora dillo e facciamola finita. Dammi una risposta.» 

Non avrei voluto ferirla, era una brava persona, eravamo stati felici per oltre un anno infondo, ma Nina aveva detto quelle cose, ora sapevo la verità e questo faceva la differenza. Mi alzai dal divano, presi la giacca e uscii di casa,  non mi voltai nemmeno quando Nikki mi urlò che era finita se non fossi tornato a casa quella notte. Da solo non potevo sapere cosa fare, non potevo prendere una decisione senza sapere cosa provava ancora per me lei.

Guidai fino a casa del mio migliore amico, non era troppo tardi per fortuna, le luci erano ancora accese, speravo solo di trovarla a casa. Suonai il campanello e Paul mi aprì.

«Ian, amico, che ci fai qui?» era decisamente sorpreso di vedermi.

«Nina è qui? Ho bisogno di parlarle.»

Paul si fece serio. «Non credo sia una buona idea.»

Fissavo il mio amico quando sulla soglia comparve lei.

«Nina, ti prego, solo pochi minuti.» nessuno dei due accennava a rispondere, così presi coraggio e tutto d’un fiato feci uscire quello che mi tenevo dentro da quando c’eravamo rivisti. «Dammi un motivo per non sposarla, se provi ancora qualcosa devi dirmelo, adesso!»

Entrambi sgranarono gli occhi, ma fu Paul a parlare. «Penso che dovreste andare a dormire tutti e due e riparlarne un’altra volta.»

Nina si avvicinò e mise una mano sulla spalla di Paul. «Ci penso io, arrivo tra un minuto.» Lui le sorrise e ci lasciò soli, mentre rientrava mi rivolse uno sguardo come se volesse dirmi “Cerca di non farla soffrire”.

«Ian» iniziò lei «Non puoi mandare all’aria il tuo matrimonio perché ti ho detto quelle cose oggi a pranzo.»

«Non facciamo altro che litigare… Per te.»

Lei cominciò a gesticolare con i capelli e abbassò lo sguardo. «Lo stesso.»

«Ascoltami, Nina, io pensavo di dimenticarti, lo pensavo sul serio, ma non ce l’ho fatta. La verità è che ti amo ancora, ho solo represso i miei sentimenti per anni perché pensavo che tu non mi volessi, ma adesso so che non era vero e che mi amavi, o che forse mi ami ancora anche tu.»

Mi osservò con i suoi bellissimi occhi scuri e mi baciò sulla guancia.

«Certo che ti amo anche io, ma penso che tu debba comunque sposarti. Lei è una brava ragazza, avete tante cose in comune ed è pronta a darti ciò che vuoi mentre io no, mi capisci? Qualche giorno fa volevo solo che tu ritornassi sui tuoi passi e che stessi con me, ma poi non credi che finirebbe come l’ultima volta?»

«No, io non credo.» la presi tra le braccia e la baciai nel modo in cui avrei voluto fare negli ultimi tre anni. Sentire di nuovo le sue labbra sulle mie era una sensazione che avrei voluto non finisse mai. Mi scostai da lei e le misi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Ma ti lascerò del tempo per pensarci. In fondo mi hai detto tu che, solo fino a pochi giorni fa, mi rivolevi con te.» le rivolsi il sorriso alla Damon e le diedi la buonanotte.


Angolo autrice (?)
Ehilà eccoci alla fine del quarto capitolo! E' un po' più lungo del solito, spero di non avervi annoiato ahah! Coooomunque, il pezzo saliente è sicuramente il bacio che Ian da a Nina alla fine, è uno dei miei pezzi preferiti, inoltre vediamo un pezzo di capitolo raccontato dal punto di vista di Ian (spero di essermela cavata abbastanza anche in panni maschili). 
I due si vedono a pranzo, però non è Nina ad invitare Ian, bensì lui, entrambi si scusano per gli errori commessi in passato e finalmente Nina racconta la verità al suo ex ragazzo. Come potete vedere lui ha dei grossi ripensamenti sul matrimonio con Nikki adesso che sa cosa provava realmente Nina quella volta, così va da lei per parlare. La nostra Nina è sempre indecisa (e chi non lo è?) e vuole che lui stia con una donna che possa condividere le sue stesse idee, Ian non è d'accordo e la bacia (che amore che è quell'uomo ahah).
Spero di essermi spiegata bene e che vi sia piaciuto! Posterò circa ogni tre/quattro giorni visto che mi sono portata avanti con i capitoli (la mia voglia di studiare è andata in vacanza). 
Ah sì, a me la Reed non piace, la tollero solo perchè ama i cavalli come me ahah
Ringrazio con tutto il cuore chi mi recensisce sempre, vi adoro! E' bellissimo ricevere dei commenti alla mia storia, quindi invito tutti a farlo, ahah scherzo fatelo se vi va!
A presto,
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Five ***


Five

Ciao! Vi pubblico già oggi il quinto capitolo perchè domani e dopo domani non avrei avuto tempo.
Buona lettura! :)

 

Vidi Ian voltarsi e allontanarsi lungo il viale di casa Wesley, mi aveva dato la buonanotte e se n’era andato, o meglio prima di tutto mi aveva baciata. Non un bacio sulla guancia, non un semplice bacio, quello era uno dei nostri baci. Certo, l’avevo baciato spesso dopo che ci eravamo lasciati visto che i nostri personaggi stavano ancora insieme, ma era pur sempre recitazione. Lui era arrabbiato e ferito, l’avevo abbandonato senza una benché minima spiegazione e si notava da come mi guardava, da come mi abbracciava, da come mi baciava, anche se era Damon in quei momenti io sentivo tutto il suo risentimento nei miei confronti, e nonostante ciò me n’ero stata lì senza dir nulla, come una ragazzina impaurita.

Rientrai in casa con le gambe che mi tremavano ancora e il cuore che batteva come un tamburo, chiusi la porta e mi appoggiai ad essa in cerca di supporto.

«Ecco cosa c’era di irrisolto tra voi.» ridacchiò Phoebe avvicinandosi a me.

«Avete visto e sentito tutto voi due?» dissi sottovoce ai miei amici.

«Beh, tranne quando avete iniziato a pomiciare sulla soglia di casa mia…» rispose Paul ridendo.

Mi veniva da ridere e allo stesso tempo da piangere, e fu quest’ultima emozione a prendere il sopravvento. «Dio, scusate, non volevo che succedesse questo.» mormorai ormai in lacrime.

«Nina, scusa non volevo…» sentii Paul afferrarmi le spalle, sembrava davvero dispiaciuto per la battuta che aveva fatto, anche se il problema non era affatto quello.

«No… Non centri tu… Davvero… Anzi, mi hai fatta sorridere…» cercai di spiegarmi tra un singhiozzo e l’altro.

Dopo tre anni quell’uomo riusciva ancora a stravolgermi la vita, mi lasciava senza fiato, mi faceva sembrare un’idiota e allo stesso tempo più viva che mai, perché sì, io, Nina Dobrev, ero ancora completamente, perdutamente innamorata di Ian Somerhalder. Nonostante i tre anni che avevamo passato separati, nonostante i due in cui non ci eravamo neppure sentiti niente era cambiato. Ed era questo che mi spaventava a morte, perché io ero sola, lui no, e se alla fine avesse deciso di sposarla io mi sarei odiata per sempre perché gli avevo detto di farlo, ero stata io a spingerlo tra le sue braccia. Come mi era venuto in mente? Cosa stavo facendo? Prima lo rivolevo nella mia vita, poi no, poi di nuovo sì.

«Che ne dici se ci sediamo tutti e tre sul divano a guardare un film? Uno di quelli demenziali che fanno ridere.» propose Phoebe ottenendo anche l’approvazione di Paul.

«Volentieri.» mi asciugai le lacrime con il braccio. «Grazie, davvero, a tutti e due, mi sdebiterò un giorno promesso!»

Vidi Paul alzare gli occhi al cielo, poi mi caricò sulle spalle e mi lanciò sul divano. «Zitta, Dobrev.» mi porse una coppa di gelato «Vedrai che con questo ti ritorna subito il sorriso.»

Feci posto a Phobe e le passai il gelato. «Non so come fai ad essere così magra con tutto quello che ti fa mangiare Paul.»

«Il segreto è imparare a dire di no, quando stavamo insieme da poco mi sentivo sempre obbligata a finire tutto, così le mattine dopo le sue cene mi svegliavo alle cinque e andavo a correre.» confessò la mia amica.

«Ecco perché mi mandavi il buongiorno all’alba!» rispose Paul facendo il finto offeso.

Ridemmo per tutto il resto della serata e riuscii a non pensare a quello che era successo durante quella lunga giornata. Trascorsi la notte quasi in bianco, ma non me ne meravigliai, c’era troppo a cui pensare, troppo su cui riflettere, troppe decisioni da prendere. 

Avvertii uno strano rumore, non capivo cosa fosse, aprii un occhio accorgendomi che era già mattina, stavano bussando, ma che ora era? 

«Avanti!» 

«Scusami, non volevo svegliarti, torno più tardi.» sussurrò la mia amica.

«No, vieni! Non stavo proprio dormendo…» 

La invitai sotto le coperte con me.

«Stai bene?» mi domandò guardandomi negli occhi.

«Sì, credo di sì, sono solo un po’ confusa.»

«Se hai bisogno di un consiglio, o di un abbraccio, io sono qui.» disse lei comprensiva.

«Grazie, Phoebe, veramente… E’ solo che non so che cosa fare, prima mi sembra di volerlo ancora, poi voglio che sia felice con Nikki, non so cosa sia giusto e cosa no. Oltretutto non voglio che la tradisca con me, non sono quel tipo di persona, anche se tecnicamente l’ha già fatto. Bene, sono anche una rovina famiglie.»

«Nina, calmati. Devi semplicemente ascoltare il tuo cuore. Lo ami?» annuii portandomi le ginocchia al petto. «E allora sai già cosa devi fare. La relazione con lei è un suo problema, non tuo, tu non hai tradito nessuno, non hai fatto nulla di male.»

«Hai ragione.» ammisi sentendomi un po’ più leggera.

Tutto quello che aveva detto era perfettamente sensato, lei era un suo problema, non mio, ed era stato lui a baciarmi. 

 

Il pomeriggio fortunatamente lo passai a recitare, questa volta nel ruolo di Katherine in un breve flashback di Elijah. Era piacevole stare in compagnia di Daniel sia sul set che fuori, era simpatico e mi faceva morire dal ridere quasi quanto Paul. Finimmo relativamente tardi, fuori il cielo era già scuro e la temperatura era calata drasticamente. Io, intelligente com’ero, non avevo portato né una giacca né un maglione e sicuramente mi sarei presa l’influenza visto che dovevo fare la strada a piedi fino a casa di Phoebe e Paul.

Mi incamminai verso l’uscita dello studio dopo aver salutato tutti.

«Hai intenzione di uscire così? Non credi che ti prenderai la polmonite?»

Mi voltai di scatto osservai Ian appoggiato alla parete con un sorriso divertito in faccia.

«Ho dimenticato di portarmi qualcosa di più pesante…» 

Lui si avvicinò a me e mi porse la sua giacca. «Tieni, io ne ho un’altra in camerino.» disse calmo.

Mi sentii avvampare, probabilmente ero appena diventata rossa come un pomodoro. «Ehm, non fa niente, davvero, tienila pure.» gliela restituii.

Lui scosse la testa contrariato e mi poggiò la giacca sulle spalle, poi guardandomi negli occhi me la chiuse fino all’altezza del collo. “Ha il suo profumo.” fu l’unica cosa che riuscii a pensare.

Ian si avvicinò di più a me, sentivo il suo respiro sulla mia pelle, dio avrei solo voluto baciarlo in quel momento, ma sapevo di non poterlo fare, lui era ancora fidanzato.

«Ian…» feci un passo indietro. «Non puoi fare così. Hai una relazione con lei.»

«Non più.» sorrise lui.


Angolo autrice (?)
E anche il quinto capitolo è andato! Qui, come nei primi 3, è solo dal punto di vista di Nina. Il capitolo riparte esattamente nel momento in cui era finito il quarto, vediamo Nina rientrare in casa e scoppiare in lacrime dovute più che altro alla confusione che ha in testa. Paul e Phoebe cercano di distrarla il più possibile, ma durante la notte i pensieri inevitabilmente vanno ad Ian. La mattina dopo la nostra Nina si confida con Phoebe e quest'ultima le da dei consigli su come affrontare la situazione.
Nell'ultima parte Ian le offre il suo aiuto prestandole la giacca, ma Nina non vuole problemi, non vuole che lui tradisca Nikki ed è a quel punto che Ian le confessa che non stanno più insieme (tutto verrà spiegato nei prossimi capitoli.)

Un grazie speciale questa volta va a Giulia che mi recensisce sempre, non so come farei senza di te, sul serio! Ci sono rimasta un po' male a ricevere meno recensioni, ma continuerò comunque a scrivere anche solo per una persona... Spero che questo capitolo abbia un po' più di successo! :)
A presto,
Anna
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Six ***


Six

Buongiorno, come promesso ecco il sesto capitolo!
Buona lettura!

 

Ero tornato a casa quasi subito quella sera, erano circa le dieci e mezza, con nonchalance aprii la porta dell’appartamento e trovai Nikki distesa sul divano intenta a guardare un nuovo episodio di Grey's Anatomy. Si girò verso di me mentre riponevo la giacca sull’appendiabiti.

«Sei tornato.» 

«Sono tornato.» riposi adagiandomi sullo stesso divano, ma non troppo vicino a lei.

«Che ne è di noi, Ian? Sii sincero, ti prego.» 

Aspettai prima di risponderle. «Non lo so. Penso sia palese che tra noi ci siano dei problemi, e in parte è colpa mia, lo ammetto, ma non posso cancellare i miei sentimenti per lei, se avessi potuto l’avrei fatto tre anni fa quando ci siamo lasciati.»

«Questo lo so, ma Ian sono passati tre anni, come puoi buttare via la nostra relazione così? Sì, abbiamo dei problemi, ma tu non credi che potremo risolverli? Sono pronta ad impegnarmi per te, per noi.» concluse lei guardandomi negli occhi.

Era doloroso, perché nonostante amassi Nina più di me stesso volevo ancora bene a Nikki e mi sentivo un bastardo a ferirla in questo modo, però non mi sembrava giusto sposarla e non amarla, non se lo meritava. «Tu meriti più di questo, credimi, io non sono abbastanza per te, perché mentirei se ti dicessi che voglio ancora sposarti. Mi sento una persona orribile, non volevo arrivare a tanto, mi dispiace, mi dispiace veramente, ma credo che sia meglio per entrambi finirla qua.»

«Non capisco come tu possa aver cambiato idea in una settimana.»

«Non ho cambiato idea, non ho mai voluto farlo davvero, volevo solo che la smettessero di tormentarmi continuando a parlare di Nina.»

«Quindi fammi capire: saresti stato disposto a sposarmi solamente per essere lasciato in pace?»

«In un certo senso sì, magari poi me la sarei dimenticata davvero…»

«Mi spiace soltanto aver perso tre anni della mia vita dietro ad un uomo come te.» disse guardandomi con disprezzo.

«Non smetterò mai di sentirmi in colpa per questo, Nikki. So che probabilmente non te ne importerà, ma mi dispiace sul serio.»

«Apprezzo la sincerità, ma le tue scuse puoi tenertele. Sii felice, Ian, spero che troverai ciò che cerchi.» mi disse mentre guardava la televisione.

«Vado in hotel, passo a prendere la mia roba domani.» lei annuì senza rivolgermi alcuna parola.

Presi il minimo indispensabile dalla camera da letto e dal bagno e mi diressi verso un albergo lì vicino. Le strade di Atlanta erano affollate, era ancora estate e molti locali e discoteche erano aperti fin tardi, cercai di non dare nell’occhio, non ero dell’umore per incontrare qualche fan stasera. Raggiunsi quasi subito l’hotel, ero stato fortunato a non aver incontrato nessuno in quei pochi minuti che avevo camminato, all’interno della hall c’era una giovane ragazza, capelli corti e scuri, piccolina, somigliava molto a Kat.

«Buonasera signore, mi dica.» mi rivolse un gran sorriso.

«Vorrei una stanza, a qualsiasi piano, non ha importanza.»

«Certo, singola o matrimoniale?» domandò mentre digitava i dati della mia carta d’identità nel computer.

«Va bene anche singola, dovrei rimanere qui al massimo due notti.»

«Perfetto.» mi diede le chiavi. «Buona permanenza!»

«La ringrazio, buonanotte.»

La mattina seguente ritornai nel mio (ex) appartamento, sapevo che Nikki era al lavoro e approfittai per prendere i miei vestiti, libri e cd. Mi sentivo ancora molto male per quello che era successo la sera prima, per come l’avevo trattata e speravo solo di vederla felice un giorno. Ficcai ogni cosa dentro la grande valigia verde che mi aveva regalato regalato mia sorella per il mio viaggio in Australia, non persi tempo a piegare i vestiti, volevo solo uscire da lì e non pensarci più, inoltre avevo appuntamento con un amico che lavorava in un’agenzia immobiliare, avrebbe dovuto mostrarmi un nuovo appartamento nel primo pomeriggio.

 

Finii di corsa il pranzo che avevo ordinato con il servizio in camera e presi l’ascensore che in pochi secondi mi portò al piano terra dell’albergo dove mi aspettava Jackson.

«Ian! Quanto tempo! Come stai?» 

«Tiro avanti, Jake, tu invece?»

«Direi alla grande, abbiamo appena scoperto che Elizabeth aspetta un bambino!» disse lui entusiasta.

«E’ fantastico! Sono molto contento per voi!» risposi e abbracciai il mio amico. «Non ti ruberò molto tempo, promesso.»

«Non ti preoccupare, Somerhalder, ho altri sei clienti dopo di te, sarà una lunga giornata!»

Mi accompagnò in un condominio non molto distante dal set, era molto accogliente, nuovo e con un bel giardino. L’interno era moderno, appena arredato, con cucina e bagno nuovi di zecca, un bel salotto con una grande tv al centro, “questa è assolutamente perfetta!” pensai soddisfatto, c’erano due camere da letto, entrambe matrimoniali e molto spaziose, in una delle due vi era anche un bel terrazzo.

«Allora che ne dici, potrebbe andare? E’ stato arredato circa due mesi fa, non è troppo piccolo e neanche troppo grande, mi sembra ottimo per uno come te, amico.»

«Hai assolutamente ragione, non potevo chiedere di meglio, sul serio. Prenderò questo!»

«Beh se ne sei convinto ti faccio firmare il contratto e da domani sarà tutto tuo.»

«Ottimo, grazie di tutto, Jackson!»

 

[…]

 

«Ian…» fece un passo indietro. «Non puoi fare così. Hai una relazione con lei.»

«Non più.» sorrisi io.

Lei mi fissò quasi sconvolta, era così carina.

«Che… Che… Che vuoi dire?» balbettò.

«Nina, prendi un respiro, lo sai che quando sei agitata ti succede questo!» dissi ridendo.

«Ian.» mi guardò seria lei.

«Io e Nikki ci siamo lasciati ieri sera, dopo essere da te sono tornato a casa e abbiamo parlato…»

«Sei proprio un’idiota!» urlò lei.

«Che c’è? E’ stata una mia scelta! Non aveva senso sposare una persona che non amavo più.» alzai leggermente la voce.

«Ora devo andare a casa, grazie per la giacca, te la riporto domani, okay?» 

«Nina.» le sollevai il mento cosicché mi guardasse negli occhi. «Non torturarti per questo, non è assolutamente colpa tua, non pensarci e basta, me lo prometti?»

«D’accordo… Ma ho bisogno di dormirci su, non aspettarti che ci rimetteremo insieme domani…»

«Non ho mai detto questo.» lei si allontanò «Salutami Paul e Phoebe!»

Alzò il pollice come per dirmi “okay, okay ma adesso sparisci.” Sorrisi divertito, non era cambiata di una virgola. Era l’amore della mia vita, lo era sempre stato, solo che non l’avevo capito, pensavo di poter essere felice con un’altra donna come lo ero stato con lei, invece avevo perso anni della mia vita a cercare di dimenticarla e così facendo avevo spezzato il cuore a Nikki.


Angolo autrice (?)
In questo capitolo come vi avevo accennato viene spiegato come Ian abbia rotto con Nikki. Diciamo che si ritorna un attimo indietro per vedere i fatti dal punto di vista di Ian, infatti la sera del bacio (cap. 4) lui rientra a casa e discute con lei, vediamo che poi va in albergo e che il giorno successivo cerca un nuovo posto dove stare. La fine riprende il capitolo 5, solo che il dialogo viene allungato.
Ora entrambi sono single e vedremo come si evolverà la vicenda tra i due :)

Grazie sempre a chi mi recensisce, mi piacerebbe tanto sapere che ne pensate quindi se non lo avete mai fatto lasciatemi una recensione, anche due righe, vi prego, mi metto in ginocchio e faccio gli occhioni dolci ahahah!

Ps: avete visto the vampire diaries? Io ho pianto come una fontana giuro!
A presto, 
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Seven ***


Seven

Buonasera! Come promesso ecco il settimo!
Spero di poter aggiornare con regolarità, ma non ne sono sicura visto che ho ricominciato i corsi all'università

 

“L’ha lasciata, per me, per stare con me, perché mi ama, perché ci amiamo.” Ripetevo questa frase a me stessa ogni giorno da almeno due settimane e ancora non riuscivo a realizzare che fosse vero, avevo tentato in tutti i modi di tenermi impegnata con le riprese (visto che Julie aggiungeva ogni giorno nuove scene con noi ex cast di The Vampire Diaries) e con la ricerca di un nuovo appartamento ad Atlanta, ma non era servito a molto perché lui era sempre nei miei pensieri, era lì con me costantemente. Cercavo di evitarlo il più possibile, avevo paura di ripetere gli stessi errori commessi tre anni fa, avevo il terrore di ferirlo di nuovo, eppure sapevo che questa volta sarebbe stato diverso, sapevo che non ci saremo più lasciati e nonostante le mie convinzioni non trovavo il coraggio di andare da lui e dirgli che lo volevo con tutta me stessa.

Candice e Phoebe mi avevano trascinata in un intenso pomeriggio di shopping, “hai bisogno di nuovi vestiti e nuove scarpe per l’evento di questa sera, quindi verrai con me e Phoebe, punto.” aveva annunciato la mia amica bionda e con finto entusiasmo avevo accettato. 

La città possedeva negozi meravigliosi, quando mi ero appena trasferita, circa sette anni fa, amavo trascorrere le giornate libere con le mie amiche a cercare qualche nuovo abito o accessorio.

«Nina, almeno fai finta di essere contenta!» sbottò Candice.

«Sono contenta! Sai che mi piace girare nei negozi!» mi difesi.

«Mmm, va bene, come vuoi!» la mia amica si fermò improvvisamente. «Oh dio, questo è meraviglioso, devo provarlo!»

Entrammo nel negozio tutte e tre e Candice chiese subito l’abito visto in vetrina pochi secondi prima. La commessa glielo porse gentilmente e lei si lanciò in camerino con me e Phoebe al seguito. Era un abito in seta, rosa scuro, lungo, monospalla, con una fascia che copriva il seno tempestata di piccoli swarovski.

«Allora, come mi sta?» chiese lei eccitata.

«Sei splendida!» rispose Phoebe.

«Lo adoro!» aggiunsi io. E per un attimo riuscii a cacciar via tutti i pensieri su Ian e sul nostro futuro.

Candice comprò l’abito che avevamo approvato e anche Phoebe ne trovò uno nello stesso negozio.

«Neens, che te ne pare di questo?» 

«Non lo so, Candy, dici che mi starebbe bene?» domandai incerta.

«Assolutamente!»

Effettivamente il vestito era bellissimo, anch’esso lungo, con una gonna abbastanza ampia e senza spalline, era di un giallo molto chiaro, quasi bianco, con un corpetto molto elaborato. Mi guardai allo specchio prima di uscire e farmi vedere dalle mie amiche, mi sentivo una principessa. “Chissà se ad Ian piacerebbe…” allontanai il pensiero all’istante e uscii.

Entrambe applaudirono soddisfatte e lasciai il negozio con un gran sorriso sulle labbra.

«Hai finito di evitare Ian, signorina?»

«Candice, ti prego.» la guardai alzando gli occhi al cielo.

«Sono passate due settimane, non credi che meriterebbe una risposta?»

«Ho paura di ferirlo di nuovo, quando si tratta di impegnarsi io scappo sempre, ricordi?»

«Nessuno ha mai detto che vi dobbiate sposare domani. La settimana scorsa hai avuto l’influenza e non l’hai neanche lasciato venire a trovarti… Prova a metterti nei suoi panni…»

«Candice ha ragione, Nina… Ha dovuto chiedere a Paul come stavi.»

«Okay, okay! Stasera ci parlerò, promesso!»

 

Ci trovammo tutti insieme all’entrata del teatro dove si sarebbe svolto l’evento di beneficenza a cui Julie ci aveva costretto a partecipare. C’era un gran via vai di gente elegantissima e tra la folla riuscii a scorgere Ian, indossava un abito nero con una camicia bianca sotto, non aveva la barba e assomigliava un sacco a Damon con quell’abito. Mi feci largo tra le persone cercando di non inciampare sul tacco dodici che portavo, lo afferrai per un braccio e lo portai in un posto un po’ più tranquillo.

«Sei bellissima, Nina.» mi sorrise, almeno non era arrabbiato.

«Grazie, anche tu!» arrossii.

«Tutto bene?» mi chiese lui avvicinandosi.

«Sì, benissimo, volevo scusarmi, di nuovo.»

«Non ce n’è bisogno, avevo promesso che ti avrei lasciato del tempo.»

«Sei troppo buono con me…»

«Non è questo, è solo che ti amo.» poi mi baciò, piano, con dolcezza.

Senza staccarmi da lui portai le braccia intorno al suo collo e lo baciai a mia volta. «Dillo di nuovo.»

«Cosa? Che ti amo?» domandò baciandomi la fronte.

«Sì.»

«Ti amo, Nina.» non potei far altro che sorridere e stringerlo più forte a me.

Una voce ci interruppe. «Ehi, voi due innamorati ci fareste l’onore di essere presenti in almeno una foto di gruppo?» Chi poteva essere se non Paul?

«Sempre a rovinare la festa, amico!» si lamentò Ian.

«Come ai vecchi tempi!» ridacchiò lui.

Ero felice, per la prima volta dopo molto tempo ero felice davvero. Tutti ci avevano preso in giro almeno per un’ora, soprattutto il nostro migliore amico che le battute non se le risparmiava mai. Sotto sotto erano contenti che ci fossimo riavvicinati, Paul in particolare sembrava davvero entusiasta, “finalmente potremmo di nuovo uscire tutti insieme” aveva detto. Julie non era molto convinta all’idea di vederci nuovamente insieme perché sapeva quanto avevamo sofferto entrambi e quanto fosse stato difficile girare poco dopo la rottura, forse col tempo le sarebbe passata.

La festa si concluse intorno all’una e mezza di notte, ero distrutta, i piedi mi facevano un male cane, avrei voluto prendere le scarpe e lanciarle via anche se poi mi sarebbe dispiaciuto perché erano davvero belle. Rimasi a parlare per un po’ con Joseph e Candice quando Phoebe mi raggiunse.

«Paul ed io andiamo, tu che fai, vieni con noi o ti fai riaccompagnare?»

«L’accompagno io tranquilla, voi andate pure.» intervenne Ian.

Lo guardai un attimo perplessa e ripresi la conversazione con i miei amici.

Mezz’ora più tardi stavo salendo in auto con Ian, il che mi agitava parecchio, non eravamo proprio tornati insieme e non sapevo esattamente cosa si aspettasse da me ora come ora.

«Ian, Ian fermati! Hai sbagliato strada! Dovevi girare a destra!» dissi guardando fuori dal finestrino.

«Non ho sbagliato, fidati.» mi rispose senza distogliere lo sguardo dalla strada.

«Sì! Casa di Paul è là!» indicai la via appena passata.

«Ma casa mia no.»

Un attimo, cosa? Casa sua? Mi stava portando da lui? «Ian, non posso stare da te, noi non stiamo neanche insieme!»

«Ho la camera degli ospiti, rilassati, Neens!»

«Ma… Ma… Non ho il pigiama.» “Una scusa migliore no vero?” mi ammonii.

Lui rise divertito «Ti presto una maglia delle mie.»

Non cercai di controbattere, sarebbe stata una causa persa in partenza.


Angolo scrittrice (?)
Saaaalve! Sarà un commento breve perchè devo scappare!
Come vediamo sono passate 2 settimane circa da quando Ian aveva lasciato Nikki e Nina cerca di evitarlo perchè non sa ancora come comportarsi. Candice e Phoebe la costringono a parlarci durante un pomeriggio di shopping. Vediamo che Julie ha chiesto al cast di partecipare ad un evento e Nina finalmente trova il coraggio di parlare con Ian, la vicenda si conclude per il meglio (ho amato scrivere il loro dialogo!).
Ma veniamo alla fine... Il nostro caro Ian fa il furbo e non riaccompagna Nina da Paul... Voglio sentire da voi cosa pensate che succederà! Ho già scritto l'ottavo quindi voglio vedere chi ci azzecca ahah :D 
Lasciatemi una recensione, ve ne pregoo! Lo so che vi stresso ma mi fa piacere... Almeno due o tre... Per favore? 

Vi lascio, ci sentiamo con il capitolo che verrà dopo.
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Eight ***


Eight

Buona domenica! Ecco il capitolo otto!
Buona lettura!

 

Me ne stavo seduta sul letto della camera degli ospiti con il vestito da sera ancora addosso, mi ero levata solamente le scarpe quando vidi Ian attraverso la fessura della porta, l’aveva lasciata socchiusa, probabilmente apposta, ed io non resistei alla tentazione di avvicinarmi, ma appena varcata la soglia della mia stanza inciampai sul vestito finendo contro la porta spalancandola del tutto.

«Nina? Stai bene?» 

Sollevai lo sguardo ritrovandomelo quasi davanti agli occhi, in mutande. «Scusami, scusami, scusami, sono inciampata su questo stupido vestito.» dissi più imbarazzata che mai. 

Lui mi aiutò ad alzarmi. «Ti aiuto a toglierlo, girati.»

«Ian… No, davvero, faccio da sola…» sapevo esattamente come sarebbe finita se mi fossi lasciata andare e non potevo permettermelo, non adesso.

«Va tutto bene, non voglio che succeda quello che pensi.» mi persi nel suoi occhi azzurri, non lo stavo più ascoltando e se ne era accorto. «Nina, tranquilla, non voglio portarti a letto.» 

Io sforzai un sorriso e mi feci togliere l’abito, poco dopo mi infilò una delle sue magliette della fondazione e mi diede la buonanotte con un bacio sulla fronte. Ero nel suo appartamento, mi aveva praticamente costretta a restarci per la notte ed ero terrorizzata dal fatto che volesse fare sesso, invece no, era stato comprensivo, dolce e gentile anche quando ero caduta per terra come un sacco di patate. Tentai di addormentarmi, ma riuscivo solo a pensare che qualche ora prima era lì di fronte a me in mutante, “basta, non è il momento di pensare a certe cose!” mi dissi. Trascorse un’altra ora ed il sonno proprio non voleva arrivare, desideravo solo entrare nella sua stanza e finire sul suo letto, ed era sbagliato, perché non stavamo insieme, ci eravamo appena ritrovati e avrebbe rovinato tutto. Mi alzai in piedi e cercai di respirare, ma era tutto più forte di me, lo desideravo troppo, erano tre anni che non lo toccavo, tre anni che non ci facevo l’amore, ne avevo bisogno, adesso. Era tremendamente sbagliato e ne ero conscia, ma per una volta decisi di lasciarmi andare completamente. Aprii piano la porta e mi stesi accanto a lui.

«Ehi, che ci fai qui?» chiese assonnato.

«Ti amo, Ian e ho bisogno di te, adesso.» dissi sperando non mi prendesse per una maniaca.

Si avvicinò di più a me, mi baciò profondamente mentre con il braccio mi accarezzava la schiena. Gli tolsi la maglietta a maniche corte che indossava senza staccarmi dalle sue labbra e lui fece lo stesso, delicatamente si mise sopra di me e io gli sorrisi, mi era mancato così tanto che non mi sembrava reale ciò che stava succedendo, non tanto la parte del sesso, ma l’essere lì tra le sue braccia, sapere che mi amava, era come vivere un sogno. Lo baciai portando le mie mani tra i suoi capelli, ma lui si staccò da me.

«Sei sicura di volerlo? Non voglio costringerti, posso aspettare.» mi domandò lievemente preoccupato.

«Sono sicura.» 

Così ripresi a baciarlo rabbrividendo ad ogni suo tocco. Fare l’amore con lui fu solo un’ulteriore conferma di ciò che già sapevo: lo amavo più di quanto non avessi mai amato nessun altro. E pian piano anche il senso di colpa era svanito lasciando spazio ad una strana euforia, mi sentivo bene e appagata. Poggiai la mia testa sul suo petto caldo, sentivo il suo cuore battere all’impazzata e il suo respiro ancora irregolare, lui mi accarezzò i capelli con una mano mentre l’altra la intrecciò alla mia.

«Come ti senti?» mi domandò, sorrisi pensando al fatto che non era cambiato in questi anni, si preoccupava sempre per me.

«Sto benissimo, davvero.» sollevai il capo e lo guardai. «E tu invece?»

«Me lo stai chiedendo davvero?» disse facendomi rotolare sull’altro lato del letto.

«No, Ian! Il solletico no, ti prego!» ovviamente non mi diede retta e mi fece quasi arrivare alle lacrime.

«Non avrei mai pensato che questa sera sarebbe finita così, sai?»

«Come? Con te che mi fai quasi morire soffocata dalle mie stesse risate?»

«No.» mi disse ridendo. «Mi sei letteralmente saltata nel letto.»

Mi nascosi sotto le coperte «Che imbarazzo!»

«Beh, è stata una sorpresa piacevole.» replicò Ian alzando le coperte per guardarmi.

«Non pensavo di volerlo, anzi ero preoccupata che tu lo volessi, e invece…» mormorai ancora imbarazzata.

«Te ne sei pentita?»

Uscii dalle coperte mettendo il mio naso contro il suo. «Assolutamente no.»

Ian mi tirò a sé avvolgendomi in un abbraccio, era ancora caldo nonostante fosse nudo, aveva un buon profumo e lì tra le sue braccia mi sentivo al sicuro, come se non avessi aspettato altro per anni e forse era vero, avevo solo rimandato l’inevitabile diciamo. Mi sentivo finalmente al posto giusto con la persona giusta e non avrei permesso a niente e nessuno di spararci, non più, avevo deciso che sarei sempre stata sincera con lui su ogni cosa, anche piccolezze. Poco dopo mi accorsi che Ian si era addormentato, cercai di mettermi comoda vicino a lui e riposare un po’.

Erano circa le tre e mezza di notte quando sentii una vibrazione provenire dal comodino di Ian, lo strattonai per cercare di svegliarlo. «E’ il tuo telefono? Chi è a quest’ora?»

Lui si voltò controvoglia e rispose. «Ehi, alla buon ora, Paul.» attese per un attimo una risposta. «Sì, sì, è qui con me, pensavo ti avesse avvertito… Te la passo.» “Merda” pensai.

«Mi dispiace, scusami, mi sono dimenticata di mandarti un messaggio.»

“Eravamo preoccupati, Nina!”

«Lo so, Paul, ti chiedo veramente scusa!»

“Come minimo mi devi una cena!”

«Promesso! Scusati anche con Phoebe, okay?»

“Si, d’accordo. Cercate di non fare stupidaggini voi due, vi tengo d’occhio!”

«Sì, papà!» risposi ridacchiando. «Notte, ci vediamo domani.»

“Notte, Neens.”

Ian mi guardò con aria maliziosa e un po’ colpevole. «Se lo viene a sapere come minimo mi uccide.»

«Tecnicamente sono stata io a chiedertelo…»

«Giusto… Okay allora ucciderà te.»

Gli tirai una gomitata sulle costole senza fargli male e mi accoccolai sotto le coperte calde, la stanchezza iniziava a farsi sentire e mi addormentai dopo pochi minuti.

 

Mi svegliai con la luce del giorno, ero leggermente infreddolita probabilmente mi ero scoperta durante la notte come mi succedeva sempre, aprii gli occhi e notai l’assenza di Ian, si era alzato da un bel po’ perché il suo posto sul letto era freddo. Sbirciai l’ora: 11.07, era immensamente tardi, corsi in salotto e trovai Ian ai fornelli.

«Perchè cavolo non mi hai svegliata! Dovevo essere sul set due ore fa!» urlai.

«Nina, è sabato.» disse lui ridendo tra se e se.

«Oh… Scusami, non volevo urlarti…» mi avvicinai e lo abbracciai senza disturbare le sue braccia indaffarate con i pancakes.

«Sei carina quando ti arrabbi.»

«Ah, ah, simpatico!» 

«Ti ho preparato la colazione e tu mi urli contro!» fece una smorfia triste.

Ci sedemmo a tavola e mi gustai la colazione, ancora con il boccone tra i denti chiesi ad Ian una cosa che mi frullava in testa da un po’. «Ti posso fare una domanda?»

Lui mi guardò attento. «Dimmi pure.»

«Se un paio di settimane fa non ti avessi detto quelle cose l'avresti sposata comunque?»

«Non lo so, era da molto che dovevamo farlo, ma in un modo o nell’altro rimandavo sempre, sapevo che una volta detto quel la mia vita sarebbe cambiata e non ero sicuro di volerlo. Pensavo a te, ho sempre pensato a te, anche se avevi un altro volevo credere con tutto me stesso che saresti tornata. L’ho amata per un periodo, e mi dispiace abbia sofferto per colpa mia, ma non si meritava un marito che pensava ad un’altra.»

«Capisco. Ti posso dire che ho troncato con Chris prima che diventasse troppo serio, anch’io l’ho amato, ma nonostante tutto pensavo a te.»

«Siamo proprio dei casi disperati, non credi?» mi disse lui accennando un sorriso.

«Penso tu abbia ragione!» risposi sorridendo.


Angolo autrice (?)
Buongiorno! Spero proprio di aver accontentato la maggior parte di voi facendo succedere quello che è successo (scusate il gioco di parole ahah). All'inizio l'ho buttata un po' sul ridere facendo cadere Nina per terra, non volevo che fosse tutto troppo "serio" mi spiego? Ho pensato che doveva essere Nina a fare la prima mossa perchè alla fine Ian voleva solo averla lì con sè e non fare altro, però non ha rifiutato ecco!
Ian chiede a Nina se è sicura di volerlo, come avete visto non le è saltato subito addosso perchè la ama e prima di tutto si preoccupa per lei.
Beh, fatemi sapere che ne pensate e se vi aspettavate che finisse così :)
Ps: Vi dico una cosa: state molto attente ai dettagli perchè sono tutti indizi per i futuri capitoli, ma non vi faccio spoiler ;)

Volevo ringraziare le 5 ragazze che mi hanno recensito lo scorso capitolo, ero stra felice! Ringrazio anche chi ha messo la FF tra le preferite/seguite, lo apprezzo davvero tanto!
Un bacio e alla prossima!
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Nine ***


Nine

Ciao a tutti! Ecco il capitolo nove, buona lettura!

 

Erano passati circa dieci giorni dalla notte in cui Nina aveva dormito con me, o meglio, non avevamo proprio dormito, ma poco importava, ne ero rimasto decisamente sorpreso, mai mi sarei aspettato che avremmo concluso la sera in quel modo. Era entrata nel mio letto e silenziosamente mi aveva sussurrato che mi amava e che aveva bisogno di me, non era mai stata così aperta con me e ne ero davvero contento, era stato tutto meraviglioso, lei era meravigliosa.

Me ne stavo tranquillo sul divano del mio nuovo appartamento quando il trillo del mio cellulare distolse la mia mente da quei pensieri. Nuovo messaggio da Paul.

“Ehi amico, ascolta, Phoebe ha accompagnato Nina a firmare il contratto per l’appartamento e sono tutto solo soletto, ti va una partita alla Wii? Sono secoli che non ci vediamo noi due soli. (Era una domanda retorica, ti aspetto tra mezz’ora a casa mia.)”

Risi leggendo il messaggio del mio amico, era sempre così, mi faceva una domanda e si rispondeva da solo, ma in questo caso anche se non l’avesse fatto avrei accettato comunque il suo invito. Per un attimo pensai che fosse una scusa per prendermi a pugni visto che ero andato a letto con Nina, ero quasi certo che glielo avesse raccontato in fondo era anche il suo migliore amico. Mi alzai velocemente dal divano mi infilai la solita felpa blu della fondazione con sotto una maglietta a maniche corte e un paio di jeans, chiusi attentamente l’appartamento e mi avviai verso il garage a prendere l’auto.

Parcheggiai appena fuori casa di Paul e suonai il campanello in attesa del mio amico.

«Oh, eccoti, puntuale come un orologio svizzero!» mi prese in giro lui.

«Chiudi il becco e fammi entrare, inizia a far freddo qua!» 

Paul mi porse il controller della console, io quello nero e lui quello bianco, ormai era la regola.

«A che giochiamo? Hai qualcosa di nuovo?» domandai sedendomi sul divano.

«Sempre i soliti, tu non ti decidi a regalarmene uno nuovo!» si lamentò lui.

«Non sono mica la tua ragazza!»

«Ah no?» disse facendomi gli occhi dolci.

«Sei sempre il solito idiota!» risi io.

Alla fine optò per Wii Sports, un classico, Paul mi batteva sempre a tennis mentre io battevo lui a baseball, ogni volta che giocavamo finivamo distesi a terra come due bambini, sembrava facile ma in realtà era più stancante di quanto si pensasse. Cominciammo con il tennis, notai il mio personaggio ancora salvato nella sua memoria e scelsi quello.

«Sei proprio scarso, lasciatelo dire!» disse Paul tirandosi su le maniche della felpa.

«Vedremo chi viceré la prossima partita, mio caro!» ribattei io.

Naturalmente la partita finì 3-0 per Paul e non me ne meravigliai. Presi un sorso di birra e ne diedi un’altra al mio amico.

«Si può sapere cos’è successo la sera dell’evento di beneficenza?» mi domandò tranquillo.

Rimasi zitto un attimo, dovevo dirgli la verità o no? Forse Nina non aveva detto niente ancora. «Sii più specifico, amico.» cercai di prendere un po’ di tempo per riflettere.

«Avanti, sai a cosa mi riferisco… Tu e Nina… A casa tua…»

«Promettimi solo che non mi prenderai a pugni.» dissi guardandolo con aria colpevole.

Lui si girò di colpo verso di me con aria contrariata e, diciamolo, anche leggermente incazzata. «Giuro che se non dovessi girare una scena domani ti prenderei a calci. Ma che ti salta in mente, Ian?»

«Ehi, ehi, frena! Io non ho fatto niente… O meglio, non prima che me lo chiedesse.»

«Che vuoi dire?» 

«Voglio dire che è stata Nina a chiedermelo, credi che non le abbia chiesto se era sicura? Non mi approfitterei mai di lei, lo sai.» mi difesi.

«E’ la mia migliore amica, e tu il mio migliore amico, è strana come situazione, ma in qualunque caso non voglio che vi facciate ancora del male a vicenda, lei è una ragazza è istintivo che voglia proteggerla, capisci?»

«Certo che capisco, e ti sarò sempre grato di esserle stato vicino, ma questa volta è diversa, Paul, non me la lascerò scappare.»

«Ho sempre saputo che eravate ancora innamorati l’uno dell’altra, finalmente l’avete capito anche voi, cercate di non rovinare tutto.»

«Non lo faremo.» gli dissi sorridendo.

Cambiammo gioco ed era arrivata l’ora della rivincita per me, dopo quattro battute avevo già totalizzato due fuori campo e conquistato due basi, non avrebbe mai potuto battermi ormai era così da anni. Era come un fratello, lo era stato da quando ci eravamo conosciuti, nonostante avessi rotto con Nina tre anni fa lui era rimasto amico di entrambi e non si era mai schierato.

«C’è un altro motivo per il quale ti ho chiesto di venire oggi…» mi confessò Paul passandosi una mano sui capelli sempre perfetti.

«Sputa il rospo allora.» lo incoraggiai.

«Non mi mettere fretta!»

«E dai, Paul, così mi spaventi.» 

«Io… Ecco, insomma…» alzai un sopracciglio per invitarlo a continuare. «Vorrei… Vorrei chiedere a Phoebe di sposarmi… Tu… Che ne pensi? E’ un errore? Mi dirà di no?» 

Risi poggiandogli una mano sulla spalla. «Era ora, amico! Penso sia fantastico, dico sul serio, se ti servirà qualunque cosa io ci sono.»

«Mi sembra di essermi tolto un peso, grazie. Era da un po’ che ci pensavo, ma ovviamente non potevo dirlo a Nina o se lo sarebbe fatto scappare.» disse lui più rilassato.

Sentimmo la porta aprirsi, Nina e Phoebe varcarono la soglia di casa e subito Paul ed io ci zittimmo fingendo di giocare ancora alla Wii. Le sentimmo ridere, probabilmente ci stavano prendendo in giro perché giocavamo ai videogiochi come i ragazzini. Ci raggiunsero in salotto.

«Ehi, Neens, hai preso l’appartamento?» iniziò Paul.

«Sì, mi trasferirò definitivamente domani pomeriggio!»

«Ian, se ti va puoi restare a cena!» disse Phoebe sorridendomi.

«Io… Ehm…» cercai con lo sguardo Nina, non volevo metterla a disagio e volevo capire se per lei andava bene o meno.

«Oh, scusate, non volevo mettervi in imbarazzo, ritiro l’offerta…» si scusò Phoebe.

«Restano entrambi e passeremo un bella serata, okay?» ribatté Paul.

«Ragazzi non è un problema per me, davvero.» si rivolse a me. «Sono contenta se resti.»

«Bene, ora che abbiamo finito con i convenevoli, io vorrei una pizza.» annunciò il mio amico.

«Diventerai obeso prima o poi!» ridacchiò Phoebe.

«Sì, ma un obeso carino.» rispose Paul, e dopo quell’affermazione si beccò un cuscino in faccia da parte della sua ragazza.

Alla fine la serata andò per il meglio, ci divertimmo tutti e tra me e Nina non ci fu imbarazzo, anzi, parlavamo tranquillamente del più e del meno e ridevamo alle battute idiote di Paul. Per un attimo pensai a quello che mi aveva detto il mio amico poche ore prima, ero contento per lui, se lo meritava sul serio! Lui e Phoebe erano una bella coppia e ormai stavano insieme da quasi quattro anni, era il momento giusto per loro. “Spero arrivi presto anche il momento per me e Nina” pensai tra una risata e l’altra.


Angolo autrice (?)
Buongiorno! Sono appena rintrata dall'università e sono stanca morta u.u visto che non interessa a nessuno proseguiamo col capiolo ahah.
Questo è dal punto di vista di Ian, sono passati 10 giorni più o meno da quando ehm... ;) e Paul lo invita a casa sua, come avete potuto notare aveva qualche secondo fine (ma in senso buono dai). Ho vuoluto dedicare un momento a questi due uomini che io amo alla follia, adoro la loro amicizia, spero non cambi mai!
Anche se è un capitolo un po' di passaggio ci sono comunque delle novità, Paul vuole chiedere la mano di Phoebe (*-*) e vuol sapere cos'hanno combinato Ian e Nina quella notte (eheheheh). Il capitolo si conclude con una cena a quattro dove per fortuna non c'è imbarazzo tra i presenti!

Vi prego come sempre, ormai lo sapete, di lasciarmi una recensione, anche di poche parole! Risponderò a tutti :)
Grazie mille a Giulia, che è il mio angelo custode e anche a tutte le altre che mi recensiscono, aspetto con (tanta) ansia i vostri commenti!

Un bacio,
Anna

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Ten ***


Ten

Salve! Vi lascio il decimo capitolo! :)

 

Ci eravamo divertiti molto la sera precedente, era bastata una pizza, i miei due migliori amici ed Ian, non lo chiamavo ancora il mio ragazzo o il mio fidanzato perché mi sembrava un po’ strano, ufficialmente non eravamo neanche ritornati insieme, era successo tutto così in fretta, il ritorno ad Atlanta, le parole che ci eravamo detti, il suo quasi matrimonio, i baci, il… sesso. Già, era capitato pure quello, mi venne da ridere a pensarci perché mi sentivo come una sedicenne con il suo primo amore, anche se effettivamente Ian era il mio primo amore. Sarei dovuta andare da lui per parlare così da poter decidere insieme come proseguire, adesso ero sicura di volerci stare insieme. Ero maturata in questi anni e sapevo di aver preso decisioni alquanto discutibili in passato, ma ciò che mi aveva terrorizzata di più era la concreta possibilità di perdere Ian per sempre, se l’avesse sposata per noi non ci sarebbe stata alcuna possibilità, ero contenta che alla fine fossimo riusciti a ritrovarci nonostante tutto. Spostai una ciocca di capelli dal viso notando che il sole era già alto, “potrei proprio andare a farmi una corsa al parco, magari chiedo a Phoebe se vuol venire” pensai tra me e me. Uscii dal letto leggermente intorpidita, di sicuro avevo dormito in qualche posizione strana, e mi infilai una maglietta a maniche corte sportiva e una paio di pantaloncini lunghi appena sotto il ginocchio. Uscendo dalla camera incrociai la mia amica e approfittai per parlarle.

«Ehi, buongiorno!» esclamai.

«Nina, buongiorno! Stai uscendo?» mi chiese sorridendo.

«Sì, pensavo di andare a correre al parco… Ti andrebbe di venire?»

«Certamente! Mi cambio e ti raggiungo di sotto!»

Scesi tranquilla le scale e mi misi le scarpe da ginnastica, cercai il mio iPod nella borsa , mi infilai le cuffie e schiacciai play sulla mia playlist preferita. L’avevo creata apposta per quando facevo ginnastica o yoga, mi serviva per darmi la carica. Sentii Phoebe scendere, aspettai pochi minuti e poi uscimmo insieme.

Il parco non distava molto da casa sua, ci arrivammo in tre o quattro minuti a piedi, utilizzammo quel tempo proprio per fare un piccolo riscaldamento. Iniziammo a correre piano una di fianco all’altra con la musica a palla, ogni tanto ci guardavamo e scoppiavamo a ridere viste le facce che avevamo mentre cercavamo di cantare e correre allo stesso tempo. Facemmo quasi il giro di tutto il parco quando iniziai a sentirmi eccessivamente accaldata, chiesi a Phoebe di fermaci un attimo e mi sedetti sull’erba ancora fresca.

«Tutto okay, Nina?» 

«Sì, sono solo senza fiato… Tra poco ripartiamo.» 

«Sicura? Non hai proprio un bell’aspetto, sai?» mi disse abbassandosi alla mia altezza.

«No, sto bene, tranquilla.» mi alzai velocemente e avvertii una fitta alla testa, come se qualcuno mi avesse colpita con un oggetto, barcollai e sentii la mia amica che mi afferrava. Vidi sfocato per un momento poi mi ripresi quasi del tutto.

«Ehi, Nina, guardami!» fissai Phoebe spaventata.

«Va tutto bene, è stato solo un capogiro, mi sento già meglio…»

«Mi hai spaventata… Hai mangiato stamattina?» mi rimproverò.

«No, me ne sono scordata… Scusami Phoebe, non volevo spaventarti, sto bene.» abbozzai un sorriso.

«Chiedo a Paul se ci viene a prendere, non ti faccio tornare a casa in queste condizioni.»

Fu inutile cercare di dissuaderla dicendole che era una cosa da niente, quando si metteva in testa qualcosa nessuno poteva fermarla, da quel lato ci assomigliavamo parecchio. Poco dopo Paul ci raggiunse più preoccupato che mai, come al solito la mia amica aveva esagerato, non stavo mica morendo! Tranquillizzai entrambi e non appena rientrammo a casa mi costrinsero a mangiare per evitare che succedesse nuovamente. Li accontentai per poi tornare in camera a preparare i bagagli, quel pomeriggio mi sarei trasferita nel mio appartamento e Candice si era offerta volontaria per aiutarmi.

 

[…]

 

Profumava tutto di nuovo, i mobili, le pareti, gli elettrodomestici, ero felicissima di avere finalmente una casa tutta per me, anche se ero grata a Paul e Phoebe per avermi ospitata in questi ultimi tempi. Udii il trillò del campanello, sicuramente era Ian.

«Ciao bellissima!» entrò abbracciandomi.

«Non lo sono per niente, è da due giorni che sistemo scatole e vestiti.» mi lamentai.

«Dimenticavo che non accetti mai un complimento! Tieni….» mi porse un bellissimo mazzo di fiori colorati. «Questi sono per l’appartamento visto che tu non li accetteresti!» disse con aria divertita.

«Sono bellissimi, grazie, e questi li accetto volentieri.» arrossii.

Lo baciai a stampo sulle labbra e iniziai a mostrargli le varie stanze, lui rimase soddisfatto soprattutto della camera da letto, “sempre il solito” pensai ridacchiando. Gli offrii una fetta di torta che mi aveva gentilmente regalato Joseph il giorno prima, per due giorni non avevo voluto che Ian vedesse casa mia, volevo fosse perfetta al suo arrivo come lo era stata la sua quella notte. 

«Che buona mamma mia.» disse con la bocca piena.

«Lo so! Ho mangiato cinque fette tra ieri e oggi.» risposi con aria colpevole e in quel momento avvertii un senso di nausea, non era il caso di mangiare la sesta fetta, poco ma sicuro

Ian rise alla mia affermazione. «Ecco perché è quasi finita!»

«Ah, ah! Comunque pensavo di invitare a cena Phoebe e Paul, per ringraziarli di avermi ospitata da loro… Tu resteresti?»

«Sì, volentieri… Immagino di dover cucinare io, o sbaglio?» 

«Ehm… Se vuoi…» dissi sperando mi dicesse di sì visto che non sapevo cucinare nulla se non una bistecca.

Lui annuì e mi prese in giro per il resto del pomeriggio dicendomi che sarei morta di fame se fossi stata costretta a vivere da sola e lontana da chi conoscevo. In effetti non aveva tutti i torti, avrei seriamente dovuto iniziare ad imparare.

I nostri amici arrivarono puntuali e ci sedemmo a tavola intorno alle sette e trenta, avevo aiutato Ian a cucinare, ma il grosso l’aveva sicuramente fatto lui. Il menù perdeva un primo, un secondo e un dolce, quasi come in un ristorante, avrei dovuto pagare Ian a fine serata, era tutto così buono.

«Torno subito, vado un attimo in bagno.» esclamai rivolgendomi ai miei ospiti.

Chiusi la porta del bagno dietro di me e mi appoggiai alla portiera della doccia, non mi sentivo molto bene, avevo mangiato troppo e di sicuro tutti quei dolci non avevano aiutato, mi ero appena seduta sul water con la testa rivolta verso l’alto in attesa che la mia pancia si sgonfiasse un minimo quando sentii bussare. “Oh dio, sono qui da troppo? Si staranno preoccupando?” 

«Nina, posso entrare?» era Phoebe.

«Sì, certo!» dissi a tono di voce alto.

La porta si aprì e la mia amica si avvicinò. «Stai bene? Mi hanno chiesto di venire a controllare.»

«Tutto okay, mi sento solo un po’ appesantita…» 

«Mmm, ne sei proprio sicura?» 

«Sì, perché me lo chiedi?» domandai confusa.

«L’altro giorno sei quasi svenuta, è da almeno una settimana che mangi il doppio del solito e adesso hai la nausea… Non è che sei incinta?»

Scoppiai a ridere, ma Phoebe rimase seria. «E’ impossibile.» risposi.

Lei mi guardò alzando le sopracciglia. «Paul me l’ha detto… Anche se aspettavo di sentirlo da te.»

“Ian, giuro che quando siamo soli ti stacco la testa! Non potevi tenertelo per te?!”

«Che cosa?» feci la finta tonta.

«Lo sai.»

«Okay, okay, mi spiace non avertelo detto e comunque non posso essere incinta perché è successo una volta e prendo la pillola.»

«Sappiamo tutti che non è sicura al cento per cento…» rispose lei, sempre seria.

«Phoebe, davvero, è impossibile.»

«D’accordo, come vuoi.» alzò le mani in segno di resa e uscimmo per tornare in sala da pranzo.

Ovviamente non accennammo neanche l’argomento su cui avevamo discusso in bagno e proseguimmo con la serata in tranquillità.

Prima di andare a casa la mia amica mi prese per mano e mi trascinò appena fuori dal mio appartamento.

«Almeno pensa a quello che ti ho detto…»

«Appena sono sola vado alla farmacia qui sotto solo per dimostrarti che hai torto.»

«Ottimo. E chiamami, qualsiasi cosa risulti.»

Alzai gli occhi al cielo. «Va bene!»

Salutai i miei due amici e iniziai a pulire la cucina insieme ad Ian, dopo aver finto con le faccende mi diede la buonanotte e mi lasciò sola. Come avevo promesso scesi fino alla farmacia e comprai al distributore due test di gravidanza, “guarda cosa mi tocca fare!” pensai infastidita, mi sembrava una gran perdita di tempo. Mentre tornavo di sopra aprii il primo e mi chiusi in bagno, azzerai il cronometro e lo feci partire. Suonò dopo tre minuti esatti. Avevo lasciato lo stick sul lavandino ed improvvisamente mi era salita l’ansia, anche se non ce n’era motivo, alla fine volevo solo dimostrare alla mia amica che si sbagliava, così presi coraggio e guardai il risultato.

Positivo

Mi venne da ridere, perfino uno stick si prendeva gioco di me stasera, fortuna che ne avevo presi due, era sicuramente un falso positivo. Andai in cucina un po’ agitata e iniziai a bere dell’acqua, dopo circa mezz’ora feci subito l’altro test, non volevo aspettare. Trascorsero i soliti tre minuti. Mi alzai dal pavimento e guardai il secondo test.

Positivo

Non era possibile. Era una grande presa per i fondelli vero? Fissavo lo stick e in contemporanea il mio telefono, che cosa avrei dovuto fare? Chiamare Ian? Chiamare Phoebe? Far finta di niente e buttare i due test nell’immondizia? Mi limitai a stendermi sul tappeto del bagno…


Angolo scrittrice (?)
Buongiorno! Come vi avevo precedentemente detto: mi raccomando attenzione ai dettagli ;)
Veniamo al capitolo, questa volta dal punto di vista di Nina che racconta proprio da dove si era interrotto lo scorso capitolo. Lei e Phoebe vanno a correre e Nina si sente male, solo che tutti pensano che fosse perchè non aveva fatto colazione, un paio di giorni dopo inizia ad avere la nausea dando la colpa ai troppi dolci. Ovviamente la sua amica si accorge di tutto e le fa la fatidica domanda. Nina ride, crede sia una cosa impossibile e per gioco fa i due test di gravidanza, solo che il risultato non sembra più tanto un gioco.
Tutto verrà spiegato nei dettagli nei prossimi capitoli, spero vi sia piaciuto! :)

Secondo voi come andrà a finire? Che farà Nina? Come vi piacerebbe che finisse la "faccenda"? Lascetemi un commento vi prego, vi prego, vi prego! Ormai stiamo entrando nel vivo della storia e vorrei tanto sapere se vi piace! Ve lo chiedo in ginocchio ^^

Alla prossima,
Anna

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Eleven ***


Eleven

Buon pomeriggio a tutti! Vi posto il capitolo 11, buona lettura!

 

Sentivo il tappeto solleticarmi il viso e la mano mentre una parte del mio corpo iniziava a raffreddarsi per il contatto con il pavimento freddo, me ne stavo lì immobile aspettando che succedesse qualcosa, magari era solo un sogno e tra poco mi sarei svegliata. Chiusi gli occhi e avvertii una fitta allo stomaco che mi costrinse ad alzarmi, pochi secondi dopo tutta la cena finì nel water. Cercai di ricompormi sciacquandomi la bocca con un po’ d’acqua, non sapevo se avevo vomitato per lo stress di questa situazione o per la presunta gravidanza, solo la parola gravidanza mi faceva rabbrividire, non potevo essere realmente incinta sicuramente c’era una spiegazione a tutto questo. Mi appoggiai al muro del bagno lasciando che il mio corpo scivolasse lentamente verso il pavimento, recuperai il cellulare e iniziai a giocherellare con i tasti senza uno scopo, avrei dovuto telefonare a qualcuno? No, decisamente no. Non mi andava minimamente di parlare in questo momento, proprio con nessuno, ma dovevo affrontarlo da sola? Forse confidarmi mi avrebbe fatto bene o anche solo avere qualcuno vicino che mi confortasse. Non potevo chiamare Ian, non ora, era troppo presto e non me la sentivo di metterlo al corrente della situazione, magari avrei potuto chiamare Phoebe e chiedere di venire qui anche se era molto tardi. Decisi di inviarle un messaggio giusto per vedere se era sveglia.

“Ho bisogno di te… Ma non chiamarmi perché non ce la faccio proprio a parlare…”

Premetti invio e poggiai il cellulare per terra in parte alla mia coscia, mi resi conto di quanto stupido fosse il messaggio che avevo appena mandato alla mia amica, era un controsenso ciò che le chiedevo. Scacciai i pensieri e mi concentrai sul vero problema: i due test positivi. Ero ancora sconcertata dal risultato di quei due stick, ero sempre stata attenta a questo genere di cose, mi ero sempre protetta e non capivo proprio cosa fosse andato storto questa volta. Il mio iPhone vibrò distraendomi.

“Sono da te tra cinque minuti.” 

Mi alzai da terra e lasciai socchiusa la porta d’ingresso in modo che Phoebe potesse entrare senza dover suonare il campanello e svegliare mezzo condominio. Mi accomodai sul divano in salotto coprendomi con la copertina di plaid fino alla vita in attesa della mia amica, ringraziavo il cielo che mi avesse capita al volo e che avesse deciso di venire da me, ne avevo veramente bisogno. Poco dopo sentii il rumore della porta che si apriva piano e vidi Phoebe entrare, le rivolsi un sorriso ma i miei occhi sembravano quelli di una persona in preda allo sconforto. Lei si avvicinò a me e mi abbracciò.

«So che non vuoi parlare, ma devi dirmi cos’è successo…»

Feci di no con la testa e le lacrime iniziarono a bagnarmi le guance, se lo avessi detto ad alta voce sarebbe stato reale e non poteva esserlo, non ero pronta a tutto questo.

Mi afferrò la mano e me la strinse. «Sì, Nina. Parla con me, andrà tutto bene, te lo prometto.»

Aprii la bocca per dire qualcosa, le parole erano lì sulla punta della lingua, ma non usciva nulla, continuavo a piangere e basta. Phoebe mi abbracciò di nuovo e questa volta non si staccò da me, lasciai che la mia testa si poggiasse nell’incavo del suo collo e non smisi di piangere neanche per un secondo, le avevo bagnato il maglioncino nero di cotone che portava, ma non sembrò importarle per fortuna. Fui io a scostarmi per prima, le lacrime sembravano finite per il momento, mi legai i capelli in uno chignon mal fatto e invitai la mia amica sul divano.

«Avevi ragione.» dissi soffiandomi il naso.

«Quindi… Sei incinta?» 

«A quanto pare…» risposi abbassando lo sguardo.

«Ma com’è potuto succedere? Hai dimenticato la pillola un giorno?»

«No, non ho mai saltato, ne sono sicura al cento per cento.»

La vidi frugare nella sua borsa, tirò fuori il cellulare e iniziò a digitare qualcosa.

«Cosa cerchi?» domandai confusa.

«Ecco, motivi per cui la pillola non funziona: ti sei dimenticata di prenderla?» 

Feci di no con la testa, come le avevo accennato prima ero sicura di non aver mai saltato. 

«Può essere un tipo troppo leggero per te?» 

Ci pensai un attimo. «No, l’ho cambiata due anni fa proprio per avere il dosaggio giusto…»

«Prendi qualche medicina speciale o hai assunto farmaci ultimamente?»

«Non mi pare… Oh, merda… Sì…»

«Cosa sì? Nina?» mi chiese guardandomi negli occhi.

Era tutto chiaro adesso, sapevo com’era successo. «Ti ricordi che poco tempo fa ho avuto l’influenza? Beh, ho preso l’antibiotico per cinque giorni e questo ha annullato l’effetto della pillola. Io lo sapevo, sapevo di questo fatto ma come una stupida non ci ho pensato, mi sono buttata nel letto di Ian ed ecco il risultato.»

Avrei voluto prendermi a sberle, come avevo potuto essere così disattenta e distratta? Io che fin da giovane mi ero sempre informata sui metodi contraccettivi in modo da evitare cose come questa.

«E’ stato un errore di valutazione, non l’hai fatto apposta… Sono cose che capitano.» Phoebe cercò di confortarmi.

«Non poteva capitare in un momento peggiore.» sentii i miei occhi nuovamente gonfi di lacrime.

«Non dire così, io sono qui, okay? Qualsiasi cosa deciderai di fare.» mi porse un fazzoletto.

«Grazie, Phoebe. Sono davvero terrorizzata, credimi.»

«Lo sarei anche io al tuo posto! Sai già cosa fare?»

«Non proprio… Penso di doverlo dire ad Ian prima di tutto anche se non ho idea di come la prenderà…»

«Secondo me ne sarà contento, sai?» mi disse sorridendo.

«Anche secondo me, ha sempre desiderato un figlio.» le sorrisi a mia volta.

Sussultammo entrambe quando sentimmo bussare alla porta, chi poteva essere a quest’ora della notte? Nessuna di noi due si mosse. Bussarono ancora, mi alzai e sbirciai attraverso lo spioncino: era Paul. Aprii subito e vidi la sua faccia spaventata.

«Paul, stai bene?» lo feci entrare.

Lui si guardò intorno per un attimo e poi si rilassò all’improvviso. «Sei sparita di notte senza neanche avvertirmi, non rispondi al telefono, dio stavo per chiamare la polizia e farti venire a cercare!» parlava con la sua ragazza, lo capii solo dopo metà frase.

Intervenni io. «E’ colpa mia, non prendertela con lei.»

«Si può sapere di cosa dovevate parlare alle tre di notte?! Ero preoccupato, Phoebe!»

«Sono incinta.» dissi di getto. Non volevo assolutamente che litigassero per causa mia, quindi tanto valeva essere sincera.

Paul mi fissò con la bocca aperta. «Tu… Cosa?» mi chiese incredulo.

«Aspetto un bambino, Paul.» ripetei.

Lo invitai a sedersi accanto a noi sul divano e gli spiegai tutto nei dettagli, adesso ogni volta che ci pensavo sembrava essere più reale, l’idea di me incinta cominciava a prendere forma nella mia testa, ancora non sapevo come mi sentivo, forse l’unica emozione che ero certa di provare era la paura. Il problema non era affrontare Ian, il problema di fondo era: sarei stata in grado di fare la madre? 

«Non dici niente?» chiesi al mio amico. Fissava il pavimento da qualche minuto, ma sapevo che aveva qualcosa da dirmi.

Alzò lo sguardo. «Che cosa pensi di fare adesso?»

«Lo dirò ad Ian…» risposi.

«No, intendo con il bambino.»

«Paul…» intervenne Phoebe. 

«Perchè sai come la pensa Ian.» continuò lui.

«Certo che lo so, credi che avrei il coraggio di abortire senza dirglielo?» gli risposi seccata.

Lui capì di avermi infastidita con quell’affermazione. «No, scusa. E’ solo che sono ancora sconvolto.»

«Lo sono anch’io, ti chiedo solo di starmi vicino e di non dire niente ad Ian.» accennai un sorriso.

«E’ ovvio che ti starò vicino, Neens! E non dirò niente, promesso.» poi mi abbracciò stringendomi a sé come un fratello maggiore.

«Vuoi che restiamo qui stanotte? Così non resti sola…» mi domandò Phoebe.

«No, davvero, sto già molto meglio.»

«Io resto.» affermò Paul.

«Se resta lui resto anch’io.» ribatté lei.

Provai a parlare ma mi zittirono entrambi, infondo non era una cattiva idea averli vicino almeno per una notte. Sistemai loro la camera degli ospiti e cercammo di dormire per un paio d’ore almeno, inevitabilmente prima di addormentarmi pensai di nuovo a quello che avevo appena scoperto, ero incinta, per davvero. Sapevo com’era successo e quando, avevo fatto due test di gravidanza ed erano entrambi positivi, non c’erano più dubbi ormai, tra nove mesi circa avrei dato alla luce una nuova vita.

Angolo autrice (?)
Buongiorno! Come state? Come promesso eccovi l'undicesimo capitolo! 
Nina riflette su come comportarsi, ha paura, non vuole parlare con nessuno ma nemmeno stare sola così decide di scrivere un messaggio a Phoebe sperando che l'amica capisca e così è fortunatamente.
Viene spiegato com'è accaduto, ovvero a causa degli antibiotici (vi ricordate che avevo accennato all'influenza? Se andate nei capitoli indietro c'è scritto tutto in caso). Ian non sa ancora nulla, ma presto glielo dirà, I promise :)

Questa volta un grazie speciale va a Lils, che da un po' mi lascia sempre delle belle parole! Ringrazio anche chi mi ha lasciato una recensione per la prima volta :)
Vi lascio fantasticare un po' su come Nina lo dirà ad Ian, fatemi sapere mi raccomando! Attendo con ansia!

Un bacio,
Anna

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Twelve ***



Twelve 

Eccovi il dodicesimo :)
 

Avevo dormito si e no due ore la notte scorsa, il mio cervello non aveva voluto spegnersi neanche per un po’ continuavo a pensare a come avrei dovuto affrontare questa situazione e a come avrei dovuto dirlo ad Ian. Non mi spaventava tanto il fatto di un confronto con lui, ma non sapevo come avrebbe reagito, desiderava un figlio, di questo ne ero certa, non sapevo però se fosse il momento adatto. Era capitato per caso, non l’avevamo programmato, “e se mi lasciasse da sola dopo averglielo detto? Se scappasse via?”, “ma che cavolo vai a pensare, Nina? Lui non lo farebbe mai, non abbandonerebbe mai suo figlio anche se è stato concepito per caso.”  Avevo pensieri contrastanti in testa, non sapevo proprio come comportarmi e oltretutto avevo vomitato altre due volte nel corso della nottata, “perfetto, ora lo scopriranno tutti.” pensai.

Nonostante tutto mi recai sul set per girare le due scene che avevo programmato insieme a Julie nelle settimane precedenti. Phoebe e Paul mi avevo pregato di rimanere a casa e riposarmi almeno per i primi giorni, ma ovviamente non li avevo ascoltati, che scusa avrei dovuto inventarmi? Che avevo nuovamente l’influenza? Non era credibile che l’avessi avuta due volte nel giro di un mese. Mi recai nel mio camerino per cambiarmi d’abito e farmi pettinare dalla hair stylist, avevo lo stomaco sottosopra e cercai in tutti i modi di non darlo a vedere, non ero pronta a confessare il mio stato a tutti. Per fortuna era una breve scena e non dovevo fare grandi sforzi, la girai tranquillamente per i primi cinque minuti quando improvvisamente avvertii una fitta e dovetti correre in bagno, la colazione finì letteralmente nel cesso. Julie e Daniel mi raggiunsero.

«Ti senti bene, Nina?» mi chiese la mia produttrice con aria apprensiva.

«Sì, credo sia stato il cibo cinese di ieri sera…» mentii spudoratamente.

«E’ meglio se vai a casa. E non mi vomitare sul vestito, sai quant’è difficile trovarli.» mi rimproverò.

«Va bene…» liquidai Julie e salutai Daniel.

Candice si offrì di aiutarmi a togliere l’imponente vestito che portavo mentre ritornavo silenziosamente nel mio camerino. Sembrava che Julie non sospettasse nulla e che si fosse bevuta la mia bugia, ci speravo davvero. Chiusi la porta a chiave così che nessuno potesse entrare, ero sola con la mia amica.

«Era una balla vero?» domandò Candice tirando giù la zip del vestito.

«No, affatto.» mentii di nuovo.

«Nina, ti conosco da otto anni, sarai anche una bravissima attrice ma so quando non mi dici la verità.» continuò lei.

Non risposi, avevo paura a dirlo di nuovo ad alta voce, per tutta la mattinata avevo cercato di non pensarci e adesso Candice mi stava facendo uno dei suoi interrogatori. Dovevo dirglielo? Era una delle mie migliori amiche e mi sembrava sbagliato non confidarmi con lei, ma meno persone lo sapevano e meglio era.

«Allora?» mi incalzò.

Sospirai, non c’era modo di tenerglielo nascosto, ormai tanto valeva vuotare il sacco. «Sì era una bugia.»

«Ci ero arrivata fin lì, cos’hai?» mi invitò a sedermi accanto a lei sul divano del mio camerino.

«Io… Sono incinta…» confessai abbassando lo sguardo.

«Che cosa?!» urlò lei.

«Candice! Stai zitta! Non voglio che lo sappiano tutti!»

«Devo essermi persa qualcosa. Chi è il padre?! Quando hai fatto sesso?! Non hai usato un preservativo?!» mi chiese sconvolta.

«Adesso calmati però… Ti spiegherò tutto…» lei respirò profondamente e mi guardò pronta a sentire la storia. «Premetto che è successo solo una volta…»

«Si, Nina, okay, vai avanti.» mi interruppe. “Meglio andare al sodo” mi dissi alzando gli occhi al cielo.

«Il padre è Ian, chi altri sennò? E’ successo circa due settimane fa, a casa sua, sono stata io a volerlo. Prendevo la pillola quindi no, non abbiamo usato un preservativo, solo che avevo avuto l’influenza e gli antibiotici ne hanno annullato l’effetto. Ecco il succo della faccenda.»

Candice rimase a bocca aperta per un attimo, non sapevo se stava riflettendo o se voleva picchiarmi per essere stata così irresponsabile. «Oh, dio, Nina. L’hai detto ad Ian? Chi altro lo sa?»

«No, non ancora, pensavo di farlo stasera o domani. E lo sanno solo Paul e Phoebe.» risposi.

«Non so che dire…» poi mi abbracciò stringendomi a sé, quando mi lasciò notai che aveva le lacrime.

«Ehi, stai bene? Non volevo sconvolgerti…» dissi preoccupata.

«No è che sono felice per te, insomma non so come la stai vivendo tu, ma è bellissimo, Nina. Dovresti davvero esserne felice…»

«Non so ancora come mi sento in realtà, magari con il passare dei giorni e dopo averlo detto ad Ian starò meglio…»

«Ve lo meritate entrambi, meritate di essere felici, questo bambino sarà il vostro nuovo inizio, credimi.» suonavano così bene le sue parole che non potei far altro che sorridere.

«Lo credi davvero?»

«Certo che sì. Mi ero spaventata all’inizio, pensavo l’avessi fatto con un sconosciuto in un bar!»

«Grazie, che alta considerazione hai di me!» risposi ridendo.

Lei rise a sua volta e si offrì di riaccompagnarmi a casa. Durante il tragitto non feci altro che pensare a quello che avevo scoperto meno di ventiquattro ore fa, la mia vita sarebbe cambiata completamente questa volta, un figlio è per la vita, non ci sono scuse, non si può scappare. Avevo ancora paura e non avrei mai smesso di averne probabilmente, ma forse Candice aveva ragione, forse questo bambino avrebbe finalmente messo a posto i pezzi della mia relazione (o quasi relazione) con Ian. Era inutile tenerglielo nascosto, tanto prima o poi l’avrebbe scoperto comunque perché non ero in grado di tenere per me cose cose così importanti e fuori dal set ero una pessima bugiarda, Candice me l’aveva appena dimostrato. La mia amica mi lasciò nel mio appartamento e mi salutò con due baci facendomi promettere che l’avrei tenuta aggiornata su tutto.

Trascorsi la giornata nella tranquillità del mio salotto con tv e gelato alla nocciola, Phoebe aveva ragione, ultimamente mangiavo il doppio del solito anche se il più delle volte finiva nel water, prima di scoprilo non avevo mai vomitato mentre adesso minimo due volte al giorno mi succedeva, “il karma…” pensai. Ero grata che Ian fosse molto impegnato negli ultimi tempi, tra le scene da girare tra la fondazione da seguire non ci vedevamo molto spesso, ma ero sicura che verso sera sarebbe rincasato e magari era il momento giusto per andare da lui e confessargli ciò che avevo scoperto. “Basta segreti, prima lo viene a sapere meglio sarà per tutti ed io mi sarò tolta un grosso peso dalla coscienza”.

Mi vestii velocemente con un paio di jeans, una maglietta corta e un cardigan, scesi in garage a recuperare la mia macchina e iniziai a guidare verso casa di Ian. Avevo il cuore in gola, non sapevo se fare un discorso veloce tipo “Ian, sono incinta” o se cominciare dal punto di partenza per poi arrivare al sodo. Probabilmente era inutile pensarci perché quando mi sarei trovata faccia a faccia con lui la mia mente si sarebbe svuotata.

Presi un respiro profondo, sperai di non vomitargli sulle scarpe e bussai.

Lui mi aprì con un gran sorriso. «Ciao! Vieni, entra!»

Mi tremavano le gambe, ma cercai di muovermi il più normalmente possibile. «Come stai? Non ti ho più sentito da ieri sera.» 

«Sono solo un po’ stanco, però sono felice che tu sia qui, vuoi mangiare qualcosa?» mi chiese sempre sorridente.

Solo il pensiero del cibo mi faceva rivoltare lo stomaco in questo momento. «No, grazie.» mi limitai a dire.

«Sei strana, Nina, c’è qualcosa che non va?» si avvicinò a me.

“Pessima bugiarda e pessima attrice fuori da set.” rimproverai me stessa.

«C’è una cosa che devo dirti…»

Ci sedemmo a tavola, la sua espressione era un misto di preoccupazione e curiosità. «Sai che puoi dirmi qualunque cosa.»

«Ian, io…» “Avanti, Nina, è facile, diglielo!”

«Tu…?» mi invitò a continuare.

Feci una pausa di qualche secondo e respirai di nuovo. «Io… Aspetto un bambino… Tuo figlio…» istintivamente abbassai lo sguardo.


Angolo autrice (?)

In questo vediamo Nina alle prese con il lavoro, nonostante i suoi amici le abbiano chiesto di restare a casa e rallentare un po’ lei non li ha ascoltati e si è recata sul set. Come potevate immaginare si è sentita male e ha dovuto inventare una scusa veloce da rifilare alla sua produttrice. 
Candice ovviamente non ci casca e inizia ad indagare per scoprire il segreto di Nina, quest’ultima si confida alla fine ed entrambe sembrano felici.
Il clou del capitolo è sicuramente la parte finale dove vediamo Nina andare da Ian per confessargli quello che ha scoperto. Ho interrotto sul più bello perché sono cattiva e voglio farvi stare sulle spine. Che cosa dirà Ian? La prenderà bene o male secondo voi? Cosa faranno col bambino?

Fatemi sapere, aspetto le vostre recensioni che come sapete bene mi fanno stra felice! :)
 
Grazie a tutti come sempre, a chi mi recensisce e a chi segue questa storia!
 
Un abbraccio e alla prossima,
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Thirteen ***


Thirteen

Buongiorno! Vi lascio il tredicesimo capitolo, buona lettura!

 

Gesticolavo con le dita delle mani aspettando una risposta da parte di Ian, non avevo il coraggio di alzare lo sguardo.

«Nina… Dici sul serio? Non è una qualche specie di scherzo vero?» la sua voce era tremolante.

«No.» risposi seccamente.

«Guardami, ti prego.» mi disse dolcemente.

Sollevai la testa e i miei occhi si scontrarono con i suoi, non sembrava arrabbiato o spaventato, solo confuso. «L’ho scoperto ieri sera, dopo che sei andato via. Phoebe aveva notato dei cambiamenti e mi ha chiesto se fosse possibile che fossi incinta, sul momento sono scoppiata a ridere e ho fatto i test per gioco, ma in realtà aveva ragione.»

«Ma, Nina, io pensavo prendessi qualche tipo di anticoncezionale, non ho neanche pensato di chiedertelo quella notte…» affermò Ian ancora confuso.

«Sì certo, prendevo la pillola, ma gli antibiotici ne hanno annullato l’effetto.» spiegai.

«Oh, okay… Credo di aver capito…» era visibilmente agitato, speravo solo che la conversazione finisse per il meglio.

«Tutto bene?» non mi rispose, così continuai il discorso. «Lo so che è una cosa improvvisa, non l’avevamo di certo prevista, ma devi dirmi qualcosa, così mi spaventi…»

«Scusami, sono solo un po’ sconvolto. Ma non aver paura non me ne andrò da nessuna parte, te lo prometto.»

Mi sentii sollevata. «Che cosa facciamo adesso? Ho bisogno di sapere come vedi questa situazione.»

«In che senso?» chiese alzando un sopracciglio.

«Vuoi che lo tenga…?» 

Lui sembrò sorpreso dalla mia domanda. «Nina, non è una decisione che spetta a me, e penso tu sappia come la penso.»

«Non puoi lasciarmi decidere da sola, Ian. Non ce la faccio!» “Non iniziare a piangere, non farlo!”

«Non agitarti, ascoltami. Dimmi cosa vorresti fare, io sono qui con te, non ti lascerò più.» riuscì a tranquillizzarmi e cercai di riflettere. 

Erano due le opzioni, come sempre. Tenerlo o no. Ma io sapevo già cosa volevo? Forse decidere adesso era troppo presto? Avevo paura, molta paura, ma avrei davvero avuto il coraggio di abortire? No, probabilmente no.

«Io… Io non voglio… Cioè… Vorrei tenerlo…» cercai di spiegarmi meglio che potevo sperando capisse.

Lui si alzò dalla sedia e mi abbracciò, mi sollevai anche io senza staccarmi dalle sue braccia e inspirai profondamente contro la sua maglietta, aveva un profumo così buono e oltretutto mi rilassò i nervi, sentii il mio corpo più leggero e la mia mente più libera.

«Sono così felice, Nina. Sì, un po’ spaventato anche, ma non posso credere che tutto questo sia reale, sembra un sogno.» mi disse guardandomi negli occhi.

«Da un lato sapevo che ne saresti stato entusiasta dall’altro invece avevo paura che scappassi.» confessai sempre tra le sue braccia.

«Non ti abbandonerò mai più, Neens. Né te né tantomeno nostro figlio.» mi strinse.

“Nostro figlio… Dio, suona così bene. Candice aveva ragione, è il nostro nuovo inizio.” E giusto per finire la conversazione in bellezza dovetti correre subito in bagno, addio gelato alla nocciola. Ian mi raggiunse subito dopo, si inginocchiò di fianco a me e mi legò i capelli con l’elastico che avevo al polso così da non sporcarli.

Mi appoggiai al muro leggermente imbarazzata. «Mi capita di continuo da ieri… Spero solo che sia una cosa passeggera.»

«Non preoccuparti, basta che tu stia bene puoi vomitare nel mio bagno tutte le volte che vuoi.» rispose divertito.

«Che onore!» replicai a tono. 

Mi porse un fazzoletto bagnato e mi sciacquai la bocca. Poi mi sollevò da terra e mi adagiò sul suo letto, si stese in parte a me e mi alzò piano la maglietta lasciando scoperta la pancia. Delicatamente poggiò la sua testa sulla mia pelle nuda e avvertii un brivido per il contatto con il suo naso freddo.

«Che cosa fai?» chiesi accarezzandogli i capelli.

«Shhh, devo parlare con il mio bambino.»

Quella frase mi scaldò il cuore, in quell’istante provai una felicità immensa, qualcosa che non avevo mai neanche lontanamente immaginato.

«Ciao piccolino, è il tuo papà che ti sta parlando. Io e la tua mamma abbiamo appena scoperto che presto arriverai, non vediamo l’ora di conoscerti, ti vogliamo già bene, sai? Non devi preoccuparti di nulla, ci sono io a badare a te adesso.» mi schioccò un bacio appena sotto l’ombelico facendomi scoppiare in lacrime. «Nina, non piangere… Non volevo traumatizzarti…»

«No, oh dio, no, non pensare questo, piango perché sono felice, sarai un papà meraviglioso.» 

«Anche tu sarai una bravissima mamma, sei cambiata in questi anni, maturata, il nostro bambino sarà amato e voluto, anche se è capitato per caso.» Mi baciò la fronte e mi asciugò le lacrime.

«Ti amo, Ian.»

«Anche io, ora più che mai, Nina.»

Mi voltai su un fianco e lui mi avvolse tra le sue braccia baciandomi i capelli, per la prima mi sentivo al posto giusto con la persona giusta. Questo bambino ci avrebbe avvicinati ancora di più, cosa che non avrei mai pensato potesse accadere, anzi pensavo ci avrebbe divisi. Restammo abbracciati per svariati minuti, senza parlare, ascoltando soltanto il battito dei nostri cuori e il nostro respiro.

«Ci sono tante cose a cui dobbiamo pensare…» affermai senza muovermi da dove mi trovavo.

«Ci penseremo. Ora voglio solo stringerti per tutta la notte.» disse abbracciandomi più forte. 

«Credi che faremo male al bambino se…?» domandai ridacchiando tra me e me.

«Vuoi concepire un gemello?» mi rispose sciogliendo l’abbraccio.

Mi voltai di colpo verso di lui. «Ian Joseph Somerhalder!»

Lui rise di gusto e si mise sopra di me. «Stavo scherzando, sei permalosa, tesoro.»

Gli afferrai le spalle e rivoltai la posizione finendo sopra di lui. «Non sono permalosa.» dissi portando le mie mani sotto la maglietta accarezzandogli i pettorali.

«Così non vale però!» si lamentò sospirando.

Sorrisi maliziosamente e mi levai di dosso il cardigan e la maglietta rimanendo solo con il reggiseno. Mi abbassai verso di lui posando le mie labbra sul suo collo per poi risalire fino alle sue labbra, lo baciai lasciando che le nostre lingue si scontrassero. Ian mi afferrò per la nuca con una mano mentre l’altra accarezzava delicatamente il mio fondoschiena, poco dopo lasciò la presa per togliersi la maglietta e slacciarmi il bottone dei jeans.

«Toglili.» mi ordinò con tono gentile e impaziente allo stesso tempo.

Non me lo feci ripetere due volte e mi sfilai i pantaloni, lui fece lo stesso ed entrambi rimanemmo in biancheria intima. Mi stesi nuovamente sopra di lui lasciando che mi togliesse il reggiseno, mi appoggiai con tutto il corpo sul suo petto e sentii un brivido percorrermi la spina dorsale per il contatto con la sua pelle calda. Non avevo mai provato tutte queste emozioni facendo l’amore con una persona che non fosse Ian, eravamo destinati, in fondo al mio cuore ne ero sempre stata conscia.

Mi stiracchiai in cerca della mia biancheria e mi rivestii un minimo, lui mi seguì a ruota e pochi secondi dopo ci buttammo sul letto, stanchi ma contenti.

«Goditi questi momenti perché tra qualche mese diventerò brutta e grassa.» affermai tristemente.

«Non saresti brutta neanche se lo volessi, Nina. E non sarai grassa, hai in grembo mio figlio per l’amor del cielo.» disse lui leggermente infastidito.

«E poi sarei io la permalosa!» replicai ridendo per il tono con cui mi aveva risposto.

Ci guardammo per un attimo e scoppiammo a ridere. «Comunque non è che ti andrebbe uno spuntino? Io e il bambino avremmo fame.»

«Parli al plurale per ottenere più cibo?» mi domandò divertito.

«Può darsi.» alzai le spalle.

«Vieni, ti preparo qualcosa.» mi prese per mano e mi portò con sé in cucina.

Avrei potuto chiedere di meglio dalla vita ora come ora? Avevo un uomo meraviglioso che mi amava e un bambino in arrivo, mi sentivo la persona più fortunata dell’intero pianeta.



Angolo autrice (?)
Eccoci qui! Finalmente l'attesa è finita e Nina confessa ad Ian della gravidanza. Lui è sconvolto all'inizio, ma vuol far capire a Nina che è lei che deve scegliere quello che è meglio, lei decide che vuole questo bambino ed Ian è sollevato della sua decisione. Ho amato scrivere la parte dove Ian parla col bimbo *-*
Alla fine ho dedicato una piccola parte alla loro intimità, lasciando anche qualche battuta divertente per rendere più leggera la lettura!
Beh, spero vi sia piaciuto! Pensavate anche voi che Ian avebbe reagito così? O vi aspettavate altro? Beh come sempre fatemi sapere :) aspetto con ansia i vostri commenti!

Alla prossima!
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Fourteen ***


Fourteen

Buon pomeriggio a tutti :) ecco il quattordici
 

Avevo scoperto di essere incinta da circa tre settimane, la mia vita per ora era quella di sempre, nulla di nuovo. Andavo a lavorare regolarmente anche se logicamente Julie non era al corrente di niente, avevo ancora tempo per dirglielo e finché la pancia non si notava non c’era da preoccuparsi troppo. Questa mattina avevo la mia prima visita ginecologica, avrei voluto aspettare ancora qualche giorno prima di andarci, ma le mie amiche avevano insistito portando dalla loro parte anche Ian e a malincuore avevo accettato, speravo solo fosse una cosa rapida. Indossai una maglia lunga con un paio di classici leggins neri e i miei stivaletti preferiti, Ian mi aspettava sotto casa, mi aveva pregata in tutti i modi di lasciarlo venire anche se io mi vergognavo un po’, certo mi aveva vista nuda un sacco di volte, ma in questo caso era diverso. Salii in auto di corsa, ero in ritardo, come sempre.

«Nina! Siamo in ritardo!» affermò Ian irritato.

«Lo so, lo so, dai andiamo!»

Raggiungemmo in tempo la clinica e per fortuna non era ancora il nostro turno, ci sedemmo nella saletta d’aspetto che sembrava la camera di un neonato per come era arredata, pareti colorate, adesivi di orsacchiotti e gattini attaccati ai muri e odore di borotalco. Mi venne da ridere, ma cercai di trattenermi il più possibile. Due minuti dopo uscì una delle segretarie e chiamò il mio nome. Ci fece accomodare nello studio, molto più professionale della sala d’aspetto fortunatamente. 

«Salve! Sono la dottoressa Hanna Lincoln, piacere.» strinse la mano prima a me e poi ad Ian.

Era una donna grazie a dio, mi sentivo decisamente a disagio con gli uomini, era di media altezza, capelli biondi, occhi verdi e un bellissimo sorriso.

«Piacere Nina!» le rivolsi un sorriso.

Anche Ian si presentò e subito la dottoressa prese quella che penso fosse una cartella clinica.

«Allora, da quel che posso leggere la mia assistente ha scritto che ha da poco scoperto di aspettare un bambino.» annuii. «Ha fatto bene a venire, la prima visita è importante. Daremo un’occhiata al piccolino e risponderò ad eventuali vostre domande.» 

Avvicinò a sé un carrello con varie strumentazioni, non avevo idea di cosa fossero, e ne prese uno. «Adesso ti verso un po’ di questo gel così possiamo sentire il cuore del bambino, poi ti farò un’ecografia, d’accordo?» mi chiese sorridendo.

Io mi limitai ad annuire ancora, ero un po’ sopraffatta dalle emozioni e non sapevo esattamente come comportarmi. Alzai la maglia e lasciai che la dottoressa mi versasse il gel sulla pelle, “cavolo è gelido, allora è vero quello che dicono nei film.” pensai. Ian mi prese la mano e mi rivolse uno sguardo così felice che mi fece sciogliere, era elettrizzato di vedere finalmente suo figlio.

Sentimmo l’apparecchio fare rumore, era il suo cuoricino che batteva, batteva forte e veloce, era vivo. «Il battito è regolare e forte, ora vediamo come sta il bimbo lì dentro.» prese l’ecografo e cominciò a muoverlo. «Ecco, guardate, è grande come un fagiolo più o meno.»

Oh dio, stavo guardando davvero il mio bambino, non ci potevo credere, mi si dipinse un sorriso enorme in faccia. C’era una persona dentro di me, viva e vegeta, mi sembrava tutto ancora così assurdo fino a poche ore fa, ma vederlo per la prima volta mi aprì gli occhi. Stavo per diventare mamma, o meglio, lo ero già.

La dottoressa mi pulì la pancia e mi fece rivestire. «Se avete qualche domanda sono a vostra disposizione.»

Iniziò Ian. «Quindi più o meno quando dovrebbe nascere?»

«Verso metà luglio, circa, se tutto va bene.» rispose lei.

«Per sapere il sesso bisogna aspettare il quarto mese?» chiesi io.

«Dipende, ogni gravidanza è a sé, ma in genere sì.»

«Crede che dovrei prendere qualche tipo di vitamina?»

«Sì, le prescriverò tutto io, non si preoccupi.»

«Un’ultima cosa, posso continuare a lavorare?»

«Può farlo, ma deve evitare lo stress e di sollevare pesi, per il resto se lei si sente bene non vedo perché no.» 

Ringraziammo la dottoressa Lincoln e uscimmo dalla clinica entrambi felici. Avrei voluto andare a casa e pensare a tutte le cose che riguardavano il bambino, ma dovevo andare sul set per non so quale emergenza. Anche Ian doveva venire con me e approfittammo del viaggio in macchina per chiacchierare.

«Vuoi sapere se sarà maschio o femmina?» mi domandò.

«Certo! Più cose so meglio è. Tu no?» alzai un sopracciglio.

«Veramente no, mi piacerebbe la sorpresa…» confessò.

«Oh…»

«Ma non è un problema, se tu vuoi saperlo allora ce lo faremo dire.» mi prese la mano mentre l’altra la teneva salda sul volante.

«Magari posso farmelo dire io e tu no.» proposi.

Lui rise. «Sì come no, e tu per cinque mesi riusciresti a tenermelo nascosto?»

Misi il broncio, ma in effetti non aveva tutti i torti, non ero riuscita a tenergli nascosta la gravidanza per più di ventiquattro ore figuriamoci per cinque mesi. Avevamo iniziato a pensare di trasferirci, o io da lui o lui da me perché di certo non volevamo che nostro figlio crescesse con i genitori separati, Ian insisteva perché andassi da lui, ma non ne ero ancora convinta, mi piaceva molto il mio appartamento e l’avevo appena comprato. I soldi non mi mancano di certo, era più che altro una questione di principio. 

Arrivammo sul set e tutto sembrava normale, “dove sarebbe la riunione d’emergenza?”. Candice si avvicinò a noi e ci salutò con un abbraccio chiedendoci a sua volta dove fossero tutti.

«A me ha scritto Paul dicendo che Julie doveva parlarci, ma qua mi sembra tutto come sempre, si stanno preparando a girare.» disse la mia amica irritata.

Raggiungemmo gli altri che si trovavano nella villa dei Mikaelson per registrare una scena, Julie se ne stava nella sua sedia a dare ordini, non capivo cosa stesse succedendo. Ad un tratto vidi arrivare Paul che entrò letteralmente in scena senza motivo, la nostra produttrice l’avrebbe ucciso, che gli saltava in mente? Si avvicinò a Phoebe mentre Julie urlava stop a squarciagola. Notai che Ian stava ridacchiando, “cosa c’è di così divertente?!”

«Okay, so che tutto questo è fuori luogo e probabilmente Julie mi ucciderà dopo questa entrata in scena, ma c’è una cosa che devo fare e volevo che fosse davanti alle persone a cui voglio più bene.» fece una pausa e si rivolse alla sua ragazza. «So che non ti piacciono le cose sdolcinate e le frasi fatte perciò arriverò subito al sodo. E’ da tanto che stiamo insieme e il mio consulente laggiù» indicò Ian «mi ha confermato che era la cosa giusta quindi» tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una scatoletta “Oh mio dio, Paul, che fai?” pensai mentalmente. «Phoebe Jane Elizabeth Tonkin, vuoi sposarmi?»

Rimasi a bocca aperta così come tutti i presenti tranne Ian che continua a sorridere, sicuramente avevano architettato tutto insieme. Phoebe sembrava più sorpresa di me e si portò una mano alla bocca.

«Tu sei tutto matto, Paul.» gli disse per poi gettargli le braccia al collo e baciarlo.

Tutti quanti applaudimmo, Candice aveva gli occhi lucidi dalla felicità e anche a me veniva da piangere.

«E’ un sì?» chiese il mio amico tenendo ancora Phoebe tra le braccia.

«Certo che è un sì, scemo!» rispose lei ridendo.

Corsi incontro ai miei amici e li abbracciai sprizzando gioia da tutti i pori, era una giornata perfetta, avevo visto il mio bambino, avevo sentito battere il suo cuore e adesso i miei migliori amici stavano per sposarsi. Stavo già fantasticando sull’abito di Phoebe, sulla location del matrimonio e su come avremmo passato la giornata.

«Da quanto tempo stavate organizzando tutto questo voi due?» chiesi guardando sia Paul che Ian.

«Da un po’.» si limitò a rispondermi Paul divertito.

«Sono un perfetto consulente matrimoniale!» si vantò Ian.

«Devo dire che non ho sospettato nulla, siete stati bravi.» disse Phoebe ancora eccitata.

Le altre ragazze ed io ci riunimmo in cerchio per ammirare a turno il bellissimo anello nell’anulare sinistro della futura sposa, Paul si era impegnato molto, era semplicemente splendido!

Ovviamente le riprese furono interrotte e uscimmo tutti insieme a pranzo, Julie non sembrò prendersela troppo stranamente.

«Allora come sta mio nipote?» mi domandò Paul nel primo momento in cui riuscimmo a restare soli.

«Sta benone! La dottoressa ce lo ha fatto vedere stamattina.» risposi contenta.

«Davvero?»

«Sì, è grande come un fagiolo ha detto.» risi.

«Secondo me sarà un maschio, me lo sento.» mi disse portando un braccio intorno alla mia spalla.

«Beh, puoi scommettere con Ian se vuoi. E, Paul, sono felicissima per te e Phoebe, non fare cavolate okay?»

«Promesso.» ci stringemmo i mignoli come i bambini quando si giurano qualcosa.

Secondo Paul, Candice e me sarebbe stato un maschio, mentre Ian e Phoebe dicevano che sarebbe stata femmina… Non vedevo l’ora di saperlo, anche perché avevamo scommesso cinquanta dollari a testa, un’idea di Paul ed Ian naturalmente.



Angolo autrice (?)
Salvee! Allora, in questo capitolo vediamo la prima visita medica della nostra Nina, entrambi chiedono informazioni alla dottoressa e fila tutto liscio!
Il succo è la proposta di matrimonio che avevo già accennato nel nono capitolo :) ho voluto che fosse una cosa un po’ particolare e che ci fosse la sorpresa ahahah!
L’ultimo pezzo l’ho dedicato a Nina e Paul, anche se breve. 
Come vi sembra la storia finora? Voglio sapere se secondo voi sarà maschio o femmina! Fatemi sapere, vediamo chi indovina!
 
Ringrazio tanto chi mi segue e chi mi recensisce, mi fate veramente contenta! 
Come sempre vi dico di lasciarmi una recensione perché adoro leggere quello che scrivete, anche se sono solo due parole!
 
Un bacio,
Anna

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Fifteen ***


Fifteen 

Eccovi il quindici :)
 

Mi svegliai di soprassalto sentendo la sveglia suonare, non mi era mai capitato di dormire così profondamente poco prima di dovermi alzare, sbuffai e con un colpo spensi il fastidioso rumore. Ultimamente ero più affaticata e stanca del solito, lavoravo quasi ogni giorno tranne il sabato pomeriggio e la domenica, ma la cosa più sfibrante in assoluto era tenere nascosta la gravidanza, non sapevo più che scuse inventarmi visto che spesso dovevo correre in bagno a causa delle nausee mattutine. Non mi preoccupavo tanto che lo venissero a sapere i miei colleghi, il problema era Julie, non l’avrebbe presa bene ne ero certa. Ian mi aveva consigliato di parlarle spiegandole come stavano le cose e aveva ragione, avrei dovuto farlo, ma non sapevo cosa aspettarmi, non volevo perdere il lavoro o rovinare lo show. Strisciai fuori dal letto e mi preparai una buona colazione sperando di riuscire a trattenerla nello stomaco. La dottoressa mi aveva raccomandato di evitare gli sforzi e lo stress inutili però non ero proprio sicura di averle dato retta, “forse farei meglio a dirlo a Julie e rallentare un po’…” riflettei.

Arrivai sul set puntuale stranamente, salutai la troupe e mi diressi verso il mio camerino per prepararmi a girare. Avremmo dovuto realizzare un episodio un po’ diverso, niente flashback questa volta, ma un episodio dedicato ad Elena e Caroline che avrebbero fatto tappa a New Orleans durante un loro viaggio estivo. Ero sicura che la nostra produttrice aveva in mente qualcosa, la conoscevo troppo bene e sapevo quando tramava qualcosa speravo solo non fosse una cosa a lungo termine vista la mia condizione. 

«Nina! Tu ed io come ai vecchi tempi! Manca solo Kat!» mi disse Candice allegra.

«Sono contenta di tornare ad essere Elena per un po’, mi era mancata! Spero solo che Julie non abbia in mente niente di troppo impegnativo.» risposi sottovoce.

«Dovresti dirle che aspetti un bambino prima che le vengano in mente strane idee, sai com’è fatta.»

Annuii, avrei dovuto confessare tutto il prima possibile, il che mi metteva decisamente in agitazione. Dopo aver finito questo episodio “speciale” probabilmente avrei vuotato il sacco.

Dovetti ripetere tutte le battute almeno due volte, erano davvero tante e non ero più abituata, mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo a quando giravamo ancora The Vampire Diaries. Era ora di pranzo quando finalmente fummo liberi di andare a mangiare qualcosa, ero davvero sfinita e il solo pensiero che mi aspettava un lungo pomeriggio di lavoro mi faceva rabbrividire. Entrammo in un piccolo locale, molto carino, c’era una tavolata preparata apposta per noi e improvvisamente mi venne un gran appetito. Ordinai una bottiglia di acqua e un panino enorme con bistecca di pollo ed insalata all’interno, mi sembrava la cosa più buona che avessi mai mangiato.

«Allora, Dobrev, non sei più abituata ad imparare così tante battute in una volta, eh?» scherzò Joseph.

«Chiudi il becco, Morgan!» risposi lanciandogli una salvietta appallottolata.

«Beh, dai, sei un po’ distratta ultimamente.» continuò Claire.

Candice e Phoebe abbassarono la testa e io arrossii. “Merda!”

«Voi ci state nascondendo qualcosa, non è vero?» intervenne Daniel.

“Vi prego ragazzi basta, non posso ancora dirvi che sono incinta o Julie lo verra sicuramente a sapere e devo essere io a dirglielo.”

Nessuna delle tre aprì bocca. «Siete proprio degli impiccioni voi tre, lasciatele in pace. Vi vedrei bene come fratelli anche fuori dal set!» dichiarò Leah. In quel momento la ringraziai mentalmente per avermi letteralmente salvato il culo.

Sospettavano tutti qualcosa, ma per fortuna riuscimmo a mangiare senza più ritornare sull’argomento e rientrammo tutti quanti sul set per continuare a girare più scene possibili. Ian e Paul avevano la giornata libera poiché non sarebbero apparsi in questo episodio, c’eravamo solamente io e Candice del vecchio cast.

«Stop!» urlò Julie seccata. «Nina, cerca di concentrarti per favore, non abbiamo tutto il giorno! E’ un episodio importante, per favore.»

«Sì, hai ragione, scusami.» risposi mortificata.

«Vi lascio dieci minuti per ripassare le battute.» disse più calma.

Mi rifugiai in bagno e mi bagnai la faccia con l’acqua, ero stanca e la mia mente non riusciva a memorizzare il copione, ero ancora agitata per la scena durante il pranzo, avrebbero capito tutto se non fosse intervenuta Leah. Sentii la porta del bagno aprirsi e comparve Candice.

«Sicura di star bene?» mi domandò dolcemente.

«Sì, sono solo un po’ stanca e sotto pressione. Vorrei solo riuscire a fare bene la mia parte.»

«Lo so, ma non puoi trascorrere intere giornate così, Nina. Non fa bene al bambino e lo sai meglio di me.» affermò accarezzandomi un braccio.

«Appena finiamo di girare andrò da Julie, ormai questa scena dobbiamo concluderla…» le rivolsi un mezzo sorriso. Lei annuì e ritornammo insieme sul set.

La nostra produttrice ci fece segno di iniziare, le luci furono posizionate e lei gridò azione.

Elena e Caroline stavano passeggiando alle porte di New Orleans, non sapevano ancora se avrebbero dovuto presentarsi da Klaus o lasciare che lui le trovasse da sé.

«Credi che sia stata una buona idea venire?»

«Non lo so, Caroline, hai insistito tu.» dissi, cercando di entrare completamente nel mio personaggio. Sembrava andar bene per ora.

«Non ho il coraggio di presentarmi da lui, forse è stato solo un grandissimo errore, Elena.»

«Sì, è probabile.»

In quel momento vidi Julie sbracciarsi, ecco avevo sbagliato qualcosa di sicuro. «Nina, dovevi dire “non pensarla così, godiamoci la città”. Quella battuta era dopo.»

Ricominciammo da capo ed io mi sentivo sempre peggio, non so per quanto avrei retto ancora. Fortunatamente riuscii a concludere la scena nel modo migliore e sparii nel mio camerino in preda alla stanchezza, quando ritornai dagli altri notai che erano tutti molto seri. 

«Come mai tutta questa serietà?» chiesi sorpresa.

«Nina, non ti piacerà quello che sto per dirti.» annunciò Phoebe.

«Oh, okay… Beh, ti ascolto…»

«Julie ci ha appena comunicato che vorrebbe iniziare a girare una nuova stagione di The Vampire Diaries, ecco il perché dell’episodio incentrato su Caroline ed Elena.» disse lei tristemente.

Mi sentii morire, non sapevo per quanto avevo trattenuto il fiato, secondi, minuti… Un’altra stagione? Adesso? No, non poteva essere vero. Mio dio, sapevo che aveva in mente qualcosa ma non pensavo di certo questo! Mi appoggiai al muro esterno della sala riunioni, senza parole. Come avrei fatto adesso a dirle del bambino? Mi avrebbe fulminata per non averla messa al corrente prima. Era troppo, tutto questo era davvero troppo da sopportare. Mi mancava l’aria e mi sentivo mancare.

«Ehi, siediti qua e respira.» Phoebe mi accompagnò e mi fece accomodare su uno dei divanetti.

«Phoebe, non ha un bell’aspetto forse dovremmo chiamare il medico.» intervenne Joseph.

All’improvviso sentii un colpo nel basso ventre, come se qualcuno mi avesse preso a calci, istintivamente mi portai una mano alla pancia e dalla mia bocca uscì un suono disperato e di dolore, mai nella mia vita avevo provato una cosa del genere, mi piegai in due sperando che tutto quel male sparisse.

«Che cos’hai, Nina? Jo, chiama un’ambulanza, immediatamente!» riuscii a scorgere il viso allarmato di Phoebe mentre cercavo di resistere al dolore.

«Che cosa succede?! Che cos’ha?!» anche Claire era confusa e spaventata.

«E’ incinta per l’amor di dio chiamate un dottore!» urlò Candice isterica.

Non riuscivo a parlare, ero distrutta. Faceva male da morire e inevitabilmente pensai di aver fatto del male al mio bambino.



Angolo autrice (?)
Buona domenica! Vi lascio il quindicesimo capitolo!
Diciamo che tutto ci riporta al fatto che Nina lavora troppo ed è stressata, nessuno sapeva quello che Julie aveva in mente ed è la goccia che fa traboccare il vaso perchè Nina si sente veramente male questa volta tanto da costringere i suoi colleghi e amici a chiamare l'ambulanza. Inevitabilmente questa cosa è collegata anche al fatto della gravidanza, vedremo nel prossimo capitolo cosa accadrà!
Come  sempre vi dico di lasciarmi un commento e dirmi cosa ne pensate o come vorreste che finisse, cose così insomma! :) la domanda è: cosa succederà a Nina adesso?
So che tanti di voi sono impegnatissimi, maaaa vi prego lasciatemi una recensione, pleaseee *occhioni dolci*

Detto ciò vi lascio, un bacio,
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Sixteen ***


Sixteen 

Ciao a tutti! Eccovi il capitolo sedici
 

Ero letteralmente sommerso da centinaia di fogli, documenti, lettere, raccomandate e chi più ne ha più ne metta, dovevo avviare un nuovo progetto per la fondazione entro fine dicembre, ma solo un miracolo l’avrebbe fatto partire in tempo. Ci tenevo moltissimo, era per salvaguardare i cavalli maltrattati soprattutto nelle zone del sud degli Stati Uniti, non volevo rinunciarci per nulla al mondo ma Nina e mio figlio venivano prima, lei aveva bisogno di me e negli ultimi tempi stavamo insieme davvero molto poco. Avrei dovuto farmi perdonare, portarla fuori a cena o comprarle dei fiori o magari semplicemente prepararle uno dei suoi piatti preferiti. Mi sarei intrufolato in casa sua e le avrei fatto una piacevole sorpresa facendomi trovare ai fornelli, “sono quasi sicuro che apprezzerà più il cibo di me” pensai ridacchiando. Continuavo a firmare e leggere documenti mentre il mio telefono non la smetteva di vibrare, non avevo tempo di rispondere perché ero davvero in ritardo con la tabella di marcia così decisi di poggiarlo sul piccolo tavolino di fronte alla mia scrivania, in parte alla pila di riviste ambientali. Non avevo neppure guardato chi aveva chiamato perché avevo paura di distrarmi inutilmente, speravo solo non fosse nulla di importante.

Continuai a lavorare per almeno un’altra mezz’ora quando la mia segretaria varcò la soglia del mio ufficio. «Non voglio disturbarti, ma c’è il tuo amico che insiste, dice che è importante.» mi porse il telefono.

«Paul?» risposi.

«Cazzo Ian ma dove sei? E’ quasi un’ora che provo a chiamarti!» mi urlò nella cornetta.

«Sto lavorando! Che c’è di così urgente?» domandai esasperato.

«Nina è in ospedale, mi ha chiamato Phoebe pregandomi di rintracciarti!»

Rimasi a bocca aperta, sbiancai e sul mio volto si dipinse un’espressione di pura ansia. «Come in… ospedale…?» balbettai.

«Muovi il culo e vieni qua, quarto piano, ala est!» disse e riattaccò.

Mi alzai di scatto dalla scrivania facendo cadere il portapenne per terra, afferrai il giubbotto e corsi verso la mia auto. C’era un gran traffico, cercai di superare più gente possibile e passai quasi con il rosso ad un semaforo, l’ospedale di Atlanta non era troppo lontano e lo raggiunsi in meno di quindici minuti. Lasciai la mia macchina in un posto riservato al personale, non me ne importava niente di prendere una multa in questo momento. Salii le scale fino al quarto piano e riuscii a scorgere i miei amici seduti in sala d’attesa, non appena Paul mi notò si alzò in piedi.

«Lei dov’è?» chiesi allarmato.

«La stanno visitando, non sappiamo altro.» affermò cercando di calmarmi.

«Ma… Ma cos’è successo?» 

«Avevamo appena finito di girare, le ho raccontato cosa mi ha detto Julie e si è sentita male, abbiamo chiamato subito l’ambulanza e siamo qui da allora…» raccontò Phoebe quasi piangendo.

«E’ svenuta? Per favore dimmi di più.» avevo bisogno di sapere perché ero in preda al panico.

«No… Penso fosse per via del… Bambino…» disse con un filo di voce.

Non era vero, tutto questo non stava succedendo realmente, non c’era davvero la possibilità che perdessi mio figlio o che succedesse qualcosa alla donna che amavo, era soltanto un brutto incubo.

Non risposi, mi sedei sul pavimento dell’ospedale portandomi le ginocchia al petto, non sapevo più cosa pensare o provare, mi sentivo vuoto. Poco dopo sentii la mano di Candice avvolgere la mia.

«Andrà tutto bene, staranno bene.» 

Le rivolsi un lieve sorriso per ringraziarla, ma non aprii bocca. Mi sentivo terribilmente in colpa per aver ignorato le chiamate di Paul, avrei dovuto stare con Nina, tenerle la mano e rassicurarla, invece ero stato l’ultimo a sapere quello che era successo. “Che stupido incosciente sono stato, avrei dovuto legarla al letto e farla riposare invece di lasciarla lavorare giorno e notte.”

«Mi spiace non averti risposto, Paul. Non avevo idea che fosse successo tutto questo.» dissi guardando il mio amico.

«Se ti chiamo più di due volte dovresti sapere che è importante.» mi rispose freddo.

«Mi sento già abbastanza in colpa, non mi serve la ramanzina.» contestai a tono.

«Smettetela, ormai è andata così, dobbiamo solo starcene zitti e aspettare notizie di Nina, chiaro?» ci rimproverò Phoebe.

Nessuno parlò più, eravamo in sala d’attesa da quasi un’ora quando finalmente un medico si degnò di prestarci attenzione. Pregavo che avesse buone notizie.

Mi sollevai da terra e andai incontro al dottore. «Come sta?!»

«Ha avuto un principio di aborto spontaneo, ma fortunatamente siamo arrivati in tempo e l’abbiamo bloccato. La signorina ora sta riposando, non deve assolutamente subire stress o capiterà di nuovo.»

«Quindi sta bene? E il bambino?» domandai di nuovo.

«Sono stabili per ora.»

«Posso… Possiamo vederla?»

«Sì, ma ricordate che ha bisogno di stare tranquilla.» raccomandò il dottore.

Annuii e mi feci dire dove si trovava la stanza. Invitai i miei amici a venire con me, non mi sembrava giusto escluderli. Entrammo nella stanzetta buia del reparto ginecologico, Nina era a letto con almeno tre aghi che le bucavano la pelle collegati ad altrettanti tubi, era una visione terrificante, ero grato che sia lei che il bambino fossero fuori pericolo. C’erano due poltroncine in pelle bordeaux e una sedia all’interno, io presi quest’ultima in modo da potermi avvicinare al letto e strinsi la mano della mia ragazza sperando che mi sentisse. Avvertii poco dopo la mano di Paul sulla mia spalla.

«Vi lasciamo soli se vuoi.» affermò.

«No, restate per favore.» lo guardai e lui capì. Non avevo proprio voglia di rimanere da solo, mi sarei lasciato prendere dallo sconforto e non potevo permettere che accadesse, dovevo essere forte per Nina.

Pian piano lei aprì gli occhi e piegò la testa verso di noi, sembrava dolorante e spaventata. «Cos’è successo?» ci chiese con la voce spezzata.

«Hai rischiato di perdere il bambino, ma va tutto bene adesso, devi solo riposarti.» rispose Candice con voce calma.

«Lui sta bene vero?» domandò Nina.

«Sì, state bene entrambi.» le dissi io stringendole più forte la mano.

Lei si rilassò e ci sorrise. «Non volevo farvi preoccupare, sono stata una stupida, dovevo rallentare i ritmi e non l’ho fatto. Sono… Siamo stati fortunati.» si passò una mano sulla pancia. «Grazie di essere rimasti, mi fa piacere avervi qui.» 

«E’ il minimo, Neens.» continuò Paul.

«Ehi, io esco un attimo, devo chiamare Claire e Joseph per informarli, gliel’ho promesso.» Candice baciò Nina sulla fronte e uscì dalla stanza.

Phoebe andò a sedersi sul letto e abbracciò Nina, ero felice che avesse delle amiche così se le meritava davvero.

«Paul, Phoebe, c’è una cosa che dovrei, che dovremmo, dirvi…» iniziò Nina. Non sapevo perché volesse parlarne proprio adesso, ma la lasciai continuare.

«Certo, siamo qui.» dichiarò il mio amico incuriosito.

«Ne abbiamo parlato qualche settimana fa, so che è presto ma io ho le idee chiare.» mi rivolse uno sguardo e io le sorrisi. «Voi ci siete stati vicino più di chiunque altro negli ultimi mesi e ve ne siamo grati, quindi vorremmo chiamare il nostro bambino o bambina con i nomi dei vostri personaggi, Hayley se sarà una femmina e Stefan se sarà un maschio cosicché abbia qualcosa che lo leghi a voi…» concluse.

Phoebe scoppiò in lacrime e Paul rimase senza parole, ne avevamo discusso da poco e credevo che questa volta Nina avesse avuto un’idea veramente meravigliosa, ero subito stato d’accordo con lei e speravo che anche ai nostri amici facesse piacere.

«Io non so che dire… E’ davvero una cosa… Stupenda.» Paul la prese tra le braccia e lei ricambiò l’abbraccio. Poi si rivolse a me e mimò un grazie.

«Ehi! Basta piangere! Volevo fosse una bella cosa!» si lamentò Nina.

«Sto piangendo perché insieme alla notizia del matrimonio è la cosa più bella che qualcuno potesse dirmi, mi sento così onorata che non hai idea, Nina.» le rispose Phoebe asciugandosi le lacrime.

Era andato tutto per il meglio per fortuna, ero sollevato che lei stesse bene, ma con tutta quella tensione accumulata stavo per esplodere e non volevo piangere davanti a tutti, non ora. Decisi di uscire un attimo e stare un po’ per conto mio, mi rifugiai nel bagno degli uomini, era deserto e non potevo chiedere di meglio. Sentivo un nodo alla gola, avevo vissuto la reale possibilità di perdere la mia ragazza e mio figlio.

«Stai bene?» non mi voltai verso Paul, non volevo che mi vedesse così.

«Sì.» “No.”

«Stanno bene, Ian. Pensa solo a questo.» 

«Grazie, Paul.» dissi riuscendo finalmente a calmarmi del tutto.


Angolo autrice (?)
Buongiorno a tutti! Come state? Puntuale come sempre vi pubblico il capitolo!
E' ovviamente il seguito del quindicesimo, però stavolta è dal punto di vista di Ian. Ho voluto creare un po' di suspance facendo sì che Ian all'inizio ignorasse il cellulare per via del lavoro, ma alla fine si è tutto risolto per il meglio e il bimbo è sopravvissuto, spero siate contente perchè all'inizio avevo in mente un'altra svolta per questa storia ma poi mi sono affezionata all'idea di Nina incinta ahah :)
Altro punto: il nome del bambino. Non volevo fosse banale e che chiamassero il bambino Damon o Elena perchè boh mi sembrava scontato e lì mi è venuta l'illuminazione ahahah! Poi amo il nome Hayley e il nome Stefan quindi mi è sembrata una cosa particolare e originale, spero abbiate apprezzato!

Beh fatemi sapere! Vi aspettavate che finisse così? O pensavate che avrebbe perso il bimbo? Sarà un piccolo Stefan o una piccola Hayley per voi? :)
Vi chiedo di lasciarmi una recensione ormai lo sapete ahahah, vi pregooo :*

Un bacio a tutti,
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Seventeen ***


Seventeen

Ehi vi pubblico oggi il diciassettesimo perchè domani non avrò tempo, buona lettura
 

Era trascorso qualche giorno da quando ero uscita dall’ospedale, mi sentivo ancora indolenzita e stanca, ma tutto sommato stavo abbastanza bene. Quando Candice mi aveva detto che avevo rischiato di perdere il bambino mi era crollato il mondo addosso perché era solamente colpa mia, ero stata io a metterlo in pericolo. Inevitabilmente avevo pensato anche ad Ian, gli avrebbe spezzato il cuore tanto quanto a me. Mi aveva imposto di andare a stare da lui almeno finché non mi fossi ripresa del tutto, ora era molto più presente, mi stava vicino per qualunque cosa e cercava di lavorare il più possibile da casa. Gli avevo detto che non era necessario almeno cinquanta volte, ma gli entrava da un orecchio e gli usciva dall’altro, da un lato gli ero riconoscente dall’altro non volevo che mi facesse da babysitter, non ero mica invalida. 

Erano da poco passare le tre del pomeriggio quando suonò il campanello, mi alzai dal divano ed aprii la porta.

«Ciao Julie! Prego entra.» La invitai.

«Nina, che bello vederti, sono contenta che tu stia meglio.» 

«Mi sento bene rispetto a prima…» era venuta a sapere della gravidanza il giorno in cui mi ero sentita male, come gli altri.

«Perchè non me l’hai detto? Non ti avrei mai chiesto così tanti sforzi se l’avessi saputo, mi hai fatto sentire veramente colpevole…» disse mortificata.

«Non pensare sia colpa tua neanche per un secondo, okay? Sono io l’incosciente qui, non avevo il coraggio di dirtelo per paura di rovinare i tuoi progetti… Quando ho saputo che volevi girare un’altra stagione di The Vampire Diaries mi sono sentita morire, avvertivo tutte le aspettative che avevi su di me e per lo stress ho rischiato di perdere il bambino, ma non è colpa tua, Julie, è solo mia.» cercai tranquillizzarla.

«Non mi sarebbe passato mai per la mente di iniziare una nuova stagione se avessi saputo che eri incinta, tengo molto a te, Nina.»

«Lo so, è che non l’avevamo programmato e mi sentivo un po’ in colpa, non lo so, come se ti avessi delusa…»

«Non è così, tesoro. Anzi, sono molto felice per voi! Se te la senti di lavorare o se vuoi stare a riposo a me sta bene qualsiasi cosa deciderai. Non preoccuparti per lo show, ci penserò io.» mi sorride amichevolmente.

«Grazie, Julie. E scusami per non avertelo detto, ora che lo sai mi sento davvero più leggera.» confessai.

«Avete già deciso come comportarvi quando arriverà il bimbo?»

«No…» risi. «Non abbiamo deciso niente a parte il nome, ce la stiamo prendendo comoda.»

«Avete scelto il nome? Dai raccontami, sono curiosa!» mi chiese contenta.

«Hayley se sarà femmina e Stefan se sarà maschio.» lei sgranò gli occhi «Sì come i tuoi personaggi! Phoebe e Paul mi sono stati accanto dal primo momento, sono stati i primi a cui l’ho detto e parlandone con Ian mi è venuto in mente di ringraziarli in questo modo.»

«E’ un gesto bellissimo, Nina. Ed è bello vedere che dopo tanti anni avete ancora un rapporto d’amicizia così solido.»

Trascorsi un paio d’ore in compagnia della mia produttrice a chiacchierare del più e del meno, verso tardo pomeriggio mi congedò dicendomi che aveva del lavoro da fare e non poteva rimandare. Dopo cena sarebbero passati Phoebe e Paul perché lei doveva aggiornarmi su come procedeva l’organizzazione del matrimonio e siccome Ian non voleva star a sentire discorsi su vestiti, scarpe e fiori aveva pregato Paul di tenergli compagnia.

Più o meno alle sette Ian rientrò a casa e mi raggiunse sul divano. Mi baciò con passione, dio quanto mi mancava il contatto con lui. «Ti sono mancata eh?» 

«Sempre.» rispose baciandomi la fronte.

«Ho ordinato una pizza, ce la consegnano tra circa quindici minuti.»

«Dovresti mangiare più verdura e frutta, Nina.» disse serio.

Alzai gli occhi al cielo e non gli risposi, “santo cielo, è solo una pizza!”

Riuscii giusto in tempo a sparecchiare per l’arrivo dei miei amici, Ian li invitò in salotto e Phoebe corse ad abbracciarmi.

«Nina, ho troppe cose da raccontarti!» aveva la voce stridula da tanto eccitata che era.

«Beh, eccomi qui!» le risposi divertita.

«Prima però c’è una sorpresa per te.» 

Alzai un sopracciglio incuriosita, chissà che mi avevano portato. Paul si avvicinò con una specie di teglia da forno, okay ero davvero curiosissima adesso. La presi tra le mani e le tolsi la carta stagnola da sopra: tiramisù alle fragole, il mio preferito.

Mi illuminai «Oh mio dio, è per me?»

«Sì!» mi rispose Paul ridendo «Sono contento che il cibo ti faccia così felice.»

Presi dei piattini dalla credenza in cucina e tagliai quattro belle fette di dolce per ognuno di noi, si scioglieva in bocca, era spettacolare.

«Paul, mollala e sposa me, sarò felice di assaggiare qualsiasi cosa cucinerai.» dissi con la bocca piena.

Scoppiarono tutti a ridere per la mia affermazione. «Ero seria!» 

«D’accordo, ci sto, ma come farai con il bambino?» chiese Paul tra le risate.

«Ehi! Quello è mio figlio, voi siete liberi di fare quello che volete, e poi, senza offesa amico, ma sarebbe troppo bello e non lo scambierebbero per tuo.» concluse Ian sarcastico.

Paul gli lanciò un cuscino addosso mentre io e Phoebe ce la ridevamo come due ragazzine, era sempre così con quei due, si punzecchiavano di continuo per ogni cosa. In quel momento sentii il mio iPhone squillare, era mia madre.

«Mamma! Ciao!» 

«Ciao, Nina! Come stai? E’ da un po’ che non ti fai sentire, va tutto bene?»

«Sì è tutto okay, voi come state? Papà? Alex?»

«Benissimo, tesoro. Ci chiedevamo se volessi passare il Natale con noi, so che manca ancora un po’, ma te lo chiediamo in anticipo apposta.»

«Si certo, mamma! Posso restare un paio di giorni!» le risposi entusiasta.

«Sarebbe bellissimo! Ian viene?» mia madre aveva sempre stravisto per Ian. La misi in attesa un attimo.

«Passiamo il Natale a Toronto dai miei.» gli dissi senza chiedere. Lui annuì confuso.

Ripresi la conversazione telefonica. «Sì viene anche lui.»

«Perfetto, ti lascio allora, ci sentiamo presto! Saluta tutti!»

«Ciao mamma, ti voglio bene!»

«Anch’io, cara.»

Mi scusai con i miei ospiti per la telefonata e proseguimmo tranquillamente la serata. Phoebe ed io ci sedemmo in cucina a sfogliare riviste di abiti da sposa mentre Ian e Paul giocavano alla Wii.

«Oh no! Cazzo! Sono nella merda!» mi alzai dal tavolo e iniziai a camminare su e giù per l’appartamento.

«Nina, che hai? Stai male?» mi chiese Ian preoccupato.

«Non ho detto ai miei della gravidanza…» mi portai le mani nei capelli.

«Come no?» mi domandò scioccato.

«Non ci ho neanche pensato! All’inizio pensavo fosse troppo presto, poi sono finita in ospedale e non ho più parlato con i miei genitori. Merda, merda, merda!» continuavo a camminare avanti e indietro sempre più in ansia.

«Nina, calmati, sei adulta, che cosa vuoi che ti dicano?» chiese Paul.

«Tu non capisci!» poi mi rivolsi ad Ian «Mio fratello ti ucciderà.»

Paul iniziò a ridacchiare mentre Ian era sbiancato improvvisamente.

«Grazie, amico, sei molto d’aiuto.» 

«Ragazzi, vi preoccupate per cose inutili. Siete grandi entrambi, magari Alex se la prenderà per un po’ ma gli passerà, te lo dico io da fratello maggiore.» tentò di rassicurarci Paul.

«E’ sempre stato geloso di me e visto il nostro tira e molla non so come la prenderà.» dissi sedendomi sul divano.

«Anche io sono geloso di Julia e Leah, ma è normale credo, sono le mie sorelline.» 

«Quindi mi stai dicendo che mi prenderà a pugni ma poi gli passerà?» domandò Ian.

«In un certo senso.» affermò Paul alzando le spalle.

Phoebe ed io iniziammo a ridere guardando la faccia sconvolta di Ian. Speravo davvero che mio fratello non si arrabbiasse troppo soprattutto per il fatto che non glielo avevo detto subito. “Vedremo cosa succederà tra qualche settimana…” pensai sospirando.


Angolo autrice (?)
Ciao! Come ho accennato di sopra vi pubblico oggi il capitolo perchè domani sono via tutto il giorno, vado a vedere una gara di ginnastica artistica **
Veniamo al capitolo: ho voluto dedicare una parte a Nina e Julie dopo che quest'ultima aveva scoperto che Nina era incinta, mi sembrava giusto che chiarissero definitivamente la questione. Altro punto importante che vedremo svolgersi nei prossimi capitoli: la famiglia di Nina non sa ancora nulla della gravidanza, lei non gliel'ha neanche accennato.
Nei prossimi capitoli vedremo Ian e Nina passare il Natale a Toronto, come reagiranno i suoi genitori? E soprattutto che cosa combinerà Alex? Dite che prenderà a calci Ian? Come sempre aspetto le vostre opinioni e le vostre recensioni.

Ps: Leah e Julia per chi non lo sapesse sono le sorelle minori di Paul. Ha anche un'altra sorella, Monika, che però è più grande ed ha quattro bambini (i nipotini di Paul). Alex invece è il fratello maggiore di Nina :)

Un abbraccio a tutti e buon weekend,
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Eighteen ***


Eighteen 

 

Eravamo appena atterrati all’aeroporto di Toronto, il viaggio era stato tranquillo e avevo approfittato per farmi una bella dormita appoggiata alla spalla di Ian. Scendemmo con calma al piano di sotto dove ci attendevano i nostri bagagli, ci saremo fermati dai miei genitori tre giorni e mezzo circa anche se mia madre ci aveva pregati di fermarci fino a capodanno. Recuperate le valigie chiamammo un taxi che ci lasciò giusto davanti casa mia, non feci in tempo a suonare il campanello  che mia mamma mi strinse forte.

«Mamma! Mi stritoli!» le dissi con la poca voce che mi usciva dalla bocca.

«Oh, amore sono così contenta che siate venuti, dai entrate che fa freddo!»

In effetti la temperatura era completamente diversa da quella di Atlanta, qua aveva già nevicato abbondantemente e c’erano pupazzi di neve ovunque. Ian portò le valige di sopra nella mia camera da letto, avremmo preferito stare in albergo, ma i miei avevano insistito dicendo che ci volevano a casa, “alquanto imbarazzante” avevo pensato.

«Vi ho preparato una cioccolata calda, ecco prendete.» ci porse la tazza fumante mentre ci accomodavamo in salotto.

«Grazie per l’ospitalità, signora Dobrev.» Ian sorrise a mia madre.

«Chiamami Michaela! Ci conosciamo da tanti anni, caro.»

Alzai gli occhi al cielo ricordando tutti i discorsi che mi rifilava su Ian quando ancora avevo vent’anni, se non altro aveva sempre approvato il nostro rapporto… Almeno lei.

«Dove sono papà e Alex?» chiesi sorseggiando la mia bevanda.

«Arriveranno per cena, dovevano comprare qualcosa, ma non chiedermi cosa.»

«Oh, va bene. Noi andiamo a sistemarci un momento, se hai bisogno chiamami.» 

Salii di sopra insieme ad Ian e gli feci segno di sedersi sul letto con me. Era bello essere a casa, mi mancava in un certo senso, soprattutto camera mia.

«Hai una stanza carina, sai?» disse lui guardandosi in giro. «Hai tanti trofei, non sapevo fossero così tanti.»

«Ero piuttosto brava come ginnasta.» affermai con un velo di nostalgia nella voce.

«Ti manca?» 

«Ogni tanto…» ammisi.

«Eri davvero tenera con il body.» continuò Ian.

«Beh, quello ce l’ho ancora, potrei metterlo prima che la mia pancia cresca troppo…» ammiccai.

Lui rise. «Non farò sesso con te a casa dei tuoi genitori.»

«Peggio per te.» mi imbronciai.

«A proposito… Ehm… Non dovresti dire alla tua famiglia che aspetti un bambino?» 

«Sì, ma… Quando?» domandai preoccupata.

«Stasera?»

«Ci proverò…»

Ero decisamente in ansia per la cena di stasera, mia mamma l’avrebbe presa bene ne ero sicura, mio padre anche forse, ma Alex? Dio si sarebbe incazzato da morire, non sapevo se più con Ian o con me, probabilmente con me per averglielo tenuto nascosto per due mesi. Ci raccontavamo sempre tutto, era il mio confidente più intimo a volte più di come lo erano Phoebe e Candice. Quando eravamo più piccoli aveva rotto il naso con un pungo ad un ragazzino che mi aveva rubato la merenda a scuola, mamma e papà l’avevano messo in punizione per tipo un mese, ma io gli ero grata e lo ammiravo per come mi aveva difesa, anche se era una stupidaggine.

Ian sembrava più a suo agio di me ed ero io a essere in casa mia e non il contrario, stava tranquillamente aiutando mia madre con la cena mentre io me ne stavo stravaccata sul divano a guardare una gara di sci in tv. Poco dopo le sette rientrarono mio fratello e mio padre, corsi ad abbracciarli ed entrambi sembravano felicissimi di vedermi, “spero mantengano questo buon umore anche dopo che gli avrò detto che sono incinta.”

«La mia bambina! Finalmente sei tornata a trovarci!» mio papà mi baciò teneramente sulla guancia.

«E’ bello vederti, papà.» poi mi rivolsi ad Alex. «E tu mi sei mancato!» lo abbracciai ancora.

«Sei ingrassata o sbaglio, sorellina?» mi domandò ridacchiando.

«Sta zitto! Non è vero.» “Sì, è vero, ma non perché mangio troppo, fratellone.”

Li seguii in cucina e vidi che stavano salutando Ian porgendogli la mano. Papà sembrava sereno mentre Alex era ancora un po’ sulla difensiva, forse non avrei dovuto raccontargli tutti i minimi dettagli su ciò che era successo nei mesi precedenti (a parte la gravidanza ovviamente). Ci sedemmo a tavola e mia madre ci servì il pollo arrosto con patate preparato poco prima. Era squisito, come sempre.

«Allora ragazzi, come va con le riprese?» chiese ad un tratto mio padre.

«Tutto bene, è bello essere tornati anche se non sarà per molto.» proseguì Ian rilassato.

«Eh, già.» Mi limitai a dire.

«Hai trovato casa, tesoro? O stai ancora da Paul?» intervenne mamma.

«Ho trovato un appartamento vicino al set, molto carino. Vorrei portarci anche Lynx il prima possibile.» dissi vedendo comparire la mia gatta in cucina. L’avevo lasciata a casa perché ancora non avevo idea di quanto mi sarei fermata quando ero partita.

«Certo! Le manchi, è sempre in camera tua.»

Continuammo a chiacchierare tranquillamente anche se ero decisamente agitata per il segreto che stavo mantenendo e senza accorgermene avevo mangiato tre pezzi di pollo e metà delle patate.

«Nina, se continui così tra un po’ non riuscirò più a sollevarti.» mi prese in giro mio fratello.

«Alex, smettila, lascia in pace tua sorella! Per l’amor del cielo siete adulti o cosa?» disse mia madre esasperata.

«Grazie, mamma.» gli feci la linguaccia.

Per un attimo incrociai lo sguardo di Ian e sembrava mi facesse segno di iniziare a parlare, ma proprio adesso? Insomma non ero pronta… Proseguimmo la serata normalmente, io non avevo ancora avuto il coraggio di proferire parola ed eravamo già arrivati a fine pasto.

«Faccio il caffè, chi ne vuole?» chiese mia mamma.

«Io.» dissero in coro papà e Alex.

«Anche noi, grazie.» conclusi io più gentilmente. 

Ian mi squadrò, non gli andava a genio che bevessi troppi caffè e non aveva del tutto torto ma in questo momento ne avevo decisamente bisogno. Sentii la moca fare rumore, segno che era pronto. I miei si erano fissati a farlo come in Italia, si erano comprati la moca e la macchinetta e devo dire che era decisamente molto più gustoso del classico caffè americano. Io ci misi dentro tre cucchiaini di zucchero, era amaro, troppo per me.

«Ehm, mamma, papà, Alex… C’è una cosa che dovrei dirvi…» balbettai cercando Ian con lo sguardo. Il cuore mi batteva a mille e speravo non mi esplodesse.

«Avanti, sputa il rospo, sorellina!»

Non dissi nulla, le parole non mi uscivano di bocca, in che casino mi ero cacciata?

«Dai, Nina, cosa c’è di tanto serio, non sarai mica incinta?» continuò mio fratello.

“Merda, Alex, come cavolo l’hai capito?” Non aprii bocca e abbassai lo sguardo, mossa da stupida. Vidi mio padre rovesciare il caffè sulla tovaglia color limone mentre mia mamma e mio fratello spalancarono occhi e bocca increduli. Ci fu un lunghissimo, interminabile minuto di silenzio.

«Tesoro, aspetti davvero un bambino?» mia madre spezzò il silenzio.

Annuii senza guardarla negli occhi, pregavo solo che mio papà o Alex non avessero intenzione di uccidere Ian. Lei mi avvolse in un abbraccio e io ricambiai subito, rivolsi il mio sguardo ad Ian che accennò un sorriso.

«Ti prenderai cura di mia figlia, vero?» domandò mio padre serio.

«Certo, lo prometto.» 

Mio fratello si alzò battendo la mano sulla spalla di Ian. «Vieni. Dobbiamo parlare.»

«Alex! Per favore!» lo supplicai.

«Stanne fuori, Nina.» mi rispose severo.

Li vidi allontanarsi e uscire di casa, mi alzai anch’io e li seguii senza farmi notare, non avrei permesso che mio fratello lo prendesse a pugni solo perché era arrabbiato e geloso, oltretutto non aveva fatto altro che prendermi in giro per tutta la sera, di certo non glielo avrei perdonato. Si sedettero nel dondolo dietro casa e mi avvicinai di più per poter origliare…


Angolo autrice (?)
Ehilà, eccoci qui, siamo già al diciottesimo capitolo!
Come avevo accennato nel precedente Ian e Nina si recano a Toronto per Natale, il capitolo gira intorno alla preoccupazione di Nina di dire che è incinta (scusate l'orrido italiano di questa frase ahahah). Comunque alla fine prova a dirglielo ma non ci riesce ed Alex con una stupida battuta centra il punto. I genitori la prendono relativamente bene, ma suo fratello? 
Cosa combineranno Alex ed Ian adesso? Dite che finirà tutto per il meglio?

Ps: ho voluto dipingere Alex come il classico fratello maggiore geloso della sua sorellina, spero vi sia piaciuto :)

Come sempre spero di ricevere qualche commento o opinione vostra, ci ero rimasta un po' male per lo scorso capitolo visto che aveva duecento visite e neanche una recensione... In ogni caso, questa volta spero di riceverne qualcuna, giusto per capire se concludere la storia o meno :)
Ah sì, ho quasi finito di scriverla. Mi mancano pochi capitoli e l'epilogo, non so esattamente quanti ne verranno fuori, penso non più di 26.
Buona giornata e buon inizio settimana (anche se giovedì ci sono le vacanze *-*)
Anna

Ultima cosa: ho iniziato un'altra fan fiction, questa volta Delena. E' un esperimento che mi è uscito per caso ahah, si chiama "Open your heatr to me." Se qualcuno volesse passare e dare un'occhiata mi farebbe stra super mega felice :D

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Nineteen ***


Nineteen

Siccome ho già pronto il capitolo da un sacco di tempo ve lo pubblico già oggi,
amatemi ahahah

 

Aprii leggermente la porta-finestra del salotto così da poter sentire meglio ciò che dicevano, indossai i guanti perché si congelava e rimasi lì in attesa che uno dei due iniziasse un discorso.

«Avrei voluto che fosse mia sorella a dirmelo quando l’ha scoperto.» cominciò Alex.

«E’ stato difficile per lei all’inizio, era stressata e non faceva altro che lavorare… Ha rischiato anche di perdere il bambino.» rispose Ian con un velo di tristezza nella voce.

«Scherzi?» domandò Alex incredulo.

«No, è rimasta in ospedale per due giorni, non penso neanche le sia venuto in mente che non ve lo aveva detto.»

«Ora sta bene, vero?»

«Sì, certo. E’ andato tutto per il meglio, fortunatamente.»

«Ci sono rimasto male più che altro perché non è stata sincera con me, mi ha sempre raccontato tutto.»

«Forse aveva paura che mi prendessi a calci…» disse Ian ironico.

«Oh, lo farei, fidati. Mi trattengo solo perché il mio nipotino ha bisogno di un padre.» affermò mio fratello con serietà.

«Avrò cura di loro, Alex, questo posso promettertelo. Amo tua sorella, l’ho sempre amata, in passato abbiamo sbagliato, ma l’abbiamo superato e non accadrà più.»

«Lo spero, perché se dovessi ferirla di nuovo non sarò così clemente.»

Vidi Ian annuire ed entrambi si alzarono dal dondolo per rientrare, io feci per chiudere la porta di fretta e mi schiacciai le dita della mano. 

«Aia!» urlai.

Mio fratello mi corse incontro spaventato. «Nina! Che diamine stavi facendo?!» io lo guardai con una faccia da vittima e lui capì «Stavi origliando? Non sai proprio farti gli affari tuoi!» 

«Mi stavo solo assicurando che non lo uccidessi.» affermai seccata.

Lui mi rivolse uno sguardo omicida «C’è mancato poco.»

Alzai gli occhi al cielo e mi recai in cucina chiedendo a mia madre un po’ di ghiaccio, l’indice mi era diventato viola e anche il mignolo non era da meno, “complimenti Nina, come spia fai proprio schifo lasciatelo dire.” dissi a me stessa. I miei genitori ci chiesero un po’ cosa avremmo fatto in futuro con il bambino, dove avremmo vissuto e quando ci saremmo sposati, sì loro pensavano già al matrimonio mentre io si e no mi immaginavo il momento del parto.

Salii in camera mia non molto tardi, erano circa le undici, ma mi sentivo piuttosto stanca. Ora la mia famiglia era al corrente di tutto ed era andata anche meglio di come mi aspettavo, se non altro il bel viso di Ian era intatto. Mi infilai un pigiama pensante con le renne, non era per niente sexy, però avevo freddo e non mi interessava più di tanto.

«Mmm, carini i cervi nel tuo pigiama.» mi prese in giro Ian.

«Sono renne.» risposi infastidita e mi rannicchiai sotto le coperte.

Lui si stese accanto a me, riuscivo a sentire i suoi piedi che si strofinavano contro i miei, io ero girata e gli davo le spalle aspettando che facesse qualcosa. Si avvicinò di più a me e mi strinse contro il suo petto, a quel punto mi voltai verso di lui e gli lasciai un bacio casto sulle labbra. Eravamo completamente al buio, non riuscivo a vederlo ma sapevo esattamente dov’era, avrei voluto andare oltre il semplice bacio che ci eravamo scambiati ma non credevo avrebbe acconsentito. Provai comunque a stuzzicarlo e iniziai a baciargli il collo, probabilmente gli avevo fatto un succhiotto senza rendermene conto, Ian non si staccò da me ed io proseguii. Infilai una mano appena sotto l’elastico dei pantaloni e lui si lasciò sfuggire un gemito, io ridacchiai contenta, ma improvvisamente mi scansò via.

«Nina! Ma che fai?! Se i tuoi ci sentissero?!» mi rimproverò.

«Hai fatto tutto tu, io non ho aperto bocca.» mi finsi innocente.

Non mi rispose e mi attirò di nuovo a sé, passò una mano su e giù dalla pancia fino al mio basso ventre, “cos’ha intenzione di fare adesso?” mi domandai allarmata. Posò le sue labbra sulle mie ed io risposi al bacio, scese sul mio collo e poi sulla clavicola, a che gioco stava giocando? Mi abbassò i pantaloni del pigiama, forse sapevo cosa aveva in mente, ma lo lasciai comunque fare, non che mi dispiacesse questo gioco. Mise il suo ginocchio tra le mie gambe non smettendo mai di baciarmi il collo, “oh cavolo, Ian! Allora avevo ragione, vuoi proprio vendicarti!” era una sensazione fin troppo piacevole, ma non potevo dargliela vinta, non avrei ceduto per nulla al mondo. Continuava a strusciarsi su di me e davvero non sapevo fino a quando avrei resistito, mi lasciai andare a quel piacevole sfioramento fino a quando involontariamente mi uscì dalla bocca verso strano, un misto tra il ti prego continua e ti prego smettila. Dopo avermi sentita se ne ritornò nel suo lato del letto lasciandomi lì in preda al desiderio.

«Così impari a provocarmi.» mi disse ridendo.

Si era vendicato anche troppo, ormai che c’eravamo poteva anche accontentarmi. Non gli risposi e gli diedi le spalle.

«Nina?» mi chiamò piano.

«Che c’è?» chiesi offesa.

«Dai, non ti arrabbiare, stavamo solo giocando…» 

«Io no.» sbuffai.

«Siamo a casa dei tuoi genitori, nella tua camera da letto dove hai dormito fino a pochi mesi fa e c’è tuo fratello che per poco non mi uccide, non me la sento di andare oltre… Non ti offendere, Neens…» si scusò.

Sorrisi senza che mi vedesse, in fondo aveva ragione. Mi voltai e mi accoccolai contro il suo petto. «Ti perdono per questa volta.»

Ian si addormentò quasi subito, sentivo il suo respiro vicino al mio orecchio ma io non riuscivo a prendere sonno un po’ perché mi sentivo lo stomaco sottosopra un po’ perché ero preoccupata per il futuro di mio figlio. Non sapevo neanche il motivo per cui ci stavo pensando, mancavano ancora sette mesi alla sua nascita eppure non riuscivo a spegnere i miei pensieri, ero felice di averlo tenuto, ma sarei stata in grado di crescerlo? Mi sentivo ancora un po’ bambina dentro di me e non sapevo se era un bene o un male. Mi rigirai sul letto un paio di volte e finii per svegliare Ian.

«Ehi, tutto bene?» accese la lampada del mio comodino.

«Sì, non riesco a dormire…»

«Cosa c’è che ti preoccupa?» mi domandò capendo che qualcosa alla fin fine c’era.

«Nulla, davvero torna a dormire.» mentii.

«Nina.»

«Pensavo al fatto che non so come crescere un figlio…»

Aggrottò la fronte «E io sì?»

«Ma tu sei sicuramente più maturo di me.»

«Non è una questione di maturità, sono sicuro che sarai più brava di me!» mi fece il suo sorriso sghembo che amavo da impazzire.

«Ho paura, Ian… Del parto, di non riuscire a gestire il piccolo, e di mille altre cose…» confessai.

«Lo so, tesoro. Ma insieme ce la faremo, te lo prometto.» mi accarezzò i capelli «Ora riposati okay?»

Annuii e lasciai che mi cullasse, poco dopo finalmente mi addormentai.

Ci alzammo relativamente presto, era Natale e trascorsi la mattinata ad aiutare mia mamma con il pranzo, o meglio, mi limitai ad apparecchiare la tavola e a tagliare qualche verdura non mi fece neanche avvicinare ai fornelli o avrei bruciato di sicuro qualcosa. Ci sedemmo a tavola tutti e cinque e l’unica imbarazzata ero io, dopo la rivelazione della sera precedente mi aspettavo un gran silenzio e invece era tutto come sempre, perfino Alex chiacchierava tranquillamente con Ian così cercai di rilassarmi.

Era tardo pomeriggio quando finalmente tutto quel cibo finì, mi sentivo scoppiare credevo che anche il bambino dentro la mia pancia chiedesse pietà. Ci scambiammo i regali in salotto e sembrarono tutti soddisfatti di ciò che gli avevo preso, soprattutto papà. Non diedi il regalo ad Ian, volevo che fossimo soli e probabilmente anche lui aveva pensato lo stesso perché non ricevetti nulla.

Lo trascinai fuori in giardino per mostrargli la mia sorpresa. «Vieni!»

«Fa freddo!» si lamentò.

«Volevo un po’ di privacy, devo darti ancora il mio regalo.» 

«Nina, non dovevi prendermi niente!» 

Lo invitai a sedersi sul dondolo e gli porsi la piccola borsetta blu che conteneva il pacchetto. Lo scartò subito incuriosito, era un orologio metà in metallo metà in oro bianco, uno dei più tecnologici, sapevo che li adorava e che amava portarli.

«Dio mio, è meraviglioso! Non so che cosa dire!» disse stupito.

«Aspetta, giralo.»

Lo voltò e solo in quel momento notò la scritta che ci avevo fatto incidere.

All’amore della mia vita,
così che abbia sempre un pezzettino di me con sé.
Nina

Non disse nulla e pensai di aver sbagliato a scrivere quella cosa «Ho… Ho sbagliato a scrivere quella frase?»

«E’ perfetta, Nina. Non riesco a esprimere come mi sento.» Mi prese il viso tra le mani e mi baciò.

«Però aspetta, ora tocca a me.» mi porse una scatoletta.

La aprii con cautela, c’era una collanina con un ciondolo, erano raffigurate tre sagome, un uomo, una donna e un bambino nel mezzo. Mi scesero le lacrime non appena la vidi, era la nostra famiglia.

«Buon Natale, Nina.» disse abbracciandomi.

«Grazie, per ogni singolo momento e per questo regalo stupendo.» 

Ci dondolammo lasciando che il freddo ci accarezzasse il volto, era l’ultimo Natale che avremo passato da soli presto sarebbe arrivato il piccolo bimbo ritratto nella mia collana.


Angolo autrice (?)
Salve a tutti! Come accennavo di sopra ho quasi finito di scrivere la fan fiction, quindi ho un bel po' di capitoli già pronti.
Questo è il seguito, come potete vedere la chicchierata tra Ian ed Alex non finisce con uno dei due all'ospedale ahahahah, sono stata buona :')
Inoltre ho vuoluto regalarvi un pezzo scherzoso e divertente, ovvero quando i due si stuzzicano a letto, ho amato scrivere quella parte, in certi punti stavo letteralmente ridendo da sola come una scema ahah!
Altro punto importante: i ragali. Spero vi sia piaciuta l'idea, non ho molta fantasia in questo campo perdonatemi. Un piccolo avvertimento, attenzione ai dettagli ;)
Dopo questo capitolo ci sarà un piccolo salto temporale e so che mi odierete tanto nel prossimo capitolo, ma non vi faccio spoiler ovviamente.
Siamo quasi in dirittura d'arrivo, mancano circa sei/sette capitoli alla fine e un po' mi mancherà scrivere questa FF... Comuque chiunque abbia voglia e tempo può passare a leggere l'altra mia storia: "Open your heart to me." E' delena, e sono tutti medici ahah

Spero di leggere presto le vostre recensioni e scusatemi se mi sono dilungata.
Un bacio a tutti,
Anna

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Twenty ***


Twenty

 

Due mesi dopo…

Era il gran giorno, oggi finalmente avremmo scoperto se il piccolino dentro di me era un maschietto o una femminuccia. Ero così eccitata che non avevo quasi chiuso occhio la notte precedente, continuavo a pensare ai vestitini, alla cameretta, alla culla e ad altri mille dettagli, non vedevo l’ora che nascesse anche se mancavano ancora cinque lunghi mesi. Erano circa le due e trenta del pomeriggio quando iniziai a prepararmi, mi buttai sotto la doccia e ne uscii solo venti minuti dopo e così facendo fui in ritardo per l’appuntamento con la ginecologa. Decisi di legarmi i capelli in una coda alta e di indossare un paio di pantaloni neri, una camicetta rossa a fiori e un cardigan nero sopra. Afferrai giubbotto e chiavi della macchina e corsi a prendere la mia auto. Raggiunsi lo studio giusto in tempo e mi accomodai in sala d’aspetto, presi il mio iPhone e notai una chiamata di Ian.

“Pronto?”

«Ehi, sono io, sono appena arrivata. Ti chiamo quando ho finito okay?»

“Certo! Nina, mi dispiace tantissimo non poter essere lì, mi farò perdonare te lo prometto!” si scusò lui.

«Non fa niente, dai non ti preoccupare ti porto tutte le foto dell’ecografia e le guardiamo insieme stasera.»

“Non vedo l’ora di vedere la mia bambina!” 

«Sarà un maschio invece, vedrai!» ormai discutevamo da mesi sul sesso del bimbo.

“Devo andare, mi raccomando chiamami! Ti amo, piccola.”

«Ti amo anche io, ci sentiamo.» riattaccai.

Ian purtroppo non sarebbe stato con me alla visita, gli avevano piazzato un’intervista urgente e l’aveva saputo ieri pomeriggio, ormai non potevo spostare l’appuntamento e lui non poteva spostare l’intervista, quindi avevo deciso di andare da sola e portargli le foto. In quel momento la solita segretaria dai capelli rossi mi chiamò per nome e mi fece accomodare nello studio. Pochi secondi dopo entro la dottoressa Lincoln super sorridente.

«Ciao, Nina! Che bello vederti! Come stai?» 

«Direi benissimo! Non vedo l’ora di sapere il sesso!» dissi eccitata.

«Allora diamoci da fare!» 

Mi sbottonai la camicetta fino a metà e lasciai che lei mi versasse il solito gel freddo sulla pancia che oramai era tutto tranne che piatta. Pian piano lo mosse facendomi vedere le varie parti del bimbo.

«Ecco questa è una manina… Poi qui c’è il piede… Ora vediamo se riusciamo a capire se è un maschietto o una femminuccia…» fece lo zoom sulla parte bassa del mio bambino per essere più precisa possibile «Eccoci qua… Allora è… Una femmina!» esordì.

«Davvero? Ero convita fosse un maschio! Ian aveva ragione!» dissi contenta.

«Eh sì, ci aveva proprio azzeccato! Congratulazioni ad entrambi!» mi pulì la pancia ed io mi abbottonai la camicia «Sapete già il nome?» mi domandò.

«Hayley!» risposi.

«Che bel nome! Mi piace un sacco! Noi ci vediamo tra quattro settimane allora, se c’è qualche problema chiama.» mi raccomandò.

Annuii e la salutai. Uscendo dalla clinica non riuscii a togliermi l’immenso sorriso che avevo sulle labbra, ero felicissima che fosse una femminuccia anche se pensavo con tutta me stessa che avrei avuto un maschio. Guidai fino a casa canticchiando le varie canzoni che passavano per radio e non appena fui nel mio appartamento chiamai Ian per dargli la notizia.

Squillò un paio di volte e poi finalmente rispose. “Nina! Allora?”

«E’ andato tutto bene… La piccola sta bene…» 

“Hai detto piccola… E’ una femmina quindi! Lo sapevo! Avremo una principessina!”

«Sì è una bambina! Tu e Phoebe avevate ragione!»

“Sei felice?”

«E me lo chiedi? Certo che lo sono!» 

“Non vedo l’ora di essere a casa e baciarti. E ovviamente vedere le foto della mia piccolina!”

«Ti aspetterò con ansia allora! Buon lavoro!»

“Grazie, tesoro. Tornerò il prima possibile.”

Andai in cucina saltellando e mi preparai un panino con la Nutella gigantesco, nell’ultimo mese mi capitava di desiderare cose stranissime, una volta avevo mangiato pane con tonno e panna, solo l’idea faceva ribrezzo ma a me era piaciuto tanto, le nausee era sparite e mi sembrava di essere rinata, niente più corse in bagno, niente più interruzioni mentre mangiavo, niente più sapori orrendi in bocca. Inoltre avevamo deciso che mi sarei trasferita io e per i primi mesi avremmo vissuto nell’attuale appartamento di Ian poi quando la bambina sarebbe cresciuta un po’ probabilmente avremmo comprato casa. 

Erano circa le sei e visto che Ian non era ancora rientrato decisi di svagarmi un po’ sfogliando la mia bacheca Twitter, trovai un tweet di Joseph e uno di Daniel nel quale annunciavano l’episodio di stasera di The Originals. Aprii la finestrella per scriverne uno e digitai un fiocco rosa e un cuoricino anch’esso rosa, ormai sapevano tutti che ero incinta compresi i media. Posai il cellulare e accesi la televisione, lasciai su un canale musicale dove correva una vecchia canzone di Lady Gaga: Bad Romance. “Oh dio, amo questa canzone! Hayley non ti spaventare se mamma si mette a ballare!” dissi mentalmente alla mia pancia. Verso metà canzone sentii il mio telefono suonare, così abbassai il volume e risposi, era Phoebe.

“Ninaaa! Ho letto il tuo tweet! E’ una bambina?!”

«Sì!» le risposi ridacchiando.

“Evviva! Lo sapevo! Sono così felice per te! Ma sai che devi pagare no? Così come Paul e Candice!”

Giusto, la scommessa, pensavo se ne fossero dimenticati «Se proprio devo…»

“Ovvio che devi! Ora ti lascio, Julie mi sta urlando, ci vediamo preso, Neens!”

«Ciao, Phoebe! Grazie della chiamata!» riattaccai.

Non avevo neanche fatto in tempo ad inviare il tweet che avevo già centinaia di risposte e anche la mia amica l’aveva letto subito, tra l’altro si ricordava ancora di quella stupida scommessa che avevamo fatto più di due mesi fa, ora mi toccava pure pagare cinquanta dollari perché avevo perso.

Cominciai a preparare la cena verso le sette, insalata e una bistecca di pollo, una cosina leggera e salutare anche se avrei preferito un panino del Mc Donald con le patatine fritte, ma Ian mi costringeva a stare attenta su tutto, ancora un po’ e mi avrebbe legata a letto per tutta la gravidanza.

Trascorse quasi un’ora e di Ian nessuna traccia, avevo provato a mandargli un messaggio ma non mi aveva risposto, “forse l’hanno trattenuto alla fondazione.” Aspettai ancora e non ricevetti nessuna risposta, la cena era quasi sicuramente diventata un cubetto di ghiaccio, ma non mi importava se la sarebbe mangiata fredda così imparava a non rispondere. Afferrai il cellulare e lo chiamai, poco dopo scattò la segreteria: “Segreteria di Ian, lasciate un messaggio e verrete richiamati… Forse.” Aveva ancora lo stesso messaggio di sette anni fa, glielo avevo fatto registrare io durante le riprese della seconda stagione se non ricordavo male, al bip parlai: “Ian, dove diavolo sei? Puoi almeno avvertirmi se fai tardi? La cena è fredda e non te la riscalderò, quindi muoviti.” dissi seccata.

Mi stesi sul divano in salotto e iniziai a guardare un film senza accorgermi del tempo che passava, lanciai un’occhiata all’orologio e notai che erano già le nove e quaranta. Iniziavo a preoccuparmi, non era da lui sparire in quella maniera senza neanche uno straccio di chiamata. Cercai di mantenere la calma quando improvvisamente il mio iPhone squillò, il display segnava il nome di Ian. “Meglio tardi che mai.” pensai infastidita.

«Ian! Ti pare normale sparire e ricomparire in questo modo?!» urlai.

“Signorina Dobrev? E’ lei che parla?”

Aggrottai la fronte «Sì, lei chi è?»

“Mi chiamo Liam Howe, sono un paramedico. Il suo compagno ha avuto un brutto incidente, ma mi ha pregato di rintracciarla prima che lo portassero in sala operatoria.”

Trattenni il fiato «Sa… Sala operatoria? Lui…» mi bloccai.

“Ospedale di Atlanta, secondo piano. Può chiedere ad un’infermiera, la aspettano.” riattaccò.

Mi sembrava di essere morta e risorta in quei due minuti. Ian era sotto i ferri da chissà quanto e io mi ero arrabbiata perché non mi rispondeva, quanto ero stupida.


Angolo autrice (?)
Okay, mi odierete lo so. Ma veniamo al capitolo: IT'S A GIIIIIRL ** Sarà una piccola Hayley, una principessina, come ha detto il nostro Ian. 
Verso metà capitolo vediamo Nina a casa intenta ad aspettare il suo uomo che però non rincasa e già da lì immagino che molte mi abbiano maledetto in aramaico ahahah, comunque qualcosa è successo e per ora non c'è molto da dire...
Fatemi sapere che cosa pensate sia accaduto e se siete contenti per la bimba! ;)
Non trucidatemi vi prego ahah

Aspetto con ansia i vostri commenti e se non pubblicassi prima, beh vi auguro una buona Pasqua, a voi e famiglia!
Un abbraccio e alla prossima,
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Twenty-one ***


Twenty-one

 

Entrai in ospedale quasi correndo, non presi l’ascensore perché non avevo tempo e neanche pazienza di aspettarlo, feci i due piani di scale e mi avvicinai al “banco informazioni” che c’era lì vicino. L’infermiera presente mi rivolse subito uno sguardo, pronta ad aiutarmi.

«Mi scusi… Mi… Mi hanno detto di venire qui… Io… Sto cercando… Ian, Ian Somerhalder… Ha avuto un in… Incidente…» dissi con il fiato corto.

Lei si alzò e mi invitò a seguirla in una stanzetta più privata così da potermi parlare, tutta questa riservatezza mi stava spaventando da morire «Signorina, le spiego quello che mi hanno detto finora, va bene?» Annuii «Da quello che hanno detto i testimoni si tratta di una tentata rapina, l’hanno aggredito per rubargli l’orologio ma lui non ha voluto darglielo e gli hanno sparato… Una coppia di passanti ha subito chiamato il 911 ed ora lo stanno operando…» 

Ero rimasta lì a bocca aperta come un’ebete, mi sembrava uno di quei film drammatici che si vedono ogni tanto in televisione «E’… E’… Grave?» domandai all’infermiera con un filo di voce.

«Non so dirglielo con precisione, ma sembra di sì… Mi dispiace molto… C’è qualcosa che posso fare? Ha bisogno che chiami qualcuno?» mi chiese premurosamente.

«No, la ringrazio, io… Aspetterò qui fuori…» risposi balbettando.

Uscii dalla stanza sorreggendomi a stento sulle mie gambe e mi trascinai fino alla sala d’aspetto, una volta lì mi lasciai cadere su una delle sedie in preda all’angoscia più totale. Gli avevano sparato… Sparato. Mai avrei pensato che una cosa del genere potesse accadere, e poi per cosa? Per un orologio? Neanche fosse stato un Rolex placcato d’oro! Non riuscivo a darmi una spiegazione, mi sembrava così irreale, magari stavo sognando e tra poco mi sarei svegliata tra le sue braccia a casa nostra. Mi tolsi il giubbotto, ero talmente in ansia da avere un caldo incredibile, forse stavo avendo un attacco di panico o qualcosa del genere. Provai a calmarmi un po’ perché sapevo bene che tutta questa agitazione non faceva bene a mia figlia e non avrei sopportato che le accadesse qualcosa, specialmente adesso.

Trascorse mezz’ora e la sala d’aspetto si svuotò completamente, ero rimasta sola, non c’era più nessuno se non qualche infermiere o medico che girava per i corridoi. Non avevo ancora pianto, neanche una lacrima, non avevo neanche avuto il tempo di metabolizzare quello che era successo semplicemente perché non ci credevo ancora. Se fosse stato un incidente d’auto probabilmente me ne sarei resa conto subito, sono cose che capitano frequentemente, ma questa? Questa situazione era inimmaginabile per me. Presi in mano il cellulare, era quasi scarico ma funzionava ancora, c’era un messaggio di Paul di un’ora e mezza fa.

“Phoebe mi ha dato la notizia! Sono contentissimo per voi, Ian voleva proprio una bambina! Ci sentiamo presto!”

Fui quasi sul punto di cedere e lasciar spazio alle lacrime, avremmo dovuto passare la serata sul letto a guardare le foto di nostra figlia e non in un ospedale, non era giusto. Oltretutto nessuno sapeva niente, ero qui da sola alle dieci e venti di sera in una sala ad aspettare notizie dell’uomo che amavo. Non ci pensai due volte e feci partire la chiamata diretta a Paul.

“Ehi, Nina! Come stai?” mi chiese il mio amico dall’altro capo del telefono.

«Paul… E’… Successa una… Cosa…» affermai con la voce che mi tremava.

“Che cosa? Va tutto bene?”

«Puoi venire in… Ospedale… Ti prego…» cercai di respirare profondamente per non iniziare a piangere.

“In ospedale? Nina cos’è successo?”

«Ti prego…» 

“D’accordo arrivo, dove sei?”

«Secondo piano…» riattaccai.

Appoggiai il telefono nella sedia in parte alla mia e mi portai le mani sul viso, tentavo con tutta me stessa di non piangere, ma era difficile reprimere quel sentimento perché non appena ne avevo parlato con Paul mi era sembrato tutto vero e non riuscivo a affrontarlo. Pochi minuti dopo vidi arrivare lui e Phoebe, mi stavano cercando con lo sguardo così mi alzai in piedi e gli corsi incontro.

«Paul…» lo chiamai e mi gettai tra le sue braccia piangendo.

Lui mi strinse e per un attimo mi lasciò piangere sulla sua spalla in modo che mi calmassi un po’. Mi staccai da lui, avevo gli occhi rossi e i capelli scompigliati, proprio una bella visione.

«Nina, guardami. Cos’è successo? Perché sei qui da sola? Ian dov’è?» mi chiese.

«In… Sala operatoria…» balbettai.

«Cosa?!» sgranò gli occhi.

«Andiamo a sederci un attimo così ci racconti, d’accordo?» Phoebe mi prese per mano e ci sedemmo.

«Mi hanno chiamata con il suo cellulare… Sono corsa qui e…» scoppiai nuovamente in un pianto disperato senza riuscire a concludere la frase.

«Shhh, va tutto bene.» Paul mi abbracciò.

Riuscii a calmarmi solo dopo svariati minuti e cercai di ricompormi un minimo. «Un’infermiera mi aspettava… Mi… Mi ha detto che… Gli hanno… Sparato… Non so che cosa… Fare…» dissi singhiozzando.

«Oh mio dio…» disse Phoebe sconvolta.

«Vedrai che starà bene, ci siamo noi, non sei sola.» tentò di consolarmi Paul.

«E’ solo colpa mia, è colpa mia…» 

«Come puoi dire una cosa del genere, Nina?» mi domandò la mia amica.

«Gli ho regalato io quello stupido orologio, non sarebbe successo se…»

«Non dirlo neanche, okay?» mi rimproverò Paul.

Lo guardai un momento negli occhi, erano lucidi, era preoccupato tanto quanto me, era il suo migliore amico e poteva morire. Mi capiva, lui mi capiva come pochi quando si trattava di Ian. Restammo lì in silenzio per almeno un’ora, Paul ogni tanto faceva su e giù cercando qualcuno per delle informazioni, ma la risposta era sempre quella: “Non si sa ancora nulla, vi informeremo appena possibile.” Avevo entrambe le mani poggiate sulla mia pancia e inevitabilmente pensavo ad Hayley, lei aveva bisogno di suo padre e anch'io ne avevo.

«Che cosa farò se dovesse morire?» chiesi ad un tratto.

«Non accadrà. Non devi pensarlo.» disse Paul.

«Lei ha bisogno del suo papà…» 

«Nina.» il mio amico si abbassò alla mia altezza appoggiandomi le mani sulle ginocchia «Ian starà bene e lei avrà un papà.»

Annuii poco convinta, non sapevo come faceva ad essere così ottimista in una situazione del genere. Trascorse un’altra ora, cominciavo a sentirmi stanca e la pancia mi faceva male, avrei dovuto mangiare qualcosa se non per me almeno per la bambina. Feci per alzarmi e se non fosse stato per Paul sarei caduta per terra in preda ad un fortissimo capogiro.

«Stai bene?»

«Sì… Dovrei mangiare qualcosa, non ho cenato…»

«Okay, ci penso io. Ti prendo qualcosa di dolce.» mi sorrise il mio amico.

Rimasi sola con Phoebe che tentò in tutti i modi di farmi stare il più tranquilla possibile anche se servì a poco. Paul tornò con due barrette al cioccolato, ma solo l’odore del cibo mi faceva venire la nausea.

«Devi mangiare, Nina…» affermò la mia amica.

«Non ci riesco…» dissi abbassando lo sguardo.

«Devi farlo almeno per la piccola, finirete per stare male entrambe.» continuò.

Aveva ragione, non contava più ciò che sentivo io ma come stava mia figlia, aveva bisogno di nutrimento ed io dovevo darglielo anche se non mi andava di farlo. Ormai i miei desideri erano passati in secondo piano, dovevo provare a stare bene per lei perché non mi sarei mai perdonata se le fosse successo qualcosa di nuovo.

Era quasi l’una di notte quando si avvicinò a noi la stessa infermiera che ore prima mi aveva informato sull’accaduto. Mi alzai dalla sedia e la guardai.

«Ci sono novità?» chiesi.

«L’operazione è stata lunga, il proiettile aveva danneggiato organi importanti, hanno dovuto estrargli la milza e ha perso moltissimo sangue… Hanno fatto l’impossibile… Ma…»

Non le lasciai terminare la frase «No! No! Non è possibile!» mi aggrappai a Paul piangendo.

«E’ ancora vivo… Ma è in coma…» disse lei.

La guardai terrorizzata, non sapevo se essere sollevata o ancora più disperata.



Angolo autrice (?)
Ebbene sì dopo 21 capitoli mi stanno arrivando minacce di morte per posta :') vi prego non odiatemi!
Riassumento, Nina corre in ospedale e si fa spiegare l'accaduto, è stata una tentata rapina volevano rubare l'orologio di Ian ma lui si è rifiutato di darglielo e gli hanno sparato. Ricordate il regalo di natale no? Era stata lei a regalarglielo e si sente molto in colpa per questo anche se ovviamente non centra nulla. Decide di chiamare Paul per non restare sola in un momento così difficile e l'amico si presenta quasi subito.
Alla fine sappiamo cos'è successo: Ian è vivo, ma in coma.
Si sveglierà? Si o no? E se si quando? Ricorderà Nina?

Come al solito spero di leggere le vostre recensioni (o commenti omicidi è uguale ahah), basta che mi facciate sapere. Non odiatemi troppo e vi prego non venite a lapidarmi ahahah!

Per chi avesse tempo e voglia c'è l'altra mia fan fiction Delena: Open your heart to me. È il giorno di Pasqua e sono appena uscita da un pranzo infinito anche e tra poco tornerò a mangiare cioccolata :') mi sono presa un momento di pausa e ho deciso di approfitare e pubblicarvi il capitolo. Detto ciò tantissimi auguri e alla prossima :)
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Twenty-two ***


Twenty-two

Ancora sconvolta dalla notizia di Nina vi pubblico
il capitolo, spero vi piaccia

 

Me ne stavo lì nel corridoio aggrappata a Paul dopo quella notizia, non mi ero mossa di un millimetro, ero pietrificata. Lui aveva cercato di farmi muovere ma io avevo solo aumentato la presa sul suo maglione, non riuscivo a ragionare lucidamente perché in testa mi ronzavano ancora le parole dell’infermiera: E’ ancora vivo… Ma è in coma…”, il mio Ian era in coma, c’era la concreta possibilità che non si sarebbe svegliato mai più. Non lo avrei abbracciato mai più, non ci saremmo baciati mai più, non avrei visto i suoi bellissimi occhi mai più, ma la cosa più terrificante era che non avrebbe mai conosciuto la sua bambina. Ripensavo al fatto che solo qualche ora fa lo avevo chiamato ed era stato così felice di sapere che era una femmina, mentre adesso era in un letto d’ospedale, in coma.

Paul si girò verso di me prendendomi per le spalle «Nina, guardami. Andiamo da lui, adesso ha bisogno di te. Non ti lascio sola, te lo prometto.»

Ascoltai le sue parole attentamente, e volevo davvero andare da Ian solo che il mio corpo non voleva muoversi ero paralizzata. «Non… Non ce la faccio…»

«Sì che ce la fai.» mi lasciò andare e mi prese per mano «Su, andiamo.»

Mi lasciai trascinare dal mio amico fino ad una delle stanze della terapia intensiva, la porta era socchiusa e c’erano dei camici appesi fuori, sicuramente dovevamo indossarli per evitare che i pazienti contraessero qualche infezione. Me lo infilai e mi sciacquai le mani con il gel all’entrata, non avevo ancora guardato Ian per paura di sentirmi male, non sapevo cosa aspettarmi. Presi un respiro profondo e mi voltai. Dire che rimasi di sasso era un eufemismo. Sembrava un’altra persona, non era lui, non poteva esserlo, aveva un tubo in gola per aiutarlo a respirare, due aghi sulla mano collegati ad una sacca con dei fluidi. La macchina faceva rumore, imitava il suo respiro, era una scena agghiacciante. Istintivamente mi portai una mano alla pancia e pensai a nostra figlia, a come avrei fatto a crescerla senza di lui.

«Io… Io non ce la faccio… E’ troppo…» scoppiai in lacrime ancora una volta.

Sentii Phoebe abbracciarmi e sussurrarmi all’orecchio “va tutto bene.” ma in realtà niente andava bene, era un incubo, uno di quelli brutti dal quale non vedi l’ora di svegliarti. Però Paul aveva ragione, dovevo stargli vicina e aiutarlo a riprendersi, forse non si sarebbe mai svegliato, era vero, però non potevo abbandonarlo solo perché avevo paura. Lui di sicuro se la stava passando peggio di me. Mi avvicinai piano e gli presi la mano.

«Ha la mano fredda, lui non le ha mai fredde…» constatai.

Paul si avvicinò ad Ian dall’altra parte del letto «Coraggio, amico. Supererai anche questa.» poi si rivolse a me «Ti lasciamo un po’ sola con lui, ti aspettiamo qui fuori, okay?»

«Grazie.» dissi.

Uscirono entrambi dalla stanza, io presi una delle sedie e mi accomodai accanto a lui e gli strinsi di nuovo la mano stando attenta a non fargli male. «So che probabilmente non mi senti, ma io sono qui, sono qui con te. Ho tanta paura di perderti, sono terrorizzata, Ian, però resto qui. Non ti lascio, te lo prometto, ma tu devi farmi un favore devi svegliarti perché devi conoscere la tua bambina, lei ha bisogno di te e cavolo anch'io ne ho! Quindi ti prego fai questo sforzo almeno per lei. Ti amo, lo sai vero?» gli accarezzai i capelli scompigliandoglieli leggermente.

Gli raccontai della visita e di tutti i fan che mi avevano risposto su Twitter quando avevo scritto che era una bambina, speravo tanto che nel profondo riuscisse a sentirmi e che avrebbe fatto di tutto per tornare da noi. Quasi un’ora dopo uscii dalla stanza per bere qualcosa e notai che i miei amici erano ancora seduti lì fuori.

«Non dovevate restare, davvero, non ce n’è bisogno…» dissi loro sentendomi un po’ in colpa.

«Io vorrei restare almeno per stanotte se per te non è un problema…» mi domandò Paul.

«Certo che no, anzi.» risposi accennando un sorriso. «Vado a prendere qualcosa da bere, vi va un caffè?»

«Sì, ti accompagno.» affermò Phoebe.

Ci fermammo poco più in là davanti ai distributori automatici, io scelsi una semplice bottiglia d’acqua mentre la mia amica prese due caffè. Prima che potessi tornare indietro lei mi afferrò per un braccio e mi trattenne.

«Aspetta…»

«Che c’è, Phoebe?» le domandai

«Non so come comportarmi con Paul, mentre eri dentro con Ian è crollato, non l’ho mai visto così. Insomma con te è diverso, so come ragioni e il più delle volte con un abbraccio riesci a tranquillizzarti, ma con lui non so cosa fare… Non mi parla… E tutto questo è fuori luogo, scusami, Nina.» 

«Ehi, no, va tutto bene. Credo sia sconvolto tanto quanto me, devi solo stargli vicino. Paul a volte non è uno di molte parole, quando sarà pronto vedrai che si confiderà.» 

«Allora aspetterò. E tu come ti senti? Mi hai spaventata prima.»

«Io ancora non ci credo, ma ho deciso di affrontare la cosa e non chiudermi in casa a piangere. Ha bisogno di me ed io ci sarò. Ora andiamo o quello diventerà freddo.» dissi indicando i due caffè che aveva in mano.

Mi sedetti per terra insieme ai miei amici, ogni tanto c’era qualche medico che correva ma in generale era una nottata tranquilla in ospedale. La mia mente era completamente vuota, non riuscivo a pensare a nulla se non al fatto che sarei stata qui con Ian tutto il tempo. Ad un certo punto avvertii un colpetto alla pancia e feci una smorfia strana, non che mi facesse male ma era una cosa nuova e ogni tanto dovevo ammetterlo, anche fastidiosa.

«Nina, tutto bene?» domandò Phoebe notando la mia espressione.

«Sì.» dissi accennando un sorriso. «Sarà una bambina selvaggia, questo è certo.»

«Che vuoi dire?» 

Le presi la mano e sollevai la felpa che avevo indosso, feci in modo che premesse leggermente così da poter sentire la piccola che si muoveva.

«Oh dio! L’ho sentita!» disse a bocca aperta.

«Ogni tanto si muove, ultimamente sempre più spesso.»

«Fa male?» mi chiese Paul.

«No, è solo un po’ strano… Di solito Ian le parlava e lei si tranquillizzava, ma non penso che stanotte accadrà.» sospirai.

«Si sveglierà, Nina, vedrai.» mi incoraggiò la mia amica.

 

[…]

 

Ormai erano trascorse due settimane da quella notte, Ian non si era ancora svegliato, i dottori erano fiduciosi ora riusciva a respirare da solo, ma ancora non si sapeva se o quando si sarebbe ripreso. Io facevo avanti e indietro, uscivo dall’ospedale solo per farmi la doccia e prendere dei vestiti puliti, l’avevano anche spostato dalla terapia intensiva ed aveva una stanza tutta sua così da poter ricevere delle visite. Paul era quello che passava più tempo lì con me, c’era quasi ogni giorno, spesso raccontavamo ad Ian la nostra giornata e gli acquisti folli che aveva fatto Candice per la bambina, lei si sfogava così, facendo shopping a più non posso. Ci era rimasta male tanto quanto noi e aveva ordinato ad Ian di muoversi ad uscire da lì perché io la piccola lo stavamo aspettando. E non c’era cosa più vera. Oggi gli avevo raccontato di come Hayley mi aveva tenuta sveglia la notte precedente e che avevo bisogno di lui per calmarla, le mancava il papà. Durante il mio racconto sentii la sua mano muoversi, credevo di essermelo sognato ma poi accadde ancora.

«Ian? Mi… Mi senti? Sono Nina, se mi senti sappi che sono qui, svegliati amore mio.» gli dissi speranzosa.

Pian piano lo vidi aprire gli occhi, dio i suoi meravigliosi occhi. Mi si dipinse un sorriso enorme in faccia. «Ehi, bentornato.» gli carezzai piano il viso anche se sembrava ancora non rendersi conto di dove fosse.



Angolo autrice (?)
Nonostante io sia in preda alla depressione più totale dopo quello che ha scritto Nina su instagram vi pubblico comunque il capitolo.
Più che altro vediamo la nostra Nina preoccuparsi del futuro della bambina, di come farà a crescerla se Ian non dovesse svegliarsi e cose così, rimane lì tutta la notte a parlargli e appena esce dalla stanza sente la bimba muoversi, racconta ai suoi amici che era Ian a farla calmare solitamente e che forse non sarebbe più successo.
Sono passate due settimane e finalmente qualcosa sembra smuoversi... Ian ce la farà? Sarà tutto come prima?

Oltre al capitolo, che ne pensate di questa cosa di Nina che lascia tvd? E anche Trevino ma nessuno se l'è cagato ahahahah :')
Lasciatemi una recensione e fatemi sapere, non vedo l'ora di leggere!

Alla prossima!
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Twenty-three ***


Twenty-three

 

Per un attimo rimase immobile a fissarmi, sbatté più volte le palpebre e poi sembrò rilassarsi leggermente. Non aveva detto nulla e neanche io, c’era solo questo continuo scambio di sguardi che un po’ iniziava a preoccuparmi. E se non mi avesse riconosciuto? Se non sapesse più chi ero? Solo il pensiero mi metteva i brividi.

«Ian… Come ti senti? Sai cos’è successo?» domandai senza distogliere lo sguardo dai suoi bellissimi occhi celesti.

Lui scosse la testa, ma non proferì parola.

«Vuoi che te lo spieghi o chiamo un medico?» non mi rispose così mi alzai per andare a chiamare un dottore, ma la sua mano mi bloccò il braccio «Okay, resto.»

Gli sorrisi e gli strinsi la mano cercando di confortarlo un po’ e fu a quel punto che parlò «Raccontami.»

Grazie a dio stava bene, sapeva chi ero e riusciva a parlare «Ti hanno sparato… Mi… Mi fa ancora male parlarne… Sono state due settimane d’inferno credimi…»

Sgranò gli occhi e mi squadrò da capo a piedi «Due settimane? Io… Non ricordo… La tua pancia… E’ cresciuta… La bambina…» balbettò iniziando ad agitarsi.

«Ehi, ehi, è tutto apposto. La piccola sta bene e anche io sto bene, di questo non devi preoccuparti, d’accordo?» tornò a stendersi sul letto «Sei stato in coma, per due settimane appunto… E’ stata dura, ma sapevo che ce l’avresti fatta.» mi passai una mano sulla pancia «Ci mancavi da morire sai? Non osare mai più spaventarmi così.» dissi mentre una lacrima mi rigò il viso.

«Non avrei permesso che mi portassero via il tuo regalo, Nina.» mi confidò piano.

«Era solo un regalo, niente vale quanto te! Potevano anche ucciderti!» risposi arrabbiata.

Mi attirò a sé facendomi stendere accanto a lui, cercai di non fargli male sapendo che la ferita dell’operazione non era guarita del tutto ma lui non sembrò farci troppo caso. Sollevò la mano e la poggiò sul mio ventre, in quell’esatto momento Hayley si mosse, sembrava una scena da film.

«L’hai sentita?» chiesi stringendomi di più a lui.

«Sì… La mia piccolina…»

«Mi ha fatta impazzire lo sai? L’hai viziata troppo e non è ancora nata!» affermai ridacchiando.

«Perché vuole più bene a me!» constatò in tono sarcastico.

«Staremo a vedere!» conclusi con una smorfia.

Poco dopo decisi di chiamare il suo medico e informarlo che Ian si era finalmente risvegliato. Lui si precipitò subito a visitarlo, gli fecero esami neurologici, le analisi del sangue, una risonanza e altri mille esami di cui avevo persino dimenticato il nome. Ero contenta che si prendessero così cura di lui, almeno sarei stata sicura al cento per cento che sarebbe stato bene d’ora in avanti. Uscii nel piccolo giardino dell’ospedale mentre aspettavo che finissero con Ian, era una bella giornata nonostante il freddo. Mi accomodai su una delle panchine lì fuori e decisi di avvertire Paul visto che non sapeva ancora nulla.

La chiamata partì. “Ehi, Nina. Tutto bene?”

«Paul, devi venire in ospedale, ora.»

“Ti prego dimmi che non è successo niente…” mi chiese angosciato.

«Ho bisogno che tu venga qui.» e riattaccai.

Non mi andava di dirglielo al telefono, ero stata cattiva in un certo senso ma volevo che lo vedesse con i suoi occhi come l’avevo visto io qualche ora prima. Gli avevo promesso che sarebbe stato il primo a saperlo se ci fossero stati dei cambiamenti e mi sembrava giusto tener fede a quella promessa. Lo vidi arrivare in preda ad un attacco isterico e un po’ mi venne da ridere, ma cercai di trattenermi il più possibile. Prima che potesse aprir bocca lo trascinai di sopra verso la stanza di Ian. «Nina che stai facendo?» 

Continuai a tirarlo per un braccio fino alla stanza 237 e spalancai lasciando che vedesse con i suoi occhi tutto quanto. Ian era a letto, si era ripreso abbastanza e aveva un colorito migliore in volto, quando vide il suo amico gli sorrise e lo salutò con la mano. Paul spalancò occhi e bocca incredulo, io che gli ero vicina potevo vedere i suoi occhi lucidi, ma Ian non lo notò.

«Amico, stai bene?» domandò Ian vedendo il suo migliore amico impalato sulla porta.

«Questo dovrei chiederlo io a te…» rispose avvicinandosi a lui.

«Come vedi sono come nuovo!» scherzò.

Paul andò verso di lui e gli diede un colpo alla nuca, naturalmente non gli fece male ma Ian si lamentò comunque «Aia!»

«Sei un idiota! Lo sai quanto mi hai fatto preoccupare?» 

«Mi dispiace, non ho mica chiesto io che mi sparassero!» 

«Smettetela di fare i bambini, abbracciatevi, baciatevi e siamo tutti contenti.» intervenni.

«Davanti a te? Mai.» mi rispose Ian divertito.

«Sono a favore dei gay, non preoccupatevi.» alzai le mani in segno di resa.

Entrambi scoppiarono a ridere, ma alla fin fine si abbracciarono per davvero e non so perché quella scena mi strinse il cuore, “ormoni, sicuramente.” pensai fra me e me. Paul ci lasciò soli dopo circa un’ora, felice di aver ritrovato il suo amico e si offrì di riportarmi a casa, io rifiutai, avevo trascorso lì quasi ogni notte e adesso avevo bisogno di stare con il mio uomo. Ian non ne era entusiasta, voleva che andassi a casa a risposare ma lo ignorai beatamente.

«Ti fa male?» chiesi contro il suo petto indicando la ferita.

«Non proprio, solo un po’ di fastidio.» rispose accarezzandomi i capelli.

«Ho avuto paura, davvero, davvero tanta.»

«Lo so, amore. Ma sono qui, per te e per la piccola.» disse stringendomi contro di lui.

«Sono rimasta qui giorno e notte, volevo che vedessi me per prima.»

«Sono felice di aver avuto te al mio fianco quando ho riaperto gli occhi, mi sentivo come perso…» confessò.

«Lo immagino, per fortuna ora stai bene.» gli dissi guardandolo.

«So che non è importante, ma l’orologio l’hanno portato via?»

«No, me lo hanno riportato due poliziotti una settimana fa, hanno arrestato l’uomo che ti ha aggredito, mi sono assicurata che andasse in prigione.»

«Aspetta, tu cosa?!» mi domandò sbalordito.

«Ho raccontato tutto alla polizia e sono andata al processo a testimoniare.»

«Nina, non avresti dovuto farlo! Avrebbe potuto fare del male anche a te, o meglio a voi!»

«C’erano Paul, Phoebe, Candice e Joseph con me, non preoccuparti…» lo rassicurai.

«Voglio solo che tu ed Hayley stiate al sicuro.»

«Anche io voglio che tu sia al sicuro.» ribattei.

Mi guardò imbronciato per qualche istante e poi si fiondò sulle mie labbra, non me l’aspettavo di certo ma ricambiai quel bacio senza pensarci, fu qualcosa di disperato e allo stesso tempo qualcosa di tanto atteso. Mi era mancato da impazzire, in un modo un cui nessuno mi era mai mancato. Era l’amore della mia vita, lo era da sempre, nonostante ci fossimo persi per anni, nonostante gli ex fidanzati, lui era lì impregnato nel mio cuore e nella mia mente per sempre. Si staccò da me senza fiato e mi sorrise maliziosamente, io risi e poi mi lasciai andare in un pianto liberatorio.

«Va tutto bene, piccola.»

«Sì, ora mi sento bene.» dissi asciugandomi le lacrime. «E lo sai che nostra figlia avrà vestiti e giocattoli per i prossimi cinque anni grazie a questa tua bravata?»

«Scusa?» mi chiese ridacchiando.

«Candice si è data alla pazza gioia, lo sai che quando è in ansia reagisce così.»

«Un po’ mi sento in colpa… Ma devo ammettere che ha sicuramente più gusto di me nel vestire, quindi la piccola sarà sempre alla moda!»

Ridemmo entrambi e chiacchierammo quasi tutta la notte, era tutto tornato alla normalità in un certo senso, ora mancava solo la nascita della nostra bambina…


Angolo autrice (?)
Buongiorno! Notizia dell'ultima ora: HO FINALMENTE CONCLUSO QUESTA FAN FICTION, mi manca solo da scrivere l'epilogo che probabilmente sarà diviso in due parti perchè ho un paio di idee in mente. Ovviamente questo non è l'ultimo capitolo, l'ho solo finita di scrivere nel mio computer! :)
Beh, Ian sta bene e anche la nostra Nina, è un capitolo quasi interamente dedicato a loro, se lo meritavano dopo questa brutta avventura, non sono così sadica come potete vedere! :'D
Manca ormai solo una cosa: la nascita di Hayley. Non preoccupatevi, avverà mooolto presto!

Ormai sarete stufe di sentirlo dire, ma lasciatemi una recensione, pleaseee! Ora che sono gli ultimi capitoli ci tengo ancora di più, mi mancheranno le vostre belle parole!
In ogni caso, fatemi sapere che ne pensate, aspetto con ansia! 

Per chi volesse c'è l'altra mia FF Delena: Open your heart to me.

Un bacio,
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Twenty-four ***


Twenty-four

 

Erano i primi di luglio, faceva un caldo infernale qui ad Atlanta e la mia pancia enorme di certo non aiutava. Ormai mancava poco e non vedevo l’ora che nascesse così da potermi riappropriare del mio corpo perché negli ultimi due mesi non aveva fatto altro che scalciare giorno e notte. Per fortuna oggi avrei potuto distrarmi un po’ e andare con Phoebe a scegliere il suo l’abito da sposa, se la stavano prendendo con calma soprattutto perché li avevo pregati di celebrare le nozze dopo il parto, non volevo andare al loro matrimonio con il pancione. Mi sistemai i capelli e mi vestii il più leggera possibile, avrei aspettato l’arrivo di Candice e Claire che si erano offerte di farmi da taxi fino all’atelier.

Il negozio era enorme, uno dei più belli della città da far invidia a quelli di New York e Los Angeles, naturalmente chi poteva averlo scelto se non Candice? Phoebe si era affidata a lei e dovevo dire questa volta aveva superato se stessa. Ci accomodammo sul morbido divano in pelle beige mentre l’assistente aveva già rapito la futura sposa. C’era l’aria condizionata e ci avevano offerto una limonata fresca, avevo deciso: avrei trascorso la giornata qua dentro. La nostra amica uscì con indosso un abito molto bello, ricami di pizzo ed un corpetto con dei drappeggi sofisticati, aveva delle spalline fine ed era uno di quei modelli a sirena.

«Ora mi metto a piangere!» affermai.

«No! Ti prego! Se poi cominci tu finisco per piangere anche io! Comunque… Che ve ne pare?»

«E’ carino, ma secondo me puoi trovarne uno migliore.» constatò Claire.

Vidi Candice annuire, così si girò e ritornò dritta in camerino. A me non dispiaceva, ma la mia opinione contava poco con tutti questi ormoni, piangevo per ogni emozione e a volte non capivo neanch’io se fosse per la felicità o meno. Phoebe uscì nuovamente con un altro vestito. Questa volta era un modello più classico, ampio, senza pizzo, aveva una scollatura a cuore e cristalli ovunque sul corpetto.

«Questo mi piace, voi che dite?»

«Adoro il corpetto, è qualcosa di unico, ma non m piace la gonna…» confessò Candice.

«Sì, non convince molto neanche me… Ne provo un altro e vediamo.» disse Phoebe guardandosi allo specchio.

A me sembravano tutti belli, ma cercavo di annuire e starmene buona o Candice mi avrebbe uccisa seriamente. La mia amica tornò da noi con il terzo abito, era di nuovo un modello a sirena, scollatura a cuore come il precedente, e la gonna di un tessuto che in teoria era il tulle, inoltre aveva un ricamo floreale nel corpetto ed era stupendo.

«Phoebe, sì.» dissi convinta.

«Questa volta sono con Nina, sei bellissima!» mi sostenne Claire.

«E’ lui!» concluse Candy.

«Vi piace sul serio? Perché credo proprio che sia quello giusto…» annunciò Phoebe entusiasta.

Annuimmo tutte contemporaneamente: era fatta. Aveva il suo abito, il suo meraviglioso abito. Le stava d’incanto e sapevo già che al matrimonio avrei pianto come una fontana. Quando Paul l’avrebbe vista con quell’abito non avrebbe potuto resisterle, ne ero certa.

Uscimmo tutte e quattro assieme per mangiare qualcosa anche se Candice avrebbe voluto fermarsi a comprare ulteriori vestitini per mia figlia. Aveva già un cassettone pieno e doveva ancora venire al mondo, sarebbe stata una bambina viziata da morire conoscendo le mie amiche. Ci fermammo in un locale nuovo, non molto grande ma decisamente di taglio moderno, mangiammo con tranquillità parlando del più e del meno.

«Allora Claire, dov’è che te ne vai in vacanza?» chiesi alla mia amica.

«Santo Domingo! Non vedo l’ora!» rispose eccitata.

«Che bello! Era una delle opzioni mie e di Paul per la luna di miele, ma poi abbiamo scelto le Hawaii…» continuò Phoebe.

«Quanto vorrei una vacanza anche io ragazze…» sospirai.

«Avanti, Nina, manca così poco, non sei contenta?» domandò Candice.

«Ovvio che lo sono, ma ho bisogno di un po’ di relax, non so se mi spiego.» dissi indicando la pancia.

Loro risero «Lo sai che ti vogliamo bene!» concluse Phoebe.

Sul tardo pomeriggio mi feci riaccompagnare a casa, ero stanchissima dopo la lunga giornata passata fuori con le mie amiche. Mi buttai subito sotto la doccia fresca, mi rilassò tantissimo tanto da non accorgermi del tempo che passava, canticchiavo una delle mie canzoni preferite e allo stesso tempo mi risciacquavo i capelli dallo shampoo quando sentii la porta aprirsi.

«Sei viva lì dentro?» mi domandò Ian.

«Ehm, certo… Perché?»

«E’ mezz’ora che sei sotto la doccia, cominciavo a preoccuparmi.»

«Sto fin troppo bene qui sotto… Vuoi unirti?» chiesi maliziosa.

«E me lo chiedi?» lo vidi sfilarsi i vestiti e pochi minuti dopo eravamo insieme sotto la doccia.

Ci limitammo a baciarci intensamente visto che ogni altra cosa era diventata difficoltosa visto il mio stato, soprattutto in piedi. Mi accarezzò piano la schiena e mi afferrò la nuca in modo da lasciar esposto il mio collo che baciò appassionatamente. Mi lasciai sfuggire un lamento, lo desideravo tantissimo ma non era il luogo ne il momento adatto purtroppo. 

Mi avvolse nell’accappatoio per poi occuparsi di se stesso, mi asciugai i capelli frettolosamente e mi stesi sul divano in preda ad un attacco di sonno. Iniziai a giocherellare con il cellulare mentre Ian preparava la cena, mi sentivo un po’ strana ma non ci feci troppo caso. Poco dopo avvertii un fastidio sulla coscia, mi alzai per dare un’occhiata ma non vidi nulla, la sensazione però non se ne andava, solo quando mi spostai dal divano mi resi conto di ciò che stava accadendo.

«Ian!» urlai.

Lui corse da me in preda al panico, aveva gli occhi fissi su di me «Cos’hai? Stai male?»

«Oh dio mio…» 

«Dimmi cos’hai, Nina! Sono spaventato!» mi scosse.

«Mi si sono rotte le acqua…» lo guardai terrorizzata.

«Co…me?» balbettò.

«Ian! La bambina sta per nascere!» gridai.

«Che devo fare?! Hai bisogno di qualcosa?!» mi domanda in preda ad un attacco isterico.

«Okay, cerchiamo di calmarci…» presi un respiro profondo «Prendimi la borsa dove c’è la mia roba e poi andiamo in ospedale.»

«Certo, vado subito!»

Scomparve nella nostra camera da letto, lo sentivo frugare tra i cassetti e imprecare contro la povera borsa perché non si chiudeva. Io mi sentivo bene, niente contrazioni o cose simili, ma ero certa che mi si fossero rotte le acque perché non mi ero fatta pipì addosso. Mi alzai dal divano, presi un bicchiere e mi versai un po’ di succo e in quel momento Ian ricomparve in salotto.

«Nina! Ma che fai? Adesso ti metti a mangiare? Vuoi partorire a casa?» domandò agitato.

«Rilassati, Ian. Sto bene, abbiamo ancora tanto tempo e fare di fretta non mi farà sentire meglio…» lo rassicurai.

«Va bene, ma adesso andiamo.» mi trascinò fuori casa.

Ian sfrecciò tra le strade di Atlanta, forse il mio “c’è ancora tanto tempo” non gli era entrato bene in testa. Un po’ avevo paura, era davvero arrivato il momento, certo, mancavano ancora due settimane in realtà ma Hayley aveva deciso di farci una bella sorpresa e arrivare in anticipo, “bimba simpatica” pensai scuotendo la testa. Ian mi aiutò a scendere dalla macchina, neanche avessi fatto una protesi all’anca da poco e ci dirigemmo all’entrata. Una delle infermiere ci accompagnò in sala parto e chiamò la mia ginecologa, la dottoressa Lincoln.

«Dovrebbe arrivare appena inizieranno le contrazioni, se ha bisogno di qualcosa ci chiami pure, okay?» mi disse gentilmente l’infermiera dai capelli lunghi e castani.

«Certo, solo una domanda: la bambina avrebbe dovuto nascere tra due settimane, c’è qualche pericolo?» chiesi mentre mi sistemavo sul letto.

«In genere no, ma la monitoreremo continuamente non si preoccupi.» ed uscì.

Mi legai in capelli in una coda alta e rimasi sul letto a gambe incrociate mentre Ian era in piedi accanto a me.

«Come ti senti?»

«Bene, davvero… Per quello ti ho detto che ci sarebbe voluto molto ancora…»

«Sta per nascere sul serio, Nina…» 

«Eh me ne rendo conto.» dissi ridendo.

Lui iniziò a gesticolare con la mia mano, era sicuramente più in ansia di me «Ehi, andrà tutto bene, dai, sono io quella che deve partorire.» cercai di confortarlo buttandola sul ridere.

«Sì, scusa è solo che…»

«Che?» domandai osservandolo.

E fu in quel momento che lo vidi cadere per terra, al momento mi spaventai abbastanza per paura che avesse battuto la testa o qualcosa del genere e chiamai subito qualcuno dal telecomando posto sul comodino.


Angolo autrice (?)
Allooora: il capitolo comincia con le quattro ragazze che aiutano Phoebe con l'abito da sposa, io amo i vestiti da sposa e sono stava un sacco di tempo per trovare la foto giusta a cui ispirarmi ahahah! Manca ormai poco al parto di Nina, due settimane, ma ovviamente la piccola decide di venire al mondo in anticipo tanto che a Nina quella stessa sera si rompono le acque! Ian isterico la trascina in ospedale e mentre sono lì a chiacchierare il nostro caro amico cade per terra come un sacco di patate ahahah tranquille non si sarà fatto nulla ma qualche imprevisto dovevo metterlo o no? :')

Ecco l'abito! Spero si veda ahah Questo è l'abito a cui mi sono ispirata, spero si veda ahah


Beh, siamo quasi agli sgoccioli di questa FF :( un po' sono triste..
Comunque lasciatemi un commento vi preeego!

Un bacio,
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Twenty-five ***


Twenty- five

Oddio, è già il penultimo capitolo! Mi viene quasi da piangere :'(
Beh, vi lascio leggere! A dopo!


 

Aprii gli occhi non capendo cosa fosse accaduto, ero steso in un lettino con una flebo attaccata al braccio “sto sognando per caso?” pensai perplesso. Sollevai piano il capo, mi faceva leggermente male e fu in quel momento che mi ritornò tutto in mente, Nina era in sala parto ed io ero svenuto come un sacco di patate, che razza di idiota ero? Mi alzai in piedi barcollando e mi staccai l’ago dal braccio senza pensarci troppo, non mi uscì neanche sangue quindi non ci feci più caso e uscii dalla stanza. Mi guardai intorno per un attimo, ero ancora nel reparto ginecologico quindi Nina doveva essere in una di queste stanze, iniziai a percorrere il corridoio finché in lontananza notai una fila di persone che chiacchieravano animatamente. Mi avvicinai ancora di più e rimasi un attimo sconvolto, erano tutti i nostri amici.

«Che ci fate voi qui?» domandai.

«Oh, eccoti! Nina mi stava mandando a controllarti!» mi sorrise Paul.

«Lei sta bene? Dov’è?» 

«E’ dentro con le ragazze, voleva venire da te ma le infermiere hanno detto che non doveva muoversi.» mi rispose.

Ringraziai il mio amico con un cenno ed entrai nella stanza, Nina era sempre seduta sul letto e intorno a lei c’erano Phoebe, Candice e Claire. Rimasi sulla porta aspettando che si accorgesse di me e le rivolsi un grosso sorriso.

«Grazie al cielo stai bene! Mi hai fatto prendere un colpo!» mi rimproverò Nina.

«Scusami… Mi sento già abbastanza scemo…» dissi imbarazzato passandomi una mano tra i capelli. «Tu piuttosto come stai?»

«Ancora bene… Avrei voluto venire con te ma mi hanno obbligata a restare qui così ho scritto un messaggio a Candice e lei l’ha detto a tutti…» mi rispose ridendo.

«Scusami, Neens! E’ solo che non potevo perdermi la nascita della mia nipotina!» le fece gli occhi dolci in segno di scuse.

«Aspetta, ma quanto tempo sono rimasto di là?» chiesi confuso.

«Quasi venti minuti…» rispose Nina.

Aggrottai la fronte, era davvero un sacco di tempo ma per fortuna la piccola sembrava essersela presa comoda.

«Beh, vi lasciamo soli, non farci aspettare troppo signorina!» concluse Candice parlando alla pancia di Nina.

«Grazie di essere venuti tutti.» dissi alle ragazze.

«Era il minimo!» rispose Phoebe uscendo e salutandoci con la mano.

Mi sedei sul letto con la mia donna e le accarezzai una guancia, aveva l’aria stanca poverina, stava affrontando una delle cose più importanti della sua vita se non la più importante. Le feci segno di stendersi accanto a me e lei annuì, la presi tra le braccia appoggiando una mano sulla sua pancia.

«Perchè non dormi un po’? Così dopo sarai più riposata.» proposi.

«Sì, inizio ad essere stanca…»

La vidi addormentarsi contro il mio petto non smettendo mai di vegliare su di lei. Trascorse qualche ora e sembrava andare tutto per il meglio, lei dormiva ancora e anche la bambina era tranquilla, non si muoveva quasi mai. Avevano preferito ricoverarla subito per evitare che prendesse infezioni per via che le si erano rotte le acque. Senza accorgermene mi appisolai anche io accanto a Nina.

 

[…]

 

Mi svegliai di soprassalto sentendo una fitta nel basso ventre, mi piegai in due e afferrai il lenzuolo che mi copriva fino alla vita. Ian si svegliò con me e mi guardò preoccupato.

«Era una contrazione, credo…» dissi piano.

«Quindi… E’ ora?» 

«Quasi… Non sverrai di nuovo vero? Perché non credo di farcela da sola…» confessai.

«Resto qui, sarò al tuo fianco non devi preoccuparti di altro adesso.»

Strinsi i denti quando un’altra contrazione arrivò, Ian mi prese la mano e lasciò che gliela stringessi in attesa che il dolore andasse via. Appoggiai nuovamente la testa sul cuscino lasciando che il mio uomo mi cullasse, fortunatamente ero riuscita a dormire un paio d’ore e non ero troppo stanca, però iniziavo a essere spaventata, non sapevo come comportarmi e se avessi fatto involontariamente del male a mia figlia? Scacciai i pensieri quando un’altra fitta mi colpì, questa volta era più forte della precedente e mi sembrò infinita. Respiravo a fatica mentre una lacrima si faceva largo sul mio viso. Ian si spostò dietro di me e mi massaggiò la schiena cercando di aiutare come poteva.

«Grazie…» sussurrai.

«Non mi piace vederti stare così male, spero finisca in fretta…» mi rispose abbracciandomi da dietro.

«A chi lo dici!» replicai cercando di smorzare un po’ la tensione.

Alla fine chiamai un’infermiera per farmi visitare, speravo davvero che finisse tutto presto, era un dolore insopportabile a livello fisico. Mentalmente stavo bene, insomma la mia piccola stava per nascere e finalmente l’avremmo conosciuta, era solo grazie a questo pensiero che riuscivo a stare in piedi e a non cedere.

«Manca poco ormai, ora ti sistemiamo e poi facciamo nascere questa signorina, d’accordo?» mi disse l’infermiera.

«Sì, sono pronta.» risposi convinta.

In quel momento comparve la mia adorata ginecologa «E’ il gran giorno allora eh? Come ti senti? So che non hai voluto farmaci, ma siamo ancora in tempo per l’epidurale se vuoi.»

«No, non serve, ce la faccio, davvero.»

«Nina, non fare la coraggiosa…» mi riprese Ian.

«Ho sopportato fino adesso, posso farlo.»

Lui annuì. Non mi andava di fare la puntura, odiavo gli aghi e avevo più paura di quello che di partorire, avrei sopportato le contrazioni ancora per delle ore piuttosto che farmi bucare la schiena. Facevano malissimo, era vero, però ero sicura di farcela.

Mezz’ora dopo mi stavano preparando per farla nascere, mi avevano posizionato le gambe sugli appositi sostegni e avevano preso tutto il necessario per controllare la bambina appena nata.

«Okay, cara, ci siamo. Alla prossima contrazione devi spingere forte va bene?» mi disse la dottoressa Lincoln.

Guardai per un momento Ian, ero terrorizzata, lui mi sorrise dolcemente mimando un puoi farcela ma non ne ero molto convinta. Non ebbi tempo di continuare a pensarci perché una contrazione fortissima mi colpì.

«No, non ce la faccio, vi prego fa troppo male!» singhiozzai dolorante.

Ian mi strinse forte la mano «Sì che ce la fai, coraggio!»

Lo fissai dritto negli occhi e presi tutta la forza che avevo in corpo e spinsi, faceva male, male da morire ma sapevo che presto sarebbe finito e avrei abbracciato mia figlia quindi cercai di non pensarci e ascoltare la dottoressa.

«Bravissima, così è perfetto! Manca poco!» mi incoraggiò lei.

«Fa male!» dissi in un lamento.

«E’ quasi finita, Nina! Ancora un paio di spinte su!» continuò.

La ascoltai e feci come mi diceva, stavo stritolando la mano di Ian ne ero certa vista la sua espressione corrucciata, ma quello non era niente in confronto a cosa stavo provando io. Continuai a spingere sperando che fosse presto finita.

«E’ l’ultima, ancora una e vedrete la vostra bambina!»

«Davvero?» chiesi mentre riprendevo fiato.

Lei annuì e mi invitò a spingere per un’ultima volta, lo feci e fu in quel momento che sentii un pianto. Mi si interruppe il respiro quando la dottoressa alzò l’esserino che aveva tra le braccia per mostrarcelo. Era sporca ed insanguinata ma era mia, la mia piccola creatura. Me la misero tra le braccia e fu subito amore, lei aprì gli occhi e mi guardò, era così piccola e già così perfetta.

«Oh dio, Nina. E’ meravigliosa.» mi disse Ian baciandomi la fronte sudata «Ciao piccola che bello conoscerti.» si rivolse alla bimba accarezzandole una manina.

«E’ la bambina più bella che abbia mai visto…» gli risposi senza staccare gli occhi da mia figlia.

«Lo è, amore.» 

«Perché non la tieni anche tu prima che la portino alla nursery?» proposi.

Lui si passò una mano tra i capelli e poi accettò. Prese in braccio sua figlia e vidi una lacrima scendergli sulla guancia, le due persone più importanti della mia vita nella stessa stanza. Mi sentivo più che fortunata, avevo una bambina appena nata che mi aveva già rapito il cuore e un uomo che mi amava pronto a proteggerci. Sul serio, non c’era nulla di più importante.

“Pensi che il vero amore sia l'unica cosa che possa spezzarti il cuore.
La cosa che ti riempie la vita e la illumina, o la distrugge.
Poi diventi madre.”
- Grey's Anatomy 



Angolo autrice (?)
Ed eccoci qui al 25^ capitolo... E' il penultimo e sono triste, mi divertivo davvero tanto a scrivere questa storia e mi mancherà certamente.
Comunque veniamo al capitolo: HAYLEY È ARRIVATA ** Finalmente dopo tipo 15 capitoli è nata la bimba! Spero vi sia piaciuta la scena e la paura di Nina dell'epidurale hahahah :') oppure quando stritola la mano ad Ian ma non le interessa perchè lei sta soffrendo di più lol
Beh non so che altro aggiungere, ah sì, una cosa: la citazione di Grey's Anatomy l'ho trovata per caso ed era troppo perfetta per non metterla, spero vi sia piaciuta! :)
Aspetto con ansia i vostri commenti, fatemi felice visto che siamo quasi alla fine ahah xD

Alla prossima!
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Twenty-six ***


Twenty-six

Eccoci qui, siamo alla fine. Ultimo capitolo.
Manca solo l'epilogo ormai... Ma ho anche una sorpresa per voi ;)
 

Un po’ titubante presi in braccio la mia bambina, avevo paura di farle del male era così piccola e fragile, sembrava di porcellana. Teneva gli occhietti aperti e mi fissava tranquilla, era identica a Nina per quanto fosse minuscola si notava già la somiglianza, o forse ero solo io a vederla tale e quale alla mia donna. Delicatamente le afferrai una manina e lei mi strinse il dito come se sapesse da sempre che ero il suo papà, io non potei far altro che sorriderle e continuare a cullarla. Spostai lo sguardo su Nina che ci stava guardando ammaliata, aveva l’aria decisamente stanca ma la vedevo felice nonostante la fatica del parto. Mi sedei sul letto attento a non far male né a lei né ad Hayley.

«Come ti senti?» le chiesi.

«Distrutta, ma contenta. Lei ne è valsa la pena.» mi rispose accarezzando un piedino della bimba.

«Somiglia a te.» 

«Gli occhi sono i tuoi però.»

«Dici? Non è troppo piccola per capirlo?» le domandai sorridendo.

«Forse, ma la forma è la tua, ne sono certa.»

Dopo qualche minuto tornò l’infermiera per prendere la bambina e portarla a fare tutti i controlli, gliela porsi tristemente non avrei voluto staccarmi da lei neanche per un secondo ma sapevo che era per il suo bene e che ce l’avrebbero riportata tra qualche ora. Passai a Nina un bicchiere d’acqua e rimasi di nuovo incantato a guardarla, era così bella anche se aveva appena partorito, aveva messo al mondo mia figlia e per questo non l’avrei mai ringraziata a sufficienza, amavo lei ed Hayley più della mia stessa vita.

«Ian? Ti senti bene?» mi chiese fissandomi.

«Sì, scusa. Mi ero incantato a guardare la mia bellissima donna.»

Lei arrossì «Dai, mi imbarazzi.»

Non potei non ridere «Però è vero!»

«Va bene, come vuoi.» sospirò «Perché non dici agli altri che è nata? Credo siano ancora là fuori poverini.» rise anche lei.

«Certo, vado subito.» risposi baciandola sulle labbra.

Uscii dalla sala parto e mi diressi verso la sala d’aspetto, non sapevo esattamente quanto tempo era passato ero stato impegnato a guardare Nina e mia figlia per tutto il tempo. Buttai l’occhio e vidi che erano ancora accampati lì, c’era chi dormiva e chi leggeva e poi c’era Candice che faceva continuamente su e giù per la stanza. Rimasi un attimo a godermi quella scena, mi faceva ridere da un lato mentre dall’altro ero immensamente grato ad ognuno di loro per essere rimasto fino a questo punto. Mi avvicinai cercando di fargli una sorpresa ma fui scoperto praticamente subito dalla mia amica bionda.

«Oh dio! E’ nata!» strillò Candice correndomi incontro e mi gettò le braccia al collo. «Come sta? Tutto okay vero? E Nina? Anche lei sta bene no?»

«Candy! Respira!» ci avvicinammo agli altri «Stanno entrambe bene, è andato tutto per il meglio… Lei è… Bellissima.» sorrisi.

Ci fu un momentaneo abbraccio ci gruppo e tutti iniziarono a congratularsi con me, l’ultimo fu il mio migliore amico che mi abbracciò forte.

«Come ti senti, paparino?» mi prese in giro alludendo al mio svenimento.

«Sto bene grazie! Tu invece hai delle occhiaie spaventose, amico!» replicai.

«E’ tutta la notte che aspettiamo, ci credo!» mi rispose lui ridendo.

Trascorsi un’oretta con i miei amici lasciando che Nina si riprendesse un po’, sicuramente aveva bisogno di dormire o perlomeno di rilassarsi visto che probabilmente per i prossimi giorni ci sarebbe stato un via vai di amici e parenti che venivano a vedere la bambina. Tentai di ritornare da Nina ma le ragazze mi stavano pregando di lasciarle andare a trovare la loro amica e non riuscii a dire di no, mi seguirono tutte eccitate.

Lei era sdraiata a letto e con mio enorme piacere vidi che le avevano già riportato la piccolina, dormiva beata sul suo lettino a pancia in giù portava un completino rosa pastello regalatole niente meno che da Candice.

«E’ così carina! Guarda come dorme.» disse Phoebe con gli occhi quasi lucidi.

«Nina è uguale a te!» aggiunse Claire.

«L’ha detto anche Ian, ma secondo me ha preso un po’ da entrambi.» concluse Nina.

«Tu come stai?» chiese Candice abbracciandola.

«Stanca, ma per il resto bene.» le rispose la mia donna.

«Ti ha fatto tanto male?» intervenne Phoebe.

«Beh non è stato piacevole ecco.» rise Nina.

«Oh, guardate, è sveglia!» disse Claire fissando la mia bimba.

Le ragazze furono letteralmente rapite da Hayley e rimasero ad osservarla per svariati minuti aspettando che facesse una smorfia o un movimento. Quella piccola creatura aveva già conquistato tutti quanti in pochi attimi e non potevo dare torto a nessuno perché era semplicemente perfetta, ed era mia. L’amore incondizionato che provavo per lei non si poteva esprimere a parole, nell’istante in cui era venuta al mondo aveva conquistato sia me che Nina.

 

[…]

 

Eravamo tornati a casa da una settimana e la vita non era affatto semplice con una neonata, Nina aveva smesso di lavorare sotto mio obbligo mentre io avevo ridotto gli orari alla fondazione. Neanche il caldo afoso di luglio aiutava, grazie a dio avevamo l’aria condizionata in casa in modo da tenerci freschi e rilassati altrimenti avremmo dato di matto entrambi. Hayley in una settimana era già cresciuta, non di molto ma la differenza si notava anche se minimamente, sia Nina che io la riempivamo di foto, nel mio pc avevo già una cartella con almeno un centinaio di fotografie mentre nella scrivania del mio ufficio ne avevo incorniciata una di Nina ed Hayley addormentate sul letto in un tardo pomeriggio, era in assoluto quella che preferivo.

Erano circa le due e mezza del mattino quando sentii un pianto provenire dall’altra stanza, Nina fece per alzarsi ma la bloccai.

«Vado io, riposati.» le dissi dolcemente.

Sollevai la piccola dalla culla e la strinsi a me in modo da calmarla un attimo, subito dopo mi recai in cucina a scaldarle il latte. «Sei impaziente, signorina.» affermai divertito dalla faccia di mia figlia.

Bevve tutto senza lasciare una goccia, in quanto a mangiare aveva decisamente preso dal sottoscritto, mia madre diceva che caratterialmente eravamo identici Hayley ed io. E forse Nina quella volta aveva ragione, aveva ragione a dire che era un misto tra tutti e due perché guardavo la mia bambina e vedevo una Nina in miniatura, ma quando faceva qualcosa che fosse una smorfia o un sorriso vedevo me stesso il più delle volte. Tutto questo era ciò che avevo sempre sognato, nonostante i litigi, nonostante la rottura, nonostante gli ex fidanzati, nonostante il tempo noi ci eravamo ritrovati e questa volta sarebbe stato per sempre.  
 

"Le cicatrici ci mostrano dove siamo stati,
non ci impongono dove dobbiamo andare."
- Criminal Minds



Angolo autrice (?)
Ragazzeee, è finita! Mi viene da piangere giuro! 
Beh qui essenzialmente vediamo Nina ed Ian dopo la nascita della loro bambina, la piccola ha già conquistato tutti specialmente i neo genitori. Non so esattamente cosa voglia dire essere genitori (non sono ancora mamma fortunatamente ahahah) ma ho cercato di immedesimarmi il più possibile in loro due e spero di aver fatto un buon lavoro!
Nell'ultimo pezzo vediamo brevemente come vanno le cose dopo che Hayley è ritornata a casa, la vita non è facile ma sembra che i due ce la facciano! :)

Manca solo l'epilogo e ho una sorpresa per voi alla fine della seconda parte quindi non credete di liberarvi di me tanto preso ahah :'D

Beh un bacio e alla prossima,
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Epilogo - parte uno ***


Epilogo - parte uno

 

Due anni e mezzo dopo…

Erano stati i due anni più belli della vita di Nina ed Ian, nessuno dei due si aspettava che un bambino avrebbe portato così tanta felicità, ma così era stato. Hayley era la loro creatura perfetta, bella, solare e anche un po’ capricciosa ma a loro piaceva proprio così. Era cresciuta, o meglio, tutti e tre erano cresciuti in questi due anni e non solo fisicamente. Nina aveva fatto la mamma per più di un anno, niente lavoro, niente riprese voleva solo coccolare la sua bambina. Ian si era dedicato alla sua amata fondazione, aveva avviato tre progetti che erano tutti andati a buon fine, aveva continuato a recitare sia per Julie che per una breve comparsa in un film. Nonostante i mille impegni non aveva mai fatto mancare nulla a sua figlia e alla donna che amava, era il miglior padre che Hayley potesse avere ed era stata Nina stessa a dirlo. 

La piccola era identica alla mamma, stesso viso, stessi capelli, stesso sguardo da cerbiatta, ma gli occhi erano quelli del papà, color ghiaccio anche se con qualche sfumatura di blu più scura. Caratterialmente era un misto di entrambi era sempre sorridente come Nina nonostante avesse meno di tre anni, amava gli animali di qualsiasi specie fossero soprattutto i cavalli. Per i suoi due anni l’avevano portata a fare una passeggiata a cavallo e sembrava ce l’avesse nel sangue, ad Ian si era illuminato il volto mentre Nina era scoppiata a piangere, nessuno dei due aveva mai provato tanta gioia nel vedere una bimba sopra un pony, Hayley sorrideva e batteva le sue piccole manine sotto lo sguardo attento dei suoi genitori.

 

Guardavo mia figlia ridere e non c’era niente di più bello, si divertiva con così poco che l’ammiravo, aveva compiuto due anni oggi e mi sembrava di conoscerla da una vita. Ian salì a cavallo e le passai la piccola pregandogli di fare attenzione, lui rise perché stavo diventando una di quelle mamme super apprensive. Montai anch’io e ci avviammo verso la radura di fronte a noi.

«Non trovi sia magnifico?» chiesi guardandolo.

«Sì, e voi due lo rendete ancora meglio.» mi rispose stringendo a sé la nostra bambina.

Ci fermammo sotto un grosso salice, tenevo in braccio Hayley mentre Ian sistemava la coperta sull’erba e legava i cavalli in un apposito abbeveratoio. Appoggiai a terra la bambina e rimasi lì ad ammirare quella piccola meraviglia con gli occhi azzurri. Ian mi avvolse in un abbraccio non appena mi sedei per terra, Hayley si alzò in piedi e iniziò a giocare con le margherite lì sul prato. Poco dopo ci venne incontro ridendo e ci porse i fiori raccolti.

«Grazie, amore.» la ringraziai.

«Pa… Pa… Papà.» disse lei mentre dava i fiori a suo padre.

«Oh mio dio! Ha detto papà!» mi portai le mani alla bocca.

«La mia principessa ha detto papà.» Ian la prese in braccio e la baciò sulla guancia.

«Hayley, dì mamma.» la invogliai.

«No.» replicò mia figlia.

Risi dopo la sua risposta, sembrava che “no” fosse la sua parola preferita ultimamente, non rimasi delusa che non avesse detto “mamma”, anzi ero felice che avesse detto “papà”, non c’era un motivo, tutto ciò che faceva o diceva mi emozionava tantissimo.

«Sai una cosa? Non credo che la mia vita potrebbe essere migliore di così.» affermai stendendomi sulla coperta.

«Io penso di sì.» mi rispose Ian.

Mi alzai di scatto «Che vuoi dire?»

«Penso che dovresti sposarmi.» disse semplicemente.

Io sgranai gli occhi incredula dopo la sua frase, lui mi sorrise e tirò fuori una scatoletta in velluto dai suoi pantaloni, era serio, non era una presa in giro me lo stava chiedendo davvero.

«Avrei voluto chiedertelo con un bel discorso, ma credo che anche così vada bene, infondo abbiamo già una figlia quindi… Vuoi sposarmi, Nina?»

«Sì che lo voglio!» risposi lasciando che mi infilasse il bellissimo anello. «E’ stupendo, grazie.»

«Tu ed Hayley siete stupende.» mi disse accarezzandomi una guancia.

Lo baciai sotto quell’albero bellissimo con nostra figlia che scorrazzava in giro, la mia vita era davvero completa.

«Ti amo, Ian.»

«Ti amo, Nina.»

 

E così oltre al lavoro e alla bambina dovevano anche organizzare il loro matrimonio, non c’era una data, non ancora se non altro. Avrebbero dovuto trovare il momento adatto in cui tutti i loro amici sarebbero stati liberi, Candice stava per partorire il suo primo figlio, mancavano pochissime settimane ormai, mentre Phoebe e Paul avevano annunciato il giorno del loro matrimonio che sarebbero diventati genitori. Avevano avuto due bellissimi gemelli, un bambino e una bambina,  Lucas e Sophia che avrebbero compiuto due anni tra quattro giorni. Non sarebbe stato semplice trovare un giorno che andasse bene per tutti ma né Nina né Ian avevano fretta. Avevano tutta la vita davanti…

 

"Voglio che mi prometti una cosa.
Se ami qualcuno, diglielo.
Anche se hai paura che non sia la cosa giusta.
Anche se hai paura che possa portare qualche problema.
Anche se hai paura che rovini completamente la tua vita.
Dillo.
Dillo ad alta voce.
E poi riparti da lì."
- Grey's Anatomy

 

Angolo autrice (?)
Eccoci qui. La prima parte dell'epilogo.
E' in terza persona e racconta un po' in generale cos'è successo in questi due anni e mezzo. Poi c'è un breve flashback... E Ian chiede a Nina di spoosarlo *-* poi Hayley dice "papà"! E' un epilogo abbastanza breve, ma solo perchè ce ne sarà un'altra parte!
Vi ricordo anche che nel prossimo ci sarà una sorpresina ;)
Beh, che posso dire... Spero che vi sia piciuto, spero che la storia vi sia piaciuta! :)

Ah, la citazione... Il mio amato Mark Sloan T.T piango tutte le lacrime che ho in corpo! L'ho trovata troppo adatta alla situazione per non metterla. 

Ci vediamo presto con la seconda parte! Fatemi sapere cosa ne pensate, mi fareste felice!
Alla prossima,
Anna

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Epilogo - parte due ***


Epilogo - parte due

 

Un anno dopo…

Okay, era tutto pronto. La mia valigia era fatta, quella di Ian anche e lo stesso valeva per quella più piccola di nostra figlia. Era minimo la quindicesima volta che controllavo la lista che avevo fatto, non potevo dimenticarmi metà roba come ero solita fare. Spuntai con la penna le cose prese e in teoria avevamo tutto il necessario, aprii per l’ultima volta tutte e tre le valigie per controllare e dovetti sedermi sopra per richiuderle, sembrava che partissimo per un pellegrinaggio di un mese e non per andare in vacanza una settimana. Alla fine riuscii a chiudere tutto, presi una ad una le valigie e le trasportai in salotto, stavo aspettando Ian che sarebbe dovuto rincasare almeno dieci minuti fa, avremmo finito per perdere l’aereo e allora sì che l’avrei ucciso. Hayley stava tranquillamente giocando con uno dei suoi pupazzi in camera sua così per prendermi avanti andai da lei e iniziai a vestirla.

«No, mamma! Rory viene con me!» mi disse stringendo l’orso di peluche.

«Non possiamo portarlo, non ci sta nella borsa della mamma…» risposi a malincuore.

«E io non vengo allora.» ribatté lei.

«Hayley.» la guardai con aria di rimprovero.

«Posso portare almeno Lady? Lei è piccola ci sta!» mi sorrise speranzosa.

Non potevo resistere a quegli occhi azzurri che mi imploravano «Va bene, lei puoi portarla.»

Corse subito ad afferrare il pupazzetto, era un cavallino che le avevano regalato Candice e Joe quand’erano andati in Texas per un weekend, se ne era letteralmente innamorata e raramente dormiva senza quel peluche. Tirai fuori un vestitino celeste e un paio di sandali bianchi per Hayley e la invitai a vestirsi da sola, o perlomeno a provare. Le piaceva essere indipendente nonostante avesse tre anni e mezzo, voleva sempre provare a fare tutto da sola anche se a volte non ci riusciva vista la sua tenera età. L’aiutai ad infilarsi il vestito, ma mi obbligò a lasciarla fare da sola con i sandali, la guardai perplessa per un secondo ma vidi che ce la faceva benissimo senza il mio aiuto.

«Visto, mamma, sono grande.» affermò soddisfatta.

«Certo che lo sei, vieni, andiamo ad aspettare papà.» la presi per mano e andammo insieme in salotto.

Due minuti dopo rincasò Ian, era di fretta e ne aveva tutti i motivi visto che eravamo già in ritardo, salutò sia me che la bambina e corse a cambiarsi. Io presi la borsa e iniziai a chiudere per bene la casa. Portai in macchina la mia valigia lasciando ad Ian la sua e quella di Hayley per poi tornare di nuovo in casa.

«Prendo la bambina, tu porta le valigie. Siamo apposto poi.» feci ad Ian.

Presi in braccio mia figlia e la legai attentamente nel suo seggiolino, salii davanti e mi legai anch’io. Finalmente eravamo pronti a partire.

 

Entrammo in aeroporto praticamente correndo, erano gli ultimi minuti per fare il check-in e infatti non c’era nessuno. Imbarcammo le valigie e ci dirigemmo all’interno ad aspettare il nostro volo, grazie al cielo ce l’avevamo fatta in tempo.

«Finalmente! Avevate intenzione di venire a nuoto fino in Egitto?» domandò Candice.

«Colpa mia, scusate!» si affrettò a dire Ian.

«Strano, di solito è Nina la ritardataria cronica!» disse Paul ridendo.

«Grazie, sei sempre molto gentile, Paul.» replicai facendo la finta offesa.

Eravamo diretti a Sharm El Sheikh, lo stavamo programmando da quasi due anni, ma Candice ci aveva pregato di aspettare che suo figlio Liam compisse un anno e così avevamo fatto. Mi sembrava quasi un sogno essere qui con loro, stavamo andando in vacanza con le nostre famiglie, mai mi sarei aspettata una cosa del genere tre anni fa. Paul e Phoebe avevano avuto i gemelli, Ian ed io avevamo una bellissima bambina mentre Candice aveva dato alla luce un maschietto ed era contenta di occuparsi anche delle figlie di suo marito, Elise ed Ava, che considerava come sue. Hayley aveva un particolare feeling con Lucas, uno dei gemelli, erano adorabili insieme e probabilmente se fossero stati due adolescenti Ian si sarebbe ingelosito parecchio, viziava un sacco sua figlia seppur restando nei limiti. Noi non ci eravamo ancora sposati, avevamo annunciato il fidanzamento ai nostri amici e alla nostra famiglia ma nulla di più, anche se io in segreto avevo cominciato ad organizzare qualcosa chiedendo consiglio alla mia signorina.

Chiamarono il nostro volo e prontamente ci dirigemmo tutti verso la navetta che collegava l’aeroporto all’effettivo aereo. Ian prese in braccio Hayley e lo stesso fecero Candice, Phoebe e Paul con i loro figli. Salimmo tutti insieme, avevamo i posti vicini così da poter parlare durante il viaggio e a turno tenere d’occhio i bambini.

«E’ la prima volta in aereo di Liam, spero non stia male…» ci disse Candice.

«Ma no, vedrai che dormirà tutto il tempo come quando abbiamo portato Hayley dai miei genitori a Toronto.» la tranquillizzai.

A mia figlia piaceva un sacco l’aereo, aveva detto che ci avrebbe lavorato da grande. Avevo riso a quell’affermazione, aveva già le idee chiare la piccoletta, era cocciuta il più delle volte e sicuramente l’aveva preso da me. L’aereo decollò e fu tutto normale, Hayley si addormentò quasi subito in braccio a suo padre e poco dopo crollai anch’io. Non vedevo l’ora di arrivare.

Il legame che avevo con queste persone, mia figlia, il mio futuro marito e i miei amici era qualcosa di speciale, qualcosa di indissolubile perché dopo tutti questi anni eravamo ancora qui, insieme, ancora più legati.
 

"I legami che ci vincolano a volte sono impossibili da spiegare.
Ci uniscono anche quando sembra che si debbano spezzare.
Certi legami sfidano le distanze, il tempo e la logica perché ci sono legami che
sono semplicemente destinati ad esistere."
- Grey's Anatomy


 

Angolo autrice (?)
Finalmente completa. :)
E' trascorso un altro anno e i nostri protagonisti stanno partendo per una vacanza con i loro amici e i rispettivi figli.
Ora posso anche confessarvi cos'ho in mente: questo è il prologo per il sequel di questa fan fiction! *applausi a me* :'D
Nel sequel appunto spiegherò un po' com'è la vita di Ian e Nina ora che sono genitori, non ho idea di cosa ne verrà fuori, per adesso ho scritto solo un capitolo e se vi piace l'idea lo pubblicherò però ho bisogno di saperlo da voi, oks? :)

Quindi vi prego fatemi sapere almeno se vi piace l'idea ahah 

Sono felice di aver completato questa storia *-* mi prendo anche un attimo per ringraziare ognuna di voi, ringrazio chi mi ha recensito e invogliato a continuare, chi ha inserito la storia tra le varie categorie e chi ha seguito in silenzio (spero che anche a voi sia piaciuta!)


Non so se dire "ci vediamo alla prossima", ma... lo dico comunque xD
Alla prossima e un bacio!
Anna

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3020313