Collide - Un incontro voluto dal destino -

di LittleDreamer90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Never Want You Back Into my Life, Damned Love! ***
Capitolo 2: *** Perchè la gente strana la incontro sempre e solo io??! ***
Capitolo 3: *** Orecchini, arrabbiature e cadute ***
Capitolo 4: *** Non tutto il male viene per nuocere! ***
Capitolo 5: *** L'appuntamento: grazie, piccola cupido Rin! ***
Capitolo 6: *** Incontri indesiderati, conseguenze inaspettate ***
Capitolo 7: *** Seguire il cuore ***
Capitolo 8: *** Camelie, ricordi e dolci confessioni ***
Capitolo 9: *** Io e te? Noi! ***
Capitolo 10: *** Stringimi ***
Capitolo 11: *** Presentazioni ***
Capitolo 12: *** Ciò che sei per me ***
Capitolo 13: *** Il dono del mio cuore ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** I Never Want You Back Into my Life, Damned Love! ***


Note iniziali dell’autrice alle prime armi:

Salve gente!! Vorrei dedicare un pensiero ad alcune delle mie muse epfiane, senza le quali non sarei neppure quì… ma le loro “dolci incitazioni” hanno colpito il mio cuore tenero!^^ Quindi eccomi non più solo in versione di lettrice!  ^^ 

Vanilla_91  Galeotto fu il messaggio! Tutto nasce da quel tuo innocente “Ma tu scrivi?”

È dal giorno dopo la nostra primissima conversazione via efp che la mia mente ha iniziato a rimuginare..

Poi però mancava il coraggio … e qui mando un bacio a Serin88 che a furia di aspettare è scoppiata di curiosità!!!

L’input a tutto è venuto ascoltando una canzone, Really don’t care di Demi Lovato di cui nel cap primo troverete il ritornello (ovviamente poi il senso del testo è stato da me interpretato alla mia maniera!!).

Beh, che altro dire… ogni parere/ suggerimento/critica/consiglio sarà ben accetto! ^^

Buona lettura e spero di non avervi annoiato già all’inizio! XD

Baci,

LittleDreamer90

 

 

 

 

 

Il dolore è una lezione

che ho imparato con l’amore.

– Fiorella Mannoia -

 

Tokyo, 7.00 am; stazione della metropolitana di Hongō-Sanchōme, Ōedo Line.

 

- Uff, che sonno, accidenti! - borbottò una ragazza dai lunghi capelli corvini e gli occhi nocciola.

- Già fatico a svegliarmi di mio; se poi ci si mettono anche Sango e Miroku a tenermi sveglia con le loro “attività notturne”..! - bofonchiò tra sé, salendo sul treno appena arrivato.

“Beh però arrivare quei 20 minuti in anticipo non è poi così male… il vagone è praticamente vuoto!” pensò poi con un sorriso.

Dopo essersi seduta, prese dalla tasca della giacca il suo mp3 e si infilò le cuffie nelle orecchie, impostando la riproduzione casuale. È risaputo che non c’è niente di meglio di un po’ di musica, la mattina, per evitare di addormentarsi e perdere la fermata giusta!

- Ma che…!?! - disse perplessa, tirando fuori di nuovo il lettore dalla tasca e guardando lo schermo.

- Che cavolo di roba è questa canzone??? Demi Lovato??? Ma..? Ah, maledetta Sango che usa il mio mp3 e ci mette su le sue canzoni strane! -

Infatti ultimamente la sua coinquilina si era appassionata ai talent show americani, in particolare a uno che sembrava la brutta copia di quelli giapponesi che selezionano gli idol... Fattore X qualcosa… X Factor…*

La giovane stava per cambiare canzone, quando il ritornello di quella sciocchezza in inglese la colpì come un pugno nello stomaco…

 

… But even if the stars and moon collide

I never want you back into my life

You can take your words and all your lies

Oh oh oh I really don’t care…

 

Le uscì un sospiro e abbandonò la testa contro il finestrino.

- Già.. “Non ti vorrò indietro nella mia vita”… al diavolo l’amore e al diavolo gli uomini! È tutta una grande fregatura - mormorò.

Eppure lei aveva sempre creduto a quella “Fregatura”… peccato che, batosta dopo batosta, ormai si fosse trincerata dietro ad un muro di disillusione e cinismo.

Sua mamma continuava a darle coraggio e a ripeterle che avrebbe finalmente incontrato l’uomo giusto e che doveva solo aspettare e non perdere le speranze! Però…

Una piccola lacrima sfuggì dai suoi occhi.

“Ah, ma piantala, Kagome!!! Sei ridicola! Non ci devi neanche più pensare all’amore, tu!” si auto rimproverò nella sua testa.

L’amore… probabilmente era destino che lei incontrasse sempre le persone sbagliate!

Ormai, a  26 anni suonati, si riteneva un caso perso!

Hojo, suo ragazzo ai tempi delle scuole superiori, una volta diplomatosi le aveva comunicato (con quel suo onnipresente sorriso serafico) che avrebbe intrapreso un viaggio per contribuire alla scoperta e catalogazione di nuove piante utili nella medicina omeopatica, sua grande passione. Destinazione? Niente di meno che… la foresta Amazzonica!!!

Beh, non che fosse davvero innamorata di lui… però c’era comunque rimasta di sasso!

In seguito, nella piena gloria dei suoi 19 anni, c’era stata la colossale sbandata per Bankotsu, cugino di Jakotsu, il migliore amico di Kagome.

Peccato che dopo la prima uscita di gruppo con tutti gli amici, e ancora prima che la ragazza potesse anche solo accennare ai propri sentimenti, il ragazzo si fosse perdutamente innamorato, ricambiato, della bella Kagura. Poco male, in effetti! Ancora dopo tanti anni erano una bellissima coppia e molto affiatata.

Il terzo “fidanzato” aveva dato il via ad una serie di tremende delusioni d’amore per la povera Kagome. Vero che le prime due “relazioni” erano da classificare più come amori adolescenziali che altro, ma...

Con Byakuya la fiducia nell’amore (e nel genere maschile) della ragazza aveva iniziato la sua lenta caduta.

Il giovane, collega di università della ormai 21enne Kagome, l’aveva anche corteggiata un bel po’ , fino a far crollare le sue resistenze; voleva che lei fosse la sua ragazza, diceva;  peccato che , giusto un paio di giorni dopo aver conquistato ciò che realmente voleva (cioè la purezza della fanciulla), “l’innamorato” si fosse improvvisamente dileguato!

Ovviamente ciò aveva portato Kagome a circa 3 anni di “zitellaggio volontario”, interrotto quando aveva conosciuto un affascinante demone lupo dagli occhi color del cielo.

Tuttavia l’esperienza precedente aveva lasciato un segno non indifferente nell’autostima della ragazza; così, dopo un anno e mezzo di relazione, Koga si era stufato:

- Sei troppo insicura e mi stai sempre addosso! Mi sembra sempre di avere un cane che mi controlla e che mi sta col fiato sul collo! Mi sento soffocare!!! È meglio che la finiamo qui.- così le aveva detto una sera e, senza lasciarle la possibilità di replicare, era uscito della porta di casa.

In seguito Kagome era venuta a sapere che si era rimesso insieme alla sua fidanzata storica, una certa Ayame che gestiva un piccolo bar-gelateria.

Dulcis in fundo… perse le speranze e ormai giunta alla veneranda età di 26 anni, aveva iniziato a frequentare Naraku, un giovane capitato per caso a comprare il latte nel negozietto dove lei lavorava come aiutante commessa.

In realtà quell’uomo non l’aveva convinta del tutto; era restia e quegli occhi rubino erano anche un poco inquietanti, in realtà… beh però tanto ormai non aveva nulla da perdere e lui sembrava anche abbastanza a modo….

Le ultime parole famose!!!!

Dopo qualche mese non ci mise molto a mollarla anche lui, per corteggiare una dipendente di una rinomata profumeria dove, tra l’altro, si era recato allo scopo di comprare a Kagome un regalo di compleanno, lo stronzo bastardo!

Quindi... davvero al diavolo Naraku e tutte le sue bugie!!!!

 

La voce metallica dell’altoparlante che annunciava la sua fermata riscosse Kagome dalle sue amare riflessioni.

– Eccoci qui, stazione di Tsukijshijō… Ufff! Su con la vita! Sarà meglio pensare al lavoro! - si rimproverò. Dopo essere uscita dalla metro sospirò e si stiracchiò, volgendo lo sguardo al cielo azzurro di quella bella giornata di primavera.

Già, come se anche dal punto di vista lavorativo fosse andato tutto secondo i piani! La rottura con Koga le aveva fatto perdere il lavoro come tirocinante presso un asilo. Fortunatamente una nuova occasione le si era presentata come una manna caduta dal cielo in quel periodo nero;

- Buon giorno a tutti! Eccomi! - esclamò allegramente entrando nella piccola bottega, rinvigorita dall’aria fresca e dal breve tragitto compiuto a piedi.

- Kagomeeeee! - urlò un piccolo tornado dai capelli rossi ed occhi verdi, balzandole in braccio.

“Eccolo, l’unico uomo che non mi abbandonerà mai” pensò la ragazza, divertita, per poi esclamare:

- Piccolo Shippo! Ciao! Ma cosa ci fai ancora qui? Non dovresti prepararti per la scuola? -.

Prima che il bambino potesse aprire bocca, un’ altra voce rispose per lui:

- Buon giorno, figliola! Mi dispiace ma oggi dovrai lavorare con questo piccolo terremoto tra i piedi. L’asilo è chiuso per un paio di giorni causa infestazione di scarafaggi! -.

- NONNA!!! - si lamentò il piccolo.

– Che c’è? Non ho forse detto la verità? - rispose Kaede, l’anziana proprietaria del negozio.

Già vedova ed in pensione, si era ritrovata costretta a riaprire i battenti della sua piccola attività commerciale, per poter crescere il nipote, rimasto orfano a seguito di un tragico incidente che aveva strappato, troppo presto, a Kaede l’amata figlia ed il genero.

- Oh nessun disturbo, vero, tesorino?? - rispose la ragazza - Anzi, che ne dici di aiutarmi a mettere le scatole di latta sugli scaffali, Shippo? Le prendi dallo scatolone e me le passi! - aggiunse rivolta al bambino che ancora teneva in braccio.

- Siiiii!- rispose allegro l’altro – Però… - continuò incerto – Però poi dopo posso uscire a giocare al parchetto, vero? – chiese, facendo gli occhioni da cucciolo.

- Ovvio che sì! Appena quella disgraziata scansafatiche di collega che mi ritrovo si degnerà di arrivare, sarai in pausa premio, piccolo Shippo! - replicò Kagome divertita, facendogli l’occhiolino.

- E ora… Al lavoro! -.

 

 

 

 

 

* Non so se e quanto i giapponesi guardino programmi televisivi esteri, se così non fosse, passatemi per buona questa “licenza poetica”! ^^’

EDIT: mi sono dimenticata di aggiungere il video della canzone!!! Scusate!

https://www.youtube.com/watch?v=ffl9uCYdPnU

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Capitolo 2
*** Perchè la gente strana la incontro sempre e solo io??! ***


 

Vorrei ringraziare tutte le fanciulle e fanciulli del Vanilla’s World che gentilmente mi hanno dato consigli per migliorare e soprattutto concesso la loro fiducia! Ringrazio in particolare Yasha 26, che tra le altre cose mi ha saputo consigliare benissimo su come attuare, in questo capitolo, dei “pronti interventi” casalinghi agli infortuni! ^^

Indovinate un po’ chi entra in scena questa volta ??? XD

 

CAP 2     Perché la Gente Strana la incontro sempre e solo io ???

 

 

L’amicizia, come l’amore, è di per sé una coincidenza:

due persone si incontrano e le loro vite si intrecciano.

-R. Hopke-

 

 

Tokyo, ore 17.30, quartiere di Tsukiji .

Un giovane uomo uscì dalle porte scorrevoli del pronto soccorso dell’ospedale St. Luke* scrocchiandosi le spalle ed il collo indolenzito.

- Che stanchezza!! 21 ore di turno butterebbero a terra anche Supeman! – borbottò; però, nonostante tutto, era soddisfatto del proprio lavoro. Era tra gli infermieri più invidiati dell’ospedale, nonostante il carattere tendenzialmente taciturno e burbero. Ovviamente le male lingue non mancavano di insinuare che la sua abilità nel lavoro dipendesse anche e soprattutto dalle sue “doti extra”, ma in verità aveva sudato parecchio per arrivare dove era, e non solo in ambito lavorativo!

- Ma sì, dopo tutto questo tempo al chiuso, farò un pezzo a piedi! Non ho nessuna voglia di sgomitare nella claustrofobica metropolitana piena di vecchiette che tornano a casa con la spesa per la cena -.

Si avviò così verso casa, rimirando il paesaggio che si tingeva pian piano delle tinte aranciate del tramonto.

Perso nei suoi pensieri fece un paio di isolati, prima di accorgersi di aver sbagliato strada.

Era infatti entrato in una viuzza nascosta, nella quale spiccava un grazioso giardinetto/parco giochi per bambini, uno dei pochi “all’antica” sopravvissuti al cemento dilagante.

Stava per tornare sui suoi passi fino all’incrocio precedente quando udì un tonfo seguito da un pianto di bimba; si voltò quindi di scatto, scorgendo una bambina a terra, in lacrime, che si teneva un piede; un bimbo inginocchiato vicino a lei in evidente agitazione la osservava senza sapere che fare.

“Che diavolo…???! Bah! Che roba! Avranno sì e no 5 anni e non c’è nessun adulto a controllarli”  pensò tra sé, mentre si dirigeva velocemente verso i piccoli.

- Ehi! Non piangere… non è niente! Fa vedere a me… me ne intendo di bua, sai? - disse, inginocchiandosi di fronte alla bambina; quella lo guardò, tra le lacrime, un po’ stupita e diffidente.

- Non avere paura non ti faccio niente! È il mio lavoro... sono un infermiere! - tentò ancora, stiracchiando una specie di sorriso che voleva essere rassicurante; si rivolse poi al bambino accanto a sé:

- Senti tu... vai a chiamare la vostra mamma… -.

- Scordatelo! Io non ti lascio da solo con lei! - gli rispose quello - Potresti essere un maniaco rapitore!! -

Il mezzo demone lo guardò storto:

- Ma se ti ho appena detto che sono un infermiere!! Se hai bisogno di rassicurazioni ti faccio vedere il mio tesserino…E mi chiamo Inuyasha, comunque! -.

Il piccolo dagli occhi verdi lo squadrò ancora, non del tutto convinto:

- Io sono Shippo e lei è la mia AMICA Rin - precisò piccato.

- Bene, Shippo.. ora.. potresti PER PIACERE andare a chiamare l’adulto che doveva tenervi d’occhio? Io intanto do un’occhiata al suo piede -.

- Shippo-chan… fai come dice il signore! - lo pregò Rin, sofferente;

- Va... va bene! Volo!! – si arrese il bambino. – Voi però non scappate! E tu non rapirla! - aggiunse, rivolto a giovane.

Dopo aver osservato quell’irritante moccioso alzarsi e correre verso un negozietto dall’altra parte della strada, Inuyasha tornò a prestare attenzione alla bimba:

- Non preoccuparti Rin... è solo una brutta contusione... – le disse, allo scopo di rinfrancarla; in realtà temeva ci fosse una piccola incrinatura nella tibia.

- Sì, però… - iniziò incerta lei, tirando su con il nasino – La mamma sì arrabbierà tanto lo stesso, vero? Mi aveva detto di non uscire da sola e… - continuò Rin, singhiozzando.

Il giovane stava per ribattere quando udì una concitata voce femminile provenire da dietro le proprie spalle…

 

                                           ♣ ٮ ♥ ٮ ♣

 

Era stata una giornata abbastanza tranquilla.

Quell’oca di Shiori era arrivata alle 9 come suo solito:

- Tanto prima di quest’ora entra poca gente; basta che sia presente una sola di noi due, no? Non ho mai sopportato di dover stare ore ed ore ad aspettare come una bella statuina che si faccia vedere qualcuno che non sia uno dei soliti vecchietti! – aveva ribattuto la ragazza tempo prima, quando Kagome le aveva fatto gentilmente notare la scorrettezza data dai suoi frequenti orari flessibili.

Certo! Tanto ci pensava sempre e solo Kagome a fare il lavoro sporco, arrivando tutte le mattine prima delle otto per dare un minimo di aspetto decente al negozio! Intanto Shiori era a casa impegnata nel suo restauro mattutino di bellezza; poi andava al bar a fare colazione e si recava al lavoro con tutta calma, la signorina!!!

Se non fosse stato per il fatto che non potevano fare a meno dell’aiuto di quella sciacquetta, a quest’ora Kagome l’avrebbe già presa volentieri per i capelli e buttata nella baia di Tokyo! Giusto per la soddisfazione di vedere l’acqua diventare marrone per l’ abbronzatura finta che si scioglieva e macchiarle i costosi vestiti di marca che, puntualmente, Shiori indossava!

La ragazza venne improvvisamente risvegliata dai suoi criminosi intenti dal trambusto proveniente dalla porta d’ingresso del negozio e dalla concitata voce di Shippo:

- Kagome! Kagome, corri presto! Rin si è fatta male! -.

- Eh!?! Ma che avete combinato? Mi avevi detto che le avresti solo portato le sue caramelle preferite e che poi saresti subito tornato in casa -.

La realtà delle cose, infatti, era che Shippo era perdutamente innamorato della compagna di scuola e amichetta del cuore; ed ogni scusa era buona per prendere in prestito dal negozio qualcosa da portarle per poter così andare a trovarla!

- Sì, ma…  lei si annoiava a stare in casa tutta sola; così siamo scesi al parchetto a giocare… ma poi è caduta e il signore strano mi ha detto di venire a chiamarti… -.

- Signore??? Quale signore??! – lo interruppe lei allarmata. Istintivamente volse lo sguardo fuori dalla vetrina, scorgendo un tizio dai lunghi capelli bianchi, di spalle,  inginocchiato davanti a qualcosa nel bel mezzo del piccolo parco giochi.

“Oh Kami! E se fosse un mal intenzionato?” pensò, affrettandosi ad uscire dal negozio e attraversando la strada di corsa.

 

- Rin, tesoro! Che è successo? Senta lei, non so che intenzioni abbia ma ... -.

Le parole le morirono sulle labbra quando incontrò dei bellissimi occhi di un particolare color oro; occhi che la osservarono per un brevissimo istante, tornando poi a fissarsi sulla piccola ancora a terra.

Wow! Che fusto! Era un ragazzo giovane, non avrà avuto più di 30 anni..

- Alla buon ora! Che razza di madre è lei, sentiamo??! Lasciare la figlia incustodita e senza nessuno a controllare che non le succeda niente… Feh! Che gente superficiale c’è al mondo d’oggi ! – commentò Inuyasha senza voltarsi.

Come non detto! È proprio vero che tutti gli uomini belli e fighi sono innanzitutto degli stronzi!

- Ma come si permette, razza di... troglodita! – rispose piccata Kagome.

Solo allora il mezzo demone si decise a girarsi completamente verso la sua interlocutrice e osservarla bene e per davvero, pronto a ribattere.

- K-Kikyo??? – fu però il suo sussurro , al limite dell’udibile.

L’altra lo guardò stranita :

- Eh?? -.

“No, non è Kikyo, anche se le assomiglia molto ad una prima occhiata” rifletté il mezzo demone.

La vocina di Rin, che tornò a farsi sentire, lo distolse però dalle sue riflessioni:

- Kagome-chan, non ti arrabbiare con il signore! È stata colpa mia! Lui è buono! -.

- Oh cielo, Rin-chan! Come stai, piccola? – chiese la ragazza, come ricordandosi solo allora della bambina e osservandone preoccupata il piede che si stava gonfiando.

- La bua fa male, Ka-chan ! La mamma si arrabbierà, vero?  - pianse la bambina.

- Non ti preoccupare di questo ora, tesoro; andiamo al pronto soccorso, piuttosto. Prima però sarà davvero meglio avvisare la tua mamma! – rifletté ad alta voce Kagome .

Quindi si rivolse al bambino rimasto dietro di lei:

- Shippo-chan vai nel bar all’angolo della strada ad avvisare Shiori, per favore; ha finito il turno circa mezz’ora fa ma sarà sicuramente ancora là dentro a spettegolare. Dille che deve tornare al negozio e sostituirmi fino all’ora di chiusura. -.

- Ma… io voglio restare qui con Rin! – si lamentò Shippo .

- Niente ma, piccolo! Fai come ti ho detto, non posso lasciare l’emporio incustodito. – lo zittì Kagome, - e se proprio non l’avrai trovata, chiuditi in casa finché Kaede non torna e appendi il cartello “ chiuso ” sulla porta a vetri.- .

Il piccolo ubbidì.

Mentre Shippo si allontanava, Kagome si chinò, con l’intenzione di prendere in braccio la bambina, senza degnare Inuyasha di uno sguardo.

- Ehi, tu! – si lamentò il mezzodemone, - Che credi di fare? Prima bisogna immobilizzarle la caviglia per evitare ulteriori urti e… -.

- Senta un po’, signore! La ringrazio dell’aiuto ma ora me ne occupo io. – sbuffò un po’ spazientita la ragazza - Lei vada pur- -.

Ma non riuscì a finire la frase che il giovane si alzò in piedi, sbuffando anche lui e sovrastandola con la sua altezza.

- Senti tu invece! Sono un dannato infermiere e so fare bene il mio lavoro. Quindi so perfettamente di cosa parlo! Torna dentro quel buco di negozio e portami qualcosa da usare come stecca – le ordinò.

- Ma… - il mezzo demone gelò le rimostranze della ragazza con un’ occhiataccia.

- ORA! – le ringhiò contro, - Prima torni, prima possiamo andare al pronto soccorso. Il più vicino è ad un paio di isolati ed è quello dove lavoro io. -.

Kagome restò interdetta per qualche secondo; infine si decise ad obbedire. In fondo doveva comunque tornare dentro a prendere la propria borsa e magari anche a chiamare la mamma di Rin…

Tuttavia nulla poté esimerla dal borbottare, a bassa voce, mentre si dirigeva all’interno dell’attività commerciale:

– Che razza di caratteraccio! Mi ha anche ringhiato contro, peggio di un cane rabbioso! -.

Purtroppo per lei Inuyasha era dotato di un udito non indifferente:

- Ehi, strega! Guarda che posso sentirti benissimo anche da qui! Invece di insultarmi, vedi di procurare anche del ghiaccio... Ammesso che ce l’abbiate, in quella bettola! – le si rivolse, con tono di scherno, il ragazzo.

Kagome non seppe se sotterrarsi dalla vergogna o se dare in escandescenza come una pentola che esplode. Rientrò comunque a passo di carica in negozio; presi un pacco di piselli surgelati, un paio di cucchiai di legno e un asciughino, oltre che la propria borsa, e uscì.

Ritornata dal mezzodemone  però, poco ci mancò che gli tirasse in testa tutto quanto aveva tra le mani.  Inuyasha infatti aveva osservato con occhio scettico i cucchiai e l’asciughino.

- Beh ? Che c’è ora ? Questo è quello che ho trovato, problemi???  - berciò Kagome.

Il ragazzo non commentò; aprì invece il borsone che aveva con sé e ne estrasse i pantaloni morbidi della tuta; poi, con i suoi artigli, che Kagome notò solo allora, li ridusse a strisce da usare per fermare i cucchiai lungo il piede di Rin.

Finito il procedimento di immobilizzazione dell’arto, prese il pacco di piselli e, dopo averlo avvolto in ciò che rimaneva dei pantaloni, li appoggiò sulla caviglia gonfia della bimba, a mo' di borsa del ghiaccio.

- Bene! Ora possiamo anche muoverci. – mormorò e, senza neanche guardare in faccia Kagome, si rialzò da terra prendendo delicatamente in braccio Rin.

Dopo essersi messo in spalla la propria borsa, si avviò lungo la strada.

- Hai intenzione di restare lì impalata ancora a lungo, ragazzina? – disse poi a Kagome, senza voltarsi; la ragazza infatti lo stava osservando perplessa ancora ferma in mezzo al parco giochi.

Ma, scorgendo da lontano la figuretta di Shippo che correva verso di loro con dietro Shiori, che invece procedeva con tutta calma, la ragazza si decise infine a seguire il mezzodemone.

 

 

“Razza di demone spostato! Buzzurro! Egocentrico e cocciuto!” Questi erano i pensieri di Kagome mentre seguiva a fatica la falcata veloce e fluida del giovane. “Brutto… Oh, beh! Brutto proprio no! Strano, magari… anche se quelle orecchiette… Sono così coccolose!!!” si trovò a pensare la ragazza, osservando in alto verso la sommità della testa di Inuyasha.  Le suddette orecchie, come sapendo di essere state chiamate in causa, ebbero un fremito, una sorta di guizzo .

- Tzè! Invece di fare la pentola che borbotta, non sarebbe davvero il caso di chiamare i genitori della bambina?? Siamo arrivati. – commentò Inuyasha, voltando appena il capo per guardare Kagome con la coda dell’occhio .

“Ops!” pensò lei “Come cavolo avrà fatto a beccarmi??? Non sa leggere i pensieri, vero???”.

In realtà, probabilmente, non era stata così silenziosa come credeva!

Intanto Inuyasha entrò di nuovo, con un leggero sospiro rassegnato, dalle porte a vetri del famoso ospedale con scuola infermieristica annessa, dalle quali era uscito non più di un’ora prima.

Ovviamente senza nemmeno controllare se la giovane donna dietro di sé lo stesse seguendo o meno!

 

 

 

 

* Stavo cercando un qualsiasi nome di ospedale famoso di Tokyo , quando mi sono imbattuta nella descrizione del quartiere di Tsukiji. È famoso universalmente per il grande mercato ittico ( che è il più grande del mondo ! O.O ). Su Wikipedia però si parlava anche di un ospedale, situato vicino alla St Luke Garden Tower , sempre a Tsukiji, il St Luke Hospital , appunto , di cui si indicava anche l’eccellenza della scuola per infermieri annessa alla struttura ospedaliera.

Dato che poi , nella mia testa , Kagome lavora in un emporio, che mi si è visualizzato come un piccolo negozietto di foggia antiquata e sperduto chissà dove tra le modernità della tecnologica Tokyo . .  Beh , perché non situarlo nei pressi della Baia di Tokyo ? Tanto più che Kagome immagina di buttare Shiori a bagno proprio nella baia ! Ed immaginando Inuyasha lavorare poco distante… facciamolo passare di lì per caso , perché no???!  Capitava tutto a fagiolo!

Quindi che Tsukiji sia !! ^^

 

Mi scuso però se dovessi aver preso qualche cantonata medica su medicazioni, caviglie fratturate che non si curano così eccetera !!! ^^’

 

Infine vorrei precisare che alcune sgrammaticature nel modo di parlare di Shippo e Rin in questo capitolo come nei successivi è voluto.. dopo tutto sono bimbi dell’asilo!

 

Spero di aver fatto tesoro dei consigli datomi e di essere migliorata almeno un pochino! Il capitolo , almeno , è un po’ più lungo dell’altro! XD  E , purtroppo per me (ma gioia per voi!) , i seguenti si amplieranno in lunghezza sempre di più ^^’  Mi auguro di non metterci tempi eccessivamente lunghi a battere il tutto a pc! ^^’

 

Alla prossima ! ^^

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Capitolo 3
*** Orecchini, arrabbiature e cadute ***


 

Cap 3   Orecchini, arrabbiature e cadute

 

Eppure le persone acide

Sono quelle che diventano più dolci.

 

 

Tokyo, quartiere Bunkyō.

 

Erano ormai le 20 passate quando finalmente Kagome giunse davanti alla porta dell’appartamento dove abitava insieme ai suoi coinquilini.

Stanca, ma soprattutto mentalmente provata, entrò con la faccia truce, sbattendo la porta di ingresso.

Sango e Miroku, seduti sul divano del soggiorno, la osservarono interrogativi, mentre si accasciava su una sedia come un sacco vuoto.

- Ka-chan, che faccia! Giornata dura? – le chiese Sango.

- Ma figurati! Avrà solo le sue cose! – fu il commento di Miroku, mentre rovistava distrattamente con le bacchette nel proprio piatto di cibo.

L’occhiata di fuoco che Kagome gli riservò, avrebbe potuto rendere mansueto perfino un tirannosauro.

Non era bastato quell’idiota dalle orecchie da cane, ora anche il suo padrone di casa ci si metteva!

Al solo ripensare a quell’imbecille di demone, Kagome si sentiva rimontare addosso una rabbia!!!

Era entrato nell’ospedale senza aspettarla, comportandosi come se lui fosse il capo, lì dentro; e quando lei aveva tentato di seguirlo fino alle salette visite del pronto soccorso, lui… Lui aveva anche avuto il coraggio di sbatterla fuori in malo modo perché non era una parente e

–  Comunque qui dentro i non addetti ai lavori non possono stare – aveva brontolato il mezzodemone.

Così la ragazza era andata, per forza di cose, in sala d’aspetto ad attendere l’arrivo della mamma di Rin.

 

Furente più che mai, Kagome si alzò e si diresse in camera sua.

Purtroppo, in cima alle scale, si imbattè nel suo gatto Buyo che si stava coccolando bello tranquillo e serafico con Kirara, la gatta di Sango.

- Maledizione! Perfino gli animali trovano l'anima gemella! - ringhiò la ragazza.

Ma fu quando passò accanto allo specchio in corridoio, dandosi una rapida occhiata, che ricevette il colpo di grazia della giornata.

Un urlo sovrumano riecheggiò per l'appartamento.

A Sango cadde di mano il telecomando della televisione, mentre Miroku rischiò di morire soffocato con il gamberetto fritto che aveva appena messo in bocca.

- Noo! Dannazione!! - sentirono Kagome lamentarsi dal piano di sopra.

- Ka-chan, che succede? Ti sei fatta male? - chiese Sango, correndo concitata su per la scala.

Arrivata al pianerottolo, l'altra la guardò con le lacrime agli occhi: - Ho perso uno degli orecchini di mamma! -.

Sango si appoggiò al corrimano della scala, che emise un sinistro scricchiolio, sintomo che lo si stesse stringendo un po' troppo.

Portandosi l'altra mano a coprirsi gli occhi, la ragazza sbraitò, con un nervo pulsante in fronte: - MA SEI SCEMA?? Mi hai fatto venire un infarto! -.

Kagome la fissò atterrita, per poi accasciarsi in terra come svuotata di ogni energia.

- Perché oggi ce l'hanno tutti con me??? - si disperò la ragazza dai capelli corvini.

Sango sospirò e, sbollita la rabbia, le si avvicinò sorridendo;

- Quanto sei tragica! Se mi raccontassi cosa ti è capitato magari poi ti sentiresti meglio!- le disse.

- Amica miaaaa! –pianse Kagome, fiondandosi tra le braccia della giovane donna.

Nel frattempo Miroku, che era riuscito a sopravvivere al soffocamento, le raggiunse, dribblando i gatti che osservavano interessati la scena, dando loro una grattatina in mezzo alle orecchie.

- Uffa! I gatti ricevono più amore e attenzioni di me!!! – si lagnò di nuovo Kagome.

- Oh Kami, ancora con questa storia, Kagome?? – commentò severo Miroku – Insomma! Di che ti lamenti? Il peggio lo hai già sperimentato; d’ora in poi la vita non potrà fare altro che sorrider- -.

L’occhiata truce di Sango bastò a farlo zittire.

- Lo so, sigh! Me lo dici sempre – gli rispose l’altra ragazza – Peccato che poi mi ritrovo sempre sola a dover sopportare quella collerica di Sango e ad avere come riferimento maschile te, che sei un pervertito! Sigh! -.

Già! Nessuno avrebbe mai scommesso un centesimo sul fatto che delle persone tanto diverse avrebbero potuto legare così tanto! Fino a cinque anni prima, infatti, neanche si conoscevano; tutto era nato rispondendo ad un annuncio di ricerca coinquilini in una casa non lontano dall’ Università Imperiale di Tokyo. Così si erano incontrate Sango e Kagome, nuove coinquiline in un appartamento già abitato da… Sì! Da Miroku!

Inutile dire che erano state da subito scintille, specialmente a causa della predilezione che le mani di Miroku avevano per una certa parte del corpo di Sango!

Ma, come si suol dire, bisognava fare di necessità virtù.

L’amicizia si era solidificata in occasione del fattaccio successo a Kagome con Byakuya. Ve lo ricordate?? Ecco! Ora immaginatevi la reazione di Sango nel venire a conoscenza dei fatti! Il suo piano di vendetta per riscattare la dignità dell’amica era stato qualcosa di spettacolare!!

Un sabato sera, il suddetto figlio di buona donna, alias Byakuya, fu avvicinato, durante una festa universitaria, da una ragazzetta mora dagli occhi scuri; ovviamente il bellimbusto non si fece sfuggire l’opportunità di rimorchiarla!

Ma se si fosse accorto di essere marcato a vista da una coppietta, formata da una ragazza e da un ragazzo con i capelli legati in un buffo codino, forse non sarebbe stato così avventato!

Comunque sia, Byakuya cercò subito un’ atmosfera più intima. Arrivati in una delle camere da letto della casa che ospitava la festa però, la moretta iniziò a fare la timida; pensando che fosse una di quelle verginelle che tanto piacevano a lui, Byakuya decise di prendere l’iniziativa: si spogliò per poi gettare di peso la ragazza sul letto.

- Oh, che muscoli! Adoro i fanciulli irruenti! – commentò lei.

Ringalluzzito, il ragazzo iniziò ad allungare le mani sotto la gonna, quando.. SORPRESA! Rimase come pietrificato.

- Quanto sei focoso, piccolo! – disse la “ragazza” con un sorriso serafico. – Io comunque mi chiamo Jakotsu, molto piacere, baby! -.

Poco ci mancò che Byakuya si mettesse a strillare come in preda ad una crisi isterica!

Finita qui e ben gli sta, penserete! Beh, no! Ricordate la coppietta? Compresa nel prezzo c’era anche una bella videocamera!

E, il lunedì successivo, alla Todai, prese a girare un certo video, in cui si mostrava come uno dei ragazzi più gettonati della facoltà, avesse certi gusti nascosti!

Oltre a questa grande vittoria, il piano della diabolica Sango contribuì a rafforzare l’amicizia tra lei e Kagome; inoltre Sango divenne anche molto amica con Jakotsu;

infine, strano a dirsi, Miroku apprezzò molto l’astuzia della ragazza dalla coda castana e, dal canto proprio, Sango rimase ammirata dall’abilità di Miroku di intrufolarsi e girare il video dello scandalo senza farsi scoprire. Così fu che, tra palpatine e sberloni, i due cominciarono a frequentarsi, fino a diventare una coppia a tutti gli effetti. Certo, la buona volontà di frenare la propria parte amante delle curve femminili Miroku ce la mise! Purtroppo, ancora ad oggi, la fidanzata gli regalava più cazzotti che baci!!

 

Evitando di fare commenti sul “collerica”, Sango disse a Kagome: - Su, tesoro! Ora vai a farti un bel bagno caldo. Intanto io ti preparo qualcosa di buono, ti va? E se vorrai confidarti con me, sai che ci sarò sempre -.

 

                                                                            ♣ٮ♥ٮ♣

 

La giornata successiva sembrò essere migliore. Tutto nella norma, una normale giornata di lavoro passata tra clienti, sorrisi di Kaede e lamentele di Shiori.

Alle 16 il piccolo Shippo l’ebbe vinta e si fece accompagnare da Kagome a trovare Rin, relegata sul divano di casa per ovvie ragioni! Dopo un’oretta buona la mora lo riaccompagnò a casa.

La ragazza tornò al lavoro per altri 40 minuti buoni; poi salutò Kaede, che stava chiudendo il negozio, e si affrettò verso la metro: quella sera infatti era previsto uno sciopero e Kagome era appena in tempo per prendere il treno delle 18.

Correndo, fece per girare l’angolo della strada che immetteva nella via principale, quando impattò contro una superficie solida; il contraccolpo fu tale da farla cadere indietro a terra di sedere.

- Ahia! Che botta!!! Ma chi è che ha avuto la brillante idea di costruire un muro proprio qui davanti?!? – si lamentò Kagome dolorante, senza alzare la testa;

- Hanno definito i miei muscoli in tanti modi, ma mai come fatti di cemento! – sogghignò una voce – Alzati da lì! Non mi risulta che il marciapiede sia un posto così comodo su cui fare un riposino! -.

Incredula, Kagome alzò gli occhi di scatto e – Ancora tu?!? – sbottò, rivolta al mezzodemone che la squadrava dall’alto.

- Belle mutandine! – fu il commento di Inuyasha.

Nella caduta infatti la gonna che la ragazza portava si era alzata un pochino; ed il fatto che Kagome fosse atterrata a gambe larghe non aiutava di certo!

Fu naturale per Kagome alzarsi di scatto, urlare un - PERVERTITO!!- e tirare al ragazzo un bello schiaffone!! Anni di osservazione della tecnica di Sango su Miroku erano serviti a qualcosa, no?!?

- Ahi! – disse Inuyasha, portandosi una mano alla guancia offesa - Ma sei scema??!! -.

- Io??! Sei tu che mi guardi sotto la gonna, maniaco! – gli urlò contro lei, furente e rossa in viso anche a causa dell’imbarazzo. – Che cavolo vuoi ancora da me, si può sapere?!? – aggiunse poi.

- Tsè! Da te proprio niente – rispose offeso Inuyasha – Volevo solo vedere come stava la bambina -.

Bugia!! O, almeno, quella espressa era la versione ufficiale che il mezzodemone si era dato con se stesso!

In realtà era anche rimasto colpito, fin da subito, dalla grinta della ragazza che ora gli stava di fronte; senza tralasciare il fatto che assomigliasse in modo impressionante a…

“ NO! No, stupido! Avevamo deciso che non avresti più pensato alla tua ex, ricordi ?! ” lo sgridò la sua stessa coscienza.

La voce di Kagome però lo riscosse dai suoi pensieri: - Rin sta bene, grazie! E ora scusami, ma rischio di perdere il treno. ADDIO! -; detto questo, la ragazza lo dribblò con eleganza, ricominciando a correre.

Aveva già percorso almeno un paio di metri, quando sentì la voce di Inuyasha richiamarla: - Ehi tu! Aspetta un secondo! In realtà cercavo anche te; è tuo questo? -.

Benchè indispettita, la ragazza si fermò e si voltò a guardarlo; la curiosità è donna, no?

Quando vide ciò che il mezzodemone teneva nel palmo aperto di una delle grandi mani, quasi non potè credere ai suoi occhi. In meno di un secondo gli fu di nuovo di fronte e quasi lo travolse, abbracciandolo in un moto spontaneo.

- Il mio orecchino!!! Grazie, grazie! Grazie! Credevo di averlo perso per sempre, ed è una cosa a cui sono particolarmente legata! Grazie di averlo ritrovato! – gioì la giovane.

 Solo in quel momento Kagome parve accorgersi di avergli praticamente gettato le braccia al collo, facendo per altro anche un saltello, data l’altezza non da poco del mezzodemone. Arrossendo vistosamente si staccò e prese l’orecchino dalla mano di lui, che la guardava ancora immobile e con gli occhi fuori dalle orbite.

“ Una pazza! Una pazza schizzata e con disturbo bipolare! ” questo era il pensiero di Inuyasha mentre guardava la giovane scostarsi di scatto ed arrossire come una scolaretta.

- Scu-scusa! I-io – balbettò Kagome;

il giovane stava ancora tentando di trovare qualcosa di sensato da dire quando la ribattezzata “versione schizzoide” di lei tornò a fare capolino: - Oh Kami santissimi! È tardissimo!! – urlò infatti la ragazza, afferrandogli il polso sinistro, torcendolo e tirandosi sotto il naso l’orologio che Inuyasha portava.

- Noo!! Ho perso il treno!!! E c’è sciopero, quindi era l’ultimo! – si disperò Kagome. – Sarai contento adesso, vero??! – sbottò poi, furente, rivolgendosi al mezzodemone.

Finalmente il cervello di Inuyasha parve sbloccarsi: - Senti un po’ tu! Non so chi tu ti creda di essere ma non ti permetto di parlarmi così, razza di ragazzetta frustrata! -.

Rabbia! Rabbia al calor bianco! Fu solo forse per intercessione divina che Kagome si trattenne dal prenderlo a borsettaie. Prese invece un bel respiro e gli rivolse un sorriso radioso che lo fece boccheggiare: - Vai al diavolo! – gli rispose, serafica.

Infine si incamminò dalla parte opposta rispetto a quella in cui era diretta inizialmente.

Senza bene sapere il perché, Inuyasha decise di seguirla; da lontano la vide ritornare al piccolo negozio e suonare il campanello.

Entrata, la ragazza ne riuscì poco dopo, spingendo una vecchia bicicletta malandata e seguita da un’ anziana donna, che le disse, preoccupata: - Sicura di farcela, Kagome? Tutta quella strada! Certo, meglio così che a piedi. Però quella bici è tutta sgangherata e non so se sia una buona idea usarla! È da quando è morto mio marito che prende polvere nella cantina. Non ricordo neanche quand’è l’ultima volta che è stata usata! -.

- Tranquilla, Kaede! Te la riporto domani; grazie ancora di avermela prestata! – le rispose l’altra.

Kagome aspettò che l’anziana fosse rincasata per salire in sella ed iniziare ad avviarsi.

Ma, neanche a dirlo, dopo la prima pedalata, la catena arrugginita si inceppò e la ragazza finì a terra lunga distesa!!

Ancora intontita dalla botta, stava per rialzarsi, quando una voce ormai nota la sorprese di nuovo: - Ma allora è un vizio! Dì, lo fai apposta a cadere, per far vedere agli altri le mutande che indossi! -.

 

 

 

 

Buona sera! * prende un tomo dell’enciclopedia da usare come scudo * lo so, sono stata cattivella ad interrompere il capitolo così! XD

Inoltre mi scuso per il ritardo!! Perdono!!!! >.< È da domenica che il mondo complotta contro di me per non lasciarmi un attimo libero per scrivere!! XD

Chiedo perdono anche per la scena della caduta di Kagome! Mi rendo conto di aver mostrato un Inuyasha alquanto.. Miroku-izzato, diciamo ^^’ però la tentazione di farle alzare la gonna è stata troppa! Mi sono sempre domandata come facessero le studentesse giapponesi ad indossare gonne così corte, senza calze e riuscire a non far vedere nulla, nemmeno quando c’è vento che tira! Useranno mica la colla per tenere la gonna al suo posto?? XD

 

Tra le millemila persone che dovrei ringraziare per avermi spronato ed incoraggiato, devo assolutamente menzionare almeno Dragonheart 95 e FairyQueen78 ; GRAZIE! Mi avete dato spunti incredibili e nuove idee nei momenti in cui la mia ispirazione era in standby, anche solo con una sola parola, alla mia domanda “Che cosa farebbe Sango?”. XD È così che sono nate le due scene di Sango e le scale e della vendetta contro Byakuya  ^^

Spero che, leggendo, voi tutti abbiate riso come ho riso io nello scrivere certe scene!! ^-^

 

Alla prossima! ^^

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Capitolo 4
*** Non tutto il male viene per nuocere! ***


 

Cap 4   Non tutto il male viene per nuocere!

 

 

Le persone non cambiano;

Imparano a fingere, ma è diverso.

I cuori infranti si riconoscono

dal loro essere convinti di non aver bisogno di un abbraccio

anche se costruiscono una corazza, per essere preparati,

per difendersi.

E quando arriva una carezza neanche se ne accorgono […]

 

 

“No! No! Non può essere vero! Non di nuovo!!!” pensò sgomentata Kagome, mentre desiderava ardentemente avere con sé una pala per scavarsi una fossa e sotterrarsi.

Facendo appello alla poca dignità che le era rimasta, tentò di rialzarsi il più elegantemente possibile. Peccato che, nella caduta, il manubrio della bici le si fosse piantato nella schiena e si fosse sbucciata entrambe le ginocchia.

- Ahio! Eccheccavolo! – sbuffò, tentando di trattenere le lacrime; era più forte di lei, odiava farsi male ed anche un innocuo taglietto le provocava un’agitazione ed un piagnisteo tale da rasentare il ridicolo! Grazie ai Kami, fino ad ora non le era mai capitato un infortunio grave, una gamba o un braccio rotto ad esempio, altrimenti sarebbe stata davvero la fine! *

Ovviamente le sue tragedie personali agli occhi degli altri erano un qualcosa di assolutamente esilarante! Come dimenticare la volta in cui il piccolo Shippo si era fatto un tagliettino in un dito: Kagome stava per andare in panico mentre lui, come se niente fosse, aveva fermato il sangue con un fazzoletto e poi era andato in casa a cercare un cerotto.

Tornando al presente, in quel momento Kagome, più che per la botta, stava per piangere dalla vergogna. Nel giro di un quarto d’ora o poco più non ne aveva combinata una giusta! E pensare che non era mai stata di carattere collerico, arrabbiato o scortese. Da sempre era una ragazza positiva, solare, allegra e un po’ vergognosa.

Ma con Koga era cambiato tutto! Aveva iniziato a costruirsi quella maschera aggressiva proprio a seguito della rottura con il demone lupo, dopo che lui l’aveva lasciata.

Brutto smidollato! Era anche abbastanza comprensibile il suo essere fin troppo appiccicosa nei suoi confronti, aveva solo una folle paura che lui la stesse prendendo in giro, come aveva fatto Byakuya prima di lui!

E anche per il fatto che non si fosse concessa all’affascinante Mr Yoro, come biasimarla? Dopo essere stata trattata praticamente alla stregua di un fazzoletto usa e getta da Byakuya, era anche ovvio che Kagome se la volesse prendere con calma a riguardo, no? Voleva rendere la sua relazione con Koga solida, stabile, conoscerlo a fondo, prima di … beh, avete capito!

Va bene farsi fregare una volta, essendo stata troppo sprovveduta, ma passare per fessa due volte di fila, quello proprio no! Peccato che il tutto le si fosse ritorto contro e che il demone lupo l’avesse additata come ossessiva e frigida! E con Naraku non era certo andata meglio, purtroppo.

Ora però cominciava a non poterne più; quella barriera da dura che era solita mettere tra lei e gli uomini era difficile da tenere in piedi costantemente!

In fondo non chiedeva altro se non un po’ di amore ed una persona che la capisse, che rispettasse i suoi tempi, che le volesse bene per come era, con i suoi pregi e i suoi difetti, senza finzione.

Nei meandri del suo cuore esisteva ancora quella ragazza ventenne innamorata dell’amore e alla ricerca di quella sensazione di pace e completezza derivante dal trovare, finalmente, la persona che la stava aspettando all’altro capo del filo rosso del destino.

Ma, ancora una volta, anche con il da poco conosciuto mezzodemone, aveva fatto una pessima figura! Bisognava ammettere che però quel tipo riusciva proprio a tirare fuori il peggio dal carattere di Kagome: tutte quelle frasi da sbruffone la mandavano davvero in bestia!

E poi, che cavolo gli era passato per la testa di sbirciarle le mutande, si può sapere?!? Neanche avesse avuto indosso uno di quegli scomodissimi perizoma che Jakotsu tentava in tutti i modi di convincerla a portare, non riuscendo nel suo intento (tanto per la cronaca).

Persa com’era nell’auto commiserazione, Kagome si rese conto che le era stata tolta di dosso la bicicletta solo quando, nella sua visuale, comparve una mano artigliata, tesa davanti al suo viso. Istintivamente la afferrò e si stupì della facilità con cui venne ritirata in piedi, neanche pesasse quanto una piuma! Davvero niente male quel mezzodemone in quanto a prestanza fisica!

Ma l’ennesimo commento sarcastico riportò la sua mente, già partita per la tangente, alla realtà.

- Accidenti, guarda che roba! Solo i bambini riescono a ridursi le ginocchia in questa maniera! – disse Inuyasha, osservando in basso, attirato dal lieve odore di sangue.

Già con una risposta acida pronta sulla punta della lingua, Kagome si trattenne vedendo il giovane inginocchiarsi per esaminarle le sbucciature; istintivamente si irrigidì;

“Che vergogna!” pensò la ragazza. In effetti lui non aveva tutti i torti, si sentiva davvero una bambina in quel momento!

Notando la reazione corporea di lei e fraintendendola, il mezzodemone commentò :

- Tranquilla, non ti sbircio sotto la gonna, giuro! E, se anche fosse, tanto ormai non potrei vedere niente di nuovo! – sogghignò.

Kagome boccheggiò strabuzzando gli occhi:  - Razza di … - ringhiò offesa.

Ma non fece in tempo a finire la frase, perché un brivido la colse. Com’era caldo il fiato del ragazzo che le stava soffiando sulle ferite per togliere i residui di polvere e terriccio!

Quei nuovi pensieri, non proprio opportuni, furono interrotti da una vocetta proveniente dall’alto:

- Kagome! Ho sentito un PUM! – disse Shippo, affacciato ad una delle finestre dell’appartamento in cui lui e Kaede vivevano, situato sopra il negozio.

- Shippo! È tutto a posto, tranquillo.- gli rispose Kagome con fare rassicurante.

Tuttavia qualcosa non quadrava: come faceva il bambino ad affacciarsi alla finestra se, in altezza, di solito non arrivava neanche al davanzale?

- Shippo-chan non sarai mica salito su una sedia per guardare fuori, vero??- gli chiese quindi la ragazza con tono minaccioso.

Il piccolo, colto in flagrante, arrossì.

- Kami è pericoloso! Scendi subito da lì !!- lo sgridò Kagome, preoccupata che il bambino si sporgesse troppo e cadesse inavvertitamente di sotto.

Shippo aveva già sfoderato la sua tipica faccia da cane bastonato con gli occhioni da cucciolo, quando si sentì apostrofare:

- Ehi moccioso! Invece di tentare il suicidio scendi, possibilmente passando dalla porta, e portami del disinfettante e del cotone.- gli ordinò Inuyasha senza neanche voltarsi a guardarlo.

- Non chiamarmi moccioso! – rispose Shippo, offendendosi, facendogli una linguaccia; tuttavia sparì subito dentro casa.

Kagome sospirò sollevata e volse lo sguardo verso il basso al giovane, ammirata dalla sua prontezza di spirito.

- Tsè! Mocciosi! L’unico modo per impedire loro di farsi male o di mettersi in situazioni potenzialmente pericolose, sarebbe legarli.- bofonchiò tra sé il mezzodemone.

Sentendosi osservato alzò lievemente lo sguardo verso la ragazza, che lo fissava dall’alto con un’espressione … riconoscente??

Colta in flagrante, quella deviò lo sguardo, mentre le gote le si coloravano di un tenue rosa.

Kagome si sentiva strana,  quel mezzodemone aveva proprio un caratteraccio, però... Era rimasta come ipnotizzata dal suo viso:  quegli occhi così particolari,  luminosi più dell'oro, a guardarli troppo a lungo aveva quasi paura di rimanerci intrappolata;  le ciglia nere, talmente lunghe che sfioravano quasi la frangia argentea; la mascella squadrata e virile; le labbra, che erano passate, in un lampo, da un'espressione concentrata e corrucciata ad una di scherno e poi... Quelle orecchiette meravigliose che si erano mosse nervose, non appena avevano percepito il suono della voce del bambino e la preoccupazione insita nel tono di voce di lei.

 

Lo scatto della serratura della porta del negozio la riscosse nuovamente e le fece voltare il capo.

Mentre osservava il piccolo Shippo correre verso di loro con in mano la bottiglia di alcool e l’ovatta, percepì ancora su di sé lo sguardo dell’uomo inginocchiato davanti a lei.

 “Kami no! Smettila di guardarmi, ti prego! È come se con quegli occhi, possa leggermi fin dentro l’anima!” pensò con una strana sensazione all’altezza del petto.

- Eccomi qui! – disse Shippo, porgendo ad Inuyasha ciò che gli era stato chiesto. – Ma come mai non stai piangendo, Kagome? Ti esce il sangue e tu di solito fai un sacco di scene! – continuò poi il bambino, osservando le ginocchia sbucciate di lei.

- SHIPPO! – sbottò la ragazza, a disagio.

Alle sue orecchie arrivò appena uno sbuffo sogghignante proveniente dal basso, prima di percepire il batuffolo di cotone impregnato di disinfettante che veniva passato delicatamente sulla pelle lesa.

- Ahi! Brucia!! – si lamentò Kagome, ritraendosi istintivamente; ma una mano grande e calda la tenne ferma, stringendole delicatamente l’incavo del ginocchio.

- Ferma! Ho quasi fatto. – bisbigliò Inuyasha – Certo che neanche i bambini fanno più tante scene al giorno d’oggi! – commentò ancora, mentre passava ad occuparsi dell’altro ginocchio, ma con un mezzo sorriso sulle labbra.

“Ma si sta divertendo a darmi della bambina o sbaglio? Kami, ma perché mi volete così male!!! ” pensò la ragazza alzando gli occhi al cielo tra il frustrato e l’imbarazzato.

- Io glielo dico sempre! – rincarò la dose Shippo, con un faccino alquanto supponente.

“Razza di monello! Peste! Ma sentitelo! Ah, se lo prendo!! ” si arrabbiò Kagome nella propria testa. Già faceva figuracce di suo, ci mancava solo Shippo a mettere ancora di più il dito nella piaga!

- Shippo, lo spettacolo è finito! In casa, ORA! -.

Il tono usato dalla ragazza fece sì che il bambino ubbidisse all’istante. Poco ci mancò che travolgesse sua nonna, scesa a controllare cosa fosse tutto quel trambusto.

- Shippo! Che modi! Ah, non c’è più rispetto per gli anziano al giorno d’oggi!! – si lamentò la dolce vecchina, scuotendo la testa. – Ma cosa!?! Kagome! Cos’è capitato, figliola? – chiese, perplessa;

poi, vedendo la bicicletta a terra, aggiunse: - Oh! Sei caduta, nevvero? Te l’avevo detto io che quella bici era una trappola -.

Kagome non riuscì a trattenere un sospiro sconfortato ed Inuyasha l’ennesimo sogghigno.

Accorgendosi della presenza del mezzodemone, l’anziana continuò:

- Oh salve bel giovanotto! Lei deve essere il ragazzo di cui mi ha parlato ieri sera mio nipote Shippo, vero? A quanto pare ogni volta che capita in zona da noi le tocca fare gli straordinari, eh!!?- ridacchiò, riferendosi alle ginocchia di Kagome.

-Ma… Ehi!! Vi siete coalizzati tutti contro di me oggi??! Uffa! – brontolò la ragazza; notando poi che Inuyasha aveva finito con la medicazione, continuò: - Beh, io vado a casa allora! A domani, Kaede! – e si voltò, incamminandosi senza aggiungere altro.

Peccato che la prospettiva di dover camminare per chilometri con le ginocchia sbucciate non fosse proprio allettante!

 

Inuyasha fissò sempre più perplesso la giovane che si stava allontanando zoppicando.

- Senta, giovanotto! – si sentì apostrofare dalla vecchia – Lei mi sembra una persona gentile e a modo. Me lo farebbe un favore?-.

Lui la guardò con fare interrogativo;

- La segua, e si assicuri che arrivi a casa sana e salva! –

- Ma… Io… - iniziò incerto il mezzodemone.

- Niente storie, su! Non è consigliabile, per una signorina per bene, tornare tutta sola a quest’ora! Potrebbe essere aggredita da qualche malintenzionato – affermò Kaede, bloccando sul nascere le proteste del giovane.

Inuyasha stava per replicare che anche lui avrebbe potuto essere tranquillamente un malintenzionato, ma l’anziana non gliene diede il tempo. Senza aspettare risposta infatti, si era già avviata verso il proprio negozio; salutò con un cenno il giovane e disse, passando dal “lei” al “tu”:

- Mi raccomando, conto su di te! – “Potresti essere quello giusto per lei” pensò inoltre, prima di sparire, chiudendosi la porta alle spalle.

- Ma perché le persone strambe le incontro tutte io!?! – si chiese il mezzodemone, borbottando a mezza voce.

Con uno sbuffo lanciò un’occhiata alla ragazza che arrancava, ormai quasi giunta al termine della via.

“Bravo ragazzo! Certo, come no! Se ispiro davvero tanta fiducia come mai quasi nessuno mi vuole o si preoccupa per me?? ” si chiese con una punta di rammarico.

Scuotendo la testa, si decise quindi ad inseguire quella strana femmina;

- Ehi tu! Kagome! Sicura di farcela a camminare così, ragazzina?? – le urlò, quando ormai era a pochi passi dal raggiungerla.

Sentendosi chiamare per nome, Kagome si voltò, aggrottando però le sopracciglia; in realtà, al di sotto della espressione fintamente accigliata, pensava: “NO no no!!!! Perché mi segui??? Lasciami da sola!! Ho già fatto abbastanza figure con te, oggi! Va via!!! ”.

Ciò che invece le uscì dalle labbra fu la solita risposta di auto difesa:

- Che vuoi ancora?? Non sarai mica uno stalker, vero? -.

Inuyasha alzò gli occhi al cielo:

- Tzè! Figurarti se qualcuno potrebbe mai ossessionarsi ad una spostata come te! È stata la vecchia ad ordinarmi di accompagnarti! – le rispose lui, beffardamente.

“Una spostata! Ecco!! Ovvio che la pensi così.” constatò tristemente Kagome.

- Oh allora sei un bravo cagnolino ubbidiente, vedo! Beh, mi dispiace per te ma non sono solita intrattenermi con gli sconosciuti e nessuno ti ha obbligato a farmi da balia! – gli rispose la ragazza. Era stata malefica, lo sapeva bene; ma spesso l’attacco è la migliore tattica di difesa.

- Che cosa??? Senti un po’, razza di befana cresciuta a succo di limone!! Va bene che sono un mezzodemone cane, ma non ti permetto di insultarmi! Si può sapere dove pensi di poter andare, a piedi, con le ginocchia conciate in quel modo?? Ti faranno un male cane di sicuro! Ma fatti tuoi, allora! – alzò la voce il ragazzo. Stava davvero iniziando a perdere la pazienza. – Volevo solo essere gentile, per una volta tanto! Tra parentesi, almeno potresti ringraziarmi, dopo tutto ho dedicato del tempo a… -.

Ma Kagome non lo stava più ascoltando. Quelle parole messe in una frase… "Ringraziarmi.. dedicato del tempo.. Potresti ringraziarmi... per il tempo… " Naraku!!! Il riaffiorare improvviso di un ricordo che la ragazza ormai riteneva acqua passata fu come ricevere una pugnalata: “Dovresti almeno degnarti di ringraziarmi per il tempo che ho dedicato ad una povera  sciacquetta come te!”.

 Così le aveva detto, con un sorriso di scherno, quando l’aveva lasciata!

Sentendo odore di lacrime, Inuyasha interruppe la sua filippica; allarmato, fissò quegli occhi castani diventati improvvisamente lucidi:

- Ehi! No! Che… che succede?? – mormorò dispiaciuto. “Forse ho esagerato. Accidenti! Non volevo farla piangere!!” pensò “Lei sarà pure un po’ strana, ma anche io non scherzo, nel rispondere in malo modo!”.

Un sorriso triste e rassegnato ornò le labbra di Kagome:

- Tanto ormai ci sono abituata, a sentirmi denigrare, uno in più o uno in meno non fa molta differenza. – considerò mesta a mezza voce. Poi, asciugandosi una lacrima dispettosa, aggiunse: - Comunque hai ragione! Ti ringrazio, non eri tenuto ad occuparti di me; avresti potuto benissimo andartene e lasciarmi lì stesa! -.

“ Ok Kagome! Sii te stessa e basta! Chi se ne importa se poi verrai giudicata male! Non ha senso continuare a fare la zitella inacidita.” pensò.

Un improvviso ed immotivato senso di disagio colse il mezzodemone.

La ragazza sorrise, notando che lui era rimasto un po’ imbambolato, e continuò:

- Inoltre non mi sarei dovuta permettere di chiamarti “cagnolino”; solo che... – si interruppe ridacchiando – Quelle orecchiette sono così carine!!!- concluse, fissandole con occhi sognanti.

Inuyasha le rivolse uno sguardo sbalordito. Le sue orecchie CARINE??! Non è che nella caduta aveva battuto anche la testa???

- Gra-grazie? – le rispose incerto.

- Grazie a te! Ed ora facciamo le presentazioni come si deve: io sono Kagome, Kagome Higurashi. Molto piacere. – si presentò con un inchino.

- Inuyasha; Inuyasha No Taisho -.

A quella rivelazione Kagome desiderò che una voragine le si aprisse sotto i piedi. Ecco! L’ennesima figuraccia!!! Lei lo aveva chiamato spregiativamente cagnolino e lui si chiamava demone cane??? Ovvio che si fosse alterato. Ma perché non ne faceva mai una giusta, accidenti??

Avvampando e chinando la testa in totale imbarazzo, la ragazza balbettò:

- Oddio! Scusami! Scusami, davvero!! Io.. io non sapevo! Non era voluto che… -.

Ma il lieve sbuffo del ragazzo la sorprese e le fece rialzare gli occhi.

- Tzè, lascia perdere i salamelecchi! Sei la prima persona che sento definire questi obbrobri di orecchie “carine”- commentò il mezzodemone. Quella ragazza gli faceva quasi tenerezza quando si imbarazzava.

- Ma SONO carine! E sembrano morbidissime!!! – insistette Kagome, osservando le suddette con espressione affascinata, sospirando di sollievo tra sé : “Non si è offeso troppo, meno male!”.

- Senti, che si fa? Voglio dire, tu devi tornare a casa tua, giusto? Ma con quelle ginocchia la vedo dura – cambiò discorso Inuyasha.

- E che vorresti fare, sentiamo! C’è lo sciopero, quindi di mezzi pubblici non se ne parla; la bici del defunto signor Totosai la lascerei dov’è. Non mi pare ci siano opzioni diverse dal farsela a piedi! – rispose la ragazza con tono pratico.

Un ghigno inquietante si dipinse sulle labbra del mezzodemone:

- Beh, c’è sempre il modo in cui IO mi muovo quando ho fretta! – e, senza che Kagome ne percepisse il movimento, la prese in braccio ed iniziò a correre.

- AAAAAH FERMOO! Che fai??? – questa era la reazione che Inuyasha si aspettava da lei; rimase invece alquanto stupito e rallentò la sua corsa quando si rese conto che, invece, Kagome lo guardava tranquilla ed in silenzio.

Beh… tranquilla era un parolone! In realtà era arrossita ancora, data la presenza delle mani del ragazzo sulle sue gambe nude.

Nonostante ciò, Kagome riuscì ancora a ribattere con:

- Quindi?? Cos’è quella faccia da triglia? Mi spiace per te, signor mezzodemone, ma so come funziona! Un mio ex era un demone lupo; -.

- Ah! Certo che ne attiri parecchia tu, di gente strana! – commentò Inuyasha, riprendendo a correre e mascherando il proprio disappunto; si stupì inoltre della naturalezza con cui si stava divertendo a punzecchiare la ragazza che teneva tra le braccia.

 

                                                                                             ♣ٮ♥ٮ♣

 

Il mezzodemone l’aveva portata in braccio fino alla porta di casa** in neanche 20 minuti; e pensare che lei, di solito con i mezzi ce ne metteva almeno 40, di minuti, come minimo!

Durante il tragitto inoltre aveva avuto modo di chiacchierare un po’ con il ragazzo e , a dire la verità, la sua compagnia non le era nemmeno dispiaciuta! Certo, i battibecchi non erano cessati come per magia; con certe affermazioni del giovane, era quasi impossibile starsene zitti!

- Certo che ne attiri parecchia di gente strana tu! – sentenziò Inuyasha.

- Ehi! Cosa vorresti insinuare, sentiamo?!! Guarda che sei più strano tu di molti altri uomini che ho frequentato.- iniziò Kagome, stupendosi di come le venisse naturale rispondergli a tono.

Lui la fissò interrogativo.

Maledizione a lei e alla sua linguaccia! Sempre in certi discorsi doveva andare ad invischiarsi!  Che cavolo le era venuto in mente di accennare ai suoi ex?? Ora lui avrebbe pensato che lei fosse una facile, come Shiori!!

- Oh oh! A quanto pare ho tra le braccia una Femme Fatale! – commentò divertito Inuyasha.

Voleva punzecchiarla un po’ ma, di nuovo, la reazione della ragazza non fu quella sperata; come poco prima infatti un velo di tristezza adombrò lo sguardo di Kagome che rispose, mesta:

- Sì, certo! Fatale proprio… per le relazioni però! Per un motivo o per l’altro, tutte le persone che ho frequentato sono scappate via a gambe levate! – sospirò rassegnata.

Un inaspettato moto di tenerezza colpì Inuyasha di fronte a quel faccino triste.

- Bah! Sciocchezze!! Sì, forse sei un tantino collerica però non hai niente che non vada. – disse lui, salvo poi pentirsene di fronte all’espressione stupita di lei.

“Era un complimento quello??” si ritrovò infatti a pensare Kagome. Poi però passò bene in rassegna le parole usate da lui: - Collerica io??! Ha parlato il mezzodemone burbero e cocciuto! – borbottò Kagome, guadagnandosi un’occhiataccia ed un – Tsk!- .

Ma infine Inuyasha ammise:

- Non sei la prima a dirmelo, sai? E per quanto riguarda il far fuggire la gente, forse stai parlando con il maestro in persona! -.

- Oh, non ci giurerei! Sai il demone di cui ti accennavo prima?? Mi ha dato della Frigida ossessiva; l’ultimo ragazzo che ho frequentato invece, dopo un improvviso colpo di fulmine per un’altra, se né andato senza troppi complimenti, dicendo che avrei anche dovuto ringraziarlo per il tempo che lui mi aveva dedicato! – gli raccontò, ripensando a Naraku.

Inuyasha la fissò sconcertato: “ringraziarlo per il tempo”?! Ecco perché prima, quando lui l’aveva rimproverata…!

- Scusa! Per prima, intendo! Non volevo riportare a galla brutti ricordi – mormorò il giovane, capendo l’origine della precedente tristezza di lei. – E comunque, se ti può consolare, anche Kikyo, la mia ex, mi ha mollato così, senza spiegazioni -.

Ma perché cavolo si stava scusando con lei, adesso?? Lui non chiedeva scusa praticamente mai!! E poi... cos'erano tutte quelle confidenze?! Lui non si confidava mai con nessuno!

- Oh davvero?? Beh, a quanto sembra abbiamo più cose in comune di quanto pensassimo! – ridacchiò la ragazza.

Le faceva davvero strano sentirsi capita in così poco tempo; sorrise senza neanche accorgersene.

Vedendo quel sorriso, ad Inuyasha sembrò come se gli fosse stato tolto un peso dallo stomaco; che cosa strana!

- Beh, allora? Dov’è che ti devo portare? – cambiò discorso il giovane.

Ricordandosi solo in quel momento di essergli in braccio, Kagome tentò di scendere, protestando imbarazzata:

- Ma no, non c’è alcun bisogno che mi porti! Sarò anche pesante poi! -.

- Bah, che scemenza! Per me saresti comunque una piuma anche se pesassi 100 kg; sono forzuto io! – si pavoneggiò Inuyasha, replicando con un pizzico di spavalderia nella voce.

Così, tra prese in giro, sbuffi e sorrisi trattenuti, l’aveva avuta vinta lui.

 

Ora l’aveva appena messa giù davanti all’indirizzo indicatogli, nel quartiere Bunkyō;

- Eccoci; mi raccomando, per il momento quelle ginocchia non bagnarle con acqua troppo calda e non metterti a togliere le crosticine, quando si formeranno! – le ordinò con tono professionale.

- Sissignore! – rispose Kagome, ricevendo in cambio il centesimo sbuffo della serata.

Il giovane stava per andarsene quando lei lo richiamò:

- Inuyasha? Grazie! – disse la ragazza, facendo poi per sporgersi verso il viso di lui;

Il mezzodemone si pietrificò all’istante:

“Non vorrà mica…” pensò, impacciato e con il cuore che, stranamente, aveva perso un battito, per poi iniziare ad andare più veloce del consueto.

Un momento! Perché cavolo lui… lui stava quasi sperando in… un bacio???

Vane illusioni! Sentì le piccole dita di lei carezzargli quelle sue stupide orecchie!

- Avevo ragione! Sembrano di seta! – esordì trionfante Kagome.

Era stata scortese, lo sapeva bene! Ma non aveva proprio potuto trattenersi, doveva accarezzare quei batuffoli! E al diavolo l’imbarazzo e il buon costume, tanto sicuramente non l’avrebbe incontrato di nuovo tanto presto, no?

Inuyasha si ritrasse subito, tuttavia un angolo del suo cervello rilevò quanto il tocco di quelle manine fosse delicato e piacevole :

- Ma che diavolo fai!! – sbottò imbarazzatissimo, anche a causa dei suoi stessi pensieri.

Il sorriso che ottenne in risposta fu un qualcosa di angelico.

- Ciao allora! Grazie ancora per l’orecchino, la medicazione ed il passaggio -.

Detto questo la ragazza sparì oltre il portone rivolgendogli un ultimo sorriso, un po’ timido ed imbarazzato.

Inuyasha restò per qualche secondo a fissare il vuoto; poi si riscosse e si incamminò verso la propria abitazione.

“Bah! Che strana quella Kagome!” pensò “Quando vuole sa essere dolce, allora! E poi, quella sua pelle delicata; gli occhi nocciola che cambiano quasi colore a seconda che sia arrabbiata, triste o felice; e quel sorriso, capace di illuminare perfino il buio! Sarebbe bello poterlo guardare tutti i giorni e … UN MOMENTO!!  Ma che razza di cose vado a pensare??? Io le ho semplicemente riportato quel dannato orecchino, niente di più!” – E perché cavolo sto parlando da solo con me stesso, adesso?? Tzè! La follia di quella ragazzina deve essere contagiosa, non c’è altra spiegazione! Roba da matti! -. Borbottò il mezzodemone, rivolto al cielo.

 

Ancora non sapeva quanto avrebbe dovuto ringraziare quell’orecchino ritrovato la sera precedente da un’inserviente nella sala d’aspetto del pronto soccorso, mentre lui passava di lì per tornare finalmente a casa e godersi un meritato riposo.

 

 

Ci sono persone speciali

che, come stelle,

fanno la differenza

nel buio della notte.

(Cit.)

 

 

 

 

 

 

 

* Ebbene, mi confesso! La descrizione del comportamento agli infortuni è un po’ la mia! Non così esagerata, sia chiaro! ^^’ Ma la frase “ per fortuna che non ti sei mai rotta niente” eccetera è la classica cosa che mi viene sempre detta quando comincio a lagnarmi un pochino per l’eventuale bua. XD

 

** Ho immaginato la casa di Kagome, Sango e Miroku situata nei pressi dell’Università imperiale di Tokyo (chiamata anche Todai) ; dopotutto avrebbe dovuto essere un alloggio temporaneo da studenti, anche se poi è rimasto definitivo ^^.                                  Grazie a Google Maps ho calcolato che tra il quartiere Bunkyō (dove appunto si trova la sede principale della Todai) e il quartiere Tsukiji la distanza è di circa 7,5 Km… un po’ tanti da farsi a piedi, mi direte voi! Concordo! (sempre google Maps diceva all’incirca 1 ora e mezza a piedi! XD). Però teniamo presente che Inuyasha è un mezzodemone! Quindi credo che per lui sia uno scherzo farsela a corse, mettendoci poco!!! XD ^^

 

 

Hello! Si, lo so! È passata ben più della settimana preventivata! ^^’ (è passato almeno il triplo del tempo!!). Ma questo capitolo, benché relativamente chiaro nella mia testa, proprio non aveva voglia di essere scritto!! Ho continuato a modificarlo ma alla fine sono abbastanza soddisfatta del risultato! Ed è anche più lungo del solito, no? XD

Ringrazio le solite persone che fra un po’ non mi sopporteranno davvero più ^^’ ma il loro costante spronarmi a migliorare e approfondire le mie idee mi fa solo tanto bene! Grazie! Spero di essere riuscita a dare maggior spessore e introspezione anche alla protagonista femminile!

Grazie poi a quanti leggono, commentano, seguono soltanto senza farsi sentire ma che ci sono comunque!. e davvero non credevo di ricevere tante recensioni con solo tre miseri capitoli! (Sì, per me quelle 15 recensioni sono tante e valgono tanto! ^^).

Per chiunque avrà la pazienza e il coraggio di seguirmi ancora,

Alla prossima ^_^

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Capitolo 5
*** L'appuntamento: grazie, piccola cupido Rin! ***


Cap 5     L’appuntamento: grazie, piccola cupido Rin!

 

 

Se riuscite a trovare qualcuno che vi cambia la giornata,

tenetevelo stretto

perché quel qualcuno potrà essere in grado di cambiare la vostra vita.

 

 

 

Una nuova giornata di lavoro era iniziata all’emporio di Kaede.

Ma, quella mattina, né le insinuazioni di Shiori né le lamentele del solito cliente pensionato e rompiscatole avrebbero potuto rovinare l’umore di Kagome; le ginocchia sbucciate non le facevano poi così male; era serena ed era passato davvero troppo tempo dall’ultima volta in cui si era sentita così.

Ovviamente non erano mancati commenti sulla disavventura del giorno precedente, sia sulla bocca della collega di lavoro che ad opera di Sango e Miroku.

Era quasi scontato che la faccenda fosse giunta alle orecchie di Shiori! La migliore amica della collega, Yura, gestiva il bar all’angolo della via; naturale che quella pettegola avesse fatto la spia! Kaede e Shippo non si sarebbero mai azzardati a raccontare in giro i fatti suoi!

- Allora, Kagghy! Ho saputo che ieri sera sei caduta ai piedi di un bel ragazzone, eh? Non ti facevo proprio così intraprendente! – malignò Shiori.

Come volevasi dimostrare! Kagome però aveva imparato a tenerle testa: - Oh, ma mai quanto te, Shiori cara! A che quota di “Maschioni” siamo, questo mese? Cinque, giusto? E pensare che siamo solo al giorno quindici di Aprile! – le rispose.

L’altra ragazza le rivolse un sorriso fintissimo e, sdegnata, le diede le spalle, tornando alle proprie mansioni.

E il punto va a… Kagome Higurashi!!!

La giornata passò tranquilla, piagnistei di Shippo a parte perché voleva andare a trovare Rin; la bambina però, quel pomeriggio, aveva una visita di controllo al St. Luke.

Le lamentele del bambino fortunatamente finirono quando, verso le 16, proprio Rin fece capolino dalla porta del negozio, zampettando con le stampelle.

- Rin! Ciao tesoro! Che ci fai qui? – le domandò sorpresa Kagome.

- Sono passata a salutare e… a fare Cupido! – rispose la bambina.

- Eh? – fu la replica perplessa della ragazza.

- Siiiii! – trillò la piccola – Oggi, al pronto soccorso, ho incontrato ancora il signore cane. Mi ha detto che ieri ti sei fatta la bua e voleva sapere se stavi bene, Ka-chan. Io gli ho detto che non lo sapevo ma che tu oggi sei da Kaede-baba fino alle sei e mezza. E allora lui ha detto che finiva di curare i bimbi malati alle sei e, se riusciva, veniva a trovarti! Così io gli ho detto di sì, che poi tu eri contenta che uscivate insieme e…  -.

- No, aspetta! Frena, Rin! – la interruppe Kagome, quasi rintronata da quel fiume di parole per poi chiederle, sconcertata ed incredula: - Inuyasha ha detto cosa? E tu, hai accettato a nome mio cosa?? -.

- Siii! Ho fatto Cupido, te l’ho detto! Magari ti porta a mangiare il gelato. Non ti piace il gelato, Ka-chan? – domandò ingenuamente Rin.

- Oh Kami! – sospirò la giovane – Certo che mi piace il gelato, tesoro! Solo che… -.

“Solo che, dopo la figura di ieri, pensavo che non si sarebbe fatto più vedere! Kami-sama! E adesso??? No, NO! Non posso!! Con che coraggio io…”.

Non riuscì però a completare il pensiero, che la voce di Shiori, si levò, sarcastica come non mai: - Santo cielo, Kagome! Ti fai organizzare gli appuntamenti dai bambini, adesso?? Non ti credevo così disperata! - disse, dall’alto della scaletta su cui si era arrampicata, per cercare chissà cosa negli scaffali più in alto.

“Datemi uno zoccolo! Uno dei Geta* che usa il nonno, così glielo tiro sui denti! O da infilarle in bocca, anche! Così chiude quella fornace una volta per tutte! Farsi gli affaracci suoi mai, eh?” pensò esasperata ed irritata Kagome, lanciando un’occhiata alla statuina di buon augurio a forma di gatto situata vicino alla cassa. No, quella no! Era troppo preziosa per romperla in testa alla collega!

Fu Shippo, invece, a sbloccare la situazione: - Shiori? Ma che cosa strane che hai sul cellulare! E quanti numeri di telefono! Chi è… Keichiro?? – le domandò.

- Moccioso ficcanaso! Metti subito giù il mio cellulare! Chi ti ha detto di frugarmi in borsa, eh? Ah se ti prendo… te le suono!!! – urlò alterata l’altra.

Sfortunatamente (ma dipende dai punti di vista!) Shiori si agitò un po’ troppo, perse l’equilibrio e… Bum! Cadde dalla scaletta dritta dritta col sedere sui sacconi di farina; che, naturalmente, si ruppero, spargendo il loro contenuto tutt’attorno.

- Ah, maledizione, noooooo!!! I miei pantaloni nuovi di Guess!!! – strillò Shiori, ormai completamente ricoperta di polvere bianca. Beh, almeno così era in pendant con il colore dei suoi capelli!

- Santo Cielo, Shiori! Se volevi contribuire a dare un’ imbiancata al negozio, c’erano altri modi, cara! – commentò tossicchiando Kaede, appena scesa di sotto e facendosi aria con una mano per tentare di spostare un po’ la farina sospesa intorno a lei; Kagome si precipitò ad aprire porta e finestre per far circolare un po’di corrente.

- Stai più attenta la prossima volta! – la sgridò Kaede - È implicito dirti che spetterà a te ripulire il negozio da questo disastro, vero? – aggiunse l’anziana, facendo nel mentre l’occhiolino a Kagome, senza farsi notare.

- Ma… non l’ho fatto apposta! Coff coff! Accidenti! Coff coff! Etciù! – tentò di giustificarsi Shiori, tossendo a più non posso.

Kagome dissimulò prontamente la propria risata divertita, mascherandola da colpo di tosse. Purtroppo la collega se ne accorse, perché le rivolse un’occhiata di fuoco.

- Ti aiuterei più che volentieri a pulire, Shiori, ma, come ben sai, ho un appuntamento, più tardi. Non vorrai che io mi presenti tutta impolverata, vero? – infierì allora Kagome. Quanto era divertente, per una volta, invertire le parti!!!

- Ma se è tra più di due ore??! – brontolò la collega, ricevendo in cambio solo un’espressione innocente ed angelica.

 

Più tardi, alle 18 e 15 circa, Kagome si recò nel piccolo bagno nel retro del negozio per darsi una veloce sistemata; sospirò in preda all’agitazione e, facendosi coraggio, si ripetè nella mente, mentre si specchiava: “Bene! Ce la puoi fare! Non è mica un appuntamento, no?? Solo un saluto. E lui è solo un ragazzo che… MA A CHI LA DO A BERE???!!! AIUTO!!!”.

Presa la borsa, fece per uscire; erano le 18.20; - Allora io vado! – annunciò.

- Certo, Kagome! Buona fortuna per il tuo appuntamento! – ridacchiò Kaede. – E ricordati di domani mattina! -.

“NON È UN APPUNTAMENTO!!!” urlò mentalmente la ragazza ma comunque sorrise e rispose: - Ovvio, Kaede! Ci sarò! Chi lo sente poi Shippo, altrimenti? -.

Uscita dal negozio, la giovane si guardò intorno; benché accecata dalla luce del tramonto**, riuscì ad individuare subito il mezzodemone, seduto su una delle altalene del parco giochi.

“C’è veramente! Non era uno scherzo!! Kami, che vorrà???” pensò Kagome, decidendosi comunque a raggiungerlo.

- Ciao! Non sei un po’ cresciuto, per questo genere di giochi? – gli disse, punzecchiandolo, riferendosi all’altalena. Usare l’ironia la aiutava a vincere quello strano miscuglio di soggezione ed imbarazzo che stava provando internamente.

- Feh! Sempre a fare commenti, tu, eh? – replicò Inuyasha, guardandola di sottecchi.

- Beh? Mi è stato riferito da una bimba chiacchierona che una certa persona sarebbe passata a farmi un saluto. A che devo tanto onore? – ridacchiò la ragazza, esternando la propria sorpresa per quell’inaspettata visita.

Proprio come la sera precedente, il mezzodemone rimase incantato da quella risata cristallina.

- I-io, ecco… beh… - tentò di dire lui, impacciato; “Maledetto nodo al cervello! Ma che mi prende??” pensò Inuyasha “E perché cavolo ho voluto venire a trovarla? Va bene che, avendo ormai parlato con la mocciosa, non potevo mica rimangiarmi quanto detto e non farmi vedere! Che figura avrei fatto, altrimenti???”.

Tuttavia, mentre era ancora perso nei pensieri, una strana e familiare sensazione lo colpì all’improvviso, facendolo alzare in piedi di scatto.

- Oh merda! – sbottò poco elegantemente, per poi guardare allarmato l’orizzonte, dove ormai il sole aveva ceduto il passo alla sera. Era il crepuscolo.

- Maledizione! Me ne sono completamente dimenticato! Stasera è… accidentaccio! – imprecò ancora il giovane.

- Ma che succede? Ti sei dimenticato di un impegno importante, forse? – tentò di capire Kagome, perplessa per quella reazione improvvisa.

- No! Ecco, io… Oh e adesso come lo spiego, accidenti! – borbottò lui.

Mentre Inuyasha finiva la frase, Kagome fu distratta da una voce conosciuta che la stava chiamando.

Alzando gli occhi verso il palazzo di fronte a sé, la ragazza scorse Rin sbracciarsi e salutarla da una finestra, presumibilmente quella della sua stanzetta.

- Ka-chan, ciao! Divertiti!! Signore, mi raccomando, comprale un gelato grande grande! – riuscì ad urlare la bimba, prima di venire tirata dentro la stanza a forza ed essere rimproverata da sua madre.

“Accidenti! Ha proprio ragione Inuyasha a dire che i bambini di oggi hanno una spiccata tendenza a mettersi in situazioni potenzialmente pericolose!” pensò Kagome, mentre non riusciva a decidere se arrabbiarsi o sospirare di rassegnazione; tutti a farsi gli affari suoi!!!

Optando infine per la seconda ipotesi, tornò a rivolgere la propria attenzione al mezzodemone e a ciò che lui stava farfugliando prima che lei venisse distratta, ma…

Quando posò di nuovo lo sguardo su di lui rimase senza parole!

- Emh… Salve! – esordì il ragazzo dai capelli neri e dagli occhi altrettanto scuri (sembravano possedere una sfumatura viola, quasi!) di fronte a lei.

- I-Inuyasha??? Ma che?!? – provò a dire, sbalordita e sorpresa.

- È una cosa da mezzodemoni; una volta al mese, in una particolare notte, la parte umana torna alla ribalta; e quindi, per una sera, perdiamo i poteri e i tratti demoniaci diventando semplici umani -.

La reticente e imbarazzata spiegazione del giovane fu interrotta dall’esclamazione del tutto spontanea e incontrollata della ragazza: - Però!! Anche così sei un vero schianto! -.

Rendendosi conto di ciò che aveva detto ad alta voce, Kagome avvampò: - Emh… No! Io volevo dire che… -.

Inaspettatamente Inuyasha sorrise divertito e lusingato: - Grazie! – fu la sua semplice risposta.

- Senti, che ti va di fare, allora? – continuò poi incerto – Se vuoi posso accompagnarti a casa -.

Kagome ridacchiò, cambiando discorso per nascondere la vergogna e l’imbarazzo; diamine! Lo trovava molto affascinante, senza dubbio! Ma dirglielo così, in faccia, senza collegare la bocca al cervello… stava davvero dando i numeri, negli ultimi giorni, accidenti!

- Come hai forse sentito anche tu, la piccola cupido Rin, parole sue, vuole a tutti i costi farci mangiare un gelato, anche se, vista l’ora, non sarebbe proprio il massimo! – riflettè la ragazza.

Ma, alla parola “gelato”, lo stomaco del ragazzo gorgogliò. Maledetta emergenza in pronto soccorso, che lo aveva costretto a saltare il pranzo!!!

Kagome sorrise, intenerita, vedendolo arrossire appena di imbarazzo: - Ma, visto che non sono la sola ad avere appetito, che ne dici di andare a mangiare un boccone? Sì? Dai, vieni con me! – gli disse, prendendolo inaspettatamente per un braccio e trascinandolo con sé.

A quel contatto improvviso, il cuore del giovane, sembrò accelerare i battiti: “Maledette emozioni umane!” pensò lui; nonostante questo, si lasciò condurre senza protestare, rapito dal sorriso radioso che era spuntato sulle labbra di lei: “Quelle labbra carnose ed invitanti…”

Dal canto proprio, Kagome si rese conto leggermente in ritardo di essere stata, forse, un pochino precipitosa e avventata: “Ma che sto facendo??? Sono diventata matta?? Non è da me essere così… così… alla Shiori!! Magari lui voleva cenare per conto proprio, e poi non so nemmeno i suoi gusti in fatto di cibo!” realizzò di colpo lei.

Ritornò quindi a rivolgersi ad Inuyasha, mortificata, mollandogli il braccio: - Scusa! Non ti ho neanche chiesto se e cosa ti andasse! -.

Il giovane si riscosse dai propri pensieri e le rispose: - Ma no, figurati! Io mangio di tutto e qualsiasi cosa sarà migliore delle confezioni precotte che mi aspettano sul tavolo della cucina! -.

- Bene, allora! Poco distante c’è un piccolo ristorantino casalingo, dove io vado spesso. Si mangia bene e i gestori sono simpatici, tutto sommato! – disse Kagome, rincuorata.

E, in effetti, dopo un breve tragitto a piedi, Inuyasha vide un piccolo localino dall’aria attempata, ma caratteristica.

- Eccoci! Ci vengo quasi sempre a pranzo, se non è Kaede a prepararci qualcosa; e anche la sera, quando so che i miei coinquilini non rincaseranno per cena.- gli raccontò la ragazza.

- “DALLA PICCOLA PULCE FIFONA” ?? Ma che razza di nome è? – chiese perplesso Inuyasha, osservando l’insegna.

- Beh, i proprietari sono un po’ particolari caratterialmente, in effetti! – considerò Kagome, facendo spallucce, per poi entrare dalla porta scorrevole ed esclamare: - Buona sera! Salve, Signor Myoga! Come sta? -.

- Oh, ciao a te, mia cara! Vedo che sei in compagnia, stasera! – rispose l’arzillo vecchietto – Finalmente, direi! Era anche ora che una bella ragazza come te riprendesse a frequentare qualcuno! -.

Kagome ridacchiò nervosamente: “Signor Myoga, ma perché???? Ieri Shippo, oggi Shiori e Rin; mancava solo lui!! Ma perché, per una volta che sono stata zitta e sto facendo meno figure del solito, ci pensano gli altri?!? Che diavolo passa nella testa della gente??? Impiccioni!!! Detta così, sembrerò una povera zitella disperata!” pensò tra sé la ragazza, con rassegnazione.

- Myoga! Piantala con le moine e di mettere in imbarazzo la gente!!! Falli accomodare, piuttosto! – lo rimproverò la moglie, un’anziana donnina che stava spadellando davanti ai fornelli.

Shoga rivolse poi un sorriso rugoso ai due giovani: - Prego, ragazzi! Sedetevi! E non badare a mio marito, Kagome cara! Lo sai come è fatto; è peggio di una comare, quando ci si mette! Che pazienza ci vuole!! -.

Kagome le sorrise grata.

Lievemente a disagio, lei ed Inuyasha presero posto; neanche a farlo apposta, l’unico tavolo per due che era rimasto era uno di quelli più appartati.

Seguì un imbarazzato silenzio, interrotto solo dai rumori della cucina, dal tintinnio dei piatti che l’anziano stava lavando e dal fruscio del menù che Inuyasha stava contemplando, assorto.

Fu la voce di Myoga, giunto al tavolo con i due bicchieri d’acqua di rito***, ad interrompere quella atmosfera sospesa.

- Allora, che vi porto, giovani? Per te, Kagome, il solito, immagino! -.

Solo allora Inuyasha si accorse che lei non aveva nemmeno aperto il menù e sembrava, anzi, persa nei propri pensieri.

- Immagina bene, signor Myoga – rispose la ragazza con un sorriso, ridestandosi e senza riuscire a nascondere un lieve sussulto di spavento.

- Ottimo! E per te, ragazzo? – chiese, gioviale, l’uomo al mezzodemone.

- Umh, io prenderei del Ramen -.

- Perfetto! Tra poco sarò di nuovo da voi! – affermò il vecchietto,  ritornando con passo traballante verso il bancone.

“Sì, certo! Arriverà subito! Speriamo che non faccia cadere tutto a terra!” pensò malignamente il giovane.

La voce di Kagome però attirò la sua attenzione: - Senti, Inuyasha, se non sono troppo indiscreta, com’è che hai deciso di fare l’infermiere? Insomma, è un lavoro parecchio impegnativo, e di grande responsabilità. Non che io voglia impicciarmi dei fatti tuoi, però in pratica non so molto altro di te -.

Lui la guardò e ghignò, beffardo: - E dopo non saresti una che si impiccia, eh? -.

- Volevo solo fare un po’ di conversazione, antipatico! – sbottò lei ma il ritorno del Signor Myoga con le ordinazioni interruppe l’imminente battibecco.

Inuyasha scoprì così che “il solito” di Kagome era Oden!

L’aveva ovviamente punzecchiata per il fatto che mangiasse un piatto tipicamente invernale in primavera inoltrata; inaspettatamente però lei non si era offesa, anzi, gli aveva risposto con una giocosa linguaccia e un mezzo sorriso. Che  impertinente! E che fine aveva fatto la parte collerica di lei? La ragazza sembrava invece più rilassata e a suo agio, si comportava con naturalezza. Di riflesso anche lui si lasciò andare un pochino.

Distrattamente Inuyasha si ritrovò a pensare che stare in compagnia di Kagome non era affatto male; oltretutto lui aveva sempre detestato le notti di novilunio, si annoiava sempre a morte. Quella sera, invece chiacchierarono parecchio, fin troppo per gli standard del mezzodemone!

Strano ma vero, Inuyasha le aveva raccontato cose che nessuno sapeva, prima fra tutto la scelta di quel lavoro motivata dal fatto di essere rimasto orfano presto; era poco più che adolescente quando aveva assistito, impotente, al progressivo deperimento della madre, stroncata da una lunga malattia.

Non avendo potuto fare, a suo tempo, nulla per lei, aveva quindi deciso di provare ad aiutare almeno gli altri. Da qui l’iter per diventare infermiere.

Sentendo quella triste storia, Kagome perse il sorriso: “E io che mi lamento per inezie quali il nonno che brontola ed il fatto di non avere un fidanzato!” si rimproverò tra sé.

- Non farlo – sentì dire Inuyasha.

Confusa, lo guardò, notando che anche lui aveva deviato lo sguardo, nascondendolo sotto la frangia.

- Eh?! – gli chiese, non capendo.

- Non provare pena per me. Detesto che la gente mi compatisca! – ammise il giovane, sospirando ma tornando a guardarla con sguardo fermo e penetrante, dannatamente serio. – Sarà anche per questo che passo per uno scorbutico, non mi interessa quello che gli altri pensano di me. Vado avanti per la mia strada e al diavolo la gente -.

Kagome aggrottò le sopracciglia, contrariata, e si sporse d’impeto verso di lui, tirandogli una ciocca di capelli, quasi per dispetto.

- Sbruffone bugiardo! – lo ammonì – è inutile che fai il duro, non è affatto vero che non ti importa, altrimenti non mi avresti chiesto di non provare pena per te!!! Tra parentesi – continuò la giovane, addolcendo lo sguardo – non è te che stavo compatendo, ma me stessa! Per i miei stupidi problemi e preoccupazioni, futili, in confronto a ciò che hai dovuto passare tu! – sospirò, triste.

Inuyasha tornò ad osservarla attentamente; si era rattristata sul serio e teneva lo sguardo basso.

Di fronte a quel faccino sconsolato, il giovane provò un improvviso, e mai sperimentato, impulso: avrebbe voluto stringerla in un abbraccio e consolarla.

“Abbraccio??? Io??? Ma sono diventato scemo?” pensò Inuyasha.

La ragazza però, dopo un altro sospiro, tornò a guardarlo, con occhi più sereni: “Basta, Kagome! Basta con l’autocommiserazione! Se Sango fosse qui ti avrebbe già picchiata!” riflettè, tornando poi a rivolgersi al mezodemone: - So già a cosa stai pensando, te lo leggo negli occhi! -.

Lui si allarmò.

- Piantala di lagnarti, ragazzina! Reagisci e vai avanti! – continuò Kagome, facendo la voce grossa, come ad imitare il tono di voce di lui.

Inuyasha la guardò perplesso, tirando mentalmente un sospiro di sollievo.

- Ci ho preso, giusto? – gli chiese ancora lei, sorridendo.

- Tsè, sei proprio assurda! – fu la replica del giovane. Per fortuna non aveva capito proprio niente dei pensieri che lui aveva fatto, quella scema!

Che razza di situazione! Come diavolo erano finiti in quell’atmosfera così confidenziale ed intima?!?

Procedendo nella conversazione, anche Kagome gli raccontò un po’ di più di sé, dei suoi coinquilini e migliori amici, e della sua mamma che aiutava il nonno nella gestione del tempio di famiglia e del suo fratellino.

Parlarono per l’intera durata della cena.

Inuyasha, che non era mai stato amante delle chiacchiere, si stupì nel rendersi conto di come non riuscisse a smettere di ascoltarla; di solito gli veniva in automatico, di lasciar parlare la gente a vuoto, senza prestarvi attenzione: dopo la seconda frase più o meno, semplicemente si metteva a pensare ad altro, smettendo di ascoltare, mentre l’ignaro interlocutore andava avanti a ciarlare.

Con Kagome, invece, era come pendere da quelle labbra così…

 

La piccola parentesi di pace tra di loro scoppiò come una bolla al momento del conto.

Kagome non gli era certo sembrata la classica ragazza snob che, per principio, pretendeva che fosse l’uomo ad offrire al ristorante, non era Kikyo, che non sganciava uno yen neanche morta.

Beh, avrebbe dovuto immaginarlo che Kagome  fosse tutta particolare anche in quello! Era stata una vera lotta convincerla a pagare ognuno il suo!!!

- Io ti ho proposto di cenare e io ti ho portato qui quindi pago tutto io!! – si era intestardita lei.

- Ma ti pare che io mi faccio offrire la cena da una donna??? Non se ne parla! Se proprio ognuno pensa per sé! – sosteneva altrettanto testardamente lui.

Magistrale nella diatriba fu l’intervento di un altro cliente che, stanco di aspettare in coda, aveva esclamato: - Insomma! Ci diamo una mossa o andrete avanti fino a domani mattina?? -.

“Che figura!! Possibile che, quando sono insieme a lui, me ne capitano di tutti i colori?” pensò Kagome imbarazzatissima.

 

Alla fine l’intero conto era stato pagato da Inuyasha.

Come la sera prima lui l’aveva accompagnata fino alla porta di casa, usando i mezzi pubblici, stavolta ed evitando di prenderla in braccio.

- Beh, allora ciao! – la salutò.

- Grazie per la cena – replicò incerta lei.

Kagome si sentiva strana, di nuovo! Era come se non volesse lasciarlo andare via; era intimidita ma voleva restare ancora a parlare con lui.

- Senti, per quel famoso gelato… - aggiunse infatti – Se vuoi, io domani non lavoro. Il negozio è chiuso perché Shippo parteciperà al saggio di ginnastica dell’asilo e quindi andiamo tutti a vederlo -.

- Ah, già! – rispose inaspettatamente Inuyasha – La mocciosa chiacchierona della caviglia non ha parlato d’altro, in effetti. Voleva partecipare lo stesso, tsk! Ho impiegato una mezz’ora buona per convincerla che non avrebbe potuto farlo. Voleva fare la corsa con le stampelle! – borbottò il ragazzo, ma con un angolo della bocca piegato all’insù.

Kagome non potè fare a meno di ridere di cuore: - Sì, è proprio tipico di Rin! Ti travolge di parole finchè non ottiene ciò che vuole! -.

- Tsè, ma con me non attacca! – sogghignò più apertamente il mezzodemone.

- Oh, certo! Immagino! Hai il cuore di pietra, tu!- scherzò la ragazza, guardandolo giocosa.

Battuta infelice: vide Inuyasha rabbuiarsi di colpo.

- I-io, scusa! Era una battuta, non dicevo sul serio! – si affrettò a spiegare, dispiaciuta.

- Non deve essere poi tanto lontano dalla realtà; è una cosa che mi disse anche Kikyo, la mia ex. – constatò rassegnato lui.

- Che sciocchezza! – sbuffò Kagome – Non credo proprio che una persona che si ferma a soccorrere senza esitazione una bimba e anche una povera scema come me caduta dalla bici come una pera, possa essere definita “dal cuore di pietra”!! -. Gli occhi nocciola di lei erano dannatamente sinceri; pensava davvero quello che aveva detto.

Per l’ennesima volta (ma non cominciavano ad essere un po’ troppe?) il cuore di Inuyasha prese a battere più forte.

Che diavolo gli stava succedendo?? Era tutta sera che, anche solo osservando quella ragazza stare in silenzio, guardando quel viso fine ed armonioso, si sentiva strano, quasi sereno.

Quando poi lei rideva o sorrideva soltanto, il cuore sussultava; e anche nel battibeccare con lei come due bambini dell’asilo… era una tentazione troppo divertente provocarla e vedere il suo viso imbronciarsi, le gote gonfiarsi e assumere quell’espressione da bambina offesa!

Il ragazzo si stupì dei suoi stessi pensieri; dannata parte umana e maledetta notte senza luna che lo avevano fatto rammollire!

Perso a dialogare con se stesso, non si era neppure accorto che lei era andata avanti a parlare e gli aveva chiesto qualcosa, seppure con tono flebile ed incerto.

- Allora, che ne pensi? Ti va? – la sentì infatti domandargli.

- Eh? Cosa? Io.. – bofonchiò, preso alla sprovvista ed in preda al panico; non aveva sentito una sola parola!

Kagome sbuffò e gli lanciò un’occhiata obliqua, dissimulando il proprio disappunto: “Ecco! Lo sto annoiando! Era meglio tacere!” pensò ma gli disse: - Guarda che mi sono accorta che non mi stavi ascoltando. Avevi una faccia da triglia! -.

- Sei proprio impossibile, te lo ha mai detto nessuno?!? E piantala di darmi della faccia da pesce! – sbottò Inuyasha, facendo l’offeso.

- E tu non sai stare agli scherzi! Comunque ti avevo chiesto se domani pomeriggio… ammesso che tu non abbia impegni, ovviamente… Domani ti andrebbe di mangiarci un gelato insieme? Così riesco a sdebitarmi, almeno in parte, della cena che mi hai offerto stasera. – propose impacciata la ragazza.

Lei stessa non riusciva a credere alle proprie azioni: “Ma che mi succede oggi??? Voglio proprio passare per una alla disperata ricerca di un appuntamento?? Maledizione!!” pensò, sconcertata di se stessa.

Da quando in qua si metteva ad invitare i ragazzi?!! Non era proprio da lei, porca miseria! E in modo così sfacciato, per giunta! In che razza di guaio stava andando a cacciarsi?? E poi… che razza di scusa patetica, santo cielo!

- Sì, direi che si può fare; domani ho il turno di notte al lavoro, e quindi fino al tramonto sono libero. – rispose inaspettatamente lui.

- Oh! Ok! – replicò stupita Kagome. Sul serio aveva detto di sì? E perché lei ne era così felice?

  - Se vuoi, io abito nei dintorni del parco Ueno****. Potremmo trovarci lì – propose il giovane.

 - Certamente! Va bene verso le quattro del pomeriggio? – rispose la ragazza.

Di nuovo quel sorriso radioso e quella luce allegra che le illuminava gli occhi, rendendoli brillanti…

“Andiamo, Inuyasha, piantala!!! Per tutti i Kami!” si auto rimproverò lui mentalmente, mentre annuiva senza neanche rendersene conto.

- Bene allora! Io salirei in casa, inizia a fare freschino. A domani. – disse Kagome sorridendogli ancora.

Fu un attimo; veloce come un battito di ciglia; e talmente inaspettato e istintivo che neanche Kagome realizzò subito ciò che aveva fatto.

Un attimo in cui il cuore di Inuyasha si fermò, quasi;

quelle labbra; le labbra rosate che aveva inconsciamente osservato tutta la sera… si erano posate in un guizzo velocissimo sulla guancia del mezzodemone. Come erano morbide e calde!

Fu un miracolo divino se entrambi non presero fuoco per autocombustione.

Veloce come un fulmine e con il viso scarlatto, Kagome scappò oltre la porta, dopo aver balbettato un imbarazzatissimo: - Ciao, Inuyasha! -.

- A domani, Kagome! – riuscì infine a rispondere lui, rimasto impalato come un merluzzo davanti al portone e con le guancie di un bel color pomodoro.

 

 

Un giorno qualcuno entrerà nella tua vita

e ti farà capire perché non ha mai funzionato con nessun altro.

- B. Hooks –

 

 

NOTE

* I Geta (下駄?) sono dei sandali tradizionali giapponesi a metà tra gli zoccoli e le infradito. Sono un tipo di calzatura con una suolain legno rialzata da due tasselli, tenuta sul piede con una stringa che divide l'alluce dalle altre dita del piede. Vengono indossate con gli abiti tradizionali giapponesi, come gli yukata e meno frequentemente con i kimono, ma durante l'estate (in Giappone) vengono portate anche con abiti occidentali. Grazie alla suola fortemente rialzata, con la neve o la pioggia, vengono preferite ad altri sandali tradizionali come gli zōri. Generalmente, i geta, vengono portati sia senza calzini che con appositi calzini chiamati tabi.

La calzatura consta di una tavoletta legno grezzo, chiamata dai (台, supporto), con una stringa di tessuto chiamata hanao (鼻緒) che passa tra l'alluce e il secondo dito. I due tasselli sotto la suola vengono chiamati ha (歯, denti); anch'essi sono in legno, di solito dikiri (桐, paulownia), ed emettono un suono particolare a contatto col suolo, che è chiamato カランコロン o karankoron. Questo suono talvolta viene menzionato come uno dei suoni quotidiani che mancano di più ai giapponesi anziani nella vita moderna.

Il dai può variare molto: la forma può essere ovale (ritenuto più femminile) o rettangolare (ritenuto più virile), il colore può essere naturale, laccato o dipinto. Anche l'ha può variare, ad esempio, i tengu-geta hanno un tassello unico al centro della suola, mentre esiste un tipo poco comune di geta che ha tre tasselli. I tasselli non sono separati, ovvero l'intera scarpa, di solito, viene ottenuta lavorando un solo blocco di legno; inoltre, gli ha possono avere una base di gomma, incollata alle estremità.

L'hanao può essere più o meno largo, rigido e di vari tessuti. Il cotone con stampati motivi tradizionali giapponesi è molto popolare ma esistono versioni in vinile e pelle. All'interno dell'hanao c'è una corda (recentemente sintetica ma tradizionalmente di canapa) che viene annodata in modo particolare nei tre fori del dai e talvolta può esserci un'imbottitura. L'hanao può essere cambiato se consumato e viene posto tra le prime due dita del piede e al centro della suola perché se non posizionato in quel punto, i geta, camminando, entrerebbero in collisione tra loro.

Recentemente sono entrati in commercio dei geta con fattezze più occidentali, con una forma più arrotondata e con un dai ergonomico, un tacco unico come negli zoccoli invece che due tasselli distinti e una stringa laterale come nelle infradito.

Questi sandali vengono indossati anche dalle apprendiste geisha, le maiko, che portano dei geta particolari chiamati okobo, simili alle chopine in voga nella Venezia rinascimentale. Gli okobo sono chiamate anche pokkuri e koppori e vengono indossati anche dalle ragazze molto giovani oltre che dalle maiko. A differenza dei geta veri e propri, non hanno due tasselli sotto la suola, ma un tacco unico simile ad una zeppa scavato nella parte anteriore del piede, parte che quindi non poggia per terra normalmente. La stringa degli okobo è solitamente di colore rosso e a differenza delle geta, queste calzture non vengono portate con gli yukata ma con dei kimono molto formali.

 ** Ora mi direte: tramonto alle ore 18.20?? In Aprile (mese in cui è ambientata la storia) ?? ma sei scema!??! Ehehehe! ^^ non sono impazzita, lo giuro! È stato un caso fortuito, perché anche a me non tornava, la cosa, e già ero in panico.. poi però, grazie anche all’aiuto di colei che considero la maestra di ricerca sul web, a cui basta un nano secondo e una googlata (Sì, sto parlando di te! XD) per cui, mentre io ero ancora lì a scrivere “orari di alba  tramonto in Giappone nel mese di Aprile.. ” già aveva trovato il sito giusto… dicevo: guardo e… O.O è giusto???!!! L’ho indovinata senza saperla, questa cosa?? Ebbene sì! ^^ In Giappone, in Aprile, e a Tokyo in particolare, il sole tramonta alle 18.21 circa! XD

 

*** Tra le varie cose che non conoscevo degli usi a tavola dei giapponesi, c’era anche questo: niente acqua! Giusto un bicchiere a testa e basta! Bevono il tè oppure si dissetano con il brodo delle varie pietanze ^^. Grazie a chi mi ha redarguito in proposito! XD

Ed ora un po’ di informazioni sui piatti ^^: (fonte Wikipedia)

il Ramen è un tipico piatto giapponese (ma di origini cinesi) a base di tagliatelle di tipo cinese di frumento servite in brodo di carnee/o pesce, spesso insaporito con salsa di soia o miso e con guarnizioni in cima come maiale affettato ( チャーシュー?chāshū), alghe marine secche (海苔 nori?),kamabokocipolla verde e a volte mais.

Praticamente ogni località del Giappone ha la propria variante di ramen, dal ramendi tonkotsu (brodo di osso di maiale) del Kyūshū al ramen di miso dell'Hokkaidō.

L’Oden è un piatto invernale tipico della cucina giapponese. Si tratta di una minestra che prevede la cottura di vari ingredienti (come daikonkonnyaku,uovaganmodoki) in un brodo fatto col tonno secco o con le alghe konbu, il tutto viene poi insaporito con la salsa di soia. A seconda del luogo del Giappone vi sono modi diversi di preparare tale pietanza: A Nagoya, viene chiamato Kantō-ni (関東煮), dove si fa un uso maggiore della salsa di soia; nel Kansai a volte viene chiamato Kantō-daki (関東煮 o 関東炊き), è noto per il suo sapore forte; a Shizuoka viene condito con brodo di carne e salsa di soia scura.

 

**** anche in questo caso, tra Tsukiji e il Parco Ueno (che è nel quartiere Taitō) ci sono sempre (secondo Google maps!) 7,5 Km circa. E sempre per il principio che se Inuyasha vuole saltellare in giro invece di prendere i mezzi, può farlo, e che l’ospedale dove lavora Inu è situato anch’esso nel quartiere del negozio di Kaede..

Ma è una notte di novilunio e lui è umano! Come fa a tornare a casa dopo aver accompagnato Kagome?? -.-

Beh, si da il caso che (altra botta di fortuna!) tra dove ho immaginato fosse casa di Kagome (quartiere Bunkyō) e il parco Ueno (quartiere Taitō) , ci siano solo 2,6 km! Quindi è fattibilissimo che Inuyasha umano si faccia una passeggiatina notturna! Dovrà pure schiarirsi le idee!! XD :P

 

Infine tengo a precisare che eventuali sgrammaticature nelle frasi di Rin e Shippo sono volute, allo scopo di riprodurre il linguaggio infantile. ^^

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Capitolo 6
*** Incontri indesiderati, conseguenze inaspettate ***



Cap 6   Incontri indesiderati, conseguenze inaspettate.

 
“Ci sono persone il cui destino è incrociarsi.
Dovunque siano, ovunque vadano, un giorno si incontreranno.”
- G. Gallay –
 
 
Kagome era talmente scombussolata che, quella notte, le risultò difficile persino addormentarsi.
Lei, la regina dei ghiri, aveva avuto problemi a dormire! Da non credere!!!
E poi.. Lo aveva baciato!!!
“Kami, che ho fatto? Uno spirito maligno deve avermi posseduto, non c’è altra spiegazione!” era il pensiero fisso nella mente di lei. “E domani lo vedrò ancora!” riflettè, con il cuore che cominciava di nuovo a batterle più forte nel petto.
La mattina seguente le poche ore di sonno si fecero subito sentire. La giovane sbadigliò mentre mangiucchiava distrattamente la propria colazione. Di questo passo avrebbe dovuto bersi un litro di caffè e lei odiava quella brodaglia amara!
In sottofondo le giungeva alle orecchie il chiacchiericcio di Sango e Jakotsu, che spettegolavano allegramente tra loro, seduti dalla parte opposta del piccolo tavolo della cucina:
- Oh, ma che peccato! E io che speravo di poter dare una sbirciatina al tuo uomo! – scherzò Jakotsu, con un finto cipiglio triste.
- Eh no, mio caro! Mi dispiace per te ma Miroku è già uscito – gli rispose Sango, ridendo – E poi lo sai bene: il mio ragazzo non si tocca! È roba mia! -.
- Che spreco di materiale!!! Quel bel fisico e quei fantastici occhi blu! – commentò teatrale l’altro.
Improvvisamente si rivolse a Kagome, ancora persa nel suo stato comatoso: - A proposito di ragazzi, tesoro! –esordì – Non indovinerai mai chi ho incrociato! -.
La ragazza alzò svogliatamente lo sguardo. Era risaputo che non bisognava disturbarla appena sveglia. Aveva la carburazione lenta!
- Chi??? Sputa il rospo! – lo incalzò invece Sango.
Jakotsu si mise comodo contro lo schienale della sedia e iniziò a raccontare.
- Allora… Giusto ieri sono passato di fronte a quella rinomata profumeria in centro e sono entrato a curiosare. La commessa era di una rigidità insopportabile, sapete? – disse, lanciando una veloce occhiata a Kagome.
- Comunque, mi stava consigliando un nuovo balsamo che, a suo dire, avrebbe reso i capelli liscissimi, quando è entrato un tizio. Io ero girato di spalle e quindi non l’ho visto subito! Così, come se niente fosse, ha cominciato a chiamare ad alta voce la commessa che mi stava servendo; urlando un “Ciao piccola”, tra l’altro! La cosa mi ha infastidito molto! Indovinate chi era che starnazzava come un’oca? -.
- Chi??? CHI??? –lo incalzò Sango, sempre più curiosa. Quando ci si mettevano, lei e Jakotsu erano peggio di due pettegole!
Dopo una pausa ad effetto, contornata da un sorriso sarcastico, il ragazzo rivelò infine: - Il tuo ex, Kagome! Quell’idiota di Naraku! -.
- Ah… - fu l’unico commento della giovane chiamata in causa.
- Ma dai??? Allora quella commessa è L’eterea ragazza, come la definì lui, che gli ha rapito il cuore? – tirò le somme Sango.
- Già! – commentò Jakotsu con un’aria di sufficienza – in realtà è tutt’altro che eterea! Una gallina, guarda! Con una voce di quelle stridule che ti fanno accapponare la pelle! E piatta come una tavola! Oltre che di carattere, era rigida anche di fisico! Neanche le avessero messo un bastone su per il… -.
- JAKOTSU!! – sbottò infastidita Kagome – Ma insomma! A parte il fatto che io starei tentando di fare colazione! Poi lo sai benissimo che di quello lì non ne voglio più sentir parlare! – “Anche perché, in questi ultimi giorni, li ho rievocati un po’ troppo spesso, lui e quegli altri deficienti!”.
- Scusa, zuccherino mio! – mormorò il giovane, mortificato.
La ragazza sospirò. Notando l’espressione dispiaciuta del suo migliore amico, si affrettò ad aggiungere, altrettanto mortificata: - Scusami tu. È che non ho riposato bene, questa notte, e sono un po’ nervosa – tentò di giustificarsi.
- Oh, non devi vergognarti di ammettere davanti a noi di non aver dormito perché hai passato la notte a farti fantasie su un qualche bel fusto! – commentò malizioso l’amico – è normale! Tenendo anche conto del fatto che laggiù non si batte chiodo da molto tempo, anzi, da mai, ad esclusione di quella volta con By… -.
- JAKOTSU!!! – urlò Kagome, allibita e paonazza – Ti sembrano discorsi da fare, cavolo?? Che ti prende stamattina, eh? Vado in camera mia a vestirmi, dato che sono quasi le 9 ed io dovrò essere all’asilo di Shippo tra poco più di un’ora! Guai a te se, quando esco dalla mia stanza, ti trovo ancora qui! – lo minacciò, alzandosi dalla sedia.
Notando però Sango mordersi le labbra, aggiunse, con una punta di malizia: - E tu piantala di ridere, Sango! Altrimenti mi vedrò costretta a raccontare a Miroku di certe tue fantasie, e credo che lui disdegnerebbe affatto fare una prova in merito! -.
Detto questo, senza attendere risposta, girò i tacchi e marciò verso il piano superiore, con un sorriso trionfante stampato in viso.
 
 
La mattinata trascorse veloce, tra incitamenti, battiti di mani e baci di consolazione al piccolo Shippo.
Bisognava ammettere che il bambino si stava impegnando particolarmente per fare bella figura! La sua Rin era tra il pubblico e mai avrebbe potuto deluderla!
- Vinci anche per me! – gli aveva detto infatti la piccola.
Alle 15 Kagome si congedò dal gruppo di tifosi festanti, pregando Kaede di porgere le sue scuse al piccolo Shippo per essersene andata prima della conclusione.
- Non preoccuparti, bambina, vai pure da quel bel giovanotto! – le rispose la donna.
Kagome la guardò, sconcertata. Hai capito la nonnina!??!?! Come diamine faceva a sapere sempre tutto???
 
Prima di presentarsi all’appuntamento con Inuyasha, la ragazza pensò di fare un salto a casa per rinfrescarsi, dato che era comunque di strada. L’idea di cambiarsi l’aveva quasi sfiorata, però… prima di tutto lei non era quel tipo di ragazza eccessivamente fissata con il farsi bella. Va bene essere decorosi e non andare in giro come una stracciona ma nemmeno perdere ore e ore come faceva Shiori!
Inoltre non avrebbe nemmeno avuto senso, dovevano vedersi per un gelato, dopotutto, no?
La ragazza sospirò, osservando sconsolata il contenuto del suo armadio. Alla fine decise di tenere addosso ciò che aveva, di rimanere semplice: un paio di pantaloni e una maglietta a maniche lunghe; scarpe basse, capelli legati.
L’istinto le diceva che Inuyasha non amava troppi fronzoli.
Già… l’istinto! La stupida sciagura di tutta la sua vita. Non che fosse solita agire in modo avventato o sconsiderato, sia chiaro. Era però sempre propensa a seguire il suo sesto senso. In aggiunta a ciò, fin da piccola aveva dimostrato di possedere una spiccata dote di empatia verso gli altri e la tendenza ad essere amichevole con tutti.
Erano state queste due caratteristiche a farle trovare in Jakotsu un’anima affine, anche se lui era decisamente più esuberante rispetto a lei!
Il loro legame aveva avuto origine grazie ad una sciarpa: Kagome aveva circa cinque anni e, un pomeriggio, era andata con la mamma a fare spese al centro commerciale.
Attirata da una sciarpa viola in esposizione, una di quelle leggere primaverili, aveva fatto per prenderla, bloccandosi subito quando, il capo opposto dell’indumento, era stato afferrato nello stesso istante da un bambino.
I due si erano guardati sorpresi; poi lui le aveva sorriso, lasciando andare la sciarpa e scegliendo quella vicina, di colore verde smeraldo.
Tutto sembrava essersi concluso lì.
Tuttavia, uscendo dal grande magazzino, Kagome aveva notato un gruppetto di bambini più grandi tiranneggiare il bimbo di prima, spintonandolo e facendolo cadere. La sciarpa verde di lui finì in mezzo alla strada, irrimediabilmente “calpestata” da una macchina in corsa.
La piccola Kagome si stupì che la mamma del bambino non stesse facendo niente, anzi, non c’era nemmeno, a quanto sembrava.
Infatti il piccolo era uscito da solo, essendo la madre impegnata al lavoro.
Lui si era limitato a rialzarsi, sospirando e scuotendo i propri vestiti impolverati e un po’ sgualciti mentre i teppistelli correvano via, ridacchiando soddisfatti.
Scambiando uno sguardo di intesa con la madre, Kagome si era affrettata a raggiungere il bambino e a chiedergli se stesse bene. Lui aveva annuito solamente, osservando afflitto i resti del proprio acquisto. Aveva fatto un sobbalzo, però, nel vedersi comparire all’improvviso davanti agli occhi del tessuto viola.
Sorpreso, il piccolo Jakotsu si era voltato di nuovo verso Kagome,  la quale lo stava osservando con un bel sorriso stampato in volto, tendendo verso di lui la sciarpa viola che lei aveva preso per sé. Vedendo poi che lui non accennava a prenderla, gliela aveva avvolta intorno al collo.
Di fronte a quegli occhioni nocciola limpidi, sinceri ed amichevoli, Jakotsu non aveva potuto resistere e, riconoscente, aveva stritolato di slancio quella bambina in un abbraccio.
In quella occasione l’istinto aveva portato Kagome a fare la cosa giusta, consentendole di trovare quello che sarebbe stato l’amico di sempre.
Altre volte, invece, non era andato tutto così liscio!
Kagome e Jakotsu erano più o meno in seconda elementare.
Già allora il bambino veniva guardato con sospetto e diffidenza dai compagni, che avevano iniziato a definirlo lo strano.
Tralasciando i suoi singolari gusti in fatto di abbigliamento o che gli piacesse restare con le bambine invece di giocare a pallone con gli altri maschietti, non era vista di buon occhio la sua tendenza a rassicurare chiunque, per un motivo o per l’altro, si metteva a piangere o era triste.
Anche gli altri bambini in generale erano solidali nel tirare su il morale a chi era giù di corda, ma il problema era che Jakotsu aveva una tecnica tutta sua per farlo, semplice ed efficace: il potere di un abbraccio.
Quella sua spontaneità però, aveva portato solo ulteriori guai: - Aiuto! Scappiamo! Arriva l’orso abbraccia tutto! – urlavano infatti i compagni di classe, non appena lo vedevano arrivare.
Si sa che i bambini possono essere davvero crudeli, purtroppo!
La goccia che fece traboccare il vaso della pazienza di Kagome avvenne un giorno, durante l’ora di disegno. La maestra si era assentata un attimo ed un bambino ne approfittò per alzarsi, afferrare un barattolo di pittura e gettarlo addosso a Jakotsu, ricoprendolo di colore fucsia da capo a piedi, schernendolo: - Ehi, abbraccione! Abbraccia un po’ questo??! -.
Kagome non aveva esitato a difendere l’amico: - Lascialo stare, brutto stupido! Ora te la faccio pagare! – aveva urlato, afferrando a sua volta il contenitore del giallo e tirandoglielo in testa.
Si era scatenata così una battaglia a colpi di pennello e di pittura acrilica senza precedenti.
Ovviamente Kagome, Jakotsu e l’altro bambino si erano ritrovati a dover scontare una bella punizione.
Tornando a casa conciata peggio di Arlecchino, Kagome aveva raccontato l’accaduto alla madre: - Perché fanno così, mammina? Jakotsu non è cattivo, anzi! È sempre allegro e vuole solo che gli altri siano felici! Anche se è un maschio, a me piace quando mi abbraccia! È il suo modo di dirmi che mi vuole bene. –
La Signora Higurashi aveva sorriso: - sono orgogliosa del fatto che tu sia sempre pronta a difendere coloro a cui vuoi bene ed ad intervenire senza indugio, Kagome. Però non avresti dovuto usare a tua volta la vernice. Avresti potuto invece andare a chiamare la maestra – le aveva spiegato la donna.
Anche nonno Higurashi aveva redarguito la nipote: - è ammirevole il tuo senso dell’amicizia, bambina. Hai un animo puro, che non ama le ingiustizie. Il punto è che non tutti apprezzano l’eccessiva confidenza o riescono a cogliere la vera essenza delle altre persone, ad andare oltre le apparenze. Inoltre, Kagome, non è per niente decoroso per una signorina agire così avventatamente. Mai lasciarsi guidare dall’impeto, prima di agire rifletti bene! È giusto essere disponibili e lo è anche aiutare gli altri in caso di bisogno! Tuttavia, lo si deve fare con misura e cognizione. –
La bambina aveva annuito, pur non comprendendo a pieno certi paroloni usati dal nonno.
- TU sei sempre troppo generosa, piccola mia! – aveva concluso l’anziano – Ti apri completamente agli altri con troppa facilità. Forse pensi che anche il resto delle persone sia come te ma non sempre è così, purtroppo! Quindi stai attenta, perché, in futuro, qualcuno potrebbe approfittare del tuo buon cuore -.
E così era stato, soprattutto nell’ambito in cui la ragazza nutriva più speranze ed aspettative: l’amore.
Cosa poteva farci, però, se lei era così? Le veniva spontaneo donare all’altro tutta se stessa, senza riserve, così come era solita fare con le persone a lei più care: la propria famiglia, Jakotsu,Sango, Miroku, Kaede, ed i piccoli Shippo e Rin.
Crescendo, la facilità con cui legava con le persone non era mai cambiata. Bastava poco per conquistare la sua amicizia o, al contrario, la sua antipatia.
Perfino Miroku, con i suoi modi discutibili, era riuscito a farsi voler bene, così come Jakotsu, nei suoi attacchi di esuberanza ai limiti della pazzia! Erano strani, particolari, ma erano genuinamente se stessi, senza finzione.
Per quanto riguardava Shiori, invece, le era bastato vederla specchiarsi ogni cinque secondi nella prima superficie riflettente che le era capitata a tiro (nella fattispecie, la vetrina!) allo scopo di controllare che capelli e trucco fossero a posto, per provare istantanea antipatia nei suoi confronti. quanto odiava le donne superficiali!
Ora, la domanda era: dove era finito il tanto decantato sesto senso quando si era fatta irretire da Byakuya prima e da Koga poi? Chi lo sa! Forse sotto ai paraocchi!! Era ritornato un pochino con Naraku, il suo sesto senso, però, anche in quel caso, aveva finito per credere troppo nella buona fede delle persone, rimanendo fregata.
Sciocca, ingenua e masochista! Lei si era aperta con loro, aveva affidato loro sogni, speranze, amore… ricevendo in cambio solo umiliazioni.
Per questo aveva deciso di darci un taglio, con le relazioni e con gli uomini, ad eccezione di Jakotsu, Miroku ed il piccolo Shippo, gli unici esponenti del genere maschile ad essere ammessi nella sua cerchia in aggiunta a Sota e al nonno!
Era ironico, a ben vedere! Lei, che aveva sempre sognato di vivere una storia d’amore da film, era incappata solo in uomini opportunisti e bugiardi.
Beh, forse non Hojo, che sembrava essere l’incarnazione della calma, del rispetto e della posatezza. Ma gli altri…!!
Proprio come aveva temuto il nonno, era stata troppo fiduciosa ed innamorata dell’idea di innamorarsi.
Stando così le cose, pur non avendo mai smesso di aspettare e di sperare, era diventata diffidente nei confronti di certe cose e persone.
Oltretutto aveva avuto anche la brillante idea di presentare Koga alla propria famiglia! Che idiota era stata.
Quando poi lui l’aveva lasciata, Nonno Higurashi non aveva esitato a farle la predica, dopo averle lasciato il tempo di sfogare la delusione e l’amarezza: - Te lo dico fin da piccola che ti fidi sempre troppo. Devi smetterla di essere eccessivamente gentile! Mi sembri una credulona, a volte! Lo vedi che così se ne approfittano? La verità è che tu non hai ancora capito che la vita non è una fiaba! Il Principe Azzurro, il filo rosso… TUTTE BAGGIANATE! – aveva urlato l’anziano – Voi ragazze d’oggi! Ai miei tempi, le donne non le conquistavi né convincevi tanto facilmente, sai? Si facevano desiderare, corteggiare. Oggi, invece, bastano due frasette melense per farvi capitolare! -.
Infine aveva borbottato: - Comunque sia, non ti angustiare, Kagome! Un tizio del genere è stato meglio averlo perso! Voleva approfittare della mia dolce e pura nipotina, quel maledetto demone! Se mi ricapita davanti lo purifico all’istante! Che gli venga la scabbia!! -.
 
Kagome, travolta dai ricordi, si trovò a riflettere. Con gli altri era andata così; con Inuyasha, invece…
Il loro primo incontro non era stato tutto rosa e fiori, e neanche il secondo, almeno all’inizio!
Però, la cosa che la stava sconcertando maggiormente era che, con il mezzodemone, quella parte di sé che la portava a fare stupidaggini, seguendo l’istinto, si era come di colpo rianimata: gettargli le braccia al collo quando le aveva riportato l’orecchino. Raccontargli di sé e praticamente costringerlo a fare lo stesso. Trascinarlo a cena con lei e proporgli di vedersi anche il giorno seguente. Baciarlo, sulla guancia, certo! Ma lo aveva comunque baciato lei per prima!
Le sembrava di essere ritornata alle origini, a quella Kagome spensierata che non si faceva condizionare più di tanto dalle cattiverie. Senza la continua preoccupazione che gli altri la stessero solo prendendo in giro, facendosi beffe di lei e dei suoi sentimenti. Senza il una signorina per bene deve essere composta, farsi corteggiare che le ripeteva sempre il nonno.
Osservando la sveglia, si accorse che si stava facendo tardi. Agguantò quindi la borsa ed il giacchetto e si affrettò ad uscire di casa.
 
Giunse al parco Ueno appena in tempo.
Si erano dati appuntamento all’entrata dello zoo situato all’interno dell’enorme parco.
Da lontano vide Inuyasha, seduto su una panchina, con il viso rivolto al cielo azzurro e i capelli mossi appena dalla brezza. Che visione!
Fece per chiamarlo ed attirarne l’attenzione, quando… No! Non poteva essere!!!
 
 
 
Inuyasha era arrivato con una decina di minuti di anticipo sull’orario stabilito. Per questo aveva deciso di sedersi ad aspettare.
Il giovane sbuffò, volgendo gli occhi al cielo ed osservando pigramente uno stormo di corvi gracchianti che stava passando sopra la sua testa.
Quasi in automatico si sfiorò la guancia che, la sera prima, Kagome gli aveva baciato. Lo stomaco gli si strinse al solo ricordo.
Stava anche valutando dove portarla. Aveva pensato a uno dei punti di ristoro dello zoo del parco, in particolare a quello situato davanti al lago: era un posto molto suggestivo, con tutte quelle ninfee che galleggiavano sull’acqua.
“Non sarà troppo romantico?” si chiese tra sé, sgranando gli occhi quando realizzò che, effettivamente, ERA un posto romantico!
“Cavolo! Non sono tipo da smancerie, io! Sì, ok, se Kikyo mi pregava di portarla al ristorante per una cena al lume di candela, la accontentavo! Però, fosse stato per me, sarei stato più volentieri a casa! Non faccio queste cose di mia spontanea volontà, maledizione!”
Però già si stava immaginando Kagome che osservava l’acqua del lago che luccicava sotto ai raggi del sole, con tutti quei fiori a fare da ornamento. Probabilmente avrebbe sorriso e i suoi occhi nocciola avrebbero assunto quella luce gioiosa che…
Il mezzodemone fu improvvisamente strappato dalle proprie fantasticherie da qualcuno che lo chiamò per nome: - Inuyasha! -.
Il giovane si voltò, speranzoso ma…
- KIKYO??? – sbottò, incredulo, aggrottando le sopracciglia.
- Che piacere! Quanto tempo!! Non pensavo abitassi ancora in zona! Sono sorpresa di vedere che stai così bene! – gli disse. – A proposito, lui è il mio fidanzato e quasi futuro marito – dichiarò, compiaciuta, voltandosi leggermente verso l’uomo dai capelli mossi a cui era arpionata come una pianta rampicante.
- Mi stava portando allo zoo! Caro, lui è il mio amico Inuyasha. Inuyasha, lui è… -
Il mezzodemone ebbe quasi la sensazione di essere finito in uno strano universo parallelo. Lui era lì, relativamente tranquillo, ad aspettare Kagome e a pensare a lei e, così dal nulla, era spuntata fuori la sua ex, colei che, da un giorno all’altro, aveva dichiarata terminata la loro frequentazione?? Con che coraggio, ora, arrivava tutta baldanzosa  a presentargli quel tizio!?
Oltretutto… aveva detto che quello era il suo FUTURO MARITO??? Kikyo era stata insieme ad Inuyasha per quasi quattro anni! E quanto tempo era passato da quando si erano lasciati, anzi, da quando LEI lo aveva lasciato?? Sette mesi?? Aveva fatto in fretta!
“Ma che cos’hanno i Kami contro di me?” si chiese il giovane, fissando i due, a bocca aperta. “Ditemi che è uno scherzo, vi prego!”.
Kikyo fu però interrotta nel suo ciarlare da una dolce ed allegra voce, proveniente dalle sue spalle: - Inuyasha, TESORO! Eccomi! Scusa se ti ho fatto aspettare! Però lo sai come sono fatta, se non faccio tardi non sono io! – esordì ad alta voce Kagome, avvicinandosi ed abbracciandolo, facendo restare il povero mezzodemone ancora più allibito.
“Tesoro?? Io?? Ma sono impazziti tutti, quest’oggi??”.
Dopo di che la ragazza si voltò verso gli altri due e squadrò Kikyo per un lungo istante.
Incrociò infine lo sguardo sbalordito dell’accompagnatore della donna, che, con ancora Kikyo abbarbicata al braccio, la stava fissando con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
- Ma che sorpresa! – disse Kagome – Sono felice di appurare che la tua bella commessa non sia ancora stata scaricata come è successo a me, vero… NARAKU??? -.
Quello boccheggiò un – Kagome??? – mentre Kikyo inarcò un sopracciglio, lanciando al fidanzato uno sguardo interrogativo e per nulla rassicurante.
- Come vedi, la sciacquetta che avrebbe dovuto ringraziarti per il fatto che tu le avessi dedicato parte del tuo preziosissimo tempo, sta divinamente! Ed ora scusateci ma abbiamo un impegno importante, al termine del quale Inuyasha poi dovrà andare al lavoro. Sai, Naraku, lavora in ospedale, lui! Deve andare a salvare delle vite! – continuò la giovane, costringendo nel mentre uno stralunato Inuyasha ad alzarsi dalla panchina, tirandolo per un braccio.
- Lieta di averti rivisto! Buona giornata! – concluse, voltando le spalle ai due piccioncini, andandosene via insieme al mezzodemone, sotto lo sguardo incuriosito di alcuni turisti.
Solo dopo molti metri e in prossimità di una delle tante uscite del parco, Inuyasha parve uscire dal suo stato di trance: - Ehi! Frena! Aspetta un secondo! Ma tu come facevi a sapere il nome di… non me lo aveva presentato, ancora! -.
- Ben tornato tra noi! – gli rispose Kagome – Scusami per la sceneggiata! È che ero a pochi metri di distanza, quando li ho visti arrivare, e non ho potuto evitare di ascoltare la vostra conversazione. – spiegò, mortificata per poi chiedergli: - Senti, ma quella tizia, era la tua ex allora? Quella a cui mi avevi accennato? –.
- Beh, sì, era proprio Kikyo! – ammise lui, ancora un po’ confuso.
- Oh Kami! Non ci posso credere!!! – commentò Kagome.
Di fronte all’occhiata perplessa ed interrogativa del mezzodemone, si affretto allora a spiegare: - Quella Kikyo dovrebbe essere la – si interruppe, per fare il segno delle virgolette con le dita – La bellissima ed eterea donna con molta più classe per cui l’ultimo ragazzo che ho frequentato, ossia Naraku, mi ha mollata – gli rivelò.
- CHE??! – sbottò Inuyasha, sgranando gli occhi – Tu stai tentando di dirmi che… che noi siamo stati entrambi scaricati così su due piedi perché… i nostri rispettivi fidanzati si sono incontrati e messi insieme???!!! – chiese, incredulo.
Kagome riuscì solo a fargli un cenno affermativo con il capo. Ripensando alla faccia fatta da Naraku non riuscì più a trattenersi e proruppe in una sonora risata.
Superato il nuovo shock, anche il mezzodemone si lasciò andare ad una risatina: - Tsè! Stupido idiota dallo sguardo satanico! Ha lasciato te per mettersi con Kikyo??? Bell’affare ha fatto! Come scambiare un cigno con una gallina! -.
Kagome si ricompose e lo osservò. Era un altro complimento, quello??
- Beh, non pensiamoci più. Non eri tu quella che voleva offrirmi un gelato? – disse Inuyasha. Il suo piano iniziale era saltato, ma poco male! Aveva già quello di riserva.
- Oh, sì, sì certo! – rispose la ragazza.
Era orgogliosa di se stessa! Mai avrebbe pensato di affrontare così uno dei suoi ex. Vedere lo sguardo di panico negli occhi del mezzodemone le aveva fatto tirare fuori la grinta!
- Bene! Vieni con me, allora. La fidanzata di un amico gestisce una gelateria proprio nelle vicinanze, se ti va bene – propose il giovane.
Kagome annuì e lasciò che lui le facesse strada.
Una decina di minuti più tardi arrivarono di fronte ad un grazioso bar gelateria.
- Che carino! Ha anche i tavolini fuori! – esclamò la ragazza, entusiasta.
- Se ti va possiamo anche sederci qui davanti, allora -.
- Sì, va benissimo! Però forse prima è meglio ordinare – replicò lei.
Il mezzodemone assentì con il capo, per poi commentare, con tono sarcastico: - Allora io intanto mi metto comodo! Ci sono talmente tanti gusti diversi là dentro che, forse, fra un paio d’ore avrai deciso -.
- Ma smettila, razza di brontolone! – lo rimbrottò Kagome, con uno splendido sorriso sulle labbra.
Si sentiva felice. Scherzare con Inuyasha le risultava ormai facile e naturale, come respirare.
il ragazzo la osservò, deliziato. Era così dolce quando sorrideva, le si illuminavano gli occhi. E poi, quel pomeriggio era così carina! Indossava dei semplici pantaloni aderenti ed una maglia a maniche lunghe con lo scollo a barchetta, che le evidenziava la sinuosa linea delle spalle. Aveva poi raccolto i capelli in una treccia laterale, lasciando così scoperto parte del collo flessuoso.
Già! In confronto a Kikyo sembrava davvero un cigno!
- Ehi! Ti sei incantato di nuovo? – gli chiese Kagome.
- N-no! Ci sono! Entriamo? – rispose Inuyasha, arrossendo un po’.
Una decina di minuti dopo, salutata la proprietaria, una giovane e graziosa demone dai capelli rossi, i due giovani erano entrambi seduti ad uno dei tavolini all’esterno, a gustarsi ognuno il proprio gelato.
- Bah! Come diavolo fa a piacere quella roba alla gente non lo capirò mai! Non sembra di mangiare il dentifricio? – commentò scettico il mezzodemone, guardando Kagome mangiare con gusto il gelato da lei scelto: menta con pezzetti di cioccolato.
- Affatto! È un gusto rinfrescante, invece! Niente a che vedere con il tuo, Mr. sono-abitudinario-e-noioso! – gli rispose la ragazza.
- Il gelato al fiordilatte non è noioso! È classico! – si giustificò Inuyasha.
- Sì, certo… nemmeno i bambini lo mangiano più! -.
- è comunque meglio del dentifricio! – insistette lui.
Kagome rise ma rimase interdetta quando, improvvisamente, lo vide sporgersi verso di lei.
- Aspetta! Ti sei sporcata la punta del naso, razza di imbranata! – le disse, raccogliendo lo sbaffo di gelato dal suo naso con un dito, portandoselo poi alle labbra.
Kagome arrossì e sentì uno strano brivido caldo attraversarle la schiena.
- Bah! Dentifricio! – borbottò il giovane, facendo una smorfia.
Passarono così la successiva mezz’ora, tra risate di lei e punzecchiamenti di lui.
Infine Kagome si alzò: - Bene! Vado a pagare. – annunciò – Eh no, caro mio! – aggiunse, notando che Inuyasha stava già per protestare – I patti erano chiari. Tu hai scelto dove andare e il conto spettava a me, questa volta! Faccio in un attimo. Tu aspettami pure qui -.
Inuyasha acconsentì con un sospiro e la osservò entrare nel bar. Si stava stiracchiando, quando al suo sensibile udito arrivarono le avvisaglie di una discussione all’interno del locale.
Preoccupato per la ragazza, che ancora non era tornata, decise di entrare a sua volta per vedere cosa stesse succedendo.
Ciò che vide lo lasciò un attimo confuso: Kagome se ne stava ferma, quasi immobile di fianco alla cassa, dalla quale la proprietaria della gelateria la osservava ad occhi sgranati e con espressione sconcertata.
Accanto alla demone, sempre dietro al bancone, impettito e con sguardo rabbioso e di sfida, stava il famoso demone amico di Inuyasha, nonché fidanzato della titolare.
Lui e Kagome si stavano guardando in cagnesco, sembravano due pitbull pronti ad azzannarsi. Che diavolo stava succedendo?
Avvicinandosi, Inuyasha sentì il demone esclamare: - Guarda un po’ chi si vede! A quanto pare hai smesso di piangerti continuamente addosso, eh, miss incontro solo uomini cattivi??? -.
Kagome indurì ulteriormente lo sguardo, tentando di dimostrarsi forte: - Non ti permetto di insultarmi, razza di smidollato! – gli rispose alterata. Dentro però stava tremando!
Prima che la discussione degenerasse, il mezzodemone decise di intervenire. Affiancandosi a Kagome le mise una mano sulla spalla; lei sobbalzò e si girò verso di lui. Dai suoi occhi castani traspariva chiaramente il panico misto a frustrazione.
Stava quasi per mettersi a piangere ma, sotto il tocco di Inuyasha, la tensione del suo corpo parve allentarsi.
Il ragazzo lanciò quindi un’occhiata confusa al demone che li stava fronteggiando e chiese: - Si può sapere che cosa sta succedendo? Ci sono problemi… Koga??? -.
Percependo le spalle di Kagome tornare ad irrigidirsi, come se fosse sorpresa, Inuyasha tornò a rivolgere la propria attenzione alla giovane.
Lei lo guardò, sgomentata ma, prima che potesse anche solo aprire la bocca, la voce del demone lupo tornò a farsi sentire: - Ah, vi conoscete? Ma pensa! Come è piccolo il mondo, vero, tesoro? – disse, retorico, rivolto ad Ayame, che ancora osservava alternativamente gli altri tre, muta e preoccupata.
Inuyasha rivolse all’amico uno sguardo confuso. Che cavolo..???!!!
Koga però continuò, rivolgendosi di nuovo a Kagome: - Dimmi un po’… allora è solo con me che facevi la frigida riottosa! A quanto vedo ora hai anche cambiato hobby: non più collezionare ex ma accalappiare i miei amici, eh, finta verginella? -.
A quello parole Kagome quasi smise di respirare.
Come poteva dire quelle cose? Koga sapeva! Sapeva cosa fosse successo con Byakuya. Ed ora… ora con che coscienza le stava rinfacciando proprio… quello?? Lui se ne era andato, non contento di come stessero andando le cose tra loro! Lei non aveva mai obbligato nessuno a stare con lei, tantomeno aveva mai cacciato di sua iniziativa qualcuno dalla sua vita!
Inuyasha notò chiaramente il lampo di dolore che passò negli occhi di lei. In un flash, nella mente del mezzodemone riaffiorò un particolare ed il giovane ebbe un’epifania: quella sera di due giorni prima, quando lei si era sbucciata le ginocchia e lui l’aveva trasportata fino a casa; tra i vari discorsi, Kagome aveva menzionato tra i suoi ex… UN DEMONE LUPO!!!
No! Impossibile! Conosceva Koga da almeno quattro anni e se lei fosse stata… se loro fossero stati… insomma! Come minimo Koga gliela avrebbe almeno presentata, no?!?
 Incredulo, fece correre lo sguardo da Kagome a Koga e da Koga a Kagome. Infine mormorò: - M-ma… voi due… vi conoscevate già? Come… ? -.
Il demone lupo sogghignò: - Già! Ti ricordi, circa un paio di anni fa, di quella tizia ossessiva ed insopportabile che mi teneva al laccio? Eccola qui, in tutto il suo splendore! – disse, pieno di sarcasmo, indicando Kagome con un gesto della mano.
- Spero che almeno tu sia riuscito a godertela un po’, prima che iniziasse a dare segni di follia! Oppure non l’ha data neanche a te? – continuò.
Kagome, umiliata, serrò le palpebre con forza, come colpita da un pugno. Ora Inuyasha l’avrebbe disprezzata e presa per una donnaccia!
Non era vero! Non era vero niente! Tenere al laccio??? Quando mai!! Lei non era come Koga la stava dipingendo, non lo era mai stata! Perché? Perché stava dicendo quelle cose spregevoli???
E poi… Un momento!! Lui ed Inuyasha erano… AMICI??! Allora… allora era stato tutto un piano? Si erano messi d’accordo?
Kagome sentì il cuore sbriciolarsi, di fronte a quel sospetto.
Inuyasha era a dir poco sconvolto. A causa della situazione sempre più surreale, certo, ma soprattutto per le parole che quella testa bacata di un lupo aveva osato pronunciare!
Razza di deficiente decerebrato e senza spina dorsale! Parlava come se Inuyasha stesso non sapesse perfettamente la realtà dei fatti!
Kagome non era certo come l’aveva descritta e inoltre, in quel periodo di due anni prima, lo stesso Koga aveva finito per ammettere candidamente di aver provato a tenere un piede in due scarpe!
Essendosi poi pentito della sua scelta, era ritornato, strisciando, da Ayame, chiedendole perdono.
La rabbia per le calunnie che il demone aveva rivolto a Kagome, la furia che assalì Inuyasha fu talmente grande da far mutare in rossi gli occhi solitamente dorati.
Stava per avventarsi su quell’ essere, su quell’omuncolo e pestarlo per bene.
I suoi sensi lo avvisarono però che qualcosa non andava.
Ayame si era allontanata dalla cassa, imbarazzata ed arrabbiata. Chissà le panzane che Koga le aveva raccontato! Sicuramente che era stata colpa di Kagome, che lo aveva sedotto lei! Che lui era stato uno scemo a non restare con la rossa, invece di farsi accalappiare! Tutte stronzate!
Inuyasha notò però che nemmeno Kagome era più accanto a lui. Allarmato, si guardò freneticamente attorno, scorgendola, infine.
Si era mossa silenziosamente ed ora se ne stava ferma,  rigida, davanti all’entrata del bar.
Senza dire una parola e senza più guardare nessun altro, Kagome lanciò ad Inuyasha un ultimo sguardo ferito.
Nel leggere chiaramente il dolore ed il dispiacere presente in quei bellissimi occhi marroni, il cuore del mezzodemone perse un battito.
Infine la ragazza si voltò e sparì all’esterno, lasciando dietro di sé solo un vago odore di lacrime.
 
 
 
 
 
 
Saaalve! ^^ Come va? Ecco… io ci ho provato e questo è il massimo di “visione dei sentimenti interiori” che sono riuscita a tirar fuori. -.- Piaciuti i colpi di scena??? XD muhahahaha! Non disperate però! Chi mi conosce sa che sono una romanticona, quindi…. U_U Beh, se vi va fatemi sapere che ne pensate! Alla prossima! ^^

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Capitolo 7
*** Seguire il cuore ***


Piccolo avviso prima della lettura:  il capitolo potrebbe sembrare un po’ song-fic! In effetti, nell’intenzione originaria, la canzone che volevo usare era solo la prima che incontrerete leggendo.
Tuttavia il destino (o l’ispirazione XD) è imprevedibile e, grazie ad un’altra canzone, ho praticamente scritto di getto una parte di capitolo, seguendo le parti di testo della stessa.
Pertanto: l’estratto della canzone #1 è da considerarsi parte integrante del capitolo. Con la #2, pur avendo inserito parti di testo, consideratela più una specie di canzone di sottofondo, come se fosse una voce guida! ^^’
Dopo avervi tediato abbastanza, vi auguro buona lettura! Ci risentiamo in fondo! XD
 
 

Cap 7      Seguire il cuore.
 
 

Il  tuo cuore è un gabbiano
che vola libero nei cieli della vita.
Lascialo andare senza paura,
ti saprà condurre alla felicità.
- Sergio Bambarén –
 
 
 
Kagome scappò via, senza guardarsi indietro.
Si sentiva soffocare, quel bar era improvvisamente diventato stretto.
Si sentiva amareggiata, delusa, arrabbiata con se stessa e con il mondo.
“Stupida! Stupida me! Anche lui si è solo preso gioco di me! Accidenti a lui e a quel cervello da neonato di Koga! Sono solo una cretina che si stava illudendo ancora una volta!”.
Per fortuna che, davanti a quei due, non si era lasciata scappare neanche una lacrima!
Si sentiva così umiliata! Da quando aspettare ad avere rapporti intimi con il proprio ragazzo o con la persona che si stava frequentando era un crimine??!! Stronzo di un Koga!!!
E chissà che cosa aveva pensato Inuyasha, di tutto ciò! Sicuramente l’aveva presa per una poco di buono ed una doppiogiochista!
A meno che… non lo sapesse già. Però… no! Non riusciva nemmeno a concepirla, una possibilità del genere! Inuyasha non poteva! Non era…
All’improvviso si sentì strattonare per un braccio.
- Fermati, scema! Cavolo quanto corri! Si può sapere perché sei scappata? Che ti è preso? – borbottò.
Kagome trasalì. Inuyasha l’aveva seguita!
Imbufalita, la ragazza si voltò ed urlò, con voce incrinata dal pianto: - Che cosa mi è preso??? Mi credi così imbecille? Sono STUFA! Stufa di essere trattata come una pezza da piedi! Lasciami in pace e tornatene pure dal tuo compare a sparlare di me! -.
A quelle parole, Inuyasha si irrigidì e gli occhi d’oro si oscurarono nel notare le lacrime che ormai rigavano, copiose, il bel volto di lei.
- Ma che stai dicendo? No, non piangere! – sussurrò, dispiaciuto avvicinandosi a lei e prendendole istintivamente il viso tra le mani per asciugarle gli occhi.
La ragazza tentò di ritrarsi ma il mezzodemone le permise solo di fare un piccolo passo indietro.
- Io non capisco! Ho fatto qualcosa di male? – le chiese, confuso.
Domanda sbagliata!
- Qualcosa di male? Illudermi che io forse ti potessi interessare quando invece ti faccio solo pena e ridi alle mie spalle con il mio ex non lo chiami far male, Inuyasha??! – ribattè Kagome, furente, tentando di arretrare ancora.
Lui però le cinse un polso e la giovane si limitò allora a deviare lo sguardo.
- Ma Kagome! Che diavolo vai a pensare! Guardami. Guardami, dannazione!!! Che stai blaterando??! – alzò la voce il mezzodemone, facendola sobbalzare.
- Credi davvero che io possa essere così meschino??? Che cavolo ti passa per la testa, accidenti! Fino a cinque minuti fa neanche sapevo che lui ti conoscesse e che tu conoscessi lui! – disse, frustrato.
La lasciò di colpo, stringendo i pugni.
- Maledizione!!! – lo sentì sbottare.
- E pensare che se non avessi dovuto correre dietro a te, lo avrei già steso con un bel pugno e conciato per le feste, quell’idiota di lupastro che non sa apprezzare le cose belle che la vita gli offre! – aggiunse lui.
Il cuore di Kagome ebbe un sussulto: - Ch-che vuoi dire? – balbettò.
Inuyasha sospirò, tornando a guardarla; i loro occhi si incatenarono.
- Non ti pare che i Kami siano dispettosi, a volte? Pensaci! Sembra che abbiano fatto di tutto per far incrociare le nostre strade. Kikyo che si mette insieme al tuo ultimo fidanzato; Koga che conosce sia me che te ed è mio amico… anche se “amico” è una parola grossa da usare per quello schifoso! Ci siamo conosciuti in ospedale circa quattro anni fa. Lui aiutava saltuariamente nelle faccende burocratiche le segretarie della scuola di medicina. Se capitava, ci vedevamo qualche volta per un drink, anche se io non è che avessi poi molto tempo da dedicare alla vita mondana, sia da studente che, a maggior ragione, adesso! -.
In effetti, con il lavoro che faceva, non è che avesse chissà quanto tempo libero. Per questo, Koga era la figura che più si avvicinava alla concezione di amico, anche se il termine più corretto per definirlo sarebbe stato “conoscente”.
Era triste da ammettere, ma Inuyasha non aveva amici degni di tale definizione. In confronto al legame che univa ad esempio Kagome, Jakotsu, Sango e Miroku, definire Koga amico di Inuyasha era come paragonare il sole ad una luce riflessa.
- Ed io… - continuò, con sguardo profondo e micidiale: - Io che passo per caso nei pressi di un giardinetto per bambini e mi imbatto in una ragazza un po’ schizzata e che, all’inizio, mi dava i nervi ma… ma che poi ho trovato, nonostante tutto, assurdamente bella, interessante e dolcissima, specialmente quando sorride. – ammise, arrossendo appena.
Kagome sgranò gli occhi. Bella??? Dolcissima??? Chi, lei??? Ma che stava dicendo??? Era ammattito???!!!
Sconcertata e confusa, lo osservò mettersi le mani in tasca, come se fosse a disagio o ad impedirsi di toccarla.
- Una bellissima donna dal cuore meraviglioso, che ha sofferto tanto per amore ma è rimasta se stessa: semplice, un po’ collerica ma buffa. – aggiunse Inuyasha – Ed il mio non è scherno né pietà. Non ti ho mai compatito o pensato che tu fossi una poco di buono, come ha tentato di insinuare quel bastardo. –
Lo sguardo di lui era serio e per Kagome fu impossibile non credere alla sincerità di quelle pozze dorate.
- Anzi, a dirla tutta, ancora ti stimo per come hai saputo mandare a cuccia con classe quei due fedifraghi nel parco! – ammise il mezzodemone, con un mezzo sorriso – Io davvero non ho secondi fini o altro. È che con te mi sento a mio agio, a parlarti, a prenderti in giro e – fece una pausa, come per trovare il coraggio di proseguire – E mi piacerebbe davvero vederti ancora – concluse, in un soffio.
Accorgendosi però che Kagome si era irrigidita e aveva sgranato gli occhi, si affrettò ad aggiungere: - No, no, che hai capito?!? Dimentica le parole di Koga! Non intendevo… per me andrebbe bene anche solo passare una giornata come oggi, magari stando più tranquilli, senza incontrare tutta quella gentaglia! -.
Kami, quanto era patetico! Non era mai stato bravo nei discorsi, si stava solo aggrovigliando da solo con le sue stesse parole! Chissà ora lei che avrebbe pansato!!!
Ed infatti Kagome lo fissò titubante: - Io… non lo so. Cioè, tu non sei come loro, questo l’ho capito. E, sinceramente, anche io mi sono trovata abbastanza a mio agio, con te. Però… io avevo promesso a me stessa di non cascarci più. – gli rispose, prossima ad un’altra crisi di pianto.
Era molto sollevata per il fatto che Inuyasha non l’avesse giudicata, ma non voleva cedere alla speranza.
 Sentiva che le parole di lui erano sincere ma lo spiacevole secondo incontro aveva fatto crollare come un castello di carte scosso dal vento la nuova fiducia in se stessa ritrovata nel fronteggiare Naraku.
A causa delle parole di Koga, vecchie ferite che ormai credeva rimarginate si erano riaperte di colpo.
Le orecchiette di Inuyasha si abbassarono, mortificate: - Capisco! Tuttavia tu stessa, ieri sera, avevi detto di voler smettere di essere negativa e di voler provare ad affrontare i problemi a testa alta, mi pare! Non serve a niente nascondere la testa sotto la sabbia. Ok, ammetto di non essere il massimo della compagnia e non costringo nessuno a sopportarmi per forza, però… - “Però tu mi rallegri il cuore e mi fai provare emozioni che non credevo possibili”.
Inaspettatamente a Kagome sfuggì un sorrisetto: - Smettila di farmi gli occhi dolci, fai impressione! Sembri Shippo!!! – ridacchiò lei, asciugandosi gli occhi, per poi continuare: - Io avrei bisogno di pensare, di stare da sola e riflettere; assimilare tutte le novità di questo pomeriggio un po’ troppo movimentato -.
- O-ok. – rispose il mezzodemone, sollevato, anche se non troppo – Vuoi essere accompagnata a casa, allora? -.
- Sì. Posso andarci anche da sola però, sai? – replicò la ragazza, tornando per un attimo alla sua solita baldanza.
- Non se ne parla! – bofonchiò Inuyasha – Prima di andare, vorrei sistemare una faccenda, se posso – la informò, ammiccando verso il bar di Ayame.
Kagome lo fissò, leggermente impanicata. Che voleva fare?
- Tranquilla, non ho intenzione di scatenare una rissa, se è questo che temi. Però, lasciarlo lì con l’impressione di essere stato lui ad aver vinto, non mi va. Tu aspettami pure qui, se preferisci. Faccio in un attimo – le disse il giovane, per poi dirigersi spedito verso il locale.
La giovane tentennò. Non aveva voglia di rivedere la brutta faccia di Koga ma la curiosità fu troppa. Lentamente lo seguì, rimanendo all’esterno.
Attraverso la vetrina vide Inuyasha raggiungere il bancone e, come se fosse di casa, oltrepassarlo, entrando nell’area riservata al personale.

Koga stava girando attorno ad un’imbronciata Ayame come un’ape davanti ad un vaso di marmellata e per questo non si accorse della presenza del mezzodemone.
A sua volta, la demone, non stava più degnando il compagno di uno sguardo.
- Oh, andiamo, tesoro! Non ti sarai mica offesa! Lo sai che amo solo te. – la stava blandendo il demone lupo.
- Tesoro un par di ciufoli! – ringhiò la ragazza dai capelli rossi, brandendo minacciosa il coltello con cui stava tagliando della frutta per guarnire una coppa di gelato – Mi prendi per scema? “Non l’ha data neanche a te?” – lo scimmiottò – Ecco perché, di punto in bianco, dopo quasi due anni che eri sparito, sei rispuntato a cercarmi! Ed io, deficiente che non sono altro, ti avevo anche perdonato! Mi stavo quasi facendo convincere, visto che, tutto sommato, ti sei comportato bene, da quando siamo tornati insieme! In realtà sei solo un bugiardo! Dato che con quella ragazza non hai concluso niente, hai ritentato con me??? Mi fai schifo!!! -.
In quello stesso istante, Inuyasha, giunto alle spalle di Koga, senza dire una parola, lo prese per i capelli e gli ficcò la faccia dritta dritta nella vaschetta di gelato gusto puffo che aveva di fronte: - Va al diavolo, bastardo! Guai a te se oserai definire ancora Kagome usando certi termini. Anzi, guai a te se le rivolgerai di nuovo la parola!! Ti avrei volentieri tirato un pugno sul naso, ma non ho voglia di insudiciarmi le mani con il sangue di una feccia come te! – ringhiò il mezzodemone.
Ayame lo fissò stupita per poi ghignare, malefica! Notando che il demone lupo stava facendo resistenza per tornare in posizione eretta, aiutò Inuyasha a tenergli giù la testa.
Quando koga sembrò essere sul punto di soffocare nella crema blu, il giovane lo tirò su, sbattendolo contro il mobiletto dietro di loro.
- E considerati definitivamente depennato dalla lista della gente da considerare delle persone! A mai più rivederci, rifiuto demoniaco!!! Se mi capiterà di incontrare di nuovo in giro il tuo brutto muso, preparati a scappare! -.
Detto questo Inuyasha fece per uscire ma si bloccò un attimo, girandosi verso Ayame: - Scusa per la spiacevole scena! Offri un cono extra a tutti i clienti presenti e poi mandami il conto. – le disse.
La rossa gli fece l’occhiolino: - Figurati! Il conto lo presenterò a lui, invece! – affermò, indicando Koga che, ancora a terra, stava tentando di riacquistare l’uso dei polmoni, tossendo convulsamente e pulendosi la faccia ricoperta di gelato.
- E tu e Kagome tornate pure quando volete! Sarete sempre ben accetti. – aggiunse, salutando con la mano la ragazza che aveva assistito a tutto attraverso la vetrina – Ti giuro che lui non metterà più piede qua dentro, né in casa mia né nella mia vita! – continuò, riferendosi al demone lupo. – Hai capito, stupido mangiapane ad ufo?? Auf Wiedersehen! Prendi la tua roba e sloggia, altrimenti ti denuncio per stalking! Io mi fidavo di te, ti amavo ancora e ti ho aspettato! Però questo no! Non sono la seconda scelta di nesuno,io! Vaffanculo!! – concluse, tirandogli un bel calcio nelle parti basse!!!
 
Tornato all’esterno, il mezzodemone si trovò davanti Kagome che lo stava guardando sorpresa, anche se il suo viso appariva ancora piuttosto abbacchiato.
Ora era abbastanza certa che non fosse stato tutto calcolato, che non erano affatto d’accordo, lui e Koga.
- Bene! Possiamo andare! – le disse Inuyasha, con aria soddisfatta. Soddisfazione che però scemò in un secondo di fronte all’ancora palese disagio di lei.

La riaccompagnò, viaggiando in uno spiacevole silenzio teso.
Kagome aveva mugugnato qualcosa sul fatto che non c’era bisogno che la scortasse, che così lui avrebbe fatto parecchia strada in più per niente, ma Inuyasha era stato irremovibile.
Giunti di fronte al portone, la salutò, incerto: - Eccoci! Allora  grazie del gelato! Senti, io… allora noi… - ma tacque, non sapendo bene come proseguire.
La ragazza gli fece a malapena un cenno di saluto: - Mi dispiace per questo pomeriggio disastroso! Io devo… devo andare. Ciao! – e lo lasciò lì, fuggendo oltre l’ingresso dell’abitazione.
“Scusami! Perdonami, ti prego! Io ho paura! Non so che cosa fare!” pensò Kagome, mentre scoppiava di nuovo a piangere, appoggiata con la schiena contro l’uscio.
All’esterno, a pochi centimetri di distanza, Inuyasha digrignò i denti, sentendola singhiozzare e odorando il sale delle sue lacrime: - Maledizione! – sbottò, allontanandosi, impotente.
Per la rabbia e la delusione diede un calcio ad un palo della luce situato lungo il marciapiede. Alzando gli occhi però trasalì nel notare una coppietta che lo stava guardando perplessa.
Imbarazzato, si affrettò a tornare a casa e prepararsi per il lavoro.
 
 
Sango e Miroku osservarono quello strano tipo allontanarsi ad occhi ed orecchie basse.
- Quello lì non potrebbe essere…? – disse incerto Miroku.
Per tutta risposta Sango si precipitò in casa, preoccupata.
Kagome però si era chiusa nella sua stanza e le insistenti domande di Sango su che cosa fosse accaduto non ottennero risposta.
Raggiunta da Miroku, alla fine la ragazza decise di chiamare l’unica persona che, forse, sarebbe stata in grado di ottenere qualche risultato e capirci qualcosa.
 
- Che è successo, pasticcino del mio cuore? – chiese Jakotsu una mezz’ora più tardi, entrando nella stanza e sedendosi sul letto in cui lei si era rintanata, avvoltolandosi tra le lenzuola.
- Jak, di nuovo! È successo ancora! –singhiozzò Kagome.
- Piano, tesoro, calmati! Esci da quel bozzolo di stoffa e racconta dall’inizio, vuoi? – le disse l’amico con tono rassicurante.
Fu così che, davanti agli occhi sempre più sognanti di Jakotsu e lo sguardo sempre più allibito di Sango che, intanto era riuscita ad intrufolarsi nella stanza, Kagome raccontò gli eventi di quel pomeriggio.
Mentre parlava, la giovane accarezzavo distrattamente il pelo di Buyo che le si era accoccolato in grembo, come a volerla rassicurare.
- Ma è meraviglioso!!! – esultò Jakotsu, afferrando il gatto e alzandolo in aria – Non è vero, micione? -.
Terrorizzato, Buyo si sottrasse alla sua presa, fuggendo in corridoio.
Le due ragazze guardarono male l’amico.
- cosa sono quelle facce? Ma si!!! Pensate alle coincidenze! Quante probabilità c’erano che quel gran bel pezzo di mezzodemone fosse l’ex della commessa acida di cui si è “innamorato” Naraku? E che Koga lo conoscesse? E che il mio zuccherino dolce incontrasse lui solo adesso, ormai convinta di non avere più bisogno dell’amore? È destino, questo, Santi Kami!!! E quella cosa fantastica che ha fatto tornando nella gelateria?! Un cavaliere che difende la sua principessa dal lupo cattivo e pulcioso! – continuò il ragazzo, in preda all’euforia.
- Calmati tu, adesso, Jakotsu! Stai straparlando! – gli disse Kagome – Sì, ok, mi ha difeso, diciamo. Ed uscire con lui non è stato affatto male. Però io non so se… - bisbigliò titubante.
Fu interrotta dalla voce di Miroku: - Oh, andiamo! Che ti costa fare una prova,  Kagome? Lui stesso ti ha chiesto, tra le righe, di provare a fidarti. Alla peggio, se si rivelasse l’ennesimo bastardo, ritienimi già prenotato per tirargli un pugno. Nel migliore dei casi, invece, potrebbe essere finalmente quello giusto! –commentò, serafico, appoggiato allo stipite della porta della stanza, a braccia conserte.
- Mai avrei creduto di poterlo dire ma non hai torto, Miroku! – riflettè Sango, rivolgendosi poi all’amica: - Prima, l’abbiamo visto fuori, sai Kagome? Aveva un’aria dispiaciuta ed abbattuta. Sembrava davvero mortificato! -.
Kagome osservò dubbiosa ognuno di loro: Jakotsu la stava fissando speranzoso; Sango le sorrideva, incoraggiante e Miroku, ancora sulla soglia, stava contemplando la sua Sango con occhi pieni d’amore.
Quanto avrebbe voluto essere guardata anche lei in quel modo!

All’improvviso un particolare la colpì, un ricordo, un’immagine che il suo cervello sembrava aver registrato senza che lei se ne accorgesse: degli occhi d’oro che la osservavano divertiti mentre lei rideva ed un sorriso appena accennato ad ornare delle labbra carnose, subito dopo essersi lamentato del sapore del gelato alla menta.
Per un istante, all’immagine di Miroku si era sovrapposta quella di Inuyasha!!!
Sconvolta, Kagome si riscosse, percependo il cuore batterle veloce nel petto.
Perché quella reazione? Perché ricordarsi di lui le provocava il batticuore?
Cacciati fuori gli amici dalla stanza, si gettò sul letto a pancia in giù, abbracciando il cuscino.

Le parole di Jakotsu le vorticavano in testa.
- Oh, insomma! Basta pensare!! Devo distrarmi! – bofonchiò.
Con quello scopo allungò la mano verso il comodino lì accanto, acciuffando l’mp3.
Forse, bombardarsi le orecchie con la musica in cuffia a tutto volume l’avrebbe aiutata a fermare un po’ i pensieri, si augurò, facendo partire una canzone a caso.
 
“ My best friend gave me
The best advice
He said each day's a gift
And not a given right
Leave no stone unturned
Leave your fears behind [...]
 
[…] Is always worth the fight
Every second counts
'cause there's no second try,
So live like you'll
Never live it twice [...]
 
[…] Would you forgive your enemies?
Would you find that one you're dreamin' of
Swear up and down to God above
That you finally fall in love
If today was your last day
If today was your last day...
Would you make your mark
By mending a broken heart?
You know it's never too late
To shoot for the stars,
Regardless of who you are
So do whatever it takes
'cause you can't rewind
A moment in this life
Let nothin' stand in your way [...] " *
 
Kagome osservò sconcertata lo schermo, come se quello avesse avuto la facoltà di rispondere alla sua occhiata perplessa.
“Non sarà mica posseduto, questo coso? Possibile che, quando lo uso, mi capiti sempre una canzone che si adatti ai miei dubbi o alle preoccupazioni del momento?” pensò.
In un moto di irritazione scaraventò il lettore dall’altro lato della stanza. Fortunatamente quello finì nella cesta della biancheria, senza subire danni. L’unica conseguenza fu la fuga rapida di Buyo che aveva appena messo il naso oltre la porta della stanza.
- Maledizione! – ringhiò la ragazza, ributtandosi supina sul letto e coprendosi il viso con il cuscino.
Niente da fare! Ora, oltre ai discorsi da invasato di Jakotsu, le frullavano in testa anche le parole di quella canzone.
Sospirò e, spostando il cuscino, tornò a rivolgere lo sguardo al soffitto.
“Destino, eh?”

 
*♥*♥*♥*
 
Nello stesso momento, a qualche kilometro di distanza, Inuyasha uscì dal bagno, dopo essersi fatto una doccia veloce.
Tamponandosi i capelli con un asciugamano si sedette ai piedi del letto e sospirò.
Maledizione, che giornata!
La nottata non proprio pacifica, trascorsa tra pensieri sdolcinati che non erano cessati nemmeno quando, al mattino, la parte demoniaca era tornata al suo posto.
La sensazione di essersi preso una vera e propria cotta per Kagome, benché la conoscesse da soli tre giorni e anche se lui stesso non era assolutamente il tipo da cotte.
L’incontro con Koga e, prima ancora con Kikyo. Già, Kikyo!
A suo tempo, l’aveva conosciuta per caso: lui era all’ultimo anno di scuola infermieristica e lei aveva accompagnato un’amica in ospedale per fare una visita ambulatoriale.
Sinceramente all’inizio lei neanche gli piaceva, gli era parsa una ragazza superficiale, ed era passato parecchio tempo prima che iniziassero ad uscire. Solo perché lei aveva insistito fino alla nausea!
Inuyasha infatti si era immerso sempre e solo nello studio e nel raggiungimento del suo obiettivo di diventare infermiere. Non si era mai concesso il tempo di avere anche una ragazza e Kikyo era stata quindi la sua prima relazione seria.
Pensandoci, però, con lei non si era mai comportato come aveva fatto in quegli ultimi giorni con Kagome: andare a cercarla due volte di fila, la prima per l’orecchino, la seconda con la scusa di vedere se stesse bene. Fantasticare su di lei. Arrabbiarsi a morte con quel maledetto di un Koga e avere la tentazione di alzare le mani. Difenderla e poi sentire il bisogno di rassicurarla, di farle capire che lui non c’entrava con tutto ciò e che poteva fidarsi.
“Pensare che stava andando tutto così bene! Se solo non mi fosse venuto in mente di portarla proprio lì!”.
Beh, forse era stato meglio così, no? Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine; meglio averlo saputo adesso, di Koga, piuttosto che dopo, quando…
Sulle labbra del mezzodemone si dipinse un ghigno amaro: “Quando.. ma quale QUANDO!!! Probabilmente non ci sarà mai un poi o un dopo! Kagome non vorrà avere più niente a che fare con me” pensò “se solo riuscisse a fidarsi, se solo non fosse incappata in certe teste di cavolo stronze fino al midollo!”.
“Ma se, per ipotesi, lei non avesse avuto quei trascorsi, probabilmente non l’avresti mai incontrata!” malignò la sua parte razionale.
Inuyasha sbuffò: “E chi lo dice, eh? Quello che è stato è stato. La questione è che mai e poi mai io potrei farle una cosa del genere! Non la abbandonerei mai, spezzandole il cuore. Se solo lei me ne desse la possibilità, farei di tutto per renderla felice, per vederla sorridere.”
Questi erano i sentimenti che si agitavano nel suo cuore in tumulto.
Avrebbe anche voluto dirgliele, quelle cose, ma un po’ per imbarazzo e un po’ per paura, aveva taciuto.
Frustrato, si lasciò cadere di schiena sul letto, portando una mano a coprirsi gli occhi.
Perché diavolo l’amore era così difficile? Faceva sentire così bene e, contemporaneamente, così male. Avrebbe voluto avere davvero il cuore di pietra.
Era inutile negarlo a se stesso, ormai; lo aveva capito: Kagome gli piaceva, ed anche tanto. Non aveva nemmeno avuto il tempo di realizzare la cosa, che si era scoperto innamorato di lei.
Però non sarebbe stato per niente giusto forzarla, se lei non si sentiva pronta a ricominciare a frequentare qualcuno.
- Dannazione! Che accidenti mi hai fatto, Kagome? – mormorò, nel silenzio della stanza.
Infine, sospirando nuovamente, si affrettò a darsi una mossa ed a vestirsi, o avrebbe finito per fare tardi al lavoro.
 

*♥*♥*♥*
 
Kagome emise un lungo sospiro, dondolandosi lentamente sull’altalena del parchetto di fronte al negozio di Kaede.
Era passata quasi una settimana dall’uscita con Inuyasha.
Gli aveva detto di voler rimanere da sola per pensare e così aveva fatto. Aveva pensato. Pensato continuamente ed incessantemente.
A lui. Ai suoi occhi d’oro. Alla sua voce. Al suo modo di imbronciarsi e a quello di prenderla in giro.
A come, dopo tanto tempo, si era sentita di nuovo se stesa, uscendo con lui.
Ed inconsciamente, ad ogni fine giornata lavorativa, immaginava di vederlo seduto su quella stessa altalena che lei ora stava occupando o di andarci a sbattere contro, girando qualche angolo.
Per non far preoccupare ulteriormente Kaede, la ragazza si alzò, decisa a tornare a casa.
L’anziana donna, infatti, aveva fin da subito notato che qualcosa non andava: Kagome, da qualche giorno, era triste, mogia, sembrava aver perso vitalità.
Anche in quel momento la stava osservando preoccupata, mentre chiudeva il proprio esercizio commerciale.
Kagome prese ad avviarsi ma, invece di dirigersi subito verso la metro, decise di fare una deviazione verso la baia, per tentare di calmare la propria malinconia.
La lieve brezza dal profumo salmastro le scompigliò i capelli. Inspirò profondamente, godendosi la sensazione di pace che, da sempre, la pervadeva nell’osservare la distesa blu del mare.
Un sospiro le uscì dalle labbra e chiuse per un istante gli occhi.
Si stava facendo tardi, così, seppur a malincuore, si risolse a tornare sui propri passi.
 
Hush, little baby, don't you cry
Yeah, I know (s)he hurt you
But it ain't the end of your life
 
Mentre camminava notò, dall’altra parte della strada, una coppia di anziani coniugi camminare a braccetto, procedendo piano e rivolgendosi sguardi dolci e fiduciosi.
Sorrise, intenerita.
Improvvisamente, però, i due vennero sorpassati da una ragazzina con ancora la divisa scolastica addosso, che, correndo, si precipitò da un ragazzo che la stava aspettando poco lontano. Quello, vedendola arrivare, spalancò le braccia, accogliendola contro il proprio petto.

'Cause I'm right here waiting with open arms
I know you might feel shattered
But love should never bring you harm
 
Di fronte a quella scena, di per sé abbastanza ordinaria, Kagome sentì il proprio cuore stringersi di… invidia?
Quella consapevolezza la irritò e gli occhi le si fecero lucidi. Sbuffando si affrettò a dirigersi verso la fermata della metropolitana, accelerando il passo.
 
So consider this a moment
That's defining who you are
And I can fix what's broken
And here's how I'll start
 
Arrivata in prossimità di un incrocio di vie, ciò che vide, rivolgendo distrattamente lo sguardo davanti a sé la fece sussultare e bloccare sul posto.
Una decina di metri più avanti, nella strada perpendicolare a quella in cui si trovava lei… quello che era appena passato, con lo sguardo basso e le mani in tasca era…
Ancor prima di rendersene conto Kagome iniziò a correre e, girato l’isolato, non potè impedire alle proprie labbra di pronunciare in un sussurro il nome di lui: - Inuyasha! -.
 
Just come with your heart and leave the rest to me
And I promise that we'll be and I'll be the cure
Show me where it hurts
And I know that I can be the medicine you need
Baby, I'll be your cure
 
 
Il mezzodemone, pur essendo distante, captò, grazie all’udito fine la sua voce e si voltò indietro, muovendo leggermente le orecchiette.
Era stata una lunga settimana anche per lui. Sapendola così vicina, aveva fatto uno violenza a se stesso per trattenersi dall’andare a cercarla o solo avvicinarsi al negozio di Kaede, o passare sotto casa della ragazza, sperando di vederla, anche solo da lontano.
Per questo si era praticamente ammazzato di lavoro e turni extra massacranti, in modo da avere pochissimi momenti liberi.
 
Nell’incrociare quello sguardo dorato, anche se da lontano, Kagome sentì il proprio cuore tremare ed aumentare i battiti già accelerati a causa della corsa.
 
Sorpreso, Inuyasha la osservò avvicinarsi, camminando lentamente.
“Kagome…!”.
Quando la ragazza gli fu di fronte, il mezzodemone si perse ad osservarne la figura: aveva le guancie lievemente arrossate, le labbra dischiuse ed il respiro affannoso, come se avesse corso. Inoltre sentì il cuore di lei battere un po’ più forte del normale.
Era bellissima!

 
So don't be afraid of what's in front of you
'Cause I know I'm strong enough to carry us through
 

Kagome, fermandosi davanti a lui, tentò di regolarizzare cuore e respiro, anche se il doverlo guardare dritto negli occhi non era certo d’aiuto!
Oltretutto era stata avventata, come al solito quando si trattava di lui. Aveva agito d’istinto, senza pensare ad uno straccio di discorso da fargli; si era solo fiondata a rincorrerlo, di slancio.
Che diavolo le era preso, accidenti?!
Lo sapeva, in realtà, il perché di quell’azione. Voleva vederlo.
Scorgerlo da lontano le aveva fatto di colpo realizzare che… lui le mancava. Terribilmente.
Estremamente a disagio a causa di quella consapevolezza, la ragazza finì per abbassare il viso e fissarsi insistentemente le scarpe, tentando di riflettere in fretta.
Che dirgli? “Ciao Inuyasha, anche tu da queste parti? Che coincidenza!”. Nah! Patetico! Ovvio che fosse in zona, anche lui lavorava lì!!!
Forse era meglio iniziare a scusarsi per il modo in cui lo aveva salutato l’ultima volta, praticamente piantandolo in asso e chiudendogli la porta in faccia.
Poi continuare dicendogli che aveva pensato che…
O Kami del Cielo!!! Aiuto!!!
Calma!
Poteva iniziare con un ciao. Sì, poteva andare.
Facendosi coraggio, tornò a guardarlo e mosse appena le labbra per iniziare il suo discorso. Fu però preceduta dalla voce di lui: - Ciao, Kagome! -.
La ragazza sgranò gli occhi, presa in contropiede.
La voce di lui le era sembrata stranamente roca ed emozionata.
Inuyasha sorrise internamente nel vederla con quell’espressione smarrita.
Era piacevolmente sorpreso di vederla. L’aveva inizialmente osservata in silenzio; quando poi lei aveva abbassato il capo con fare imbarazzato e pensieroso, mordicchiandosi appena il labbro inferiore… Dio, quelle labbra! Ed ora era così tenera!
- Poi sarei io quello che fa gli occhi dolci, eh? Che diavolo è quell’espressione da gattino abbandonato? – continuò il mezzodemone, sentendosi soddisfatto alla vista del lampo di fastidio che le attraversò le iridi castane.
Fu solo un attimo perché, dopo aver bofonchiato uno – Scemo! -, il viso di lei si era fatto più sollevato, forse grata per l’interruzione del silenzio imbarazzato precedente.
Kagome sorrise appena ma la consapevolezza di dovergli delle spiegazioni o, quanto mano delle scuse, la fece ritornare subito seria: - C-ciao a te. Stavi tornando a casa? – gli chiese, balbettando appena e schiarendosi la voce che sembrava esserle rimasta incastrata in gola.
Che domanda stupida!!!
- Sì, ho appena finito di lavorare. Anche tu, suppongo – le rispose lui.
- Sì. Ti va se… se facciamo un pezzo di strada insieme? Io stavo andando verso la metro -.
Il giovane acconsentì silenziosamente, invitandola a precederlo con un gesto.
Si avviarono, Kagome davanti, rimuginando ancora per trovare il modo di iniziare il vero discorso ed Inuyasha un passo dietro a lei, osservandone di nascosto la figura e annusando il profumo dei suoi capelli diffuso nell’aria dal lieve venticello primaverile.
Improvvisamente un soffio di vento dispettoso fece volare via il leggero foulard che Kagome portava intorno al collo senza averlo annodato.
Istintivamente lei tentò di afferrarlo ma fu preceduta nell’azione dalla grande mano del giovane che , prontamente, riacciuffò il tessuto fuggitivo. Dopotutto era più alto di lei e, da mezzodemone, aveva riflessi più pronti.
Nel compiere quel gesto tuttavia, aveva finito inevitabilmente per sporgersi in avanti, facendo scontrare il proprio petto con la schiena della giovane donna.
- Tieni – le disse, porgendole il foulard.
Kagome si voltò indietro verso di lui, per ringraziarlo, ma con una mossa improvvisa, Inuyasha la tirò contro di sé affrettandosi a scansarsi di lato, con lei tra le braccia.
- Razza di criminale! Incosciente maledetto! Non si va in bicicletta sul marciapiede, dannato! – lo sentì urlare. Per un pelo non erano stati urtati da un ragazzino, passato a tutta velocità accanto a loro in sella alla sua bici.
Venendo invasa dal calore di quell’inaspettato contatto, Kagome avvampò.
Lui l’aveva già stretta a sè, quella volta in cui l’aveva riportata a casa in braccio, però… le braccia forti a cingerle una le spalle e l’altra la vita ed il torace ampio ad accoglierla … si sentiva così bene, così protetta!
 
I'll be your healer in my shining armor
Just let me protect you, that's what I'm here for


- Tutto bene?- le domandò il mezzodemone, scrutandola.
La ragazza, ancora stretta contro di lui, alzò il viso a guardarlo direttamente negli occhi, annuendo appena, stordita dalle sensazioni che stava provando.
Rendendosi conto del gesto compiuto, Inuyasha arrossì, affrettandosi a lasciarla.
Era stato del tutto istintivo per lui, proteggerla con il proprio corpo.
Kagome gli sorrise, grata ed emozionata: - Sto bene, grazie a te. – gli rispose e, facendosi coraggio, proseguì: - E non sto parlando solo di adesso, dell’immediato. Io sto bene, quando sono in tua compagnia. Mi sento… serena. Io vorrei tanto scusarmi con te per come mi sono comportata e ti ho trattato l’ultima volta. Sono stata una stupida, una sciocca paurosa e… sì, per paura mi sono chiusa a riccio – ammise.
Vedendo che Inuyasha stava per aprire bocca, pronto a ribattere, si affrettò a zittirlo: - No! Aspetta! Non dire niente e lasciami finire. Se mi interrompi, poi io non riesco più ad andare avanti. Quindi sta zitto un momento! -.
Il mezzodemone sogghignò. Eccola, la ragazza battagliera che, la prima volta che si erano conosciuti, l’aveva fronteggiato con grinta. La ragazza che sapeva tenergli testa; la ragazza che, durante quell’unica cena insieme, l’aveva sommerso di chiacchiere. La ragazza che era stata capace di mettere all’angolo con disarmante semplicità Kikyo e Naraku. La ragazza che, nemmeno un’ora dopo, era scappata via in lacrime.
Questa era Kagome, una donna forte e testarda ma al contempo dolce e quasi indifesa, così bisognosa d’amore da far venire voglia di stringerla tra le braccia per proteggerla e non lasciarla andare mai più.
In definitiva, la donna che, silenziosamente ed in punta di piedi, era riuscita ad entrargli nel cuore.
 
My love is a healer if you let me near you
Reach out and touch me, just let me restore
Just come with your heart and leave the rest to me
And I promise that we'll be and I'll be the cure
Show me where it hurts
And I know that I could be the medicine you need
And I'll be your cure
My love is strong enough, I'll be the cure **


 
- Se ti fermano non riesci più a fare un discorso sensato? Non ti sta riuscendo comunque, anche senza interruzioni, mi pare! – la canzonò – Quindi? Il nocciolo di tutto questo giro di parole sarebbe? -.
Kagome sbuffò, gonfiando le guance, irritata con lui e con se stessa.
Le parole le uscirono come un fiume in piena: - Oh, insomma! Sei un insensibile! Io sto cercando di farmi perdonare, di dirti che quella proposta di passare ancora del tempo assieme non mi dispiace perché tu MI PIACI e che ti ho pensato, in questi giorni! Invece tu non sai fare altro che brontolare!! – sbottò.
Avvampò nel rendersi immediatamente conto di cosa avesse appena confessato: “NOOO! Cretina! Non era così che glielo volevo dire!!” pensò, in preda al panico.
Dopo i primi istanti di sbigottimento, Inuyasha si aprì in un sorriso spontaneo e lei ne rimase incantata: - Che scema! – le disse, dandole un buffetto sulla fronte – Finalmente ti riconosco, bentornata, miss collerica! -.
La giovane si corrucciò, sentendosi chiamare in quel modo fastidioso ma si rasserenò quasi subito, nel notare gli occhi dorati del mezzodemone brillare di evidente divertimento.

 
*♥*♥*♥*
 
Giunti alla stazione della metro, Kagome provò una punta di rammarico al pensiero di doverlo già salutare.
- Tu devi prendere la Ōedo, vero? –le chiese invece lui.
Lei confermò con un piccolo cenno.
- Bene! Se non ti da fastidio avermi ancora tra i piedi, vada per la Ōedo. – affermò Inuyasha.
- Ma non sei costretto a prendere quella linea solo perché io… magari faresti più in fretta prendendo la Hibiya. – tentò di protestare la ragazza.
- Ti ricordo che, in realtà, farei più in fretta se andassi direttamente a piedi. – le fece presente lui – Se proprio non mi vuoi, vado via! – la canzonò.
- No! – alzò la voce lei per poi ricomporsi, imbarazzata – Cioè.. no, resta pure. Non mi dai affatto fastidio, anzi! – mugugnò.
- Va bene, va bene! Non c’era bisogno di scaldarsi – commentò il mezzodemone, divertito.
Quando ebbero preso posto a bordo del convoglio, Inuyasha le chiese: - Tu scendi alla E-08, vero? La mia è quella appena dopo. –
Nella mezz’ora abbondante di viaggio parlarono poco, preferendo restare a godersi la sensazione di tranquillità che l’essere insieme dava loro.
Kagome fu sorpresa di scoprire che, alla fine, Ayame aveva davvero cacciato via Koga a calci nel sedere.
Dopo l’iniziale ilarità, la ragazza si rabbuiò: - Mi dispiace – gli disse.
Inuyasha la guardò, interrogativo.
- Per colpa mia hai finito per perdere un amico – gli spiegò ma lui la interruppe subito:
- Non dire fesserie! Avrei dovuto accorgermene prima, di come fosse quello là in realtà, ossia uno stronzo. Comunque sia te l’ho detto che non è che lo frequentassi più di tanto e… - si interruppe, come imbarazzato.
“E avrò perso un’amicizia ma, in cambio, ho trovato te”.
- E..? – lo esortò lei ma venne distratta dalla suoneria del suo cellulare. Sango le aveva mandato un telegrafico messaggio, informandola di essere rimasta dai genitori più a lungo del consueto e che, quindi, avrebbe tardato nel rincasare.
Nemmeno Miroku, per uno sconosciuto motivo, sarebbe stato in casa, quella sera.
- Kagome? – si sentì chiamare dalla voce del mezzodemone.
Lo guardò, il cellulare ancora in mano.
Inuyasha era incerto, sembrava volerle chiedere qualcosa. Invece di parlare, però, le rubò il telefono. Era un tipo pratico, lui, preferiva agire piuttosto che spiegarsi a voce.
- Ehi! – protestò lei. Lo vide digitare velocemente qualcosa e ridarle l’oggetto.
Perplessa, guardò lo schermo. Trattenne il fiato, sorpresa: le aveva salvato in rubrica il suo numero di cellulare!!!
Quando lei alzò di scatto lo sguardo verso di lui, il giovane finse di non notare la sua espressione sbalordita e finse indifferenza.
- Emh.. così se ti venisse voglia di… prenderci un caffè, ad esempio, sai come contattarmi. – tentò di giustificarsi, imbarazzato, distogliendo lo sguardo.
Sobbalzò appena, sentendo il proprio telefono vibrare nella tasca dei pantaloni.
- E così, se ti venisse in mente di passare a trovarmi dopo il lavoro, puoi evitare di dover dipendere delle informazioni estorte a Rin! – gli disse lei, premendo il tasto di fine chiamata.
Il mezzodemone non potè replicare perché lei si alzò, accorgendosi di essere arrivata alla propria fermata: -Io devo scendere. Allora ci sentiamo, eh? Buona serata, Inuyasha! Ciao! – e se ne andò, salutandolo con la mano, mentre il convoglio con lui a bordo ripartiva.
 
 
Rincasando, Kagome si lanciò di peso sul divano, sospirando soddisfatta.
Sovrappensiero prese il cellulare dalla tasca e fece scorrere la lista dei contatti fino a giungere a quel nome…
Ridacchiò, euforica, con le guance appena arrossate, stringendosi il telefono al petto. Si sentiva come una ragazzina alla prima cotta.
Il cellulare squillò, segnalando una chiamata in arrivo e lei si affrettò a rispondere, senza nemmeno guardare chi la stesse chiamando: - Pronto? – disse, con voce gioiosa.
Era sua madre.
- Ciao, tesoro! Che tono felice! È successo qualcosa di bello? – le domandò la donna.
- Beh, diciamo di sì. Sono capitati anche fatti non proprio gradevoli. Però, in effetti, ho una novità! – e si mise a raccontarle per filo e per segno gli accadimenti delle ultime due settimane.
Dopo un’ora abbondante di conversazione, Kagome sobbalzò, sentendo una chiave girare nella toppa della porta di ingresso. Era tornata Sango.
- Mammina? Ti devo salutare, ora. Ci sentiamo domani, eh? – disse, parlando al telefono.
- Certo, Kagome. Buona notte, piccola.-
- Anche a voi. Ah, mamma? – la chiamò ancora, prima che la donna riattaccasse – Senti, non raccontare ancora niente al nonno, per favore. Perché… sai come la pensa su… - si raccomandò, incerta.
Meglio evitare guai, per il momento. L’anziano sacerdote Higurashi era prevenuto da sempre nei confronti dei demoni e, dopo Koga, i suoi pregiudizi erano solo peggiorati.
- Per chi mi hai preso, bambina? Sarò muta come un pesce. Sono tanto felice per te, tesoro mio. A domani. –la rassicurò la madre, riagganciando.
Entrando in soggiorno, Sango osservò l’amica: - Qualcosa mi dice che ci sono stati degli sviluppi. Sento puzza di novità! – affermò.
Kagome le rivolse un’occhiata birichina: - E da cosa lo dedurresti, sentiamo! -.
L’amica le fece una linguaccia: - Forse dal fatto che fino a stamattina sembravi in stato catatonico, mentre ora sprizzi felicità da tutti i pori? – le rispose, retorica – Sputa il rospo! – la intimò, puntandole un dito contro.
- Va bene, curiosona! Facciamo una telefono conferenza con Jakotsu? – le chiese.
- Ovvio! Sai che muso lungo metterebbe, altrimenti? Se lo escludiamo, potrebbe non perdonarci, questa volta! –
- Ok, allora lo chiamo. Tu intanto vai a prendere il gelato che dovrebbe esserci in freezer. Non ho cenato ed ho un certo appetito! – le rispose, allegra, Kagome.
- Volo! D'altronde non si può mica spettegolare a bocca asciutta, ti pare? – disse Sango, facendo l’occhiolino all’amica prima di sparire oltre la porta della cucina.
 
 
 

NOTE:
* If today was your last day  dei Nickelback. Ho “rimaneggiato” il testo della canzone a mio piacimento, usando solo le parti di esso che facevano al caso mio! ^^ Comunque vi lascio il link della canzone
 https://www.youtube.com/watch?v=Yh2nQ0FLcZA
E la traduzione della parte di testo da me usata (sperando che sia corretta!): ^^
 
" Il mio migliore amico mi ha dato il consiglio migliore
ha detto ogni giorno è un regalo e non spetta di diritto;
non lasciare niente di intentato, lasciati dietro le tue paure [...]
 
[...] vale sempre la pena di lottare
ogni istante conta perchè non c’è una seconda opportunità,
perciò vivi come se non dovessi mai vivere una seconda volta [...]
 
[...] Perdoneresti i tuoi nemici?
Vorresti trovare ciò che sogni?
Giura su e per giù e su Dio
che finalmente ti sei innamorato.
Se oggi fosse il tuo ultimo giorno
Lasceresti un segno, ricucendo un cuore infranto?
Sai che non è mai troppo tardi per le stelle cadenti
Indipendentemente da chi sei
Quindi fai tutto ciò di cui c’è bisogno
Perchè non potrai rivivere alcun momento in questa vita
Non lasciare che nulla sia sulla tua strada[...] "
 
** The Cure di Jordin Sparks. Anche di questa lascio il link della  Canzone
 
 
 Alcune informazioni sul sistema della  metropolitana di Tokyo :
La metropolitana di Tokyo è gestita principalmente da due aziende: la Tokyo Metro e la Toei. Sono presenti tuttavia alcune piccole linee gestite da altri operatori, su tutte la monorotaia di Tokyo e la linea Rinkai. Il sistema è inoltre ulteriormente ampliato dalle linee della JR East (ex ferrovie statali), che si integrano nel sistema tramite una circolare, la linea Yamanote, e diverse linee radiali quasi interamente in superficie.
La Tokyo metro gestisce 9 linee, la Toei 4.
Le diverse linee si distinguono in base ad una lettera e a un preciso colore. Ogni stazione è contrassegnata da una sigla composta dalla lettera della linea di riferimento e da un numero progressivo.
Nella fattispecie, per quanto riguarda quelle che ho citato nel capitolo:
- LINEA ŌEDO: o linea 12  lettera E e colore VIOLA/PORPORA; gestita dalla Toei, è una linea circolare sotterranea. Circola su un percorso lievemente alternativo rispetto alla linea di superficie Yamanote.  da Shinjuku (che è niente meno che la prima stazione ferroviaria per grandezza e importanza di Tokyo) arriva fino a Nerima (famoso quartiere in cui è ambientato il manga di Ranma! ^^).
La fermata di Kagome è la E-08, Hongō-Sanchōme, quartiere Bunkyō. Questa stessa stazione è in comune con la linea Marunouchi ( lettera M, colore ROSSO, linea che collega le stazioni ferroviarie di Ogikubo e Ikebukuro. ) della Tokyo Metro (ed in questo caso assume la sigla M-21). Le due linee tuttavia non sono collegate sottoterra, ed è necessario uscire in superficie.
La fermata per Tsukiji è la E-18, Tsukijishijō.
Inuyasha scende invece alla E-09, Ueno-Okachimachi.
 
- LINEA HIBIYA: o linea 2. La lettera è la H e il colore è l’ ARGENTO: è gestita dalla Tokyo Metro. Da Meguro arriva fino ad Adachi.
Inuyasha potrebbe prendere questa, salendo alla fermata H-10 Tsukiji e scendendo alla H-17 Ueno. A differenza di ciò che pensa Kagome, lo scarto temporale tra le due alternative è di circa 5 minuti. Effettivamente però, usando la linea H, le fermate, per il mezzodemone sarebbero state 7 invece di 9. Tenendo conto dell’efficienza della metro giapponese, con un treno ogni 2 MINUTI, la differenza è comunque abbastanza trascurabile XD
NB. Noterete che le fermate di riferimento per Ueno, a volte riportano la sola dicitura “Ueno” mentre in altre è Ueno + altro nome.
La cosa è subito spiegata: da quello che ho potuto capire, con il solo “Ueno” si intende che la fermata è quella della STAZIONE FERROVIARIA di Ueno. (ebbene sì, quella di Ueno è un’altra importantissima stazione ferroviaria, molto famosa, per altro. Ed è anche un importantissimo punto di snodo, non solo per la metropolitana ma anche per tutti gli altri vari mezzi di superficie. XD per ulteriori informazioni QUI). La presenza di altri nomi (come appunto nel caso della fermata E-09) indica che quella è una semplice stazione della metropolitana ^^
 
Un’ altra linea degna di nota è la linea 3 o linea GINZA, lettera G, colore ARANCIO e sempre gestita della Tokyo Metro.
Collega Shibuya ad Asakusa ed è la più antica di Tokyo. venne inizialmente pensata da un uomo d'affari chiamato Noritsugu Hayakawa (早川徳次?) che visitò la città di Londra nel 1914. Dopo aver visto e utilizzato la metropolitana di Londra, si convinse che anche Tokyo dovesse esserne dotata. Così fondò la Ferrovia sotterranea di Tokyo (東京地下鉄道 Tōkyō Chika Tetsudō?) nel 1920 e la costruzione cominciò nel 1925. La sezione fra la stazione di Ueno e la stazione di Asakusa fu completato nel 1927, e pubblicizzato come la "prima ferrovia sotterranea dell'Oriente". All'apertura la linea fu così famosa che i passeggeri spesso dovevano aspettare oltre 2 ore per un solo viaggio di 5 minuti. Il nome "Linea Ginza" è in uso dal 1953 per distinguerla dalla nuova linea Marunouchi, la seconda linea costruita. Durante il boom economico del dopoguerra, la linea Ginza divenne estremamente affollata, e per risolvere il problema si iniziò a realizzare la nuova linea Hanzōmon negli anni '80. Tuttavia ancora oggi la linea Ginza è molto utilizzata per il suo passaggio nei distretti residenziali, commerciali e degli affari di Tokyo. Quasi tutti i treni della linea coprono tutto il percorso fra Asakusa e Shibuya. Tuttavia alcuni treni la mattina presto partenti dalla stazione di Toranomon e altri la sera tardi partenti da Shibuya, terminano la loro corsa presso Ueno  (fermata G-15 Ueno-Hirokōji o G-16 Ueno per la stazione ferroviaria ^^).

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Capitolo 8
*** Camelie, ricordi e dolci confessioni ***


Capitolo 8: Camelie, ricordi e dolci confessioni.
 

Vorrei tanto guardarti negli occhi,
sfiorare le tue labbra e stringerti forte,
per farti ascoltare il battito del mio cuore.





Inuyasha sbadigliò e si stiracchiò, socchiudendo gli occhi e godendosi il sole di quella mattina di inizio Giugno. Non erano neanche le otto.

Che rottura! Cominciava ad averne abbastanza di fare continuamente turni di notte!

Il suo cellulare emise un trillo.

Il mezzo demone addolcì lo sguardo nel leggere il testo del messaggio che Kagome gli aveva mandato:

Buongiorno, Inuyasha! Sei già al lavoro? Perché mi chiedevo… se sei libero, ti andrebbe di fare colazione insieme a me?? Fammi sapere! ^_^
Kagome.
PS spero di non averti disturbato.


Le rispose velocemente, appoggiandosi con la schiena al muro, di fianco all'entrata del pronto soccorso:

Ehi! 'Giorno a te. Ho appena finito il turno. Vada per un caffè. Tu dove sei?

Bene! Sono uscita di casa un quarto d'ora fa. Adesso sono in metro. Ti va bene se ci vediamo al bar di Yura? È quello vicino al negozio di Kaede, non puoi sbagliare! Per le 8.15 dovrei esserci.

Ricevuto. Ti aspetto dentro, cosi prendo posto. A dopo.
I.


Raggiunse il locale in circa cinque minuti. Passando davanti all'emporio di Kaede si imbatté in quest'ultima, intenta a spazzare il selciato davanti all'entrata.

- Buongiorno, giovanotto! Qual buon vento! Se cerchi Kagome, non è ancora arrivata. – lo informò la donna.

Il mezzo demone le fece un cenno di saluto: - Salve. Lo so. In realtà mi ha chiesto poco fa di vederci per fare colazione insieme – ammise lui.

- Oh, bene! Fate pure con calma, non c’è fretta. Sono solo le otto ed io stessa ho detto a Kagome di presentarsi un po' più tardi, non c’è bisogno che lei arrivi sempre un'ora prima al lavoro per aiutarmi; però quella ragazza è proprio testarda! Dice che lo fa perché non vuole farmi affaticare. Però non sono ancora del tutto da buttare, io! – affermò Kaede.

- In effetti, scusi se mi permetto, ma credo che Kagome non abbia tutti i torti, signora. Non dico che lei non debba fare più niente, però… - titubò Inuyasha. Era una donna anziana, dopo tutto.

- Va bene, va bene. Seguirò i vostri consigli e vedrò di non strafare, contenti?!? – replicò piccata la donna per poi tornare a sorridere: - Ah, ragazzo mio! Sei stato proprio un dono del cielo per Kagome! Non l'ho mai vista così spensierata come in quest'ultimo mese – osservò distrattamente.

Forse un po' troppo distrattamente. Lo faceva apposta? Cos'era, un messaggio subliminale???
Inuyasha sviò lo sguardo, a disagio.

Già! Era passato quasi un mese e mezzo da quella sventurata uscita dai risvolti inaspettati.
E, dopo essersi scambiati i numeri, avevano cominciato a sentirsi sempre più spesso. E ad uscire, anche, ovviamente nei limiti dei tempi lavorativi di entrambi.
Non si erano ancora dichiarati ufficialmente, che si piacessero era evidente e stavano davvero bene in reciproca compagnia.

In effetti… pensare di considerare Kagome come… la sua ragazza… quella prospettiva non gli dispiaceva per niente!! Lei lo avrebbe voluto, però? O sarebbe stata una mossa troppo precipitosa?

- Bene, signora Kaede, arrivederci – si congedò Inuyasha.


Entrato nel bar poco distante si sedette, attendendo l’arrivo di Kagome.
- Ehilà bel demone! Che ti porto? – Gli domandò la procace proprietaria, accorrendo al suo tavolo.

Inuyasha la squadrò distrattamente: mercanzia tutta in bella vista, capelli a caschetto, labbra truccate con un osceno rossetto rosso. Assolutamente da evitare, sembrava ancora peggio di Kikyo!

- Grazie, ma sto aspettando una persona – le rispose lui.

Yura arricciò le labbra, lievemente contrariata ma lo lasciò solo, senza obiettare.
Il mezzo demone afferrò di malavoglia il menù, lasciandosi scappare uno sbadiglio.
La campanella posta sopra la porta a vetri dell'entrata tintinnò, segnalando il sopraggiungere di qualcuno.

- Ciao! Scusa il ritardo. Buongiorno! – esordì Kagome, sorridente e allegra, sedendosi di fronte a lui – Uh! Ti ho visto le tonsille, credo! - lo punzecchiò, quando Inuyasha sbadigliò ancora.

- Tzè! Esagerata! Vorrei vedere te, al posto mio! Sicuramente non ti reggeresti in piedi -.

- Hai ragione. Giornata dura? Ehm.. Cioè, nottata dura? – si corresse.

- Non particolarmente. In realtà è perché sono sveglio da… trenta ore, più o meno – le spiegò.

La giovane strabuzzò gli occhi: - Così tanto??? Pensavo avessi avuto solo il turno di notte, scusami! Ti ho costretto a fermati qui con me, quando magari tu volevi andare a casa a dormire! – realizzò mortificata.

- Ma no, figurati! E poi non è stato per colpa del lavoro. Oggi ho fatto la notte, è vero, però tutto il resto è stata l'altra nottata, il problema. I nuovi inquilini del piano di sopra hanno fatto casino fino alle quattro e poi non sono più riuscito ad addormentarmi – raccontò Inuyasha.

- Che sfortuna! – commentò la ragazza - Però, sbadigli a parte, non si direbbe proprio che tu sia stanco e sveglio da così tante ore, sai? Non hai neanche le occhiaie – affermò scrutandolo bene in viso.
Era bello come sempre.

- Feh! Sono resistente, io, cosa credi? È anche per questo che appioppano le notti e i 30-36 ore sempre a me, con la scusa che i mezzo demoni sono più resistenti degli umani – sbuffo Inuyasha - E poi… esiste sempre il caffè! -.

- Che assunto in grande quantità fa più male che bene. Ah, giusto, dimenticavo… tu sei un mezzo demone… e sei resistente – lo scimmiottò Kagome, prendendolo in giro.

- Impertinente! – Le rispose lui, guardandola storto ma fu interrotto dal ritorno di Yura al loro tavolo.


Consumarono tranquilli la loro colazione, chiacchierando del più e del meno: succo d'arancia e brioches al cioccolato per Kagome, due fette di pane tostato e caffè per Inuyasha.

- Cavolo come è tardi!! – Disse dopo un po' la giovane - Sono quasi le nove! Povera Kaede, sarà già sommersa di lavoro e Shiori non sarà sicuramente ancora arrivata -.

- A dire il vero l'avevo già avvisata io, la vecchia, che ti saresti fermata in po' con me. Ha detto di fare con comodo. A chi tocca il conto, questa volta? – le domandò sovrappensiero.

A riguardo avevano infatti trovato una specie di accordo, un equilibrio tra l'orgoglio di entrambi: indipendentemente dalla cifra e dal tipo di consumazione (una cena, un caffè, un gelato, un bicchiere d’acqua o altro) avrebbero pagato una volta per uno.

- Non mi ricordo. Faccio io, dai! – gli rispose Kagome.


Ritornati davanti all'entrata dell'emporio di Kaede si salutarono: - Bene, grazie della compagnia. Ora cerca di andare a dormire, eh? Non metto in dubbio la tua resistenza ma non sei mica una macchina! – si assicurò la ragazza.

- Mhh… ti stai preoccupando per me, per caso? D'accordo mammina, farò il bravo e andrò subito a nanna – la canzonò.

- Lo sai che, da stanco, sei ancora peggio del solito? – si finse indignata lei.

- Sì sì.. Piuttosto, domani pomeriggio lavori? – le chiese, sorvolando sulla provocazione della ragazza.

Kagome lo fissò, incerta: - Ecco… io.. – iniziò ma venne interrotta dalla voce di Kaede, affacciatasi proprio in quel momento all'esterno:
- No che non lavora! È tutta tua, giovanotto! –

La ragazza si voltò verso la sua datrice di lavoro, obiettando: - Ma... A dire il vero io domani devo lavorare – “E poi… stava origliando?!?” realizzò, sorpresa.

Kaede le sorrise, accondiscendente: - Oh suvvia! Quanto tempo è che non ti prendi un po' di ferie, Kagome? Per un giorno il negozio non andrà a rotoli anche se tu non ci sei. È ora che Shiori inizi ad impegnarsi di più. Quindi domani sei esonerata dal lavoro e questo è un ordine! Resta a casa -.

- Signor sì signora – bofonchiò Kagome, alzando gli occhi al cielo e tornando a guardare Inuyasha.
Il mezzodemone aveva assistito divertito a quel veloce scambio di battute.

- La somma Kaede ha parlato! Dicevi, Inuyasha? – riprese il discorso la giovane.

- Quando è così, allora! Fatti trovare pronta domani alle 15 sotto casa tua – le disse lui, per poi congedarsi, lasciandola libera di lavorare.

Stanco, decise di usufruire della metropolitana.
Salito sul convoglio, si stravaccò appena su uno dei sedili, reclinando la testa indietro contro il finestrino, sospirando rilassato e chiudendo gli occhi.

Alcune fermate più tardi salì un bambino di circa otto anni, in compagnia della madre. Il piccolo si sedette proprio accanto ad Inuyasha e la madre gli si mise davanti, in piedi.

- Mamma, mamma! Dici che alla nonna piacerà la nostra sorpresa? – chiese il bambino, ammiccando verso la borsa della donna.

- Certamente, tesoro. I Daifuku* sono i suoi dolci preferiti. Sarà contenta, vedrai. Scommetto che, quando andrà a pregare sulla tomba del nonno, gli racconterà di quanto siamo stati carini a pensare a lei e… -


La donna era andata avanti a parlare ma Inuyasha, che aveva involontariamente ascoltato la conversazione, si irrigidì, spalancando di colpo gli occhi.
Il cuore quasi gli si fermò e fu come ricevere un'improvvisa doccia fredda. Indurì lo sguardo, deluso da sé stesso.

Preso com'era dall'idea di invitare Kagome, di passare un pomeriggio in sua compagnia, non aveva più pensato a che giorno fosse l'indomani, ossia il tre Giugno.

Sospirò.

“Oh beh! Se per una volta io non… lei non se la prenderebbe di certo. Sì, non fa niente! Io… io domani uscirò con Kagome. Questo è l'importante” tentò di auto convincersi, tornando a posare la testa contro il vetro. “Non importa. Ci sarà un altro giorno per farlo”.

Ma gli occhi color dell'oro continuarono ad essere oscurati da un lieve velo di tristezza e rimorso.

 

~*~*~



Kagome si precipitò giù dalle scale, dirigendosi verso il soggiorno e tentando nel mentre di legarsi i capelli in una coda.

- Oh accidenti! È tardissimo! Sono già le tre e un quarto. Inuyasha sarà furioso – mugugnò.

Già se lo immaginava borbottante come una pentola di fagioli, che camminava avanti e indietro sotto casa sua, maledicendola per il leggero ritardo.
Arrivata al piano inferiore dell’appartamento però si fermò di scatto, stupita.

Inuyasha, seduto sul divano a braccia conserte e viso infastidito, le lanciò un' occhiata a metà tra il rimprovero ed il sollevato. Alla buon'ora! Finalmente sei arrivata, sembrava voler dire; ma anche: ora salvami però!

Jakotsu, infatti, seduto accanto a lui, non smetteva di sommergerlo di domande. Domande a cui il mezzo demone si era ben guardato dal rispondere, restando ostinatamente muto.

- E dai Inuuuu!!! Davvero non hai nessun amico figo da presentarmi? Neanche un fratello? Peccato che tu sia già impegnato con il mio pasticcino, altrimenti… ah, che cosa ti farei!!!! – Gongolò il ragazzo, con occhi sognanti.

Un brivido di paura solcò la schiena del mezzodemone, che sfoggiò una nuova ed inedita espressione: puro orrore.

- Jakotsu!! Che diavolo ci fai qui? E soprattutto… che cavolo stai dicendo?!?! – disse Kagome, completamente basita, sentendo la frase finale dell'amico. Questa poi!

- Ciao zuccherino! – le sorrise Jakotsu per poi lanciare un'occhiata contrariata all'abbigliamento di lei: - Oh santi Kami! Perché ti devi sempre conciare come per andare ad una scampagnata? Hai un appuntamento con il tuo uomo, santo cielo! Sii un po' più sexy, non hai ancora cinquant’anni! – la rimproverò.

Kagome, diventata livida, stava per strozzarlo, quando Sango sbucò dalla cucina: - Tieni, Jakotsu. Scusa per l’ attesa ma proprio non riuscivo a trovarli – gli disse, porgendogli dei buoni promozionali di un nuovo salone di bellezza che aveva aperto da poco.

Accorgendosi della presenza di Kagome, la ragazza continuò: - Ah eccoti! Dato che non arrivarvi, abbiamo fatto salire Inuyasha, così almeno si metteva comodo -.

- Siiii!!! Così ho potuto chiacchierare anche un po' con Inu-chan! – aggiunse Jakotsu.

A quel punto però Inuyasha si alzò dal divano, sbuffando esasperato: - Bene. Visto che sei pronta, andiamo – disse, rivolgendosi a Kagome ed ignorando platealmente Jakotsu.
Che tipo fastidioso!

Aspettò che lei lo precedesse, tenendole la porta di ingresso aperta per far passare lei per prima.

- Uh, che cavaliere! Le ha tenuto la porta! – trillò Jakotsu.

“Ora basta!” Pensò infastidito il mezzo demone.

Girandosi, appena prima di uscire, si rivolse all'amico di Kagome, dicendogli: - Ah, Jakotsu. Tanto per la cronaca: no, non ho amici né fratelli da presentarti quindi smettila di chiedermelo. E comunque la sto portando ad una semplice fiera. Se si fosse presentata vestita sexy, come dici tu, probabilmente le avrei riso in faccia o sarei scappato urlando. Ti saluto -.

Detto questo chiuse la porta dietro di sé ed uscì.

Dal pianerottolo Kagome lo squadrò contrariata e con le mani sui fianchi.
- Beh? Che c’è? – le chiese lui, inarcando un sopracciglio.

- Sul fatto che mi avresti riso in faccia siamo d'accordo e non avevo alcun dubbio ma… addirittura scappare urlando? Oh, io stessa ammetto che non sarei affatto a mio agio vestita provocante, mi sentirei sciocca e… - si ingarbugliò la ragazza, agitandosi, impacciata con le parole e non solo, resasi conto della strana piega assunta dal discorso. Accidenti!!

Inuyasha sospirò: - Non iniziare come al solito con i complessi, stupida! L' ho solo detto per mettere a tacere e togliermi di torno quella piattola che hai come amico e… beh… era anche per dire che tu mi vai bene così – confessò.

Kagome arrossì per quel complimento un po' contorto.

- Comunque, per colpa del tuo ritardo sono stato trascinato in casa da quel… coso! – brontolò il mezzo demone.

-Ehi! Smettila di risultare il mio migliore amico! – lo sgridò Kagome.
- Feh! Migliore amico? Ti rendi conto che è da quando me lo hai presentato che mi sta facendo la corte? – sbottò il ragazzo.

- Oh, non mi dire! Il signor mezzo demone non avrà paura di un semplice ragazzo umano un po' espansivo?? – lo punzecchiò divertita lei.
Sapeva che in realtà Jakotsu scherzava, quando faceva così! Sì, forse era anche vero che era rimasto affascinato da Inuyasha. Dopo tutto era un bellissimo ragazzo! Ma era certa al mille percento che mai e poi mai l' amico le avrebbe rubato la persona di cui era innamorata.

- Tsk! Figurati! – fu la risposta del mezzo demone – Io non ho paura di niente! – le disse, scendendo le scale – Andiamo, pasticc​ino​? – la prese in giro.

In strada, mentre camminavano l'uno di fianco all’altra, Kagome gli lanciò un' occhiata incerta. Sembrava pensieroso e silenzioso, molto più del solito.

- Inuyasha? – lo chiamò – C’è qualcosa che non va? Se è per prima, scusami, non volevo offenderti. –

Lui sembrò riscuotersi e, voltandosi verso di lei, le rispose: - Eh? No! No,tutto bene, non preoccuparti!. –

“Mah, sarà! Eppure sembra strano, più cupo del normale” pensò poco convinta la giovane “ Magari sarà solo stanco”.


Arrivati alla fiera, Kagome accantonò le preoccupazioni, perdendosi con lo sguardo tra le bancarelle e i mille profumi e colori.
Si rasserenò ancora di più quando, prima di fiondarsi tra la marea di gente presente, sentì Inuyasha prenderla delicatamente per mano.
Arrossì, deliziata da quel lieve contatto.

Lui non si era ancora lasciato andare a plateali gesti d'affetto. Non aveva ancora nemmeno tentato di baciarla!
A pensarci bene, era stata lei a confessare che lui le piaceva ma, da parte del ragazzo, Inuyasha non… si capiva da come la guardava a volte, da come la trattava con gentilezza (gentilezza brontolante, a dire il vero, ma gentilezza pur sempre era!). Si vedeva che lei era importante per lui. Tuttavia il giovane non aveva ancora esternato chiaramente i propri sentimenti.
Se da un lato ne era un po' dispiaciuta, dall'altro, Kagome sapeva bene che lui non era affatto tipo da cose romantiche.
E poi… poi, rispettando i suoi tempi, le aveva dimostrato in pieno di non essere come quegli idioti approfittatori precedenti che aveva, a torto, definito “fidanzati”.

Naraku, a suo tempo, l' aveva praticamente assalita, baciandola dopo neanche una settimana da quando l'aveva conosciuta, adducendo come motivazione il colpo di fulmine.

Byakuya? Stendiamo un velo pietoso! – Non mi piacciono i baci! – le aveva detto; e, effettivamente, quelle poche volte in cui era stata lei a baciarlo, lui le aveva risposto velocemente, quasi disgustato, staccandosi subito dalle sue labbra.

Koga baciava discretamente ma… anche lui, come Inuyasha, c'era andato cauto.
Col senno di poi e confrontandolo con Inuyasha, Kagome si era resa conto che quello del demone lupo era un finto rispetto: sembrava frenarsi ed aver accettato i tempi di lei ma, la sua pazienza arrivava sempre dopo, nel momento in cui era Kagome stessa a ritrarsi, non appena Koga tentava di essere un po' più esigente, approfondendo un bacio o spostando un po' le mani quando la abbracciava.

Con Inuyasha invece era tutto diverso. Prima di qualsiasi cosa, anche solo invitarla da qualche parte, o tenerle la porta aperta per farla passare, lui la guardava negli occhi, sempre, cercando la risposta nel suo sguardo, prima ancora che nelle parole.
Certo, poi magari mascherava le sue gentilezze facendo un qualche commento sarcastico dei suoi.

Come in quel preciso momento: - Non farti strane idee! È solo una precauzione per evitare di perderti. L' ho visto dal tuo sguardo, sai, che stavi per correre tra la folla! Peggio di una bambina! – disse infatti lui, deviando lo sguardo, come imbarazzato.

Già! E anche quel continuo darle della bambina: ormai aveva capito che era il suo modo di dirle che si stava preoccupando per lei.

Kagome gli sorrise dolcemente e, stringendogli forte la mano, lo trascinò verso la fiera: - Sì, ovvio! Andiamo, borbottone! -.

- Tsk! – fece lui sbuffando ed arricciando le labbra.

Kagome lo osservò con la coda dell'occhio, il cuore che le batteva, dandosi della sciocca: ultimamente le capitava fin troppo spesso di pensare a come sarebbe stato sentire le labbra del mezzo demone posarsi sulle proprie.

“Oh Santi Kami, Kagome!! Datti un contegno! Da quando hai certi pensieri?” rifletté rimproverandosi.

Tutto sparì quando si ritrovarono in mezzo alla folla, tra mille colori, profumi, bambini che guardavano estasiati le bancarelle dei dolciumi e quelle con i pesci rossi da prendere con il retino di carta.

Come preventivato da Inuyasha, Kagome si precipitò qua e là tra le bancarelle, prendendo il mezzo demone a braccetto.
La ragazza aveva sempre amato le fiere e i mercatini e nemmeno quella volta riuscì a trattenersi dal comprare dei regalini per Shippo, Rin, Jakotsu e Sango.

Giunti quasi al termine delle bancarelle, l'attenzione di Kagome fu attirata da un piccolo allestimento di fiori.

- Che meraviglia! – mormorò la ragazza, chinandosi ad annusare un piccolo vaso contenente un arbusto pieno di fiori bianchi.

- Sono camelie** - le disse con un sorriso la proprietaria del banchetto di fiori, mentre cullava su una spalla un piccolo bambino paffutello, di non più di quattro mesi.
- Nel linguaggio dei fiori la camelia simboleggia la devozione eterna e reciproca tra gli innamorati. Dicono che porti anche molta fortuna – continuò la donna.

“Amore eterno…” pensò Kagome, fissando affascinata quel candido e bellissimo fiore.

Istintivamente si voltò verso Inuyasha, rimasto dietro di lei ma trasalì appena nel vederlo con lo sguardo basso e triste, i pugni e la mandibola serrati, le orecchie tese, il corpo rigido.

- Amore e fortuna. Sì, certo, come no! Sono solo una marea di stupidaggini – lo sentì sibilare con astio, ringhiando quasi.

Confusa, Kagome si rialzò dalla propria posizione accovacciata e gli si avvicinò: - Inuyasha… cosa..? Perché dici così? – gli domandò.

Il mezzo demone sussultò ed alzò lo sguardo che si fece mortificato, nel notare l'espressione preoccupata di lei.

Dal canto proprio Kagome sentì il cuore stringersi di fronte agli occhi d' oro di lui traboccanti di… dolore? No, non era solo dolore ma anche rabbia, malinconia e tanta tristezza.

- Inuyasha- mormorò la ragazza, sgomentata e confusa da quella reazione.

- Va tutto bene, non preoccuparti. Scusami. Io… non so cosa mi sia preso – le rispose lui, alzando una mano e carezzandole una guancia, istintivamente, come per rassicurarla.

Ancora una volta però Kagome non era convinta. Per niente. Per questo gli prese la mano, la stessa ancora posata sul suo viso e, cingendogli il polso, lo costrinse ad allontanarsi, facendo un breve cenno di scuse e di saluto alla signora dei fiori.

- Ma Kagome! Che stai..? – protestò Inuyasha, sentendosi tirare.

- Sta zitto e seguimi – gli ordinò perentoria lei.

Arrivati di fronte ad una panchina isolata rispetto alla confusione della fiera, Kagome lo obbligò a sedersi, alzandosi in punta di piedi per fargli pressione verso il basso sulle spalle: - Tu ora vuoti il sacco e mi dici cosa c'è che non va. È tutto il pomeriggio che sei strano. E non provare a negarlo ancora. E smettila di guardarmi male! Non sono stupida! - gli disse, di fronte all'espressione contrariata dal ragazzo.

Inuyasha sospirò e si passò una mano tra i capelli: - Maledizione! Io.. È complicato. Non è colpa tua. Solo che… beh, quando si tratta di te, sembra che io sia destinato a scordarmi di tutto il resto. Scusami, non volevo rovinare tutto con il mio malumore – borbottò.

- Non c' è bisogno che ti scusi, capita a tutti una giornata storta. Però, che cosa ti sei dimenticato? Inoltre non sei stato per niente carino nei confronti della signora, dicendo che – replicò Kagome ma fu interrotta dal sussurro di lui:
- Era il fiore preferito da mia madre, quello -.

- Eh? – sussultò la giovane, presa in contro piede. “Sua madre?”.

- Da bambino mi raccontava sempre che papà gliene regalava una varietà diversa ad ogni compleanno. Il fiore dell'amore e della fortuna… tzè! Mio padre è morto prima di vedermi nascere. Lei è rimasta sola a crescere un bambino tra mille difficoltà. Anzi, non un bambino, un mezzo demone, un essere ibrido, che nessuno vuole! Poi si è ammalata ed è morta ancora giovane; ed io sono rimasto solo. Dov’è la fortuna in tutto questo, eh??! – si sfogò frustrato Inuyasha, per poi concludere in un nuovo sussurro ancora più flebile: - Ed oggi… oggi è l' anniversario della sua morte -.

Percepì chiaramente Kagome trattenere il respiro a quell'ulteriore rivelazione.

All'improvviso si sentì prendere violentemente per un orecchio: - Ahi! Che fai, sei impazzita?!? – guaì di dolore, alzando lo sguardo su di lei, pronto a dirgliene quattro.

Ammutolì.

Kagome lo stava guardando con espressione arrabbiata e gli occhi traboccanti di lacrime: - Stupido! Perché non me lo hai detto subito? Stupido! Stupido! – gli urlò.

Contrariato, il giovane si alzò, scansando la piccola mano di lei dal proprio orecchio, in un impeto di irritazione: - Ecco perché non ti ho detto niente! Non volevo intristirti e lo sai che non sopporto che la gente provi pietà -.

- Non è per quello, idiota! – lo interruppe lei – È perché ti sei tenuto tutto dentro, soffrendo in silenzio. Non mi pare di essere una di quelle persone che non ascoltano gli altri, anzi! Io ci sono per tutti, sempre, anche per te! Non sei solo, non più! Ci sono io, al tuo fianco. Se tu non ti confidi con me, non mi dici cosa ti turba, che cosa ci sto a fare io, allora?!? E non è vero che nessuno ti vuole! Io ti voglio! Io TI AMO, brutto idiota malmostoso!*** I-io t-ti amo! -.

Nella parte finale del suo discorso Kagome aveva chiuso gli occhi e stretto i pugni, sia per la rabbia che per l'imbarazzo di ammettere così i propri sentimenti. Proprio come quella volta del “mi piaci”, le parole le erano uscite da sole, sgorgando dal cuore.
Si accorse perciò che Inuyasha le si era avvicinato ancora di più solo quando si sentì avvolgere dalle sue robuste braccia.

- Kagome… grazie – esalò il mezzo demone, stringendola forte contro il proprio petto, sospirando quando la sentì ricambiare l'abbraccio, cingendogli l'ampia schiena.
Allentando un po' la stretta, le prese il mento tra due dita, facendole alzare la testa che lei gli aveva affondato nella maglietta.

- Sono proprio un impiastro, accidenti! Questa volta mi sono superato! Di solito ti faccio arrabbiare. Ora sono riuscito a farti infuriare e a farti piangere nello stesso momento – mormorò, sorridendo amaramente e asciugandole con le dita una guancia bagnata di lacrime.

Kagome ricambiò il sorriso: - Ti sbagli! Cioè, hai ragione sul fatto di farmi arrabbiare. Però mi fai anche sorridere, tanto – gli rispose, con gli occhi brillanti di sollievo nel vederlo un po' più sereno, anche se parecchio mortificato.

Il cuore iniziò a batterle più veloce nel momento in cui si rese conto che lui la stava fissando intensamente, con uno sguardo traboccante di… amore!
Sgranò leggermente gli occhi di fronte all'evidente guizzo di determinazione che attraversò quell'oro liquido.
Sentì Inuyasha allentare appena la stretta delle sue braccia e prenderle il viso con entrambe le mani, chinandosi lentamente verso di lei.

Oddio! Lui stava per…

E finalmente le sentì. Le labbra piene del mezzo demone di posarono lievi sulle sue, in un bacio delicato, leggero, quasi timoroso.

Dopo pochi istanti Inuyasha fece per ritrarsi ma si bloccò, sentendo le morbide labbra di lei dischiudersi appena e ricambiare il bacio, in un timido invito a non abbandonarle tanto presto. Invito che il ragazzo accolse più che volentieri, lasciandosi andare, tornando a stringere a sé quel corpo minuto con un braccio, mentre con l'altra mano andava a cingerle la nuca, provocandole un brivido.

Kagome chiuse gli occhi, abbandonandosi a quel dolce e meraviglioso bacio.

La fiera, il chiasso ed il resto del mondo avrebbero anche potuto scomparire per la caduta di un meteorite e lei non se ne sarebbe accorta! Avrebbe voluto restare per sempre lì, avvolta nell'abbraccio di Inuyasha, attaccata a quelle labbra che sembravano fatte apposta per combaciare con le proprie.

L' inevitabile mancanza di fiato li costrinse, a malincuore, a porre fine a quell'agognato contatto.

Scostandosi di un paio di centimetri ma senza sciogliere l'abbraccio, Inuyasha osservò affascinato gli occhi di Kagome tornare ad aprirsi lentamente e dedicargli uno sguardo languido.

Sentiva il respiro affannoso di lei infrangersi sulle proprie labbra ed il cuore batterle furiosamente (oppure era il suono del suo stesso cuore, quello che gli rimbombava nelle orecchie? Non ne aveva idea ed in quel momento nemmeno gli importava).

La ragazza, con le guance in fiamme, gli sorrise dolcemente, lasciandosi sfuggire un – Wow! -.

- Wow? Solo questo hai da dire? – commentò divertito il giovane, con la voce ancora un po' roca.

Kagome sbuffò appena: - Ma quanto sai essere rompiscatole tu, eh? – mugugnò - Ho appena ricevuto Il bacio più bello della mia vita. Dammi tregua! – confessò, nascondendo di nuovo il viso conto il petto di lui.
Di riflesso Inuyasha le appoggiò il mento sul capo.

- Inuyasha? – lo chiamò, la voce attutita dalla maglietta.

- Mh? -.

- Senti… riguardo a tua madre… per quanto mi riguarda, possiamo anche rientrare. Perché magari avevi intenzione di andare a pregare al gorinto**** -.

- Non importa, va bene così – sospirò il mezzo demone demone, interrompendola – Quello che per me è sempre stato un giorno cupo, d'ora in poi sarà custode anche di nuovi ricordi, solo grazie a te. Inoltre sono sicuro che lei avrebbe voluto vedermi passare una giornata serena, piuttosto di stare rintanato in casa tutto triste -.

Kagome si staccò da lui e lo guardò interrogativa: - Eh? In che senso? – gli domandò.

- Uff, quanto sei lenta! Nel senso che questo giorno è sì l'anniversario della morte di mia madre ma sarà anche quello in cui tu hai confessato di amarmi ed il giorno in cui io ti ho baciata per la prima volta – rispose candidamente lui.

Kagome avvampò: - M-ma… no! Io non ho mica detto che… te lo sarai sognato! – tentò di sviare il discorso lei, imbarazzata da morire.
Perché doveva sempre andare a finire con lei che sviscerava involontariamente ciò che provava?!?

- Oh, davvero? Eppure a me è parso di sentirlo, e per ben due volte, oltretutto! – la canzonò lui - Sai che il mio udito non sbaglia mai! E, tra parentesi… ti amo anche io – le sussurrò a fior di labbra.

"O.Mio.Dio!" fu l'unico pensiero di lei "Mi ama". - Ahhhh! Ti detesto, quando fai così! – borbottò Kagome, paonazza, scostandosi da lui con uno spintone, nonostante, dentro di sé, si fosse sciolta come cioccolato al sole.
Che vergogna quando lui se ne usciva con quelle frasi così dirette, improvvise! Un attimo prima la prendeva in giro e poi… argh!
La spiazzava talmente tanto da provocare in lei la solita reazione di difesa dall'imbarazzo, invece di darle il tempo di assimilare il significato delle parole che lui aveva appena pronunciato.
- A-accompagnami al chiosco di bibite. Mi è venuta sete. Ho la gola secca! -.

In effetti era vero, ma non certo per colpa della sete! Solo a ripensare a quel bacio sentiva lo stomaco fare le capriole e la salivazione azzerarsi. Lui.. lui aveva detto di amarla!!!

- E dopo mi dà del brontolone, feh! – commentò Inuyasha incamminandosi e lasciandola lievemente indietro.

- Ehi! Aspettami! – gli disse lei, correndogli dietro.

Finì però per scontrarsi contro la sua schiena, dato che lui si era fermato di colpo: - Auch! Ma che fai!?! – si lamentò Kagome, massaggiandosi il naso.

- Io!?! Sei tu che, in un modo o nell'altro, finisci sempre per venirmi addosso! – rispose lui, riferendosi al loro secondo “incontro” – Ferma qui. Non ti muovere! Torno subito – le ordinò.

“Ma che fa?” si chiese lei, vedendolo dirigersi a passo spedito verso la bancarella dei fiori di prima “Vorrà scusarsi? O prendere qualche fiore da portare alla madre, magari” rifletté “Che sciocco che è! Se mi avesse detto subito il motivo del suo essere cupo, avremmo potuto rimandare l'uscita. Oppure, se avesse voluto avermi accanto in quella circostanza, ovviamente, avrei potuto accompagnarlo al cimitero…”.

- Ci avrei giurato! Smettila! Ti si fonderà il cervello se continui ad arrovellarti così! Ti ho detto che sto bene, adesso! – la sgridò Inuyasha, tornato da lei, strappandola alle sue riflessioni.

- Anche prima continuavi a ripeterlo e non era vero! – provò a ribattere lei ma il giovane la fermò, baciandole la fronte e carezzandole il capo.
Le parole le morirono in gola e sentì lo stomaco sfarfallare.

- Tze! Lo avessi saputo prima che, per farti stare zitta, bastava baciarti! – rise lui, guadagnandosi un'occhiataccia dalla ragazza.

Kagome stava per rispondergli a tono ma si bloccò, sentendo Inuyasha infilarle qualcosa tra i capelli.
Timorosa alzò una mano e le dita si scontrarono con dei soffici petali.

“Oddio! Non sarà…” pensò incredula ed emozionata, lanciando una breve occhiata alla signora dei fiori, che, da lontano, le sorrise.

Con il cuore in subbuglio Kagome incatenò i propri occhi a quelli del mezzo demone, a quell'oro liquido e splendente, in cui leggeva tranquillità, affetto, riconoscenza e amore.
Sfilò il candido fiore di camelia da dove lui lo aveva messo, portandoselo davanti al naso per annusare quel delicato profumo.

D'impeto si gettò addosso al mezzo demone, alzandosi sulle punte dei piedi per arrivare a cingergli il collo e regalargli un veloce bacio a fior di labbra, grata per quella silenziosa dichiarazione d'amore. Di amore eterno.
Sorridendo sotto i baffi nel notare le guance lievemente arrossate di lui, lo prese per mano, intrecciando le loro dita e dirigendosi verso l' uscita della fiera.

- Dove stiamo andando? Guarda che il chiosco delle bibite è di là – le fece notare il giovane.

- Brontolone precisino! – lo canzonò Kagome.

Si fece però subito seria, come mai l'aveva vista e gli disse, perentoria: - Senti! Non è assolutamente una bella cosa non onorare i propri cari. Quindi ora tu mi riaccompagni a casa e poi fili da tua madre al cimitero, capito? -.

- Sei proprio cocciuta, tu! – le ripose lui sbuffando.

Ne fu però in qualche modo sollevato: era come se lei gli stesse dando il permesso e, sinceramente, lui si era sentito davvero in colpa ad essersi dimenticato di Izayoi.

Il mezzo demone si meravigliò della facilità con cui Kagome aveva saputo interpretare il non detto dietro ai suoi sbuffi e i suoi silenzi.
Anche se l'aveva rassicurata sul fatto che recarsi sulla tomba di sua madre non fosse essenziale, al momento, che per una volta non sarebbe di certo cascato il mondo, la ragazza aveva intuito che, sotto sotto, era comunque rammaricato per quella mancanza.


Così la riaccompagnò a casa, benché fossero appena le 17 e 30.

- Bene! Grazie per lo splendido pomeriggio – mormorò Kagome, arrossendo appena.
Se ancora pensava a quel fantastico bacio!

- Vai,ora! – gli disse, cercando le chiavi del portone.

- Ehi ehi! Quanta fretta, signorina! Non è educato andarsene senza salutare come si deve! – mormorò Inuyasha con uno strano tono di voce. Sembrava… malizioso?

La ragazza era in piedi sul gradino dell'ingresso e, girandosi, si ritrovò alla stessa altezza del mezzo demone, faccia a faccia con lui.
Il ragazzo la avvicinò di più a sé e, dopo averle distrattamente sistemato una ciocca ribelle della frangia, le baciò la fronte, scendendo poi verso le labbra di lei.
Diversamente da ciò che Kagome si aspettava lui si fermò a pochi millimetri di distanza dalla sua bocca.
La giovane trattenne il respiro, avvampando: “E adesso? Mi bacia o non mi bacia?” si chiese distrattamente tra sé, il cuore a mille.

- Allora – sussurrò Inuyasha – Posso salutare la mia ragazza come si deve? – chiese suadente.
Il povero cuoricino di Kagome perse un battito. La mia ragazza.
Non sapendo neppure come, riuscì a domandargli con un filo di voce: - Io sarei la tua ragazza, quindi? -.

- Umphf! – sbuffò il giovane – Perché? Avevi qualche dubbio? Ti sembra forse che io vada in giro a baciare chiunque mi capiti a tiro? Scema! – la rimproverò, un attimo prima di riunire finalmente le loro labbra.

A sorpresa, Kagome si avvinghiò alle sue spalle, rispondendo appassionatamente al bacio, affondando le mani tra i lunghi capelli di Inuyasha, stupendosi di quanto fossero morbidi e setosi.
La foga aveva portato il ragazzo a stringerla forte tra le braccia, staccandola dal gradino e mantenendola senza sforzo sospesa a mezz'aria.
Il bacio pian piano si calmò e, lentamente, Inuyasha la fece ritornare con i piedi per terra.
Kagome, ancora ad occhi chiusi, si lasciò scappare un sospiro di pura felicità ed un sorriso meraviglioso le incurvò automaticamente le labbra.


L’atmosfera fu però guastata dall'inopportuno arrivo di Miroku che si diresse, fischiettando, verso il portone: - Ciao ragazzi! Passata una bella giornata? – chiese gioviale, notando come i due fossero ancora abbracciati.
Quelli sgranarono gli occhi e arrossirono, imbarazzati, tentando di ricomporsi.
Prima che potessero farlo però, un vaso cadde dall'alto, centrando con impressionante precisione la testa di Miroku.
Al tonfo seguì un inquietante – Mirokuuuuu!!!! Accidenti a te, deficiente!!! -.

Sbalordita, Kagome si sporse oltre le spalle di Inuyasha, guardando, come lui, verso l’alto.

Sango, colta sul fatto, tentò di nascondersi, ritraendosi dalla finestra.
- Brava, ragazza mia! Brava! Ci hai fatto scoprire, complimenti! – si sentì dire da un'altra voce, proveniente dall'interno, con tono sarcastico.
Jakotsu.

Kagome si imbronciò: - Non ci posso credere! Stavano origliando?!?! Non bastava Kaede, ora anche loro? Sango! Jakotsu! Io vi…! – disse, furente e imbarazzata, staccandosi infine da Inuyasha.

- Allora io ti lascio alla tua vendetta, ok? – commentò il mezzo demone divertito.
Che branco di matti!
- Tutto bene, tu? Vuoi che ti dia una controllata? – chiese poi a Miroku.

- No, ti ringrazio! Ci sono abituato. Ehehehe – ridacchiò quello, massaggiandosi il bernoccolo.

- Va beh, io vado. Se ti serve qualcuno per far medicare quei due lassù quando Kagome avrà finito di massacrarli, cerca il mio numero sul suo cellulare – disse ancora, congedandosi, osservando la ragazza correre su per le scale come una furia, dopo avergli rivolto un lieve sorriso ed un cenno di saluto.

 

~*~*~



- Ciao! Scusa se ho tardato, oggi. Però… sono successe un po' di cose, ultimamente, e non ho avuto molto tempo – mormorò, rivolto al gorinto.
- Sì, lo so, hai ragione. Lavoro troppo, forse. Però non è stato solo quello a tenermi occupato. Ho conosciuto una ragazza, sai? Si chiama Kagome e non immaginerai mai la serie di coincidenze che ci hanno portato ad incontrarci! – aggiunse con un sorriso – Ed è strano, però… con lei ho scoperto di possedere anche un lato romantico. Sarà che, rispetto a Kikyo, lei non… pensa solo a ciò che vuole lei. È più spontanea, si accontenta di poco e si preoccupa per me. Anche adesso, sai, mamma? Siamo usciti, oggi pomeriggio. Quando ha scoperto che giorno fosse questo per me, per noi due, si è arrabbiata tantissimo e mi ha praticamente costretto a lasciar perdere lei per far sì che io venissi da te! -.

Già! Altro che Kikyo che, all'inizio, aveva brontolato per il modo in cui lui passava quella particolare giornata, da solo e per i fatti suoi. Forse capendo poi di essere stata inopportuna o insensibile, aveva evitato ulteriori rimostranze negli anni a venire.
Pensandoci, anche nella situazione di prima, al posto di Kagome, Kikyo si sarebbe risentita per il fatto che lui avesse rovinato la loro uscita con il suo malumore. No! Anzi! Mai Kikyo avrebbe accettato di andare in una fiera o qualcosa di simile.

Kagome invece non solo sembrava essersi divertita un mondo, ma si era preoccupata per lui, del fatto che il ragazzo non fosse dell'umore per uscire. Fosse stato per lei, avrebbe rimandato perfino l'appuntamento!

- Kagome ti sarebbe piaciuta, mamma. E, probabilmente mi avresti sgridato per come mi rivolgo a lei, a volte! Battibecchiamo come due bambini, ed è troppo divertente! Sembra impossibile ma, quando sono con lei, io mi diverto e sono felice. Credo che lei sia la cosa migliore che mi sia capitata in questi ultimi anni. Sai come posso diventare intrattabile, a volte, no? Beh, anche quando mi perdo nei miei silenzi, lei rimane al mio fianco, non smette mai di tentare di comprendermi, anzi, mi sprona ad aprirmi, pur lasciandomi i miei spazi. Io… credo proprio che… sì! È quella giusta. Questa volta andrà bene – concluse, alzando gli occhi verso il cielo in una tacita preghiera, seguendo con lo sguardo la lieve scia di fumo del bastoncino di incenso.



* Daifukumochi (大福餅?) [daifukumochi], o Daifuku (大福?) [daifuku] in breve, significa letteralmente “grande fortuna” ed è undolce giapponese composto da un piccolo mochi (dolce di riso glutinoso), farcito di ripieno dolce, di solito "anko", pasta di fagioli rossi dolcificata a base di fagioli rossi azuki.
il Daifuku esiste in varie forme. La più comune è il mochi (pasta di riso dolce) bianco, verde pallido o rosa pallido, farcito dianko (pasta dolce di fagioli rossi). Si trovano comunemente in due formati, uno del diametro di circa 3 cm, l’altro grande quanto il palmo di una mano. Alcune versioni contengono pezzi di frutta interi, misture di frutta e anko o pasta di melone. Quasi tutti i Daifuku sono coperti da un sottile strato di amido di mais o taro per impedire che si attacchino fra loro o alle dita. Alcuni sono ricoperti di zucchero a velo.
I Daifuku erano chiamati originariamente Harabuto mochi (腹太餅?), ossia dolce di riso dalla pancia gonfia, per il caratteristico ripieno. Più tardi il nome fu cambiato in Daifuku mochi (大腹餅?), ossia dolce di riso dalla grande pancia. Essendo poi la pronuncia di “pancia” e “fortuna” la stessa in giapponese Fuku (腹?), il nome fu cambiato successivamente in Daifuku mochi (大福餅?) con il significato di “dolce di riso della grande fortuna”, assimilandolo quindi a un portafortuna.
Verso la fine del diciottesimo secolo il Daifuku diventò popolare e si iniziò a mangiarlo tostato. Veniva usato anche come regalo in occasione di una cerimonia.

Esistono diversa varietà di questo dolce:
Sakura mochi (桜餅?) è una varietà di mochi colorato di rosa e avvolto con una foglie salata di ciliegio giapponese (sakura).
Tsubaki mochi (椿餅?) è simile al sakura mochi, ma viene utilizzata una foglia di camelia (tsubaki) anziché di ciliegio.
Yomogi daifuku (蓬大福?) è una varietà conosciuta anche col nome di Kusa mochi (草餅?); è un mochi all’aroma diartemisia (yomogi) il quale gli conferisce il caratteristico colore verde (infatti kusa significa erba).
Ichigo daifuku (イチゴ大福?) è una varietà inventata negli anni '80, che contiene fragola (Ichigo) e ripieno dolce, di solitoanko, in un piccolo mochi.


** Genere di oltre 80 specie di piccoli alberi ed arbusti sempreverdi, rustici, originari dell'India, della Cina e del Giappone. Il fogliame è di colore verde scuro, lucido, leggermente cuoioso; durante i mesi freddi dell'anno producono numerosi fiori abbastanza grandi che vengono suddivisi in vari gruppi a seconda della forma (singoli, semidoppi, ad anemone, a peonia, doppi formali e doppi irregolari). La più diffusamente coltivata è C. japonica, che fiorisce da gennaio fino all'inizio della primavera, insieme a C. sasanqua, con fiori meno vistosi, che sbocciano in dicembre-gennaio. Coltivate da centinaia di anni anche in Europa, esistono numerosissimi ibridi. I fiori delle camelie hanno colore rosa o banco, ma esistono alcune varietà a fiore rosso e pochissime varietà a fiore giallo; in genere le piante di camelia alternano anni con fioriture eccezionali ad anni con pochi fiori. Le camelie sono molto longeve, e con il passare degli anni possono raggiungere dimensioni ragguardevoli, fino a 6-7 metri di altezza.
Splendidi esemplari di camelia, anche di varietà molto rare, si trovano sul Lago Maggiore e sono visitabili presso Villa Taranto (Verbania). Sul Lago Maggiore le prime Camellia dovrebbero essere infatti giunte verso il 1820-1830.
Forse non tutti sanno che la pianta del té è la Camellia sinensis. Inoltre dai semi di Camellia si ricava un ottimo olio usato in cucina e cosmesi. Anticamente in Giappone dal suo legno si ricavava carbone di ottima qualità.
Il genere camellia riunisce circa un centinaio di specie di arbusti sempreverdi, originari dell'Asia centrale e meridionale; devono il loro nome al botanico gesuita Kamel, che nel 1600 le importò sotto forma di semi dalle Filippine.
Le Camelie appartengono alle theacee, esistono circa una decina di specie, tra le quali soltanto alcune vengono coltivate come piante ornamentali; da secoli coltivate in Europa, in realtà le Camelie sono originarie dell'Asia, ed in particolare di Cina, Giappone e Korea. Si tratta di arbusti di dimensioni medie o grandi, che vanno dal metro fino a 4-5 metri se si trovano nelle condizioni pedoclimatiche ottimali; le camelie sono sempreverdi, il fogliame è di colore verde scuro, brillante, di forma ovale. Le camelie vengono coltivate per la loro fioritura, i grandi boccioli di colore rosato, simili a grandi rose, sono molto apprezzati, e molti sono gli ibridi ormai diffusi in giardino. Con il nome latino Camellia si indicano centinaia di specie di arbusti sempreverdi, diffusi principalmente in Asia; in Europa in giardino si coltivano prevalentemente ibridi di camellia japonica.
Il genere camellia conta più di cento specie, diffuse in Asia, in particolare nella zona tra India, Cina, Giappone, Vietnam e Corea; la specie più diffusa e coltivata è la camellia sinensis, ovvero la pianta da cui si ricava il thè. Ebbene sì, non esiste la “ pianta del thè”, ciò che ci beviamo è derivato dalla camelia sinensis ^^ 
Riguardo al significato nel linguaggio dei fiori, spero sia giusto.. Non me ne intendo e, se è sbagliato, è tutta colpa di Wikipedia U.U
Per maggiori informazioni sulle camelie, riporto il sito di giardinaggio che ho consultato per informarsi e per scrivere questa nota:  qui


*** aggettivo dialettale lombardo ( attestato comunque nei vocabolari XD) : Scorbutico, scontroso; ingrugnato, con la luna per traverso.


**** Il Gorintō ( 五轮塔) (“torre a cinque anelli “) è il nome di un tipo di pagoda buddista giapponese la quale si crede di essere stata adottata per la prima dalle sette Shingon e Tendai durante la metà del periodo Heian .
Viene utilizzato per la memoria o per uso funerario ed è quindi molto comune nei templi buddisti ed i cimiteri. Viene chiamata anche gorinsotōba o gorinsotoba ( 五轮卒塔婆?) (“stupa a cinque anelli “) o goringedatsu ( 五轮解脱 ) , in cui il termine Sotoba è una traslitterazione della parola sanscrita stupa . Lo stupa era in origine una struttura o edificio sacro che conteneva una reliquia del Buddha o di un santo,nel tempo è stato a poco a poco stilizzato in vari modi e la sua forma può cambiare sia in base al periodo che al paese in cui viene trovato. Spesso viene visto con a fianco strisce di legno con cinque suddivisioni e ricoperte di iscrizioni elaborate anche esse chiamate Sotoba di solito possono essere trovate nelle tombe  nei cimiteri giapponesi. Le iscrizioni contengono sūtra e il nome postumo del defunto.
In tutte le sue varianti, il gorintō comprende cinque anelli (anche se questo numero può essere spesso difficile da rilevare con chiarezza), ognuna rappresentatante le forme simboliche dei Cinque Elementi, ( Mahabhuta in sanscrito , o Godai in giapponese):
1) l’anello della terra (cubo),
2) l’anello d’acqua (sfera),
3)l’anello del fuoco (piramide),
4) l’anello d’aria (mezzaluna),
5) l’anello etereo o energia/vuoto (la gemma del loto).
Un esempio di Gorinto:   http://images.travelpod.com/tw_slides/ta00/9c6/398/koyasan-okunoin-gorinto-koya-cho.jpg

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Capitolo 9
*** Io e te? Noi! ***


Capitolo 9     Io e te? Noi!



Nella penombra della stanza tutto taceva.

La porta cigolò appena, venendo aperta lo spazio di uno spiraglio, mentre due piccole figure a quattro zampe si intrufolavano furtive.
Senza fare alcun rumore, saltarono sul letto nel quale qualcuno ancora dormiva.
I miagolii e le fusa discrete di Kirara e la paciosa gentilezza di Buyo, infilatosi di slancio sotto le coperte, strusciandosi contro il suo seno, indussero Kagome a svegliarsi.

- Mhh… Va bene… un attimo! Uffa! – mugugnò.

Non contento, Buyo sbucò fuori dalle lenzuola e le saltò sullo stomaco.

- Ahi!!! Buyo! Che male, accidenti! Devo cominciare a darti meno pappa, stai diventando pesante! – si lamentò la ragazza – Va bene, piccole pesti. Ho capito: è ora di colazione, giusto? – continuò, alzandosi dal letto e stiracchiandosi.
- Che caldo! Va bene che siamo a Luglio, però sono solo le sette di mattina, santo cielo! Chissà Sango e Miroku come si staranno rilassando! Che invidia! Io invece devo lavorare e mi hanno lasciata qui a badare a questi due animaletti – affermò rivolgendosi al suo gattone e alla Nekomata della coinquilina.

Kirara miagolò appena, delicata ed elegante come sempre. Buyo si limitò a grattarsi un orecchio con la zampina, annoiato, dirigendosi poi verso la porta, voltandosi indietro verso la padrona, con espressione inequivocabile: cibo!!!!

L'umana sospirò.

Se solo Sango e Miroku l'avessero portata in vacanza con loro! Però… no! Non poteva fare l'egoista, loro volevano passare un po' di tempo da soli, giustamente.
I coinquilini di Kagome infatti erano partiti per tre giorni di relax presso un centro termale in montagna, festeggiando inoltre la ricorrenza dell'anniversario dei 5 anni insieme.

Nessuno di loro, ad eccezione di Miroku, sapeva quanto quella gita sarebbe stata importante e significativa.
Un paio di mesi prima infatti, la famosa sera in cui Kagome ed Inuyasha si rincontrarono e si scambiarono i numeri di telefono, Miroku era sparito per mezza giornata, intento in una missione tutta particolare.
Era rincasato solo il giorno dopo, prima di pranzo e nessuno era riuscito a scoprire dove fosse stato o cosa avesse fatto.
Il mistero sarebbe stato presto risolto: il ragazzo si era recato a Nagoya da suo zio Mushin, per domandare di poter usare… l'anello di famiglia! Ebbene sì, Miroku il libertino si era deciso a compiere il grande passo e chiedere alla sua Sango di sposarlo! E quale momento migliore di quella gita per farlo?


Sistemati i gatti e chiuso per bene l'appartamento Kagome uscì di casa non prima di aver lanciato l’ennesima occhiata allo schermo del cellulare. Nessun messaggio. Forse lui era al lavoro… si era dimenticata di chiedergli che turni avesse quella settimana.

Percorrendo il breve tragitto a piedi arrivò alla fermata della metropolitana, trovando ad aspettarla una gradita sorpresa.

Inuyasha, appoggiato al muretto a lato delle scale, le fece un cenno di saluto con la mano.

Lei ricambiò il saluto con un sorriso radioso: - Ciao tesoro! Come mai qui? Mi hai aspettato? – gli disse, felice, fermandosi di fronte a lui.

- Buongiorno – rispose il mezzo demone – Beh, dato che ero in anticipo… - borbottò vago.
Le cinse i fianchi, attirandola a sé e appropriandosi delle sue labbra.

- Umh – mugugnò lui quando si staccarono – Hai già fatto colazione, peccato! Sai di cioccolato -.

Kagome arrossì. In effetti, essendo lievemente in ritardo, prima di uscire, aveva mangiato al volo una fetta di pane tostato spalmato di nutella. Era però sicura di essersi anche lavata i denti, dopo! Oppure no? Perché se lui aveva sentito sapore di cioccolato, allora…

Come leggendole nel pensiero o forse essendo diventato bravo ad interpretarne le espressioni, Inuyasha sogghignò: - Sì che te li sei lavati, i denti! Ho sentito anche il sapore di dentifricio, scema! – “Anche se l'aroma migliore resta sempre e comunque il tuo” pensò.

La giovane sbuffò. Ancora quel nomignolo!

- Sì, va bene. Scusa! – la precedette lui – Non cominciamo a bisticciare di prima mattina! Andiamo, altrimenti facciamo tardi – concluse prendendola per mano ed iniziando a scendere le scale.

Non sciolse le loro dita intrecciate nemmeno quando si furono accomodati sui sedili del treno, anzi, ogni tanto le accarezzava distrattamente il dorso della mano con il pollice, provocandole strani brividi.

Sospirando, Kagome chiuse gli occhi, appoggiando il capo contro la spalla di lui.

- Non mi dirai che hai ancora sonno! – commentò Inuyasha.

- No, sciocco! Non ho sonno. Volevo solo restare un po' così – gli rispose lei sorridendo, sempre ad occhi chiusi.

- Bah! – replicò il giovane, sentendosi leggermente a disagio.

Era stato un gesto istintivo e spontaneo prenderla per mano. Non era neanche la prima volta che stavano così vicini, anzi! Tutte le volte che la baciava lei si lasciava andare tra le sue braccia, sicura e rilassata, come se non volesse essere da nessun'altra parte.

Anche in quel momento, con un gesto semplice e naturale come reclinare il capo di lato contro la sua spalla, lei gli trasmetteva una piacevole sensazione di dolcezza e calore.

Allora perché gli sembrava che ci fosse qualcosa di diverso? Di inusuale? Non riusciva a spiegarsi quella strana sensazione di… novità?

La voce di Kagome lo riscosse: - Ti do fastidio, così? Se vuoi mi sposto -.

Fastidio… nella mente di Inuyasha si accese una lampadina.
Ecco cosa c'era di diverso! Nel contatto con Kagome non provava fastidio come invece gli succedeva quasi sempre con Kikyo.

La sua ex, in certe situazioni, diventava fastidiosa. Quando passeggiavano, gli si arpionava al braccio con forza. Quando si baciavano, rigorosamente in pubblico, sembrava come se Kikyo fosse più preoccupata di scrutare la reazione dei passanti, rispetto a tutto il resto.

Fastidio.

Con Kikyo provava fastidio e la sensazione di volerla staccare da sé al più presto, quando faceva così. Gli sembrava di essere una specie di trofeo da esibire.
Con Kagome invece sentiva… tenerezza e una languida sensazione di felicità. Con lei era tutto naturale, non forzato. Spontaneo.

La sensazione di straniamento provata un attimo prima derivava dal fatto di sentirsi a proprio agio e non infastidito, in cose che, nella relazione precedente, trovava fastidiose o imbarazzanti.
Capì cosa gli stonasse un attimo prima: il diverso sentimento che lui stesso stava provando in quella situazione.

Sebbene fosse un po' in imbarazzo, la realtà era che il contatto mano-spalla non gli era bastato. Se non fossero stati in un vagone con gente attorno, l'avrebbe volentieri abbracciata e tenuta più stretta. Cominciava a piacergli un po' troppo tenerla tra le braccia e sentirla rifugiarsi contro il suo petto.

Quanto erano diverse le cose con Kagome, rispetto a quando stava con Kikyo!

Kikyo era sempre e solo un IO: lei esigeva di uscire a cena e lui doveva portarla a cena. Lei usciva con lui, il burbero mezzo demone che se ne stava sempre sulle sue, chiuso nel suo mondo da infermiere. E lei e solo lei era riuscita, fino a quel momento, a farlo capitolare, a fidanzarcisi, a scatenare il suo interesse.

In effetti era vero.
Però...

Da quando aveva conosciuto Kagome, Inuyasha aveva realizzato che lui… aveva voluto bene a Kikyo, però, in confronto a quello che provava adesso per Kagome…

Era brutto da ammettere ma, oltre alle continue ed insistenti pressioni di lei, era stata anche la solitudine a spingerlo a mettersi con Kikyo. Aveva voluto… provare. Vedere come fosse avere una relazione sentimentale con qualcuno.
Era stato una specie di… ma sì! Perché no? Lei insiste tanto… proviamoci!

Tuttavia la sua vita non era cambiata di molto. Negli anni il ragazzo si era reso conto di come, con Kikyo, fosse ormai diventata una cosa… monotona e senza particolare significato.

Pian piano aveva anche voluto fare le cose sul serio, aveva fatto del suo meglio, le aveva anche proposto di andare a vivere insieme. Ma Kikyo non aveva voluto.

E, a poco a poco, la presenza di lei era diventata un'abitudine.
Si vedevano, uscivano (spesso però si sforzava di portarla fuori solo per farla tacere e non doversi sorbire le sue lagnanze!), andavano a letto insieme.

Però lei si lamentava, si sentiva trascurata perché si vedevano poco, perché lui lavorava sempre. Perché a volte gli appuntamenti tra loro saltavano a causa di imprevisti lavorativi di lui.

Nonostante ciò, le faceva però comodo che ognuno restasse a casa propria: dover dividere l'appartamento con uno che rientrava o usciva ad orari assurdi, sempre a causa del lavoro? Giammai! L'avrebbe solo disturbata e lei voleva i suoi spazi. E riteneva casa di lui piccola. La camera da letto, soprattutto. In quell’armadio minuscolo non ci sarebbero stati neanche la metà dei suoi vestiti!

Egoista!
Kikyo era un'egoista. Ed egocentrica. Io, io e ancora io! Contava solo lei, ciò che lei voleva, quello che gli altri pensavano di lei, come la vedevano.

Ovviamente c'era rimasto male, quando lo aveva mollato. Non tanto per la tempestività della cosa ma per la sensazione di non essere mai stato veramente capito né apprezzato da quella donna.

Insomma… lui si era impegnato per compiacerla, per farla contenta. Ci aveva provato sul serio ma, a quanto pare, a Kikyo, non era bastato. Il fare del suo meglio non era stato sufficiente.

Quante volte era stato sul punto di urlarle: - Cosa vuoi da me, si può sapere?!? Questo è ciò che io posso darti. Che devo fare ancora, eh??? -. Tante, specialmente nell'ultimo periodo. E la volta in cui era finalmente esploso, si era sentito dire che aveva il cuore di pietra e che era un insensibile! Che non capiva le esigenze di lei.
Le esigenze di lei?!? Lui lavorava in ospedale, per la miseria! Se lo chiamavano, non poteva di certo rispondere “arrangiatevi, curatelo voi, il paziente, perché io voglio dormire o ho altro da fare”!!
Con Kagome invece Inuyasha si sentiva parte di un “noi”, le loro individualità, pur restando tali, sempre più spesso si adeguavano tra loro, si incontravano a metà strada, si plasmavano, accogliendo l'altro.

Lui si preoccupava per lei e lei si preoccupava per lui. Era una cosa vicendevole, insomma, non a senso unico!

Inoltre, nel contatto fisico, Kagome non si appiccicava in stile mangrovia come Kikyo. Gli stava vicino, lo cercava ma mai con invadenza.
Come in quel momento: si era appoggiata a lui dolcemente, come in cerca di calore o di… coccole.

Inuyasha si riscosse da quelle riflessioni forse un po' troppo complesse e profonde per il suo cervello, sentendo la ragazza staccarsi e tornare dritta sul sedile, allentando anche la stretta delle loro mani.

La cosa gli provocò uno strano senso di freddo e abbandono.

Perché si era allontanata? Per colpa sua? Aveva fatto qualcosa di sbagliato? E poi… da dove gli nascevano tutte quelle paranoie? Perché, tutto ad un tratto era diventato lui, quello appiccicoso?

- Scusa…- la sentì dire.

Scusa? Perché era lei, che si stava scusando? Scusa di che?!?

- A volte mi dimentico che tu potresti essere a disagio, a fare gli affettuosi in pubblico – continuò la giovane – Ti sei irrigidito, l'ho sentito. Scusa! Non… non ho pensato. Non volevo metterti in imbarazzo o darti fastidio – concluse, un po' triste.

Il mezzo demone la osservò basito.

No! Che diavolo aveva capito quella sciocca?!? Non era affatto vero che… oppure sì?

Con sgomento si rese conto che in effetti era quella, l'impressione che dava.

Non era per quello, però! Lui… lui si era irrigidito, è vero, ma solo per la sorpresa di aver realizzato certe cose! Lui… stava solo pensando!

Si sentì stupido. Un completo imbecille. E dannazione al fatto di fare fatica nello spiegarsi a parole!

Non intendeva affatto respingerla! Kagome non era Kikyo.

Lei non lo faceva apposta, non c’era malizia né esibizione nei suoi gesti. Kagome era sempre così dolce, istintiva, sensibile.

Mortificato, il giovane agì forse un po' troppo bruscamente: - Piantala di dire idiozie! – bofonchiò, cingendole la vita con un braccio e riportandola a forza contro il suo fianco.

- Ma… - tentò di dire lei, confusa.

Inuyasha sospirò: - Scusami tu, invece. Io… sì, lo ammetto! Un pochino in imbarazzo lo ero, ma non per quello che credi tu. Il fatto è che… sono stato colto di sorpresa, diciamo – le spiegò, guardando ostinatamente fisso davanti a sé.

Kagome si corrucciò: - Non capisco… colto di sorpresa? Non vorrai farmi credere che la tua ex non ti… - mormorò, alzando appena il viso verso l'alto per guardarlo.

Eppure, quella prima ed unica volta in cui aveva incontrato Kikyo, le era sembrata tutt'altro che schizzinosa, nel contatto fisico! Ancora ricordava come fosse ancorata a Naraku, sembrava un koala! Probabilmente non sarebbero riusciti a staccarla neanche con la forza!

Improvvisamente capì.

Si immaginò Kikyo e, al posto di Naraku, Inuyasha.
Se lo immaginò rigido, infastidito, a disagio. A sbuffare silenziosamente, magari. Con Kikyo avvinghiata come una sanguisuga, fregandosene di come lui si sentisse, se volesse essere toccato o meno.

Le successive parole di Inuyasha le diedero conferma della propria intuizione: - Feh! Magari Kikyo fosse stata una di quelle che mantengono le distanze! E invece, tutte la volte, mi sembrava di essere una specie di pacco sballottolato in giro! – constatò il giovane. - Però – continuò – Tu non sei Kikyo. Non provare più a pensare di provocare in me fastidio, imbarazzo o chissà cos'altro. Sono stato chiaro? – la rimbrottò guardandola serio.
- E niente paranoie! Mi piace che tu sia così spontanea – confessò, arrossendo appena e facendo imbarazzare anche lei – Insomma, va bene. Sono io che devo… riabituarmi a… lasciarmi andare. So di essere un po' contorto, a volte, e che non è facile sopportarmi – si giustificò ancora Inuyasha.

Kagome rise: - Non sono d'accordo. Non sei contorto. In realtà credo che tu sia la persona più inconsciamente dolce che io abbia mai conosciuto. Il tuo problema è che percepisci la cosa come una debolezza e tenti di nasconderla facendo, a torto, il duro – mormorò, tornando a stringersi a lui.

Inuyasha quasi smise di respirare dallo stupore. Ora sì che era davvero imbarazzato!!!

Sentendolo diventare una statua di sale Kagome si morse appena un labbro, incerta. Forse questa volta aveva esagerato con la franchezza!

Lui però parve riprendersi quasi subito dal momento di sbalordimento.

Davvero lei lo vedeva in quel modo? Lui… dolce?

La ragazza si arrischiò a guardarlo in faccia, trovandolo buffissimo: gli occhi sgranati, le labbra socchiuse, le orecchie dritte. Insomma, quella che lei amava definire “espressione da pesce”!

- Tu… tu… - balbettò il mezzo demone.

- Lo so, sono assurda, vero? Me lo dici sempre – sussurrò suadente – La prossima è la nostra fermata. Credi di riuscire a defossilizzarti? – lo canzonò, alzandosi in piedi.

Inuyasha boccheggiò.
Era normale che, in quel momento, la trovasse irritante da morire ma anche estremamente tenera e… sensuale?

Non riuscì a trattenersi: alzandosi a sua volta, la abbracciò e, fregandosene degli spettatori, la baciò, cogliendola di sorpresa e togliendole il fiato.

- Tu mi farai diventare matto – mormorò staccandosi e riprendendola per mano, mentre la trascinava con sé, ancora intontita e con le guance rosse, fuori dal vagone.



Giunti all'inizio della via che ospitava il negozio di Kaede, Kagome gli domandò: - A che ora inizi, questa mattina? Devi andare? -.

- Avrei ancora un'oretta, stamattina non ho il turno subito – bofonchiò lui.

- Ah, no? -. Si era alzato prima apposta per lei, allora?

- Prima ho uno stupido corso su come relazionarsi con i pazienti, soprattutto con i bambini – sbuffò il mezzodemone.

- Bambini? – mormorò la ragazza. In effetti… lui non aveva troppa pazienza con i piccoli!

- Sì, quei bipedi lagnosi e testardi come Shippo. Tutti quei mocciosi che, senza ombra di dubbio, domani riempiranno il pronto soccorso perché si saranno fatti male nel tentativo di attaccare da soli in alto sui bambù quegli stupidi foglietti –.

Il giorno seguente sarebbe stato infatti quello della celebrazione, a Tokyo, del Tanabata*.

Kagome si rattristò appena: - oh! Allora domani lavori tutto il giorno? – si arrischiò a chiedere.

- Sì, inizio alle cinque del mattino e finirò probabilmente molto tardi – le rispose.

Peccato.
Aveva intenzione di proporgli di passare insieme la serata... Pazienza!

- Beh, per quanto riguarda Rin e Shippo, ti assicuro che non li avrai tra i piedi domani! Li terrò d'occhio io – disse la ragazza, tentando di alleggerire l'atmosfera e mascherare la delusione.
Non tanto per il fatto che lui lavorasse, quanto perché, dalle sue parole, sembrava che al giovane non piacesse per niente quella festività, che lei invece adorava.

Ah, Kagome, Kagome… L'apparenza inganna!

Mentre parlavano, videro Shippo correre verso di loro, brandendo un foglio di carta: - KAGOMEEEEE!!!! – urlò il bambino – Vieni ad aiutarci! -.

- Ciao piccolo Shippo! Che succede? – gli chiese la ragazza.

Il bambino le sorrise, lanciando poi un'occhiata ad Inuyasha, come a voler dire: ah, c’è anche lui?

- Vieni, Kagome. Devi sentire se io e Rin raccontiamo giusto la storia – le comunicò emozionato, prendendo la mano libera della giovane e tirandola.

I due bambini infatti erano stati scelti per recitare al resto della classe la storia di Orihime e Hikoboshi, divinità di cui si festeggiava appunto il ricongiungimento durante il Tanabata matsuri, in data 7 Luglio.

I piccoli stavano quindi ripassando ciò che avrebbero dovuto dire il mattino seguente.

Inuyasha seguì riluttante i due, osservando Shippo trascinare la sua ragazza verso il parco giochi dove Rin li attendeva.

Il mezzo demone si appoggiò al muro, vicino all'entrata del negozio, sospirando.

Ah, il Tanabata. Ancora ricordava quando, da bambino, ogni anno tappezzava l'ingresso di casa con i Tanzaku, chiedendo alle stelle di far guarire la sua mamma e di farla essere sempre felice.

Anche ad Izayoi piaceva quella festa. Ogni volta indossava un bellissimo yukata e gli raccontava la storia dei due amanti sfortunati che si potevano incontrare solo una volta all'anno e lui la ascoltava incantato.

Poi, sebbene la donna non fosse molto in forma fisicamente, uscivano lo stesso a fare una passeggiata, ammirando le suggestive luci delle lanterne di carta e le belle decorazioni di bambù sulle soglie delle abitazioni, evitando però di leggere i desideri degli altri scritti sulla carta washi, anche se si poteva.
La riservatezza era una caratteristica intrinseca mai mutata in Inuyasha e tipica anche della madre.

Dalla morte della donna però il giovane non aveva più dato peso a quella festa. Era una di quelle cose che portavano con sé ricordi che facevano ancora male. E Kikyo non amava particolarmente cose del genere, le riteneva delle buffonate; quindi il problema non si era più posto.

Inuyasha incurvò appena gli angoli della bocca all’insù, in un misto di tristezza e dolce sentimento di nostalgia, tornando a posare le iridi dorate su Kagome.

Allegra, la giovane applaudiva o correggeva i due mocciosi che stavano recitando davanti a lei.

Si era accorto di come lei fosse rimasta male per qualcosa, anche se aveva tentato di nasconderlo.
Stupido lavoro e stupida festa!

Però, forse… mhh…

Senza farsi notare, entrò nel negozio per chiedere una cosa alla vecchia Kaede.

Uscendo di nuovo poco dopo, per un soffio non si scontrò con Shiori che stava entrando, sbuffando per il caldo e blaterando qualcosa a proposito del trucco che si scioglieva.

Notando che la mezzo demone stava inoltre per aprire una lattina di tè ghiacciato, Inuyasha si azzardò a dirle: - Fossi in te aspetterei un po', prima di berlo -.

Lei lo guardò male: - Perché, scusa? Ho sete, si muore dal caldo! – gli rispose scocciata.

- Fai come vuoi. Se poi ti viene una bella congestione, cavoli tuoi. Il mio era solo un suggerimento. Buona giornata – si congedò il giovane, scansandola.

- Che razza di supponente maleducato! – la sentì lamentarsi, nemmeno troppo a bassa voce – BAH, d'altro canto sta insieme a Kagome, di che mi meraviglio! – sentenziò malefica.

Inuyasha la ignorò. Stupida ragazzina viziata ed in cerca di attenzioni!

Fece invece cenno a Kagome, per farle capire che lui se ne stava andando. Ormai la ragazza era impegnata con i bambini e poi avrebbe dovuto lavorare. Meglio togliersi di torno e lasciarla tranquilla.
Lei però gli andò incontro, fermandolo: - Ehi! Vai già via? –

Lui rispose affermativamente, anche se un po' gli dispiaceva. Avrebbe voluto poter restare con lei ancora un po'.

- Buon lavoro, allora – gli sorrise la ragazza – Se ne avrai tempo e voglia, scrivimi, stasera, quando finisci -.

- Ma pensa! Non me ne sono ancora andato e già ti manco? – la stuzzicò lui.

- Scemo! Volevo solo assicurarmi che domani tu non ti metta a strangolare bambini perché hai perso la pazienza – lo punzecchiò a sua volta – Quindi vedi di stare bene attento al corso di questa mattina! -.

Inuyasha sbuffò, alzando gli occhi al cielo e trattenendo un mezzo sorriso.

Sentendola ridacchiare tornò a guardarla, trovandola a guardarlo con dolcezza e divertimento.

- Ehi! Da quando ti diletti così tanto nel prendermi in giro, si può sapere? Guarda che se non la pianti… - brontolò, lasciando volontariamente la frase in sospeso, come una minaccia.

- Umphf! Se non la pianto…? Che mi fai? Avanti! Sono curiosa – ribatté lei, provocandolo ancora.

Adorabile. Assolutamente adorabile. Era fantastica quando gli teneva testa a quel modo!

Una luce maliziosa accese gli occhi di Inuyasha.
Si chinò verso di lei, molto lentamente, facendole capire le proprie intenzioni.
- Che ti faccio? – mormorò.

Kagome si immobilizzò un istante, sorpresa, sentendo le gote farsi appena più calde, segno di essere arrossita.
Stava per chiudere gli occhi, pronta per farsi baciare, quando lui cambiò all'improvviso traiettoria, sussurrandole in un orecchio con fare sensuale: - Buona giornata, Kagome. Fai la brava – per poi scostarsi e rivolgerle un sorrisetto vittorioso.

Infine si voltò, riprendendo a camminare.

“Fregata! Anche se è stata dura, trattenermi dal baciarla davvero” pensò il giovane.

Basita e sconvolta, con lo stomaco aggrovigliato dall’attesa e dalla delusione (insomma… e il suo bacio? Voleva il suo bacio! Non poteva lasciarla in sospeso così!!!) Kagome stava per corrergli dietro e dirgliene quattro quando una voce nota le giunse alle orecchie, facendola agghiacciare: - Kagome! Buongiorno, piccola mia! -.

Aguzzando gli occhi oltre la figura di Inuyasha scorse… SUA MADRE??!?!?

Sua madre che la salutava da lontano con un braccio alzato, con a fianco… IL NONNO?!?!?

Oh Kami! Non avranno mica visto che lei… che Inuyasha… che loro due…

Trattenne istintivamente il fiato quando il mezzo demone passò loro a fianco e vide il nonno lanciargli distrattamente un'occhiata.
Notò anche come il ragazzo si fosse irrigidito, muovendo appena le orecchiette canine.

Fortunatamente ognuno tirò dritto per la propria strada.

Raggiunta dai famigliari, Kagome riuscì a dire, ridacchiando nervosa: - Che sorpresa! Mamma, Nonno! Come mai da queste parti? –

- Torniamo adesso dal mercato del pesce** - le spiegò la Signora Higurashi, ammiccando verso la sportina che teneva in mano.

- Già! – bofonchiò l'anziano sacerdote – Tua madre mi ha costretto ad uscire ed accompagnarla -.

- Oh, andiamo, ti fa bene uscire un po' ogni tanto! Sei sempre chiuso nel tempio! Abbiamo fatto un giretto, no? – Lo sgridò bonariamente la nuora.

- Un giretto!?! E intanto il tempio è rimasto incustodito! Se si è presentato qualche visitatore, non ha trovato nessuno – brontolò il nonno – E poi fa caldo! –

La signora Higurashi alzò gli occhi al cielo senza farsi vedere.

Kagome sorrise: - Vuoi qualcosa da bere, nonno? O preferisci entrare un momento a riposarti? Potresti fare due chiacchiere con Kaede – gli suggerì.

- Eh? Ah, no, no. Grazie, bambina ma preferisco tornare al tempio – affermò l'uomo – Tanto quello che dovevamo fare, l'abbiamo fatto, no? Tua figlia l'hai salutata, il pesce per il sushi e il sashimi di stasera c’è. Possiamo andare, ora? – domandò alla madre di Kagome.

- Quanta pazienza! Sì, andiamo. Ciao tesoro, ci sentiamo più tardi, va bene? Ah, e domani sera, se non hai altri impegni, ti aspettiamo per cena – disse la donna congedandosi insieme al suocero.

La ragazza li salutò con la mano, tirando un grosso sospiro di sollievo.
Che paura! Se il nonno l'avesse vista mentre, con Inuyasha… Non osava immaginare cosa sarebbe potuto succedere! Il finimondo e un centinaio di esorcismi anti demone.

Povera ingenua!
Non sapeva che, appena girato l'angolo, l'anziano aveva chiesto alla nuora: - Hai visto, prima, quel tizio che ci è passato accanto? Il demone? Mi è sembrato che stesse parlando con Kagome, prima che noi arrivassimo. Chissà chi era. Bah, demoni! –

La donna sorrise appena, con l'espressione di chi la sa lunga: - Non saprei. Era comunque un bel ragazzo, non trovi? –


Voltandosi per entrare in negozio ed iniziare la giornata lavorativa, Kagome si trovò davanti Shiori, ferma sulla soglia, intenta ad esaminarsi distrattamente le unghie laccate di rosa.
La mezzo demone sogghignò, guardandola in modo perfido: - Oh oh! Hai rischiato grosso, eh? Stavi per farti beccare da mammina mentre flirtavi con il fidanzatino? – la sbeffeggiò.

Kagome la fulminò con lo sguardo.
Maledetta vipera!

Provvidenziale nel sedare i battibecchi tra le due ragazze fu, come al solito, l'intervento di Kaede: - Io esco, ragazze. Rin ha bisogno di uno yukata nuovo per domani e sua madre ha chiesto a me il favore di accompagnare la bambina a fare spese. Andiamo adesso perché poi, con questo caldo, non me la sentirei. A voi serve qualcosa? – domandò loro, affabile come sempre.

- No, Kaede, ti ringrazio. Sarà il caso che mi metta al lavoro – affermò Kagome, notando il sopraggiungere di uno dei clienti abituali.



A fine giornata Kagome si stiracchiò, esausta. Doveva finire di sistemare ancora un paio di scaffali e poi poteva andare.
Erano ormai le 19.45 ed il negozio avrebbe dovuto essere chiuso già da un po'.
Come al solito però Shiori l'aveva piantata in asso: era di fretta perché doveva andare a prepararsi per uscire con il suo boy della settimana, tale Hakudoshi.
Meno male che il giorno successivo avrebbero tenuto aperto solo al mattino e solo per tre ore, vista la festa del Tanabata. Il tempo necessario affinché i soliti clienti anziani facessero l'abituale spesa.

- Kagome – si sentì chiamare.

- Sì, Kaede? Dimmi – le rispose.

- Lascia stare cara. Vai a casa, è tardi -.

- Non ti preoccupare. Non è un problema. Preferisco farlo adesso, piuttosto che domani mattina. Anzi – aggiunse, prima che la donna potesse protestare – Tu sali pure in casa, ci penso io a chiudere tutto, qui. Shippo ti starà aspettando -.

- Grazie, figliola. Non so cosa farei senza di te – la ringraziò, dirigendosi lentamente verso la scale nel retro.

- Figurati. A domani –


Spazzato il pavimento e spente le luci, Kagome uscì, chiudendo la serranda.
Le otto e venti di sera.
Ed era sola, senza nessuno ad aspettarla a casa. Uffa.
E niente messaggi da Inuyasha.

“Starà ancora lavorando, poverino. Chissà come sarà stanco, poi, povero tesoro!”.

Dal nulla, la sua mente elaborò uno strano scenario, mentre si perdeva a guardare il cielo:
lei, a casa sua, o a casa di lui (anche se ancora non sapeva come fosse fatta, la casa del ragazzo!) che aspettava il ritorno del mezzo demone.
Lui che tornava tardi, trovandola già addormentata nel loro letto.
Magari lei si sarebbe svegliata, o forse no. Ecco, forse si sarebbe svegliata solo un po', giusto il tempo di sentirlo scivolarle accanto ed abbracciarla, riaddormentandosi subito, o giusto il tempo di mugugnare un – Ciao, Amore. Bentornato – o qualcosa del genere.
E poi svegliarsi al mattino e trovarlo ancora addormentato al suo fianco, stanco per il lavoro. Alzarsi piano, senza svegliarlo, dandogli un bacio fugace.
Prepararsi per la giornata dopo aver messo da parte la colazione o il pranzo per quando lui si sarebbe alzato.
Uscire, dopo avergli lasciato un biglietto… in cui lo sgridava perché non l'aveva svegliata al suo ritorno dal lavoro: a lei avrebbe fatto piacere salutarlo, invece di dormire…

Il suono del clacson del taxi che aveva chiamato poco prima la destò da quel sogno ad occhi aperti.

Santo cielo! Che si stava immaginando? Era impazzita?!?

“Però… sarebbe bello” pensò arrossendo mentre saliva in auto.

~*~*~*~




Per Kagome il giorno seguente fu frenetico.
Il mattino al lavoro, il pomeriggio passato con Shippo e Rin, insegnando alla bambina come indossare da sola lo yukata nuovo e preparare sia per sé che per loro le lanterne, i rami e i tanzaku, il tutto condito da un'improvvisa, imbarazzante quanto innocente domanda di Rin:

- Tu che desiderio chiederai alla principessa, Ka-chan? Di restare per sempre con il signor Inu? Perché, se vuoi, metto anche lui nel mio biglietto. Io voglio stare sempre con voi, con mamma e papà, i fratellini, Shippo, nonna Kaede e Ka-chan. Chiederò che tutti siamo felici, anche Shiori-chan, anche se alle volte fa la cattiva – aveva ammesso la piccola, con candore.

- Oh, Rin! Sei un amore – aveva esclamato Kagome commossa, stringendola in un abbraccio – Però non devi dire in giro il tuo desiderio, tesoro, altrimenti non si avvera! – la ammonì, sorridendole.

Dopo quella piccola parentesi di dolcezza, la ragazza corse a casa a cambiarsi per poi volare al tempio Higurashi, raggiungendo Sota, la mamma e il nonno per cenare.


Erano quasi le undici di sera quando, finalmente, Kagome giunse davanti al portone della propria abitazione. Si era divertita, dopo cena erano anche usciti per vedere i fuochi artificiali, ma che stanchezza! Non ne poteva più. Inoltre il nonno a volte era davvero pesante da sopportare!

- Dove diavolo sono finite quelle dannate chiavi?! – brontolò, frugando nella microscopica borsetta che aveva con sé, in abbinamento agli abiti tradizionali che indossava.
“Maledetto yukata! Mi sento scomodissima, uffa!”

Trasalì, sentendo all'improvviso due braccia cingerla da dietro, intorno alla vita.

Voltandosi di scatto incrociò gli occhi d'oro che tanto le facevano battere il cuore.

- Ehi! Lo sai che non è consigliabile per una signorina per bene tornare tutta sola a quest'ora? – le disse il mezzo demone.

- Rubi le battute a Kaede, adesso? Che ci fai qui? Mi hai spaventata – gli rispose Kagome, portandosi una mano al petto.
Il cuore le batteva per lo spavento oppure per la sorpresa e la gioia di trovarsi davanti lui?

- Beh, visto che sono riuscito a liberarmi un po' prima dal lavoro, ho fatto una piccola deviazione sul percorso abituale fino a casa. Inoltre – continuò, con tono vagamente risentito - l'ho dovuto scoprire dalla vecchia, che avresti passato questi giorni da sola, senza nessuno. Perché non me lo hai detto? –

“Inuyasha… ti sei preoccupato per me?” pensò intenerita.

Assunse però subito la stessa espressione imbronciata di lui, per prenderlo in giro e fare un po' la sostenuta: - Non da sola. Ci sono i gatti! E poi non sei mica la mia balia! Non ti ho detto niente perché immaginavo che saresti stato stanco, a fine turno, e volevo lasciarti tranquillo. E poi so benissimo cavarmela da sola, sono autosufficiente, sai? Non c’era bisogno di preoccuparsi per me –

- Piantala! Io… non ero mica preoccupato, figurati! La prossima volta ti arrangi e tanti saluti, allora! Scusa se ho sottovalutato la tua autosufficienza! – borbottò lui lasciandola andare ed incrociando le braccia al petto.

Kagome sospirò. Sempre il solito!
Finché era lui a prenderla in giro, tutto bene. A ripagarlo con la stessa moneta, però, si offendeva a morte. Incredibile! Solita mania di fare il duro!

- Oh, andiamo! Non ti offendere! Lo sai che scherzavo, stupidotto! –

Lui la guardò con la coda dell'occhio e sbuffò, dandole un buffetto in fronte, per dispetto: - Stupido a chi?!? – si finse risentito.

- A lei, Signor Taisho – ribatté prontamente Kagome, ma con tono dolce.

- Mhh.. Eppure… mi pare che questo stupido le piaccia. Sbaglio, Signorina Higurashi? – la punzecchiò.

Lei sorrise, avvicinandosi ancora a lui, le mani contro il suo petto: - Giusto. O quasi… Mi sei mancato – ammise, arrossendo.

Il mezzo demone le cinse i fianchi, avvicinandola ulteriormente a sé.

Con un brivido Inuyasha si rese conto di poter avvertire il calore della pelle di lei attraverso la stoffa dello yukata.
Un leggero velo di sudore le ricopriva la fronte ma non per questo il suo profumo gli risultava sgradevole. Tutt'altro! Era dolce, invitante, profumava di buono.

- Davvero? Però… perché quel “quasi”? – le domandò perplesso.

- Davvero. E… puoi darmi della sciocca, però… lo so che ci siamo visti solo ieri mattina ma… – sussurrò la giovane – Non lo so. È la prima volta che mi capita di provare certe sensazioni in modo così intenso. Sarà anche colpa del tuo scherzetto di ieri. E, a questo proposito, me la pagherai! – aggiunse, minacciandolo, nel vederlo sogghignare e sfoggiare un'espressione da finto angioletto.
- Comunque sia – proseguì, con un po' di batticuore - A quanto pare non ho mai capito cosa fosse il vero amore fino a che non ho incontrato te. Il “quasi” è perché tu non “mi piaci” soltanto, dovresti saperlo! Io… ti amo – concluse in un dolcissimo bisbiglio.

Inuyasha arrossì, preso alla sprovvista da quella dichiarazione così tenera.

La baciò.
La bocca di lei era calda e aveva le labbra appena un po' inaridite, forse a causa del clima secco e afoso.
Anche lei gli era mancata. Non sentirla né vederla per un po' era stato… strano.

Rimasero così, persi nella loro bolla personale, persi in quel bacio che, a poco a poco, si stava facendo più intenso ed esigente.

Il tonfo delle imposte di una finestra che venivano chiuse ruppe l'atmosfera.
Tuttavia il ragazzo non si staccò subito, dandole ancora alcuni leggeri baci a fior di labbra. Adorava il suo sapore.

Ansante, Kagome si decise ad aprire il portone dopo che lui l'ebbe lasciata andare: - Ehm… Vuoi salire oppure…? Se hai fame, potrei preparati qualcosa – gli propose, impappinandosi.
“Cielo! È così difficile dirgli chiaro e tondo: vorrei passare del tempo con te, in tua compagnia? Quanto sono assurda! Ha ragione lui nel dirmelo sempre!” considerò tra sé.

- Se non disturbo, volentieri – rispose Inuyasha, lasciandosi guidare su per le scale.

Entrati in casa, Kagome lo guardò, incerta: - Ti dispiace se vado un attimo a mettermi più comoda? Detesto sentirmi stretta in questi abiti tradizionali. Tu intanto fai pure come se fossi a casa tua – gli disse, ricevendo un cenno di assenso.

“Peccato” pensò Inuyasha “Era davvero carina, vestita così”.

Pochi minuti dopo, ritornata di sotto indossando una canotta e dei pantaloncini, Kagome trovò il suo ragazzo fermo, in piedi, davanti alla finestra aperta che immetteva sul piccolo balcone, intento a guardare fuori.
Lo raggiunse e lo abbracciò da dietro, appoggiando la guancia contro la sua ampia e solida schiena.

- Tutto bene? – gli chiese.

- Sì. Stavo solo… pensando – le rispose lui, emettendo un piccolo sospiro e giocherellando con le dita di lei.

Kagome non gli domandò altro. Ormai conosceva bene quel suo particolare modo di fare: era l'atmosfera dei pensieri un po' tristi, solitamente riguardanti sua madre.

- Vuoi un po' di thè freddo? Non so a voi mezzo demoni ma, a me, questo caldo fa venire sete – sentenziò, dirigendosi verso il frigo – oppure, se ti va, vai a farti una doccia. Sarai stanco, no? Ti ho lasciato degli asciugamani puliti sul ripiano, insieme a dei vestiti di Miroku, sperando che ti vadano bene – continuò – Magari io intanto potrei cucinare o cercare qualcosa da mangiar- -.

- Tu che cucini? Sei seria? Mi domando come sia possibile che tu non abbia ancora fatto esplodere la casa! – sogghigno Inuyasha, allontanandosi dalla finestra.

Kagome lo guardò male: - Ah, perché allora la tua dieta a base di ramen istantaneo, cibo al microonde e roba della mensa dovrebbe essere migliore di quello che cucino io?!?! Fila di sopra, va! – gli ordinò.

- Despota! – bofonchiò lui, dandole però un bacio sui capelli mentre le passava accanto.

- Brontolone! – ribatté lei sorridendo, guardandolo salire le scale che portavano al piano superiore.
“Il mio brontolone” pensò, lanciando un'occhiata al divano su cui i due felini di casa dormivano incuranti di tutto il resto.



Era quasi l'una ma Kagome proprio non riusciva a prendere sonno.
Seduta sul davanzale della finestra alternava lo sguardo tra il cielo notturno ed Inuyasha addormentato, stravaccato supino e scomposto nel letto di lei.
Era stanco morto! Quello scemo non dormiva da due giorni! Le aveva confessato che, per riuscire a finire prima quella sera, aveva lavorato due ore in più la notte precedente. Fino alle due e mezza di notte, in pratica, riposandosi solo tre misere ore scarse per poi iniziare il nuovo turno, dalle cinque e mezza del mattino alle ventidue e trenta, più o meno.
Ovvio che fosse crollato! Ed ecco il perché del silenzio della sera precedente.

La giovane sospirò, per poi sorridere intenerita, riflettendo su come fossero andate le cose tra loro: avrebbero potuto incontrarsi già anni prima, quando Kagome ancora stava con Koga.
Tuttavia benché il mezzo demone fosse in amicizia con il demone lupo e lei fosse la ragazza di Koga, non si erano proprio mai neanche incrociati, anzi, lei non aveva neanche mai sentito nominare Inuyasha.

Forse non era semplicemente il momento giusto ed i Kami avevano fatto sì che le loro strade si incrociassero in un altro modo. Un modo alquanto strano, senza dubbio!
Ed ora non sarebbe voluta tornare al prima, senza quel dolce e tenero brontolone scontroso, neanche per tutto l'oro del mondo. Lo amava troppo!

Forte di quel pensiero, si diresse verso il letto per tentare di mettersi anche lei a dormire.
Impresa difficile: il suo mezzo demone occupava quasi tutto lo spazio nel letto ad una piazza e mezza.
Inuyasha però, forse percependo il lieve spostamento del materasso, cambiò posizione, mettendosi su un fianco e allungando le braccia in avanti.

Kagome sbuffò: “Perfetto! Peggio di prima! Come faccio io, a sdraiarmi, adesso? Avrei potuto mettermi rannicchiata in un angolino. Ma così? L'unica alternativa sarebbe…”
Avvampò, rendendosi conto che l'alternativa avrebbe comportato la realizzazione di una parte del suo sogno ad occhi aperti della sera precedente, ossia il dormire abbracciati.

“Santi Kami. Che faccio? E se poi lo sveglio?”

Pian piano gli sollevò appena un braccio per potersi infilare nel piccolo spazio rimasto.
Di riflesso Inuyasha la strinse a sé nel sonno, tirandosela contro il petto.
Lo sentì sospirare soddisfatto ed affondare il naso tra i suoi capelli.

La ragazza sorrise: “Vabbè. Alla peggio, domani mattina mi urlerà contro, tutto vergognoso, negando di essere stato lui ad abbracciarmi” pensò divertita.

Si sistemò meglio in quella dolce stretta, allungandosi a dargli un bacino, mormorando: - Buonanotte, brontolone mio. Mio destino – prima di cedere anche lei al sonno.
 

~*~*~*~
 



Inuyasha fu strappato al suo riposo da un suono insistente. Sembrava lo squillo di un telefono.
Sbuffò appena, tornando a stropicciare la faccia nel cuscino.
Stava così bene! Sentiva addosso uno strano tepore ed un delicato profumo…

“Un momento! Che diavolo?!?” pensò, uscendo dal dormiveglia ed avvertendo qualcosa muoversi appena contro il proprio torace.
Aprendo gli occhi si rese conto di non essere nella propria stanza.

Un lieve mugugnò gli fece abbassare gli occhi ed Inuyasha rimase incantato da ciò che vide: Kagome dormiva stretta a lui, una mano chiusa a pugno, tirando appena la stoffa della maglietta che lui indossava.
Si sorprese da solo per il modo in cui la stava stringendo: un braccio a farle da cuscino, con la mano insinuata tra i lunghi e morbidi capelli corvini della ragazza.
L'altro braccio, quello libero, era dolcemente stretto attorno alla vita di lei, tirandola verso di sé.
L’aveva praticamente imprigionata tra le sue braccia!

Eppure Kagome stava dormendo serena, con un dolcissimo sorriso ad abbellirle le labbra.
Come spinto da una forza superiore, si chinò a sfiorarle il capo con un bacio, beandosi del profumo di lei che, ultimamente, sembrava averlo stregato.

- Quanto sei bella! – le sussurrò.

Di nuovo il suono insistente del telefono, seguito da un altro mugugno di lei: - Mmhh! Chi è che rompe a quest'ora!? – borbottò Kagome con voce impastata, socchiudendo gli occhi.

Trovandosi davanti il viso di Inuyasha che la fissava imbambolato, gli sorrise: - Ciao! Sei riuscito a riposare? – gli chiese, reprimendo uno sbadiglio, mentre il cellulare smetteva di suonare.

- Ciao. Sì, grazie. Ho dormito come un bambino. Non ricordo nemmeno come io sia finito nel tuo letto. Dovevo essere proprio cotto! – le rispose il mezzo demone – Scusa, ti ho rubato tutto lo spazio! – aggiunse mortificato, allentando un po' l'abbraccio.

Lei gli sorrise di nuovo, scuotendo la testa in segno di diniego: - Niente scuse. In realtà… non credo di aver mai dormito meglio. Mi piace, quando mi abbracci così. Mi sento… protetta – confessò, diventando appena rossa.

Si girò appena per poter dare un'occhiata alla sveglia. Le sette e un quarto.

Inuyasha fece per chinarsi, con l'intenzione di baciarla. Lei però, accorgendosene, tentò di ritrarsi, portandosi una mano davanti alla bocca: - No! Aspetta! Non mi sono ancora lavata i denti. Chissà che alito ho! – protestò.

Inuyasha sbuffò una specie di risata: - E chissene frega! Piantala di farti sempre complessi, donna assurda! – la sgridò, spostandole la mano senza sforzo.

La schiacciò supina contro il materasso, sfruttando il proprio peso e troncando sul nascere una nuova protesta della ragazza.
Le sorrise sornione, baciandola una guancia e scendendo verso la sua ambita meta con una scia di piccoli baci.
Si fermò all'angolo sinistro della sua bocca, sussurrandole: - No? Non vuoi? -.

La sentì sospirare, rilasciando il fiato che aveva inconsciamente trattenuto e schiudere le labbra.

- Eppure questo mi sembra proprio un sì! – infierì ancora il giovane.

Unì le loro bocche, stuzzicandole le labbra con la punta della lingua, mugugnando soddisfatto nel percepire la resa di Kagome.
Senza rendersene quasi conto prese ad accarezzarle i fianchi, insinuando appena le dita oltre il bordo della canotta di lei mentre si era spostato a baciarle il collo.
Kagome rabbrividì.

Ancora, per la terza volta, il trillo del telefono, fermò il dolce assalto del mezzo demone.

I due si fissarono per alcuni istanti, con il respiro corto.

- Perdonami. Mi sono lasciato trasportare. Non avrei dovuto – riuscì a mormorare Inuyasha, temendo di aver oltrepassato il limite.

Kagome non rispose e si girò verso il comodino, allungando un braccio verso la borsa abbandonata sul pavimento di fronte ad esso.
Prese il cellulare, nascondendo il proprio turbamento… il tocco di Inuyasha, a differenza di ciò che lui credeva, non l'aveva affatto infastidita, anzi! Le era piaciuto, anche troppo.

- P-pronto? – esalò.

Un urlo le perforò un timpano e fece sussultare il giovane ancora vicino a lei: - KAGOMEEEEEEE!!! Kagome! Kagome!!! -.

- Sango! Santi Kami! Non urlare! – si lamentò la giovane, allontanando di scatto il telefono dall'orecchio.

- Kagome! Lui… lui… Oh Kami! Non sto più nella pelle dalla gioia! Dovevo dirtelo! Non ce l'ho fatta ad aspettare domani, al nostro rientro – balbettò Sango.

- Lui chi? E dirmi cosa? Non sto capendo nulla! – tentò di calmarla Kagome.

Sango prese un respiro profondo: - Miroku! Ieri sera lui… lui… MI HA CHIESTO DI SPOSARLO!!! – urlò, come impazzita.

L'amica sgranò gli occhi, rimanendo immobile per alcuni secondi: - CHE COSA?!?! FANTASTICO!!! – strillò a sua volta – Come? In che momento? E l'anello?? Com’è l'anello? Si è inginocchiato? E che parole ha usato? – esclamò concitata, sommergendola di domande.

Inuyasha rimase a fissarla, sbalordito, massaggiandosi le orecchie doloranti: “Quanto strillano!” pensò infastidito.

Tentò di far capire a gesti a Kagome che lui si stava alzando ma, ormai, le due ragazze erano irrimediabilmente perse nel loro mondo e la giovane non gli stava più prestando la minima attenzione.

Sbuffò, chiudendo la porta della stanza alle sue spalle, sentendo chiaramente nuovi gridolini estasiati.

- Baah! Donne!!! – borbottò.
 

Per amarti ho ceduto il mio cuore al destino.
Non potrai più liberarti
non potrai più liberarmi
dal destino dell'amore!

- Juan Ramon Jemenez -





 



Note (fonte: Wikipedia)

* Tanabata (七夕? "settima notte") è una festa tradizionale giapponese derivata dall'equivalente festival cinese di Qīxī.

Celebra il ricongiungimento delle divinità Orihime e Hikoboshi, rappresentanti le stelle Vega e Altair. Secondo la leggenda i due amanti vennero separati dalla Via Lattea potendosi incontrare solo una volta all'anno, il settimo giorno del settimo mese lunare del calendario lunisolare.

La festa viene celebrata il 7 luglio, tranne in alcune regioni nelle quali si festeggia il 7 agosto, poiché dal momento in cui il Giappone adottò il calendario gregoriano (1º gennaio 1873) la festa non ha più una data precisa corrispondente alla data originaria, e per questo motivo viene festeggiata in giorni differenti a seconda del luogo, tra il mese di luglio e quello di agosto.

È una dei gosekku (五節句?), le cinque festività maggiori dell'anno.

La leggenda è la seguente:

"Anticamente sulle sponde del Fiume Celeste (Via Lattea) viveva il sovrano di tutti gli dei e imperatore del cielo, Tentei, la cui figlia Orihime (Vega) passava le giornate a tessere e cucire stoffe e vestiti regali per le divinità.
Lavorava talmente tanto che non aveva neppure il tempo di pensare a se stessa e ai propri interessi. Giunta all'età adulta però, il padre mosso da pietà, poiché alla figlia non era mai stato concesso altro che lavorare il fuso, le scelse un marito: era un giovane mandriano, di nome Hikoboshi (Altair), anch'egli un gran lavoratore, la cui attività consisteva nel far pascolare buoi attraverso le sponde del Fiume Celeste.

Per i due giovani fu amore a prima vista. Essi si innamorarono follemente l’uno dell’altra ed erano talmente felici che, presi dall’amore e dalla passione, trascorrevano ogni giornata insieme, dimenticandosi di tutto il resto, anche dei loro doveri. Di conseguenza, Orihime non tesseva più la sua tela, lasciando gli dei senza abiti, e i buoi di Hikoboshi vagavano senza controllo per tutto il cielo. Questo scatenò la rabbia di Tentei, che non poteva tollerare questa situazione e, per porvi rimedio, fu costretto a punire severamente i due sposi. Orihime e Hikoboshi furono separati ai due lati del Fiume Celeste e costretti a tornare ai loro doveri.

La principessa era disperata, non poteva vivere senza il suo amato e continuava piangere ininterrottamente. Tentei, commosso dalle lacrime della figlia, consentì allora che i due si potessero incontrare, ma solamente una volta l’anno, il settimo giorno del settimo mese. Da allora, uno stormo di gazze giunge ogni anno, ed esse creano un ponte con le loro ali, cosicché Orihime possa attraversare il Fiume Celeste e riabbracciare il suo tanto amato Hikoboshi."



Il festival fu importato in Giappone dall'imperatrice Koken nel 755. Le sue origini sono dovute al Kikkōden (乞巧 奠? festa per pregare per le abilità), nome alternativo di Qīxī, celebrato in Cina e adottato dal Palazzo Imperiale di Kyoto nel periodo Heian.

Il festival guadagnò popolarità tra i giapponesi nel primo periodo Edo, quando iniziò ad essere celebrato insieme al festival Obon (celebrato allora il 15º giorno del settimo mese), dando origine al moderno Tanabata.
Le usanze in uso durante il festival variano da regione a regione, ma in generale, è comune scrivere dei desideri su piccole strisce di carta chiamate tanzaku (短冊?) e legate ad alberi di bambù.
Attualmente, il festival Obon cade il 15 agosto del calendario solare, vicino alla sua data originaria nel calendario lunare, rendendo il Tanabata e l'Obon due eventi separati.

Origini precise della festivitá si ritrovano in una cerimonia di purificazione shintoista, nella quale una miko tesseva una veste su un telaio e questa veniva poi offerta in dono alla divinità perché proteggesse il raccolto dalla pioggia e ne donasse loro uno abbondante in autunno. Durante la cerimonia la miko tessitrice veniva chiamata tanabatatsume (棚機つ女 donna del telaio?) e i primi due kanji (“scaffale” e “apparecchio”) erano letti tanabata (棚機?)[5]. Gradualmente questa cerimonia si è fusa con il Kikkōden fino a diventare Tanabata. Per i caratteri cinesi 七夕 fu scelta appositamente la lettura giapponese tanabata, un esempio di caratteri assegnati a posteriori (ateji).

Origini del Tanabata

La festa di Tanabata trae origine da una leggenda cinese che vede protagonisti due amanti, la tessitrice Orihime (織姫? Zhinü nella versione cinese) e il mandriano Hikoboshi (彦星? Niulang per i cinesi), che rappresentano rispettivamente le stelle Vega e Altair. I due, a causa della loro passione, dimenticarono i propri doveri e furono per questo puniti dal padre di lei, Tentei (天帝?), il dio del cielo. Furono separati e confinati alle due rive del Fiume Celeste (a seconda delle versioni Fiume del Cielo o ancora Fiume Argentato, rappresentante la Via Lattea) e fu impedito loro di incontrarsi, salvo un solo giorno all'anno, il settimo giorno del settimo mese lunisolare.

Esistono molteplici versioni della leggenda all'origine del Tanabata e molte di queste sono spesso legate all’astronomia, al calendario lunare e a origini e tradizioni antiche delle popolazioni asiatiche. Una famosa storia simile alla leggenda delle due stelle è ambientata nei pressi del fiume Han, in Cina, dove abitava una fanciulla, abilissima tessitrice, orgoglio del padre, sovrano della regione. In età da marito anche lei venne data in moglie a un giovane pastore e anche questi due giovani abbandonarono le loro attività lavorative poiché travolti dalla passione e sempre in ugual modo vennero crudelmente separati.

In seguito la storia venne trasposta in uno scenario celeste, questo probabilmente dovuto al fatto che i cinesi fossero e sono un popolo di studiosi del cielo e di fenomeni celesti.

Usanze:

Per celebrare l'incontro delle due stelle, i giapponesi si riversano nelle strade illuminate delle luci dei zen-washi (tipiche lampade di carta) e arricchite da diverse decorazioni simboliche, indossando il tradizionale yukata (浴衣?).

Tra le principali decorazioni che addobbano le strade vi sono i tanzaku (短冊?), strisce di carta colorata che simboleggiano i fili di seta intrecciati da Orihime. Su di essi vengono scritti, a volte sotto forma di poesia, preghiere e desideri rivolti alle stelle protagoniste della festa e successivamente legati ai rami di bambù. In particolare sono attratti da questa usanza i più giovani, che sono soliti chiedere fortuna nell'amore e, nei tempi più recenti, nello studio. I Tanzaku sono realizzati con la carta tradizionale giapponese, ( La tecnica della carta arrivò in Giappone dalla Corea, al tempo parte integrante dell'impero cinese, intorno al 610 portata da un monaco buddista, Dam Jing da Goguryeo. Originariamente prodotta con la rafia di gelso, fu migliorata dai giapponesi e sin dal IX secolo la produzione della carta diventò una vera e propria industria nazionale. Dalla cartiera imperiale di Kyōto uscirono nuove carte fabbricate con fibre di gelso (washi, appunto) ,canapa, dafne e paglia. Furono anche i primi riciclatori di carta sin dal XIV-XVI secolo, sembra per decongestionare gli archivi.

Altre decorazioni, che io non ho citato nel capitolo per mancanza di tempo ma che trovo davvero interessanti sono:

- I kamigorono, speciali kimono di carta utilizzati nelle sfilate e nelle parate. Sono considerati segno di buon auspicio per evitare malanni ed incidenti.
- Toami, delle reti da pesca la cui esposizione porterebbe fortuna nella pesca e nei raccolti.
- Fukinagashi, strisce filanti colorate le quali richiamano i filamenti che Orihime tesseva.
- Gli orizuru, origami, in particolare a forma di gru, che portano salute, protezione e lunga vita alle famiglie.
- Kinchaku, piccole borse tradizionali che portano buoni affari e ricchezza.
- Kusudama, classiche decorazioni di forma ovale.
- Kuzukago sono sacchi della spazzatura che simboleggiano la "pulizia" (intesa come purezza) e la prosperità.

Il bambù è considerato il simbolo principale del Tanabata. È possibile trovare le sue canne ornare gli usci delle abitazioni, mentre in alcune regioni, le foglie vengono fatte galleggiare sui fiumi insieme a lanterne di carta.

 Grandi festival Tanabata si svolgono in molti luoghi in Giappone, aventi come location centri commerciali e ampie strade, le quali vengono decorate con grandi stelle filanti colorate.
Il più famoso festival Tanabata si tiene a Sendai dal 6 agosto all'8 agosto. Nella regione del Kantō, il più grande festival di Tanabata si tiene a Hiratsuka (Kanagawa) nei primi giorni di luglio.
Un altro importante festival Tanabata si svolge a Ichinomiya (Aichi).
Per quanto riguarda il Tanabata al di fuori del Giappone il più importante è quello di San Paolo in Brasile, attorno al primo fine settimana di luglio.

Sebbene la data dei festival Tanabata vari a seconda della regione, nella maggior parte di essi si possono trovare concorsi di decorazione, sfilate e concorsi di bellezza.
Come altri matsuri giapponesi, molte bancarelle vendono cibi tradizionali all'aria aperta, giochi e maschere di carnevale, in modo da creare un'atmosfera festosa.


** Il mercato ittico all'ingrosso di Tsukiji (in giapponese 築地市場, Tsukiji shijō) è il più grande mercato del pesce del mondo. Si trova a Tokyo, nel distretto di Tsukiji, e copre un'area vastissima, di origine artificiale, ricavata da un interramento della baia di Tokyo.

Il numero di persone che, con vari turni, vi lavora, oscilla da 60.000 a 65.000 unità, tra venditori accreditati, personale amministrativo e operai.
Consta di due settori: il primo, cosiddetto mercato interno (jonai shijo) in cui si tengono le aste dei tonni e operano i grossisti; il secondo cosiddetto mercato esterno (jogai shijo), in cui si svolgono tutta una serie di attività commerciali quali la vendita di pesce minuto, pesce porzionato, lavorato, essiccato, conservato e così via.

Vi è anche un’area marginale densa di bottegucce incredibilmente conservate nell’aspetto originario, dove si vende un po’ di tutto: attrezzi da cucina, coltelli, pentolame, ceramiche, lacche, sempre a prezzi estremamente convenienti. Vi è anche una bottega di affilatura dei coltelli in cui artigiani specializzati procedono all’affilatura secondo il metodo tradizionale in uso da secoli che prevede l’utilizzo di pietre di grana sempre più fine tenute costantemente bagnate. Vi sono anche molti ristorantini dall’aspetto assai dimesso e di proporzioni spesso microscopiche dove si può mangiare a prezzi ridottissimi una cucina che si basa sull’eccellenza e freschezza delle materie prime. Si dice che in alcuni di questi si possa mangiare il miglior sushi del mondo. Le file che stazionano davanti a questi locali fanno ritenere ben fondata la fama che li accompagna. A sud-ovest del mercato, separato da un canale artificiale, è inoltre presente uno dei parchi pubblici più suggestivi della città, il giardino di Hamarikyū.


Il mercato apre prestissimo, intorno alle 5 del mattino ed è frequentatissimo da turisti che, approfittando del jet lag e degli efficientissimi trasporti della città, che iniziano il servizio molto presto, sciamano numerosi, mischiandosi ai numerosissimi addetti. Questi ultimi, in preda a una fretta parossistica, effettuano tutte le operazioni di trasporto, stoccaggio e preparazione, muovendosi sia a piedi che con i mezzi meccanici specializzati, senza recare alcun danno o manifestare alcun fastidio nei confronti dei visitatori i quali costituiscono peraltro, dati i ristrettissimi spazi a disposizione, un bell’intralcio e normalmente non dovrebbero nemmeno essere ammessi nell’area.

Tsukiji, come istituzione regolamentata dallo stato con norme sia commerciali che igieniche, sorse molto anticamente: ai tempi della riunificazione del paese avvenuta sotto il regime di Tokugawa Ieyasu (inizio del XVII secolo).




Salve a tutti! ^^
Nonostante l'aggiornamento lampo, devo ammettere che questo capitolo è stato difficile, da scrivere! -.- succede poco e, più che altro, c'è molta introspezione.
Ah, a proposito! Quella parte in cui Kagome fantastica un po' sul futuro... Beh, tutta colpa della Fairy! Quella parte è uscita così perché mi sono messa a scrivere dopo aver letto non ricordo quale capitolo della sua storia! E quindi ne è uscito una sorta di "volo pindarico" alla Inu-chan! >.<
Ultima cosa e poi non vi tedio più... Ehm.... Spero si siano notati alcuni segnali, alcune piccole...spie/considerazioni di entrambi su certe...cosette, in vista di cosa accadrà prossimamente tra i due... Ebbene sì! Per la gioia di Faby e Serena&Serena, Lune e non so chi altro (occhio, fluffers! XD)... Il prossimo sarà IL capitolo (aiuto!!!!!! XD non ce la posso fare!!! XD)

Alla prossima! ^^

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Capitolo 10
*** Stringimi ***


ATTENZIONE! Il capitolo contiene una scena di intimità fisica, e quindi, a rating rosso.
Detto questo mi defilo e ci rileggiamo in fondo XD



Capitolo 10:  Stringimi

 
Ogni vera gioia ha la sua paura dentro.
-Fiorella Mannoia-




Kagome osservò la propria immagine riflessa nello specchio del bagno di Inuyasha.

- Oh, accidenti! Maledetto Jakotsu – sbottò, squadrando ancora una volta il babydoll color carta da zucchero con culotte coordinata che aveva appena indossato.

- No no no!!! Non posso andare a dormire con lui conciata così! Che vergogna!! – continuò, portandosi le mani a coppa sulle gote. Si sentiva il viso in fiamme – È come essere nuda! E meno male che non è trasparente! E poi non sono mai riuscita a dormire, indossando il reggiseno! Non sono comoda! Non li porto nemmeno, io, i reggiseni imbottiti! – brontolò, contemplando scettica le coppe rigide dell'indumento.
“Oh, certo! Come se tutto questo fosse fatto per dormire! Sei un’ingenua!” pensò.

Se solo non ci fosse stato quell’allagamento in casa e se lei non fosse stata così cretina da accettare l'aiuto di Jakotsu nel preparare il necessario per farsi ospitare dal suo ragazzo!
L'appartamento di Kagome, Sango e Miroku era infatti al momento inagibile a causa della rottura di una tubatura del bagno che, scoppiata in un momento in cui nessuno di loro era in casa, aveva finito per allagare l'intera abitazione.
Se non fosse per il disagio provocato anche ai condomini del piano inferiore, sarebbe stato addirittura divertente pensare al modo in cui avevano trovato Buyo e Kirara rincasando nel pieno del disastro: spaventatissimi e arpionati con gli artigli alla parte alta delle tende del soggiorno. Farli scendere era stata una vera impresa!

Stando così le cose, Sango e Miroku erano stati gentilmente ospitati da Jakotsu.
Kagome aveva confidato nell'ospitalità della propria famiglia, ricevendo però una brutta sorpresa: Sota era in gita scolastica e la mamma ed il nonno ne avevano approfittato per andare a trovare alcuni parenti a Kyoto. Glielo avevano anche detto, accidenti! Se ne era completamente dimenticata!!
In conclusione, il tempio Higurashi aveva chiuso per ferie una settimana e addio idea di poter dormire nella sua vecchia cameretta!

- Mi dispiace tesorina! Io ho spazio per sole altre due persone, oltre a me. – aveva commentato Jakotsu contrito - Mi dovrò beccare anche uno dei felini. E non sia mai che i nostri due promessi sposi restino divisi! In effetti, fossi in Sango, io non mi fiderei a lasciare Miroku a piede libero! Conoscendolo, non si sa mai! Perché non chiedi ospitalità al tuo bel mezzo demone? – le aveva suggerito.

Quindi eccola lì, a casa di Inuyasha.
Chiusa nel suo bagno dopo aver cenato.

Preparandosi per andare a dormire, non aveva trovato in valigia nessuno dei suoi adorati pigiami. Eppure era certa di averne messo dentro almeno uno!
L'espressione sconvolta che doveva aver sfoggiato quando, controllando bene, si era ritrovata tra le mani quella… roba, doveva essere stata impagabile.
Jakotsu gliela avrebbe pagata cara. Oh, se l'avrebbe pagata!!!

- Kagome? Ci sei ancora? È una vita che sei chiusa lì dentro! Va tutto bene? – le domandò Inuyasha da dietro la porta chiusa.

“Kami! Ed ora che faccio?” pensò sgomenta.
- T-tutto bene! Ci sono! A-arrivo, un secondo!! – gli rispose concitata. “Che faccio? Aiuto!!! Jakotsu, ti odio!”

- Ok! Il tuo gatto l'ho sistemato in soggiorno, comunque. Nella cesta – la informò.

Entrato in camera da letto, Inuyasha si assicurò che tutto fosse ben pulito ed in ordine. Era la prima volta che ospitava per più di una notte qualcuno a casa sua. Quindi si era preso un giorno libero e aveva provveduto a pulire l'appartamento da cima a fondo, rifornire il frigo, rifare il letto con lenzuola pulite e arieggiare un po' gli ambienti.
Stava chiudendo le tende della grande finestra quando la ragazza fece il suo ingresso.

Il giovane la squadrò interrogativo e perplesso: - Perché hai addosso il mio accappatoio? – le domandò.

Lei sembrò farsi piccola piccola e gli rivolse un’occhiata imbarazzata e timorosa da sotto la frangia corvina.

- Beh? – la incalzò.

- I-io… oddio! Lo ammazzo. Anzi, no! Hai ufficialmente il permesso di picchiarlo a sangue, quando ti farà ancora delle avances! Scemo di un Jakotsu! Che razza di scherzo stupido! – brontolò la ragazza.

- Kagome? Vuoi spiegarti, santo cielo? Non ci sto capendo nulla -.

- Sono stata così stupida da accettare il suo aiuto nel preparare i vestiti per venire a stare da te. Con tutto quel caos avevo mille pensieri per la testa! Lui… Mi ha messo dentro una sola cosa per dormire! – piagnucolò.

- E allora? – ribatté Inuyasha – Non vedo dove sia il problema! Non ti serve mica un intero reparto di abbigliamento notte per - ma ammutolì all'improvviso quando Kagome, paonazza, scostò appena i lembi dell’accappatoio, esponendo alla vista di lui il proprio “pigiama”.

Il mezzo demone boccheggiò, sentì il fiato mancargli e la bocca a corto di saliva. “O.Mio.Dio!!!” fu il suo unico pensiero mentre la fissava ad occhi sgranati.

Fu solo un istante perché la ragazza, viola d'imbarazzo, si coprì di nuovo chiudendo l'accappatoio, mormorando: - Visto? Ridi pure, se ti va! Sono ridicola! Io lo strozzo, quell’idiota fissato con le cose succinte! Che diavolo pensava? Voleva fare una prova per vedere se saresti scappato veramente a gambe levate come gli avevi detto quella volta? – sbottò, riferendosi alla conversazione tra i due avvenuta circa quattro mesi prima, il pomeriggio del loro primo bacio.

Inuyasha però non la stava più ascoltando. Il suo cervello si era fermato al “Visto?”. Cavolo se aveva visto!!
Era… dannatamente meravigliosa, innocente e sensuale al tempo stesso!
Tentò di deglutire e di dire qualcosa di sensato. Cosa davvero difficile, al momento!

- A-a-aspetta! G-guardo se ho una mia maglia da farti usare – riuscì infine a mormorare dirigendosi velocemente verso la cassettiera, prendendo un respiro profondo nel tentativo di riacquistare l'autocontrollo.

“Una maglia, serve una maglia! Perché se viene a dormirmi vicino con quel completo addosso io… diavolo! Altro che dormire abbracciati come facciamo di solito le volte in cui ci vediamo! Io… dannazione! Calma, Inuyasha, calma! Datti.Una.Calmata” pensò facendo un altro respiro profondo.

Brutta mossa! Così facendo il dolce profumo di lei gli entrò fin nel cervello!

“Maledizione!!! Non è ancora il momento di pensare a certe cose! Stupidi amici impiccioni! E se lei non fosse ancora pronta per… Non ha pensato, a questo, il suo tanto decantato migliore amico?!?! Dopotutto stiamo insieme da poco! Era aprile, quando l'ho conosciuta ed ora siamo ad ottobre! Va bene che è stato difficile per me evitare di fare certi pensieri, soprattutto quest'estate, andando al mare e vedendo quanto è bella in costume! Però… di che si impicciano? Nessuno ha chiesto loro di intervenire, di intromettersi! Sono fatti nostri! Sapendo poi cosa lei ha passato con quei due stronzi!” rifletté, arrabbiato.

Kagome non era mai entrata nei dettagli ma, collegando i vari tasselli, Inuyasha aveva capito come fossero andate le cose con Byakuya e Koga. E, sapendolo, comprendendo il carattere della ragazza, non aveva mai preteso niente da lei, in quell'ambito. Forzarla era l'ultima cosa che voleva.
Baciarla, abbracciarla, dormire tenendola stretta e DA VESTITI gli bastava. Il massimo che aveva osato era stato baciarle il collo e accarezzarle lentamente la curva della schiena quando la coccolava. Nient'altro! Per lui aspettare, rispettare i suoi tempi, non era un peso.
Insomma, sì, ok, era pur sempre un uomo, però… non era essenziale, l’intimità fisica. E lui non era uno fissato con il sesso.
Anche con Kikyo, nonostante tutto, lui non ci andava “solo” a letto. Il sesso fine a se stesso non gli era mai interessato nè piaciuto.

Lui amava Kagome e… sì! La desiderava anche in quel senso, ovvio! Sarebbe stato un ipocrita, nel sostenere il contrario.
Tuttavia avrebbe aspettato che lei fosse pronta.
Non avrebbe fatto lo stronzo come Byukuya né se ne sarebbe andato spazientito dall'attesa come Koga.

Si riscosse dai pensieri, trovando finalmente una maglietta da farle indossare: - Tieni. Questa non dovrebbe essere troppo grande, credo! E tienila pure tu, poi. A me non entra più – le disse senza voltarsi, porgendole una sua t-shirt a maniche corte – Spero che tu non abbia freddo. Ne avresti preferita una con le maniche lunghe? Temo ti andrebbe grande, però! -.

- Questa va benissimo, grazie! Non siamo ancora in inverno e poi… - gli rispose Kagome, arrossendo un po' – Tu scaldi parecchio, sai? Hai sempre la pelle bollente. Quando sono abbracciata a te non ho mai freddo -.

Il giovane avvampò.

- Beh, io torno di là a cambiarmi, allora – continuò la ragazza, facendo per tornare in bagno.

- No, aspetta! – la fermò Inuyasha – Resta pure qui. Io vado a farmi una doccia, d'accordo? – aggiunse imbarazzato. “Così magari mi calmo anche un po' ”.

- Ah, va bene. Tieni il tuo accappatoio, allora – gli disse lei sfilandoselo.
Al mezzo demone per poco non venne un colpo.

Quella scema prima si lamentava e faceva tutta la vergognosa e adesso… adesso gli diceva certe cose e si spogliava, così, come se niente fosse?!?? Era ammattita?! Santi Kami! E quel babydoll, dietro, era anche scollato fino a metà schiena!
Per la miseria! Doveva farsi assolutamente una doccia. Gelata!

Afferrando di scatto l’accappatoio che lei gli porgeva si fiondò di corsa verso la stanza da bagno bofonchiando – Faccio in fretta. Tu intanto sistemati, eh? Mettila, la maglietta! – “Perché se sei ancora così quando torno, è la volta buona che non rispondo più delle mie azioni!”

Kagome restò per un attimo a fissare confusa la porta che lui si era chiuso con forza alle spalle. Infine sospirò, sconfortata, sfregandosi distrattamente le braccia nude.

- Ecco, appunto! Sono così ridicola che l'ho fatto scappare per davvero – .



Purtroppo per il mezzo demone nonostante lei si fosse cambiata, la situazione non migliorò affatto.
L'immagine di lei con addosso quella biancheria… le forme piene del seno messe in risalto e la curva della sua schiena flessuosa lasciata visibile… non c'era stato verso di dimenticarlo!
Fece una fatica assurda ad addormentarsi, quella notte. E al mattino, svegliandosi per primo (cosa che accadeva quasi sempre) avrebbe voluto sotterrarsi. Nel sonno infatti la maglia-pigiama di lei si era alzata e, segno che fosse comunque troppo grande, spostata di lato nello scollo, lasciando così Kagome con le gambe interamente scoperte fino ad intravedere le mutandine ed una spalla nuda.
Ancora peggio, se l'era ritrovata praticamente spalmata addosso.

 Niente di troppo strano, era già successo che lei gli si facesse vicina nel sonno; di solito accadeva quando era nervosa, impensierita da qualcosa o bisognosa di conforto e allora cercava inconsciamente sostegno tra le sue braccia.

Tuttavia, in quel caso specifico e dati i pensieri che avevano invaso il cervello del ragazzo…
Oltretutto Inuyasha stesso, nel sonno, aveva finito per spostare una mano verso il basso, fermandola su una delle cosce di lei e… il corpo del giovane aveva reagito di conseguenza.

Dannazione!
Però si era trattenuto, imponendosi l'autocontrollo. E, fortunatamente, Kagome non sembrava essersi resa conto dell'accaduto.

Al solo ripensarci un brivido di eccitazione ma anche di paura gli passò lungo la schiena.

Sì, di paura. Cosa avrebbe pensato lei se fosse venuta a conoscenza di quei pensieri? Avrebbe avuto paura? Sarebbe rimasta mortificata, magari sentendosi in dovere di… solo per timore che lui facesse come Koga? Forse avrebbe dovuto almeno accennarle al fatto che per lui non c'erano problemi nell’aspettare. però poi, così, avrebbe dovuto confessarle anche di aver fatto… certi pensieri e…
Dannazione, che pasticcio!

Il giovane sospirò, deciso a tornare a concentrarsi sul lavoro da svolgere. Quel giorno avrebbe dovuto anche lavorare fino a mezzanotte. Erano solo le tre del pomeriggio ed era già distrutto, sia per aver dormito male sia per la fatica di restare focalizzato sulle sue mansioni.
Inviperito con se stesso finì di sistemare in maniera rabbiosa il nuovo carico di garza sterili, aghi, canule, cerotti e simili nei carrelli per le emergenze.

Se fosse stato ripreso perché era distratto, non poteva certo giustificarsi dicendo che stava fantasticando su come sarebbe stato fare l’amore con Kagome!

- Ehilá, Taisho! Ti vedo nervosetto, oggi. Che c’è? Sembri stanco! Hai passato la notte a sollazzarti tra le lenzuola, dì la verità. No, aspetta! E se fosse la situazione opposta, invece? Sembri un po' frustrato. Cos’è, la tua tipa non te la dà? Ammesso che tu ce l'abbia, una disposta a venirti dietro! Anche a pagarla bene… oh, ma che sciocco! Eh già che tu ce l'hai, la ragazza! Poveretta! -.

Inuyasha digrignò i denti, riconoscendo il possessore della voce anche senza voltarsi: - Chiudi quella fogna, Raiju! Anzi, strappati la lingua e ingoiala! – gli ringhiò contro il mezzo demone.

Hiten Raiju, addetto* agli esami tramite TC e risonanze varie rivolse al giovane un sorriso di sfida e malcelato scherno: - Cosa vorresti fare, tu, misero mezzo demone? Ti piacerebbe essere corteggiato e popolare come il sottoscritto, ammettilo! Non invidio per niente quella poverina che ha accettato di stare con te. Chissà che noia! Se cerca un vero uomo, mandala da me! - ghignò beffardo.

Inyasha scattò e lo afferrò per il collo: - Ti ho detto di tacere! – sibilò ad un centimetro della sua faccia.

All'improvviso una voce si levò, richiamandoli: - Infermiere Taisho! Signor Raiju! Che state facendo? – tuonò.

Inuyasha lasciò andare Hiten. Quest'ultimo prese a massaggiarsi il collo con fare teatrale.
Al gruppetto si aggiunse dal nulla anche uno strano demone, con la testa calva (eccetto che per tre capelli) e molto più grande del resto del corpo, brandendo uno spazzolone: - Dottor Suikotsu! Questo stupido mezzo demone ha aggredito il fratellone Hiten senza motivo! – fece la spia Manten, professione inserviente.

Il primario a capo dell'ospedale, uomo solitamente calmo e posato, gli lanciò un'occhiata contrariata: - Nessuno le ha chiesto di intervenire. Torni a lavorare, Manten! Sono appena passato dalle salette visita dell'ala sud del pronto soccorso e sono tutte in condizioni pietose! Vada a pulirle! – ribatté Suikotsu rivolgendosi al minore dei fratelli Raiju.
- E, per quanto riguarda voi due, esigo una spiegazione! – tuonò severo verso Hiten ed Inuyasha.

- Lo chieda a questa feccia che non sa controllare la rabbia, signore! – ribatté il primo - L'ho sempre detto, io. I mezzo demoni sono pericolosi! –

Il mezzo demone chiamato in causa fissò il collega con odio. Per colpa sua era finito in grossi guai. Però… un conto era se avesse parlato male solo di lui; pazienza, ci era abituato! Invece aveva insinuato che Kagome… maledetto! Come si permetteva? Ecco un altro schifoso dello stesso stampo di Koga!

Una quinta voce però si fece sentire, anche se un po' flebile e gracchiante: - Non gli dia retta! Non è affatto come dice, signor dottore! Il ragazzo è stato provocato da quell'altro! È stato il morettino ad iniziare, punzecchiandolo con commenti poco lusinghieri nei confronti della fidanzata! -.

Suikotsu ringraziò con un cenno l'anziano paziente, rivolgendosi poi ad Hiten: - In effetti mi stavo appunto chiedendo cosa ci facesse in pronto soccorso, Raiju! Mi risulta che il suo posto sia di sopra e che avesse un discreto numero di TC da fare, questo pomeriggio. A quanto sembra però è più preoccupato di spettegolare sulla vita privata del signor Taisho -.
Hiten sbiancò, colto in fallo.
- Vada anche lei a lavorare! Non mi faccia pentire di averle fatto il favore di assumere sia lei che suo fratello -.

Il demone si affrettò a filarsela, con la coda tra le gambe e senza emettere suono.

- E per quanto riguarda lei, Signor Taisho, esigo che un episodio del genere non si ripeta più. Alzare le mani non è mai una soluzione. Per punizione lavorerà un’ora in più ad ogni turno per una settimana a partire da oggi. Ora torni pure alle sue mansioni – aggiunse Suikotsu allontanandosi dopo aver ricevuto dal giovane un cenno di assenso.

“Uffa! Questa non ci voleva! Così stasera finirò dopo l'una! Spero solo che a Kagome non venga la brillante idea di aspettarmi alzata!” pensò.
Sbuffando si voltò verso colui che che aveva preso le sue difese: - La ringrazio, Signor Yakurodokusen. Non avrebbe dovuto! –

- Dovere, figliolo! Non mi piace vedere la gente accusata ingiustamente né sentir parlare delle donne in certi modi volgari e mortificanti – rispose il canuto demone ridacchiando. Tossì convulsamente subito dopo brontolando: - Maledetta bronchite! Avessi a disposizione un po' di sakè sparirebbe tutto in un baleno! –.

- Certamente, Signor Yakurodokusen! Sparirebbe tutto... in favore di una bella cirrosi epatica! – sussurrò divertito Inuyasha senza farsi sentire.
 


Più o meno nello stesso momento Kagome suonò furiosa al campanello di Jakotsu. Il ragazzo ebbe fortuna: era al lavoro e fu Miroku ad aprire la porta.
Il giovane rimase molto perplesso per l'espressione che vide in faccia all'amica. Sembrava… un Oni!!

- Ehi! Che succed- - tentò di dire.

- Jakotsu!! Dove sei? – ringhiò la ragazza, furente.

- Emh… non so cosa sia successo, però… non c’è. E io stavo aspettando Sango che è sotto la doccia – continuò Miroku.

Solo allora Kagome sembrò rendersi conto della sua presenza: - Ehi! Ma… come mai siete in casa? E il lavoro? -.

- Beh, Sango oggi aveva il giorno libero. Ed io sono stato chiamato dall’idraulico. Mi aspetta per fare il preventivo della riparazione. E, essendo Sango impiegata in un ufficio di assicurazioni, le ho chiesto di accompagnarmi, per capire di quanto ci possono risarcire. Io ci capisco poco, di quelle cose! – ammise – Tu, invece? Qual buon vento ti porta da queste parti? -.

Notando l'occhiata abbattuta e rassegnata che l'altra fece, Miroku si corrucciò, abbandonando il suo consueto tono scherzoso: - Kagome? Che succede? -.

- Ecco, io… Jakotsu ha… - balbettò la ragazza.

In quell’istante Sango uscì dalla camera degli ospiti, avvolta in un candido accappatoio: - Miroku? Dammi altri cinque minuti e arriv- Kagome? E tu che ci fai qui? -.

L'amica sospirò: - Vi dispiace se ci sediamo? Devo chiedervi un parere su una cosa - fece vaga – Se avete tempo, ovvio -.

Si sedettero sul divano e, titubante ed imbarazzata, Kagome raccontò loro dello scherzetto di Jakotsu e… di come Inuyasha fosse fuggito.
Purtroppo per lui, lei aveva notato come il mezzo demone fosse stato sfuggente quella mattina.  Adducendo come scusa di essere in ritardo per il lavoro era praticamente scappato fuori di casa, senza quasi salutarla. Eccome se l’aveva notato! E la cosa le aveva lasciato l'amaro in bocca.
Era arrivata ad un'unica spiegazione di quel comportamento: il giovane aveva fatto così per trattenersi dal farle notare quanto lei fosse stata ridicola, la sera prima!

Gli amici ebbero però una reazione inaspettata: si misero a ridere di gusto.

- Ma..! Ehi!! Cattivi! Non vale ridere delle mie disgrazie! -.

Miroku si asciugò una lacrima con l'indice: - Ah, Kagome, sei spettacolare! Davvero tu… pensi che lui sia scappato… perché… gli facevi senso? Ragazzina! Datti una svegliata! – la rimbrottò amorevolmente.

Lei lo guardò interrogativa e il ragazzo sospirò: - Ah.. Kagome… Kagome… candida Kagome! Inuyasha è pur sempre un uomo! Un uomo integro e retto, ma uomo. Non un santo! Lui non ti ha evitata per ribrezzo! Oh, insomma, mettiamola così: chiunque, trovandosi davanti la propria ragazza mezza nuda o pensando di averla così nel letto… qualunque UOMO avrebbe fatto fatica a resistere! Tu non gli hai fatto affatto ribrezzo! Il contrario piuttosto!! Quanto autocontrollo! Io, quando la mia Sanguccia mi ha fatto quella sorpresina, alle terme… - rifletté, con un sorriso sognante.

La fidanzata gli diede uno scappellotto, rossa in viso: - Miroku!! Idiota! –

Si rivolse poi a Kagome: - Quello che questo porco voleva dire, Kagome, è che Inuyasha probabilmente non ti ha evitata per farti dispetto ma per… rispettarti. Sa che tu non sei ancora pronta per compiere quel passo e allora ha… tentato di scappare dalla tentazione – le spiegò con il sorriso sulle labbra – Certo che però Jakotsu è stato davvero tremendo, questa volta! E anche tu! Avere l'idea di indossare una delle canotte che ti eri portata dietro e un paio di leggins, no, eh? Dovevi proprio farti vedere da lui così! –

“Oh!” fu l'unica cosa che la diretta interessata riuscì a pensare.
Allora… in realtà Inuyasha… la trovava attraente?
E poi lei… sì, beh, in realtà il suo piano originario avrebbe dovuto essere quello di correre a nascondersi sotto le coperte, senza che il ragazzo si accorgesse di che cosa aveva addosso! Poi il giorno dopo sarebbe andata a casa a recuperare un vero pigiama. Ma il mezzo demone l'aveva intercettata prima.
Però… effettivamente, perché non le era venuto in mente di mettersi addosso una sua maglietta, o una felpa, o restare come era vestita durante il giorno? Aveva avuto comunque la tentazione di provarsi quella biancheria perché, in fondo, lei…
La conclusione a cui giunse il suo cervello la lasciò sconvolta, talmente tanto da costringerla a congedarsi in tutta fretta dagli amici e tornare al negozio di Kaede, sperando di distrarsi lavorando.

Speranze vane. Tornò mogia all’appartamento del mezzo demone e si mise a cucinare qualcosa per cena.
Le veniva da piangere.

Che razza di cretina! Stupida! Stupida! Stupida! Ragazzina ingenua!
“Io… io ci sono rimasta così male, nel vederlo indifferente e sfuggente perché io… in realtà io… nonostante la vergogna io… inconsciamente, volevo che mi guardasse! Dio! Che stupida! Lui si preoccupa sempre di non… andare troppo in là… ed io… Che diavolo mi sta succedendo? Con Koga io… avevo paura di… farlo! Non ci pensavo nemmeno, era un'idea che non mi sfiorava né allettava! Adesso invece io… io...”
Frastornata ed arrabbiata con se stessa fece per aprire il contenitore con cui aveva fatto cuocere il riso e… - Ahia!!! Oh, maledizione! Perché? Perché devo essere sempre così… così… sbadata e ignara!!! Cretina che non ne combina una giusta! – piagnucolò.

 
~*~*~*~*~


Rincasando, quella sera o per meglio dire quella notte, Inuyasha trovò il tavolo della cucina ancora apparecchiato, le luci accese e Kagome addormentata sul divano.
Ecco! Accidenti a lei! Come temeva, l’aveva aspettato alzata!
Sospirando le si avvicinò senza far rumore, inginocchiandosi davanti a lei e scostandole una ciocca di capelli che le era scivolata davanti al viso.

Quel semplice e delicato gesto bastò a destarla: - Ciao! Sei tornato - gli disse con voce impastata e gli occhi pieni di sonno.

- Scusami. Non volevo svegliarti. È l'una e mezza passata, non avresti dovuto aspettarmi! – replicò dolcemente Inuyasha ma con una leggera nota di rimprovero nella voce – E avresti dovuto almeno coprirti con una coperta! Sei gelata! – appurò.

La ragazza indossava dei leggins e una canotta senza maniche, con sopra la maglia prestatale dal ragazzo.
Alla fine aveva rinunciato all'idea di andare alla ricerca di uno dei propri abituali pigiami, adottando quella mise. In effetti, indossare qualcosa che era appartenuto al mezzo demone non le dispiaceva affatto, anzi! Le dava una strana sensazione di… compiacimento.

- Dai, non fa poi così freddo! E poi, quando devo sistemare la casa o cucinare, avere le maniche lunghe mi dà fastidio – ribatté lei.

Inuyasha alzò appena un sopracciglio: - Hai cucinato? Com’è che la mia cucina ne sembra uscita indenne? – le domandò ironico, guardandosi attorno.

- Spiritoso! La tua cucina è salva, tranquillo! Sono io che… - iniziò a dire lei, mordendosi la lingua per tacere.

Il giovane si accigliò: - Tu… cosa? -.

- No! Nulla! – negò lei, sviando lo sguardo.

- Kagome… che hai combinato? – la incalzò lui.

- Niente, te l'ho detto! Ahii!! – si lamentò la ragazza, trasalendo.
Inuyasha infatti, per costringerla a girarsi e guardarlo in faccia, le aveva preso il polso sinistro. Allarmato il mezzo demone abbassò lo sguardo, notando, poco al di sopra di dove l'aveva stretta, una bruciatura che correva lungo il pollice fino ad arrivare poco oltre l'attaccatura del polso.

La lasciò immediatamente: - Accidenti! Stupida! – brontolò, facendole poi allungare il braccio per osservare meglio.

- Non è nulla! Mi sono solo scottata con il vapore. Guarirà presto. Pulsa solo un po’ – si giustificò la ragazza.

- Questo lascialo decidere a me! Fa vedere! – le ordinò il mezzo demone, prendendola di peso e dirigendosi verso il bagno.

- No! Aspetta! Non c’è bisogno che… - protestò lei.

- Shh! – la zittì, facendola sedere sul mobile a cassettiera accanto al lavandino – Ci hai messo sopra qualcosa? E quanto tempo è passato, da quando ti sei bruciata? -.

- L'ho solo bagnata con un po' d'acqua. Non è niente! – ma fu zittita ancora, questa volta da un'occhiataccia.
- Uff! Saranno state le venti, contento? – sbuffò lei.

- No che non sono contento! È gonfio, anche se è una scottatura superficiale. Ti fa male? Hai fatto bene a bagnare e basta. Aspetta, ti ci metto sopra qualcosa, dato che la fase acuta è passata – continuò Inuyasha, prendendo da una delle antine una pomata all'aloe e delle garze di cotone – Allunga il braccio – le disse, iniziando ad applicare una piccola quantità di prodotto.

A Kagome venne la pelle d'oca, sia per la sensazione di fresco della pomata ma, soprattutto, nel sentire il tocco leggero della mano di lui che le spalmava delicatamente il medicinale sul pollice, tenendola ferma con l'altra mano a stringerle appena l'avambraccio.

- Ecco fatto, non ci voleva poi tanto! Appena il gel si assorbe del tutto, ti fascio la mano – le comunicò Inuyasha, sciacquandosi le mani sotto il getto d'acqua del lavandino.
Kagome lo osservò, sentendo il cuore iniziare a martellare. Avvertire il tocco di lui sulla pelle aveva fatto risvegliare in lei strane sensazioni. Le era venuto improvvisamente caldo e non riusciva a distogliere lo sguardo dalla figura del ragazzo, dalle sue spalle, dalla schiena ampia e tesa, i muscoli guizzanti delle braccia, la mascella rigida, gli occhi d'oro concentrati nel togliere delle mani e da sotto gli artigli ogni residuo di crema medicinale.
Con un groppo in gola e lo stomaco che sembrava aggrovigliato, la ragazza saltò giù dal mobile e… scappò nell'altra stanza.

Inuyasha si girò a fissarla interdetto. Mah!

Raggiungendola un paio di minuti dopo con in mano le garze, la trovò affacciata alla finestra aperta della camera da letto.
Fece per abbracciarla ma la sentì sussultare e scansarsi.

- Si può sapere che ti prende? E chiudi quella finestra! Ti prenderai davvero un malanno, così! Guarda, ha iniziato a piovere, oltretutto! – le disse un po' perplesso dalla sua reazione.

Kagome continuò a dargli la schiena: - Sì, io… mi era solo venuto caldo, ecco! – tentò, ridacchiando forzatamente.
Ridicola! Era ridicola, Santi Kami! Che razza di situazione imbarazzante e surreale!

Inuyasha la squadrò per bene, poco convinto: - Sei pessima a mentire, lo sai, vero? Cos'hai? Dimmelo, avanti! Sei strana! – constatò.

- Non ho niente! – sbottò lei, chiudendo la finestra.

- Kagome… Mi fai sempre una testa così quando non ti dico cosa mi turba! Dai! Che succede? – le domandò ancora, facendo per toccarla.

Lei si scansò bruscamente, paonazza ed urlando: - NIENTE! NON HO NIENTE!!! – sgranando gli occhi sconvolta quando realizzò la portata del suo agire.
Gli occhi le si riempirono di lacrime nel notare l'espressione sbalordita e ferita del suo ragazzo.
Portandosi una mano alla bocca per nascondere un singhiozzo, gli mormorò uno – Scusa – prima di scappare via un'altra volta.

Come poteva confessargli che lei… che era… che aveva provato una fitta di desiderio, che, per un momento, aveva ripensato alle splendide sensazioni che provava quando lui la baciava e la stringeva tra le braccia… e a cosa sarebbe potuto accadere se, in quella mattina di Luglio, Sango non li avesse interrotti con le sue chiamate!?!
Come poteva ammettere di fronte a lui che lei… voleva provare a fare l'amore con lui?!? Era… strano, sbagliato, forse. Si sentiva un'ipocrita!
Con Koga aveva fatto tanto la preziosa e la paurosa… mentre adesso… che diavolo le stava succedendo? Non lo capiva! E aveva il terrore che Inuyasha la giudicasse, che la guardasse con disprezzo, che la ritenesse volubile o incoerente, che pensasse… male.
Si raggomitolò sul divano, da seduta.

“Davvero lo credi?” la punzecchiò la voce della coscienza “Pensi davvero che Inuyasha possa pensare male di te? Lui non è come loro! Non è Byakuya che ti ha usata e buttata via come un giocattolo! Non é Koga e non é neanche Naraku, che si diceva tanto innamorato ma poi, quando è cambiato il vento… Ricordati ciò che ti ha detto Sango oggi pomeriggio!”.

Già… Inuyasha la amava davvero. Era sincero quando le aveva detto “Ti amo anch'io”. E lei sembrava non essergli indifferente anche dal punto di vista fisico. Però si era sempre dimostrato attento a cosa lei volesse, quasi timoroso di sbagliare, nel chiederle qualcosa di più. E se c'era una cosa che non aveva mai fatto era giudicarla. Anzi! L'aveva sempre difesa e rispettata. Coccolata e protetta. Accettata. Amata anche nei suoi difetti. Compresa.
Così si sentiva, accanto ad Inuyasha.
Sango aveva ragione, considerò, dando sfogo alle lacrime di confusione e frustrazione.



Inuyasha rimase fermo ed impietrito nella posizione in cui era, fissando assente il punto esatto in cui un attimo prima stava la sua ragazza.
Si riscosse avvertendola singhiozzare dall'altra stanza.

Ma che diavolo aveva, quella cretina? Perché piangeva, adesso? E perché sembrava voler scappare?

“Eppure… non mi sembra di aver detto o fatto niente di male o di sconvolgente! Ragioniamo… l'ho medicata e… aspetta! Dopo averle curato la scottatura, ho notato che lei… mi stava fissando. E ho sentito il suo cuore accelerare. Poi è scappata. E, quando si è girata, aveva il viso rosso,come se fosse accaldata o… imbarazzata. BAH!” rifletté il giovane “Oltretutto, per un momento, mentre mi stavo risciacquando le mani, mi è sembrato di vederla mentre mi lanciava uno sguardo… bramoso?!?! Nah! Impossibile! Però, quando è corsa via di nuovo, il suo odore era… strano… più intenso, come se…”.

Sgranò gli occhi, incredulo, in un improvviso lampo di comprensione. Arrossì, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. “Oh, cavolo! No, non può essere! Lei… lei… allora anche lei! No, dai, stupido! Non farti influenzare da quello che vorresti tu! Lei… oddio!”.
Prese un profondo respiro, raddrizzò le spalle e raggiunse l'amata in soggiorno.

La trovò sul divano, seduta con le ginocchia tirate contro il petto, le braccia ad avvolgere le gambe e il capo chino.

Buyo guardò entrambi dalla sua cesta con espressione perplessa, facendo oscillare la coda come un pendolo.

- Kagome - la chiamò. Sorrise intenerito nel vederla contrarre le spalle. – La mano. Devo fasciartela -.

Lei non si mosse.

Sospirando le si sedette accanto, abbandonando la testa contro lo schienale e guardando dapprima il soffitto e poi, dopo un attimo, lei.
Sentendosi osservata Kagome serrò gli occhi pieni di lacrime e fece per alzarsi.

Inuyasha ridacchiò: - Siamo proprio due scemi, io e te, vero? Piantala di continuare a scappare! E pensare che oggi mi sono anche fatto rimproverare al lavoro! Tutto perché distratto da certi pensieri non proprio consoni -.

A quelle parole lei si girò di scatto a guardarlo, sgranando gli occhi.

Il giovane la fissò di sottecchi: - Ok! Visto che sembra che tu non abbia proprio intenzione di dirmi cosa ti frulla in quella testolina, ti dirò cosa passa nella mia. A patto però che poi tu non ti metta ad urlarmi contro o a scappare di nuovo – ironizzò per darsi coraggio – Io – si interruppe per emettere un sospiro - è da ieri sera che non riesco a togliermi dalla mente l'immagine di te, così sensuale, con addosso quel completo – confessò roco e un po' a disagio nell'ammettere quella debolezza.

Kagome rimase imbambolata a fissarlo, non credendo alle proprie orecchie. Allora… allora Sango e Miroku avevano davvero ragione!!!
Deglutì a fatica, riuscendo infine a balbettare: - I-io… scusa. Oddio! Io non avevo intenzione di… che cretina! Io non volevo… metterti in difficoltà e… D-davvero tu… tu mi hai trovato… bella? Ed io che pensavo di essere ridicola! –

Inuyasha la fissò sorpreso: - Ridicola? Scherzi, vero? Eri… Kami! Mi hai lasciato senza parole, da quanto eri bella! E non rende nemmeno l'idea, quel termine! – confessò.
Si fece però immediatamente serio. Le riservò uno sguardo penetrante, come se volesse scavarle nell'anima. Infine si decise a domandarle: - Kagome, ti spaventa, il fatto che io ti desideri? Non voglio che tu sia spaventata, a disagio o che ti senta in dovere di… io non ti forzerò. Posso aspettare, anche per sempre! Non farò di certo come quello smidollato di Koga – affermò.

Kagome sorrise, asciugandosi le lacrime: “Oh, Inuyasha! Amore mio!”.
In quel momento comprese i propri sentimenti. Anche lei desiderava Inuyasha. E non provava paura, non la paura che anche lui si comportasse come gli altri, almeno. Lui non l'avrebbe mai fatto, di questo era certa.

Byakuya aveva detto di amarla solo allo scopo di portarsela a letto.
Koga idem! Sotto sotto, ciò che lui voleva da lei era il sesso. E visto che non aveva ottenuto ciò che sperava, se n'era andato.
Beh, non poteva negare che anche lei avesse avuto la sua parte di colpa nel naufragio della relazione con il demone lupo. Era vero che era diventata un pelino insicura e ansiosa ma… come biasimarla? E Koga, invece di tentare di farle capire che… di convincerla… anzi, no! Invece di DIMOSTRARLE che non aveva motivo di temere, si era scocciato e tanti saluti!
Naraku… BAH! Chissà cosa aveva pensato di ottenere da lei! Sicuramente si era dimostrato più comprensivo di Koga, però anche lui, alla prima occasione, si era fiondato su un partito migliore di lei.
A quel pensiero ridacchiò. Migliore di lei? Kikyo, migliore di lei? Beh, se lo fosse davvero non avrebbe saputo dirlo. Però… doveva essere davvero poco furba, per aver voltato le spalle ad un uomo meraviglioso come Inuyasha!

Si riscosse dalle sue considerazioni sentendo il mezzo demone afferrarle un lembo della maglietta e tirandola per avvicinarla a sé.

- Vieni qui, sciocchina! Devo prendere in considerazione l'idea di chiamare uno psicologo? Prima piangi ed ora ridi! – le disse con tono insolitamente dolce, abbracciandola. Lei però notò una lieve nota di preoccupazione nella sua voce.
- Kagome! Guardami. Io non voglio niente da te, lo sai, vero? Mi accontento del fatto che tu riesca ad amarmi, nonostante io sia un… com’era? Ah, sì! Un brontolone malmostoso. Non mi serve altro -.

A quel punto la ragazza si ricordò che il giovane attendeva ancora una risposta alla domanda di prima. Si mosse quindi tra le sue braccia, per poterlo guardare in viso.

Si osservarono per un minuto buono, in silenzio, fino a quando lei abbassò lo sguardo, arrossendo.

Chissà perché, le tornò in mente un manga che Sango le aveva fatto leggere ai tempi dell’Università, poco dopo essersi vendicata su Byakuya. Una frase l'aveva particolarmente colpita per la speranza che le aveva dato, che non tutti gli uomini fossero come quel… quello stronzo fissato con le vergini!

“ Non dico che la amo perché voglio fare l'amore con lei, al contrario…
Voglio fare l'amore con lei solo perché la amo.
E se anche questo non fosse possibile, io non potrei non amarla “ **

Ecco. Ora capiva perfettamente il senso di tutto ciò. Lei amava Inuyasha e lui amava lei. Non glielo diceva spesso, ma lui l'amava. L'amava davvero. Per questo non c'era bisogno di avere paura. Per questo lei non aveva paura! Era a disagio, riguardo all'argomento sesso, quello sì. Però sentiva che, con Inuyasha, sarebbe andato tutto bene.
Capì anche cosa il giovane volesse trasmetterle con le parole di prima: ti desidero ma so aspettare. Non voglio metterti fretta perché tu, per me, sei importante. Stai tranquilla, anche se mi rifiuti, non sarà successo niente di grave. Io non scapperò per questo. Resterò dove sono, come sempre. Perché ti amo.


Preoccupato dal suo silenzio, il mezzo demone le afferrò delicatamente il mento, costringendola a guardarlo.
La ragazza lo sorprese, sorridendogli e coinvolgendolo subito dopo in un bacio appassionato e pieno di gratitudine.

Sentendolo rigido e confuso, si staccò appena per sussurrargli: - No. Non sono spaventata, scemo! Come puoi pensarlo, stupidotto! Ti amo –

Allora Inuyasha non poté trattenersi dal baciarla di nuovo.
Fu un bacio dolce come miele ma che ebbe il potere di risvegliare i sensi di entrambi.
Sentendola stringersi bisognosa contro di lui, tornò a scrutarla, facendole una carezza sul viso.
Si perse nelle sue iridi color cioccolato piene di timidezza e si sentì in soggezione. Davvero lei voleva… oppure era solo per farlo contento? Non sapeva come fare a chiederglielo.

Venne distratto da Kagome che schiuse le labbra, come ad invitarlo a baciarla ancora. Lo fece, sentendola affondargli le dita nei capelli.
Stregato da lei, dal suo sapore e dal suo profumo dolce, Inuyasha scese a baciarle il collo per poi risalire fino al lobo dell'orecchio, lasciarle un bacio anche lì, sussurrando in un sospiro il nome della sua donna: - Kagome… -
Voleva chiederle di fermarlo ma la giovane non gliene lasciò il tempo, voltandosi di lato per baciarlo ancora, cercando la sua lingua, dopo avergli cinto il collo.

Non interruppero il contatto tra le loro labbra nemmeno quando il mezzo demone si alzò, tornando con lei tra le braccia in camera da letto.

La mise giù, al centro della stanza, baciandole teneramente la fronte prima di chiederle ancora: - Sei sicura? Non devi sentirti obbligata, né da me, né da quell’idiota del tuo amico Jakotsu. Voglio dire… È tardi, sono le due di notte. Possiamo semplicemente andare a nanna, come abbiamo sempre fatto – le disse, vedendola di nuovo rigida.

Kagome scosse la testa, con un mezzo sorriso: - Non è quello. Io… io in realtà… voglio! Ti voglio. È che mi sento così… strana ed impacciata – ammise in un sussurro – ti amo così tanto! -.

Non aveva paura, non di lui ma della… situazione. Non era più vergine, certo, ma quella con Byakuya era stata la sua prima ed unica volta. E le cose si erano svolte così velocemente, allora! Si sentiva ancora come quando aveva ventun'anni: un'incapace!

Inuyasha sospirò tornando a cingerle la vita. Per una volta riuscì ad essere subito recettivo, intuendo il vero problema e le bisbigliò in un orecchio: - Ascoltami bene perché sai che non sono il tipo da dire smancerie tanto spesso. Sei davvero una stupida complicata ma… ti amo. Ti amo e non potresti mai deludermi, capito? Mai! -.

Tremando, Kagome gli accarezzò una guancia, grata per la premura che le stava dimostrando. Sentiva il cuore prossimo a scoppiare a causa di tutte quelle emozioni.

Senza staccare gli occhi da quelli di lei, Inuyasha si mosse appena, baciandole dolcemente il palmo. Tornò poi ad assaporare le labbra che tanto amava, baciandola a lungo, senza fretta, sentendola rilassarsi.

La sollevò, cingendola per i glutei, spostandola vicino al letto.
Anche lui si sentiva inquieto, timoroso. Timoroso di forzarla, di fare qualcosa di sbagliato, di non essere all'altezza.
La fissò ancora, per essere certo che l'amata volesse davvero continuare.
Kagome rispose alla sua muta domanda con un sorriso timido.

- Posso? – le chiese, baciandole dolcemente una guancia ed accarezzandole appena i fianchi.

La giovane annuì emettendo un tenue sospiro.

Sentendo le mani del suo Inuyasha spogliarla, con tocco sicuro ma delicato, senza fretta e le sue labbra baciare leggerissime ogni più piccola parte di pelle che andava scoprendo, la ragazza non poté fare a meno di confrontare il presente con quell'unica esperienza passata.

Non che fosse stato sgradevole, andare a letto con Byakuya. Doloroso, quello sì. Era stato frettoloso, forse troppo. Il demone le aveva quasi strappato i vestiti di dosso, accarezzandola con irruenza. Palpandola, avrebbe potuto dire, con il senno di poi.
Aveva pensato solo al proprio piacere. E, quando lei aveva tentato di rallentare la sua foga, Byakuya le aveva risposto: - Lascia fare a me, tu non preoccuparti. Ti piacerà, fidati. Non lo sai ancora, ma ti piacerà -.

Che ingenua! Si era fidata, credeva fosse… normale che il ragazzo fosse stato un po' irruento. E, stupidamente, aveva pensato che, la volta dopo, avrebbero fatto con più calma. Peccato che “la volta dopo” non ci fosse mai stata!

Inuyasha invece la stava venerando come il più prezioso dei tesori.
Sì, era quello, il termine giusto, venerazione. Il suo tocco la rassicurava e la inebriava al tempo stesso.
Ad ogni piccolo passo tornava sempre a baciarle premuroso il viso e le labbra, non appena la sentiva irrigidirsi anche impercettibilmente.

Prima di toglierle anche la biancheria, Inuyasha rallentò ulteriormente, sorridendo internamente alla vista dell’intimo spaiato di lei, reggiseno di cotone bianco e mutandine azzurre. Perfetta. Kagome era perfetta.
Altro che Kikyo con la sua lingerie costosa, fin troppo provocante e che pizzicava la pelle, con tutto quel pizzo!

 Seguì distrattamente ed in punta di dita il contorno di quegli ultimi due indumenti, facendola rabbrividire.

Solo quando l'ebbe spogliata completamente il mezzo demone si concesse di bearsi della sua figura.
Era… una visione. La sua visione, considerò, avvertendo un'ondata di desiderio invaderlo.

Prese un respiro, sforzandosi di calmarsi. Non era la fretta, ciò che lei meritava.

Le labbra rosse della ragazza si schiusero appena: - Inuyasha… - lo chiamò in un soffio.

Si sentiva imbarazzata e provò l'impulso di coprirsi. Ma lo sguardo dorato che lui le rivolse, pieno di eccitazione ma anche dolcezza ed ammirazione ebbe il potere di immobilizzarla.
Si sentiva… si sentiva bella e desiderata.

Il giovane la fece sedere delicatamente ai piedi del letto, posizionandosi accanto a lei, un ginocchio sul materasso. Tornò a stringerla, baciandole delicatamente il collo, carezzandole i capelli e proseguendo lungo una delle spalle in una scia di umidi baci, facendola tremare.

Si arrestò di nuovo a quella reazione e la fissò.

Kagome emise un sospiro, cingendogli il collo con le braccia e stringendolo a sé. Anche lui la strinse, dandole il tempo che le serviva, coccolandola e sfregandole appena il naso contro la guancia accaldata, crogiolandosi nel profumo della sua pelle.

Tornò a baciarla, emettendo a sua volta un sospiro solo quando sentì le sue mani accarezzargli la schiena, esitanti, scendendo fino all'orlo della maglietta e lì fermarsi, timorose.
La ragazza avrebbe voluto spogliarlo ma era incerta su come procedere. Paradossalmente era la prima volta che tentava di spogliare un uomo.
Byakuya, a suo tempo, ci aveva pensato da solo, a togliersi i vestiti!

Intuendo le intenzioni di Kagome, Inuyasha le sorrise, prendendole delicatamente le mani e guidandola a privarlo della maglia, lanciando l'indumento da qualche parte sul pavimento.

“Oh Kami del cielo! Allora non scherzava affatto, quella volta: Hanno definito i miei muscoli in molti modi, ma mai come fatti di cemento. E, con un fisico così, quel pomeriggio in cui siamo andati al mare insieme agli altri, quest'estate… lui ha tenuto addosso la canotta tutto il tempo?!?! Ok che non gli piace prendere il sole né nuotare, però…” fu il pensiero semi coerente della giovane mentre gli percorreva ammirata il torace in una leggerissima carezza.
Per questo non si accorse del mezzo ghigno che incurvò le labbra del mezzo demone e del lampo dispettoso che gli passò negli occhi.

Con uno dei suoi movimenti veloci dati dalla natura demoniaca, la spinse sul letto, facendola sdraiare.

- Ah! Che fai?!? Sei impazzito? – pigolò Kagome, non riuscendo a reprimere un urletto di spavento.

Non riuscì ad aggiungere altro perché subito dopo sentì il giovane adagiarsi sopra di lei ed il suo torace muscoloso aderirle ai seni.
Il contatto pelle nuda contro pelle nuda le strappò un sospiro ed un lento brivido di piacere le percorse il corpo.

- Scusa, non volevo farti paura – le sussurrò, allungandosi appena a baciarle le labbra.

- Inuyasha… - esalò in un sospiro Kagome percependo il lieve sfregamento del petto di lui contro i propri capezzoli e, soprattutto, l'eccitazione dell'amato ormai evidente anche attraverso il tessuto dei jeans.

Il mezzodemone si spostò di lato, per non gravarle addosso, osservando incantato le forme sinuose della giovane.

- Sei bellissima – mormorò, iniziando ad accarezzarle lentamente il corpo con una delle grandi mani.

Kagome boccheggiò sentendolo percorrerle con dita leggere le spalle, scendendo poi sui seni, sfiorandoli e massaggiandoli dolcemente, proseguendo lungo l'addome e ancora più giù, lungo i fianchi, le cosce e poi…
Un sospiro di piacere, sorpresa ed imbarazzo le scappò dalle labbra.

- Kagome… -.

Ancora una volta lei non poté fare a meno di compiere un confronto: il tocco di Inuyasha era così leggero e sensuale. Sembrava quasi aver paura di romperla!
Si stava limitando a sfiorarla, stando attento a non graffiarla con gli artigli. Procedeva lentamente, senza spingersi troppo oltre con le carezze. Non come Byakuya che…

La ragazza sospirò di nuovo, chiudendo per un momento gli occhi. Una lacrima dispettosa le sfuggì lungo la guancia.
Se solo fosse stato Inuyasha ad essere il primo!

Fiutando l'odore di sale di quella stilla silenziosa, il mezzo demone si irrigidì, fermandosi, allarmato.
Stava per domandarle cosa non andasse quando Kagome riaprì gli occhi regalandogli un sorriso dolcissimo e uno sguardo pieno di amore e passione.

D'impeto lo baciò sulle labbra, sorprendendolo e ribaltando le posizioni. La ragazza si ritrovò a pensare di voler ricambiare le attenzioni e le sensazioni che lui le stava dando. Voleva accarezzare quel saldo corpo maschile.
Era un'altra di quelle cose che Byakuya non le aveva permesso di fare. Non voleva essere toccato, lui!

- Ti amo, Inuyasha – gli bisbigliò baciandogli il viso e accarezzandogli  lentamente e timidamente le spalle, il petto, gli addominali perfetti, facendolo fremere.

Non osò però spingersi oltre.

Il mezzo demone tornò a baciarla avidamente, pervaso dal desiderio. La voleva, Kami se la voleva! Gli sembrava di impazzire sotto quelle innocenti carezze e quei baci così carichi d'amore!

La afferrò per i fianchi, portandola di nuovo supina sul letto, approfittandone per alzarsi un attimo e slacciarsi e sfilarsi i jeans, restando in boxer.
Tornò a stendersi sul letto, accarezzandola e iniziando a percorrerle il corpo con le labbra e la lingua, facendola ansimare pesantemente quando si soffermò a torturarle i seni, mordicchiandole i capezzoli.

Ansimò di sorpresa e piacere quando la ragazza, forse per istinto, gli si strusciò addosso, intrecciando le gambe alle sue.
Avrebbe voluto baciarla tutta ma quella inaspettata reazione gli fece perdere la testa.
Il nome dell’amata gli uscì dalle labbra simile ad una supplica, mentre, questa volta, era lui a iniziare a strusciarsi contro di lei: - Kagome! -.

La ragazza gli rispose gemendo ed Inuyasha si risolse a scostarsi dalla sua bellissima donna per togliersi anche l’ultimo ostacolo che separava i loro corpi.

Fremente e smaniosa Kagome lo osservò ed un'improvvisa fitta di desiderio la pervase, facendole stringere le cosce, nel vederlo completamente nudo.
Un lieve timore tornò a fare capolino. Forse avrebbe dovuto specificargli che dopo Byakuya non c'era stato nessuno e che per lei, quella era solo… la seconda volta.

- Inu… - lo chiamò quindi con un filo di voce.

Il mezzo demone tornò accanto a lei, dopo aver preso un preservativo dal comodino.
- Shh, lo so, tranquilla – la anticipò, zittendola e premendole delicatamente un dito sulle labbra – Se sei sicura di voler andare fino in fondo… però, se c’è qualcosa che non va, qualunque cosa… io mi fermo… - la rassicurò, percorrendole lentamente il labbro inferiore con il pollice in una sensuale carezza.
Un brivido gli corse lungo la spina dorsale nel percepire il fiato caldo di lei sulla punta del dito.
- Hai capito? Se non te la senti, se faccio qualcosa di sbagliato… fermami, senza paura di infastidirmi o altro, chiaro? – ribadì.

- Va bene – riuscì a rispondergli Kagome.
Lo fissò dritto negli occhi, aprendo le cosce per fargli spazio, invitandolo a continuare.
Inuyasha prese un respiro profondo e la sovrastò.

Senza smettere neanche per un istante di guardarla negli occhi si sforzò di entrare in lei il più dolcemente possibile.
Kami-sama! Quanto era calda e… stretta!

- Ti faccio male? – le chiese in un sussurro arrochito, sentendola cercare la sua mano ed intrecciare le loro dita.

Voleva essere delicato, far sì che la loro prima volta insieme fosse speciale.
Rimase rapito nell'osservare la bocca di Kagome piegarsi in un sorriso e schiudersi in un gemito, gli occhi castani farsi lucidi di piacere e percependo il cuore della ragazza battere forte.
Sentendola accoglierlo dolcemente, arrendevole, non poté più trattenersi dal bisbigliare: - Amore mio! – iniziando a muoversi lentamente in lei e facendosi sfuggire un ansito a lungo represso.


Kagome si lasciò andare a quella marea di sensazioni così dolci ed intense. Le sembrava di andare a fuoco ed era così bello! Era come se i loro corpi fossero stati creati l'uno per l'altra. E non solo i loro corpi. Aveva quasi l'impressione di poter unire anche le loro anime.
Il giovane la stava amando con infinita dolcezza, stringendola tra le braccia, rassicurandola e facendole scoprire a poco a poco cosa fosse davvero il piacere.

- Inu…Inuyasha! Ti amo! Ti amo tanto – gemette estasiata, avvolgendogli la vita con le gambe, sentendolo in risposta aumentare un po' le spinte.


La sua Kagome. I suoi dolci sospiri. Il suo profumo. I gemiti che tentava di trattenere mordendosi le labbra già gonfie per i continui baci. La stretta delle cosce intorno ai fianchi e delle braccia che gli percorrevano le spalle e la schiena. Le guance rosse, gli occhi brillanti e le palpebre che si chiudevano per il piacere benché la ragazza tentasse con tutte le sue forze di tenerle aperte per poter continuare a guardarlo mentre facevano l'amore.

Preda della passione Kagome iniziò a seguire i suoi movimenti, muovendo ed inarcando il bacino, permettendogli così di affondare in lei fino in fondo, facendola sua.

Quanto era bella, la sua Kagome! Così innocentemente sensuale.
Mai aveva provato sensazioni così forti. Fare l'amore non gli era mai sembrato più giusto e meraviglioso. Così perfetto.

Gli mancò quasi il fiato quando la giovane tremò, vicina al culmine del piacere: - Amore! Ohh, Inuyasha! Io… io… Oh! Oddio! Inu..Yasha! – boccheggiò Kagome.

- Oh, Kagome! Lasciati andare, amore! Sei… meravigliosa! – esalò roco il mezzo demone, gemendo con lei nel sentire le contrazioni della sua intimità sempre più forti stringere il suo membro.

Anche lui si lasciò travolgere dalla passione, affondando ripetutamente in lei fino a sentirla abbracciarlo stretto, avvinghiandosi a lui come se non volesse più lasciarlo andare.
E finalmente la sua donna si abbandonò al suo primo vero orgasmo, in un gemito lungo e soffocato, sconvolta da tutto quel piacere.
La seguì dopo pochi istanti, congiungendo le loro fronti, il corpo rigido, baciandola appassionatamente e mischiando i reciproci sospiri mentre arrivava al culmine.

Stremato, si adagiò su di lei, percependo il suo respiro accelerato contro il collo.
Stettero così per un po', sudati, ansimanti ma con il cuore traboccante di felicità.


Sentendo Kagome rabbrividire di freddo, Inuyasha le fece gentilmente allentare la stretta di braccia e gambe che ancora lo avvolgeva, per poter alzare leggermente il busto e guardarla.

La ragazza, con il respiro non ancora del tutto regolare, aprì gli occhi sentendolo muoversi e gli sorrise.
Si sentiva appagata, quasi ebbra di felicità, serena come non mai e sospirò appena quando, delicatamente, Inuyasha uscì da lei.

Dopo essersi liberato del preservativo, la prese tra le braccia, spostandola e mettendosi sotto le coperte insieme a lei.
Voleva tenerla ancora stretta a sé, non riusciva a farne a meno. Fare l'amore con lei era stato qualcosa di… indescrivibile.
Kagome gli si accoccolò contro il petto, mentre lui le accarezzava lentamente un fianco.

La ragazza sorrise ancora, godendosi quella sensazione di beatitudine e completezza. Un piccolo particolare le tornò però alla mente.

- Inuyasha? – lo chiamò.

- Dimmi -.

- Senti… ma tu, come facevi a sapere che… ecco… insomma… che per me era solo la seconda volta? – gli domandò balbettando.
In effetti avrebbe potuto averlo intuito da solo, però lei non glielo aveva mai detto chiaramente!

Lo sentì irrigidirsi.

- Emh… beh… ieri, quando sono venuto a prenderti, Miroku… - balbettò il mezzo demone.

 Kagome scattò a sedere come una molla, incurante della sua nudità: - Che cosaa???!! Anche lui ci si mette, ora? Non bastava quello stupido di Jakotsu? È una congiura??!? – sbottò rossa di vergogna.

Inuyasha si grattò un orecchio, imbarazzato. Quando l'amico l'aveva preso un attimo in disparte per fargli un certo discorsetto, specificandogli anche quel particolare su Kagome… l'aveva guardato sconvolto!

- Lo so che non dovrei essere al corrente di certe cose, ma sai, vivendo con due donne… a volte capita di origliare involontariamente, no? E poi, beh, so che per noi maschietti è difficile, a volte, resistere a certe… tentazioni – si era giustificato il futuro marito di Sango – Inoltre, ho sempre considerato Kagome come una sorella. Quindi è mio dovere assicurarmi che stia bene! - gli aveva detto.

- Lascia perdere, scema! Dopotutto non mi sembra che la loro… intromissione abbia avuto conseguenze spiacevoli, no? – mugugnò malizioso il mezzo demone alla sua ragazza che stava ancora inveendo contro gli amici, sfoggiando un delizioso broncio. Kami, era così bella!

Kagome spalancò gli occhi, presa alla sprovvista: - N-no, certo che no! Però è imbarazzante!!! E non chiamarmi scema! – brontolò, incrociando le braccia contro il seno nudo, offesa. “Spiacevole? Tutt'altro! È stato… meraviglioso e sconvolgente” pensò arrossendo.

Il giovane sbuffò e, con espressione dispettosa la afferrò, costringendola di nuovo supina sul letto, tornando a sovrastarla.

- Ehi!! La vuoi piantare di scaraventarmi, accidenti!?! – si lamentò ancora la ragazza.

Inuyasha le dedicò un sorriso mozzafiato, sussurrandole, prima di baciarla: - Mai! È troppo divertente. E… sì, sei scema. La MIA scema –.

Quando si staccò, lasciandola libera di respirare, Kagome sorrise.
Sì, era sua. Totalmente e senza riserve. Senza scampo.

E forse era per questo che fare l'amore con Inuyasha era stato così naturale.
Si sentiva completa, con lui vicino. Soprattutto sentiva il proprio amore venire accolto e ricambiato con un’intensità tale da toglierle il fiato.
Era questo, ciò che le era mancato fino ad ora: essere amata tanto intensamente, sentire di essere importante per qualcuno al di fuori della cerchia di amici e parenti.
Ricevere amore, vedere i propri sentimenti ricambiati davvero, non come con… quelli là, che avevano solo preteso, facendole credere di amarla.

Con Inuyasha non era così. Anche se non glielo diceva a parole, lui le provava di amarla attraverso ogni più piccolo gesto premuroso. Non c'era bisogno di dichiarazioni plateali, bastava il modo che aveva di capirla al volo, di saperla rassicurare anche solo con una carezza o guardandola negli occhi.
E, nell'essere sua anche dal punto di vista fisico, si era sentita… una donna, non più una ragazzina insicura. La sua donna. La donna di Inuyasha. 
Inoltre anche se era stata un po' impacciata, il giovane non glielo aveva fatto pesare, anzi!

Sospirò e si stiracchió, sentendosi in pace, allungando le gambe lievemente indolenzite, mugugnando appena.

Il mezzo demone, sostenendosi sugli avambracci per non schiacciarla, la osservò con una punta di preoccupazione nello sguardo: - Stai bene? Ti fa male qualcosa? I-io… -

Fu zittito da Kagome, che gli mise un dito sulle labbra, accarezzandole pigramente come lui aveva fatto con le sue, amorevolmente: - Sto magnificamente bene, tranquillo. Tu, piuttosto! - continuò sfoderando un'espressione furbetta – Non è che lavorare fino a tardi ti ha fatto male? Cos'erano tutte quelle cose dolci? “sciocchina”, “amore mio”, “sei bellissima”, “sei meravigliosa”… che è successo al mio mezzo demone brontolone? – lo punzecchiò.

Inuyasha arrossì: - Oh, insomma! Non siete mai contente, dannate femmine! A non parlare, vi lamentate che non vi diciamo mai niente di carino. A dirvelo, invece, non va bene comunque! – sbottò, alzandosi e facendo per darle le spalle.
La voce di lei lo fermò: - Inuyasha? -.

- Cosa!?! –

- Ti amo. E… grazie. Grazie per farmi sentire amata in ogni istante, sempre, continuamente. – gli disse – Adesso però possiamo dormire? Ho tanto sonno! Torna qui da me – gli chiese supplichevole, rimettendosi sotto le coperte.

Il giovane sospirò reprimendo un sorriso. Ah, la sua donna tutta matta!
La raggiunse immediatamente, sentendola cercare subito rifugio tra le sue braccia, che la accolsero senza esitazione.

- Hai freddo? Vuoi rimetterti i vestiti? – le chiese.

 - Mmhh.. No… mi basti tu – gli rispose già mezza addormentata, stringendosi di più contro il suo torace.

Si addormentarono così, tenendosi stretti, un sorriso ad ornare le labbra di entrambi.



 
Gli abbracci più belli sono quelli che sembrano dire: “non ti lascio, non ti lascio, non ti lascio”.
E non ti lasciano per davvero.






* Non sapendo quale sia la precisa posizione della figura di un radiologo in Giappone, (è un medico? Un infermiere? Un tecnico?) ho optato per il generico “addetto”.
Le cose cambiano infatti da nazione a nazione: in Italia un radiologo fa tutto, stilando anche il referto che viene poi controllato e firmato dal medico.
Negli USA, invece, ad esempio, c’è il tecnico di radiologia che fa l'esame ma, per refertare, deve attendere il radiologo.
Così almeno, mi hanno spiegato.. O ho capito io, di quello che mi hanno detto! (grazie, Francesca/Faith. Ho approfittato del fatto che studi medicina per chiedertelo ^^’)
Nel caso io abbia toppato… ditelo! XD

Riguardo alle scottature o ustioni, va bene metterci una pomata lenitiva, ma solo dopo. Perché “nell’acuto” cioè appena ci si è bruciati, è meglio bagnare sotto l’acqua corrente. A meno che non diventi nero intorno, in quel caso sarebbe un'ustione di terzo grado e andrebbe pulita chirurgicamente per eliminare il tessuto morto/necrotico e favorire la guarigione. È palese che, in quel caso estremo, rimarrebbe la cicatrice.

** Frase tratta dal manga\anime Chobits della CLAMP. Grazie a Mila per avermela involontariamente suggerita con un suo post nel Vanilla's. Era il concetto perfetto che mi serviva per spiegare la situazione ^^




Okkk… ce l'ho fatta… -.- mamma mia!
Spero di non essere risultata volgare o scontata, e di non essermi “ispirata” troppo ( ma in questo ho avuto il permesso delle ragazze e di Faby in particolare, che ha continuato a ripetermi: “non sono plagio, le scene di sesso! Ovvio che viene simile, non è che ci sia un modo diverso, l'amore si fa così, le azioni sono quelle!”). ^^’
E, questo capitolo è nato da una chiamiamola sfida, tra me, Serena, Serin e Lune. Quindi… ok, vediamo se la puella riesce a scrivere una scena rossa senza morire di imbarazzo… XD
È stata dura XD
Dedico quindi il capitolo a tutte le persone che mi hanno incoraggiato a buttarmi ^^
Spero di non aver reso la figura di Kagome troppo volubile o contraddittoria. E di non aver affrettato tutto solo per togliermi lo sfizio di mettermi alla prova.. “ Ma come? Koga l'ha tenuto sulla corda un anno e mezzo e non ci ha fatto niente, invece con Inuyasha si sveglia fuori all'improvviso come se niente fosse?” ho il terrore che mi diciate questo. T-T
Beh, fatemi sapere! ^^’
Alla prossima!

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Capitolo 11
*** Presentazioni ***


Capitolo 11.     Presentazioni



Inuyasha sbuffò, dondolandosi pensieroso sulla solita altalena del parchetto di fronte al negozio di Kaede.
Non era da lui essere così in ansia, accidenti!
In verità era anche la prima volta che gli capitava di dover fare una cosa del genere, però... proprio non era il caso di mettersi a fare il coniglio!

- Ciao Signor Inu! -

Perso com'era nelle proprie riflessioni, il mezzodemone trasalì. Alzando lo sguardo, si trovò davanti la piccola Rin che gli sorrideva.
- Oh, ciao! - le rispose.

- Che fai? Aspetti Ka-chan? - gli chiese la bimba.

- Eh? Ah, sì. Tra un po' dovrebbe arrivare. E tu? Che ci fai in giro a quest'ora? Da sola, poi! Sono quasi le sei e mezza - la sgridò bonariamente.

- Sta aspettando me!!! Ciao Rin!!! - sentirono gridare dalla voce di Shippo - Eccomi!! -.

- Shippo-chan, ciao!!! - trillò Rin, stampandosi in volto un radioso sorriso.
Il bimbo arrossì, ricambiando timidamente.
Inuyasha sogghignò: "Tzè, poppante! Si vede lontano un miglio che è cotto. Ogni volta che si vedono, lui diventa color ciliegia!"

Notando l'espressione di scherno del mezzodemone, Shippo lo fulminò con lo sguardo, facendosi truce. Squadrò per bene il ragazzo da capo piedi e gli si rivolse con espressione furba: - Ehilà, cane! Come mai sei vestito così elegante? Appuntamento? - gli chiese.

Il giovane si irrigidì e si osservò: ok che doveva... Però non gli era sembrato di essersi messo elegante! Aveva indossato una camicia invece delle solite magliette, i pantaloni migliori che possedeva e... Cavolo! Forse il piccoletto aveva ragione. Si era messo troppo in tiro!!!
Il bambino sfoderò un sorrisetto vittorioso alla vista del velo di sgomento calato improvvisamente sul volto del mezzodemone. Il ghigno si trasformò però in una smorfia di paura, sentendo qualcuno, alle sue spalle, prenderlo per le ascelle e sollevarlo da terra.

- Shippo! Cosa diavolo stai complottando, eh? - gli chiese Kagome, giunta da loro in tempo per sentire l'ultima frase del piccolo dai capelli rossi - Ti avviso. Questa volta passi, ma guai a te se ti sento ancora chiamare Inuyasha cane, intesi? Non sta bene!! - lo rimproverò.

- Tzè! Il bue che dà del cornuto all'asino! - commentò il mezzodemone - Qualcuno ha la memoria corta. Guarda che anche tu, Kagome, mi hai chiamato "cagnolino" quella volta! - le rammentò.
Colta in fallo, la ragazza arrossì e ridacchiò imbarazzata.

La piccola Rin la aiutò ad uscire dall'empasse: - Che bella, Kagome-chan! Anche tu sei vestita carina! Allora andate davvero da qualche parte!- disse la bimba, osservando estasiata il vestito della giovane, che si intravedeva appena oltre il soprabito lasciato aperto.

Kagome si schermì: - Ma no. Niente di speciale. Andiamo solo a cena dai miei -.

- Ohhh!!! Ecco perchè lui ha la faccia di uno che sta per farsela addosso!!! - sghignazzò Shippo, per poi urlare di spavento, sentendosi strappare bruscamente dalla presa di Kagome.
Si ritrovò ad un millimetro dallo sguardo furente di Inuyasha: - Brutto moccioso! Che cosa hai detto!?! Ti ammazzo! - ringhiò il giovane.

- Basta, voi due! Inuyasha, mettilo giù. E tu, Shippo, smettila di provocarlo. Kaede vi starà aspettando, tornate in casa! - li sgridò Kagome, con le mani sui fianchi.

- Non ti preoccupare, Inu. Vedrai che piacerai, alla famiglia di Ka-chan. Sei buono e tanto bello. Anche loro ti vorranno tanto bene, proprio come Kagome. Beh, no. Lei ti vuole più bene, rispetto a loro, sei il suo fidanzato - affermò candidamente la piccola Rin, con un gran sorriso.
Il mezzodemone la osservò, in imbarazzo. Quella bambina era da diabete! Sempre allegra e sorridente, inverosimilmente dolce. Era quasi impossibile resisterle!

- Su, bimbi! Si sta facendo tardi, e noi dobbiamo andare. Tornate da Kaede, dai - li incitò la ragazza, facendo tornare Shippo con i piedi al suolo.
Salutati i bambini, i due giovani si avviarono, prendendo un taxi.

Una volta saliti, notando come Inuyasha fosse ancora teso, Kagome gli si fece più vicina, prendendogli una mano tra le sue: - Non preoccuparti. È solo la mia famiglia. Non ti mangiano! Hai sentito Rin, no? Non possono non volerti bene - lo incoraggiò, amorevolmente.

- Sì, certo! Come se tu non mi avessi spiegato che tipo è tuo nonno! - sospirò lui.

- Oh, lascia perdere il nonno! Sei sopravvissuto a Jakotsu, che cosa vuoi che ti faccia un caro vecchio sacerdote Shintoista! - gli rispose la giovane.
Il suo ragazzo la guardò storto: - Tzè! Non è proprio così che me lo avete descritto tu e Jakotsu. E, con il tuo amico, comunque non è che ci voglia tanto per spuntarla, anche se è larecchio insistente, il tipo! - ribattè.

Ancora rabbrividiva, se ripensava alla prima volta in cui era stato presentato agli amici di Kagome, verso la fine del mese di maggio. Si erano dati appuntamento al locale di Myoga per cenare insieme.
Al momento delle presentazioni, Sango gli aveva stretto la mano con insolita forza, per essere una ragazza, sorridendo, ma con un chiaro messaggio nello sguardo: fai soffrire la mia amica e io ti spezzo le ossa!
Miroku gli aveva dato una pacca sulla spalla, venendo subito dopo tramortito da un pugno di Sango, essendo stato beccato in flagrante e fissare la mercanzia di una tipa seduta al bancone.
Lo sguardo di Inuyasha era poi caduto sull'unico ragazzo ancora seduto al loro tavolo: Insolitamente truccato, con i capelli acconciati e gli abiti stravaganti, lo stava praticamente fissanto con espressione sognante, gli occhi a cuoricino e la bava alla bocca!?!?
Il mezzodemone aveva provato l'impulso di scappare, quando quello si era alzato di scatto, le mani strette al petto come se stesse per avere un infarto, urlando: - Che gran figoooo!!! Hai davvero buon gusto, tesorino mio! Ciao, splendore! Io sono Jakotsu -.

La faccia fatta da Kagome era stata impagabile: se avesse avuto un coltello a portata di mano, li avrebbe uccisi tutti! E tanti saluti al " per favore, non fatemi fare brutta figura con il ragazzo che mi piace"!

Erano divertenti da osservare dall'esterno, in realtà. Sia vedere Sango malmenare il compagno, sia assistere ai battibecchi tra Kagome e Jakotsu. Peccato che, con quest'ultimo nei paraggi, Inuyasha finiva sempre per ritrovarsi nell'occhio del ciclone!

La voce del tassista che chiedeva il proprio compenso, lo riscosse dai ricordi. Erano arrivati a destinazione.
Scesi, rimasero quache istante a contemplare la scalinata che portava al Tempio Higurashi.

- Però! - commentò il mezzodemone con un fischio.

- Già! - sorrise Kagome - Pronto? -.

La giovane però si interruppe, sentendosi chiamare: - Higurashi! Ciao! Da quanto tempo! -.

Un ragazzo la stava salutando da lontano, tenendo sotto braccio un voluminoso involto.

- Hojo! Ciao. Che ci fai qui? - gli chiese lei quando si fu avvicinato.

- Beh, passavo da queste parti e ho pensato che, magari, avrei potuto fare un salto da tuo nonno per fare una chiacchierata e venire a vedere come stavi. Sono almeno otto anni che ci siamo persi di vista - spiegò incerto Akitoki.

- Ah, ti ringrazio del pensiero. Spero che la tua avventura in Amazzonia abbia dato i suoi frutti - gli rispose cordiale l'ex ragazza.

Inuyasha osservò stranito quel damerino, richiamando poi l'attenzione della giovane: - Kagome? Scusa se vi interrompo, ma i tuoi ci staranno aspettando - le ricordò.
- Oh, hai ragione, Amore! Scusaci, Hojo, ma io e il mio ragazzo dobbiamo proprio andare -.

Il poverino sgranò gli occhi e, impallidendo, osservò Inuyasha. Intimidito ed afflitto, si congedò: - Oh, certo! Buona serata, allora! Mi ha fatto piacere rivederti, Higurashi. Accidenti! Sono contento per te. Deve essere una cosa seria, se lo hai già presentato ai tuoi e, soprattutto, a tuo nonno! Vi auguro ogni bene! Arrivederci! -. E se ne andò.

"Vi auguro ogni bene? Che razza di saluto!" pensò il mezzodemone. - Mah! Che cavolo voleva quel tizio, da te? E chi era, scusa? - chiese alla giovane.
- Eh? Nessuno, guarda. Un ex compagno di liceo - gli rispose vaga.

- Un momento! Compagno di liceo? Non sarà mica QUELL'Hojo? Il tuo primo ragazzo? - borbottò Inuyasha.

- Pff. Ragazzo è un parolone! Sì, comunque. Era lui. Ora all'appello manca solo Byakuya e li avrai incontrati tutti! - sospirò rassegnata - Però, ora non importa più, no? Ci sei tu nella mia vita,adesso! Non c'è motivo di diventare geloso -.

- Tsk! Io non sono geloso! E comunque, non mi dispiacerebbe incontrare anche quello che manca! Sarebbe bello completare l'operato dei tuoi amici e farlo a fette - riflettè il ragazzo, scrocchiando le dita artigliate di una mano. Una luce sinistra gli attraversò gli occhi.

- Inuyasha! - lo sgridò Kagome - il passato è passato. Non eri tu ad avermi detto di smettere di rivangare certe cose? Viviamo il presente! - affermò - E, al momento, c'è la mia famiglia che ci aspetta! Andiamo, dai! - concluse, iniziando a salire le scale.

Notando però che lui non la stava seguendo, ridiscese di un paio di gradini, fino a trovarsi all'altezza del viso di Inuyasha, ancora fermo ai piedi della scalinata, visibilmente nervoso.
- Inuyasha No Taisho - lo chiamò, dandogli un pugno sul petto - Hai davvero così paura di un vecchio sacerdote brontolone? A mio nonno non vanno a genio i demoni e tu sei un mezzodemone? Chissene importa! Tu devi andare bene a me, non a lui, ricordatelo sempre! Io ti amo e non saranno le rimostranze del nonno, a farmi cambiare idea! - affermò sicura, prima di sporgersi verso di lui e dargli un veloce bacio di incoraggiamento sulle labbra - E poi, sei un vero schianto, stasera! -.

- Guarda che se è una tecnica per sentirti dire la stessa cosa... Scordatelo! - replicò il giovane, divertito. Adorava vederla sfoggiare quel delizioso broncio, quando la prendeva in giro.

- Oohh! Cretino! Guarda che lo so già, di essere bellissima, cosa credi? - si pavoneggiò, scherzando - Andiamo, va! - rise Kagome, prendendolo per mano.
Giunti in cima alla lunga scalinata, lo sguardo di Inuyasha fu catturato da un grande albero dalle fronde rigogliose. Sembrava davvero vecchio!

- Quello è il Goshinboku, il Dio Albero. Probabilmente era già qui in epoca Sengoku, sai? - gli spiegò Kagome - Ed ora, chiudi gli occhi e fai un respiro profondo -.

- Eh? Perchè dovrei fare un'idiozia simile? - borbottò il giovane.

- Dai, fai come ti dico! È una cosa che mi ha sempre aiutato, nei momenti di nervosismo. Chiudi gli occhi, avanti! Usa gli altri sensi. Lo senti? Senti che pace? - mormorò la ragazza, ad occhi chiusi.

Inuyasha, seppur riluttante, obbedì.
In effetti era vero: il suono delle fronde scosse dal leggero vento della sera. Una sensazione di calma quasi mistica che gli entrava sotto pelle.
Anche se, in realtà, ciò che più di tutto lo aiutò fu il delicato tocco di Kagome, che lo teneva ancora per mano, carezzandogli gentile il dorso con il pollice.
Il mezzodemone sospirò, riaprendo gli occhi e fissando la sua Kagome.
- Ok. Sono pronto. Andiamo -.

La ragazza lo guidò quindi verso la casa.
Entrati senza neanche suonare, chiamò a gran voce la madre: - Mamma! È permesso? Siamo arrivati -.

Mentre si stavano togliendo le scarpe, un ragazzino di circa tredici anni scese le scale che portavano al piano superiore: - Ciao sorellona! -.
- Sota! Ciao! Come stai? - lo salutò la giovane.
Sorridendo al suo compagno, fece le presentazioni: - Inuyasha, ti presento Sota, il mio fratellino. Sota, lui è Inuyasha, il mio ragazzo -.

I due si scrutarono attentamente per un istante, infine il ragazzino sorrise: - Molto piacere -.

Proprio in quel momento una donna fece la sua comparsa nel piccolo ingresso, asciugandosi le mani nel grembiule che portava legato in vita: - Oh, cara, eccoti. E tu devi essere il famoso Inuyasha. Prego, accomodatevi! - disse, cordiale, rivolgendo un sorriso luminoso al mezzodemone.

Quello ne rimase quasi intimidito. La signora Higurashi emanava un senso di.. Materno. Sembrava amorevole e gentile ed ora cominciava a capire da chi avesse preso Kagome. Le due si assomigliavano davvero tanto, soprattutto nello sguardo: avevano entrambe quella luce negli occhi che...

La porta d'ingresso, sbattuta con forza alle loro spalle, lo fece sobbalzare. Le orecchiette canine scattarono sull'attenti ed una strana sensazione di inquietudine lo pervase.

- Oh, bentornato! Giusto in tempo. Stavamo facendo le presentazioni - disse la madre di Kagome, osservando oltre la figlia e il giovane.

L'anziano sacerdote Higurashi non rispose, limitandosi a togliersi i geta e a squadrare con sguardo sospettoso Inuyasha, passandogli a fianco.

"Oh-oh. Iniziamo male!" appurò mentalmente Kagome, lasciandosi scappare un lievissimo sospiro sconfortato, che non sfuggì al mezzodemone.

Il giovane decise di prendere in mano la situazione e si presentò, facendo un inchino: - Buona sera Signor Higurashi. Signora Higurashi. Vi ringrazio per l'invito e per avermi accolto in casa vostra. Il mio nome è Inuyasha No Taisho. Lieto di conoscervi -.

- Figurati, figliolo! Grazie a te! - replicò la madre di Kagome - Avanti, nonno! Sei tu il capo famiglia! Spetta a te fare gli onori di casa. Falli accomodare -.

- Umh. Sì. Prego, entri pure - disse l'anziano, per poi borbottare tra sè, ma non così piano da non essere sentito: - Bah. Educato è educato. Però non vuol dire! Anche l'altro là sembrava tutto a modo, ma poi... -.

- Nonno! - sibilò la nipote, ma fu intercettata dalla madre, che la prese sotto braccio: - È davvero un bel ragazzo, tesoro. Affascinante. E ha l'aria premurosa. Per non parlare poi di quelle orecchiette così tenere! - commentò la donna - Sì, sento già che andremo molto d'accordo. Mi piace - asserì, spostandosi verso la stanza accanto.

- Eccoci. Spero che la cena sia di tuo gradimento, non fare complimenti - disse la donna al giovane, quando presero posto al tavolo del soggiorno per la cena - Buon appetito a tutti -.

Il mezzodemone potè quindi godere del pasto abbondante e dell'atmosfera -tutto sommato- distesa.
Fu strano e un po' nostalgico, per lui: la sensazione di convivialità, di calore, dell'essere tutti riuniti intorno ad un tavolo in famiglia. Nonostante sua madre avesse fatto di tutto per non fargli mancare niente, era una di quelle piccole cose che non aveva mai potuto sperimentare a pieno.

Già, quella era una famiglia, pensò Inuyasha, osservando Kagome versare il tè al nonno e la signora Higurashi rimproverare amabilmente il figlio minore che si era sbrodolato con la salsa di soia.

Il cibo era ottimo. Se solo il Signor Higurashi non avesse usato il nattō* per condire il proprio riso! Il mezzodemone detestava quel particolare condimento, ogni volta il sensibile naso gli si arricciava per il disgusto.

- Mhh. Mi dica un po', Signor Taisho - si schiarì la voce il nonno di Kagome - di che cosa si occupa? Mia nipote non si è dilungata troppo, quando mi ha parlato di lei -.

- È un infermiere, nonno. Te l'avevo detto, lavora al St - intervenne la giovane.

- Zitta, tu! Non è te che ho interpellato. Il tuo bel fidanzato ce l'ha, la lingua per rispondere, mi pare! - la interruppe il nonno.
La nipote strinse le labbra, indignata. Pronta a protestare, si frenò, sentendo Inuyasha stringerle una mano da sotto il tavolo.

Il mezzodemone le rivolse un impercettibile sorriso ed un'occhiata gentile, come a volerle dire: "Non ti preoccupare, ci penso io. Andrà bene. Grazie, comunque!" per poi rispondere all'uomo: - Certamente! Sono pienamente in grado di rispondere! Dunque, Signore. Come già le stava accennando sua nipote, sono un infermiere. Ho ventinove anni e lavoro da quasi cinque anni al St Luke's International Hospital**. Tutto dopo aver frequentato l'università, ovviamente, e altri ulteriori tre anni di corso presso la scuola infermieristica della suddetta struttura ospedaliera -.

- Oh, è uno dei migliori ospedali della città! - commentò Sota, dopo aver mandato giù un pezzo di Sushi - Hitomi è stata ricoverata lì, quella volta che doveva essere operata per appendicite. E ti fanno fare tutte quelle cose che si vedono in tv? - chiese poi ad Inuyasha - Tipo i prelievi, o cose più forti, come usare il defibrillatore?? - continuò, eccitato, il ragazzino.

Inuyasha sorrise, divertito. Prima che potesse rispondere, però, il fratello di Kagome si adombrò per un istante. Infine lo fissò titubante: - Emhh.... Però, lo sai che la sorellona fa una scena da tragedia ad ogni piccolo taglietto, fratellone? -.

- Sota!!! - lo sgridò Kagome - Beh, sì, lo sa, purtroppo - rivelò mestamente.

Il giovane sgranò gli occhi, stupito. L'aveva chiamato fratellone?!?

- Oh, beh, effettivamente fa sempre comodo, avere a disposizione una persona che se ne intenda di cose mediche, quando occorre - commentò il nonno, tra il serio ed il faceto.

- Nonno! Insomma! Ti sembrano cose da dire!? Smettila di scherzare! - lo rimproverò la nuora.

La donna sorrise poi al ragazzo: - È un lavoro davvero ammirevole, il tuo. E di grande responsabilità. I tuoi genitori ne saranno orgogliosi - affermò.
Kagome trasalì, raggelandosi. Dannazione! Si era dimenticata di avvisarli sulla situazione famigliare di Inuyasha. Ci aveva pensato, in realtà, ma era una cosa così delicata che aveva aspettato, per trovare il modo giusto, finendo per rimuovere mentalmente la questione.

Mortificata, si girò appena verso il giovane seduto accanto a lei.
Inaspettatamente Inuyasha non fece una piega, limitandosi a serrare appena le labbra.

"Povero tesoro" pensò la ragazza "Chissà quante volte, in questi anni, gli sarà stata detta una frase del genere".

Lui sospirò, prima di rispondere alla donna: - Mi piace credere che sia così, Signora Higurashi. Vede, io... Io sono orfano. Sono solo, da quando avevo diciassette anni - rivelò loro, lasciandoli basiti.

La madre di Kagome si portò una mano alla bocca, imbarazzata: - Oh, caro! Mi dispiace! Non volevo essere inopportuna! Kagome non ci ha - balbettò, incerta su quali parole usare.

- Stia tranquilla. Non è un problema. Sua figlia sa che a me non piace sbandierare in giro certi particolari ed immagino che sia per questo che non vi ha detto nulla di tutto ciò - rispose il mezzodemone, tornando a ravvivare la stretta sulla mano dell'amata. L'aveva infatti sentita irrigidirsi ed irradiare tensione e senso di colpa.

Anche il sacerdote Higurashi sembrò intristirsi. Continuò comunque con il suo interrogatorio, arrivando dritto al punto: - Senta, giovanotto. Parliamoci chiaro. Che intenzioni ha con mia nipote? Perchè lei ne ha già incontrati abbastanza di demoni che l'hanno solo presa in giro. Come quel tizio, il lupo con la coda, che si è solo fatto mantenere per un anno e mezzo. Bisogna stare attenti, con voi demoni. Siete esseri infidi - sentenziò, convinto.

La Signora Higurashi, alzatasi per recarsi in cucina e prendere altre vivande, lanciò al suocero un'occhiata di ammonimento.

- Nonno! Andiamo! Ancora con questa storia dei demoni? - sbuffò Sota, prima di raggiungere la madre, che aveva chiesto l'aiuto del figlio minore.

- Nonno un corno! Non è colpa mia se tua sorella è talmente ingenua e credulona da farsi abbindolare dal primo venuto che le dichiara amore eterno! - continuò l'anziano, sordo agli ammonimenti.

Kagome strabuzzò gli occhi, indignata, sentendo il cuore accellerare il battito: - Ah! È questo ciò che pensi di me, nonno? Ne sono lusingata! - borbottò sprezzante.

- Emh.. - tentò di dire Inuyasha, venendo però bellamente ignorato.

- Ritieni che abbia detto una sciocchezza, forse? Sono i fatti, a parlare! Tutti quei tizi, quello che mi hai presentato, e quello dopo ancora, allora? - replicò il Signor Higurashi.

- Inuyasha non è Koga, nonno! Pensa un po' che c'è mancato poco che Inuyasha facesse a botte con Koga, quando è capitato di rivedere il "Signor" Yoro. Che, tra l'altro, mi ha praticamente dato della poco di buono davanti a tutti. E Naraku... Bah, lasciamo perdere! Comunque sia, non puoi fare di tutta l'erba un fascio! - gli rispose veemente la ragazza - Inoltre, credo di essere cresciuta almeno un po' in questi anni -.

- È quello che mi auguro, bambina! Perchè, a dire il vero, fino ad ora, mi sembri ferma al livello di una ragazzina, per quanto riguarda i sentimenti! Hai sempre avuto una visione troppo romantica ed idealizzata dell'amore e della vita di coppia, figliola. Volevi trovare l'amore a tutti i costi, quasi per capriccio -.

A quella parola, Kagome scattò: - Capriccio? Non posso credere che tu abbia detto un cosa del genere! - alzò la voce - Un capriccio?!? Tu pensi che per me Inuyasha sia un capriccio? Non hai capito niente di me, nonno! Io lo amo. E non certo per capriccio. Hai ragione riguardo alle mie passate relazioni, non lo nego! Ora però no è più così. Io non sono più così. Non ti permetto di sparare sentenze in questo modo! -.

Inuyasha, mortificato, fece per frenare l'impeto della ragazza. Quando si è arrabbiati, si finisce per dire anche cose che non si pensano davvero. Inoltre voleva poter rispondere alla domanda focale fattagli dal sacerdote, ma non riuscì nell'intento.

- Non mi permetti? Senti un po', ragazzina! Io mi permetto eccome! Sono tuo nonno, santi Kami, lo dico per il tuo bene! Sono solo preoccupato per te! - replicò l'anziano.

- Non metto in dubbio che tu mi voglia bene, nonno! Ti faccio presente, però che, al momento, stai ridicolizzando i miei sentimenti! - rimarcò la nipote, ferita.

- Non dire assurdità! Non è certo di te che dubito, ma di tutti quelli che si approfittano o che si sono approfittati del tuoi buoni sentimenti, Kagome! - tentò di spiegarsi l'anziano.

- Ma Inuyasha non è come loro! - quasi strillò lei, con le lacrime agli occhi. Perchè? Perchè il nonno non capiva? - Lo stai già giudicando a priori, senza conoscerlo! Che ne sai di quello che prova per me? E di quello che io sento per lui? Ti sei fermato all'esterno, nonno, senza nemmeno aspettare. Già il fatto che è un demone, non va bene, vero? -.

L'uomo ammutolì, basito, di fronte a quella sfuriata, così poco usuale nel carattere della nipote.

- Se davvero avessi voluto il mio bene, nonno, mi avresti ascoltata, prima di tutto. Incoraggiata, come ha fatto la mamma. Mi avresti lasciato spiegare che non è stata la professione di Inuyasha, il suo aspetto o altro ad avermi conquistata, ma il suo cuore, il suo essere sempre presente per me. Per l'amore che mi ha donato e per l'anima a cui mi ha permesso di accedere. Sono certa che il suo amore per me sia diverso da qualsiasi altro io abbia mai sperimentato sulla mia pelle, ed io stessa non mi sono mai sentira così, prima! Capita, amata davvero, rispettata, protetta - sbottò la ragazza.

- K-kagome! Ma io - tentò di dire il nonno.

Purtroppo la nipote era ormai come un fiume in piena: - Ero venuta qui per condividere con voi la felicità che provo nell'avere Inuyasha al mio fianco. La mamma e Sota l'hanno accolto splendidamente. A te non va bene? Non mi interessa! I tuoi preconcetti possono anche andarsene al diavolo! - concluse Kagome, alzandosi di scatto dal tavolo.

Brutta mossa.

Proprio in quel momento, dietro di lei, era spuntato Sota portando in tavola altre pietanze su di un vassoio. L'impatto fu inevitabile.
Inuyasha osservò per una frazione di secondo, allarmato, il contenuto venire sbalzato in aria: riso, nattō e Soba*** in brodo bollente.
Istintivamente e senza pensarci un solo istante, si slanciò verso la sua ragazza, facendole da scudo, mentre Sota finiva a terra, sbattendo il sedere sul Tatami.

- Ahia! Kami! Sorellina, stai bene? Mi dispiace, non pensavo che ti alzassi! - disse il fratello, mortificato.

Kagome aprì gli occhi che aveva chiuso senza accorgersene, sentendo una goccia di qualcosa di bollente caderle sul viso. Si specchiò nelle iridi dorate di Inuyasha, che la guardavano preoccupate.
Confusa, aggrottò le sopracciglia. Notando però come il giovane fosse completamente zuppo, imbrattato di riso, con il nattō che colava viscido tra i lunghi capelli d'argento, si rese conto della situazione.
Lo Tsuyu**** caldo le sarebbe finito addosso, bruciandole il viso, se non fosse stato per Inuyasha.

- Oh Kami! Inuyasha, tesoro! Stai bene? - proruppe la ragazza, in preda al panico, mentre si rialzavano.

Gli pulì il viso con un fazzoletto, tentando di togliergli almeno gli spaghetti dai capelli. - Sono tutto intero, non preoccuparti! Ho solo fatto un bagno caldo fuori programma. Brucia un po', ma guarisco in fretta, lo sai! È uno dei vantaggi del sangue di demone! Puzzerò per un po' di fagioli fermentati, ma non importa - la rassicurò - Tu, piuttosto? Non ti sei bruciata, vero? E tu, ragazzino? Senti qualche botta? - domandò a Sota.

- Tutto bene, grazie, fratellone! Che riflessi! Le hai fatto da scudo! - commentò ammirato il fratello di Kagome.

- Santo cielo! Che è successo? Siete tutti interi? - domandò preoccupata la Signora Higurashi - Aspetta, caro! Vado a prenderti un salvietta per pulirti, oppure puoi andare direttamente e farti un bagno - propose ad Inuyasha.

- No, non si disturbi, signora! Io - tentò di replicare il giovane, ma gli sfuggì un tenue mugolio di dolore. Kagome aveva infatti tentato di asciugargli le orecchie che, purtroppo, erano il punto del suo corpo che più di tutto aveva risentito dell'incontro con il liquido bollente.

- Forse è meglio che torniamo a casa - mormorò a capo chino la giovane - Mi dispiace che la serata si sia conclusa in questo modo, mamma. Scusami - affermò amareggiata.

- Kagome, ma - tentò di dire la donna.

La figlia, alzando la testa, le rivolse un sorriso forzato. Aveva le lacrime agli occhi, si vedeva che stava per scoppiare!
- Scusa, mamma - ripetè - Ti chiamo domani, eh? Ciao Sota. Nonno - concluse, lasciando la stanza e praticamente fuggendo via dall'abitazione.
"È colpa mia! Non ne faccio una giusta! Inuyasha aveva ragione, nel voler aspettare a conoscere il nonno! E, per colpa mia, si è anche bruciato!" pensò, scoppiando a piangere.


Dentro casa, Inuyasha sospirò, sconfortato, osservando il Signor Higurashi fissare la porta oltre la quale la nipote era scomparsa, il nome di Kagome bloccato tra le labbra in un vano richiamo.
Il mezzo demone quasi ringhiò di esasperazione, sentendo l'odore delle lacrime della ragazza: - Accidenti a lei! Quando la smetterà di reagire ai problemi e alle discussioni fuggendo via? Che nervi, quando fa così! - borbottò.

Si rivolse poi ai presenti e al nonno in particolare: - Non si preoccupi. Sono certo che Kagome non pensasse davvero ciò che ha detto. Vado a farla calmare. Domani mattina sarà di nuovo tutto come prima, vedrete! Mi dispiace aver arrecato così tanto disturbo - continuò, rammaricato - Non era certo mia intenzione farvi litigare o dividere la vostra famiglia. So cosa vuol dire non averla, una famiglia, e mai avrei voluto essere causa di contrasto tra voi - concluse - Grazie di tutto. Ora scusatemi, vado a recuperare quella testona. Arrivederci -.

E si congedò, uscendo ed afferrando anche la giacca e la borsetta che la ragazza aveva lasciato sull'attaccapanni in corridoio, per la fretta di correre via.

Kagome era seduta sulla panchina sotto al Goshinboku e piangeva.
Il mezzodemone la scrutò per un lungo attimo, sedendosi al suo fianco e mettendole il soprabito sulle spalle.

- Come ha potuto dire quelle cose! Lo odio - singhiozzò la giovane.

Inuyasha la guardò, mortificato: - No, Kagome, non dire così. Non dire cose che non pensi e di cui potesti pentirti, solo spinta dalla rabbia - le mormorò, facendole una carezza - Mi dispiace. Per colpa mia hai discusso con tuo nonno. Non volevo che accadesse. Non per causa mia - continuò.

- Non è colpa tua! È quel testone antipatico che - gli rispose la ragazza, venendo però interrotta da lui:

- Tsk! Guarda che anche tu non scherzi, nell'incaponirti su qualcosa, sai? - osservò ghignando Inuyasha.
Tornò però subito serio, mormorando, incerto: - Forse ha ragione, però. Io porto solo problemi. Non avercela con lui, voleva solo essere certo che tu non dovessi affrontare di nuovo certe cose. Forse sono davvero io che non vado bene. Sono solo, senza famiglia, lavoro tutto il giorno. Cosa potrei mai offrirti? - considerò.
 
A quelle parole, Kagome sobbalzò, affrettandosi a guardarlo bene in faccia, allarmata.
I bellissimi occhi ambrati di lui erano tristi.

- Che stai dicendo? No! No, amore mio, non farti condizionare da ciò che ha detto il nonno, ti scongiuro! - gli disse, veemente, prendendogli il viso tra le mani - Io ti amo! Solo questo conta. Hai capito? -.

Una vena di timore ed incertezza le incrinò la voce: il nonno aveva torto! Però, se dopo quella scenata, Inuyasha avesse deciso di non volerla più? Si era comportata come una bambina immatura e capricciosa, dopo tutto!

Il mezzodemone le asciugò con un dito le lacrime che le erano rimaste intrappolate tra le ciglia e la baciò dolcemente sulle labbra.
- Lo so che mi ami! Me lo ripeti ad ogni occasione! Se continui così mi verrà un attacco di diabete! - scherzò lui - Andiamo a casa, che dici? Non vedo l'ora di togliermi di dosso questa roba disgustosa e puzzolente! - ammise.

Kagome ridacchiò: - I filamenti di soia e fagioli nei capelli ti danno un'aria affascinante, però, sai? Peccato solo per la sensazione di appiccicoso - lo schernì.

- Che cosa?!? Oh, brutta... Pensa un po'! Io mi prendo un paio di scodelle di roba bollente, puzzolente ed appiccicosa in testa al posto suo, e lei mi prende in giro! Tzè! - si finse indignato lui - Su, muoviamoci, esperta della fuga dalle situazioni spiacevoli! - la esortò alzandosi e tendendole una mano.

- Io non scappo, antipatico! - lo rimbrottò Kagome, afferrando la mano di lui e lasciandosi tirare in piedi.

Inuyasha le rivolse un'occhiata eloquente: - Sì, certo, come no! No sei appena scappata, no! E neanche quella volta con Koga - ironizzò - Piagnona! -.

- Villano! - rispose la ragazza, dandogli una paca su una spalla.
Ovviamente finì per colpire anche i rimasugli di riso, nattō e brodo, producendo un leggero splash.
 
- Oddio, che schifo! Bleah! - commentò Kagome, con faccia disgustata.

- Ah! È così, allora? - disse Inuyasha con una strana luce birichina negli occhi: - Vieni un po' qui... - continuò - lasciati abbracciare -.

La giovane si affrettò a scansarlo, ridendo: - Nooo! Fermo! Non ti azzardare! Mi rovini il vestito! - lo ammonì con voce acuta.

- Non mi merito nemmeno un abbraccio, allora? Ingrata! - smucciò il mezzodemone, avvicinandosi a lei.

- Umh... Fammici pensare un momento. No! Non se ne parla! Fermo!!! No!!! Sembri il mostro della palude! - rise la ragazza, correndo verso le scale.

- Questa me la paghi, sappilo! Andiamo, stupidina! - le sorrise Inuyasha, prendendola semplicemente per mano.
Scesero la lunga scalinata, non accorgendosi che qualcuno, da poco lontano, aveva assistito fin dal principio, all'intera conversazione.
 
~*~*~*~*~
 
 
Kagome tornò a casa in taxi, da sola. Inuyasha non aveva voluto appestare il veicolo, optando per farsi una passeggiata.
Si erano quindi salutati quasi subito, con la promessa di vedersi il pomeriggio seguente. Lui l'aveva baciata dolcemente, sussurrandole, rassicurante: - Andrà tutto bene. Si sistemerà tutto, vedrai. Buonanotte. A domani -.

Lasciando perdere per il momento l'argomento nonno, non si sentiva ancora del tutto serena: quelle mezze frasi dette dal mezzodemone sul fatto che l'anziano sacerdote potesse avere ragione; che lui si sentisse la causa del litigio e che lei avrebbe anche potuto trovare di meglio, l'avevano resa inquieta.

Un guizzo dell'antica insicurezza tornò, malevolo, a farla vacillare: "E se lui, dopo stasera, non volesse più avere niente a che fare con te e con la tua famiglia? Non avrebbe torto!".

Scacciò immediatamente quel pensiero.

No.

La discussione con il nonno era servita anche a lei. Si era riscoperta sicura, determinata, ferma, nel voler difendere quell'amore. Pronta a lottare per esso. Pronta a dimostrare agli altri e a se stessa che, quella volta, le cose sarebbero andate diversamente.
Con Koga, Byakuya,Naraku, lei si era come rassegnata agli eventi. Non aveva nemmeno tentato di farli desistere dal loro intento, quando l'avevano lasciata. Semplicemente, era rimasta ferma, a piangere e a compatire se stessa.

Anche in discussioni con il nonno come quella di poco prima, solitamente, si sarebbe limitata a chinare il capo ed incassare in silenzio. Quella sera, invece, qualcosa in lei era scattato.
Aveva sicuramente sbagliato a perdere le staffe, ad essere preda dell'ira.
Nemmeno con Byakuya era stata incline a vendicarsi. Infatti ci avevano pensato gli amici, mentre lei era rimasta in camera sua a piangere.
Stare con Inuyasha l'aveva cambiata. L'aveva aiutata, migliorata. L'aveva resa donna. Una donna determinata ad accogliere a piene mani ciò che il futuro aveva in serbo per lei. Anzi, no. Per LORO.
Non si sarebbe più tirata indietro di fronte alle difficoltà, non sarebbe più rimasta una passiva osservatrice degli eventi.
Ripensandoci, era la stessa identica cosa che aveva fatto anche alcuni mesi prima, la volta in cui aveva incontrato Kikyo e Naraku. Aveva reagito. Non si era nascosta o era scappata per non farsi vedere dall'ex, prevedendo già la possibile umiliazione, nel caso in cui avesse dovuto parlarci. E, anche con Koga, ci aveva provato, a tenergli testa. Fallendo, ok. Ma aveva tentato.
Nonostante tutto, forse già allora, il suo cuore aveva compreso di essere legato a doppio filo con quello di Inuyasha.
Un sorriso sereno si disegnò sulle sue labbra.
Si ripromise di tornare dal nonno l'indomani, a colazione, per chiarirsi con lui il prima possibile.
Nell'immediato, però, aveva un mezzodemone a cui dare una bella strigliata, a causa delle convinzioni pessimiste che l'avevano pervaso.

Quello stupido! Davvero lui aveva paura di non andare bene per lei?

Notando di essere giunta sotto la propria abitazione, si rivolse al conducente del taxi: - Mi scusi? Senta, potrebbe attendere cinque minuti qui sotto? Salgo un attimo in casa e torno immediatamente. Poi dovrebbe portarmi da un'altra parte, per favore -.



* Il Nattō (in kanji 納豆 o in hiragana なっとう?) è un alimento tradizionale giapponese prodotto attraverso la fermentazione dei fagioli di soia. Viene solitamente consumato abbinato a riso e succo di soia o senape. È classificabile perciò come condimenoto. Il sapore, molto forte, per un occidentale è di solito considerato sgradevole.


** Il St Luke's International Hospital, come già detto, è un ospedale, situato nel distretto Chuō del quartiere giapponese di Tsukiji. L'indirizzo ufficiale riportato è: Giappone, 〒104-8560 Tokyo, Chuo, 明石町9−1

È un ospedale universitario, aperto nel 1902 come struttura medica dalla Chiesa Episcopale degli Stati Uniti. Oggi è uno dei più grandi e più forniti centri ospedalieri del centro di Tokyo. È un ospedale cristiano e la struttura annessa presenta un rinomato e molto selettivo ed elitario programma di tirocinio per studenti provenienti da tutto il mondo, della durata di 4 settimane, potendo far pratica, a rotazione, in quattro dipartimenti.

Ora, vi chiederete (ed io con voi!) come mai di un ospedale di fondazione americana in Giappone. Beh, da quello che ho potuto capire, (visto che i siti erano in inglese XD) ci fu un tale, dottor dolf Bolling Teusler M.D. (1876 - 1934) , un dottore e missionario inviato in Giappone, operante per la Foreign and Domestic Missionary Society of the American Episcopal Church. Questo dottore si focalizzò inizialmente sulla salute e cura e prevenzione nei bambini,  oltre che nella salute ed igiene pubblica. È ricordato in Giappone come il fondatore e ideatore del St. Luke's International Hospital.

Esso fu distrutto completamente nel 1923 dal grande terremoto del Kanto, ma ricostruito grazie ad ingenti donazioni anche di Americani, come la famiglia Rockefeller (che supportò, tra l'altro, la creazione dell'Istituto di igiene pubblica in Giappone ^^) e all'aiuto dell'architetto Antonin Raymond.
Nel 1927 l'Università per infermieri dell'ospedale ( St. Luke's College of Nursing ) divenne il primo college di quel tipo instituito in Giappone.
L'ospedale fu in grado di restare aperto ed operativo anche durante la seconda Guerra mondiale, con uno staff di 40 dottori e 150 infermieri. Alla fine della guerra, il centro fu requisito dall'esercito statunitense, diventando il 49° ospedale generale dell'esercito. Tuttavia, si continuò a fornire assistenza anche ai giapponesi.
Nel corso degli anni, le strutture e le attrezzature continuarono ad espandersi, pur rimanendo localizzati nella stessa area di Tsukiji del nucleo ospedaliero nativo. Visto anche il nome, ha un forte legame con la Chiesa Anglicana in Giappone. In quanto ospedale cristiano ha anche una cappella (quella originaria fu progettata e realizzata nel 1933 dall'architetto John Van Wie Bergamini ed è una delle poche strutture dell'antica Chiesa Anglicana, costruite nel centro di Tokyo prima del secondo conflitto mondiale ancora esistenti.)

Il St. Luke's International Hospital è oggi l'ospedale più grande della capitale e un centro internazionalmente riconosciuto nell'insegnamento e formazione di figure professionali nel campo della medicina. Coloro che si diplomano hanno inoltre l'alta possibilità di poter rimanere a lavorare in loco. È un'istituzione, per i giapponesi, essendo il primo complesso di quel genere ad essere stato istituito a Tokyo. Una struttura di eccellenza, insomma! ^^


*** La soba (蕎麦?) è un sottile tipo di pasta di grano saraceno avente forma simile ai tagliolini o agli spaghetti, tipico della cucina giapponese. Viene mangiata sia fredda che calda ed è solitamente servita con varie guarnizioni e condimenti. Il piatto standard è la kake soba (soba in brodo), in cui i tagliolini vengono immersi in un brodo bollente chiamato tsuyu fatto con dashi, mirin e salsa di soia, guarnito con fettine di negi (cipolletta). La soba ni-hachi ("due-otto") consiste di due parti di farina di frumento e otto di farina di grano saraceno. La soba più famosa è chiamata Shinano Soba o Shinshu soba, e proviene dalla prefettura di Nagano.
Soba è anche la parola giapponese per il grano saraceno. Chicchi di grano saraceno arrostiti possono essere usati per produrre un tè di grano chiamato sobacha, che può essere servito caldo o freddo. I baccelli di grano saraceno (sobakawa) sono usati come imbottitura per i cuscini.

Occasionalmente si usa il termine soba per riferirsi ai tagliolini asiatici fatti con il frumento. A volte i ramen vengono chiamati chūka soba o shina soba (entrambe le parole significano "spaghetti cinesi"). La chūka soba precotta è usata per preparare la yakisoba, tagliolini sauté di frumento. Vengono tradizionalmente chiamati soba anche se non sono fatti di grano saraceno.

La soba è un piatto tipico giapponese, nato nel periodo Edo. Alcuni ritengono che sia stato importato dalla Cina, ma non è così: il piatto simile alla soba importato dalla Cina sono i ramen. 

in Giappone la soba viene mangiata con i bastoncini ed è considerata un cibo popolare e veloce sia da preparare che da consumare. Si può trovarla sia nelle stazioni dei treni, in appositi locali dove viene consumata in piedi, sia in ristoranti esclusivi e dedicati. Nei supermercati è possibile acquistarla precotta assieme a buste di brodo già pronto (tsuyu) per facilitarne la preparazione in casa, o soba essiccata da bollire come la pasta secca.
Come molta della pasta giapponese, anche la soba è spesso servita fredda in estate e calda in inverno. Viene mangiata tradizionalmente anche il 31 dicembre. Le guarnizioni sono scelte secondo la stagione e per bilanciare altri ingredienti; in genere vengono aggiunte senza essere troppo cucinate, sebbene alcune vengano fritte. Molti di questi piatti possono anche essere preparati con gli udon.

Soba calda in brodo:
In Giappone è tradizionalmente considerato educato sorbire rumorosamente (la parola giapponese per questo è tsuru-tsuru) la soba calda in modo da raffreddarla se la si mangia velocemente. In casa viene di solito preparata bollendo il brodo già pronto (tsuyu) ed immergendovi a scaldare la soba precotta; viene quindi servita in apposite scodelle con l'eventuale aggiunta di guarnizioni a piacere come il peperoncino, il negi ecc.
alcuni dei piatti più comuni di soba calda sono:
Kake soba 掛け蕎麦 – Guarnita con negi tagliato sottile e, a piacere, con una fetta di kamaboko (pesce frullato e cotto).
Kitsune soba (in Kantō) o Tanuki soba (nel Kansai) – Guarnita con abura age (tofu fritto).
Tempura soba 天麩羅蕎麦 – Guarnita con vari tipi di tempura, specialmente di gamberetti.
Tanuki soba (in Kantō) o Haikara soba (nel Kansai) – Guarnita con tenkasu (pastella di tempura fritta).
Tsukimi soba – Guarnita con uovo crudo, che galleggia nel brodo caldo.
Tororo soba – Guarnita con tororo, la purea di yamaimo (patata dolce).
Wakame soba – Guarnita con wakame (un'alga verde scuro).

Soba fredda:
La soba fredda viene servita con un'apposita versione più concentrata del brodo tsuyu chiamato men-tsuyu, servito a parte in apposite scodelle. La maniera più famosa per consumarla fredda è la zaru soba, nella quale i tagliolini essiccati vengono prima bolliti in acqua e poi raffreddati sotto l'acqua fredda, vengono poi serviti su piatto fatto con strisce di bamboo intrecciate a graticola, chiamato zaru. Usando i bastoncini, il commensale prende una piccola quantità di soba dal piatto e la immerge nel men-tsuyu freddo. Di solito, nello tsuyu si aggiungono sottili striscioline di nori (alga essiccata), wasabi grattugiato o in pasta, e negi. Questo piatto è popolare nei mesi estivi. Molto spesso, dopo aver consumato la soba, si beve il liquido rimasto nella scodella con l'aggiunta di acqua di cottura dei tagliolini. In mancanza del tradizionale zaru, in casa lo si sostituisce con uno scolapasta.

alcuni dei piatti più comuni di soba fredda:
Mori soba (盛り蕎麦) – Bollita, raffreddata e servita su un piatto o sullo zaru (griglia di bamboo piatta). Accompagnata da una salsa fredda in cui immergerli, solitamente una forte miscela di dashi, mirin, e shoyu. Mangiata con il wasabi.
Zaru soba (笊蕎麦) – Mori soba guarnita con nori.
Bukkake soba (ぶっかけそば) – servita con varie guarnizioni sparse sopra, dopo di che il commensale vi versa del brodo; tra le guarnizioni vi possono essere:
tororo – purea di yamaimo
oroshi – daikon (una specie di grossa rapa) grattugiata
natto – appiccicosi semi di soia fermentati.
okra – gombo fresco tagliato a fettine
Soba maki – Avvolta nel nori e preparata come il makizushi.
Per quanto riguarda la diffusione all'estero, isoba sono piuttosto popolari nella città di Campo Grande (in Brasile), dove vivono molti giapponesi immigrati da Okinawa. Vengono mangiati nei mercati cittadini o in speciali ristoranti chiamati "sobarias".

Varietà di soba si classificano solitamente:

1) per luogo di provenienza:
L'Izumo soba prende il nome dalla città di Izumo, prefettura di Shimane
Etanbetsu soba – dal nome della regione centrale dell'Hokkaidō (la città di Asahikawa)
Okinawa soba - da Okinawa e, più in generale, dalle isole Ryukyu; preparata con il maiale
Shinano soba – dal nome di Shinano nella prefettura di Nagano
Shinshu soba – dal nome della zona meridionale di Nagano
Izumo soba – dal nome di Izumo nella prefettura di Shimane

2) Per ingredienti:
Sarashina soba – sottile, leggermente colorata, fatta con grano saraceno raffinato
Inaka soba – (soba di campagna) spessa e fatta con grano saraceno integrale
Tororo soba o Jinenjo soba – insaporita con farina di patata dolce selvatica
Cha soba – insaporita con tè verde in polvere
Mugi soba – insaporite con yomogi, una varietà giapponese di artemisia
Ni-hachi soba – (soba due-otto) con 20% di frumento e 80% di grano saraceno
Towari soba o Juwari soba – con 100% di grano saraceno


**** lo tsuyu è, come detto sopra, il brodo in cui si serve la soba calda. È composto da salsa di soia e da altri due ingredienti principali:

- dashi (出汁, だし) cioè un leggero e limpido brodo di pesce, indispensabile nella cucina giapponese,[1] usato come base di minestre e come ingrediente liquido di molte preparazioni. Il dashi forma la base per la miso soup (zuppa di miso), il brodo chiaro, i noodles in brodo, e molte altre pistanze.

- mirin, una sorta di sakè dolce giapponese da cucina. Le materie prime sono rappresentate dal riso glutinoso cotto a vapore e il liquore di riso. il mirin è un elemento culinario indispensabile per la cucina giapponese: è infatti l'elemento fondamentale per la marinatura e la cottura del teriyaki, per la preparazione dei brodi di base e per la salsa a condimento dell'anguilla arrosto.

Esistono in commercio tre tipi di mirin differenti per la durata del processo di produzione e del grado alcolico finale:
Hon Mirin: il "vero mirin", quello con la gradazione alcolica più alta (14%)
Shio Mirin: ha un grado alcolico massimo di 1,5%
Shin Mirin: detto anche "mirin stagionale", praticamente non alcolico (meno dell'1%) e dal sapore più delicato.

salve ^^ il capitolo non è finito quì, siamo solo all'inizio degli eventi, ma ho deciso di dividerlo. Sarebbe diventato un papiro di 40 pagine, altrimenti. ^^ Quindi, da un capitolo ne ho ricavati due. Il resto (ora diventato il cap 12) arriverà a breve, dato che è già pronto. E si entrerà nel vivo XD. Alla prossima. ^^

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Capitolo 12
*** Ciò che sei per me ***


Capitolo 12     Ciò che sei per me.

 

La cosa più bella che ti possa capitare nella vita
è essere il rifugio di qualcuno.



Inuyasha aveva camminato un po', perso nei pensieri. Alla fine, la puzza di cibo che si sentiva addosso l'aveva convinto a tornare a casa. Non vedeva l'ora di fare una doccia.
Giunto sotto al condominio dove abitava, si accorse con sconcerto che la luce del soggiorno di casa sua era accesa. Precipitandosi nell'appartamento, pronto a fronteggiare eventuali ladri, si sorprese nel trovare l'ambiente tranquillo, inviolato e silenzioso, ad eccezione di un lieve suono d'acqua corrente. In effetti anche la luce del bagno era accesa.
Confuso, si accorse del paio di scarpe nell'ingresso, del familiare soprabito e della borsetta lasciati sul bracciolo del divano.
Pur avendo l'olfatto inibito dal tanfo dei fagioli fermentati, potè chiaramente cogliere il profumo dell'intruso. Avrebbe riconosciuto tra mille quella dolce essenza.

- Kagome? - la chiamò, dirigendosi verso il bagno - Che ci fai in casa mia? E come sei entrata, scusa? -.

La giovane, girata di spalle a controllare l'acqua della vasca che stava riempiendo, sobbalzò. Non l'aveva sentito rientrare.
- Oh, ciao! Ecco, io, beh! Avevo ancora la chiave di quando mi hai ospitato. Avevi pienamente ragione nel dire che, visto che ti sei preso un vassoio di cibo addosso al posto mio... Oh, insomma! - balbettò, arrossendo vistosamente - Volevo farti una sorpresa e ti ho preparato un bagno. E volevo almeno aiutarti nel togliere quella roba viscida dai capelli - confessò tutto d'un fiato.

Inuyasha la guardò, sorpreso ed intenerito da quella premura. Era passato tantissimo tempo da quando qualcuno si era preso cura di lui. Forse l’ultima volta era successo prima che sua madre morisse.
Osservando la vasca quasi piena, commentò, pratico: - Ok, grazie! Ti faccio però presente che non posso entrare nell'acqua così. La farei diventare un brodo di schifezze! -.

- E la doccia è messa lì per cosa, eh, mister precisino? - gli rispose Kagome - Lo so che a te fare il bagno non piace, che preferisci la doccia perché è più svelta. Ma, dato che hai anche questa bellissima vasca in stile moderno, perché non usarla, qualche volta? Prima vai in doccia e poi ti rilassi un po' nella vasca. Che dici? -.

- Mhh. A parte il fatto che non sono stato io a mettere vasca e doccia. Mamma diceva che fu papà a convertirsi alle docce all'occidentale, durante uno dei suoi viaggi in Europa. Comunque sia, dico che si può fare, a patto che anche tu venga a rilassarti insieme a me - sussurrò suadente, facendola arrossire.

- Scemo! Ti sembrano proposte da fare?! Piuttosto, vieni al lavandino. Voglio provare a toglierti più roba possibile dai capelli, prima di bagnarli -.

Inuyasha sbuffò, togliendosi la camicia e i pantaloni, ormai da lavare. Rimasto in intimo, prese uno sgabello e si sedette dove lei gli aveva indicato.
La ragazza osservò sconsolata l'ammasso di filamenti di soia, fagioli e riso nei bellissimi capelli di lui: - Accidenti! È tutto appiccicato! - si lamentò.

- Ma va? - rispose laconico il mezzodemone - Guarda che, se proprio ti fa schifo, ce la faccio anche da solo -.

- Zitto, brontolone! Ce la fai a sporgerti un po' con la testa verso il lavandino? Provo a lavarteli -.

Stando attenta a non mandargli troppa acqua nelle orecchie, Kagome iniziò la sua lotta contro ciò che imbrattava i lunghi capelli del ragazzo.
Al fine olfatto del giovane arrivò il profumo dello shampoo, tanto penetrante da stordirlo, quasi.

- Ehi Kagome! Che stai usando? Ha un'aroma soffocante - sbottò.

- Ah, sì. È uno shampoo al gelsomino. Me lo ha regalato Jakotsu. Ho pensato che potesse riuscire a far sparire la puzza di Nattō - gli chiarì.

- Gelsomino?!? Sul fatto che predomini sull'odore di cibo, sono d'accordo! È schifosamente intenso! Però poi io dovrò andarmene in giro profumato come una donnicciola? È una fragranza da femmine! - si lamentò Inuyasha, tentando di alzarsi.

- Fermo! E piantala di dire idiozie! Sarai solo bello profumato! Che male c'è, scusa? - replicò la ragazza, ottenendo in risposta uno scocciato - Tzè -.

Finita la prima operazione di lavaggio, il giovane entrò nella doccia per ripulirsi completamente. Kagome intanto tentò di lavargli la camicia, ammorbidendo almeno un po' le macchie di unto.
Tutta intenta in quella mansione, non si accorse di Inuyasha che, uscito dalla doccia, le si era avvicinato da dietro.
Sobbalzò, sentendosi scostare delicatamente i capelli dal collo. Alzando lo sguardo, osservò, riflessa nello specchio, la propria immagine e quella del ragazzo che, ancora gocciolante, le aveva cinto la vita.

"Oh Kami! È nudo!" pensò "Ovvio, cretina! Come se la doveva fare, la doccia, vestito!??".

- Allora, Signorina Higurashi, lo fa il bagno insieme a me oppure no? - bisbigliò suadente lui, lasciandole un leggero bacio sul collo.

- Non starai frequentando un po' troppo Miroku, ultimamente? - gli chiese la giovane, avvertendo un brivido di piacere attraversarle la schiena.

Inuyasha increspò le labbra, ancora posate contro la sua pelle, in un leggero ghigno compiaciuto, prima di darle un altro bacio.
- Come vuoi. Io intanto ne approfitto, visto il modo in cui ti sei tanto prodigata per farmi questa sorpresa - le disse, lasciandola e andando ad immergersi nella vasca.
- Cavolo, quanto scotta! Dì la verità, volevi cuocermi, vero? - brontolò.

- Ah ah. Divertente. Bollito di mezzodemone cane. Coriaceo come sei, non credo saresti comunque commestibile - sospirò la ragazza, osservandolo.

- Tzè! Scema! - sbottò lui, facendola sorridere.

Kagome lo contemplò, pensierosa. Il suo Inuyasha! Era sempre così bello e sexy, perfino con i capelli pieni di riso e spaghetti.
E, in effetti, non c'era niente di male nel fare il bagno insieme al proprio ragazzo, no?

Sentendo il rumore di una cerniera che veniva slacciata, il mezzodemone girò il viso verso di lei.

- Ehm... Io... Voltati, per favore! - gli chiese Kagome, imbarazzata.

- Feh! Non ti vergognerai a spogliarti davanti a me, spero! - le rispose Inuyasha, strabuzzando gli occhi nel vederla annuire.
- Roba da matti! Va bene, va bene! Mi giro! - borbottò, girandosi dalla parte opposta con il capo. "Come se non l'avessi già vista nuda! Che sciocca!" pensò, deglutendo. Tutto d'un tratto sentiva la bocca secca. Era un reggiseno a balconcino viola, quello che aveva intravisto prima di distogliere lo sguardo?

Se avesse saputo che era esattamente quello il problema di Kagome! Paradossalmente non era il farsi vedere nuda, ma evitare che lui notasse il tipo di biancheria che la ragazza aveva indossato quel giorno.
Accidenti a lei e alla sua idea di seguire i consigli per sentirsi più sicura di sé, letti su una stupida rivista! Tra le varie cose c'era anche la voce "indossare dell'intimo che ti faccia sentire bella".
Perciò, quel giorno, aveva tirato fuori un completo comprato insieme a Sango. Niente di eccezionale, vistoso o, peggio ancora, provocante. Un semplice reggiseno viola di pizzo con mutandine coordinate, lisce, ma con una leggera decorazione sul bordo a richiamare il ricamo dell'indumento soprastante.

"Kagome, sei una cretina!" si rimproverò da sola mentre si spogliava, appurando che Inuyasha aveva davvero distolto lo sguardo.
Già. Solo lo sguardo, però! Il giovane, infatti, non era riuscito a mettere a riposo anche gli altri sensi.
Le orecchiette canine sul suo capo si mossero, scattando appena, seguendo involontariamente i fruscii degli indumenti e il lieve rumore dei passi della ragazza verso la doccia. Poi quello dell'acqua, mentre nell'aria si diffondeva l'aroma del bagnoschiuma. Infine il suono quasi impercettibile delle gocce che le scivolavano lungo il corpo, fino a cadere sul pavimento quando Kagome uscì dalla cabina della doccia. La sentì correre velocemente, avvicinandosi a lui. Infine la dolce voce di Kagome bofonchiare un - Brr!! Che freddo!!! - per poi aggiungere, ad un tono normale: - Eccomi! Spostati un po' in avanti, per favore, tesoro -.

L'intenzione della giovane era infatti entrare nell'acqua calda, posizionandosi alle spalle di Inuyasha.

- Eh? Perché? Che vuoi fare? - protestò Inuyasha, voltandosi appena col capo per guardarla.

- Dai, che ho freddo! Voglio solo sedermi dietro di te. Così ti posso lavare la schiena! Avanti, testone! Fai come ti dico - replicò la ragazza.

L'ebbe vinta. Una volta immersa nell'acqua con un sospiro beato, lo costrinse gentilmente ad appoggiarsi con il busto contro di lei, abbracciandolo così da dietro.

- Mhh. Forse avevi ragione! Profumi tantissimo di gelsomino, anche se poi hai usato anche il tuo shampoo - appurò Kagome, affondando il naso tra i capelli d'argento di Inuyasha.

Il mezzodemone stava per replicare in modo sarcastico, ma ogni pensiero si fece poco coerente non appena la sentì strusciare appena il naso contro il suo collo, come un gattino, ed una delle piccole mani di Kagome accarezzargli, delicata come le ali di una farfalla, una clavicola.
Non riuscì a reprimere un sospiro, rilassandosi nell'abbraccio della sua donna e lasciandosi coccolare: "Che bella sensazione!" pensò "Se fare il bagno insieme è questo, non è affatto male! Potrebbe davvero iniziare a piacermi!".

- Inuyasha? - lo chiamò in un bisbiglio.

- Mhh? - mugugnò lui ad occhi chiusi.

- Avevi ragione. Ho sbagliato, a prendermela così con il nonno. Non avrei dovuto urlargli contro. Solo che, beh, volevo che lui capisse quanto tu sia importante per me. Che vedesse quanto mi rendi felice - confessò la giovane.

- Come posso averti resa felice se, per colpa mia, hai finito per litigare con la tua famiglia? - mormorò il ragazzo, dando voce al peso che sentiva sul cuore dopo la disastrosa cena di quella sera.

Kagome emise un leggero sbuffo, abbracciandolo con più vigore: - Stupido! Sì, io sono felice, con te! È così che mi fai sentire, rassegnati! Io - si interruppe per farsi coraggio, cercando di non arrossire - Io mi sento in pace, quando sono con te. Sul fatto che io e il nonno ci assomigliamo in quanto a cocciutaggine, è vero. Ok, abbiamo litigato. Domani gli riparlerò con calma e ci chiariremo. E, se così non fosse, se ne farà una ragione. Perché, checché ne dica lui, non ho la minima intenzione di rinunciare a te! Tu sei il mio rifugio, Inuyasha, come io spero di esserlo per te - ammise - Al diavolo ciò che pensano gli altri e le stupide teorie mie e di Jakotsu sul destino, sugli strani percorsi voluti dai Kami e quant'altro. Al diavolo tutti! Mi importa solo di noi due. Tu sei mio ed io sono tua. Ci apparteniamo. Questa è l'unica cosa che ha importanza, per me! - concluse dolcemente, baciandogli una spalla e nascondendo le guancie rosse di imbarazzo a causa di ciò che aveva appena detto.

Inuyasha sentì il proprio cuore battere all'impazzata. In preda ad un tumulto di emozioni, ruotò leggermente il capo per poterla osservare con la coda dell'occhio.

- Kagome - sussurrò stupito, tentando di girarsi, per baciarla, prenderla tra le braccia o fare qualsiasi altra cosa gli venisse in mente per farle capire cosa avessero scatenato nel suo cuore quelle parole. Davvero lei pensava questo di lui? Di loro? Davvero lo amava così tanto?

Riuscendo a malapena a muoversi, sbuffò e tentò di staccarsi dal dolce abbraccio della giovane, brontolando contro la scomodissima vasca.

Kagome ridacchiò: - Che succede? Sembri un'anguilla che affoga! -.

- Feh! Se solo tu non ti fossi messa dietro di me, ora potrei abbracciarti dannazione! Tu e le tue idee! - borbottò il mezzo demone.

La ragazza sospirò, divertita: - Aspetta. Mi sposto io, contento? Intanto ne approfitto per legami i capelli -. 

Si era infatti dimenticata di raccogliere la chioma corvina con il fermacapelli che sapeva di aver lasciato sulla mensola dello specchio sopra il lavandino. Per questo, si accinse ad uscire. In realtà voleva anche prendersi un minuto per calmare il forte imbarazzo che provava dopo la propria confessione!
Aveva già un piede sul pavimento, quando sentì uno sciabordio dietro di sé.
Il ragazzo si era sporto verso di lei e, all'improvviso, Kagome si ritrovò ad essere tirata indietro da un braccio che l'aveva cinta, di nuovo, per la vita.
Quasi cadde, ma Inuyasha la prese al volo tra le braccia, reggendola facilmente. Era leggera come una piuma, per lui!

- Ehi, dove vai? E il nostro bagno? - le domandò in un sussurro roco, sintomo dell'animo ancora in subbuglio a causa delle parole da lei dette poc'anzi.

- Ma sei matto!?! Avrei potuto farmi male!!! - lo sgridò la giovane, con il batticuore per lo spavento.

- Tzè! Hai così poca fiducia in me?! Ti ho presa, mi pare, e sei tutta intera, no? Era tutto calcolato! - sbottò saccente il mezzodemone, mentre la stava mettendo giù, di fronte a sé, tornando ad immergere entrambi nell'acqua calda.
La contemplò con sguardo dolce, scostandole i capelli umidi dal volto. Se la tirò ancora più vicina, stregato dai limpidi occhi dell'amata, brillanti per la paura e resi ancor più belli dal rossore improvviso delle gote.

- Umh! Non sarai mica imbarazzata, vero? - la punzecchiò.
- Sciocca - mugugnò, quando capì di aver indovinato.

Kagome aveva infatti distolto lo sguardo. Si sentiva a disagio. Lui la stava guardando in un modo che...

Non che fosse pentita di ciò che gli aveva detto. Lo pensava davvero. Voleva solo rassicurarlo. Però... che vergogna! Era la prima volta che metteva a nudo così la profondità dei propri sentimenti.
Smise di pensare non appena Inuyasha la prese per i fianchi, per poi abbracciarla ed avventarsi sulle sue labbra, coinvolgendola in un bacio famelico e pieno di passione. Senza smettere di baciarla, si spostò un po' indietro per appoggiarsi con la schiena alla parete della vasca, lasciandosi sfuggire un sospiro soddisfatto contro le labbra della sua ragazza.

Kagome si aggrappò alle spalle del ragazzo, cingendogli il collo e stringendosi ancora di più a lui. Mentre si baciavano, fece scorrere una mano su quel petto così ampio e forte, fermandosi all'altezza del cuore del mezzo demone. Si stupì nel sentirlo battere velocissimo sotto le sue dita.
E pensare che credeva di essere lei, a stare per morire di batticuore nel confessargli quanto lo amava!

Ansimando senza fiato, Inuyasha si staccò da quelle labbra che avrebbe volentieri divorato, tornando a guardarla intensamente, in modo quasi predatorio, ma al contempo pieno di dolcezza, amore e sollievo.
Kagome ne rimase quasi stregata. Percepì il ragazzo sovrapporre una mano alla sua ancora ferma sul suo torace.
Lui si premette quella piccola mano ancora di più contro il cuore, come a volerle dire "Lo senti? Senti come batte? È tuo. Il mio cuore è tuo, e batte solo per te".

La giovane gli sorrise dolcemente con gli occhi traboccanti di emozione, baciandolo ancora, in un dolce sfioramento di labbra.
Subito dopo però, gli bisbigliò, dispettosa: - Non ti starà mica venendo un infarto, vero? -. Voleva fargliela pagare per lo spavento di prima.

Il mezzo demone la fulminò con un'occhiataccia, schizzandola con un po' d'acqua.

- Ehi!!! Era solo una battuta! - si lamentò Kagome.

- Feh! Una battuta scema fatta da una scema! - la punzecchiò ancora Inuyasha.

- Che cosa!?!? Permaloso! Come ti permetti!?! - replicò lei.

- Permaloso!?! A me?!? Guarda che mi vendico! - si finse arrabbiato, bagnandola di nuovo.

La giovane lo schizzò a sua volta, ridendo.

- L'ho sempre detto che sei una bambina! - la prese in giro il ragazzo, tentando di acchiapparla ancora.

- Io? E tu, allora?! Sei terribile! È tutta sera che mi fai i dispetti! - lo rimbrottò Kagome, con un sorriso.

Seguì una breve battaglia di schizzi, che si concluse quando la ragazza si ritrovò intrappolata di nuovo nell'abbraccio del mezzo demone.
lnuyasha era infatti riuscito ad agguantarla per una caviglia, riavvicinandola a sè.

- Ti amo, Inuyasha - bisbigliò lei, rilassandosi e appoggiando una guancia contro il suo torace.

- Anch'io - soffiò il giovane, costringendola delicatamente ad alzare il viso - Ti amo, Kagome. Ti amo e dico sul serio! - affermò, prima di riappropriarsi della bocca di lei.

La ragazza si lasciò andare al bacio, affondando le dita nei lunghi capelli del mezzodemone.
Lo schiacciarsi contro il suo corpo le consentì però di notare che la loro piccola baruffa precedente non aveva scatenato solo divertimento e risate!
Sentendola sussultare, Inuyasha si staccò, fissandola imbarazzatissimo: - S-scu-scusa! I-io - balbettò. "Maledizione! Che vergogna! Mi sono eccitato come un ragazzino!".
Cosa poteva farci se, sentire il morbido corpo di Kagome contro il proprio e sfiorare con le dita la dolce curva dei suoi fianchi tentando di catturarla, gli aveva fatto quell'effetto!

Sebbene fosse imbarazzata quanto lui, a Kagome venne quasi da ridere nel notare l'espressione sbalordita dell'amato quando, rivolgendogli un sorriso complice, tornò a stringerlo a sè.
- Kagome! Che stai - tentò di dirle, ma non riuscì a reprimere un sospiro nel sentire le sottili dita della giovane percorrergli in petto, le spalle, i bicipiti, facendogli venire la pelle d'oca.
"Oddio! Se mi stuzzica così, poi io..." pesò, sentendo l'eccitazione aumentare.
- A-aspetta - tentò di nuovo.

- Shh! - bisbigliò lei contro la sua bocca, sorridendo maliziosa e baciandolo ancora.

Non riuscendo più a trattenersi, Inuyasha la avvolse tra le braccia con possessione, rispondendo al bacio con urgenza, percorrendo con la lingua quella dolcissima bocca.

Kagome emise un sospiro, chiudendo gli occhi, quando il mezzo demone prese ad accarezzare lentamente la schiena. Era una cosa che la faceva impazzire, sentirlo percorrerle piano la curva della spina dorsale.
Dal canto proprio, Inuyasha adorava sentirla rabbrividire tra le sue braccia!

- Kagome, io... - soffiò roco, spostandosi con le labbra, in una scia di baci, fino al lobo dell'orecchio sinistro della ragazza, mordicchiandolo appena.
Il consenso di Kagome alla richiesta che lui non aveva osato completare fu un nuovo sospiro.
Con un gemito, allora, le percorse la gola, alternando baci a piccoli morsi lievi, accarezzandole la nuca con una mano.
L'altra si era spostata dalla schiena ad uno dei fianchi e poi ancora più giù, lungo la parte esterna della coscia. Da lì tornò su, percorrendone l'interno fino a sfiorarle il ventre.

Kagome tremò di piacere sotto il tocco dei polpastrelli e delle calde labbra di Inuyasha che le lambivano il collo. Si sentiva accaldata e non era certo da lei essere così intraprendente, ma sentire quanto il giovane la desiderasse, l'aveva riempita di languore. Sentiva il bisogno di fare l'amore con il suo ragazzo.
Represse un ansito quando le carezze del giovane si fecero più ardite e lei si ritrovò a ricambiare quel tocco, tornando a percorrergli il petto, seguendo il contorno dei muscoli, scendendo timorosa sempre più giù, più giù, verso luoghi in cui mai aveva osato spingersi.

Al mezzodemone scappò un gemito.

La mano che era ferma tra i capelli corvini di Kagome scese a lambirle il seno, facendola inarcare contro di lui.

- Inuyasha, ti amo! E non smetterò mai di farlo, mai! Niente e nessuno riuscirà a farmi cambiare idea - ansimò la ragazza, stringendosi contro il suo corpo e strusciandosi appena contro di lui, nel momento in cui i loro bacini si sfiorarono.

- Tesoro mio. Sì, sei... mia... solo mia - le rispose il ragazzo, abbracciandola stretta e baciandola ancora.


Una piccola parte del cervello di Inuyasha, ottenebrato dalla passione, registrò un suono disturbante proveniente dal soggiorno. Tentò di ignorarlo, ma, alla fine, sbuffò, staccandosi dalle labbra di Kagome.
- È mai possibile che quel tuo dannato cellulare debba sempre interromperci sul più bello? - brontolò affannato, in risposta all'occhiata stranita di lei.

- Queste magnifiche orecchiette non sbagliano mai, eh? - mormorò dolcemente la ragazza, accarezzandole - Sarà Sango che vorrà sapere dove sono finita. Lascialo suonare - capitolò, tornando a cingergli il collo.

Lui però non le diede ascolto, dubbioso. Se fosse stata l'amica, avrebbe potuto ben immaginare che la giovane fosse rimasta da lui, no? Non c'era bisogno di chiamare.
No. A giudicare dall'insistenza, doveva essere qualcun altro.

Si alzò quindi con lei in braccio, incurante delle sue proteste. La mise giù sul tappeto, avvolgendola poi nel suo accappatoio.
Il mezzodemone si asciugò sommariamente, legandosi un asciugamano in vita. Infine uscì dal bagno, ancora gocciolante.

- Bagnerai tutta casa così! Inuyasha! - gli disse Kagome, contrariata.

La ragazza si stava ancora tamponando i capelli quando il giovane tornò con in mano il telefono di lei.

- È tua madre. Ti conviene rispondere. Ti aveva già chiamato altre due volte -.

Kagome si allarmò. Era tardi, per gli standard dei suoi familiari. A quell'ora il nonno si stava preparando per andare a dormire.
Si portò il cellulare all'orecchio con mano tremante: - Pronto? -.
Ciò che si sentì dire dalla voce concitata della madre la pietrificò.

Inuyasha la vide sgranare gli occhi ed annaspare, sollevando poi lo sguardo spiritato, spaventato e pieno di lacrime verso di lui. Sembrava sul punto di avere un attacco di panico.

- Inu...Yasha. I-il nonno. Kami, no! - singhiozzò, accasciandosi in ginocchio sul tappeto.

Il Signor Higurashi, bisticciando con Sota per quanto successo con Inuyasha e Kagome, si era voltato di fretta, mentre saliva le scale. Era scivolato, mancando il gradino, perdendo così l'equilibrio. Aveva sbattuto la testa ed era svenuto.

Preoccupato, il mezzo demone le si inginocchiò accanto e le sfilò dolcemente di mano il cellulare.
- Signora Higurashi? Sono Inuyasha. Si calmi e mi ripeta cosa è successo - disse in modo professionale. Da infermiere, sapeva mantenere il sangue freddo. - Sì, ho capito. Ha già chiamato un'ambulanza? Sì, bene. Quando arriva, chieda di portarlo all'ospedale dove lavoro - mormorò - Mi raccomando, voi intanto cercate di non muoverlo, aspettate l'arrivo dei paramedici. Sì, certo, ci penso io. Vi raggiungeremo il più presto possibile. Lei tenti di calmarsi, signora e - si interruppe, aggrottando le sopracciglia - Signora? Mi passi il ragazzino, per favore - ordinò. Sentiva Sota piangere e disperarsi dal ricevitore. - Sota. Ascoltami. No, non è colpa tua, perché stavate discutendo; poteva succedere a chiunque di noi. Calmati! Pensa a tua mamma. E anche al nonno. Non sei di nessun aiuto, se piangi. Mi hai capito? Bravo. Tranquillo. Presto vi raggiungiamo, saremo da voi in un baleno, ok? Bene. Tranquillo. State calmi - concluse, riagganciando.

Compose immediatamente un altro numero, osservando preoccupato la sua ragazza. Kagome tremava, lo sguardo perso nel vuoto.

- Pronto, Jinenji? Sono Inuyasha. Ascolta, a breve arriverà in emergenza il nonno della mia ragazza. Ottant'anni circa, è caduto delle scale ed ha perso conoscenza. Alta probabilità di trauma cranico. Ho fatto in modo che l'ambulanza lo porti lì da noi. Sì... Ti ringrazio. A dopo - e terminò la chiamata, concentrandosi su Kagome.

- Kami, no. Io... Io ho anche litigato con lui! Domani mattina avevo intenzione di andare da lui e scusarmi, portargli il giornale. I-io ho... oddio! L'ho mandato al diavolo e ho detto di odiarlo! No! No, non è vero. Non è vero che lo odio. No, non può essere successo davvero che… - annaspò la ragazza.

- Kagome, guardami. Respira. No, amore. Calmati! - le disse il ragazzo, stringendola a sè in un abbraccio, gli occhi d'oro contriti.

La giovane proruppe in un pianto convulso, aggrappandosi a lui.

Inuyasha lasciò che si sfogasse, limitandosi a stringerla e a cullarla appena. Avrebbe voluto poterle dire che sarebbe andato tutto bene, ma sapeva, per esperienza, che quella era una cosa da non fare prima di essere bene a conoscenza della gravità o meno delle condizioni del paziente. Non c'era niente di più deleterio della bugia dell' "andrà tutto bene", nel caso le cose non fossero andate così!

- Inu - singhiozzò Kagome, stringendosi a lui come un naufrago alla disperata ricerca di un appiglio in mezzo al mare in tempesta.

Il mezzodemone le prese il viso tra le mani, baciandole delicatamente gli occhi, la fronte, le labbra che sapevano di sale: - Shh. Calmati, piccola. Respira. Adesso andiamo a vedere che è successo, ok? - tentò di rassicurarla - Dai, rivestiamoci. Calmati. Ci sono io, con te -.


Giunti all'ospedale, Jinenji, centralinista ed addetto all'accettazione del pronto soccorso, li informò che la Signora Higurashi e Sota erano nella sala d'aspetto, mentre l'anziano sacerdote era immediatamente stato sottoposto a Tac e lastre.
Dopo aver affidato Kagome alla madre ed aver fatto un'impacciata carezza di conforto sulla testa a Sota, scompigliandogli i capelli, Inuyasha si allontanò per cercare il dottor Suikotsu ed avere qualche informazione in più sulle condizioni di nonno Higurashi.
Ritornò da loro un quarto d'ora dopo, osservando preoccupato Kagome che se ne stava seduta rigida, a capo chino, stropicciando la gonna del vestito tra i pugni chiusi.
Alla vista di Inuyasha però, la ragazza si alzò di scatto e, fregandosene degli spettatori, tornò a rifugiarsi tra le braccia di lui. Il giovane quindi si sedette, tenendola sulle sue ginocchia, stringendola in un abbraccio e lasciandole un lieve bacio su una tempia.

Dopo una lunga attesa, il gruppetto fu raggiunto dal primario: - I parenti del Signor Higurashi? - domandò Suikotsu.

- Sì, sono la nuora - rispose prontamente la madre di Kagome.

- Il signore sta bene, tutto sommato. È stato molto fortunato, tenendo anche conto dell'età avanzata. Una caduta del genere avrebbe potuto avere gravi conseguenze. Fortunatamente gli esami non hanno evidenziato alcun trauma cranico. Ha un gran bel bernoccolo, contusioni ovunque e la clavicola sinistra incrinata a causa del ruzzolone dalle scale - li informò.

Kagome, che aveva trattenuto il fiato fino a quel momento, si lasciò andare ad un sospiro di sollievo. - Kami, vi ringrazio! - esalò, alzando lo sguardo lucido di lacrime verso Inuyasha.

Il mezzodemone le sorrise, premuroso, bisbigliando: - Meno male! A quanto sembra, avevi ragione nel sostenere che il vecchietto ha la testa dura! - scherzò.

- Lo terremo comunque in osservazione almeno un paio di giorni, per essere tranquilli. Gli è già stata assegnata una stanza, se volete potete andare da lui. Non ha ancora ripreso conoscenza, ma confidiamo in un suo risveglio nel giro di poco - continuò il dottore - È la stanza 203. Ci pensi tu ad accompagnarli, Taisho? -.

Inuyasha annuì.

- Bene. Se si risveglia, chiamatemi - concluse il dottor Suikotsu.

- La ringrazio, dottore - disse la Signora Higurashi, facendo un inchino.



Fu Kagome a rimanere al capezzale del nonno. La madre era tornata al tempio per prendere quanto necessario alla degenza del suocero e per accompagnare a casa Sota.

- Niente ma, tesoro! - aveva detto categorica la donna, alle proteste del figlio minore - Domani c'è scuola e tu devi andare a letto. Ti prometto che, non appena il nonno si risveglierà, te lo faremo sapere -.

Seduta su una sedia a lato del letto, Kagome osservava da mezz'ora buona l'anziano ancora dormiente, tenendogli la mano destra stretta tra le sue, stando attenta all'ago della flebo. L'altro braccio dell'uomo era immobilizzato fino al gomito dall'ingessatura, che lambiva quasi il collo.

Inuyasha le massaggiò la schiena contratta, dandole un bacio tra i capelli: - Hai fame? Sete? Vuoi qualcosa? - le domandò.

Kagome lo osservò, grata per la premura ed il conforto: - Ho un po' di sete, ma posso aspettare - disse.

Un mugugno alla sua sinistra la fece però tornare concentrata sul nonno.

- Oh, bene. A quanto pare sembra stia riprendendo conoscenza - appurò il giovane - Vado a chiamare il dottore. Tu non fare niente, se si sveglia del tutto prima che io sia ritornato, cerca di tranquillizzarlo - la istruì.

All'arrivo di Suikotsu, Kagome fu fatta uscire dalla stanza, mentre il nonno veniva visitato.
Trovò Inuyasha ad aspettarla in corridoio, appoggiato al muro di fronte alla porta della stanza, con una tazza di thè caldo tra le mani.

- Tieni, bevi. È appena fatto. Mi sono intrufolato nella sala infermieri, anche se non sono di turno - confessò.

La ragazza bevve di buon grado, per poi abbracciare il mezzodemone. Le sembrava di essere una bambina lagnosa ed appiccicosa, ma proprio non le riusciva di stargli lontana: solo stretta tra le sue braccia la morsa della preoccupazione e dell'ansia sembrava allentarsi un po'.
- Grazie per essere rimasto con me - gli sussurrò.

Lui si limitò ad alzare gli occhi al cielo, con uno sbuffo: - Ci mancherebbe altro! Dove cavolo volevi che andassi? -.

Purtroppo, notò Hiten sopraggiungere verso di loro, percorrendo il corridoio. I due si incenerirono a vicenda con un'occhiataccia.
Sentendo Inuyasha irrigidirsi, Kagome seguì la direzione in cui il ragazzo stava guardando.
Hiten la squadrò bene da capo a piedi con occhio lascivo, facendola rabbrividire di disgusto.

Inuyasha emise un basso ringhio minaccioso, così la ragazza si affrettò a tornare a stringerlo con vigore: - Shh. Non fa niente. Calmo, guarda me - gli sussurrò.

- Quel... Quel maledetto! Se osa ancora guardarti così lo faccio a pezzettini! - ringhiò ancora il giovane, con tono cupo e al limite dell'udibile.

Non poté continuare a borbottare perché si ritrovò con le labbra improvvisamente impegnate, mentre Raiju li sorpassava.

- Adoro quando fai il geloso! - soffiò divertita Kagome, staccandosi appena.

- Non sono geloso! - ribatté il ragazzo per la seconda volta nel giro di poche ore, ma l'aprirsi della porta di fronte a loro gli impedì di continuare e li costrinse a riacquistare una postura più consona al luogo in cui si trovavano.

- Signorina? Confermo quanto detto precedentemente. Nessun danno neurologico, il paziente è solo un po' confuso e dolorante - affermò il dottor Suikotsu.

Kagome gli sorrise e si inchinò, ringraziandolo di tutto cuore, per poi correre di slancio nella stanza: - Nonno! Oh, nonno! - gridò quasi, abbracciandolo.

- Kagome! Ahi! Piano, piano! Non stringere troppo! Sono tutto ammaccato - si lamentò l'anziano, biascicando.

- Oh, scusa! Scusami. Ho avuto così tanta paura, nonno! Non farmi mai più uno scherzo del genere! - lo sgridò la nipote, con le lacrime agli occhi.

Il Signor Higurashi sorrise, segretamente felice nell'appurare che il rapporto con la ragazza non si fosse guastato: - Kagome, ascolta. Ti chiedo scusa. Mi dispiace per oggi. Non avrei dovuto aggredirvi in quel modo - iniziò titubante.

Era sempre stato un uomo molto orgoglioso, in questo lui ed Inuyasha erano molto simili.

- Non preoccuparti di questo, adesso, nonno! Anche io ho sbagliato. Ho esagerato. Lo so che eri solo preoccupato per me. Sono stata irrispettosa. Puoi perdonarmi? -.

- Oh, bambina mia! Certo che sì - borbottò l'anziano, mascherando la commozione.

Kagome tornò ad abbracciarlo, facendo più attenzione di prima. Il nonno le accarezzò appena la testa con il braccio sano.
- Lo ami sul serio, vero? - le chiese.

La nipote annuì, alzandosi quel tanto che bastava per accertarsi che il mezzodemone non fosse in vista. Forse si era fermato a parlare con il suo capo.
Quindi continuò: - Sì. È diverso, rispetto alle altre volte. Non sono quasi in grado di spiegarlo, ma lo sento, nonno! Il mio cuore mi urla che lui è quello giusto per me. E che io sono giusta per lui. Beh, almeno spero! Spero che anche per lui sia lo stesso - ridacchiò - Non si sbottona mai troppo, riguardo ai suoi sentimenti. Poi magari ti lascia attonita all'improvviso con qualche gesto dolcissimo o dichiarazioni d'affetto brevi e concise. Non sarebbe male, sentirselo dire chiaramente, a volte. Però, non si può avere tutto, no? Voi uomini avete un orgoglio da mantenere, giusto? - concluse, strappando una risata anche al Signor Higurashi.

- E sia! Mi aveva già convinto con quel suo gesto di proteggerti dalla zuppa senza esitazione, come se fosse naturale, per lui, pensare a te prima che a se stesso. Diciamo che può andare, è in prova! - capitolò l'uomo, tornando serio.

La ragazza sospirò, felice: - Grazie, nonnino. Ti voglio bene -.

La stanchezza, la tensione e lo spavento si fecero di colpo sentire e, in breve tempo, anche grazie alle carezze del nonno, Kagome si addormentò, stretta a lui.

Inuyasha, allontanatosi un momento per lasciar loro un po' di privacy, si affacciò sulla soglia della stanza.

I due uomini si fissarono per un lungo istante, infine il giovane parlò: - Sono felice di vedere che non si è fatto troppo male, signore. Le serve qualcosa? Un altro cuscino? Dell'acqua? Antidolorifici? -.

- No, ti ringrazio. Fammi solo il piacere di riportarla a casa. È crollata, povera piccola -.

Inuyasha si soffermò con sguardo dolce sulla figura addormentata di Kagome: - Non so se sia una buona idea, signore! Ho il sospetto che, se si risvegliasse nel suo letto invece che qui, mi spellerebbe vivo per averla portata via senza il suo consenso! - commentò il mezzodemone.

Al sacerdote sfuggì una risatina, seguita da un mugolio di dolore. Le botte cominciavano a farsi sentire.

- Senza dubbio è meglio che gliela tolga di dosso. Potrei portarla a dormire nella saletta del medico di guardia, magari - considerò Inuyasha.

- Non se ne parla! A casa, ho detto! Non si sa mai quali brutti ceffi possano girare, anche se siamo in un ospedale - borbottò l'anziano.

Fu il turno del giovane, di ridere: - Già, qua dentro è pieno di demoni - ironizzò. Quindi sollevò delicatamente Kagome dalla posizione semisdraiata in cui era, prendendola in braccio.
La ragazza sospirò appena, accoccolandosi meglio tra quelle braccia familiari.
- Vado, allora. In caso di bisogno, prema il pulsante rosso che c'è alla sua destra ed una delle infermiere di turno arriverà subito da lei. Sua nuora dovrebbe essere qui a momenti, è tornata a casa ad accompagnare Sota e a recuperare il necessario per la sua degenza, Signor Higurashi - lo informò.

- Grazie, ragazzo. Grazie per come la tratti e per il modo in cui ti sei prodigato nell'aiutare me. Me lo ha spiegato il dottore. Ti chiedo scusa per il modo in cui mi sono comportato a cena. Vi ho visti e sentiti, sai? Dopo, fuori, al Goshinboku. Era da un bel po' di anni che non la vedevo ridere così. Ed essere così sicura di sé e di quello che diceva. Non tradire la sua fiducia né il suo amore. Ti chiedo solo questo -.

Il mezzodemone lo osservò stupito. Gli stava forse dando la sua benedizione?

- Non potrei mai prenderla in giro, Signore. Nonostante tutto, Kagome ha scelto me. Ha deciso di volermi accanto a sé, con sé. Ed io... Io ho scelto lei. Non farò come gli altri prima di me, glielo posso giurare, questo. Non so cosa ci riserverà il futuro, ma mai potrei allontanarla da me, perché sarebbe come perdere un pezzo di me stesso - mormorò il giovane, deglutendo imbarazzato, quasi più rivolto a se stesso che al nonno di Kagome.

- Bene. Sono felice di sentirtelo dire. Tuttavia, sappi che ti terrò d'occhio comunque - concluse il Signor Higurashi, guardandolo di sottecchi - Un passo falso e ti riempio di O-fuda - lo minacciò.

Inuyasha sbuffò divertito, ma l'arrivo della madre di Kagome gli impedì di replicare.
La donna passò loro a fianco, facendo una carezza alla figlia addormentata e sorridendo amorevolmente al giovane e al suocero: - Ben svegliato, nonno! - proruppe con il suo usuale sorriso.


Giunti all'esterno dell'ospedale, l'aria frizzante della sera fece destare Kagome dal torpore: - Inuyasha, il nonno - mugugnò assonnata.

- Sta bene. C'è tua madre, con lui. Dormi. Torniamo a casa, ok? - le disse lui, facendo segno ad un taxi di fermarsi.

Durante il viaggio sul mezzo, la tenne stretta a sé, osservandola dormire e ripensando a quella strana serata.
Sì chinò appena per baciarle una guancia e bisbigliarle in un orecchio, con la sicurezza che lei non l'avrebbe sentito: - Grazie, amore. Grazie per avermi concesso di entrare a far parte della tua vita. Non mi separerò mai da te, lo giuro. Forse non avrò mai il coraggio di dirtelo da sveglia, di aprirti completamente il mio cuore come invece tu hai fatto con me qualche ora fa - continuò, in un soffio quasi inudibile - Non sono avvezzo a fare dichiarazioni tanto sdolcinate, lo sai. Però ora mi sentirei perso, senza di te nella mai vita. Non sono più capace di stare da solo come facevo prima. La verità è che mi sono troppo abituato ad averti attorno - ridacchiò.

Ed era vero. Gli sembrava di essere diventato dipendente da lei, dal suo amore, dal modo in cui si prendeva sempre cura di lui.
- Sei sempre nei miei pensieri. Ti amo, Kagome. Non ho mai amato nessuno tanto intensamente, mai. Solo tu - concluse, arrossendo - Hai reso la mia vita meno vuota, tesoro mio -.

Intanto il taxi era giunto a destinazione.
La stanchezza piombò addosso anche a lui ed Inuyasha non ci pensò due volte: entrato in casa, mise Kagome a letto, stendendosi immediatamente accanto a lei e lasciandosi cullare dalle braccia di Morfeo.


                               ~×~×~×~×~×~×~×~


Kagome si risvegliò alle prime luci dell'alba.
Un sorriso le abbellì le labbra nel ricordare vagamente cosa avesse sentito pronunciare dal giovane che, al momento, ancora dormiva, tenendola stretta a sé. Il ragazzo, infatti, non si era reso conto che, la sera prima, l'amata non era del tutto addormentata, durante il ritorno in taxi.
Con disappunto notò di indossare ancora il vestito del giorno precedente. Tentò quindi di alzarsi, con l'intenzione di cambiarsi, senza svegliare Inuyasha. Purtroppo fallì miseramente e si ritrovò a contemplare, con un leggero batticuore, i begli occhi assonnati di lui.

- Ehi. Ciao. Che succede? - gracchiò il mezzodemone, con voce roca ed impastata - È presto! Perché sei già sveglia? - si lamentò, affondando il viso, con un leggero sospiro, contro il collo di Kagome.

- Ehi! Mi hai presa per un orsacchiotto da stringere? - scherzò la ragazza, accarezzandogli il capo, sfiorando distrattamente anche le orecchie canine del giovane.

- Mmhhh. Dai... Smettila! Lasciami dormire, ragazzina dispettosa! - mugugnò. In realtà adorava quando lei lo coccolava in quel modo!!!

Lei ridacchiò: - Ragazzina dispettosa?!? Come mai mi hai declassata? Fino a ieri sera mi chiamavi "amore" o "tesoro" - scherzò.

Inuyasha si corrucciò per un istante. Che diavolo stava dicendo? L'unica volta in cui l'aveva chiamata così era... Divenne rigido come una statua di sale e si scostò per guardarla ad occhi sgranati.
"Oddio! No! Lei dormiva! Ne sono sicuro! Non può avermi sentito!" pensò allarmato ed imbarazzato da morire.

Purtroppo il dolce sorriso della ragazza e i suoi occhi brillanti di felicità gli diedero la conferma di essere stato scoperto. L'aveva sentito! E lui aveva finito per fare la figura del codardo!!! Dannazione!!

Vedendolo arrossire, la giovane decise di rassicurarlo: - Non vergognartene! Hai detto delle cose bellissime. È stato bello sentirle, anche se, nelle tue intenzioni, non avrei dovuto venirne a conoscenza - ammise.
Si chinò per baciarlo appena sul naso: - Lo so che per te è difficile ammettere ad alta voce cosa provi. E non pretendo nemmeno che tu... Voglio dire, va bene così! Lo so, che mi ami. Però, beh, dopo quello che è successo, avevo bisogno di saperlo - ammise, arrossendo a sua volta - Sono una sciocca, lo so! -.

Inuyasha la osservò, sorridendo serenamente: - Ok. Vedo che sei tornata normale! Se inizi con le paranoie vuol dire che stai bene - scherzò.

- Scemo! Sei sempre il solito! - replicò lei, tornando ad abbracciarlo.

Dopo un po' però, Kagome si decise ad alzarsi, sospirando.

- Che c'è? - le domandò il mezzodemone.

Lei fece una smorfia: - C'è che mi hai messo a letto vestita. L'abito è tutto spiegazzato, ho caldo ed i collant mi danno fastidio. Vado a mettermi il pigiama -.

Il giovane si puntellò su un gomito, osservandola sedersi sul bordo del letto: - Guarda che non c'è bisogno che tu vada di là, per metterti comoda. Fosse per me, ti avrei spogliata tutta, ieri sera, ma non si sa mai. Avresti potuto svegliarti e darmi del maniaco - la punzecchiò.

La ragazza arrossì, guardandolo storto.

- D'altra parte, visto che sei talmente pudica da vergognarti anche solo a farti vedere in intimo da me, se vuoi faccio come ieri ed evito di guardarti. Chissà perché, poi, di questo tuo complesso! Non è mica la prima volta che ti vedo nuda - continuò malizioso Inuyasha.

Kagome prese un profondo respiro. Questa volta non l'avrebbe passata liscia, quel furbastro!

- Beh, sai com'è. Il mio ragazzo sembra particolarmente sensibile alla vista di certi completini. Lo facevo per lui, di andare di là a cambiarmi. Per non turbarlo. Però, se proprio insiste - gli rispose a tono, alzandosi poi in piedi e lanciandogli un'occhiata provocante.

Dandogli le spalle, iniziò a spogliarsi, tirando giù la cerniera del vestito, molto lentamente.
Quando l'abito le scivolò fino ai piedi, lo scostò, scalciandolo via. Fu poi il turno dei collant, che abbassò fino alle ginocchia.
Sentiva lo sguardo quasi bruciante di Inuyasha fisso su di sé.
Tornò a sedersi per togliere del tutto le calze.

"Per tutti i Kami!" pensò il giovane, mangiandosela con gli occhi e sentendo l'eccitazione divampare.
Scostando le coperte, gattonò fino a lei, cingendole la vita da dietro: - Razza di birbante! - borbottò con voce roca - Non ti credevo capace di sedurmi! Dove credi di andare? - esalò contro il suo collo - Effettivamente, ora che mi ci fai pensare, abbiamo in sospeso un certo "discorsetto", noi due! - aggiunse, sfiorandole l'addome con dita leggere, facendola rabbrividire.

- Birbante? Guarda che sei tu, ad essertela cercata! - lo redarguì la ragazza, appoggiandosi contro di lui.

Inuyasha la fece girare senza sforzo, stendendola sul letto: - Mhh, hai ragione. Tuttavia, sappi che questa tua piccola vendetta non mi dispiace per niente - sussurrò, prima di baciarla.

Kagome gli passò le mani sul petto coperto dalla maglietta. Notò distrattamente che, prima di coricarsi per la notte, lui si era tolto i jeans, restando in boxer.

- Sei bellissima - le sussurrò ammaliato, contemplandola.
Come spesso amava fare nei loro momenti di intimità, le sfiorò il labbro inferiore con la punta di un dito artigliato, ma, questa volta, si fece più ardito, scendendo a percorrerle anche il solco tra i seni ancora coperti dall'intimo e l'addome. La sentì emettere un sospiro e fremere di piacere.

Sobbalzò appena quando Kagome gli accarezzò la schiena, insinuando le dita oltre il bordo della maglietta di lui. Era gelata!
Rendendosene conto, la ragazza arrossì mortificata, ritraendosi: - Scusa, ho le mani fredde - soffiò.

Il mezzodemone le sorrise, scostandosi quel tanto che gli era necessario per spogliarsi la maglia, ritornando subito su di lei e baciandola, dopo aver mormorato: - Non importa, va bene lo stesso. Lo sai che mi piace, quando mi accarezzi -.

- Anche tu sei bellissimo - esalò in un sussurro Kagome, iniziando a sfiorargli le spalle, i bicipiti contratti nello sforzo di mantenersi sollevato, il torace scolpito, gli addominali, risalendo poi lungo la schiena, premendogli la pelle con le dita.

Inuyasha emise un sospiro contro le labbra di Kagome, chiudendo gli occhi per assaporare meglio quelle coccole, facendo combaciare le loro fronti.

- Ti amo - la sentì dire.

Tornò quindi ad aprire gli occhi, fissandola intensamente.
La tirò a sedere, finendo di spogliare sia lei che se stesso, sbarazzandosi dei pochi strati di stoffa che ancora separavano i loro corpi.

Nonostante il bisogno bruciante, la amò lentamente, assaporando ogni suo sospiro, ogni gemito, ogni sussurro.
Quando poi, non riuscendo più a trattenersi, la fece sua, Kagome lo strinse forte tra le braccia, cercandogli le labbra per baciarlo quasi con disperazione.

L'amore, il piacere, la tenerezza unita alla possessione. Quel miscuglio di sentimenti era quasi troppo. Si sentiva sopraffatta!
Ansimò, sorpresa, quando il mezzodemone la sollevò dalla posizione distesa in cui erano per mettersi seduto sui polpacci, con lei a cavalcioni su di sé.

- Ti amo - le bisbigliò affannato, immobilizzandosi un attimo e specchiandosi nei languidi occhi marroni che tanto adorava, sentendosi in loro completo potere.

- Inuyasha - mormorò la giovane, sentendosi impacciata, messa in quel modo.

Il ragazzo la afferrò per i fianchi, guidandola, mentre ricominciava a muoversi in lei: - Segui l'istinto, amore. Non pensare - le disse, sospirando quando Kagome si aggrappò alle sue spalle, ricominciando a gemere, chiudendo gli occhi e reclinando appena il capo all'indietro.
Lui la osservò estasiato, ansimando di piacere ad ogni affondo dei fianchi della ragazza contro i suoi. Il culmine arrivò per entrambi nello stesso istante ed il grido strozzato di Kagome si perse tra le labbra di Inuyasha.

Ansimante e dolcemente spossata, Kagome si lasciò andare su di lui.
Il giovane la strinse a sé, il viso contro il suo delicato collo, sdraiandosi tra le lenzuola con lei ancora addosso, accoccolata sul suo torace.

Dopo un po', inaspettatamente, le sbuffò una risata tra i capelli: - E, secondo quello là, tu saresti stata una "frigida riottosa"? Che demente di un lupo! Beh, peggio per lui. Non sa cosa si è perso! - mormorò mentre le percorreva distrattamente la schiena con una mano.

La ragazza riuscì ad alzare appena il capo e fissarlo corrucciata.

Il mezzodemone le regalò uno sguardo dolce: - Peggio per lui e meglio per me - continuò - Perché adesso, questa bellissima donna, passionale, meravigliosa, dolce e seducente è tutta mia. Solo mia - le sussurrò con tono sensuale - Mia e di nessun altro. Così come io sono suo. E giuro che nessuno riuscirà ad allontanarla dalle mie braccia -.

Kagome arrossì, lusingata ed emozionata: - Anche perché io non ho la minima intenzione di permettere che queste braccia mi lascino andare. Non mi scollerò da qui neanche morta! - scherzò per alleggerire l'atmosfera.

- Bene - mormorò Inuyasha, carezzandole una guancia arrossata.


Alcune ore dopo, verso le sette del mattino, il mezzodemone si risvegliò, rendendosi conto di essere solo nel letto. Confuso, fece per alzarsi.
La sua mano però incontrò un biglietto, appoggiato sul cuscino che ancora profumava di lei.

" Buon giorno, amore. ^^ Se stai leggendo queste parole vuol dire che non sono ancora tornata.
Non sono fuggita, tranquillo! Sono andata al tempio a vedere in che condizioni fosse Sota, a preparargli la colazione e ad accertarmi che vada a scuola. 
Dormivi così bene che non me la sono sentita di svegliarti. Sapendo che oggi sei di riposo, oltretutto.
Più tardi vado dal nonno, ma prima... aspettami lì, sarò di nuovo da te in un baleno.
Ti amo."

Pochi istanti dopo aver finito di leggere, sentì la porta di ingresso dell'appartamento venire aperta lentamente e qualcuno dirigersi, in punta di piedi, verso la camera.

Istintivamente rimise il biglietto dove l'aveva trovato e finse di dormire, godendosi con un sorriso i dolci baci che la ragazza, entrata nella stanza, gli diede sul viso con l'intenzione di svegliarlo.

Sì, era proprio bello, dopo tanto tempo, avere qualcuno accanto.








Salve! ^^ Come promesso eccomi qui ^^ spero di non avervi fatto venire un attacco di diabete XD
Ci avviciniamo alla fine, è previsto ancora un capitolo e l'epilogo ^^
Se vi va, fatemi sapere se sono stata troppo zuccherosa :-P
Alla prossima ^^

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Capitolo 13
*** Il dono del mio cuore ***


Capitolo 13          Il dono del mio cuore.



Se è possibile essere felice lo sarò.
Non farò il difficile e, anche se non sarà la felicità perfetta,
non farò lo schizzinoso.
Mi prenderò tutta la felicità che posso prendere.





Tempio Higurashi, inizio del mese di Dicembre.



- CHE COSA!?!? NO! Enne O! Non se ne parla! Ti ha dato di volta il cervello, nipote? -.

- Ma nonno! -.

- Non iniziare con il “ma nonno”,  o con “nonnino mio” e roba simile. Non attacca! La mia risposta è no! – sentenziò il signor Higurashi.

Kagome sospirò, finendo di bere il suo thè. Che cocciuto!

- Ti sembra giusto dover costringere Sango e Miroku ad avermi tra i piedi? Tra poco saranno marito e moglie, manca un mese o poco più! Non posso continuare a vivere con loro, ti pare? – riprovò ad argomentare la giovane.

- Certo che no! Potresti prendere in affitto un appartamento tutto tuo -.

- Non me lo potrei permettere, nonno, lo sai! – 

- Allora torna a vivere qui, la tua stanza è ancora intatta -.

Kagome lo guardò storto. Tornare a vivere dai suoi a quasi 27 anni, quando da ormai quasi 8 aveva cambiato residenza? E poi… ci avrebbe messo il doppio del tempo, ad andare al lavoro, partendo dal tempio! No, neanche morta! Ormai era indipendente!

Intuendo la direzione dei pensieri della nipote, il nonno continuò: - È inutile che mi guardi male! Sempre meglio qui, che andare a convivere con… quello là! – brontolò l'anziano.

- Nonno! “Quello là”?!? Smettila! Non mi sembra un'idea così malvagia, la mia, dopotutto! Inoltre non sarebbe nemmeno tanto distante, rispetto a dove abito al momento! –.

- Ti ho detto di no! Tu non andrai a convivere con quel tizio! Potrebbe approfittarsi di te! – continuò l'uomo, iniziando ad arrabbiarsi.

- Ancora!?! Quando lo capirai, che lui mi ama e non si approfitterebbe mai di me! Insomma, nonno! Cosa deve fare quel povero ragazzo per convincerti? Mi sembrava fosse tutto risolto! – sbuffò esasperata Kagome.

- Non capisci, bambina! Che vi sbaciucchiate mi sta anche bene, ma se lui iniziasse a volere di più, come la mettiamo? Potresti correre il rischio di… -.

- Oh, insomma! È una mia decisione, nonno, e tu non puoi… - gridò la nipote, imbarazzata per la strana piega che la conversazione aveva assunto. Il nonno che… alludeva al sesso!?! Il mondo stava andando forse a rotoli? Ok che la madre sapeva tutto, anche di Byakuya! Ma il nonno?! Santi Kami!

All'improvviso la porta scorrevole del soggiorno venne aperta con violenza.

- Avete finito!?! Basta! Piantatela di urlare! Io starei tentando di studiare, cavolo! – proruppe Sota – Già per me la chimica è un mistero irrisolvibile. Ci capisco ancora meno, se poi voi vi mettete ad azzuffarvi! Non riesco a concentrarmi! State zitti! -.

Gli altri due lo fissarono, interdetti da tanta furia.

- E comunque… Nonno! Non siamo più nell'epoca Sengoku! Il fratellone è senza colpa, sappilo! Anzi, tra tutti è il solo a non “essersi approfittato” di lei solo per diletto! Inoltre, Kagome è già stata parecchie volte a casa sua, cosa credi? – “E poi… la nave è già salpata!” pensò, senza dirlo.

- Che cosa!?! – sbottò basito l'anziano, guardando l'adorata nipotina ad occhi sgranati.

- E, sorellina. Sei grande, no? Piantala di venire a chiedere il permesso! Vuoi trasferirti dal fratellone Inuyasha perché i tuoi coinquilini si sposano? Fallo! -.

La sorella maggiore fissò il fratello a bocca spalancata. Come faceva lui a sapere che…?

Notando l'espressione sbalordita della sorella, Sota sbuffò, facendo spallucce: - Tu e la mamma dovreste stare più attente, quando vi fate le confidenze. Il nonno può anche essere sordo, ma io no! Torno a studiare. Ciao! – affermò, prima di tornare al piano superiore. 

Sentendo lo sguardo spiritato del signor Higurashi su di sè, Kagome abbassò il viso, imbarazzatissima e con le guance rosse.
Sota l'avrebbe pagata cara!

La madre fece la sua comparsa sulla soglia della cucina: - Tutto bene, nonno? Non farti venire un infarto! Va tutto bene! Come puoi vedere da solo, Kagome sta benissimo! – tentò di rabbonirlo.

Il suocero deglutì, portandosi la tazza di thè alle labbra con mani tremanti.

- Kagome, potresti venire a darmi una mano in cucina, cara? – chiese la donna.
Mai come allora la figlia fu felice di acconsentire.

Prima di lasciare il salotto, però, si rivolse all'anziano sacerdote: - Nonno? I-io… scusami se ti ho dato l'ennesimo dispiacere, se ti ho deluso – affermò.
Sostenne con tenacia lo sguardo dell'uomo, ferma e sicura delle proprie scelte: - Ti giuro però che Inuyasha non si è mai approfittato di me! Tu gli hai chiesto di non farmi del male, di non farmi soffrire. Ora tocca a te concedergli un po’ di fiducia, nonno! Anzi. Concederci. Fidati di noi, nonno. Per favore – lo pregò, prima di raggiungere la madre.


Le due donne rimasero in silenzio per un po’, concentrate nel preparare gli onigiri*.

Sospirando, la figlia si decise infine a chiedere: - Mamma? Credi che io stia sbagliando tutto, vero? – sussurrò mestamente.

La donna le sorrise: - Affatto! Stai solo facendo quello che ti senti di fare! E poi, credi forse che io stessa avrei lasciato correre su certe cose, se avessi pensato che la mia bambina stesse sbagliando? Te lo avrei detto! Per gli standard di alcuni sarebbe presto per una convivenza. – continuò.

Scoraggiata, Kagome abbassò il viso, preparandosi ad un nuovo rifiuto.

- Tuttavia, ognuno ha i suoi tempi. Ed io mi fido di quel ragazzo. È un uomo buono ed accorto. E ti rende immensamente felice. Inoltre ti conosco, figlia mia! Non avresti nemmeno preso in considerazione di abitare con lui, se non ne fossi stata sicura! Saresti tornata qui da noi. Nemmeno tu sei una ragazza avventata, che agisce senza cognizione. Se hai deciso di compiere determinati passi è perché lo volevi ed eri sicura che fosse giusto, no? – affermò, facendole l’occhiolino, allusiva.

La ragazza avvampò violentemente, capendo l'implicito riferimento.

- Mamma! – farfugliò imbarazzata.

- È normale, cara! Vi amate! E anche il Nonno lo sa! Se non fosse così, sarebbe già corso ad esorcizzare il tuo ragazzo, non credi? Invece è ancora di là a finire il suo thè – ridacchiò la signora Higurashi.

Per alleggerire l'atmosfera provò a cambiare argomento: - Allora… Sango sta tenendo sotto controllo il fidanzato fino al grande giorno? A che punto sono, con i preparativi? -.

- È quasi tutto pronto, ormai! Manca la torta nuziale e… sistemare me! Devo ancora cercare il vestito! Anche se sono la sua damigella, Sango mi ha lasciato carta bianca in proposito. Per quanto riguarda la casa… beh, l'appartamento appartiene alla famiglia di Miroku e mi sembra più che lecito che vogliano vivere lì, per il momento! È casa loro. E le stanze da letto mia e di Sango sarebbero perfette come camere per i bambini – riflettè – Sembra strano, e nessuno se lo aspetterebbe da lui, ma Miroku vuole avere un bel po' di figli da Sango! -.

- Riguardo al trasferimento, Kagome, sono certa che il nonno non sia totalmente contrario come vuol farci credere. Sai come è fatto, no? Gli piace sondare il terreno, mettervi alla prova! Forse sarebbe il caso che anche Inuyasha venga a discuterne con lui. Se saprà essere fermo e deciso come ha sempre fatto e come hai dimostrato di essere tu, il nonno darà la sua approvazione. Ammetto anche che io stessa mi sentirei più tranquilla, sapendoti con lui, invece che in un appartamento tutta sola -.

Kagome sospirò: - Peccato che per Inuyasha sia un periodo parecchio stressante, questo! È un testone! Si è incaponito nel riuscire ad ottenere le ferie per Natale e il mese prossimo, per il matrimonio di Sango e per aiutare me nel trasloco! Quindi si è fatto assegnare i doppi turni. Non lo vedo da giorni e non ho nemmeno osato chiamarlo, per paura di disturbarlo – sospirò di nuovo.

- Che caro ragazzo! – commentò la madre.

La figlia però si accigliò: - Non ce n’era affatto bisogno! Non mi va che lui faccia tanti sacrifici per me! Me la so cavare anche da sola! –

La madre le sorrise, accondiscendente: - E se per lui non fosse un sacrificio? Non nego che gli costi fatica, ma è stata una sua scelta, per poter passare poi del tempo con la persona che ama. Come hai detto tu stessa, nessuno lo ha obbligato. Ha deciso di fare così in virtù di un altro scopo, ossia avere la possibilità di essere libero da impegni per te. È un compromesso, una questione di priorità – tentò di farle capire.

Kagome ammutolì.
In effetti, avrebbe potuto dirle: “Arrangiati! Non ho tempo! Devo lavorare”.

Invece la sua priorità era stata lei. Anche a costo di ammazzarsi di lavoro. Sia prima che poi, dovendo aiutarla a spostare oggetti, inscatolarli eccetera.
Non si era mica preso le ferie per farsi un viaggio di piacere, ma per sgobbare insieme a lei.

Forse però a lui non pesa, dover sgobbare. Perché anche quello è un modo per passare del tempo insieme a te, con la sua ragazza. Gli basta essere con te, non importa per cosa” le suggerì la coscienza.

“Oh, Inuyasha!” pensò, sopraffatta da un moto di tenerezza.

Sorridendo, posò lo sguardo sugli onigiri che stava preparando e le venne un'idea.
- Mamma? Ti dispiace se ne faccio qualcuno in più? -.

 
~*~*~*~*~*~*~*~




St. Luke's international hospital, ore 12.30.


Inuyasha sbuffò, stanco ed esasperato, di fronte all'ennesimo moccioso lagnante. Che strazio!
Non bastava l'epidemia di influenza, no! Ora, nel pronto soccorso c'erano ovunque bambini che vomitavano o preda della dissenteria, per colpa del cibo avariato servito in una mensa di una scuola elementare.
Dannata mania di fare all'occidentale e usare una società di catering! Ai suoi tempi, ognuno si portava il bento da casa. Così ne sarebbe stato male uno, di bambino, non mezza scuola!

- Ehi, tu! Moccioso! Non.Ti.Azzardare. – ringhiò ad uno dei piccoli pazienti – la flebo serve per reidratarti. Se ti stacchi ancora l'ago dal braccio, giuro che te lo metto direttamente in gola. E farà male! – lo minacciò.

Il bambino, colto in flagrante, trasalì e lo fissò terrorizzato, fermando la mano a mezz’aria.

Il mezzo demone sospirò, chiudendo per un secondo gli occhi e pizzicandosi la radice del naso.
“Basta! Non ce la faccio più! Quando finisce questo dannato turno?!?” pensò.
Era distrutto!

- Inuyasha? – si sentì chiamare.

- Dimmi, Jinenji. Che c'è? – gli rispose, voltandosi.

- Ecco… tu fra quanto vai in pausa? Perché ci sarebbe una visita per te -.

Il giovane aggrottò le sopracciglia. Una visita?

- La tua ragazza – specificò il collega.

Inuyasha si allarmò per un secondo: “Kagome è qui?”.

- Taisho, vai pure! È da stamattina alle sette che non ti fermi un attimo. Fai un'ora di pausa. – gli ordinò il dottor Suikotsu, giunto in quel momento da loro.

- Jinenji, per cortesia, metti al suo posto questa cartella. E queste altre mandale su in pediatria – disse il primario al massiccio mezzodemone dagli occhi color ghiaccio, passandogli una pila non indifferente di cartelle mediche.

- Sì capo! -.

Intanto Inuyasha si squadro per un attimo da capo a piedi. Arriccio il naso, contemplando i pantaloni sporchi della divisa sanitaria da infermiere. Maledetti bambini vomitini! Puzzava peggio di una discarica!
- Ahem, Jinenji? Potresti dire a Kagome che arrivo tra dieci minuti? Vado a darmi una ripulita – mormorò al collega.



Tornato in sala d'aspetto, il grosso demone riferì il messaggio alla ragazza: - Arriva, eh? È andato a farsi la doccia. Epidemia di vomito e di influenza infantile – le spiegò.

Kagome arricciò il naso: - Uh, accidenti! Allora la mia non è stata una grande idea! Gli avevo portato il pranzo – constatò mortificata.

Il demone fece una smorfia che voleva essere un sorriso: - Tranquilla! Mangerà di sicuro! Un pasto non si rifiuta mai, specialmente nel nostro caso, quando non si sa nemmeno quando e se si potrà mangiare un boccone -.

La ragazza gli sorrise, rincuorata, facendolo arrossire: - Grazie! E scusami per l'impiccio che ti ho dato! Sono piombata qui all'improvviso -.

- F-figurati! È st-tato un piacere per me – balbettò, congedandosi da lei.


Poco dopo Inuyasha la raggiunse, fresco di doccia, indossando un camice pulito e con il cappotto sotto braccio: - Ciao! Come mai da queste parti? È successo qualcosa? – le chiese.

- Oh, no, tutto bene! Ti ho portato qualcosa da mangiare. Però, data la situazione, immagino che tu non avrai neanche fame – mugugnò, abbassando lo sguardo – Fa nient- -.

- Nah! Ho una fame da lupi, invece! – la interruppe lui, guardandola dolcemente – Onestamente non ricordo nemmeno quando è l'ultima volta che ho messo qualcosa sotto i denti, con tutto questo casino! Ti va di prendere una boccata d'aria? Mi restano circa quarantacinque minuti di pausa -.

Kagome annuì, ma si meravigliò quando lui, prendendola per mano, la trascinò verso gli ascensori, superando il bancone dell'accettazione.

- Ma… ehi! Dove stiamo andando? Avevi detto che – protestò.

- Sht! Fidati! Non posso allontanarmi dalla struttura ospedaliera, purtroppo! Vieni con me! – le ordinò.

Entrati in uno degli ascensori, il giovane premette il tasto dell'ultimo piano.

Kagome sbirciò il display, sporgendosi oltre la spalla di lui. Chissà dove la stava portando…
Non ebbe il tempo di pensarci oltre perché fu distratta dal giovane. Approfittando del fatto di essere soli nel cubicolo, la intrappolò tra la parete dell’ascensore ed il proprio corpo.

- Ciao – le sussurrò con voce roca e suadente.

La giovane lo guardò, stranita. Ma, annegando in quelle gemme color oro non poté esimersi dal sorridere, mormorando a sua volta un – Ciao -.

- È da un po' che non ci vediamo, io e te, vero? – continuò il mezzo demone.

- Già. Però, come vedi, siamo riusciti a rimediare, in qualche modo – gli rispose lei, alzando una mano ad accarezzargli una guancia.

Di riflesso Inuyasha chiuse gli occhi, sospirando appena.

- Sei stanco, vero? Si nota chiaramente – continuò la ragazza – Non avresti dovuto farti dare così tanti turni, tesoro! Lavorare troppo non fa bene, nemmeno a te che sei un mezzo demone – lo rimproverò.

Lui riaprì gli occhi, specchiandosi in quelli marroni di lei, traboccanti di preoccupazione.
- Finisco tra cinque ore, alle diciotto – la rassicurò – Poi sarò libero come l'aria, tutto per te e a tua completa disposizione. Per tutto il tempo che vorrai e per fare qualsiasi cosa tu voglia -.

Kagome arrossì, borbottando: - Ehi! Decisamente devo allontanarsi da Miroku! Ha una pessima influenza su di te. L'aria da latin lover non ti si addice proprio -.

Inuyasha sorrise, facendo perdere un battito al suo cuore.
In quei mesi si era lasciato andare parecchio. Restava sempre il solito brontolone, ma, quando era con lei, si apriva sempre più spesso in sorrisi e in sguardi dolci che la facevano sciogliere.

- Mhhh… Quindi non mi si addice… l'avere una voglia matta di baciare la mia ragazza che non vedo da… umh… Domenica pomeriggio ed oggi è Venerdì? – affermò il ragazzo, facendosi ancora più vicino.

- Idiota! – sussurrò Kagome, spostando la mano tra i lunghi fili argentati che erano i suoi capelli ed azzerando la minima distanza che ancora c'era tra le loro labbra, baciandolo con una passione che non credeva di avere. Le era mancato così tanto!

Le loro lingue si rincorsero, frenetiche, e la ragazza si ritrovò stretta nella morsa delle braccia di lui che con una mano le percorreva la schiena, e poi un fianco, l'inizio della coscia, alzandole un po' il cappotto per poter sentire il calore della sua pelle anche attraverso i collant pesanti.

Inuyasha trasalì, sibilando un – Ahi! – seguito da un ringhio soffocato ed eccitato.
Kagome infatti, presa dalla passione, gli aveva morso il labbro inferiore.

Quello bastò a frenare l'impeto di lui, facendogli riacquistare un minimo di lucidità. Continuando così, avrebbe rischiato di farla sua in quell'ascensore!

- S-scusa – riuscì a mormorare lei, tra un respiro affannato e l'altro.

Il ragazzo ghignò: - Scusa? E di che? In realtà… non mi è dispiaciuto per niente, essere assalito da te così – la stuzzicò.

La giovane divenne paonazza: - A-assalito?!? I-io non ti ho assalito ! T-tu hai iniziato a… - balbettò.

Il campanello dell’ascensore trillò, annunciando l'arrivo al piano richiesto.

Santi Kami! Se qualcuno avesse chiamato l'ascensore durante la salita, li avrebbe beccati ad amoreggiare!!!

Lui la riprese per mano, facendola uscire, dopo averle dato un veloce bacio a stampo.
Deviò poi verso destra, aprendo una porta antipanico, verso…
“Le scale anti incendio?” appurò Kagome “Ma, da questa parte si sale sul…”.
- Mi stai portando sul tetto? – realizzò di colpo.

- Già! Posto segreto! Beh, oddio, mica tanto! Tranquillo, più che altro. Senza rompiscatole in giro – ammise il mezzo demone.

Giunti all'esterno, lui si stiracchiò, godendosi l'aria frizzante tipica dell'inverno: - Uff! Finalmente un po' di fresco! Non sopportavo più il riscaldamento. Se hai freddo, però rientriamo, eh?! – si preoccupò, mettendosi il cappotto.

- Oh wow! – commentò lei – Da qui si vede bene la St Luke's Garden Tower**! Non avevo mai realizzato che fosse così alta! -.

- Sai che dal 47esimo piano si possono vedere chiaramente il monte Fuji e la Torre di Tokyo? E c'è anche un ristorante! -.

- Davvero? Non ci sono mai stata -.

- Ti ci porterò, allora! Ne vale la pena. Ammesso che tu non ti metta ad urlare per l'altezza, miss soffro di vertigini! – sghignazzò, conquistandosi un'occhiata truce di lei.

- Scemo! Osi ridere delle mie disgrazie? Ti sei giocato il pranzo! Non te lo do più! – smucciò, offesa, nascondendo la sporta con il bento dietro la schiena.

Il mezzo demone abbassò le orecchie: - Ma io ho fame! – mugugnò, con espressione da cucciolo.

L'amata sospirò. Non riusciva proprio a tenergli il muso, davanti a quell'espressione. E quando lo sentiva ridere. Era così bello e raro sentirlo ridere di gusto!

- Tieni, uomo impossibile! Mangia! Il tempo scorre! – gli disse, passandogli il bento – Non è nulla di che, solo degli onigiri ripieni, senza sesamo, visto che non ti piace. E nel thermos c'è del thè caldo -.

- Tu hai già mangiato? – le domandò, prima di attaccare la prima polpetta.
Si gustò il primo morso, finendo il resto dell'onigiri in fretta, scoprendosi affamato.

- Sì, non ti preoccupare. Ehi! Mangia piano! Se ti dovesse andare di traverso qualcosa, non avrei idea di come salvarti! Non sono io, l'infermiere, tra i due – lo sgridò, sedendoglisi accanto.
Gli chiuse meglio il cappotto e gli pulì un angolo della bocca sporco di riso.

- Stamattina ho provato a parlare con il nonno – iniziò a dirgli, titubante.

Inuyasha strabuzzò gli occhi, allarmato: - Oh cavolo! Non avrete mica fatto una scenata come l'ultima volta, vero? –.

- No, tranquillo. È abbastanza restio sul fatto che io venga a stare da te. Mamma pensa che sarebbe il caso che anche tu vada a parlargli. Così si convince -.

- Io?!? Tsk! Certo, come no! Andrebbe tutto a posto… feh! Non farmi ridere! – ironizzò il giovane, prima di bere un sorso di thè.

- Uff! Basterebbe anche solo fargli capire che in casa tua io starei benissimo, ancora meglio che nella sistemazione attuale da Miroku. Ci sono! – gridò eccitata, balzando in piedi – Potremmo organizzare una cena! Sì, una cena a casa tua, camuffandola da festa in onore di Sango e Miroku. In realtà sarà l'occasione per mostrare al nonno casa tua! Così si convincerà! – affermò convinta.

Inuyasha la fissò perplesso, ingoiando il boccone: - Che!?? Una cena? -.

- Ma sì, solo per noi, Sango, Miroku, il nonno, la mamma, Sota e Jakotsu! -.

Il mezzo demone sgranò gli occhi, terrorizzato: - No! Jakotsu no! Lui in casa mia no!!! – gli uscì in tono lamentoso.

- Dai, amore! Potrebbe esserci di aiuto nel convincere il nonno! Ti prego! – mugugnò Kagome.

Inuyasha sospirò, sconfitto, contemplando l'onigiri che aveva in mano: - Va bene! MA… - la prevenì – Ma i tuoi devono essere d'accordo. E informati del secondo scopo della cena. Sì, non fare quella faccia! Hai capito bene. Non mi piacciono le bugie, le scappatoie ed i mezzucci, Kagome! – ribadì, vedendola sul punto di protestare – Infine… un passo falso di Jakotsu e lo lancio dalla finestra seduta stante! Mi ha rotto, con le sue moine! Intesi? -.

La ragazza annuì: - Intesi! E, su Jakotsu non ti preoccupare. Sembra che l'infatuazione per te gli stia passando. Ha messo gli occhi su un nuovo collega di lavoro – lo rassicurò.

Il trillo del cerca persone del mezzo demone pose fine alla conversazione.

- Pausa finita! Devo andare. Dai, ti riaccompagno giù – le disse lui.

- Vai pure, se devi. Credi che non mi sia accorta che, prima, hai preso l'ascensore solo perché c’ero anche io? Normalmente ti saresti fatto le scale di corsa in un attimo, ammettilo! -.

- Umh… sì, può darsi – le rispose vago – Ci vediamo dopo, quando stacco? – le chiese, giunti davanti alla porta antipanico.

- No, mi spiace! Alle 17 e 30 devo andare a recuperare Shippo e Rin all'asilo. Posso venire direttamente a casa tua per cena, se vuoi -.

- OK. A più tardi, allora. Grazie per il pranzo – replicò Inuyasha – Accidenti! Hai il naso rosso e sei gelata! Non volevo farti prendere freddo – constatò, avvicinandosi per salutarla con un bacio.
Le sfregò dolcemente le braccia, stringendola a sé: - Peccato dover aspettare stasera per “scaldarti” – soffiò malizioso.

- Inuyasha!!! Insomma!!! Vai a lavorare, su! – sbottò Kagome.

Lui si limitò ad emettere una bassa e profonda risata -che lei trovò maledettamente sexy- e baciarle una guancia arrossata per poi voltarsi e scendere velocemente le scale.


Quartiere Taitō, ore 18.30


Kagome entrò nell'appartamento di Inuyasha brandendo una sportina di plastica contenente la cena, parlando nel mentre al cellulare con Sango e chiudendo la porta con un calcio.

- Sì, certo! Ti accompagno volentieri a scegliere la torta nuziale – disse, posando a terra la cena per togliersi scarpe e cappotto.

- Non avevo dubbi, amica mia! Non rinunceresti agli assaggi e ai dolci per nessuna ragione, vero? Golosona! – la canzonò l'amica.

- Ah-ah, che simpatica! – sbuffò Kagome, dirigendosi verso il frigo – A domani, allora! Fate i bravi e… non picchiare troppo Miroku! – scherzò, riattaccando.

“Oh, meno male che sono passata da Myoga a prendere qualcosa d'asporto! Ha il frigorifero completamente vuoto! Da quanti giorni non torna a casa, quello stupido?” considerò.

Lo stupido in questione fece la sua comparsa, ancora umido di doccia, trascinando i piedi ed arrancando verso il rubinetto del lavello della cucina.
Prese un bicchiere e lo riempì di acqua.

Kagome alzò lo sguardo dal frigo ed ebbe un attimo di smarrimento: - Oh! – mormorò solo, lanciando una veloce occhiata al calendario appeso al muro.

Il giovane alzò gli occhi color della notte verso di lei, finendo di bere: - Zitta! Lo so, non dire niente! Ci mancava solo la Luna Nuova! Non chiedermi come io riesca ancora a reggermi in piedi perché non saprei proprio cosa rispondenti! – sbuffò – Sono talmente distrutto che non riesco nemmeno a prendere sonno! Ci ho provato, ma non ci riesco! -.

La ragazza gli sorrise dolcemente: - Vuoi cenare? – gli chiese – no? Allora metto via tutto. Sarà il pranzo di domani – affermò a fronte del cenno di diniego di lui.

Chiuse il frigo e gli si avvicinò. Lo prese per mano e lo tirò verso il divano, sussurrandogli: - Ora ci penso io, a te! -.

 
~*~*~*~*~*~*~


Kagome si stiracchiò, massaggiandosi la schiena dolorante.

-Scusa – sussurrò Inuyasha, osservandola, seduto su una sedia e con i gomiti appoggiati al bordo del tavolo della cucina.

Avevano dormito sul divano. O meglio, lui aveva dormito, lei sonnecchiato da seduta.
Inuyasha aveva infatti ceduto al sonno con la testa appoggiata sulle gambe di lei, che, mentre guardava la televisione, aveva iniziato ad accarezzargli dolcemente i capelli scuri.
Quel tocco era stato rilassante e gli aveva ricordato di quando, da bambino, sua madre faceva la stessa cosa per farlo addormentare.
La ragazza, per non svegliarlo, era rimasta tutta la notte in quella scomodissima posizione!

- Scusa? E di che! Sciocco! – gli rispose, serena.

- Hai dormito malissimo. Ti sei anchilosata tutta per non svegliarmi. Non hai cenato – elencò lui – E poi… magari avresti voluto… uscire, o fare qualcosa insieme. Invece io non sono stato affatto di compagnia – continuò – So benissimo che, da stanco, divento impossibile ed irritabile ancora più del solito. Avresti almeno dovuto lasciarmi lì da solo sul divano ed andare a dormire nel letto. –

Kagome si corrucciò: - Ci ti ha messo in testa queste stupidaggini? – affermò - Punto primo: chiunque diventa irritabile, da stanco! Anzi, mi stupisco che tu sia riuscito a farti bastare un’unica notte di sonno per recuperare le energie! Al posto tuo io avrei dormito per giorni!
Punto secondo: dove cavolo saremmo dovuti andare?!? Ti sembra che io, sapendoti distrutto, avrei potuto romperti le scatole perché volevo… uscire?! – sbottò basita.

Preso in contropiede, Inuyasha si sentì quasi in difetto e deviò lo sguardo.

- Punto terzo: ti faccio notare che “qualcosa” lo abbiamo fatto! Abbiamo dormito, rilassandosi sul divano, stando vicini – concluse la ragazza, addolcendo lo sguardo – Non so come ti avesse abituato quella Kikyo in passato, ma a me bastano cosa semplici come queste, Inuyasha – ammise con sincerità.

Il mezzo demone sentì il proprio cuore riempirsi di calore.

- Vieni qui – le disse, allungando un braccio verso di lei.

Quando la ragazza lo raggiunse, la abbracciò, facendola sedere sulle sue ginocchia ed appoggiare il capo contro il suo petto.
Chiuse gli occhi, inspirando il suo profumo, baciandole il capo: - Kagome – mormorò, stringendola un po' di più – Non ringrazierò mai abbastanza tutti quei cretini che si sono lasciati scappare una persona splendida come te. Non ti merito. Non ti merito per niente -.

La giovane sorrise, alzando la testa a guardarlo: - Scemo! – gli disse, prima di baciargli il mento.

- Mhh – mugugnò lui, strofinando il naso nella frangia corvina della ragazza – Invece di insultarmi, che ne dici di baciarmi come si deve, signorina? -.
- Ai suoi ordini – sorrise lei, prima di accontentarlo.


Molti baci più tardi, riuscirono finalmente a fare colazione.

- Mi accompagneresti a fare la spesa? – gli chiese la giovane, mentre finiva di lavare i piatti.

- Per la famosa cena? Che hanno detto? -.

- Che è una bella idea. Domani sera va bene? Meglio battere il ferro finché è caldo! La mamma si è offerta di darmi una mano nel cucinare – gli disse – Ah! A proposito! Mi ha detto di dirti che per l'ultimo dell'anno ci vuole a cena da lei! Ed è un ordine – lo avvertì.

- Ah!  Sì, ti accompagno. Va bene e.. OK! – “Non sia mai che mi metta a contraddire la suocera!” si ritrovò a pensare.

- Grazie, tesoro – gli sorrise la ragazza – Però, poi, oggi pomeriggio ti lascio solo. Devo vedermi con Sango per la torta e per sistemare gli ultimi dettagli del piccolo ricevimento che faranno. Torno a casa con lei e domani lavoro, di mattina – mormorò dispiaciuta.

Inuyasha fece spallucce: - Beh, ne approfitterò per mettere in ordine la casa, visto che ci saranno ospiti -.

- Brava la mia massaia! – lo sbeffeggiò Kagome.

- Ehi!!! Ma sentitela! Che ne sai? Potrei anche rivelarmi il tipo d'uomo che pretende di essere servito e riverito! – la stuzzicò.

- Nah! Se così fosse, saresti annegato nella sporcizia da molto tempo. Invece casa tua è sempre in ordine, mr precisino! – gli fece una linguaccia la ragazza, dirigendosi verso il bagno dopo avergli lanciato addosso a tradimento lo strofinaccio con cui si era asciugata le mani bagnate.

Inuyasha le andò dietro, sollevandola di peso tra le braccia.

- Inu! Che stai facendo? – strillò, colta di sorpresa. Dannata velocità demoniaca!

- Vengo anche io in bagno, che domande! Dobbiamo lavarci, se vuoi uscire a far compere – le rispose semplicemente lui.

- Mhhh. OK. Ma sia chiaro: non farti venire strane idee! Niente vasca o cose sconce nella vasca! – rise la giovane.

Il mezzo demone le pizzico un fianco per dispetto: - Oh, ma sta zitta, cretina! – ghignò - Eccoci arrivati, principessa! – annunciò con fare solenne, mettendola giù davanti alla doccia.

Kagome si allungò a baciarlo: - Grazie, mio principe – scherzò – Allora…. Resti? – gli chiese.

Inuyasha sorrise, sghembo: - Se proprio insisti – soffiò, prima di chinarsi e baciarla ancora.







- Abbiamo preso tutto? – chiese il ragazzo due ore più tardi, seguendola fuori da un negozio di alimentari.

- Sì, per fortuna! Uff! Che fatica! – sbuffò Kagome, arrancando.
E pensare che le due sportine che teneva in mano, una per lato, erano quelle che contenevano le cose più leggere! Intanto Inuyasha ne stava trasportando altre quattro, con tutto il resto, senza fare il minimo sforzo!

- Ce la fai? Dai a me anche quelle! Non cambia nulla, per me! – le disse il giovane.

- No, ce la faccio, tranquillo! – ansimò la ragazza.

Lo sguardo le si spostò inconsciamente verso l'altro lato della strada.

- Uh, che bel vestito! – esclamò all'improvviso, deviando verso la vetrina di una boutique lì di fronte.

- Ehi! Ma pensa un po'! – borbottò Inuyasha, affrettandosi a raggiungerla.

La trovò imbambolata a contemplare un abitino color porpora, con lo scollo a v, il corpino stretto e la gonna plissettata che arrivava circa al ginocchio.
- Andrebbe proprio bene da usare per il matrimonio di Sango – considerò la giovane, ma sussultò quando l'occhio le cadde sul listino prezzi: - Oh accidenti! Costa tantissimo! Beh, ovvio, è di boutique! Ciao ciao, bel vestito! – sospirò, tornando subito a sorridere.
- OK, andiamo? – domandò al suo ragazzo.

Il mezzo demone però era rimasto imbambolato ad osservare la vetrina, notando qualcosa oltre il vestito esposto, dentro nel negozio: - Oh, cazzo! No! – imprecò, irrigidendosi.
- Non di nuovo! – sbottò, guardandosi freneticamente attorno, soffermandosi infine su…
- Via, presto! Nascondiamoci! Nel vicolo! – sibilò, agitato.

- Eh!? Ma che stai… Inuyasha!!! Ahi! Non mi tirare il braccio! Ahi! Aspett- - tentò di protestare Kagome.

Che gli era preso, così all'improvviso?

Prima che potesse domandarglielo, lui la zittì, nascondendosi con lei nel vicolo: - Shht! Aspetta un secondo. Poi mi ringrazierai! – borbottò, sbirciando oltre lo spigolo.

Kagome lo imitò, stringendosi a lui e allungandosi oltre la sua spalla: - Oddio! – sussultò.

Una donna dall’aria alterata ed indignata era infatti uscita dal negozio davanti al quale i due stavano poco prima.

- Kikyo! Dai, non fare così – tentò di fermarla Naraku, uscendo a sua volta dalla boutique – Non è colpa della commessa se, nelle tue condizioni, non sei in grado di provare un vestito di quella taglia. E se le taglie disponibili arrivano fino a -.

- Infatti è tutta colpa tua, brutto idiota! – ringhiò Kikyo offesa, stringendosi nel cappotto.

Quando si voltò nella direzione in cui erano nascosti Kagome ed Inuyasha, i due rimasero di sale.

- Oddio! No! Non ci posso credere!!! – sussurrò basito il mezzo demone cane.

- Oh cielo! – gli fece eco Kagome – Lei è… -.

- Andiamo! Per l'amor del cielo, Kikyo! Manca poco, dopo tutto! – continuò Naraku – Partorirai a giorni, no? E poi vedrai che tornerai alla tua splendida linea di sempre – tentò di rabbonirla il compagno, un po' scocciato dai capricci della donna.

- Forma a cui non avrei dovuto rinunciare, se tu non fossi stato così stupido da andare a confidarti con tua madre, quando ho scoperto di essere rimasta incinta! E se tua madre non avesse rotto le scatole, imponendomi di non abortire! È tutta colpa vostra, tua e di uno stupido preservativo rotto proprio nel periodo in cui stavo cambiando tipo di anticoncezionale! – strillò lei.

Naraku si alterò: - Colpa mia!?! È così sbagliato che io desideri quel bambino? E poi, mi pare che tu avessi accettato il nostro compromesso, donna! Io ti sposo, ma tu tieni il bambino! Tra tre mesi saremo marito e moglie, Kikyo! Non era questo, che volevi? Non mi sembra il caso di fare tutte queste scene solo perché vuoi essere glamour anche durante il parto ma non ti entra il vestito che vorresti! -.

- Mi entrerebbe, se non dovessi andarmene in giro con le dimensioni e la forma di una botte! – strillò ancora la donna, quasi sull’orlo di una crisi isterica.

Si calmò un poco, notando una vecchina passarle a fianco, lanciandole un'occhiataccia e scuotendo la testa in segno di disapprovazione e disprezzo.
- A certa gente dovrebbe essere impedito di riprodursi – la sentirono borbottare Kagome ed Inuyasha, quando l'anziana passò vicino al vicolo.

Intanto Naraku si massaggiò lentamente una tempia: - Va bene. Io torno a casa. Quando gli ormoni avranno finito di farti starnazzare come una gallina in punto di morte, chiamami – le disse, iniziando ad allontanarsi.

Kikyo sgranò gli occhi: - N-naraku? Amore!?? Dove vai?!? Naraku!?? Aspettamiiii!!!! Non puoi lasciarmi qui!!! – strillò di nuovo, arrancando per raggiungerlo.


- Ti prego, dimmi che non ho visto ciò che ho appena visto! – balbettò Kagome in stato di shock – E che lei non si è messa ad urlare in strada… certi particolari! -.

Inuyasha emise uno strano verso, come se stesse tentando con tutte le sue forze di non scoppiare a ridere: - Oh Kami! No, tesoro! Temo che tu abbia visto e sentito bene! – riuscì a risponderle – Ecco perché lui è il suo quasi futuro marito! Si fa sposare perché incinta! E non credevo che esistesse una persona in grado di tenerle testa, e di esserle predominante caratterialmente! La suocera le darà filo da torcere, a quanto pare! Kikyo è sempre stata così altezzosa e piena di sé! – considerò.

- E tu hai trascorso quattro anni con quella lì? – lo punzecchiò Kagome.

Inuyasha sbuffò: - non ricordarmelo! Ribadiscono ciò che ti ho detto stamattina: devo solo ringraziare quel Naraku per avermela tolta dai piedi e avermi lasciato te! – le sussurrò amorevole – Andiamo, adesso, piccola! Farai tardi per l'appuntamento con Sango – le disse, uscendo dal loro nascondiglio improvvisato.


Il resto della giornata di Kagome trascorse frenetico: pranzo al volo con Inuyasha, il pomeriggio con Sango.
Stanca, si buttò sul suo letto. Erano solo le 21 e 30.
Adducendo come scusa il fatto di essersi rimpinzata di torta, aveva saltato la cena.
Anche la chiamata che aveva fatto al suo ragazzo per augurargli la buona notte e mettersi d'accordo per la sera seguente, era stata breve e di tono un po' mogio.
Chiuse gli occhi, tentando di scacciare il senso di inquietudine che l'aveva pervasa tutto il pomeriggio e che tornava prepotente non appena ripensava a ciò che lei ed Inuyasha avevano origliato quella mattina.


~*~*~*~*~*~*~


- Ehilà, gente! Come state? – domandò allegro Jakotsu la sera seguente, raggiungendo Sango, Miroku e i familiari di Kagome, fermi davanti al portone del palazzo di Inuyasha.

- Buona sera, caro! Ti trovo in splendida forma – gli disse la Signora Higurashi.

- Cos'hai lì, Jako? – gli chiese Sota, ammiccando verso l’involto che il giovane teneva in mano.

- Il dolce! Imagawayaki*** fatti in casa, con vari tipi di ripieno: crema, vaniglia, marmellata di fragole come piace a Kagome e anko**** per il nostro nonno Higurashi, che sappiamo essere un tradizionalista convinto – scherzò l'amico.

- Oh, bene! Come fa i dolci Jakotsu non lo batte nessuno! – commentò entusiasta Sango.

- Dunque. Taisho… Taisho… ah, eccolo qui! – mormorò Miroku, osservando i nomi sul campanello – Io suono, eh? -.

Saliti, trovarono Inuyasha ad attenderli davanti alla porta del suo appartamento: - Benvenuti! Accomodatevi! I cappotti lasciateli pure a me – li accolse.

- Ciao, fratellone! – lo salutò Sota mentre si toglievano le scarpe.

- Ohhhh! Che bella casa accogliente! – esalò Jakotsu facendo sbuffare il mezzo demone.

- Jakotsu… non cominciare, ti prego! – gli disse.

L'amico gli rivolse un'occhiata tragica e fintamente ferita: - Ma sì, ma sì!! Faccio il bravo! Ho portato anche il dolce! Più bravo di così… Non ti piacciono i dolci, Inu-chan? – gli chiese, sbattendo le ciglia con fare teatrale.

- Kami, datemi la forza! – sbottò il giovane, alzando gli occhi al cielo.

La Signora Higurashi ridacchiò: - Andiamo a vedere cosa sta combinando mia figlia in cucina, Jakotsu! Così posi il dessert –.

- Sì, la prego! – concordò Inuyasha – Ho il terrore che mi incendi la cucina – scherzò.

- Ehiii! Guardate che vi sento! – urlò dalla stanza accanto la ragazza – Disgraziati! -.

Mentre tutti ridevano e prendevano posto, il padrone di casa osservò di soppiatto il Signor Higurashi che si stava guardando intorno: - Bella casa davvero. Quel matto di Jakotsu non ha torto - lo sentì mormorare.

- Bambini!!! Tutti  a tavola! È pronto!!! – trillò Jakotsu, entrando in soggiorno insieme alle due donne, portando un vassoio ciascuno.

Sango rise nel notare l'espressione sconfitta del mezzo demone: - Rassegnati, Inuyasha! Dobbiamo tenercelo così -.

Il pasto fu caratterizzato da un'atmosfera gioviale, rilassata e conviviale ed i commensali si godettero il sostanzioso menù, composto, tra le varie cose, da Sushi, Ramen, Oden, Soba, Onigiri, Tonkatsu***** e pesce alla griglia con verdure.

- Questa volta ti sei messo lontano, vero, fratellone? – rise Sota, ammiccando verso il Nattō e la Soba, facendo ridere il giovane ed imbarazzare la sorella.

- Allora, Signor Higurashi, che ne pensa della casa del nostro Inuyasha? – chiese ad un certo punto Miroku.

Sango lo fulminò con lo sguardo bisbigliando tra i denti il suo nome come ammonimento. Il fidanzato fece spallucce in risposta.

- Mhh, sì, è un bel posto. Soggiorno grande, un bel bagno, una camera da letto ciascuno… - mormorò l'anziano.

- Ma come! Non pretenderà di farli dormire separati, vero? E non mi dica che non le farebbe piacere diventare bisnonno! – gli chiese Jakotsu, serissimo – Chissà  che bei nipotini ne uscirebbero! – continuò con espressione sognante.

Inuyasha quasi si strozzò con il sorso di thè che stava bevendo e gli altri guardarono l'esuberante amico con facce basite. Ad esclusione di Kagome e di suo nonno che si erano fatti l'uno livido in volto e l'altra pensierosa, quasi preoccupata.

- Che c'è? Che ho detto? – chiese Jakotsu, guardandosi attorno confuso.

Proverbiale fu la reazione della madre di Kagome, che si mise a ridere: - Oh, caro Jakotsu! Sempre pronto a scherzare!  Vero, nonno? -.
Il suocero la osservò, non troppo convinto.

- Chi vuole il dolce? – chiese Sango, alzandosi e ridacchiando nervosa – Vado a prenderlo -.

- Giusto! Siamo qui anche per festeggiare i due futuri coniugi – le diede man forte Sota, zittendo Jakotsu con una gomitata senza farsi notare dal nonno.

Il ragazzo infatti aveva iniziato a bofonchiare un – Ma io non stavo mica scherz- -.

L'atmosfera tornò più rilassata e distesa e la serata si concluse senza intoppi con molti brindisi in onore di Sango e Miroku.

Ad Inuyasha però non sfuggì l’espressione un po' abbacchiata di Kagome.

Prima di congedarsi, l'anziano sacerdote Higurashi si rivolse al mezzo demone e alla nipote: - Allora… come sistemazione può andar bene. Vale però sempre la regola del tenervi d'occhio e degli O-fuda – affermò guardando soprattutto Inuyasha – E – fece una pausa ad effetto – Per favore, niente nipotini, ragazzi – sentenziò per poi aggiungere, sornione – Non ora, almeno! Buona serata e grazie per l'ospitalità, ragazzo! Ci vediamo all'ultimo dell'anno, eh? – concluse, salutando.

Il giovane e la ragazza lo fissarono increduli, notando la madre di Kagome ridacchiare e far loro l'occhiolino.
 
~*~*~*~*~*~*~


Inuyasha si lasciò cadere sul letto di schiena, sospirando di sollievo: - Uff! È andata! Resta il fatto che Jakotsu non sopravvivrà ai miei artigli! – borbottò – Per un momento ho temuto che al vecchio venisse una sincope! – scherzò – E meno male che doveva esserci di aiuto, quello là! Col cavolo! -.

Kagome però non gli rispose e lui si girò a guardarla.

La ragazza era seduta ai piedi del letto, spazzolandosi i capelli con fare pensieroso ed assente.

- Ehi, Kagome? Che succede? – le chiese, tirandosi su.

Lei sussultò: - Eh? Ah, niente! Dicevi? -.

- Kagome… - la rimproverò. “Siamo alle solite! Qualcosa le frulla in testa ma non me lo vuole dire!” pensò, scoraggiato.

Senza sforzo la agguantò per la vita sottile, togliendole di mano la spazzola, tirandosela contro e facendole appoggiare la schiena contro il suo busto.
La ragazza sospirò.

- Cosa c'è? Parlami, Kagome – la esortò, posando il mento sul suo capo.

La giovane si mosse nel suo abbraccio, affondando il viso nell'incavo del suo collo.

- Ho fatto o detto qualcosa di sbagliato? – le domandò Inuyasha – Fino a ieri mattina andava tutto alla grande. Oggi, invece non… cioè, credevo fossi nervosa per la cena, però… - borbottò, non riuscendo a spiegarsi bene.

L'aveva notato, eccome se l'aveva notato! Qualcosa non andava! Era troppo pensierosa, stava rimuginando su qualcosa.

- I-io. N-no, tu non c'entri! È che io – balbettò Kagome.
Si interruppe e sbuffò, affondando ancora di più il viso contro la pelle calda del mezzo demone.

Sentendola tesa, lui le accarezzò dolcemente la schiena, tentando di farla rilassare.

- Inuyasha? – lo chiamò.

- Dimmi. Lo sai che puoi dirmi tutto, vero? – la rassicurò.

- Se io… se tu… - ritentò, impappinandosi e sbuffando ancora.

Il mezzo demone la afferrò per le spalle, costringendola a guardarlo negli occhi: - OK. Da capo! Un bel respiro e riparti dall'inizio – le ordinò scherzoso, riuscendo a strapparle un piccolo sorriso.

- Uff! Io… è da quando abbiamo rivisto Kikyo che mi sono messa a riflettere su una cosa. Ho pensato: per ipotesi, se mi fossi trovata in quella situazione, che avrei fatto? – riuscì a dire – cioè… quanto cavolo può essere egoista una donna che accetta di tenere suo figlio solo previo compromesso?!? Se fosse capitato a me… a noi – prese un respiro – OK, non è successo. Però, voglio dire…  io non avrei mai potuto anche solo considerare di rifiutare quell’eventuale frutto del nostro amore! Ammetterei di non sentirmi abbastanza in grado, nel fare la mamma, certo. Ma mai rifiuterei o mi metterei a dare la colpa unicamente a te! Che razza di discorso egoista e meschino è dire: “è solo colpa tua, perché non ti sei accorto che si è rotto il preservativo”! I figli si fanno in due! – si infervorò.

Le parole dell’ex di Inuyasha l’avevano profondamente turbata.

- Poi, però ho pensato anche che… questa sono io. È il mio pensiero. Tu sei diverso da me, potresti pensarla come lei – si agitò, serrando le palpebre, le guance rosse ed il respiro agitato – Tu detesti i bambini e… oddio, che razza di discorso senza senso! Scusa, dimentica tutto! I-io sono una scema! Io -.

- Kagome – la chiamò il ragazzo, guardandola con dolcezza, come mai aveva fatto.

Lei però non lo notò, avendo gli occhi chiusi.

Inuyasha sorrise. Quante paturnie!
Gli fu tutto chiaro: il perché dell'espressione di lei quando quel decerebrato del suo amico aveva parlato di “nipotini”. Perché fosse così silenziosa. E perché, parlando con lei al telefono la sera precedente, le fosse sembrata distante.

- Guardami, sciocca ragazza meravigliosa, pura e dal cuore grande – Le mormorò – Stupida scema – aggiunse, stuzzicandola per ottenere una sua reazione.

Kagome riaprì gli occhi, specchiandosi in un mare d'oro.

- Stupida scema?! Questa mi mancava! È nuova? – ironizzò, stiracchiando le labbra in un pallido sorriso.

- È un rafforzativo! – sbuffò il giovane – Lo sai quanto è frustrante vederti affogare nei pensieri e non poter far nulla perché tu non ti vuoi confidare! -.

- Da che pulpito! Guarda che anche tu fai la stessa cosa, eh! – mugugnò la ragazza – Scusa. È che io ho avuto un’insensata paura che– ricominciò, ma venne fermata dal mezzo demone che la baciò a tradimento.
Fu solo uno sfiorarsi di labbra, perché Inuyasha la lasciò quasi subito, alzandosi per mettersi a frugare nella cassettiera.

Le rispose restando girato di spalle, cercando chissà cosa: - Dunque, fammi capire bene. Il nocciolo della questione è che… se ci fosse capitato di concepire un bambino, tu, anche se non previsto, saresti comunque felice di avere un figlio da me? E ti sei agitata perché hai realizzato di non sapere la mia opinione, i miei desideri a riguardo? – tirò le somme, tornando verso il letto con una scatoletta piatta tra le mani.
Kagome confermò con un piccolissimo cenno del capo.

Inuyasha sbuffò, sedendosi vicino a lei: - Lo ripeto: cretina! Davvero hai temuto che, restando incinta, io potrei non volerti più? O non accettare il bambino? O pensare di lasciarti, dato per assodato il tuo categorico rifiuto di abortire? Questa tua insicurezza mi stupisce, tesoro! Nessuno meglio di me sa cosa vuol dire crescere senza un padre o vedere la propria madre destreggiarsi tra mille difficoltà e sacrifici per crescere un figlio da sola! -.

A quelle parole lei si sentì davvero sciocca ed in difetto.

- Guarda, ti faccio vedere una cosa – continuò il mezzo demone – Aprila – le disse, porgendole la confezione.

La ragazza la studiò, curiosa.
Sembrava una vecchia custodia di quelle usate per i gioielli.

Quando, titubante, la aprì, la prima cosa che vide fu una foto un po' sgualcita.
Si soffermò con lo sguardo sulla donna ritratta: una bellissima donna dai lunghissimi capelli neri, stretta tra le braccia di un uomo che le cingeva la vita da dietro. Anzi, no! Non un uomo! I lunghi capelli argentati raccolti in una coda alta erano inequivocabili. Così come i marchi demoniaci sugli zigomi e i particolari occhi color oro, forse un poco più scuri rispetto al paio che conosceva lei.

Trattenne il fiato, capendo chi fossero le due persone ritratte.
Sembravano così felici! Inu No Taisho stringeva teneramente la moglie, gli occhi rivolti all'obiettivo. Izayoi si lasciava abbracciare, stringendo con una mano quelle del marito, intrecciate sul suo ventre, fissando l'amato e sorridendogli dolcemente.

Con timore quasi reverenziale, la ragazza sollevò la fotografia, mentre Inuyasha non aveva distolto lo sguardo da lei neanche per un istante.
- Gli somigli davvero molto! Sei la copia di tuo padre e, nelle notti senza luna, diventi uguale a tua madre – mormorò la ragazza.

- Già. Anche lei me lo diceva sempre. Però non era questo, ciò che volevo mostrarti. Guarda nella scatola – le suggerì.

- Oh! – la foto nascondeva alla vista un bellissimo fermaglio per capelli in argento a forma di fiore, ricoperto da piccolissime gemme scarlatte, incastonate. Sembravano quasi brillare di vita propria.
- Sono rubini? -.

Inuyasha lo confermò: - Questo è l'unico gioiello che mia madre ha conservato, l'unico da cui non si è mai separata. E che ha poi donato a me – mormorò, sfiorando appena un petalo luccicante. – Guardarlo bene, non ti ricorda niente? -.

Kagome sgranò gli occhi, riconoscendo quella forma: - È una camelia! Una camelia scarlatta – realizzò.

- Esattamente. Questo gioiello era molto importante per lei. Rappresenta il loro amore. In realtà, papà glielo regalò in un'occasione particolare, diciamo. Per celebrare un'occasione speciale – le raccontò, distogliendo lo sguardo, lievemente… imbarazzato?!?

Avvertendo lo sguardo interrogativo della sua ragazza su di se, il mezzo demone le prese dalle mani la fotografia, mettendogliela davanti al naso: - guarda bene. A parte le ovvietà, cosa noti? Questa non è finita insieme al gioiello per caso -.

Kagome si concentrò.
Tra i capelli di Izayoi c'era… il fermaglio!
Che fosse un regalo di anniversario, dunque? No. Qualcosa le sfuggiva.
Esaminò di nuovo la fotografia: gli occhi del padre di Inuyasha sembravano pieni di… felicità e orgoglio. E il sorriso della donna aveva qualcosa, sembrava speciale, dolce, raggiante. Traboccante di gioia.

Come se…

Si soffermò di nuovo su un particolare che le era parso secondario.

Boccheggiò, capendo, e gli occhi le si fecero lucidi.
Le loro mani.
Le mani intrecciate sul VENTRE di Izayoi, come a voler proteggere un qualcosa di importantissimo, come…

Inuyasha le baciò i capelli, sorridendo: - Ehi, non metterti a piangere, eh? Sciocchina! – rise, sentendo un lieve odore di sale.

Lo sguardo che lei gli rivolse era traboccante di commozione. Un sorriso dolcissimo e fiero le si disegnò sulle labbra.
- Nella sua pancia c'eri tu, vero? L'occasione speciale era la notizia di aspettare un figlio? -.

- L'ho sempre pensato, che fossi arguta – la prese in giro il ragazzo per stemperare un po' l'emozione del momento – Esattamente. Inoltre – continuò, facendosi estremamente serio – Questo gioiello rappresenta una promessa. Un legame d'amore –.

Lo sguardo gli si incupì per un istante. All'improvviso, le tolse dalle mani la scatola, abbracciandola.

- Sai… prima di morire, lei me lo ha lasciato, facendomi una richiesta che, nella mia mente di ragazzino adolescente, sembrava quasi senza senso – sospirò, aumentando appena la stretta su di lei prima di scostarla appena per guardarla negli occhi.

A Kagome mancò il fiato. Gli occhi di lui erano… liquidi, traboccanti di un sentimento d'amore così intenso da darle le vertigini. Tutto il suo mondo era racchiuso in quegli occhi.

Le scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, prima di continuare, chinandosi appena per sussurrarle, guardandola intensamente: - Ricordo ancora le sue esatte parole: "Questo è un pegno, figlio mio. Un pegno d'amore. Te lo dono, affinché tu possa donarlo a tua volta, quando avrai trovato quella persona che amerai per tutto il resto della tua vita. Quando il tuo cuore ti urlerà che è lei, lei sola, quella perfetta, quella senza la quale non potrai respirare, quella a cui apparterrà il tuo cuore… dà a lei questo fermaglio, come simbolo del vostro amore. E, se avrai dei figli, tramandalo loro, in modo che possano fare lo stesso”.-

Kagome sentì un groppo bloccarle la gola ed il cuore fermarsi un istante, per poi ritornare a battere a ritmo mostruoso.

- Ed io – continuò il ragazzo con voce roca, carezzandole il viso – Io credo proprio di aver finalmente deciso a chi affidare questo dono, e, insieme ad esso, il mio cuore. Io - fece una pausa, quasi ridendo di se stesso - Sembra avventato, me ne rendo conto. Stiamo insieme da soli otto mesi. Però sento che non potrei dare questo gioiello a nessun altro. Se lo vuoi, si intende, se lo accetti... È tuo -.

Le lacrime che Kagome era riuscita a trattenere fino a quel momento le invasero le guance, bagnando anche le dita della mano di lui ancora ferma sul viso della giovane.

Inuyasha rise: - Piange! Io sono quasi morto nel tentare di farle una specie di dichiarazione d'amore... E lei piange - la sgridò bonariamente, mentre tentava di asciugarle gli occhi.

- Oh, ma piantala, stupido! – riuscì a dirgli tra le lacrime, ridendo e piangendo insieme, dandogli un innocuo pugno sul braccio.
Infine gli gettò le braccia al collo con così tanto impeto da farli ribaltare entrambi, lunghi distesi sul letto.

- Donna violenta! – commentò lui, sistemandola meglio contro il suo petto.

- IO sono morta, non tu! – ci tenne a precisare lei.

- Devi sempre avere l'ultima parola, tu, vero? – sbuffò il giovane, giocando pigramente con una ciocca dei capelli della ragazza.

Kagome si alzò sui gomiti, contemplandolo.
Sentiva il cuore in procinto di scoppiare. Kami, quanto lo amava!

- Sei davvero sicuro? Vuoi davvero darla a me? È un oggetto così importante. E non è detto che io sia degna di… – osò domandargli, guardandolo timidamente negli occhi.

Lui non rispose, limitandosi ad alzare un sopracciglio e sbuffare appena.
Senza distogliere lo sguardo dal viso della giovane, allungò una mano alla cieca, afferrando la scatola.
In silenzio le infilò il fermaglio tra i capelli, osservandola per bene.
- Perfetta. Sei perfetta – sussurrò emozionato, facendole una carezza.

Stettero così, occhi negli occhi, senza parlare, lei sdraiata su di lui, per interminabili minuti.

Infine la ragazza si mosse, intrecciando una mano a quella del giovane, sporgendosi in avanti per baciarlo.

- Grazie. Avrò cura del tuo cuore, Inuyasha. Te lo giuro, amore mio – gli sussurrò.

- Ed io avrò cura del tuo, mia pazza e dolcissima Kagome – le rispose il mezzo demone, riservandole uno sguardo carico di promesse.

Lei si lasciò avvolgere dal calore dei suoi occhi, del suo abbraccio e delle sue labbra che continuavano a tormentarla con tanti piccoli e delicati baci, sentendosi felice, soddisfatta della sua vita e speranzosa nel futuro.

Sì, ne era certa, tutto sarebbe andato bene ed il domani le avrebbe sorriso se avesse avuto accanto il suo Inuyasha.
L'uomo che amava e a cui era stata destinata, la sua metà, il suo tutto.





*L'onigiri (御握り; おにぎり?) anche conosciuto come omusubi (御結び; おむすび?) è uno spuntino tipicamente giapponese, composto da una polpetta di riso bianco, con un cuore di salmone (sake), tonno (tsuna), o altro, con l'aggiunta di vari condimenti possibili, come l'umeboshi, il sesamo, ecc. Di solito l'onigiri ha una forma triangolare, con una striscia di alga norisu un lato per poter essere afferrato comodamente: si tratta, infatti, di un cibo destinato spesso al consumo per strada.
Si potrebbe considerare il simbolo della cucina giapponese ed esistono negozi specializzati chiamati onigiri-ya che vendono solo onigiri fatti a mano nelle diverse varianti.


**The Saint Luke's Tower (Japanese: 聖路加タワー Hepburn: Sei Ruka Tawā?) è un grattacielo situato a Chūō, Tokyo, Japan. La costruzione fu terminata nel 1994. È situato nei pressi del fiume Sumida. È alto 221e consta di 51 piani in totale. In realtà è composto da due torri di diversa altezza. Quella più bassa ospita abitazioni, la più alta uffici. Sono connesse tra loro da un ponte all'altezza del 32esimo piano. Esso è considerato l'elemento distintivo della costruzione. Delle torri si vede tutta Tokyo e si può godere della vista della baia di Tokyo.
Oltre al ristorante, è presente anche un albergo di lusso dal piano 32 al 38 della torre residenziale. Inoltre, dal secondo piano della torre residenziale, si può entrare direttamente nell'ospedale, che, a quanto pare, è situato in mezzo alle due torri XD (almeno così ho capito XD i siti erano tutti in Inglese! ^^’ scusatemi nel caso io abbia scritto cose non vere T-T )

***L'Imagawayaki (今川焼き?) è un dessert giapponese. Si trova spesso in vendita nei banchi dei matsuri ed è consumato abitualmente anche a Taiwan (dove prende il nome di chēlún bǐng 車輪餅 o hóngdòu bǐng 紅豆餅). Viene preparato mettendo della pastella in una particolare padella — simile alla piastra per la preparazione dei waffle — e farcito con anko secondo la ricetta tradizionale. Con il tempo si sono diffuse molte varianti che prevedono un'ampia varietà di ripieni: crema alla vaniglia, creme e confetture di frutta, curry, carne, verdura, patate e maionese.[1][2]
 
Questi dolci furono venduti per la prima volta nei pressi del ponte Imagawabashi a Kanda nell'era An'ei (anni 1772 - 1781) del periodo Edo; il nome imagawayaki per indicare i dolci nasce in questa occasione.

Gli imagawayaki assumono vari nomi che variano a seconda delle zone di produzione, delle ditte che li vendono o del periodo storico.


**** l'anko è una marmellata giapponese preparata con i semi di azuki (Vigna angularis), una leguminosa estensivamente coltivata nell'Asia orientale.
Gli azuki presentano un sapore dolciastro che si presta alla preparazione di marmellate e altri dolci.
L'anko è ampiamente utilizzata nella cucina giapponese come ripieno di alcuni dolci, come ad esempio i daifuku, i taiyaki o idorayaki, talvolta anche come condimento per il gelato.


sera ^^ w lo zucchero, eh? XD beh. Personalmente, ,considero questo come il capitolo conclusivo. Il piccolo epilogo che ancora manca, è un "di più", il coronamento della curiosità su cosa sia successo dopo ^^
Spero di non avervi annientato, emozionalmente parlando, con il finale XD è venuto il magone anche a me XD alla prossima ^^

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Capitolo 14
*** Epilogo ***


Epilogo


Quattro anni dopo.


- Allora io vado, Jinenji. Ci rivediamo lunedì mattina – disse Inuyasha a fine turno.

- Buona giornata e buon weekend di riposo. Tenta di godertelo – gli rispose il massiccio mezzo demone.

- Eh, “riposo”! È una parola! Però non mi lamento. – commentò il giovane.


Stava per entrare nella metropolitana, quando il suo telefono cellulare lo avvisò di una chiamata in arrivo.
Kagome.

- Ehi! – rispose – Sto arrivando, sono appena uscito -.

- Oh, meno male! Prima però dovresti passare da Sango. Ha una cosa per me. Fa presto, però! – lo incitò.

- D’accordo, d'accordo! A tra poco – replicò il compagno, riagganciando.



Arrivato all'ex appartamento di Kagome, il mezzo demone suonò il campanello.
- Sì? Chi è? –
- Sono Inuyasha -.
Sango gli aprì immediatamente.

Salite le scale, il giovane venne travolto da due furie non appena mise piede oltre la soglia: - Zioooo! – urlarono le gemelle, avvinghiandosi alle sue gambe – In braccio! – strillarono felici.

- Bambine! Fate le brave! Inu non vi prenderà in braccio, rassegnatevi! Le sue orecchie non si toccano – tentò di calmarle la madre, cullando il suo ultimogenito di soli due mesi, per farlo addormentare.

Le piccole, di appena tre anni, osservarono sognanti le orecchie del mezzo demone, per poi sospirare, sconfitte.

- Ciao Sango. Tutto bene? – le chiese Inuyasha.

- Non male. I bambini mi impegnano molto, ma la cosa non mi dispiace – gli rispose la ragazza con un sorriso – Ti manda Kagome, vero? Aspetta -.

Tornò poco dopo brandendo una busta, sembrava una specie di lettera: - Consegna espressa. Consideralo come un regalo anticipato – ridacchiò.

- Non ho idea di cosa sia, ma grazie – disse Inuyasha – Ora scappo, però. Salutami il tuo consorte -.

- Vai, vai! Credo che Kagome abbia bisogno di aiuto – replicò Sango.

- Nooooo! Zio Inu, no via – piagnucolarono le gemelle, in coro.

Il mezzo demone sbuffò appena, rassegnato, osservando in basso le bambine ancora aggrappate a lui: - Piccole pesti! E va bene, un secondo solo però – capitolò, abbassandosi per prenderle in braccio, una per lato.

Le due risero, contente, buttandogli le braccia al collo per poi attaccare il loro vero obiettivo: le orecchiette canine del giovane: - Cagnolino! Cagnolino! - cantilenarono con il sorriso sulle labbra.

Dopo circa un minuto di grattatine, Inuyasha le rimise a terra: - Stop! Tempo scaduto. Filate via, adesso – sentenziò.

L'attenzione delle piccole venne però catalizzata dal ritorno a casa del padre: - Sango, tesoro?! Cuccioli miei?!?! Sono tornatoooo! – cantilenò Miroku.

Ecco da chi avevano imparato, quelle due mocciose!

- Papiiii!!! – gli corsero incontro le bambine.

Accorgendosi della presenza del mezzo demone, Miroku lo salutò: - Guarda chi c’è! Allora? Che ci racconta il nostro bel… - lo apostrofò, ma Inuyasha non gli consentì di finire la frase.

- Sì, sì. Ciao! Devo scappare. Kagome mi aspetta – si congedò.

- Ciao, Inuyasha. La prossima settimana potremmo passare a farvi visita, se non disturbiamo – lo informò Sango.

- Va bene. Anche nei prossimi giorni, se volete – propose l'interessato.

Sango ridacchiò: - Credo proprio che in questi giorni avrete di meglio da fare! – rispose l'amica, misteriosamente allusiva.

Inuyasha la guardò interrogativo, ma decise di non chiedere spiegazioni: - Sarà! Ci sentiamo allora – replicò prima di uscire, chiudendo la porta.



Tornando verso la metro, notò un insolito scontento generale. Un convoglio si era guastato ed il traffico ferroviario metropolitano era momentaneamente interrotto.
Poco male. Essere un mezzo demone aveva i suoi vantaggi!
Si mise perciò a correre verso casa, che era comunque non troppo lontana.

Passando in una via laterale al parco Ueno però, un moccioso gli tagliò quasi la strada, correndo dietro ad un pallone sfuggito, con il rischio di farsi travolgere dal mezzo demone.

- Ehi! Attento, ragazzino! – lo sgridò.
Beh, oddio, ragazzino non tanto! Avrà avuto l’età delle gemelle di Sango e Miroku, forse un anno in più.

Quello puntò su di lui uno sguardo che gli sembrava familiare… occhi rossi e dal taglio un po' malinconico.
Quel bambino gli ricordava…

- Hajime*! Dove sei? Ti avevo detto di non allontanarti – disse una voce.

Il bambino si affrettò a tornare sui suoi passi, non prima di aver mormorato un – Scusi, signore! – e urlare, mentre correva via: - Arrivo, papino! Scusa! Sono qua -.

Inuyasha fece per proseguire, ma prima lanciò un'ultima occhiata al piccolo, giusto per assicurarsi che tornasse dal genitore sano e salvo.
Ma quando vide chi fosse, il genitore, rimase di sasso.

- Hajime! – lo sgridò Naraku – Va bene che siamo venuti a giocare al parco senza dire niente alla mamma, però ti avevo detto… -.

- Tanto la mamma non c’è! È andata a comprare i vestiti nuovi, no? E sono stato attento! Niente bua e i vestiti sono puliti. Avevo solo perso la palla – replicò il piccolo, con una padronanza di linguaggio notevole per la sua età – Però… non lo faccio più, di allontanarmi senza dirtelo, scusa -.

Naraku accarezzò la testolina del figlio e quasi sorrise: - Bravo il mio ometto giudizioso! –

L’uomo sembrava cambiato, fattosi più amorevole e attento, meno menefreghista e superficiale. La paternità, forse.
Per amore del figlio sopportava le pretese dell'esigente moglie e accontentava i suoi capricci. La lasciava spendere i suoi soldi nel modo che più le aggradava. Al contempo però, era lui ad occuparsi del bambino, imponendosi di essere molto presente e attento nella vita del figlio.
Chissà se si sarebbe potuta dire la stessa cosa anche di Kikyo!

- Io ho fame, papà. Vorrei un gelato.. Lo so che la mamma non vuole che lo mangio, dice che ingrasso. -.

- Tra poco è ora di cena, piccolo. Immagino però che mamma non avrà programmato gran che… i soliti piatti scarsi da  ristorante gourmet, presi d’asporto – considerò Naraku – Mhh... Va bene! Vada per il gelato. Ma non diciamolo a mamma! – cedette.

- Siiii! Ti voglio bene, papino – disse Hajime, lasciandosi prendere in braccio.


Inuyasha li osservò allontanarsi. Per fortuna l'uomo non l'aveva visto.
Riscuotendosi, si decise a riprendere il cammino verso casa. Se avesse tardato ancora, probabilmente Kagome lo avrebbe ammazzato!



Entrando nell'appartamento, le sue sensibili orecchie captarono subito il suono di un pianto. Un pianto infantile.

Il mezzo demone sospirò, togliendosi le scarpe.
Dirigendosi verso la camera da letto, si fermò di fronte alla porta del bagno, lasciata aperta.

- Dai, tesoro mio! È solo acqua! Non ti fa niente! Non piangere – disse Kagome, sconfortata – Yua**! No, piccola, non fare così – tentò ancora, osservando gli occhioni colmi di lacrime della figlia urlante.
- Non riesco proprio a capire da dove derivi questo tuo odio per l'acqua! A me piace tanto fare il bagno – considerò, sollevando la piccola di cinque mesi dal lavandino, ancora tutta gocciolante e, incurante del fatto di bagnarsi, la cullò contro il seno.
La bimba sembrò calmarsi un pochino, confortata dal contatto materno, continuando però ad emettere alcuni lamenti.

- Brontolina! Sembri proprio il tuo papà quando non ha voglia di fare qualcosa – sorrise la giovane, accarezzandole la testolina.

- Ah, è così, allora? Quando piange o fa i capricci è figlia mia, mentre quando è brava, è come la sua mamma? Tsk! Che mi tocca sentire! – borbottò Inuyasha, a braccia consente ed appoggiato allo stipite della porta.

- Inuyasha! Sei tornato! Finalmente! Dammi una mano. Non riesco a lavarla, quando si dimena così – gli disse la ragazza, andandogli incontro per salutarlo e porgendogli la bambina.

- Dai qua – le rispose il giovane, prendendo la figlia – Ehi, marmocchietta di papà! Perché piangi? La mamma cattiva è tornata alla carica con il bagnetto, vero? Shh! Calma, va tutto bene – sussurrò, avvolgendola nel suo asciugamano con gli orsacchiotti, posato sul mobiletto.

Yua si accoccolò tra le braccia del padre, tirando su con il nasino e chiudendo quei suoi occhi così particolari.

Fisicamente, era una strana combinazione tra lui e Kagome: aveva la pelle nivea e delicata della ragazza, ma i capelli dello stesso colore di quelli di Inuyasha, anche se un po' mossi.
Per il dispiacere di Kagome (ma per la gioia del mezzo demone) niente orecchie canine.
Presto i due avrebbero però scoperto che Yua aveva ereditato dal padre un lieve accenno di zanne e unghie forti, anche se non a livello di veri e propri artigli.

La caratteristica anomala, ma che aveva subito conquistato tutti, era il colore degli occhi: erano grandi come quelli di Kagome, ma con il taglio di Inuyasha e… grigio azzurri.

Nonno Higurashi era rimasto stregato da quello sguardo non appena la piccola aveva aperto gli occhi. E Kagome scoprì in quell'occasione che, quelle iridi così particolari e rare in Giappone, erano derivate del proprio corredo genetico. Era infatti lo stesso colore di occhi dell'amata moglie dell'anziano sacerdote, di quella nonna paterna che la ragazza non aveva mai conosciuto.

Col senno di poi, era stato alquanto stupefacente vedere come la piccola di casa e il signor Higurashi avessero legato, in modo istantaneo e naturale.

Ogni volta che venivano a trovarli, l'uomo spupazzava fino allo sfinimento la bisnipote. Erano inseparabili. E con la madre di Kagome, ossia la nonna, Yua faceva a gara a chi facesse più sorrisi. Zio Sota invece era ancora un pochino impacciato con la nipotina.
E Jakotsu, autoproclamatosi "zio acquisito", non perdeva occasione per viziarla in tutti i modi possibili.

 La piccola No Taisho era una bambina buonissima, mangiava con regolarità e non aveva mai costretto i genitori ad eccessive levatacce notturne. L’unico suo problema era il momento del bagnetto.

Kagome emise uno sbuffo: - Smettila di infierire! Lo sai che mi piange il cuore, nel vederla disperarsi così. Non capisco. È sempre così tranquilla e rilassata quando è in braccio a te… o a me… appena le faccio toccare l'acqua però.. -.

- Mhh... Credo di aver avuto un'idea. Aspetta! – affermò all'improvviso Inuyasha, restituendole la figlia.

- Che fai? – gli chiese perplessa Kagome, vedendolo aprire il rubinetto della vasca da bagno.

- Sarà più fredda di come sei abituata ma, d’altro canto, non possiamo rischiare di scottare la piccola, no? – affermò controllando la temperatura ed accertandosi che l’acqua fosse tiepida – Ed ora… levati i vestiti e salta dentro anche tu! – disse alla giovane.

- Ma tesoro! Che..? -.

Inuyasha si strinse nelle spalle: - Beh, tu hai detto che quando è in braccio a noi è sempre tranquilla. Quindi, potremmo provare a lavarla mentre tu la tieni, stando con lei dentro l'acqua – propose.

- Ok! Tentar non nuoce! Io la tengo e tu la lavi? -.

- Sì. Poi la asciugo e vesto, anche. Sì, anche il pannolino - specificò notando il sorrisino divertito della ragazza - Così tu puoi farti un bagno rilassante come si deve, intanto –.

- Ti adoro, amore! – concordò entusiasta Kagome.

- Feh! Basta poco, per farti contenta! Un bagno… qualche bacio… - le rispose scherzoso.

- Scemo! – gli fece lei, con una linguaccia, mentre si spogliava dopo avergli passato di nuovo la bambina.

- Yua? Cucciola? – la chiamò il mezzodemone.

La bambina aprì gli occhi, fissandolo attentamente.

– Dov’è la mamma? Andiamo dalla mamma? Guarda! Eccola lì! – propose, ammiccando verso Kagome che, dalla vasca, aveva spalancato le braccia verso la sua bambina.
La piccola ciangottò, sporgendosi verso di lei, per farsi prendere in braccio.

L'esperimento riuscì: anche se ancora diffidente e un po' inquieta, Yua non pianse, rifugiandosi contro il seno della madre e rilassandosi a poco a poco sotto il tocco del suo papà che, inginocchiato a lato della vasca, la insaponava delicatamente.



Poco più tardi, Inuyasha si sdraiò di traverso e a pancia in giù sul letto matrimoniale, i piedi a ciondoloni nel vuoto, osservando la figlia dormire serena nella culla lì accanto, mentre Kagome si stava rilassando, godendosi un buon bagno caldo.

Il suo angioletto! Pensò intenerito, osservando la piccola aprire appena la boccuccia nel sonno, le manine strette a pugno.


Ritornò con la mente ad una delle sere più importanti della sua vita, quando, nervoso ma determinato a portare a termine ciò che si era prefissato di fare, aveva portato fuori a cena la sua Kagome per festeggiarne il compleanno.

La convivenza con lei era qualcosa di magnifico, non era mai stato così felice, sereno e realizzato in vita sua. Si sentiva amato, Kagome lo sosteneva sempre, si prendeva cura di lui e sopportava i suoi orari lavorativi assurdi. Anzi, lo coccolava e viziava in ogni maniera possibile, al rientro da lunghi ed estenuanti turni!
Quante volte ogni traccia di stanchezza era svanita all'istante quando, rincasando, lei lo aveva accolto col sorriso o con un tenerissimo sguardo assonnato, facendogli spazio nel letto ed abbracciandolo stretto con un mugugno soddisfatto non appena lui si coricava? O anche solo sapere che avrebbe trovato la cena o il pranzo ad aspettarlo, insieme ad un biglietto traboccante di dolcezza...

Erano passati tre anni e le cose andavano alla grande. Perciò si era deciso.

Previo consenso di Nonno Higurashi, ovviamente.

E, ovviamente, lui non era tipo da dichiarazioni, mettendosi in ginocchio, o da anello di fidanzamento con mega diamante. Non pensava nemmeno che a Kagome potesse piacere, un anello con solitario. Lei non era Kikyo!

Comunque sia, lui l’aveva comprato, l'anello. Ma era semplice, come Kagome. Un anello con montatura a doppia fascia, una normale e l'altra appena tempestata da piccoli brillantini. I due fili si incrociavano e congiungevano al centro, dove era posizionato un discreto diamantino. Niente di troppo pacchiano, insomma. D'impatto, ma fine e raffinato.

Si sentiva talmente nervoso! In cerca di conforto e tranquillità, aveva perfino fatto una scappata al cimitero per dire una preghiera sulla tomba della madre e del padre, chiedendo loro di assisterlo.

A complicare le cose, quella sera di marzo, Kagome era meravigliosa. Si era fatta bella per lui. Anche grazie al contributo degli amici! Sotto al cappottino, sfoggiava infatti un grazioso e costoso vestito, regalo di compleanno fattole da Jakotsu, Sango e Miroku.
Quegli impiccioni!

Essendo al corrente dei piani del mezzo demone, avevano ben pensato di dargli un aiutino! Se solo Kagome avesse saputo il perché dell'insistenza di Jakotsu nell'ordinarle di indossarlo quella sera stessa!

In occasione dell’uscita con il suo ragazzo, Kagome aveva anche appuntato tra i capelli il fermaglio di Izayoi. Aveva avuto sempre paura di perderlo e, per questo, lo indossava poco. Quella sera però, qualcosa l'aveva spinta a sfoggiarlo, visto che si intonava perfettamente col vestito.

Inconsapevole presentimento o zampino di qualcuno che li osservava da lassù? Chissà!


Dopo la cena avevano fatto una passeggiata, addentrandosi nei meandri del parco Ueno, prima di rincasare.
Kagome aveva notato come Inuyasha fosse teso, nervoso, muto. Aveva anche mangiato pochissimo, al ristorante. Sembrava avere qualcosa che gli frullava per la testa.

- Tesoro, va tutto bene? – gli chiese.

“Merda! Speravo non si accorgesse di niente!” pensò il giovane, affondando le mani nelle tasche del soprabito “Figurati! Mi conosce troppo bene, ormai” considerò, osservandola con la coda dell'occhio.

Prese un respiro profondo: - Ecco… io… Tutto bene. Però… emh...  Allora... – tartagliò. “Maledizione! Calmati, idiota!” si rimproverò mentalmente.

Kagome  però si distrasse, osservando davanti a sé: - Oh! Che bello! – disse, correndo verso uno dei grandi viali alberati del parco e fermandosi ad osservare un grande ciliegio fiorito.

Era quasi il momento giusto per l'Hanami***.
Benché fosse notte, i fiori erano visibili e avevano assunto una suggestiva colorazione bianco-argentata sotto i raggi della luna piena che spiccava nel cielo terso.
Un leggero venticello freddo scompigliò i capelli della ragazza, facendola rabbrividire appena. Le fronde del ciliegio frusciarono e qualche petalo si librò attorno.

Kagome ridacchiò e fece un piccolo giro su se stessa, allargando le braccia e volteggiando.

Inuyasha la osservò, avvertendo lo stomaco contrarsi piacevolmente, dimentico per un attimo del proprio nervosismo. Kami, era stupenda! Quel sorriso, poi! Avrebbe incantato chiunque, con quel magnifico sorriso.

Il giovane prese un nuovo respiro profondo: “Avanti! Non fare il codardo proprio ora! Perfino Miroku ce l'ha fatta, a fare una proposta come si deve. E senza fare il maniaco!”

Le si avvicinò lentamente, abbracciandola da dietro e fermando le sue giravolte.

Il contatto con lei lo calmò di colpo.

Kagome si rilassò contro di lui, dandogli le spalle per continuare ad osservare il ciliegio: - Hai visto? Bello vero? Ho l’impressione che da un momento all’altro possa sbucare fuori uno spiritello. O un prode condottiero dell’epoca Sengoku alla ricerca della principessa che gli ha rapito il cuore – mormorò.

Non ricevendo risposta, si voltò a guardarlo, un po' allarmata: - Amore? -.

Di solito lui avrebbe fatto un commento sarcastico dei suoi, dicendo qualcosa tipo: - Che sciocchezze! Sembri una bambina sognante davanti ad una fiaba! – oppure – Samurai, condottieri e principesse? Tsk! Dovresti davvero iniziare a guardare meno sceneggiati televisivi! -.

Invece aveva ottenuto solo silenzio.

Fece per toccarlo, alzando un braccio e mormorando - InuYa- - ma lui la trafisse con uno sguardo serissimo, prendendola per le spalle e inchiodandola sul posto, impedendole di muoversi.

“Coraggio! Non c’è ragione di aver paura!” pensò lui, emettendo poi un sospiro tremulo, quasi forzato fuori dai denti.

Un altro respiro profondo ed iniziò il suo discorso, dapprima sussurrato e, man mano, sempre più sicuro e deciso.

- Kagome. I-io ti amo, lo sai vero? Sei la luce che ha illuminato la monotonia della mia vita. Non riesco nemmeno a pensare a un'esistenza senza di te al mio fianco, nelle mie giornate. Per questo io… - prese ancora un respiro, osservando i magnifici occhi di lei fissarlo confusa, lusingata, ma anche un po' intimorita.

Cosa stava tentando di dirle? Sembrava così agitato!

- Per questo io, qualche giorno fa, sono andato da tuo nonno per chiedergli di… di poter… oh, dannazione! – sbottò in preda al panico.

Panico che aumentò quando la sentì sottrarsi alla sua stretta.
Durò solo un istante, perché subito la ragazza si alzò sulle punte dei piedi, (benché indossasse un leggero tacco lui restava comunque più alto!), prendendogli il viso tra le mani e scostandogli la frangia dalla fronte sudata dal nervosismo.
Gli fece una carezza, sorridendogli incoraggiante, ed Inuyasha chiuse gli occhi, sospirando.

Va tutto bene, calmati!, sembrava volergli dire.

Kagome lo sentì rilassarsi, percepì le spalle distendersi e vide le orecchie bianche sul suo capo abbandonare la loro posizione rigida e dritta, muovendosi in un guizzo.

Le parole gli uscirono da sole, con una naturalezza disarmante, non appena riaprì le pozze dorate che erano i suoi occhi, perdendosi in quelli amorevoli di lei, della donna che amava più di qualsiasi altra cosa al mondo e che aveva reso completa la sua esistenza: - Kagome… sposami! –


Osservò le pupille della giovane dilatarsi per la sorpresa e percepì il suo respiro fermarsi.

Le ginocchia le cedettero di colpo e sarebbe caduta, se lui non l'avesse prontamente sostenuta, stringendola tra le braccia.
Nel compiere quel gesto però, la scatolina con l'anello che Inuyasha aveva preso dalla tasca dei pantaloni e stretta nel pugno nell'impeto di coraggio precedente, cadde ai loro piedi.

Il rumore che produsse, sembrò riscuotere la ragazza.

- Accidenti! – sbottò il mezzo demone, guardando in basso. “Dannato anello! E dannato me! Che pasticcio! Proprio oggi dovevo iniziare a fare l'imbranato? Dannazione! E non era certo così che pensavo di dirglielo! Sono stato quasi brutale!”.

Fece per chinarsi a raccoglierlo, senza lasciare la presa su Kagome, quando la sentì emettere un flebilissimo e strozzato - Sì -.

Tornò a guardarla negli occhi, trovandoli pieni di lacrime di felicità, traboccanti di emozione.

- Eh? – esalò senza rendersene conto, il cuore che gli batteva a ritmo furioso nel petto.

- Sì, voglio diventare tua moglie, scioccone! Sì! Ho detto sì, amore mio! – bisbigliò lei, emozionatissima – Oh, Inuyasha! Non dimenticherò mai questo compleanno! Ti amo! – aggiunse baciandolo di slancio, non riuscendo più a contenere la gioia e l'immenso sentimento d'amore che le scaturiva dall'anima.

Lo abbracciò fortissimo, tremando e sentendolo tremare a sua volta, dandogli tanti piccoli baci mentre le lacrime le scorrevano incontrollabili lungo le guance.
Preda della gioia, non riusciva a far altro che continuare a mormorare il nome di lui.

- A-aspetta – le disse il mezzo demone staccandosi – Devo… l'anello… - “Sì, ha detto sì!!! Kagome ha detto sì. Vuole passare con me il resto della sua vita! Con me! Me!”

Inaspettatamente fu lei a chinarsi a raccoglierlo, asciugandosi nel frattempo le lacrime con la mano libera: - Giusto. Non vorrei pestarlo! E io che mi aspettavo un semplice regalo di compleanno! – ridacchiò.

Inuyasha sorrise: - Oh, beh, se come regalo non ti aggrada, me lo riprendo, eh? – le disse scherzoso.

La ragazza lo guardò divertita: - Scemo! No! È mio! Posso? – gli chiese, contemplando  la scatolina – Oppure vuoi fare le cose per bene e mettermelo tu? Guarda che poi ti devi inginocchiare, eh? -.

Il giovane sbuffò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli: - Perché in questo momento sento nella testa la voce di Jakotsu che urla qualcosa come: “Insomma! Proprio non riuscite a stare seri, voi due? Sempre a punzecchiarvi! Nemmeno la proposta l’hai fatta come si deve!”? -.

- Hai ragione! Direbbe così – considerò Kagome – Ma io gli risponderei: “Fatti i fatti tuoi! Noi siamo così e a me sta bene! Amo come siamo.”  – concluse con un dolce sorriso emozionato – Allora io la apro, eh? -.

- S-sì. Non è niente di che, in realtà – tentò di dire lui.

- Zitto! È… è perfetto – esalò la ragazza, fissando incantata l'anello.

Con mani tremanti Inuyasha lo prese e glielo infilò delicatamente all'anulare.

- Ti amo – dissero all'unisono e nello stesso istante, sorridendo per quella inaspettata coordinazione.

- Guarda che se cambi idea non potrai più tornare indietro, quando mi avrai sposata! – lo prese in giro la fidanzata, per alleggerire l'atmosfera.

Le sembrava di volare! Ancora stentava a crederci! Era successo davvero? Davvero lui le aveva chiesto di sposarlo? Non era un sogno, vero? E il modo in cui l’aveva fatto era molto “da lui”. Sì, anche nell’essere nervoso e nel fare di tutto per nasconderlo.

- E se io non volessi, cambiare idea? – replicò Inuyasha, tornando serio.

Kagome sfregò il naso contro il suo: - Direi che è perfetto -.

- Non ti libererai mai di me, piccola pazza -.

- Mai – assentì la giovane, sorridendogli. Era al settimo cielo!

- Mai! – confermò lui prima di baciarla ancora e prorompere in una risata di pura felicità.




Si erano sposati in tempi brevi e con una normalissima cerimonia tradizionale, intima, alla presenza della famiglia di Kagome, di Sango, Miroku e bambine, invitando ovviamente anche Jakotsu, Kaede, Shippo e Rin con l'aggiunta di Ayame e di Jinenji, che, nel frattempo, era diventato amico di Inuyasha.

 Shiori si era limitata a mandare uno scarno biglietto di congratulazioni.

Jakotsu, che avrebbe voluto un matrimonio in pompa magna, diede loro filo da torcere per come organizzare la cerimonia e il ricevimento, ma ebbe un inaspettato oppositore: - Dacci un taglio, figliolo! È il loro matrimonio, non il tuo! Loro vogliono così. Quando anche tu troverai il ragazzo giusto, quello da sposare, potrai fare come vuoi tu! – aveva detto lapidario il Signor Higurashi.

E poi il viaggio di nozze, brevissimo, quattro miseri giorni, dato che il mezzo demone non aveva potuto assentarsi troppo a lungo.

Però era stato sufficiente per avere una rivincita con i fiocchi su una certa persona, anche se in modo del tutto inconsapevole.


Caso volle infatti che nell'albergo di Okinawa in cui i novelli sposi avevano prenotato, si tenesse, nel weekend, un convegno/mostra informativa di due giorni, organizzato da alcune aziende alla ricerca di persone da assumere. E che, al suddetto convegno, fosse presente un certo demone lupo, alla disperata ricerca di un'occupazione.

Immaginatevi la faccia di Koga quando, per puro caso, il secondo giorno di convegno, mentre era seduto ad aspettare in un angolo appartanto e nascosto della hall, aveva visto passare Kagome ed Inuyasha in tenuta da spiaggia.

Come se non fosse stato sufficiente, aveva distintamente udito l'addetto alla reception, di nome Renkotsu, dire loro: -Buon pomeriggio, Signori Taisho ! -.

E, nel mentre, una signora di mezza età, seduta in compagnia del marito poco lontano da lui, commentare: - Oh, caro, guarda! La coppia di sposini della camera accanto alla nostra! Che teneri! Si vede proprio che sono molto innamorati! Te l'ho detto che, ieri sera, li ho visti mentre si baciavano appassionatamente davanti alla porta della loro stanza? Ah, beata gioventù! Avranno fatto faville! -.

Koga era sbiancato e si era affrettato a dileguarsi, non visto, verso la sua camera, mentre il marito della signora sbuffava un infastidito: - Miyu, smettila! Ho sposato una pettegola di prim'ordine, povero me! Ti metti a fare anche la guardona, adesso?! -.

Kagome ed Inuyasha non si erano accorti di nulla e la luna di miele si era conclusa senza intoppi. Anzi! aveva portato una dolce "conseguenza".


Ripensandoci, al mezzodemone ancora non sembrava vero, anche dopo aver tenuto quel frugoletto tra le braccia!

Trascorso circa un mese dal matrimonio, rientrando a mattina inoltrata, dopo aver fatto la notte, Inuyasha aveva trovato la moglie ancora a casa.

Seduta sul bordo del letto con lo sguardo assorto ed una strana espressione in viso. A metà tra l’incredulo e il felice, avrebbe detto.

Teneva qualcosa tra le mani.

Accorgendosi della sua presenza, Kagome l'aveva guardato con le lacrime agli occhi: - Inuyasha -.

Lui si era un po' allarmato: - Cosa ci fai a casa? È successo qualcosa? Stai male? – le aveva domandato, inginocchiandosi davanti a lei.

- Sì, qualcosa è successo. Qualcosa di meraviglioso! Io… oh, Inu! Sì, che sto bene! Benissimo! Stiamo benissimo –.

A quel plurale, il giovane aveva sbarrato gli occhi. E messo a fuoco meglio l'oggetto cilindrico che lei teneva tra le mani. Un... test di gravidanza?!?

L’ipotesi che aveva appena fatto fare una capriola al suo cuore fu prontamente confermata: - Sono incinta, amore – gli aveva annunciato la donna, emozionatissima.

- Oh! – fu l’unica cosa che riuscì a dire Inuyasha.

Dopo un attimo di sbalordimento, anche il mezzo demone sorrise, stringendola a sé.
Sospirò felice, il viso appoggiato delicatamente contro il ventre della moglie, dandole infine un bacio sulla pancia.




Inuyasha si riscosse dai ricordi avvertendo un dolce peso, ancora gocciolante d'acqua, adagiarsi sulla sua schiena.

- Dorme già? – bisbigliò Kagome.

- Sì, è crollata appena l'ho rivestita – le rispose – E tu? Che intenzioni hai? –.

- Mhh.. Non saprei… - fece vaga, reprimendo un urletto quando il marito se la tolse di dosso, facendola rotolare supina sul lettone.

- Io un'idea su come passare il tempo ce l'avrei, sai? - bisbigliò malizioso.

- Inuyasha! – lo sgridò in un sibilo la moglie, arrossendo.

- Beh? Che ho detto di male? – la rimbrottò – E poi è colpa tua! Mi hai abituato troppo bene durante la gravidanza – le disse, allusivo.

- Era colpa degli ormoni! – puntualizzò Kagome, vergognosa.

- Sì, sì… gli ormoni… Comunque è un po' che non mi prendo cura di mia moglie… è il caso di rimediare… - sussurrò suadente il mezzo demone, infilando una mano nell’accappatoio di lei, sfiorandole delicatamente il seno gonfio a causa dell'allattamento.

- Amore… a-aspetta! – tentò di fermarlo la donna, lasciandosi comunque scappare un gemito che fu soffocato dalle labbra del giovane.

Inuyasha le baciò ancora la bocca, per poi spostarsi verso il suo mento. Si interruppe sentendo la figlia rigirarsi nella culla, emettendo un versetto nel sonno.

- Mhh… d'accordo… ma stanotte non mi scappi, sappilo – mugugnò contro l'orecchio di Kagome, leccandoglielo appena e facendola sospirare.
Lei gli infilò una mano tra i capelli, accarezzandogli la nuca.

- S-sì - acconsentì la moglie, recuperando un briciolo di lucidità – Magari… magari potrei anche tirare fuori dall’armadio un certo babydoll… ammesso di entrarci ancora! -.

Il ragazzo la baciò di nuovo, sopprimendo un ringhio di eccitazione. Kami, quanto amava il suo essere allo stesso tempo tenera e provocante!

- Mmhh.. Forse ti stai dimenticando cosa è successo, l'ultima volta che lo hai indossato, durante il viaggio di nozze. Abbiamo… fatto l’amore tutta la notte e… concepito quel ragnetto lì! - le rammentò – Non so se sono già pronto per affrontare di nuovo un altro marmocchietto così presto… e il tuo diventare una piagnona! Per non parlare poi delle volte in cui mi toccava correre da Ayame perché avevi voglia di gelato! Al pistacchio. Per fortuna che il suo bar gelateria è in zona. E che il suo nuovo ragazzo non ha fatto storie nel vederla uscire a notte fonda per venirmi ad aprire apposta il negozio! Senza contare poi quanto continuavi a chiamare Sango per farti rassicurare su certe cose e la marea di shopping che avete fatto, dato che lei è rimasta incinta un’altra volta pochi mesi dopo di te. Sembravate due comari! -.

Kagome gli diede un pugno su una spalla: - Villano! Credi che per me sia stata divertente, la gravidanza? Le nausee, gli sbalzi d'umore, diventare enorme, il seno dolorante, la paura di non essere adatta a fare la mamma, i dolori del parto e poi… dovermi far controllare da te i punti? – sbottò.

Lui sbuffò: - Quante storie, per la faccenda dei punti! Può capitare, alle donne, di lacerarsi durante il parto. Sono un infermiere, è il mio lavoro! Sì beh, sono un infermiere generale, d’accordo, però sono cose che ho studiato alla scuola di medicina. E poi… so come sei fatta là sotto! Non era certo la prima volta che davo una “controllata” -.

Kagome lo prese per un' orecchio.

- Ahi!!!!! Mollami!!! Che cavolo fai! Ahia!!! – mugolò il ragazzo, tentando di non gridare per non svegliare la figlia.

- Idiota! – disse la giovane, in un sussurro, indignata ed imbarazzata – Altro che “stasera non mi scappi”! Stai rischiando di finire a dormire sul divano, sappilo! –.

- Ahiii!! Kagome! Mi fai male! Che cos’è? Una delle tecniche di Sango con Miroku, questa? Ahia!! Stavo scherzando! Dai!!! - sibilò lui.

Alla fine lei mollò la presa, girando il viso dall'altra parte, offesa… O presunta tale.

Inuyasha si massaggiò la parte lesa, guardandola prima arrabbiato e poi, man mano che il tempo passava, sempre più mortificato.

- Ka-Kagome? – provò a chiamarla.

Lei continuò a non guardarlo.

- Amore… Scusa! Mi dispiace. Io… non volevo! Tesoro? Dai, dannazione! – balbettò in preda al panico, dando uno sguardo rapido alla figlia, assicurandosi che dormisse ancora.

Scherzava! In realtà era stato bellissimo vedere il suo corpo cambiare per poter ospitare il loro bambino, il suo odore farsi dolce, vederla sempre così felice. Beh, quasi sempre, tranne quando si faceva prendere dall’ansia di non essere brava a fare la mamma, e da lì, i pianti. Però era stato bello anche sapere di essere capace di rassicurarla con un abbraccio, convincerla che sarebbe andato tutto bene.

La trepidazione delle ecografie e dei vari controlli. Scommettere da chi la loro bambina avrebbe preso cosa.

La risata di Kagome quando Yua, verso gli ultimi mesi di gestazione, si muoveva troppo e non la lasciava dormire: - Accidenti! Temo che abbia ereditato la mia irrequietezza notturna! – diceva in quei casi.

Fare da cuscino vivente ad entrambe. Massaggiarle le caviglie gonfie e la schiena dolorante. Fare il bagno insieme, sorreggendola contro il suo torace, abbracciandola e accarezzandole dolcemente il ventre gonfio.

E ingegnarsi man mano per poter fare l’amore senza fare male a lei o alla piccola.

Infine,  poter essere presente al momento del parto perché, inaspettatamente, lei aveva voluto lui accanto e non la madre. Poter esserle vicino in quel difficile momento, sentendosi un po’ colpevole e totalmente impotente nel fare qualsiasi cosa se non incoraggiarla e lasciare che gli conficcasse a sangue le unghie nel braccio. Vederla piangere di gioia nell’udire, per la prima volta, il vagito della loro bambina.

A discapito delle sue parole, non gli sarebbe dispiaciuto ripetere quelle esperienze. Più avanti, magari! Prima dovevano ancora imparare ad essere dei bravi genitori. Per farlo, un figlio era sufficiente, almeno per il momento!

Kagome gli lanciò un occhiata. Non ce la fece più e scoppiò a ridere, frenandosi però quasi immediatamente, temendo di aver svegliato Yua. Per fortuna la bambina aveva il sonno pesante!

Il suo Inuyasha! Era sempre così inconsciamente buffo, quando doveva farsi perdonare qualcosa! Non riusciva a resistergli, quando le faceva gli occhioni da cucciolo bastonato e abbassava le orecchie.

Tornando a girarsi verso il marito, lo trovò a fissarla a metà tra il contrito e lo sconvolto.

- In effetti, sì, credo di averlo visto fare da Sango. Scusa, tesoro. Ti ho fatto davvero tanto male, amore? – mormorò pentita.

Inuyasha la guardò malissimo: - Ehi! Ma allora… stavi solo facendo finta di esserti arrabbiata?!?! Stupida!!! Mi hai fatto prendere un colpo! – sbottò infuriato, alzandosi dal letto e lasciando la stanza.

Kagome sospirò e gli corse dietro.

- Inuyasha? - lo chiamò.

Lui rimase davanti al lavandino della cucina, dandole la schiena. Buyo trotterellò fino a lui e si strofinò tra le sue gambe, facendo le fusa.

- E tu che vuoi? Gattaccio ruffiano! – borbottò il mezzo demone.

- Dai, Buyo, hai già mangiato un'ora fa! Fai il bravo – gli disse Kagome, avvicinandosi e facendogli una carezza.

Il gatto miagolò per poi andare verso la sua cesta, posta davanti al divano, a fare un pisolino.

- Inu - tentò ancora – Ho esagerato. Scusa. È solo che… insomma! A volte te ne esci con certe frasi! Parti bene, ma rovini tutto con battute infelici! -.

- Non c'era bisogno di fare tutta quella pantomima solo perché non hai voglia di fare l'amore. Bastava dirlo! – borbottò lui.

Kagome gli si fece più vicino, massaggiandogli la schiena contratta per poi prendergli la mano sinistra tra le sue: - Tesoro… Guarda che io non avevo mica detto di no! In realtà avevo solo altri piani per… quel particolare ambito - sussurrò, prima di baciargli le nocche, soffermandosi sull'anulare.

Il mezzo demone sospirò e la tirò a sé: - Permalosa vendicativa! – mugugnò.

Non c'era niente da fare! Proprio non riusciva a tenerle il muso. Si era ammansito troppo, in quegli anni. Decisamente!

Lei sorrise: - Io?! Senti chi parla! – ribatté, sporgendosi a sfiorargli le orecchie in una carezza dolce e lenta, come per farsi perdonare. – Ti amo tanto, Inuyasha -.

- Ti amo anche io, stupidotta – rispose il giovane, affondando il viso nell'incavo del suo collo, inspirando il suo dolce profumo.

La sentì prendergli il viso tra le mani, alzandoglielo: - E questa stupida, ora, gradirebbe un bacio, per favore -.

Dopo averle concesso un fugace sfioramento di labbra, il giovane la prese in braccio all’improvviso, caricandosela in spalla.

- Noooo! Mettimi giù! – ridacchiò Kagome, scalciando.

- Shht! Sveglierai la bambina, così! – la sgridò il marito, prima di lasciarla andare, stendendola sul divano, incurante di Buyo.

La sovrastò, osservandola con occhi pieni d'amore: - “Altri piani” di che genere? – soffiò incuriosito, accarezzandole i fianchi da sopra l’accappatoio, con movimenti lenti e circolari. Non riusciva proprio a smettere di stuzzicarla, quella sera!

Notando però con la coda dell'occhio il gatto correre via, facendo per addentrarsi nella loro camera da letto, Inuyasha lo fermò con un ordine perentorio: - Buyo! Fermo! Non ti azzardare ad entrare lì! Lascia stare Yua, stupido gattaccio! -.
L'animale si arrestò, sedendosi sulla soglia.

Tornando a concentrarsi sulla donna stesa sotto di sè, parve ricordarsi di qualcosa: - A proposito! Che diavolo aveva di così importante da darti, Sango, da non poter aspettare? – le domandò, frugandosi in tasca alla ricerca alla busta.

- Beh, dato che domani e dopodomani sei di riposo… avevo pensato… di lasciare la bambina a mia madre e farci una gitarella. Solo noi due… soli soletti… un'intera giornata solo per noi… in un bell’alberghetto in montagna... A scaldarci a vicenda sotto una bella coperta – mugugnò invitante - Però, dato che al momento dobbiamo fare un po’ di economia, ho chiesto a Sango il favore di intercedere presso quel grazioso posto in cui quel matto di suo marito le ha fatto la proposta di matrimonio e in cui lei e Miroku sono tornati spesso anche dopo, da sposati. Lo so che a te non piacciono le terme, però potremmo starcene chiusi in camera tutto il tempo, se lo preferisci - gli rispose arrossendo un po' per la sua implicita allusione – Che ne pensi? Ti andrebbe? – gli propose, mostrandogli il contenuto della busta che lui le aveva sventolato davanti al naso: le prenotazioni dell'albergo.

Inuyasha si tirò a sedere, facendo alzare anche Kagome e sistemandola a cavalcioni su di sé: - Se mi va? Ti sembrano domande da fare? Certo che sì! Sei… fantastica! La mia fantastica e geniale Kagome – esalò – Kami quanto ti amo, piccola pazza del mio destino – affermò sorridendole sereno – Sei sicura di volerti allontanare dalla bambina, però? Guarda che ti mancherà! -.

- Lo so. Staremo via solo una notte, no? Ho anche già tirato il latte da far usare a mia madre per nutrirla quando non ci sarò. E poi dobbiamo ancora preparare tutto, non ne ho avuto il tempo, quindi temo proprio che potremo partire solo in tarda mattinata. In pratica staremmo senza la nostra cucciola per poco più di una notte. Oddio, detta così, mi sto sentendo una pessima madre, una di quelle che abbandonano i figli per fare i propri comodi! – piagnucolò.

- Piantala! Dopo tutto hai diritto anche tu a prenderti un giorno di vacanza. Ed in effetti… Ho voglia di passare un po' di tempo con mia moglie. Mi sento trascurato! – scherzò il giovane.

Kagome rise: - Oh, povero il mio maritino! – mugugnò, grattandogli un orecchio.

Inuyasha chiuse per un attimo gli occhi, godendosi quella coccola: - Mhh… guarda che se continui così, non so se riesco ad aspettare dopo cena! -.

-Ah, no! Mi dispiace, bello mio! Avevamo detto dopo! Impaziente! – ribatté lei.

- Mhh. Effettivamente credo che non mi accontenterei di una sveltina - la provocò - In questo caso, allora... Sono reduce da una stancante giornata di lavoro. Ho fame, moglie! Che c’è da mangiare? – fece finta di borbottare lui con la voce grossa.

- Non ne ho idea, marito! Ero troppo stanca per cucinare, oggi! Se c’è qualcosa con cui sfamarti devi ringraziare la tua fantastica suocera! Ci ha lasciato la cena sul tavolo della cucina. Vai a dare un'occhiata. Mi vesto e ti raggiun- -.

Un tenue vagito proveniente dalla camera interruppe il suo discorso.

- Mi raggiungi subito dopo aver allattato la piccola. Evita pure di vestirti, tanto non ti servirà – affermò Inuyasha, tornando a fare il malizioso, alzandosi in piedi e trascinando la ragazza con sé.

Tornati nella loro camera, prese in braccio dolcemente la piccola Yua porgendola poi a Kagome, che si era seduta sul letto.

- Io intanto vado a scaldare la nostra cena. Non metterci troppo, mogliettina! Ti aspetto – concluse, uscendo dalla stanza.

L'amata gli regalò uno dei suoi sorrisi mozzafiato e lui lanciò un ultimo sguardo alle donne della sua vita, mentre il sole tramontava, inondando la stanza con la sua luce dorata ed annunciando la fine dell'ennesima bellissima giornata della loro perfetta quotidianità.






* Hajime  (肇, 元) significa “Inizio”. In effetti, per come la vedo io, un figlio è un inizio di una nuova fase della vita di una coppia. ^^

** Yua, come nome in sé non mi fa impazzire ma, se ciò che ho trovato a riguardo è giusto, questo nome ha un significato bellissimo e che mi sembrava appropriato, specialmente per il modo in cui ho tratteggiato il modo di pensare dei protagonisti: legame d'amore/di affetto ^^ (結愛)

*** L' Hanami (花見? lett. "ammirare i fiori") è la tradizionale usanza giapponese di godere della bellezza della fioritura primaverile degli alberi, in particolare di quella dei ciliegi da fiore giapponesi, i sakura (lett. "ciliegio").
Questa tradizione, antica di più di un millennio, è ancora molto sentita in Giappone tanto da provocare anche vere e proprie migrazioni di milioni di giapponesi dalle loro città verso le 60 località più famose del Paese, inoltre ci sono le previsioni per la fioritura, come quelle meteorologiche, per sapere esattamente quando comincia la fioritura e fino a quanto dura. Lo spettacolo dei sakura in fiore occupa gran parte della primavera e si può ammirare da inizio aprile (nel sud dell'isola di Honshu) fino a metà maggio (nella settentrionale Hokkaidō).
Tra i luoghi principe per godere di questo spettacolo, c’è ovviamente il Parco Ueno. ( A questo proposito, il fatto di poterci andare di notte, non me lo sono inventato. Gli orari di apertura su Google dicevano che è aperto fino alle 23… fidiamoci XD 
C’entra poco e forse avrei dovuto farne una nota in uno dei primi capitoli ma… informandomi, ho trovato la storia del parco Ueno e della sua formazione molto interessante. Per chi vuole, lascio il link di wikipedia a riguardo ^^ https://it.m.wikipedia.org/wiki/Parco_di_Ueno  )

Al giorno d'oggi la festa dell’Hanami consiste, oltre che nell'ammirare la fioritura, nel consumare un sostanzioso picnic, spesso a base di sushi con birra e sake in abbondanza, all'ombra degli alberi fioriti. 
I festeggiamenti continuano anche durante la notte, dove l'Hanami cambia nome in Yozakura (夜桜? lett. "La notte del Ciliegio") e i sakura vengono illuminati appositamente con delle luci.
Si racconta che questa usanza abbia trovato le sue origini durante il periodo Nara (710-794), quando la Dinastia Cinese Tang influenzò il Giappone in molti modi differenti portando nel Sol Levante molte tradizioni e costumi. Una di queste tradizioni era proprio quella di godere della bellezza dei fiori in primavera. Sebbene i fiori inizialmente celebrati fossero quelli di prugno (ume うめ), i sakura diventarono molto presto i fiori prediletti da questa occasione proprio perchè la loro bellezza attirava di più l’attenzione della gente. I sakura finirono così, nel periodo Heian, per diventare i fiori più celebrati durante il periodo dell’Hanami.
Fu l’imperatore Saga a voler adottare questa pratica cominciando a tenere feste e balli sotto gli alberi di ciliegio piantati nel giardino del palazzo della Corte Imperiale a Kyoto. A quell’epoca, l’hanami era un evento riservato solo a persone di alto lignaggio, nobili, samurai che frequentavano la corte e poeti che scrivevano versi che lodavano il fascino e la meraviglia di tale bellezza. Poi con l’arrivo del periodo Edo questa ricorrenza venne aperta anche a tutti gli altri che poterono così festeggiare tale usanza bevendo sakè e mangiando sotto una pioggia di petali rosa.
L’hanami  è una ricorrenza dedicata alla celebrazione della bellezza della natura ma non solo: la fioritura dei ciliegi infatti era il periodo legato al raccolto del riso. Anticamente le persone usavano gli alberi di ciliegio come mezzo per predire la qualità del raccolto di quell’anno e, credendo che i kami risiedessero in quelle piante così belle, portavano ai piedi dell’albero di ciliegio anche delle offerte di ogni genere e pregavano le divinità di concedere loro buona sorte.
Oggi i giapponesi continuano ancora la tradizione dell’hanami anche perchè questo periodo coincide con l’inizio dell’anno scolastico giapponese. La gente e soprattutto i ragazzi amano raggrupparsi attorno a grandi alberi fioriti tenendo feste e piccoli banchetti o pic nic all’aperto. Amano passeggiare e fare lunghe camminate nei parchi con il solo scopo di rilassarsi e dedicarsi alla completa meditazione e contemplazione non solo della natura ma anche di sè stessi all’insegna del benessere e del rinnovamento dello spirito. Le passeggiate si prolungano fino a sera tardi dove, grazie alla complicità del bagliore lunare e alle chochin (ちょうちん)  accese (lanterne di carta), l’evento diventa un vero spettacolo suggestivo con un’ atmosfera che di sicuro giova moltissimo alle giovani coppie di innamorati.




E siamo giunti al termine di questa mia prima avventura ^^

Due parole riguardo al personaggio di Naraku. Non chiedetemi il perchè, ma ho avvertito la volontà di "riscattarlo", almeno un po'. Si cresce, si cambia. Kikyo è quella che è ("Hai voluto la bicicletta", caro il mio Naraku? Beh, ora pedala XD). Però mi è piaciuto pensare che, pur avendo a che fare con un personaggio ingombrante come lei.. lui si sia dimostrato uomo almeno un po', prendendosi una buona volta le proprie responsabilità. ^^ Voglio dire... almeno un genitore come si deve, diamolo, a quel povero bambino! XD

Koga... Ness, è "colpa" tua, sappilo! Non era previsto e sono stata in dubbio fino alla fine, se inserirlo o no! Pensavo fosse superfluo, ritirarlo in ballo.. però, per parcondicio... Kikyo e Naraku si erano rivisti e Ayame è stata ricitata... quindi.. (sì, lo so! La cara Vanilla mi ha già detto: "ma quanti problemi che ti crei da sola!!" ed è vero ^^'''. Beh.. *coff coff* sorvoliamo su quanto Kagome mi assomigli, in questa parte di carattere XD )

Per tutto il resto... Ancora non mi sembra vero di aver scritto una storia e che, tale storia sia piaciuta ^^ Ne sono felice e lusingata ^///^

Devo un ringraziamento particolare a Lune, Faby e Cate per l'entusiasmo dimostrato e i fruttuosi consigli. A Serin & Serena che sopportano stoicamente le mie paranoie senza però mai mancare di incoraggiarmi. E a Mila che, in modo del tutto involontario, riesce a farmi riflettere e rimuginare sulle cose... (anche se, sapendo come sono fatta, non sempre è un bene!! XD ahahahahaha).

Grazie, mille volte grazie. Grazie a chi ha seguito, ricordato, preferito la storia. A chi ha recensito e a chi ha solo letto ^^ Spero di non avervi deluso con il finale e di non essere risultata scontata.

Se vi va, fatemi sapere ^^

Alla prossima... storia! (sì, purtroppo per voi non vi libererete ancora di me :-P)

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