Priscilla, Queen of the Desert di Ilarya Kiki (/viewuser.php?uid=164698)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Antefatto: come Grell Sutcliff si trasformò nella Regina Scarlatta. ***
Capitolo 2: *** Era una triste triste mattina d’autunno: le lacrime rovinano il mascara. ***
Capitolo 3: *** Le grandi serate al Queen of Roses: la Regina tornerà a ballare? ***
Capitolo 4: *** Priscilla, Regina del Deserto; tre Ladies su quattro ruote. ***
Capitolo 1 *** Antefatto: come Grell Sutcliff si trasformò nella Regina Scarlatta. ***
Priscilla,
queen of the desert
Antefatto:
come Grell Sutcliff si trasformò nella Regina
Scarlatta.
Brutta cosa la pensione, per uno
Shinigami.
Che significa “pensione”? Significa “sei
troppo vecchio,
amore, levati dalle palle che ti stai decomponendo sullo zerbino e poi
dobbiamo
ripulire.”
Come diavolo fa uno Shinigami ad essere troppo vecchio!?
Mica invecchiano gli Shinigami…o forse sì, solo
un pochino, tipo quelle piccole
zampe di gallina, e poi quelle borse viola sotto gli occhi, e quelle
smagliature
appena sotto il gluteo destro…
Nah, che sciocchezze. Grell Sutcliff era sempre uno
schianto, una bomba sexy, anche dopo quattrocento anni di servizio. La
rossa
più hot di tutto il reparto “mietitori”
non avrebbe mai mostrato i segni del
tempo, era contrario all’ordine naturale delle cose.
Ma i segni della fatica, quelli sì che davano fastidio. E
anche quelli della noia mortale del suo monotono mestiere, che aveva
sempre
fatto fatica a sopportare.
Furono di questo tipo più o meno i pensieri di Grell, quando
scoprì che la lettera che gli avevano chiesto di ritirare
alla segreteria era
quella per il pensionamento, dopo tanti anni di duro lavoro, di
raccoglimento e
smistamento di anime senza tregua. Oh merde, la
pensione!
Inizialmente si sentì un po’ come un completino di
lingerie
estivo di seta, nuovo, gettato nella spazzatura perché
pescato nei saldi degli
avanzi dell’anno prima, fuori moda.
-Che brutta sensazione… e sicuramente era in seta rossa!-.
Dopotutto, il tempo era volato senza che lui (*khem*, lei)
nemmeno se ne accorgesse.
Erano passati secoli dai bei tempi, quando era ancora nel
fiore degli anni del suo servizio: quando l’Inghilterra era
ancora regina del
mondo, quando ancora infuriavano le lotte tra Angeli e
Demoni…quando lei si
aggirava per le vie di Londra con quella magnifica dama rossa, Madame
Red, strappando
anime illegalmente, e quando aveva ancora a che fare con quella coppia
diabolica, il marmocchio spocchioso e quel gran manzo di Sebastian
Michaelis…
Ogni volta che ci pensava, cacciava dei sonori sospiri teatrali:
il passato non torna più, eh già.
E nemmeno Sebastian torna più, tutto è finito,
l’antico
amore è ridotto in polvere sparsa dal vento: dopo la morte
del ragazzino,
infatti, quell’intrigante demone nero se n’era
sparito chissà dove, e l’ultima
immagine che Grell aveva di lui era di spalle, su di una strada
d’asfalto
bagnato, che si allontanava dopo aver consegnato l’annuncio
della prematura
morte del suo amato padroncino –probabilmente era finalmente
riuscito a
mangiarselo…-
Ma poi, mentre Grell digeriva il contenuto di quelle severe
lettere d’inchiostro viola, passati i primi pensieri di
depressione, svilimento
e totale assenza di senso di vivere, decise che era un buon momento per
cambiare stile di vita, per cercare qualcosa di
“caldo”.
E l’Australia è molto calda,
soprattutto il quartiere
dei locali dove si esibivano le Queens.
E così Grell scelse di dedicarsi finalmente alla sua vera
ispirazione, e come Undertaker ai suoi tempi scelse paramenti funebri e
tombe,
la rossa piccante degli dei della morte prese tacchi a punta, calze a
rete e
lustrini, e si fiondò nel regno delle drag queen: Sydney.
E divenne una star, la fantastica regina scarlatta.
La sua vita trascorse felice, un successo dopo l’altro, un
amante dopo l’altro, sotto i riflettori colorati e applausi
scroscianti; si unì
persino ad uno dei gruppi di ballerine più cool e dotate
(*khem* dotati)
del momento, le Girls, che dominavano i palchi coi
repertori degli Abba,
Donna Summer e Madonna.
Poi il tempo passò, e la regina scarlatta
era sempre
al top.
E poi passò ancora altro tempo.
E poi ancora altro tempo…
Finché, un bel giorno, la sua vita cambiò di
nuovo.
Era una triste mattina d’autunno…
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Capitolo 2 *** Era una triste triste mattina d’autunno: le lacrime rovinano il mascara. ***
Era una triste triste mattina
d’autunno: le lacrime
rovinano il mascara.
“William! Perché
William!? Perché mi hai fatto questo!? Oh!? Why did you leave me William!?”
Le foglie, scarlatte come la chioma
della povera vedova,
abbandonavano malinconiche i loro rami ai lievi soffi di vento, cadendo
sulle
teste di tutti i fedeli raccolti intorno alla povera bara che veniva
calata
pian piano nella fossa in quel triste cimitero, nella periferia di
Sydney.
Una lenta musica da requiem aleggiava nell’aria,
accompagnata dai sospiri di compianto, e tutti gli invitati si
stringevano
attorno alla triste moglie, cercando di non affondare troppo coi tacchi
nel
terreno e tamponandosi gli occhi truccati a lutto dalle copiose lacrime
che
scendevano giù.
Un triste evento, molto triste.
Praticamente tutti i travestiti del quartiere erano stati
invitati a celebrare la morte prematura dello sposo della magnifica
Grell,
avvenuta per sciagurato incidente la settimana prima.
Il Becchino ridacchiava tra sé e sé mentre il
parroco
terminava di leggere l’ultimo salmo, e presto il morto fu per
sempre accolto
dall’abbraccio freddo e verminoso della terra.
Una vera tragedia.
“Come stai tesoro?”
La cerimonia era finita, e tutti gli invitati stavano
cominciando ad avviarsi verso i loro appartamenti in affitto, lasciando
da sola
la povera Grell. Il tramonto colorava l’orizzonte seguendo le
linee dei
palazzi, ed illuminava le chiome rossastre degli alberi del cimitero;
fu in
questo momento magico che la vedova si rese conto della queen
che le si
era accostata a fianco, discreta e silenziosa.
“Una vera merda cara.” Rispose, alla domanda
premurosa
dell’altra, che aveva una magnifica e profonda voce
baritonale.
“Sai com’è: una fa una fatica pazzesca
per convincere un
uomo a sposarla…e poi questo mi muore un mese dopo.
Stronzo.”
“Mi dispiace tanto per William. È una tragedia
terribile,
cadere dalle scale così…”
“Macchè, non è mica caduto dalle scale.
Aveva appena
comprato un nuovo prodotto per lucidare i suoi carissimi occhiali, si
è chiuso
in bagno con quello…e le esalazioni lo hanno
ammazzato.”
Eh già, come può uno shinigami farsi ammazzare da
delle
stupide esalazioni? Maledizione! Stronzo!
Erano più di ottocento anni che Grell chiedeva e richiedeva
all’avvenente collega William T. Spears di scappare con lui,
di seguirlo, di
coronare il loro sogno romantico…per poi finire
così. Che tristezza e mestizia.
“Sappi che hai tutto il mio sostegno, tesoro.”
La voce profonda dell’interlocutrice riusciva a toccare i
sentimenti più sopiti, e Grell si sentì
confortata da essa. Si rese conto di
non aver mai incrociato quella queen in particolare, e subito si chiese
come diavolo
non avesse fatto a notarla prima: ella era infatti
un vitello alto quasi
un metro e novanta dal fisico da atleta, inguainato in un paio di
pantaloni in
pelle nera lucida che ne mettevano in risalto i muscoli e le caviglie
eleganti,
strette in scarpe con 13 buoni centimetri di stacco da terra. Portava uno scialle
bucherellato gettato
sulle spalle –sempre nero-, che lasciava intravedere un
corsetto, ed indossava una
mascherina elegante sul volto.
I capelli corvini erano liberi da parrucche, pettinati
indietro con lucida brillantina.
“Oh, grazie carissima, mi fai sentire un
po’ più
amata.”
“Figurati cara…oh che sciocca, non mi sono nemmeno
presentata: il mio nome è Maiden.”
“Oh, Maiden, quella Maiden?”
Quella Maiden che era appena arrivata da non-si-sa-dove e
stava già facendo impazzire tutti al Queen of
Roses, il locale più in
di tutta Sydney!? Tutti negli ultimi mesi parlavano del suo
talento
eccezionale, delle sue mosse sexy e un po’ goth,
del suo fantastico paio
di gambe!
“Beh, sì, sono io.” si
schernì Maiden, nascondendo il volto
mascherato dietro alle piume di un ventaglio in stile veneziano.
“Ho sentito un sacco di racconti su di te, tesoro. Ma ora
lasciami sola nel mio dolore, ho un tragico lutto da
smaltire…” languì Grell,
allontanandosi.
“Oh non fare così amore, sono
venuta qui per
risollevarti, ed ho una proposta per te. Che ne dici di distrarti
seguendomi in
tournée?”
Grell si paralizzò, a quelle parole, e guardò
fisso gli
occhi castani rossicci dalle lunghissime ciglia del moro travestito,
che ora si
erano fatti accattivanti dietro il velo sottile del ventaglio.
“Cosa? No, no cara…non puoi venire qui a farmi una
proposta
del genere, ai funerali di mio marito…non posso partire per
una tournèe, non me
la sento.”
“Ma io ho bisogno di te…” Maiden divenne
adorabilmente
supplicante, e Grell cominciò ad intuire il motivo di tutto
il suo successo.
“Mi dispiace, Maiden. Ma non ce la faccio. Anche in memoria
di William…”
Grell sospirò
“…lui ha sempre voluto che mi dessi una regolata,
e
conducessi una vita più sobria. E sai che ti dico?
D’ora in avanti farò così!
Sono solo una vecchia drag queen, ed il mio tempo sulle scene
è finito. Voglio
finire la mia vita rispettando i suoi desideri.”
“Capisco…”
Mormorò Maiden, rovistando con la mano guantata nel
reggiseno, ed estraendone un piccolo bigliettino, che porse alla rossa
vedova
con due dita.
“Vieni a trovarmi domani sera, almeno, al Queen of
Roses.
Mi faresti un grande piacere, e magari riesco a
convincerti…”
Dopodiché girò sui tacchi e si
allontanò, ancheggiando,
lasciando la Regina Scarlatta a fissarla con espressione ebetita.
C’era qualcosa di strano, in Maiden…poco male. Uno
spettacolo al Queen of Roses sarebbe stato un
ottimo diversivo alla
tristezza, soprattutto perché lì venivano serviti
i migliori bloody mery di
tutta Sydney.
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Capitolo 3 *** Le grandi serate al Queen of Roses: la Regina tornerà a ballare? ***
Le grandi serate al
Queen of Roses: la Regina tornerà a
ballare?
Il Queen of Roses era
uno di quei posti in cui si può
momentaneamente fuggire dalla realtà, soprattutto dopo che
sul bancone si era
accumulato un sufficiente numero di bicchieri vuoti: la
semi-oscurità velava le
pareti color bordeaux intenso ricoperte di specchietti e quadretti
incorniciati, i quali luccicavano come lustrini riflettendo i fari
della
ribalta. La musica risuonava altissima mischiandosi alle acclamazioni
del
pubblico, che si stringeva sotto il palco in aggetto per gustarsi
l’esibizione,
ed ai tintinni dei bicchieri trasportati dai camerieri. Il locale era
affollato, ovviamente, come ogni sabato sera, ed il baccano generale
mischiato
alle luci era in grado di elevare ad un superiore stadio di coscienza
anche
l’avventore più sobrio.
La favolosa Regina Scarlatta aveva evitato di prendere posto
in un tavolino vicino al palco, come faceva di solito, e si era
appollaiata su
uno sgabello al bancone come una vecchia civetta ad annegare il suo
dolore nei
drink. Il boa di piume grigio-nerastre che portava avvolto alle spalle
aiutava
parecchio ad avvalere la metafora volatile, abbinato ad un completo nel
complesso molto sciatto e triste per i suoi standard. Povera Grell, lei
adorava
quel posto, soprattutto dalla parte del palco: per anni e anni si era
esibita
sotto quei magnifici riflettori. Ma, ora, si sentiva vecchia e
depressa, ed
aspettava con un po’ di malinconia ed invidia
l’esibizione di Maiden.
Nel frattempo, il palco era occupato da una queen
molto
giovane e piuttosto succinta, in perizoma e reggiseno viola stringato e
luccicante, con una parrucca bionda fin troppo cotonata ed un trucco
pesantissimo. Si muoveva in modo volgare sulle note di una canzone pop
moderna,
causando eccessi di eccitazione nel pubblico sottostante.
“Sei mitica Felicia!” urlavano, aggiungendo altri
commenti
non proprio ripetibili.
Grell sospirò: era per colpa di zoccolette come quella se
gli
show delle drag erano considerati robaccia da
locali a luci rosse,
invece che spettacoli divertenti e di una certa dignità
artistica…certo che le
generazioni moderne la classe l’avevano proprio sciacquonata
giù per il
gabinetto!
Finalmente Felicia finì il suo show, e fu annunciato
l’ingresso di Maiden, la vera star della serata.
Le luci si abbassarono, le casse intonarono
“Frozen” di
Madonna e sugli spettatori scese il silenzio. Da dietro le quinte
apparve la
performer, completamente inguainata nel cuoio nero e mascherata, e da
quel
momento il tempo parve fermarsi.
La Regina Scarlatta pensò di aver trovato un degno
successore, mentre applaudiva estasiata a fine esibizione.
“Gorgeus! Amazing! Sei
una vera bomba Maiden!”
esclamò la magnifica Regina Scarlatta mentre raggiungeva i
camerini del Queen
of Roses, affollati di uomini che si truccavano, lottavano con costumi
di scena
e correvano qua e là per la prossima esibizione. Maiden se
ne stava seduta con
eleganza davanti al suo specchio privato, ed accolse il complimento con
un
sorriso compiaciuto.
“Allora, my dear, ti ho
convinta?”
Grell sorrise amaramente e si accomodò accanto a lei,
cercando di capire i suoi connotati al di sotto della maschera e del
pesante
trucco nero.
“Oh tesoro, tu sei una favola, ma non credo di sentirmela di
esibirmi con te.” Cacciò un sospiro
melodrammatico, che attirò l’attenzione di
qualcuna delle giovani queen che popolavano quello
stretto spazio
angusto: era una vera leggenda di Sydney quella regina in lutto!
“Oh non dire così.” replicò
Maiden, slacciandosi il completo
di pelle che stritolava il suo fisico da atleta, e poi aggiunse:
“You breack
my heart.”
Tolse la maschera dalla faccia, si levò le ciglia finte e
poi si girò verso Grell, trapassandola con uno sguardo che
definire penetrante
sarebbe un eufemismo per qualcosa di ben più indecente.
La Regina Scarlatta rimase a bocca spalancata, riconoscendo
all’istante quel viso pallido con occhi da tigre, che mai
e poi mai si
sarebbe immaginata di poter rivedere in un posto come il camerino di un
locale
di spettacoli di drag queen.
“Sebas-chaaaaaaaaaaan! Ma sei proprio
tu!?”
Maiden – Sebastian? – sorrise con nonchalance e
annuì,
ritornando a guardarsi nello specchio per struccarsi.
“Preferisco usare il mio nome d’arte, da queste
parti.
Sorpresa?”
Sorpresa? La Regina Scarlatta non riusciva nemmeno a
chiudere la bocca, con la testa che le scoppiava, per
l’incredulità di ritrovare
il vecchio maggiordomo di casa Phantomhive nelle vesti di una
– bravissima – queen
sull’onda del successo. Semplicemente, non ce la faceva.
“Ma Sebas-chan, cosa ci fai qui? Tu eri
il maschione
più handsome di tutta Londra, ed ora
balli vestito da donna?”
“Well… sai
com’è. Non si può mai sapere dove
conducano i sentieri della vita, e la vita di un Demone è
lunga e noiosa.”
Grell lo osservò mentre sfilava dai piedi gli stivali neri,
con quei favolosi
tacchi a spillo, senza che essi gli avessero minimamente deturpato la
pelle con
calli e vesciche – cosa che a lei capitava
spesso…eh, i dolori del mestiere.
Notò che aveva le unghie dei piedi tinte di nero.
“In ogni caso questa forma non è molto diversa
dalla mia
originale, non posso negare di sentirmi piuttosto a mio agio.”
“Mi stai rovinando l’immagine di uomo sexy che mi
sono
sempre fatta di te, Sebas-chan!”
ribattè Grell piccata, stringendosi nel
suo boa da vecchiarda, non potendo però negare che la vista
di lui che si
levava pezzi di abbigliamento davanti ai suoi occhi le causasse un
certo
aumento di pressione sanguigna. Stupida checca, non era cambiato di una
virgola, era sempre handsome, very hansome!
“Non posso farci nulla my lady.”
rispose Sebastian
ridacchiando “Preferirei comunque che tu mi chiamassi Maiden.
Beh, addio,
allora.”
Maiden fece per alzarsi e andarsene via, ma la Regina
Scarlatta la fermò con uno scatto, generato dal suo antico
radar per maschioni
sexy, che ormai era così collaudato che si attivava anche
nel sub-conscio.
“Aspetta Maiden!”
“Cosa c’è, hai cambiato idea?”
“Ma certo che vengo cazzo. Se sei tu a chiedermelo andrei
fino in capo al mondo.”
Maiden fece il suo sorriso da pantera nera.
“Benissimo, tesoro. Ci vediamo a casa mia domani mattina per
i preparativi.”
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Capitolo 4 *** Priscilla, Regina del Deserto; tre Ladies su quattro ruote. ***
Priscilla, Regina del
Deserto; tre Ladies su quattro
ruote.
L’appartamento in affitto di Sebastian era molto diverso da
quelli che di solito occupavano le drag queen del
quartiere: ogni cosa
era lucida e igienizzata in maniera impeccabile e l’ordine
regnava sovrano.
Probabilmente la mania della pulizia era uno strascico dei tempi in cui
lavorava come maggiordomo per quel marmocchio capriccioso, ed a Grell
ricordò
dolorosamente le manie perfezionistiche che aveva avuto anche William,
prima di
morire asfissiato – oh, povero Will…
Tutti i costumi di scena erano già ben ripiegati dentro gli
scatoloni, e, dovunque Grell si voltasse, non riuscì a
trovare né un letto né
una cucina funzionante – quella che c’era avrebbe
sicuramente dato fuoco al
palazzo, nel caso fosse stata usata anche solo una volta, pur essendo
tutta
pulita e splendente.
“Quindi tesoro, parliamo di questa
tournée. Dove si
va?”
“Ho ricevuto un invito dal proprietario del Grand Hotel
ad
Alice Springs, per tre spettacoli notturni durante il week end
di
Halloween. – rispose Sebastian, versando del the freddo al
limone in tre
bicchieri – la paga è decisamente buona, ma hanno
richiesto tre performers come
condizione.”
“Alice Springs?”
obiettò Grell facendosi calare gli
occhiali rossi sulla punta del naso, e issandosi dalla comoda poltrona
che
aveva graziosamente occupato “Ma è in
mezzo al deserto! Spero che la
paga sia molto buona! Mi sembra una follia! Come
pensi di portare fin là
una delicata donzella come me?”
“Mi sono impegnato io a trovare il trasporto, guys.
Non preoccupatevi troppo che vi vengono le rughe.”
A parlare non era stato Sebastian, bensì un giovanotto
biondo che aveva appena fatto il suo ingresso da uno sgabuzzino a lato,
carico
di vestiti piumati tra le braccia.
Dopo aver scaricato il peso, si issò stiracchiandosi e
dimostrando una fisionomia che Grell era convintissima di aver
già visto da
qualche parte: quello davanti a lui era, senza ombra di dubbio, la
sculettante Felicia.
“Oh my God, Maiden non dirmi che viene
anche lui!”
esclamò la Regina Scarlatta, schifata.
Felicia, dal canto suo, sorrise sornione alla vista di
Grell.
“Oh ma guarda, c’è anche il mortosauro.”
“Chiudi la bocca, Jim –
replicò Sebastian, porgendo a
tutti il the che aveva versato – Ti pregherei di essere meno
maleducato.”
“Alois! È Alois
il mio nome, quante volte te
lo devo dire che mi da fastidio se mi chiami Jim?”
Il biondino si era innervosito parecchio, e Grell si ritrovò
a ridacchiare alla vista ridicola di quella scenetta da checca
isterica. Solo
un paio di secondi dopo si rese conto che, in effetti, quel ragazzo
l’aveva
visto un paio di secoli prima, più giovane, dentro al
maniero della casata dei
Trancy. What the fuck was going on?
“Ehi ehi, Felicia, ma quanti anni hai? Sei uno shinigami
anche tu?” si ritrovò a chiedere Grell,
esterrefatta, interrompendo il litigio
che stava nascendo tra gli altri due performers.
“Guarda carissima in realtà non sono affari tuoi,
– le
rispose Alois, ancora parecchio inviperito – diciamo che ho
venduto l’anima al
diavolo per vivere una vita più divertente di quella che
avevo prima. Capito
vecchia?”
“Basta, basta!” Si intromise Sebastian, per calmare
le
acque.
“Ora parliamo della tounée. Siete ladies,
un po’ di
educazione per carità.”
La Regina Scarlatta, in fondo, non aveva perso tutte le sue
speranze riguardo alla sponda di Sebastian. Andiamo, ora che si
trovavano in
contesto informale indossava un normalissimo paio di pantaloni neri con
la
t-shirt, al contrario di lei che si era messa uno dei suoi abiti rossi
preferiti (ma non troppo sgargiante, sarebbe stato irrispettoso nei
confronti
di William) con le scarpine col tacco, mentre la conturbante Maiden
aveva
mantenuto un look decisamente acqua e sapone. Grell al contrario
provvedeva a
truccarsi per bene ogni mattina.
Anche Felicia/Alois non aveva nessun tipo di belletto ma…per
carità! Quegli shorts di jeans strappati giusto giusto per
coprire le chiappe
sarebbero stati di cattivo gusto persino per una sciaquetta lungo un
marciapiede. Grell, tra l’altro, era sicurissima di averlo
visto con indosso
delle parigine già nel diciannovesimo secolo.
Sebastian no, invece…a vederlo così non si
sarebbe mai detto
quale fosse il suo lavoro attuale, pareva ancora un inguaribile playboy.
In fondo, la Regina Scarlatta non avrebbe mai smesso di immaginare
cose…cose
che le riportavano alla memoria i vecchi tempi.
Certo che erano proprio un trio nostalgico.
“Fai uno forzo, con Jim. –
stava dicendo Sebastian,
sorseggiando il suo the al limone – ho pensato di portarlo
con noi perché ci
mancava un po’ di gioventù…non puoi
negare che io e te siamo parecchio… datate.”
Grell fece una smorfia, ma era pienamente consapevole che
aveva ragione.
“…e poi è molto bravo. Sono sicuro che
se ci impegniamo
riusciremo a convivere in modo civile.”
“Sì, come no.” sbuffò la
Regina, insofferente. Alois si
avvicinò alla poltrona e si sporse su di lei, con un sorriso
furbetto.
“Su su… Scarlett. Potrai
essere la mia nonnina.”
“Bah.”
Sebastian sorrise felino sul litigio, e come ai vecchi tempi
Grell si ritrovò a domandarsi cosa diavolo passasse dentro
la testa mora di
quel demone, ma tanto non gliene era mai importato gran ché.
L’importante era
che avrebbero passato il mese futuro in viaggio nel deserto,
possibilmente
stretti in pochi metri quadrati, e possibilmente
Alois sarebbe stato
casualmente calciato fuori da qualunque mezzo di trasporto sarebbe
riuscito a
procurarsi.
“Ta dà!”
Tre giorni dopo, sulla strada davanti a casa Michaelis troneggiava
un grosso, polveroso, scassatissimo pullman degli anni ’70.
Alois saltellò giù dal mezzo agitando le braccia,
seguito
subito dopo dai tre tizi che glielo avevano venduto, coi quali si
scambiò
diversi bacetti sulle guance e una pacca sul culo, prima che questi si
defilassero in fila indiana oltre la vista.
Sebastian emise un malcelato sospiro.
“Oh my God cos’è
quel catorcio orribile?!” protestò
Grell, indicando l’ammasso di ferraglia con superbo disprezzo.
“Signore, vi presento Priscilla, la Regina del
Deserto!
– declamò Alois, estasiato –
Basterà sistemarla un po’ per trasformarla nella
nostra reggia su quattro ruote!”
“Credi davvero che quel coso ci
porterà fino ad Alice
Springs?” ribadì la Regina Scarlatta, urtata.
Sebastian pareva vagamente più
speranzoso, e diede una pacchetta sulle spalle di Grell. “Su
su, my dear
lady – mormorò – ho visto
molto di peggio.”
Questo bastò ed avanzò a Grell per farsi
convincere.
Il giorno della partenza fu fissato ad una settimana dopo,
ma c’era ancora molto lavoro da fare.
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