Priscilla, Queen of the Desert

di Ilarya Kiki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Antefatto: come Grell Sutcliff si trasformò nella Regina Scarlatta. ***
Capitolo 2: *** Era una triste triste mattina d’autunno: le lacrime rovinano il mascara. ***
Capitolo 3: *** Le grandi serate al Queen of Roses: la Regina tornerà a ballare? ***
Capitolo 4: *** Priscilla, Regina del Deserto; tre Ladies su quattro ruote. ***



Capitolo 1
*** Antefatto: come Grell Sutcliff si trasformò nella Regina Scarlatta. ***


Priscilla, queen of the desert

 

 Antefatto: come Grell Sutcliff si trasformò nella Regina Scarlatta.

 

Brutta cosa la pensione, per uno Shinigami.
Che significa “pensione”? Significa “sei troppo vecchio, amore, levati dalle palle che ti stai decomponendo sullo zerbino e poi dobbiamo ripulire.”
Come diavolo fa uno Shinigami ad essere troppo vecchio!? Mica invecchiano gli Shinigami…o forse sì, solo un pochino, tipo quelle piccole zampe di gallina, e poi quelle borse viola sotto gli occhi, e quelle smagliature appena sotto il gluteo destro…
Nah, che sciocchezze. Grell Sutcliff era sempre uno schianto, una bomba sexy, anche dopo quattrocento anni di servizio. La rossa più hot di tutto il reparto “mietitori” non avrebbe mai mostrato i segni del tempo, era contrario all’ordine naturale delle cose.
Ma i segni della fatica, quelli sì che davano fastidio. E anche quelli della noia mortale del suo monotono mestiere, che aveva sempre fatto fatica a sopportare.
Furono di questo tipo più o meno i pensieri di Grell, quando scoprì che la lettera che gli avevano chiesto di ritirare alla segreteria era quella per il pensionamento, dopo tanti anni di duro lavoro, di raccoglimento e smistamento di anime senza tregua. Oh merde, la pensione!
Inizialmente si sentì un po’ come un completino di lingerie estivo di seta, nuovo, gettato nella spazzatura perché pescato nei saldi degli avanzi dell’anno prima, fuori moda.
-Che brutta sensazione… e sicuramente era in seta rossa!-.
Dopotutto, il tempo era volato senza che lui (*khem*, lei) nemmeno se ne accorgesse.
Erano passati secoli dai bei tempi, quando era ancora nel fiore degli anni del suo servizio: quando l’Inghilterra era ancora regina del mondo, quando ancora infuriavano le lotte tra Angeli e Demoni…quando lei si aggirava per le vie di Londra con quella magnifica dama rossa, Madame Red, strappando anime illegalmente, e quando aveva ancora a che fare con quella coppia diabolica, il marmocchio spocchioso e quel gran manzo di Sebastian Michaelis…
Ogni volta che ci pensava, cacciava dei sonori sospiri teatrali: il passato non torna più, eh già.
E nemmeno Sebastian torna più, tutto è finito, l’antico amore è ridotto in polvere sparsa dal vento: dopo la morte del ragazzino, infatti, quell’intrigante demone nero se n’era sparito chissà dove, e l’ultima immagine che Grell aveva di lui era di spalle, su di una strada d’asfalto bagnato, che si allontanava dopo aver consegnato l’annuncio della prematura morte del suo amato padroncino –probabilmente era finalmente riuscito a mangiarselo…-
Ma poi, mentre Grell digeriva il contenuto di quelle severe lettere d’inchiostro viola, passati i primi pensieri di depressione, svilimento e totale assenza di senso di vivere, decise che era un buon momento per cambiare stile di vita, per cercare qualcosa di “caldo”.

 
E l’Australia è molto calda, soprattutto il quartiere dei locali dove si esibivano le Queens.

 
E così Grell scelse di dedicarsi finalmente alla sua vera ispirazione, e come Undertaker ai suoi tempi scelse paramenti funebri e tombe, la rossa piccante degli dei della morte prese tacchi a punta, calze a rete e lustrini, e si fiondò nel regno delle drag queen: Sydney.
E divenne una star, la fantastica regina scarlatta.
La sua vita trascorse felice, un successo dopo l’altro, un amante dopo l’altro, sotto i riflettori colorati e applausi scroscianti; si unì persino ad uno dei gruppi di ballerine più cool e dotate (*khem* dotati) del momento, le Girls, che dominavano i palchi coi repertori degli Abba, Donna Summer e Madonna.
Poi il tempo passò, e la regina scarlatta era sempre al top.
E poi passò ancora altro tempo.

 
E poi ancora altro tempo…
Finché, un bel giorno, la sua vita cambiò di nuovo.
Era una triste mattina d’autunno…

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Capitolo 2
*** Era una triste triste mattina d’autunno: le lacrime rovinano il mascara. ***


Era una triste triste mattina d’autunno: le lacrime rovinano il mascara.

 

“William! Perché William!? Perché mi hai fatto questo!? Oh!? Why did you leave me William!?”

Le foglie, scarlatte come la chioma della povera vedova, abbandonavano malinconiche i loro rami ai lievi soffi di vento, cadendo sulle teste di tutti i fedeli raccolti intorno alla povera bara che veniva calata pian piano nella fossa in quel triste cimitero, nella periferia di Sydney.
Una lenta musica da requiem aleggiava nell’aria, accompagnata dai sospiri di compianto, e tutti gli invitati si stringevano attorno alla triste moglie, cercando di non affondare troppo coi tacchi nel terreno e tamponandosi gli occhi truccati a lutto dalle copiose lacrime che scendevano giù.
Un triste evento, molto triste.
Praticamente tutti i travestiti del quartiere erano stati invitati a celebrare la morte prematura dello sposo della magnifica Grell, avvenuta per sciagurato incidente la settimana prima.
Il Becchino ridacchiava tra sé e sé mentre il parroco terminava di leggere l’ultimo salmo, e presto il morto fu per sempre accolto dall’abbraccio freddo e verminoso della terra.
Una vera tragedia.

 
“Come stai tesoro?”
La cerimonia era finita, e tutti gli invitati stavano cominciando ad avviarsi verso i loro appartamenti in affitto, lasciando da sola la povera Grell. Il tramonto colorava l’orizzonte seguendo le linee dei palazzi, ed illuminava le chiome rossastre degli alberi del cimitero; fu in questo momento magico che la vedova si rese conto della queen che le si era accostata a fianco, discreta e silenziosa.
“Una vera merda cara.” Rispose, alla domanda premurosa dell’altra, che aveva una magnifica e profonda voce baritonale.
“Sai com’è: una fa una fatica pazzesca per convincere un uomo a sposarla…e poi questo mi muore un mese dopo. Stronzo.”
“Mi dispiace tanto per William. È una tragedia terribile, cadere dalle scale così…”
“Macchè, non è mica caduto dalle scale. Aveva appena comprato un nuovo prodotto per lucidare i suoi carissimi occhiali, si è chiuso in bagno con quello…e le esalazioni lo hanno ammazzato.”
Eh già, come può uno shinigami farsi ammazzare da delle stupide esalazioni? Maledizione! Stronzo!
Erano più di ottocento anni che Grell chiedeva e richiedeva all’avvenente collega William T. Spears di scappare con lui, di seguirlo, di coronare il loro sogno romantico…per poi finire così. Che tristezza e mestizia.
“Sappi che hai tutto il mio sostegno, tesoro.”
La voce profonda dell’interlocutrice riusciva a toccare i sentimenti più sopiti, e Grell si sentì confortata da essa. Si rese conto di non aver mai incrociato quella queen in particolare, e subito si chiese come diavolo non avesse fatto a notarla prima: ella era infatti un vitello alto quasi un metro e novanta dal fisico da atleta, inguainato in un paio di pantaloni in pelle nera lucida che ne mettevano in risalto i muscoli e le caviglie eleganti, strette in scarpe con 13 buoni centimetri di stacco da terra.  Portava uno scialle bucherellato gettato sulle spalle –sempre nero-, che lasciava intravedere un corsetto, ed indossava una mascherina elegante sul volto.
I capelli corvini erano liberi da parrucche, pettinati indietro con lucida brillantina.
“Oh, grazie carissima, mi fai sentire un po’ più amata.”
“Figurati cara…oh che sciocca, non mi sono nemmeno presentata: il mio nome è Maiden.”
“Oh, Maiden, quella Maiden?”
Quella Maiden che era appena arrivata da non-si-sa-dove e stava già facendo impazzire tutti al Queen of Roses, il locale più in di tutta Sydney!? Tutti negli ultimi mesi parlavano del suo talento eccezionale, delle sue mosse sexy e un po’ goth, del suo fantastico paio di gambe!
“Beh, sì, sono io.” si schernì Maiden, nascondendo il volto mascherato dietro alle piume di un ventaglio in stile veneziano.
“Ho sentito un sacco di racconti su di te, tesoro. Ma ora lasciami sola nel mio dolore, ho un tragico lutto da smaltire…” languì Grell, allontanandosi.
“Oh non fare così amore, sono venuta qui per risollevarti, ed ho una proposta per te. Che ne dici di distrarti seguendomi in tournée?”
Grell si paralizzò, a quelle parole, e guardò fisso gli occhi castani rossicci dalle lunghissime ciglia del moro travestito, che ora si erano fatti accattivanti dietro il velo sottile del ventaglio.
“Cosa? No, no cara…non puoi venire qui a farmi una proposta del genere, ai funerali di mio marito…non posso partire per una tournèe, non me la sento.”
“Ma io ho bisogno di te…” Maiden divenne adorabilmente supplicante, e Grell cominciò ad intuire il motivo di tutto il suo successo.
“Mi dispiace, Maiden. Ma non ce la faccio. Anche in memoria di William…”
Grell sospirò
“…lui ha sempre voluto che mi dessi una regolata, e conducessi una vita più sobria. E sai che ti dico? D’ora in avanti farò così! Sono solo una vecchia drag queen, ed il mio tempo sulle scene è finito. Voglio finire la mia vita rispettando i suoi desideri.”
“Capisco…”
Mormorò Maiden, rovistando con la mano guantata nel reggiseno, ed estraendone un piccolo bigliettino, che porse alla rossa vedova con due dita.
“Vieni a trovarmi domani sera, almeno, al Queen of Roses. Mi faresti un grande piacere, e magari riesco a convincerti…”
Dopodiché girò sui tacchi e si allontanò, ancheggiando, lasciando la Regina Scarlatta a fissarla con espressione ebetita.
C’era qualcosa di strano, in Maiden…poco male. Uno spettacolo al Queen of Roses sarebbe stato un ottimo diversivo alla tristezza, soprattutto perché lì venivano serviti i migliori bloody mery di tutta Sydney.

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Capitolo 3
*** Le grandi serate al Queen of Roses: la Regina tornerà a ballare? ***


Le grandi serate al Queen of Roses: la Regina tornerà a ballare?

Il Queen of Roses era uno di quei posti in cui si può momentaneamente fuggire dalla realtà, soprattutto dopo che sul bancone si era accumulato un sufficiente numero di bicchieri vuoti: la semi-oscurità velava le pareti color bordeaux intenso ricoperte di specchietti e quadretti incorniciati, i quali luccicavano come lustrini riflettendo i fari della ribalta. La musica risuonava altissima mischiandosi alle acclamazioni del pubblico, che si stringeva sotto il palco in aggetto per gustarsi l’esibizione, ed ai tintinni dei bicchieri trasportati dai camerieri. Il locale era affollato, ovviamente, come ogni sabato sera, ed il baccano generale mischiato alle luci era in grado di elevare ad un superiore stadio di coscienza anche l’avventore più sobrio.
La favolosa Regina Scarlatta aveva evitato di prendere posto in un tavolino vicino al palco, come faceva di solito, e si era appollaiata su uno sgabello al bancone come una vecchia civetta ad annegare il suo dolore nei drink. Il boa di piume grigio-nerastre che portava avvolto alle spalle aiutava parecchio ad avvalere la metafora volatile, abbinato ad un completo nel complesso molto sciatto e triste per i suoi standard. Povera Grell, lei adorava quel posto, soprattutto dalla parte del palco: per anni e anni si era esibita sotto quei magnifici riflettori. Ma, ora, si sentiva vecchia e depressa, ed aspettava con un po’ di malinconia ed invidia l’esibizione di Maiden.
Nel frattempo, il palco era occupato da una queen molto giovane e piuttosto succinta, in perizoma e reggiseno viola stringato e luccicante, con una parrucca bionda fin troppo cotonata ed un trucco pesantissimo. Si muoveva in modo volgare sulle note di una canzone pop moderna, causando eccessi di eccitazione nel pubblico sottostante.
“Sei mitica Felicia!” urlavano, aggiungendo altri commenti non proprio ripetibili.
Grell sospirò: era per colpa di zoccolette come quella se gli show delle drag erano considerati robaccia da locali a luci rosse, invece che spettacoli divertenti e di una certa dignità artistica…certo che le generazioni moderne la classe l’avevano proprio sciacquonata giù per il gabinetto!
Finalmente Felicia finì il suo show, e fu annunciato l’ingresso di Maiden, la vera star della serata.
Le luci si abbassarono, le casse intonarono “Frozen” di Madonna e sugli spettatori scese il silenzio. Da dietro le quinte apparve la performer, completamente inguainata nel cuoio nero e mascherata, e da quel momento il tempo parve fermarsi.
La Regina Scarlatta pensò di aver trovato un degno successore, mentre applaudiva estasiata a fine esibizione.

 
Gorgeus! Amazing! Sei una vera bomba Maiden!” esclamò la magnifica Regina Scarlatta mentre raggiungeva i camerini del Queen of Roses, affollati di uomini che si truccavano, lottavano con costumi di scena e correvano qua e là per la prossima esibizione. Maiden se ne stava seduta con eleganza davanti al suo specchio privato, ed accolse il complimento con un sorriso compiaciuto.
“Allora, my dear, ti ho convinta?”
Grell sorrise amaramente e si accomodò accanto a lei, cercando di capire i suoi connotati al di sotto della maschera e del pesante trucco nero.
“Oh tesoro, tu sei una favola, ma non credo di sentirmela di esibirmi con te.” Cacciò un sospiro melodrammatico, che attirò l’attenzione di qualcuna delle giovani queen che popolavano quello stretto spazio angusto: era una vera leggenda di Sydney quella regina in lutto!
“Oh non dire così.” replicò Maiden, slacciandosi il completo di pelle che stritolava il suo fisico da atleta, e poi aggiunse: “You breack my heart.”
Tolse la maschera dalla faccia, si levò le ciglia finte e poi si girò verso Grell, trapassandola con uno sguardo che definire penetrante sarebbe un eufemismo per qualcosa di ben più indecente.
La Regina Scarlatta rimase a bocca spalancata, riconoscendo all’istante quel viso pallido con occhi da tigre, che mai e poi mai si sarebbe immaginata di poter rivedere in un posto come il camerino di un locale di spettacoli di drag queen.
Sebas-chaaaaaaaaaaan! Ma sei proprio tu!?”
Maiden – Sebastian? – sorrise con nonchalance e annuì, ritornando a guardarsi nello specchio per struccarsi.
“Preferisco usare il mio nome d’arte, da queste parti. Sorpresa?”
Sorpresa? La Regina Scarlatta non riusciva nemmeno a chiudere la bocca, con la testa che le scoppiava, per l’incredulità di ritrovare il vecchio maggiordomo di casa Phantomhive nelle vesti di una – bravissima – queen sull’onda del successo. Semplicemente, non ce la faceva.
“Ma Sebas-chan, cosa ci fai qui? Tu eri il maschione più handsome di tutta Londra, ed ora balli vestito da donna?”
Well… sai com’è. Non si può mai sapere dove conducano i sentieri della vita, e la vita di un Demone è lunga e noiosa.”
Grell lo osservò mentre sfilava dai piedi gli stivali neri, con quei favolosi tacchi a spillo, senza che essi gli avessero minimamente deturpato la pelle con calli e vesciche – cosa che a lei capitava spesso…eh, i dolori del mestiere. Notò che aveva le unghie dei piedi tinte di nero.
“In ogni caso questa forma non è molto diversa dalla mia originale, non posso negare di sentirmi piuttosto a mio agio.”
“Mi stai rovinando l’immagine di uomo sexy che mi sono sempre fatta di te, Sebas-chan!” ribattè Grell piccata, stringendosi nel suo boa da vecchiarda, non potendo però negare che la vista di lui che si levava pezzi di abbigliamento davanti ai suoi occhi le causasse un certo aumento di pressione sanguigna. Stupida checca, non era cambiato di una virgola, era sempre handsome, very hansome!
“Non posso farci nulla my lady.” rispose Sebastian ridacchiando “Preferirei comunque che tu mi chiamassi Maiden. Beh, addio, allora.”
Maiden fece per alzarsi e andarsene via, ma la Regina Scarlatta la fermò con uno scatto, generato dal suo antico radar per maschioni sexy, che ormai era così collaudato che si attivava anche nel sub-conscio.
“Aspetta Maiden!”
“Cosa c’è, hai cambiato idea?”
“Ma certo che vengo cazzo. Se sei tu a chiedermelo andrei fino in capo al mondo.”
Maiden fece il suo sorriso da pantera nera.
“Benissimo, tesoro. Ci vediamo a casa mia domani mattina per i preparativi.”

 

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Capitolo 4
*** Priscilla, Regina del Deserto; tre Ladies su quattro ruote. ***


Priscilla, Regina del Deserto; tre Ladies su quattro ruote.

 

 
L’appartamento in affitto di Sebastian era molto diverso da quelli che di solito occupavano le drag queen del quartiere: ogni cosa era lucida e igienizzata in maniera impeccabile e l’ordine regnava sovrano. Probabilmente la mania della pulizia era uno strascico dei tempi in cui lavorava come maggiordomo per quel marmocchio capriccioso, ed a Grell ricordò dolorosamente le manie perfezionistiche che aveva avuto anche William, prima di morire asfissiato – oh, povero Will…
Tutti i costumi di scena erano già ben ripiegati dentro gli scatoloni, e, dovunque Grell si voltasse, non riuscì a trovare né un letto né una cucina funzionante – quella che c’era avrebbe sicuramente dato fuoco al palazzo, nel caso fosse stata usata anche solo una volta, pur essendo tutta pulita e splendente.
“Quindi tesoro, parliamo di questa tournée. Dove si va?”
“Ho ricevuto un invito dal proprietario del Grand Hotel ad Alice Springs, per tre spettacoli notturni durante il week end di Halloween. – rispose Sebastian, versando del the freddo al limone in tre bicchieri – la paga è decisamente buona, ma hanno richiesto tre performers come condizione.”
Alice Springs?” obiettò Grell facendosi calare gli occhiali rossi sulla punta del naso, e issandosi dalla comoda poltrona che aveva graziosamente occupato “Ma è in mezzo al deserto! Spero che la paga sia molto buona! Mi sembra una follia! Come pensi di portare fin là una delicata donzella come me?”
“Mi sono impegnato io a trovare il trasporto, guys. Non preoccupatevi troppo che vi vengono le rughe.”
A parlare non era stato Sebastian, bensì un giovanotto biondo che aveva appena fatto il suo ingresso da uno sgabuzzino a lato, carico di vestiti piumati tra le braccia.
Dopo aver scaricato il peso, si issò stiracchiandosi e dimostrando una fisionomia che Grell era convintissima di aver già visto da qualche parte: quello davanti a lui era, senza ombra di dubbio, la sculettante Felicia.
Oh my God, Maiden non dirmi che viene anche lui!” esclamò la Regina Scarlatta, schifata.
Felicia, dal canto suo, sorrise sornione alla vista di Grell.
“Oh ma guarda, c’è anche il mortosauro.”
“Chiudi la bocca, Jim – replicò Sebastian, porgendo a tutti il the che aveva versato – Ti pregherei di essere meno maleducato.”
Alois! È Alois il mio nome, quante volte te lo devo dire che mi da fastidio se mi chiami Jim?”
Il biondino si era innervosito parecchio, e Grell si ritrovò a ridacchiare alla vista ridicola di quella scenetta da checca isterica. Solo un paio di secondi dopo si rese conto che, in effetti, quel ragazzo l’aveva visto un paio di secoli prima, più giovane, dentro al maniero della casata dei Trancy. What the fuck was going on?
“Ehi ehi, Felicia, ma quanti anni hai? Sei uno shinigami anche tu?” si ritrovò a chiedere Grell, esterrefatta, interrompendo il litigio che stava nascendo tra gli altri due performers.
“Guarda carissima in realtà non sono affari tuoi, – le rispose Alois, ancora parecchio inviperito – diciamo che ho venduto l’anima al diavolo per vivere una vita più divertente di quella che avevo prima. Capito vecchia?”
“Basta, basta!” Si intromise Sebastian, per calmare le acque.
“Ora parliamo della tounée. Siete ladies, un po’ di educazione per carità.”

 
La Regina Scarlatta, in fondo, non aveva perso tutte le sue speranze riguardo alla sponda di Sebastian. Andiamo, ora che si trovavano in contesto informale indossava un normalissimo paio di pantaloni neri con la t-shirt, al contrario di lei che si era messa uno dei suoi abiti rossi preferiti (ma non troppo sgargiante, sarebbe stato irrispettoso nei confronti di William) con le scarpine col tacco, mentre la conturbante Maiden aveva mantenuto un look decisamente acqua e sapone. Grell al contrario provvedeva a truccarsi per bene ogni mattina.
Anche Felicia/Alois non aveva nessun tipo di belletto ma…per carità! Quegli shorts di jeans strappati giusto giusto per coprire le chiappe sarebbero stati di cattivo gusto persino per una sciaquetta lungo un marciapiede. Grell, tra l’altro, era sicurissima di averlo visto con indosso delle parigine già nel diciannovesimo secolo.
Sebastian no, invece…a vederlo così non si sarebbe mai detto quale fosse il suo lavoro attuale, pareva ancora un inguaribile playboy. In fondo, la Regina Scarlatta non avrebbe mai smesso di immaginare cose…cose che le riportavano alla memoria i vecchi tempi.
Certo che erano proprio un trio nostalgico.
“Fai uno forzo, con Jim. – stava dicendo Sebastian, sorseggiando il suo the al limone – ho pensato di portarlo con noi perché ci mancava un po’ di gioventù…non puoi negare che io e te siamo parecchio… datate.”
Grell fece una smorfia, ma era pienamente consapevole che aveva ragione.
“…e poi è molto bravo. Sono sicuro che se ci impegniamo riusciremo a convivere in modo civile.”
“Sì, come no.” sbuffò la Regina, insofferente. Alois si avvicinò alla poltrona e si sporse su di lei, con un sorriso furbetto.
“Su su… Scarlett. Potrai essere la mia nonnina.”
“Bah.”
Sebastian sorrise felino sul litigio, e come ai vecchi tempi Grell si ritrovò a domandarsi cosa diavolo passasse dentro la testa mora di quel demone, ma tanto non gliene era mai importato gran ché. L’importante era che avrebbero passato il mese futuro in viaggio nel deserto, possibilmente stretti in pochi metri quadrati, e possibilmente Alois sarebbe stato casualmente calciato fuori da qualunque mezzo di trasporto sarebbe riuscito a procurarsi.

 
“Ta dà!”
Tre giorni dopo, sulla strada davanti a casa Michaelis troneggiava un grosso, polveroso, scassatissimo pullman degli anni ’70.
Alois saltellò giù dal mezzo agitando le braccia, seguito subito dopo dai tre tizi che glielo avevano venduto, coi quali si scambiò diversi bacetti sulle guance e una pacca sul culo, prima che questi si defilassero in fila indiana oltre la vista.
Sebastian emise un malcelato sospiro.
Oh my God cos’è quel catorcio orribile?!” protestò Grell, indicando l’ammasso di ferraglia con superbo disprezzo.
“Signore, vi presento Priscilla, la Regina del Deserto! – declamò Alois, estasiato – Basterà sistemarla un po’ per trasformarla nella nostra reggia su quattro ruote!”
“Credi davvero che quel coso ci porterà fino ad Alice Springs?” ribadì la Regina Scarlatta, urtata. Sebastian pareva vagamente più speranzoso, e diede una pacchetta sulle spalle di Grell. “Su su, my dear lady – mormorò – ho visto molto di peggio.”
Questo bastò ed avanzò a Grell per farsi convincere.
Il giorno della partenza fu fissato ad una settimana dopo, ma c’era ancora molto lavoro da fare.

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