Sei bambinette andavano a spasso...

di lady hawke
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: l'insopportabile ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno: Pandora ***
Capitolo 3: *** Capitolo due: Calpurnia ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre: Berenice ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro: Proserpina ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque: Calipso e Nausicaa ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei: A Diagon Alley ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo: l'insopportabile ***


Note: Ok, gli Au spesso lasciano perplessi: ma datemi una possibilità piccina picciò *___*


Prologo

La famiglia Malfoy, a differenza di tante altre genealogie blasonate, era riuscita a cavarsela discretamente bene, dopo la fine della Seconda Guerra Magica. Sembrava una sorta di benedizione insita nel cognome, come a dire: un Malfoy degno di questo nome si salva sempre. E così era stato, a tutti gli effetti.
Lucius era riuscito a mancare una seconda e certamente prolungata permanenza ad Azkaban, grazie ad un processo certamente… addomesticato anche grazie all’inaspettato aiuto di Harry Potter che, suo malgrado, aveva dovuto ammettere che non era stato coinvolto nella Battaglia di Hogwarts e che, nell’ultimo anno, non era stato che un burattino nelle mani del defunto Voldemort.
Narcissa, che con la sua menzogna che aveva, a tutti gli effetti, dato un notevole aiuto al fronte dell’Ordine, non era stata nemmeno incriminata e anzi, poteva quasi camminare a testa alta, accompagnata a suo figlio Draco, il quale non poteva che ringraziare per essere uscito da quell’incubo nero.
Certo, le corpose finanze conservate nella camera di sicurezza della Gringott non erano più quelle di un tempo, ma Malfoy Manor era sempre il bel maniero che era stato, anche se con meno pavoni bianchi a spasso per il parco. Gli oggetti oscuri erano stati rastrellati dagli Auror, e stavolta niente pareva essere loro fuggito. La beneficenza che aveva reso Lucius un personaggio tanto amato all’ospedale S. Mungo quanto al Ministero era magicamente, è il caso di dirlo, sparita, per poter permettere alla famiglia di vivere degnamente fino a che i successi del mago nel campo degli affari non avessero fatto il resto. Dopotutto nessuno ne sentiva effettivamente la mancanza.
Il giovane rampollo Draco, rinnegando certi eccessi della gioventù, aveva adottato un profilo davvero basso, e stava cercando di imparare a gestire le fortune di famiglia così come aveva fatto suo padre e, possibilmente, anche un pochino meglio. Pochi anni dopo, però, era stato travolto dall’amore e nonostante tutti i suoi strenui sforzi aveva dovuto cedere alle profferte di Cupido.
La ragazza che gli aveva amorevolmente strappato il cuore dal petto e che tormentava i suoi sogni, di certo non immacolati, rispondeva al nome di Astoria Greengrass. Aveva un che di conturbante, ed era decisamente diversa dall’ossequiosa Pansy che aveva frequentato negli anni di scuola; senza contare che si era resa protagonista di uno spettacolo penoso, durante l’ultima guerra. Certi fanatismi era meglio lasciarseli alle spalle.
E così la secondogenita di casa Greengrass, bionda, dagli occhi chiari, sagace e ovviamente purosangue, sembrò essere la giovane perfetta per fregiarsi del titolo di signora Malfoy. Almeno fu così che Draco la presentò ai genitori, sperando disperatamente di ottenere la loro benedizione.
- Sembra la perfezione fatta persona, Draco. – aveva detto suo padre, la sera prima che la fatidica cena si svolgesse.
- Lo è. – aveva replicato il figlio con ardore.
- Vedremo. – Lucius non avrebbe mai abbandonato certi suoi modi alteri e rigidi, ma difficilmente, per come si erano messe le cose, avrebbe negato la felicità del suo unico erede, a meno che la candidata non fosse decisamente fuori luogo.
Astoria, invece, sorprese tutti. Elegante, divertente, forse un po’ linguacciuta e maliziosa, ma sinceramente innamorata. Narcissa l’osservò per tutta la sera con un sorriso enigmatico, prima di scambiarsi un’occhiata d’intesa con il marito: quei due erano decisamente cotti, anche volendo c’era poco altro da fare. La data delle nozze fu decisa quella sera stessa e in capo a cinque mesi Draco e Astoria festeggiarono la loro unione con una cerimonia non faraonica, ma certamente sfarzosa.
Fu dura farli uscire dalla loro comoda camera da letto la prima settimana.
E qui, inizia la storia dei nostri signori Malfoy.

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Capitolo 2
*** Capitolo uno: Pandora ***


Note: Bene, grazie mille per gli otto preferiti e per la recensione di Mizar. Spero proprio che la curiosità verrà ben ripagata! E ora diamoci dentro!


Capitolo primo: Pandora

La luna di miele dei neo sposi passò all’insegna del nuovo, sobrio clima dei Malfoy: i giovani si limitarono a visitare soltanto le principali capitali europee, mantenendo un contegno davvero dignitoso. Di certo, per quello che premeva loro di più era sufficiente una camera da letto. Al ritorno, dunque, erano prevedibilmente stanchi, sfatti, felici ed estremamente soddisfatti. Decisero di non trasferirsi a Malfoy Manor per poter godere di privacy e tranquillità. Draco acquistò una meravigliosa proprietà in Cornovaglia, per la gioia della moglie, che amava il panorama di quella zona.
Dopo di che iniziò la serena, tranquilla vita di una famiglia altolocata. Draco iniziò a occuparsi per davvero di parte degli affari della sua famiglia, e Astoria…
- Voglio lavorare. – disse la donna una sera a cena nella sua confortevole dimora, in presenza dei suoceri. Due parole che ebbero l’effetto di una bomba, sui presenti.
- Pensi di non essere circondata da abbastanza lusso, mia cara? – la freddò Narcissa, scioccata. Draco la fissava con un misto di sorpresa e terrore, avrebbe potuto parlarne con lui in privato anche quando, no?
- Al contrario, ma Draco resta fuori spesso tutto il giorno, e questa casa è grande e vuota per me, mi annoio. – spiegò la giovane strega con semplicità. – Di certo non è una questione di denaro.
Dopotutto la dote elargita dai Greengrass non era certo irrisoria, e Astoria non era di certo un tipo avido; non quanto il consorte, almeno.
- Oh, sciocchezze… - disse Narcissa, storcendo il naso. Quante storie facevano le nuove generazioni: lei era sempre sopravvissuta alla solitudine di Malfoy Manor, come tutte le precedenti signore del maniero e come tutte le mogli e le madri della sua famiglia.
- Al tuo problema ci sarebbe una soluzione molto più semplice, mia cara Astoria. – disse Lucius, prendendo la mano della moglie e finendo di bere il vino che aveva nel bicchiere. All’affermazione della nuora le sue coronarie per poco non avevano ceduto: dopotutto era un uomo provato dalla vita, un pizzico di rispetto in più non l’avrebbe certo disgustato. Fortuna che ora riusciva ad articolare un suono. – La famiglia Malfoy ha bisogno di un erede quanto prima, e sono certo che un… bambino riempirebbe le tue giornate.
Fu il turno di Astoria di rimanere scioccata. Per poco non si strozzò con l’acqua che stava bevendo, e il marito dovette venirle in soccorso, dandole dei delicati colpetti sulla schiena. Nemmeno lui aveva preso quell’affermazione granchè bene: era bianco come un cencio.
- Cosa? – domandò la giovane con voce rauca e con gli occhi ancora arrossati.
- Direi che è prematuro, siamo sposati solo da pochi mesi e…
- Avevo la tua età quando sono diventata madre, Draco. – disse Narcissa, ancora divertita dalla scena a cui aveva assistito. – Astoria, con un bambino piccolo per te sarà davvero difficile riuscire a occuparti degnamente di lui, tenere in ordine questa casa e lavorare. Dovresti essere…
- Una strega? Direi che sono a posto. – rispose la giovane, lasciando per un attimo basiti i suoceri.
- Battuta babbana. – ringhiò Draco, sbuffando. Astoria, vivace Corvonero, aveva sempre avuto una vivida curiosità per il mondo dei babbani, e aveva finito per imparare anche alcuni loro caratteristici modi di dire, presumibilmente insegnateli da alcuni suoi compagni di Casa.
Né Lucius, né Narcissa si abbassarono a replicare.
- In ogni caso… - continuò allegramente la giovane strega – mia sorella Daphne riesce a gestire bene i suoi impegni per ora, e Blaise è un marito che le dà vero supporto. – aggiunse, lanciando a Draco un’occhiata di sbieco. – Quando sarò pronta a diventare madre sarò pronta a lasciare tutto per occuparmi di lui o di lei.
- Preferibilmente di lui. – disse Draco con aria beffarda, guadagnandosi l’approvazione del padre.
- Eredi maschi al primo colpo da diverse generazioni. – disse Lucius. – Speriamo che tu sarai all’altezza.
Un albero genealogico molto movimentato dunque, pensò Astoria.
- Faremo del nostro meglio quando sarà il momento. – disse Draco, impedendo alla moglie di replicare con qualche frase sagace.
Da lì in poi, accantonato con forza ogni tentativo di emancipazione femminile da parte di Astoria, la cena proseguì piacevolmente, anche se ognuno dei commensali era preso dai suoi pensieri.
Lucius desiderava vedere con i suoi occhi una degna discendenza delle sue fortune, e lo desiderava al più presto. Narcissa bramava di avere un nipotino su cui versare quell’istinto materno che non aveva pienamente sfogato con Draco. Draco medesimo pensava che la vita era troppo bella per prendersi così presto delle responsabilità di una discendenza, e che ci avrebbe pensato su un bel po’. Astoria, invece, era convinta che presto avrebbe fregato tutti rendendo effettiva la sua indipendenza e dimostrandosi, come era, visto che dopo la scuola aveva vissuto intensamente, una donna di mondo.
- Sicura di quello che hai detto a cena? – le chiese Draco improvvisamente, mentre si stavano mettendo a dormire.
- Be’, Daphne mi ha coinvolto spessissimo nei suoi progetti di lavoro, dopo che mi sono diplomata. Ero la sua assistente non pagata, ma mi divertivo.
- Mi stai dicendo che eri più felice da non sposata?
- Se così fosse avresti già trovato la richiesta di divorzio sul tavolo del tuo studio, credimi. – lo rassicurò la donna, baciandolo. Ma il mago pretese una dimostrazione d’amore ben più impegnativa.
La fortuna arrise quindi alla vecchia coppia Malfoy: due mesi dopo Astoria si scoprì incinta, ed era rimasta soltanto una facoltosa e annoiata casalinga.
La donna si era sentita piuttosto strana, negli ultimi giorni, e Draco si era messo in testa che la sua adorabile consorte soffrisse di salute cagionevole, e aveva preteso che il guaritore di famiglia andasse a visitarla appena manifestati i primi sintomi.
- Ebbene? – chiese il rampollo Malfoy con apprensione.
- Non posso dirle nulla, per ora, vostra moglie ha insistito per essere lei a spiegarvi come stanno le cose. Fossi in voi entrerei subito, credo abbia una certa fretta. – disse, domandando subito dopo il permesso di congedarsi.
Perplesso, Draco diede il permesso al mago di andarsene e andò a sincerarsi delle condizioni di Astoria. La trovò accomodata nel letto, apparentemente in ottime condizioni, a parte un lieve pallore. Aveva le braccia conserte, e l’aria imbronciata.
- Il guaritore non mi ha detto nulla, ha detto che volevi parlarmene tu.
- Già. – rispose, tirandosi leggermente su, in modo da apparire seduta più compostamente e meno sprofondata nei guanciali. – Non so che capacità divinatorie abbiano i tuoi genitori, o se sono soltanto degli enormi uccelli del malaugurio…
- Cosa c’entrano i miei genitori, Astoria?
- Ricordi la cena di un paio di mesi fa? Bene, sono incinta.
- Ah. – fu l’unico commento di Draco, mentre si sedeva sul bordo del letto con cautela. E chi Merlino lo sapeva fare il padre?
- Vogliamo congratularci per la nostra ingenuità? – continuò Astoria. – Perché a raccontarla sembra una barzelletta.
- Non c’è un impedimento per chi è incapace di occuparsi di bambini? Voglio dire, non siamo in grado di tirare su un bambino, non adesso.
- Noi siamo la prova vivente che tutto è possibile. – considerò la futura madre.
- Oh be’, dici che mio padre non ha poi fatto un così pessimo lavoro con me?
- Non sono in vena di elargire complimenti di alcun genere.
- Peccato. – disse Draco con un ghigno. – E’ il caso di informare i miei, saranno entusiasti di questa notizia. Vuoi anche tu carta e penna?
- Solo se posso avvelenarmi con l’inchiostro.
- Non sono un guaritore, ma non credo che approverebbe, per la salute del mio prezioso erede, sai... – rispose, sporgendosi per baciare la donna sulla fronte. – Milly, porta carta e penna per due!
In men che non si dica un paio di gufi si erano levati in volo per dare la buona novella alla famiglia Malfoy e alla famiglia Greengrass. Dopodiché, si diffuse a macchia d’olio.
- E’ una mia sensazione o si può sentire tuo padre ridere da qui?
- Mi fischiano le orecchie, sono praticamente certo che stia parlando di me.
Meno di mezz’ora dopo, come da previsione, furono sommersi da numerose lettere di congratulazioni. Milly non fece che fare avanti e indietro dalla camera portando missive e biglietti.
- Saranno nove mesi molto, molto impegnativi. – borbottò Draco.
- Cos’è, fai l’ironico? Sono io quella che si gonfierà come una mongolfiera. – replicò la moglie, acida.
Il signor Malfoy si rese conto che i futuri neopadri godevano sempre di bassissima considerazione.
Di certo ora Astoria non aveva più motivo di annoiarsi, il piccolo che stava crescendo dentro di lei si divertiva a tenerla occupata, prima con le nausee, poi, appena ne fu in grado, con calci e altre manifestazioni di vivacità.
- Giuro, io ormai lo odio. – disse un giorno la strega, a casa della sorella.
- Sai che dicono che siano le bambine quelle più agitate nel pancione? – le disse Daphne.
- Non dirlo nemmeno per scherzo, mio suocero è così esaltato per questa cosa che sembra sia figlio suo.
- Non avevi considerato questo aspetto, quando ti sei innamorata come una ragazzina, vero?
No, pensò sconsolata Astoria, mentre subiva l’ennesimo calcio. Non vedeva l’ora che il termine scadesse. I nove mesi infine passarono, ma il futuro rampollo si fece attendere per un’altra settimana e mezzo. Quando infine decise di venire al mondo Astoria dovette correre al S. Mungo di tutta fretta.
Partorire fu l’esperienza più dolorosa tutta la sua vita; Draco meritava vendetta, secondo la sua modesta opinione. Ma alla fine, quando ormai aveva perso le speranze riguardo una rapida fine della tortura che stava subendo, il nuovo erede Malfoy diede il suo benvenuto al mondo con un pianto disperato.
Era una bambina.
- Che fine ha fatto il mio erede maschio? – esclamò Draco, vedendola. La moglie lo incenerì con lo sguardo. – Tu stai bene, mia cara?
- Prova a farti uscire un cocomero fra le gambe…
- No, va bene, basta così. – implorò l’uomo, sedendosi sulla sponda del letto a osservare bene la sua Astoria e la sua… - Come vogliamo chiamarla?
- Non ne ho idea, tua madre e mia madre mi hanno riempito di elenchi di nomi maschili…
- Aspetta che arrivi mio padre, - disse Draco, - conoscerai la personificazione della delusione.
- E tu?
Draco osservò un attimo il fagotto rugoso avvolto in una copertina decisamente troppo rosa. - Mi basta che abbia un bel nome e a me andrà bene.
- Un nome degno dei nostri nobili antenati? – chiese Astoria. – Be’, credo che nel nostro caso sarebbe adatto il nome Pandora, la prima donna della mitologia…
- Colei che ha liberato sugli uomini tutti i mali del mondo?
- Be’, non ha disperso la speranza, ti pare? – disse Astoria, fissando amorevolmente la bambina addormentata.
- Speranza di avere un erede maschio, la prossima volta?
La donna fissò il marito con sufficienza. – Speranza di un futuro sereno. Direi che è meglio mirare a questo, ti pare?
- Mia cara Pandora, tu sei davvero la nostra unica speranza. – mormorò con un lieve sorriso Draco, mentre da fuori si sentivano le voci dei parenti, pronti a fare irruzione.


Attendo commenti e opinioni: grazie mille per essere passati a leggere!

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Capitolo 3
*** Capitolo due: Calpurnia ***


Note: Via col secondo bebè e le reazioni di nonno Lucius! Grazie a Chocolate_xxx, il cui commento mi ha fatto molto piacere. Sono felice davvero che il carattere dei personaggi sia stato ben delineato e che ti abbia incuriosita ^^. Ringrazio anche MoMomaramao per i suoi complimenti. Sono felice che la coppia ti piaccia. La storia ho già finito di scriverla, quindi i capitoli hanno già lunghezza definitiva, mi spiace. Grazie anche a tutti coloro che l'hanno letta e messa tra i preferiti, aspetto i vostri pareri!


Capitolo due: Calpurnia

Lucius Malfoy salutò sua nipote con un sopracciglio pericolosamente alzato e un’aria tra il deluso e il perplesso.
- E’ una femmina. – commentò, glaciale, mentre Astoria e financo Narcissa lo squadravano con aria di sfida.
- Così pare. – sospirò Draco, ormai amorevolmente rassegnato all’idea di avere a che fare con una piccola bambina.
- Oh, è bellissima! – chiocciò Daphne irrompendo nella stanza come una furia. – Sono zia! Mi scuso per Blaise, ma è oberato di impegni in questo periodo, si farà vedere appena potrà.
- Non c’è problema, Daphne. – rispose la sorella, mentre con infinita delicatezza le allungava la figlia, perché potesse spupazzarla.
- E’ ben riuscita. – disse Lucius. – Ma di certo non è quello che ci si aspettava.
- Credo che sia suo figlio a dover rendere conto, io sono solo il contenitore, sa… - rispose Astoria, tagliente. La signora Zabini dovette mordersi la lingua a forza, per non scoppiare a ridere davanti alla nobilissima famiglia Malfoy. Ma quel tentativo di autocontrollo non fu sufficiente, Pandora iniziò improvvisamente a piangere e Daphne la restituì velocemente alla sorella, sperando che potesse fare qualcosa per calmarla.
- La predisposizione a pretendere le migliori attenzioni ce l’ha tutta, padre. Eredità di famiglia. – disse Draco, sospirando, mentre veniva soffocato dall’abbraccio a tradimento della suocera, appena entrata nella stanza.
I giovani neo genitori si illusero di ritrovare pace e tranquillità una volta portata la bambina a casa, ma la serenità sembrava fuggita da quell’angolo di Cornovaglia che era stato per poco tempo un vero paradiso. Pandora pretendeva molte, troppe attenzioni per le energie della giovane Astoria, ed i momenti più sfiancanti erano le notti.
- La ucciderei, a volte, quando mi fa passare serate d’inferno, ma guardala, madre: è così carina. – disse un giorno alla signora Greengrass, che era venuta ad aiutarla a gestire quel piccolo inferno tascabile, mentre la osservava dormire nel suo lussuosissimo lettino.
- I figli mettono sempre a dura prova, pensavi che sarebbe stato come accudire una delle tue vecchie bambole di porcellana? – rise la strega più anziana.
- Pensavo che avrei dovuto aspettare di più prima di imbarcarmi in un’impresa così, e anche Draco… - disse Astoria distrattamente, mentre osservava Pandora muoversi leggermente, prigioniera di un sogno.
- Ormai è successo, e ve la state cavando egregiamente, Lucius Malfoy dovrà rassegnarsi all’idea che un’erede femmina non sia poi così male. Io ne ho avute due, e né io né tuo padre avremmo mai fatto cambio con nessun altro.
- Grazie. – sorrise la giovane. – Tu e Narcissa mi state aiutando davvero parecchio, ben più di Draco, che si lamenta perché non lo coccolo più.
- Usa queste parole? – chiese sua madre, scettica.
- No, è pur sempre un Malfoy. – rise la strega, - Ma il concetto è quello.
- Ci si dovrà abituare, tutte le madri si innamorano follemente dei propri bambini, e per un po’ di tempo non vedono altro. Ma vedo che succede anche alle nonne. – aggiunse la strega, mettendosi accanto alla figlia ad osservare quel piccolo capolavoro.
Era vero, considerò Astoria. Pandora al momento era la sua unica, vera ragione di vita, e qualsiasi altra cosa stava un gradino indietro, con buona pace di Draco. Se non altro lui poteva definirsi autosufficiente. Anche Narcissa sembrava aver ceduto il cuore alla nipote: in presenza di suo marito manteneva un decoroso contegno, ma non avendo mai avuto una figlia vezzeggiava la piccola in maniera incredibile.
Lucius ci mise più tempo, ad apprezzare la nuova arrivata in famiglia. Non era mai stato un padre affettuoso, e di certo non sarebbe stato un nonno espansivo. Oggettivamente, non capiva l’entusiasmo di sua moglie, che ogni giorno parlava di Pandora fino alla nausea.
- Cissy, è solo una neonata. – aveva sospirato una sera, stanco.
- Ed è la tua unica nipote.
- Per ora.
La strega alzò gli occhi al cielo, scocciata.
- Che possono fare quei due ragazzi? Il tanto decantato maschio arriverà, prima o poi. Se tu la guardassi per davvero te ne innamoreresti follemente.
Era proprio per questo che Lucius non aveva ancora guardato Pandora negli occhi.

- Posso metterla a dormire?
- Pensa di esserne in grado, signor Malfoy? – l’apostrofò Astoria con tono fintamente severo, stringendo la piccola a sé.
- Sono stato parte integrante del concepimento, se non sbaglio, ti spiace se faccio parte del resto? – replicò l’uomo, inseguendo letteralmente la moglie, che vagava per la stanza con la bambina.
- Bene, fai del tuo meglio.
Draco si sentì straordinariamente impedito con Pandora tra le braccia, benché lei stesse già dormendo. In qualche modo riuscì a posarla con dolcezza nella sua culla e a rimboccarle con premura il lenzuolino di seta e la coperta che l’avrebbe tenuta calda.
- Non sembra molto difficile. – commentò poi.
- Era un compito facile. Eri un amore da osservare, sai? – disse sua moglie, avvicinandosi per baciarlo.
- Finalmente ti ricordi anche dei tuoi doveri di consorte, oltre che quelli di madre. – ribattè Malfoy con sufficienza.
- Se un certo nobile purosangue si alzasse al posto mio di notte, ogni tanto…
- Pensi che saprei allattare una bambina? – chiese Draco, perplesso.
- Prova a fare amicizia con questo. – disse Astoria piazzandogli in mano un biberon. – Io vado a letto.
Pandora iniziò a piangere in quel preciso momento, e per la prima volta da quasi un mese non fu Astoria a calmare il suo pianto.
Questo fece recuperare diversi punti al signor Malfoy che, finalmente, tornò a ricevere le attenzioni che desiderava.
Galeotto fu il biberon, e il fascino del medesimo Draco. Sette mesi dopo Astoria era di nuovo incinta.
- Ma è un vizio! – commentò Astoria con sarcasmo, una volta certa della diagnosi.
- Be’, magari è il destino che vuole che recuperiamo al nostro precedente errore. – disse Draco mettendole il braccio intorno alle spalle.
- Pandora è un incidente di percorso come chi verrà, visto che non avevamo programmato nulla di tutto ciò.
- Mio padre ha viaggiato, in gioventù, pensi che ci stia facendo la macumba?
- Merlino mio, spero di no o questa storia dell’erede maschio diventerà la nostra, personale condanna.
Fare i genitori sembrava una faccenda semplice, una volta imparato a gestire i cambi d’umore della piccola, nutrirla a doverle, curarla come si conveniva… ma la famiglia, stramaledetto signore oscuro schiattato, era tutt’un altro problema, considerò Draco.
La notizia della nuova gravidanza della signora Malfoy fu accolta con gaiezza ed entusiasmo da tutta quanta la famiglia, e lettere di felicitazioni tornarono ad oberare Milly, l’elfo domestico, di lavoro extra.
- Daphne mi prende in giro, Draco.
- E perché?
- Perché dice che con questo ritmo sto facendo il lavoro di entrambe le sorelle. – borbottò la donna sovrastando i gorgheggi della figlia che aveva in braccio.
- In effetti mi stavo chiedendo perché Blaise non ci onori dello status di zii: cos’è, non si impegna abbastanza, forse?
- Chiediglielo, non abbiamo ancora risposto al loro biglietto.
Gli occhi di Draco luccicarono di sadica malignità.
La seconda gravidanza fu, nonostante la presenza della dolce, ma esigente Pandora, vissuta con maggiore consapevolezza da parte di Astoria. Restava pur sempre una madre giovane, ma con la prima bambina non aveva goduto per niente quei nove mesi.
Era stata arrabbiata con sé stessa e Draco per la loro sconsideratezza, con Lucius Malfoy per la sua capacità di attirare quella che, al tempo, era stata vista come una calamità, si era innervosita con Narcissa perché non aveva assecondato la sua voglia di indipendenza…
Morgana, era una donna, doveva stare dalla sua parte!
Per non parlare delle battutacce del cognato… e le rassicurazioni false e ipocrite dei suoi genitori.
Insomma, ai tempi era davvero infastidita, ma ora… ora la vedeva per quello che era: mesi di attesa per vedere la creatura creata dall’amore suo a di Draco. Sperava fosse maschio, così poi tutti avrebbero forse abbandonato quella sorta di isteria collettiva.
Fortuna che c’era Draco ad aiutarla con la bambina; negli ultimi mesi, con quel pancione ormai di dimensioni inimmaginabili e un mal di schiena ormai leggendario non poteva certo occuparsi di lei.
- Sai, avevo una parente, gobba più o meno come te…
- Un’altra battuta, Draco, e il prossimo erede lo porti in grembo tu.
- Sai, Pandora, quando ho sposato tua madre l’ho fatto perché credevo avesse senso dell’umorismo, al contrario dei miei famigliari, invece mi sbagliavo… - disse l’uomo rivolto alla piccola che stata voracemente succhiando un peluche a forma di unicorno, seduta nel suo adorabile lettino.
- La carta del senso di colpa è davvero, davvero patetica.
- Ti amo anche io, Astoria, ed è un piacere approfittare della tua scarsa mobilità. – rispose approfittandone per baciarla, operazione non semplice, visto che doveva superare l’ostacolo di un pancione di otto mesi e mezzo.
Il secondogenito di casa Malfoy non si fece attendere e, puntuale come un orologio, decise di nascere l’esatto momento in cui scadeva il termine della gravidanza. Dava già a vedere il suo temperamento volitivo.
Per Astoria fu la seconda esperienza più dolorosa della sua vita, ma almeno stavolta sapeva con certezza che non sarebbe durata in eterno.
Draco non era rimasto nella stanza, ma si precipitò dentro non appena sentì un inconfondibile pianto di neonato. Non fece in tempo a vedere se era maschio o femmina, perché l’avevano già portato via per il bagnetto: non restò che attendere.
- Congratulazioni, è una bambina! – disse un’assistente guaritore, portando la nuova nata dai genitori.
- Evviva. – commentò Draco con un sorriso tirato.
- Anche stavolta siamo senza nome.
- L’ultimo dei miei problemi, al momento.
- Oh, dai, non essere così negativo, è bellissima! – disse Astoria accarezzando il viso della piccola.
- Chiamiamola Mary. – buttò lì.
- Nome orrendo e banale, e l’hai tirato fuori apposta, signor Malfoy. – l’apostrofò la moglie.
- Bellatrix? – azzardò.
- Come tua zia? Così a sedici anni ti crucerà per il favoloso nome che le hai affibbiato? Uno spettacolo a cui vorrei assistere, lo ammetto.
- Calpurnia, allora.
- E questo da dove viene?
- Se non ti va bene trovalo tu, non posso fare tutto io, ti pare? – sbottò Draco, sconsolato. Astoria alzò gli occhi al cielo: - Guarda che mi piace, la mia era solo curiosità. Non essere irritabile, sei diventato papà, di nuovo, è un bel giorno.
- Calpurnia cara, tu fai uno strano effetto a tua madre, questo è certo. – disse il mago, con un sorriso, stavolta sincero.

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Capitolo 4
*** Capitolo tre: Berenice ***


Note: Eh sì Chocolate_xxx, il titolo è proprio una premonizione. Vedrai che la famiglia Malfoy sopravviverà! Ehi, Calpurnia è un nome splendido, chiaro? XD. Vedi Lars Black, per me è decisamente meglio di Calpurnia, io lo adoro! Spero ti piaccia il prossimo capitolo! MoMomaramao l'hai vista giusta, presto nonno Lucius dovrà capitolare, e lo farà con il suo solito stile Malfoy XD. Io adoro questa congrega di matti, e tu? XD


Capitolo tre: Berenice

- Sai che è più bellina della prima? – disse Daphne, avvicinandosi per guardare la sua nuova nipotina. – Me la presti, ogni tanto?
- Ma sentila… - bofonchiò la sorella, stringendo a sé Calpurnia, per evitare che quella svitata di Daphne facesse qualcosa di terribilmente azzardato come sottrarle la sua piccola mentre non era evidentemente in sé.
- Perché non chiedi a tuo marito di venirti in aiuto?
- Non prima di qualche decennio. – propose Blaise, entrando. – Perché faticare, se c’è chi lavora per due?
- Davvero scortese da parte di chi ha mancato la nascita della mia primogenita. – disse Draco con aria di sufficienza.
- Ma vedi, ci hanno concesso la replica, caro. – s’inserì Daphne, gioviale.
- Felice che qualcuno trovi la situazione divertente. Non vedo l’ora di vedere la faccia di mio suocero. – oddio, pensò Astoria osservando la faccia seria e contratta di Draco, poteva pure avere risvolti spassosi, in realtà. Vedere la concentrazione negli occhi grigi di quell’uomo che tentava, vanamente, di reggere lo sguardo sprezzante inquisitore di quel severo padre aveva un che di tenero. E dire che Malfoy senior si era pure rammollito, rispetto ai tempi d’oro…
- Allora è vero, un’altra femmina? – chiese Narcissa entrando nella stanza con la nipotina.
- Calpurnia sarà la compagna di giochi di Pandora, a quanto pare. – commentò Draco, senza scomporsi.
- Oh. – si lasciò sfuggire la signora Malfoy, andando ad accomodarsi sulla prima sedia disponibile. Pandora era molto più pesante di quanto non desse a vedere.
Lucius entrò con un certo ritardo dopo la moglie, come se non volesse essere associato a quell’appendice bambinona che la sua amata Narcissa si portava dietro. Perché avevano vestito Pandora di rosa? Era già così tremendamente evidente che fosse femmina… giocavano a infierire? Draco se l’era portato orgogliosamente sulle spalle di tanto in tanto però…
Perché Narcissa non aveva detto ai signori Greengrass di occuparsi di lei? Ah, già, erano a fare un safari in Africa. Era un ottimo memo per la sua prossima vacanza; almeno avrebbe potuto ammazzare qualcosa senza rischiare la galera.
- E dunque siamo punto e a capo. – disse, carico di disappunto.
- Oh be’, dipende. Prima di sposarmi non avevo due figlie. – replicò Astoria, serafica, senza guardarlo. Dopotutto non era certo suo padre, no?
- E’ stata brava Pandora, senza di noi? – chiese Draco alla madre. Meglio soprassedere su certi vivaci scambi di battute.
- Ha tentato di fare qualche capriccio, ma ha capito che non aveva scelta. – disse Narcissa teneramente. – Ho trovato il modo di calmarla, anche perché voi non sareste certo tornati.
- Come ha fatto? – domandò Astoria, invidiosa della professionalità della strega.
- Esperienza di madre, l’avrai anche tu. – rispose, indicando l’ultimo, per ora, erede maschio Malfoy.
- Visto che non c’è niente di degno di nota su cui soffermarsi torno ai miei affari. – fece Lucius, prendendo la porta. I coniugi Zabini si guardarono perplessi, Narcissa fulminò il marito con uno sguardo furente e Draco…
- Mia figlia si chiama Calpurnia. – disse soltanto con un tono di voce che pareva sfida, forse. Lo desiderava anche lui un figlio maschio, naturalmente, ma che poteva farci se il fagottino era nuovamente una bambina? Gettarla in pasto ai lupi? Meglio non dirlo ad alta voce, considerando che certamente, almeno in tempi si sperava molto lontani, qualcuno quell’idea doveva averla messa in pratica.
Lucius sembrò comprendere e si avvicinò al letto di Astoria per osservare la nuova nipote. – Sembra un po’ più carina di quell’altra, ma sono abbastanza simili. – sentenziò.
- Vedo che almeno le sai distinguere, padre.
- Oh sì, la prima cammina. – disse notando Pandora dimenarsi e borbottare confusamente tra le braccia della moglie, mentre cercava disperatamente di raggiungere i genitori, per lei inarrivabili.
- Ci vediamo a casa, Lucius. – lo salutò Narcissa, invitandolo a uscire.
- E’ una specie di maschilista? – chiese Blaise, che non aveva assistito al primo, edificante siparietto con Pandora.
- E’ solo un padre e un nonno deluso. – disse Draco. – Immagino creda che non mi impegno abbastanza.
- Prima o poi gli darai soddisfazione. – disse dolcemente Narcissa allungandogli la bambina, che si buttò sul suo papà come un caldo cappotto invernale.
- Be’, tra un po’. – sospirarono Draco e Astoria in sincrono.
- Abbiamo chi ci sostituirà. – disse Draco, indicando Daphne e rispettivo consorte, che sparirono alla velocità della luce con scuse a di poco improbabili.

Come tutti dicevano sempre, era molto bello mettere al mondo figli con pochi anni di distanza l’uno dall’altro, perché così sarebbero cresciuti felici e sarebbero diventati grandi insieme. Il punto era che vivere nella stessa casa con una neonata e una bambina di un anno e mezzo, che ogni giorno imparava a devastare un nuovo angolo della casa, era un bel problema. Ricominciare tutto da capo aveva i suo aspetti esilaranti, così simpaticamente definiti dalla giovane coppia per evitare un esaurimento nervoso, ma, dopotutto, era pur sempre una parola che faceva rima con sfiancanti, desolanti e allucinanti.
Inoltre Pandora, da che aveva scoperto le gioie di mettere le mani nei suoi pasti, appositamente preparati da Milly, dava sfoggio di una consistente indole artistica. Numerosi erano stati i suoi tentativi di ritinteggiare la sala da pranzo.
L’ultimo tentativo noto si era svolto alla presenza di tutta la famiglia, naturalmente. La crema di spinaci aveva mancato Daphne di un soffio, grazie ad un suo scarto particolarmente atletico.
- Milly! C’è il tappeto da pulire, di nuovo. – urlò Draco in direzione della cucina.
- E la credenza! – fece eco Astoria, che aveva continuato imperterrita a cercare di nutrire la bambina, che preferiva, invece indicare i presenti cercando di indovinare i loro nomi. Non le era ancora ben chiaro come si pronunciasse il nome di sua zia, e Blaise diventava spesso un semplice “Blaablae”. I nonni erano ben quattro, quindi la piccola aveva cercato di imparare i loro nomi, giusto per distinguerli.
- L’altra dov’è? – chiese Lucius, ad un certo punto.
- Le ho dato da mangiare prima, ora sta dormendo. – rispose Astoria, cercando di infilare il cucchiaio nella bocca di Pandora, che invece puntò il suo esile e nobile ditino verso il nonno, con aria impaziente.
- Tesoro, quello è nonno Lucius. – disse la donna, paziente.
La bambina parve riflettere, prima di esclamare con entusiasmo. – Lulu!
Dal 1954 a quel giorno nessuno aveva mai trovato un diminutivo al nome dell’ ex mangiamorte, e chi ci aveva provato non era sopravvissuto per raccontarlo; Pandora invece ce l’aveva fatta.
Ci fu circa un secondo di imbarazzato silenzio, prima di una qualunque reazione. Astoria mollò la bambina al padre e si diede alla fuga, bofonchiando qualcosa sulla sua secondogenita. Clythia (Cliia, per Pandora) e Teseus (Tete, sempre per Pandora) Greengrass, si impegnarono in una graziosa e frivola conversazione con Narcissa (Cici, sempre per la stessa), mentre Lucius Malfoy fissava la bambina che lo osservava di rimando sorridendo e Draco, che era diventato rigido come un palo. Non fece né disse alcunché.
- Lulu! – ripetè entusiasta la bambina. Le nuove parole necessitavano di essere ripetute spesso, per essere ben memorizzate.
- Oh be’, era ormai ora, chiamava tutti tranne te. – disse Narcissa, senza guardarlo.
- Io sono ancora una zia senza nome, per ora.
- Non preoccuparti Daphne, prima o poi dirà anche il tuo nome. – la rassicurò Blaise con fare conciliante.
- Dada? – chiese Pandora.
- Oggi è giornata. – commentò Draco, prima che la sua diletta si lanciasse nuovamente in una pressoché infinita sequenza di “Lululululu”.
In quell’istante Lucius compì l’errore più grande della sua vita: guardò Pandora in quegli occhi grigi tali e quali ai suoi e a quelli di suo figlio, e si rese conto che non gliene importava un fico secco del fatto che non fosse maschio.
Da lì fu una parabola discendente, per quanto riguardava l’accettazione delle proprie nipoti. Lucius smise di chiudersi nello studio quando le bambine erano a zonzo per Malfoy Manor e permise perfino che gli gironzolassero a distanza minima, cosa che aveva permesso solo a Draco quando aveva smesso di sputare le pappe e farsela addosso con frequenza.
Nuova speranza ci fu per tutti quando, quasi tre anni dopo la nascita di Calpurnia, Astoria annunciò di essere nuovamente incinta.
Blaise e Daphne, da circa un anno genitori di un bambino, giusto perché il destino era infido e bastardo, avevano regalato loro un libro sui nomi, evidenziando loro tutti i nomi femminili.
- Mio genero ha senso dell’umorismo. – commentò Teseus, affabile.
- Cos’è un genero nonno Teseus? Uno generoso?
- No, Calpurnia, è semplicemente tuo zio Blaise.
- Ah.
- Quando nasce il fratello o sorella? – chiese Pandora che, in qualità di figlia maggiore doveva pur sempre essere quella informata su tutto, no? Sua sorella non sapeva neppure cos’era un genero, figurarsi…
- Ci vorrà ancora del tempo, tua madre non ha ancora quel pancione enorme che aveva quando aspettavamo te.
Entrambe le bambine risero vedendo lo sguardo di fuoco che la madre lanciò al marito.
- E’ vero che io dovevo nascere maschio, padre? – s’informò Calpurnia.
- Oh be’, anche con Pandora avevamo questo dubbio…
- Nonno Lucius lo dice sempre, che dovevamo essere maschi, ma dice che va bene lo stesso. – rispose la sorella.
Dopotutto il signor Malfoy senior si era sì ammorbidito, ma di certo non risparmiava il suo pensiero alle piccole nipoti, che non avevano nemmeno ereditato la distintiva capigliatura biondo platino, optando per un adorabile color miele, come i capelli della loro madre.
- E stavolta?
- Stavolta abbiamo un nome femminile di riserva, se non dovesse essere maschio. Speriamo che questo ci porti fortuna.
- A me non piace, madre. – sbottò Calpurnia, offesa.
- Sarà forse perché non ti ho permesso di comprare quella bambola che volevi? – rispose osservando quegli occhietti vispi, verdi come i suoi.
La bimba cercò di negare, ma quando corsero all’ospedale, tentò ugualmente di convinvere un qualunque dei suoi parenti maggiorenni a comprarle qualcosa, visto che era stata brava.
Finalmente, se non altro, venne al mondo una creaturina con pochi capelli, ma chiarissimi. Il marchio di famiglia era finalmente venuto alla luce. All’anagrafe fu registrata come Berenice; il maschio Malfoy latitava da cinque anni, ormai. E il tutto ricordava, seppur vagamente, una gran presa in giro.
- Seth non era così rosso. – disse Calpurnia, osservando Berenice per la prima volta. Avrebbe preteso una bambola di certo più bella di sua sorella.
- Seth ha la pelle più scura… - tentò di dire Astoria.
- E’ vero, zio Blaise è di cioccolato! – esclamò Pandora.

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro: Proserpina ***


Note: Benvenuti, ora conoscerete la quarta, piccola Malfoy! Grazie Yum per averla messa tra i preferiti, e Mizar, spero che in questo capitolo Lucius ti piaccia altrettanto, nonostante quello che farà... Elettra1991 grazie per i tuoi complimenti, sono felice ti averti appassionato anche se la coppia non rientrava nelle tue favorite, spero che vorrai continuare a seguirmi! Ferao amo i nomi improbabili e, ovviamente, Lucius non si meritava che questo, perciò sono felice che ti faccia tanto ridere XD Sorellinamalfoy, che coincidenze! Sono felice ce lo sviluppo di trama di piaccia e che ti interessi, davvero sono molto felice ^^ E ora via al capitolo!


Capitolo quattro: Proserpina

Draco e Astoria lasciarono le bambine in balia degli zii per poter rimanere giusto un attimo in compagnia della sola Berenice: a casa non ne avrebbero certo avuto l’occasione.
- Ebbene, è la terza. – disse Draco tenendosi la testa con la mano, seduto con aria rassegnata sulla sedia accanto al capezzale della moglie.
- Stavolta almeno con il nome eravamo preparati, e poi questa ha i capelli chiari come i tuoi, ci stiamo avvicinando all’obiettivo, a quanto pare. – rispose Astoria, tutta presa a rimirare il suo nuovo cuccioletto.
- Quanti altri tentativi pensi di avere a disposizione?
- Non molti Draco. Questa storia del partorire non è così eccitante, anche se gratifica. – rise lei.
- Sì, ne ho avuto un assaggio tutte le volte che sono rimasto fuori a sentire le tue urla. – disse Draco con un ghigno. Grida piuttosto inquietanti, in realtà: a lui gelavano il sangue. Si alzò per prendere in braccio la piccola addormentata. Era incredibile come nascessero tutte con lo stesso nasino sottile e all’insù ereditato da nonna Narcissa, i capelli biondi, in varie sfumature, grazie all’ultima nata, e una boccuccia sottile sottile come la sua. Lui e la moglie avevano uno stampo niente male.
- Le bambine non sembrano molto entusiaste della sorella, preferiscono il cugino. – esordì Narcissa, entrando nella stanza.
- L’ennesima. – aggiunse Lucius, entrando. Si avvicinò al figlio per osservare Berenice brevemente. – Verrà su carina come le altre.
- Lo so. – disse Draco. Era bello diventare genitori, ma un padre del genere rendeva l’esperienza vagamente… ansiogena. Probabilmente era una delusione come figlio; ma a differenza di qualche anno fa ora non gli importava più. Il sopracciglio di Malfoy senior, però, rimaneva costantemente alzato.
- Dai pure a me la piccola Berenice, così tu e tuo padre potrete parlare tranquillamente. – disse Narcissa togliendo la piccola dalla salda presa di Draco, e facendo segno ai due di uscire.
- Che sta succedendo? – chiese Astoria, allarmata.
- Devono solo parlare un po’.
Lucius e Draco una volta fuori sorpassarono cognati, figlie e nipoti senza dare segno di averli notati. Il giovane Malfoy si sentì crudele, visto che le bambine cercavano disperatamente di placcarlo, ma supponeva che suo padre avesse una certa urgenza.
- Non hai ancora considerato di divorziare da tua moglie? – domandò poi Lucius a bruciapelo, non appena rimasero soli.
- Cosa? – boccheggiò Draco.
- Tre figlie, Draco, tre…
- Splendide!
- Tre splendide figlie, sono d’accordo, le adoro quasi quanto te. Ma non hai l’erede del patrimonio. – insistette Lucius.
- Arriverà, ne sono certo.
- Metterai al mondo delle bambine sperando che per sbaglio una ti esca maschio? Vuoi diventare simile in tutto e per tutto alla famiglia Weasley? La guerra è finita e ne siamo fuori, ma non per questo dobbiamo comportarci come certa feccia.
Fu un affronto, per Draco, violento come uno schiaffo al volto. – Le mie figlie non avranno mai libri e vestiti di seconda mano!
- Ne sono certo, ma devi pensare a quando tu non ci sarai più. Ti serve un figlio maschio, e tua moglie non sembra in grado di dartelo.
Draco era sconvolto, ma non sorpreso; temeva l’arrivo di una simile discussione da tempo. Certo, rovinare così un evento lieto come una nascita… questa non l’avrebbe perdonata facilmente a suo padre.
- Tu avresti divorziato da mia madre? – chiese, furente. Se c’era un punto debole, in Lucius, questo era proprio Narcissa. Non che l’avesse mai dato a vedere, glaciale com’era, ma suo figlio sapeva che il mondo, per suo padre, poteva anche andare in malora, se questo rendeva felice sua moglie.
- E’ un discorso completamente diverso. – tentennò Lucius, preso in contropiede. – Tu sei subito venuto al mondo.
- Nella mia condizione avresti divorziato da mia madre, costringendola a crescere da sola delle figlie di cui non ti saresti occupato, troppo preso a concepire un maschio con la tua nuova moglie?
Lucius rimase impassibile, incapace di rispondere. Erano ormai lontani i giorni in cui suo figlio si sarebbe fatto ammazzare, pur di compiacerlo. In un certo senso, forse, poteva fin considerarsi un bene.
- Se la tua testardaggine ti consiglia di rimanere sposato ad Astoria trova il modo di risolvere questo problema. Non voglio vedere la famiglia Malfoy estinguersi. – si congedò Lucius, lasciando il figlio da solo.
Quando Draco tornò dalla moglie suo padre e sua madre se n’erano già andati, e lui non se ne dispiacque affatto.
- Che cosa? – aveva urlato Astoria, non appena Draco le aveva spiegato i dettagli della discussione avvenuta tra lui e il padre, svegliando la piccola Berenice. – Che gli hai detto? – insistette.
- In maniera molto garbata e cortese, degna di un vero Malfoy, l’ho mandato al diavolo. – spiegò Draco, mentre i cognati gli restituivano le sue adorabili bambine.

La vita famigliare tornò in breve tempo serena. O meglio, serena per quanto potesse essere una casa con tre bambine di cinque, tre anni e mezzo e un frugoletto di pochi mesi. Quelle tre marmocchie assorbivano tutto il tempo di Astoria, che finiva immancabilmente per trascurare il marito.
- Padre, Berenice ha vomitato sulle tue lenzuola, oggi. – esclamò Calpurnia, mentre il genitore ancora si stava togliendo il mantello. – Te lo dicevo che non andava bene come bambina.
- Dov’è tua madre?
- Sta cambiando Berenice, di nuovo. – disse Pandora, sbadigliando. – Non so com’eravamo noi da bambine, ma quella è di certo una noia.
- Già. – confermò Calpurnia, abbracciando la sua bellissima bambola. – Mi prendi in braccio?
- Anche io! – si aggiunse Pandora, cominciando ad arrampicarsi.
Impossibilitato ad avere contatti con sua moglie se non nel talamo nuziale, ora infrequentabile per merito della sua terzogenita, e durante i caotici pasti, dovette accontentarsi delle due miniature di Astoria.
Ai giochi delle bambine si aggiungeva spesso il cugino Seth, e Astoria aveva sempre il valido aiuto di Daphne a gestire le bambine. Insieme formavano una specie di mini asilo, quelli luoghi babbani dove le madri abbandonavano ad estranei i figli per mezza giornata o più.
- Notizie dei tuoi affabilissimi suoceri?
- Draco è ancora piuttosto irritato, e anche io ad essere sincera. Non vedo come abbia potuto permettersi di avanzare un simile suggerimento… - sbottò Astoria – quindi il clima è piuttosto teso. Narcissa viene spesso a salutare le bambine, che l’adorano. Lucius si trattiene sempre molto poco, ed evita di avere a che fare con le nipoti.
- Un ottimo nonno davvero. – commentò Daphne.
- Oh, si è molto rammollito rispetto ai primi tempi, in verità. Evita Calpurnia e Pandora perché non vuole cedere del tutto. Inoltre si è aggiunta questa discussione quindi…
- Non ti dà fastidio avere a che fare con lui? Io non lo sopporterei, e nemmeno tu di solito sei una che subisce in silenzio.
- Non è lui mio marito, e quello che vogliamo fare io e Draco di noi e delle nostre figlie è una decisione che non lo riguarda. Prima lo capirà meglio sarà. Draco gliel’ha già fatto capire, a suo modo. Se non funzionasse posso ripeterglielo io senza alcun problema.
- Invita me e Blaise a cena, la volta in cui accadrà; vogliamo essere presenti. – rise Daphne.
- Sarà fatto!

In realtà, alla fine, non ce ne fu alcun bisogno. Pandora, Calpurnia e anche Berenice, ognuna con i suoi mezzi, riuscivano a tiranneggiare Lucius meglio del signore oscuro medesimo. Spesso, durante i pranzi, pretendevano di essere imboccate da lui, sotto gli sguardi divertiti e sornioni dei presenti. La cosa che più li divertiva era una sua certa professionalità nell’occuparsi delle marmocchie e Draco invidiava le sue figlie mortalmente. Ben di rado suo padre si era abbassato a simili gesti, anche se non gli aveva mai impedito di sedersi sulle sue ginocchia mentre lavorava nel suo studio.
Fu in uno di questi pranzi, più di due anni dopo la nascita di Berenice, che Astoria diede segno di essere nuovamente incinta, correndo a rimettere d’un fiato tutta la sua porzione di crema di gamberetti. I nove mesi si consumarono semplicemente nell’attesa di sapere se questo birbante di un maschietto avesse deciso di farsi finalmente vedere.
Blaise, da buon cognato, si limitò a scherzare a lungo sull’intensa attività dei coniugi Malfoy nelle solitarie serate, con le bimbe addormentate. E le bimbe, di contro, controllavano il lievitare del ventre della madre di giorno in giorno, pretendendo di essere presenti ad ogni minimo movimento. Furono abbondantemente accontentate, poiché assistettero, con puro e sincero terrore, alla rottura delle acque.
Ormai abituata a quello che le stava accadendo, Astoria arrivò quasi con calma olimpica al S. Mungo, accompagnata dal marito, che ormai aveva fatto del Smaterializzazione istantanea la sua specialità.
- E’ normale quello che sta succedendo? – domandò Pandora alla nonna.
- Sì tesoro, succede ogni volta che un bambino deve venire al mondo. – rispose Clythia, con pazienza.
- Dovremo aspettare ancora molto per vederlo?
- Non lo so Calpurnia, non lo so. – rispose la strega, cercando di trattenere il brio di Berenice, tra le sue braccia.

Astoria ormai poteva dirsi una veterana dei parti, eppure ogni bambina aveva avuto una nascita leggermente diversa; ogni piccola Malfoy era venuta al mondo in un modo tutto proprio, e lei ricordava quei momenti come se fosse stato ieri.
Il nuovo membro della famiglia nacque in circa due ore, e fu quasi con un certo imbarazzo che la guaritrice lo consegnò alla madre. Era una femmina, di nuovo.
- Mi dispiace, Draco. – rise la donna, accarezzando il micro nasino della figlia.
- A me no. – disse l’uomo. Ormai a che serviva prendersela? Le tre bambine là fuori erano la gioia della sua vita, e di certo lo sarebbe stata anche questa. – Fammela tenere.
- Agli ordini, signor Malfoy. Il nome prescelto stavolta qual è?
- Qual è il nome della moglie del dio degli Inferi? – chiese lui, fattosi serio un attimo.
- Proserpina, perché? – rispose Astoria, con aria incuriosita e perplessa.
- Direi che è perfetto per noi.
- Una dea che trascorre sei mesi l’anno nel mondo degli Inferi e dei nel nostro? Niente di più appropriato, in effetti.
- Faccio entrare le bambine, così si lamenteranno di quanto rugosa, imperfetta, noiosa e Morgana sa cosa è la loro nuova sorella. – disse il mago, facendo per uscire.
- Draco?
- Sì Astoria?
- No, niente. – disse lei con uno dei sorrisi più luminosi che avesse mai rivolto al marito. Draco si affacciò nella sala d’aspetto ancora vagamente intontito dal sorriso ammaliante di Astoria.

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque: Calipso e Nausicaa ***


Note: Perdonate il ritardo, ma le feste mi hanno reso pigra! Non darò risposte particolareggiate dato che è quasi l'una e rischio di dire delle scemenze, ma grazie infinite a Bimba Monella, Mizar, Meissa_S, Neverland, Piccola Puffola, Sorellina Malfoy e Sophonisba che credo sia crollata sulla tastiera come io farò ora XD.
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, e scusate ancora ^^

Capitolo cinque: Calipso e Nausicaa

Lucius Malfoy non osò più dir nulla, alla vista della nuova nata. Il suo sopracciglio però raggiunse vette vertiginose, provocando un moto di sorpresa nella nipote che aveva insistito ad essere presa in braccio ad ogni costo.
- Wow, nonno Lucius, come ci riesci? – esclamò Calpurnia spalancando i suoi occhioni verdi. Era la bambina che più assomigliava alla madre, e di certo aveva ereditato anche una certa tendenza al far cedere chiunque ai suoi piedi, quando si intestardiva. Così piccola e così caparbia.
- Femmina anche questa, eh? – esclamò Pandora facendo schioccare la lingua, con la superiorità dovuta ai suoi sette anni, alla vista del nuovo fagottino avvolto in una copertina rosa. Non che sperasse di ricavarne un fratello, questa volta. – Come si chiama? – domandò poi, poggiando la testa sul suo piccolo pugno.
- Io e tua madre abbiamo optato per Proserpina, questa volta.
- Carino. – disse Berenice sorridendo. – Posso andare dalla mamma, adesso?
Era uso chiamare i genitori con una certa formalità, a casa Malfoy. “Madre” e “padre” erano appellativi perfettamente consoni ai rampolli di una famiglia così nobile e ricca, e Draco aveva deciso di continuare quella tradizione, con grande approvazione di Narcissa.
A volte, però, alle bambine sfuggiva un “mamma” o “papà”, di tanto in tanto, ma solo se erano disperatamente in lacrime o particolarmente in vena di coccole.
Proserpina non sapeva ancora nulla di queste regole non scritte, e la sua unica preoccupazione era succhiare avidamente il latte dal seno della madre. Berenice, che era stata accompagnata dalla madre da Draco, che aveva riconsegnato l’ultima nata alla moglie perché potesse mangiare.
- Ha gli occhi di Calpurnia. – disse Berenice. – Come i tuoi. Io ho quelli di papà. I capelli della nuova non ce li ha nessuno, però.
Astoria sorrise, guardando la figlia. In effetti, da quei pochi capelli che coprivano la testa di Proserpina si poteva intuire che sarebbero diventati di un bel biondo cenere: da dove spuntassero non si sapeva proprio.
- Quando vieni a casa, madre? – chiese Calpurnia, aprendo la porta ed entrando.
- Si bussa sempre, prima di entrare in una stanza, vero madre? – la sorpassò Pandora, avanzando con aria altera.
Astoria sorrise, guardando tutte le sue bambine raccolte attorno a lei. Avevano decisamente assorbito per osmosi alcuni modi eccessivi e pomposi del ceppo Malfoy, ma erano così involontariamente comiche…
- Pandora, lascia che sia io a dire a tua sorella che deve imparare a bussare, se vuole diventare una signorina per bene.
- Quando torni con la bimba? – chiese Calpurnia, tentando di non arrossire per il lieve rimprovero.
- Tra pochi giorni, come al solito. Cercate di non fare ammattire vostro padre, mi raccomando. E non date noia a vostro nonno Lucius, in questi giorni è nervoso.
- E’ sempre nervoso con le nuove sorelle. – esclamò Berenice.
- Già, dovevi vedere come ha tirato su il sopracciglio madre, sembrava arrabbiato. Dici che non gli piace Proserpina?
- Non gli piaceva nessuna di voi quando siete nate. – disse Astoria, provocando un moto di choc nelle bambine, che spalancarono in sincrono le loro belle boccucce, creando delle o quasi perfette. – Perché ha bisogno di abituarsi alle novità, ora vi adora. – disse con un sorriso. In realtà non ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Probabilmente le avrebbe buttate in un pozzo, se in questo modo avesse potuto ottenere il suo agognato nipote maschio. Ma alla fine i teneri occhi delle bambine avrebbero avuto la meglio, lo sapeva. Lucius Malfoy poteva dire quel che Merlino gli pareva, il suo radar di mamma le aveva fatto capire che fare il nonno, con garbo e grazia, gli piaceva da impazzire.
- Sicura?
- Non permetterebbe a nessun altro di mettere le mani ovunque nel suo studio. – le rassicurò la strega. Ecco, quel particolare ai tempi l’aveva vagamente impensierita, ma Draco le aveva giurato che nessun articolo di magia oscura era più conservato nelle mura di Malfoy Manor.
E presto si tornò nuovamente alla routine famigliare, lasciando scivolare lentamente i mesi. Pannolini, piagnistei notturni e gelosie delle sorelle maggiori che non volevano avere niente a che fare con Proserpina, temendo di essere investite da rigurgiti o altra roba puzzolente, erano parte integrante della vita di Astoria. Ormai aveva da tempo rinunciato all’idea di un’appagante vita lavorativa, per la malcelata gioia del marito, e la sua giornata ruotava intorno a quelle quattro splendide creature.
L’immagine di se stessa come donna in carriera non le mancava nemmeno un po’. - Madre, quando iniziamo la lezione? – strillò Pandora dallo studio. A ben pensarci, notò Astoria, fare da istitutrice a Pandora e Calpurnia era un lavoro a tempo pieno.
- Dovrai pazientare, tesoro, devo finire di dare la poppata a Proserpina e aspettare nonna Clythia per tenere d’occhio lei e Berenice.
- Io mi tengo d’occhio. – protestò la bambina, prontamente ignorata dalla madre. Era difficile non farsi fregare da quelle piccole pesti, lo sapeva bene Draco. Gli anni, almeno, gli avevano regalato una buona dose di esperienza, e i continui sbuffi di Astoria, che arrivava a sera stramata, avevano convinto l’uomo a diventare un valido aiuto per la ormai supermamma Malfoy. Far addormentare le neonate era il suo vero talento: avrebbe fatto di tutto pur di tornare presto nelle sue comode, calde coperte e in dolcissima compagnia.
- Draco, sono sfinita ti prego, concedimi di dormire come un sasso per una notte.
- Ho fatto addormentare Proserpina in meno di dieci minuti e ho impedito a Berenice di venire a dormire qui; questo varrà pure qualcosa, no? – si lamentò Draco, quasi addolorato.
Astoria rise sommessamente nel buio della stanza. – Un vero campione internazionale di “addormentamento d’infante”, davvero, sono sbalordita. – rispose sbadigliando sonoramente.
- Quando ti ho conosciuta evitavi in tutti i modi di mostrarti a me nei tuoi aspetti peggiori. Ti nascondevi sotto alla tavola perfino quando starnutivi.
- Oh sì, ma era un millennio fa. Ho avuto quattro figlie, Draco, e mi hai visto subito dopo i parti quando ero in condizioni pietose e mi vedi ora, decisamente meno snella e aggraziata di un tempo. Avrei un bel coraggio a pretendere di fare la vanitosa.
- Ma per me sei sempre la strega più bella del mondo. – disse il signor Malfoy con voce suadente, quasi facendole fusa come un gatto. Astoria tentennò un attimo, soppesando quella banale, ma gradita lusinga e finì per attendere troppo: quando Draco le si avventò addosso non potè, o non volle far altro che abbandonarsi a lui.

A quel punto attendere il risultato dell’esame per capire se fosse veramente incinta o meno fu pura formalità, per Astoria Malfoy. Ormai aveva un certo sesto senso, riguardo alle gravidanze. E pure Draco ben conosceva un certo pallore verdastro della sua dolce, amatissima metà.
- Oh, mi toccherà dare ragione a tuo padre e ammettere che stai facendo ogni sforzo possibile inimmaginabile per raggiungere la quota di figli degna di un Weasley. – disse Narcissa con tutta tranquillità, mentre metteva mano ad un nuovo vestitino per Proserpina.
- Era un’offesa, madre? – disse Draco, livido.
- Figlio caro, noi siamo quelli che hanno perso la guerra, per quanto rinnegati loro sono quelli che ne sono usciti trionfanti.
- E questo che significa?
- Che spero sia maschio, Draco.
Non fu però una gravidanza comune, per Astoria. Si sentiva molto più stanca e faticava a tener dietro a tutta la sua prole più il piccolo Seth, poiché Daphne spesso andava a trovarla. Astoria si spaventò a morte una mattina, notando una sospetta perdita di sangue; il Guaritore che venne a visitarla la mise a riposo assoluto e le bambine furono temporaneamente traslocate a Malfoy Manor, perché non fossero d’intralcio a Draco che, aiutato da Daphne, si occupava della moglie.
La casa di Lucius fu invasa; le piccole venivano portate da Draco da lui la mattina, abbandonate per tutto il giorno e poi recuperate poco dopo l’ora di cena, poiché nessuna delle quattro voleva sentire ragioni: ognuna voleva dormire nel suo proprio letto.
- Nonna Narcissa? Mamma andrà avanti così ancora per molto? – chiese Pandora, accarezzando uno dei magnifici pavoni tanto amati da Lucius.
- Era così anche quando aspettava me? – s’inserì Proserpina, tutta curiosa.
- Tranquille, mie care, vostra madre ha solo bisogno di stare a riposo. Era successo anche a me quando aspettavo Draco. – le rassicurò la strega, con un sorriso lieve.
- Nonna, posso portarmelo a casa questo? – disse Berenice sopraggiungendo insieme a Calpurnia e tenendo in braccio un pavone grosso quanto lei.
- Devi chiederlo a Lucius, tesoro, e a tuo padre, sia chiaro.
- Aspetta di sentire come l’ha chiamato. – rise Calpurnia.
- Come? – chiese Proserpina.
- Pollo, naturalmente. – disse Berenice tutta orgogliosa. Narcissa e Pandora si morsero la lingua per evitare di riderle in faccia. Lucius sarebbe morto prima di sera.
E in effetti rischiò l’infarto, quando la sua adorata nipote si presentò da lui, chiamandolo amorevolmente “Lulu”, come facevano tutte le sorelle quando volevano essere certe del risultato, chiedendogli di poter adottare Pollo.
- Merlino grazie che la sera dormono a casa. – esclamò il mago quella sera, rimasto solo con la moglie, che ormai rideva senza controllo.
Pandora, Calpurnia, Berenice e Proserpina avevano ormai fatto abitudine di fiondarsi dalla madre appena arrivate a casa e leggere con lei. Astoria, per sopperire la noia, si era fatta portare da sua sorella diversi libri, e in quei mesi era stata affascinata dall’Odissea versione babbanissima, ovviamente, secondo i suoi gusti.
Draco aveva provato a storcere il naso, ma si era sentito rispondere che non c’era libro babbano al mondo in grado di mordere, e su questo non aveva avuto alcun argomento con cui ribattere. Non era riuscito nemmeno ad impedire che Pollo, naturalmente appollaiato sul comodino, per non disturbare, partecipasse a queste letture…
Maledette streghe.

Astoria aveva appena ricevuto il permesso di rimettersi in piedi dal guaritore che era stata assalita dalle doglie appena un paio di settimane dopo. Vista la differenza tra questa gravidanza e le altre si era convinta che questa fosse, finalmente, la volta buona. Già sognava di battezzare un piccolo Ulisse, o un Ares, o qualcosa di altrettanto ammirevole, e invece… - Sono due gemelline, signora Malfoy, complimenti davvero!
- Per Circe! – esclamò Draco appena viste le due piccole identiche in tutto e per tutto.
- Nessuna delle due si chiamerà così! – esclamò Astoria, ancora sotto choc per la sorpresa. – Era pur presente nell’Odissea, ma non darò loro il nome di un’imprecazione.
- Astoria, mia cara… - tentò Draco. – I nomi sono un problema da poco…
- Passami il libro, è nella borsa. – insistette la donna. Non ci sarebbe stato nessun Ulisse, ma ben due nomi degni dell’epica sì, per Morgana.
Imprecando, e stavolta sul serio, il signor Malfoy porse il volume alla moglie, che cominciò a sfogliarlo alacremente.
- Trovato! Nausicaa e Calipso. Ti piacciono, Draco? – chiese Astoria, concitata, mentre le bambine iniziavano a strillare.
Nella follia di quel momento Draco Malfoy cominciò a stempiarsi, lentamente ma inesorabilmente.



Al prossimo aggiornamento, che arriverà presto, giuro!

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Capitolo 7
*** Capitolo sei: A Diagon Alley ***


Note: Caspita, quante recensioni! Non me ne aspettavo tante, davvero! Momoromao non potevamo farci mancare il nostro aristocratico mago in veste di stempiato, no? Grazie per la recensione, davvero. Grazie milla anche a LMP, ferao e la parisienne: è proprio vero, ora i Malfoy non hanno proprio nulla da invidiare agli Weasley, solo, sono mooolto più ricchi. Lulu si sta ammorbidendo, vero, ma non è splendido vederlo giocare con le sue nipotine? Per Calpurnia non c'è nessun riferimento in particolare, semplicemente mi è stato suggerito come nome, e mi è piaciuto molto ^^. Grazie anche a Yum, daphne 92, MEISSA_S, Mizar, Scarlet angel, Fleacartasi e Sorellina Malfoy! Sono davvero felice che la storia vi stia facendo ridere, e spero continui a farlo, anche se siamo ormai alla fine, manca questo capitolo e l'epilogo conclusivo. Nonno Lulu e Pollo sono anche i miei miti, ma, in fondo, come non amarli? Scusate ancora se sono breve, ma, davvero un enorme, grande, gigantesco grazie a tutti voi lettori e commentatori :*. E ora al capitolo!


Capitolo sei: a Diagon Alley

- Si sta facendo tardi, vogliamo andare? – esclamò Pandora, al colmo d’irritazione.
- Io sono pronta da un’ora, voglio un gelato quando arriviamo là. – fece eco la sorella Calpurnia.
Era passato un anno ormai dalla nascita delle piccole gemelle dagli occhi verdi, e la primogenita di casa Malfoy aveva ricevuto da poco la sua lettera di ammissione a Hogwarts. La sognava da tempo, e il giorno in cui le era stata finalmente recapitata era esplosa di felicità, sotto lo sguardo dell’invidiosa sorella minore. Calpurnia non trovava giusto dover aspettare un altro anno. Le sapeva fare anche lei le magie; era pronta.
- Non è che posso averlo anche io il gelato? – propose Berenice, giusto per non essere da meno.
- Ragazze, un attimo, io e vostro padre stiamo cercando di contattare i vostri nonni per Proserpina e le piccole. – fece Astoria, mentre il marito infilava così spesso la testa nel camino dello studio che cominciava a temere qualche effetto collaterale.
- Niente da fare, Astoria. – disse Draco, raggiungendo la famiglia nel soggiorno. – I miei sono in viaggio, i tuoi paiono irrintracciabili e così dicasi per Blaise e tua sorella.
- Oh, magnifico… - sbottò la strega.
- Lasciale a Milly. – suggerì Calpurnia. – Non staremo via tantissimo, no?
Draco e Astoria si guardarono un secondo: l’idea era affascinante. Piazzare le gemelle e Proserpina all’elfo domestico poteva essere una grande soluzione.
- Io vengo, vero? Pollo già resta a casa… devo venire almeno io. – disse Berenice, rompendo il silenzio.
- Perché non posso? Molla a casa quelle là, io ho solo due anni in meno di Berenice. – piagnucolò Proserpina. – Io vengo. E poi non voglio stare con Milly da sola.
- Forse sarebbe meglio se prendessimo su anche le piccole. – azzardò Draco, pensando che forse lasciare le sue ultimogenite in mano ad un elfo, per quanto, porca Circe, ben pagato dopo l’instaurazione di un nuovo clima di democrazia tra le creature magiche, non era proprio il caso.
Calpurnia sbadigliò, annoiata. Per lei bastava andare. In qualunque modo e presto.
- E come le portiamo in giro correndo di qua e di là con le commissioni da fare? – chiese Astoria.
- Conto sulla collaborazione delle nostre responsabili figlie. – disse Draco, riferendosi soprattutto alle due maggiori.
- Io prendo la Metropolvere! – esclamò Pandora, avviandosi verso il camino. Meglio partire prima che cambiassero ancora idea.
Arrivare a Diagon Alley per le bambine fu un vero spasso. Rotolarono fuori dal camino a due a due, e Proserpina dovette essere trascinata via a forza per non ripetere il gioco: a lei piaceva, era la prima volta che si spostava così, senza essere scortata da un adulto, ma solo da una sorella.
- Io voglio rifarlo!
- Quando torniamo a casa, Proserpina, e non una parola di più. – disse suo padre uscendo dal camino con Calipso fra le braccia. Un secondo dopo fece capolino anche Astoria, con Nausicaa al seguito.
Come preteso dalla piccola Berenice ci fu una lunga e riposante pausa gelato nel negozio una volta appartenuto a Florian Fortebraccio. Poi fu, finalmente, la volta degli acquisti. Calpurnia pretese un trattamento del tutto simile alla sorella Pandora: lei a casa a mani vuote non ci sarebbe andata nemmeno morta.
L’unico negozio dove non ci furono discussioni fu naturalmente Olivander: qui dovettero tutte assistere con la bavetta alla bocca, mentre Pandora entrava a tutti gli effetti nel mondo degli adulti, con la sua bacchetta nuova fiammante di legno di quercia. Più complicato fu uscire indenni da Madama McClan, che si complimentò molto per belle figlie del signor Malfoy, facendo arrossire Draco.
Già aveva sfornato sei marmocchie, e passeggiare per Diagon Alley con sei bambine al seguito rendeva la cosa di dominio molto più pubblico di quanto volesse; c’era anche bisogno di pubblicizzarlo? Cosa mancavano ancora, gli striscioni multicolor?
- Arrivederci, signora McClan, a presto!
- Lo spero, signora Malfoy!
Fu la voce della moglie a riportarlo alla realtà quando ormai erano sulla soglia del negozio. Portare via Berenice e Proserpina fuori dal Serraglio Stregato senza acquisti, a parte il gufo per Pandora, fu impresa titanica. Astoria dovette improvvisare raccontando loro che Pollo si sarebbe offeso a morte, sentendosi rimpiazzato.
- Tale pavone, tale nonno. – rise Pandora.
Gli acquisti continuarono poi tranquillamente, e Draco si divertì sinceramente, pur con la piccola in braccio a lui per tutto il tempo. Fu quando intravide una chioma rossa sinistramente conosciuta, che si allarmò parecchio.

Hermione e Ron non avevano motivi per trovarsi lì, in realtà. Rose avrebbe iniziato a frequentare Hogwarts solo l’anno successivo: era James il novellino pronto ad imbarcarsi sull’Espresso il primo settembre. Ma nessun bambino avrebbe mai potuto resistere all’invito di passare a trovare zio George in negozio. E poi, perché negarsi una sana passeggiata con la propria famiglia?
- Possiamo passare da Ghirigoro, mamma? Ti prego, ti prego! – implorò la bambina, cercando di essere il più convincente possibile.
- Va bene, basta che giriamo al largo dal nuovo libro rivelazione di Rita Skeeter. – acconsentì Hermione.
- E’ quella vecchia coi capelli finto biondi come dice papà?
- Esatto, Hugo. – ghignò Ron con un sorriso. – Una delle donne meno simpatiche che abbia mai conosciuto, ma non pongo limiti alla provvidenza.
Si avviarono con passo tranquillo, fino a che l’occhio vispo di Ron Weasley non intercettò qualcosa, o meglio qualcosa di, se non famigliare, conosciuto. Quando capì di chi si trattava dovette trattenere una risata con tutte le sue forze.
- Hey, Hermione, guarda alla tua destra, ti prego, non puoi perdetelo.
- Ma cosa…? – chiese la strega voltandosi nella direzione indicatale dal marito. Schiuse leggermente la bocca per la sorpresa. Era Draco Malfoy con famiglia al seguito. Una numerosa famiglia, tra l’altro. - Sapevi che aveva messo su famiglia, Ron?
- Sì, e sapevo che aveva avuto delle figlie, ma non così tante. – rispose il mago, cominciando a ridere.
- Chi sono papà? – domandò Hugo, curioso.
- Vecchi compagni di scuola. – disse, con un ghigno. – Andiamo a salutarli? Li incontreremo per caso, si intende.
- Oh, Ron no! non puoi metterti a gongolare per una cosa del genere!
- Ma se mi dici sempre che dovrei essere più educato? – disse Ron, avviandosi mentre i figli cominciavano a ridere. Era un’occasione troppo ghiotta per non farsela scappare.
- Ron, per favore, non fare il bambino! – disse Hermione andandogli dietro.
- Sai che diceva che noi Weasley ci riproducevamo come gli opossum? Papino Lucius deve essersi dimenticato di insegnargli qualcosina, immagino. – disse – Dai, Hermione, niente di serio.
La donna sospirò: - Ragazzi, non imitate mai vostro padre. – disse solo.
- Ciao Malfoy, che cosa ci fai qui di bello? – salutò, gongolante.

Unghie sulla lavagna, fu quello che sentì Draco riconoscendo quella voce. Una sensazione orribile. Eppure lui era un signore, e doveva comportarsi di conseguenza, almeno in pubblico.
- Buongiorno Lenticc… Weasley.
Astoria e le sei bambine si voltarono e fissarono i nuovi venuti con curiosità. Se le piccole non avevano la più pallida idea di chi fossero gli sconosciuti, la signora Malfoy se n’era fatta un’idea. Un uomo di nome Weasley e una donna dai capelli ricci: gli amici di Harry Potter, il salvatore del mondo magico.
- Fate spese? – chiese Hermione, giusto per evitare di far calare un silenzio imbarazzante. - Sì, la nostra Pandora a settembre andrà a Hogwarts. – rispose Astoria sorridendo, seppur con una certa rigidità, stringendo Nausicaa a sé.
- Oh, già così grande? E le piccole hanno quanto tempo? – chiese Ron, intuendo che più avrebbero parlato delle bambine, più lui avrebbe voluto morire.
- Un anno, Weasley. – rispose Draco, gli occhi vuoti come quelli di un cadavere.
- Tu cosa sei? – chiese Berenice, squadrandolo.
- Un Auror. – disse Ron gonfiando il petto. Certo che se le bambine avevano ereditato lo spirito del padre erano a posto.
- Ah. – fece Calpurnia con una certa superiorità.
- E i vostri figli quanti anni hanno? – chiese Astoria, ignorando l’espressione tipicamente Malfoyiesca della sua secondogenita.
- Rose ne ha dieci. – disse Hermione – E…
- E il nostro piccolo Hugo otto, vero campione? – disse Ron interrompendo la moglie, al colmo della gioia e dell’orgoglio.
- Vorrà dire che lei e la mia Calpurnia andranno a scuola insieme. – spiegò Astoria.
- Solo un anno di differenza tra le prime due? Ti piacciono molto le bambine, vero Malfoy? – disse Ron. Merlino, la vendetta perfetta: questo era il giorno più bello della sua vita.
Se non fosse stato per Calipso abbarbicata al suo collo, Draco l’avrebbe ucciso lì, in mezzo alla strada.
- Sì. – rispose a denti stretti. – Le adoro.
Le figlie sfoderarono un sorriso compiaciuto. Difficilmente il loro padre si compiaceva di loro in pubblico.
- E le altre quanti anni hanno? – chiese Hermione direttamente ad Astoria. Entrambe cercavano di evitare disperatamente di entrare in merito alla lotta verbale dei rispettivi mariti.
- Oh, mi gireranno per casa ancora per molto, prima che vadano a scuola, a parte queste piccole qui. – disse indicando le gemelle. – Berenice ha sei anni e Proserpina quattro.
- Oh, magnifico. Si incontreranno a scuola col mio Hugo. – esclamò Ron, mentre la moglie lo inceneriva con lo sguardo.
- Be’, forse è ora di andare… - tentò Hermione, mentre Rose studiava le sue rivali con curiosità; soprattutto la sua supposta coetanea.
- Già, io e il mio ragazzo volevamo andare a vedere le scope da corsa.
- Davvero? – chiese Hugo tutto eccitato. – Che bello!
Draco ormai era allo stremo delle forze. Fu la moglie a salvarlo. Le due famiglie si scambiarono convenevoli di saluto e ognuna se ne andò per la propria strada.
- Io odio gli Weasley. – proruppe Draco, disperato.
- La moglie sembra simpatica.
- Sotutto io? Lasciamo perdere. – disse, mentre le bambine ridevano di quel ridicolo soprannome.

- Ma l’hai visto, Hermione? Stava morendo di vergogna. Sei, dico sei figlie!
- E una più bella dell’altra, Ron. – ammise la strega. – Potevi essere meno crudele, gli hai sbandierato in faccia tuo figlio per tutto il tempo. Sei una vergogna.
- Oh, quando lo saprà Harry… - continuò Ron gongolante, mentre portava il figlio davanti alla vetrina del suo negozio preferito.

Continua…

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Capitolo 8
*** Epilogo ***


Note: E così siamo giunte in fondo a questa storia, grazie a tutti voi che mi avete seguito.
Ora, nel caso voleste saperlo, le date di nascita delle piccole Malfoy:
Pandora 16 luglio 2005
Calpurnia 30 dicembre 2006
Berenice 6 aprile 2010
Proserpina 21 giugno 2012
Calipso e Nausicaa 7 agosto 2015
Scorpius 8 febbraio 2017

Grazie Blackdragon, sono davvero felice che la storia ti sia piaciuta: in effetti è strano pensare a Dracon con delle figlie, però è così divertente... hehe
Momomaramao: perchè non ami Ron? Proprio lui capace di dare così grandi soddisfazioni? Grazie a te per il commento!
Lars Black: Eh sì, Ron se la ride, ma è più spassoso per noi!
Yum: Eh, non si può mai sapere che farà Hugo, lo sapremo in futuro... grazie per la recensione!
Fleacartasi: eheh Astoria e Hemrione mettono pezze dove possono, non c'è altro da dire... Draco se la merita tutta XD grazie cara!
Mizar: i maschidella fic sono trogloditi per colpa mia, lo ammetto XD ma sono felice che la cosa ti diverta! Viva Calpurnia Malfoy
elettra1991: sono felice che la storia ti stia continuando a piacere, spero che l'epilogo sia degno!
Reader: i tuoi commenti mi illuminano sempre, sai? I complimenti poi sul linguaggio infantile sono graditissimi, contando i miei scarsi contatti con quei nanetti in divenire. Al seguito ci si può pensare, sempre se mi viene un'idea! Be', sono in sei, mancherebbe un giocatore, ma Astoria e Draco hanno pensato a tutto!


Epilogo

Harry fu informato dell’attuale stato della famiglia Malfoy il giorno successivo, in ufficio. Inutile dire che il dipartimento Auror passò mattinate molto allegre rievocando la storia della famiglia “mono-bebè”, ormai decaduta.
Lo smacco, per Draco, fu notevole. Per giorni si sentì fischiare le orecchie, ed era evidente che la colpa andava sicuramente a Lenticchia e Potterino, perché certamente era stato informato. Se la fece passare giusto per salutare la sua bambina, in partenza per la scuola. Evitò con cura di guardarsi intorno, come un animale braccato, persuaso dalla moglie ad ignorare persone innocue che gli riportavano alla mente solo vecchie antipatie. Aveva ragione, naturalmente, ed inoltre voleva concentrarsi solo e soltanto sulla sua Pandora, ormai grande.
Vederla partire fu un colpo al cuore, sul serio. Non avrebbe mai pensato che per un genitore potesse essere tanto dura: ora capiva bene sua madre che non voleva mandarlo a Durmstrang! La povera Narcissa aveva solo lui; Draco, almeno, poteva consolarsi con altre cinque splendide bambine.
A casa Malfoy cominciarono ad andare e venire gufi in gran quantità, mentre Astoria e Draco cercavano di ritornare, grazie a quelle missive, ai ricordi di gioventù.
- Pensi che vada tutto realmente così bene come scrive? – chiese il mago.
- Non ha nemmeno reagito male a questa notizia. – rise Astoria, indicandosi il ventre rigonfio.
- Oh no, ha soltanto citato con memoria prodigiosa mia madre, dicendo che ora ce la giochiamo alla pari con i Weasley.
- Be’, Pandora ci ha messo del suo, no? Ha detto di preparare i pali con i cesti per uno scontro sette contro sette a Quidditch!
- Astoria, per favore, non mettere il dito nella piaga.
- E perché? Se è diabolica come quelli della tua famiglia io non posso farci molto. Posso solo sperare che quest’ultima bimba in divenire non sia peggio. – rispose sedendosi accanto a lui.
- Magnifico, la consideriamo già una lei?
- Hai dei dubbi, Draco? – disse Astoria, baciandolo.

Fu con sorpresa che i due coniugi Malfoy videro consegnarsi un fagotto avvolto in una copertina azzurra al S. Mungo, qualche mese dopo.
- Ne è sicuro? – chiese Astoria, incredula. – E’ il nostro?
- Sì, un bel maschietto, signora Malfoy. Quello che desideravate, no?
Draco boccheggiava come un pesce fuor d’acqua; decisamente, era l’ultima cosa che si sarebbe mai aspettato.
- Draco, chiama tuo padre prima che collassi, è maschio! – ripetè Astoria esultante, quasi ridendo.
- No, aspetta. Prima il nome. – si bloccò l’uomo sulla soglia. – Sono quasi dodici anni che aspettiamo un momento simile, non presentiamolo alla famiglia senza nome.
- Oh be’, io non ci avevo pensato, non per questa gravidanza, ma negli anni un nome l’avevo scelto…
- Quale, Astoria?
- Hyperion.
- Io invece avevo pensato a Scorpius. – ammise Draco.
- Facciamo Hyperion Scorpius o viceversa, allora. Direi che dopo tutta questa fatica il secondo nome è il minimo, no?
- Vada per Scorpius Hyperion, allora. – concluse il mago, prendendo il fagottino dalle braccia della moglie per affacciarsi sull’affollata sala d’aspetto.
- Spera che non ti si spaventi, vedendosi circondato da tutte quelle donne in casa. – rise Blaise, vedendolo. – Fossi in lui morirei di paura.
- Oh, ma guardalo, sembra proprio te da piccolo. – disse Narcissa, commossa, mentre Lucius sfoderava uno dei suoi soliti sorrisi compiaciuti.
- Finalmente un lavoro ben fatto. Quasi non ci speravo più. – disse.
- Hai il tuo erede, padre.
- Sempre che rimanga qualcosa dopo la dote di queste. – replicò Lucius, glaciale. Si smentì un secondo dopo, facendosi vedere comodamente seduto e assalito dalle due gemelline, ma ormai anche la sua fama di uomo insensibile vacillava pericolosamente.

Ad accompagnare Calpurnia al treno per Hogwarts, il settembre successivo, si mobilitò tutta la famiglia, incluso il piccolo Scorpius. Astoria non ne volle sapere di rimanere a casa, e non aveva nemmeno intenzione alcuna di lasciare in mano alle nonne il suo piccolo, tenero, meraviglioso bambino.
- Harry, Harry, che ti dicevo: guarda quanti sono! Ne hanno pure sfornato uno nuovo di recente.
- Ron! – sbottò Hermione, scandalizzata. D’accordo, era Draco Malfoy, ma perché accanirsi così?
- Non mi avevi detto che lo stress aveva fatto stempiare Malfoy. – replicò Harry in tutta tranquillità, mentre Ginny dava un’occhiata curiosa a quel drappello dai capelli biondissimi.
- Sbaglio o l’ultimo mi sembra maschio? – chiese, ignorando i figli che si erano messi a battibeccare per l’ennesima volta.
- Sei bambine e un maschietto, allora. – considerò Hermione. – Ron, devi aver risvegliato il suo orgoglio quando gli hai sventolato in faccia Hugo.
- Povero bambino, figlio di tal padre e fratello minore di sei ragazzine. Non lo invidio proprio. – esclamò Ron.
- Sembra il clan Weasley al contrario, vero Ginny? – disse Harry rivolto alla moglie.
- In effetti. – rise lei. – Tutti biondi, tanti figli dello stesso sesso con l’ultimo che si differenzia. La nostra copia carbone.
Registrata quell’informazione, Ron non perse tempo a istruire figli e nipoti su come trattare certa gentaglia. Hermione dovette tappargli fisicamente la bocca per impedirgli di dire altre stupidate.
- Batteteli in qualunque modo! – fu l’ultima frase che riuscì a dire.

- Guarda padre, c’è la famiglia Weasley. – disse Calpurnia.
- Be’, una delle tante. – sbottò Draco. – Vedi di non ficcarti nei guai con quelli e i Potter, e stacci alla larga, portano solo guai.
- Draco, non dirai sul serio. La signora Weasley sembrava a modo, a Diagon Alley.
- Ogni volta che ci ho avuto a che fare ne ho ricavato un sacco di problemi, per cui, ragazze rendetemi fiere di voi. – disse con aria risentita, mentre vedeva in lontananza Ron scherzare con il suo secondogenito.
- Ce l’hai ancora con quell’uomo per cose successe anni fa? – chiese Astoria, notando il nervosismo del marito.
- Mi ha sbattuto in faccia il suo figlio maschio. Ora è questa la cosa che ricordo di più. – fece lui, livido.
- Direi che ora tu e lui ve la battete allo stesso piano, allora. – concesse la strega. – Ma vorrei che tu non considerassi Scorpius il tuo trofeo solo perché quell’uomo lo ha fatto per dispetto a te. – disse, mentre salutava le figlie, già sul convoglio.
- Padre? – chiamò Calpurnia.
- Dimmi.
- Io sono più carina di quella Rose, vero? - Non esisterà mai una Weasley che possa essere più carina di una Malfoy, tesoro.
E mentre tutte le sue figlie sorridevano soddisfatte, Draco considerò che dopotutto non avrebbe mai saputo vivere senza quei suoi sei fallimenti alla lotteria procreativa.

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