Al liceo con Sherlock Holmes

di Tisyid
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Sherlock

-Sherlock! So che sei li dentro apri!

Ed eccolo di nuovo, il mio insopportabile fratello, è possibile che ovunque io vada lui riesca a trovarmi... Non ho per niente voglia di starlo a sentire, almeno non adesso.

Sento dei passi venirmi in contro, non può essere lui la sua voce è troppo lontana, e adesso silenzio, anche Mycroft ha smesso di bussare.

-Oh caro perché non rispondi a tuo fratello, sarà preoccupato.

La signora Hudson fuori dalla stanza in cui mi trovo adesso, fantastico, sto solo chiedendo un po’ di quiete, e come non avessi desiderato altro ecco di nuovo le urla di mio fratello.

-Sherlock! La mamma è preoccupata ti conviene uscire da quell'appartamento prima che vengo io.

Immagino che dovrò trovarmi un altro nascondiglio e facile scovarmi al 221B di Baker Street, però mi piace stare qui, c'è tranquillità, serenità, devo dire che di solito mi trovo davvero bene seduto sulla mia solita poltrona, ma non oggi, non ho tempo per rilassarmi.

Guardo distrattamente i fogli caduti a terra a causa del vento, forse è meglio chiudere la finestra, ritorno a lavoro.

Di recente i giornali anno dato la notizia di due morti avvenute per lo più in circostanze diverse, la polizia crede si tratta di suicidio, poveri piccoli stupidi, mentre loro stanno a rilassarsi un killer si aggira indisturbato per Londra.

-Ancora le tue piccole indagini fratellino.

Sento una risata provenire alle mie spalle, non mi ero neppure accorto dell'entrata in scena di Mycroft, deve averlo fatto entrare la signora Hudson, tanto vale andare a casa.

Sospira annoiato raccogliendo dalla scrivania il necessario per continuare a lavorare a casa, per poi dirigermi verso l'uscio dell'appartamento.

Il viaggio in macchina sembra essere durato un'eternità, infondo è sempre così quando parla Mycroft, il tempo si blocca lasciando che sia lui ha decidere se andare avanti o meno.

Lui si è sempre comportato come un capo, anche prima di lavorare al governo, pensare che ha cinque anni manipolava i nostri genitori per avere altri biscotti e li convinceva più e più volte di non aver cenato, non mi stupisco del suo peso, accenno un sorriso e noto Mycroft guardarmi curioso.

Finalmente arriviamo a casa, prima che possa aprire la porta mi si piazza davanti.

-Un ultima cosa.

-Cosa c'è.

- Non comportarti come l'anno scorso se non vuoi essere preso di mira. 

Questa conversazione sta durando anche troppo, ma non voglio dargliela vinta gli rivolgo un sorriso di sfida.

-Devi essere più specifico Mycroft, cosa ti piacerebbe che io evitassi di fare quest'anno? 

-Oh sai- rivolge lo sguardo in alto  - Le solite cose, insultare i prof, insultare i compagni, venire picchiato dai compagni, insultare la cuoca, ricevere un piatto di minestra dritto in testa. 

Fa per continuare e io mi intrometto - Ne avevo pieno diritto ha sputato nel mio piatto- gli rispondo senza dare molta importanza nè a lui nè all'argomento della conversazione, sono stanco o solo voglia di tornare al mio lavoro. 

-L'hai accusata di aver rubato soldi alla scuola

-Avevo ragione

Mi appresto a dire osservando di nuovo la porta dietro di lui che ormai sembra così lontana. 

-Evita almeno di fare esperimenti  sulle auto dei professori

-Come mai tutto questo interessamento Mycroft

-Sono tuo fratello

-E...

-Non ho per niente voglia che si diffonda a scuola la notizia di un mio fratello che tenta di bruciare un auto- 

-Avrebbero dovuto ringraziarmi ho aumentato la velocità di quel veicolo

Lo guardo ancora con la speranza che si sposti ma nulla. 

-Si hai ragione finché non è andata in autocombustione e per poco non ha rischiato di mandare a fuoco tutto il parcheggio- 

-Dove vuoi arrivare Mycroft

-Cerca solo di essere normale

-Io non nasconderò la mia intelligenza per essere accettato da un gruppo di idioti

-Non sto dicendo questo

Alza gli occhi al cielo per un secondo per poi aprire la porta e lasciarmi entrare, se spera veramente che io fingerò di essere un altra persona si sbaglia completamente . 

 

John 

Rivolgo un ultimo sguardo allo zaino sulla sedia accanto al mio letto, tra qualche ora inizia la scuola e io, io no credo di essere pronto, non per lo studio e gli insegnanti, più che altro non credo di essere pronto ad affrontare i compagni e tutte le novità che seguiranno.

Ho sempre preferito le solite e vecchie abitudini. Nel nuovo istituto non conosco nessuno spero solo di arrivare presto il primo giorno di scuola, trovare un posto libero e magari trovarmi qualche amico, non sono mai stato particolarmente bravo a stringere amicizie però non amo molto la solitudine anche se a volte la trovo piacevole.

Rivolgo uno sguardo alle lancette dell'orologio, sono le undici passate farei meglio a dormire se non voglio apparire come un morto vivente il primo giorno, ma nulla, non riesco a chiudere occhio, e a quanto pare non sono solo.

-Harry sei sveglia?

Sento dei rumori provenire dal letto opposto al mio, sono abbastanza sicuro che si sia girata prima, quest'ultimo anno ha avuto parecchi problemi con l'alcolismo a causa della morte di nostro padre ma quest'ultima settimana è riuscita, grazie ad un gruppo di sostegno, a rimanere sobria, e la cosa sembra andare avanti piuttosto bene, spero solo che continui così, le voglio bene e odio vederla in quello stato.

-Beccata.

Si volta completamente verso di me rivolgendomi un grande sorriso che io ricambio immediatamente.

-Non riesci a chiudere occhio neanche tu vero?

-Già, eppure sono al quarto anno, immagino il tuo nervosismo fratellino.

Rido mettendomi seduto sul letto, ormai sarà difficile prendere sonno, quindi non costa nulla ammazzare il tempo.

Parliamo per le due ore successive del più e del meno, lei mi parla della scuola, dei bidelli, dei nascondigli migliori e degli insegnanti che spera non avrò mai e io l'ascolto, ogni singola parola, mi ha dato più coraggio di quanto avessi mai potuto pensare di pensare di avere.

Infondo era solo la scuola, non dovevo mica andare in guerra. Poco dopo crolliamo ormai esausti, dimenticando completamente l'agitazione di poco prima.

-John, sveglia dai! 

Sento le urla di mia madre dal piano di sotto, mi affretto a guardare la sveglia, un ora, mi dovrebbe bastare. Mi cambio in dieci minuti e prendo qualcosa dalla cucina al volo, corro a prendere lo zaino è arrivo in anticipo di cinque minuti alla fermata.

Che corsa mi sono fatto, vedo in lontananza l'autobus lo fermo e salgo, mi siedo sul primo posto libero e mi guardo attorno, come immaginavo è pieno di ragazzi della mia età, alcuni li conosco di vista, altri  sono della mia vecchia scuola, li saluto distrattamente.

Infondo la giornata non sta andando così male, mi ero fatto preoccupazioni inutili probabilmente, mi guardo un attimo intorno e noto seduto infondo un ragazzo dai capelli scuri perfettamente sistemati, ha lo sguardo annoiato, sento qualcuno chiamare il suo nome, James, non credo di averlo mai visto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Harriet 

Mi sveglio con le urla di mia madre intenta a chiamare John, non ho voglia di alzarmi adesso per prendere l'autobus, prenderò la moto. Mi incammino verso l'armadio e mi vesto, mentre scendo le scale vedo mio fratello sfrecciare fuori dalla cucina.

Faccio colazione in fretta e mi dirigo a scuola, è una bella giornata e preferisco approfittarne, arrivo a scuola e guardandomi intorno noto in lontananza i miei compagni, li saluto velocemente dirigendomi in classe ,poco più tardi il resto della classe mi raggiunge , mi accorgo qualche istante dopo che Mycroft è affacciato alla porta, questo ragazzo è un tipo strano ma sotto sotto ha una certa simpatia,  lo saluto da lontano e lui ricambia,dopo averlo osservato per qualche altro minuto decido in fine decido di avvicinarmi per cercare di capire il motivo del suo comportamento.  

-Come sono andate le vacanze Mycroft?  

-Bene, bene.  

si affretta a dire, da questa distanza e facile intuire la sua agitazione, credo stia cercando qualcuno con gli occhi.  

-La prof ritarda sempre  

-Lo so  

Mycroft è sempre stato un tipo sbrigativo ma stavolta la cosa non mi convince affatto. 

-Posso sapere chi stai cercando allora?  

Mi piazzo di fronte a lui con le mani hai fianchi mentre cerco di squadrare con gli occhi ogni suo piccolo movimento. 

-Mio fratello, è il suo primo giorno, voglio assicurarmi che non combini guai, ho mandato qualche ragazzo ad osservarlo eppure ancora non arriva nessuno.  

Non sapevo neppure che Mycroft avesse un fratello, lui è sempre stato riservato e breve in ogni tipo di conversazione, non è il tipo da farsi prendere alla sprovvista o anche solo da stupire, quindi non riesco proprio a capire il motivo del suo comportamento. 

-Dai non ti preoccupare, comunque non credi di stare esagerando nel sorvegliarlo? Insomma a come parli sembra ti riferisca a un terrorista. 

Scherzo io, lui si volta verso di me con un accenno di panico nel viso, che mi spaventa un istante.  

-Una cosa del genere  

Si limita a dire, però bella considerazione di suo fratello, io non dubiterei mai di John, a dir la verità John si è sempre comportato come fratello maggiore, comunque caccio  ogni pensiero dalla mente notando una ragazza, del primo anno probabilmente ,che mi sembra di aver notato qualche minuto prima, camminare nella  direzione di Mycroft.  

  

Sherlock 

La giornata non poteva iniziare peggio, oltre all'essermi alzato tardi, ci si sono messi anche i miei genitori con le raccomandazioni, cosa che mi aspettavo, e mio fratello con le minacce che lui stesso definisce "consigli da rispettare". Mi cambio e in pochi minuti indossando: una camicia, un paio di jeans e il mio solito cappotto scuro. Pochi minuti dopo sono fuori casa, mio fratello mi offre un passaggio, rifiuto all'istante, non passerò certo un quarto d'ora a sentire i suoi  " consigli" un'altra volta. Vado alla solita fermata, vedo gli stessi volti scorrere tra la folla, ho perso il primo autobus il secondo arriverà tra cinque minuti circa se non ritarda. Pochi minuti dopo lo vedo arrivare, salgo e aspetto che mi porti a scuola. 

 Ed eccomi arrivato, non vedo l'ora che finisca tutta questa messa in scena, non ho bisogno di insegnanti per imparare, molto probabilmente avranno anche meno conoscenza di me, noto che molti ragazzi stanno entrando adesso, non devo essere arrivato molto tardi allora, mi avvio all'entrata cercando la mia classe, mi viene detto che ogni piano a una sezione e cinque corridoii , vado al 22esimo corridoio del secondo piano la sezione B, in poche parole ognuno ha una specie di codice per identificare la classe a cui appartiene il mio è 221B, mi incammino per le scale e di fronte a me la prima porta appartiene alla classe della quinta, all'angolo sicuramente si troverà la quarta, la classe di mio fratello, non ho per niente voglia di vederlo e conoscendolo si sarà barricato lì davanti per farmi l'interrogatorio, devo trovare un altro modo di passare. Mi guardo intorno per qualche minuto finche in lontananza noto arrivare una ragazza dai capelli rossi, mantiene un passo veloce, è ovvio che sia agitata dal leggero tremolio delle mani ma cerca evidentemente di nasconderlo, avrà su per giù la mia età le vado incontro e noto lei bloccarsi.  

-1B?  

Mi guarda con aria confusa, non capisco il motivo le ho fatto una semplice domanda. 

-Cosa?  

-Sei nel 221B?  

Riformulo la domanda farei qualunque cosa per scappare da mio fratello adesso, lei mi guarda accennando un sorriso e annuisce.  

-Molly, mi chiamo Molly.  

Mi sorride 

-Si emh, Molly ho bisogno di un favore.  

Il suo viso ha preso un po’ di colore sembra in imbarazzo. 

-Cosa?  

Chiede tentando di nascondere il viso guardandosi intorno.  

-Potresti andare nella quarta a vedere se c'è un ragazzo affacciato? Se c'è torni qui e me lo dici se no vai pure in classe capito?  

-Io- io..  

Tenta di dire qualcosa ma prima di finire la frase la vedo girare l'angolo a passo svelto, uno due minuti dopo è già di ritorno, lo sapevo, maledetto perché non si fa gli affari suoi una volta tanto.   

-è lì.   

Si limita a dire con aria un po’ dispiaciuta, guarda un attimo l'orologio accertandosi che ci sia ancora tempo.  

-Ovvio, Di fronte alla terza ci sono i bagni giusto?  

Lei annuisce, io le metto le mani sulle spalle tenendo il contatto degli occhi per assicurarmi che ascolti, il viso le si colora di un rosso intenso.  

-Potresti andare da lui e dirgli che Sherlock è nei bagni e gli deve parlare ?  

Molly dopo un attimo di esitazione acconsente dirigendosi verso la classe, dopo pochi minuti sento dei passi , lei torna da avvertendomi che Mycroft è nel bagno e senza perdere tempo corro in classe, almeno oggi me lo sono risparmiato, chissà per quanto tempo almeno riuscirò a sfuggirgli. 

James 

Sono stanco, il viaggio dalla stazione alla scuola mi sembra durare un'eternità, dovrei quasi essere arrivato. Alzo lo sguardo, un ragazzo mi sta guardando incuriosito, e non è l'unico, essendomi trasferito da poco, molti mi guardano quasi fossi un alieno, devono sicuramente conoscersi tutti per comportarsi in questo modo, i miei pensieri si interrompono quando sento una voce avvicinarsi.  

-James  

Chi è questo e soprattutto come fa a sapere il mio nome? neppure lo conosco, lo guardo in modo sospetto cercando di decifrarlo, non mi ispira niente, non sembra avere una particolare intelligenza forse neppure un'intelligenza, gioca a calcio e nulla, l'unica cosa che ha attirato la mia attenzione è il fatto che sembra conoscermi. 

-Ah scusa non mi sono presentato, mi chiamo Philip Anderson, sei nella mia stessa classe.  

-E tu che ne sai?  

-Ho fatto ricerche su tutti i nostri compagni di classe di conseguenza ti ho riconosciuto.  

Perfetto un completo idiota, proprio a me doveva capitare, vorrei stare in pace pure lo stolker arriva insomma quale razza di persona prende informazioni sui compagni ,sappi che mi segnerò il tuo nome.  

-Come hai detto che ti chiami?  

-Philip Anderson  

-Philip fammi un piacere?  

-Quale?  

sorrise lui  

-Vatti a sedere vicino a quel ragazzo laggiù  
Indico un ragazzo poco lontano da me, notando a mio malgrado che si è seduto nel posto libero accanto al mio. 

-Quel ragazzo mi ha detto la stessa cosa, buffo.  

Ok adesso inizia davvero ad innervosirmi. 

-Se te ne vai entro cinque secondi farò in modo di dimenticare sia questa conversazione sia la tua completa esistenza sei d’accordo?  

Sento l'autobus fermarsi e mi precipito fuori lontano da quello psicopatico. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


John 

Quando l'autobus finisce il tragitto inizio ad incamminarmi verso l'uscita muovendomi a zig zag  tra i ragazzi, quando la mia attenzione si sposta sulla scena che sta avvenendo a pochi metri da me, il ragazzo di prima James sembra avere un'aria furiosa, viene verso di me per poi spingermi indietro per lasciarlo passare. Cerco di uscire dal veicolo tra calci e le spinte che ormai ricevo un po’ ovunque finché finalmente non sono fuori. 

 Mi incammino verso l'entrata della scuola notando di non essere l'unico sull'orlo del ritardo, mi guardo in giro un ultima volta cercando volti a me familiari e una ragazza dai capelli rosse attira la mia attenzione sembra andare di fretta, guardo l'orologio , tardi o no, io non ho voglia di correre sono ancora stanco per la corsa di stamattina. Dietro di me il ragazzo che era seduto accanto a James sull'autobus mi sorpassa correndo in classe. 

 Nel corridoio per arrivare alla mia classe si affaccia l'aula di mia sorella, do uno sguardo veloce senza soffermarmi troppo, noto che sta parlando con un ragazzo, non prendo i dettagli e mi dirigo in classe aumentando il passo. Finalmente attraversata la soglia dell'aula, cerco velocemente un posto, finché non ne vedo uno in fondo all'aula, perfetto non attirerò molto l'attenzione lì. Mi dirigo a passo svelto verso quel banco per poi andarmi a  sedere, appoggio a terra la cartella per poi prendere il cellulare e sistemarlo sul banco.

-Ciao io mi chiamo John. 

Saluto il ragazzo accanto a me che sembra più interessato ad osservare ciò che accade all'esterno, si volta e in un attimo mi trovo di fronte due occhi gelidi che indagano ogni minimo particolare di me.  

-Sherlock Holmes.  

Si limita a dire dopo aver finito di osservare ogni mio particolare, tento di continuare un discorso quando il ragazzo dai capelli ricci mi precede.  

-Sei sicuro?  

-Sicuro di cosa?  

-Di volerti sedere qui, ci sono altri posti liberi  

-Si, non vuoi compagni di banco? 

Rispondo alzando un sopracciglio.  

-Non ho detto questo. 

Risponde freddo riportando lo sguardo all'esterno e ogni tanto sbircia il cellulare. 

-E allora come mai la domanda?  

-In genere le persone non vogliono stare con me. 

-Perché?  

Che domanda stupida, perché sono così inopportuno, tanto ormai lo detto. Sherlock si volta alzando un sopracciglio e guardandomi un ultima volta come stesse cercando qualcosa. 

-Perché le persone sono stupide e non mi sopportano suppongo.  

Ora la cosa inizia davvero a confondermi provo ad analizzare anche io il suo comportamento con scarsi successi, vorrei capire se parla seriamente o scherza.Sembra un tipo sveglio, viene da una buona famiglia a giudicare dai vestito e poi?. 

-Noi non ci conosciamo come fai a dire che non ti sopporterò?  

-Eri molto agitato ieri sera, non devi essere abituato hai cambiamenti, non dai molta importanza a gli oggetti di valore, sei un tipo chiuso a giudicare dal tuo comportamento di poco prima. Hai un fratello e appartieni a una famiglia piuttosto povera, credo di conoscerti abbastanza.   

Sento il cuore accelerare i battiti e noto le mie pupille dilatarsi guardando il mio riflesso alla finestra cerco che dire che mi ha sorpreso è poco, credo di essere anche spaventato 

-Co-Come ha-hai... 

Balbetto qualcosa di incomprensibile ma lui sembra capire all'istante cosa voglio chiedergli. 

-Hai le occhiaie non sei andato a letto molto presto, eri agitato. Hai cercato immediatamente con lo sguardo un posto libero anziché presentarti hai compagni come hanno fatto molti, hai un fisico forte di conseguenza puoi difenderti senza il minimo sforzo ma il tuo carattere non ti permetterebbe di fare male a nessuno a meno che non fosse necessario, poi sei venuto in fondo alla classe forse per passare inosservato non ami stare al centro dell'attenzione. Ah il tuo telefono e ridotto piuttosto male non devi tenerci più di tanto inoltre è inciso un nome "Harry", ed evidente che appartieni ad una famiglia povera dai vestiti, non sono nuovi anche se piuttosto bene curati. 

 Quel ragazzo inizia a preoccuparmi non so se è una cosa negativa, c'è qualcosa in lui che mi attrae a se, qualcosa che mi costringe ad ascoltare ogni singola parola, a pendere dalle sue labbra, ora che ci penso neanche gli insulti non sembravano un'offesa detti da lui.  

-Fantastico  

Dico senza neppure accorgermene, sono davvero scioccato dalle parole di quel ragazzo. 

-Cosa? Sul serio?  

Il viso di Sherlock muta espressione per pochi istanti, per pochi minuti i suoi occhi glaciali sembravano confusi, lo guardo come per cercare di capire il motivo del suo stupore, insomma era  fantastico come con dei piccoli dettagli abbia descritto una parte della mia vita.  

-Certo, è fantastico cosa c'è di strano?  

-Di solito le persone hanno due reazioni differenti quando parlo di loro e sono sicuro che nessuno mi abbia mai fatto un complimento.  

-Che reazioni hanno allora?  

-O mi insultano o mi picchiano  

Lo dice con totale indifferenza  

-Sul serio?  

Non riesco a trattenere un sorriso causato soprattutto dall'indifferenza di quel ragazzo. 

-Ora che ci penso a volte entrambi le cose. 

Alza gli occhi al cielo come per ricordare qualcosa ed io scoppio a ridere. 

-Cosaa?  

Le parole escono dalla mia bocca senza neppure chiedere il permesso.  

-Una donna sulla cinquantina con un borsa con delle borchie, le avevo solo detto che il marito la tradiva, credo di aver scatenato la sua ira nessuno fino ad allora aveva mai usato una borsetta come arma.  

Ricomincio a ridere come un pazzo e vedo lui accennare un sorriso.  

  

James 

Vedo qualche gruppetto entrare e mi incammino verso la porta, spero solo che questa giornata finisca presto. Entro in classe sbattendo contro un ragazzo che sta entrando, cerco un posto libero approfittando del momento per osservare i compagni con i quali passerò cinque anni, per poi precipitarmi a sedere.  

-Hey  

Oddio quella petulante voce, no fa che non sia lui, mi volto lentamente provando a  convincere me stesso di essersi sbagliato.  

-Hey James   

Di nuovo quel ragazzino Patrik, Phil o come diavolo si chiamava. Ho bisogno di un coltello mi guardo attorno alla ricerca di un'arma, ma le cose più pericolose in questa aula sono la prof sovrappeso dai capelli bianchi che con tanto di registro abbracciato sembra intenta a parlare con il preside sulla soglia della porta e i cancelletti della lavagna.  

-Mi siedo accanto a te. 

Distolgo i pensieri di omicidio a lui rivolti quando mi accorgo che si è seduto vicino a me. Ok rilassati forse ci sono ancora posti liberi, forse puoi ancora scappare prima di ucciderlo a suon di cancelletti, mi alzo cercando con lo sguardo un altro posto nella stanza ma neppure il tempo di guardarmi intorno che la campanella suona. Fantastico, la prof rientra urlando e ci ordina di sedere, ora che ci penso non sarebbe male come arma, guardo Anderson sogghignando e lui ricambia sorridendo, butto la testa indietro notando due ragazzi, uno dai capelli corvini e l'altro biondo cenere, ridere. Credo proprio che sarà un lungo e faticoso anno. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Mycroft 

Sono passate ore e l'intera classe inizia a risentirne. Non ho ancora ricevuto notizie di mio fratello, non che la cosa mi preoccupi, ho molti seguaci, però è meglio essere sempre pronti quando si ha a che fare con Sherlock.Rivolgo il mio sguardo all'esterno dove la tranquillità incomincia a darmi sui nervi. Riporto lo sguardo ai libri di scuola, in particolare a quello di letteratura che ormai credo di conoscere più della mia stessa stanza.

-Mycroft Holmes, le dispiace stare attento alla lezione 

Alzo lo sguardo incontrando quello della prof, una donna sulla sessantina dai capelli bianchi,e sbuffando do un'occhiata alla lavagna  "La Divina Commedia il Purgatorio", l'ho letto a sei anni non c'è neppure bisogno che lo ripassi. Volgo un ultimo sguardo alla porta ancora socchiusa, il corridoio sembra deserto. Alla ricrezione dovrei essere raggiunto da qualche mio conoscente per ricevere informazioni su Sherlock. Pochi minuti dopo finalmente suona quella benedetta campanella. 

Mi precipito fuori, ignorando l'espressione scocciata della prof, quando ecco che si avvicina uno dei miei migliori informatori. 

-Cosa vuole sapere capo? 

-Tutto 

Chissà come se la passa. 

-È seduto vicino a un ragazzo di nome John Watson, non sembra che abbia fatto nulla di eccessivamente preoccupante almeno  fino ad adesso, a parte insultare una prof per poi finire dal pres... 

Fa per continuare quando lo blocco all'istante 

-Non è seduto da solo? 

Questa notizia mi ha leggermente scosso, Sherlock ha sempre avuto problemi con i rapporti umani, questo deriva dal fatto che è un sociopatico. Fino all'anno scorso infatti si è sempre, in ogni occasione,  SEDUTO DA SOLO. All'inizio la cosa mi preoccupava, nonostante non lo sopportarsi, chiunque meritava un amico almeno durante le noiose ore scolastiche ma più tardi mi sono reso conto che era la sua natura, insomma non avrebbe mai fatto sedere nessuno vicino a lui, l'ultima volta che era successo Sherlock, dopo pochi minuti di osservazione del nuovo arrivato, aveva reclamato alla prof, poi alla preside, poi al sindaco per poi ci crediate o meno al presidente, ed aveva solo sette anni. Quel povero ragazzo aveva scelto un posto a caso in mezzo alla mischia per poco non si trasferiva dopo lo shock che Sherlock gli aveva procurato. A questo punto le possibilità sono due o il mio fratellino stava combinando qualcosa di troppo grosso per occuparsi del suo compagno di banco o il ragazzo accanto a lui, John, doveva aver attirato in qualche modo la sua attenzione, ma in fondo Sherlock è Sherlock non si può dedurre su di lui, passerò hai fatti come ho sempre fatto. 

Sherlock 

Un'ora è passata un'ora non so quanto ancora posso resistere a sentire le presentazione di perfetti sconosciuti che purtroppo ho per compagni, non mi importa chi sono, cosa fanno o perché, mi basterebbe guardarli per saperlo, le loro parole non fanno altro che aggiungere informazioni INUTILI alla mia mente. Sembra che John abbia notato la mia irritazione visto che mi guarda con l'aria  leggermente preoccupata e confusa. 

-Tutto ok Sherlock? 

Si ovviamente, escludendo il fatto che la mia mente sta lavorando il quadruplo a causa di INUTILI adolescenti che danno INUTILI informazioni (per giunta dicono tutti la medesima cosa "io sono stato al mare" "io sono partito" "io sono stato sbranato da un orso durante un'inondazione mentre venivo inseguito da uno sciame di api in Groenlandia insieme alla mia famiglia" no forse questo non lo hanno ancora detto anche se la speranza è l'ultima a morire) nonostante la stupida domanda, John mi sembra un tipo interessante, è più intelligente rispetto all'intera classe anche se ovviamente non ha neanche un terzo del mio quoziente intellettivo, ma non gliene faccio una colpa (almeno in parte) sarebbe interessante stare con lui, potrebbe essere un ottimo confronto per sapere come la pensano le persone comuni.  

-Certamente. 

-Ah, sembravi un po’ pallido. 

-Irrilevante 

In effetti la mia carnagione è molto spesso pallida, mentre mi volto verso la finestra lo intravedo alzare gli occhi al cielo, non mi sembra di aver detto nulla di sbagliato. 

-Sherlock Holmes 

Sento pronunciare il mio nome dall'altra parte dell'aula, mi volto, molto probabilmente tocca a me presentarmi. Non ne ho per niente voglia, se volete conoscermi leggete il mio blog, mi volto di nuovo verso John per ritornare alla discussione. 

-Sherlock Holmes vuoi presentarti? 

Di nuovo quella voce. 

-No 

Rispondo secco, avrei preferito ignorarla, ma so benissimo che non mi avrebbe portato a nulla quindi meglio accelerare le cose. Noto gli occhi di John dilatarsi e la sua espressione, come quella dell'intera classe, guardarmi stupito, vedo un ragazzo dai capelli scuri sogghignare infondo all'aula non capisco per la gente si stupisce per cose così futili, ecco di nuovo la prof, leggermente più irritata rivolgersi a me a distanza di pochi minuti. 

-Come scusa? 

-Non voglio presentarmi, il concetto mi sembra abbastanza chiaro anche per menti inferiori come le vostre. 

-Quale sarebbe il motivo per cui non vuole presentarsi allora? 

L'irritazione nella sua voce adesso  più che evidente, trasmetteva rabbia, l'intera classe sembrava terrorizzata a parte John che sembra non controllarsi cambiando espressione ogni 4 secondi. Sospiro annoiato mentre la prof mi lancia occhiate minacciose, che non mi scalfiscano minimamente, decido di rispondere, prima finisce questa storia meglio è per tutti, visto che sto iniziando ad irritarmi della stupidità che mi circonda. 

-Mi sembra ovvio , quale sarebbe il motivo che mi spinge a presentarmi a un classe di ragazzini stupidi che non hanno ascoltato e non ascolteranno nessuno, la loro attenzione sarà sempre rivolta a loro stessi, osservi anziché guardare, due terzi dei ragazzi rivolgono attenzione alla ragazza in prima fila, il restante è agitato, nervoso e non ha la minima idea di cosa fare senza mettersi nei guai ,due quarti delle ragazze inoltre rivolge l'attenzione al proprio cellulare e hai ragazzi degli ultimi banchi, l'altra metà si limita scarabocchiare e mangiarsi le unghie alzando la testa ogni tanto. Non ci sarebbe neppure bisogno di una presentazione, se voi massa di stupidi idioti... 

Mi blocco osservando le facce ormai spaventate dei compagni e John che al contrario adesso sembra trattenersi dal ridere, per poi continuare a parlare. 

-Perché mi guardate così infondo lo siete tutti, ma continuando.

Riprendo l'intonazione precedente con lo stesso sguardo gelido.   

-Non ci sarebbe neppure bisogno di una presentazione, se voi massa di stupidi idioti prestaste attenzione hai comportamenti e hai movimenti. 

Mi blocco un attimo guardandomi attorno per poi indicare un ragazzo. 

-Lui per esempio. 

Tutti si voltano a guardarlo finché non diventa rosso in viso 

-È palesemente gay, unghie perfette, vestito impeccabile, deve averlo scelto il giorno prima. Per l'intera ora non ha fatto altro che guardare il ragazzo sedutogli accanto, non ha ancora detto ha nessuno della sua orientazione visto che la cosa lo imbarazza, non ne capisco il motivo, inoltre tenta di nasco- 

-Adesso basta dal preside!! 

-Come scusi? 

Inizio davvero a annoiarmi, non accetta chi è più intelligente di lei a quanto pare, mi accorgo che John ha cambiato completamente espressione, e lo guardo alzando un sopracciglio, lui accenna con il volto l'altra parte della classe dove si trovava il ragazzo. Mi volto è noto che non c'è più, deve essere scappato mentre parlavo, non gli ho dato molta attenzione. 

-Hai capito signorino, vai dritto dal preside 

Le sorrido, con uno sguardo gelido che evidentemente le fa gelare il sangue, così come il resto della classe tranne John, per poi alzarmi dirigendomi verso l'uscita. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


James

Forse l'anno non sarebbe stato così noioso alla fine, durante le presentazioni un ragazzo ha attirato la mia attenzione e anche quella dell'intera classe a dir la verità, sembrava se ne fregasse totalmente della professoressa.

Sicuramente è molto più intelligente del resto della classe, non più di me ovviamente, devo sapere altro sul suo conto, potrebbe rivelarsi una scoperta davvero interessante, Sherlock Holmes dove lo ho già sentito?.

Suona la campanella, onestamente preferirei stare col preside piuttosto di passare un'altra ora in questa prigione, tanto quell'incompetente non si azzarderebbe mai a torcermi un capello, mi conosce abbastanza bene.

A quanto sembra manca l'insegnate di quest'ora, si inizia bene il primo giorno, almeno non faremo nulla per un'ora.

-James Moriarty stia attento!

Credo che ne approfitterò per conoscere Sherlock, mi alzo dalla sedia dirigendomi verso l'uscita.

-Dove credi di andare ragazzino.

Che noia, esco dalla classe, in sottofondo un mormorio , vengo raggiunto pochi minuti dopo dalla professoressa che ormai sulla soglia della porta mi tira per un braccio.

-Cosa sei sordo? entra subito in classe!

Sospiro scocciato mentre in lontananza si avvicina Sebastian, un caro amico di famiglia che si offerto di fare il vicepresidente per tenermi d'occhio.

-Buongiorno Jim

-Ciao Sebastian

Lo saluto, ignorando lo sguardo confuso e irritato della prof, vedo Sebastian avvicinarsi con l'intenzione di parlarle, è molto convincente il mio caro amico. La faccia a dir poco inorridita della prof mi osserva un'istante, le rivolgo un sorriso del genere il-capo-sono-io-non-provarci-di-nuovo mentre lei se ne ritorna in classe a testa bassa.

Adesso è tempo delle vere presentazioni, salgo le scale andando verso lo studio del preside, ed ecco seduto ad aspettare, la mia nuova scoperta.

Sogghigno mentre lui mi osserva analizzando ogni mio particolare, per poi rivolgermi uno sguardo invogliandomi a parlare.

-Sherlock Holmes giusto?

John

Infondo il primo giorno non era andato tanto male, escludendo il richiamo dal preside per Sherlock, le prime ore erano state piuttosto divertenti soprattutto grazie a Sherlock, questo ragazzo ha un non so ché di misterioso e affascinante che mi spinge a sapere tutto di lui,potrebbe rivelarsi un ottimo amico.

-John Watson?

Sento qualcuno pronunciare il mio nome e mi volto.

-Si?

-Sei in classe con Sherlock Holmes vero?

Che gli importa ? Chi è questo? è cosa vuole da Sherlock? Quest'ultima domanda iniziava a ronzarmi in testa, spero per lui che non voglia fargli del male, aspetta perché sto proteggendo Sherlock ?, lo conosco a mala pena, anche se ho l'impressione di potermi fidare.

-Si cosa vuoi da lui?

Rispondo brusco, mentre quel ragazzo mi guarda con occhi glaciali.

-No caro John, cosa vuoi tu da Sherlock

-Io non voglio niente da lui e come sai il mio nome?

-Ti sarai accorto che non è come gli altri.

-Allora?

-Osservalo, dimmi tutto quello che fa

-Perché dovrei farlo, cosa vuoi?

-Mi preoccupo, ma non mi permette di aiutarlo.

Questo ragazzo mi sta davvero confondendo, me ne vado tanto è inutile parlare con lui visto che non ho la minima idea di chi sia e cosa voglia, inoltre non sembra intenzionato a dirmelo.

Gli do le spalle per ritornare in classe quando, Molly, una mia nuova compagna, mi guarda in lontananza, credo che voglia parlarmi, mi avvicino.

-Hey

La saluto.

-Hey, conosci quel ragazzo?

-In realtà no, mi si è avvicinato.

-Cosa voleva?

Molly mi guarda agitata.

-Voleva sapere cosa faceva Sherlock, nostro compagno, e altre cose su di lui, perché lo conosci?

-Non proprio, Sherlock stamattina mi aveva chiesto di aiutarlo a non farsi vedere da quello lì. Vorrei capire chi è.

-Tranquilla mi informo io

Le sorrido tranquillizzandola per poi andare a cercare Sherlock, forse era ancora in attesa, avrei approfittato per parlargli.

Sherlock

Odio dover aspettare, sono già 10 minuti che sono seduto qui a guardare la parete bianca di fronte a me, nonostante ami il silenzio in questo momento farei di tutto purché finisse.

Rivolgo la mia attenzione al rumore di passi che si avvicinano, sono pesanti, maschili, un ragazzo, ha una camminata tranquilla dubito stia venendo per il preside sarebbe più nervoso, eppure non c'è nient'altro qui dentro, eccolo lì in piedi ad osservarmi, io faccio lo stesso.

L'ho già visto in classe, per qualche ragione aveva attirato la mia attenzione, sogghigna credo proprio sia venuto per me, gli rivolgo un ultimo sguardo giusto per capire cosa lo ha spinto a venirmi a cercare.

-Sherlock Holmes giusto?

Adesso è più che evidente che vuole parlare con me.

-Tu saresti?

-Non presti molta attenzione neanche tu Sherlock.

So benissimo il suo nome, non dimentico volti del genere, ma non voglio sembrare troppo interessato così lo guardo annoiato, non facendo trasparire altre emozioni.

-James Moriarty, dubito che hai dimenticato il mio nome, e anche se fosse imparerai a conoscerlo molto presto Sherlock Holmes.

Si volta per andarsene ancora con quel suo sorriso stampato in faccia, finché non sento dei passi correre goffamente verso questa direzione, appare così John di fronte a me e pochi metri da James, sembra preoccupato, all'inizio era confuso dalla scena che gli si è presentata, ma poco dopo non ci fa più caso. Viene verso di me.

-Sherlock devo chiederti una cosa

Moriarty se ne va elegantemente accennando una risata divertita e io lo seguo con lo sguardo finché scomparso dietro l'angolo rivolgo la mia attenzione a John.

-Si?

-Cosa stav... vabè, comunque ho incontrato un ragazzo che chiedeva di te, voleva che ti spiassi o una cosa del genere.

Inclino la testa indietro e alzo gli occhi al cielo sbuffando, dovevo aspettarmelo, Mycroft deve aver scoperto John e adesso ne vuole approfittare, ma perché non mi lascia in pace.

-Tu che gli hai detto.

-No ovviamente.

-Va bene andiamo.

-Aspetta ma chi era? e poi tu non dovresti rimanere qui?

-Irrilevante.

John porta gli occhi al cielo, sa benissimo che inutile continuare la discussione, mi segue verso l'atrio.

-E adesso che fai?

Mi dice.

-Andiamo a fare un giro per Londra

-Non possiamo

La sua voce si fa agitata, non voglio obbligarlo se vuole tornare in classe che faccia pure.

-Io non ho più niente da fare qui se vuoi vieni con me.

Lo vedo pensarci qualche istante, infondo la prof sarebbe mancata un paio d'ore, lui non è il tipo di persona che infrange le regole, ma ogni tanto...

-So che me ne pentirò.

Mi supera dirigendosi verso la porta e io accenno un sorriso divertito, sarà divertente la sua compagnia.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Mycroft

Quel Watson, non mi è sembrato nulla di speciale, non è particolarmente intelligente o forte, non sembra furbo né popolare, ha un carattere tranquillo. Non ha nulla in comune con mio fratello, Sherlock! chissà che sta facendo ora, approfitto dell'uscita per prendere informazioni. Mi affaccio alla 3a B facendo segno ha un ragazzo di uscire, lui non perde tempo e mi viene in contro.

-Allora?

Mi affretto io, noto il ragazzo mettersi una mano in testa grattandosi la nuca, e rivolgendo lo sguardo in basso, oh no cosa diavolo ha fatto Sherlock.

-Emh... Signore...

-Cosa-è-successo.

Scandisco bene le parole io non perdendo lo sguardo glaciale. Vedo lui muovere le labbra pronunciando parole incomprensibili.

-COSA?!

Alzo la voce, sta davvero peggiorando la situazione.

-Sherlock è uscito dalla classe non è tornato, abbiamo fatto il giro e non c'era.

Dice tutto d'un fiato,pronunciando l'ultima parola con un tono più basso, non ho bisogno di nient'altro da lui, lo congedo con un movimento veloce del braccio e lui se ne va in fretta sospirando di sollievo.

Resto immobile un istante, lo sapevo, lo sapevo che avrebbe combinato qualcosa, non mi resta altro da fare che non cercarlo o mandare qualcuno al mio posto.

Ma è meglio se vado io, hanno già fatto abbastanza, inizio a preparare una giustificazione e mi dirigo verso l'uscita.

Un ragazzo dai capelli neri ha la schiena appoggiata alla porta, ha le braccia incrociate e mi guarda sogghignando lo fisso indifferente, ma la sua espressione non muta.

Lo ignoro dirigendomi verso la porta d'uscita quando si mette dritto e mi viene incontro.

-Buona fortuna col fratellino.

Mi dice all'orecchio per poi andarsene tranquillamente, ma chi si crede di essere quello? e soprattutto come fa a conoscere Sherlock?. Non ho tempo per pensare a lui per ora devo occuparmi di Sherlock esco pensando a dove un sociopatico come lui volesse andare. Non c'erano tanti posti infondo... 

John 

Ancora non riesco a credere che un perfetto sconosciuto sia riuscito a convincermi a marinare la scuola.

In realtà non l'ho mai considerato un perfetto sconosciuto, mi sono fidato di lui fin dal primo istante, anche se non avrei mai pensato di arrivare a tanto. 

-John non preoccuparti non faranno caso alla nostra assenza. 

La voce di Sherlock, mi tranquillizza e preoccupa allo stesso tempo, come faceva a sapere che ero preoccupato? avevo mantenuto uno sguardo indifferente tutto il tempo anche se dovevo aspettarmelo che lo capisse, iniziavo ad abituarmi al suo atteggiamento. 

-Dove stiamo andando? 

Mi limito a chiedere, cercando di cambiare argomento. Lui accenna un sorriso che mi spinge a sapere e conoscere le idee di quel folle. 

-Lo vedrai. 

Sospiro, lo avrei seguito comunque, tanto vale aspettare seguo i suoi passi. Avevamo percorso qualche metro, per poi arrivare alla fermata, erano passati circa venti minuti eee NO non resistevo più, dovevo sapere. 

-Sherlock dove stiamo andando?

Sorride divertito senza voltarsi, guardando fuori dal finestrino. INCREDIBILE, io ero spaventato, ansioso, elettrizzato, arrabbiato ero una sorta di esplosivo di emozioni in quel momento, metre lui si stava semplicemente divertendo a causa delle mie crisi isteriche.

-Sherlock!

-Ti rovino la sorpresa

Sorrise lui, stava davvero iniziando ad innervosirmi.

-Non mi sono mai piaciute le sorprese.

Si volta un attimo, osservandomi per pochi istanti.

-Stiamo andando a New Scotland Yard

Accenno a una risata divertita.

-Davvero, dove andiamo?

-Te lo già detto a  Scotland Yard

-Stai scherzando?

-Io non scherzo mai

-Andiamo in una centrale di polizia!!?

-Si l'ispettore Lestrade mi aspetta, vuoi vedere una scena del crimine?

Per quanto la cosa mi sembrasse folle, l'idea mi elettrizzava e risposi a quella domanda senza neppure accorgermene.

-Si ovvio.

Il ragazzo tornò a guardare fuori dal finestrino accennando un sorriso, fino a stamattina immaginavo che il momento più emozionante sarebbe stato l'arrivo in classe della professoressa, e adesso stavo per affrontare una sorpresa dopo l'altra.

Jim
Così ha Sherlock piace giocare? 
Non è stato difficile capire che fosse scappato con John,ma dove? Scotland Yard, grazie come al solito Seb.

Se Sherlock vuole giocare sarò felice di unirmi a lui. Stavo davvero iniziando ad annoiarmi.

Manca meno di un'ora alla campanella e per quanto io desideri andarmene sarebbe meglio fare passare l'ora per non destare troppa attenzione verso di me.

La professoressa inizia a parlare di un'eventuale gita a Praga che potrebbe svolgersi dipendentemente dalla media dei voti che avrà la classe. 

Suona, mi dirigo verso l'uscita con le mani in tasca , noto un ragazzo alle mie spalle che mi osserva da abbastanza tempo, basta perdere tempo che il gioco inizi. 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Sherlock

Siamo in uno dei tanti autobus che girano per Londra, io sto osservando John da qualche minuto, giusto per capire il motivo delle mie azioni in sua presenza.

Piego la testa di lato e John si gira accorgendosi di essere osservato.

-Cosa?

-Non mi conosci e mi hai seguito comunque, ti ho detto che saremmo andati in una centrale di polizia e tu continui a starmi dietro e a non darmi del pazzo.

John accenna un sorriso,  per poi voltarsi completamente verso di me alzando un sopracciglio.

-Credo che dovremmo definire chi è lo strano della situazione.

-Dovresti fidarti di meno delle persone John.

Il mio sguardo ritorna al finestrino ad un punto indefinito.

-Così mi spaventi, non dirmi che sei un maniaco e che ti approfitterai della mia ingenuità.

Usa un tono fintamente scioccato mentre si porta la mano alla bocca, io alzo un sopracciglio e lui si limita ad alzare gli occhi al cielo.

-Quando arriviamo?

-Manca poco.

Finalmente si intravede Scotland Yard, scendiamo dall'autobus, incamminandoci verso un uomo sui 23-24 anni dall'aspetto leggermente esasperato che notando la mia presenza incrocia come distinto le braccia al petto.

-Non sono stato abbastanza chiaro?

-Non so a cosa ti riferisci Lestrade.

Greg alza gli occhi al cielo esasperato, per poi rivolgere uno sguardo confuso verso John,il quale sembra stia ancora assimilando informazioni.

-E adesso lui chi è?

Lo guardo indifferente, dirigendomi verso l'entrata e cercando di ignorare le continue lamentele di Greg,  per lo meno finchè non vengo bloccato da Sally Donovan che rivolgendosi a Lestrade chiede chiarimenti.

-Greg non possiamo continuare a dargli l'accesso illimitato alla centrale, avevamo concordato di non avere più a che fare con lui.

Mi guarda sprezzante,e io mi limito ad alzare gli occhi al cielo.

-Un mese! è passato un mese e non abbiamo trovato nulla, la questione si sta facendo più difficile del previsto, sai darmi un altra alternativa?

E mentre la situazione si fa sempre più tesa decido di dare un'occhiata a John che oltre che smarritto sembra aver perso completamente colore dal viso, ha gli occhi spalancati e indecisi sul da farsi, nota che lo sto guardando e mi fissa a sua volta. Finalmente quei due hanno smesso di "parlare" e forse si può passare ad altro.

-Daccordo fai come vuoi.

Si limita a dire Sally alla fine, ormai esasperata si dirige verso l'uscita per poi fermarsi a pochi passi dalla porta, guarda John e dopo qualche secondo ricomincia a parlare.

-E tu chiunque sia, vuoi davvero fidarti di un ragazzo che ti fa marinare la scuola per portarti in una centrale di polizia?

Mi rivolge un'ultima occhiata per poi andarsene FINALMENTE.

-Di cosa si tratta?

Ritorno a percorrere la strada che poco prima mi è stata bruscamente interrotta, seguita da Greg e John.

Mycroft

A volte mio fratello è così prevedibile, non lo biasimo.Chiamo un ragazzo di seconda per sapere novità sul ragazzo che mi ha rivolto la parola poco prima.

-Allora chi è?

-i registri dicono che si chiama James Moriarty, si è trasferito qui da poco più di una settimana.

-nient'altro?

-Lo seguito quando stava per uscire, certo che è un tipo strano

-perché?

-Sì era accorto della mia presenza ma non ha né detto né fatto nulla, ha semplicemente riso per poi andare in biblioteca. Lo seguito fino a lí ma quando sono entrato non c'era.

-D'accordo

Mi limito a dire notando la faccia confusa del ragazzo.

-Altro?

-Sarei dovuto andare da Sherlock ma prima devo controllare un paio di cose in biblioteca. Tu intanto controlla che con mio fratello sia tutto a posto.

-A gli ordini

Dice per poi dirigersi verso l'uscita. 
10 minuti dopo sono arrivato in biblioteca, mi avvicino a qualche scaffale estraendo i libri con meno polvere e ne leggo attentamente i dettagli.

-Mycroft Holmes?

Una voce leggermente rauca attira la mia attenzione,  mi volto osservando attentamente la donna anziana a pochi passi da me

-Mycroft Holmes? 
Ripete

-Sì
Mi schiarisco la voce analizzando i suoi movimenti.

-Hanno lasciato questo libro per lei.

Alzo un sopracciglio, un libro? Questo non me lo aspettavo. Mi avvicino e glielo prendo dalle mani.

-Come fa ha sapere chi sono?

-Vicino al libro vi era un biglietto con scritto che lei sarebbe venuto e che con lei avrebbe portato il suo ombrello.

Do un'occhiata veloce  all'ombrello alla mia destra,  non ci faccio più caso.

-Grazie
Mi dirigo verso un tavolino pronto ad esaminare il libro, la copertina dice "pinocchio", fa un leggero odore di disinfettante e dior. Lo apro all'interno vi è un foglio con scritte quattro righe. 
 

***
Ciao a tutti intanto vorrei ringraziare chi segue la storia e recensisce davvero mi scaldate il cuore:) scusate eventuali errori. 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


A volte è difficile davvero stare al passo con quella sottospecie di sociopatico, insomma sono scappato da scuola insieme ad uno sconosciuto che mi ha portato in una centrale di polizia per risolvere un caso, non era proprio nei piani della giornata.

Adesso stiamo andando verso l'ufficio di Lestrade.

-Chi era la vittima?

Ah giusto mentre loro parlano di omicidi, armi e tante altre belle cose io li seguo con un sorriso da ebete che cerca di stare al passo e che si osserva in giro.

-Una donna sui 35 anni il suo nome era Catherine Johnson la morte non è certa pensiamo sia stata strozzata.

Finalmente arriviamo in ufficio,  al centro della stanza vi è un tavolo pieno di fogli e foto,  Lestrade ne passa alcuni a Sherlock che li guarda con puro interesse.

Dopo poco si mette a sogghignare e prende un'altra foto alla destra del tavolo.

-Cosa?!

Scoppia Lestrade seccato.

-Strozzamento? Sul serio?

-Hai una teoria migliore geniaccio.

Ed ecco l'entrata in scena di Sally, che come al solito lancia occhiate di fuoco a Sherlock mentre io cerco un posto per non essere di disturbo,  Sherlock non sembra fare caso all'agente Donovan e ricomincia a parlare con Greg.

-La borsa,  ho bisogno della borsa della vittima per accertare la mia teoria.

-Nessuno a parlato di borse

-I segni nella mano destra Gary, aveva una borsa.

Gli passa a Lestrade una foto rappresentate la mano della vittima e un'altra rappresentate il collo.

-Intanto il mio nome è Greg!  E poi non c'era nessuna borsa gli unici oggetti affettivi che portava la vittima erano un orologio e una collana di perle.

-perfetto portatemela.
-Cosa?
-La collana, Gandalf la collana. 
Urlò quasi Sherlock sul punto dell'esasperazione
-Sappi che ti odio

Sì limita a dire Lestrade per poi correre tra la gente, l'agente del Donovan sbuffa ed esce esasperata.

-Adesso dovrei fare qualche esperimento.

-Dove?

-A scuola,  c'è un laboratorio di chimica bene attrezzato.

-Fantastico scappo dalla scuola quando dovrei esserci e ci ritorno quando la mia presenza dovrebbe essere vietata, mi porterai a cattiva strada.

Lo vedo accennare un sorriso,  poco dopo ecco comparire Lestrade affannoso che cerca di riprendere il respiro mentre tiene in mano una bustina trasparente con all'interno una collana,  Sherlock la prende e entrambi ci dirigiamo verso la scuola.

Mycroft

Ero ancora in biblioteca quando avevo in mano il libro di pinocchio e nell'altra il foglietto che era all'interno del libro e adesso stavo correndo verso la scuola in un laboratorio precisamente a giudicare dall'odore di disinfettante che proveniva dal libro,  sperando di stare sbagliando. Eppure mi ripetevo le parole in quel foglietto da minuti ormai:

Buongiorno caro grillo parlante, cerchi di portare la *ragione* a Sherlock? Non sforzarzarti, tanto in un modo o nell'altro c'è sempre una fine. Ma come ci si arriva? Per essere indimenticabile deve stupire, spalancare i tuoi occhi, toglierti il respiro...

Devo ringraziare che la biblioteca sia a pochi metri dalla scuola altrimenti. 
Sono quasi arrivato quando arriva una chiamata,  poco dopo un messaggio li ignoro non è il momento.

Finalmente eccomi arrivato. 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Sherlock
Purtroppo la distanza che divide la scuola dalla centrale e grande e a dir la verità potrebbe essere utile per lasciarmi pensare.

  - Emh come faremo ad entrare? 

Mi volto assistendo alla confusione nel volto di John mi limito ad alzare un sopracciglio, lui alza gli occhi al cielo.
  - Hai una sottospecie di scala nascosta da qualche parte o  preferisci sfondare una finestra col gomito. 
  
Accenno un sorriso mettendo le mani in tasca e estraendo un mazzo di chiavi, vedo John indeciso se scoppiare al ridere o sbalordirsi.

Dopo pochi secondi chiude gli occhi per poi tornare a guardarmi. 
  - Avrei dovuto immaginarlo conoscendoti. 
  - Ma tu non mi conosci. 
  - Anche questo è vero
  Accenna un sorriso. 
  - Stai dicendo che sono prevedibile?
  Non posso fare a meno di sorridere e lui fa lo stesso. 
  - Forse, come hai avuto le chiavi? 
  - Aspettavo questa domanda, deduco che anche tu sia prevedibile  allora. 
  - Non cambiare argomento. 
  Mi punta un dito contro. 
  - Non stavo cambiando argomento stav..
  - Rubate?
  - Prese in prestito
  - Ma dai
  Scoppia ridere.
  - Posso aver accidentalmente fatto ubriacare il guardiano parlato con lui del più e del meno per poi farmi donare di sua volontà le chiavi della scuola.
  - Sottolineerei "accidentalmente" e "di sua volontà".
  - Gliele ho restituite. 
  John smette di ridere osservandomi e alzando un sopracciglio. 
  - Dopo aver fatto una copia certo. 
  - Ah già ti riconosco
  Parliamo del più e del meno era davvero da molto tempo che non ridevo, scopro che lui vuole fare il dottore e che forse dovrà diventare un militare in quanto la sua famiglia non ha molti soldi  inutile dire che lo avevo già dedotto ma non gli ho detto nulla perché mi piace sentirlo parlare anche delle cose più insulse.

Non mi rendo neanche conto che siamo arrivati finché John non me lo fa notare. Osservo fuori scendo e inizio a incamminarmi con John verso la scuola.

Mycroft
Mi affretto ad entrare (con una copia delle chiavi di mio fratello) corro verso il laboratorio di biologia, escludendo i luoghi dove si annida la polvere rimangono i tavolini che attualmente sono vuoti e due armadietti color verde smeraldo annidiati dalla ruggine, il pensiero di quello che potrebbe esserci all'interno mi provoca un brivido alla schiena,  mi avvicino aprendo lentamente le ante del primo: provette, strofinacci e grembiuli di vario genere, tiro un sospiro di sollievo per poi passare all'altro stavolta scatto più velocemente all'interno vi sono varie sostanze.

Ormai è più che evidente che in quest'aula non c'è nulla, provo nell'altro laboratorio, di chimica.
Mi guardo in giro, sembra tutto normale, apro vari cassetti ma nulla.

Quando decido di andarmene e inizio ad incamminarmi verso l'uscita ecco che un ticchettio inizia a farsi spazio nel silenzio dell'aula. Cerco di non perdere la calma cercando la provenienza del rumore, sotto la cattedra.

Prendo lo strano aggeggio dal color rosso fuoco, di certo è strano, presenta un orologio che scorre all'indietro dove vi è scritto 01:34. Questo non è il momento di perdere la calma, metto in ordine tutto ciò che so riguardo gli esplosivi (Sì perché quando non ho nulla da fare faccio ricerche in ambito militare e politico) Prendo un grosso respiro e apro il congegno che adesso indica che mancano 00:42 secondi, provo a tirare alcuni fili, cambiarli e cercare qualche interruttore. 00:27 Un interruttore finalmente!  Quale santo devo ringraziare? Mi afretto a premerlo e i numeri si bloccano 00:11, tiro un sospiro di sollievo e mi rilasso almeno finché quello non riparte,  00:09 Cosa ho sbagliato?  00:07 Perché? 00:03 Di certo non era così che mi aspettavo finisse. Chiudo gli occhi quasi distinto 1 secondo, TIN certo che la morte da un suono strano, apro gli occhi pochi secondi dopo e giuro che avrei preferito la morte a questo! 
Uno stupido clown sorridente con una bandierina blu con su scritto "Bang"  e uscito fuori da quel marchingegno.

Quel Moriarty pagherà caro il suo affronto devo ancora decidere come ma sono certo che accadrà presto.

Mi dirigo verso l'uscita dopo questa giornata ho un serio bisogno di una doccia bollente. 
  - Mycroft ?
  - Sherlock?
  - Si può sapere cosa diavolo ci fai qui?
  - Potrei farti la stessa domanda fratellino. 
Entra John abbastanza sorpreso dalla scena che gli si presenta davanti  
- Sherlock credo di aver chiuso bene ma control... emh di nuovo tu.
  - Di nuovo? 
  Stavolta è Sherlock quello sorpreso. 
  - Ho avuto il piacere di conoscere John stamattina,  lo incontrato casualmente per la scuola. E adesso andiamo a casa.
  - Tu vai io ti raggiungo
  - Sherlock!
  - Ho da fare ci metterò un paio d'ore.
  - Un'ora, ti mando l'auto per essere riportato a casa. 
  - No prendo l'autobus. 
  - Non era una richiesta ma un affermazione e adesso me ne vado a presto John.

  Mi saluta di rimando e io mi afretto a tornare a casa.  IL MESSAGGIO! con tutto quello che è successo lo avevo dimenticato:
Sherlock è a Scotland Yard tutto a posto credo che adesso andrà a scuola
G.L
  

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


John
Arrivati in laboratorio i movimenti di Sherlock iniziano a sembrare sempre più veloci. Sembra molto a suo agio tra quelle sostanze. 
  - Allora?
  Mi guarda alzando un sopracciglio. 
  - Cosa? 
  - Cosa fai adesso? 
  - Devo analizzare questa collana. 
Risponde senza distogliere lo sguardo dal microscopio. 
  - Posso aiutarti?
  - Prendi il cellulare nella tasca del cappotto.
  - Quello nella sedia?
  Indico un cappotto appeso alla sedia dove Sherlock è seduto. 
  - Sì John. 
  Sbuffo
  - Apri la galleria. 
  Faccio come ha detto e sullo schermo appaiono una ventina di foto sulla vittima,  le braccia e il collo rossi e irritati. 
  - Ma quando le hai...
  - Fatte?  Quando Lestrade è andato a prendermi la collana. 
  - Oh, perché la stai analizzando? 
  - Osserva le foto John,  la pelle della donna,  ti sarai accorto sia delle condizioni delle braccia sia del collo. 
Il telefono mi squilla per un secondo, lo ignoro c'è di meglio a cui pensare davanti a me.  
- Quindi stai vedendo se è rimasto qualche residuo nella collana? 
  - Il telefono John.
  - Non importa. 
  - Come fai a saperlo? 
  Alzo gli occhi al cielo estraendo quel marchingegno dalla tasca,  lo accendo e leggo il messaggio.
  - Infatti nulla di importante. 
Sherlock alza un sopracciglio come per dire di continuare. 
  - Invito per la festa di carnevale. 
  - Siamo a settembre. 
  - Gli inviti li preparano sempre prima,  tu ci andrai? 
  Sherlock accenna un sorriso mantenendo lo sguardo verso il microscopio. 
  - Cosa ti fa pensare che io partecipi ad una festa piena di persone senza un minimo di intelletto che non fanno altro che ballare e strusciarsi l'uno con l'altro
  - Qualcuno. 
  - Come? 
Finalmente distoglie lo sguardo e lo punta su di me. 
  - Qualcuno,  con cui stare durante la serata una ragazza con cui parlare e divertirti. 
  Ritorna ad osservare la collana accennando un sorriso.
  - Non sono il mio campo. 
  - Le ragazze?  Ah vabè parlo in generale, qualcuno. 
  - Intendevo le persone. 
  Si limita a dire per poi alzarsi gioioso e correre verso la porta.

James
Accenno un sorriso leggendo il messaggio da poco ricevuto, divertenti gli Holmes. Ho fatto fare una bella corsa al maggiore (credo ne abbia anche bisogno) e adesso tocca al minore, ho già qualche idea al riguardo anche se sarebbe meglio aspettare a compierla, a quanto ho sentito Mycroft ha capito il creatore dello "scherzo" non che mi sia impegnato a nascondere la mia firma anzi...

Sherlock
Credo di aver capito la causa della morte della vittima, dovrei solo dare un'occhiata alle cartelle della donna per confermare la mia teoria sulla sua salute.
  - Sherlock dove vai? 
  Sento un urlo provenire da poco lontano. 
  - Va a casa John,  ci vediamo domani devo sbrigare un ultima cosa. 
  Dico in fretta per poi tornare a correre verso la centrale.

La raggiungo dopo una mezz'oretta e non incrociando Lestrade mi dirigo direttamente verso il suo ufficio,  ormai sono abituati a trovarmi in giro per la centrale e non mi fermano neppure.

Dopo aver cercato nella pila di fogli ordinati in un cassetto passo a quelli sparsi sul tavolo, TOMBOLA.

Leggo quella cartella attentamente senza trascurare alcuna parola e sul mio viso nasce un sorriso orgoglioso del lavoro svolto. Non mi resta che trovare la borsa. 


 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


John
Driin Driin 7 del mattino, l'inizio di un nuovo giorno di scuola, stranamente trovo la voglia di alzarmi quasi subito. Poi ripenso al giorno precedente e ne comprendo il motivo, Sherlock.

Mi dirigo verso scuola, aspetto qualche minuto affinché suoni la campana e dopo dritto in classe,  osservo l'aula e in lontananza noto il mio banco, Sherlock è al suo posto, mi avvicino e mi siedo accanto a lui.

-Hey

Lo saluto con un sorriso a trentadue denti che sono sicuro di non aver mai fatto all'interno di un istituto scolastico. 
- Ciao
Accenna un sorriso per poi tornare a guardare oltre la finestra.
  - Allora, hai scoperto qualcosa? 
  Io faccio spallaluce e lui si volta guardandomi interessato. 
  - I segni che aveva la vittima erano causati da un allergia, l'assassino la conosceva sapeva come ucciderla senza sporcarsi le mani.

  Guarda il vuoto per qualche secondo.

- Sherlock? 
  Non risponde. 
  -Sherlock? Mi senti! 
Distoglie lo sguardo da quel punto indefinito puntandolo verso di me.
  - Cosa stavi facendo? 
  - Palazzo mentale, devo parlare con Mycroft. 
  Aggiunge abbassando il tono di voce.

Si alza dirigendosi verso l'uscita come se niente fosse. 
  - Sherlock! 
  Mi ignora ed esce, osservo l'orario la seconda campana dovrebbe suonare tra 10 minuti,  lo seguo. 

Mycroft
Come al solito ieri sera Sherlock ha fatto di testa sua ritornando a casa tardi e senza una minima spiegazione. 
Osservo fuori dalla porta un punto non definito organizzando le idee. 
-Hey Mike
  - Mycroft! 
  Alzo il tono di voce,  odio essere chiamato in quel modo. 
  - Ma come siamo scorbutici, dovresti mettere più zucchero nel caffè la mattina. 
  Sbuffo voltandomi e trovandomi davanti Harriet tutta sorridente. 
  - Tu invece dovresti evitarlo lo zucchero. 
  
Mi guarda alzando gli occhi al cielo,  io ritorno ad osservare fuori e lei mi si piazza davanti. 

  - Non dirmi che stai cercando tuo fratello "di nuovo"
  - In realtà stavolta è lui a cercare me.
  
Dico indicando un ragazzo alto e riccio, lei mi guarda esterrefatta. 
  - Non vi somigliate. 
  Dice infine, arriva Sherlock e si mette in fronte a me. 
  - Mycroft. 
  - Sherlock. 
  - Fate sul serio? 
  Commenta Harriet, a cosa si riferisce? 
Poco dopo vedo arrivare un ragazzo dai capelli biondo cenere, John, Harriet lo saluta, poco dopo viene chiamata da un gruppo di ragazzi, ci saluta velocemente e se ne va. Ritorno ad osservare Sherlock che ritorna a parlare

  - Ho bisogno di alcuni fascicoli della polizia. 
  Alzo un sopracciglio.
  - Lestrade è a tua disposizione no?
  - Non credo per quel tipo di documento.
  - Anche se fosse perché lo chiedi a me? 
  - Dai non fare finta di niente sai benissimo di avere più influenza su di lui al contrario di me. 
  
-Ciao John.

Abbandono la conversazione rivolgendomi al ragazzo alle spalle di mio fratello e lui saluta di rimando. 
  
- Dovresti invitare John a casa, ai nostri genitori farebbe piacere. 
  
Sfodero un sorriso malizioso e Sherlock mi manda occhiate di fuoco mentre John ci osserva.

  - Mycroft tu d...
  Non gli lascio il tempo di finire la frase. Guardo John che sembra parecchio imbarazzato.
  - All'uscita vieni a casa nostra.
  - Emh non saprei...
  Balbetta qualcosa,  ma ormai ho deciso. Suona la campana
-Perfetto ci vediamo più tardi.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


John

Osservo un punto imprecisato dell'aula mentre la prof fa lezione ripensando a cosa è successo poco tempo prima,  conoscere i genitori di Sherlock e Mycroft seriamente? Conosco Sherlock a mala pena da un giorno non credo di aver fatto la scelta giusta, in verità non ho neppure accettato a fatto tutto Mycroft. 
  - Watson? 
  - si
  Ritorno ad osservare l'anziana prof adesso davanti a me. 
-Sta bene? 
  - Sì credo di sì
  - è un po pallido; una passeggiata fino all'infermiera non può che fare bene visto che in classe non stai attento comunque. 
  - Emh scusi, si forse è meglio. 
  La prof si allontana ed io mi alzo
  - Non sei obbligato a venire solo perché te lo ha detto mio fratello. 
  - No certo. 
  Sorrido a Sherlock notando l'aria leggermente preoccupata. 
  - Però credo mi piacerebbe. 
  Finisco la frase per poi dirigermi verso l'uscita.
Passando per i bagni vi è la classe di Harriet, busso e chiedo se può uscire un attimo, il professore acconsente e lei mi si piazza davanti in pochi secondi chiudendo la porta. 
  - John stai bene? 
  - Sisi volevo solo farti una domanda.
  - a ok sentiamo. 
  - Visto che conosci di più gli Holmes mi chiedevo se sapessi qualcosa sulla famiglia. 
  - Oh guarda se intendi la mia conoscenza di Mycroft in quanto Holmes ti posso dire che è molto limitata. Quel ragazzo non parla mai anche se spesso provo a smuoverlo. 
  - Quindi non sai nulla? 
  - So che appartengono a una famiglia piuttosto ricca ma poi...aspetta perché lo vuoi sapere. 
  Mi guarda sfoderando un sorriso di chi la sa lunga ed incrociando le braccia. 
  - Nulla
  Cerco di allontanarmi ma lei mi prende per un braccio. 
  - oh John sei un pessimo bugiardo. 
  Adesso non riesce più a trattenere le risate
  - Mi hanno invitato a casa loro, cioè in realtà è stato Mycroft però...
  Mi blocco osservando lo sguardo stupito di mia sorella, questa è davvero una delle poche volte che sono riuscito a stupirla. 
  - Cosa??!
  Per poco non urla, il suo viso è tra il divertito lo stupito e lo spaventato.
  - Hai capito, adesso vado. 
  - Nonono tu adesso mi dici tutto.

  Ok ho fatto l'errore più grande della mia vita a venire qui ma ero nel panico e in un modo o nell'altro Harriet è riuscita a calmarmi. Le racconto brevemente la giornata precedente godendomi della sua faccia esterrefatta, per poi tornare in classe.

Mycroft
Harriet torna in classe ed è oltremodo impossibile non notare il suo cambiamento di umore. Ha parlato con suo fratello è fino a qui è sicuro, probabilmente John le ha raccontato della proposta di venire a casa nostra, spero che John non abbia cambiato idea è possibile che abbia dato la risposta a sua sorella mi avvicino a lei.
  - Quindi tuo fratello ha preso una decisione? 
  Harriet mi guarda confusa per poi alzare un sopracciglio. 
  - Intendi per venire a casa vostra? 
  -Ovvio
  - si cioè non lo so credo che voglia venire, tu piuttosto perché lo hai invitato? 
  Sbuffo annoiato.
  - Diciamo che Sherlock non è un tipo da amici neanche da conoscenti in effetti, 
  Mi blocco pensando per qualche secondo
-Tutto suo fratello insomma. 
Ignoro il commento di Harriet

- il fatto che abbia conosciuto qualcuno farebbe piacere anche nostri genitori. 
  - è stranamente premuroso da parte tua. 
  - Ah e dovevo fargli pagare il non avermi ascoltato ieri sera

Faccio spallaluce poco dopo noto Harriet sorridere
  - L'uomo ghiaccio è tornato
  Sorrido
  - Watson Holmes state attenti. 
  
Molly
L'ora è più lunga del previsto osservo l'orologio, ancora mezz'ora,  mi vibra il telefono lo prendo velocemente dalla tasca, un messaggio,  lo leggo. È James Moriarty credo di frequentare il suo stesso corso di inglese, mi sta invitando alla festa di carnevale a febbraio. Sorrido,  certo non me lo sarei aspettata cerco di ricordare il suo aspetto, è davvero carino avrei preferito ricevere l'invito da un altra persona ma adesso sinceramente non posso chiedere di meglio,  riporto il cellulare in tasca.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Mycroft
Poco meno di dieci minuti alla campanella, mi guardo intorno non meravigliandomi delle espressioni scocciate dei miei compagni.
Guardo fuori dove Sherlock mi sta aspettando, da questa posizione non riesco va vedere se c'è anche John.
Suona prendo la cartella e mi dirigo verso l'uscita.
  - Devi smetterla di uscire prima.
  - Mi stavo annoiando
Mi limito a sbuffare, guardo li intorno e non c'è traccia di John.
  -Ha preferito restare in classe.
  - Tu sei sempre annoiato.
Gli rispondo alla domanda precedente provando un leggero fastidio ad essere stato così prevedibile.
Andiamo verso l'uscita finché poco dopo ci raggiunge John correndo insieme ad un grande fiatone.
  - Ora che siamo tutti.
  Mi limito a dire prima di entrare in auto, dico velocemente all'autista di tornare a casa.
Sherlock e John mi seguono in silenzio cosi come il resto del viaggio, ogni tanto si scambiano qualche parola, l'essenziale.
  - Fumi?
  Interrompo il silenzio che adesso stava infastidendo anche me rivolgendomi a John, lui mi rivolge uno sguardo veloce per poi tornare a guardarsi le scarpe e ogni tanto Sherlock.
  - No-no
  Accenna un sorriso imbarazzato. E guardo Sherlock di sottechi accennando un sorriso. Lui sbuffa
  - Hai una ragazza?
  - No per ora no
  Adesso è evidente il suo imbarazzo.
  - Mycroft basta.
Mi interrompe Sherlock, stavo aspettando solo questo.
  - Non ti interessa sapere qualcosa sulla vita sociale del tuo "amico"
  Sillabo bene l'ultima parola e non riesco a trattenere un sorriso notando l'aria scocciata di Sherlock.
  - Come se tu avessi bisogno di fare domande per sapere qualcosa su di lui
  - Sì non ne ho bisogno ma John non sa nulla di te al contrario tuo.
  Mi volto osservando il viso ormai completamente rosso di John.
 
Il resto del viaggio si svolge nel silenzio finché eccoci arrivati a casa, prendo le chiavi spalancando la porta e salutando frettolosamente i miei genitori mi dirigo verso la camera, ho alcune ricerche da fare.
Sherlock
Io e John siamo davanti alla porta da qualche minuto.
  - Puoi ancora scappare sai.
John alza la testa accennando un sorriso divertito.
  - Non credo proprio
  Dice entrando in casa io lo seguo, si ferma sull'uscio con lo sguardo meravigliato.
Lo vedo spostare lo sguardo dalle scale al centro della stanza al salone pieno di quadri originali.
  - Sherlock!
  Mia madre si alza dal divano in pelle bianca insieme a mio padre.
  - Lui chi è?
  Il suo entusiasmo è oltremodo evidente, forse perché non ho mai portato nessuno a casa, John è una novità.
  - John, piacere.
  Le stringe la mano.
  - Mio compagno, andiamo in camera mia.
  - oh fantastico pranzi con noi John?
  - Non vorrei disturbare.
  - Sì
  Confermo io. Poco dopo saliamo verso camera mia.
  - Hai una casa bellissima
  - Il problema sono le persone con cui la divido.
  Lo vedo accennare un sorriso e involontariamente lo faccio anch'io. Entriamo in camera mia ed è come essere passati da una casa ad un altra,  l'odore dolce di vaniglia è stato violentemente sostituito da un forte odore di disinfettante e sostanze chimiche inoltre le pareti bianche e pesca del salone creano un grande contrasto con l'azzurro cielo delle pareti di questa camera.
Guardo John di soppiatto per poi dirigermi verso la scrivania al lato della stanza.
  - Carino qui.
  Mi volto alzando un sopracciglio
  - Insomma è un pó freddo ma ti si abbina perfettamente
  Sorride per poi sedersi sul letto al centro della stanza.
  -Come ti ho già detto tu non mi conosci.
Mi volto del tutto verso di lui portando le mani al mento.
  - Nemmeno tu.
  - Credo di sapere abbastanza.
  - Non esiste una tabella per indicare quanto conosci una persona quindi...
 
Mi alzo andandomi a sedere sul letto accanto a lui.
  - So ciò che mi interessa.
  - Come fai a sapere se c'è qualcos'altro che ti interessa se non conosci meglio la cosiddetta persona. 
Sorrido per poi buttarmi indietro contro i cuscini. Osservo John guardare con interesse ogni dettaglio della mia camera.
  - Ti piace l'astronomia?
Indica un telescopio vicino alla finestra.
  - No lo ritengo inutile.
  Lui sbuffa per poi buttarsi indietro a sua volta.
  - A me piace.
  Dice infine, per una mezz'oretta parliamo del più e del meno, gli accenno a che punto sono col caso e lui mi parla di sé e della sua vita, stranamente non sono annoiato anzi, però dobbiamo tornare alla realtà quando Mycroft spalanca la porta cogliendoci di sorpresa, sorride per qualche secondo.
  -Quando avete finito scendete il pranzo a tavola.
E se ne va, io e John vi giriamo lentamente l'uno verso l'altro e lui inizia a ridere.
  - Fai sul serio?
  Dico alzando un sopracciglio
  - Che c'è? Sto iniziando ad avere fame scendiamo?
  Alzo gli occhi al cielo per poi dirigermi verso la porta seguito da John

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


text, leggenda:
*James Moriarty*
Molly Hoper
*Hey:) *
Ciao:)
*hai deciso? :)*
Sì mi piacerebbe venire al ballo con te:)
*Fantastico mi piacerebbe vederti prima però:)*
Ci vediamo ogni giorno a scuola:)
*Insieme a troppe persone, solo noi due che ne dici? :)*
Sì vorrei:)
*Perfetto conosci il ristorante da Angelo? *
Ne ho sentito parlare:)
*Ti ci porto io domani, per pranzo?:)*
Ok all'uscita, a domani :)
John
Io e Sherlock arriviamo a tavola ad accoglierci un sorriso esagerato da parte di sua madre, mi guarda come un perito d'arte guarderebbe uno dei tanti quadri importanti sistemati sul salotto della donna.
  - Allora John parlaci un pó di te.
  - Non c'è molto da dire.
  Guardo in basso imbarazzato.
  - Sei di queste parti?
  - Sì in effetti abito qui vicino.
  Bevo un sorso d'acqua.
  - Hai una ragazza?
  Sputo l'acqua sorpreso dalla domanda, il padre di Sherlock mi guarda con compassione. Ma tutti gli Holmes sono così delicati nel parlare.
  - No non ho una ragazza.
  Guardo Sherlock che sembra alzare gli occhi al cielo scocciato.
  - Credo che l'interrogatorio può finire adesso.
  Dice alzandosi e dirigendosi verso la porta, io lo seguo scusandomi con i genitori, il perché non lo so.
Lo raggiungo dopo poco all'uscita ma lui sembra accelerare il passo.
  - Sherlock 
Lo chiamo lui si ferma e si volta lentamente.
  - Scusa per i miei genitori.
  Lo guardo spalancando gli occhi,  più sto con lui e meno lo conosco.
  - Non fa niente
  Alzo le spalle e lo vedo sbuffare per poi riprendere il passo, lo seguo.
  - Non mi aspettavo che i tuoi genitori fossero così...
  Mi blocco pensando al termine più adatto.
  - Insopportabili, inopportuni, ridicoli, arroganti...
  - Stavo per dire calorosi.
  - oh, anche possibile.
Guarda un punto vuoto per qualche secondo.
  - Come fai ad essere così diverso a loro.
  Non posso averlo detto ad alta voce, oggi va di male in peggio, mi guardo in giro notando che non sono poi così lontano da casa.
  - Lascia stare non devi rispondermi.
  Continuiamo a camminare per qualche minuto nel completo silenzio finché non noto un locale all'angolo della strada.
  - Che ne dici di entrare lá.
  Dico indicando il piccolo ristorante.
  - Sul serio?
  - Cosa hai contro i ristoranti adesso.
Alzo gli occhi al cielo.
  - Nulla, abbiamo appena finito di mangiare, andiamo.
  Risponde annoiato
Entriamo e ci si presenta davanti un locale di piccole dimensioni piuttosto accogliente con le pareti rosso scuro, andiamo verso il bancone.
  - Allora tu bevi?
  Mi guarda per un istante corrugando la fronte.
  - A quest'ora sarebbe meglio un caffè John.
  - Prendo un the tu?
  Ci pensa qualche istante.
  - Anche.
  Faccio un gesto veloce al cameriere alto e bruno li vicino e ordino le due bevande, l'uomo sorride e ci indica un tavolo dove poter stare più comodi, prendiamo posto.
  - Tu mi conosci o meglio sai molte cose su di me ma io so a mala pena il  tuo cognome ed è strano considerando che adesso conosco i tuoi genitori
  Faccio una pausa
  - Insomma potresti dirmi qualcosa su di te?
  - Esattamente?
  - Non so hai hobby ?
  - La scienza
  - Credo che fin lì c'ero arrivato anche io.
  - Cosa vuoi sapere?
  Mi guarda interessato della risposta.
  - Non so...
  Guardo il pavimento, il cameriere verso di noi appoggiando al tavolino una candela e il the.
  - No aspetti non c'è bisogno.
  - è un piacere.
  Risponde sorridendo maliziosamente a Sherlock, lui sembra ignorarlo
  - Altro?
  - No sul serio non serve la candela .
  - Sì certo
  Risponde sorridendo e accendendola per poi andarsene. Io Sherlock parliamo del più e del meno come al solito le informazioni che ho ricavato su di lui sono pari a zero.
Dopo poco il cameriere ritorna con una bottiglia di vino.
  - No anche il vino no
  Mi afretto a parlare ma lui è più veloce e in meno di un secondo la stappa.
  - Ve l'hanno offerta, godetevela.
  Dice infine senza abbandonare quel sorriso.
  - Aspetta chi è stato?
troppo tardi se ne è andato. Osservo Sherlock che sembra essere interessato, mi limito a portare un bicchiere alla bocca.

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