City of Hell on Earth

di _Giuls17_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rivoluzione ***
Capitolo 2: *** Jonathan e Clary ***
Capitolo 3: *** L'Istituto di New York ***
Capitolo 4: *** Quando perdi la speranza ***
Capitolo 5: *** La Coppa Mortale ***
Capitolo 6: *** Verità spinose ***
Capitolo 7: *** La spada Mortale ***
Capitolo 8: *** La voce della coscienza ***
Capitolo 9: *** You lied to me ***
Capitolo 10: *** Scontro finale ***
Capitolo 11: *** Sotto processo ***
Capitolo 12: *** Verità nascoste ***
Capitolo 13: *** Vite di mezzo ***
Capitolo 14: *** Dentro di me c'è solo confusione ***
Capitolo 15: *** I was wrong ***
Capitolo 16: *** Never be alone ***
Capitolo 17: *** Che l'incubo abbia inizio ***
Capitolo 18: *** Legami di sangue ***
Capitolo 19: *** Scomparsa ***
Capitolo 20: *** Provarci ***
Capitolo 21: *** Convivenza (?) ***
Capitolo 22: *** Sono ancora qui ***
Capitolo 23: *** Adamas ***
Capitolo 24: *** Life and Love ***
Capitolo 25: *** Who am I? ***
Capitolo 26: *** Decisions ***
Capitolo 27: *** Erchomai ***
Capitolo 28: *** From now to the end ***



Capitolo 1
*** Rivoluzione ***


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Rivoluzione
 
 
-Sì Simon, stasera voglio fare qualcosa! Nonostante tutto è il mio compleanno.-
-Clary sedici anni non sono poi così importanti.- rispose Simon, pazientemente.
Lei spostò il telefono nell’altro orecchio per continuare la conversazione, mentre cercava di dare una sistemata alla sua camera prima del rientro di sua madre o le avrebbe proibito di uscire.
-Non mi interessa, stasera andiamo al Pandemonium, mi hanno detto che ci sono belle serate.-
-Clary ma quel posto è per gente poco raccomandabile!- sbottò sorpreso.
-Oh Simon, andiamo non facciamo mai niente di così sorprendente, di travolgente, per una volta fidati di me.-
-Mi fido di te da quando eravamo piccoli, ti ho conosciuto alla scuola dell’infanzia e non mi sono più liberato di te.-
-Sei davvero simpatico, mi ero dimenticata questo lato del tuo carattere.-
-Fray lo sai che io sono irresistibile.-
-Come no.- sussurrò per evitare di ridere in faccia al suo migliore amico.
Conosceva Simon da così tanto tempo che poteva prevedere tutti i mutamenti del suo umore e anche come avrebbe potuto reagire alle sue battute, era questo il pregio di conoscere una persona così bene.
-Stai ancora sistemando?-
-Sì, la mia camera è un disastro!-
-Non è una novità.- rise di gusto l’amico, dall’altro lato del telefono.
Clary sospirò e posò una maglietta nell’armadio ma il suo interesse venne meno al suono del campanello.
-Che strano, mamma ha le chiavi, Simon ti devo lasciare, devo fare opera di convincimento.-
-Speriamo che Jocelyn sia di buon umore oggi.-
-Oh bè sarebbe una novità.- chiuse il telefono e si diresse verso la porta, aprendola convinta di trovarsi davanti sua madre ma rimase stupita del contrario.
Trovò davanti a se un uomo, non troppo vecchio, forse dell’età di sua madre, incredibilmente muscolo e pieno di tatuaggi, occhi di un grigio che le ricordò le tempeste e i capelli color del sale.
Qualcosa dentro la sua testa scattò come una molla, come se una parte di lei sapesse chi era davvero quell’uomo, come se potesse averlo conosciuto.
-Clarissa.- disse, aprendosi in un grande sorriso.
-Chi è lei?- chiese cauta, non muovendo un muscolo.
-Immaginavo che Jocelyn ti avesse tenuto nascosto delle cose, ma non tutto.- commentò guardando dentro casa.
-Come conosce il nome di mia madre?- la sua mente iniziò a lavorare una risposta prima che lui potesse dargliela, ma non riuscì a trovare nessuna spiegazione.
-Perché lei è anche mia moglie.- disse tranquillamente.
-Cosa?- chiese, lasciando l’asse della porta, le mani le erano cadute lungo i fianchi, e la bocca le era decisamente rimasta aperta per la sorpresa.
 
“Riprenditi!!”
Come faccio?
 
-Scommetto che non ti aveva detto neanche questo?- entrò dentro casa, osservando con attenzione i quadri appesi lungo la parete, come se li conoscesse o come se conoscesse la sua autrice.
 
“Lui è tuo padre…”
No, è impossibile.
 
-Dovrebbe… Andarsene.- disse rimanendo ferma, davanti alla porta.
-Oh andiamo è il modo di accogliere tuo padre?-
Clary rimase di sasso, i muscoli rigidi per l’incredulità e la sorpresa, il suo cervello le aveva suggerito quella risposta dopo che lui aveva l’aveva definita sua moglie, ma in fondo non credeva che potesse essere vero, suo padre era morto in guerra, suo padre non l’aveva mai conosciuto, di suo padre non sapeva niente.
E improvvisamente si rese conto che le storie, raccontate da sua madre facevano acqua da tutte le parti, osservando l’uomo davanti a se si rese conto che nonostante lei avesse gli occhi verdi e i capelli rossi, regnava una certa somiglianza nei movimenti, nella mascella, poteva davvero essere sua figlia.
-Io sono Valentine ed oggi è il tuo compleanno.-
-Come fai…?-
-Clarissa sono tante le cose che io so, so che tu mi stai osservando per valutare le mie parole, per cercare una somiglianza con me, so che stai guardando i miei marchi e sai che non ti sono nuovi, perché li hai sognati anche tu.-
-Io…-
-Tua madre ci ha separato quando ancora non eri nata, ti ha riempito la testa di bugie, ti ha impedito di Vedere.-
-Vedere cosa?-
-Il mondo.-
-Sono io che non sono mai voluta andare via da New York.- ammise, chiudendo la porta.
-Non parlo di questa città.- disse guardando fuori, -Ma del Mondo Invisibile, questi marchi, sono Rune, li hai già visti ma tua madre ti ha impedito di ricordarlo, ti ha messo un blocco così che tu non potessi ricordare niente.-
-Perché?- chiese incredula.
-Perché non voleva che facessi la sua stessa fine, ma io oggi ti do l’opportunità di scegliere, è una vita che ti cerco Clarissa.-
Lei non potè fare a meno di rimanere sorpresa per quel tono di voce così disperato, come se fosse vero, come se l’avesse cercata per tutta una vita senza saperlo.
-Ti offro la possibilità di venire con me e scoprire la verità sulle tue origini, su chi sei davvero o puoi restare qua e andare al Pandemonium col tuo amico, Simon?-
-Come fai a saperlo?-
-Io ti sono stato vicino, Clarissa, anche se non mi vedevi.-
Rimase in silenzio osservando quei capelli cosi chiari da fare impressione ma qualcosa dentro di se le disse di fidarsi, di andare con l’uomo misterioso che diceva di essere suo padre e di scoprire la verità su se stessa, su chi era davvero.
-Non stai mentendo?-
-Se sapessi la verità non lo crederesti possibile.-
-Vengo con te.- aggiunse, prendendo la giacca di pelle dalla sedia.
-Speravo che lo dicessi.- aprì la porta per farla uscire e Valentine se la chiuse alle sue spalle, prima di aver dato un’ultima occhiata dentro.
-Dove andiamo?- chiese quando si ritrovarono per strada, sotto il sole del mattino.
-A casa.- disse tranquillamente.
 
***
 
Simon chiuse il telefono e lo posò sul tavolo, Clary era un tale casino ma era proprio per questo che lui si era innamorato di lei.
Non seppe dire da quando, ma sapeva che la sua amicizia con la ragazza era sempre stata particolare, aveva sempre sperato che lei facesse la prima mossa, che fosse lei a baciarlo o a confessargli i suoi sentimenti, ma non era mai successo.
-Puoi farlo avverare tu stasera, in discoteca.-
Si guardò allo specchio e vide un ragazzo alto, e non proprio muscoloso o in forma, con dei capelli castani ricci, scosse la testa per aggiustarli un poco ma fu del tutto inutile.
-Deve andare bene stasera.-
Si diede coraggio e aprì l’armadio deciso a conquistare quella ragazza e chiudere definitivamente con lo status di amico del cuore.
 
***
 
-Casa?- chiese Clary, non capendo.
-Tu non appartieni a questo mondo o a questa città, vieni da Alicante.-
-Mai sentita.- girarono a destra, dirigendosi in un vicolo buio e maleodorante.
-La conoscerai, è da là che vengono gli Shadowhunters.-
-Come faccio a sapere che dici la verità? Che sei mio padre e che mia madre mi ha sempre mentito, io non dovrei essere qua.- rispose allarmata.
-Clary sto dicendo la verità, dall’altro lato.- col dito le indicò un varco di luce blu, ovale.
-Cos’è?- chiese allarmata.
-Lo chiamiamo Portale e là dietro incontrerai l’unica persona che potrà darti la conferma sul fatto che io non sto mentendo.-
-Chi?-
-Tuo fratello.-
-No, ti sbagli, io non ho un fratello.- disse, sapendo di aver ragione, ma il suo cuore iniziò a battere forte, sapendo che nelle sue parole c’era una nota discordante.
-Davvero? E non ti dicono niente le lettere J. C.?-
Improvvisamente Clary ricordò un cofanetto, che sua madre usciva solo raramente, una volta l’anno le suggerì la sua mente, con inciso delle iniziali J. C., con dentro delle scarpette e una ciocca di capelli biondi, no color del sale.
Piangeva per un bambino.
-Jonathan ti sta aspettando.-
-Allora è tutto vero.- chiese cercando di non piangere, ma sapeva di avere gli occhi gonfi e colmi di lacrime, sua madre le aveva mentito, le aveva sempre mentito.
-Sì, dammi la mano e mi assicurerò di dirti tutta la verità.-
Clary guardò la sua mano, era piena di cicatrici e di tatuaggi, alcuni sbiaditi e altri no, ma qualcosa in quel semplice gesto le diede fiducia e sicurezza, prese la mano di suo padre e attraversò assieme a lui il Portale, cercando di non far caso alla sensazione che le diede.
Come se si fosse spezzata, come se fosse andata in pezzi, tanti piccoli pezzi impossibili da ricostruire, ma quando mise piede fuori, su un manto d’erba e alzò lo sguardo al cielo, sentì che tutta se stessa era tornata, che lei era di nuovo Clary e che stava per conoscere suo fratello.
 
***
 
Simon arrivò alle nove di sera, di fronte all’entrata della discoteca, non si era ancora messo in fila per entrare, ma osservò con interesse tutte le persone che aspettavano pazientemente che il buttafuori li facesse entrare al Pandemonium.
Distolse lo sguardo e guardò la strada, non aveva più sentito Clary per tutta la giornata, il suo cellullare sembrava morto ma lei non si sarebbe persa per niente al mondo quella serata.
Così aveva deciso si aspettare fuori il suo arrivo, ma quando guardò nuovamente l’orologio si rese conto che dopo quaranta minuti ancora lei non era arrivata.
Osservò l’entrata e un ragazzo dai capelli blu, che stava provando a convincere il buttafuori ad entrare, in tutti i modi, e anche se riluttante alla fine passò guardandolo in malo modo, per scomparire all’interno.
Si strinse nella giacca di pelle, prese nuovamente il cellullare ma non trovò nessuna chiamata di Clary o un suo messaggio, lo richiuse e posandolo nuovamente decise di aspettare qualche altro minuto, il suo arrivo, anche se una vocina dentro la sua testa gli stava urlando che lei quella sera non sarebbe venuta, non sarebbe venuta al loro appuntamento.
 


Sclero personale:

City of Hell on Earth non racconta i fatti descritti nei libri della Clare, o meglio anche se l’inizio può essere simile a City on Bones, verrà poi modificato lungo la narrazione, quindi non vi preoccupate se uno o più fatti non combaciano con quello descritto nei libri perché è stato volontariamente cambiato da me.
Quindi nonostante rimanga l’idea originale del piano di Valentine e poi di Sebastian tutto sarà reso diverso e nuovo dalle mie varie modifiche.
Spero che nonostante certi cambiamenti la storia vi possa piacere ed entusiasmare. 
Se vi state domandando il perchè l'immagine di Valentine non rappresenti la descrizione della Clare, chiedo scusa, ma come tutti sappiamo l'interprete non rispecchia il Valentine del libro, perciò sarà usato solo al fine di comporre la "copertina" della storia, lo stesso vale per la foto di Clary e Jonathan, di lui non sappiamo neanche chi sia l'autore ma trovo l'immagine significativa per la storia e spero che la possiate apprezzare :D
 

 

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Capitolo 2
*** Jonathan e Clary ***


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Jonathan e Clary
 
 
Alzò nuovamente lo sguardo verso il cielo, sorpresa, per la bellezza di quel posto, il cielo era privo di nuvole e Clary riuscì a osservare tutto il paesaggio anche a chilometri di distanza.
Potendo scorgere delle collinette in lontananza e dei sentieri, sicuramente usati dai commercianti della zona.
-La capitale si chiama Idris.- disse Valentine dopo un breve silenzio.
-Cosa sono quelle cose?- chiese indicando delle torri alte, che si stagliavano alte nel cielo.
-Quelle sono le Torri Antidemoni, servono a proteggere Idris dagli attacchi.-
-Dei demoni.- aggiunse guardandolo.
-Sì, quella che vedi in lontananza è la foresta di Brocelind, prima era molto più ampia ma è stata ridimensionata con l’espansione di Alicante.-
-Nel Mondo Invisibile ci sono solo gli Shadowhunters? E perché sono, siamo, chiamati così?-
-Non ci sono solo loro, ma anche i Nascosti: i lupi mannari, gli stregoni e i vampiri e le fate. Ma non è il momento di parlare di storia siamo quasi arrivati.- aumentò il passo e anche Clary dovette farlo per stargli dietro.
Vide altre somiglianze col padre, il corpo nonostante la massa muscolare si muoveva con fluidità, non aveva preso da lui l’altezza, quella era una caratteristica della madre.
Notò che si stavano sempre più allontanando dal sentiero battuto per dirigersi verso la vegetazione, sempre più lontano da Idris e dalle Torri Antidemoni, nonostante la strana sensazione di ansia che si era insinuata nel suo cuore, un’altra parte di lei si stava fidando, ciecamente, del padre o meglio di Valentine, le poche informazioni che le aveva dato combaciavano con la verità e aveva deciso di concedere il beneficio del dubbio, prima di chiedergli di essere riportata a casa.
Improvvisamente però tutti i suoi pensieri si annullarono del tutto, vide non troppo in lontananza nascosta bene dagli alberi una tenuta di campagna, non troppo grande ma una casa che dava la sensazione di accoglienza, di salvezza. Il fumo usciva dal tetto e dei suoni smorzati provenire dal davanti.
Si affiancò al padre e la seconda cosa che notò dopo la casa furono altri capelli color sale, stavolta adattati a un corpo decisamente più giovane e sempre muscoloso, indossava una tenuta di pelle nera e utilizzava una catana con la quale smorzava l’aria intorno a lui.
E come se li avesse sentiti si girò verso di loro, ma Clary pensò che stava guardando lei, con un unico colpo conficcò la catana nel terreno e fece un passo avanti.
-Jonathan!- urlò Valentine, ma lei pensò che non fosse necessario, si erano avvicinati molto alla tenuta e suo fratello distava da lei solo pochi passi.
-Lei è…-
-Clarissa.-
Il suo nome pronunciato dal fratello le percorse la schiena in un brivido freddo, l’aveva pronunciato come se loro fossero amanti, come se si fossero ritrovati, ancora, nello stesso letto assieme, come se lui l’avesse sempre amata.
-Sì.- disse semplicemente, non riuscendo a proferire altre parole.
-Sono davvero felice che nostro padre ti abbia trovato.-
Senza rendersene conto l’abbracciò e Clary non riuscì a impedirlo, anche volendolo, e lei non lo voleva, finalmente tutti i tasselli della sua vita si erano sistemati, finalmente poteva conoscere il motivo della sua diversità, della sua inadeguatezza in un mondo che non le apparteneva.
-Entriamo a casa, è il momento che Clarissa sappia tutto.-
 
 
Valentine aprì la porta di casa e fece entrare i suoi figli, sorridendo, come rare volte aveva fatto nel corso della sua vita.
Fece accomodare sua figlia su una sedia, porgendole un bicchiere d’acqua e dandole il tempo di adattarsi, senza opprimerla, doveva essere tutto perfetto, doveva farle capire quanto fosse importante per lui averla ritrovata, averla portata a casa e addestrarla.
-Lo sai Jonathan, tua sorella ha attraversato un Portale.-
-Non mi meraviglia più di tanto, hai il sangue dei Morgenstern dentro e il sangue dell’Angelo.-
-Perché mi sembra di capire che sia un evento importante?- chiese, timidamente.
E Valentine non potè fare a meno di rivedere Jocelyn in lei, determinata, forte, coraggiosa, capace di smuovere le masse e di coinvolgere tutti con i suoi occhi e col suo carattere.
-Perché gli Shadowhunters ci mettono anni prima di imparare ad attraverso un Portale.-
-Ah.-
-Tu sei speciale Clarissa.-
-Non so neanche cosa sono.- ammise guardando il fratello e così lui capì su cosa avrebbe dovuto fare leva, su quel legame che le era mancato, nonostante tutto Luke si era sempre sostituito a lui come padre e lei non aveva mai sofferto della sua mancanza, ma le era mancato quel legame fraterno che stava nascendo in quella stanza.
-Gli Shadowhunters o anche Cacciatori di Demoni sono l’unione di uomini e angeli.
Fummo creati più di mille anni fa, quando uno stregone rendendosi conto che il mondo stava per essere sopraffatto dalle invasioni, continue, di demoni di altre dimensioni invocò l’Angelo Raziel, quest’ultimo mescolò il suo sangue e quello umano all’interno di una coppa: la Coppa Mortale; e lo fece bere agli uomini.
Coloro che bevvero il sangue dell’angelo divennero cacciatori e cosi anche i figli dei loro figli.
Ma come ti accennavo prima, Clary, nel Mondo Invisibile ci sono anche i Nascosti: i Figli della Luna che sono i lupi mannari, i Figli di Lilith che sono gli stregoni, i Figli della Notte che sono i vampiri e il Popolo Fatato.-
-Viviamo in pace finché tutti rispettano gli accordi che il Conclave ha stipulato.- concluse Jonathan al posto del padre.
-Cos’è il Conclave?- chiese Clary.
-La massima autorità, il centro del potere che ha sede ad Idris.-
-Lo so che sono molte cose da assimilare, puoi riposare un poco e poi potremo ancora parlarne.- disse Valentine, alzandosi e indicando una porta che lei non aveva visto.
-Questa è la stanza di tuo fratello, sarà felice di prestartela per il momento.-
-Non dovrei… Insomma.-
-Sei a casa Clarissa, adesso.-
Osservò i suoi figli e vide Clary annuire piano, la fece accomodare dentro la stanza per poi chiuderla subito dopo.
-La possiamo portare dalla nostra parte.- aggiunse suo figlio, non appena il padre lo guardò.
-Ne sembri convinto.-
-Lo sono.-
Valentine sorrise, dopo sedici anni poteva finalmente realizzare il suo piano. Quello stesso piano che Jocelyn aveva distrutto anni fa, ma grazie all’aiuto di sua figlia niente sarebbe andato storto quella volta, il Conclave e gli accordi sarebbero spariti per sempre.
 
***
 
Simon guardò ancora la porta di casa senza successo, stava aspettando da dieci minuti di trovare il coraggio per suonare e parlare con Jocelyn, per vedere Clary sbucare dalla sua camera e dirgli che si era totalmente dimenticata dell’appuntamento, ma qualcosa, il suo cuore, gli stava dicendo che niente del genere si sarebbe avverato.
Bussò piano, ma la porta di casa si aprì subito e intravide prima lo sguardo speranzoso di Jocelyn per poi essere divorato dalla delusione e dalla paura.
-Simon, lei non è con te?!-
-No, io pensavo che fosse qui.- disse entrando dentro casa.
-No, ieri aveva detto che veniva con te a ballare ma la sera non è rientrata e stamattina non c’era a casa.-
-Ieri sera non è venuta al Pandemonium.-
-Come?- il tono di voce di Jocelyn si abbassò, totalmente presa dal panico e dalla paura.
Clary era sparita.
-Sono uscita a cercarla, anche Luke, non è ancora tornato, ma qua non è rientrata, non ha preso niente, i suoi vestiti ci sono tutti.-
-Io non lo so, ieri ho provato a chiamarla ma non rispondeva, il suo cellulare era morto.-
-Anche adesso.- disse indicando il telefono di casa, a pochi passi da loro.
-Avete notizie?- chiese Luke, entrando di corsa a casa, privo di fiato e con le gocce d sudore in testa.
-No, neanche Simon l’ha vista.-
-Adesso chiamo la polizia, Luke, mia figlia è sparita!- urlò.
Simon avrebbe voluto dire qualcosa per tranquillizzare la madre di Clary, per assicurale che lui l’avrebbe trovata e che l’avrebbe riportata a casa, ma la verità era che lui non aveva idea di dove potesse essere andata a finire, aveva guardato nei loro posti preferiti ma nessuno l’aveva vista o riconosciuta.
-Jocelyn.-
-No Luke, ho aspettato, come mi avevi chiesto tu, ma adesso basta, se le hanno fatte del male io non me lo potrei mai perdonare!-
-Non le farà del male.-
-Di chi stai parlando?- chiese con ancora la cornetta del telefono in mano.
-Valentine non farà del male a sua figlia.-
Lentamente alzò un pezzo di stoffa che era andato a finire sotto il divano, vecchio e spiegazzato, di cui Simon non riconobbe neanche il disegno, totalmente sconosciuto, ma vide dal pallore di Jocelyn che per lei voleva dire tutto.
Si alzò per osservarlo e rimase stupito dalle stelle nere e dalla M in mezzo ad esse.
-Lui… è tornato.- sussurrò.
 
***
 
Clary si rigirò nuovamente nel letto, aveva dormito bene quella sera, nonostante il letto non fosse il suo, nonostante quella non fosse la sua camera o le sue cose, l’odore di Jonathan l’aveva aiutato a chiedere la mente: sapeva di bosco, di erba e di sangue.
Anche se quell’ultimo dettaglio le aveva fatto accapponare la pelle non aveva trovato niente che potesse ricondurlo ad esso, se non delle armi che però erano lucidate e conservate, nonostante il disordine della camera.
Aveva visto il sole sorgere e stranamente le era sembrato totalmente diverso dal cielo di New York, forse per l’assenza dei palazzi, forse per la natura che la circondava, o forse perché adesso Vedeva le cose in modo diverso.
“Hai ancora il tuo blocco, non puoi vedere più di tanto.”
Ma adesso so chi sono, so perché mi sono sentita sempre un pesce fuor d’acqua, se non fosse stato per Simon sarei stata sola.
“E a tua madre non pensi?”
Lei mi ha mentito per tutta la mia vita, non mi ha mai raccontato la verità, né su mio padre né su mio fratello.
“Che vuoi fare?”
 
Socchiuse solo un attimo gli occhi, poi si tolse le coperte di dosso, senza indossare le scarpe uscì dalla stanza, ma non trovò né Valentine né Jonathan a fare colazione, uscì fuori e l’odore della natura la colpì così dolcemente che il suo cuore perse un battito.
-Sorella mia.-
Quelle parole la fecero riprendere dallo choc e guardò suo fratello, solo adesso notò gli occhi neri, così neri che neanche la pupilla si riusciva ad intravedere, la mascella spigolosa, di un guerriero e il corpo pieno di rune.
-Voglio essere una di voi, voglio ricordare, voglio imparare.- annunciò sicura di se.
-Era quello che speravo.- ammise il fratello, guardandola dritta negli occhi, come se lei fosse l’amore della sua vita.



Sclero Personale: eccomi qua col secondo capitolo, cosa ve ne pare? Sto cercando di seguire i concetti generali che Cassandra ci ha dato ma modificando e reinventando tutto :D
Diciamo che a me sta piacendo molto e non vi nascondo che ci saranno molte novità nei prossimi capitoli !! :]
Grazie a chi si è preso la briga di leggere il primo e spero che mi seguiate anche nei prossimi, anche a chi l'ha messa nelle preferite e seguite <3
Ps: mi dite come si vedono le immagini? A me appaiono immense 0.0
XOXO

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Capitolo 3
*** L'Istituto di New York ***


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L’Istituto di New York
 
 
Quando Jocelyn aveva lasciato Alicante, no quando aveva lasciato il Mondo Invisibile ripudiando i suoi stessi marchi, lasciando tutti tranne Luke non credeva che avrebbe dovuto chiedere il loro aiuto.
Aveva rinunciato a tutto per crescere Clary lontano da loro, lontano dagli Shadowhunters e dalle idee del padre, per proteggerla dal quel cognome che aveva causato fin troppo male a troppe persone, ma dopo sedici anni si rese conto che non avrebbe mai potuto dire addio veramente a tutto quello.
A se stessa e alla sua stessa natura.
Lo aveva fatto per sua figlia, ma come Luke le aveva detto quella sera, l’incontro con l’Istituto era necessario, il Conclave doveva essere avvertito.
 
-Siamo sicuri che sia una cosa giusta? Potremo cercarla noi.-
-Jocelyn, Valentine avrà sicuramente nascosto Clary così da non poterla trovare. Tu sei una ex Shadowhunters e anche se io sono un lupo, non ho un branco a cui fare affidamento, noi due soli non potremo farcela.-
-Perché è tornato? Lui era morto, io ho visto le ossa e quelle di Jonathan nella tenuta, con quelle dei miei genitori.
Si era ucciso.-
-A preso tutti in giro.-
-Ci è riuscito anche troppo bene, direi.- ammise, rassegnata chinando la testa per guardarsi i piedi.
Avevano raggiunto l’Istituto intorno alle nove del mattino, ma non aveva avuto ancora il coraggio di entrarci, sapeva che una volta fatto avrebbe dovuto dire addio alla sua immunità, alla sua vita.
“Lo faresti per Clary?”
Farei di tutto per mia figlia.
-Entriamo Luke.-
Aprirono il cancello della cattedrale e improvvisamente il Mondo Invisibile si rivelò a lei, come un tempo, vide l’Istituto perfettamente celato da magie e da rune antiche, si voltò rendendosi conto che i Mondani non l’avrebbero seguita né con lo sguardo né di persona, solo loro potevano varcarlo.
Strinse brevemente la mano di Luke per poi lasciargliela, doveva essere forte, forte per sua figlia, non avrebbe permesso a suo marito di ucciderle un secondo figlio.
 
***
Simon quella sera non aveva chiuso occhio, così quando la mattina si era svegliato insolitamente presto, aveva deciso di recarsi a casa di Clary per chiedere notizie sue e per vedere se avessero o meno contatto la polizia, anche se dal modo cui lo avevano fatto uscire di casa, aveva intuito che non sarebbe stato nelle loro imminenti intenzioni.
Ma qualcosa lo stupì ancora di più, prima di arrivare al portone che lo avrebbe condotto a casa di Clary vide sua madre e Luke uscire di casa, con aria circospetta, come se cercassero di passare inosservato.
Il suo istinto gli disse di non chiamarli, ma decise di seguirli, lo avrebbero condotto da qualche parte e forse avrebbe avuto notizie di Clary.
Si era stupito, più del solito, quando li aveva visti passare per un cancello di una cattedrale diroccata e certamente non in uso.
Si era fermato fuori, credendo di aver visto male o di averli scambiati con altre persone, solo quando non li vide uscire per un paio di minuti decise di seguirli, inizialmente provò una strana sensazione ma quando si lasciò il cancello alle spalle, vide che la cattedrale in realtà nascondeva un edificio decisamente in uso e non disastrato come appariva dall’esterno.
Seguì il sentiero di pietra e notò il portone chiudersi davanti a lui, si fermò a pochi passi non sapendo se entrare o restare fuori ed aspettare che Luke e Jocelyn uscissero.
 
***
 
-Salve, posso esservi utile?-
Una voce femminile richiamò la sua attenzione una volta uscita dall’ascensore sgangherato e le smorzò il respiro, non era difficile riconoscere la ragazza o meglio per Jocelyn non fu difficile riconoscerne i geni, era una Lightwood.
-Devi essere la figlia di Maryse Lightwood.-
-Sì, come fa lei a saperlo?-
Scosse la mano, per indicare che non aveva poi così importanza, -Ci sono i tuoi genitori?-
-No sono a Idris, per gli accordi.- disse guardandola dritta negli occhi, -Non credo di averla mai vista.-
-Non importa, con chi posso parlare?-
-C’è Hodge.-
Quel nome provocò una scossa dentro il petto della donna e dovette chiudere la mente ai ricordi che possessivi premevano per uscire e ricordarle tutti i suoi errori, tutti gli sbagli della sua giovinezza.
-Perfetto.- disse Luke al posto suo, e seguirono la ragazza per i corridoi finché non si presentarono di fronte a un ampia biblioteca ricolma di libri, con al centro una scrivania che poggiava su due angeli. (*)
-Cosa c’è Izzy?-
-C’è qualcuno che la cerca.- comunicò facendo passare sia lei sia Luke.
-Jocelyn.- disse l’uomo, riconoscendola subito e rimanendo totalmente sorpreso.
-Ciao anche a te Hodge.-
-Ne è passato di tempo, Lucian, anche tu sei cambiato parecchio.-
-Siamo sempre gli stessi ma non è una visita di cortesia, la nostra, è una questione importante.- aggiunse il lupo facendosi strada verso l’uomo.
-Izzy puoi chiudere la porta, per favore?-
La ragazza sparì dietro le pesanti porte e l’uomo notevolmente più vecchio di quando Jocelyn ricordasse si piazzo davanti, ridondandole ancora una volta gli anni del Circolo e del suo matrimonio con Valentine.
 
-Che succede?-
-Si tratta di Clarissa, mia figlia.-
Hodge guardò Luke come se volesse scoprire la somiglianza tra la figlia che non aveva visto e il presunto padre.
-No, è figlia di Valentine.-
-Come?- sussurrò l’uomo, sorpreso.
-Io… Sono scappata quando ancora lei doveva nascere, ma Hodge non è questo il punto! Lui è tornato e Clary adesso è con lui.-
-Come è potuto succedere?-
-Valentine è riuscito a trovarla e pensiamo che l’abbia presa contro la sua volontà, ma sono spariti, il Conclave deve essere avvertito!-
-Manderò personalmente al Conclave una lettera oggi stesso, ma dobbiamo muoverci, dobbiamo scovarli, manderò i ragazzi.-
-I figli di Lightwood?-
-C’è anche il figlio di Wayland qua, è il migliore Shadowhunters della sua generazione. Church valli a chiamare.- disse rivolgendosi al gatto che uscì subito, anche se pigramente dalla stanza.
-Sarà disposto ad ascoltarci?- chiese Luke, con cautela.
-Faremo in modo che lo faccia, manderò una lettera ogni due giorni se fosse necessario.-
 
-Hodge hai chiamato?-
Dalla porta entrò prima di tutti un ragazzo dai capelli biondi, quasi del colore del solle e dagli occhi ambrati, Jocelyn cercò alcune tracce del padre in lui ma non riuscì a riconoscere neanche un dettaglio e poi la sua attenzione si concentrò sui figli di Maryse, e riconobbe Alexander, alto dai capelli neri come la sorella e sguardo deciso.
-Sì, dovete cercare una persona.-
-Non ci occupiamo mica della sezione persone scomparse.- commentò il ragazzo biondo.
-Jace, non è una semplice persona, è una Shadowhunters.-
-Non sa di esserlo.- ammise Jocelyn a bassa voce.
-Che intendi?-
-Le ho fatto mettere un blocco da Magnus Bane da quando ha compiuto tre anni fino al suo quindicesimo compleanno, sarà in balia dei ricordi e del padre, adesso.-
-Come si chiama?- chiese Alec, facendosi avanti ed assumendo le redini della situazione.
-Si chiama Clary, ha gli occhi verdi e i capelli rossi, è piccola ma decisamente forte, e Valentine me l’ha portata via.-
-Intende…-
-Sì, Morgenstern, è vivo ed ha rapito mia figlia.-
-La troveremo, come ha detto che si chiama lo stregone?- chiese Izzy, avvicinandosi.
-Magnus Bane, lo troverete facilmente. Grazie.-
-Non ci ringrazi se prima non torniamo con sua figlia.-
-Tenete.- Luke porse una foto e Jace la prese prima degli altri, rimanendo piacevolmente stupito dalla ragazza che vi era ritratta, decisamente attraente e bella per la sua età.
-Ci mettiamo al lavoro.-
In poco tempo lasciarono la stanza e anche Jocelyn e Luke fecero lo stesso, facendo promettere a Hodge di comunicargli presto notizie sulla risposta del Conclave, chiusero il pesante portone e uscirono di nuovo sotto le luci del sole del mattino.
-Dov’è Clary? Sta bene?-
Quella voce fece bloccare la donna sul posto e dovette più volte ripetere il nome del ragazzo per assicurarsi che fosse veramente lui.
-Cosa ci fai tu qui?!-
-Ho il diritto di sapere.-
-Penso che sia il caso di tornare a casa e di parlarne con calma, no?-
Jocelyn annuì sconfitta e con Simon accanto lasciarono l’Istituto di New York.
 
***
 
Clary dovette ammettere che quelle tenute non erano per niente male, si guardò un’ultima volta allo specchio e poi decise di uscire fuori, dal fratello e dal padre, che la stavano aspettando.
-Molto bene, alla fine ce lo hai nel sangue.- disse Valentine, guardandola attentamente.
-Forse.- disse, imbarazzata, lei non sapeva niente di quel mondo e nonostante la sua decisione di essere istruita dovette ammettere di aver davvero paura, per un suo possibile fallimento.
-Iniziamo la tua preparazione col dirti che gli strumenti degli Shadowhunters oltre le armi, di cui disponiamo un’ampia gamma, sono le spade angeliche e gli stilo.- iniziò Jonathan porgendole un cilindretto di color rosso e un tubo privo di luce, -Lo stilo serve per le rune, abbiamo molte rune noi Shadowhunters ma le troverai tutte nel Codice, mentre le spade prendono forza dal nome dell’angelo che pronunci.-
-Quindi se io non dico il suo nome…-
-La spada non si attiva.- concluse per lei il padre.
-Ho capito, credo.-
-Bene adesso Jonathan ti addestrerà, io verrò domani per controllare i tuoi progressi, mi aspetto molto da te, Clarissa.-
-Cercherò di non deluderti.- disse guardando il padre che lasciava la radura per inoltrarsi nel bosco alle spalle della casa.
-Spero solo che non ti metterai a piangere se ti spezzi un unghia.- le lanciò una spada e anche lui ne prese una su di un tavolo.
-Non sono una bambina.-
-Lo vedremo.-
-Nakir.- sussurrò il fratello e Clary rimase sorpresa e ammaliata dalla bellezza di quella spada, il cui colore splendeva nonostante fosse giorno  il solfe fosse alto nel cielo.
-Come si chiama?-
-Cassiel-
-Cassiel.- la ragazza pronunciò quel nome, con timore, come se la spada potesse non rispondere al suo comando, ma dopo neanche un secondo la vide illuminarsi di una luce tendente al blu, un sorriso le nacque sul viso e cercò di assumere una posizione di difesa.
-Sono pronta.-
Jonathan la guardò per un attimo e poi si lanciò contro di lei, si rese conto, che il fratello non stava usando la sua vera forza ma che anzi stava decisamente giocando con lei, ma questo le permise di capire i meccanismi dell’attacco, le posizioni, gli affondi, i colpi e che l’importante era anche il corpo a corpo.
Nonostante non se lo aspettasse, ricevette un pugno vicino lo zigomo e la spada le cadde dalle mani, sapeva che Valentine aveva dato precise istruzioni, cosi decise di non badarci e raccolse la spada, sapeva cosa fare.
Infatti dopo pochi attimi riuscì a disarmare il fratello e a far spegnere la luce della spada.
-Non male.- ammise, -Vieni qua.- lei si avvicinò, togliendosi un po’ di sudore con le mani e si sporse per far vedere lo zigomo, la toccò deliacamente, cose se si potesse rompere troppo facilmente, le sue mani erano fredde sulla sua pelle e un brivido le percorse la schiena, facendola tremare.
-Ti sta venendo un livido.-
-Non importa.-
-Invece sì o nostro padre non mi perdonerà di aver rovinato il tuo viso perfetto. Prendi il tuo stilo.-
Clary lo porse col cuore che batteva forte, aveva capito cosa intendeva fare Jonathan, ovvero una runa, la sua prima runa e la spaventò a morte.
-La runa che ti sto per disegnare allieverà il tuo dolore e farà sparire il livido, è una runa non permanente, mentre dovremmo provvedere ad altre rune che invece lo sono.-
-E sono necessarie?-
-Per renderti uno Shadowhunters coi fiocchi? Sì.-
-Va bene, facciamole.- disse facendo un grande respiro e sentendo la paura svanire, anche se il suo cuore non aveva smesso di battere forte.
-Clarissa ammiro molto la tua fede.-
Si sedettero sull’erba e la ragazza tolse i para gomiti della tenuta e anche la parte di sopra, rimanendo col top con cui era partita da casa il giorno prima.
-Non dovrei averla?- chiese curiosa.
-Dovresti averla, ma non tutti hanno il tuo coraggio, oggi.-
-Io… Sentivo che doveva andare così.- guardò suo fratello e sorrise, -Che rune devi farmi?-
-Iniziamo con l’Iratze, per la guarigione, poi facciamo l’Ekeii, indica il tuo legame con l’Angelo, e quella della Vista e quella dell’Agilità.-
-Sono tante.-
-Non ti farò male.-
Lo sguardo di Jonathan la convinse a cedere, suo fratello la guardava in uno strano modo, non sempre, ma certe volte Clary aveva la sensazione che in lui vedesse qualcun altro o che si aspettasse da lei qualchecosa.
 
“Ma è tuo fratello e ti sta dimostrando il suo affetto.”
Mi fido di lui.
Ciecamente.
 
Senza dimenticare quelle parole porse il braccio a Jonathan e senza emettere neanche un lamento, lo lasciò stare mentre gli tatuava il corpo, soffermandosi qualche volta a guardarle la pelle chiara e priva di cicatrici.
 
 
 
 La parte con (*) è perchè non ricordo la perfetta descrizione della scrivania e non avendo i libri con me non sono riuscita a controllare.

Sclero Personale: Okay... Ho notato che il secondo capitolo non è stato di vostro gradimento e lo so, è terribilmente noioso e avreste preferito non leggerlo, ma purtroppo, ahime, serviva per introdurre gli eventi futuri: è il primo incontro di Clary con Jonothan e volevo comunque dargli una certa importanza.
Da questo momento in poi i capitoli saranno più lunghi e spero di ricevere qualche piccola recensione *.*

Spoiler_  
[...] salì le scale tenendo stretto il blocco da disegno di Clary [...]

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Capitolo 4
*** Quando perdi la speranza ***


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Quando perdi la speranza
 
 
Jace era stato considerato da molti uno dei migliori Shadowhunters della sua generazione, assieme ad Alec, il suo parabatai, ma stavolta non aveva idea di come agire.
Una settimana fa gli era stato assegnato l’incarico di cercare quella ragazza, Clary, ma non erano riusciti a trovare neanche un straccio di indizio che li aiutasse a capire.
Era sparita, come se si fosse volatilizzata nel nulla.
-Novità?- chiese Izzy entrando nella sala d’addestramento dell’Istituto e facendo smuovere Jace dalla sua immobilità.
-No, questa ragazza è…-
-Scomparsa?- gli fece eco Alec, -Sì, secondo me non è stata rapita.-
-L’hai sentita la madre.- disse Izzy, prendendo la sua frusta dal braccio.
-Mi sembra fin troppo protettiva e secondo me non riesce a essere obiettiva.-
-Anche Maryse si comporterebbe così se succedesse qualcosa a noi o a Max, e poi ragazzi stiamo parlando di Valentine Morgenstern!-
-Tutti sanno chi è.-
-Sì e se ha deciso di cercare adesso sua figlia, vorrà dire che lei è in pericolo.- Jace prese la sua Spada Angelica, senza attivarla, ma non riuscì a ottenere nessuna idea.
-Solo che sicuramente non sono a New York.- continuò.
-Lo stavo pensando anche io, nonostante la comunicazione sia girata non solo fra gli stregoni ma anche tra vampiri e il popolo fatato, nessuno ha visto niente, deve averla portata via.-
-Ma ci deve essere un modo per rintracciarla?-
-Potremo…-
Jace si alzò e andò a prendere altre spade da mettere nella cintura, controllò il suo stilo e prese un pugnale per metterlo nello stivale.
-Che stai facendo?- chiese Alec, alzandosi e andando a seguire il suo parabatai.
-La madre ha fatto il nome di uno stregone, da lui non siamo ancora andati ed è arrivato il momento di presentarsi da Magnus Bane.-
-Jace lui è il Sommo Stregone di Brooklyn, non possiamo presentarci armati a casa sua.- disse Isabelle.
-Lui è famoso per le sue feste, procuriamoci un invito e andiamo, se siamo fortunati lo possiamo incontrare questa sera stessa.-
-Tentar non nuoce.-
-Tu diresti di tutto pur di appoggiarlo nelle sue pazzie!- sbottò la sorella, sistemando nuovamente la frusta.
-Trovati un tuo parabatai.- disse facendole la linguaccia Jace.
Uscirono fuori dalla sala, Jace accelerò il passo, finalmente aveva un idea, finalmente poteva aggrapparsi a qualcosa per cercare Clarissa ma la sua corsa venne fermata, bruscamente, dallo scontro contro un ragazzo appena fuori dal cancello.
-Non dovrebbe vederci.- disse Isabelle, aiutando Jace ad alzarsi.
-E´ un Mondano.-
-Avete notizie di Clary?- chiese il ragazzo sistemandosi gli occhiali, leggermente storti.
-Ci vede.- sentenziò Alec.
-Sì, Jocelyn mi ha spiegato tutto.-
-Ti ha parlato del Mondo Invisibile?! Cioè non dice la verità alla figlia ma a un ragazzo qualunque, sì?-
-Sono il suo migliore amico e mi ha detto che avrei potuto avere delle risposte da voi, se vi avessi visto.-
-Bene, la donna è furba.-
-Scusaci ma non abbiamo capito il tuo nome.-
-Simon, Simon Lewis.-
-Simon vedi noi adesso dobbiamo andare, forse abbiamo una pista e possiamo trovare Clary.-
-Quindi non siete riusciti a trovarla?- chiese leggermente scoraggiato da quell’affermazione.
-No, ma tu ci sei d’intralcio.- disse Jace, spostandolo con un leggero colpo di spala.
-Vengo con voi!-
-No un Mondano non può intromettersi nelle questioni degli Shadowhunters.-
-Ma posso esservi utile, conosco Clary molto bene, potrei aiutarvi.-
-Lasciamolo venire, è disperato.- sussurrò Izzy al fratello e a Jace.
-Isabelle se lo fai venire, è una tua responsabilità.- disse Alec, per spalleggiare Jace.
-Perfetto! Simon vieni con noi!- urlò per poi afferrarlo per il braccio.
-Andiamo da Taki a cercare un invito.-
-Taki?-
-Lascia stare.- disse scoraggiato Jace, sistemò i capelli dietro le orecchie e riprese la sua marcia, avrebbe trovato quella ragazza, a tutti i costi.
 
***
 
Valentine rimase in silenzio, stava osservando qualcosa di davvero bello ai suoi occhi, qualcosa che lo avrebbe aiutato nel suo piano rendendolo perfetto: sua figlia.
Si spostò verso destra per avere una maggiore visuale e rimase piacevolmente sorpreso dai progressi che la ragazza aveva fatto in una settimana, riusciva a tenere una Spada Angelica in mano e a combattere con una certa destrezza, riuscendo quasi a tenere testa a Jonathan, anche se lui sapeva bene la reale forza del figlio e che quello era solo il minimo della sua potenza.
Sarebbe bastata un’altra settimana per renderla pronta, e poi avrebbe potuto dare inizio al suo piano.
Avrebbe rivoluzionato il mondo, dicendo addio al Conclave e agli accordi, avrebbe sterminato tutti i Nascosti e creato il suo mondo.
Sorrise e notò la concentrazione di Clary dalle piccole rughe che si erano formate sulla fronte: era forte, come lui, nonostante Jocelyn l’avesse nascosta dentro di se aveva il sangue dei Morgenstern, della “Stella del Mattino”.
-Perfetto.- disse battendo brevemente le mani.
Sia lei che Jonathan si fermarono e lui notò anche i marchi che la ragazza adesso portava, quello della Vista nella mano, dell’Agilità sul polso, dell’Angelo sulla spalla, la stava trasformando nel guerriero perfetto.
-Potete prendervi una pausa, voglio esaminare i progressi di Clary nel corpo a corpo, tra un po’.-
Vide sua figlia crollare a terra, chiudere gli occhi e inspirare a fondo per recuperare il fiato.
-Padre.-
-Vieni con me.-
Si avviò lentamente verso il bosco per non destare sospetti nel caso cui Clary si fosse alzata e non li avesse visti.
-Procede bene?-
-Si fida di me.-
-Volevo sentire proprio questo, se si fida di te allora farà parte del piano?- Valentine guardò il figlio, con lui aveva fatto un ottimo lavoro, gli occhi neri gli ricordarono quando ancora in grembo aveva fatto bere a Jocelyn il sangue di Demone per ottenere quel capolavoro e Clary non era da meno, anche se con lei aveva usato qualcosa di diverso, ma si rese conto che suo figlio stava guardando la sorella.
-Lo farà, non vuole tornare a casa dalla madre.-
-Non basta.-
-Lo farà perché di me si fida e sa che io la difenderò.-
-Ecco, allora le dovremo spiegare anche perché ci sono degli Shadowhunters sulle sue tracce, a New York.-
-Sono i figli dei Lightwood?-
-C’è anche Jace.- disse Valentine sorridendo.
-Penso di aver trovato il modo per assicurarci la fiducia di Clarissa.-
-Fra una settimana.- sentenziò Valentine, tornando alla casa e trovando ancora sua figlia sdraiata a terra.
-Clary alzati.-
-Certo, papà…- disse senza guardarlo in faccia, ma qualcosa scattò dentro l’uomo.
Si avvicinò e mise le sue mani sulle spalle della figlia, per guardarla negli occhi.
-Sono fiero di te.-
Lei sorrise e lasciò andare la spada per concentrarsi sul corpo a corpo.
-Stavolta ti batto Jonathan.-
-Non contarci troppo, sorella mia.-
-Forza.-
E come ogni volta che lottava con suo fratello Clary si animò, il fuoco dentro di lei iniziò a bruciare sempre più forte e si rese conto di aver preso la scelta giusta, quella era la sua famiglia, loro ci sarebbero stati.
 
***
 
-Dobbiamo veramente vestirci in questo modo?- chiese Simon osservando la camicia che Isabelle stava abbottonando per lui.
-Da Magnus non ci si può andare con gli stracci, lui è uno stregone famoso e le sue feste non sono da meno.-
-Capisco.-
-Non ti preoccupare per Clary, Jace sa quello che fa.-
-Credi molto in lui?-
-Non è mio fratello di sangue, ma io lo reputo tale, gli voglio bene e so che prende a cuore qualsiasi incarico che Hodge gli da, questo non è da meno.-
-Speriamo che trovi Clary.-
-Andiamo.- disse Alec entrando nella stanza della ragazza e spronando i due a uscire.
Jace li condusse senza troppe difficoltà a Brooklyn e riuscirono a individuare la casa tramite le iniziali M.B apposte all’entrata, usò una runa di apertura e guardando per un’ultima volta i suoi compagni entrò dentro.
Li perse di vista troppo velocemente, l’intero posto era pieno di persone, luci, musica e glitter ovunque, venivano anche sparati in aria per travolgere tutti i presenti.
Si mosse velocemente, notò che delle scale conducevano alla parte superiore della casa così decise di tentare, spinse la porta ed entrò dentro ma in poco tempo si sentì oppresso dall’arrendo decisamente ingombrante che vi trovò.
-La festa è di sotto.- disse una voce alle sue spalle.
Jace si voltò ed incontrò degli occhi verdi con pupille a fessure che a Jace ricordarono i gatti, sorrise a se stesso, e identificò in esso Magnus Bane, era alto, indossava una maglia nera a maniche corte e dei jeans, i capelli neri sparati in aria dal gel e il glitter negli occhi.
-Stavo cercando te, Magnus Bane.-
-Di solito gli Shadowhunters non vengono alle mie feste.-
-Ma io ho qualcosa da chiederti.-
-I miei servigi hanno un prezzo.-
-L’Istituto sarà pronto a pagarti se ci aiuti a trovare una persona.-
-Perché dovrei essere interessato?-
-La conosci, si chiama Clarissa Fray o forse dovrei dire Morgenstern?-
-Cosa le è successo?- chiese, facendo un passo avanti verso Jace.
-Suo padre è venuto a prenderla e adesso è scomparsa, noi non riusciamo a trovarla e solo tu puoi aiutarci.-
Magnus rimase in silenzio solo un attimo e poi si voltò scontrandosi quasi con Alec che aveva raggiunto Jace in quel momento.
-Lo faccio gratis per Clary, ma avrò bisogno di qualcosa di suo per rintracciarla.-
-Simon potrebbe dirci che oggetto prendere.-
-Vado io.- disse Jace, uscendo di corsa e raggiungendo Isabelle e il ragazzo che erano rimasti vicino al banco delle bevande.
-Simon dimmi un oggetto cui Clary è particolarmente attaccata.-
-Fammi pensare, il suo blocco da disegno. Perché?-
-Dove abita?-
Simon guardò attentamente il ragazzo davanti a se, era il tipico belloccio che riusciva ad attrarre tutte le ragazze, forse anche Clary se lei lo avesse conosciuto ma adesso la stava aiutando, poteva davvero trovarla e portarla di nuovo a casa, sospirò e dopo avergli detto la via, lo vide sparire così velocemente, che non ebbe nemmeno il tempo di avvertirlo che avrebbe trovato Luke e Jocelyn a casa.
 
***
 
Jace stava nuovamente aprendo il cancello per entrare a casa di Magnus e la prima differenza che notò fu la mancanza di gente, la festa era finita e nonostante fosse leggermente devastato il giardino era abbastanza pulito, salì le scale tenendo stretto il blocco da disegno di Clary, avrebbe voluto non guardare ma dopo che era riuscito a prenderlo entrando dalla finestra non era riuscito a resistere.
Lei era bravissima, i suoi disegni l’avevano sconvolto e piacevolmente sorpreso, e tramite quel blocco la stava conoscendo.
Jace Wayland il sentimentale.
“Penso che la ragazza ti piaccia.”
Non l’ho mai vista è impossibile!
 
-Eccoti.-
Isabelle prese il blocco e in qualche modo Jace si sentì privato di qualcosa che gli apparteneva, di qualcosa a cui teneva.
-Magnus adesso tocca a te.-
Lo stregone prese il blocco, lo esaminò con attenzione e poi lo posò sul tavolo, dove lui si sedette, lo sguardo concentrato sull’oggetto ma non successe niente.
-Non posso rintracciarla.-
-Perché no?- era stato Jace a parlare, sorprendendo tutti anche Simon.
-Non è qui.-
-Lo sappiamo che non è a New York, per questo ci servivi tu.- disse Alec, prendendo il blocco per guardarlo.
-Non intendo qui New York, ma non mi è possibile rintracciarla, suo padre avrà posto delle barriere.-
-Ma almeno è viva?-
-Sembra di sì.-
-Ci proverai ancora?- chiese Alec, porgendo il blocco a Magnus.
-Sì, ve lo prometto. Potrebbe anche apparire, senza che ve ne rendete conto.-
-Speriamo.-
Jace si allontanò dal gruppo e andò a guardare la luna alta nel cielo, erano di nuovo a un punto morto, non avevano altre idee per cercare di localizzarla e il Conclave non aveva ancora mandato nessuna risposta, erano soli.
E Jace non aveva idea di come trovare quella ragazza.
 
***
 
-Hodge ne sei sicuro?-
-Valentine lo sai… Non ti avrei detto di venire qua senza un valido motivo.-
-Lo so, vuoi così tanto la libertà che tradiresti chiunque, oh lo hai già fatto.- sogghignò guardandolo.
-Non riuscirai a farmi sentire in colpa, voglio andare via da questo Istituto e tu sei l’unico modo che ho, Jocelyn non smette di cercarla.-
-Quella donna è sempre stata testarda ma pensavo che il tempo avesse allievato quella parte del suo carattere.-
-Ma Clary sta bene?- tentò di chiedere l’uomo.
-Bene? Mia figlia è a casa sua e sa che quello è il suo posto. Allora?-
-Sua madre mi ha detto che l’ha nascosta da Dorothea, era il posto più sicuro.-
-Penso di aver capito cosa ha fatto Jocelyn, devo solo assicurarmi che anche Clary lo sappia fare, sua madre è sempre stata tanto brava a pitturare.- ironizzò per avviarsi verso il portale.
-Avevi detto che mi avresti liberato.-
-Sì, ma quando avrò la Coppa, per il momento mi serve una spia e tu lo fai tanto bene.- disse scomparendo senza aggiungere altro.
Hodge si sedette pesantemente sulla sedia e scosse la testa, aveva sbagliato tutto nella sua vita ed anche adesso non era riuscito a fare la scelta giusta, aveva scelto ancora Valentine.
Ancora il male.
 
Quando perdi la speranza
 
 
Jace era stato considerato da molti uno dei migliori Shadowhunters della sua generazione, assieme ad Alec, il suo parabatai, ma stavolta non aveva idea di come agire.
Una settimana fa gli era stato assegnato l’incarico di cercare quella ragazza, Clary, ma non erano riusciti a trovare neanche un straccio di indizio che li aiutasse a capire.
Era sparita, come se si fosse volatilizzata nel nulla.
-Novità?- chiese Izzy entrando nella sala d’addestramento dell’Istituto e facendo smuovere Jace dalla sua immobilità.
-No, questa ragazza è…-
-Scomparsa?- gli fece eco Alec, -Sì, secondo me non è stata rapita.-
-L’hai sentita la madre.- disse Izzy, prendendo la sua frusta dal braccio.
-Mi sembra fin troppo protettiva e secondo me non riesce a essere obiettiva.-
-Anche Maryse si comporterebbe così se succedesse qualcosa a noi o a Max, e poi ragazzi stiamo parlando di Valentine Morgenstern!-
-Tutti sanno chi è.-
-Sì e se ha deciso di cercare adesso sua figlia, vorrà dire che lei è in pericolo.- Jace prese la sua Spada Angelica, senza attivarla, ma non riuscì a ottenere nessuna idea.
-Solo che sicuramente non sono a New York.- continuò.
-Lo stavo pensando anche io, nonostante la comunicazione sia girata non solo fra gli stregoni ma anche tra vampiri e il popolo fatato, nessuno ha visto niente, deve averla portata via.-
-Ma ci deve essere un modo per rintracciarla?-
-Potremo…-
Jace si alzò e andò a prendere altre spade da mettere nella cintura, controllò il suo stilo e prese un pugnale per metterlo nello stivale.
-Che stai facendo?- chiese Alec, alzandosi e andando a seguire il suo parabatai.
-La madre ha fatto il nome di uno stregone, da lui non siamo ancora andati ed è arrivato il momento di presentarsi da Magnus Bane.-
-Jace lui è il Sommo Stregone di Brooklyn, non possiamo presentarci armati a casa sua.- disse Isabelle.
-Lui è famoso per le sue feste, procuriamoci un invito e andiamo, se siamo fortunati lo possiamo incontrare questa sera stessa.-
-Tentar non nuoce.-
-Tu diresti di tutto pur di appoggiarlo nelle sue pazzie!- sbottò la sorella, sistemando nuovamente la frusta.
-Trovati un tuo parabatai.- disse facendole la linguaccia Jace.
Uscirono fuori dalla sala, Jace accelerò il passo, finalmente aveva un idea, finalmente poteva aggrapparsi a qualcosa per cercare Clarissa ma la sua corsa venne fermata, bruscamente, dallo scontro contro un ragazzo appena fuori dal cancello.
-Non dovrebbe vederci.- disse Isabelle, aiutando Jace ad alzarsi.
-E´ un Mondano.-
-Avete notizie di Clary?- chiese il ragazzo sistemandosi gli occhiali, leggermente storti.
-Ci vede.- sentenziò Alec.
-Sì, Jocelyn mi ha spiegato tutto.-
-Ti ha parlato del Mondo Invisibile?! Cioè non dice la verità alla figlia ma a un ragazzo qualunque, sì?-
-Sono il suo migliore amico e mi ha detto che avrei potuto avere delle risposte da voi, se vi avessi visto.-
-Bene, la donna è furba.-
-Scusaci ma non abbiamo capito il tuo nome.-
-Simon, Simon Lewis.-
-Simon vedi noi adesso dobbiamo andare, forse abbiamo una pista e possiamo trovare Clary.-
-Quindi non siete riusciti a trovarla?- chiese leggermente scoraggiato da quell’affermazione.
-No, ma tu ci sei d’intralcio.- disse Jace, spostandolo con un leggero colpo di spala.
-Vengo con voi!-
-No un Mondano non può intromettersi nelle questioni degli Shadowhunters.-
-Ma posso esservi utile, conosco Clary molto bene, potrei aiutarvi.-
-Lasciamolo venire, è disperato.- sussurrò Izzy al fratello e a Jace.
-Isabelle se lo fai venire, è una tua responsabilità.- disse Alec, per spalleggiare Jace.
-Perfetto! Simon vieni con noi!- urlò per poi afferrarlo per il braccio.
-Andiamo da Taki a cercare un invito.-
-Taki?-
-Lascia stare.- disse scoraggiato Jace, sistemò i capelli dietro le orecchie e riprese la sua marcia, avrebbe trovato quella ragazza, a tutti i costi.
 
***
 
Valentine rimase in silenzio, stava osservando qualcosa di davvero bello ai suoi occhi, qualcosa che lo avrebbe aiutato nel suo piano rendendolo perfetto: sua figlia.
Si spostò verso destra per avere una maggiore visuale e rimase piacevolmente sorpreso dai progressi che la ragazza aveva fatto in una settimana, riusciva a tenere una Spada Angelica in mano e a combattere con una certa destrezza, riuscendo quasi a tenere testa a Jonathan, anche se lui sapeva bene la reale forza del figlio e che quello era solo il minimo della sua potenza.
Sarebbe bastata un’altra settimana per renderla pronta, e poi avrebbe potuto dare inizio al suo piano.
Avrebbe rivoluzionato il mondo, dicendo addio al Conclave e agli accordi, avrebbe sterminato tutti i Nascosti e creato il suo mondo.
Sorrise e notò la concentrazione di Clary dalle piccole rughe che si erano formate sulla fronte: era forte, come lui, nonostante Jocelyn l’avesse nascosta dentro di se aveva il sangue dei Morgenstern, della “Stella del Mattino”.
-Perfetto.- disse battendo brevemente le mani.
Sia lei che Jonathan si fermarono e lui notò anche i marchi che la ragazza adesso portava, quello della Vista nella mano, dell’Agilità sul polso, dell’Angelo sulla spalla, la stava trasformando nel guerriero perfetto.
-Potete prendervi una pausa, voglio esaminare i progressi di Clary nel corpo a corpo, tra un po’.-
Vide sua figlia crollare a terra, chiudere gli occhi e inspirare a fondo per recuperare il fiato.
-Padre.-
-Vieni con me.-
Si avviò lentamente verso il bosco per non destare sospetti nel caso cui Clary si fosse alzata e non li avesse visti.
-Procede bene?-
-Si fida di me.-
-Volevo sentire proprio questo, se si fida di te allora farà parte del piano?- Valentine guardò il figlio, con lui aveva fatto un ottimo lavoro, gli occhi neri gli ricordarono quando ancora in grembo aveva fatto bere a Jocelyn il sangue di Demone per ottenere quel capolavoro e Clary non era da meno, anche se con lei aveva usato qualcosa di diverso, ma si rese conto che suo figlio stava guardando la sorella.
-Lo farà, non vuole tornare a casa dalla madre.-
-Non basta.-
-Lo farà perché di me si fida e sa che io la difenderò.-
-Ecco, allora le dovremo spiegare anche perché ci sono degli Shadowhunters sulle sue tracce, a New York.-
-Sono i figli dei Lightwood?-
-C’è anche Jace.- disse Valentine sorridendo.
-Penso di aver trovato il modo per assicurarci la fiducia di Clarissa.-
-Fra una settimana.- sentenziò Valentine, tornando alla casa e trovando ancora sua figlia sdraiata a terra.
-Clary alzati.-
-Certo, papà…- disse senza guardarlo in faccia, ma qualcosa scattò dentro l’uomo.
Si avvicinò e mise le sue mani sulle spalle della figlia, per guardarla negli occhi.
-Sono fiero di te.-
Lei sorrise e lasciò andare la spada per concentrarsi sul corpo a corpo.
-Stavolta ti batto Jonathan.-
-Non contarci troppo, sorella mia.-
-Forza.-
E come ogni volta che lottava con suo fratello Clary si animò, il fuoco dentro di lei iniziò a bruciare sempre più forte e si rese conto di aver preso la scelta giusta, quella era la sua famiglia, loro ci sarebbero stati.
 
***
 
-Dobbiamo veramente vestirci in questo modo?- chiese Simon osservando la camicia che Isabelle stava abbottonando per lui.
-Da Magnus non ci si può andare con gli stracci, lui è uno stregone famoso e le sue feste non sono da meno.-
-Capisco.-
-Non ti preoccupare per Clary, Jace sa quello che fa.-
-Credi molto in lui?-
-Non è mio fratello di sangue, ma io lo reputo tale, gli voglio bene e so che prende a cuore qualsiasi incarico che Hodge gli da, questo non è da meno.-
-Speriamo che trovi Clary.-
-Andiamo.- disse Alec entrando nella stanza della ragazza e spronando i due a uscire.
Jace li condusse senza troppe difficoltà a Brooklyn e riuscirono a individuare la casa tramite le iniziali M.B apposte all’entrata, usò una runa di apertura e guardando per un’ultima volta i suoi compagni entrò dentro.
Li perse di vista troppo velocemente, l’intero posto era pieno di persone, luci, musica e glitter ovunque, venivano anche sparati in aria per travolgere tutti i presenti.
Si mosse velocemente, notò che delle scale conducevano alla parte superiore della casa così decise di tentare, spinse la porta ed entrò dentro ma in poco tempo si sentì oppresso dall’arrendo decisamente ingombrante che vi trovò.
-La festa è di sotto.- disse una voce alle sue spalle.
Jace si voltò ed incontrò degli occhi verdi con pupille a fessure che a Jace ricordarono i gatti, sorrise a se stesso, e identificò in esso Magnus Bane, era alto, indossava una maglia nera a maniche corte e dei jeans, i capelli neri sparati in aria dal gel e il glitter negli occhi.
-Stavo cercando te, Magnus Bane.-
-Di solito gli Shadowhunters non vengono alle mie feste.-
-Ma io ho qualcosa da chiederti.-
-I miei servigi hanno un prezzo.-
-L’Istituto sarà pronto a pagarti se ci aiuti a trovare una persona.-
-Perché dovrei essere interessato?-
-La conosci, si chiama Clarissa Fray o forse dovrei dire Morgenstern?-
-Cosa le è successo?- chiese, facendo un passo avanti verso Jace.
-Suo padre è venuto a prenderla e adesso è scomparsa, noi non riusciamo a trovarla e solo tu puoi aiutarci.-
Magnus rimase in silenzio solo un attimo e poi si voltò scontrandosi quasi con Alec che aveva raggiunto Jace in quel momento.
-Lo faccio gratis per Clary, ma avrò bisogno di qualcosa di suo per rintracciarla.-
-Simon potrebbe dirci che oggetto prendere.-
-Vado io.- disse Jace, uscendo di corsa e raggiungendo Isabelle e il ragazzo che erano rimasti vicino al banco delle bevande.
-Simon dimmi un oggetto cui Clary è particolarmente attaccata.-
-Fammi pensare, il suo blocco da disegno. Perché?-
-Dove abita?-
Simon guardò attentamente il ragazzo davanti a se, era il tipico belloccio che riusciva ad attrarre tutte le ragazze, forse anche Clary se lei lo avesse conosciuto ma adesso la stava aiutando, poteva davvero trovarla e portarla di nuovo a casa, sospirò e dopo avergli detto la via, lo vide sparire così velocemente, che non ebbe nemmeno il tempo di avvertirlo che avrebbe trovato Luke e Jocelyn a casa.
 
***
 
Jace stava nuovamente aprendo il cancello per entrare a casa di Magnus e la prima differenza che notò fu la mancanza di gente, la festa era finita e nonostante fosse leggermente devastato il giardino era abbastanza pulito, salì le scale tenendo stretto il blocco da disegno di Clary, avrebbe voluto non guardare ma dopo che era riuscito a prenderlo entrando dalla finestra non era riuscito a resistere.
Lei era bravissima, i suoi disegni l’avevano sconvolto e piacevolmente sorpreso, e tramite quel blocco la stava conoscendo.
Jace Wayland il sentimentale.
“Penso che la ragazza ti piaccia.”
Non l’ho mai vista è impossibile!
 
-Eccoti.-
Isabelle prese il blocco e in qualche modo Jace si sentì privato di qualcosa che gli apparteneva, di qualcosa a cui teneva.
-Magnus adesso tocca a te.-
Lo stregone prese il blocco, lo esaminò con attenzione e poi lo posò sul tavolo, dove lui si sedette, lo sguardo concentrato sull’oggetto ma non successe niente.
-Non posso rintracciarla.-
-Perché no?- era stato Jace a parlare, sorprendendo tutti anche Simon.
-Non è qui.-
-Lo sappiamo che non è a New York, per questo ci servivi tu.- disse Alec, prendendo il blocco per guardarlo.
-Non intendo qui New York, ma non mi è possibile rintracciarla, suo padre avrà posto delle barriere.-
-Ma almeno è viva?-
-Sembra di sì.-
-Ci proverai ancora?- chiese Alec, porgendo il blocco a Magnus.
-Sì, ve lo prometto. Potrebbe anche apparire, senza che ve ne rendete conto.-
-Speriamo.-
Jace si allontanò dal gruppo e andò a guardare la luna alta nel cielo, erano di nuovo a un punto morto, non avevano altre idee per cercare di localizzarla e il Conclave non aveva ancora mandato nessuna risposta, erano soli.
E Jace non aveva idea di come trovare quella ragazza.
 
***
 
-Hodge ne sei sicuro?-
-Valentine lo sai… Non ti avrei detto di venire qua senza un valido motivo.-
-Lo so, vuoi così tanto la libertà che tradiresti chiunque, oh lo hai già fatto.- sogghignò guardandolo.
-Non riuscirai a farmi sentire in colpa, voglio andare via da questo Istituto e tu sei l’unico modo che ho, Jocelyn non smette di cercarla.-
-Quella donna è sempre stata testarda ma pensavo che il tempo avesse allievato quella parte del suo carattere.-
-Ma Clary sta bene?- tentò di chiedere l’uomo.
-Bene? Mia figlia è a casa sua e sa che quello è il suo posto. Allora?-
-Sua madre mi ha detto che l’ha nascosta da Dorothea, era il posto più sicuro.-
-Penso di aver capito cosa ha fatto Jocelyn, devo solo assicurarmi che anche Clary lo sappia fare, sua madre è sempre stata tanto brava a pitturare.- ironizzò per avviarsi verso il portale.
-Avevi detto che mi avresti liberato.-
-Sì, ma quando avrò la Coppa, per il momento mi serve una spia e tu lo fai tanto bene.- disse scomparendo senza aggiungere altro.
Hodge si sedette pesantemente sulla sedia e scosse la testa, aveva sbagliato tutto nella sua vita ed anche adesso non era riuscito a fare la scelta giusta, aveva scelto ancora Valentine.
Ancora il male.
 

Sclero personale: Ed eccomi tornata... Le cose adessono sono davvero interessanti, Clary ha deciso da che lato stare e Jonathan riuscirà a tenerla stretta a se, in tutti i modi, mentre Jace inizierà a sviluppare una sorta di protezione nei confronti di lei, sentendosi in dovere di salvare a tutti i costi...

Spoiler:   -Mi dia la Coppa.-
-Perché non provi a prenderla?-
 

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Capitolo 5
*** La Coppa Mortale ***


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La Coppa Mortale
 
 
Clary avrebbe voluto dormire fino a tardi quella mattina, gli allenamenti erano diventati sempre più duri, dato che Valentine ma soprattutto Jonathan mirava a farla diventare davvero brava, e una parte di lei doveva ammettere di esserci riuscita.
Dopo due settimane poteva vantare un addestramento al pari di un qualsiasi Shadowhunters dopo anni di accademia, suo fratello l’aveva resa perfetta.
Si sporse a guardare verso il basso e trovò la brandina, dove lui riposava, occupata, neanche lui quella mattina si era ancora alzato e lei potè osservarlo in pace.
Jonathan era totalmente diverso da lei, ma non solo per il colore dei capelli e per gli occhi neri, loro erano diversi nell’animo, forse perché lei era cresciuta con una figura materna accanto e lui no, forse perché semplicemente erano diversi, ma c’erano dei momenti, dove sentiva che non lo erano poi così tanto.
Quando si allenavano, e quando i loro occhi si incrociavano Clary sentiva qualcosa, sentiva che aveva trovato la sua famiglia, le persone per cui avrebbe sacrificato se stesa.
“Un po’ come trovare l’anima gemella.”
No, non è come essere innamorati. Non sono innamorata di mio fratello, ma siamo legati.
“Tu non lo ami, ma ci sono momenti in cui lui ti guarda come se fossi la sua ragazza.”
 
Clary inghiottì il groppo che si era formato in gola, sapeva che lo sguardo del fratello su di lei non era lecito, che quel tipo di rapporto era sbagliato e che avrebbe dovuto scoraggiare qualsiasi avvenire, lo avrebbe perso se no, e lei non voleva perdere Jonathan solo per un errore.
Silenziosamente prese il codice dal comodino, la sera aveva preso a leggerlo prima di andare a letto e aveva imparato quasi tutte le rune del Libro Grigio, anche se spesso nella sua mente apparivano rune diverse, rune che nel libro non c’erano, ne aveva parlato col fratello ma avrebbe dovuto farlo anche col padre, al più presto.
Improvvisamente l’occhio le cadde su un argomento all’interno del Codice, lo lesse velocemente e anche una seconda volta, voleva esserne cerca, voleva essere sicura di poter risolvere il problema di suo fratello e forse aveva trovato una soluzione.
Il cuore le pulsava al massimo, e dovette fare qualche respiro profondo prima di guardare nuovamente.
-Clary, stai male?-
La voce di Jonathan la riscosse e si sporse per guardarlo, si stava già svegliando e la stava guardando con i suoi occhi neri.
-Sto bene, ho solo caldo.-
-Okay.- si alzò e ancora una volta si sentì osservata, ma stavolta ricambiò con un sorriso, sapeva cosa fare e l’avrebbe fatta.
-Alzati nostro padre ci aspetta, oggi sarà un giorno importante.-
-Davvero?-
Tolse le coperte e uscì anche lei fuori dalla camera, Valentine le aveva procurato qualche vestito, anche se i gusti dei cittadini di Alicante non erano gli stessi di quelli di New York finalmente poteva indossare un pigiama, anche se prettamente estivo e a maniche corte.
-Mi cambio allora.- prese la sua tenuta dall’armadio e sparì nel piccolo bagno, sarebbe stata pronta quel giorno.
Quando uscì da esso sentì la voce di suo padre e si diresse direttamente fuori senza neanche fare colazione, in quelle settimane non era dimagrita ma aveva messo su massa muscolare e nonostante la piccola taglia adesso non si spezzava così facilmente.
-Eccoti, stavamo aspettando te.- disse Valentine guardandola, con un sorriso enorme.
-Che succede?-
-Clary è arrivato il momento che tu sappia del nostro piano, perché anche tu ne farai parte.-
-Io?- chiese incredula, -Ma sono a malapena una Shadowhunters.-
-Sei migliorata e se Jonathan non fosse stato sicuro di te io, non avrei preso questa decisione.
Devi sapere che molti anni fa avevo già provato a cambiare le cose.-
-Cosa intendi per cambiare?-
-Intendo modificare il nostro mondo, solo che era un’epoca troppo chiusa, per essere pronta a quel genere di cambiamento.-
-Perché pensi che questo momento sia migliore?-
-Siamo in procinto di rinnovare gli accordi, ma il Conclave è corrotto e non darà mai una possibilità ai Nascosti quello che voglio fare io, invece, darà a loro una chance e noi potremo avere altri Shadowhunters.-
-Io… Non credo di capire.- ammise.
-Dobbiamo radunare gli Strumenti Mortali, dobbiamo invocare l’Angelo Raziel e chiedere che ci venga concessa una nuova coppa per creare nuovi Shadowhunters.-
-Questo che cosa ha a che fare col Conclave?-
-Che lui non ci darà l’autorizzazione per farlo, loro vogliono dominare.-
-Perciò dobbiamo prenderli con la forza?-
-Dobbiamo porli davanti al fatto concluso, così quando avremo la Coppa non potranno più negare che i Morgenstern sono a tutti gli effetti le “Stelle del Mattino” e meritano di far parte del Conclave.-
Clary rimase un attiamo in silenzio, fissando prima suo padre e poi suo fratello, aveva capito fin dal primo racconto che il Conclave era il centro del potere degli Shadowhunters, ma ne sapeva anche poco per giudicarlo corrotto, ma si disse che se suo padre confidava in lei per quel compito allora doveva fidarsi.
-Ci sto.-
-Figlia mia, mi riempi di orgoglio!- la strinse a se velocemente, ma per Clary fu sufficiente, non l’aveva ancora abbracciata in quelle settimane e quel gesto le scaldò il cuore.
-Partiamo oggi stesso, dobbiamo solo farci aprire un portale.-
-Posso farlo io.- si lasciò sfuggire.
-Davvero?-
-Posso creare le rune, anche quelle che non ho mai visto, anche nuove.-
-Ma bene, questa è un’ottima notizia.- Valentine entrò dentro casa per sistemare delle cose, lasciando lei sola con Jonathan.
-Devo chiederti una cosa.- disse prendendo il polso del fratello e trascinandolo lontano.
-Che succede?- chiese lievemente preoccupato.
-Io sto bene, ma devo chiederti una cosa.-
-Qualunque cosa Clary.- disse sfiorandole delicatamente una guancia.
-Io credo… Che noi dovremo diventare parabatai…-
-Co… Davvero?-
Osservò suo fratello, meravigliato e felice, per quella proposta.
-Ho letto che quando si sceglie il proprio parabatai è per la vita, che si viene legati da uno stesso destino, che tu combatterai le miei battaglie e io le tue, e poi si vogliono bene e io ti voglio bene Jonathan, sei mio fratello.-
Lui la osservò, non potendo negare a se stessa che suo fratello fosse bello, ma sperò che il suo discorso l’avesse spinto a smettere di amarla.
-Clary, tu sei mia sorella e io non ti posso solo volere bene, a modo mio io ti amo, e se diventare il tuo parabatai ti renderà felice allora, per me va bene.-
Non seppe dire se la sua risposta l’avesse lasciata troppo confusa o troppo spaventata, suo fratello le aveva detto di amarla, ma nonostante quelle parole il suo cuore si sentì protetto, al sicuro, era questo che Jonathan faceva per lei, la salvava.
-Dove si fa?- chiese uscendo lo stilo.
-Di solito dietro l’orecchio.-
-Posso iniziare io?- chiese facendo un passo avanti.
-Certo.-
Jonathan voltò il capo cosi che lei potesse vedere la pelle nuda tra l’orecchio e il collo, la sfiorò piano con la mano, poi strinse lo stile e iniziò a muoverlo delicatamente sulla pelle; lui si avvicinò e le strinse i fianchi con le mani, troppo delicatamente, ma Clary non ci badò, non voleva sbagliare o meglio non poteva farlo.
Dopo pochi attimi guardò la sua opera, era la sua seconda runa ed era venuta bene.
-Tocca a te.-
Prese lo stilo dalle sue mani e anche lei si voltò e scostò i capelli, suo fratello iniziò quasi subito a disegnare, Clary sentì il respiro sul collo che le faceva il solletico, ma provò in tutti i modi  a non muoversi.
-Ecco.-
Clary sentì una piccola scarica elettrica invaderle il corpo e poi più niente.
-Dovrei sentirmi diversa?-
-No, il legame parabatai non è fatto solo di emozioni ma anche di sensazioni fisiche.-
-Dobbiamo andare.-
La voce di Valentine la riportò alla realtà e si affrettò a tornare indietro, prese uno zaino e iniziò a riempirlo con Spade Angeliche e altre armi, di tutte le dimensioni, prese i suoi pochi vestiti e uscì per raggiungerli.
-Renwick.-
Clary annuì prese nuovamente lo stilo e in poche semplici mosse disegnò una runa perfetta, pensando al posto che suo padre aveva nominato e ricordando quando con Simon era passata di lì per osservarne le rovine e il paesaggio.
Si allontanò un poco e il Portale prese vita davanti a lei.
-Andiamo.-
Non se lo fece ripetere due volte e lo attraversò per prima.
 
 
Si era quasi dimenticata cosa volesse dire passare attraverso un Portale per cui provò nuovamente la sensazione di cadere a pezzi, e di ricomporsi l’attimo dopo.
Aspettò che anche gli altri arrivassero e in poco tempo il Portale si chiuse alle loro spalle.
-Non sono mai entrata qua.-
-Ho pensato spesso a un posto sicuro, questo mi è sembrato l’ideale.- disse posando su un tavolo lo zaino con le armi.
-Adesso Clary mi devi ascoltare.- disse Jonathan parandosi davanti a lei, e tutto il suo essere fu conquistato dal fratello.
-Sì.-
-Il tuo compito come ti ha detto nostro padre è trovare gli Strumenti Mortali, abbiamo scoperto dov’è la Coppa, dopo tante ricerche.-
-Ottimo.- rispose entusiasta per quella botta di fortuna.
-Ti ricordi di una certa Dorothea?-
-Madame Dorothea? La signoria che vive sotto casa mia!-
-Esatto, lei tiene la Coppa Mortale, ma devi stare attenta, è nascosta, noi sappiamo solo che Jocelyn ha fatto in modo che quasi nessuno potesse prenderla.-
-Perché quasi?-
-Perché a te lo ha detto.-
-Ma io non me lo ricordo.- ammise, scuotendo la testa.
-E´per via del blocco, lo ricorderai presto, fidati.-
-Inoltre Jocelyn si è recata all’Istituto di New York per ottenere rinforzi e Hodge ha mandato sulle tue tracce tre Shadowhunters, ti cercano e se possono ti fermeranno, tu non farti abbindolare, direbbero di tutto per portarti da lei.-
Valentine la guardò dritto negli occhi e lei annuì.
-Perché mi cerca così tanto?-
-Non ha mai accettato il fatto che Jonathan fosse diverso e non voleva che lo stesso succedesse a te, come puoi vedere siete due guerrieri fantastici, ma Clary ti posso dare un’arma che ti darà la possibilità di allontanarti quei tre.-
-Quale?-
-Cominciamo con chi: Jace Wayland.-
 
***
 
Clary si era disegnata sul palmo della mano la runa dell’Invisibilità, e se come aveva detto suo padre Jocelyn la stava cercando, avrà sparso la notizia della sua scomparsa anche nel quartiere e non aveva intenzione di farsi trovare dal vicino.
Affrettò il passo e si ritrovò in poco tempo di fronte a casa, aveva usato un Portale per uscire da Renwick ma poi aveva preferito muoversi a piedi, onde evitare che gli Shadowhunters la individuassero.
Osservò le finestre di casa sua e notò che le serrande erano abbassate e che probabilmente sia Luke che sua madre erano fuori casa a cercarla, così con un unico colpo si cancellò la runa e aprì il portone che avrebbe condotto non solo al suo piano ma anche alla porta di casa di Madame Dorothea.
Fece un respiro profondo e nascoste le Spade sotto il giubbotto di pelle, per poi suonare il campanello.
La porta di casa si aprì in un colpo solo e dietro apparve Dorothea, col suo vestito a fiori e la carnagione leggermente scura.
-Clary.- disse sorpresa.
-Mi fa entrare?- chiese, senza aspettare una risposta si fece largo nella piccola casa ed entrò nel salone, cominciò a vagare con lo sguardo, finché la diretta interessata non la richiamò con un colpo di tosse.
-Lo sai che tua madre ti sta cercando, ragazzina.-
-Sì e farò in modo da darle mie notizie al più presto.- rispose asciutta.
-Sei diversa, e non solo per l’aspetto ha una luce dentro.-
-Mi serve qualcosa da lei.-
-Cosa?-
Clary osservò la signora di fronte a lei e anche lei notò qualcosa di diverso dal suo solito atteggiamento, le tremava la mano e il colore degli occhi era diverso.
-Mi dia la Coppa.-
-Perché non provi a prenderla?-
 
Clary si scansò in tempo prima di essere colpita dal Madame Dorothea, solo che guardandola bene si rese conto che non era più la vecchietta che aveva conosciuto una volta, al posto suo si stagliava un essere immondo, un Demone.
“Questo non è un semplice DEMONE!”
Clary lo osservò bene, Jonathan gli aveva insegnato i nomi di alcuni demoni solo che quello non assomigliava a nessuno, le ricordò uno scheletro in decomposizione, vestito di stracci e sporco, la cui testa deforme era senza occhi e naso, l’unica cosa che non aveva perso erano i denti: di vetro tagliente.
-Malik.- disse estraendo una Spada dalla tasca e schivando un altro colpo.
-Non ti darò la Coppa.-
-Allora sarò costretta ad usare le maniere forti.- caricò un colpò ma nonostante avesse colpito il braccio non successe niente, il Demone sorrise e la spinse contro la parete, dall’altro lato della stanza.
Cadde a terra pesantemente e con lei anche gli oggetti che Dorothea teneva sul tavolo e solo allora l’occhio individuò il suo obiettivo, e ripensò velocemente alle parole del padre: Jocelyn le ha nascoste cosi bene così che quasi nessuno potesse trovarle.
E improvvisamente ricordò sua madre quando era più piccola, disegnare delle carte, dei tarocchi, con la mano cercò velocemente e alla fine lo sollevò: l’asso di coppe.
Una riproduzione perfetta della Coppa Mortale o per meglio dire, il nascondiglio perfetto, fu semplice e spontaneo, vide la sua mano entrare dentro la carta e con essa vide uscire la Coppa.
Sorrise a se stessa e la rimise al suo posto.
-Voi Shadowhunters non avrete la Coppa.-
-Peccato che io non la sto cercando per il Conclave.- prese nuovamente Malik, mettendosi la carta nella tasca e tornò all’attacco.
-Pensi di poter battere Abbadon? Sono un Demone Superiore e le tue spade non mi fanno niente, adesso dammi la Coppa e il Conclave non perderà un altro guerriero.-
-Tu e il Conclave potete anche andare all’Inferno, io eseguo gli ordini di mio padre. Uriel!- urlò prendendo un’altra Spada e lanciandosi all’attacco.
Il Demone si mise sulla difensiva e accusò tutti i colpi, ma per quante volte Clary lo ferisse lui rimaneva sempre in piedi.
Improvvisamente ricordò qualcosa che aveva letto nel Codice, un modo per uccidere i Demoni Superiori, le bastò guardare verso l’alto per sorridere, avrebbe vinto, ma prima di poter compiere qualsiasi mossa Abbadon la spinse via graffiandole il braccio con i suoi artigli scheletrici.
Clary urlò per il dolore e cercò di concentrarsi, ma la vista iniziò a farsi sempre più scura, si morse il labbro fino a farlo sanguinare per far scorrere ancora l’adrenalina nel proprio corpo, guardò il lucernaio e brandendo Malik con il braccio sano si preparò a lanciarlo.
-Di all’Inferno che Valentine Morgenstern è tornato e che i suoi figli sono pronti a combattere per lui.-
Il Demone la guardò sorpreso, come se il vuoto dei suoi occhi potesse veramente esprimere sentimenti e dopo pochi attimi venne colpito dalla luce del sole, Malik aveva centrato il suo obiettivo e Clary corse fuori dalla porta, non le importava assicurarsi che il Demone sparisse, ma l’urlo di dolore le fece capire di non aver sbagliato.
Strinse il braccio ferito con la mano destra, e si riversò nel sole del mattino, anche se le sembrarono passate ore invece che pochi minuti.
 
-Clary!-
Avrebbe riconosciuto quella voce anche dormendo, guardò davanti a se e vide Simon con gli Shadowhunters, la stavano guardando leggermente preoccupati e curiosi.
-Oh cielo, stai bene allora, Clary non hai idea di quanto tu mi abbia fatto preoccupare.-
-Simon non ti avvicinare.- lasciò il braccio ferito e prese una nuova Spada dalla tasca.
-Sei ferita, Clary, tua madre ti sta cercando, loro ti porteranno all’Istituto.-
-Io non vado da nessuna parte.- scese le scale e guardò i ragazzi che avevano uscito nel frattempo le Spade.
-Clarissa, sono Jace, tu non capisci, Valentine è un pazzo e intende usarti per i suoi piani. Non puoi fidarti di lui.-
-So chi sei, so chi siete tutti quanti, voi siete i Lightwood e tu Wayland. Ma non mi interessa, voi non conoscete mio padre.-
-E´ impazzita!- disse Simon alzando le mani al cielo.
-Puoi venire con noi, ti cureremo e…-
-Sta zitto, non ho intenzione di fare niente del genere.- con un unico movimento, anche se il braccio le doleva troppo, prese lo stilo e disegnò un runa in aria rivolta verso Alec e Isabelle e improvvisamente non si mossero più.
-Cosa hai fatto?-
Osservò Jace e dovette ammettere che era carino, no era più che bello, se aveva pensato che Jonathan fosse bello si era dovuta ricredere, i capelli biondi che al sole sembravano risplendere, i muscoli fasciati dalla tenuta e gli occhi ambrati.
-Fammi passare.-
-Io non conosco quella runa.- disse non muovendosi dal suo posto.
-L’ho creata io e poi chi sei tu per criticare tanto mio padre se non conosci tutta la storia.-
-Che intendi?-
Clary sorrise, notando di aver attirato la sua attenzione, strinse i denti e proseguì, la sua runa non sarebbe durata molto e doveva creare un Portale prima che arrivasse sua madre.
-Tu sostieni che mio padre sia un pazzo, un folle, che i suoi piani portino distruzione e morte, ma perché disprezzi tanto il mio sangue quando è stato mio padre ad allevarti per i primi dieci anni della tua vita.-
Vide gli occhi di Jace scurirsi, e il respiro diventare pesante, aveva colpito; con unico scatto sollevò la gamba per centrare la pancia del ragazzo col suo piede, lo vide barcollare all’indietro non per il dolore ma per la sorpresa, così ebbe il tempo di voltargli le spalle e correre verso il muro di casa sua, prese lo stilo e iniziò a disegnare.
-Clary che stai facendo? Loro sanno quello che dicono!-
-Simon, sei il mio migliore amico, ma questa non è la tua battaglia.-
La runa che aveva disegnato non era perfetta ma riuscì lo stesso ad aprire un Portale, guardò il gruppetto un ultima volta e vide che l’effetto della sua runa stava iniziando a sparire e che presto i Lightwood sarebbero stati operativi, poi guardò Jace che si stava rialzando e che la cercava, così senza pensarci si lasciò cadere dentro il Portale, sperando che suo fratello la trovasse e la salvasse.

Sclero Personale_ Ed eccomi tornata con un nuovo capitolo, allora le cose adesso entrano nel vivo della storia, lo potete notare anche dal titolo ^^ Con cosa pocco cominciare? Come vedete Valentine ha creato una sorta di piccolo mostro, è riuscito ad addesstrare la figlia e penso che due settimane con Sebastian siano sufficienti per ottenere quel tipo di allenamento.
Ma entra anche in gioco Jace, la mia analisi di questo personaggio sarà diversa da quella di Cassandra, non sarà un Jace indifeso e vittima del suo passato, ma uno combattivo che tiene alle proprie cose... Spero che il capitolo vi piaccia e vi lascio a un piccolo spoiler!!


-Resta con me.- gli prese il polso, per bloccarlo, -Ho sognato ancora Abbadon e tutto quel dolore, non riesco se non so che tu sarai qui a proteggermi.-
-Sempre.-
 

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Capitolo 6
*** Verità spinose ***


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Verità spinose
 
 
L’atterraggio che aveva sperato Clary non avvenne, una volta lasciatasi cadere oltre il portale atterò sul duro e sporco pavimento di Renwick, e non riuscì a trattenere un grido di dolore.
Il braccio le faceva così male che avrebbe preferito tagliarselo, solo per evitare di soffrire, provò ad alzarsi ma si rese conto che tutto il suo corpo non rispondeva alle sue richieste.
Aprì gli occhi ma vide solo ombre scure e in lontananza le parve di sentire la voce di suo fratello, mise a fuoco e trovò i suoi occhi neri come la pece a poca distanza da lei.
-Clary?!-
L’aiutò a sollevarsi ma continuò a urlare, osservò il suo braccio e un brivido le percorse la schiena, stava diventando nero.
-L’hai presa?- suo padre si stagliò davanti a lei e con un ultimo sforzo, uscì dalla tasca la carta della Coppa, e con un semplice gesto la uscì da essa.
-Ec…co.- sussurrò, cadendo di nuovo tra le braccia del fratello.
-E´ davvero lei.- disse Valentine girandosela tra le mani, ammirato e soddisfatto.
-Chi ti ha ferita?-
-Abba…don.-
-Ci serve uno stregone.-
Jonathan prese Clary in braccio e lei allacciò le mani intorno al collo, appoggiò la testa al suo petto e chiuse gli occhi, sapeva che suo fratello l’avrebbe salvata, in ogni caso.
-Portala nella sua stanza, lo chiamo subito.-
Sentì i passi del padre sempre più lontani, e le parole sussurrate dal fratello come ricordi di una vita passata, Clary stava perdendo coscienza di se e del mondo e prima di perdere i sensi la sua mente le ricordò delle iridi ambrate che la supplicavano di restare.
 
***
 
Jace era rimasto in silenzio per tutto il viaggio di ritorno all’Istituto, anche se Alec e Izzy avevano cercato di estrargli qualche informazione, era stato Simon a rispondere al posto suo, poiché qualcosa l’aveva turbato così nel profondo da togliergli, momentaneamente, la parola.
Clarissa Fray non era la ragazzina descritta dalla madre, piccola e priva di forza, poiché quella che lo aveva sbattuto al tappetto era tutt’altro che debole.
“Quella era Clarissa Morgenstern.”
Annuì impercettibilmente, aveva dovuto dare ragione alla sua mente, quella ragazza non era stata rapita, era andata volontariamente dal padre e lui l’aveva addestrata.
“Anche bene.”
Potrebbe essere quasi al mio livello.
Ma non era questo che aveva sconvolto Jace più di tanto, ma le parole della ragazza su Valentine, colui il quale lo aveva accudito e allevato per i primi dieci anni della sua vita, quelle parole gli avevano fatto crollare il mondo addosso, poiché avevano ucciso tutto quello che lui credeva.
Non era un Wayland e neanche un Lightwood e Clary con le sue parole gli aveva fatto chiaramente capire che non era neanche suo fratello, allora chi era?
Chi sono io, veramente?
Quella domanda si era insinuata così velocemente nella sua mente ed era stata anche colpa sua se non era riuscito a prevedere il colpo di Clary, colpa sua se l’aveva lasciata scappare, senza neanche provare a inseguirla.
Strinse i pugni, Hodge non sarebbe stato felice, anche se qualcosa nell’atteggiamento di Hodge lo aveva reso sfuggente negli ultimi giorni e ancora più strano era stato non ricevere nessuna risposta da Idris, che avessero deciso di non agire?
No. Non avrebbero lasciato a piede libero il loro nemico numero uno.
“Allora che fine hanno fatto?”
 
Le sue riflessioni furono interrotte da loro arrivo all’Istituto, strinse i pugni e decise di entrare per primo, nella sua vita nessuno lo aveva fermato e non si sarebbe fatto sopraffare dalle emozioni, lui era uno Shadowhunters.
-L’avete trovata?-
Il tono supplichevole di Jocelyn lo mise di fronte ad un’amara verità: aveva fallito.
-Magnus l’ha rintracciata in tempo solo che…-
-Non siamo riusciti a trattenerla.- disse Simon, guardando Jace, negli occhi.
-Cosa vuol dire? Voi siete degli esperti, lei è solo una ragazzina!-
-No… Valentine l’ha trasformata in una vera Shadowhunters, in un guerriero e poi ha immobilizzato me e Alec, Jace è stato messo al tappeto e Simon… Ha tentato con l’uso della ragione, ma lei era ferita e non ci ha ascoltato.-
-Ferita?- Luke si era introdotto nella discussione, senza dar respiro a ragazzi.
-Pensiamo che abbia lottato contro un Demone, all’interno dell’appartamento sotto al vostro.-
-Ma Madame Dorothea non è un Demone, si crede una strega!-
-Sappiamo solo che è uscita da lì, col braccio ferito, ha usato una Runa che non è presente nel Libro Grigio per bloccarci e ha colpito Jace, dimenticavo: prima però ha detto che Valentine ha addestrato Jace, per i suoi primi dieci anni, ah e dimenticavo.- aggiunse Isabelle, ironizzando per nascondere il nervosismo, -E´scappata con un PORTALE!-
Jace osservò tutti i presenti, nessuno aveva aperto bocca dopo le ultime parole di Izzy e Jocelyn guardava Luke, cercando in lui delle risposte, che solo sua figlia le avrebbe potuto dare.
Alec invece stava guardando lui e sapeva bene che cosa gli stava chiedendo, lo sentiva nell’animo, perché anche lui si era posto quella domanda.
Ha detto la verità?
Solo un leggero colpo di tosse spezzò il silenzio che si era venuto a creare fuori dall’ascensore e Jace su sorpreso di vedere Maryse e non Hodge davanti a lui.
-Andiamo in biblioteca.- sentenziò decisa.
Osservò Isabelle e capì che neanche lei doveva essere a conoscenza del suo arrivo e qualcosa lo scosse nel profondo: se Maryse era tornata all’Istituto, voleva dire che da Idris non c’erano buone notizie.
Si accomodarono tutti sparsi per la sala, ognuno alla ricerca di risposte, cercando di scacciare il sentimento di ansia e terrore che aveva preso il sopravvento.
 
 
-Alexander voglio che mi racconti tutto, e intendo dall’inizio.-
Suo figlio fece un passo avanti, per avvicinarsi alla scrivania che occupava buona parte della stanza, si schiarì la voce e iniziò a raccontare di come Jocelyn avesse raggiunto con Luke l’Istituto, il giorno di due settimane fa, chiedendo aiuto per il rapimento della figlia da parte del suo stesso padre: Valentine Morgenstern. Di come Hodge li avesse incaricati di cercarla, e di aver rintracciato lo stregone Magnus Bane che li aveva aiutati, più volte, a rintracciarla.
Spiegò anche il loro fallimento e che secondo loro la ragazza era svanita nel nulla, solo che stamattina avevano ricevuto una chiamata dallo stesso stregone avvertendoli che Clary era tornata a casa, era apparsa all’improvviso.
-Così ci siamo recati là di corsa e quando siamo arrivati, lei è uscita da casa, aveva il braccio sinistro ferito e col destro teneva una Spada Angelica, Jace e Simon hanno provato a convincerla a venire con noi, poi però le cose si sono incasinate.- ammise guardando la madre.
-Incasinate come?-
-Si è mossa subito, non sono, non siamo riusciti a prevenire la sua mossa e con una runa ci ha bloccato, letteralmente, non potevamo muovere neanche gli occhi, potevamo solo sentire e lei ha parlato con Jace, dicendogli che suo padre, Valentine, lo aveva educato e cresciuto per i primi dieci anni della sua vita, quindi non poteva disprezzarlo, poi lo ha colpito, con un calcio alla pancia e si è diretta verso il muro, le sono bastati, quanto?
Pochi secondi, ed ha aperto un Portale, e ci è caduta dentro.-
 
 
Maryse rimase in silenzio, cercando di assimilare tutto il racconto ma la verità era che tutta Idris era preoccupata e non solo per Clary.
-Dov’è Hodge?-
Alzò lo sguardo puntandolo su Jace e per la prima volta si rese conto che non aveva niente dei Wayland, che era stata davvero cieca in tutti quegli anni, ma la sua mente gli ricordò che non era neanche un Morgenstern, si chiese chi era quel ragazzo che aveva cresciuto come suo figlio per tutto quel tempo.
-Sono tornata da Idris questa mattina e non perché Hodge ci abbia contattati ma perché il Conclave ha registrato degli aumenti nelle apparizione dei Demoni, così mi hanno mandata a controllare la situazione, e cosa trovo al mio rientro? Hodge che scompare, Valentine che ritorna e che una ragazzina è riuscita ad aprire un Portale davanti a tre dei miei figli?!- sbottò, non nascondendo la rabbia.
-Mamma…- Izzy avanzò, cercando di placare la sua furia.
-No Isabelle, Hodge non poteva lasciare l’Istituto e allora io mi chiedo: come ha fatto? Era vincolato dal Conclave, era la sua pena.- disse guardando Jocelyn di sottecchi.
-Sarà stato Valentine, lui ha molto potere.- ammise la donna, abbassando lo sguardo.
-Potrebbe anche essere così e allora credo che loro due fossero in contatto, non abbiamo ricevuto le vostre richieste e se lo avessimo saputo, ci saremo mobilizzati prima.-
-Adesso?- chiese Jace, cercando di seguire il filo del discorso.
-Adesso dobbiamo catturare Valentine e Clarissa.-
-Mia figlia non centra niente!-
-Tua figlia è andata col padre di sua spontanea volontà, è pericolosa.-
-Ha solo sedici anni.-
-Lucian tu non dovresti neanche essere qua, lascia i tuoi commenti per te.- rispose fredda, la donna.
-Se la trovo io posso convincerla, posso farle cambiare idea.-
-Jace… Dovremo verificare se le parole di Clarissa sono vere o meno, dovresti recarti alla Città di Ossa e ciò vuol dire parlare con i Fratelli Silente.-
-Lo farò, ma prometti che prenderai nuovamente in considerazione la questione di Clary.-
-Chiederò al Conclave.- concluse voltandosi, -Dovreste andare adesso, ti aspettano tra due giorni.-
Maryse attese che tutti fossero usciti prima di crollare sulla sedia, tutto quello che avevano costruito da dopo il Circolo stava crollando miseramente, tutti i loro sacrifici, le restrizioni, i divieti, Valentine avrebbe agito e lei lo avrebbe fermato, lo doveva ai suoi figli.
 
***
 
Si svegliò urlando, cercò con gli occhi qualcosa di familiare ma non riconobbe quella camera, quelle coperte, quel posto.
Si passò una mano tra i capelli, sentendoli stopposi e sporchi, tolse le coperte ma prima che potesse scendere dal letto una luce si aprì nel buio.
Vide Jonathan entrare e qualcosa dentro di sei si calmò.
-Clary, hai urlato.- disse, come se fosse stata la cosa più normale al mondo.
-Io…-
-Hai avuto la febbre, ma adesso stai meglio.-
Si sedette accanto a lei e le accarezzò la guancia e i capelli, guardò il suo braccio e il colore nero che aveva visto non c’era più, solo una pesante fasciatura che le copriva buona parte della pelle.
-Quanto ho dormito?-
-Due giorni.-
Clary annuì e abbracciò il fratello, alla fine lui l’aveva salvata e lei questo lo aveva sperato fino alla fine, si era affidata a lui, con tutta se stessa.
-Quando il Demone ti ha ferito l’ho sentito.- indicò la sua runa parabatai, -Sarei dovuto intervenire, ma nostro padre non me lo ha permesso.-
-Me la sono cavata lo stesso.- disse, cercando di nascondere i suoi sentimenti; Jonathan sarebbe stato un ottimo aiuto ma Valentine aveva avuto ragione, doveva metterla alla prova e lei l’aveva superata.
-Domani ci sarà la seconda parte del piano.-
-Di già?-
-Hai preso la Coppa e prima che il Conclave se ne renda conto passeranno settimane.-
-Non se mamma passa da Dorothea.- sussurrò.
-E´un rischio, ma siamo pronti a correre.-
-Dove dovrò andare?-
-Alla Città di Ossa, ma nostro padre verrà con te, domani prima di andare lui ti dirà tutto.-
-Perché tu non vieni?- chiese guardandolo.
-Perché il mio intervento è richiesto in un altro momento, adesso dormi sorella mia.-
-Resta con me.- gli prese il polso, per bloccarlo, -Ho sognato ancora Abbadon e tutto quel dolore, non riesco se non so che tu sarai qui a proteggermi.-
-Sempre.-
Clary si stese nuovamente nel letto e sentì le braccia protettive di Jonathan stringerla forte, chiuse gli occhi, e nonostante sapesse che fosse sbagliato che lui usasse la parola “mia” come se lei fosse stata di sua proprietà, in quel momento decise che avrebbe affrontato dopo la questione, adesso aveva solo bisogno di riposare.
 
 
***
 
Simon non era riuscito ad accettare tutta quella situazione, come poteva Clary, la sua Clary mollare tutto per andare col padre? Senza ascoltarlo, senza dargli, ancora, la possibilità di dichiararsi.
Sbuffò e colpì un sassolino che stava sulla strada e si ritrovò a dover guardare la luna, aveva anche notato Jace, e il suo atteggiamento: qualcosa gli diceva che quel ragazzo stava prendendo troppo sul personale la missione.
 
“E se Jace si innamora di Clary?”
No, lei non si potrebbe innamorare del primo che capita.
“Io infatti parlavo di Jace.”
 
Quella possibilità gli fece venire la pelle d’oca e improvvisamente realizzò un fattore importante: lui e Clary venivano da mondi diversi, lui era un Mondano, lei una Cacciatrice, non ci sarebbe stato futuro per loro, non sarebbero mai stati assieme.
Scosse la testa, non avrebbe permesso che succedesse, avrebbe trovato un modo per stare con lei, avrebbe trovato un modo per dichiararsi e farle capire il suo amore.
 
“Anche se Isabelle ti sta venendo dietro, da un po’.”
Na, non è possibile.”
 
-Ti sei perso, amico?-
Simon abbassò lo sguardo e si ritrovò davanti un ragazzo che poteva avere si e no quattordici anni.
-Ti ho già visto, alla festa di Magnus.- disse invece.
-Possibile, frequento molti posti.-
-Se eri alla festa vuol dire che fai parte di quel Mondo.-
-Sì.- rispose mostrando il suo accento messicano.
-Voglio farne parte, voglio far parte del Mondo Invisibile, devo farne parte.-
-Allora hi trovato la persona giusta, chicos.- sussurrò mostrando i canini sporgenti.



Sclero personale: Ho deciso di aggiornare un giorno prima, il motivo? Vorrei cercare d fare due aggiornamenti a settimana, lo so che in estate è difficile ma avendo un paio di capitoli pronti forse posso gestire meglio la situazione!
Allota questo è una parte meramente di passaggio... Jace sarà da un lato abbattuto per non essere riuscito a salvare Clary e da qui uscirà un nuovo lato del suo carattere, mentre la nostra Rossa si farà coccolare dal fratello, anche se...
Ma Simon... Spero che la sua entrata in scena vi piaccia e vi aspettano molte novità :D

Spoiler:
“Perché gli permetti di toccarti in quel modo? Lui è tuo fratello!”
Lo so, ma io sono il suo parabatai.
“Non è questo il legame che deve esistere.”
Lo so

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Capitolo 7
*** La spada Mortale ***


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La Spada Mortale
 
 
Clary sistemò la tenuta da combattimento e si guardò allo specchio della sua camera da letto, si era ripresa dalla febbre e aveva anche tolto la fasciatura al braccio e adesso un’altra runa le incorniciava la pelle, la toccò piano e poi lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
Era pronta.
Suo padre l’avrebbe portata a breve nella Città di Ossa per conquistare il secondo obiettivo: la Spada Mortale.
Dovette però inghiottire il groppo che le si era formato in gola, cercando di scacciare le parole che aveva pronunciato Valentine subito dopo: Dovremo usare la forza, i Fratelli Silente sono dei combattenti, sono ex Shadowhunters, saremo costretti a ucciderli.
Scosse la testa per scacciare quei pensieri, poteva farlo? Poteva uccidere delle persone innocenti solo per il volere del padre, per fargli realizzare il suo piano?
“No, non dovrebbe neanche chiederti una cosa del genere.”
Ma lui si fida di me.
“Forse quel Jace non aveva tutti i torti.”
 
Non aveva avuto modo di pensare a quel ragazzo, ma dopo quei giorni di febbre dovette ammettere a se stessa che il discorso che il ragazzo le aveva fatto era rimasto impresso nella sua mente, come radicato.
Non si fidava però, neanche delle parole di Simon, poiché il loro intento era quello di rimandarla dalla madre e lei non voleva più avere niente a che fare con Jocelyn, le aveva mentito fin da quado era piccola e adesso che sapeva la verità non poteva credere a niente che non venisse dal padre o dal fratello.
Raddrizzò la schiena e sistemò i capelli in una coda, non si sarebbe lasciata influenzare da quei pensieri negativi, doveva riuscire nella sua missione, doveva credere in se stessa come Jonathan credeva in lei.
-Clarissa.-
La sua voce carezzò il suo nome come quando due amanti si chiamano sotto le coperte, era sbagliato, era totalmente sbagliato, ma quando si girò per guardare il fratello non potè evitare di sorridere.
-Sei pronta.-
Non era una domanda ma lei annuì lo stesso e si avvicinò a lui, Jonathan si era preso cura di lei, aveva dormito con lei, aveva vegliato su di lei, scacciando i Demoni del suo subconscio senza mai lasciarla.
-Mia Clarissa adesso è arrivata la parte difficile, sei pronta?-
Il suo sguardo venne inchiodato dagli occhi neri del fratello, così neri che le facevano sempre uno strano effetto ma annuì, nuovamente, non lo avrebbe deluso.
-Lo sai che io non posso intervenire, ma nostro padre ti difenderà, non lascerà che nessuno ti tocchi neanche con un dito.-
-Vorrei che fossi tu a combattere al mio fianco: le mie battaglie saranno le tue e le tue le mie.-
-Sarà così sorella mia, te lo prometto.- le prese la mano per baciargliela piano, -Io ti difenderò sempre, ma adesso devi avere fiducia in lui.-
-Ho fiducia, ma perché mi fido di te, del tuo giudizio.-
-Allora non temere.- le baciò una guancia e si voltò per uscire dalla stanza, anche lei lo seguì in silenzio.
 
“Perché gli permetti di toccarti in quel modo? Lui è tuo fratello!”
Lo so, ma io sono il suo parabatai.
“Non è questo il legame che deve esistere.”
Lo so.
 
-Clarissa.-
-Padre.- raddrizzò la schiena e unì le mani dietro la schiena.
-Ti trovo in ottima forma, sei pronta?-
-Certo.-
-Prendi le tue armi e apri un Portale.-
Lei annuì silenziosamente e sistemò la cintura delle armi riempiendola di coltelli e Spade Angeliche, prese anche un pugnale per sistemarlo negli stivali.
-Apri gli occhi.-
Le parole di Jonathan arrivarono come un sussurro ma lei annuì, suo fratello ci teneva a lei, suo fratello le volava bene, suo fratello l’amava, forse per questo lasciava che la toccasse in quel modo, che l’amasse.
-Andiamo.-
Lo guardò un ultima volta e poi gli diede le spalle, ingoiò il groppo in gola, strinse le mani a pugno per poi prendere lo stilo, da li a breve avrebbe dovuto fare una strage e in cuor seppe di non essere pronta a quello, ma cacciò la sensazione di disagio e aprì il Portale, per far passare Valentine al suo interno e seguirlo subito dopo.
 
***
 
Jace si chiuse alle spalle la porta dell’Istituto, seguito da Isabelle e da Alec, avevano deciso di accompagnarlo alla Città Silente, avevano deciso di non lasciarlo solo, ma non erano questi i pensieri che lo avevano lasciato sveglio durante quei tre giorni.
La sua mente non riusciva a scacciare l’immagine di quella ragazza, ferita, determinata, Clarissa aveva occupato tutti i suoi sogni e anche le sue parole non lo avevano mai lasciato, neanche per un secondo.
Non gli era mai successo una cosa del genere, aveva visto ragazze più belle, era stato con ragazze più belle ma quegli occhi verdi lo avevano stregato, lo avevano guardato nel profondo, come quei capelli rossi ribelli e la corporatura minuta.
Tutto il suo essere urlava protezione.
“No, ti ha steso al tappetto.”
Intendo che nonostante la forza non sembrava sicura delle sue azioni.
 
Valentine l’aveva trasformata in un guerriero e se erano vere le sue parole, anche lui aveva ottenuto la stessa educazione, ma nonostante questo era stato amato dai Lightwood, incondizionatamente, mentre lei aveva perso la fiducia nella madre per radicarla in quella del padre, un essere oscuro e cattivo.
Forse neanche Clary sapeva distinguere il bene dal male, forse anche lei, come lui, aveva un anima tormentata e martoriata.
 
La devo salvare, il Conclave non la lascerà impunita.
“Come farai?”
Ancora non lo so.
 
-Sembra molto silenziosa la Città Silente.-
-Izzy non siamo ancora entrati.- le fece notare Alec.
-Lo sai che intendo, di solito la loro presenza si percepisce mentre oggi…-
-Non farti strane idee.-
Jace li precedette per entrare ma quando misero un piede sul primo gradino, un grido disperato gli trafisse il cuore e guardò, con occhi spalancati, i suoi fratelli.
-I Fratelli Silente non parlano.-
-E quella era l’urlo di qualcuno.-
-Che sta succedendo là sotto?- guardò per un attimo il buio che proveniva dal fondo delle scale, ma senza pensarci molto iniziò a correre ed estrasse una Spada per attivarla subito dopo.
I Fratelli Silente avevano le bocche cucite e avevano la possibilità o l’abilità di parlare col pensiero, mentre quel grido proveniva da qualcuno che poteva parlare.
Che siano gli stessi Fratelli?
La sua mente aveva scacciato quella domanda da subito ma il cuore sapeva che ci aveva azzeccato, erano i Fratelli ad aver urlato in quel modo e ne ebbe la conferma quando trovò un corpo privo di vita, la cui bocca era spalancata, come se fosse morto in prede a un dolore troppo forte.
-Jace.-
-Dividiamoci, c’è qualcuno qua.-
-Ma…-
-Isabelle.-
-Va bene.-
 
Jace si passò una mano tra i capelli per eliminare la tensione ma la sua mente stava elaborando troppe teorie, troppi pensieri lo stavano portando alla deriva, avanzò sicuro di se nei corridoi di quella Città, cercando di non farsi distrarre dai corpi privi di vita, ma la sua mente non era più lucida.
Poi un semplice rumore gli fece scattare l’adrenalina per tutto il corpo e scattò in avanti, deciso e cosciente che lei era lì.
Voltò l’angolo e vide sparire in quello successivo una massa di capelli rossi, e un tenuta rossa da combattimento.
Aumentò il passo e prima che Clary fosse troppo lontana la bloccò trattenendola per il polso, tirandola verso di se e la sentì aderire perfettamente al suo corpo, come se fossero stati messi al mondo per quello, come se fossero compatibili, ma dovette cacciare quel pensiero dalla mente poichè colpito dai suoi occhi verdi, terrorizzati e spalancati per la paura.
-Cosa succede?- chiese senza mollare la presa.
-Lasciami andare.- sussurrò, guardandosi le spalle.
-Chi stai cercando?-
-Ucciderà anche te se ti trova, lasciami.-
-Valentine.- disse e strinse l’elsa della spada.
-Jace.-
Il suo nome pronunciato da lei ebbe uno strano effetto sul cuore, iniziò a battere forte, non era gli era mai successo e solo allora si rese conto che la sua tenuta era sporca di sangue e che anche lei stringeva una Spada Angelica.
-Siete stati voi.-
-Lasciami andare.-
-Il Conclave… Come faccio adesso?- il tono di voce gli uscì più disperato del previso, ma come avrebbe spiegato al Conclave che lei aveva partecipato a quel massacro, che lei era davvero un complice del padre senza potergli evitare la reclusione?
-Clarissa.-
La vide immobilizzarsi di colpo e impallidire all’improvviso.
-Vattene Jace o ucciderà anche te e non penso di voler assistere a questa scena.-
-Avete commesso un crimine.- sibilò non riuscendo ad andare via.
-Lo so, ne sono consapevole ma loro hanno opposto resistenza, avremo potuto evitarlo.-
-Clary tuo padre è un pazzo, non puoi dargli retta.-
-Lui sa quello che fa.-
-Tu hai paura di lui.-
Lei strattonò il braccio e si liberò dalla presa, lo spinse nel corridoio opposto e lo guardò negli occhi.
-Non sei tu che decidi per me, non sei tu che puoi dirmi di chi mi debba fidare.-
-Perché non lasci che mi uccida?- chiese senza rendersene conto.
-Io…-
-Clarissa!-
Uscì dal corridoio e spense la spada.
-Non rispondevi.- disse tranquillamente Valentine.
-Stavo controllando che non ci fosse qualcuno.-
-Abbiamo ciò per cui siamo venuti, apri un Portale, gli Shadowhunters saranno qua a momenti, ansi ho dovuto stendere i figli di Maryse per un po’.-
-Li hai…-
-No, non siamo qua per loro. Non hai incontrato nessuno?-
Jace sentì quelle parole e un brivido gli percorse la schiena, lei lo avrebbe detto al padre, strinse la spada e si preparò a combattere, sarebbe morto con onore.
-No, nessuno.-
-Andiamo allora.-
Rimase senza parole e quando si sporse per cercare il suo sguardo la vide sparire all’interno di un Portale che si chiuse pochi attimi dopo, fece cadere la spada e si toccò nervosamente i capelli, poi iniziò a correre per cercare Alec e Izzy e li trovò svenuti nella sala principale.
-Ragazzi.-
Vide gli occhi della ragazza aprirsi lentamente e sbattere le lunghe ciglia.
-Jace l’hanno presa.-
-Cosa?- chiese non capendo.
-La Spada, Jace, la Spada Mortale.-
Il ragazzo alzò la testa, certo che lei si stesse sbagliando e che avrebbe trovato la Spada dove era sempre stata ma quando guardò il soffitto non vide niente, era sparita.
-Cazzo!- si lasciò sfuggire quella parola prima di sedersi a terra e cercare di analizzare quella situazione contorta.
***
 
Isabelle avrebbe preferito andare subito all’Istituto e mettersi a dormire per almeno quattro giorni, ma sapeva bene che le procedure richieste dal Conclave richiedevano tempo e molto fatica, soprattutto se erano stati assassinati i Fratelli Silente e la Spada Mortale era stata rubata da Valentine Morgenstern e sua figlia.
Liberò i capelli neri e li sparpagliò poco per farli ricadere sulla schiena, vide da lontano Jace spiegare a Maryse cos’avevano visto ma anche lei sapeva che era tutto inutile, la madre non sarebbe stata così comprensiva anche perché stavolta con loro c’erano troppi Shadowhunters.
Dopo quasi un’ora di attesa ottennero il permesso di rientrare, così incamminandosi lentamente percorsero le strade newyorkesi per arrivare all’Istituto, ma qualcosa fece scattare i suoi sensi.
-Lo sentite?- chiese, prendendo la frusta dal suo braccio.
-Sei solo stanca, Izzy.-
-Forse.- sussurrò aprendo il cancello, ma appena lo varcarono seppe di non sbagliarsi affatto.
-Tu chi sei?- chiese alla figura incappucciata davanti a lei.
-Raphael Santiago.-
-Ho sentito parlare di te, sei il rappresentate dei vampiri. Perché sei qua?-
-Per lui.- disse sposandosi e mostrando la figura di Simon accasciato alla porta d’ingresso e sporco di terra e sangue.
-Cos’è successo?-
Izzy si precipitò a toccarlo ma la prima cosa che notò fu il suo pallore e l’assenza del battito cardiaco, il suo cuore fece una capriola e iniziò a tremare.
-Lui…è…-
-Morto? Sì, mi ha chiesto di trasformarlo in vampiro, lo sapete noi non possiamo perseguitare nessuno ma se ci viene chiesto…-
-Allora tu hai pensato di accontentarlo?!- urlò Jace avanzando verso di lui.
-Sì, solo che appena è risorto mi sembrava davvero malandato e penso che sia il caso che mi aiutate con lui.-
-Certo!-
-Isabelle adesso Simon è un vampiro.-
-Ma è anche il migliore amico di Clary e lui l’ha fatto senza pensarci, non può tornare indietro ma non possiamo abbandonarlo.-
La ragazza si voltò verso Jace, sapendo che in lui avrebbe trovato appoggio stavolta, sapeva che suo fratello provava qualcosa per la ragazza dai capelli rossi e dagli occhi verdi, ma Jace era sempre stato così misterioso che non aveva mai esternato i suoi sentimenti, neanche con loro che erano la sua famiglia.
-Va bene.-
-Bene.-
Isabelle spostò una ciocca di capelli dagli occhi di Simon e sorrise, Clary non l’avrebbe mai perdonato se lo avesse lasciato preda delle sue paure e dei suoi incubi.
 
“Tu e quella ragazza non siete amiche.”
Lo so, ma a me questo ragazzo piace.
“Allora lo fai per lui?”
Sì.
 
 


Sclero personale_ Bene... Siamo arrivati a un'altro punto importante della storia, Valentine prende il secondo Strumento Mortale e Clary lo aiutò nel suo compito, anche se inizia a delinearsi leggermente il rapporto tra lei e Jace, il ragazzo viene salvato e adesso deve prendersi cura di Simon, che è stato trasformato in vampiro...
Diciamo che gli eventi come sempre non sono descritti come nei libri ma cerco di attenermi alle caratteristiche generali per non distorcere il tutto, spero che vi possa piacre, anhe se credetemi le vere novità non sono queste :D
Martedì parto per Lipari, e se riesco provvederò ad aggiornare da lì, ma se in caso non ci riuscissi non temete, avrete il capitolo pubblicato il 25 :D
Grazie come sempre a tutti voi che mi seguite <3

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Capitolo 8
*** La voce della coscienza ***


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La voce della coscienza
 
 
“È sbagliato!”
Lo so, è sbagliato, non dovevamo.
“Ma lo hai fatto e adesso?”
Dovrò convivere con questo peso.
“Per tutta la vita, Clary, è un sacco di tempo.”
 
Si passò una mano tra i capelli, non una volta ma più volte, finché non si alzò di colpo dal letto e iniziò a camminare per tutta la stanza, freneticamente.
Il senso di colpa le stava logorando l’anima, un dolore atroce le aveva attraversato il petto senza lasciarla mai andare, da quando era tornata dalla Città Silente la sua visione del mondo era cambiata.
Si era fidata, ciecamente, di un uomo che aveva bussato alla sua porta comunicandole di essere suo padre, promettendole verità e conoscenza, promettendole la sua vera vita.
Ci aveva creduto, come una cretina, aveva creduto a quel piano tanto perfetto da sembrare sbagliato.
 
“Ed è sbagliato! Non dovevi uccidere quelle persone.”
 
Clary si appoggiò al muro, chiudendo gli occhi e coprendosi la bocca per nascondere i singhiozzi, aveva ucciso delle persone innocenti solo per una spada, e non le importava più di tanto dei suoi poteri, solo che non credeva di dover fare una cosa del genere.
 
“Tua madre non ti avrebbe mai chiesto di fare una cosa del genere, neanche se fosse stata in gioco la sua vita.”
Lo so.
 
Scivolò lungo il muro e strinse al petto le ginocchia, il cuore le faceva male, così male che avrebbe preferito staccarselo dal petto per non soffrire più o avrebbe preferito dimenticare, dimenticare le urla, gli occhi sbarrati e la bocca aperta di quegli uomini che aveva ucciso.
 
Forse posso creare una runa…
“Non sarebbe giusto.”
Era una possibilità.
 
Scosse la testa e guardò quel posto che il padre aveva scelto per nascondersi, Renwick non aveva niente di casa, era logoro e sporco, malandato e lei voleva tornare a New York, voleva rivedere Simon, voleva sapere se Jace fosse ancora vivo o le sarebbe piaciuto tornare a Idris, vivere in quel posto pacifico e verdeggiante, dove poteva nascondersi da tutti.
Ma non poteva, strinse le mani fino a farsi male con le unghie e si alzò, non poteva perdere tempo a commiserarsi, non poteva restare ferma a piangere, doveva sapere da Jonathan le intenzioni del padre, doveva scoprire la verità o lei sarebbe andata via.
***
 
Jace si svegliò all’improvviso, il cuore batteva così forte da fargli male e sentiva il sudore scendere lungo il petto e la schiena, l’aveva sognata ancora.
Sospirò e tolse le lenzuola frettolosamente, nei suoi sogni c’era solo Clary, i capelli rossi e gli occhi verdi, solo che quella volta come anche altre, il sogno si era trasformato in un incubo.
Sognava che la trovava morta davanti all’Istituto o vedeva il suo stesso padre ucciderla senza che lui potesse fare qualcosa, arrivava sempre troppo tardi per salvarla.
Si guardò allo specchio e quasi non si riconobbe, le occhiaie avevano presto posto sul suo viso, i capelli avevano perso un po’ di lucentezza, l’unica cosa che non era cambiata era il suo corpo, sempre tonico e allenato, ma quel corpo non l’aveva aiutato a salvare Clary, in nessuna delle due occasioni.
Scosse la testa e andò a cambiarsi, aveva bisogno di sbollire la rabbia, di liberare la mente, di non pensare a lei, ma dovette ammettere a se stesso che lei gli era entrata nella pelle, la missione era diventata qualcosa di troppo per lui.
 
“Ti sei fissato.”
Io non mi fisso, anzi è la gente che fissa il mio bellissimo viso.
“Jace tu vuoi salvare quella ragazza per dimostrare che c’è un futuro per te, e poi nonostante tutto lei ti piace, anche troppo.”
Forse un po’.
 
Quella era stata la seconda verità con cui aveva dovuto convivere, non voleva salvare Clary solo per se stesso, per dimostrare di essere uno dei migliori Shadowhunters della sua generazione, ma perché si era affezionato a lei in un modo del tutto strano e forse sbagliato.
Non la conosceva, non sapeva niente di quella ragazza eppure gli era bastato guardare i suoi disegni per scorgere un pezzo della sua anima e poi quando l’aveva vista ferita ma con lo sguardo deciso, fuori dalla casa sua, qualcosa era scattato.
Aveva visto se stesso, forte, combattente ma facile da distruggere e quando lei gli aveva salvato la vita qualcosa lo aveva convinto che non fosse totalmente dalla parte del padre, che ancora in lei c’era speranza, speranza di redenzione.
 
Devo solo convincere il Conclave.
 
Uscì dalla sua stanza e si diresse alla biblioteca per parlare con Maryse, ancora, dell’incursione alla Città di Ossa, per spiegare meglio il comportamento di lei, per difenderla, ma qualcosa lo bloccò non appena spalancò la porta della stanza.
Una figura che non conosceva personalmente stava intrattenendo una discussione animata con Maryse e Robert, mentre Alec e Izzy guardavano in basso, senza possibilità di intervenire.
-Jace, ti stavamo aspettando.-
-Nessuno mi ha parlato di una riunione.- sussurrò chiudendo la porta alle spalle.
-Bè è stata organizzata adesso visto la gravità dei fatti.-
-Lei è l’Inquisitrice: Imogen Herondale.-
-Sono qua perché le cose vi sono sfuggite di mano, non siete riusciti a catturare Valentine o sua figlia! E adesso i Nascosti ci accusano per quegli omicidi, perché gli Shadowhunters non sono riusciti a fare il loro lavoro.-
-Quali omicidi?- chiese Izzy, alzando lo sguardo.
-Sono stati trovati uccisi un vampiro, un lupo mannaro e una creatura del popolo fatato, e anche uno stregone.-
-Perché?-
-Alexander, io mi chiedo perché non siete riusciti a catturare quella ragazzina? Ha sedici anni e non è un vero Shadowhunters.-
-Qua si sbaglia, lei è forte, è potente, è stata addestrata.-
-Allora sarà compito mio portarla davanti al Conclave e assicurarmi che riceva la giusta punizione.-
-Ma lei non è consapevole di sbagliare, suo padre la sta raggirando, è solo un’altra vittima, non mi avrebbe salvato ieri se fosse stata totalmente dalla sua parte.- urlò senza rendersene conto.
-Ragazzo, a me non interessano le tue parole, una ragazza che uccide i Fratelli Silente per prendere la Spada Mortale è una nemica di Alicante e come tale deve essere fermata.-
-Ma io posso convincerla a smettere.-
-Jace.- la voce di Alec lo distrasse per un solo minuto, ma poi riportò l’attenzione all’Inquisitrice.
-Avevi già detto una frase del genere da quel che so e lei è ancora col padre e la situazione vi è sfuggita di mano, totalmente, adesso andate, devo parlare con Maryse e Robert.-
Jace strinse le mani forte, quella donna non gli piaceva, non gli piaceva affatto, senza salutare si voltò verso la porta e si diresse fuori il più velocemente possibile, avrebbe trovato Clary prima di lei e l’avrebbe trascinata con la forza all’Istituto o da qualche altra parte per evitarle quella condanna, ma se il Conclave l’avesse trovata per prima, non avrebbe potuto fare niente.
-Dove vai?- Alec gli bloccò il braccio, ma lui gli fece mollare la prese con uno strattone.
-Magnus, devo trovare Clary.-
-Perché ci tieni così tanto a lei?-
-Perché è così, Alec!-
Si voltò e si incamminò senza voltarsi indietro, doveva occuparsi subito di quella situazione se avesse perso altro tempo non avrebbe potuto salvarla e questo non se lo sarebbe mai perdonato.
 
“Soprattutto adesso che il suo migliore amico è un vampiro.”
Dovrò dirle anche questo, il prima possibile.
“Non la prenderà bene.”
Affatto.
 
***
 
Clary vagò per un sacco tempo all’interno di Renwick, alla ricerca di Jonathan, ma qualcosa le stava urlando che suo fratello non voleva essere trovato, neanche da lei.
Quando aveva iniziato a perdere le speranze andò a sbattere direttamente contro il suo petto, ma non cadde a terra, le sue mani la tenevano stretta e ancorata a lui.
-Cerchi qualcuno, Clary?-
-Te.- sussurrò, trovando strana quella posizione, quel sorriso e quel luccichio negli occhi.
-Mi hai trovato.- disse facendole passare una mano sulla schiena.
-Jonathan, pensi che nostro padre… Sappia quello che fa?-
Vide qualcosa cambiare nei suoi occhi, divennero immediatamente freddi e distaccati e la mano sulla sua schiena interruppe il percorso per bloccarla saldamente.
-Perché me lo chiedi?-
-Perché ho dei rimorsi per quello che ho fatto e…-
-Clarissa non dovresti mettere in dubbio il lavoro che nostro padre sta facendo.-
-Lo so, ma avevo bisogno che tu me lo dicessi.-
-Sorella mia, potrei mai mentirti? Quello che avete fatto è stato necessario per prendere una posizione e far capire al Conclave che noi non siamo sottomessi.-
Lei annuì ma nonostante tutto non riuscì a essere del tutto convita da quelle parole, poiché qualcosa le disse che fossero programmate, per farla stare buona, per non farle fare domande.
 
“Potrebbe mai mentirti?”
Non lo so.
 
-Devi solo riprenderti, andrà tutto bene, passiamo alla fase tre.- disse, senza nascondere un sorriso di felicità e le depositò un bacio sulla guancia, anche se troppo vicino alla bocca.
Jonathan la lasciò andare e lei rimase sola nel corridoio abbandonato, si voltò e rimase ad osservare un quadro, appeso alla parete, ma pensò che non centrava niente con l’edificio abbandonato e con i Mondani.
Rimase stupita ma poi capì, era Raziel che usciva da un lago tenendo in mano gli Strumenti Mortali, trattenne il respirò e annuì brevemente, sapeva dove erano diretti.
 
***
 
-Pensi che possano essere ancora qui?-
Alec alzò la Stregaluce e illuminò il buio corridoio di Renwick, stando attento a non cadere per colpa delle macerie abbandonate.
-Magnus ha detto che l’intero edificio era circondato da una strana aura, come se fosse stato sotto protezione, allora perché non tentare?-
-Perché è pericoloso e siamo solo in tre se ci attaccano.- concluse con falsa ironia Iz.
-Possiamo farcela.-
-No la verità è che tu non tieni alla tua vita e non ti interessa niente neanche della nostra.-
-Lo sai che non è così.-
Jace si portò avanti e girò a destra, sentiva che era vicino, vicino a lei e che poteva essere la volta buona per concludere qualcosa di buono, aprì una porta e quello che vide le fece gelare il cuore.
Una camera da letto, con un letto sfatto, un’anta dell’armadio leggermente aperta e una tenuta lasciata sulla sedia, era la stanza di Clary.
Si avvicinò alla tenuta e quando la sollevò vide lo strappo sul braccio e allora tutti i pezzi del puzzle andarono al loro posto.
-Sono andati via.-
-Come fai a dirlo?-
-Questa era la sua tenuta, ma è quella strappata, il letto è freddo e la stanza è lasciata disordinata come se avesse avuto fretta di andare via.-
-Saranno andati via da molto.-
-Solo il tempo di sapere che le protezioni erano cadute e che Magnus poteva trovarli.-
-E adesso?-
Jace lasciò cadere la tenuta e senza troppa enfasi diede un pugno al muro, fregandosene del dolore e delle nocche insanguinate.
-Un altro buco nell’acqua.- sussurrò, colpevole.
-Ci toccherà andare a Idris senza lei.-
-Come possiamo lasciarla col padre, sarà ancora New York.-
-Jace era il nostro ultimo tentativo, Maryse non ci permetterà di rimanere a cercarla adesso che l’Inquisitrice controlla le sue mosse, dovremo riprendere dopo gli Accordi.-
-Cosa facciamo con Simon?- chiese Izzy, pensando al ragazzo che avevano riportato a casa della madre, cercando di maschere il suo nuovo status, ma lei sapeva che non sarebbe durato molto.
-Dobbiamo lasciarlo qua, non può venire a Idris.-
-Non possiamo lasciarlo qui.- sussurrò con calma la ragazza sapendo di avere ragione.
-Merda.-
 
Spalancò la porta e si incamminò nuovamente per i corridoi, fregandosene del rumore e di cadere, aveva fallito ancora, ancora, per la terza volta non era riuscito a salvarla, e una strana sensazione si insidiò nel suo cuore: rabbia.
Una rabbia così profonda non l’aveva mai provata.
E solo allora ricordò quelle parole che gli avevano fatto compagnia per tutta la vita:
 
“Amare significa distruggere ed essere amati significa essere distrutti.”
 
 
 
Sclero Personale: Allora buonanotte a tutti <3 Mi dispiace ma in questa settimana non sono proprio riuscita ad aggiornare, la vacanza è stata considerata tale in tutti i sensi e come promesso vi posto il capitolo tanto atteso, almeno spero.
Clary ha i primi dubbi ma decide di dare il beneficio del dubbio al padre, anche se la sua coscienza è sempre pronta a ricordarle quella notte! Mentre viene svelto il mistero su Jace e la sua cotta per Clary, vi lascio adesso allo spoiler e ci vediamo vederdi ! Grazie belli per la vostra presenza, mi date sempre la voglia di andare avanti:

Spoiler: 
-Clary?-
-Jace.-  

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Capitolo 9
*** You lied to me ***


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You lied to me

 

 

Erano tornati a Idris solo da poche ore ma la tensione nell’aria era palpabile ad occhio nudo, suo padre e suo fratello le stavano nascondendo qualcosa, qualcosa di terribile e che avrebbe potuto farle cambiare ide.

Clary ne era consapevole ma al tempo stesso non aveva paura, sarebbe riuscita a venire a capo della situazione e Jonathan l’avrebbe aiutata.

Guardò distrattamente il fratello, stava discutendo col padre non poco lontano da lei, ma lo sguardo dei suoi neri occhi era ancora più tormentato, ancora più cattivo.

 

Chi è quel ragazzo che mi sta di fronte?

“Tuo fratello.”

Perché ha gli occhi così neri?

 

Si era posta quella domanda negli ultimi tempi ma non aveva ottenuto nessuna risposta, la genetica non sbagliava ed era più che sicura che quegli occhi non fossero un tratto distintivo dei Farchild e mecche meno dei Morgenstern, perciò l’spetto di Jonathan, così misterioso e inquietante in certi momenti, le dava una strana sensazione, come se dietro a quella persona potesse nascondersene qualcuna più temibile più cattiva, ma forse non era ancora pronta a conoscerla.

 

-Tutto bene?-

-Sì.-

Clary si mise a sedere dritta davanti al fratello, non voleva essere rimproverata, non voleva dargli dispiaceri ma qualcosa nuovamente la costrinse a mettere il cervello in azione per analizzare quella situazione, lui la stava guardando in uno strano modo.

-Clary devi capire che l’ultima fase del piano inizierà a breve e voglio che tu ti riposi, devi essere in forza, potresti levarti la tenuta.- disse toccandola alla base del collo, ma più vicino al suo seno del previsto, -E metterti a letto, ti raggiungo a breve.-

Inghiottì il groppo che si era formato in gola e annuì, piano.

-Posso fare qualcosa prima di andare?-

-No, sorella mia, va bene così.-

-Nostro padre?- osò chiedere, allungando lo sguardo.

-Aspetta me, Clary, dovresti andare.- il tono fermo e composto si alterò solo per un attimo, ma poi quando pronunciò il suo nome, lo carezzò come se le stesse baciando il collo, dolcemente e con amore.

-Certo.-

Gli diede le spalle e si incamminò verso casa, ma strinse lievemente i pugni e si morse il labbro, stavolta non ci sarebbe cascata, non avrebbe ubbidito senza essere certa di star facendo la cosa giusta.

Aveva deciso di dare a entrambi il benefico del dubbio dopo il massacro alla Città di Ossa ma adesso aveva bisogno di certezza, sperò con tutta se stessa che Jonathan non l’avesse raggirata, che non si fosse preso gioco di lei per tutto quel tempo, se no ne sarebbe morta.

 

“Tuo padre è un pazzo… Chi te le ha dette queste parole?”

Jace.

“Speriamo che si sbagli, allora, anche se…”

 

Entrò dentro casa e si diresse alla finestra che dava sul bosco, prima però riempì il suo letto di cuscini, così da poter dare l’illusione della sua presenza almeno per un po’ e poi uscì diretta verso il folto del bosco, avrebbe saputo la verità, in un modo o nell’altro.

Si mosse piano ma con sicurezza tra gli alberi, suo fratello le aveva insegnato a nascondersi, a cancellare le sue impronte e a rendersi leggera come il vento, forse le aveva insegnato troppo.

 

“Aveva fiducia in te.”

Mi ha amata dal primo momento, non mi ha mai voluto bene, ha riposto la sua fiducia in me ma in modo sbagliato.

“Quel sentimento è sbagliato.”

Lo so.

 

-…Than dobbiamo muoverci, ormai il Conclave avrà messo assieme i pezzi e ci verrà a cercare.-

-Lo so padre, ma il rituale è andato bene?- chiese, suo fratello indicando la spada che il padre portava alla cinta.

-Sì, i Nascosti sono stati utili per una volta e ucciderli non è stato un problema, ma Clarissa…-

-Lei farà quello che io gli dirò di fare.-

-Capirà la verità e non sarà più dalla nostra parte.-

-No, starà al mio fianco, lo sa che quello è il suo posto.-

-Tu la ami tropo figlio mio, ma non dimenticare che il nostro piano non può essere messo in mano a una ragazzina, che non ha idea dei suoi poteri, sarebbe troppo rischioso.-

-Come mandarla da Abbadon nonostante lui avesse preso la Coppa per noi?- chiese, sorridendo.

-Dovevo sottoporla a un test.-

-Lo so, ma stasera quando elimineremo i Nascosti e purificheremo la razza, lei non mi lascerà.-

 

Clary si coprì il viso con la mano e indietreggiò, sbarrando gli occhi e cercando di calmare il suo respiro, era stata presa in giro.

Suo padre, quel padre che l’aveva cercata il giorno del suo compleanno era un impostare e suo fratello un maniaco che avrebbe fatto di tutto per ternala buona e al suo fianco, come un cane, un cane fedele.

Senza rendersene conto iniziò a correre il più veloce possibile, lontano da quella casa che credeva sua, lontano dalle persone cui aveva riposto il suo cuore e che l’avevano delusa.

Jace aveva ragione, suo padre era un folle, il suo piano avrebbe portato solo la guerra e lei ne aveva fatto parte convinta di essere dal lato dei buoni, gli aveva fornito gli strumenti per farlo e adesso doveva risolvere quel problema.

 

“Te lo aveva detto che era sbagliato, non era uno dei buoni.”

Lo abbiamo capito troppo tardi, ma possiamo sempre fare qualcosa.

“Solo se trovi la strada per Idris.”

 

Si fermò rendendosi conto di trovarsi sotto il cielo aperto e che gli alberi avevano lasciato lo spazio a un sentiero di terra poco trafficato, si voltò per guardarsi intorno ma non vide niente se non il nulla.

Sbottonò il primo bottone della tenuta e riprese a camminare, volendo mettere maggior distanza possibile tra lei e la casa di Valentine, si ritrovò a correre nuovamente costeggiando il sentiero e decisa a seguirlo, alzò lo sguardo verso il cielo, ancora alto, ma nonostante ciò l’inverno era così vicino che quasi il suo calore era impossibile da percepire.

Vide una biforcazione e decise di prenderla, forse avrebbe trovato qualcuno che l’avrebbe portata a Idris, rallentò finché non si trovò davanti una tenuta bellissima e molto possente.

Rimase visibilmente sorpresa.

 

-Cosa ci fai tu qui?-

Quella voce la fece voltare e vide quei capelli biondi che al sole splendevano sempre più e gli occhi ambrati guardarla dritto nei suoi, la tenuta era nera e lo fasciava alla perfezione.

-Clary?-

-Jace.- sussurrò lei, facendo un passo indietro.

-No… Ferma non voglio farti del male.- mise le mani avanti, come per calmare un leone inferocito.

-Perché dovrei fidarmi?-

-Perché l’ultima volta che ci siamo visti mi hai salvato la vita e io non farei niente per ferirti.-

-Non mi porterai dal Conclave come prigioniera?-

-No, andremo solo quando tu sarai pronta e non come prigioniera. Non scappare ancora.-

Clary respirò a fondo e poi decise che lui era l’unico di cui potersi fidare, non l’avrebbe tradita, come lei non aveva tradito lui alla Città di Ossa, sorrise e si avvicinò.

-Sto scappando.-

-Perché?-

-Possiamo… Entrare? Non vorrei che mi trovassero.-

-Vieni.-

Jace le prese una mano e la condusse dentro la tenuta come se fosse conoscesse ogni singolo aspetto, ogni dettaglio, come se avesse vissuto qua.

-Conosci questo posto?-

-Io ho vissuto qua per i primi dieci anni della mia vita, è la tenuta dei Wayland, era, io non lo sono.- sussurrò, portandola in libreria.

-Mi dispiace, Valentine mi ha detto quella cosa per ferirti.-

-Lo so, ma aveva anche ragione, i miei ricordi stanno tornando alla luce e mi rendo conto che ho vissuto nell’illusione.-

-Un po’ come me.-

-Perché stai scappando?-

Clary lo guardò negli occhi e sentì il pavimento mancare sotto i suoi piedi, Jace la stava guardando come Jonathan guardava lei, solo che stavolta era giusto, era bello essere guardata in quel modo da lui.

-Mi hanno mentito, loro… Non volevano gli Strumenti Mortali per… Vogliono eliminare i Nascosti, purificare la razza.-

-Cosa?!- lo vide sbiancare e si rese conto che anche lei aveva commesso troppi errori.

-Jace devi portarmi a Idris così che io possa avvertire il Conclave.-

-No, è escluso, ti ucciderebbero senza darti la possibilità di parlare.-

-Allora che facciamo?!- chiese esasperata prendendo un libro dallo scaffale e facendolo cadere a terra.

Vide il ragazzo scuotere la testa e anche lui fece cadere una serie di libri con un unico gesto, dettato dalla rabbia e dall’odio.

Lei fece la stessa cosi e scoppiarono a ridere assieme, solo dopo si resero conto di uno strano rumore, che li fece voltare e videro una parete della libreria sparire dietro un’altra lasciando spazio a una porta chiusa.

-Questa?-

-Io… Non l’ho mai vista.-

Jace si avvicinò e provò a muovere la maniglia ma notò che la porta era chiusa a chiave.

-Aspetta.-

Clary uscì lo stile e con un semplice gesto aprì la porta con la runa, e fece passare Jace avanti.

-Sei molto brava con quello.-

-Non sai cosa posso fare con questo stilo.- disse sorridendo amabilmente, e vide che nonostante la tensione anche lui rispose ridendo.

Si incamminarono piano, scendendo la rampa di scale, illuminata poco e niente dalla Stregaluce di Jace, ma qualsiasi cosa nascondeva l’oscurità non doveva essere qualcosa di bello.

Senza rendersene conto arrivarono toccando il pavimento piatto anche se leggermente irregolare della cantina, la Stregaluce di Jace rischiarò poco l’ambiente finché lui non la fece cadere, la ragazza la raccolse subito prima che si spegnesse e illuminò l’angolo che Jace non aveva guardato, e ne capì il motivo.

-Clary!-

-Jace… Lo hai visto.-

-Sì.-

Lei illuminò tutto l’ambiente e ciò che vide nuovamente le fece chiudere gli occhi di scatto, legato all’interno di un pentacolo di rune vi era un angelo dai capelli biondi e dagli occhi d’oro, ma la cosa più bella erano le sue ali, ricoperte di occhi anche sulle piume.

-Gli angeli… Allora esistono.-

L’angelo alzò lo sguardo, il suo viso era una maschera di terrore, di turbamento ma non potè evitare di osservare la cicatrice che lo deformava, lo vide aprire la bocca e un suono si diffuse per tutta la stanza, non erano parole, ma un canto trattenuto a lungo, il cui suono le ricordò il dolore.

 

E improvvisamente una serie di immagini salì agli occhi di Clary: si trovava in quella stessa cantina, ma con una sola singola runa, gigantesca, sul pavimento di pietra. Un’uomo stava di fronte ad essa con un libro in una mano e una torcia nell’altra, riconobbe suo padre, molto più giovane di adesso, senza i segni della vecchiaia a rovinargli il viso, provò qualcosa per quell’uomo ma subito dopo venne respinto dall’odio.

Recitava una cantilena e dopo poco la runa divampò in alte fiamme, e quando cessarono, rimase una figura accasciata tra le ceneri, un angelo le cui ali erano insanguinate di un rosso candido.

 

La scena cambiò e vide Valentine inginocchiato in un pentacolo nero in mezzo agli alberi.

Al centro della stella sedeva una donna dai lunghi capelli luminosi, snella e aggraziata.

Notò il taglio sul palmo da cui scendeva copioso il sangue.

-Il bimbo che nascerà con questo sangue dentro di sé.- disse lentamente la donna, -Avrà un potere più grande dei Demoni Superiori che popolano gli abissi tra i mondi. Più potente dell’Asmodei, solo se verrà opportunamente addestrato, non ci sarà nulla che non sarà in grado di fare, ma ti avverto questo sangue brucerà la sua umanità, come il veleno brucia la vita nel sangue.-

-Io ti ringrazio Signora di Edom.-

 

La notte sparì e Valentine le apparve nuovamente all’interno di quella cantina.

-Perché non parli? Perché non puoi svelarmi questo segreto, Ithuriel?- lo colpì con la spada e lo vide contorcersi dal dolore.

-Siamo vecchi amici, perché Raziel ha creano noi, la sua stirpe ma senza i poteri dei Nascosti? Ci ha lasciato nudi davanti agli eserciti infernali con solo questi segni dipinti sulla pelle.

Come può tutto questo essere giusto?-

Attese in silenzio che l’angelo parlasse ma non accadde niente del genere.

-Se non vuoi parlare puoi darmi il tuo sangue, avrò comunque la mia occasione, ho la Coppa e presto anche la Spada, ma senza lo Specchio non posso fare niente, e tu lo sai.-

 

Poi le apparve una breve visione, sua madre, più giovane, ancora più bella di adesso parlava con un uomo incappucciato.

-Non posso restare con lui, ha usato il sangue di Demone su Jonathan! Non è più un bambino, non è più nemmeno umano.-

 

Si ritrasse leggermente e vide la scena cambiare e trovò davanti a se il muro della cantina.

-Non sono i primi sogni che ti mando.-

-Sì, è vero. Ma io li ho ignorati, soprattutto adesso.- sussurrò rivolgendo lo sguardo all’angelo, -Sono stata accecata dall’odio verso mia madre per ascoltarti.-

Jace fece un passo avanti ed estrasse una spada dalla cintura.

 

-Ithuriel.-

La ragazza lo sguardò e capì dal suo sguardo dolente che anche lui aveva visto quello che lei aveva visto, il dolore, la sofferenza, di un mostro che giocava a essere Raziel.

-Le rune, Clary.-

Lei annuì e si abbassò per modificare le rune, da quelle di chiusa in quelle di apertura, da quelle vincolanti a quelle di liberazione, sentì il sudore scendere per la schiena ma non se ne preoccupò e incise delle rune perfette.

Quando si alzò Jace le fu accanto e vide le rune brillare sotto di lei, il ragazzo tese la mano per allungare la spada e Ithuriel allungò il braccio malandato per prenderla.

Girò la spada tra le mani fino a toccare lo sterno con la punta di essa, Clary trasalì e fece un passo avanti ma Jace la prese per trascinarla lontano e proprio in quell’attimo l’angelo affondò la lama.

 

Si girò e affondò la testa nel petto di Jace non riuscendo più a guardare quella scena così triste che le aveva fatto salire la bile in bocca.

-Va tutto bene.- sentì il braccio di lui sulle spalle e la tensione si sciolse all’improvviso, Jace era capace di farle quell’effetto, di calmarla nonostante il suo cuore volesse scoppiare.

Improvvisamente la terra iniziò a tremare sotto i loro piedi e sentì pezzi del soffitto staccarsi per cadere a pochi passi da lei.

-La casa… Era collegata all’angelo e adesso…-

-Sta cadendo.- sussurrò lei di rimando e sentì il polso stretto nella morsa di Jace, la trascinò sopra le scale più velocemente possibile, saltando alcuni gradini che avevano iniziato a cadere come anche le mura.

-Muoviamoci.- le urlò per farsi sentire.

-Lo stilo, possiamo…-

-Non c’è tempo per un Portale, finiremo schiacciati.-

Clary si sentì strattonare e finì stretta a Jace proprio quando un pezzo di infisso si era staccato sopra la sua testa.

-Le finestre.-

Lui la guardò e senza aggiungere altro la tirò ancora e senza pensarci si lanciò contro la finestra, senza riflettere sull’altezza o sull’atterraggio, doveva salvare Clary e basta.

 

***

 

Si alzò lentamente, tutte le ossa le facevano male come anche la testa, rendendosi conto che probabilmente aveva sbattuto anche con essa.

Aprì gli occhi ma non riuscì subito a mettere a fuoco, tutto il paesaggio era circondato da un alone di povere, di detriti e di nero.

Clary scosse la testa e tossì per scacciare il sapore di amaro che aveva in bocca, ma sentì delle braccia sollevarla di peso a metterla su una roccia.

Quando riuscì a mettere a fuoco vide Jace davanti a lei, il sorriso era scomparso, e lo sguardo era una maschera di paura.

 

Ha avuto paura per me?

 

-Clary? Perché non rispondi, Clary?- la scosse piano e sentì la schiena urlare per il dolore.

-Sto bene… Sono solo un po’ ammaccata.-

-Mi hai fatto spaventare!- si staccò un attimo ma poi come spinto da una strana forza, si avvicinò per abbracciarla e si scontrò con le sue labbra.

 

Clary rimase inizialmente immobile, incapace di reagire a quel bacio, incapace di ragionare su quello che stava succedendo, ma lentamente sentì la stanchezza svanire e il cuore accelerare.

Ricambiò il bacio senza pensarci, immergendo le mani nei capelli d’orati che aveva sognato e sentendo il corpo di lui aderire al proprio.

 

“Questo è quello che dovresti provare, questo è amore, non quello che tuo fratello prova per te.”

 

Si staccò piano, sentendo il respiro corto e il cuore ricolmo di gioia, potè vedere gli stessi sentimenti nello sguardo di Jace, non le era mai successo di sentirsi così in vita sua.

-Dobbiamo andare a Idris.-

-Sì, ma come?-

-Clarissa pensi che io sia venuto a piedi?- chiese prendendole la mano e portandola poco lontano dall’ingresso dell’ex tenuta e vide in prossimità di un piccolo laghetto un cavallo, possente, che li aspettava.

-Sei pieno di sorprese.-

-Me lo dicono in molte.-

Senza pensarci lo colpì alle costole e si avviò per salire sopra il cavallo, sperando che non fosse troppo tardi, sperando che suo fratello non avesse ancora agito e che avesse tempo per salvare tutti gli abitanti.

 

Sclero personale: Okay ragazzi, ho davvero bisogno di aiuto, non riesco più a usare l'editor del sito, mi esce una piagina con su scritto "uffa" se qualcuno sa risolvere il problema per  favore mi contatti in privato, adesso sto usando un editor online, ma non so quanta efficacia abbia! Detto ciò alcune parti rispecchiano molto il terzo libro, le ho usate per non distaccarmi troppo e per dare continuità alla storia, ma è anche vero che esse si adattano alle mie modifiche!

Spero che il capitolo vi piaccia, ma uno dei miei preferiti sarà il prossimo! Adesso scappo, un grazie di cuore a tutti voi che mi aspettate sempre negli aggiornamenti :D

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Capitolo 10
*** Scontro finale ***


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Scontro finale

 

 

Clary si strinse un po’ di più al petto di Jace, ma lasciò gli occhi aperti, nelle settimane che aveva passato a casa del padre e col fratello non aveva mai visto il panorama di Idris, o i suoi boschi, o le Torri Antidemoni, tantomeno la città, l’avevano lasciata nel loro isolamento, così che lei non potesse sapere niente, così da rimanere fedele a loro.

Strinse i pugni, l’avevano manipolata a loro piacimento, l’avevano condizionata, ponendola davanti a una scelta di cui non era neanche resa conto, e si era odiata per la sua ingenuità, nonostante non conoscesse niente di quel mondo non credeva di poter fare la figura della polla.

-Clary devo dirti una cosa.-

Sentì la voce di Jace e in qualche modo si calmò il cuore, quel ragazzo era il suo angelo custode, nonostante non la conoscesse affondo aveva fatto di tutto per salvarla e solo adesso se ne rendeva conto, poteva contare su di lui.

-TI ricordi di Simon?- chiese voltandosi per guardarla, per poi osservare di nuovo la strada, vedendo le Torri farsi sempre più vicine.

-Simon? Il mio amico? Certo, ma cosa centra lui?-

Aspettò che il ragazzo parlasse nuovamente, ma notò che nel suo silenzio c’era ansia, c’era tensione.

-Cosa mi stai nascondendo Jace?!- urlò per farsi sentire sopra il vento.

-Lui… È diventato un vampiro…-

-COSA?!- urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.

-Sì, ha deciso che era il modo più facile per entrare a far parte del tuo mondo.-

-E tu lo hai lasciato fare?!- strinse i suoi fianchi come se quella piccola morsa potesse farlo sentire ancora più in colpa.

-Noi non lo sapevamo, dopo che siamo venuti a casa tua lo abbiamo perso di vista, l’Istituto… Non potevamo uscire, e lui ha fatto quella cazzata madornale.-

-Ma adesso dov’è?- chiese preoccupata, abbassandosi per sentire la risposta.

-Qua.-

-Qua?- chiese incredula, alzando un sopracciglio.

-Lo abbiamo portato a Idris.-

-Perché?-

-Si stava abituando al suo nuovo mondo e Izzy ha deciso così e io non avevo la testa per controbattere a quella decisione.-

-Perché non avevi la testa?-

-Pensavo a te e a un modo per salvarti.- sussurrò senza voltarsi.

La ragazza dovette comunque sorridere, nonostante il suo cuore avesse ripreso a battere forte per l’ansia, sapere che Jace non aveva mollato neanche una volta la faceva stare bene, la rendeva felice, che finalmente qualcuno si stesse prendendo cura di lei.

-Possiamo vederlo quando arriviamo?-

-Penso che sia necessario.-

-Va bene.-

Clary alzò lo sguardo verso il cielo e finalmente riuscì a vedere da vicino le Torri Antidemoni, erano formati da adamas, e lei ne rimase affascinata, nonostante la velocità che avevano acquisito col cavallo riuscì a godersi tutto il panorama anche se una strana figura le fece corrugare la fronte, ma quando si sporse meglio per vederla non la trovò.

Scrollò le spalle e abbassò la testa, doveva pensare a Simon, doveva proteggerlo e doveva assicurarsi che Idris fosse in grado di combattere contro Valentine e poi lei sarebbe andata a cercarli, non avrebbe permesso a nessuno di uccidere suo padre, quello sarebbe stato solo compito suo.

 

-Ci siamo.- le urlò Jace, girando per un vicolo buio e per poi spuntare in una via dove le case erano bellissime, antiche e magnifiche.

-Scendi.-

Senza farselo ripetere due volte Clary scese da cavallo e appena si voltò per osservare una di quelle case, vide la porta di una aprirsi e Simon uscì piano, per guardarla, sotto i raggi dell’ultimo sole.

-SIMON.- urlò correndogli incontro e abbracciandolo sentì di novo il profumo familiare dell’amico e tutti gli anni passati in sua compagnia, ma quando lo scostò per vederlo notò il cambiamento: la carnagione era più pallida e se lo ricardava decisamente più bruttino e invece dovette ammettere il contrario.

Simon era diventato bello, solo non nel modo giusto.

-Clary è così bello vederti.-

-Anche per me è lo stesso.-

-Allora è riuscito a trovarti.-

Si voltò e osservò le altre figure sulla porta, le riconobbe subito come i figli dei Lightwood che quella volta aveva immobilizzato con la sua runa.

-Sì, almeno stavolta ho avuto fortuna.-

-Simon… Ma il sole? Com’è che puoi stare fuori?- chiese, visibilmente sorpresa da tutto quello.

-Io…-

-Forza ormai dillo.-

-Quando mi hanno lasciato all’Istituto avevo bisogno di sangue… Raphael, il capo dei vampiri, non mi aveva nutrito a sufficienza e così Jace…-

-Gli ho dato un po’ di sangue, gli altri non sapevano che fare e mi sono tagliato una vena, è stato facile.- concluse semplicemente.

-E questo ti ha permesso di vivere il giorno?

-Sì, è stato strano, però non siamo riusciti a trovare una vera soluzione.-

-E´bello vederti, Simon.- disse sorridendo, nonostante il suo amico fossi diverso, nonostante non fosse rimasto più niente di lui vederlo là, le aveva riscaldato il cuore, dandole la possibilità di sperare.

-Ditemi com’è la situazione?-

-Gli Accordi si stanno svolgendo adesso, hanno richiamato i capi dei clan e i loro corrispettivi membri, ma non sono a Idris.-

-Allora dove?-

-Nella foresta. Di Brocelind -

-Dovete farli entrare, adesso, ci serviranno tutti i combattenti in grado di combattere.-

-Cosa?- Iz le prese la spalla per farla voltare, -Senti non siamo proprio dell’umore per scherzare, la città sembra in allarme.-

-Ed è così, mio padre ha intenzione di passare alla fase tre del piano e ciò vorrà dire purificare la razza, ma non so esattamente come ha intenzione di farlo, oltre a convocare Raziel.-

-Raziel?!- chiesero in coro gli Shadowhunters, guardandola negli occhi.

-Sì, io purtroppo ho partecipato, ma ci deve essere qualcos’altro, Jonathan ha una parte in tutto questo devo solo capire quale.-

-E nel frattempo?-

-Nel frattempo riunite i Nascosti e gli Shadowhunters, devono essere messi al corrente di questo.-

-Non ci crederanno mai.- commentò Alec secco, ma improvvisamente tutto divenne buio, e il ragazzo estrasse la spada.

 

Clary senza pensarci si precipitò alla finestra e scorse nuovamente una figura sulle Torri Antidemoni, adesso capiva, adesso sapeva che cosa doveva fare Jonathan, lui che era Mezzo Demone, doveva infrangere le barriere, doveva renderli vulnerabili.

-Le barriere.- sussurrò, -Cosa succede se cadono?-

-I demoni entrano.-

-Ecco… Diciamo che adesso il Conclave dovrà crederci.- disse indicando fuori e vide numerosi demoni apparire dal cielo come farfalle indemoniate.

 -Merda.-

-Non ti facevo così volgare Alexander.- commentò la sorella senza staccare gli occhi dal cielo.

-Anche io posso esserlo, se voglio.-

-Adesso?-

-Datemi carta e penna.- disse Clary voltandosi verso la ragazza, -Forza, Simon tu vieni qua.-

-Che devi fare?- chiese mentre lei gli alzava i capelli sulla fronte.

-Se devi combattere, se proprio vuoi farlo, voglio assicurarmi che tu sia protetto, che tu non muoia.-

Prese il suo stile dalla tasca e respirando un paio di volte si protese verso di lui per iniziare a disegnare ciò che la sua mente aveva dato per scontato dal primo istante che lo aveva rivisto.

Il Primo Marchio.

 

-Non so quanto durerà e che effetti potrà avere.-

-Lo so, lo hai fatto per me.-

-Sei il mio migliore amico, Simon, non posso lasciarti morire senza fare qualcosa per evitarlo.-

-Grazie e penso che quel Jace abbia perso la testa per te.-

Senza volerlo Clary si voltò a guardarlo e i loro sguardi si incontrarono, ma lei distolse lo sguardo per tornare a guardare il suo migliore amico, sorrise e gli coprì il ciuffo.

-E´il simbolo di Caino, restituirà a chi ti colpirà sette volte il colpo.-

-Farà male.-

-Molto.-

-A cosa ti serviva la carta?- chiese Izzy rientrando in salone.

-Ecco.-

Prese la penna e s’immerse nuovamente nel foglio, Ithuriel le aveva mostrato quella runa non appena aveva varcato la soglia della cantina, solo che lei non ci aveva fatto caso, aveva evitato le sue visioni e non era sicura di averla riconosciuta, ma adesso sapeva cosa fare per aiutare il Conclave e i Nascosti e per fermare il padre.

-Tenete.- disse, porgendolo ad Alec e andando a prendere delle spade da mettere nella cintura.

-Cosa sarebbe?-

-L’arma per vincere, permetterà ai Nascosti e agli Shadowhunters di combattere assieme, diciamo che realizza il sogno di mio padre.-

-Ma è una runa?-

-Sì, scegliete un compagno Nascosto, tracciate la runa, e lei vi donerà i poteri dell’alto.-

-Un’arma perfetta contro i demoni.-

-Come si chiama?- chiese Jace, alzando il mento.

-Alleanza.- sussurrò, aprendo la porta per poi uscire.

-Ti mostro la strada per il Conclave.- disse Jace, stringendole la mano per trascinarla lungo la strada.

-Io non vengo.-

-Cosa?-

 

 

La loro conversazione venne interrotta da un orda di Demoni che si riversò sulla strada, Jace sfoderò la spada e invocò il nome di un angelo e tagliò la testa al primo che gli capitò davanti ma non appena si voltò per osservare Clary e vedere se si fosse messa in salvo, non la trovò.

Il suo sguardo vagò finché non la vide in groppa al cavallo, correre verso l’uscita di Idris, lontano da lui.

 

 

Si era voltata in tempo per evitare un Demone e solo allora si era ricordata del cavallo, ci era salita e senza guardarsi in dietro era partita per rintracciare il padre, sapeva dove andare o almeno aveva osservato le indicazioni al suo arrivo a Idris.

Spronò il cavallo e pregò con tutta se stessa che Valentine non avesse ancora convocato Raziel, o sarebbe stata la fine per tutti.

 

 

Jace si mise a correre il più velocemente possibile, aveva urlato ad Alec e a Izzy di recarsi alla sala degli Accordi per mostrare la runa, era la loro unica possibilità di vincere, di non morire, e sperò con tutto se stesso che gli dessero retta, almeno per una volta.

Abbatté un altro Demone e uscì da Idris, correndo il più velocemente possibile, non aveva idee di dove si trovasse Valentine, ma sperò che seguire le tracce di Waves fosse più semplice del previsto, ma poi, come un lampo, la sua mente si illuminò.

 

Hanno preso gli Strumenti Mortali, ma essi sono tre: la Coppa, la Spada e lo Specchio, ma nessuno ha mai sentito parlare di uno Specchio, si tramanda che fosse a Idris, ma…

“Non è uno Specchio in sé.”

No…

 

-Il Lago.- sussurrò, aumentò l’andatura e senza rendersene conto vide in lontananza il luogo, sorrise beffardo ma improvvisamente la sua corsa venne fermata da un ragazzo, i capelli biondi più dei suoi come se assomigliassero al bianco e gli occhi neri, teneva stretta una spada e sorrideva.

-Fammi passare.-

-Jace, è così deprimente tutto questo.-

-Come sai il mio nome?-

-Lo so per una serie di ragioni, mio padre ti ha cresciuto, mio padre ti ha istruito, mia sorella ti desidera.-

-Tu…-

-Jonathan Cristopher Morgenstern.-

 

 

Scese da cavallo ma prima che potesse fare un passo venne colpita alla testa probabilmente con l’elsa di una spada, cadde a terra e provò a rialzarsi, ma tutto intorno girava troppo velocemente per permettere a Clary di ragionare, sentì delle bruciature sulla pelle e un corpo che la teneva ferma.

Aprì gli occhi con forza e trovò suo padre chino su di lei, con uno stilo in mano, la guardava trionfante e poi la fece sollevare, ma si rese conto che le gambe non l’avrebbero retta e cadde nuovamente a terra.

-Hai corso un grande rischio a venire qua, Clarissa.-

Provò a rispondere ma non uscì nessun suono dalla sua bocca, provò a muovere le mani ma non ci riuscì.

-Ti ho appena resa innocua, mi sono bastate delle semplice rune: della quiete, quella vincolante sui polsi, e una runa invalidante sulle gambe. Così sarò sciuro di avere la tua attenzione.-

Le diede le spalle e si voltò verso l’altare, prese la spada che divampò di una luce scura, per poi tenerla stretta.

-Sapevo che saresti venuta, quando Jonathan non ti ha trovata avevo capito che te n’eri andata, che sapevi, ma lui non si era ancora reso conto del pericolo che rappresentavi per il nostro piano.

Lui ti ama troppo, non riesce a ragionare quando ci sei tu di mezzo, ma io speravo che venissi, perché tu assomigli a tua madre e lei era fatta così.- la guardò e si avvicinò di poco, Clary provò a scappare ma non riuscì a muovere neanche un muscolo.

-Non sapevo che tua madre fosse incinta quando mi lasciò, avevo intuito la sua depressione e per questo avevo preso il sangue di Ithuriel, lo seccai e lo polverizzai per introdurlo nei suoi alimenti, se lo avessi saputo lo avrei evitato: avevo deciso di smettere di fare esperimenti sui bambini, dopo Jonathan.

Quando fuggì la cercai per anni, senza mai trovarla, ma quando seppi che ebbe avuto una figlia mi arresi, credevo che tu fossi di Lucian ma poi tuo fratello mi ha esortato a cercarti, a vederti, e una volta fatto seppi che tu eri mia, che eri dei nostri ed eri l’unico modo per far tornare Jocelyn, ti ha amato più di me, dal primo momento.

Dovevi convincerti della causa, ma tu sei come lei, non cedi ai tranelli e corri più rischi del previsto, come adesso.- sorrise apertamente.

-Sei solo d’ostacolo e Jonathan mi perdonerà col tempo, pensavo di usare il mio sangue con Raziel, ma quando ti ho vista ho capito che l’angelo voleva che fossi tu.-

Clary provò a inghiottire il groppo che si era formato in gola e strisciò indietro, non voleva solo il suo sangue, voleva la sua morte.

Suo padre l’avrebbe uccisa.

 

 

Jace parò il colpo successivo, anche se la spada gli graffio il braccio e scansò per pura fortuna il pugnale che il ragazzo gli aveva puntato al petto.

Si allontanò e inspirò a fondo, era così vicino a Clary ma anche così lontano che avrebbe voluto urlare per la disperazione.

Jonathan era forte, troppo forte anche per lui, ma non si sarebbe lasciato battere, doveva salvarla o sarebbe stata la fine.

-Sai è per questo che mio padre ha preferito me.-

-Cosa intendi?-

-Tu e la tua umanità eravate un peso, qualcosa che lui non sapeva gestire, aveva bisogno di un guerriero non di una femminuccia.

Tu che piangevi anche per la morte di un animale!-

-Sapevi di me?-

-Certo che sapevo di te.- concluse ricominciando ad attaccarlo.

Jace venne ferito all’addome ed urlò, si allontanò e posò la mano sulla ferità per trattenere il sangue, andando avanti così sarebbe morto.

-Sai che a nove anni mio padre mi regalò una lezione? Mi insegnò che dietro la schiena c’è un punto che se preso, può arrivare al cuore e spezzare la schiena dorsale, tu cosa hai ricevuto per i tuoi nove anni, Jace?-

Tossì sangue ma non ebbe la forza per rispondere, doveva inventarsi qualcosa per andare da Clary, o sarebbero morti entrambi, così decise di giocare d’astuzia.

-Non puoi lasciare Clary con tuo padre, la ucciderà.-

-Clarissa?- capì dal suo tono di voce di aver azzeccato, lui amava sua sorella, cercò di non soffermarsi su quel sentimento e continuò a giocare.

-Lo sai bene che se Valentine la prende la ucciderà, lei è scappata da Idris per cercarlo, vuole fermarlo.-

-No, non è così sciocca.-

-Peccato che quello che ci sta venendo in contro è il suo cavallo.- si spostò di poco e lasciò passare Waves, che aveva ripreso a correre veloce verso la città.

-Clarissa!- Jonathan si girò e urlò il nome verso il lago, come se lei potesse sentirla e solo allora Jace decise di agire e con la spada colpì quel punto sulla schiena.

Sentì il respiro del ragazzo rallentare e osservò gli occhi neri intensamente.

-Anche io ho ricevuto quella lezione.-

Estrasse la spada e lo vide agonizzare a terra, non ci badò, sapeva di aver colpito il cuore, prese la sua spada da e la inserì nel fodero vuoto, poi si voltò e tenendo la mano sulla ferita riprese a correre.

 

 

Lo aveva sentito, aveva sentito l’urlo di Jonathan e suo padre si era bloccato con la spada a mezz’aria, in attesa.

Dentro di sé qualcosa si spezzò e sentì il suo cuore battere troppo piano, come se stesse arrancando per tenerla in vita.

Inspirò a fondo e appoggiò la testa a terra, e solo allora una mera consolazione si fece largo in lei.

Jonathan era morto.

Quello era il dolore per la morte del suo parabatai, di suo fratello, del suo compagno di battaglie, e se il suo cuore stava piangendo per quella perdita la sua mente non fece lo stesso.

Sapeva che persona pericolosa fosse e saperlo morto avrebbe evitato i danni, così cercò di riprendersi, doveva agire prima che il padre se ne rendesse conto.

 

“Per quanto tu faccia l’indifferente una parte di te era legata a Jonathan e non per il vostro legame parabatai, ma perché in lui aveva trovato una famiglia.”

Piangerò dopo la sua morte, adesso devo impedire a quel folle di uccidere tutti.

“Spero che lo farai.”

 

Sapeva che doveva fare qualcosa ma l’unica cosa che fece fu indietreggiare finché non arrivò in prossimità del cerchio di rune, le lesse velocemente e qualcosa iniziò a muoversi nella sua mente, poteva fare qualcosa.

-Adesso… Penso che sia arrivato il momento.-

Clary non lo guardò ma osservò la collina dietro di lei e riuscì a riconoscere la figura che si stava avvicinando in silenzio, sorrise, nonostante la runa che la teneva prigioniera, e senza farsi notare prese lo stilo dalla tasca.

Il dolore che provò fu più forte di quello che aveva sentito poco fa, le faceva male tutto ma non si arrese e allungò una mano tremante per modificare il cerchio.

-Clarissa, il rituale.- suo padre la prese per un piede e la trascinò via, -Adesso.- calò la spada così velocemente che neanche se ne rese conto e dovette trattenere l’urlo di dolore che era partito dal petto per sfociare in tutto il corpo, ma nonostante lei non avesse potuto urlare, sentì Jace farlo, provò a guardarlo un ultima volta ma sentì gli occhi improvvisamente pesanti e il fiato corto, avrebbe dormito, forse per un po’.

 

 

-Clary!!- si buttò a terra per raccogliere la sua testa ma il collo era troppo mollo, toccò la ferita e si macchiò col sangue, Valentine l’aveva colpita al cuore, avvicinò la faccia al suo naso, doveva sentire il suo respiro, doveva sapere che fosse viva ma una volta fatto non sentì niente.

Lei era morta.

Strinse i pugni e si voltò verso Valentine, gli dava le spalle, rivolto verso il Lago assieme agli strumenti mortali, pronunciava parole senza senso.

Posò il corpo di Clary ed estrasse la spada di Jonathan, l’avrebbe ucciso adesso.

-Non provarci ragazzo.- sussurrò quando ebbe finito il rituale, prese la Coppa e la scagliò nel lago che brillò di un accesa luce bianca e poco dopo lanciò anche la Spada.

Non riuscì a vederlo ma lo immaginò sorridere, improvvisamente l’acqua si alzò al cielo come un geyser e poi deflagò, accompagnato dal rumore di ghiaccio infranto e con la grandine l’Angelo sorse dalle acque del lago.

-Raziel.-

Vide emergere prima la testa con i capelli grondati, come catane d’argento e d’oro, poi fu la volta delle spalle e del torso nudo e solo allora Jace si rese conto che portava i Marchi come i Nephilim.

Poi l’Angelo parlò e la sua voce assomigliò a un grido e a un pianto nello stesso momento.

 

 

-Mille anni fa venni convocato su questa terra da Jonathan Shadowhunters, mi chiese di mischiare il mio sangue a quello dei mortali per creare i Nephilim, così feci e vi diedi la possibilità di combattere i Demoni, perché dunque mi hai chiamato?-

-Mille anni sono passati ma i Demoni sono ancora qui, poiché i Nephilim che tu hai creato nonostante avessero combattuto valorosamente per anni poi si sono lasciati andare alla debolezza e alla corruzione.

Il Conclave è corrotto, si sono alleati con i Nascosti, ed è mia intenzione purificare questo mondo, distruggere tutti i Nascosti assieme ai Demoni.-

-I Demoni non hanno anima, ma i Figli della Notte, di Lilith, della Luna e il Popolo Fatato, sì, a quanto pare le tue regole su cosa costituisca o no essere umano sono più severe delle nostre.

Intendi sfidare il cielo come la Stella del Mattino di cui porti il nome, Shadowhunters?-

-No, intendo allearmi con esso, noi chiediamo la tua guida.-

-Guida? Mi hai convocato per la tua gloria personale.- Jace pensò che l’Angelo fosse divertito da tutta quella situazione, si voltò e osservò il corpo di Clary immobile.

-Fama? Io ho sacrificato tutto per questa causa, mia moglie, i miei figli.-

-Dio chiese ad Abramo di sacrificare suo figlio, in un altare molto simile a questo, per vedere chi amasse di più: se Dio o Isacco. Ma nessuno ti ha chiesto di sacrificare i tuoi figli.

Quando Jonathan Shadowhunters mi convocò capì subito che il suo sogno era per un mondo migliore, ma tu sogni la gloria e non ami il cielo e mio fratello Ithuriel ne è una prova.-

-Ma…-

-Pensavi che non lo sapessi, è vero che il signore del cerchio può impormi un’unica azione, ma non sei tu quel signore.-

-Mio signore, Raziel, non c’è nessun altro.- disse stringendo le mani a pugno.

-Sì, c’è il ragazzo.- disse indicandolo con la testa.

 

 

Jace fece un passo indietro non capendo che cosa fosse successo, lui non aveva creato quel cerchio, tanto meno aveva messo quelle rune.

-Che cosa ha fatto?!- chiese Valentine, voltandosi di colpo, ma si rese conto che non stava osservando lui ma Clary, così anche lui si voltò.

E solo allora gli vennero in mente alcune parole che le aveva detto alla Tenuta: “Non hai idea di quello che so fare con questo stilo.”

Aveva modificato il cerchio, lo aveva visto sulla collina e lo aveva modificato così da salvare Idris, da salvare gli Shadowhunters.

Valentine si voltò nuovamente verso l’Angelo, bianco come cencio e piegò le mani in un gesto di supplica.

Raziel aprì la bocca e sputò fuoco, come se fosse stato un fulmine di fuoco bianco che volò dritto nel petto di Valentine, squarciandoglielo.

-Questa è la giustizia del cielo, puoi chiedermi qualsiasi cosa Jace Herondale.-

-Co…- ma dovette bloccarsi subito, non voleva chiedere quello all’Angelo, non voleva sprecare quell’unica possibilità che gli era stata concessa.

-La battagli sulla pianura di Brocelind sta volgendo al termine, il potere dei Morgenstern sui Demoni è diminuito e molti di essi stanno già sfuggendo e grazie alla runa di Clarissa Morgenstern il Conclave ha potuto evitare molti morti, adesso Jace scegli con saggezza.-

Jace esitò solo un momento, avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa, avere qualsiasi cosa al mondo se lo avesse aperto la bocca ma improvvisamente tutto gli apparve insignificante, inutile, senza lei.

Si voltò e la guardò.

-Clary.-

-Chiudi gli occhi.-

Improvvisamente il suo campo visivo venne attraversato da una luce e cadde a terra, sentì i muscoli molli come se stesse per svenire ma poi qualcosa lo obbligò ad aprire gli occhi.

-Jace.-

Quando lo ebbe fatto trovò gli occhi di Clary a scrutarlo, un verde che le ricordava la pianura di Idris più bella, si avvicinò e le fece alzare il viso, mettendolo sulle sue gambe.

-Avresti potuto chiedere qualsiasi cosa, avere qualunque cosa, ma hai chiesto me.-

-Lo rifarei.- sussurrò piano.

La vide sorridere e improvvisamente sentì qualcosa sciogliersi dentro di lui, il suo cuore. Credeva di non essere capace di amare, credeva che il suo addestramento lo avesse reso impossibilitato ma dopo che l’aveva vista, quella prima volta, qualcosa era cambiato e adesso si rese conto che il suo cuore funzionava.

Che amare non voleva dire distruggere e essere amati distruggersi, perché lei senza pensarci aveva riposto la sua fiducia in lui, e lui l’aveva salvata, non l’aveva distrutta.

Clary lentamente si alzò e lo strinse in un abbraccio, affondando la testa nel suo collo e sfiorandogli i capelli lunghi, anche Jace la strinse forte. Non aveva mai provato qualcosa del genere per nessuno e adesso che l’aveva trovata non voleva perdere.

 

“Amare significa avere speranza, amare è salvezza.”

Adesso lo so.

 

 

 

 

Sclero personale_ Ragazzi ho ancora troppi problemi con l'editor e non so sinceramente come verrà di presenza questo capitolo, perdonatemi, ma mi sto mettendo d'impegno per risolverlo!! Allora... Penso che il precedente capitolo non vi è molto piaciuto, come mai? Noioso, patetico? Vi prego fatemi sapere le vostre opinioni, per me è importante ^^

Adesso vi lascio allo scontro, solo che come avete visto non è come lo ricordavamo :D

 

Spoiler:  

-Ma penso che non debba essere io a raccontarvi questo.-

Clary si alzò in piedi automaticamente e s’incamminò al suo fianco, senza fiatare e con lo sguardo basso.

-No, prendi questa.-

 

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Capitolo 11
*** Sotto processo ***


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Sotto processo


Jace prese in braccio Clary, il corpo della ragazza era abbandonato al suo, nonostante fosse tornata in vita sentì la sua debolezza e non se la sentì di farla camminare fino a Idris.
Guardò un’ultima volta il Lago Lyn alla ricerca degli Strumenti Mortali, ma essi erano spariti nelle sue acque, forse non sarebbero più stati trovati o forse il Conclave avrebbe mandato qualcuno alla loro ricerca, ma decise di non preoccuparsene, doveva far arrivare Clary a casa sana e salva e una volta recuperato la spada si mise in cammino.
La osservò attentamente, teneva gli occhi chiusi e il respiro era leggermente affaticato, aveva deciso di non svegliarla e lo avrebbe fatto solo una volta che fosse rientrato, così si potè beare di quella visione.
Di quella ragazza che in poco tempo lo aveva svegliato, non si era mai sentito in quel modo, così attivo, così capace, così vivo, nella sua mente non c’erano più solo Demoni, non c’era più solo lui ma c’era anche lei.
Clary aveva spazzato via l’indecisione e la solitudine, portando la luce dove c’era il buio e poi involontariamente l’Angelo gli aveva rivelato il suo vero cognome: Herondale.
Lui faceva parte di quella famiglia, e ciò che lo preoccupò di più fu l’Inquisitrice: Imogen.
Aveva legami di parentela anche con lei? Lo avrebbe scoperto col tempo, e finalmente non si sarebbe più sentito escluso ma avrebbe avuto anche lui la sua parte di vita, quella che aveva sempre cercato.
Sistemò meglio Clary tra le sue braccia e riprese il cammino ma non si rese conto che passando vicino al luogo dove aveva ucciso Jonathan non trovò nessun corpo, ma solo una pozza di sangue rossa.

***

-Clary siamo arrivati.-
Vide i suoi occhi aprirsi lentamente e solo allora si rese conto di quanto fossero verdi e limpidi.
-Mi hai portato in braccio per tutto il tragitto?- chiese lentamente.
-Non sei pesante.-
-Grazie.-
-CLARY!-
La ragazza alzò lo sguardo nel momento esatto cui Jace la mise a terra e si ritrovò tra le braccia di sua madre e in quelle di Luke.
-Sono così felice di vederti bambina mia, non hai idea di quanto io sia stata in pensiero.-
Clary osservò Jace, e scosse la testa, lo vide annuire e capì che non avrebbe parlato di Raziel e della sua rinascita, avrebbe tenuto con lei quel segreto finché fosse stato necessario.
-Jace!-
Alce strinse il suo parabatai velocemente e lo lasciò andare poiché sua sorella fece la stessa cosa.
-Ci hai fatto preoccupare.-
-Sto bene!-
-Sei ferito.- rispose invece Clary, prendendo il suo stile e avvicinandolo alla sua ferita.
-Secondo te sarei riuscito a portarti fino a qui se fossi stato in fin di vita?-
-No, ma sei un tale cretino che ti sarai sicuramente sforzato.-
Jace rise di gusto, non si conoscevano da tanto eppure lei sapeva come farlo ridere, sapeva leggere la sua anima, chiuse gli occhi quando sentì la punta dello stilo nella pelle e poi si rilassò, l’Iratze stava già facendo effetto.
-Entriamo.-
Jocelyn li scortò dentro e chiuse la porta alle sue spalle, nonostante l’invasione dei Demoni, Clary notò che la casa non aveva subito nessun danno come anche le persone che ci stavano al suo interno, e in un angolo scorse Simon sorridente.
Ricambiò il sorriso, e fu felice di avergli disegnato quel Marchio anche se aveva agito d’istinto il suo amico era vivo e ciò voleva dire un peso in meno da portare sul cuore e solo allora ricordò.
Il suo parabatai era morto. Sfiorò senza farsi vedere la runa coperta dai capelli e anche se non la potè vedere seppe che essa era sbiadita, lo aveva letto nel Codice e conosceva a memoria quella parte, l’aveva studiata bene prima di chiederlo al fratello e solo allora permise al suo cuore di piangere per quella morte.
Aveva perso un fratello, aveva perso la sua famiglia, perché nonostante il male che Jonathan portava dentro, lui le era rimasto vicino, aiutandola, facendola crescere.

“Amandoti.”

-Clary stai bene?- sua madre le posò una mano sulla spalla ma lei si ritrasse come se fosse scottata.
-Non adesso.- disse duramente e si voltò.
Non era ancora pronta a perdonarla, le aveva mentito fin dalla nascita, nascondendole i ricordi, il padre e il fratello, nascondendo il Mondo Invisibile e la sua natura, nonostante tutto la odiava, se avesse saputo prima la verità non sarebbe cascata nella trappola di Valentine, non gli avrebbe permesso di prendere gli Strumenti e di macchiarsi del sangue di innocenti.
Non poteva solo lasciar perdere, sarebbe stato peggio.

-Io non vorrei essere sgarbato ma penso che dobbiamo concentrarci su altre cose.-
-Ovvero?- chiese Izzy rivolgendosi a Luke.
-Maryse ci ha convocati alla Guardia, vuole parlare con loro, ora.-
-Andiamo.-
-Clary tu non capisci.- rispose sua madre avvicinandosi ancora.
-No, sei tu che non capisci, lasciami stare.- sussurrò a denti stretti per poi uscire nuovamente dalla porta.
Venne seguita da tutti i presenti e lei in silenziò si lasciò condurre a destinazione, strinse i pugni, non conosceva la Guardia ma qualcosa le disse che sarebbe finita male per lei.

“Adesso dovrai fare i conti con tutto quello.”
Sono pronta.
***

Jia si fece avanti e salì sul palco rialzato, dove sedeva anche l’Inquisitrice e guardò tutti i presenti.
Vide arrivare la famiglia Lightwood con Jocelyn e Lucian e per la prima volta posò gli occhi su Clarissa, era identica alla madre, ma la sua aria mite era smascherata dallo sguardo, lo aveva già visto, in suo padre.
Scosse la testa e chiese l’attenzione di tutti i presenti.
-Come sapete le ultime ore sono state funeste, siamo stati attaccati dai Demoni all’interno della città, le nostre difese erano cadute ma noi… Siamo riusciti a vincere.- guardò la ragazza e la vide stringere i pugni.
-Ma penso che non debba essere io a raccontarvi questo.-
Clary si alzò in piedi automaticamente e s’incamminò al suo fianco, senza fiatare e con lo sguardo basso.
-No, prendi questa.-
La fece voltare e la vide arrestarsi per l’incredulità, aveva davanti la Spada Mortale, aveva mandato un gruppo di Shadowhunters e Nascosti a recuperala subito dopo aver ricevuto la runa della Alleanza ma erano tornati solo pochi minuti fa col corpo di Valentine Morgenstern.


Clary rimase un attimo immobile e prese la Spada, era pesante e si chiese come avesse fatto il padre a tenerla come se fosse fatta di aria e solo allora si rese conto che non emetteva più quella luce nera ma era tornata normale, no era di nuovo buona.
-Sei tu Clarissa Adele Morgenstern?-
-Sì.- disse stringendo la spada e guardando tutti i cittadini di Idris, e non si rese conto quanto il suo cuore battesse forte in quel momento.
-Adesso dovrai raccontarci cosa tuo padre avesse intenzione di fare, la Spada serve per darci la sicurezza che tu dica la verità.-
Lei annuì e allora iniziò a raccontare dall’inizio, dal giorno del su sedicesimo compleanno, che le parve lontano secoli ma erano passati pochi mesi, dal modo cui suo padre l’aveva convinta ad unirsi a loro, parlandole di Jonathan, dell’addestramento e delle bugie per convincerla che il loro fosse un piano giusto e che fossero loro, invece, i cattivi.
Strinse la Spada e parlò del combattimento con Abbadon e di come Jace avesse provato a fermarla, poi dovette raccontare della Città di Ossa e solo in quel momento chiuse gli occhi, non trovando le forze di guardare quelle persone durante il racconto di come avesse ucciso i Fratelli Silente.
Solo dopo aprì gli occhi e raccontò di come la sua coscienza si sentisse sporca e avesse bisogno di chiarimenti, che il fratello evitò di darle, e di come li spiò scoprendo la verità il giorno prima: purificare la razza, uccidere gli Shadowhunters che non avessero direttamente bevuto dalla coppa, uccidere i Nascosti, creare un nuovo mondo.
-Sei consapevole dei crimini di cui ti sei macchiata?-
-Sì.- chiuse gli occhi per la stanchezza, le bruciavano le mani e avrebbe voluto posare la Spada non sapendo da quanto la stessa tenendo tra le mani.
-Ma è anche vero che Idris sarebbe morta se tu non avessi creato quella runa, come puoi avere questa capacità?-
-Mio padre, ha giocato con me quando era in grembo.- sussurrò piano.
-Lasciatela riposare, non vedete che sta crollando!- Jace si alzò e fece un passo avanti.
-Non avvicinarti, è sotto interrogatorio.- commentò gelida Jia, guardandolo truce.
-Sarà, ma dopo ore penso che i cittadini saranno soddisfatti. Ha commesso una serie di errori, non conosceva il nostro mondo così bene da poter sapere di sbagliare, ha ucciso, ma poi ha fatto in modo di redimersi, vi ha consegnato l’arma per vincere, Valentine è morto e anche Jonathan, adesso lasciate andare Clary.-
Salì sul palco e le tolse delicatamente la Spada dalle mani, imprecò nella sua mente quando vide le bruciature e l’appoggiò a se per aiutarla a restare in piedi.
-Non ti è riservato nessun diritto giovane Shadowhunters.-
-No, ma Jace ha ragione, prenderemo noi Clary e l’addestreremo come si deve.- rispose Maryse alzandosi in piedi, -L’Istituto di New York si assume questa responsabilità.-
-Quanti di voi sono d’accordo con questa decisione?- chiese Jia rivolgendosi al pubblico e vide molte mani alzate e poche abbassate, annuì e fece un breve gesto a Jace.
Ricevuto il permesso il ragazzo prese in braccio Clary e prese la prima porta che si trovò davanti, l’avrebbe condotta fuori da lì.
-Mi metteranno in carcere?- chiese la ragazza aprendo un po’ gli occhi.
-No, non gliel’ho permesso.-
-Grazie.-
-Te lo avevo promesso.- sussurrò guardandola, la vide sorridere e anche lui accennò un sorriso, le piaceva sempre di più.
-Adesso ti toglierai la camicia per fasciarmi le mani?-
-Se volevi vedermi nudo bastava dirlo.- ghignò aprendo un’altra porta e trasportandola fuori dalla Guardia, osservò il cielo stellato e si ricordò di non aver visto uno spettacolo così bello da una vita, solo adesso che c’era lei il Mondo le sembrava diverso.
Aveva aperto una porta che era sempre stata chiusa a chiave.

***

Clary si svegliò lentamente ma si rese conto che era ancora buio, le finestre rimandavano la luce della luna e del cielo stellato.
Si guardò attorno ma non scorse alcun movimento, finché non osservò l’angolo della stanza e vi trovò qualcuno seduto sulla poltrona.
Solo che il suo cuore non ebbe un tuffo ma si rilasso, la luce della luna illuminò in quel momento il viso addormentato di Jace e i suoi capelli brillarono più del sole.
Sorrise e si tolse le lenzuola di dosso, notò le mani fasciate macchiate di sangue, aveva tenuto per ore la Spada Mortale, raccontando a tutta Idris di come fosse stata presa in giro e ringraziò Maryse per averle offerto la possibilità di tornare a casa, non si sarebbe sentita a suo agio in quel posto.
In silenzio attraversò la stanza e si avvicinò a Jace, alzava e abbassava il petto con molta regolarità e senza fare troppo rumore si sistemò sulle sue ginocchia, appoggiando la testa al suo petto.
Non conosceva molto di quel ragazzo ma quel bacio che si erano scambiati le aveva aperto la mente e forse anche il cuore, gli aveva dato piena fiducia e lui non l’aveva mai delusa e in quel momento non le importò se non conosceva il suo colore preferito o la sua arma preferita, voleva stare con lui, poiché la faceva sentire al sicuro, protetta e amata.
Chiuse gli occhi cercando di dormire ancora e solo in quel momento sentì le mani del ragazzo stringerla piano intorno alle spalle.
-Se volevi dormire con me bastava dirlo.-
-Me lo ricorderò.- sussurrò piano.
-Adesso dormi, Clary.-
-Jace?- alzò gli occhi verso il suo mento e vide i suoi scrutarla attentamente.
-Sì?-
-Resti con me?-
-Finché vorrai.- concluse, chiudendo gli occhi, anche lei lo fece e si rilassò.
L’unica persona con cui aveva dormito nella sua vita era Simon, ma perché con lui c’era cresciuta e in qualche modo si erano abituati alla presenza dell’altro, ma quella sera, abbracciata al corpo di un ragazzo diverso, si rese conto di essere cresciuta e che lo voleva veramente.

“Quanto è bello l’amore.”
Già



Sclero personale: Ed eccomi tornata dopo una febbre distruttiva del fine settimana, scusatemi ma non avevo le forze per aprire il pc e tanto meno per alzarmi dal letto, quindi oggi, mi sono data dei buoni propositi e sono riuscita ad aggiornare!
Spero che il capitolo vi possa piacere, la storia procede con calma ma in maniera lineare, almeno credo, ma non so riuscirò ancora ad ottenere la vostra attenzione(?), non vi piace più?







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Capitolo 12
*** Verità nascoste ***


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Verità Nascoste
 
Simon si alzò presto quella mattina e si ritrovò ad osservare spensierato il cielo di Alicante.
Quella città lo aveva colpito nel profondo, in realtà quel Mondo lo aveva colpito.
Non aveva mai Visto veramente cosa ci fosse nascondo dietro agli angoli ed adesso che poteva farlo si era reso conto di aver perso molto in quegli anni.
Si grattò distrattamente la testa e il suo pensiero volò a Clary.
La sua migliore amica aveva vissuto un vero e proprio incubo sia negli ultimi mesi ma soprattutto nell’ultimo giorno.
Aveva risposto la sua fiducia verso un uomo che si proclamava suo padre ma che aveva provato a ucciderla più di una volta, anche la sua vita era cambiata, forse non in meglio.
Nonostante il suo gesto di diventare un vampiro fosse stato sciocco ed affrettato le sarebbe rimasto sempre accanto, non l’avrebbe mai abbandonata anche se adesso nel suo cuore non c’era più solo lei.
 
“Finalmente sei riuscito ad ammetterlo.”
Sì.
 
Quando aveva aperto gli occhi nel suo nuovo mondo, aveva visto lei, Izzy, e tutto gli era sembrato diverso.
L’aveva trovata bella, femminile nonostante i Marchi e le cicatrici, guerriera nonostante la sua eleganza innata e si era conquistata subito un posto speciale nel suo cuore.
Aveva sempre creduto che Clary potesse essere l’unica ma adesso non ne era più del tutto sicuro, e forse non gli dispiaceva del tutto.
Scosse la testa per sistemare il flusso dei suoi pensieri, doveva sistemarsi oggi il Conclave li avrebbe fatti ritornare a casa e doveva dare tutto il suo appoggio alla sua migliore amica, ci avrebbe provato, nonostante tutto aveva visto gli occhi rossi e gonfi di Clary.
Si era spezzata ed era sicuro che nascondesse un segreto, che lui avrebbe a tutti i costi scoperto.
 
***
 
-Come stai?-
Jace entrò nella stanza della ragazza e la trovò seduta sul davanzale della finestra, con lo sguardo perso nel vuoto.
-Vorrei non esserci cascata, vorrei averlo capito prima.- sussurrò, senza guardarlo.
Avanzò piano e posò una mano sulla sua per stringerla piano.
-Credo che niente sarebbe cambiato, o meglio credo che il tuo bisogno di conoscere la verità non avrebbe cambiato le cose.-
-Loro mi hanno usato.-
-E tu li hai fregati.-
-Forse… Ma nonostante tutto mi hanno detto chi sono veramente.-
La sentì stringere la mano e decise di non mollare la presa.
-Clary, volevo dirti una cosa.-
-Cosa?- la vide girarsi, capendo di aver catturato la sua attenzione.
-Quando eri morta… Raziel si è rivolto a me come il padrone del cerchio…-
-Sì, ho modificato la runa quado ti ho visto arrivare dalla collina.-
-Lo sapevo che c’era il tuo zampino ma non è solo questo.-
-Allora cosa, Jace?-
-Lui mi ha chiamato col mio vero cognome.-
-Non capisco.-
-Io non sono il figlio di Wayland, come diceva Valentine, e non sono neanche il figlio dei Lightwood o tanto meno sono imparentato con te… Mi ha chiamato Herondale.-
-Jonathan Herondale?- chiese di rimando.
-Sì, credo di essere imparentato con l’Inquisitrice ma adesso non voglio sapere più di tanto.-
-Perché?-
Clary si alzò dal davanzale per guardarlo dritto negli occhi.
-Sono diciassette anni che vivo come un Lightwood, sapere il mio vero cognome non cambierà la mia vita radicalmente, ho solo bisogno di tempo.-
-Credo che lo stesso valga per me.-
-Dovremo andare a casa.-
-Sì.-
La ragazza distolse nuovamente gli occhi dai suoi e Jace sentì qualcosa muoversi dentro il suo petto, senza pensarci le alzò il mento con due dite per osservare quelle iridi che lo avevano colpito dal primo momento, quelle labbra sottili anche se rosse e vi posò le sue, con delicatezza.
Clary rispose al bacio senza pensarci, aveva bisogno di distrarsi, di lasciarsi andare e di sopprimere i sensi di colpa che sentiva sempre più pesanti, aveva bisogno di Jace più di sua madre o di Simon, ma il loro contatto venne interrotto da un breve rumore sordo sulla porta.
-Andiamo.- sussurrò, prendendo il suo stilo dalla scrivania e riponendolo nella cintura, osservò la sua camera un’ultima volta e si diresse con Jace fuori.
 
***
 
Clary alzò gli occhi verso il cielo e poté osservare l’Istituto di New York in tutta la sua magnificenza, qualcosa di così possente che non trovò le parole per esprimersi e così preferì rimanere a guardare in silenzio, la sua nuova casa.
-Isabelle potresti far vedere a Clary la sua stanza, credo che dovrebbe ambientarsi.- disse Maryse, alla figlia.
-Certo.-
-Vorrei parlare con te, prima.- aggiunse Jocelyn velocemente, prima che la figlia varcasse il grande portone.
-No.-
-Clarissa devi ascoltarmi, devi darmi la possibilità di dirti la verità.-
-Verità? Vuoi davvero usare questo termine? Credo che fra te e Valentine il più onesto sia stato lui, non mi ha nascosto la mia vera natura, non mi ha cancellato i ricordi e mi ha reso un vero Shadowhunters!
Certo, mi ha mentito sul suo piano, mi ha usato e mi avrebbe anche ucciso ma almeno lui è stato onesto, come solo un vero genitore sa fare!-
 
Lo schiaffò che ne seguì rimbombò in tutto l’ingresso e i ragazzi rimasero bloccati ad osservare quella scena, Jocelyn con il braccio ancora sollevato e Clary con gli occhi chiusi, le mani strette a pugno che combatteva contro se stessa per non toccarsi la pelle arrossata.
-Non parlare di Valentine come una brava persona! Lui non lo era, era un mostro, ha giocato con me, ha giocato con Jonathan e ha giocato con te!
Clary ti rendi conto che si è finto morto con tuo fratello per tutto questo tempo? Ti sei resa conto che Jonathan non è umano?!-
-Zitta! Non voglio ascoltarti, non voglio parlare di mio fratello con te!-
-Clary tuo fratello è un Demone! Il bambino che io volevo non è mai esistito e se tu mi ascoltasti capiresti che Valentine stava per fare la stessa cosa anche con te, solo che ha preferito usare il sangue di un angelo.-
-Ithuriel.- sussurrò la ragazza, così piano che neanche lei riuscì a sentirsi, e improvvisamente ricordò una di quelle visioni che l’angelo le aveva mostrato con il padre.
-Una persona che gioca con la vita dei suoi figli non è un bravo padre, ma è solo un mostro, anche Jonathan lo era, ma lui è riuscito a incantarti per bene.-
Clary alzò lo sguardo, il viso duro e i lineamenti contratti per la rabbia.
-Non mi interessa, puoi dire tutto quello che vuoi su Valentine, la sua morte non mi tocca più di tanto, ma Jonathan non era così! Anche lui è stato plagiato da quel mostro che era tuo marito, lui era diverso.-
-No, lui era solo il risultato di un altro esperimento di tuo padre.- concluse, lentamente la donna.
-No.-
 
Clarissa strinse ancora più forte i pugni e indietreggiò verso l’entrata, spalancò la porta e si rifugiò nella sua nuova casa.
Iniziò a correre il più velocemente possibile, non voleva vedere nessuno, non voleva ascoltare nessuno, sapeva nel suo cuore che avrebbe dovuto credere alle parole della madre, sapeva che doveva farlo, eppure.
 
No! Jonathan non era così, lui mi voleva bene, lui mi ha difeso, lui non mi avrebbe lasciato morire.
“Jonathan eseguiva gli ordini di Valentine.”
Sono convinta che lui non fosse davvero in quel modo, sono convinta che nonostante la mia breve presenza lui sia cambiato, mi voleva bene.
“Ti amava.”
Sì, mi amava, eppure adesso mi ha lasciata sola.
 
Si chiuse dentro una stanza sulla destra di un corridoio e si diresse verso il bagno, solo guardandosi allo specchio si rese conto delle lacrime che scendevano dai suoi occhi per solcarle le guance.
Senza pensarci si alzò i capelli, formando una coda imprecisa e sfatta, ma aveva bisogno di vederlo, aveva bisogno di sperare che non fosse vero.
Si girò di lato ed osservò il suo Marchio del parabatai sbiadito, proprio vicino all’orecchio.
Un singhiozzo stravolse il silenzio e sentì le lacrime scendere sempre più copiose, fino ad appannarle la vista.
-Lui… Lui era il tuo parabatai?-
Osservò dallo specchio il riflesso di Jace, il cui respiro era leggermente trafelato per la corsa, e notò lo sguardo afflitto.
Clary annuì brevemente e senza pensarci si lasciò scivolare a terra, riprendendo a piangere, strinse le braccia al petto e chiuse gli occhi.
Alla fine suo fratello era morto davvero, alla fine anche Jonathan l’aveva lasciata e per quanto sapesse che il suo comportamento era imperdonabile, per quanto sapesse che era per metà Demone e che, forse, mai sarebbe cambiato, sentì un dolore lancinante al cuore.
Lui l’aveva lasciata sola, anche se aveva promesso di restare per sempre con lei.
 
 
 


Sclero Personale: Forse non vi ricordate neanche della mia esistenza, ma io mi sono ricordata, costantemente, di aver abbandonato questa storia.
Purtroppo l'università e i vari esami mi hanno costretto a scegliere quale portare avanti e concludere e quale sospendere momentaneamente, questa è risultata sfavorita ma spero adesso con le vacanze invernali di riuscire a riprendermi e farvi apprezzare nuovamente la storia! ^^
Avevamo lasciato Clary subito dopo il processo ad Alicante, Jace e Maryse si sono presi la sua resposnsabilità ma non tutto sembra così perfetto, adesso la nostra giovane Shadowhunters conscerà un'amara verità, sarà capace di sopravvivere?


Spoiler:
-Simon sono sempre io.- sussurrò, senza guardarlo.
-Forse il tuo tono di voce è lo stesso, ma lo sai che con me puoi parlare. Siamo amici.-

 

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Capitolo 13
*** Vite di mezzo ***


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Vite di mezzo
 
Alec osservò il sorgere del sole da una delle finestre di casa di Magnus, restando in silenzio a riflettere sugli eventi delle ultime due settimane.
Erano tornati a casa, ma in realtà tutto era cambiato e forse non in meglio.
 
Clarissa si era trasferita all’Istituto a tutti gli effetti, era stato Simon a portare la sua roba il giorno dopo il loro rientro, e non aveva più rivisto sua madre da quel momento.
Si grattò distrattamente il mento, sapeva anche lui che il comportamento di quella donna non era lodabile e scusabile, ma credeva che la ragazza dovesse darle una seconda possibilità, nonostante tutto forse anche lui avrebbe taciuto la verità se avesse avuto un tipo come Valentine nella sua vita.
E proprio per questo motivo più volte aveva provato a parlare con Jace di quella strana situazione, ma il fratello, nonostante lo avesse ascoltato, aveva deciso di non interferire.
Alexander chiuse gli occhi e ricordò esattamente le parole che Jonathan gli aveva detto qualche sera fa:
-Sono responsabile, io ho ucciso suo fratello, io… Potevo evitarlo, potevo evitare che lei si spezzasse.-
-Non sarebbe cambiato niente.-
-Invece si, Jonathan si era voltato verso di lei. Lui stava andando a salvarla da Valentine ed io l’ho ucciso.-
-Lei non te ne fa una colpa, non ti ritiene responsabile.- aveva concluso il ragazzo.
-Lo so, ma io mi sento tale.-
 
 
-Alec?-
-Sì, Magnus.-
-A cosa stai pensando? No, non dirmelo, pensi a Clarissa, a tuo fratello e a tua sorella.-
-Tutto è così diverso, si stanno perdendo.-
-Izzy è grande abbastanza da cavarsela da sola e non sarà Simon a farle del male, lui è così buono ed io l’ho visto.
Il grande problema sono Clary e Jace.-
-Lei è distrutta e lui non riesce a non incolparsi.- sussurrò voltandosi verso lo stregone.
-Jace nonostante la forza fisica ha un animo mutevole, quasi debole, quella ragazza ha conquistato il suo cuore prima ancora che si vedessero, lui ci tiene così tanto che sapere di avere ucciso il fratello, il suo parabatai, lo distrugge.-
-Clary non è così meschina da farlo sentire in quel modo.-
-Lo so, ma Jace non l’ha ancora capito. Lei sapeva che, prima o poi, quella sua strana famiglia si sarebbe autodistrutta, solo credeva di avere più tempo per salvarlo.-
-Cosa posso fare?-
Alec lo guardò negli occhi, e rimase in attesa.
Neanche lui aveva capito cosa stesse succedendo nella sua vita con esattezza, ma da quando era tornato da Alicante non riusciva a togliersi dalla mente gli occhi di Magnus, il suo aspetto e la pace che portava nel suo animo travagliato.
Nonostante questo sapeva anche altrettanto bene di essere attratto da lui, era riuscito ad ammetterlo solo ad Izzy e lei come sempre lo aveva appoggiato, la sua famiglia erano lei, Jace e Max, neanche i suoi genitori per quanto lui volesse adorarli avevano così tanto potere su di lui.
-Credo che tu debba aspettare che le cose si risolvano da sole, potresti chiedere a Maryse di lasciar uscire Clary e Jace, siamo quasi a Natale e credo che possa fare bene a quei due.-
-Sì, penso che tu abbia ragione.-
-Fidati del Sommo Stregone di Brooklyn.- sorrise ammiccante verso il ragazzo e si avvicinò di quel poco, per eliminare le distanze, e baciarlo lievemente sulle labbra.
 
***
 
Simon si alzò dal letto ed osservò la schiena piegata di Clary sul blocco da disegno, aveva finito da qualche ore le esercitazioni con Maryse e Jace e si era rinchiusa in camere per disegnare.
Lui era rimasto in silenzio, in attesa che lei gli parlasse, che come una volta si confidasse con lui, ma quella Clary non era la stessa che lui conosceva.
Su quelle spalle poteva vedere il peso della verità, quella che aveva così tanto agognato per tutta la sua vita, che adesso le rendeva impossibile anche dormire.
Esaminò le braccia scoperte e riconobbe gli stessi Marchi di Izzy e rimase ad osservare la runa del parabatai.
Lui non aveva conosciuto Jonathan Cristopher Morgenstern, non sapeva nulla di lui oltre i brevi racconti che Isabelle e Alec gli avevano narrato, ma aveva realizzato che quel ragazzo aveva lasciato un grande vuoto nel cuore della sua migliore amica.
Adesso poteva vedere la differenza, anche se ad Alicante lei si era mostrata coraggiosa, forte e decisa, quando avevano varcato le soglie del Portale tutto era cambiato, il colore della pelle era diventato più sbiadito e i capelli avevano perso lucentezza come anche il suo sguardo determinato.
Clary si era finta forte per tutti, ma adesso che solo in pochi potevano vederla si era tolta la maschera, mostrandosi debole e fragile, mostrando come la morte del fratello l’avesse in realtà spezzata dall’interno.
-Perché continui a fissarmi?-
La voce dell’amica lo riscosse dai suoi pensieri e decise di alzarsi dal letto.
-Stavo solo… Ti stavo guardando.-
-Simon sono sempre io.- sussurrò, senza guardarlo.
-Forse il tuo tono di voce è lo stesso, ma lo sai che con me puoi parlare. Siamo amici.-
-Simon…-
-Non fare finta con me, ci provi con Jace e lui è altrettanto distrutto da dartela vinta ma io no, io non sono così.-
-Simon io ho solo bisogno di tempo, non sono arrabbiata con Jace per averlo ucciso, so che se l’ha fatto era perché doveva farlo, conoscevo bene Jonathan ed era un pazzo, come Valentine, ma gli volevo bene ed era il mio parabatai, questo non posso dimenticarlo velocemente.-
-Lo so, Clary, vorrei poter far di più per te.-
-Potresti dirmi per chi ti vesti così elegante, sei diverso.-
Clary alzò lo sguardo e finalmente Simon lesse il dolore in quelle iridi verdi che aveva imparato a conoscere col tempo.
-Non c’è nessuna.-
-Simon, sarò anche annegata nel mio dolore, ma non sono diventata cieca, le vedo ancora queste cose.-
-Bè… Ci sarebbe una ragazza.-
-Scommetto che ha dei lunghi capelli neri e qualche Marchio sparso per il corpo.- chiese, ridendo.
-Come sai di me e Izzy?!- chiese sconvolto, appoggiandosi alla scrivania.
-Oh andiamo, non sono così cieca! So che tu hai il permesso di stare qua solo perché Izzy lo ha chiesto a Maryse, so che quando lei mi chiede qualche consiglio lo fa perché io ti conosco bene e andiamo, io e Jace vi abbiamo visti uscire di nascosto.-
-Credevamo di essere stati discreti.- sussurrò.
-Oh sì, ma siamo Shadowhunters e sappiamo muoverci in silenzio.-
-Clary avrei voluto dirtelo ma pensavo di…-
-Ferirmi? Simon è la tua vita e tu devi stare con chi ti rende felice e poi io… Io credo di avere Jace.-
-Che vuol dire credi?- chiese, facendosi più attento.
-Prima di conoscere tutta la verità lui esternava diversamente i suoi sentimenti, adesso ho paura che si sia rifugiato in se stesso per paura di farmi soffrire, si sente in colpa e crede che io lo detesti.-
-Tu cosa provi?-
-Io… Non lo so, ma quando l’ho visto la prima volta qualcosa mi ha colpito, lui mi è entrato dentro la pelle senza che io lo volessi o che me ne accorgessi, mi ha protetto anche da lontano ed ha creduto in me quando tutti non lo facevano, non ha smesso di cercarmi.-
-Penso che dovreste passare del tempo assieme, penso che abbiate bisogno di scordarvi quello che è successo e di andare avanti.-
-Non è così facile, io sarei agli arresti domiciliari e nonostante l’Istituto sia grande abbastanza, non riusciamo a restare soli per troppo tempo.-
-Penserò a qualcosa.-
Simon si abbassò e le scombinò piano i capelli, cercando di risollevarle il morale.
-Andrà tutto bene, ma adesso torna a sorridere Fray o il tuo angelo non verrà bene.-
Clarissa abbassò lo sguardo ed osservò la riproduzione di Jace in versione angelica, era venuto bene ma nonostante tutto sentiva che qualcosa non sarebbe stata più la stessa.
 
***
 
Jace aveva ascoltato assieme a Maryse la richiesta di Alec, ma non fu quello a colpirlo più di tanto, ma l’interesse del fratello alla sua vita e a quella di Clary.
Loro erano parabatai, avevano combattuto assieme per tutta la vita eppure Alec non si era mai esposto fino a tanto, ma sapeva che il merito era solo di Magnus.
Da quando lo avevano conosciuto alla sua festa lui e Alec si erano visti, prima solo per cercare Clary, poi sempre più spesso e lui sapeva bene che da quando era tornato lui stava dallo stregone.
-Jace potrebbe andare bene.-
-Come?-
-Clarissa non è in carcere, nonostante tutto non è finita nelle prigioni di Alicante e credo che nonostante le restrizioni imposte tu possa portarla fuori, magari non frequentemente.-
-Credi che non avremo problemi?-
-Me ne occuperò io in caso, noi due ci siamo assunti la responsabilità di vegliare su di lei, ed anche tu ti sei accorto che sta diventando un autonoma, non è questo che volevamo, quindi…-
-Maryse…-
-Lo so, non ti sembra vero sentire queste parole proprio da me, ma è stato Alec ad aprirmi gli occhi.
Jace tu non hai nessuna colpa.-
 
Uscì lentamente dalla biblioteca e si diresse verso la camera della ragazza, anche sua madre aveva capito cosa gli passava per la testa, cosa sentisse il cuore.
Si sentiva in colpa per aver ucciso Jonathan senza un reale motivo, anche se nemico della pace, lui si era voltato per andare da Clary, per salvarla e lui lo aveva colpito alla schiena, non gli aveva lasciato nessuna possibilità.
Anche se non avevano trovato il cadavere, aveva capito dalla runa della ragazza che suo fratello fosse morto, veramente.
Non riusciva neanche a dimenticare la faccia di Clary quel giorno nel bagno, il suo dolore così evidente lo avevano spiazzato e da quel momento sapeva che tutto era cambiato, almeno per lui.
Bussò piano alla porta e sentì dei passi farsi sempre più vicini, lei gli aprì la porta e vide un sorriso timido nascere in quel viso dolorante.
-Ciao.- salutò, alzando la mano.
-Jace, è successo qualcosa?-
-No, insomma ci hanno dato il permesso di uscire dall’Istituto se ti va.-
-Uscire? Davvero? Quando?-
-Anche adesso.-
-Prendo la giacca.-
Jace la osservò rientrare velocemente in camera e prendere dall’attaccapanni una giacca di pelle nera con l’interno foderato di pelliccia marrone.
Clary si era abituata in tutti i sensi all’essere un vero e proprio Shadowhunters, sorrise senza rendersene conto e presero l’ascensore per dirigersi direttamente verso i cancelli.
 
-Si vede che sta arrivando il Natale.-
La sua voce calda lo riscosse dai pensieri e si voltò ad osservarla, Clary lo stava guardando sorridendo, istintivamente gli sfiorò la mano con la propria e sentì un brivido lungo la schiena.
-Ti va di andare al parco?-
-Dove preferisci tu, Jace.-
Voltarono verso destra e nuovamente in silenzio raggiunsero il parco illuminato dalla sola luce lunare e di qualche lampione, si diressero verso una panchina vicino al piccolo laghetto e si sedettero vicini.
-Perché… Stai in silenzio? Se non volevi uscire…-
-Non è per questo.- concluse il ragazzo.
-Per cosa?-
-Per tutto, Clary, per tutto quello che è successo e che non posso dimenticare.- ammise, tenendosi la testa con le mani.
-Jonathan.-
-Quando… Quando mi chiami così ho paura di crearti ancora dolore.-
-Ti sbagli.-
-Eppure io li vedo i tuoi occhi rossi e gonfi per il pianto, le borse sotto di esse e il tuo sguardo spento. Io ti ho uccisa.-
-Adesso basta!-
Clary lo afferrò per il braccio e lo scosse per farlo sedere dritto, così da poterlo guardare in faccia.
-Jace tu non hai fatto niente e pronunciare il tuo nome non mi fa soffrire, tu e lui siete due persone diverse e sempre lo sarete, nonostante le parole di mia madre io ho conosciuto anche un altro Jonathan, non dico che il mostro non esista ma sono convinta che c’era del buono in lui, ma adesso questo non ha più importanza.
Se tu non lo avessi fermato, saresti morto, e non lo avrei accettato.-
-Ma non hai accettato neanche la sua morte.- Jace, distolse lo sguardo dal suo per posarlo sull’erba bagnata dall’umidità.
Clary decise di non mollare e si mise in ginocchio davanti a lui per poterlo guardare.
-Lo so che lui sarebbe venuto a salvarmi, lo so che lui non avrebbe permesso a Valentine di uccidermi, ma so anche che se fosse rimasto in vita non si sarebbe fermato, avrebbe continuato il piano di nostro padre e non potevamo permettercelo, a nessun costo.
Lui è morto ed io sto accettando la sua morte, non è facile e domani non mi sveglierò col sorriso, ma se tu stai accanto a me ti prometto che mi riprenderò, ma se mi lasci io…-
Non riuscì a finire la frase, poiché sentì le labbra fredde di Jace a contatto con le sue, chiuse gli occhi e si godette quel breve momento.
-Non ti lascio.-
-Allora smettila di sentirti in colpa, io non ti odio, Jace.-
-Ne sei sicura?-
-Sì.-
Clary sorrise e si sporse nuovamente a baciarlo, mettendoci il cuore, nonostante in quei giorni lo sentisse a pezzi per tutto il dolore, voleva che con Jace tornasse ad essere vivo, voleva tornare se stessa.
Sfiorò la guancia di Jace con la sua mano e approfondì il bacio, sentendo le loro lingue unirsi, separarsi, per poi cercarsi avidamente.
Sentì una mano di Jace sul collo e il suo cuore perse un battito, non aveva mai provato niente del genere, nella sua breve vita.
 
Nonostante tutto Jonathan sarebbe stato sempre una parte di lei, quel fratello che aveva ritrovato, il ragazzo che l’amava nel modo sbagliato ma aveva bisogno di Jace per vivere.
-Ti va di andare da Taki?- sussurrò lui, sulle sue labbra.
-Chi è Taki?-
-Oh, non te ne pentirai.-
 


Sclero Personale: ed eccomi qua !! 
Come promesso non voglio mancare ai miei due appuntamenti settimanali con questa storia, dato che scriverla mi sta appassionando molto.
Bene, diciamo che adesso le condizioni di Clary saranno sempre più evidenti, come anche il sentimento che la lega a Jace, ma non dobbiamo credere che sia tutto rosa e fiori, nonostante la storia sia diversa, ricalca molti aspetti dei libri.
Thanks ^^
Spoiler:  

“Clary ascoltami, non è come pensi.”
-Sono sola.-

 

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Capitolo 14
*** Dentro di me c'è solo confusione ***


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Dentro di me c’è solo confusione
 
Clary si alzò di colpo dal letto, sentendo il cuore battere così forte che dovette toccarsi il petto per calmarsi, asciugò con l’altra mano il sudore sulla fronte e cercò di regolare il respiro.
Aveva fatto di nuovo quel sogno, o meglio aveva fatto di nuovo quel terribile incubo che la perseguitava da quando una settimana prima era uscita con Jace a New York.
Appoggiò una mano alla testa e tolse frettolosamente le lenzuola, lasciandole cadere in disordine sul freddo parquet dell’Istituto.
Sfilò la maglietta larga, rimanendo con il semplice top che aveva dimenticato di togliere prima di andare a letto e decise di farsi una breve doccia per riprendere il controllo.
Aprì la porta del bagno e si diresse quasi automaticamente alla doccia, ma senza rendersene conto si fermò per osservare nuovamente la sua immagine riflessa.
Trattenne nuovamente il respiro e spostò di poco la bretella del top, mostrando una runa di colore rosso sangue, anzi dovette ammettere a se stessa che non assomiglia a nessuna runa del Libro Grigio ma più a uno scarabocchio, le cui linee erano taglienti e crudeli.
Rimase ad osservarla per altri minuti e poi come se niente fosse, lasciò la bretella ed aprì l’acqua calda della doccia, lasciò scivolare i pantaloncini e il top e si lasciò alle spalle tutte le preoccupazioni.
 
***
 
Simon le sorrise amabilmente e le strinse la mano.
Da quando era stato trasformato, il suo mondo era cambiato ma anche il suo modo di esporsi, di relazionarsi, non era più il ragazzo super-timido che aveva aspettato anni per dichiarare il suo amore a Clary, adesso si sentiva molto più audace, molto più forte e sicuro di se.
Poi Isabelle lo faceva sentire invincibile.
Inizialmente credeva che, nonostante Clary avesse scelto Jonathan, il posto nel suo cuore non sarebbe stato preso da nessun’altra ma poi aveva conosciuto Izzy, l’aveva vista veramente e si era reco conto di quanto lei fosse speciale, unica ma anche debole.
Isabelle si mostrava sempre forte davanti alla sua famiglia, in battaglia e davanti agli adulti, ma solo con lui si era mostrata per quella che era: una ragazza che, nonostante avesse l’affetto di tre fratelli, si sentiva sempre sola.
Lui era riuscito a leggerle dentro ed adesso sapeva per certo che il posto di Clary era stato preso da lei, ma la sua migliore amica non sarebbe mai stata cacciata via del tutto, ma aveva bisogno di metterla da parte per capire chi era e cosa voleva da questa sua nuova vita.
-Simon?-
-Scusami stavo pensando.-
-A cosa?-
-Questa pace… Credi che durerà?-
-Fino a questo momento noi credevamo di vivere in pace ma sono bastati il compleanno di Clary e l’idea di un pazzo a mettere tutti in crisi.
La pace vive in uno strano equilibro, tocca a noi mantenerla.-
-Penso che gli Shadowhunters lo faranno, ad Alicante mi sono sembrati determinare ad evitare futuri distrarsi.-
-Forse si o forse no, ma cosa ti ha fatto venire questi dubbi?-
Simon alzò lo sguardo verso il sole del primo mattino, erano usciti presto quel giorno perché avevano sentito la necessità di ritagliarsi del tempo, solo per loro.
-Clary, sono preoccupato per lei.-
-C’è Jace con lei, ho visto il modo in cui si guardano, lui… Non è mai stato così con nessuna.-
-Neanche Clary, ed io la conosco bene.- sogghignò, tornando subito serio, -Non è per questo.-
-Cosa ti preoccupa allora?-
-Da quando sono tornati quella sera che gli hanno dato il permesso di uscire, lei è strana, quasi come se fosse priva di vita, come se fosse un fantasma.-
-Clary ne ha passate tante, devi darle il tempo, perdere il proprio parabatai non è un esperienza che consiglierei, neanche al mio peggior nemico.-
-Non sta più così male per Jonathan, credo che abbia qualcosa dentro.- si toccò il cuore e poi osservò Iz, -Che la fa stare male.-
-Capiremo di cosa si tratta.-
-Grazie, Isabelle.-
Simon si sporse di poco e premette le sue labbra contro quelle della ragazza, ogni volta che la baciava provava una scossa per tutta la colonna vertebrale che lo facevano sentire vivo, quando lui vivo non lo era più da tempo.
 
***
 
“Clary cerca di ascoltarmi.”
-Dove mi trovo?- aveva urlato senza rendersene conto.
“Siamo nella tua mente.”
-Non capisco.-
“Clarissa sta succedendo qualcosa dentro di te, dobbiamo capire cosa, quella runa!”
-Io… Ho paura, c’è questo rumore, c’è qualcosa dentro la mia testa.-
“Possiamo venirne a capo solo se restiamo assieme, non smettere di ascoltarmi, sono la tua coscienza.”
-Ti prego.- si lasciò cadere a terra, sbattendo con le ginocchia su un pavimento nero, alzò lo sguardo e non trovò altro che nero da tutte le parti.
Non era più all’Istituto, non era da nessuna parte.
Sentì le lacrime lungo il viso, ma non fece niente per togliersele, si portò le mani sulla testa e premette piano.
Le faceva così male che si era quasi abituata al dolore, anche se quando sognava, quando sognava Jace il dolore aumentava.
Dentro la sua testa c’era solo confusione, ma non era riuscita a capire da dove derivasse.
“Clarissa.”
-Jonathan, perché? Perché non mi hai ascoltato, lui era un pazzo.- sussurrò, piano.
“Clarissa tuo fratello è morto.”
-Lui… è stato lui a portare la confusione qui dentro.- si toccò ancora la testa e batté la mani sul pavimento freddo.
-Come faccio a farlo smettere?!-
Clary alzò gli occhi ma sentì solo il freddo penetrarla nella pelle, nelle vene, nel suo sangue, Valentine aveva portato il dolore nella sua vita e neanche con la sua morte quello si era placato, anzi lo sentiva, lo sentiva crescere sempre più forte dentro di se.
“Clary ascoltami, non è come pensi.”
-Sono sola.-
 
***
 
Jace si sedette a tavola assieme ad Alec, Izzy e Simon, sperando di vedere Clarissa varcare la soglia da un momento all’altro.
-Simon sei sicuro di averla chiamata?-
-Ho bussato alla porta, le ho detto di scendere, non è che abbia proprio risposto ma ho sentito dei rumori, perciò.-
-Perciò hai lasciato stare?-
-Jace, cogliamo un attimo il momento.-
-Di cosa parli, Alec?- il biondo si girò per guardare il fratello negli occhi, in attesa.
-Clary è sempre più strana, lo hai notato anche tu?-
-Sì, credo che sia ancora turbata per la morte di Jonathan.-
-Pensi che sia solo questo?-
Jace distolse lo sguardo e guardò il piatto, non aveva idea se fosse quello il problema di Clary, loro non erano più riusciti a parlare dalla sera del parco, e gli era sembrato che si fosse creato un muro, che lei avesse messo un muro tra di loro.
Voltò lo sguardo verso Simon ma si rese conto dai suoi occhi che il muro era stato eretto anche verso di lui.
Clary li aveva evitati senza un vero motivo ed adesso non sapeva più cosa pensare, se era stata lei a dargli quella parvenza di serenità con le sue parole, con il suo incoraggiamento, adesso si sentiva di nuovo alla deriva, in quel mare di emozioni che aveva evitato accuratamente fino a quel momento.
-Vado da lei.- commentò asciutto, alzandosi da tavola.
Voleva sapere cosa stesse succedendo a quella che avrebbe volentieri definito la sua ragazza.
 
***
 
Clary premette le labbra contro quelle di Jace, chiudendo gli occhi per lasciarsi andare a quel momento.
Lo desiderava, così ardentemente, che aveva aspettato con ansia quel momento.
Erano soli nella camera di lei, lui sdraiato sopra le stava sfilando la maglietta del pigiama lasciandole solo il reggiseno.
Allungò le mani per passarle tra i suoi capelli biondi, quello stesso biondo che aveva visto luccicare fuori da casa sua al contatto con il sole, quel biondo che riluceva nelle tenebre della Città di Ossa, strinse forte una ciocca e poi passò le mani intorno al suo collo.
Sorrise brevemente senza smettere di baciarlo e poi iniziò a stringere.
Strinse sempre più forte le mani alla base del collo, sulla trachea, vide lo sguardo di Jace sorpreso, impaurito, lei continuò a stringere ignorando il fatto che lo stava uccidendo, con le sue mani.
 
-Clary, posso entrare?-
Jace bussò piano alla porta e abbassò la maniglia per poter guardare dentro, ma proprio in quel momento la sentì urlare.
Senza pensarci entrò nella stanza, trovando Clary seduta sul letto, bianca come un cencio, sudata e con il respiro a pezzi.
-Stai bene? Clary!-
-Io… Non… Io…-
-Guardami.-
Jace le prese il viso tra le mani ma in quelle iridi verdi non riconobbe lo sguardo determinato della ragazza che aveva ucciso un Demone Superiore da sola, ma quello di una ragazzina terrorizzata, spezzata.
-Jace.-
Quella parola gli arrivò come un sussurro ma appena sentì l’esile corpo stringersi attorno al suo, si riscosse, e ricambiò anche lui l’abbraccio.
Aveva capito da quel piccolo gesto, da come l’aveva vista, che qualcosa non andava in Clary, qualcosa la stava perseguitando e lui avrebbe capito cosa fosse.
 
*
Dentro la mia testa c’è solo confusione, continuo a ripetere il mio nome sperando di ricordarlo, sperando di non dovermi dimenticare chi sono e cosa ho fatto nella mia vita, ma alle volte il rumore è così forte che sopprime i miei pensieri.
Sopprime il mio cuore e mi ritrovo a vagare nell’oscurità, sola e spezzata.
Dovrei essere Clarissa Morgenstern, figlia di Valentine e Jocelyn, sorella di Jonathan, ma in realtà non sono niente del genere, sono un guscio che vaga in questo mondo, col dolore nel petto.
Jace è la mia luce, ma anche lui sta scomparendo, il buio.
Il buio mi risucchia sempre di più con lui, fino a farmi dimenticare chi sono.
Sono una ragazza, persa nel vuoto, nella cui testa c’è solo, tanta, confusione.
 
 
 

Sclero Personale: Ed eccoci qua, volevo augurarvi personalmente buone feste con questo capitolo prima di Natale! ^^
Mi sono prese una certa licenza poetica anche perchè la Clare non ci dice cosa esattamente succede nella mente di Jace quando è in bilico tra la realtà e Lilith, perciò spero che non vi dispiaccia questo capitolo :D
Ci sentiamo al prossimo e vi lascio un piccolo spoiler:


-Sei tu Simon Lewis?-
-Chi lo vuole sapere.-
-Sono Jordan Kyle, lei è Maia Roberts. Ci manda Luke.-
 

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Capitolo 15
*** I was wrong ***


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I was wrong
 
Jocelyn si stava torturando le mani da qualche minuto ma ancora non era riuscita a prendere nessuna decisione, eppure sapeva che glielo doveva.
Lo doveva a quella figlia cui aveva nascosto la verità per ben sedici anni, lo doveva a quella ragazzina dai capelli rossi che le ricordava tanto lei da piccola, lo doveva a Jonathan, al suo bambino, non al figlio di Valentine.
-Jocy credo che dovresti parlarle.-
-Luke tu sai cosa pensa lei, io sono una bugiarda.-
-Clarissa è ferita in questo momento, nonostante Valentine giocasse con la sua vita, sono convinto che Jonathan non l’abbia fatto, tra loro è nato un vero legame, non puoi ignorarlo.-
-No, ma non posso credere a quello che dice mia figlia, è stata manipolata dal padre.-
-Ma non puoi nasconderle anche questo.-
Jocelyn si voltò verso Luke, la loro storia era sempre stata tormentata fin dai tempi del Circolo, fin da quando erano piccoli, ma lei stavolta aveva scelto, aveva scelto lui e lo avrebbe anche sposato, sarebbe stata felice per la prima volta, ma questo la sua bambina ancora non lo sapeva.
-Tutti noi abbiamo affrontato le nostre battaglie, mi ero ripromesso che non avrei cercato un branco, che non avrei incrociato la strada di altri lupi eppure adesso l’ho fatto, per te, per Clary, per proteggervi.
Non sono fiero delle mie azioni, ma per proteggere le persone che amo sono pronto a tutto ed è quello che hai fatto tu alla nascita di lei.
L’hai protetta da Valentine, ma come ti dicevo, era arrivato il momento di dirle tutto, non potevi tenerla lontana da una parte del suo cuore.-
-Lo so, e se lo avessi fatto prima ci saremo potuti risparmiare tutta questa tortura.-
-Forse, ma credo che Valentine avrebbe trovato il modo di prenderla, forse sarebbe stata più preparata.-
La donna alzò lo sguardo verso la finestra, per osservare il cielo pomeridiano newyorkese libero dalle nuvole e col sole alto nel cielo, nonostante Dicembre stesse per arrivare.
-Lo faccio domani, vado all’Istituto e le dico del matrimonio, voglio che torni con noi.-
-Lo sai che non dipende da lei, il Conclave le ha permesso di tornare sotto la responsabilità di Maryse e Jace.-
-Credo che allora dovrò lottare per riavere mia figlia.-
-Adesso ti riconosco.- sussurrò il lupo andandole incontro e cingendola da dietro.
 
***
 
Simon ed Izzy stavano aspettando Alec fuori da casa di Magnus quando la ragazza posò istintivamente una mano sulla Spada Angelica nella sua cintura.
-Cosa succede?-
-Sento che qualcosa non va.-
-Cosa?-
Alec li aveva appena raggiunti e stranamente trovarono anche Magnus con lui, i ragazzi avevano evitato di farsi vedere assieme, anche se la sorella sapeva benissimo cosa ci fosse tra i due.
-Non lo percepisci?-
-In realtà credo che si tratti di loro due.-
Magnus indicò due ragazzi dall’altro lato della strada e stranamente anche loro si erano messi sulla difensiva.
-Perché non facciamo mai la Runa dell’Invisibilità?- sussurrò Alexander, sfiorando la sua spada.
-Perché così Simon non ci vedrebbe, e Magnus non saprebbe trovarti.-
-Cosa volete?- urlò lo stregone, aveva posato le mani sui fianchi, in attesa.
Dal suo sguardo Isabelle capì che non era preoccupato, che i due ragazzi non erano in realtà una minaccia.
Li vide avvicinarsi e si voltò verso Simon per avere il suo sostegno, lui posò gentilmente una mano sulla sua spalla, rimanendo però in silenzio.
-Sei tu Simon Lewis?-
-Chi lo vuole sapere.-
-Sono Jordan Kyle, lei è Maia Roberts. Ci manda Luke.-
-Luke? Perché, cosa sta succedendo?-
-Luke è il compagno di Jocelyn, vero?- chiese Izzy per conferma.
-Sì.- sussurrò Simon, facendo un passo avanti.
-Ci ha chiesto di controllarti, voleva che tu fossi al sicuro, visto che frequenti molti Shadowhunters.-
-Quello che faccio non è affare suo.-
-Lui crede che qualsiasi, tuo passo falso possa far preoccupare Clarissa.- chiarì Maia, distrattamente, -Non avevamo mai conosciuto gli Shadowhunters.-
-Clary sta bene o almeno, per ora sta bene.- Simon abbassò lo sguardo verso le scarpe ma alzò nuovamente il volto.
-Immagino che voi siete Licantropi.- disse Magnus, facendosi attento, -Riconosco i vostri tratti.-
-Sì, facciamo parte del branco di Luke.-
-Da quando Luke ha un branco?- chiese Alec, posando la spada.
-Da quando ha deciso di sposare Jocelyn, lei andrà all’Istituto questo pomeriggio per parlare con Clary.-
-Avrebbe fattoi meglio a chiamarla, Clary non è in forma.-
-Ma non siamo qua solo per questo, il Praetor Lupus mi ha chiesto di tenerti d’occhio.-
-Esiste davvero, quindi?-
-Sì, ci occupiamo di controllare i Neo-Nascosti, e tu sei un bell’esemplare della tua razza.-
-Fai come vuoi, non mi tange più di tanto, sono preoccupato per Clary.- commentò a bassa voce, verso Isabelle.
-Cosa succede alla vostra amica?-
-Sembra… Sembra che si stia perdendo.-
-Non capisco.- ammise Jordan, guardando Maia.
-In realtà non lo sappiamo neanche noi cosa gli sta succedendo.-
 
***
 
-Jocelyn non ti aspettavamo.-
Maryse la fece entrare dal portone principale e la condusse verso l’ascensore.
-Avevo bisogno di parlare con mia figlia, spero che non sia un problema.-
-Assolutamente, Clary è molto migliorata da quando Jace le fa da istruttore.-
-Credo che mia figlia sia molto portata per questo genere di cose, visto il suo DNA, ma non è questo che mi interessa… Dove la posso trovare?-
-Ti porto da lei, è in Biblioteca a studiare.-
-Grazie, Maryse.-
Percorsero in silenzio il corridoio dell’Istituto, cercando di mantenere le distanze, anche se la testa della donna vagava in tutte le direzioni.
-Eccoci.-
Maryse aprì la porta e trovò Jace e Clary chini su alcuni libri a leggere, alzarono entrambi lo sguardo e quando Jocelyn incrociò gli occhi di sua figlia quasi non la riconobbe.
-Jace lasciale un momento sole.-
La donna non riuscì a sentire cosa il ragazzo sussurrò al suo orecchio, ma vide Clary annuire e rimanere seduta al suo posto, scese velocemente le scale e scambiò un breve sorriso di circostanza con il ragazzo, per poi dirigersi verso sua figlia.
 
-Ciao Clary.-
-Mamma.-
Jocelyn riusciva a percepire perfettamente che qualcosa non andava in sua figlia, vedeva gli occhi rossi per il pianto e spenti, il viso pallido e leggermene scavato.
Questa è mia figlia?
 
-Volevo parlati di una cosa, ma stai bene Clary, mangi abbastanza?-
-Certo.- sussurrò, senza alzare lo sguardo.
Si voltò verso il libro che stava leggendo e appoggiò la testa alla mano sinistra, per sorreggerla, e con la destra continuò sfogliarlo involontariamente.
 
“Concentrati Clary, tua madre sta parlando con te, falle credere che stai bene almeno!”
Io non ci riesco, sto male.
Il petto, il petto mi fa male.
“Clary lo so, abbi pazienza.”
Perché mi chiami sempre Clary?
 
-Volevo parlarti di Luke… Tu lo sai che lui c’è sempre stato vicino e insomma, qualcosa è cambiato tra di noi.-
Clarissa alzò lo sguardo verso sua madre, cercando di concentrarsi come diceva la sua coscienza, cercando di dimenticare il dolore che sentiva al petto vicino alla sua runa nuova.
-Che intendi?-
-Mi ha chiesto di sposarlo ed io ho detto sì.-
-Sono felice per te, mamma.- alzò lo sguardo e sorrise, nonostante sentisse che fosse tirato.
-Vorrei che tu venissi alla cerimonia, il branco di Luke organizza una festa agli Ironworks, per il fine settimana.-
-Va bene, io vengo, ma non ti ho perdonata, sappilo.-
Si alzò di scatto dalla sedia facendola slittare sul pavimento, chiuse il libro di colpo, dopo che lo ebbe preso le diede le spalle ed uscì di corsa dalla biblioteca, le doleva la testa così forte che una volta fuori si dovette appoggiare alla parete per non crollare.
-Devo… Devo andare in camera.- sussurrò, iniziando a correre il più velocemente possibile verso il lato opposto del corridoio.
 
***
 
Jace era stato in compagnia di Maryse per il resto del pomeriggio, avevano ricevuto informazioni da Alicante sulla ristrutturazione della città e su gli altri Istituti, erano venuti anche a conoscenza del fatto che Imogen sarebbe tornata presto a New York per verificare la situazione con Clary.
A quella notizia Jace avrebbe voluto tanto chiedere qualcosa della sua famiglia, sapere cosa fosse successo in realtà ai suoi genitori ed avere notizie sulle sue origini, ma si trattenne. Svelare la verità a Maryse avrebbe comportato dichiarare la verità anche sulla sera dello scontro finale, dell’Angelo e della morte di Clary.
Nonostante lei fosse stata brava a sviare il racconto durante il processo non credeva che lui ci sarebbe riuscito altrettanto bene e in fondo non era ancora pronto per quella parte della storia.
Salutò quella che a tutti gli effetti era stata sua madre per dieci anni e decise di andare a cercare Clary, non aveva sue notizie da quando sua madre era arrivata all’Istituto circa due ore fa e aveva paura che le fosse successo qualcosa, anche perché nell’ultimo periodo niente era andato per il verso giusto.
Affrettò il passo e si ritrovò presto davanti alla sua porta, bussò piano ma non ottenendo nessuna risposta decise di entrare lo stesso.
La trovò sdraiata sul letto con solo indosso una delle sue camicie, che lei aveva gentilmente sequestrato dal suo armadio, gli occhi chiusi e le labbra così strette che vide il segno dei denti.
-Clary.- sussurrò, scuotendola.
-Ehi.-
Lei si alzò e si mise a sedere sul letto.
-Non credevo che fossi tornata in camera.-
-Avevo bisogno di riposare, scusami ma non avevo le forze di venire ad avvertirti.-
-Non importa.-
Jace si sedette con lei nel letto e le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, ogni volta che la guardava negli occhi sentiva qualcosa di così profondo che cominciava ad avere paura di quei sentimenti, non aveva mai provato niente del genere.
-Questa camicia ti dona molto.- si avvicinò a lei, baciandole il collo delicatamente e facendola sdraiare sul letto, posando sui gomiti per non pesarle.
Sentì la bocca di lei presto a contatto con la sua, sorrise brevemente, e approfondì il bacio facendole schiudere leggermente le bocca.
In tutte quelle settimane aveva sperato che succedesse, aveva bisogno di capire se quello che provava per lei fosse qualcosa di autentico o fosse, solo, qualcosa di passeggero ma sapeva che ogni volta che i loro sguardi si incrociavano che non era solo attrazione, c’entrava soprattutto il suo cuore.
La sentì sospirare e vide le sue mani piccole sbottonare le asole della camicie, Jace si mise seduto lasciandola fare, per bearsi di quella visione così bella che credeva fosse ancora un sogno, quando sentì la camicia cadere a terra osservò Clary.
Gli stava sfiorando la pelle, i Marchi e le cicatrici, con delicatezza, con amore.
 
Decise così di fare anche lui qualcosa, l’avvicinò ancor un po’ per sfiorarle pancia con le mani fino a risalire lentamente, ma le tolse quasi subito, Clary si era posizionata a cavalcioni sopra di lui e proprio in quel momento sentì un brivido prima lungo la schiena e poi giù verso il basso ventre.
Chiuse brevemente gli occhi per godersi quel momento ma proprio improvvisamente vide un movimento fugace che lo costrinse ad aprire gli occhi e sentì come un pizzicotto sul braccio.
-Ahia.-
Guardò Clary, i suoi occhi spalancati, con un unico movimento era scesa dal letto e lo guardava con la bocca leggermente spalancata e gli occhi sbarrati per la paura, fece cadere dalle mani un coltello dalla base argentata e solo allora notò nel suo braccio la ferita.
-Clary.-
La vide crollare a terra e tenersi la testa con le mani e in silenzio iniziò a piangere.




Sclero Personale: Bene ed eccoci qua, con questo capitolo entriamo nel vivo dello sclero di Clary, scusatemi ma mi sembrava l'unico modo per descriverlo bene !
Molti passaggi saranno simili al libro, nonostante sia Clary la preda di Lilith! 
Spero che la storia vi piaccia, come il nostro Jace che sta facendo di tutto per salvare la sua amata da un destino infausto !!


Spoiler:

-Jace, cazzo avevo il coltello in mano! Io ti avrei potuto fare del male e allora mi sono chiesta cosa sarebbe successo se tu fossi morto, cosa sarebbe successo a me.- sussurrò, appoggiandosi al muro.
-Io lo so come sarebbe, io ti ho visto morire per mano di tuo padre. Eri lì distesa al Lago, ed eri morta tra le mie braccia.-
 

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Capitolo 16
*** Never be alone ***


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Never be alone
 
-Succede ogni notte.- sussurrò, senza alzare lo sguardo dal pavimento, osservando distrattamente il coltello che aveva lasciato cadere e che adesso si trovava nelle mani di Jace.
-Sogno ogni sera che noi… Che facciamo certe cose, ma non va mai a finire bene… Tutte le volte io ti uccido, anche se in modi diversi, ma tu muori per colpa mia.-
Clary si alzò in piedi e si sentì improvvisamente priva di forze, il suo peggior incubo si era avverato e lei aveva fatto del male all’unica persona che teneva stretta nel suo cuore.
-Sono solo brutti sogni.-
Jace si era messo seduto sul letto, con le gambe che penzolavano fuori e stava ancora pensando a quello che era accaduto pochi minuti prima.
-No, l’hai visto anche tu.- commentò asciutta lei.
-Clary… Hai paura di essere diventata pazza?-
-No, ma non voglio farti del male! Sei l’unica persona che mi tiene aggrappata a questo mondo e se proprio io ti facessi del male, non me lo perdonerei mai.-
-Non lo faresti, non mi faresti del male.-
-Jace, cazzo avevo il coltello in mano! Io ti avrei potuto fare del male e allora mi sono chiesta cosa sarebbe successo se tu fossi morto, cosa sarebbe successo a me.- sussurrò, appoggiandosi al muro.
-Io lo so come sarebbe, io ti ho visto morire per mano di tuo padre. Eri lì distesa al Lago, ed eri morta tra le mie braccia.-
Jace alzò lo sguardo verso di lei, lasciando andare il pugnale, Clarissa non gli avrebbe mai fatto del male, lo aveva dimostrato colpendo il braccio e non il cuore o qualsiasi altro organo vitale, la sua Clary era solo spezzata, viveva in una realtà che non conosceva bene e la morte del fratello aveva peggiorato la situazione.
-Avresti dovuto dirmelo prima. Io ti sarei stato vicino.-
-Non potevo.-
-Perché no?- chiese lui, alzandole il volto con le dita.
-Pensavo che Clarissa Farchild potesse farcela anche da sola, ho scoperto le mie vere origini in un libro della biblioteca e credevo di potercela fare, di poter combattere con il dolore che sentivo nel mio petto.
Ma… Ma Clarissa Morgenstern non c’è riuscita. Nonostante il cambiamento, l’educazione che Valentine mi ha dato in quei pochi mesi non mi ha insegnato la cosa più importante: sopravvivere.
Credevo di poter avere tutto solo perché lui era morto, ma non è così, il suo cognome mi perseguiterà per tutta la vita.-
-Quindi pensi sia colpa di tuo padre? Quello stesso padre che a me aveva insegnato: “Amare è distruggere ed essere amati è essere distrutti”?
Quel padre che ti ha sacrificato per il rituale?
Solo per questo non volevi dirmelo?-
-Tutto quello che voglio sei tu, ma questa nuova Clarissa non può avere tutto quello che vuole, non in un mondo in cui sarai sempre classificata come la figlia di un mostro.- sussurrò, sentendo le lacrime iniziare a scendere piano lungo le sue guance.
-Credo che non sia un fatto psicologico, io credo che qualcuno stia interferendo qua dentro.- indicò la sua mente, e le passò una mano sulla guancia, per asciugare quelle lacrime che li facevano stringere il cuore.
-Ma Ithuriel…-
-I suoi sogni erano benevoli, questi… Questi non lo sono e sono convinto che li abbia mandati qualcuno che non ci ama particolarmente.-
-Come fai a crederlo? Perché non credi che sia io e basta?-
-Perché io ti conosco Clary, ho visto come sei dentro e non c’è niente di tutto questo nella tua anima, credo che dovremo fare una visita alla Città di Ossa.-
-No, non puoi chiedermelo.-
-Invece dobbiamo andare, lo so che i tuoi ricordi non sono belli ma loro sono gli unici che possono capirci qualcosa.-
-Jace.-
-Fidati di me, non ti lascerò mai sola.-
-Grazie.- sussurrò, crollando tra le sue braccia.
Tutte le energie l’avevano abbandonata e sentiva che non sarebbe riuscita a restare in piedi ancora per molto, aveva solo bisogno di Jace in quel momento, e di quell’amore di cui non riuscivano ancora a parlare.
 
***
 
-Tu lo sapevi che Luke aveva formato il suo branco?-
-No, io non vado da un po’ a casa di Clary.- ammise distogliendo lo sguardo dai ragazzi.
-Credo che Luke lo abbia fatto veramente per le ragioni che c’hanno detto quei due, anche se…-
-Anche se tutto sta prendendo una piega davvero strana.-
Magnus osservò i giovani Shadowhunters cercare di risolvere quel piccolo enigma e si concentrò sul suo Alexander, era diverso in confronto alla sorella e a Jace, lui ragionava molto prima di lanciarsi in battaglia e non agiva se non era sicuro del piano di riserva, era riservato ma anche espansivo quando si fidava delle persone.
Non lo conosceva ancora così bene come voleva far credere, ma sperava che la loro relazione potesse andare oltre, lui era l’unico che lo aveva fatto sentire così vivo, così umano.
-Magnus cos’è il Praetor Lupos con esattezza?-
-Si tratta di un’organizzazione vecchia di secoli, dove i lupi sono incaricati di badare ai Nascosti che siano pericolosi, che siano senza un branco o semplicemente appena trasformati.
Credevo che col tempo si fossero estinti, non arrivano molte informazioni dalla loro base, ma a quanto pare esiste e sopravvive ancora, quel Jordan, ti terrà d’occhio da questo momento.-
-Non credi che la loro apparizione sia strana?-
-Credo che dovreste farmi vedere Clary, dipende tutto da lei.-
-Cosa intendi?- chiese Alec, con il suo sguardo attento.
-Credo che l’interesse di Luke verso un branco in un momento di pace non sia passato inosservato, penso che sia stato un gesto mirato, Simon dovresti parlare con Jocelyn, e voi due dovreste portarmi Clary.-
-Non credo che riusciremo ad accontentarti.-
-Perché no?-
-Clarissa non sta bene, lei è… Persa.- sussurrò Isabelle, cercando di trovare le parole giuste.
-Persa?- chiese, pensando quelle parole che gli parevano così strane se accostate alla ragazza che aveva conosciuto da piccola.
-Da quando è tornata da Alicante lei sta male, non solo per la morte del fratello.-
-Jonathan.-
-Sì, ma credo che dentro la sua testa stia cercando di rimettere assieme i pezzi, solo che è difficile e penso che sua madre voglia proteggerla, ma non saprei da cosa.-
-Allora parlate con Jace, lui sa certamente quello che sta succedendo a Clary con esattezza, anche stasera devo vederla, a casa mia.-
Magnus si alzò dalla panchina e guardò il sole, avrebbe consultato qualche libro e fatto delle ricerche, ma dentro di se sapeva con certezza che il comportamento di Clary non era dovuto al lutto del fratello, ma dipendeva da qualcosa di altrettanto forte e pericoloso.
-Magnus?-
-Alec, ti aggiorno dopo.- si voltò per sorridere al suo ragazzo e si incamminò verso casa, doveva muoversi, il tempo non era più a suo favore.
 
***
 
Simon aveva lasciato Izzy e Alec davanti ai cancelli dell’Istituto e si era diretto verso la propria casa, anche se sentiva un peso sul cuore, come se dovesse succedere qualcosa di brutto da un momento all’altro.
Alzò la zip della felpa e mise la mani in tasca.
Nonostante non sentisse più il freddo quello che stava provando era qualcosa di ancora più grande, qualcosa che neanche lui sapeva spiegare.
In poco tempo si trovò sulla via di casa ma quando si avvicinò al suo vialetto percepì qualcosa.
Poco distante da casa sua trovò Jordan, le mani incrociate al petto e lo sguardo puntato su di lui.
-Cosa ci fai tu qui?-
-Non ti conviene entrare.-
-Cosa? Ma è casa mia!- esclamò, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Simon si voltò verso la porta di casa e notò un crocifisso appeso su di esso.
-La tua manipolazione non ha più effetto su tua madre.- sussurrò Jordan, -Ricorda di aver trovato il sangue, ricorda che non sei più suo figlio… Ma un vampiro.-
-Ma io credevo…-
-Certe volte non c’è un motivo per il quale la manipolazione finisce, forse puoi essere troppo debole, puoi non aver sondato tutti i suoi ricordi correttamente, o semplicemente non hai controllato i segni che tua madre ti stava lanciando, ma adesso.- indicò la porta, -Ricorda, ricorda che non sei più una creatura di Dio, adesso sa che sei un Demone.-
-Io le devo parlare.-
-No, finiresti bruciato da acqua santa o cose del genere, credo che per il momento tu debba andare.-
-Io non capisco, questa è casa mia, questa è mia madre, lei non lo farebbe mai.-
-Simon, tutti noi nascondiamo qualcosa dentro che non siamo mai pronti a mostrare, almeno finché non si verificano certe situazioni.-
-La mia roba è ancora dentro.-
-Sono riuscito a prendere qualcosa, non ti lascerò solo in questo momento.-
-Perché? Cosa ti interessa di me?- sbottò esausto.
-Sono la tua guardia del corpo, se ti va di vederla così, andiamo, mi è venuta fame!-
Jordan lanciò a Simon un borsone con la sua poca roba, ma prima di seguirlo si avvicinò alla porta, cercando di percepire la presenza di sua madre: era così vicino che avrebbe potuto sentire tutto, se solo avesse voluto.
-Mamma.-
Allungò una mano tremante verso la porta, ma dovette ritirarla per il dolore: il crocifisso la stava bruciando.
La guardò meravigliato e provò a pronunciare il nome di Dio invano, lui non era più suo figlio, non era più un seguace di Dio, era solo un vampiro.
 
***
 
Clarissa stringeva forte la mano di Jace, erano arrivati al Cimitero solo da pochi minuti ma avrebbe preferito essere ovunque ma non lì.
 
Anche a Idris, anche nella casa di campagna a prendere pugni da un Jonathan incavolato per la mia lentezza.
“Vorresti essere anche con Jace, all’Istituto.”
Certo, ma io parlavo di cose negative.
 
-Clary ci sono io, con te.-
Annuì brevemente e si lasciò condurre verso quella stessa entrata che pochi mesi fa aveva attraversato con suo padre, cercò di scacciare quei pensieri ma non ci riuscì.
Ricordò esattamente come si era sentita al fianco di Valentine: forte, invincibile. Avevano attraversato l’entrata come se i Fratelli Silenti si dovessero inginocchiare a loro, come se Valentine fosse Jonathan Shadowhunters in persona ed invece di essere rispettato, pochi attimi dopo era iniziato il massacro.
E lei aveva partecipato, nonostante le sue azioni facessero a pugno con la sua coscienza, non aveva aperto bocca e aveva ubbidito agli ordini del padre, ,ma quando aveva visto Jace, tutte le sue certezze si erano sgretolate e il rimpianto non l’aveva più lasciata.
Chiuse gli occhi e iniziò a respirare lentamente, non voleva mostrarsi debole, ma il suo cuore non la stava ascoltando.
Si mossero veloci attraverso i vari corridoi, finché non si ritrovarono davanti alla strada che avrebbe portato direttamente al fulcro della città, ma il loro percorsero venne bloccato da alcuni Fratelli Silente che li stavano aspettando con le mani conservate dentro le enormi tuniche del vestito.
 
Non dovresti essere qui, Clarissa Morgenstern.
 
-Abbiamo bisogno del vostro aiuto.- rispose Jace, così Clary capì che anche lui poteva sentire le sue stesse cose.
Osservò gli ex Shadowhunters che lei stessa aveva ucciso e sentì nuovamente la sua coscienza rivoltarsi per quell’atrocità.
Sono stata io a fare tutto questo! Io!
“Clary ti prego, cerchiamo una soluzione, adesso stai mantenendo il controllo, non perderlo troppo velocemente.”
 
Non siamo servi pronti a soddisfare le vostre richieste, e non tutti i problemi possono riguardavi. Soprattutto perché lei qui non dovrebbe stare.
-Clary è stata già punita per quello che ha fatto, in passato.-
Soggiornando all’Istituto?
-No, convivendo ogni giorno con il senso di colpa. Adesso però la sua mente è stata attaccata da una forza così potente che può modificare i suoi ricordi, può farle compiere qualsiasi tipo di azione.-
Ipnomanzia, disse uno dei Fratelli Silenti. La magia dei sogni può essere eseguita solo dai più potenti utilizzatori e conoscitori della magia.
-Come gli angeli.- sussurrò Clary, guardando il pavimento.
Dovreste venire con noi dalle Stelle Parlanti.
 
Quando i Fratelli si girarono per mostrargli la strada, Jace strinse ancora più forte la mano di Clary e la condusse verso il luogo indicato, in cuor suo sperava che tutto si risolvesse velocemente, ma sapeva altrettanto bene che quello che stava succedendo alla sua Clary non sarebbe stato facile da battere.
 
Clary osservò le figure dei Fratelli e notò che la fecero fermare sul disegno di alcune stelle metalliche intarsiate fra le piastrelle rosse e oro del pavimento.
Alzò lo sguardo verso di loro e li sentì di nuovo parlare.
-Credevo fossero solo sogni, sogni normali.- scosse brevemente la testa. –Sì ho… Ho, quasi, incontrato l’Angelo… Sì, Ithuriel mi ha mandato dei sogni profetici, ma molte volte li ho ignorati.-
 
Jace si irrigidì ed improvvisamene ebbe paura che sapessero del Lago Lyn, che scoprissero quel segreto che stavano celando in tutti i modi possibili, non potevano saperlo.
Solo allora pensò che i Fratelli Silenti potevano vedere anche oltre a ciò che chiedevano, sicuramente, lo avevano già visto dal primo momento che avevano messo piede a casa loro.
-Sono pronta.- sussurrò la ragazza, piano.
 
Osservò il corpo di Clary prima rilassato e poi lo vide irrigidirsi, come se loro l’avessero toccata. Cercò di fare un passo avanti ma la luce di quelle stelle divenne così intensa che gli fu impossibile tenere gli occhi aperti, li schermì con la mano ed osservò la ragazza.
La testa all’indietro e le mani che si aprivano e chiudevano in modo quasi innaturale, improvvisamente cadde con le ginocchia e terra.
Si avvicinò senza pensarci e le posò una mano sulla spalla, non sapendo come essere d’aiuto, ma nonostante tutto non lanciò un solo grido, rimase in silenzio finché i Fratelli non finirono di sondarle la mente ma sentì chiaramente la ragazza sibilare il suo nome, Jace.
 
C’è qualcosa che non c’hai detto, Clarissa Morgenstern, un segreto che entrambi custodite.
-Cosa?- Jace alzò lo sguardo per sostenere quello dei Fratelli.
Su di lei c’è il Marchio della Morte.
-Devo morire?- chiese Clary.
-No, hai oltrepassato i confini, eri morta, eri nel regno delle ombre, con l’anima slegata dal corpo.
-L’Angelo Raziel però…-
Il suo Marchio è su entrambi: ci sono solo due strade per tornare dal regno dei morti.
La prima è la negromanzia: la magia nera della campana, del libro e della candela.
Non riporta completamente la vita come la mano destra di un Angelo di Dio, lui riporta l’anima nel suo corpo.
L’equilibrio della vita e della morte è delicato, e voi lo avete alterato.
-Ma Raziel può fare quello che vuole.- sibilò Jace, arrabbiato.
Siete sicuri che si sia trattato di una scelta?
-Io…- Clary abbassò lo sguardo e ricordò di aver modificato la runa che indicava il padrone del cerchio, per identificarlo in Jace e non in Valentine.
Conosciamo il rito degli Strumenti, sappiamo chi li possiede tutti è il padrone, e può fare all’Angelo una richiesta.
-Non cambia quello che è stato fatto.- concluse Jace, sostenendo Clary che stava cercando di alzarsi da terra.
-Cosa dobbiamo fare?-
Quando si viene al mondo uno Shadowhunters è sottoposto a un rituale, sia da parte dei Fratelli Silente, sia da parte delle Sorelle di Ferro, per la sua protezione.
Quando Clary è morta, per rinascere una seconda volta, queste protezioni sono cadute e non sono state modificate, per questo è stata vulnerabile all’influenza demoniaca.
Non è posseduta ma sono convinto che una potente forza demoniaca ti stia sussurrando nelle recchie.
Tu sei forte, Clarissa Morgenstern, la combatti ma lei ti consuma come il mare fa con la sabbia.
-Siamo sicuri che sia un Demone? Voi potete fare il rituale?- chiese Jace, fremendo dalla testa fino ai piedi.
Sì, ma è necessaria una preparazione, va convocata una sorella di Ferro, forgiato un amuleto. Clarissa deve rimanere con noi finché il rito non sarà concluso.
-Per quanto?- chiese il ragazzo.
Pochi giorni.
 -Io potrei restare qua.- suggerì voltandosi per guardare Clary, ma sentì come se una parte di lei stesse lottando per rimanere in superficie, per non crollare.
No, non può permettersi distrazioni.
-Clary…-
-Resto, devo bloccare questa influenza, se loro possono aiutarmi a farla andare via, a farmi tornare normale, resto.
-Sei sicura?-
-Sì Jace, devo fare tutto quello che posso per proteggere le persone che amo.- sussurrò, abbassando gli occhi per non incontrare quelli del ragazzo.
Jace sorrise, nonostante quella situazione, sapeva che le parole di Clary erano in parte riferite a lui, le sfiorò la guancia.
-Ci vediamo presto, allora.-
-Forse se tutto va bene, andremo assieme alla festa agli Ironworks, mia mamma ha invitato tutti.-
-Sì, ci vedremo lì.-
 


Sclero Personale: Ed eccomi qua, anche se a pomeriggio inoltrato, sono riuscita ad aggiornare.
Spero che le vostre vacanze stiano procedendo bene ^^ Per ora le varie giocate a carta mi stando impedendo di scrivere costantemente, ma non vi preoccupate, non mi perderete <3
Jace decide di agire, sente che Clary non può più vivere in quel modo e la vuole aiutare, ma come noi sappiamo bene Lilith è molto brava ad incatantare i suoi seguaci...
Per la prima volta Simon affronta l'amara verità: è un vampiro, non può pronunciare il nome di Dio e sua madre non è più monipolata, cosa succederà adesso? Jordan sarà d'aiuto?
Ci vediamo al prissmo capitolo ^^

 

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Capitolo 17
*** Che l'incubo abbia inizio ***


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Che l’incubo abbia inizio
 
Simon si lasciò cadere sul vecchio divano e si prese la testa tra le mani.
Tutto era andato storto, non aveva più la sua vecchia vita ed infondo sapeva che prima o poi sarebbe successo.
Quando aveva deciso, incoscientemente, di farsi trasformare per restare con Clary non aveva pensato alle conseguenze, aveva agito d’istinto e Iz gli aveva dato la speranza tramite la manipolazione, ma sapeva che tutto era basato su una bugia, sua madre non era più veramente sua madre.
E lui non sarebbe durato a lungo, sicuramente Jordan aveva evitato che la situazione degenerasse non facendolo entrare ma sentiva come se una parte della sua vita fosse stata troncata di netto.
Il Simon che conosceva adesso era morto e non era ancora pronto a convivere quel nuovo ragazzo e la sua sete di sangue.
-Come va?-
-Potrebbe andare peggio, no? Grazie per aver fatto quello che hai fatto.- disse, alzando lo sguardo verso Kyle.
-Devo proteggerti, per me è un dovere, ma sono felice di aver evitato una guerra.-
-Già… Mia mamma avrebbe sclerato di brutto.- commentò.
-Puoi fermarti qui per tutto il tempo che vuoi, nonostante tutto era destino che finisse così.-
-Ma la tua ragazza? Non sarò di troppo?-
-Lei sta nel gruppo di Luke, non è cosi semplice con Maya.-
-Perché credi che Luke abbia cercato un gruppo? Io… Non sono un Nascosto da molto tempo ma fino a qualche tempo fa Luke sembrava così normale, così disperatamente alla ricerca della normalità.-
-Credo che Valentine abbia portato il buio nel suo cuore, credo che la guerra sia stata pesante anche per loro, per via di Clary.-
-Lo so, c’ero anch’io a Idris, e credo fermamente che Clary mi nasconda qualcosa ma io e lei non abbiamo più parlato, è sempre così distante, lontana, anche con Jace.-
-Dovresti chiamarla.-
-No, chiamerò Isabelle, sarà meglio così.- estrasse il cellullare dalla tasca.
Voleva notizie della sua migliore amica, voleva sapere cosa le stesse succedendo e sperò che Jace si fosse confidato con i fratelli, sperò che tutto potesse tornare alla normalità, ma sapeva altrettanto bene che niente sarebbe stato più normale.
Lui era un vampiro, la sua migliore amica, una Cacciatrice di Demoni e il mondo che conoscevano era molto più grande di quello che credevano, tutto era diverso.
E forse, in fondo, non gli dispiaceva più di tanto.
 
***
 
Clary si lasciò cadere nella vecchia e logora brandina della cella nella Città Silente, aveva passato una serata in loro compagnia, dei Fratelli Silente, o meglio loro le erano entrati e usciti dalla mente per tutto il tempo, finché non si era sentita troppo stanca per continuare.
Voleva riposare, anche se chiusa in quella cella sentiva di non poterlo fare veramente.
Chiuse lo stesso gli occhi, voleva guarire, per Jace, per Simon, per tornare ad essere la ragazza di prima così si obbligo a rilassarsi.
 
Si ritrovò nella radura di Idris, aveva visto così poco di quel posto ma nonostante i bevi momenti gli era rimasta impressa.
Aveva adorato la villetta, dove con Jonathan aveva convissuto per quei mesi, aveva apprezzato l’aria fresca, il verde e l’odore degli alberi, ma poi tutto era crollato, come nei suoi incubi. Girò lo sguardo e si ritrovò suo fratello davanti.
Sentì il cuore pompare il sangue più velocemente e il respiro divenne pesante, toccò istintivamente la runa dei parabatai ma sapeva bene che era ancora sbiadita, suo fratello era morto e quello era solo un sogno.
-Jonathan.-
Nonostante ciò vederlo nuovamente gli aveva ricordato quanto fosse diventato importante per lei, un pezzo del suo cuore che mai sarebbe tornato o sarebbe stato sostituito.
-Non sono qua per perseguitarti, devo parlarti. I sogni che hai avuto sono messaggi.-
-No, sono influenze demoniache…- disse, sporgendosi verso di lui.
Sarebbe sempre andata verso di lui.
-No, i Fratelli Silente non riescono più a cogliere come una volta certe cose. Quei messaggi li hai fraintesi, non ti stanno dicendo di fare del mare a Jace, ma che glielo stai già facendo.-
Quelle parole rimasero in presse nella sua mente.
 
Del Male?
Io… Non capisco.
 
-Sono stato mandato qua per aiutarti. C’è ancora l’influenza di nostro padre dentro di te e finché non la eliminerai non potrai stare con le persone che ami, non potrai stare con Jace.
Devi uccidere quella parte di te stessa.-
-Lo farò, sono disposta a tutto.-
-Sei sempre stata intelligente sorella mia, prendi questo.- gli porse un pugnale col marchio d’argento, -La parte che pugnalerai morirà qua, mentre quella che risorgerà sarà purificata.-
-Bene.-
Clary esaminò attentamente il pugnale che suo fratello gli aveva passato notando l’incisione su di esso, esitò un attiamo prima di utilizzarlo.
-Questo pugnale appartiene al padre di Jace, Stephen Herondale, anche lui è preoccupato per te.-
-Dovrò dire a Jace di parlare con sua nonna, è l’unico parente che gli resta.-
-Clarissa.-
-Sì.- sussurrò e senza esitare posò il pugnale sul braccio sinistro per tracciare un segno dal gomito fino al polso e poi fece lo stesso con il braccio destro.
Non sentì niente, nessun tipo di dolore, e rimase in attesa.
Vide suo fratello avvicinarsi e sfiorarle il braccio insanguinato con le dita, che poi portò tremanti verso le labbra, come per saggiarne il gusto.
-Hai causato molto dolore, e dolore riceverai.
Se mia adesso, Clarissa Morgenstern. Mia.-
 
***
 
Jace aveva raccontato tutto sia a Magnus che ad Alec e Isabelle, e nonostante tutto si era lasciato convincere ad andare alla festa agli Ironworks ma non aveva idea di come spiegare l’assenza della figlia alla suddetta madre.
Aveva sperato che il tentativo dei Fratelli Silente fosse più celere e che Clary potesse liberarsi  in tempo per la festa, ma sapeva altrettanto bene che aveva solo sognato, quello che le era successo era ben più grave di quanto osava dire.
Lei era morta.
Ricordava ancora quella scena straziante, ricordava anche di come aveva ucciso Jonathan che si era voltato verso di lei, ricordava ogni singolo istante e l’assenza della ragazza durante quei giorni aveva fatto aumentare i suoi tormenti.
Forse se avessi riflettuto di più avrei potuto evitare che lui morisse.
“Avresti lasciato un Mezzo Demone in giro per Idris, neanche Clary lo avrebbe fermato.”
Avrei potuto agire diversamente, però.
 
-Jace?-
-Ciao Simon.-
-Izzy mi ha detto tutto, non hai saputo più niente?-
-Passerò dalla Città Silente dopo la festa, ma prima devo trovare Jocelyn e dirle che sua figlia non verrà.-
-Credo che sarà la più grande impresa della tua vita.-
-Sì, forse hai ragione, ma che alternative ho?-
-Nessuna amico, almeno tu un posto dove tornare ce l’hai, mia madre mi ha sbattuto fuori casa.-
-Isabelle me lo ha detto, lo sai? Come vampiro fai schifo.- disse, dandogli le spalle per cercare da bere.
-Sono ancora un novellino.- urlò.
Jace però lo ignorò, aveva bisogno di bere qualcosa prima di affrontare sua madre e prima di rendersi conto che era un fallimento su tutta la linea.
-Kaelie.- sussurrò, trovandosi davanti alla fata che lo serviva ogni volta che andava da Taki a mangiare.
-Ti ho trovato, finalmente.-
-Non sapevo che fossi un’invitata.-
-No, non lo sono, la mia signora mi ha mandato a cercarti.-
-Oh che bello, mi mancava solo la Regina Seelie e la mia serata non poteva essere più che perfetta.-
-Perché porti ancora l’anello dei Morgenstern?-
Jace guardò l’anello ed effettivamente solo in quel momento si era reso conto di averlo ancora al dito, lo sfiorò, come se lo vedesse la prima volta e gli balenò in mente il viso di Valentine quando glielo aveva regalato.
-Volevo darlo a Clarissa, ma non è questo il punto, cosa vuole la tua Regina?-
Kaelie allungò una mano verso di lui, aprendola lasciò intravedere un minuscolo campanello d’argento.
-Non li voglio i vostri regali, hanno sempre un prezzo.-
-Non è un regalo ma uno strumento d’evocazione, la mia Regina sa che alla fine avrai bisogno del suo aiuto.-
-Non lo voglio e non lo userò.-
-Ma prenderlo non ti costa niente, Jace.-
Senza rendersene conto allungò una mano per prenderlo e posarlo nella sua tasca, come se niente fosse.
-Faresti qualsiasi cosa per salvarla? Non importa quanto dovresti pagare all’inferno o al paradiso, lo faresti e basta per Clary, dico bene?-
-Sì.- sussurrò senza rendersene conto.
 
Jace alzò lo sguardo verso la porta, aveva risposto senza pensarci ma sapeva bene che in fondo era la verità, quella ragazza gli era entrata dentro la pelle senza neanche volerlo, credeva veramente di privare qualcosa d’importante, qualcosa di vero e avrebbe fatto di tutto.
Proprio in quel momento vide dei capelli rosso fuoco di sfuggita e sentì il cuore pesante, poteva davvero essere lei?
Decise che lo avrebbe scoperto, a tutti i costi, così si voltò senza salutare per correre fuori il più velocemente possibile.
 
Clary?
 
***
 
Simon uscì fuori dall’edificio sentendo la pressione salire alle stelle.
Jocelyn non faceva altro che chiedergli di Clary e questo gli aveva fatto capire che non solo Jace non gli aveva detto la verità ma anche che il suddetto ragazzo era sparito.
Si erano messi a cercarlo proprio tutti nel vecchio casolare, persino Magnus, ma niente, era come sparito nel nulla e lui aveva decisamente bisogno di una boccata d’aria per calmare i nervi.
Non credeva che essere un vampiro sarebbe stato così difficile, non credeva che tutto sarebbe stato così complicato.
-Simon.-
Quella voce lo fece voltare di colpa verso l’ombra e trovò il volto di Maureen, una ragazzina del suo quartiere a cui più volte aveva fatto da baby-sitter.
-Cosa ci fa qua Maureen?-
-Mi hanno detto di trovarti.-
-Chi?- chiese abbassandosi al suo livello, e cercando di distrarre la sua attenzione dalla sala piena di Nascosti e Shadowhunters.
-Una donna… Mi ha detto chi sei diventato, cosa sei diventato e mi ha detto che potevo essere come te.-
Simon sentì quel poco calore che aveva in corpo svanire del tutto, capendo cosa le aveva appena detto sentì un vuoto al posto del cuore.
-Di cosa stai parlando?-
-So che sei un vampiro, mi hanno lasciato scegliere prima di uccidermi.-
-Perché lo avrebbero dovuto fare?- chiese, poggiando le mani su quelle spalle piccole.
-Sono l’unico mezzo che hanno per arrivare a te, così ho scelto di continuare a vivere.-
-Ma non così…- sussurrò, capendo perfettamente che Maureen non gli aveva mentito.
Percepiva l’assenza di calore, il freddo della pelle: era un vampiro come lui.
-Io… Tu non c’entravi niente, mi sento così inutile.- abbassò lo sguardo, non riuscendo a sostenere quello della bambina.
-Potresti fare una cosa, per me.-
-Cosa?-
-Seguimi.- disse, dandogli le spalle e iniziando a camminare.
Simon osservò il corpo minuto, sapeva che la parte razionale del suo cervello gli stava urlando di voltarsi, entrare di corsa nel locale e chiamare gli altri, ma sapeva altrettanto bene che quella bambina era morta, anche se lui c’entrava solo indirettamente, non poteva non sentirsi responsabile, così si alzò e la seguì, senza mai voltarsi indietro.
 
***
 
-Clary!-
L’aveva seguita di nascosto per tutto il tempo, senza farsi mai vedere. Aveva notato qualcosa di strano nella sua andatura, sapeva che qualcosa non andava.
Alla fine era entrato con lei nell’ascensore di un albergo ancora in costruzione, sperando di ottenere qualche risposta ma trovò solo un viso pallido e degli occhi inespressivi.
-Cosa è successo?-
Quando le porte si aprirono uscì fuori senza rispondergli, così decise di seguirla, prese una spada angelica che aveva nascosto dentro la giacca e la strinse nelle mani, quella situazione non gli piaceva per niente.
Avanzarono nell’oscurità ma improvvisamente tutto divenne chiaro, come se lo avesse avuto sempre davanti a lui.
 
Jace trovò davanti a se il corpo di Jonathan Morgenstern dentro una bara piena di liquido, ancora bellissimo, ancora morto.
Accanto a lui vide un Simon, decisamente spaventato e una donna altrettanto bella, il cui aspetto gli ricordò tanto un Demone Superiore, cercò di mettere assieme i pezzi del puzzle e ricordò la visione di Ithuriel durante la permanenza alla tenuta dei Wayland: quella stessa donna aveva dato il suo sangue a Valentine, adesso ricordava.
-Clarissa ti sei portata dietro uno spettatore.-
 
-Cosa succede Jace?- urlò Simon, cercando il suo sguardo.
-Non lo so.-
-Non trovate che Jonathan sia bellissimo? Sapete è unico nel suo genere.- commentò Lilith, appoggiando una mano sulla bara trasparente.
-Lui è morto.-
-Lo so, lo hai ucciso tu.- commentò tagliente, per guardarlo negli occhi.
-Come…?-
-Ero anch’io a Idris, ho assistito al momento in cui Valentine ha aperto la strada ai demoni, quando ha evocato l’Angelo.
Ho visto l’Angelo punirlo per la sua arroganza, ed ho visto anche cosa ha riportato indietro. Io sono una dei Demoni più antichi, conosco le Antiche Leggi: una vita per una vita.
Ma non è stato così semplice, finché non ho capito.- continuò ad osservare il corpo del ragazzo in adorazione.
-Con Jonathan è nata una nuova razza di Shadowhunters e sarà lui a guidarla.-
-Cosa c’entro io in tutto questo?- chiese Simon, inorridito.
-Voglio che tu lo morda, dovrai bere il suo sangue e in cambio dargli il tuo.-
-Non lo farò, so abbastanza di lui per essere sicuro che il mondo non rimpiangerà la sua morte.-
-Come? Clary non te lo ha detto?-
Lo sguardo di Simon si concentrò su Jace e lo vide abbassare gli occhi, per nascondersi a lui.
-Una vita per una vita. La cosa che l’Angelo ha riportato era Clary, lei era morta ed adesso posso far tornare Jonathan dal regno dei morti.
Bene, che l'incubo abbia inizio.-




Sclero Personale: eccomi tornata dopo una settimana di assenza per colpa della febbre! Mi dispiace tantissimo ma spero di essermi rifatta con questo capitolo, credo che adesso troverete la svolta vera e propria, adesso mi distaccherò un pò dai libri, ma spero che la storia continui a piacervi ^^
Io mi sento super presa e spero vivamene che troviate il tempo di leggerla, tutto questo è merito vostro <3

 

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Capitolo 18
*** Legami di sangue ***


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Legami di sangue
 
-Eri morta? Clary come hai potuto tenermelo nascosto ! E tu Jace, che hai da dire?-
Jace osservò Simon poco lontano da lui e abbassò lo sguardo per guardare Clarissa, era totalmente alla mercé di Lilith, avrebbe voluto fare qualcosa ma improvvisamente si ritrovò a corto di idee e leggermente spaventato sulle idee folli di quel Demone Superiore.
-Lei ha modificato le rune del cerchio quando mi ha visto arrivare, Valentine l’ha uccisa come tributo a Raziel… Ma l’Angelo lo ha ucciso e mi ha chiesto, a me, Jace Herondale di esprimere un desiderio: io volevo solo lei.- sussurrò piano.
-Quello mi è bastato per darmi la speranza che Jonathan potesse tornare, una vita per una vita. Lei è il contrappeso affinché tutto si realizzi.
Ad essere sinceri non avevo previsto la tua presenza, Herondale, ma mi sarai utile come catalizzatore, tutto deve essere perfetto.-
-Sei pazza! Non ti aiuterò mai a fare questa cosa!-
-Clarissa, vorresti per favore…-
Jace non la vide neanche muoversi, e improvvisamente si ritrovò con un pugnale alla gola e le mani bloccate dietro la schiena, stretto in una morsa micidiale, sapeva che grazie al fratello era diventata forte ma non fino a quel punto.
-A quanto pare il ragazzo mi può essere utile anche in altri modi, Diurno fai quello che ti ordino o costringere Clary ad uccidere il ragazzo e poi a ferirsi ogni volta che tu dirai no.
A te la scelta.-
-Simon non farlo, non puoi veramente farlo.-
-Che scelto ho?!- urlò spaesato e rassegnato, -Io e te non ci conosciamo abbastanza bene, ma nell’ultimo periodo sei stato più che un amico e non potrei sopportare la tua morte, lei non ce la farebbe.
Clarissa è già spezzata, non posso romperla ancora di più.- concluse, chiuse brevemente gli occhi ed avanzò deciso verso la bara trasparente.
-Clarissa, entrate nel cerchio. Tutti.-
Senza preavviso si ritrovò spinto in avanti, Jace osservò la ragazza dietro di lui e non riconobbe la Clary distrutta che aveva visto negli ultimi giorni, ma sapeva che anche quello era opera di Lilith, non appena furono dentro il cerchio notò qualcosa di diverso.
Dal petto di Clary stava divampando una luce intensa, rossa come il sangue, e a Jace sembrò tanto il disegno di una runa, mal disegnata ma sempre una runa.
Simon entrò subito dopo di loro e li osservò per un momento, ma poi si concentrò sul suo destino.
 
Farei di tutto per te Clary, anche questo.
 
Simon si avvicinò lentamente, cercando un modo di sopportare quello che a breve avrebbe fatto ma non trovò nulla, così quando sfiorò la bara con i piedi si abbassò e come se Lilith lo avesse previsto, la trovò già aperta sulla faccia di Jonathan.
Aveva conosciuto Valentine solo di sfuggita ma poteva cogliere molte somiglianze, come anche con Clary, si abbassò e cercando di scacciare l’odore nauseante che proveniva da quel corpo lo morse.
 
 
-Clary.- Jace sussurrò cercando di allontanare lo sguardo da Simon, doveva agire, doveva trovare un modo per farla tornare, doveva salvarla o non se lo sarebbe mai perdonato.
-Io… Vorrei che tu mi guardassi negli occhi, non scapperò non potrei mai mettere in pericolo la tua vita.-
La ragazza lasciò andare le sue mani quasi subito ma senza posare però il pugnale.
-Perché devi rendere tutto più difficile.- aveva sussurrato.
Jace chiuse gli occhi e si mise le mani in tasca, cercando di guadagnare tempo e di trovare un modo per farle riacquistare la lucidità.
-Lo sai che sono un testone, ci conosciamo da poco ma tra noi due è scattato qualcosa fin dal primo momento: ci apparteniamo.
Lo sai.-
-Lo so.- rispose, guardandolo negli occhi.
Lo Shadowhunters osservò la runa coperta dalla maglietta e solo allora ricordò una lezione di sua madre: se sfigurate le rune, perdono il loro potere.
-Clary tu sei tutto per me, ti seguirò ovunque tu voglia, però… Vorrei tanto abbracciarti ancora, mi sei mancata.-
Cercò di essere il più convincente possibile, doveva essere anche veloce.
Lo sguardo di lei si addolcì di colpo, come se quelle parole avessero veramente scavato fino al suo cuore per battere il controllo, così quando lei si sporse per stringersi a lui, Jace diede un colpo alla mano e prese il pugnale al volo.
Lo impugnò con la destra e il più velocemente possibile lo passò sul petto della ragazza, non voleva farle del male ma doveva premere affinché la runa cessasse il suo effetto.
Passarono pochi secondi ma la vide sbattere gli occhi e scrollare la testa.
-Jace?-
-Cosa hai fatto?!- l’urlo di Lilith li fece voltare entrambi e videro Simon accasciarsi a terra, cercando di non vomitare.
-Clarissa colpiscilo, ORA!-
 
Clary si voltò per guardarlo negli occhi, sentì il respiro farsi pesante e percepì le mani sudate, estrasse un altro coltello dalla tasca dei jeans e lo strinse tra le mani.
Si sentiva divisa, ancora, maledettamente debole per fare respingere quelle parole.
-Clary tu puoi scegliere, o me o lei. Non mi opporrò.-
Chiuse gli occhi e inghiottì il groppo che si era formato in gola, e senza pensarci si voltò di colpo per lanciare il pugnale contro Lilith, che riuscì lo stesso ad evitarlo.
-Vi credete più furbi di quello che in realtà siete.-
-Mi sono stancata di questo gioco.- sussurrò Clary a denti stretti, prese dalla cintura delle armi la sua spada angelica.
-Michele.-
-Il capitolo delle milizie del Signore, lo conoscevo. Uccise il demone Samael, di cui ero innamorata. Come mai i vostri Angeli sono così spietati e crudeli, perché distruggono chi non vuole obbedire?-
-Mi stai veramente parlando di libero arbitrio?! Mi hai appena manipolato!- urlò Clary scattando il più velocemente possibile verso di lei.
Sentiva l’adrenalina scorrerle nelle vene, Jonathan gli aveva detto più volte che quello poteva essere un elemento a suo vantaggio, poteva gestire meglio la forza e dare colpi più efficaci, ma quando si preparò a colpire, Lilith era già svanita.
Si voltò e vide anche Jace in posizione di attacco.
Guardò Simon e Lilith le apparve proprio davanti, pochi centimetri di distanza, la colpì con una mano al petto e finì contro i cespugli dalla parte opposta del terrazzo, sbalzata da una forza troppo più grande di lei.
Posò una mano a terra per rialzarsi il più velocemente possibile ma fu la mano di Lilith a farla alzare, sollevandola da terra e lanciandola vicino a Simon.
Non aspettò, si rialzò e strinse la sua spada.
-Adesso mi sono stancata giocare.-
-Perché non proviamo con un duello regolare, io contro di te.-
-Credi davvero che un Demone Superiore possa perdere tempo con questi giochi? No, mi sono stancata, bisogna completare il rituale ma prima devo fermare il tuo amichetto.
Cani infernali.-
-Jace.- urlò voltandosi ma proprio in quel momento vide apparire due cani che presero direzione diverse, uno verso di lui e uno verso di lei.
 
***
 
Voleva correre da Jace, voleva risolvere il più velocemente quella situazione ma sapeva di non poterlo fare: doveva uccidere quel cane infernale e poi Lilith, liberare Simon e… Jonathan.
Quel pensiero le provocò un piccolo capogiro ma rimase al suo posto, cercando di non crollare, adesso che non era più sotto il controllo del Demone poteva vederlo bene: suo fratello era rinchiuso in quella teca.
Come una statua da museo, come un pezzo da collezione.
Chiuse la mano libera dalla spada a pugno e sentì la rabbia diffondersi nelle vene come un veleno, come aveva osato trattarlo in quel modo?
Nonostante non fosse uno stinco di santo non meritava quel trattamento, non era una cosa.
 
Gli ho voluto così bene che mi fa troppo male, vederlo così.
 
Strinse la spada con la mano e osservò il cane infernale che la stava osservando, pronto ad attaccare al minimo movimento, e ricordò di averli letti nel Codice una sera a Idris con Jonathan al suo fianco, quando ancora lui era vivo, quando lui faceva di tutto per conquistare il suo amore.
Ricordò le sue mani sulla schiena durante quel breve massaggio, ricordò le sue parole dolci e di conforto, ricordò il bacio che le aveva lasciato sulla guancia e il sorriso timido che le aveva regalato quando era uscito per cucinarle qualcosa.
 
Mio fratello.
 
Chiuse solo un attimo gli occhi e poi si lasciò andare alla battaglia, come lui le aveva detto e come sapeva fare fin troppo bene, anche se il suo allenamento era stato breve lei era figlia di suo padre: il sangue della Stella del Mattino scorreva dentro di lei; con quel pensiero alzò la spada pronta a colpire e fu sicura che non avrebbe sbagliato.
 
***
 
Jace scaraventò il cane lontano dopo averlo colpito, cercò con lo sguardo Clary ma improvvisamente non la vide più.
Sentì un dolore lancinante al cuore e preparò un’altra spada: voleva che lei vivesse, voleva che lo facessero assieme.
Ebbe il tempo di osservare il punto cui aveva lanciato il cane che si ritrovò stretto tra la sua morsa di ferro, provò a spostarlo ma senza successo.
-Tienilo fermo, uccidilo se è necessario. Non ho bisogno di lui ora.-
Lilith voltò lo sguardo per osservare quello di Clary poco distante, aveva il fiatone e qualche graffio sul viso.
-Non puoi uccidermi, io ti servo, no? Sono il contrappeso per il tuo folle piano.-
-Sì, è vero, ma posso sempre torturare lui.-
-No, non te lo permetterò.- urlò Clary, stringendo le mani a pugno fino a farle sbiancare.
-Vi amate. L’ho capito io, lo capiscono tutti. Il vostro è quel genere di amore che può ridurre in cenere il mondo o innalzarlo alla gloria.
Non potresti mai lasciarlo morire, lo so bene, ma a me non interessa.-
 
Clarissa sentì il battito del cuore rallentare, se si fosse specchiata in quel momento sarebbe stata così bianca da far paura a un fantasma ma non poteva mollare, non in quel momento.
In cuor suo sapeva che Lilith non stava mentendo, avrebbe fatto qualsiasi cosa per risvegliare Jonathan e non che lei non lo volesse, ma non in quel modo, non avrebbe mai sacrificato il suo migliore amico e il suo ragazzo per questo.
Decise che avrebbe giocato il tutto per tutto, poteva farcela, doveva solo essere veloce.
Aspettò il momento giusto e quando la vide alzare le mani per rivolgere verso Jace decise di correre, si sarebbe fermata pur di salvarla, non avrebbe permesso al contrappeso di morire.
Si lanciò in una corsa disperata e contro il tempo, le facevano male i polmoni e sentiva il respiro corto ma non si arrese, voltò la testa, poiché la sua attenzione venne catturata da un ombra alla sua sinistra e trovò Simon.
La guardò e capì.
Cominciò a rallentare e posò le mani sulle ginocchia per recuperare fiato, era uno dei loro sguardi che gli permettevano di capire molto prima quello che pensava l’altro e così quando vide la frusta che Lilith aveva evocato per colpire Jace, lui si frappose.
Sentì un brivido attraversargli la schiena e come se niente fosse, sussurrò:
-Sette volte.-
 
All’improvviso un bagliore accecante infiammò la notte, tutti alzarono la testa verso l’alto per veder un’enorme vampata di fuoco che trafiggeva Lilith .
Il Demone rimase a bruciare intrappolato sotto quella luce bianca, poi divenne oro bianco, i tratti che distinguevano la sua figura stavano già svanendo, avvolti in quella luce così forte e in poco tempo divenne sale.
E poi sparì.
 
***
 
Clary si lasciò andare, cadendo a terra con le ginocchia e sentì finalmente l’aria circolare nei suoi polmoni e il cuore riprendere un battito abbastanza regolare.
Era finita.
Simon aveva ucciso Lilith e Jonathan non sarebbe tornato.
-Clary!-
I due ragazzi si abbassarono al suo livello e lei fu felice di vedere entrambi, il suo migliore amico e il suo ragazzo.
-Grazie, per quello che avete fatto.- sussurrò, cercando di trattenere le lacrime.
-Ah Fray smettila, per così poco? Mi è sembrato così semplice.- commentò ironico il vampiro, alzandosi nuovamente e stirandosi un poco.
-Vieni.-
Jace le diede una mano e lei l’accettò per alzarsi e senza indugiare lo abbracciò: aveva bisogno di lui, di sentirsi amata.
-Non mi hai lasciata andare.- stavolta non era riuscita a trattenere le lacrime e sapeva di essere un vero disastro.
-Non potrei mai, io… Credo di amarti Clary.-
-Anche io ti amo, Jace.- parlò così vicino al suo orecchio, che per un mito ebbe paura di averglielo urlato ma lui la scostò dolcemente per sorridere e poggiò le labbra sulle sue.
Clary chiuse gli occhi, voleva godersi quel momento così schiuse le labbra e fece passare la sua lingua, sentì un altro brivido lungo la schiena ma stavolta sapeva che era di puro piacere.
Simon tossì e si staccarono con una certa riluttanza.
-Mi dispiace interrompervi ma l’ascensore si sta aprendo.-
Clary e Jace assunsero la posizione di difesa e si avvicinarono ma quando le porte si aprirono, rimasero pietrificati.
Izzy, Magnus, Alec, Jordan e Maya li stavano guardando leggermente sconvolti.
-Siete vivi.-
Iz si lanciò su Simon e lui la strinse forte.
-Cos’è successo?- chiese Magnus osservando il disastro che avevano combinato.
-Una storia molto lunga.-
-Allora vi conviene scendere, il Conclave sta arrivando… I suoi rappresentanti ovviamente.-
-Non possiamo lasciarlo qua.- sussurrò Clary, voltandosi, sentì di nuovo il dolore per la perdita di Jonathan: come se ne fosse andato per la seconda volta.
-Clar…-
-Aspetterò qua con lui, così porterete il Conclave e questa storia finirà.- si voltò per osservare i suoi amici e cercò di sorridere, ma voleva piangere ancora, sfiorare la loro runa solo che non le fece.
-Non dovresti restare sola qua.- disse Jace, sfiorandole un braccio.
-Starò bene ed è meglio che tu calmi i loro animi… Ricordati che io non sono ben vista da loro, sono la figlia di Valentine Morgenstern.-
-Cinque minuti, allora. Torno subito.-
-Cinque minuti.- ripeté Clary, allottandosi mentre le porte si chiudevano.
 
Diede le spalle all’ascensore e lentamente si avvicinò a quella teca, per la prima volta da quando era arrivata su quel tetto guardò direttamente dentro e riconobbe il viso del fratello, i capelli quasi bianchi e il fisico da guerriero e non riuscì a trattenere il singhiozzo.
Si lasciò cadere là vicino, con mani tremanti sfiorò la runa e si coprì il viso con l’altra mano per darsi manforte.
 
Ero riuscita ad accettarlo, credevo di potercela fare senza di te ma adesso che ti vedo in quello stato io non posso.
La verità è che mi manchi, che tu sia un Mondano o un pluriomicida, ci tenevo a te.
 
Davvero? Saresti stata la prima a sacrificarlo per il bene superiore, hai un cuore di tenebra come tuo padre.
 
Clary alzò lo sguardo e cercò di capire da dove derivasse quella voce, ma non trovò nessuno, improvvisamente vide il suo braccio raccogliere il pugnale che era caduto poco lontano, provò con tutta se stessa a lasciarlo andare ma sentì la presa intensificarsi.
Sbarrò gli occhi e capì che Lilith doveva aver ripreso il controllo, cercò di guardare la runa che Jace gli aveva sfregiato ma senza successo.
Vieni qui…
L’avrebbe riconosciuta anche ad occhi chiusi e se fosse stata sorda, quella era la voce di suo fratello.
Cercò di opporsi, la sua mente sapeva che tutto quello era sbagliato, che suo fratello avrebbe portato la guerra se fosse tornato, ma il suo cuore decise di non opporsi, voleva il suo ritorno, si avvicinò alla teca aperta e con un semplice gesto si ferì il palmo destro, dalle labbra le uscirono delle parole, in una lingua che non conosceva e che neanche capiva.
Girò la mano e lasciò cadere il sangue sul voto di Jonathan e dopo pochi attimi i suoi occhi neri la scrutarono.
Clary non si mosse neanche quando Jonathan iniziò a muoversi da dentro la teca per uscire, indietreggiò di un solo passo e se lo ritrovò davanti.
Era sempre stato più alto di lei, ma in quel momento si sentì davvero bassa e minuta.
Clarissa.
Sussurrò il nome nella sua mente e poté percepire l’amore, il desiderio che lui provava per lei.
Suo fratello allungò la mano per unirla a quella dove aveva eseguito il taglio ed improvvisamente sentì le forze abbandonarla, lentamente, come se gli stesse succhiando la vita, come se adesso fossero legati.
Sono felice di vederti qua.
Adesso siamo solo io e te.
E lei sapeva molto bene che non gli dispiaceva più di tanto, e prima di chiudere gli occhi ricordò le ultime parole di Jace, torno subito, ma le scacciò e si lasciò trascinare dall’oscurità in posti che neanche conosceva.


Sclero Personale: Ed eccomi qua :)
Credevo di non farcela a pubblicare, sia per via dell'esame sia perchè domani farò gli anni ed ho molte cose da fare oggi, però ho deciso di mettermi d'impegno e di fare la mia parte.
Ecco, questo capitolo segna la fine di Città degli Angeli caduti e apre le porte verso il prossimo, ma cosa più importante: cosa ne pensate?
Vi piace il cambio tra Jace-Clary o preferite la versione standard della Clare? Mi piacerebbe sapere la vostra opinione e comunque grazie per essere qua <3

 

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Capitolo 19
*** Scomparsa ***


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Scomparsa
 
Jace era seduto sul pavimento della palestra dell’Istituto da quasi due ore, ma non si era allenato, era rimasto immobile, non riuscendo ancora a credere a quello era successo.
Due settimane prima lui, Clary e Simon avevano sconfitto Lilith, avevano annullato l’influenza demoniaca sulla ragazza ed aveva detto per la prima volta ti amo.
Clary era la ragazza giusta, lo aveva capito fin dal principio e sapeva che in un modo o nell’altro erano destinati a conoscersi, che si appartenevano.
Però poi l’aveva lasciata sola con il corpo morto di suo fratello per attendere il Conclave, promettendole di tornare entro cinque minuti, alla fine erano stati un po’ di più, ma quando era tornato all’attico dell’albergo in costruzione non aveva trovato Clarissa, e neanche il corpo di Jonathan.
Erano scomparsi.
Da quel giorno il Conclave non aveva smesso per un secondo di riunirsi, di cercarli e lui era stato tagliato fuori da tutto.
Strinse le mani a pugno, sarebbe stato compito suo cercare Clary, in fondo la conosceva bene e credeva di conoscere anche Jonathan, ma come per la ragazza, il Conclave doveva valutare la sua condotta.
Da quel giorno, per tutte le due settimane, non era riuscito a scacciare il macigno che si era formato sopra il cuore: la sua scomparsa lo aveva distrutto.
 
Non so neanche cosa credere: è stata rapita? O è andata via di sua spontanea volontà e Jonathan è davvero vivo?
 
Quelle domande lo avevano accompagnato durante le notti insonni, nei suoi incubi peggiori, nei momenti di solitudine.
Scosse la testa ed osservò tutte le armi disponibili, l’allenamento non lo aveva calmato, neanche gli scontri col suo parabatai avevano placato la sua anima moribonda ed in fondo sapeva che solo lei lo avrebbe potuto fare.
 
-Jace.-
Alzò il viso ed osservare Alec avvicinarsi a lui, lo sguardo leggermente cupo.
-Cosa succede?- chiese a bruciapelo, poteva sentire tutto quello che provava, era quello il loro legame.
-Il Conclave ha finalmente chiuso le delibere su te e Clarissa.-
-Che hanno detto?-
-Sei scagionato, il tuo comportamento non è stato reputato illecito, il problema è lei… E Jonathan.-
-Che intendi?- si mise all’in piedi, come se potesse cambiare qualcosa.
-Loro… Hanno smesso di cercarli, non hanno trovato nessuna traccia e proprio per questo motivo la delegazione mandata da Idris torna a casa.-
-Li abbandonano?!-
-Per loro le difese sono più importanti di due Morgenstern fuggitivi.-
-Io non ci credo!- sbottò, diede un calcio al muro e lo vide incrinarsi di poco.
Avrebbe voluto spaccare tutto e ridurre tutto in polvere.
-Dobbiamo andare da Magnus.-
-Perché?- chiese senza guardarlo.
-Ci vuole parlare, è importante.-
-Bene, perché anche io ho qualcosa da dirvi.-
Jace senza aggiungere altro imboccò la strada di uscita ed Alec gli corse dietro, sperando che non facesse qualche cazzata nel tragitto.
 
***
 
Magnus quel giorno aveva cambiato l’arredamento della casa scegliendo il design giapponese, che lo aveva sempre affascinato, posò il the sul tavolo e osservò i suoi ospiti.
Aveva chiesto anche a Jordan e Maia di presenziare, avevano bisogno di alleati in quella guerra e sapeva di non potersi fidare del Conclave.
-Bene, vi ho voluto vedere qui per discutere del caso di Clarissa.-
-Hanno deciso di non continuare le ricerche.- disse subito Jace.
-Prima voglio parlarvi di quella runa che tu hai intaccato quel giorno.-
-No prima ancora parliamo di quello che mi ha detto Lilith.- aggiunse Simon, guardando Jace direttamente negli occhi.
-Cosa?- chiese lo stregone.
-Jace devono saperlo, perché solo questo spiega la runa, solo questo spiega ciò che è successo a Clary.-
-Jace?- la voce di Izzy occupò la stanza e finalmente il ragazzo alzò gli occhi dal tavolo.
 
-Il giorno della battaglia ad Idris, Clary è scappata per raggiungere suo padre, per fermarlo.-
-Sappiamo come finisce…- cercò di dire Alec.
-No, non lo sapete, perché abbiamo mentito.
Quella sera, io ho lottato contro Jonathan, fino a ferirlo ma poco prima… Prima che lo colpissi gli dissi che loro padre avrebbe ucciso Clary, in fondo sapevo cosa sarebbe successo, Jonathan si era voltato verso il Lago Lyn, verso di lei, per salvarla, perché neanche lui si fidava di Valentine ed io l’ho ucciso.
Sono corso da lei, ma quando stavo per arrivare Valentine l’ha uccisa, ha usato sua figlia come tributo per Raziel.-
-Ha… Ucciso Clary.- sussurrò Isabelle.
-Sì, ma lei era riuscita a cambiare le rune del cerchio: ha questo potere. Crea rune, come quella dell’alleanza, e stato Raziel ad uccidere Valentine, e mi ha chiesto a me, Jace Herondale, cosa volessi da lui, avrei potuto chiedere qualsiasi cosa, ma io volevo lei, non so spiegarvi perché, ma sapevo di non potercela fare senza di lei.
Ed è tornata, in vita.-
-Herondale? Raziel? Credo che dobbiamo mettere ordine nella confusione.-
-Mi ha chiamato usando il mio vero nome, io… Aveva ragione Valentine a dire che non ero figlio di Wayland, aveva ragione a dire che mi aveva cresciuto, ma io non sono un Morgenstern, sono un Herondale.-
-Perché non hai parlato con l’Inquisitrice, Imogen, è ancora all’Istituto.-
-Cosa avrei detto? Quando la mia ragazza è morta, Raziel mi ha confessato di essere tuo nipote? Non potevo tradire il nostro segreto, e poi è così importante sapere dei miei genitori? Sono cresciuto bene senza di loro.- commentò, appoggiando la schiena alla sedia.
-Una vita per una vita.- sussurrò Magnus.
-La stessa cosa che ha detto Lilith.- rispose Simon.
 
-Quando Raziel ha riportato la sua anima qua, ha portato il Bene di nuovo sulla terra ma Jonathan Cristopher è il Male, questo ha autorizzato Lilith a richiedere che lui tornasse, ha usato Clary come contrappeso, l’ha incatenata a una runa, perché sapeva che nonostante l’affetto che provava per il fratello non avrebbe mai permesso che lui tornasse.-
-Ed adesso sono spariti, tutti e due.- disse Jordan.
-Sì, e non riesco a trovarli.-
-Potrei avere io un’idea.-
-Jace? E quale?- chiese Simon.
-La sera agli Ironworks una fata mi ha avvicinato dandomi questo.- uscì il campanellino che aveva attaccato al collo con una collana, e lo pose sul tavolo, -La Regina mi ha fatto un regalo e credo che sia arrivato il momento di riscuotere.-
-Non puoi fidarti della Regina.-
-Magnus ma mi hai visto? Non resisterà al mio fascino e farò di tutto, se lei può aiutarmi pagherò qualsiasi prezzo per Clary, non mi importa.-
-Bene, allora andiamo.-
-No vampiro, vado solo.-
-Tu credi che ti lasceremo andare, così? Noi siamo con te.- disse Alec, tranquillamente.
-Veniamo anche noi.- osservò Maia.
-Io non vengono fagiolino, tra me e la Regina non scorre buon sangue.-
-Allora ci vediamo dopo.- rispose tranquillamente Jace, alzandosi, era arrivato il momento di agire.
 
***
 
La notte li aveva aiutati a muoversi per la città senza molte difficoltà, se qualcuno del Conclave li avesse beccati, non sarebbe stato facile da spiegare, soprattutto per tutti i Nascosti che si portavano dietro.
Jace entrò a Park Avenue ed osservò il parco, c’era già stato con Clary quella sera che aveva chiesto il permesso per uscire: era stata la prima volta che si era sentito così vicino a lei da quando erano tornati da Idris.
Adesso capiva che tutti i suoi atteggiamenti scostanti erano dovuti alla runa, all’influenza di Lilith, se lo avesse capito prima, avrebbe fatto di tutto per evitarle quel dolore.
-Adesso?- chiese Simon, che gli si era avvicinato vicino alle sponde del Lago.
-Li chiamiamo.- disse, estraendo il campanellino, -Se qualcuno c’ha ripensato è libero di andarsene.-
-Quanto la fai lunga, amico, forza.- commentò Jordan, mettendosi le mani in tasca.
-Bene, tutti d’accordo.- senza aggiungere altro mosse brevemente il campanellino e sentì il suono riempire l’aria ed improvvisamente tutto si mosse.
 
Atterrò sbattendo con la spalla sulla fredda terra, non era mai entrato in una Corte e si sarebbe ripromesso di non farlo una seconda volta.
Si mise in piedi e porse una mano ad Alec per aiutarlo, Simon stava facendo la stessa con Izzy mentre i lupi già si guardavano intorno.
-Bè… Posticino accogliente.- commentò Maia.
-Da che lato?-
-Siete arrivati.-
Si voltarono verso un Cavaliere della Corte Seelie e rimasero in attesa, nonostante non fosse una missione pericolosa, Jace si era portato dietro qualche arma e la sfiorò con la mano.
-La Regina vi sta aspettando, seguitemi.-
Jace guardò i suoi compagni e senza farselo ripetere una seconda volta lo seguì per i vari corridoi, finché non si ritrovarono in un ampia sala, adornata in modo splendido, ed al centro la Regina sedeva immersa nei vari cuscini.
 
-Lieta di conoscervi Nephilim, Diurno, Figli della Luna.- la Regina spostò il suo sguardo su Jace, -Herondale, non avevi detto di non volere niente da me?-
Jace non si stupì più di tanto che la Regina conoscesse il suo nome, era una creatura forte, potente, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per conoscere la verità che lei stessa non era propensa a dare.
-Le cose cambiano.- sussurrò, facendo un passo avanti.
-Come possono cambiare?-
-Voglio trovare Clarissa Morgenstern.-
-Oh la figlia di Valentine, perché?-
-Il Conclave ha interrotto le ricerche, nonostante loro vogliano Jonathan, ma io cerco lei, Clary.
E tu sai più di quello che vuoi far trapelare o non mi avresti fatto avere il campanello prima dello scontro con Lilith.-
-Forse si.-
-Usate sempre il “forse” per non dire la verità.- sussurrò Iz, da dietro di lui.
-Forse sì.-
 
Lo Shadowhunters chiuse le mani a pugno, in quel momento avrebbe picchiato anche la Regina della Corte Seelie se non avesse smesso con quel giochetto assurdo, ma non poteva, doveva usarla, doveva trovare Clary prima che il Conclave decidesse di riaprire le ricerche ma solo su Jonathan, prima che fosse troppo tardi.
-Farò qualsiasi cosa.-
-Lo so, per lei sei disposta a pagare il prezzo più alto che esista, sia in inferno che in paradiso.-
Jace annuì, sapendo che quelle parole erano molte simile a quelle del Demone Superiore, gli si accapponò la pelle per un momento a quel pensiero.
-Ci sono degli anelli, appartenevano a mio padre e riaverli per me sarebbe molto importante… Si trovano all’Istituto.-
-Vuoi che rubiamo per te?- chiese Alec, scioccato.
-Non è rubare se li consegnate al legittimo proprietario.-
-E quando li avremo presi, troverai Clary per noi?- domandò Simon.
-Vi assisterò nelle ricerche.-
-Eppure il Conclave ti aveva interrogato.- disse Isabelle, come se parlasse fra se e se.
-Non mi hanno saputo porre le giuste domande. Tornate con gli anelli e ne riparleremo.-
 
-Lo facciamo per Clary?-
Jace era certo della sua decisione, avrebbe fatto di tutto per lei: anche scalato le montagne e combattuto contro un esercito di Demoni Superiori.
L’amava e per la prima volta sapeva che l’amore non era distruzione, che il suo amore non lo avrebbe distrutto ma dato la forza di combattere, ogni giorno.
-Sì certo.-
-Vi aspetto.- sussurrò la Regina mentre i suoi ospiti venivano condotti fuori dalla Corte Seelie.




Sclero personale: Benneeeeeee, ed eccomi qui :)
Con questo capitolo si apre la parte inerente a Città delle Anime Perdute, ancora la nostra clary non è entrata in scena ma a breve le cose cambierrano! Jace per il momenti sta facendo di tutto per trovarla, sa che appena le barriere di Alicante verrano ripristinante, il conclave vorrà la morte di Jonathan, anche se volesse dire uccidere Clarissa.
Il piano è semplice, ma tutto ovviamente non andrà per il verso giusto :D
Ci vediamo venerdi e grazie sempre per tutto quello che fate, ogni capitolo è dedicato a tutti voi, che mi accompagnate in questo viaggio :D

 

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Capitolo 20
*** Provarci ***


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Provarci
 
In fondo sapeva che stava per fare una cazzata allucinante, non tanto per la sua decisione di rubare all’Istituto ma per quella di consegnare gli anelli alla Regina delle fate, credendo che fosse sbagliato.
Si diresse deciso verso la Biblioteca sapendo di non trovarci Maryse, in quanto era in riunione con gli altri membri del Conclave, almeno con quei pochi che erano rimasti a New York.
 
“C’è anche tua nonna, potresti andare da lei.”
Ne abbiamo già parlato, non riesco a considerarla in quel modo.
“Ma potrebbe darti informazioni su i tuoi genitori, non sei curioso almeno un po’?”
Non so neanche più chi considerare la mia famiglia e chi no.
 
Scosse la testa cercando di scacciare anche quei pensieri, nonostante non si sentisse minimamente un Herondale in fondo voleva conoscere la sua storia, ma avrebbe voluto dire tradire Clary e in fondo non sapeva se poteva farcela.
Passò in mezzo alla stanza e salì rapidamente le scale per arrivare alla parte superiore della Biblioteca, trovò la teca di cui gli aveva parlato Isabelle e senza pensarci usò lo stile per aprire un cerchio sul vetro, entrò la mano e prese gli anelli.
Erano così piccoli che gli sembrano anche finti, se li girò sul palmo della mano e poi lo chiuse, sentiva che stava per succedere qualcosa ed aveva bisogno di vedere i suoi fratelli.
Scese velocemente per dirigersi alla porta ma in quel momento sentì la voce di Jocelyn e Maryse accompagnata da quella di Alec, così decise di correre verso un tavolo libero, prese un libro e rimase in attesa, ma prima si assicurò di aver conservato gli anelli nella tasca dei pantaloni.
 
-Oh Jace.- Alec urlò il suo nome e lui alzò lo sguardo.
-Jace cosa ci fai qui?- chiese Maryse, entrando accompagnata dagli altri.
-Stavo leggendo qualcosa.- disse, tranquillamente.
-Ci dispiace interromperti, ma avevo bisogno di parlare con te.- sussurrò Jocelyn.
-Con me?-
-Sì, Clary… Sei sicuro di non sapere dove sia? Sei l’ultimo che l’ha vista ed io non riesco a mettermi il cuore in pace.-
 
Oh bè siamo in due: però io ho appena stretto un accordo con la Regina, pur di non restare fermo in attesa.
 
-Avevo già detto al Conclave tutto.-
-Non ti viene in mente neanche un dettaglio? Qualcosa che ci aiuterebbe?-
-Jocy ricordati che le ricerche sono momentaneamente sospese…-
-Lo so Maryse, ma quando le riprenderete non sarà per cercare Clary, ma per uccider Jonathan ed io non posso permetterlo.-
-Non puoi contravvenire agli ordini del Conclave, i tuoi figli saranno una nostra priorità dopo Idris.-
-Mia figlia, lui non è mio figlio. Io ho solo Clary.-
 
-Così mi offendi madre, mi odi ancora dopo tutto questo tempo?-
Jace sentì il suo sangue ghiacciarsi all’improvviso e il suo cuore rallentare, conosceva quella voce e non l’avrebbe mai potuta scordare, dopo tutto, non si può dimenticare chi hai ucciso.
Alzò lo sguardo e trovò Jonathan, con indosso dei semplici vestiti, quasi Mondani, il suo ghigno sul viso e accanto a lui Clary.
Percepì la sua bocca leggermente aperta per lo stupore, se l’era immaginata sporca, legata, ferita, devastata ma quella Clary, quella ragazza che aveva davanti stava bene, era la sua Clarissa.
 
-Jonathan… Clary!- urlò Jocelyn, come se non riuscisse a crederci.
-Sai cosa prendere, vero sorellina?-
-Dammi due minuti.- rispose quest’ultima dandogli le spalle per prendere alcuni libri nella libreria.
-Cosa state facendo?-
-Ci servivano solo alcune cose, ma togliamo presto il disturbo, sapete l’aria degli Istituti non mi è mai piaciuta e a te, Clarissa?-
-Neanche a me, ti senti soffocare.- sussurrò, senza voltarsi.
 
Jace guardò Alce ed annuì brevemente, non potevano lasciarli scappare, non adesso che avevano ritrovato lei.
-Jonathan non posso lasciarti andare.- estrasse una spada angelica, la animò e si lanciò nella battaglia.
-In fondo ci speravo fratellino.- sorrise, ed anche lui chiamò una spada, -Clary tu continua pure.- le sfiorò la schiena delicatamente e si avvicinò ad Alec e Jace.
-Allora siamo in due contro uno, non credo che sia molto equo.-
-Mi dispiace tanto.- commentò Alec sferrando il primo attaccato che venne parato prontamente da Jonathan.
-Bene, mi piace questa piega.-
Il figlio di Valentine alzò la spada e iniziò a combattere come un vero guerriero: come un’arma da guerra, forgiata col tempo dal suo stesso padre.
 
Jace si lasciò andare alla battaglia, non avrebbe avuto nessuna pietà questa volta, lo avrebbe ucciso anche davanti a Clary; si allontanò da Jonathan per riprendere fiato e guardò la scena davanti ai suoi occhi, il ragazzo non si era mai allontanato dalla sorella, le stava facendo da scudo.
Si voltò per guardare Jocelyn e Maryse, vide i muscoli tesi e le mani strette a pugno, sarebbero intervenute a qualsiasi costo, ma sapevano bene che non potevano farcela contro quel tipo di nemico.
-Cosa c’è Herondale, sei rimasto imbambolato?-
Quella parola lo fece voltare e vide Alec accasciato a terra, del sangue gli colava dalla fronte e capì che lo aveva atterrato in meno di mezzo secondo, ma quello che lo infastidì di più era sapere che Jonathan conosceva la verità.
Sapeva chi era lui ed era certo che fosse stato Valentine a dirgli tutto, nonostante tutto loro erano stati cresciuti dallo stesso psicopatico.
 
-Jace potresti venire con noi.-
Clary si affiancò al fratello e lo guardò.
-Cosa?!-
-Sì, in fondo siamo simili. Noi siamo una famiglia.- disse sorridendo.
-Cos’hai fatto a mia figlia!- urlò Jocy che si era ripresa dallo shock.
-Anche io sono tuo figlio, ma per te non ha mai avuto importanza! Hai preferito lasciami con Valentine, hai buttato via le chiavi della mia anima.-
 
Jace si spostò in tempo di vedere Maryse accanto a lui, stava brandendo una spada angelica, sapeva che nonostante fosse stata una grande Shadowhunters, adesso per lei non era più la stessa cosa.
-Lasciala andare.-
-Non è mia prigioniera.-
-Vieni via, Clarissa.-
-No, io sono a casa.- strinse i libri al petto e fece qualche passo indietro, Jonathan si piazzò davanti a lei per proteggerla.
-Credo che sia arrivato il momento di andare.-
Jace rimase paralizzato da quella scena, quella ragazza non era la stessa Clary che aveva conosciuto, sapeva che in fondo il legame di parabatai li aveva uniti, che credeva ci fosse altro dietro al mostro, ma non poteva mica pensare che si sarebbe arresa.
Vide un oggetto volare e notò che Jocelyn aveva lanciato un coltello che aveva colpito il suo bersaglio: la spalla di Jonathan.
Il ragazzo lo guardò come se la ferita non avesse alcuna importanza, come se fosse nulla ma lasciò che Clary si facesse avanti.
La ragazza portò le mani alla spalla e toccò la maglietta, una chiazza di sangue si stava allargando sempre più, ma lei non disse niente.
-Siamo legati, se muore lui, muoio io.- sussurrò, alzando lo sguardo verso il fratello.
Jace credette di essere stato l’unico a sentirlo ed osservò ad occhi sbarrati Jocelyn che si preparava di nuovo ad attaccare.
-Fermi! Fermatevi, non potete farlo.- urlò, avanzando verso di loro.
-In fondo lo sapevo che eri uno di noi.-
-Puoi ancora unirti a noi, Jace.- disse Clary.
Jonathan prese il suo anello ed improvvisamente sparirono da sotto i suoi occhi, rimase fermo ad osservare il punto dove prima c’eri Clary, credendo che fosse stato tutto un sogno.
 
-Perché li hai lasciati andare?- chiese Maryse, posandogli una mano sul braccio.
-Perché lei era ferita.- disse Alec, che si era ripreso dal piccolo trauma.
-Quel mostro, l’ha portata via un’altra volta.-
Jace guardò il viso amareggiato di Jocelyn voltarsi per uscire di corsa dalla Biblioteca, come se potesse recuperare le loro trace.
-Jace c’è qualcosa che dovresti dirmi sul tuo cognome? Herondale.-
-Non posso raccontartelo adesso, Maryse, mi dispiace.-
Il ragazzo si voltò verso il suo parabatai, come sempre gli bastò un occhiata ed entrambi uscirono di corsa dall’Istituto, dovevano correre da Magnus, adesso potevano fare qualcosa per lei.
Forse potevano provarci veramente.
 
***
 
-Quindi era come se loro fossero un’unica cosa?-
-Sì e Clary non sembrava neanche più lei, come se fossero una stessa persona, di cui Jonathan però detiene il comando.-
-E sei sicuro di aver sentito quelle parole?- chiese Magnus.
-Lei era ferita, nel punto esatto in cui Jocelyn aveva colpito Jonathan: sono sicuro. Il Conclave farà di tutto per ucciderlo ma se lui muore…-
-Muore anche lei.- disse Simon, guardandolo.
-Non possiamo permetterlo, dovremo trovare un modo per dividerli, per scinderli, così da ridare a Clary la sua indipedenza.-
-Dovrai metterti al lavoro, Magnus.- commentò Izzy, che si stava rigirando l’anello tra le dita.
-Sì, lo credo anche io.-
Jace nel frattempo si era alzato dalla sedia e stava guardando il tramonto, -Loro non sono qua a New York.-
-Che cosa intendi?-
-Credo che si muovano tra le varie dimensioni, loro non sono qui.-
-Quello che stai dicendo tu, è una cosa davvero complicata, sono pochi gli Stregoni che sanno usare quel tipo di magia, è difficile, potente e…-
-E ne sono sicuro, lo sento.-
-Proverò a cercare qualche altra cosa.-
-Izzy mettiti l’anello.-
-Perché Alec?-
-Non lo daremo alla Regina, io e lui abbiamo notato che può esserci molto utile.- concluse il fratello guardandola negli occhi.
-Cioè?- chiese mettendoselo.
-Potrai parlare con Jace telepaticamente.-
 
-Davvero?-
-Davvero.- rispose il biondino, guardandola.
 
-E perché dovremo usarlo?-
-Perché raggiungo Clary.- disse Jace, prendendo le sue armi dal tavolo.
-Non puoi farlo!-
Simon si accostò a lui e lo guardò, -Non sai se è pericoloso, non sai dove stai andando e se Clary sia sempre lei.-
-Io… L’ho vista Simon e quando mi ha chiesto di andare ho letto qualcosa nei suoi occhi, io non posso lasciarla.-
-Ma…-
-Niente Ma, trovate un modo per separarli e Izzy mi terrà aggiornato.-
-Non sparire.- gli disse Alec, posando una mano sulla sua spalla, -Terremo noi lontani la mamma da te e dal tuo segreto.-
-Grazie.- sussurrò, li guardò tutti e uscì da casa.
 
Clarissa non gli aveva detto né quando né dove andare, ma in cuor suo sapeva che se fosse tornato a Park Avenue li avrebbe trovati, in fondo quello era il loro posto.




Sclero Personale: Ragazzi inizio a chiedere scusa per il ritardo, ma venerdì non sono riuscita ad aggiornare e invece di slittare alla prossima settimana eccomi qui :D
Spero di farmi perdonare il prima possibile, ma come avete visto i nostri Morgenstern sono tornati <3
Bè, li adoro, nonostante tutto, quindi spero che vi piaccia anche a voi la piega che sta prendendo la storia e se avete voglia lasciatemi qualche commento che per me sono super importani :)
Grazie di cuore a tutti voi che concedete il vostro tempo alla mia storia, lo apprezzo molto **

 

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Capitolo 21
*** Convivenza (?) ***


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Convivenza (?)
 
Isabelle quella sera non aveva chiuso occhio, il solo pensiero che Jace avesse raggiunto Jonathan e Clary l'aveva lasciata insonne a guardare il soffitto.
Non era mai stata d'accordo con le scelte del fratello, era sempre stata lei la più riflessiva del trio, la più ponderata ma quella volta non aveva potuto fare niente per evitarlo.
Voleva salvare la ragazza che amava e in fondo l'avrebbe fatto anche lei per Simon, adesso che le cose si stavano facendo veramente serie.
-Fiorellino perso qualcosa?-
Alzò lo sguardo su Magnus e gli sorrise, anche suo fratello aveva trovato una bella persona con cui passera la vita ma entrambi avevano fatto un errore: avevano scelto persone immortali.
Non che per lei facesse la differenza, ma sia lei che Alec stavano con persone che non sarebbero mai morte e infetti le faceva senso, sentiva sempre un brivido lungo la schiena al pensiero che lei sarebbe morta, un giorno e Simon invece no.
 
Un giorno mi dimenticherà.
 
-Ieri sera ho riflettuto molto sul discorso dell'unione che Jonathan ha con Clary e sono arrivato a una conclusione: hanno fatto un rito di Gemellaggio.-
-Cosa?-
Simon entrò nella stanza e diede un bacio sulla fronte ad Isabelle per sedersi accanto a lei e concentrarsi sulla situazione.
-Un Rito di Gemellaggio vuol dire che uno dei due è subordinato alla volontà dell'altro e sappiamo bene che è Clary, quella in questione, le menti si fondono, non c'è più il libero arbitrio.
Sono un'unica persona, con la differenza che Jonathan è, ovviamente, il soggetto forte, primario della coppia.-
-Come facciamo a separarli?-
-Credo che dovremo trovare un'arma.-
-Ma quale? Le nostre armi li ucciderebbero, o meglio ucciderebbero Clary, Jonathan lo vogliamo comunque morto.-
-Ci serve un altro tipo di arma, sovrannaturale, dell'Inferno o del Paradiso.-
-Come c'è la procuriamo?-
-Credo che dovreste far visita alle Sorelle di Ferro.- sussurrò Magnus, posando sul tavolo il caffè e sorridendo come un gatto.
 
***
 
Jace quella sera stessa aveva trovato Clary e suo fratello al parco ad aspettarlo.
Lui era diventato quasi la sua stessa ombra, come se lei da un momento all'altro potesse scegliere di abbandonarlo.
 
Aprì gli occhi e guardò il soffitto, nonostante fosse stato "prelevato" non aveva la minima idea di dove lo avessero portato e di dove fosse in quel momento; si alzò dal letto e trovò il suo zaino a terra, ma guardò immediatamente la sua mano, e trovò l'anello delle fate.
 
-Iz?-
-Izzy!!-
 
Scosse la testa, avrebbe provato a parlare dopo, decise di uscire dalla stanza e si ritrovò in un immenso corridoio, le parenti della casa (?) erano di legno antico, color mogano, avanzò e decise di provare alcune stanze per cercare Clary.
Voleva parlare in provato, senza il fratellone, cercare di capire come stessero le cose, trovare la ragazza di cui si era innamorato.
Entrò in un paio di stanze ma trovò solo camere da letto, arredate in modi sempre diversi, ma l'ultima più di tutti lo incuriosì, poiché trovò un cofanetto con le iniziali J.C. sul comodino.
Si avvicinò e in qualche modo seppe che quello doveva essere di Jonathan, Jonathan Cristopher, e capì un'altra cosa importante.
 
Valentine mi ha chiamato così perché i nostri nomi fossero simili.
 
-Cosa ci fa qui?-
Si voltò e trovò il proprietario della stanza proprio davanti a lui, in fondo si assomigliavano, più di quanto lo facesse con Clary, sarebbero potuti essere veramente fratelli.
-Eccoti!-
Clary entrò nel suo campo visivo e gli sorrise, un sorriso caldo e si sporse ad abbracciarlo e non poté evitare di ricambiare, nonostante sapesse che fosse sbagliato, gli sembrava di abbracciare la ragazza di tanto tempo fa, quella solare, combattiva che avrebbe sacrificato se stessa per il bene superiore.
-Quella che stai stringendo come una piovra è mia sorella, quindi.-
-Oh smettila Jonathan, andiamo a pranzare.-
Clary gli prese la mano e lo trascinò fuori a forza, guardò il fratello maggiore alzare gli occhi al cielo e si incamminò dietro a lui.
 
-Siamo così felici che tu sia venuto, credevamo che dopo la piccola lotta all'Istituto non ci avresti seguito.-
Jace si sedette su una sedia del tavolo antico e si guardò intorno.
-Cos'è questo posto?-
-Apparteneva a Valentine, la usava come ritiro, per viaggiare.-
-Si muove?-
-Sì.- rispose Clary sorridendo, -Jonathan dovremo informarlo dei nostri piani.-
-Non ne sono sciuro... Lui è venuto qui per te, perché ti ama, ha fatto un atto di fede ma lui non si fida di me.-
-Io mi fido di Clary, ciò vuol dire che mi fido anche di te.-
 
Jonathan appoggiò la schiena alla sedia e si portò le mani al mento, Jace sapeva quello che stava facendo: valutava la situazione, i pro e i contro.
-Ho scelto te.- sussurrò, guardando la sua ragazza.
Ed in fondo era la verità, aveva scelto di raggiungerla perché non sarebbe riuscito ad immaginare di sopravvivere senza lei, perché per lui era questo: la vita era sopravvivenza e senza di lei tutti i risultati che aveva ottenuto sparivano nel nulla.
Lasciandolo nuovamente freddo e vuoto.
Aveva scelto lei perché l'amava e perché non l'avrebbe mai lasciata nelle mani di Lilith e di Jonathan, l'avrebbe fatta tornare.
-Ti diamo una settimana di prova.-
-Non ci deluderà.- rispose Clary, sorridendogli calorosamente.
-Non puoi uscire da casa, non ti mostreremo neanche dov'è la porta...-
-E se sarà con me?-
Jonathan osservò la sorella e corrucciò la fronte.
-Sì, se è con te andrà bene.-
Jace sentì dentro di se che quella conversazione era stata condotta da Jonathan, era lui che muoveva le file del discorso e prendeva le decisioni di Clary, ma la sua domanda lo aveva stupito, come se non fosse previsto che lei pensasse con la sua testa.
 
-Rito di Gemellaggio.-
-Iz?-
-Si tratta di questo secondo Magnus, anche se Clary non dovrebbe avere neanche il libero arbitrio.-
-Allora credo proprio che la mia ragazza sia lì dentro a lottare contro suo fratello.-
-Bene, io adesso andrò alla Città Diamante, non sarò disponibile per un pò.-
-Cosa ci devi fare?-
-Te lo dico dopo Jace, sopravvivi.-
-Ci proverò.-
 
-A te sta bene, Jace?-
-Tutto quello che preferite.- commentò, rilassandosi sulla sedia, -Ma dove ci troviamo esattamente?-
-Venezia.- sussurrò Clary.
-La mia sorellina non aveva ancora avuto il piacere di vederla.- ribatté Jonathan, sorridendole.
Quel piccolo gesto gli diede la conferma di quello che aveva visto qualche mese fa, durante la battaglia finale, Jonathan era davvero innamorato di Clarissa.



Sclero Personale: Devo chiedere scusa per il ritardo, ho dato un esame e avevo il pc in assistenza, una combinazione perfetta per non farmi scrivere insomma.
MA tranquilli, da oggi riprendo regolarmente con le due pubblicazioni a settimana ^^
Jace ha deciso di fidarsi di Clary, anche se capisce che sotto sotto, c'è qualcosa che non va; Isabelle andrà alla Città di Diamante ma cosa succederà dopo?
Bè, lo scopriremo assieme e grazie come sempre per la vostra pazienza <3

 

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Capitolo 22
*** Sono ancora qui ***


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Sono ancora qui
 
Izzy era stata a casa di Magnus con Simon e Alec per raccontare della sua avventura alla Città di Diamante, ma in realtà aveva raccontato il suo fallimento.
Come aveva detto Magnus le Sorelle di Ferro avevano confermato la sua teoria sul Rito di Gemellaggio ma neanche loro avevano idea di quale arma potesse essere usata per fermare Jonathan senza uccidere Clary e così era tornata a casa a mani vuote.
In quel momento aveva appena varcato le porte dell’Istituto assieme al fratello, nessuno dei due aveva proferito parola da quando avevano lasciato Brooklyn ed in fondo non se la prese: se lei era in pensiero per la rossa e per il suo futuro con Simon, Alec stava pensando al suo parabatai.
Lei che ancora non lo aveva trovato non poteva capire cosa volesse dire separarsi ma quando aveva visto Clary piangere non solo per la morte del fratello ma anche per la morte del suo parabatai, aveva sentito il freddo insinuarsi nel suo cuore e le aveva fatto temere quel sentimento.
 
-Siete tornati.-
Maryse li accolse una volta fuori dall’ascensore e da quel tono di voce, Iz capì che non li avrebbe lasciati andare tanto facilmente.
-Venite con me in Biblioteca.- si voltò per dargli le spalle e i ragazzi la seguirono, mantenendo il loro silenzio, ma seppero che una volta dentro avrebbero dovuto parlare.
 
-Jace… Jace non è più tornato, è andato da Clary, non è vero?- domandò, guardando negli occhi i suoi figli.
-Sì.- rispose Alec, guardandola.
-Io l’ho cresciuto come se fosse mio figlio, gli ho dato tutto ma lui…-
-Lui è sempre stato diverso, lui non è come noi.-
-Jonathan l’ha chiamato Herondale, perché? Come può essere imparentato con Imogen?-
-Mamma, sei sicura di voler sapere tutta la verità?-
-Cosa intendete con tutta la verità?- Maryse portò le mani ai fianchi ed attese, sapeva che i sui figli avevano dei segreti ma in fondo non ne poteva immagine la portata.
 
-La sera della battaglia contro Valentine, Jace stava lottando contro Jonathan quando con un sotterfugio è riuscito a colpirlo alle spalle ed a ucciderlo; poco dopo si è diretto alle sponde del Lago Lyn, Clary l’aveva visto ed ha cambiato le rune del cerchio del padre, così che lui, che Jace risultasse il padrone e non Valentine.-
-Ma… Non si possono creare delle rune dal nulla, le nostre rune sono quelle del Libro Grigio…-
-Facci finire.- intervenne Isabelle, continuando a posto del fratello.
-Nonostante tutto però Jace non è arrivato in tempo, Valentine aveva già ucciso Clary e convocato Raziel, è stato l’Angelo a chiamarlo col suo nome, ed è stato l’Angelo ad uccidere Valentine e a riportare in vita, dietro desiderio di Jace, Clary.-
-Clarissa è morta?- Maryse crollò sulla sedia della scrivania, il colorito leggermente più bianco, non riuscendo a credere a quella notizia.
-Sì, Raziel l’ha salvata e crediamo, ne siamo convinti che proprio per questo motivo Jonathan sia tornato in vita, Lilith ha usato Clary e Jace come contrappeso per riaverlo e ha usato il sangue di Simon.-
-Simon? Perché?-
-Lui non è un vampiro comune… Lui cammina alla luce del sole.- sussurrò Izzy, abbassando gli occhi di fronte a quella verità.
-Lilith si è servita del suo legame con Clary per radunarli tutti assieme e quando lei ha provato a reciderlo, ha usato la manipolazione tramite Jonathan, sapendo del legame di sangue con la sorella.- continuò Alec, facendo un passo avanti.
-Ma… Jace perché non ha parlato con me?-
-Non poteva rivelare questo segreto, non poteva dire dell’Angelo.-
 
Un leggero bussare alla porta li fece zittire tutti e si voltarono per osservare la figura dell’Inquisitrice, non poco distante da loro.
-Credevo che mi avresti avvertito in caso di novità, Maryse.-
-I miei figli mi stavano solo dicendo…-
-Non sappiamo dove sia Jace, neanche dove sia Clary, non abbiamo nessun modo di comunicare con loro.- rispose prontamente Alec, senza distogliere lo sguardo da quella che sarebbe stata la nonna di Jace.
-La vostra amica Clarissa Morgenstern è ricercata assieme al fratello, credo che sareste in obbligo a dirci dove sia, in caso lo sappiate.-
-Non lo sappiamo.- riconfermò Isabelle, stringendo la mano destra a pugno.
-Bene, avvertirò il Consiglio di questo.-
 
Maryse era rimasta in silenzio per tutto il tempo, non era ancora riuscita ad assimilare le informazioni che aveva avuto dai suoi figli.
Jace, lo stesso bambino che aveva accolto all’età di dieci anni nella sua famiglia era un Herondale, figlio di Stephen probabilmente, strappato dalla madre alla nascita, strappato dal dolore di quella famiglia, ma nonostante ciò non sarebbe riuscita a mantenere il segreto per sempre.
Imogen, per quanto non l’apprezzasse in pieno, aveva il diritto di sapere, aveva il diritto di sapere che l’ultimo membro della sua famiglia era ancora in vita e non se lo sarebbe mai perdonato se non l’avesse fatto.
-Inquisitrice le devo parlare.- disse, senza avere il tempo di mettere assieme un vero piano.
-Di cosa?-
-Ragazzi potete uscire?-
-Mamma…-
Notò lo sguardo preoccupato di Isabelle ma la rassicurò guardandola, sapeva quanto era costato a loro rivelarle quel segreto ma sapeva altrettanto bene che Jace aveva una voglia a forma di stella sulla spalla e adesso che i pezzi del puzzle erano stati messi a loro posto, sapeva che quella voglia l’avrebbe avuta anche Imogen, poiché era il simbolo della loro famiglia.
-Andate.- sussurrò.
Alec e Isabelle lasciarono la stanza e lei si concentrò sulla figura anziana che le stava di fronte, sorrise anche se brevemente e buttò fuori l’aria, pronta per raccontare almeno una parte della verità.
 
***
 
Clary asciugò il sudore dalla fronte con l’asciugamano che si era scesa dalla sua camera e si appoggiò con la schiena alla parete.
Quella mattina si era svegliata presto per riprendere i suoi allenamenti, negli ultimi giorni Jonathan si era molto concentrato su quell’aspetto ma lei aveva deciso di stupirlo migliorando ancora di più, anche senza di lui.
Aveva affrontato una serie di esercizi con differenti tipologie di armi e si era allenata anche nel corpo a corpo con un fantoccio, adesso il fiato era corto ma sentì la sua anima appagata da quella situazione.
Alzò lo sguardo e per la prima volta notò un nuovo particolare, vicino alla porta d’ingresso della sala d’addestramento.
Lasciò il muro e si avvicinò lentamente, sorprendendosi di non essersene accorta prima, alzò lo sguardo e lesse a bassa voce:
 
-D’ora in poi rendo obbedienza incondizionata al Circolo e ai suoi principi. Sarò pronto a rischiare la vita in ogni momento per il Circolo, allo scopo di preservare la purezza del lignaggio di Idris e per il mondo mortale della cui salvezza siamo responsabili.
 
             ~Giuramento di Fedeltà al Circolo.-
 
Clary scattò all’indietro e sentì qualcosa nella sua mente deragliare, come se una rotella fosse saltata dal meccanismo mandando in panne la produzione.
Portò le mani alla testa cercando di scacciare il dolore ma improvvisamente una serie di immagini le occuparono il campo visivo: suo padre nell’appartamento a New York; Jonathan e gli allenamenti a Idris; la conquista della Coppa e della Spada Mortale; la lotta violenta al Lago Lyn e la sua morte.
 
Urlò senza rendersene conto, anche se sapeva che in quella sala nessuno l’avrebbe potuta sentire, poiché era situata nella parte più profonda della casa, lontana da qualsiasi zona abitata.
Chiuse gli occhi, cercando di calmare il battito del suo cuore, ma sentì le ginocchia cederle e si ritrovò a terra senza volerlo.
Stava cercando di afferrare qui ricordi, sapendo che li avrebbe dimenticati presto, sapendo che qualcosa le avrebbe impedito di essere di nuovo se stessa.
 
-Sorellina.-
Jonathan si abbassò al suo livello, le mise una mano dietro la schiena e la sollevò, la sua presa si fece leggermente serrata e avvicinò il suo volto a quello di lei, riuscì quasi a percepire il suo alito sul collo, fresco eppure sapeva che trasudava di malvagità.
Clary scosse velocemente la testa cercando di mantenere il controllo, lo stesso controllo che la runa di Lilith le aveva tolto, dovuto successivamente al legame instaurato con suo fratello, cercando di tornare se stesa, cosa le risultava difficile, sempre più difficile.
-Stai bene?-
Osservò i suoi occhi neri e percepì il sudore scenderle lungo la schiena, tremò leggermente e lui la strinse tra le sue braccia, come avrebbe dovuto fare Jace.
 
“Clary devi riprendere il controllo, non possiamo permettere a Jonathan di usarci per i suoi piani.”
Io… Sto perdendo, la runa è troppo forte per me, non posso…
 
-Clarissa.- sussurrò, avvicinando la sua bocca al collo e depositando un breve bacio sotto la mandibola.
Lei si allontanò, nonostante sentisse una parte di se opporsi, nonostante quella parte di sé volesse quel contatto, s’impose di lasciarlo perdere.
-Io… Sono ancora qua dentro, fratellino.- sussurrò a denti stretti.
Il colorito pallido di Jonathan s’incrinò, perdendo qualche altra gradazione, lo vide stringere le mani a pugno e chiudere le labbra in una linea sottile.
Clary lo fissò per poco tempo e decise di correre fuori da quella stanza adesso che aveva il minimo controllo, di andare via adesso che poteva permetterselo, perché lo sapeva bene sarebbe durato poco, troppo poco e sapeva altrettanto bene che lui avrebbe ripreso il controllo su di lei.
Era solo questione di minuti.
 
***
 
Jace scese velocemente le scale che lo condussero alla cucina, con un’unica domanda nella mente: Clary stava bene?
Quella mattina non aveva ancora avuto modo di vederla e per quanto la sapesse capace e pronta alle evenienze, non sapeva come avrebbe reagito quella nuova Clary, rendendosi conto di trovarsi davanti a una ragazza completamente diversa da quella che aveva conosciuta e che aveva imparato ad amare.
 
-Buongiorno.- esordì, vacando la porta e trovando Jonathan seduto a mangiare e Clary vicino ai fornelli a preparare delle uova.
-Ciao Jace, finalmente ti sei svegliato.- disse, sorridendogli poco dopo.
Il ragazzo si sedette ma non poté evitare di osservarla, quella ragazza era in splendida forma, felice, allegra, spensierata e maledettamente legata a suo fratello, le piaceva ma non l’amava, amava la ragazza combattente, quella stessa ragazza che aveva mollato il padre e il fratello quando aveva scoperto il piano contro Idris, la ragazza che avrebbe lottato.
-Dove siamo?- domandò, prendendo il piatto di uova che le aveva appena passato.
-Praga. Io e Clary usciremo per una commissione.-
-Potrebbe venire anche lui con noi, però sei tu che devi decidere.- sussurrò la rossa, sorseggiando il suo caffè.
Jonathan posò la forchetta vicino al piatto e lo osservò.
-Voglio avere una possibilità.- rispose Jace, cercando di essere convincente.
-E noi vogliamo che tu ti fidi di noi, non abbiamo niente da nascondere, per ciò va bene. Puoi venire con noi.-
-Ottimo, avremo bisogno della tenuta?-
-Non credo sarà necessaria.- rispose, mangiando l’ultimo boccone di uova.
 
Clary sorrise e si sedette sul tavolo per osservarli.
-Clarissa ti dispiacerebbe farmi una runa della forza?- domandò il fratello, alzando lo sguardo verso di lei.
-Certo che no.- esordì, posando la tazza di caffè sul tavolo ed estraendo lo stilo dalla tasca.
Jace mangiò lentamente il boccone che aveva in bocca per osservare la scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi.
Jonathan aveva sbottonato la camicia molto lentamente e si era avvicinato a lei, sfiorando le sue gambe con la parte inferiore del bacino, sorrise guardandola negli occhi e non smise fino a quando lei non completò la sua opera.
-Jace andiamo a prendere delle armi.- asserì, senza dargli il tempo di rispondere.
Il ragazzo posò la forchetta e si alzò, guardò Clary per un ultima volta e poi sparì dietro la porta.
 
Questa situazione mi piace sempre meno.
 
*
 
-Chi sono loro?-
Jonathan guardò il Demone Vetis negli occhi e si voltò per guardare Clary e Jace alle sue spalle, scrollò quest’ultime.
-Mio fratello e mia sorella, Mirek, sono assolutamente fidati.-
-Non erano questi i patti.- sussurrò.
-Ma ti piacerà questo.- disse, posando sul tavolo la sacca con le monetine che il demone aveva chiesto come pagamento.
Mirek afferrò il prima possibile il pagamento, lo guardò e con un semplice gesto della mano fece apparire la merce richiesta da Jonathan.
-Mi piace molto ma non basta, l’Adams, questo è impagabile.-
-Ma ci siamo accordati sul prezzo.- sussurrò il giovane a denti stretti, sentendo la rabbia circolargli nel corpo e scorrergli nelle vene per aumentare la sua forza.
-Anche sul fatto che saresti venuto da solo, potresti darmi una ciocca dei capelli di tua sorella, per compensare il pagamento.-
-Va ben…-
 
Jace strinse forte la lama angelica e si preparò ad intervenire poiché conosceva molto bene le intenzione dei Demoni Vetis e non avrebbe permesso a nessuno di loro di toccarla quando la voce di Jonathan lo paralizzò.
-Assolutamente no. Non ti permetterò di toccare un solo capello di mia sorella.-
-Altrimenti cosa? Cosa farai giovane Morgenstern?-
-Dumah.- sussurrò Jonathan attivando una lama angelica, -Se non posso avere la tua fedeltà, avrò la tua paura.- si proiettò in avanti con essa ma il demone indietreggiò.
Jace provò a chiamare Clary per allontanarla il più velocemente dallo scontro ma tutto accadde troppo velocemente, vide una delle mille cianfrusaglie del negozio finirle addosso, in poco tempo cadde a terra e Mirek si trasformò.




∞Angolo dell'Autrice: Ciao a tutti, bè I'm back ^^ Oddio, sono così pentita ma avevo decisamente perso la mia ispirazione per la storia, nonostante sapessi il punto di arrivo, il camminno era diventato lacunoso, impraticabile e ho deciso di concentrarmi su altro.
Ho da poco finito TID, il Codice e la mia voglia di scrivere su di loro è decisamente rinata, quindi ecco il nuovo capitolo che avrei voluto pubblicare un pò di tempo fa e spero che vi piaccia.
Vorrei cheidere scusa a tutti voi che ho lasciato in sospeso, spero di non deludervi più ^^

 

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Capitolo 23
*** Adamas ***


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Adamas
 
Clary si scansò in tempo prima che il Demone la mordesse, osservò Sebastian combattere contro altri Demoni come anche Jace, si mise in piedi e prese la sua spada angelica.
-Nakir.-
La vide illuminarsi, chiuse un attimo gli occhi, il tempo per percepire l’adrenalina scorrerle nel sangue e si sentì pronta.
Avanzò senza esitare contro uno dei Demoni di Jace e dopo pochi affondi lo trafisse senza esitare, dell’icore le finì addosso e provò a non urlare, nonostante il dolore non voleva apparire davanti al fratello come un peso.
Jace si parò davanti a lei, evitando così che il Demone la colpisse, prese un pugnale dalla sua cintura e lo ferì alla gola ma non fu sufficiente, non era riuscito a dargli il colpo di grazie.
 
-CLARY!-
La ragazza percepì la voce del fratello e lo vide indicare l’ex proprietario del negozio, capì immediatamente cosa avrebbe dovuto fare, prese una breve rincorsa e si lanciò contro di lui.
Rotolò a terra e lo inchiodò con la spada ad essa, avvertì la sua paura scorrergli nelle vene e per un momento si sentì inebriata, quasi drogata da quella sensazione che solo col padre aveva provato.
-Posso darti tutto quello che voglio.- farfugliò, cercando di scaturire la sua misericordia.
-Ho già tutto quello che voglio.- disse, pensando immediatamente al fratello e a Jace, così con un rapido colpo lo uccise.
-Clary, l’hai presa? Vero?-
-Cosa? Ah si, questa volevi.- sollevo l’Adamas e la porse al fratello che sorrise.
 
Jonathan afferrò l’oggetto e lo tenne stretto con la mano destra, mentre con l’altra aiutò la sorella ad alzarsi da terra, le posò la stessa mano lungo il braccio, provando non solo gratitudine ma anche amore per quella piccola ragazza che l’avrebbe aiutato nel suo piano ma poi Jace entrò nel suo campo visivo e dovette interrompere il contatto.
-Stai bene?- domandò, abbracciandola, non si era mai sentito così agitato come in quel momento.
-Sì, qualche iratze e sarò come nuova.-
-Allora che aspettiamo, dobbiamo festeggiare.- dichiarò Jonathan, sorridendo ad entrambi.
 
***
 
Nonostante l’ospitalità di Jordan, Simon preferiva passare la giornata a casa di Magnus, anche se Isabelle era stata costretta dalla madre a tornare all’Istituto almeno per la notte.
Entrò dalla porta principale, chiudendosela dietro subito dopo e osservò lo stregone seduto su uno dei divani circondato dai libri.
Ormai non facevano altro che leggere, leggere libri che li aiutassero a trovare una soluzione per il loro problema con Clary e Jonathan, ma fino a quel momento non avevano trovato niente.
-Oh eccoti, ci eri mancato vampiretto.-
-Anche voi.- sussurrò, sedendosi vicino alla sua ragazza che aveva appena posato uno dei libri per salutarlo.
-Novità?-
-Imogen sa di Jace.- decretò Alec, senza guardarlo.
-Imogen? L’Inquisitrice? Gli avete detto dell’Angelo…?-
-No, ovviamente. Solo che dopo l’attacco di Jonathan e Clary all’Istituto mia madre si era insospettita, a lei le abbiamo raccontato la verità cosa che ovviamente lei non ha fatto con Imogen.-
-Allora come ha fatto a convincerla?-
-Gli Herondale hanno un segno sulla spalla, mamma si è ricordata di averlo visto a Jace quando era piccolo ma che aveva preferito tacere fino a quel momento.-
-Come l’ha presa?-
-Se prima era determinata a trovare i due fuggiaschi adesso vuole che Jace torni vico e vegeto all’Istituto.-
-Meraviglioso però non sono venuto qua solo per il piacere delle chiacchiere di compagnia.-
-Allora per cosa?- Magnus lo scrutò, e rimase in attesa.
-Stavo pensando che grazie al Marchio di Caino, nessuno può uccidermi, o sbaglio?-
-Continua.- stavolta era stato Alec a parlare, poiché aveva posato il libro.
-Allora cosa ne direste di evocare, di farmi evocare un Angelo per domandargli come risolvere il nostro problema? Il Marchio mi proteggerà.-
-Fammi capire, perché hai pensato a un Angelo invece che a un Demone?-
-Credo che l’Angelo sarà più onesto sulla risposta, i Demoni, senza offesa caro Magnus, sono subdoli.-
-Non fa una piega, il ragazzo vuole morire.-
-Alec cerca di finirla! Non metteremo a repentaglio la tua vita.- urlò Iz, in preda a una crisi di panico.
-Sono io che lo voglio, non otterremo niente dai libri, e non possiamo restare a guardare che Clary muoia e che Jace sparisca nel nulla, dobbiamo agire.-
-Credo che potremo farlo.- sussurrò lo stregone, alzandosi dal divano.
-Dici davvero?- chiese Alec, guardandolo.
-Sarà rischioso, sarà pericoloso e non sono sicuro che il Marchio di Caino, Marchio del Paradiso lo protegga dal Paradiso stesso, ma Simon ha ragione, non possiamo restare ad aspettare.
Clary e Jace hanno bisogno di noi.-
-Bene, quando iniziamo?- Simon batté le mani e si rese conto di essere pronto per quel momento, forse da tutta una vita.
-Non voglio che tu muoia.- sussurrò Isabelle al suo orecchio.
Simon si voltò e la guardò come avrebbe sempre voluto fare con la sua ragazza e come stava effettivamente facendo, le scostò una ciocca di capelli dal viso per sistemarla dietro l’orecchio.
-Tu mi hai salvata in questa mia nuova vita, se fossi tu al post di Clary avrei fatto la stessa cosa, ma lei mi ha salvato dalla mia vecchia vita, le deve molto e se posso aiutarla lo farò.-
-E se ti farai male?-
-Ci sarai tu a curarmi, no?-
-Simon…-
-Non dirlo in quel modo, non sto andando a morire, faremo solo qualche domanda all’Angelo di turno e salveremo i nostri amici, possiamo farlo Isabelle, ma solo se tu sei con me, se mi appoggerai, lo farai?-
La ragazza abbassò gli occhi sentendo il peso di quella decisione sulle spalle ma poi annuì ed alzò il viso, determinata a salvarlo e a salvare Jace e Clary da Jonathan.
-Certo.-
 
***
 
-Come si chiama questo posto?- domandò Clary, osservando l’ingresso della discoteca scelta da Jonathan.
-Kosti Lustr, o anche il Lampadario di Ossa, se preferisci.-
-Io preferisco.- disse Jace, avvicinandosi a loro.
-Entriamo.- sussurrò il ragazzo, avvicinandosi alla porta prima degli altri.
 
Clary abbassò lo sguardo per scrutare il suo vestito ma poi li seguì, nonostante tutto l’icore che i Demoni le avevano riversato addosso le bruciature erano state poche e grazie agli iratze ormai erano già passate, ma aveva avuto dei dubbi sul “vestito” che le aveva scelto Jonathan, trattandosi di una semplice maglietta ma visto la sua altezza le calzava come un vestito.
Entrò seguendo i due ragazzi e si ritrovò in una grande sala affollatissima, che le ricordò immediatamente una chiesa.
Si guardò attorno, aggirando la folla e i ballerini, riconoscendo molti nascosti, anzi dovette correggersi, vide solo nascosti lì dentro.
Una mano le si posò sulla spalla e si voltò pronta a difendersi, ma quando vide gli occhi di suo fratello si calmò immediatamente, solo Jonathan e Jace avevano quel potere su di lei, il potere di calmarla.
-Da questa parte, non stiamo con la plebaglia.- sussurrò vicino al suo orecchio, procurandole una scossa lungo la schiena e conducendola lontano dalla folla che si dimenava al ritmo della musica.
 
Jace osservò in silenzio quella scena e strinse le mani a pugno, rendendosi finalmente conto o avendo finalmente la dimostrazione che Jonathan stava facendo carte false per far breccia nel cuore di Clary, in quanto aiutato anche dall’Incantesimo di Gemellaggio di Lilith.
 
Devo fare qualcosa, devo farla tornare.
“Ricordati che comunque la vera Clary voleva davvero bene a suo fratello, questo sentimento non è cambiato.”
Forse no, ma la vera Clary aveva scelto me, non era divisa tra due realtà.
 
Si ritrovarono a scendere delle scale buie e lentamente sentì la musica della sala affievolirsi quasi del tutto, quando un nuovo tipo di musica, più intensa, prepotente, assordante lo investì in pieno e giunsero in un’altra sala, dove la scultura di un angelo con le ali nere si stagliava al centro, scrutando tutti al suo interno.
 
Vide nuovamente Jonathan avvicinarsi a Clary ma decise che stavolta non sarebbe rimasto a guardare, dopo poco le prese la mano e la tirò verso di sé, sentì i loro corpi aderire e per la prima volta da quando aveva lasciato l’Istituto sentì qualcosa scattare dentro, sfiorò con le mani le forme del suo corpo, forme che aveva conosciuto solo approssimativamente ma che gli erano mancate, sentì il suo respiro pensante sul collo e percepì l’adrenalina e l’eccitazione scorrergli lungo le vene, inebriandolo, drogandolo quasi.
Clary si mosse, piano, con sensualità su di lui, contro di lui e per la prima volta da quando l’aveva ritrovata decise di lasciarsi andare, decise che forse quella Clary era la sua Clary, che forse lei lo voleva quanto lui voleva lei, come era stato quella volta fuori dalla residenza dei Wayland e a New York, prima che tutto s’incasinasse.
Le passò una mano lungo la schiena, la strinse forte e le baciò una tempia, sentì le mani di Clary lungo il collo, poi sul petto e un brivido gli percorse la schiena.
Si chinò su di lei e la baciò, la baciò con passione e lasciò le loro lingue libere di scontrarsi, di trovarsi e di perdersi dopo tutto quel tempo, si strinse ancora di più, non riuscendo a concepire l’idea di lasciarla andare, non riuscendo ad immaginare di vivere in un mondo senza di lei.
Si staccò solo per un breve momento, un breve momento per riprendere fiato e continuare a baciarla ma fu in quel momento che vide i suoi occhi e che vi poté leggere dentro e non la trovò.
Non trovò quella ragazza di cui si era innamorato, non trovò la giovane Shadowhunters ricercata da tutto il Conclave, non trovò Clary Morgenstern, trovò Clary succube di Jonathan Morgenstern e non riuscì a evitarlo, si allontanò.
 
 
Jonathan si avvicinò a Jace e lo prese per il polso, notò lo sguardo nei suoi occhi e capì che in fondo lui sapeva del legame che aveva con la sorella, che in fondo Jace era venuto solo per un motivo ma in quel momento decise di passarci oltre, decise che non avrebbe significato niente.
Lo spinse vicino alla fontana dell’Angelo e gli indicò il contenuto.
-Cosa dovrei vedere?-
-Siamo uguali, Jace. Io e te, siamo uguali, come anche Clary.-
-Cosa intendi?-
-Anche tu hai un cuore di tenebra, non importa che Valentine non fosse il tuo vero padre, lui ti ha cresciuto, tu sei come noi. Farai bene ad accettarlo, perché lei appartiene a me.-
-E tu a chi appartieni, invece?- domandò, guardandolo negli occhi.



~Angolo Autrice: Ed eccomi qua con un nuovo capitolo, spero davvero che vi piaccia, adesso siamo entrati nel vivo del Città delle anime Perdute e ne vedremo delle belle con questo incredibile trio ^^
 

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Capitolo 24
*** Life and Love ***


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Buon pomeriggio a tutti, 
purtroppo sono mancata per molto tempo, ma 
nonostante tutto non ho mai dimenticato questa storia.
Forse per via della serie tv o del mio ritrovato 
amore per questo sito e la mia vita, ho 
avuto l'ispirazione di continuare!
Spero che il capitolo vi piaccia e ne pubblicherò un altro
in settimana :)
Grazie a chiunque di voi si soffermerà a leggere e 
a lasciarmi una piccola recensione 
<3



Life and Love
 
Jace in fondo lo aveva capito fin da quella volta all’Istituto che Jonathan aveva preso il controllo su Clary e durante quella strana convivenza ne aveva avuta più volte la conferma.
Clary era instabile, non tutte le mattine era la stessa ragazza che salutava la sera, e non tutte le volte acconsentiva alle strane richieste del fratello.
Izzy non gli aveva dato più tante notizie e in quel breve periodo di isolamento aveva colto i piani di Jonathan, l’Adamas era la chiave e la scelta di stazionarsi in Irlanda non era stata presa a caso, solo che ancora non capiva.
Non capiva a cosa mirasse quel ragazzo, ma aveva già assaggiato la malvagità del padre e sapeva che lui non era da meno, forse il vero nemico non era mai stato Valentine, ma suo figlio, e sua figlia.
 
*
 
Clary schivò il colpo e si abbassò, velocemente, sorrise, sicura di sé e attaccò.
Si stavano allenando da ore, indisturbati, e non poté che apprezzare la premura del fratello: voleva che lei fosse invincibile.
Voleva che fosse forte come lui, spietata e pronta a tutto e lo era diventata.
Era diventata quello che voleva lui, senza fare domande, senza esitare, come i primi tempi che Valentine l’aveva riportata a casa.
Era solo lui che contava.
-Cosa c’è Clarissa? Stanca, forse?-
-Forse dovrei essere io a chiederlo a te, vecchietto.-
-Ah, ti piacerebbe.-
Alzò la spada Angelica e parò alla destra, spinse in avanti finché le spade non si separarono e Clary riuscì a disarmarlo, era diventata brava; gli puntò la lama alla gola, aveva il fiato corto ma il cuore stava pompando velocemente per la felicità, e l’adrenalina, percepì il sudore scenderle lungo la schiena, incollarsi alla maglietta ma non gli importò.
Suo fratello la faceva sentire femmina anche in quei casi.
-Dicevamo?-
Jonathan allontanò la lama con la mano, come se non stesse toccando un oggetto affilato, ma un semplice giocattolo, l’attirò a sé con l’altra mano, fece aderire i loro corpi e la baciò, percepì l’odore di suo fratello farsi più intenso, odorava di uomo.
Per un momento rimase ferma, quasi immobile.
Più di una volta suo fratello l’aveva trattata in modo diverso, più di una volta aveva mostrato quel genere di sentimento verso di lei e non si era mai tirata indietro.
 
“Clary…”
 
Rispose al bacio, lo sentì contro di lei, prepotente, forte e deciso: suo fratello era molte cose, suo fratello la voleva.
 
“Clarissa, no… Tu non lo vuoi veramente.”
 
Prima che Jonathan la stringesse a sé ancora di più, per approfondire il bacio, lei lo allontanò.
-No.- sussurrò, toccandosi le labbra.
Si prese la testa tra le mani, cercando di far cessare la confusione e il rumore che la perseguitava ogni volta che provava a tornare.
 
“Devi resistere, provaci, non è così che funzionava, Clary.”
 
-Credevo che ormai ti fossi arresa a me.- disse tranquillamente, sistemando la spada nel suo arsenale.
-Perché… Farmi questo?- chiese, guardandolo.
Era ancora lì a lottare per sopravvivere, non avrebbe mai ceduto.
-Perché noi siamo destinati a stare insieme Clarissa, tu mi appartieni e dovevo trovare un modo per fartelo capire.-
-Non… Puoi costringermi ad… Amarti.-
-Ma tu mi ami a prescindere da questo, ti prometto che entro domani non dovrai più preoccupartene, risolverò tutto e sarai con me.-
Le sfiorò la guancia con la mano e si avviò verso la porta.
-Non sei preoccupato, io sono ancora qui!- cadde a terra per lo sforzo di mantenere il controllo su se stessa.
-Non per molto.- rispose, lasciandola sola.
Clary si fece forza e si alzò, doveva parlare con Jace prima che fosse tardi, doveva dirgli che suo fratello aveva un piano, aveva un piano malvagio e che lo avrebbe realizzato entro domani.
Fece un passo verso la porta, ma improvvisamente il suo andamento si fece più stabile.
 
“Resisti! Stai cedendo di nuovo!”
Un piano… Che piano?
“Clary tu lo sai, puoi avvertire il Conclave, puoi salvarli.”
Jonathan lo fa per me, mi ama, vuole che io sia al sicuro.
“No, no!!”
 
Clary si raddrizzò, percepì un lieve mal di testa, ma nonostante tutto si lasciò alle spalle la stanza e tutti i suoi problemi.
 
***
 
-Dobbiamo andare.-
Jace alzò la testa di scatto ed osservò i fratelli Morgenstern, vestititi come Shadowhunters ma non con la classica tenuta, avevano qualcosa di sinistro.
-Dove?-
-A conquistare il potere.-
-Jace prendi la tua spada, è il momento!- lei si avvicinò e lo baciò senza esitazione.
Osservò la sua Clary così vicina al suo cuore eppure così lontana, in quel momento gli tornò in mente la prima volta che l’aveva vista, fuori da casa sua, non era ancora una  vera Shadowhunters eppure aveva abbattuto un Demone Superiore, adesso non aveva più niente di quella Clary, ne era rimasto solo un doloroso ricordo.
-Certo.-
Si alzò velocemente, e si preparò, quasi stentò a crederci che lo avessero coinvolto, alla fine sapeva che Jonathan non si fidava per niente di lui.
 
-Jace.-
-Iz? Dove sei stata? Cos’è successo?-
-Non c’è tempo per questo, dove siete?-
-Irlanda, ma stiamo per uscire, qualcosa sta per succedere.-
 
-Clarissa, a te l’onore.-
Jonathan le sfiorò la spalla ed aspettò, osservò attentamente la scena, lo avrebbe preso a pugni se avesse solo potuto.
 
-Noi siamo pronti, Jace, Magnus vi rintraccerà.
Veniamo a liberare Clary.-
 
-Andiamo!-
Jace si alzò stringendo la propria spada Angelica e li seguì in silenzio, aveva perso il conto dei giorni ma sapeva per certo che il tempo non era più dalla sua parte.
Era partito per quella missione quando ancora il Conclave aveva deciso di interrompere le ricerche, ma adesso, sapeva quasi per certo che non avrebbe trovato la stessa situazione.
Avrebbero preso anche Clary e sperò fortemente che Isabelle non si stesse sbagliando.
 
*
 
Clary seguì Jonathan in silenzio lungo il sentiero di pietre, la desolazione non la colse per niente impreparata, si fidava del fratello e avrebbe fatto di tutto per realizzare il suo piano.
Osservò Jace poco distante da lei, lo sguardo contratto e i muscoli tesi, non riusciva a comprenderlo e sapeva che suo fratello non si era fidato, mai del tutto e non poteva che rimproverare Jace.
-Siamo arrivati.-
 
Notò solo in quel momento uno spiazzo attorno ad un pentagramma al quale si erano radunati un gruppetto di persone.
-Chi sono?- chiese Jace.
-Adesso vedrai.-
 
Jonathan si avviò senza alcuna esitazione al centro della folla e osservò con attenzione tutti gli uomini e le donne che lo stavano fissando.
-Vedervi qua, riuniti oggi, in questo grande giorno mi aiuta a capire quanta strada abbiamo fatto, in questi anni.
Raziel ci ha fatto un dono ma ci ha lasciati soli ad affrontarne le conseguenze, ci ha dato dei poteri che non ci permettono di predominare neanche sui Nascosti, ci ha obbligato a proteggere dei Mondani che neanche ci vedono, che neanche ci ringraziano.
Io dico che è ora di finirla, dico che è ora che le cose cambino.-
-Tuo padre ci aveva promesso la stessa cosa, e sappiamo tutti che fine ha fatto.-
-Valentine dalla sua parte aveva solo la parola, io ho molto di più, ho più di quanto lui avesse solo sognato.
Clarissa, portamela.-
Clary si avvicinò ed uscì dalla bisaccia una coppa, la porse al fratello e notò la bellezza e l’eleganza della Coppa Mortale, solo che aveva qualcosa di totalmente differente.
-Questa, signorie miei, farà la differenza, adesso se non vi dispiace…- indicò il pentagramma ai suoi piedi, si avvicinò con la Coppa in mano e iniziò a pronunciare le parole del rituale.
 
-Clary, Clary dobbiamo andare via.-
Jace le prese il polso e lei si voltò ad osservarlo.
-No, adesso Jonathan cambierà il mondo, ed io voglio esserci.-
-Non capisci, lo sai che non ci sei tu qua dentro, ti sta controllando ma tu puoi farcela, vieni con me!-
-No.- strattonò il polso e si allontanò, velocemente.
Jonathan prese un coltello e con un semplice gesto si tagliò il palmo della mano, lasciando cadere il sangue all’interno della Coppa.
 
-Lilith, adesso io ti invoco. Non sarai più solo mia madre, ma la madre di una nuova razza.-
Clary osservò stupita il Demone apparire all’interno del pentagramma, era bellissima ed era come se la ricordava.
Qualcosa si fece largo nella sua mente, provò ad afferrarlo ma non ci riuscì, come se un ricordo provasse a sfuggirle senza darle la possibilità di salvarsi.
-Figlio mio, avvicina la coppa.-
Il sangue nero di Jonathan venne mischiato con quello del Demone e adesso vide lo splendore della nuova coppa.
-La Coppa Mortale ha creato gli Shadowhunters, questa Coppa Infernale creerà una nuova razza e sarò io a governarvi, assieme a mia sorella, Clarissa?-
La stava guardando con tutto l’amore del mondo, percepì il suo cuore battere, si fece avanti, sicura di aver trovato il suo posto nel mondo ma ancora una volta quel ricordo le viaggiò veloce nella mente, distraendola.
 
 
-Allontanati da mia figlia!!-
-Jocelyn!-
-Mamma?- domandò stupita, e in quel momento li vide, gli Shadowhunters erano venuti per lei, per Jonathan, li avrebbero separati.
Ancora.
-Jonathan!- urlò, cercando di avvicinarsi a lui ma Jace gli bloccò il passaggio.
-Fammi passare!-
-Adesso basta Clary, ho sopportato di tutto in queste settimane, tutto quello che Jonathan voleva, ma tu non sei così ed io non intendo fare finta di niente, adesso torniamo a casa.-
-Lei è a casa.-
-Se vuoi combattere per lei, per me va bene, tu credi di amarla, ma è tua sorella, non puoi amarla.-
-Tu chi saresti per proibirmelo?-
-Quello che la ama veramente.-
Jace estrasse la spada Angelica e si preparò al combattimento, stranamente non percepì l’ansia né la paura.
Stava lottando per la ragazza che amava, Valentine gli aveva insegnato che amare voleva dire distruggere e che essere amati invece, significava essere distrutti, ma adesso non si sentiva più in quel modo.
Clarissa aveva colmato quel vuoto nel suo cuore e non l’avrebbe persa.
 
-Izzy datti una mossa!!-
-Arriviamo.-
 
Jace parò il primo colpo, senza problemi, Jonathan stava stringendo la coppa con la mano libera ma aveva notato la sua disattenzione, stava guardando Clary con la coda dell’occhio intenta ad allontanare alcuni del Conclave.
-Lasciala libera, lasciare fare le sue scelte, è sotto il tuo controllo lo sai.- lo spinse via e attaccò, prima con un colpo sulla sinistra e cercò di far leva sulla sua guardia ma senza riuscirci.
-Jocelyn me l’ha portata via una volta, Valentine una seconda, non lascerò che succeda ancora.- sibilò a denti stretti.
 
“Nonostante tutto ammiri la sua tenacia.”
Se avessi sofferto quanto lui, forse potrei avere anche pietà.
 
-Allora dovrò fermarti.-
Non ci aveva pensato più di tanto, lo attaccò senza esitazione, sapeva che per via della battaglia avrebbe dovuto prendere tempo per far arrivare Isabelle e gli altri, senza rendersene conto superarono Clary ma ciò che lo fece bloccare in difesa fu la tenuta di Jonathan, improvvisamente macchiata di sangue.
Vide anche lui il sangue, avvicinò le dita e lo sfiorò, e solo in quel momento la rabbia fece capolino nei suoi occhi, indurendo ancora di più i lineamenti del viso, si voltò lasciandolo lì come se non fosse mai esistito e si scagliò contro lo Shadowhunters che aveva ferito Clary.
-Non la devi toccare!-
Jace osservò sconvolto, stava lottando meglio di prima, come se per tutto quel tempo si fosse solo contenuto, come se non l’avesse neanche considerato un avversario degno della sua forza.
-JACE!-
Isabelle apparve accanto a lei, vide Simon poco più indietro e Alec coprire Magnus, erano arrivati.
-Tieni Gloriosa.-
-Una spada?-
-Colpisci Clary, annullerai il legame.-
-Cosa?! Voi siete pazzi, io non voglio ucciderla.-
-Non morirà, però devi farlo Jace, questa spada viene direttamente dal Paradiso, sarebbe lungo e inopportuno da spiegare ora, ma fallo.-
Simon lo stava guardando e solo in quel momento lui si convinse, aveva visto il ragazzo farsi trasformare in vampiro per stare con la sua amica, anche in quella vita, non l’avrebbe mai rischiata senza un valido motivo.
Approfittò del momento, Jonathan stava ancora lottando ma ormai il tempo stava per scadere, Clary stava osservando la scena, mordendosi il labbro senza mai distogliere gli occhi dal fratello, non lo vide neanche arrivare.
-Ti amo Clary, e lo sai che non ho mai amato nessun’altra, ma lo devo fare, per te.-
La guardò, non si sarebbe mai perdonato se non lo avesse fatto e la colpì al petto, lasciò andare la spada e solo in quel momento il suo sguardo si posò su di lui.
In lontananza l’urlò di Jonathan lo fece voltare, il legame era stato infranto.
Lo vide avvicinarsi, velocemente, la Coppa Infernale ancora stretta tra le sue mani, e sfiorò i capelli della sorella, con devozione.
-Ti riporterò da me, Clarissa.-
Lo vide sparire in pochi secondi, come se tutto quello non fosse mai successo e solo in quel momento posò il suo sguardo di nuovo su di lei.
Stava bruciando.
-Jace…-
La voce di Isabelle non lo sfiorò nemmeno, provò ad avvicinarsi a Clary ma quel fuoco dorato glielo impedì, aveva gli occhi chiusi e la schiena totalmente curvata, ma nonostante la posizione vide i muscoli delle gambe tesi, contratti per lo sforzo di sostenere il corpo che stava cedendo, l’unica cosa che lo sorprese fu l’assenza di rumore.
Non urlò.
Gloriosa si stava sciogliendo, annerendo il terreno sotto di lei, gocce liquide color oro erano tutto ciò che restava della spada, ma Clary ancora non si muoveva, e come la spada anche la sua ferita iniziò a gocciale, ma il sangue non era più rosso ma dello stesso colore del Paradiso.
Oro.
Lei cadde di fianco senza fiatare, immobile tra i detriti e il terreno carbonizzato, uno squarcio aperto in mezzo al petto ancora sanguinante.
-Clary…-
-Avrebbe dovuto funzionare.- sussurrò Isabelle.
Jace percepì il pianto di Jocelyn poco distante da lui ma non si arrese, non era morta, ne era certo.
-Non è morta.- disse, avvicinandosi per scostarle i capelli dalla faccia.
-Come fai a saperlo?-
-Jonathan ci avrebbe uccisi tutti se fosse morta. Clary apri gli occhi ti prego, fallo per me.-
Fu un movimento fugace eppure lo percepì, allungò la mano e incontrò la sua.
Era viva.

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Capitolo 25
*** Who am I? ***


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Who am I?
 
Clary aprì gli occhi e per un momento la luce fu anche troppo accecante, li richiuse e riprovò più lentamente.
Stentava ancora a mettere a fuoco ma riconobbe i colori dell’Istituto, era tornata.
Appoggiò una mano sul materasso e fece leva per mettersi seduta, le doleva la testa e il corpo le faceva male; vide la garza sporca di sangue e la sfiorò con le dita.
Solo in quel momento ricordò.
 
-Jonathan.-
Lui era vivo e lei lo aveva assecondato per tutto il tempo.
-Cos’ho fatto…-
Si passò una mano tra i capelli, cercando di placare i ricordi che per tutto quel tempo aveva represso, cercando di metterli in ordine ma soprattutto provò a calmarsi, e a cancellare l’immagine di suo fratello, ma lui era sempre lì.
Lì che l’aiutava ad alzarsi durante un allenamento, che le indicava cosa leggere per migliorare le sue rune, lì che diceva cosa avrebbe fatto e lì che la baciava.
Si portò le mani vicinò alla bocca, le sfiorò e le allontanò con disgusto, con quelle stesse labbra aveva baciato Jace, aveva permesso a Jace di restare, di metterlo in pericolo.
-Clarissa.-
Il suo nome esteso le fece venire un brivido lungo la schiena, lui, e solo lui la chiamava in quel modo ed ebbe paura che fosse tornato.
 
“Tornerò a prenderti, Clarissa.”
 
E lo avrebbe fatto, sarebbe tornato per lei, anche se si fosse trovato all’inferno, Jonathan Cristopher Morgenstern sarebbe andato a prenderla.
-Clary?-
Girò lo sguardo e il viso di sua madre si rilassò, ma nonostante tutto niente per lei era cambiato, rimaneva sempre la donna che le aveva mentito, sempre la donna che l’aveva separata da suo fratello.
-Sei sveglia, i Fratelli Silente non sapevano quando sarebbe successo, per via di… Insomma.-
-Jace.- sussurrò.
Si accorse in quel momento del dolore alle corde vocali e si passò una mano sulla gola, lentamente.
-Voglio vedere Jace.-
-Prima devono dirti una cosa.- sua madre si scostò e fece passare uno dei Fratelli Silente.
Si mise dritta e per la prima volta capì quanta influenza avesse avuto suo fratello su di lei, era diventata fiera, temeraria, era una Morgenstern, non aveva più niente dei Farchild, era Clarissa Adele Morgenstern, figlia della Stella del Mattino.
 
*
 
Osservò il cielo di New York dal suo letto, l’avevano trattenuta per ore, le avevano raccontato la verità.
Quella verità che aveva percepito non appena aperto gli occhi.
 
Il Fuoco Celeste…
 
-Clary!-
La sua voce la riportò al presente e vide Jace farsi avanti, sorrise, era lei e lui non l’aveva lasciata andare neanche per un secondo, aveva lottato e aveva perso, ma era rimasto al suo fianco, anche con Jonathan.
-Ti amo.- sussurrò, asciugandosi le lacrime.
Glielo aveva già detto eppure adesso sapeva di essere lei, padrona del suo corpo e del suo destino, tutto era diverso.
-Anche io ti amo, piccola.- avvicinò la mano al suo viso ma lei si allontanò, lentamente.
-Perché?-
-Non te l’hanno detto?- chiese, guardandolo, nonostante le lacrime gli impedissero di vederlo bene.
-No, cosa?-
-I Fratelli Silente credono che dentro di me ci sia il Fuoco Celeste… Quando mi hai colpito con Gloriosa, il suo potere si è riversato dentro di me. È il fuoco del Paradiso.-
-Non voglio ricordare, ho bisogno di dimenticare quel momento.- disse lui, sedendosi vicino al letto.
-Non puoi farlo, Jace. Mi hai salvato la vita.-
-Ti ho ferita Clary.-
-Non capisci…- chiuse gli occhi e cercò di respirare, da quando si era svegliata il mondo non sembrava più lo stesso, lei era diversa.
 
“Però sai chi sei.”
Lo so, ormai so chi sono.
 
-Quando sono scappata via con Jonathan non ero io Jace, e lo avete scoperto anche voi… Ciò che voglio dirti, anche se non ero io a parlare, io a risponderti, a ridere delle tue batture, io ero lì dentro, una parte di me cercava di sopravvivere, così piccola, così impotente di fronte a Jonathan e al suo potere… Eppure tu sei riuscito a liberare quella parte di me, se tu non mi avessi colpito con Gloriosa io sarei morta, o peggio, sarei ancora con lui.-
-Ti sei fatta un’altra idea di tuo fratello?-
-Lui… Lui è un mostro, lui è il mostro che Valentine ha creato con l’odio e la magia, ma è mio fratello.- allungò il polso e gli fece vedere il bracciale.
 
-“Se non posso muovere i Celesti, muoverò gli Inferi.” Cosa vuol dire?-
-Sta arrivando, Jace. Arriverà e ci distruggerà, se noi, se io non lo salvo prima.-
-Non puoi salvare un’anima così nera, Clary.-
-Posso invece, perché io e lui abbiamo la stessa anima e tu hai salvato la mia.- ammise, si sporse e lo baciò delicatamente, ma percepì subito una scossa e si allontanò.
-Cosa succede se…?-
-Ti tocco? Io… Temo che potrei bruciarti.- allontanò le mani da lui e le sistemò sul grembo.
-I Fratelli Silente hanno qualche idea, a tal proposito?-
-Ci stanno lavorando, ma non so proprio come potranno aiutarmi.-
Jace nonostante tutto le sfiorò una ciocca di capelli e lei si voltò a guardarlo.
-Ho parlato con Imogen, ieri… Mentre aspettavo che tu ti svegliassi.-
-Tua nonna? Maryse gliel’ha detto?-
-Sì, ha… Raccontato tutto a Concilio… Alec e Isabelle sono arrabbiati con lei.-
-Non devono, sono stata io a modificare il cerchio, sono stata io a renderti il padrone di Raziel, non lei.-
-Sei stata tu che ci hai salvato dal Valentine, non dimenticarlo, e per quanto riguarda mia nonna mi ha dato delle lettere, degli oggetti… Erano di mio padre.-
-Come ti senti?-
-Io?... Forse non voglio sapere, ho pensato di avere così tanti padri nella mia vita ma mai nessuno è stato quello giusto, quelle lettere non renderanno quell’uomo mio padre, né me un Herondale.-
-Cosa ti rendono allora?-
-Soltanto Jace, e tu adesso che ti sei ripresa, hai capito chi sei?-
-Sì… Sono una Morgenstern e sarò io a fermare mio fratello.- disse, osservandolo decisa.
 
***
 
Clary camminò lentamente per i corridoi dell’Istituto, con Jace al suo fianco, non ricordava bene quel posto, come se la sua vita passata fosse stata capovoltata e sistemata al contrario, aveva dei ricordi, certo, sbiaditi, confusi e tutto quello non l’aiutava.
Jonathan aveva portato ancora più confusione nella sua vita ma aveva portato, anche, altro: il ricordo di una famiglia.
Il sentimento che dovrebbe legare i fratelli, l’onore, il valore e la lealtà.
Sfiorò la sua runa dietro l’orecchio, percepì i suoi contorni e per la seconda volta seppe che non era più sbiadita, lui era vivo, così come il loro legame, forse non era stata la scelta migliore della sua vita, il suo parabatai era suo fratello, sì, ma era anche il loro nemico, e lei lo avrebbe dovuto fermare.
Si avvicinarono alla Biblioteca, sentì le voci di tutti gli altri, era la prima volta che la lasciavano uscire da quando era tornata, una settimana prima, anche se adesso non le era sembrata una buona idea.
-Forse io non dovrei…-
-Andiamo, non fare la codarda, o dovrai farti una runa.-
Jace aprì la porta e improvvisamente il rumore svanì, tutti la stavano osservando; Clary si strinse le braccia intorno al petto, per difendersi e per non ferire nessuno.
Trovò Maryse e Robert Lightwood, Alec e Isabelle poco lontani, sua madre che non aveva mai lasciato l’Istituto da quel giorno.
-Sembri più informa.- asserì Robert, guardandola.
-Cerco di non bruciare nessuno, in verità.- fece un passo avanti e si ritrovò in mezzo a loro, come se fosse sotto processo, ancora.
-Credimi è così bello vederti fuori da quel letto, adesso che tutto è finito…-
-Finito?!- Clary si voltò verso sua madre e la guardò truce, -Finito? Niente è finito, è appena iniziato. Lui è là fuori e tornerà.-
-Lo sappiamo, Clary, ma adesso cosa possiamo fare?- Maryse per la prima volta le parve stanca e afflitta, anche lei aveva visto con i suoi occhi il combattimento eppure non stava muovendo un dito per fermarlo.
-Aspettiamo, Clarissa.-
-Non chiamatemi in quel modo.- strinse i pugni, troppo forte, -Ve ne prego.- sussurrò subito dopo.
Le faceva male tutto quel ricordare, le faceva male al cuore sapere che ancora una volta aveva perso suo fratello e che ancora una volta c’era una taglia sulla sua testa, non avrebbe retto tutto quel peso sulle sue spalle.
Già una volta li aveva abbandonati, cosa sarebbe successo se lui fosse tornato? Chi avrebbe scelto?
 
Nessuno, perché io lo salverò.
 
-Clary devi capire che lui non è chi credi tu, lui non è il Jonathan che io volevo, che aspettavo, lui è un Demone, lo ha creato Valentine e noi dobbiamo combatterlo, lo dobbiamo fare, lo capisci?-
-Certo che lo capisco!- sbottò contro sua madre, -Cosa credi, che solo perché ero diventata una marionetta tra le sue mani non sarei riuscita ad arrivarci? So cos’ha fatto e sono stata io a uccidere il Demone che possedeva l’Adamas, sono stata io ad accompagnarlo per tutto il suo viaggio e sono stata io a lasciarlo andare ancora una volta!!
Se lo fermeremo, sarà fatto a modo mio, tu non lo conosci neanche.-
-Clarissa, lui deve essere fermato, con qualsiasi mezzo.- sibilò sua madre, il viso contratto dalla rabbia.
-Uccideresti tuo figlio? Mio fratello?- sussurrò, avvicinandosi.
Le prudevano le mani, il Fuoco Celeste la stava animando, eccessivamente e sapeva che così facendo non sarebbe riuscita a contenerlo.
-Se fosse necessario, sì.-
-Lo troverò prima io, e se quel giorno dovesse venire perderai anche me.- rispose, tranquillamente.
Si voltò e dopo aver guardato velocemente Jace uscì di corsa, nessuno l’avrebbe capita.
Come avrebbero potuto? Loro avevano visto il mostro, avevano conosciuto l’aguzzino, il predatore, il nemico, lei aveva visto l’altro volto di Jonathan.
Il volto che lui le aveva mostrato la prima volta che era arrivata a Idris, il volto di un fratello che l’aveva aspettata per tutta la vita, il volto di chi avrebbe lottato per lei.
Percepì le lacrime scenderle lungo il viso, ma non ci badò, si lasciò alle spalle le porte dell’Istituto e corse via, lontano da loro, lontano dal quel destino che stava cercando di cambiare in tutti i modi.
Li avrebbe fermati, tutti, lo avrebbe salvato, poteva farlo, voleva farlo, ormai non avrebbe gettato la spugna per nessuna ragione al mondo.
Si fermò, vicino al ciglio della strada ed osservò il suo bracciale, sapeva cosa significava.
 
“Sta arrivando.”
Bene, perché sto arrivando anch’io.
 
 


∞Angolo Autrice: Buongiorno a tutti, ^^
Il capitolo lo avevo sistemato ieri sera ma ho preferito aggiungerlo oggi, ero troppo stanca e bè diciamo che non ne avevo proprio le forze XD
Veniamo a noi!! 
Allora è un capitolo essenzialmente di pasaggio, perchè da questo momento in poi racconteremo altri fatti, altre avventure che potranno o meno coincidere con Città dl Fuoco Celeste, intanto 
sappiamo che Clary è viva, ed è lei ad avere il Fuoco Celeste, lei che non vuole uccidere Jonathan.
Cosa pensate di questa sua scelta? Può veramente redimere il fratello o si sacrficherà inutilmente per la causa? E sua madre riuscirà a capire i suoi sentimenti?
Bè... Se avete domande o se volete semplicemente lasciarmi qualche commento sarò felicissma di rispondere !!
La prossima settimana il capitolo arriverà dopo venerdi, mi scuso già da ora ma non avrò molte possibilità di scrivere :D
XOXO


 

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Capitolo 26
*** Decisions ***


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Decisions
 
-Hai deciso cosa fare?-
-Sì.-
-Vuoi rendermi partecipe di questo piano?-
-Sì.-
-Sono dalla tua parte Clary, lo sono sempre stato e mi andrà bene qualsiasi cosa tu abbia deciso di fare.-
-Voglio salvare mio fratello. Voglio salvare l’anima di mio fratello non quella di Jonathan, dimmi che vedi la differenza.- sussurrò, guardandolo.
-La vedo la differenza. L’ho vista per tutta la permanenza in quella casa, non era il demone a volerti bene ma era lui, l’ho capito da ogni abbraccio, da ogni sguardo, da ogni tocco.-
-Mi dispiace che tu abbia dovuto sopportare questo per me, mi dispiace di essere stata così debole da averci messo molto ma non dipendeva da me.-
-Non sono arrabbiato con te per quello, io non voglio che tu ti faccia male.-
-Eppure il mio piano sarà pericoloso.-
-Non sarai sola, te lo prometto.-
Clary allungò una mano per sfiorare il suo viso, amava Jace soprattutto per la sua capacità di comprensione, lo amava perché erano così simili eppure pensavano in modo totalmente diverso, lo amava perché era capace di capirla anche con uno sguardo.
Lentamente abbassò la mano, percependo il Fuoco Celeste pulsarle nelle vene e scendere verso le dita.
-Non voglio farti del male.-
-Lo so, vorrei non avertene fatto io a te.-
-Mi hai salvata da me stessa.-
-Forse.-
-Jocelyn non dovrà sapere del nostro piano.- disse decisa, -Lei non vede le cose allo stesso modo, non potrà mai farlo ma io ho visto oltre il demone, sono l’unica che può salvarlo.-
-Non dirò niente, ma ad Alec e Iz…-
-Ci aspettano alla serra, andremo lì a parlare.-
-Li avevi già coinvolti?-
-Anche loro sono la mia famiglia, hanno combattuto per me. Quindi devono sapere.-
-Andiamo?-
-Sì.-
 
Clary si alzò dal letto e lo seguì fuori dalla porta, impiegarono poco tempo per arrivare alla serra, e li trovarono tutti lì.
Alec e Magnus, Izzy e Simon, aspettavano lei, si stavano affidando a lei e lei non li avrebbe delusi.
Lo aveva fatto troppo spesso negli ultimi tempi e voleva che le cose cambiassero, non era più una ragazzina sprovveduta, era una Morgenstern ed una Shadowhunter.
-Grazie per essere venuti.- sussurrò, osservando i suoi amici.
-Siamo qui per te, quindi dicci pure Clary.- la incalzò Magnus, vivace.
-Credetemi è difficile iniziare questo tipo di discorso soprattutto perché mi rendo conto che voi non conoscete Jonathan come me, e che le mie parole vi potrebbero sembrare infondate.
Io però ho visto la differenza, Jonathan non è solo odio, non è solo un Demone, ma è molto di più, nessuno però può vederlo, perché nessuno è me…
Lui tiene particolarmente a me, e questo suo legame.- disse sfiorandosi la runa, -Lo condivido anche io, anche se quello che mi ha fatto non è perdonabile, so anche di cosa non è capace.-
-Clary vuoi bene a tuo fratello, il che è un po’ strano visto quello che fa in giro ma noi possiamo accettarlo.- disse Simon.
-Bene, perché io voglio salvarlo. Non permetterò al Conclave o a mia madre di fargli del male, solo io posso riuscirsi col vostro aiuto, mi aiuterete?-
-Sì Clary.- Alec si alzò in piedi e la guardò.
-Siamo con te, non solo per salvare il mondo da lui ma per riportarlo da te.- disse, guardando Jace.
-Grazie ragazzi, veramente. È difficile comprenderlo, lo posso capire, soprattutto perché lui sta… per attuare il suo piano.
Vuole creare i suoi Shadowhunters, e colpirà gli Istituti, colpirà Idris e io voglio agire prima che sia troppo tardi, voglio raggiungerlo.-
-Sai dove trovarlo?-
-No, a questo devo ancora pensare.- ammise, abbassando lo sguardo.
-Come credi di salvarlo?- le domandò Izzy.
-Credo che la risposta sia il Fuoco Celesto, devo solo capire come fare. Gloriosa vi è stata data per una ragione e sono più che sicura che non sia stato solo per spezzare il legame, credo che possa fare molto di più.-
-Mi sembra che dovremo fare delle ricerche.- suggerì Magnus.
-Credo anche io.-
 
-Eccovi!- Maryse, aprì la porta della serra e li vide voltarsi verso di lei.
-Cosa succede?-
-Dobbiamo andare via.-
-Perché?
-Jonathan sta attaccando gli Istituti, arriverà anche qui e noi non possiamo farci trovare qui.-
Il cuore di Clary mancò un battito, suo fratello stava attuando il suo piano, stava creando quei mostri per formare il suo esercito e sarebbe arrivato anche da lei, l’avrebbe ripresa con se a qualunque costo ed anche se lei voleva raggiungerlo, non era ancora il momento.
Non sapeva come affrontarlo, come salvarlo, sarebbe stata di nuovo una sua marionetta e non poteva permetterlo.
-Dove andiamo?-
-Ad Idris. Ora.- disse ferma.
I ragazzi si guardarono negli occhi e tutti uscirono dalla serra il più velocemente possibile, forse il suo piano si sarebbe realizzato prima del previsto.
Guardò il braccialetto che portava al polso e strinse il pugno.
 
Sto arrivando Jonathan ed io ti salverò.
 
***
 
Clary si sistemò lo zaino dietro le spalle e guardò Jace prendere le spade per il viaggio, osservò il suo armamentario e approvò la sua scelta, si guardò intorno e la sola presenza di sua madre la innervosì parecchio.
Le voleva bene e le avrebbe sempre voluto bene ma ancora non era riuscita a digerire tutto l’odio che lei provava per Jonathan, quella carenza materna che forse l’avrebbe aiutata a salvare il fratello.
-Dobbiamo andare.- urlò Maryse, incoraggiando tutti a muoversi.
-Magnus, apri il portale.-
Clary si trattenne nel far notare che anche lei era capace di poterlo fare e infatti Magnus le scoccò quell’adorabile occhiata di comprensione, nonostante tutto ancora non la credevano davvero uno Shadowhunter.
Nonostante tutto quello che aveva fatto, ancora non era degna di loro e solo in quel momento capì tutto il dolore che aveva provato suo fratello.
L’inadeguatezza, l’incomprensione di non essere considerati, di non essere apprezzati, come se una picca pendesse sempre sopra la propria testa, una picca pericolosamente appuntita.
Si sfiorò la runa del Parabatai con la mano destra, aveva odiato Valentine per essersi presa gioco di lei e per aver distrutto suo fratello, ma non avrebbe mai odiato Jonathan, era semplicemente un’altra pedina di quel gioco, una pedina che non aveva avuto la forza di combattere o semplicemente non aveva avuto le sue ragioni.
Ma adesso sapeva che era diverso, adesso che si erano ritrovati sapeva che anche lui avrebbe lottato, in fondo Jonathan l’amava e se aveva capito una cosa della sua parte demoniaca era che non poteva vivere senza di lei, non poteva neanche comprendere una vita senza di lei e per quanto questo l’avesse fatta infuriare, l’avesse inorridita e anche disgustata, una piccola parte del suo cuore concordava con quell’idea.
Neanche lei voleva vivere senza il fratello, senza quel fratello che non aveva ancora potuto conoscere veramente e se anche non l’amava come lui amava lei, lo avrebbe salvato a costo della sua stessa vita.
 
-Clary sei con noi?-
-Sì.- sussurrò, scacciando quei pensieri dalla sua testa.
Jonathan li occupava troppo e per troppo tempo, doveva imparare a stare più attenta o nel pensare a salvarlo si sarebbe fatta del male da sola.
-Andiamo.-
Jace le allungò una mano che lei sfiorò con la punta delle sue dita, non gli avrebbe fatto del male, lo amava troppo anche solo per rischiare che potesse soffrire.
Abbozzò un sorriso, il Fuoco Celeste era la chiave, doveva solo capire come usarlo nel migliore dei modi.
Un rumore improvviso però la fece voltare verso la finestra della Biblioteca, e come lei i pochi rimasti tra cui Alec, Jace e Iz si voltarono a guardare e per una sola volta ringraziò il cielo che sua madre non fosse tra quelli.
Jonathan apparve dal nulla come se fosse la cosa più naturale del mondo e quel suo cipiglio arrabbiato la fece sorridere, sarebbe sempre corso da lei, anche in capo al mondo l’avrebbe trovata.
-Clarissa volevi andare via senza salutarmi?-
-Sai com’è la fretta…- rispose, facendo un passo avanti.
-Clary aspetta.- le sussurrò Alec.
I ragazzi erano in posizione e Magnus li stava guardando con attenzione, avrebbe chiuso il portale in qualsiasi momento pur di evitare che lo seguissero.
-Immagino che ti siano arrivate certe voci, ma non avrei mai attacco New York.-
-Eppure sei qui.- gli fece notare Izzy.
-Già è vero, ma volevo darti un regalo prima di salutarti.-
-Un regalo?- domandò stupita.
Jonathan estrasse dalla sua cintura un oggetto che aveva la forma di una spada e glielo lanciò, Clary lo prese al volo, e nel farlo usò la mano in cui indossava il suo bracciale.
-Ti dona molto sorella.-
-Sapevo che saresti arrivato.-
E stava dicendo la verità, aveva sottovalutato il legame parabatai per troppo tempo, ma adesso aveva capito come funzionava, non voleva dire combattere le sue battaglie, ma sentire, provare quello che lui stava provando, capirlo come nessuno lo avrebbe capito.
-Volevo che tu lo sapessi.-
-Dobbiamo andare.-
La voce di Jace la riportò al presente, alla realtà, e si strinse il regalo del fratello al petto, e fece un passo indietro.
-Ci rivedremo Clarissa, non sono ancora pronto a lasciarti andare.-
-Perché non provi a prenderla ora?!-
-Isabelle sono un uomo paziente, e tutto verrà fatto al momento giusto.- gli rispose, scoccandole uno sguardo con quegli occhi neri che l’avevano sempre caratterizzato.
-A presto Clarissa, e sai che sto dicendo la verità.-
-Lo so, Jonathan.- fece un altro passo indietro e lentamente fece cadere la carta che avvolgeva la spada.
-Si chiama Eosforos.- le urlò per farsi sentire per via del rumore del portale poco distante da lei, -Ed io possiedo la sua gemella, Fosforos.- disse, estraendo il suo spadone da dietro la schiena.
 
Jace le prese la mano e la trascinò sempre più vicino, quando percepì il portale alle sue spalle si fermò e guardò Jonathan fermo in mezzo alla sala della Biblioteca, le mani strette intorno all’elsa di Fosforos e lo sguardo incentrato su di lei, dentro di lei.
Come se volesse leggerle dentro.
-Erchomai.- sussurrò guardandolo negli occhi, lo vide alzare il sopracciglio destro e sorridere, quel sorriso che l’aveva conquistata.
-Erchomai.- gli sentì dire prima che il portale si chiudesse alle sue spalle e la portasse lontano da lui, lontano dal suo piano, lontano dalla sua anima.
Anche se adesso aveva una sola certezza, anche lui sapeva che stava arrivando e voleva che andasse e lei non lo avrebbe deluso.
Avrebbe salvato suo fratello, strinse la spada tra le mani e forse aveva capito anche come fare.


∞Angolo Autrice: Piccolo tentativo di mettere il punto a questa storia.
Immagino che sia difficile seguirla per chi la vede per la prima volta, o magari ritrovare voi lettori che ci avevate creduto ... Però quando l'ispirazione arriva preferisco buttarmi e vedere cosa ne esce ^^
Insomma, spero davvero di aggiornare il prima possibile, voglio poter dare un degno finale alla storia, forse non riuscirò a ricalcare e a perseguire l'idea di partenza ma la speranza è l'ultima a morire :D
Thanks at all !!
Giuls17
 

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Capitolo 27
*** Erchomai ***


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Erchomai
 
Nella sua breve vita aveva dato per scontato che l’amore di sua madre fosse l’unica forma di amore che avrebbe mai conosciuto.
Si era stretta a lei e a Simon in quella che aveva sempre considerato la sua vita e se quel giorno Valentine non fosse spuntato dal nulla, ci avrebbe anche potuto credere, ci avrebbe costruito tutta la sua esistenza.
Solo che suo padre aveva pianificato in modo così diverso la sua stessa vita che alla fine ne era stata stravolta e a distanza di mesi, sapeva che non lo avrebbe mai rimpianto.
 
Clary Fray si era accontenta per lungo tempo, aveva deciso di seguire la corrente e di non correre rischi ma Clarissa Morgenstern era fatta di tutt’altra pasta: era coraggiosa, leale, instancabile, decisa ed era la figlia della Stella del Mattino, la più luminosa di tutte, la più crudele di tutte, la più agguerrita.
Forse suo padre non l’avrebbe amata abbastanza, non l’avrebbe amata neanche fra tutta una vita ma suo fratello sì.
Jonathan l’amava e anche se non nel mondo in cui un fratello amava la sorella, l’amava così tanto che per lei avrebbe smosso tutto l’Inferno e l’avrebbe anche portato sulla terra.
Per lei avrebbe smosso anche il Paradiso se avesse potuto.
E sapeva per certo che ci sarebbe riuscito in un modo o nell’altro.
Quello che però aveva imparato nel corso di quei mesi le aveva fatto capire che non si sarebbe arresa; come suo fratello aveva un obiettivo e lo avrebbe portato a termine in un modo o nell’altro.
Lo avrebbe salvato a qualsiasi costo.
Jonathan era una macchina da guerra, un demone ma il suo cuore le apparteneva, ed in fondo quell’amore che lui aveva condiviso con lei, quell’amore malato, insano, poteva essere la sua salvezza.
Lei poteva salvarlo.
Non avrebbe permesso che lo trascinasse negli Inferi, non avrebbe permesso che le scelte del padre ricadessero su di lui, ancora.
 
Clarissa Morgenstern sapeva che sarebbe stato difficile riuscire in quella missione, ma sapeva anche che Jace sarebbe stato accanto a lei, per tutto il tempo necessario.
Per tutta la vita, se gli Angeli glielo avessero concesso.
E se da quei mesi aveva imparato anche qualcosa altro lo doveva a Jace. La sua tenacia, la sua forza, la sua determinazione, la sua dedizione, l’avevano perseguitata notte e giorno, l’avevano convinta a credere che un mondo migliore esistesse e che lei ne avrebbe fatto parte, nonostante i suoi peccati.
Le aveva dato la possibilità di scegliere e lo avrebbe sempre scelto, fino alla fine dei suoi giorni.
In cuor suo sapeva però che senza Jace non sarebbe riuscita a concludere quella missione, senza il suo aiuto e senza il suo amore sarebbe rimasta sola e ne aveva un disperato bisogno, perché amare non voleva dire distruggere ed essere amati non voleva dire essere distrutti.
E loro lo avevano capito bene.
Lo avevano capito assieme.
Ed assieme sarebbero riusciti a riportare Jonathan dalla parte dei buoni.
 
-Non mi stanca mai questo spettacolo.- commentò Isabelle, alzando lo sguardo verso le Torri Antidemoni.
-La vista è sicuramente meravigliosa.- le fece eco Clary e cercò di scacciare i ricordi passati, le settimane trascorse in quella casa in mezzo al nulla con Jonathan e suo padre, doveva rimanere concentrata.
-Quanto tempo abbiamo prima che Jonathan ci attacchi con la sua armata?- domandò Alec.
-Non lo so, non ho idea di come farà ad entrare nuovamente ad Idris né se lo farà, ma dobbiamo fermarlo prima che tutto questo succeda.
Devo arrivare a lui prima che attacchi.-
-Per poi fare cosa?- domandò Magnus, -Come intendi fermarlo?-
 
-Voglio usare questa.- disse, mostrando la sua spada, l’ultimo regalo del fratello. Eosforos era l’arma più bella che avesse visto, sembrava fatta apposta per lei, peso, dimensioni, forma, era l’arma perfetta per Clarissa Morgenstern e lei l’avrebbe utilizzata a qualunque costo.
-Ma come?-
-Al momento giusto.- rispose, conservandola al suo posto.
Osservò Jace accanto a lei e lo vide annuire, dovevano muoversi in fretta, prima che la madre e gli altri li fermassero.
-Stasera firmeranno gli Accordi, ma dobbiamo andare via ora. Dobbiamo raggiungere un posto, penso che ci possa aiutare a farci trovare da Jonathan.- sussurrò, ai ragazzi.
-Quale posto?- chiese Izzy.
-La casa di Valentine, ci presenteremo lì.-
-Come farà a sapere che saremo lì? Cosa lo spingerà a venire da noi e non qui, a distruggere tutto?-
-Lasciate fare a me. Se saremo fortunati, andremo noi da lui.-
 
Clary osservò i suoi amici e sperò che si convincessero con le sue parole, in quei mesi aveva imparato così tanto su Jonathan che adesso e solo adesso sarebbe stata in grado di contrastarlo, in grado di salvarlo.
Non avrebbe mai dimenticato i suoi insegnamenti, le sue parole, la paura di perderla, l’amore che aveva letto così tante volte nei suoi occhi ma sapeva bene che suo fratello quello vero, quello da cui provenivano quei sentimenti era sepolto sotto quell’anima nera e solo lei sarebbe riuscito a salvarlo.
Non lo avrebbe abbandonato una seconda volta.
Non era sua madre.
Non avrebbe commesso lo stesso errore.
 
-Dividiamoci.- suggerì Jace, -Vi do le coordinate, così desteremo meno nell’occhio ed il Conclave non dovrà preoccuparsi di noi.-
-Ci vediamo ai confini.- concordò Alec, guardando Magnus e dando le spalle agli altri per poi allontanarsi.
-Andiamo.- Simon e Izzy seguirono il suo esempio e si allontanarono in silenzio.
-Clary.- la chiamò Jace.
-Clary?- domandò sua madre avvicinandosi.
 
-Non posso parlare adesso, Jace e io dobbiamo passare da un fabbricante d’armi e…-
-La spada che porti alla cinta appartiene ai Morgenstern da generazioni, come quella che possiede tuo fratello: erano il tesoro di vostro padre.
Siete le Stelle del Mattino, i più fieri e i più coraggiosi di tutti gli Shadowhunters, ma anche i più difficili da domare, da controllare.
Non ho abbandonato tuo fratello perché sono una cattiva madre, l’ho abbandonato perché Valentine aveva ucciso il mio bambino e lo aveva fatto diventare un mostro.
Ho nascosto a te la verità perché meritavi di meglio e ne sono ancora convinta, quindi non andare.
Non andare da tuo fratello, lascia che se ne occupi chi ne ha l’autorità.-
Clary si morse il labbro e scosse leggermente la testa e guardò sua madre con luce diversa, almeno ci provò, perché glielo doveva nonostante tutto.
-Se tu fossi rimasta, se tu avessi speso una minima parte del tuo tempo, e gli avessi donato una minima parte del tuo cuore, lo avresti salvato tanto tempo fa.
Mamma non ti odio, ma non commetterò il tuo stesso errore, non lascerò che il Demone prevalga.
Tuo figlio è ancora là dentro, sommerso da tutto quell’odio, da quella rabbia e dal potere ed io l’ho visto, ha fatto cose imperdonabili ma non le ha commesse veramente lui.
Lasciamelo fare.
Lasciamelo salvare, perché io posso salvarlo.-
-Dove trovi questa fede? Come puoi fidarti di lui?-
-Io mi fido delle mie capacità.- le rispose, prima di voltarle le spalle e raggiungere Jace.
 
***
 
Simon ed Isabelle guardarono in alto nel cielo, Alec e Magnus stavano parlando poco lontani quando Jace e Clary li raggiunsero di corsa in quella radura che per lungo tempo era stata la sua casa.
Fece qualche passo avanti e senza aggiungere altro varcò quella soglia.
L’odore che percepì era lo stesso che aveva trovato la prima volta: sapeva di sangue, ma sapeva anche di Jonathan e di Valentine.
Sapeva di quelle verità che sua madre le aveva nascosto per lungo tempo, sapeva di allenamento, di sudore e di fatica, sapeva di Clarissa e non le dispiacque più di tanto.
Rovistò tra i fogli e i libri che si trovavano sul tavolo, fregandosene di distruggere o di creare ancora più confusione.
-Cosa stai cercando?- le chiese Jace, facendole luce.
-Aspetta.-
Scosse la testa per la frustrazione ed aprì la porta della loro camera, ricordò se stessa stesa su quel letto a leggere il Codice, suo fratello sempre pronto a darle una spiegazione.
Represse tutti quei sentimenti e si diresse verso il letto di Jonathan, e senza pensarci due volte levò le lenzuola, il cuscino tutto, stava cercando qualcosa di cui ricordava poco e niente.
-Cosa sta facendo?- domandò Simon.
-Forse è impazzita.- gli fece eco Magnus.
-Sta cercando qualcosa.- aggiunge Iz, -Ma cosa?-
-Una volta ho sentito parlare mio fratello, credevo che stesse parlando con Valentine ma ero crollata per via di un allenamento e non c’ho fatto molto caso, ma ricordo le sue parole: “Se qualsiasi cosa dovesse andare male, se riuscissero a fermarci, se fallissimo, questo assicurerà a me e a Clarissa una via di fuga.”
Credevo che Valentine gli avesse suggerito un piano alternativo ma ricordo anche che stava tenendo un oggetto, qualcosa di sottile, qualcosa di magico.-
-Un regalo della Regina Seelie?-
-Forse!- esclamò sorpresa, -Forse si è assicurato un passaggio, una via di fuga…-
-E forse quel passaggio ci porterà da lui.- concluse Simon.
-Esatto.-
-Pensi che sia ancora qui?-
-Lo spero, il posto sembra conciato allo stesso modo dell’ultima volta che sono stata qui, quindi credo che avremmo buone possibilità.-
-Diamoci da fare.- Alec, entrò nella stanza e l’aiutò nella sua ricerca senza aggiungere altro.
-Magnus cosa dovremmo cercare secondo te?- chiese Izzy, rivolgendosi allo stregone.
-Si solito gli oggetti del popolo fatato sono cose insolite, come il campanello, sono oggetti su cui non scommetteresti niente e che per tale motivo il più delle volte sono difficili da trovare.
La Regina preferisce evitare che altri si impossessino dei suoi doni.-
-Ma conoscendo Jonathan, Clary cosa suggerisci?-
 
La ragazza in questione però non stava prestando la giusta attenzione, catturata da un semplice oggetto che per lei significava molto: un pennello.
Si ricordava ancora quella volta in cui sua madre, molto tempo fa, le aveva comprato un nuovo set di pennelli, aveva avuto sette o forse otto anni, ma li adorava, erano del colore dell’arcobaleno, tutti diversi, ma il suo preferito era quello verde, non se ne separava mai.
Fino al giorno in cui lo aveva perso.
Aveva pianto così tanto che gli occhi le avevano fatto male per giorni ma come tutto a quell’età era stato dimenticato, adesso però era di nuovo tra le sue mani, e un pezzo del suo cuore si incrinò a quella consapevolezza: Jonathan aveva preso quel pennello tanti anni fa, o forse era stato Valentine, ma a prescindere da chi, lo aveva trovato tra i suoi cassetti accuratamente conservato ed ebbe la strana e insistente idea che fosse quello l’oggetto misterioso.
Suo fratello aveva custodito un pezzo del suo passato e ne aveva fatto uno strumento per la fuga in caso di pericolo, e per lei aveva perfettamente senso.
-Pensi che sia questo?-
-C’è solo un modo per scoprirlo.- disse rispondendo a Jace, si alzò, ed asciugandosi velocemente una lacrima solitaria, uscì dalla casa ed osservò la pianura davanti a se.
-Deve funzionare.- sussurrò, strinse tra le mani quel pennello e seppe di stringere una parte dell’anima di suo fratello.
Quando lo lasciò cadere un po’ più avanti dei suoi piedi, credette di avere sbagliato tutto e il silenzio del bosco non le rendeva più facile l’attesa, Jace posò una mano sulla sua spalla, anche se solo per qualche secondo, prima che il Fuoco Celeste lo consumasse ma per lei fu abbastanza, e quando il portale si aprì davanti a loro, lo guardò estasiato.
Avevano trovato la via d’uscita.
Aveva trovato Jonathan.
-Clary ci sei riuscita!- esclamò Simon.
-Andiamo, non abbiamo tempo da perdere.-
-Ancora sicura di riuscirci, biscottino?-
-Sempre più convinta, Magnus.- dichiarò, facendo il primo passo verso suo fratello stretta nella morsa protettiva di Jace e dei suoi amici.
 
***
 
Lo spettacolo che si aprì davanti ai suoi occhi non assomigliava a nessun posto che avesse mai visto, anzi le diede la sensazione di osservare un mondo fatto di distruzione, di rancore, di morte.
Un brivido le attraverso la schiena, e in cuor suo seppe che quel mondo era solo una proiezione dell’anima nera di suo fratello, quell’anima che lei avrebbe salvato.
Osservò il palazzo stagliarsi davanti a lei, immerso in quella malvagità e in quell’oscurità e si preparò ad affrontare la sua battaglia finale.
S’incamminarono in silenzio, e riuscì a percepire come tutti fossero pronti per un eventuale attacco, pronti a sconfiggere qualsiasi demone si frapponesse tra loro e il palazzo.
Quel posto sembrava essere una rappresentazione di cosa fossero ora i Morgenstern: nulla se non polvere, macerie e distruzione.
Clary immaginò quel posto pieno di luce, pieno di colori e immaginò se stessa mentre lo disegnava, pieno di vita, un po’ come le Stelle del Mattino ma sapeva altrettanto bene che la loro stella sarebbe risultata davvero luminosa solo con la caduta e quel pianeta ne era una chiara dimostrazione.
Un rumore lontano la fece bloccare e senza pensarci due volte brandì una spada angelica tra le mani, osservò tutti i suoi amici dotarsi di armi e prepararsi, magari chiunque li avrebbe attaccati si sarebbe fatto da parte una volta visto lei ma dovette ammettere a se stessa che il suo desiderio non era stato realizzato.
Alcuni guerrieri di Jonathan li accerchiarono velocemente ed immaginò che il fratello non la stesse aspettando, sapeva perfettamente che l’idea di vederla ferita l’avrebbe distrutto ma strinse i pugni, non sarebbe morta prima di salvarlo.
-Clary cerca di aprirti un varco.- le urlò Alec, -Noi ti copriamo le spalle.-
-Biscottino, veloce.- la incoraggiò Magnus.
Allora Clary invece di richiamare l’anima della spada, prese il suo stilo, velocemente com’era diventata nel corso dei mesi disegno una runa diversa dalle altre sulla mano e quando alcuni Ottenebrati provarono a colpirla finirono lontano da lei, scaraventati via come se fossero niente.
-Più efficace di così non si può.- commentò tra se e se.
-Ithuriel.- sussurrò animando la spada, come tributo a quell’angelo che le aveva donato quello straordinario potere.
Jace parò un colpo davanti a lei e solo in quel momento si fece avanti, parò e schivò e trafisse senza pensarci, doveva arrivare da suo fratello prima che quei pazzi del suo esercito, del loro esercito, arrivassero ad Alicante assieme ai Demoni.
Doveva fermare quella guerra prima ancora che iniziasse.
 
Del resto tutto è iniziato con Valentine e i suoi esperimenti.
“Tutto è iniziato con i Morgenstern e con noi finirà.”
 
Si lanciò a terra e percepì la roccia graffiarle le mani e le ginocchia, alzò la mano destra in tempo e fermò l’assalto del nemico.
Si alzò senza alcuna esitazione e con tutta la sua forza lo spinse via, non voleva uccidere persone che avrebbe potuto salvare ma quell’attimo di esitazione la distrasse abbastanza da essere ferita alla schiena da un altro Ottenebrato.
Non urlò, non gridò, era diventata brava a gestire il dolore e la paura in battaglia. Jonathan era stato un bravo insegnante ma ciò nonostante non riuscì a bloccare la sua spada e trafisse l’uomo che aveva davanti.
Forse non sarebbe riuscita a salvarli tutti.
In quell’attimo di consapevolezza iniziò a correre verso il palazzo mentre una morsa di rimpianto le trafisse il petto, stava lasciando i suoi amici a combattere, senza di lei, quando loro erano lì per lei, per sostenerla in quella missione, in quel salvataggio.
-Clary non ti fermare!- Isabelle urlò quando vide la sua esitazione.
Simon con la velocità di un vampiro la raggiunse, le pose le mani sulle spalle e strinse forte.
-Trova tuo fratello e fa quello per cui siamo venuti, salva tuo fratello. Non possiamo farlo né io né Jace né nessuno di loro ma solo tu, quindi vai, ti raggiungiamo tra cinque minuti.-
-Negli ultimi cinque minuti della mia vita sono stata fatta prigioniera da Lilith.-
-Sei più forte di prima Fray e non devo essere io a ricordartelo.-
-No, forse no ma è servito.- sussurrò, percependo la forza del suo amico e la forza di tutti gli altri.
Li guardò un’ultima volta e poi aprì il pesante portone del palazzo senza mai voltarsi indietro, avrebbe salvato anche loro.
 
Delle fiaccole illuminavo l’interno del palazzo e cercò di non farsi distrarre dalla sua magnificenza, da quella bellezza nascosto dal lato oscuro delle cose, dal lato che a suo fratello era sempre e tanto piaciuto.
Si avviò decisa per il corridoio principale, non aveva idea di dove l’avesse trovato ma sperava con tutta se stessa che la runa parabatai la portasse da lui, la portasse alla finte di tutto il suo dolore e allo scopo della sua vita.
Perché solo adesso aveva capito.
Era stata portata da Valentine nella vita di suo fratello non per assisterlo, non per aiutarlo in quella folle impresa contro il Conclave e il mondo ma per salvarlo.
Sua madre le aveva negato la verità per tutti quegli anni e suo padre l’aveva resa libera dalla sua prigione invisibile, donandole il dono più grande che quel tipo di genitore le avrebbe mai dato: la possibilità di fare la differenza; ed adesso avrebbe fatto la differenza, Valentine l’aveva addestrata per le ragioni sbagliate, per i motivi sbagliati e non l’aveva mai capito.
L’aveva resa solo più forte, più determinata a portare a termine il suo scopo.
A tutti i costi.
Percepì i suoi passi rimbombare per tutto il corridoio e per quelle pareti così alte che le avrebbe fatto male il collo ad osservarle ma non si fermò neanche a riprendere fiato e dopo aver svoltato a destra un ampio salone si aprì davanti a lei.
Osservò con attenzione due troni messi a poca distanza l’uno dall’altro, notò immediatamente le finestre alle loro spalle che davano all’esterno e la schiena di suo fratello contratta in una posa glaciale, piena di tensione e di rabbia.
 
Clarissa inghiottì il groppo e strinse la mano intorno ad Eosforos e fece un passo avanti e in quel momento Jonathan si girò per guardarla.
-Clarissa?- il suo tono meravigliato la colpì dritta al cuore ma s’impose di non fermarsi, nonostante il suo nome pronunciato da suo fratello le fece venire un brivido lungo la schiena e le fece ricordare la prima volta che si erano incontrati, fuori dalla casa di Valentine, lì dove suo fratello l’aveva amata già dal primo sguardo.
-Non mi aspettavi, fratello?- chiese, avvicinandosi.
-No, non credevo che saresti riuscita a trovarmi. Non credevo mi avresti cercato.-
-Il pennello è stato un grande indizio.- ammise, sorridendogli.
-Mi dispiace di avertelo portato via quella volta, mi ricordo di averti fatto piangere tanto per questo, ma volevo qualcosa che ti appartenesse, che mi ricordasse te, Valentine però non l’aveva vista allo stesso modo.-
-Ti ha punito per questo?- domandò, facendo un passo verso di lui.
-Sì, ma era mio padre e so che lo faceva per il mio bene.-
Clary osservò il viso del fratello e i suoi occhi neri persi in quel ricordo ed ancora una volta cercò di non perdere la concentrazione, poteva farcela nonostante l’odio che in quel momento le attraversava le vene al pensiero che i suoi genitori lo avessero abbandonato.
Entrambi.
 
Sono più simile a lui di quanto non abbia mai pensato.
 
-Jonathan no, quello non era per il tuo bene, era per i suoi scopi personali. Non era per te.-
-Cosa importa adesso?- le domandò, sfiorandole una guancia con la mano, -Qualsiasi cosa mi abbia fatto Valentine ormai è passata e mi ha reso quello che sono adesso.- concluse, guardandola come aveva sempre fatto.
-Non credevo che saresti arrivato fino in fondo.- sussurrò con un filo di voce.
-Ho sempre saputo che sarei arrivato alla fine ma l’unica incognita sei sempre stata tu.-
-Io?-
-Clarissa, secondo te perché ci sono due troni in questa sala?-
Lei lasciò vagare lo sguardo per qualche secondo su quelle sedie troppo grandi e si avvicinò nonostante tutto il corpo le urlasse di non farlo, vi passò sopra una mano e poi guardò suo fratello.
-Hai sempre sperato che mi unissi a te e governassi con te.- disse, semplicemente.
-Un uomo può sognare e sperare che la donna che ama lo seguirà fino in capo al mondo.-
Clary si morse il labbro ma non lasciò andare la spada, ancora stretta tra le sue mani.
 
-Credo che sia arrivato il momento della verità.- sussurrò cercando in se stessa la forza, cercando di non crollare e di non lasciarsi sopraffare dai sentimenti.
-Credo che tu sia stato la benedizione più grande che Valentine potesse darmi, un dono. Jonathan sei mio fratello e ti inseguire fino in capo al mondo, ed anche all’Inferno se fosse necessario, se fosse necessario per farti tornare da me, e ti amo ma non come tu ami me.
Lo sai.
Lo abbiamo sempre saputo ma questo non m’impedirà di fare quello che deve essere fatto.-
-Cosa deve essere fatto, Clarissa?-
-Salvarti, fratello mio, salvarti.- lasciò andare una singola lacrima ma non lasciò andare i suoi occhi neanche per un istante.
-Non puoi salvarmi, non posso più essere salvato e non devo essere salvato, Clarissa distruggerò Idris e non mi importa niente se distruggerò con essa tua madre o i tuoi amici, ma non lascerò che tu muoia, a prescindere dai tuoi desideri personali, dai tuoi sentimenti, non permetterò mai a nessuno di farti del male.-
-Lo so questo.-
Clary allungò una mano, la passò tra i suoi capelli quasi bianchi e poi sulla sua guancia spigolosa, percepì in lontananza le porte aprirsi ed immaginò che a breve i suoi amici l’avrebbero raggiunta, ma per questo non smise di guardarlo, non smise di sorridergli.
-Se più buono di quanto credi, Jonathan e non sei il mostro che ha creato Valentine, io riesco a vederti attraverso questi occhi neri e non ho paura di quello che vedo.-
-Dovresti averne.-
-Non ho paura di te, fratello.- sussurrò con decisione.
 
Strinse con ancora più sicurezza l’elsa della spada e si permise solo un momento per concentrarsi, per fare quello che andava fatto, per peparsi alle conseguenze, per prepararsi al fallimento.
Quando guardò suo fratello non vide il mostro, non vide l’aguzzino, ma vide un ragazzo con tutta la sua vita davanti agli occhi e lei lo avrebbe salvato a qualsiasi costo.
-Ti fidi di me?- gli sussurrò, così piano che per un secondo ebbe paura di non averlo detto.
-Ti fidi abbastanza da credere alle mie parole? Al mio amore per te? continuò, percependo il Fuoco Celeste fluire fuori dalla sua mano.
-Clarissa cosa stai cercando di dirmi?- le chiese, senza mai distogliere lo sguardo.
-Fidati di me.- concluse e in quel momento alzò Eosforos e con un semplice e veloce gesto lo trafisse all’altezza del cuore.
 
Vide immediatamente la sofferenza passare attraverso i suoi occhi, percepì quello stesso dolore attraverso la sua runa e crollò a terra con lui, in quel momento lasciò andare la spada e posò entrambe le sue mani alla base del suo collo e strinse forte, non l’avrebbe lasciato andare ora.
-Cosa hai fatto?-
-Voglio salvarti.- sussurrò tra le lacrime, -Posso salvarti.-
Percepì la presenza di Jace alle sue spalle e il suo sostegno fu di grandissimo aiuto in quel momento, doveva credere di avercela fatta, doveva sperare che ci fosse ancora la sua anima o il Fuoco Celeste lo avrebbe consumato.
Doveva credere che sotto il Demone c’era ancora suo fratello.
-Clarissa…-
-Sono qui Jonathan, io credo in te, non sei il mostro che Valentine ha creato, sei mio fratello e so che puoi vincere, non arrenderti, non farlo, combatti, combatti per me!- disse con più decisione.
Osservò gli occhi neri del fratello diventare lentamente del suo stesso colore, quel verde che le ricordava la collina vicino alla casa di Valentine, il verde di Idris, lo stesso verde dei suoi occhi.
-Potrai mai perdonarmi per tutto quello che ti ho fatto?-
Vide il suo petto alzarsi e abbassarsi sempre più velocemente, il respiro mozzarsi in gola e gli occhi cercare i suoi con tale disperazione e tale ardore che non riuscì a reprimere un singhiozzo.
-No no…-
 
Cos’ho fatto?! Non può morire, non può! Non posso perderlo di nuovo, non posso perdere mio fratello di nuovo, il mio parabatai.
“Hai fatto tutto il possibile.”
Non è vero, ho fallito.
“Provarci e fallire, non comporta il fallimento, tu non ti sei mai arresa con lui. Lo hai amato a prescindere.”
Ed adesso dovrò guardarlo morire.
 
 
 
 
Erchomai
 
Nella sua breve vita aveva dato per scontato che l’amore di sua madre fosse l’unica forma di amore che avrebbe mai conosciuto.
Si era stretta a lei e a Simon in quella che aveva sempre considerato la sua vita e se quel giorno Valentine non fosse spuntato dal nulla, ci avrebbe anche potuto credere, ci avrebbe costruito tutta la sua esistenza.
Solo che suo padre aveva pianificato in modo così diverso la sua stessa vita che alla fine ne era stata stravolta e a distanza di mesi, sapeva che non lo avrebbe mai rimpianto.
 
Clary Fray si era accontenta per lungo tempo, aveva deciso di seguire la corrente e di non correre rischi ma Clarissa Morgenstern era fatta di tutt’altra pasta: era coraggiosa, leale, instancabile, decisa ed era la figlia della Stella del Mattino, la più luminosa di tutte, la più crudele di tutte, la più agguerrita.
Forse suo padre non l’avrebbe amata abbastanza, non l’avrebbe amata neanche fra tutta una vita ma suo fratello sì.
Jonathan l’amava e anche se non nel mondo in cui un fratello amava la sorella, l’amava così tanto che per lei avrebbe smosso tutto l’Inferno e l’avrebbe anche portato sulla terra.
Per lei avrebbe smosso anche il Paradiso se avesse potuto.
E sapeva per certo che ci sarebbe riuscito in un modo o nell’altro.
Quello che però aveva imparato nel corso di quei mesi le aveva fatto capire che non si sarebbe arresa; come suo fratello aveva un obiettivo e lo avrebbe portato a termine in un modo o nell’altro.
Lo avrebbe salvato a qualsiasi costo.
Jonathan era una macchina da guerra, un demone ma il suo cuore le apparteneva, ed in fondo quell’amore che lui aveva condiviso con lei, quell’amore malato, insano, poteva essere la sua salvezza.
Lei poteva salvarlo.
Non avrebbe permesso che lo trascinasse negli Inferi, non avrebbe permesso che le scelte del padre ricadessero su di lui, ancora.
 
Clarissa Morgenstern sapeva che sarebbe stato difficile riuscire in quella missione, ma sapeva anche che Jace sarebbe stato accanto a lei, per tutto il tempo necessario.
Per tutta la vita, se gli Angeli glielo avessero concesso.
E se da quei mesi aveva imparato anche qualcosa altro lo doveva a Jace. La sua tenacia, la sua forza, la sua determinazione, la sua dedizione, l’avevano perseguitata notte e giorno, l’avevano convinta a credere che un mondo migliore esistesse e che lei ne avrebbe fatto parte, nonostante i suoi peccati.
Le aveva dato la possibilità di scegliere e lo avrebbe sempre scelto, fino alla fine dei suoi giorni.
In cuor suo sapeva però che senza Jace non sarebbe riuscita a concludere quella missione, senza il suo aiuto e senza il suo amore sarebbe rimasta sola e ne aveva un disperato bisogno, perché amare non voleva dire distruggere ed essere amati non voleva dire essere distrutti.
E loro lo avevano capito bene.
Lo avevano capito assieme.
Ed assieme sarebbero riusciti a riportare Jonathan dalla parte dei buoni.
 
-Non mi stanca mai questo spettacolo.- commentò Isabelle, alzando lo sguardo verso le Torri Antidemoni.
-La vista è sicuramente meravigliosa.- le fece eco Clary e cercò di scacciare i ricordi passati, le settimane trascorse in quella casa in mezzo al nulla con Jonathan e suo padre, doveva rimanere concentrata.
-Quanto tempo abbiamo prima che Jonathan ci attacchi con la sua armata?- domandò Alec.
-Non lo so, non ho idea di come farà ad entrare nuovamente ad Idris né se lo farà, ma dobbiamo fermarlo prima che tutto questo succeda.
Devo arrivare a lui prima che attacchi.-
-Per poi fare cosa?- domandò Magnus, -Come intendi fermarlo?-
 
-Voglio usare questa.- disse, mostrando la sua spada, l’ultimo regalo del fratello. Eosforos era l’arma più bella che avesse visto, sembrava fatta apposta per lei, peso, dimensioni, forma, era l’arma perfetta per Clarissa Morgenstern e lei l’avrebbe utilizzata a qualunque costo.
-Ma come?-
-Al momento giusto.- rispose, conservandola al suo posto.
Osservò Jace accanto a lei e lo vide annuire, dovevano muoversi in fretta, prima che la madre e gli altri li fermassero.
-Stasera firmeranno gli Accordi, ma dobbiamo andare via ora. Dobbiamo raggiungere un posto, penso che ci possa aiutare a farci trovare da Jonathan.- sussurrò, ai ragazzi.
-Quale posto?- chiese Izzy.
-La casa di Valentine, ci presenteremo lì.-
-Come farà a sapere che saremo lì? Cosa lo spingerà a venire da noi e non qui, a distruggere tutto?-
-Lasciate fare a me. Se saremo fortunati, andremo noi da lui.-
 
Clary osservò i suoi amici e sperò che si convincessero con le sue parole, in quei mesi aveva imparato così tanto su Jonathan che adesso e solo adesso sarebbe stata in grado di contrastarlo, in grado di salvarlo.
Non avrebbe mai dimenticato i suoi insegnamenti, le sue parole, la paura di perderla, l’amore che aveva letto così tante volte nei suoi occhi ma sapeva bene che suo fratello quello vero, quello da cui provenivano quei sentimenti era sepolto sotto quell’anima nera e solo lei sarebbe riuscito a salvarlo.
Non lo avrebbe abbandonato una seconda volta.
Non era sua madre.
Non avrebbe commesso lo stesso errore.
 
-Dividiamoci.- suggerì Jace, -Vi do le coordinate, così desteremo meno nell’occhio ed il Conclave non dovrà preoccuparsi di noi.-
-Ci vediamo ai confini.- concordò Alec, guardando Magnus e dando le spalle agli altri per poi allontanarsi.
-Andiamo.- Simon e Izzy seguirono il suo esempio e si allontanarono in silenzio.
-Clary.- la chiamò Jace.
-Clary?- domandò sua madre avvicinandosi.
 
-Non posso parlare adesso, Jace e io dobbiamo passare da un fabbricante d’armi e…-
-La spada che porti alla cinta appartiene ai Morgenstern da generazioni, come quella che possiede tuo fratello: erano il tesoro di vostro padre.
Siete le Stelle del Mattino, i più fieri e i più coraggiosi di tutti gli Shadowhunters, ma anche i più difficili da domare, da controllare.
Non ho abbandonato tuo fratello perché sono una cattiva madre, l’ho abbandonato perché Valentine aveva ucciso il mio bambino e lo aveva fatto diventare un mostro.
Ho nascosto a te la verità perché meritavi di meglio e ne sono ancora convinta, quindi non andare.
Non andare da tuo fratello, lascia che se ne occupi chi ne ha l’autorità.-
Clary si morse il labbro e scosse leggermente la testa e guardò sua madre con luce diversa, almeno ci provò, perché glielo doveva nonostante tutto.
-Se tu fossi rimasta, se tu avessi speso una minima parte del tuo tempo, e gli avessi donato una minima parte del tuo cuore, lo avresti salvato tanto tempo fa.
Mamma non ti odio, ma non commetterò il tuo stesso errore, non lascerò che il Demone prevalga.
Tuo figlio è ancora là dentro, sommerso da tutto quell’odio, da quella rabbia e dal potere ed io l’ho visto, ha fatto cose imperdonabili ma non le ha commesse veramente lui.
Lasciamelo fare.
Lasciamelo salvare, perché io posso salvarlo.-
-Dove trovi questa fede? Come puoi fidarti di lui?-
-Io mi fido delle mie capacità.- le rispose, prima di voltarle le spalle e raggiungere Jace.
 
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Simon ed Isabelle guardarono in alto nel cielo, Alec e Magnus stavano parlando poco lontani quando Jace e Clary li raggiunsero di corsa in quella radura che per lungo tempo era stata la sua casa.
Fece qualche passo avanti e senza aggiungere altro varcò quella soglia.
L’odore che percepì era lo stesso che aveva trovato la prima volta: sapeva di sangue, ma sapeva anche di Jonathan e di Valentine.
Sapeva di quelle verità che sua madre le aveva nascosto per lungo tempo, sapeva di allenamento, di sudore e di fatica, sapeva di Clarissa e non le dispiacque più di tanto.
Rovistò tra i fogli e i libri che si trovavano sul tavolo, fregandosene di distruggere o di creare ancora più confusione.
-Cosa stai cercando?- le chiese Jace, facendole luce.
-Aspetta.-
Scosse la testa per la frustrazione ed aprì la porta della loro camera, ricordò se stessa stesa su quel letto a leggere il Codice, suo fratello sempre pronto a darle una spiegazione.
Represse tutti quei sentimenti e si diresse verso il letto di Jonathan, e senza pensarci due volte levò le lenzuola, il cuscino tutto, stava cercando qualcosa di cui ricordava poco e niente.
-Cosa sta facendo?- domandò Simon.
-Forse è impazzita.- gli fece eco Magnus.
-Sta cercando qualcosa.- aggiunge Iz, -Ma cosa?-
-Una volta ho sentito parlare mio fratello, credevo che stesse parlando con Valentine ma ero crollata per via di un allenamento e non c’ho fatto molto caso, ma ricordo le sue parole: “Se qualsiasi cosa dovesse andare male, se riuscissero a fermarci, se fallissimo, questo assicurerà a me e a Clarissa una via di fuga.”
Credevo che Valentine gli avesse suggerito un piano alternativo ma ricordo anche che stava tenendo un oggetto, qualcosa di sottile, qualcosa di magico.-
-Un regalo della Regina Seelie?-
-Forse!- esclamò sorpresa, -Forse si è assicurato un passaggio, una via di fuga…-
-E forse quel passaggio ci porterà da lui.- concluse Simon.
-Esatto.-
-Pensi che sia ancora qui?-
-Lo spero, il posto sembra conciato allo stesso modo dell’ultima volta che sono stata qui, quindi credo che avremmo buone possibilità.-
-Diamoci da fare.- Alec, entrò nella stanza e l’aiutò nella sua ricerca senza aggiungere altro.
-Magnus cosa dovremmo cercare secondo te?- chiese Izzy, rivolgendosi allo stregone.
-Si solito gli oggetti del popolo fatato sono cose insolite, come il campanello, sono oggetti su cui non scommetteresti niente e che per tale motivo il più delle volte sono difficili da trovare.
La Regina preferisce evitare che altri si impossessino dei suoi doni.-
-Ma conoscendo Jonathan, Clary cosa suggerisci?-
 
La ragazza in questione però non stava prestando la giusta attenzione, catturata da un semplice oggetto che per lei significava molto: un pennello.
Si ricordava ancora quella volta in cui sua madre, molto tempo fa, le aveva comprato un nuovo set di pennelli, aveva avuto sette o forse otto anni, ma li adorava, erano del colore dell’arcobaleno, tutti diversi, ma il suo preferito era quello verde, non se ne separava mai.
Fino al giorno in cui lo aveva perso.
Aveva pianto così tanto che gli occhi le avevano fatto male per giorni ma come tutto a quell’età era stato dimenticato, adesso però era di nuovo tra le sue mani, e un pezzo del suo cuore si incrinò a quella consapevolezza: Jonathan aveva preso quel pennello tanti anni fa, o forse era stato Valentine, ma a prescindere da chi, lo aveva trovato tra i suoi cassetti accuratamente conservato ed ebbe la strana e insistente idea che fosse quello l’oggetto misterioso.
Suo fratello aveva custodito un pezzo del suo passato e ne aveva fatto uno strumento per la fuga in caso di pericolo, e per lei aveva perfettamente senso.
-Pensi che sia questo?-
-C’è solo un modo per scoprirlo.- disse rispondendo a Jace, si alzò, ed asciugandosi velocemente una lacrima solitaria, uscì dalla casa ed osservò la pianura davanti a se.
-Deve funzionare.- sussurrò, strinse tra le mani quel pennello e seppe di stringere una parte dell’anima di suo fratello.
Quando lo lasciò cadere un po’ più avanti dei suoi piedi, credette di avere sbagliato tutto e il silenzio del bosco non le rendeva più facile l’attesa, Jace posò una mano sulla sua spalla, anche se solo per qualche secondo, prima che il Fuoco Celeste lo consumasse ma per lei fu abbastanza, e quando il portale si aprì davanti a loro, lo guardò estasiato.
Avevano trovato la via d’uscita.
Aveva trovato Jonathan.
-Clary ci sei riuscita!- esclamò Simon.
-Andiamo, non abbiamo tempo da perdere.-
-Ancora sicura di riuscirci, biscottino?-
-Sempre più convinta, Magnus.- dichiarò, facendo il primo passo verso suo fratello stretta nella morsa protettiva di Jace e dei suoi amici.
 
***
 
Lo spettacolo che si aprì davanti ai suoi occhi non assomigliava a nessun posto che avesse mai visto, anzi le diede la sensazione di osservare un mondo fatto di distruzione, di rancore, di morte.
Un brivido le attraverso la schiena, e in cuor suo seppe che quel mondo era solo una proiezione dell’anima nera di suo fratello, quell’anima che lei avrebbe salvato.
Osservò il palazzo stagliarsi davanti a lei, immerso in quella malvagità e in quell’oscurità e si preparò ad affrontare la sua battaglia finale.
S’incamminarono in silenzio, e riuscì a percepire come tutti fossero pronti per un eventuale attacco, pronti a sconfiggere qualsiasi demone si frapponesse tra loro e il palazzo.
Quel posto sembrava essere una rappresentazione di cosa fossero ora i Morgenstern: nulla se non polvere, macerie e distruzione.
Clary immaginò quel posto pieno di luce, pieno di colori e immaginò se stessa mentre lo disegnava, pieno di vita, un po’ come le Stelle del Mattino ma sapeva altrettanto bene che la loro stella sarebbe risultata davvero luminosa solo con la caduta e quel pianeta ne era una chiara dimostrazione.
Un rumore lontano la fece bloccare e senza pensarci due volte brandì una spada angelica tra le mani, osservò tutti i suoi amici dotarsi di armi e prepararsi, magari chiunque li avrebbe attaccati si sarebbe fatto da parte una volta visto lei ma dovette ammettere a se stessa che il suo desiderio non era stato realizzato.
Alcuni guerrieri di Jonathan li accerchiarono velocemente ed immaginò che il fratello non la stesse aspettando, sapeva perfettamente che l’idea di vederla ferita l’avrebbe distrutto ma strinse i pugni, non sarebbe morta prima di salvarlo.
-Clary cerca di aprirti un varco.- le urlò Alec, -Noi ti copriamo le spalle.-
-Biscottino, veloce.- la incoraggiò Magnus.
Allora Clary invece di richiamare l’anima della spada, prese il suo stilo, velocemente com’era diventata nel corso dei mesi disegno una runa diversa dalle altre sulla mano e quando alcuni Ottenebrati provarono a colpirla finirono lontano da lei, scaraventati via come se fossero niente.
-Più efficace di così non si può.- commentò tra se e se.
-Ithuriel.- sussurrò animando la spada, come tributo a quell’angelo che le aveva donato quello straordinario potere.
Jace parò un colpo davanti a lei e solo in quel momento si fece avanti, parò e schivò e trafisse senza pensarci, doveva arrivare da suo fratello prima che quei pazzi del suo esercito, del loro esercito, arrivassero ad Alicante assieme ai Demoni.
Doveva fermare quella guerra prima ancora che iniziasse.
 
Del resto tutto è iniziato con Valentine e i suoi esperimenti.
“Tutto è iniziato con i Morgenstern e con noi finirà.”
 
Si lanciò a terra e percepì la roccia graffiarle le mani e le ginocchia, alzò la mano destra in tempo e fermò l’assalto del nemico.
Si alzò senza alcuna esitazione e con tutta la sua forza lo spinse via, non voleva uccidere persone che avrebbe potuto salvare ma quell’attimo di esitazione la distrasse abbastanza da essere ferita alla schiena da un altro Ottenebrato.
Non urlò, non gridò, era diventata brava a gestire il dolore e la paura in battaglia. Jonathan era stato un bravo insegnante ma ciò nonostante non riuscì a bloccare la sua spada e trafisse l’uomo che aveva davanti.
Forse non sarebbe riuscita a salvarli tutti.
In quell’attimo di consapevolezza iniziò a correre verso il palazzo mentre una morsa di rimpianto le trafisse il petto, stava lasciando i suoi amici a combattere, senza di lei, quando loro erano lì per lei, per sostenerla in quella missione, in quel salvataggio.
-Clary non ti fermare!- Isabelle urlò quando vide la sua esitazione.
Simon con la velocità di un vampiro la raggiunse, le pose le mani sulle spalle e strinse forte.
-Trova tuo fratello e fa quello per cui siamo venuti, salva tuo fratello. Non possiamo farlo né io né Jace né nessuno di loro ma solo tu, quindi vai, ti raggiungiamo tra cinque minuti.-
-Negli ultimi cinque minuti della mia vita sono stata fatta prigioniera da Lilith.-
-Sei più forte di prima Fray e non devo essere io a ricordartelo.-
-No, forse no ma è servito.- sussurrò, percependo la forza del suo amico e la forza di tutti gli altri.
Li guardò un’ultima volta e poi aprì il pesante portone del palazzo senza mai voltarsi indietro, avrebbe salvato anche loro.
 
Delle fiaccole illuminavo l’interno del palazzo e cercò di non farsi distrarre dalla sua magnificenza, da quella bellezza nascosto dal lato oscuro delle cose, dal lato che a suo fratello era sempre e tanto piaciuto.
Si avviò decisa per il corridoio principale, non aveva idea di dove l’avesse trovato ma sperava con tutta se stessa che la runa parabatai la portasse da lui, la portasse alla finte di tutto il suo dolore e allo scopo della sua vita.
Perché solo adesso aveva capito.
Era stata portata da Valentine nella vita di suo fratello non per assisterlo, non per aiutarlo in quella folle impresa contro il Conclave e il mondo ma per salvarlo.
Sua madre le aveva negato la verità per tutti quegli anni e suo padre l’aveva resa libera dalla sua prigione invisibile, donandole il dono più grande che quel tipo di genitore le avrebbe mai dato: la possibilità di fare la differenza; ed adesso avrebbe fatto la differenza, Valentine l’aveva addestrata per le ragioni sbagliate, per i motivi sbagliati e non l’aveva mai capito.
L’aveva resa solo più forte, più determinata a portare a termine il suo scopo.
A tutti i costi.
Percepì i suoi passi rimbombare per tutto il corridoio e per quelle pareti così alte che le avrebbe fatto male il collo ad osservarle ma non si fermò neanche a riprendere fiato e dopo aver svoltato a destra un ampio salone si aprì davanti a lei.
Osservò con attenzione due troni messi a poca distanza l’uno dall’altro, notò immediatamente le finestre alle loro spalle che davano all’esterno e la schiena di suo fratello contratta in una posa glaciale, piena di tensione e di rabbia.
 
Clarissa inghiottì il groppo e strinse la mano intorno ad Eosforos e fece un passo avanti e in quel momento Jonathan si girò per guardarla.
-Clarissa?- il suo tono meravigliato la colpì dritta al cuore ma s’impose di non fermarsi, nonostante il suo nome pronunciato da suo fratello le fece venire un brivido lungo la schiena e le fece ricordare la prima volta che si erano incontrati, fuori dalla casa di Valentine, lì dove suo fratello l’aveva amata già dal primo sguardo.
-Non mi aspettavi, fratello?- chiese, avvicinandosi.
-No, non credevo che saresti riuscita a trovarmi. Non credevo mi avresti cercato.-
-Il pennello è stato un grande indizio.- ammise, sorridendogli.
-Mi dispiace di avertelo portato via quella volta, mi ricordo di averti fatto piangere tanto per questo, ma volevo qualcosa che ti appartenesse, che mi ricordasse te, Valentine però non l’aveva vista allo stesso modo.-
-Ti ha punito per questo?- domandò, facendo un passo verso di lui.
-Sì, ma era mio padre e so che lo faceva per il mio bene.-
Clary osservò il viso del fratello e i suoi occhi neri persi in quel ricordo ed ancora una volta cercò di non perdere la concentrazione, poteva farcela nonostante l’odio che in quel momento le attraversava le vene al pensiero che i suoi genitori lo avessero abbandonato.
Entrambi.
 
Sono più simile a lui di quanto non abbia mai pensato.
 
-Jonathan no, quello non era per il tuo bene, era per i suoi scopi personali. Non era per te.-
-Cosa importa adesso?- le domandò, sfiorandole una guancia con la mano, -Qualsiasi cosa mi abbia fatto Valentine ormai è passata e mi ha reso quello che sono adesso.- concluse, guardandola come aveva sempre fatto.
-Non credevo che saresti arrivato fino in fondo.- sussurrò con un filo di voce.
-Ho sempre saputo che sarei arrivato alla fine ma l’unica incognita sei sempre stata tu.-
-Io?-
-Clarissa, secondo te perché ci sono due troni in questa sala?-
Lei lasciò vagare lo sguardo per qualche secondo su quelle sedie troppo grandi e si avvicinò nonostante tutto il corpo le urlasse di non farlo, vi passò sopra una mano e poi guardò suo fratello.
-Hai sempre sperato che mi unissi a te e governassi con te.- disse, semplicemente.
-Un uomo può sognare e sperare che la donna che ama lo seguirà fino in capo al mondo.-
Clary si morse il labbro ma non lasciò andare la spada, ancora stretta tra le sue mani.
 
-Credo che sia arrivato il momento della verità.- sussurrò cercando in se stessa la forza, cercando di non crollare e di non lasciarsi sopraffare dai sentimenti.
-Credo che tu sia stato la benedizione più grande che Valentine potesse darmi, un dono. Jonathan sei mio fratello e ti inseguire fino in capo al mondo, ed anche all’Inferno se fosse necessario, se fosse necessario per farti tornare da me, e ti amo ma non come tu ami me.
Lo sai.
Lo abbiamo sempre saputo ma questo non m’impedirà di fare quello che deve essere fatto.-
-Cosa deve essere fatto, Clarissa?-
-Salvarti, fratello mio, salvarti.- lasciò andare una singola lacrima ma non lasciò andare i suoi occhi neanche per un istante.
-Non puoi salvarmi, non posso più essere salvato e non devo essere salvato, Clarissa distruggerò Idris e non mi importa niente se distruggerò con essa tua madre o i tuoi amici, ma non lascerò che tu muoia, a prescindere dai tuoi desideri personali, dai tuoi sentimenti, non permetterò mai a nessuno di farti del male.-
-Lo so questo.-
Clary allungò una mano, la passò tra i suoi capelli quasi bianchi e poi sulla sua guancia spigolosa, percepì in lontananza le porte aprirsi ed immaginò che a breve i suoi amici l’avrebbero raggiunta, ma per questo non smise di guardarlo, non smise di sorridergli.
-Se più buono di quanto credi, Jonathan e non sei il mostro che ha creato Valentine, io riesco a vederti attraverso questi occhi neri e non ho paura di quello che vedo.-
-Dovresti averne.-
-Non ho paura di te, fratello.- sussurrò con decisione.
 
Strinse con ancora più sicurezza l’elsa della spada e si permise solo un momento per concentrarsi, per fare quello che andava fatto, per peparsi alle conseguenze, per prepararsi al fallimento.
Quando guardò suo fratello non vide il mostro, non vide l’aguzzino, ma vide un ragazzo con tutta la sua vita davanti agli occhi e lei lo avrebbe salvato a qualsiasi costo.
-Ti fidi di me?- gli sussurrò, così piano che per un secondo ebbe paura di non averlo detto.
-Ti fidi abbastanza da credere alle mie parole? Al mio amore per te? continuò, percependo il Fuoco Celeste fluire fuori dalla sua mano.
-Clarissa cosa stai cercando di dirmi?- le chiese, senza mai distogliere lo sguardo.
-Fidati di me.- concluse e in quel momento alzò Eosforos e con un semplice e veloce gesto lo trafisse all’altezza del cuore.
 
Vide immediatamente la sofferenza passare attraverso i suoi occhi, percepì quello stesso dolore attraverso la sua runa e crollò a terra con lui, in quel momento lasciò andare la spada e posò entrambe le sue mani alla base del suo collo e strinse forte, non l’avrebbe lasciato andare ora.
-Cosa hai fatto?-
-Voglio salvarti.- sussurrò tra le lacrime, -Posso salvarti.-
Percepì la presenza di Jace alle sue spalle e il suo sostegno fu di grandissimo aiuto in quel momento, doveva credere di avercela fatta, doveva sperare che ci fosse ancora la sua anima o il Fuoco Celeste lo avrebbe consumato.
Doveva credere che sotto il Demone c’era ancora suo fratello.
-Clarissa…-
-Sono qui Jonathan, io credo in te, non sei il mostro che Valentine ha creato, sei mio fratello e so che puoi vincere, non arrenderti, non farlo, combatti, combatti per me!- disse con più decisione.
Osservò gli occhi neri del fratello diventare lentamente del suo stesso colore, quel verde che le ricordava la collina vicino alla casa di Valentine, il verde di Idris, lo stesso verde dei suoi occhi.
-Potrai mai perdonarmi per tutto quello che ti ho fatto?-
Vide il suo petto alzarsi e abbassarsi sempre più velocemente, il respiro mozzarsi in gola e gli occhi cercare i suoi con tale disperazione e tale ardore che non riuscì a reprimere un singhiozzo.
-No no…-
 
Cos’ho fatto?! Non può morire, non può! Non posso perderlo di nuovo, non posso perdere mio fratello di nuovo, il mio parabatai.
“Hai fatto tutto il possibile.”
Non è vero, ho fallito.
“Provarci e fallire, non comporta il fallimento, tu non ti sei mai arresa con lui. Lo hai amato a prescindere.”
Ed adesso dovrò guardarlo morire.
 
 
 
 

∞Angolo autrice: Ciao a tutti!! ^^
Dopo tempo immemore torno a completare questo lavoro, purtroppo dopo tutto questo tempo le aspettative avute all'inizio tendono sempre a svanire o diminuire drasticamente e mi dispiace veramente di non essere stata così costante come mi ero ripromessa.
Però è anche vero che poter completare questa storia nonostante tutto il tempo trascorso mi permette di fare pace con la coscienza, quindi venendo a noi, questo sarà il penultimo capitolo!
Vi ho stupiti?!
Bé io mi sono meravigliata di me stessa ma spero che vi piaccia.
Spero che questa storia nel suo piccolo e nel lungo tempo vi abbia permesso di conoscere un'altra Clary, più Morgenstern che Fray, e spero vivamente che un pò l'abbiate amata.
Vi lascio senza spoiler, ma con una chicca: sto per pubblicare una mini-long molto Clabastian/Clastian (non sono molto sicura di come si scriva, sono onesta), la prima che scrivo da questo punto di vista e insomma mi piacerebbe la vostra opinione <3
XOXO
 

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Capitolo 28
*** From now to the end ***


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From now to the end
 
Clarissa nella sua vita aveva sempre avuto alcune certezze ma negli ultimi mesi sapeva troppo bene che tutte le sue convinzioni derivavano da bugie, bugie dette a fin di bene, bugie dette per ferire e che ancora non era riuscita a superare.
Osservò la tela che da giorni non aveva ancora finito, quella sala dei troni ancora presente nella sua mente, quei colori, quelle sensazioni che ancora non avevano abbandonato il suo cuore e che ancora non era riuscita a tramettere a quella tela.
Scosse la testa e lasciò andare il pennello verde al suo posto, sapeva troppo bene che per quel giorno non avrebbe concluso altro.
Si alzò e si diresse verso la porta, la stanza dell’Istituto non era più così spaventosa come la prima volta che ci aveva messo piede, ora sapeva di lei, sapeva di Clary Morgenstern ed era la sua casa.
Chiudendosi la porta alle spalle si diresse verso la sala delle armi sperando di trovarci qualcuno per fare qualche chiacchiera, odiava perdersi nella sua mente, odiava perdersi nei ricordi, se solo lo avesse voluto avrebbe potuto creare una runa che l’aiutasse a superare il suo passato ma come le aveva detto una volta Jace, la runa per un cuore spezzato era la più dolorosa di tutte, e lei nonostante tutto non aveva il cuore così a pezzi.
 
-Clary!- la voce di Isabelle la fece voltare e la vide correrle in contro come un razzo con davvero poca grazia, cosa che non avrebbe mai potuto credere.
-Cosa succede?-
-Credi che questo vestito andrà bene?-
-Devi uscire con Simon?-
-Sì, insomma è un appuntamento a tutti gli effetti e mi ha detto che sarà diverso da tutti gli altri ma non riesco a decidere ed ho paura che..-
-Iz respira, stai benissimo e poi a Simon piaceresti anche in lingerie!- osservò ridendo, per farle capire che a prescindere dal vestito l’avrebbe trovata comunque perfetta.
-Avrei preferito non arrivare in questo momento.- commentò Alec, avvicinandosi a loro scuotendo la testa.
-Scusa.- sussurrò, scrollando le spalle ma non riuscendo a smettere di sorridere.
-Per quel che vale, Clary ha ragione. State già assieme, cosa credi che per un vestito sbagliato ti lascerà?- le domandò, serenamente.
-Ma sentilo, secondo te non lo so delle cenette a lume di candele che ti organizza Magnus?-
Alec fece un passo indietro ed abbassò lo sguardo, imbarazzato.
-Beccato.- rispose la rossa, pungolandolo con la spalla.
-Non dovresti farti i fatti miei.-
-Infatti è Magnus che mi racconta i fatti suoi.- rispose la sorella, facendogli l’occhiolino e andandosene via con un sorriso sulle labbra.
 
-Cosa mi tocca sentire.- confabulò il ragazzo facendo qualche passo avanti per poi allontanarsi.
-Alec! Sai dove…?-
-In armeria.- concluse prima che lei potesse finire la frase.
-Grazie!-
 
Clary senza farselo ripetere due volte svoltò a destra e percorse velocemente i pochi corridoi che la separavano dall’Armeria, inconsapevolmente non riuscì ad evitare di far battere forte il suo cuore, forse era stupido ma in quel momento per lei, tutto quello, rappresentava la vera felicità.
Quando aprì la porta il rumore delle armi, delle spade angeliche che cozzavano per poi scontrarsi nuovamente, la fece sentire a casa, più di tutte le volte che aveva pensato alla casetta nascosta di Valentine, più della casa che condivideva con sua madre e Luke.
Quello era il rumore del suo cuore, quella era la melodia che Jace aveva suonato per lei e che suo fratello aveva dipinto.
Quelli erano loro.
 
Si appoggiò allo stipite della porta ed osservò i due uomini più importanti della sua vita, Jace Herondale non era mai stato così bello come in quel momento, la piena consapevolezza del suo passato aveva chiuso la voragine all’interno del suo petto e gli aveva permesso di brillare di luce propria, gli aveva permesso di scegliere il suo futuro e di non voltarsi indietro; poi quei capelli biondi come l’oro e quegli occhi erano tutto il suo mondo, e sapeva che lo sarebbero stati per tutto il resto della sua vita.
Aveva scelto l’amore, e aveva scelto che lui l’accompagnasse in quel viaggio che era tutto da scoprire.
 
Mentre Jonathan Cristopher Morgenstern non era mai stato così umano come in quel momento.
I capelli bianchi erano solo un lontano ricordo del suo passato mentre quegli occhi verdi erano soltanto tutto il suo futuro, tutto ciò di cui aveva bisogno per diventare chi era sempre destinato ad essere: suo fratello.
Dopo i primi tempi, forse i più difficili di tutta la sua esistenza, lo aveva visto rinascere.
Le difficoltà, la diffidenza che aveva riservato a tutti erano stati un piccolo prezzo che i Lightwood avevano scelto di pagare per lei, per ripagarla di tutti i sacrifici e di tutte le pene che aveva subito nel corso della sua breve vita.
L’odio che entrambi i fratelli Morgenstern avevano riversato alla loro madre era stato una scelta consapevole e voluta, Jocelyn quando li aveva visti tornare da Edom aveva pianto per quel figlio mai avuto e poi ritrovato ma entrambi i loro occhi verdi non l’avevano degnata di uno sguardo.
Sapevano che un giorno, l’odio sarebbe svanito e che in quel momento il legame con la madre sarebbe stato ricostruito ma per entrambi era ancora troppo profonda la ferita, troppo profondo il dolore per l’abbandono, per le bugie e per l’indifferenza che quella donna aveva dato al suo primo figlio e per una volta a Clary non importava più di tanto del cuore di sua madre.
Aveva altro cui pensare, aveva altri cuori da accudire, altre persone da amare e da proteggere.
Suo fratello e il suo fidanzato erano il centro della sua esistenza, il Nord e il Sud e lei era esattamente al centro, era il baricentro del loro mondo e a tutti e tre stava bene così.
Avevano scelto di proteggersi, avevano scelto di vivere assieme, avevano scelto di essere la famiglia che non avevano mai avuto.
 
-Vuoi unirti a noi o vuoi continuare a guardarci per tutto il pomeriggio?- la voce sfrontata di suo fratello non era cambiata nel corso di quei mesi e lei ne fu grata.
Amava suo fratello, esattamente come Alec amava Izzy e Max, lo amava perché era come lei, era il suo sangue, la sua anima, era tutto per lei.
L’unica differenza che entrambi avevano concordato riguardava il passato, dimenticare i soprusi, dimenticare il dolore, il bacio e gli inganni, e in fondo a nessuno dei due era risultato difficile, sapevano che quello che era stato non avrebbe mai pregiudicato il loro futuro.
-Onestamente non avete un buon odore, quindi forse non sarebbe il caso.-
-Che c’è, paura di romperti un’unghia?- domandò Jace, parando un colpo e contraccambiando.
-Oh sentitolo a questo.- si avvicinò alla parete delle armi e recuperò Eosforos, quando l’aveva usata per distruggere il demone che viveva dentro suo fratello aveva creduto di averla persa per sempre ma una parte si era salvata e grazie alle Sorelle di Ferro era tornata al suo antico splendore, e in fondo le sarebbe dispiaciuto rinunciarvi, non solo perché come lei era in parte Morgenstern ma soprattutto perché la sua gemella era ancora nelle mani di Jonathan e non lo avrebbe lasciato scoperto.
Prese lo stile, disegnò una runa veloce e si buttò nella mischia, parando entrambi i colpi dei ragazzi.
Sorrise ad entrambi ed entrambi ricambiarono in modo diverso, subito dopo percepì la runa del parabatai attivarsi e lo scambio di sguardi che ebbe con Jonathan fu abbastanza esaustivo.
In sincronia, come se lo facessero da tutta una vita, si voltarono e contrattaccarono Jace, con quella tenacia, con quella sicurezza che solo la Stelle del Mattino poteva avere.
-Oh andiamo siete scorretti, anche io voglio il mio parabatai.- dichiarò, bloccando il colpo di Jonathan a terra con la sua spada.
Allora Clary ne approfittò, si lanciò verso la schiena del fratello, con un movimento fluido la utilizzò come appoggiò per lanciarsi contro Jace ma in quel momento la spada di Alec le bloccò il colpo, facendola rotolare a terra.
-Vi sembra corretto, due contro uno?- domandò, sorridendo.
-Bè, sono loro che mi hanno invitato.- tagliò corto lei.
-Non è colpa nostra se siamo maledettamente bravi.- le fece eco Jonathan, poggiando una mano sulla spalla della sorella e guardandola.
Lei alzò lo sguardo e ricambiò quella sensazione.
In piedi uno vicino all’altro, lei così bassa rispetto a lui, era tutto ciò che aveva sempre desiderato dalla vita, completare il cerchio.
Quello stesso cerchio che i loro genitori avevano distrutto, quello stesso cerchio che Lilith aveva infettato.
Si osservarono, ed immaginò il mondo esterno osservarli, lei con i capelli rossi, lui così biondi da sembrare bianchi ma con gli stessi occhi, due facce della stessa medaglia, gli ultimi Morgenstern.
-Se avete finito di adularvi, come farò con tutti e tre, non era sufficiente Jace…- biascicò Alec per poi riprendere il controllo, -Noi vi staremo aspettando.-
-Sei pronta Clarissa?- sussurrò Jonathan, stringendo Fosforos.
-Tutte le volte che vuoi.-
Quando si lanciarono nel combattimento, vide Jace farle l’occhiolino e non poté fare a meno di sorridere.
Forse quella vita le sarebbe andata bene da ora fino alla fine dei suoi giorni.



∞Angolo Autrice: Buongiornoooo !!
Sembra strano ma dopo molto tempo, molta indecisione e con molta tristezza, finalmente posso chiudere, al meglio, questa storia.
Forse mi sono persa lungo il percorso ma purtroppo non è semplice e facile restare attivi quando università ed esami fanno di tutto per occupare il tuo tempo, e purtroppo la voglia e la buona vlontà non sempre sono sufficienti da questo punto di vista.
Forse non è la storia che avevo pensato di raccontare, ma sicuramente ci si avvicina: questa Clary forte e coraggiosa, intrepida, Morgenstern e leale a suo fratello era il tipo di personaggio che volevo creare e spero di esserci riuscita.
Non potrò mai ringraziare tutte le persone che nel loro piccolo hanno seguito e commentato la storia, perchè mi rendo conto di avervi lasciato in aria più volte del dovuto, ma sappiate che il mio grazie più grande è solo per voi. <3
Spero di ritrovare alcuni di voi nella nuova storia, ci terrei tantissimo <3
Sempre con affetto, 
XOXO
_Giuls17_

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