Me enamorè

di Marlene93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1. Non Siamo Una Coppia ***
Capitolo 2: *** 0.1 E questo basta ***
Capitolo 3: *** 02. Trenta dollari (a testa) per Scott ***
Capitolo 4: *** 03. La calma prima della tempesta. ***
Capitolo 5: *** Ho visto Paige ***
Capitolo 6: *** Fa che non finisca ***



Capitolo 1
*** Cap 1. Non Siamo Una Coppia ***


Me enamoré
 
 
 
Amo le Mpreg, è più forte di me, immaginare le mie OTP slash durante una gravidanza.
Amo le Mpreg e l’angst, perché un po’ di tristezza e dolore, rende le riconciliazioni più dolce.
Amo le Mpreg, l’angst e il fluff.
Dedico per ciò, questa mia prima storia, a tutti gli amanti del genere.
 
 
 
Era stato stupido, tremendamente stupido e insensato. Perché era un uomo, dannazione. Eppure… eppure eccolo lì, chiuso a chiave nel bagno della sua migliore amica, nonché ex infatuazione pluriannuale, ad aspettare che il tempo passasse e il timer impostato sul cellulare gli desse il via per guardare la sentenza che gli avrebbe potuto stravolgere l’esistenza, anche se era immensamente un’idiozia il solo concepire potesse venire un risultato differente da quello che si aspettava, ma nonostante ciò, se ne stava seduto sulla porcellana bianca della vasca, le mani serrate a stringerne il bordo bianco e i piedi a muoversi su e giù con nervosismo in un frenetico tap tap tap. Il suo cervello gli diceva che non poteva essere, che doveva stare tranquillo e che di certo si sarebbe fatto una grossa e grassa risata quando si sarebbe sporto a controllare l’esito e in un secondo momento avrebbe raccontato il tutto ai suoi amici che gli avrebbero anche dato dell’idiota, dopo avergli riso in faccia: perché era un uomo dannazione e okay, faceva occasionalmente del sesso con un lupo mannaro, del meraviglioso sesso occasionale senza alcun impegno il martedì, il giovedì e il sabato e la domenica, ma che lo facesse con una creatura che nel collettivo delle coscienze umane non esistesse era una certezza lontana anni luce dal solo potersi essere cacciato in una situazione del genere, visto che erano entrambi maschi e senza apparati femminili.
Per di più, lui era anche un bravo, bravissimo studente universitario di mattina e un paio di pomeriggi a settimana, nel tempo libero cercava di non restarci secco nel risolvere qualche enigma e problema legato al soprannaturale assieme al branco e lavorava pure in un negozio d’abbigliamento al centro commerciale quando lo chiamavano, per non pesare troppo sulle spalle di suo padre che gli passava i soldi per “l’affitto”. E soprattutto per non pesare sul lupo che quando voleva aveva accesso al suo fondoschiena con una semplice alzata di sopracciglio, perché sì, il complesso in cui risiedeva era stato acquistato dalla parte sopravvissuta della famiglia Hale e il lupo aveva dato al branco l’opportunità di trasferirvici per poter essere più indipendenti dalle famiglie e unito, visto che gli appartamenti erano quattro più un attico e a nemmeno di dieci minuti di macchina dall’università e a lui Derek aveva dato libero accesso alla propria Gold American Express per ogni tipo di spesa, dalla mobilia alla carta igienica.
Alla luce di tutto ciò, arrivò a una sola conclusione: non poteva capitare a una brava persona come lui. Assolutamente, si disse, doveva essere realista e dare retta al suo cervello, il suo splendido cervello che realizzava più di dieci pensieri simultaneamente, portandoli tutti a termine con egregio successo, e che non sbagliava praticamente mai quando si trattava di congetture o altro, quindi doveva calmarsi ed evitare un qualsiasi attacco di panico prima di scoprire l’esito di quello stupido bastoncino, anche perché se il suo sesto senso non aveva sbagliato negli ultimi mesi, non significava avesse ragione anche in quel momento. Sì, era stato più stanco nell’ultima settimana, ma solo di mattina, anche se ciò bastava a rovinare la sua rutine e a farlo arrivare in ritardo alle prime ore di lezione, senza contare che il caffè, il suo prezioso e amato caffè fatto di caffeina pura gli faceva venire i conati di vomito ogni qualvolta l’aroma si librasse nell’aria e più di una volta non era riuscito a baciare Derek dopo che ne avesse bevuto anche solo un sorso, non che si baciassero spesso, anzi ora che ci rifletteva non si baciavano quasi mai, se non quando facevano sesso.
«Stiles» il suo nome pronunciato con una punta di irritabilità nella voce al di là della pesante porta di legno lo fece sobbalzare e scattare in piedi «Esigo tu esca fuori dal mio bagno per gli ospiti, immediatamente» lui cercò di protestare accusandola di maleducazione e di essere una pessima padrona di casa «Stilinski, non sono neppure le sei e mezza di mattina, se non vuoi perdere la capacità di ascoltare i tuoi stupidi e sconclusionati monologhi, porta subito le tue chiappe fuori dal mio bagno per gli ospiti».
«Sono indignato» se ne venne fuori con uno sbuffo, abbandonando il bordo di ceramica della vasca, recuperando l’asticella e mettendosela in tasta, ma solo dopo averla avvolta in una cospicua quantità di carta igienica soffice e profumata di color corallo «Sei la peggior vicina che potesse capitarmi» si lamentò, una volta abbandonata la piccola camera da bagno.
«Certo, perché sono stata io a buttarti già dal letto nell’unica mattinata libera in cui puoi dormire» sibilò lei infastidita, raccogliendo i capelli ramati in una coda alta con un chicco che teneva su un polso, andando poi a incrociare le braccia sotto al piccolo e sodo seno  «Sputa il rospo, Stilinski o dirò a Scott che hai preferito il mio bagno degli ospiti, invece che il suo» lo minacciò con fare estremamente serio; Lydia lo osservò deglutire a vuoto e portare in automatico una mano a coprire la tasca da cui si intravedeva della carta igienica «Come ho detto, ho tutta la mattinata libera, decidi se vuoi parlare con le buone oppure -».
«Altro che Banshee e Banshee, sei una strega» affermò con fare sconfitto, rilassando però nel contempo le spalle e distendendo le dita della mano sinistra che aveva inconsapevolmente arricciato a pugno «Non lo dirai a nessuno, vero?» si premurò, fissando lo sguardo sui propri piedi, coperti da delle ciabatte di spugna blu e bianche di quasi due numeri più grandi, aveva preso quelle di Derek «Ho un sospetto e volevo comprovarlo, tutto qui» tagliò corto, avanzando per superarla e alla domanda perché avesse scelto proprio il suo di bagno rispose con estrema sincerità «Perché non ci sono lupi mannari qui, il lunedì mattina».
Lydia arricciò le labbra da un lato, dandogli ragione ma anche intenzionata a scoprire il sospetto che l’aveva svegliata all’alba «Allora, preferisci della camomilla o del caffè?» domandò prendendolo per un avambraccio e iniziando a trascinarlo con sé verso la cucina.
 
Aveva inutilmente cercato di mentire o deviare gli argomenti e le risposte per circa due ore di seguito, ora però iniziava a essere stanco e ad avere fame, così tanta fame che il proprio stomaco incominciò vergognosamente a gracchiare e costrinse Lydia ad alzarsi e raggiungere la mensola di fianco al frigo ad incasso e tornare da lui con una confezione di merendine, ma quando fece per afferrare l’oggetto la rossa ritrasse la mano, ghignando leggermente e alzando un sopracciglio con fare ovvio «La vuoi, non è vero, Stiles?» domandò con fare retorico e con espressione soddisfatta quando lo vide leccarsi le labbra con fare famelico «Allora dammi ciò che hai in tasca».
«Oh, credimi che non vorresti toccare ciò che ho in tasca, davvero» cercò di convincerla con fare serio, mentre continuava a fissare con fin troppa golosità la merendina che l’altra gli stava facendo ondeggiare davanti agli occhi. Fu dunque quando il suo stomaco lo implorò rumorosamente di assecondare lo scambio e mettere in ridicolo pure l’ultimo briciolo di dignità in cambio di qualcosa con cui riempire il vuoto esistenziale che da lì ad alcuni giorni lo perseguiva costantemente a intervalli regolari durante la giornata, seguito da una leggera e fastidiosa nausea, che qualcuno suonò alla porta, costringendo la padrona di casa ad abbassare la guardia e permettendo a lui di alzarsi in piedi, afferrare la merendina e dirigersi di corsa verso la porta, per tornarsene a casa.
«Jackson, fermalo!» urlò Lydia al proprio ragazzo che però non afferrando il perché di tale richiesta lasciò lo spazio a Stilinski di passare e mettersi in salvo dalle pressioni psicologiche di cui era stato vittima fino a quel momento, ricevendo un grazie che si perse per la tromba delle scale in seguito a un rumore sordo di porta e poi di chiavi.
Aveva il cuore che gli batteva forte e il fiato corto, eppure non aveva fatto altro che cinque rampe di scale, nulla di così esagerato, ricordava che al liceo aveva fatto molta più fatica durante gli allenamenti di lacrosse. Tuttavia la fame prevalse e quel pensiero passò subito in secondo piano, mentre scartata dalla confezione e addentava la merendina ripiena di marmellata e gemeva da quanto era buona. Gongolò ancora, masticando estasiato e stiracchiandosi, mentre andava in cucina e, passando davanti al salotto, non poté non salutare Derek che seduto sulla poltrona di pelle nera se ne stava a leggere un giornale «De-Derek?» domandò poi, riuscendo grazie non sa neppure lui a quale stella a non soffocarsi con il boccone che aveva in bocca «Cos-cosa fai ancora qui?».
«Questa è casa mia» ci tenne a precisare il lupo con tono piatto, arricciando il naso e alzando un sopracciglio «Perché hai qualcosa che puzza di urina nella tasca della felpa?».
Stiles sentì la faccia e le orecchie improvvisamente più calde e non riuscì a inventarsi nulla per secondi interminabili in cui boccheggiò, passandosi di tanto in tanto la lingua sul labbro inferiore, non ottenendo altro se non di fare insospettire maggiormente il licantropo che piegò il giornale, posandolo sul tavolino al suo fianco e alzò anche l’altro sopracciglio, facendo un gesto con l’indice come incoraggiamento a parlare «Ve-vedi, non … non è come può sembrare» incominciò fingendo un po’ più di tranquillità «Anzi, la cosa è molto buffa, perché sì, sai, siamo entrambi uomini, cioè no. L’umano sono io, tu sei un lupastro bello e grosso» si corresse, simulando una risata divertita che face trasparire solo imbarazzo e incomodità, ma Stiles era già certo che Derek sapesse esattamente qual era il suo stato d’animo, grazie a quel stramaledetto olfatto lupesco ultra sensibile da alfa che si ritrovava «Oh, fanculo» soffiò in un borbottio, ficcandosi in bocca la metà di merendina che ancora stringeva nella mano destre e prendendo il pacco di carta igienica che aveva in tasca e srotolandola «Lo so che sono un maschio, che biologicamente non posso concepire eccetera, ma il mio cervello ha sommato tutti i sintomi che da due settimane a sta parte ho» iniziò a sputare parole a raffica, guadando dappertutto tranne che verso lo stick che aveva in mano e Derek «Lo so che non potrà mai essere positivo, ma insomma, non so dove sbattere la testa e adesso puoi ridere» concluse, lanciando il bastoncino a Derek e allontanandosi verso la pattumiera per buttar via l’involucro della merendina e la carta igienica «Si può sapere perché non ridi o mi prendi in giro?» si lamentò, prendendosi un bicchiere d’acqua e svuotandolo in un sorso solo «Sarebbe più facile se ridessi sai, invece di stare zitt-» Stiles si bloccò quando girandosi verso il salotto lo trovò deserto «Ehi, Derek?» lo chiamò, guardandosi attorno e poi cercandolo nelle altre stanze che però risultarono vuote, perplesso dell’improvvisa sparizione del lupo, ma fiducioso nella sua ritrosia per il parlare con il prossimo non si preoccupò più di tanto. Stiles si stiracchiò, allungando le braccia verso l’alto, aveva lezione alle dieci e mezza, ma l’energia che aveva in corpo lo aveva completamente abbandonato, così recuperò dall’armadio della camera da letto una coperta e raggiunse il divano in salotto, una bella dormita era ciò di cui aveva bisogno dopo l’interrogatorio di Lydia, neppure quelli di suo padre lo sfiancavano così, senza contare l’ennesima figuraccia fatta con Derek.
Sbadigliò sguaiatamente, socchiudendo gli occhi e dandosi nuovamente dell’idiota per l’idea assurda e stupida che aveva concepito e portato a termine facendo quel test di gravidanza.
 
Si era svegliato verso l’una passata, ancora un po’ spossato e pieno di fame. Ancora nel dormiglia stava ragionando se vestirsi e scendere a prendere qualcosa al take a way all’angolo o se cucinare qualcosa da sé. Sentì il proprio stomaco reclamare nutrimento e da lì dedusse che il vestirsi, il scendere le scale, camminare fino al take a way e poi tornare a casa gli avrebbe fatto perdere troppo tempo se paragonato con lo scaldarsi gli avanzi della sera prima che aveva in frigo.
Si alzò dal divano e prese in mano il bastoncino senza guardarlo, tanto era certo del risultato negativo e andò in cucina, tuttavia, quando schiacciò la leva della pattumiera e si aprì il coperchio abbassò lo sguardo sulle caselline nel momento in cui lasciò cedere il test e non poté che sgranare gli occhi e aprire così improvvisamente la bocca in una ‘o’ muta che la mandibola gli scricchiolò, dandogli la sensazione che gli si sarebbe staccata.
Stiles rimase a fissare laddove era caduto il bastoncino per diversi secondi se non interi minuti, prima che si abbassasse a recuperarlo. Aveva letto un migliaio di volte le istruzione sul bugiardino, sapeva a memoria come dovevano essere le lineette se il test non fosse stato positivo o se non fosse stato valido e quindi da rifare; il test che Stiles aveva ostinatamente in mano non era né da rifare né negativo. Era fottutamente sbagliato. Non c’era altra opzione. Fortunatamente aveva preso una confezione doppia e il gemello di quello che teneva in mano se ne stava in camera da letto, nel suo cassetto in mezzo alle felpe dei suoi eroi dei fumetti preferiti, laddove Derek non avrebbe mai cercato un indumento in prestito.
 
«Oh, fanculo» borbottò, quando dopo un’ora su entrambi i test le linee non erano ancora sparite, perché sperava davvero, che qualcosa cambiasse, che una di quelle linee sparisse «Non può capitare realmente a me» piagnucolò, realizzando solo in quell’istante perché Derek era sparito senza dire nulla, sentendosi immediatamente solo, rifiutato e perso «Oh, dannazione Stiles» cercò di darsi un contegno, provando a ricacciare indietro le lacrime che avevano incominciato a pizzicargli gli angoli degli occhi «Non siamo una coppia» si disse, andando a schiaffeggiarsi piano le guance quando si rese conto di essersi depresso ancora di più a quel commento sarcastico «E poi i test sono fatti per le donne, probabilmente hanno sbagliato perché sono uomo» ragionò, andando finalmente a mangiare e a placare i gorgoglii del proprio stomaco, ma quando è arrivato a metà piatto di lasagne che inizia a suonargli il cellulare; a malincuore manda giù il boccone che ha in bocca e si appresta a rispondere.
Dopo una breve conversazione con Deaton, e aver scritto su un foglietto di carta un numero di telefono e un indirizzo a cui si doveva presentare alla quattro e un quarto, tornò a mangiare e ignorò deliberatamente la raccomandazione di non muoversi da solo e di aspettare Derek.
 
Aveva cercato l’indirizzo che il veterinario ex capo di Scott gli aveva lasciato su Google Maps, scoprendo con piacevole sorpresa che il posto in cui doveva recarsi non distava neppure una mezzora da dove abitava, così, dopo una doccia rigenerante, e l’essersi vestito con una felpa e dei jeans, lasciò l’appartamento; aveva preso l’ascensore e giocherellava con le chiavi della jeep ma non appena le porte si aprirono una mano le intercettò ancora in aria e gliele sequestrò.
«Non puoi guidare in queste condizioni» furono le parole che gli vennero dette, mentre le sue chiavi venivano messe nelle tasche di un giubbotto di pelle scura.
«Posso prendermi cura di me stesso da solo, Derek» sputò con un po’ di rabbia, allungando un braccio con il palmo della mano aperto verso l’alto «Dammi le mie chiavi».
«Non finché c’è il rischio che ti addormenti guidando» sentenziò lapidario il mannaro fissando gli occhi verdi in quelli ambrati del più piccolo e avanzando nel piccolo vano elevatore, costringendo Stiles a indietreggiare, finché le sue spalle non cozzarono con la parete a specchio e le porte non si chiusero «Non puoi metterti in pericolo» aggiunse, andando ad appoggiare una mano sul centro del suo petto e spingendo leggermente nell’istante in cui espirò, aiutandolo a regolarizzare il respiro e ghignando contro le sue labbra nell’istante in cui gemette per il bacio a stampo che gli appoggiò sulla bocca poco dopo.
«Chi ti credi di essere?» aveva parlato una volta che il lupo gli si era allontanato dal volto, anche se in realtà aveva il cuore che gli tremava e in testa una voce non faceva che ripetere “ancora uno, ancora uno” «Prima sparisci senza dire nulla e poi -» Stiles si ammutolì da solo, quando percepì qualcosa di freddo serrarsi attorno al suo polso sinistro.
«È un manufatto, azzera l’odore di chi lo porta» snocciolò brevemente, dandogli le spalle e pigiando il bottone apriporta, uscendo dall’ascensore di gran passo «Muovi il sedere, Stilinski» fu il turno dell’umano di ghignare, mentre il suo cuore, che aveva smesso di tremare come un pulcino, si sentiva meno solo «Smettila di sorridere e pure di pensare, posso sentire le tue stupide rotelle muoversi fin qui» venne ammonito, mentre prendevano posto nell’abitacolo della Camaro.
Stiles sbuffò a quelle parole, incominciando a lagnarsi sul fatto che se sorrideva e stava zitto non andava bene, se parlava ininterrottamente non andava bene e veniva pure minacciato di morte se non stava zitto «Insomma, lupastro, devi fare qualcosa per il tuo bipolarismo, sai?» affermò improvvisamente irritato «Ho pensato davvero fossi regredito alla fase “problema-scappo”» parlò, dandogli poi una pacca leggera sulla spalla e abbandonandosi contro il sedile, improvvisamente sentiva le palpebre pesanti «Ho creduto mi stessi nuovamente tagliando fuori, lasciandomi nei casini» riuscì a dire sbadigliando due volte e finendo la frase con un borbottio, prima di addormentarsi senza neppure accorgersene «Visto che non siamo … una coppia».
 
 
 
 
 
 
Note.
Un applauso a voi che siete arrivati fin qui! Sono pronta a leggere ciò che pensate di questo primo capitolo e soprattutto di ricevere critiche costruttive! Un bacione e a martedì prossimo!

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Capitolo 2
*** 0.1 E questo basta ***


E questo basta
 
 
 
 
 
Doveva essere successo qualcosa mentre dormiva, perché Derek l’aveva svegliato malamente, scuotendolo per una spalla, e minacciato due volte di morte mentre gli diceva di sbrigarsi e stargli dietro. Stiles stava rimuginando sulla possibile causa di tale malumore nel lupo, facendogli ogni tanto alcune domande a cui si rispondeva da solo visto i ringhi minacciosi che l’altro gli rivolgeva.
Stiles prese coraggio nel momento in cui si prese il polso con la mano destra e sentì il metallo del bracciale che Derek gli aveva dato per mantenere celato il suo odore dai nemici, per proteggerlo, aumentò di poco il passo, così da essergli a fianco e voltando il volto verso di lui gli chiese di spiegargli cosa fosse successo mentre era nel mondo dei sogni da farlo costipare in quel modo, chiedendogli preventivamente scusa se mentre dormiva aveva parlato nel sonno.
«Non siamo una coppia, Stilinski» sibilò freddo il licantropo, aumentando il passo e provocandogli una fastidiosa fitta alla bocca dello stomaco, perché Stiles lo sapeva benissimo che facevano solo dello stupidissimo e fantastico sesso.
Camminarono in silenzio per altri pochi minuti, prima di entrare in una struttura a cinque piani. Senza fermarsi a parlare con la portinaia che si limitò a fissarlo stranita chiamarono l’ascensore e quando le porte si aprirono Derek gli avvolse un avambraccio con una mano e lo portò dietro di lui, facendo uscire dal vano elevatore due donne castane, molto belle e avvenenti. Stiles non aveva potuto fare a meno di stringere le mani a pugno e cercare di mantenere un’espressione distaccata, anche se sapeva benissimo che aveva irrigidito la mascella e sicuramente il suo corpo emanava un odore diverso da quello di prima.
Ne era sicuro, perché avevano fatto degli esperimenti lui e Scott e con sua somma indignazione era venuto fuori che era impossibile per i lupi non accorgersi dei cambiamenti d’umore degli umani che facevano parte del branco. Infatti, tutti i suoi amici licantropi capivano a distanza di cinque metri se era felice, arrabbiato o in pensiero o semplicemente in paranoia figuriamoci quindi se Derek non aveva fiutato il suo cambiamento di emozione; perciò la possibilità era solo una: non gliene importava nulla di come il suo interessarsi a quelle due donne lo avesse fatto sentire. Guardò di sottocchio il riflesso dell’alfa sullo specchio alla sua sinistra e sospirò piano fissando lo sguardo sulle punte un po’ sporche delle proprie scarpe, convenendo sul fatto che tornato a casa le avrebbe dovute lavare perché così sarebbe stato impegnato e non avrebbe avuto tempo per pensare alla sua stupida e masochista cotta per Derek.
«Stiles!» la voce autoritaria dell’altro lo fece sobbalzare e quando alzò gli occhi spaurito in quelli del licantropo lo vide espirare con un certo sollievo «Sbrigati, prima che si richiudono le porte» parlò, prendendolo per mano e camminando per il lungo corridoio dalle spoglie pareti celesti, non vi erano né quadri né piante e neppure finestre, solo luci al neon sul soffitto a illuminare l’ambiente.
Il corridoio finiva davanti a una scrivania dove c’era una donna che occupava la poltrona in pelle dall’altra parte. La donna indossava un camice e sulle spalle le ricadevano folti ricci biondi e a Derek bastò mostrare il suo status di alfa che questa sorrise gentile e indicò loro una saletta, dando il benvenuto nella struttura.
«Congratulazioni» disse poi a Stiles che annuì ancora non capendo «Ah! Mi sono dimenticata, avrei bisogno che mi compiliate questo» parlò ancora, alzandosi e recuperando da un armadietto in legno una cartella verde pistacchio «Quando lo avrete terminato riportatemelo e nel giro di cinque minuti vi manderò il professore» terminò facendogli l’occhiolino e provocandogli del rossore sulle guance, mentre gli passava anche una penna.
Derek emise un leggerissimo ringhio prima di riprendere a camminare a portarlo con sé nella stanzetta che la bionda aveva indicato prima, solo lì dentro il licantropo gli lasciò la mano, andando a sedere sulla poltroncina vicino al lettino.
Stiles si trovò a sospirare, odiava tutta quella tensione tra di loro e odiava sentirsi così strano. Perché se un momento voleva prendere a ceffoni il licantropo, l’attimo in cui incontrava i suoi occhi avrebbe voluto sorridergli e andargli vicino per baciarlo piano, in modo lento e dolce, ma proprio mente formulava quel pensiero il suo istinto di sopravvivenza prendeva il sopravvento e lo faceva desistere portandolo alla realtà: il sesso non è dolcezza, solo piacere.
Sospirò pesantemente, sedendosi sul bordo del lettino, poi aprì la cartella ed incominciò a prestare attenzione al questionario «C’è anche una serie di domande sul branco e sulle nostre situazioni sentimentali, oltre alla consegna di inserire i nostri dati personali» parlò ad alta voce, facendo un paio di commenti sarcastici su alcune domande mentre rispondeva «“Come sei rimasto incinto?”» lesse ad alta voce la domanda chiedendo verso Derek che già lo stava fissando «Vogliono sapere la posizione o cosa?».
Il licantropo scosse piano la testa, forse rassegnato da quanto l’intelligenza di Stiles venisse a meno in alcuni momenti «Per “come” intendono se con un rapporto sessuale con un partner soprannaturale, con inseminazione artificiale o per un incantesimo» parlò alzandosi e requisendo la cartella con un gesto veloce «Dammi qui, tu sdraiati» parlò con tono autoritario, sottraendogli dall’altra mano pure la penne che per tutto il tempo che rifletteva o faceva battutine si era portato alle labbra e Stiles arrossì vedendo Derek tenere la penna con i denti mentre recuperava un documento d’identità.
Passarono un paio di minuti, in cui Stiles fece come gli fu detto e in cui ne approfittò per guardare il cellulare e sorridere un paio di volte al messaggio di Hannah, una collega del negozio di abbigliamento dove lavorava part time, poi si alzò camminando avanti e indietro per la stanza, prestando per la prima volta attenzione ai poster medici attaccati alla parete.
«Ma ma» balbettò incominciando a guardarsi attorno con fare sconcertato additando uno a uno gli oggetti appesi al muro tutti correlati con la gravidanza maschile «Questo è … no, non è possibile».
«Stiles, ti ho detto di sdraiarti» parlò Derek, lasciando stare il questionario e raggiungendolo con due falcate, circondandogli la vita con un braccio nel momento in cui barcollo «Adesso taci e sdraiati» gli ordinò, sovrastando la sua lamentela con un ringhio e gli occhi rossi «Zitto e buono, non una domanda» sentenziò, dopo che lo ebbe aiutato a stendersi.
«Come hai fatto a capire che avrei avuto un giramento?» parlò ignorando totalmente l’ordine appena ricevuto ed ottenendo un perfetto mutismo dall’altro che si fermò dallo scrivere con un sopracciglio alzato in un’espressione infastidita «Cosa c’è che non va ora?» domandò, deviando lui stesso l’argomento «Fammi vedere» insistette, mettendosi a sedere sul bordo del lettino con le gambe a penzoloni verso la poltrona su cui sedeva Derek che si limitò a mostrargli il foglio e indicargli il sunto del problema «Ci sono altre creature di natura soprannaturale che potrebbero riconoscere il bambino al momento della nascita?» lesse ad alta voce il quesito non sapendo se mostrarsi indignato dal sospetto che nasceva nell’altro o gongolare per il fastidio che leggeva nelle sue sopracciglia arcuate «Ovviamente, se c’è qualcosa nella mia pancia la colpa è tua, lupo misantropo e socialmente costipato» decretò Stiles, alzandosi e andando a sedersi sulle gambe di Derek, giustificandosi col fatto che così avrebbe avuto libero accesso alle domande e avrebbero terminato prima.
 
Dopo appena tre minuti, in cui il licantropo dovette subirsi il peso di Stiles sul suo torace e sulle proprie gambe senza poterlo toccare come voleva lui, terminarono di rispondere anche ai quesiti sul branco. Derek portò la cartella alla donna una volta che Stiles si sistemò nel lettino.
«È umano» disse la donna, riponendo la penna e guardandolo con fare leggermente preoccupata «E non è neppure marchiato» rincarò la dose, alzandosi e dirigendosi verso una saletta alla sinistra della scrivania, Derek ringhiò basso, conficcandosi gli artigli nel palmo delle mani chiuse a pugno «È solo un umano».
«È il mio umano e questo basta» parlò a bassa voce, dandole le spalle e tornando nella camera in cui c’era Stiles.







Note.
Buongiorno! Allora, chiedo enormemente scusa a tutti per il ritardo! La storia  continuerà!
Purtroppo per il momento sono oberata dalla vita di tutti i giorni, ma appena avrò più tempo da poter scrivere con più regolarità i capitoli incominceranno ad essere più corposi e gli aggiornamenti avranno realmente una cadenza settimanale precisa, per ora posso solo dirvi a martedì prossimo! Un bacione e mille e più grazie per aver letto e recensito con quelle parole meravigliose! Vi ho adorato! :*
Vi auguro un iniziò d'annò col botto, assieme a un sacco di fortuna e felicità!

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Capitolo 3
*** 02. Trenta dollari (a testa) per Scott ***


Trenta dollari (a testa) per Scott
Passarono poco più di cinque minuti e dopo aver bussato alla porta un uomo di mezz’età, dal fisico slanciato e ben proporzionato, con i capelli castani brizzolati e dagli occhi azzurri sorridenti contornati da piccole rughe d’espressione, entrò nella camera facendo sfoggia di una fila bianca di denti giacché sorrideva apertamente e Stiles non poté non ricambiare quel sorriso una volta che incontrò lo sguardo dell’uomo che si presentò come Albert.
«Derek, Stiles» parlò guardando prima il licantropo e poi lui «Piacere di avervi come pazienti» ammise, girando il primo foglio della cartella che avevano compilato poco prima «Abbiamo in atto una gravidanza, dunque».
«L’abbiamo?» intervenne Stiles con fare sorpreso e sconcertato «Cioè, le racconto» iniziò a parlare, ignorando Derek che mandò gli occhi al soffitto «Ho fatto un test, okay? Sono uscite fuori le due lineette, ma non si può essere sicuri che non si sia sbagliato» espose la situazione concludendo «Quindi siamo qui per certezze, giusto?» e si voltò verso l’alfa convinto che gli desse il suo appoggio almeno in quella circostanza.
«Sei incinta, accettalo» parlò invece Derek con tono leggermente burbero.
«Tzè, sentitelo. Ora è pure un dottore» affermò un poco stizzito lanciandogli un’occhiataccia e poi tornando a guardare con fare speranzoso il professor Albert aggiunse «Lei capisce cosa sto dicendo, giusto? Insomma, il test che ho fatto poteva anche aver dato un risultato errato, no?» rispiegò le sue ragioni, annuendo alle proprie parole.
«Questa è dunque una gravidanza indesiderata?» ne convenne l’uomo, chiudendo la cartella e dirigendosi verso un armadietto e tirando fuori alcuni strumenti; il silenzio era calato nella stanzetta e il cuore di Stiles aveva prima rallentato i battiti e poi ripreso a martellare come impazzito, mentre Derek sembrava impassibile sia dentro che fuori «Sdraiati e solleva la maglia, diamo un’occhiata a cosa c’è lì dentro» parlò, avvicinando al lettino un monitor e accendendolo, allontanandosi per poi ritornare da loro con un tubetto nella mano destra e una sonda per ecografia nella mano sinistra «Avvertirai un po’ di freddo, ma giusto il tempo di sentire questo» asserì.
Dopo un piccolo brivido di freddo nel momento in cui il gel toccava la pelle della pancia Stiles non poté che chiedere «Sentire cosa, esattament-» e bloccarsi con la bocca semi aperta e sgranare gli occhi, girando la testa verso lo schermo così velocemente che credette gli si sarebbe staccata dal collo, il respiro gli diventò più pesante e sentì gli occhi inumidirsi «Oddio, fantastico, sono incinta?» parlò con del sarcasmo che sperò mascherasse tutto il suo terrore alla scoperta, ma più che altro la felicità ne derivò subito dopo nel rendersi conto che quel puntino grigio minuscolo che sfarfallava come impazzito nel centro dello schermo nero era stato creato da lui, Stiles Stilinski e Derek Hale «Ma come è possibile?» domandò, la voce tremante e gli occhi ancora puntati verso lo sfarfallio.
«Oh della posizione in cui avete concepito non posso esserne certo» parlò l’uomo con un sorriso genuino «Ma sicuramente il come lo sai meglio di me» gli fece un occhiolino nel momento in cui Stiles lo guardò con le guance rosse e non trattene una risata quando il ragazzo borbottò qualcosa di incomprensibile con tono imbarazzato «Comunque, complimenti. È davvero forte il vostro piccoletto di tre settimane».
«Ovvio che lo sia» parlò senza potersi fermare sorridendo orgoglioso «È uno Sterek» se ne venne fuori come se fosse la cosa più naturale da dire alle parole del professore e sentendo su di sé degli occhi confusi spiegò «Metà di Derek e metà di me, la fusione dei nostri nomi».
«E perché il tuo nome è davanti al mio?» chiese con una punta di disappunto il licantropo, stato zitto fino a quel momento.
«Semplice musone che non sei altro, sono io ad averlo nella pancia» rivelò incrociando le braccia al petto con risolutezza, domando poi con fare leggermente allarmato com’era possibile che nella sua pancia ci fosse un bambino.
«Giacché tra di voi non c’è alcun legame e tu sei totalmente umano» incominciò a parlare allontanando la sonda dal ventre di Stiles e porgendogli un paio di veline per ripulirsi dal gel «Penso che una prima ipotesi, escludendo tu non sia stato colpito da un incantesimo senza accorgertene, la causa della tua gravidanza è da attribuire al lupo alfa dentro Hale» alla sua faccia sconvolta il professor aggiunse «È lo scopo di vita di un licantropo alpha creare il proprio branco e il metodo più sicuro per non restare soli è -».
«Avere dei figli tuoi, dei figli licantropi» concluse Stiles per Albert, senza trovare il coraggio di girarsi a guardare Derek perché sapeva che se avesse incrociato i suoi occhi gli avrebbe certamente letto la domanda che da mesi, da quando avevano iniziato ad avere rapporti, gli frullava dentro: perché aveva scelto proprio lui.
«Adesso che ti sei convinto anche tu che lì ci sia un cuore che batte» prese parola il professore, allentandosi dal lettino per riporre gli strumenti «Ti prescriverò alcune medicine che il vostro emissario potrà creare con facilità» dalla tasca del camice ne trasse un taccuino e una penna ed incominciò a scriverci su qualcosa «E siccome emani odore di curiosità da tutti i pori, ti inserisco anche alcuni testi che ti potranno aiutare a capire ciò che sta affrontando il tuo corpo e che affronterà in questi mesi» si interruppe assumendo un’espressione più grave esattamente come il suo tono, mentre dava a Stiles la busta in cui aveva inserito la ricetta medica e i titoli dei tomi da consultare «Sempre se deciderai di portarla a termine».
«Po-posso abortire?» domandò con fare sorpreso, senza prendere la busta, fermandosi con la mano a metà «Cioè, non che voglia o forse dovrei? Si può davvero abortire un licantropo?».
«Sei un umano, se tu fossi stato un mutaforma licantropo, sarebbe stato estremamente difficile oltre che pericoloso» spiegò lanciando una veloce occhiata verso Derek che aveva da alcuni secondi incominciato a ringhiare con tono più minaccioso «Come tuo dottore è mio dovere metterti al corrente di tutte le possibilità e di farti arrivare preparato al giorno del parto» asserì con tono più pacato possibile «Pensaci, sei alla terza settimana, ne hai sole altre tre per poter decidere cosa fare con il feto» Stiles non disse nulla, se annuire piegare la busta e mettersela in tasca «Ci vediamo tra due settimane».

Uscirono dalla struttura in silenzio, Derek era di pessimo umore e Stiles si sentiva spossato e leggermente affamato e nauseato allo stesso momento, ringraziò dunque quando arrivarono alla Camaro e dopo neppure due minuti finì per appisolarsi.
Si svegliò di soprassalto per colpa del campanello e per poco non cadde dal divano, si guardò attorno con fare circospetto, pulendosi l’angolo della bocca con un braccio.
«Stiles, vuoi aprire!» lo raggiunse la voce scocciata di Scott «Sono quasi due minuti che sto fuori dalla tua porta».
«Scottie, sì apro» urlò, strofinandosi le mani su tutta la faccia ridendo con fare isterico perché era stato tutto un sogno, un ridicolo e stupido sogno. Sospirò andando ad aprire al suo migliore amico «Buongiorno Scott! Cosa ti porta ai piani alti? Hai bisogno di una mano con le lezioni» provò a indovinare con un sorriso smagliante.
«Buongiorno?» chiese perplesso, entrando con dei due cartoni di piazza in una mano e un sacchetto nell’altra «È ora di cena bello mio, ed oggi è il giorno del mese della pizza e videogiochi» gli ricordò, fingendosi oltraggiato a morte per la sua dimenticanza.
«Cavolo, è che ho dormito tutto il giorno, ho perso la cognizione del tempo» cerco di giustificarsi, sbadigliando sguaiatamente e andando a sbattere contro la schiena di Scott che si era fermato di colpo «Ma porca -» imprecò, massaggiandosi il naso «Perché ti sei fermato?».
«Perché quel coso è positivo e sopra c’è il tuo odore?» Stiles non comprese a cosa si stesse riferendo Scott e nonostante gli si misi di fianco fissando il punto in cui i suoi occhi stavano guardando non notò nulla fuori posto, anche perché erano in entrata e non aveva la vista lupesca perciò aspettò che Scott parlasse «Sto aspettando una spiegazione, Stiles».
«Oi, non scaldarti, non so di cosa parli, bello» tentò di difendersi mentre Scott lo annusava in maniera poco educata «Ehi, a cuccia».
«Lo sapevo che facevi sempre un odore più strano» se ne venne fuori allontanandosi con passo spedito e raggiungendo il tavolino basso vicino al divano, vi appoggio i cartoni delle pizze e il sacchetto di plastica poi si accucciò e afferrò qualcosa che era sotto di esso «Sei incinta, amico. Cavolo, Lydia aveva ragione» prima felice della cose e poi seccato aggiungendo in uno sbuffo «Le devo cinquanta dollari» Stiles cercò nelle tasche dei pantaloni, prima nella sinistra e poi nella destra, trovando la busta che il professor Albert gli aveva dato e l’aprì, trovandovi dentro solo la lista dei libri e un post-it scritto da Derek, la calligrafia del licantropo l’avrebbe riconosciuta ovunque. Nel frattempo, Scott aveva continuato a parlare con fare sempre più esagitato e stava già facendo progetti sull’essere il padrino del bambino, anche se secondo lui era una femminuccia e faceva battute su quanto Derek sarebbe stato geloso di chiunque le si avvicinasse, mentre lui sarebbe stato il genitore buono e simpatico, ma Stiles non l’ascoltava più con attenzione ed era leggermente sbiancato «Ehi, amico. Stai bene? Devi vomitare?».
«La parte umana di Derek non vuole il bambino» sputò fuori, oltrepassandolo e andando ad accasciarsi contro il divano, dopo avergli lasciato il post-it appiccicato su un braccio «Lo sapevo che non sarebbe stato d’accordo sul tenerlo».
«Ehi amico, qui non c’è scritto quello» cercò di farlo ragionare Scott dopo aver dato una veloce occhiata al pezzetto di carta, ma Stiles sembrava non volerlo ascoltare e già stava drammatizzando sul dover scappare in un altro continente e dover fare il genitore single «Stiles Stilinski, stai zitto un attimo» prese il controllo, accucciandosi di fronte a lui e prendendogli le spalle «Ascoltami bene, non so cosa sia successo tra te e Derek ma da questo foglietto comunica tutt’altro» parlò mostrandogli il palmo della mano destra, dove aveva attaccato il post-it «Dice che è andato lui da Deaton e che cercherà di farsi da parte e di far decidere a te cosa fare con la gravidanza».
«Appunto, Scott» si incaponì invece lui, abbassando il capo, sentendo gli occhi bagnarsi «Non gliene importa, perché il professor Alber ha detto che il lupo non permetterebbe mai che venisse fatto del male al bambino» parlò, annusando l’aria e voltandosi leggermente verso i cartoni delle pizze «Non è logico quindi, se gliene fregasse del bambino, non mi darebbe il via libera sulla decisione».
«Beh, qui dietro dice dell’altro però» se ne venne fuori Scott con fare tranquillo, mentre prendeva la pizza di Stiles e gliela passava, sia mai iniziasse a prenderlo a morsi per la fame «Dice che sei tu a portarlo nella pancia e. che anche se non è d’accordo e non sembrerà, ti appoggerà».
«Non gliene frega né del bambino né di me» anticipò ciò che l’altro voleva fargli capire, addentando poi la prima fetta di pizza «Sono solo un ottimo compagno di letto, visto che gli permetto di farmi di tutto» a quella rivelazione Scott rabbrividì scuotendo la testa, forse per scacciare le immagini indesiderate che quelle parole gli avevano portato all’immaginazione «Eppure lui … mi piace così tanto».
«Ti piace soltanto?» domandò sarcastico, prendendo la propria pizza e incominciando a mangiare anche lui, sorridendo sotto i baffi per il suono disperato che fece Stiles nel dargli del bastardo per ciò che aveva appena detto «E dai, amico. Tu lo ami, tu a lui gli fai sesso e sei il primo che pensa a proteggere quando ci sono dei pericoli» ricapitolò il mannaro, fermandosi solo per addentare dell’altra pizza «Pensaci … siete solo due codardi» li accusò, ancora con la bocca mezza piena «Tu hai paura di un rifiuto e lui anche. Dovreste farvi meno pippe e affrontare la cosa, almeno provarci. Perché se lui vuole un bambino da te è ovvio che voglia anche te» ragionò e accorgendosi dello sguardo sospettoso di Stiles aggiunse «Sì, è stata Lydia a farmi questi discorsi, prima di scommettere sessanta dollari sulla tua possibile gravidanza» confessò d’immediato «A proposito, avresti sessanta dollari da prestarmi?» se ne venne fuori con l’aria da cucciolo bastonato.
«Oh certo perché è colpa mia se sono incinta e non dei super spermatozoi da lupo alfa di Derek vero?» sbottò con la bocca piena di pizza e concludendo che qualcuno gli doveva i soldi quello era proprio il suo alfa da strapazzo «Capito? Non vedrai neppure un centesimo da me, bello».
Finirono la pizza parlando del più e del meno, ma soprattutto discutendo sul seguito della loro serata, cioè se dedicarsi a una sezione intensiva di videogiochi o di film.

Optarono per i film dopo una lunga e intensa discussione, ma proprio sul più bello, quando il Dottore stava per arrendersi Scott si mise sull’attenti, attirando l’attenzione di Stiles che stava combattendo contro il sonno. Il suono della serratura fece alzare il mannaro che palesava disagio da tutti i pori, mentre Stiles sbadigliava seguendo l’amico che si stava dirigendo all’entrata.
«Ciao, Derek» salutò Scott «Me ne stavo andando, sai, si è fatto tardi» abbozzò come scusa, abbracciando velocemente Stiles e lasciandogli un paio di leggere pacche sulla schiena «Ah, mi devi sessanta dollari» parlò prima di chiudere la porta e togliere la sua presenza dalla scena.
Sentendo su di sé lo sguardo di Derek e notando le sue sopracciglia alzate, Stiles parlò, spiegandogli della scommessa che il migliore amico aveva fatto con la Banshee «Begli amici che ho, vero?» domandò sarcastico, alzando le spalle con fare drammatico. Le sopracciglia di Derek tornarono alla loro posizione naturale, ma non sembrava voler dire nulla, si limitava a guardarlo e Stiles sentiva crescere un misto d’ansia e nervosismo assieme a una buona dose di paura. Fece un bel respiro e riprese a parlare «Sono le medicine quelle?» indicò il sacchetto che Derek teneva in mano.
«Hai mangiato?» questa volta fu il turno di Stiles di far svettare in alto le proprie sopracciglia, assumendo un’espressione confusa «C’è odore di pizza» aggiunse e Stiles annuì «Deaton ha detto che gli servono un paio di giorni per mettere insieme gli ingredienti per le medicine» gli spiegò, superandolo e andando in cucina, dove appoggiò il sacchetto che si rivelò contenere cibo d’asporto.
«Lasagne, oh santa paletta! Sono lasagne vere, fumanti e calde» decantò non appena Derek scoprì il contenitore dall’alluminio «Oh, ne voglio un piatto».
«Hai mangiato la pizza» parlò il licantropo.
«Sono incinta» gli ricordò senza pensare a che cosa quelle parole avrebbero fatto nascere in Derek.
«Non è una scusa» sputò fuori, prendendo un solo piatto «Se poi ingrassi mi odieresti di più».
«Senti sono io che -» Stiles si bloccò come comprendendo quella frase solo in quell’istante «Non ti odio, sei tu che odi me. O almeno la tua parte umana mi odia, anche se è il lupo a minacciarmi di strapparmi la gola con i denti, credo» incominciò a parlare a vanvera, prendendo in ostaggio le lasagne «Usa il cervello Derek, perché mi sentirei offeso se finora tu mi reputassi così masochista da farmi sbattere da qualcuno che odio» il licantropo stava per rispondere, ma Stiles fu più veloce di lui e riprese la parola «Sono andato dietro a Lydia per anni senza che lei mi ricambiasse, è vero, ma da qui a farlo con una persona che odio ce ne vuole».
«Allora perché hai preso in considerazione l’idea di abortire?» gli domandò con palese rabbia.
«Non l’ho fatto» si difese, riponendo le lasagne a una distanza neutrale sulla penisola della cucina «Non l’ho mai fatto, a dirti il vero» riprese a parlare, sedendosi sullo sgabello e ricambiando lo sguardo di Derek con uno totalmente serio e sincero «Non butterei mai via mio figlio, ovviamente devo abituarmi all’idea, cosa che stranamente il mio migliore amico trova normalissimo, colpa credo del suo essere un mannaro e che sia parte del tuo branco» divagò, facendo un altro paio di ipotesi, tornando poi sui binari del discorso grazie a una leggera minaccia dell’altro «Dicevo… devo solo abituarmi alla cosa e capire che avrò qualcosa da condividere con te per il resto della mia vita» l’atmosfera era seria, forse troppo perché neppure cinque secondi di silenzio più tardi Stiles dovette fare una battuta «Mi sa che devo dare trenta dollari a Scott».
«Non permetterei mai che ti succedesse qualcosa» brontolò, andando a prendere un secondo piatto.
«Lo so, scusa» parlò, storcendo il naso infastidito «Non voglio più le lasagne, mangerò del gelato» Derek non disse nulla, tornò a mettere via il piatto e prese una ciotola, perché Stiles non era in grado di mangiare una oppure due semplici palline di gelato, come minimo se ne mangiava cinque.
che lei mi ricambiasse, è vero, ma da qui a farlo con una persona che odio ce ne vuole».
«Allora perché hai preso in considerazione l’idea di abortire?» gli domandò con palese rabbia.
«Non l’ho fatto» si difese, riponendo le lasagne a una distanza neutrale sulla penisola della cucina «Non l’ho mai fatto, a dirti il vero» riprese a parlare, sedendosi sullo sgabello e ricambiando lo sguardo di Derek con uno totalmente serio e sincero «Non butterei mai via mio figlio, ovviamente devo abituarmi all’idea, cosa che stranamente il mio migliore amico trova normalissimo, colpa credo del suo essere un mannaro e che sia parte del tuo branco» divagò, facendo un altro paio di ipotesi, tornando poi sui binari del discorso grazie a una leggera minaccia dell’altro «Dicevo… devo solo abituarmi alla cosa e capire che avrò qualcosa da condividere con te per il resto della mia vita» l’atmosfera era seria, forse troppo perché neppure cinque secondi di silenzio più tardi Stiles dovette fare una battuta «Mi sa che devo dare trenta dollari a Scott».
«Non permetterei mai che ti succedesse qualcosa» brontolò, andando a prendere un secondo piatto.
«Lo so, scusa» parlò, storcendo il naso infastidito «Non voglio più le lasagne, mangerò del gelato» Derek non disse nulla, tornò a mettere via il piatto e prese una ciotola, perché Stiles non era in grado di mangiare una oppure due semplici palline di gelato, come minimo se ne mangiava cinque.






Note
Allora, eccomi, puntuale con l'aggiornamento :]
Alla fine sono d'accordo sul fatto di tenere il bambino, alcune cose verranno spiegate più avanti tranquilli (?), per il momento vi ringrazio per aver letto, come sempre!
Un bacione e spero che i dolciumi e il carbone che ho consegnato durante la notte siano piaciuti a tutti ;]
Buona Epifania a tutti :*

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Capitolo 4
*** 03. La calma prima della tempesta. ***


La calma prima della tempesta
 
 
 
 
 
Era uscito con Lydia il giorno seguente, visto che Derek era andato via di casa in mattinata per raggiungere Peter, perché dovevano parlare di alcune cose che non aveva voluto dirgli e siccome si stava cruciando sul possibile motivo della rimpatriata di famiglia, aveva aspettato che la ragazza rientrasse dall’università e l’aveva costretta ad uscire, affermando che sarebbe impazzito prima delle cinque e mezza se qualcuno con un quoziente abbastanza elevato non gli avesse prestato attenzione. Scott si era rivelato un pessimo cospiratore, giacché continuava a finire sul fatto che esigeva se il bambino fosse stato maschio, allora avrebbero dovuto come secondo nome mettergli il suo, cosa che ovviamente Stiles aveva prontamente bocciato affermando che già sarebbe stato il padrino del bambino e che quindi era inutile dare al suo erede un’altra croce da gestire durante la sua vita oltre a lui come padrino, al gene del mannaro e a due genitori dello stesso sesso.
Con Lydia avevano girato un paio di negozi, prima che stanca delle sue lamentele e del peso degli acquisti fatti, lei non decidesse di assecondarlo e decidere di fermarsi per un po’ in uno dei numerosi punti ristoro del complesso commerciale, rifiutando categoricamente la sua proposta di andare a vedere una maratona di cartoni giapponese al cinema al piano di sotto.
«Spiegami meglio quest’ultimo passaggio» affermò con fare indignato la biondo fragola, abbandonando la ciocca che stava arricciando con l’indice, cercando d’ignorare con tutta se stessa i numerosi piattini con le briciole di ciò che Stiles aveva ingerito in quell’ultima mezzora «Perché mi sembra di aver compreso che tu, Stiles  ex resterò vergine per tutta la vita Stilinski, e Derek c’è l’ho quasi con tutto il mondo Hale, voi due, che aspettate il mio primo nipotino, non abbiate ancora chiarito i vostri palesi e diabetici sentimenti» Stiles le restituì lo stesso sguardo indignato, non molto contento del fatto che l’amica avesse sottolineato così bene che fossero due imbecilli «Siete delle cause perse, forza, andiamo prima che ti mangi la settima crepes al cioccolato e la voglio di strozzarti diventi irrefrenabile. Voglio fare un giro da M.A.C» rincarò la dose, raccogliendo le proprie borse.
«Ehi, non farmi sembrare più ghiottone di quello che sono» la rimproverò, aggiungendo di averne mangiate solo quattro «Okay, cinque ma cerca di capirmi, sono incinta del mannaro che amo e che mi trova perfetto solo come forno per sfornare i suoi figli e poi stai tranquilla che con la nausea che mi sta per venire non metterò su neppure un chilo» una signora anziana lo guardò perplessa e seriamente preoccupata, mentre si apprestava a coprire le orecchie della nipotina di circa cinque anni.
«Stiles, due parole: cause perse» asserì con fare serio, camminando sicura sui propri tacchi firmati almeno finché non si bloccò di colpo, spalancando gli occhi e trattenendo il fiato «Stammi vicino, abbiamo compagnia».
 
«Prima o poi verrà fuori» parlò Peter, accompagnando il nipote alla macchina «E sappiamo tutti come reagirà se lo viene a scoprire da sé» aggiunse espirando più forte «Diglielo».
Derek salì nell’abitacolo della Camaro senza rispondere o guardare Peter, preferì piuttosto inserire la chiave nel quadrante e mettere in moto, il sole stava tramontando; prese il cellulare che aveva iniziato a vibrargli nella tasca della giacca: era Stiles, respirò a fondo prima di accettare la chiamata.
«Stanno cercando di portare via Lydia, ho già chiamato Jackson e gli altri -» parlò con fare agitato, fermandosi di colpo.
«Stiles! Cosa sta succedendo? Stiles!» chiamò, immettendosi nella strada e schiacciando l’acceleratore, sentiva solo parole incomprensibili a causa del brusio e dei rumori di sottofondo alternati a istanti di totale silenzio.
«Sì, ci sono, scusa» riprese a parlare l’umano, giustificando il trambusto con la caduta del cellulare, mentre cercava di mettere in moto, allacciarsi la cintura e inserire la marcia, tutto contemporaneamente «Sto uscendo dal parcheggio del centro commerciale, li seguo. Ho già mandato la foto della targa a Danny e a mio padre e a tutti gli altri, dovrebbe essere arrivata pure a te».
«Vai a casa e aspettaci lì» ruggì il mannaro, mentre posizionando una sirena della polizia sul tettuccio della Camaro si apprestava a utilizzare la corsia d’emergenza e a superare i semafori rossi «Non discutere, Stiles» stoppò sul nascere la sua lamentela, spingendo ancora di più l’acceleratore «Va a casa, non siamo sicuri non cercassero te e il bambino, il bracciale copre il tuo odore, per mannari che si affidano all’olfatto tu non esisti» gli spiegò con fare duro, facendosi dire in che direzione stessero andando i rapitori e controllando l’immagine della targa che effettivamente gli era arrivata, apostrofandosi mentalmente, quando ricordò di aver tolto apposta il suono alle notifiche del gruppo di Whatsapp del branco «Okay, vengono nella mia direzione, tu vai a casa, metti lo strozzalupo. Ti manderò Isaac o Allyson».
«Quindi l’hanno presa per causa mia?» domandò e nel suo tono Derek poté percepire il senso di colpa e la cosa fece ululare il lupo che era lui «Come potrei andarmene a casa e non far altro che aspettare?».
«Dannazione, sei incinta, Stiles» la voce gli era uscita più dolce e confortevole di quello che si sarebbe voluto concedere «Va. A. Casa» ordinò subito dopo, quando titubante l’altro provò a ribattere, la dolcezza scomparsa e sostituita dall’autorità del timbro dell’alfa «Ci metteresti in difficoltà se dovessimo scontrarci con loro, sei un essere umano e pure incinta: ancora più inutile sul campo di battaglia».
«Fottiti Derek Hale» parlò Stiles, con tono basso e offeso, insultandolo ancora una volta mettendo in chiaro che non lo faceva per lui «Proseguono sempre verso la tua direzione, se non ricordo male l’unica zona abbandonata è PondMills a meno che non si stiano dirigendo al porto» il tono di voce di Stiles era privo di sfumatura «Jackson è dietro di me con la Porche, continuerà a seguirli lui. Tenetemi aggiornato» gli disse aggiungendo poi in un sussurro «Di agli altri che questa sera ceniamo tutti insieme. Siate puntuali, cucino io».
 
Aveva cucinato dalle sei e quaranta fino alle otto e dieci, quindi un sacco, ignorando la spossatezza e controllando i messaggi ogni tre minuti, con lui c’era Isaac che aveva cercato di confortarlo e da mezz’ora si stava lasciando sconfiggere a scala quaranta perché Stiles lo sapeva, Isaac poteva anche non sentire totalmente il suo reale odore, ma sulla sua faccia si poteva leggere benissimo lo sconforto che saliva assieme al senso di colpa al passare di ogni secondo.
«Sono le nove meno sette minuti» esalò, gli occhi lucidi e la gola secca «Dovremmo andare a cercarli, magari sono feriti e -».
«Proprio ora? Vuoi che Derek mi ammazzi?» lo stoppò, sorridendo tutto d’un tratto, scattando con la testa prima verso la testa e poi verso di lui, prima di chiedergli «Li percepisci anche tu?» Stiles però non lo badò minimamente, schivando la presa del mannaro e precipitandosi fuori dall’appartamento e poi giù per le scale, fino ad arrivare davanti al portone dove il gruppetto stava aspettando che Allyson rimuovesse lo strozza lupo per poter accedere nel palazzo «Cavolo, come hai fatto? Sei stato -» ma Isaac si zittì quando aprendo il portone Stiles marciò verso Derek e lo schiaffeggiò per poi dirigersi verso Lydia, che era scalza e indispettita al fianco di Jackson, per abbracciarla di slancio, sotto lo sguardo sorpreso di tutti i mannari.
«E-ehi Stilinski, piano con tutta sta confidenza» se ne venne fuori Whittemore, il tono leggero di uno che non vuole appesantire l’atmosfera più del necessario.
Stiles si staccò dalla biondo fragola ma mantenne con lei il contatto visivo per alcuni attimi prima di chiederle scusa «Stupido, non è che volessero solo te, eh» lo mise al corrente lei, mentre tutti entravano nel palazzo e Allyson ricomponeva la riga di strozzalupo.
«A parte i vestiti, state tutti bene?» chiese esaminando uno a uno i membri del branco, soffermandosi sulle lacerazioni dei loro indumenti e sul sangue su essi «Avete tempo di darvi una lavati, la cena è pronta» li avvertì, salutandoli uno a uno quando arrivavano al piano dei rispettivi appartamenti. Una volta in casa, solo lui e Derek, gli si avvicinò e lo scrutò con gli occhi stretti a due fessure, gli bruciavano da morire e avrebbe voluto concedersi un pianto liberatorio, ma non voleva dargli anche quella soddisfazione oltre alla scenata di poco prima «Perché non mi hai scritto che eravate tutti salvi?» Stiles trovò irritante come la sopracciglia destra del mannaro si alzò con fare ovvio mentre estraeva una poltiglia di plastica chiara tutta appallottolata che una volta era un cellulare «Non è comunque una scusa» obbiettò dopo un attimo di smarrimento «Potevi farti imprestare il cellulare da Scott. No, da Scott no, è sempre senza soldi, ma sono sicuro che Allyson o Jackson oppure -» aveva avuto un giramento di testa, ma grazie ai riflessi mannari di Derek che gli fu subito al suo fianco riuscì a rimanere in piedi, appoggiando la fronte sull’incavo del suo collo.
«Non credo che il branco sarà qui entro mezzora» parlò Derek, facendo scivolare entrambe le mani, dalla schiena di Stiles fino ai suoi fianchi, portandolo ancora un po’ più vicino a sé «Perché non dormi un po’?» Stiles rispose di no con un movimento della testa e un piccolo mormorio indefinito, mentre portava le mani al collo del mannaro «Okay, come vuoi» lo assecondò, facendo finire le proprie mani appena sotto i glutei sodi di Stiles e sollevandolo, facendo sì che gli circondasse i fianchi con le cosce «Andiamo a lavarci».
Come ogni qualvolta che scongiuravano un pericolo, Derek e Stiles si baciarono e si toccarono sotto al getto caldo della doccia, tuttavia, questa volta entrambi si accorsero che erano leggermente più impacciati e dolci nelle carezze, ma nessuno dei due sottolineò la cosa, preferendo ricevere quelle attenzioni leggere e timorose di non recare alcun male a ciò che Stiles portava in grembo. I baci sul collo e i polpastrelli delle dita di Derek che percorrevano il suo torace e ogni tanto pizzicavano i suoi capezzoli, mentre da dietro affondava lento e sempre con cadenza più irregolare e profonda dentro di lui, facendo sì che i suoi gemiti aumentassero e riecheggiassero per tutto il box doccia. Tutto ciò era così lontano dai rapporti avuti fin ora, più rudi, selvaggi e veloci, Stiles si sentiva estremamente caldo e voluto, soprattutto quando spossato dall’orgasmo e affaticato dal non aver riposato per nulla, Derek lo sostenne e con cura lo ripulì dal proprio seme, lo asciugò e si asciugò a sua volta, aiutandolo poi a mettere il pigiama, stando con lui finché il sonno non prese il sopravvento sulle mille e una domanda che il suo cervello elaborava ogni tre minuti sul rapimento di Lydia e sullo scontro che il branco aveva affrontato.
 
 
 
 
 
 
Note.
Buongiorno! Okay, no. Buona sera!
Eccomi estremamente di corsa ad aggiornare questo capitolo, più corto del precedente, ma ho dovuto suddividerlo così, se no veniva davvero lungo!
Vi lascio con un saluto e un bacione.
Grazie a tutti, siete diventati tantissimi, davvero! Me very happy :]

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Capitolo 5
*** Ho visto Paige ***


Ho visto Paige
 
 
 
Più che una cena quella era stata una riunione per analizzare l’accaduto con cibarie fatte in casa per riempire i momenti di raccoglimento. Stiles e Lydia, aiutati da Peter, Derek e Allison avevano provato a teorizzare chi potrebbe essere il nemico di fondo o per lo meno quale natura potesse avere, ed erano arrivati a tre differenti creature soprannaturali: al primo posto c’erano i vampiri, a cui la maggior parte del tavolo aveva storto il naso al solo pensiero, perché non si trovavano in uno dei libri della Meyer, al secondo c’era la possibilità che si trattasse di qualche strega o stregone e per ultimo, ma non meno importante una qualche creatura mitologica come ad esempio la sirena.
«Abbiamo ristretto il campo» intervenne Scott, dopo aver inghiottito il boccone di lasagne «Tuttavia, non mi sembrate molto convinti» aggiunse, affermando che anche a lui sembrasse mancasse qualcosa nei loro ragionamenti.
«Infatti è così» gli rispose Allison, carezzandogli un avambraccio «I calcoli non tornano, perché i vampiri non se ne fanno nulla di una Banshee che riporta in vita i morti».
«E non hanno motivo di attentare alla vita del cucciolo prima che nasca» parlò Peter, attirando su di sé l’attenzione di tutti «Non abbiamo problemi con loro da più di tre secoli» detto ciò guardò il nipote, che con un cenno della testa gli diede ragione «Le sirene andrebbero a nozze con la potenza delle laringi di una Banshee, ma non se ne fanno nulla di ciò che Stiles porta nella pancia e per quanto riguarda le streghe, non potrebbero entrare nel nostro territorio senza che ce ne accorgessimo» ricapitolò, ricordando a tutti la storia della città in cui si trovavano e l’esilio da essa che era toccato a quella specie di creatura «Quindi: siamo punto e a capo».
«Non del tutto» parlò ancora Scott, questa volta però con la bocca ancora piena per via dell’entusiasmo «Sappiamo che sono un branco strano, non come quelli di alfa che affrontammo in passato» si corresse, ingoiando finalmente l’ennesimo boccone di lasagne «Tipo come noi. C’erano sia mannari che umani, giusto?» gli altri annuirono non capendo dove volesse andare a parare McCall «Scommetto che anche voi a un certo punto abbiate sentito puzzo tipo di felci, rabarbaro, e qualche cos’altro che ora mi sfugge, durante il corpo a corpo» tutti i mannari si ritrovarono ad annuire, mentre Stiles sembrava aver afferrato dove il suo migliore amico volesse andare a parare «Deaton ha detto che queste piante assieme servono a sviluppare particolari caratteristiche» parlò, perdendo l’entusiasmo e mormorando in fine «Ma non mi ricordo in quali creature».
«Tranquillo Scottie, hai fatto abbastanza» se ne venne fuori Stiles, allungandogli una terza porzione di lasagne in segno di apprezzamento «Abbiamo avuto a che fare con creature davvero strane nell’ultimo periodo, che non ci è sembrato possibile avere a che fare con un “semplice” branco di mannari e umani, anche se non si sa che tipo di umani, certo» parlò Stiles incupendosi un attimo «Tuttavia, il fatto che usino erbe mi fa pensare che anche loro abbiano un emissario alle spalle che li aiuti» Stiles si interruppe per colpa di uno sbadiglio, la stanchezza stava bussando ora che si era totalmente rilassato «Se troviamo l’emissario, troviamo anche il branco».
La tavolata annuì e Stiles giurò di percepire in lontananza una tripletta di sospiri, nell’istante in cui, Derek si alzò e gli mise una mano su una spalla scuotendolo piano, invitandolo ad alzarsi e trasmettendogli una gradevolissima sensazione di calore che aumentò quando sentendo le gambe cedergli  il mannaro gli passò un braccio attorno alla vita e con uno gli cinse le spalle, sorreggendolo prontamente e non poté che sorridere nel sentire le minacce di Derek ai suoi lupi, mentre questi commentavano la scena.
 
Quando si svegliò, stiracchiandosi un po’ di qua e un po’ di là, capì immediatamente che Derek doveva trovarsi ancora nell’appartamento, perché la sua parte di letto era ancora molto calda. Tuttavia, Stiles non ricordava quando si fossero messi a letto, l’ultimo ricordo che aveva della sera precedente era delle braccia di Derek che lo sorreggevano, mentre ringhiava al branco di stare zitti. Sospirò, andando a portare inconsciamente le mani sull’addome, sentendo improvvisamente una sensazione di incompletezza, ma non ci diede molto peso, giacché i fabbisogni di ragazzo incinta prepotentemente lo strapparono da ogni suo ragionamento, costringendolo ad abbandonare il letto e a incominciare la giornata inginocchiandosi sul water.
Dopo aver correttamente risposto anche al richiamo della natura Stiles si fece una doccia e nel lavarsi i denti non poté che iniziare a riflettere sul sapore disgustoso del dentifricio e sulla stessa onda di quel pensiero, ancora con l’accappatoio indosso, raggiunse la cucina e chiese a entrambi gli Hale seduti al bancone, la ragione del sapore strano del dentifricio.
«Sei incinta» fu la risposta che gli diede Peter, tornando poi alla propria colazione.
«Oh! Perspicace» bofonchiò il figlio dello sceriffo, portandosi una mano sotto al mento e socchiudendo gli occhi «Ho letto che durante la gravidanza la donna cambia gusti nel mangiare, ma non ci avevo creduto seriamente» concluse, facendo per tornarsene in camera ma bloccandosi subito dopo «No, aspetta. Perché tu sei qui?» domandò poi con il dito puntato verso Peter. Lo zio psicopatico dell’alfa non lo degnò di una risposta, ma si limitò a ghignare divertito verso il nipote «Derek, perché lui è qui?».
«Proteggerà il bambino in mia assenza» parlò, abbandonando il suo posto e riponendo le stoviglie nel lavabo.
«Non ho bisogno della babysit-» provò a parlare, ma il licantropo lo zittì sul nascere con un ringhio arrabbiato.
«Non mi interessa di quello che serve a te» Stiles sgranò gli occhi, trattenendo per un attimo il respiro, il tono che stava usando era particolarmente duro e frustrato «Il bambino deve avere la priorità» terminato di parlare Derek aveva lasciato la cucina, senza guardarlo negli occhi, ma limitandosi a scambiare uno sguardo truce con Peter.
«Ehi, terra chiama Stiles» il ragazzo si riprese sentendo chiamare il suo nome «Vuoi fare colazione?» rispose con un cenno negativo del capo, congedandosi per tornare alla propria camera.
Una volta tra le quattro mura che Derek gli aveva permesso di occupare nell’appartamento, Stiles serrò dapprima gli occhi e poi li sbatté più volte nel tentativo di asciugare e combattere le lacrime suscitate dal comportamento del licantropo alfa.
«Eppure dovrei essere io quello con gli sbalzi ormali» si ritrovò a sdrammatizzare nell’attimo in cui riuscì a domare le lacrime. Una volta vestitosi, il figlio dello sceriffo recuperò il proprio laptop ed incominciò a fare alcune ricerche, tuttavia i pensieri erano così tanti che ben presto si ritrovò ad abbandonare il computer sul letto e a cambiarsi «Odio il vostro super udito» commentò indispettito nel trovare Peter già pronto sulla porta che faceva girare le chiavi della macchina sull’indice.
«Dove andiamo, madame» lo prese in giro il licantropo guardando dietro di lui con un sorrisetto sghembo.
«Lontano da qui» parlò facendo finta di non sapere che dietro di lui ci fosse l’alfa «Ho bisogno di divertirmi un po’, sia mai incontro il mio principe azzurro» un ringhio gli fece nascere un sorrisetto sulle labbra, ma non si girò, preferendo uscire dall’appartamento di Derek.
Aveva chiamato l’ascensore e quando vi entrò subito dopo di lui c’era l’alfa.
«Perché ti diverti a provocarmi» ringhiò il licantropo, pressando il corpo di Stiles contro il fondo del vano elevatore «Perché non puoi semplicemente obbedire agli ordini, eh?».
«Perché non sono un tuo beta, Derek» parlò, cercando di fissarlo negli occhi e non concentrarsi sulla sua bocca «Sono qui con voi perché lo voglio, non che mi piaccia avere mostri e demoni cattivi alle calcagna, sia chiaro» ci tenne a precisare con un risolino isterico «Ma ricorda, posso sempre andarmene se la cosa ti fa piacere, ma mio figlio viene via con me».
«Non te ne andrai da me» sibilò il licantropo, tuffandosi sulla sua bocca.
«Ma ti senti quando parli?» sbottò, liberandosi della presa ferrea del licantropo con estrema facilità «Tu non riesci a capire cosa vuoi, io però lo so cosa voglio, Derek» incominciò a parlare, camminando avanti e indietro per i tre metri dell’ascensore, dopo averlo distrattamente bloccato tra il primo piano e quello terra «Mi sembra di essere tornati indietro, ai tempi del liceo. Hai presente? Quando tu non ti fidavi di me, cercavi di tenermi lontano e -».
«Cercavo di tenerti al sicuro» lo corresse il mannaro, fissandolo con circospezione.
«Sì, certo. Come no? Semplicemente mi volevi fuori dei piedi» lo accusò, fermandosi e puntandogli l’indice contro «Dimmi cosa vuoi Derek, perché mi sto stancando di venirti dietro inutilmente. Già, se non volessi capirlo tu sei diventato quello che è stato Lydia per molti anni. Anzi, con te è un po’ diverso perché posso giocarmi le mutande e quello che c’è dentro se dico che con te è amore, ma il concetto non cambia» sputò fuori una parola dietro l’altra con fare concitato e guance sempre più rosse «Tanto è tutto a senso unico».
«Ho visto Paige» Stiles sgranò gli occhi.
«P-Paige?» balbettò in domanda, fermandosi sul posto, senza però guardarlo negli occhi «Allora … è viva?».
«Sì» parlò dopo alcuni attimi di silenzio «Lei è in città, mi ha chiesto di -».
«Fantastico, amico» lo interruppe con tono improvvisamente giocoso, facendo ripartire l’ascensore «Lei … lei è stato il tuo primo amore ed è viva. È … è fantastico» prese a parlare «Sono felice per te! Davvero, congratulazioni» l’ascensore si fermò e Stiles si sentì in dovere di dirgli, guardandolo in faccia per la prima volta da alcuni minuti «Sai che straparlare è la mia arte, no? Quindi, dimentica tutto e ci vediamo per cena, forse, cioè sempre se non hai da fare con lei, eh» nel dire quello gli regalò un occhiolino complice, per poi uscire con passo spedito dall’ascensore, trascinando Peter fuori dall’edificio.
 
Peter stava guidando da alcuni minuti, Stiles ancora non aveva spiccicato una parola e lui aveva capito che il nipote aveva svuotato il sacco sulla questione Paige, ma ancora non sapeva cosa gli avesse rivelato e cosa no.
«Credo di aver bisogno di un posto dove dormire» se ne venne fuori, grattandosi la nuca con fare impacciato «Non voglio fare il terzo incomodo in casa di Derek, sai non sia mai che …» aggiunse con un sorriso tremolante, abbassando lo sguardo sulle proprie mani «Ho già detto che odio il vostro super udito?» in risposta Peter gli portò una mano alla testa spettinandogli di poco i capelli.
«Mi dispiace sia andata così, Stiles» disse l’uomo «Avrei preferito avesse scelto te».
«Ovviamente, chi vuoi che scelga il ragazzino logorroico che soffre d’asma se non lo zio psicopatico?» la buttò sul ridere, allontanando da sé la mano di Peter, manifestando il desiderio di mangiare qualcosa di dolce.
«Conosco un buon posticino, a tre isolati da qui» incominciò a parlare il licantropo, mettendo la freccia a sinistra.
«Solo a tre isolati? Peter, così mi deludi» se ne uscì, mettendo una mano in tasca e chiudendo il cellulare, non aveva voglia di sentire nessuno «Pensi … pensi faccia bene a tenerlo? Cioè, non riuscirei mai ad abortire, ma adesso ha lei, Paige è viva. Lei è una donna, sai con un appartato predisposto a fare bambini e diciamocelo, ho visto delle foto di Paige ed è bellissima e lui è bellissimo, cioè Derek è davvero figo e loro farebbero dei figli perfetti ed io sono sbagliato in mezzo a tutto questo» spiegò con tono sempre più cupo e rattristato «E anche se la parte di lupo di Derek voleva il bambino c’è sempre la sua parte umana oltre a quella lupesca che la ama e sono certo si sia già pentito del bambino e se solo potesse lo rinnegherebbe e non gli dispiacerebbe se io me ne andassi, se ne farebbe presto una ragione» Peter non aveva detto nulla e non sembrava intenzionato a farlo «Se me ne andassi non soffrirebbe più di tanto, non dico per sempre, ma finché non si calmano le acque, finché non mi abituo».
«Così facendo lo perderesti per sempre -».
«Non è mai stato mio» sibilò immediatamente, sbuffando frustrato dal naso «Alla fine sono stato solo uno sfogo, è inutile quello che stai cercando di fare Peter, per tutti questi anni mi sono ripetuto che forse, sotto sotto, ero un pochino importante per Derek e forse lo sono davvero, ma non sono lo stesso tipo di importante che lui è per me» spiegò il suo ragionamento, lasciandosi andare contro lo schienale «Puoi scegliere se essere mio complice oppure lasciarmi organizzare da solo la fuga, con il rischio che mi rapiscano e facciano del male a me e al bambino. Okay, sembro aver sviluppato una forza da licantropo non indifferente, ce ne siamo accorti tutti, non puoi negarlo, ma potrebbe anche essere una cosa passeggera, giusto?».
«Te l’ho già detto che preferisco te a lei, vero?» disse solamente Peter, rivolgendogli un sorriso divertito.

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Capitolo 6
*** Fa che non finisca ***


Fa che non finisca
 
 
 
 
 
 
 
New York era bella, piena di vita e frenesia. Tuttavia era anche noiosa. La vita con Peter era noiosa, non era libero di uscire per conto suo, non che uscisse spesso, in verità, ma quando lo faceva il licantropo era sempre con lui, se non al suo fianco a massimo cinquanta metri di distanza. Tuttavia, visto che dovevano tenere un profilo basso e passare il più possibile inosservati agli occhi delle altre creature sovrannaturali che popolavano la grande mela, anche se il non avere libertà non gli andava giù si costringeva a fare buon viso a cattivo gioco, cercando di godersi a pieno quelle poche ore d’aria che aveva al giorno.
Erano trascorse quasi tre settimane da quando aveva “convinto” Peter ad accompagnarlo nella sua fuga momentanea, si era liberato del proprio cellulare, contattando suo padre di tanto in tanto da una cabina pubblica poco distante dal palazzo in cui risiedeva con il licantropo, chiamando anche Scott e facendosi raccontare come andavano le cose per il branco, tagliando corto ogni qualvolta il suo migliore amico cercasse di raccontargli qualcosa di Derek, rabbrividendo invece quando l’altro gli faceva il nome della banshee, purtroppo non avevano fatto progressi per quel che riguardava il branco nemico, non scoprendo altro se non che era composto da tre licantropi beta, uno alfa e cinque esseri umani di cui uno con precedenti penali e gli altri incensurati.
Aveva passato i primi giorni a rintracciare rimedi e ingredienti che lo aiutassero a combattere la nausea e la spossatezza, facendo ricerche su ricerche sullo stato di gravidanza in un uomo fecondato per grazia lupesca e aveva contattato più volte l’ufficio del professor Albert, spiegandogli la situazione e facendosi passare titoli e parole chiavi per rendere più efficaci le sue ricerche sul web. Ora, dopo tentativi aveva trovato il giusto mix di erbe e riusciva a gestire il proprio corpo e la forza sovrannaturale che la gestazione gli stava donando, anche se gli faceva ancora strano, quando si guardava allo specchio, notare quella piccola rotondità al basso ventre che da pochi giorni si era fatta più marcata. Quella mattina il cielo era grigio e la voglia di alzarsi meno di zero, aveva un brutto presentimento che gli faceva drizzare in maniera fastidiosa i peli dietro al collo. Tuttavia, cercò di non badarci, mettendosi a sedere e rabbrividendo per il contatto del pavimento gelato con i piedi. Stiles si infilò il più velocemente possibile le pantofole imbottite di Snoopy che Peter gli aveva regalato il secondo giorno che aveva passato in quella casa, dai pavimenti super ghiacciati e toccandosi la pancia sorrise, uscendo dalla camera da letto.
«Ehi, non la trovi più grande, oggi?» parlò entrando nel piccolo soggiorno con la maglia del pigiama alzata e un sorriso sulle labbra che scemò non appena riconobbe le persone sedute sul vecchio divano di quello sgangherato appartamento «Cosa, ehi … chi?» non riuscì a mettere insieme una frase coerente, ma si coprì l’addome con la stoffa, sentendosi immediatamente inferiore e fuori posto.
«Ciao, tu devi essere Stiles» la donna dai capelli scuri e il nevo sotto all’occhio sinistro gli sorrise, alzandosi con un po’ di fatica dal divano, per via del pancione, nonostante l’aiuto di Derek. Lui sorrise di circostanza, sicuramente adesso, una volta terminato di lisciarsi il vestito firmato prémaman e di ringraziare l’alfa di Scott si sarebbe inutilmente presentata «Piacere di conoscerti, io sono Paige».
«Sì, ti avevo riconosciuta. Congratulazioni» si complimentò, facendo un paio di passi indietro quando Derek cercò di avvicinarsi a lui «Credo che andò a cambiarmi e a lavarmi anche» li avvisò «Ah! Piacere di conoscerti, puoi chiamarmi Stiles» urlò dalla propria stanza.
«Stiles» la voce di Derek lo raggiunse una manciata di minuti più tardi, facendolo sobbalzare «Posso entrare?».
«Mi sto cambiando» riuscì a dire nonostante il nodo di emozione alla gola, dandosi mentalmente una pacca sulla spalla «Aspetta ancora un po’».
«Peter e Paige, sono usciti a prendere la colazione» lo sentì dire, prima di aggiungere «Posso entrare?».
«Non credo poi ti si drizzerebbe più per molto tempo, sai» scherzò, questo giro dandosi uno schiaffo mentale sul coppino per aver fatto riferimenti sessuali, ma Derek non lo ascoltò perché aveva già aperto la porta di legno e si era fermato sullo stipite a fissarlo «La puoi smettere, per favore» gli chiese, dandogli le spalle mentre si infilava una felpa nera oversize, nascondendo così ogni accenno di rotondità «Non credo tu abbia fatto la scelta migliore, sai?» lo riprese con fare contrariato «Mandare una donna in uno stato così avanzato della gravidanza in giro per New York, con tuo zio Peter poi. Per questa scelta ti sei appena candidato all’oscar come peggior fidanzato» lo prese in giro, facendo finta di cercare qualcosa tra le coperte del letto sfatto.
«Lei è una licantropa» parlò, avanzando nella piccola stanza «Le licantrope diventano più possenti quando sono incinta».
«Giusto» parlò dopo un secondo di esitazione, ancora dava le spalle a Derek, ostinandosi ora a guardare fuori dalla piccola finestra, con le braccia lungo il tronco del corpo «Come mai siete a New York?» domandò, dandosi dell’idiota perché non voleva di certo sentire che erano venuti per una gita romantica e che nel pieno di essa la super licantropa incinta ha percepito l’odore di Peter e si sono rovinati il week end andando a trovarli per cortesia, cortesia che non aveva minimamente gradito «Cioè, non che voglia farmi gli affari vostri, rispondi solo se vuoi. Io-» Stiles fu costretto a zittirsi per via della suoneria del suo nuovo telefonino «Scusa un attimo» disse, guardando di sfuggita il mannaro e rispondendo al telefono fece un’espressione che inizialmente l’alfa non comprese «Ehi, Derek! No, aspetta che fai?».
«Prova a finire la frase e stai sicuro che ti troverò e ti ucciderò» scandì bene Derek, chiudendo la chiamata e lanciando il cellulare sul letto con fare arrabbiato «Chi era?».
«C-chi era?» ripeté Stiles, le mani chiuse a pugno e ogni briciolo di autocontrollo che aveva mantenuto fino a quell’istante lo sentiva scivolargli addosso e abbandonarlo senza l’intenzione di fare ritorno molto presto «Come ti permetti?» domandò rivolgendogli uno sguardo furente e al contempo ferito per poco meno di un secondo «Gli chiudi il telefono, il mio telefono in faccia, ma prima lo minacci di morte e prima ancora ti presenti senza alcun preavviso qui a New York con la tua incintissima ex ragazza non più morta Paige con quel suo fisico super asciutto e da modella di intimo nonostante lo stato così avanzato di gravidanza in cui si trova e ti permetti di fare una scenata nell’origliare la conversazione tra me, che nel giro di diciotto giorni ho preso quasi cinque chili, e il mio possibile datore di lavoro?» parlò con fare davvero alterato, fermandosi di tanto in tanto per respirare giacché sentiva il fiato mancargli, era da quando era andato via che non parlava più così tanto e in maniera così agitata «Quindi Hale, ti sarei grato se prendessi la tua sexy modella incinta e ve ne andaste, grazie a te devo ricominciare a cercare un lavoro per poter mantenere mio figlio e magari anche me stesso, senza dover pesare su mio padre come sto facendo» gli disse, recuperando il cellulare con l’intenzione di rimediare alla situazione.
«Non è così» parlò con un ringhio il mannaro, bloccandogli un braccio «Stiles, guardami» gli chiese, strattonandolo piano «Stiles, guardami per davvero» colto sul fatto il figlio dello sceriffo incominciò a tormentarsi il labbro prima di provare ad assecondare l’alfa e guardarlo in faccia, ma era più difficile di quello che si immaginava la notte prima di addormentarsi, perché su quel viso c’era tutto quello che da anni voleva. La bocca da baciare e far piegare all’insù in sorrisi e risate fragorose, guance da poter sfiorare e accarezzare, il naso perfetto da toccare con l’indice per infastidirlo e poi baciarlo per chiedergli scusa e quegli occhi in cui ci si perdeva senza rimorso alcuno; Derek era uno stronzo a chiedergli di guardarlo in faccia «Stiles» ed era un bastardo a pronunciare con così tanta necessità il nome «Stiles».
«Smettila di chiamarmi, ti sento benissimo» sbottò allora, cercando di liberare il braccio con strattoni ben poco decisi «Ascolta, ora che ci penso il tuo lupo potrebbe essere in quella fare del richiamo del sangue all’incontrario, cioè essere in ansia per le sorti del bambino eccetera, ma apri bene le orecchie, fidati di me. Non gli accadrà nulla, anzi. Chiamo con frequenza lo studio del professor Albert e dice che sta procedendo tutto bene a parte per il peso, dice che in questa fase non avrei dovuto prendere tutto quel peso, ma sai ho mangiato cose dolci tutto il tempo e il mettere su quei chili mi è sembrato il minimo, visto che in realtà in una situazione differente sono sicuro ne avrei messi su tipo una decina» Stiles iniziò a divagare sulle quantità di schifezze inglobate lasciandosi scappare senza accorgersene il fatto che nelle prime due settimane era stato molto depresso e triste e l’unica cosa che lo facesse sentire bene era il cioccolato al latte e che era finito per metterlo ovunque anche sulla pizza o sul formaggio «Comunque tornando al discorso principale: tu vai avanti per la tua vita tranquillo e sereno, goditela che noi faremo lo stesso, staremo bene» disse, correggendosi subito dopo «Anzi, stiamo già bene».
«Stiles» lo aveva chiamato un’ennesima volta, prima di portargli una mano sulla guancia e costringerlo a ricambiare il suo sguardo «Mi dispiace, ma non ce la faccio» ammise con fare stanco e Stiles collegò il suo tono a tutto il suo stato, guardandolo per la prima volta da quando se l’era ritrovato nell’appartamento, percependo un tonfo al cuore. Derek aveva perso peso e aveva delle occhiaie orribile sotto agli occhi «Non ti sta parlando il lupo, non solo lui per lo meno» si ritrovò a precisare, prima di posare la fronte con quella dell’umano e chiudendo gli occhi lo vide ispirare profondamente, mentre portava anche l’altra mano sul suo viso «Mi dispiace per tutto questo, ma non è il modi di farvi stare al sicuro».
«Cosa stai dicendo?» domandò, il cuore incominciava a martellargli nel petto sempre con maggior impeto mentre il suo cervello interpretava quella frase in mille e più modi differenti gioendo e disperandosi nello stesso tempo «Non provare a trasmettermi falsi messaggi, Derek Hale, perché giuro che potrei diventare molto ma davvero molto vendicativ-» Stiles non riuscì a finire la frase e neanche a trattenere le lacrime. Non mi ha mai baciato così, ti prego. Fa che non finisca.
«Per quanto incredibile è il fatto che mi sia mancato il tuo continuo parlare, non ce la facevo più a non baciarti» lo mise al corrente l’alfa, baciando via prima le lacrime che avevano preso a rigare le guance del figlio dello sceriffo e dopo tornando sulla sua bocca con fare affamato ma bisognoso «Non credo di potermi fermare» Stiles non disse nulla, tornando a baciarlo e a stringergli le braccia al collo «Se sono intelligenti, non torneranno se non prima di un paio d’ore» esternò Derek dopo ormai minuti che si stavano baciando l’uno l’altro, mentre gli sfilava la felpa oversize e si toglieva anche la sua di maglia per poi stringerselo contro con delicatezza, pelle contro pelle, per sentire realmente che erano lì e che c’era anche il loro bambino e che quell’accenno quasi irrisorio di pancino nel ventre di Stiles era una cosa immensa per la sua natura e il suo cuore.
 
«Così tu sei davvero uno stronzo bastardo, eh» lo accusò il figlio dello sceriffo, sdraiato sopra di Derek che era più nel mondo dei sogni che in quello dei coscienti «Farmi credere di aver scelto lei, dopo esserti comportato prima in maniera così passionale e protettiva» affermò con una rabbia ormai passata visto che appena una decina di minuti prima si erano detti ti amo «Tu sei davvero il peggiore dei peggiori, vergogna. Soprattutto perché mi hai fatto credere di essere riuscito a scappare facendola in barba a tutti. Invece eravate tutti contro di me, stronzi, comportarsi così con una persona incinta è crudele, anzi disumano» lo rimproverò, illuminandosi dopo alcuni secondi «Ora capisco perché Peter mi faceva così tante foto, non era solo perché è psicopatico! Oh quando torna a casa lo faccio nuovo, il caro vecchio zio Peter».
«Potrai fargli quello che vuoi, ma adesso non ti muoverai dal mio fianco» lo apostrofò il licantropo, incassando senza discutere ogni accusa. Stiles stava ancora mugugnando sui possibili metodi di rivalsa per farla pagare un po’ a tutti, come pepe sulle lasagne o sale grosso nei waffel «Per quel che vale» richiamò la sua attenzione Derek «Ti amo anch’io da diversi anni, comunque».
«Sei un bugiardo» sussurrò Stiles la voce incrinata per l’emozione e gli ormoni che tornavano in circolo per via dell’effetto ormai terminato delle erbe «Sono io quello che ti ama da tanti anni».
L’alfa rilasciò un sospirò, circondando la schiena di Stiles, abbracciandolo ed ispirando il suo odore poi gli raccontò di un aneddoto, avvenuto qualche mese prima del loro incontro nella proprietà privata degli Hale «Il tuo odore era di lacrime, dolci e cannella, assai poco virile devo ammettere» nonostante l’abbraccio, a quel commento Stiles riuscì ad assestargli un colpetto su un braccio «Avevi appena finito di lavorare da Rosy, perché indossavi ancora il cartellino della pasticceria» riprese a parlare, commentando e ripetendo di tanto in tanto che lo aveva trovato buffo oltre che tenero «E immagino anche che per te dovesse essere una consuetudine violare i perimetri di proprietà privare, perché eri nella mia di proprietà, vicino al laghetto, seduto su una delle radici del salice e piangevi, il nome che ripetevi era quello di Lydia» storse il naso «Qui lo dico e qui lo nego, chiaro Stiles?» aspettò un cenno affermativo da parte dell’altro e poi concluse «Immaginai una persona come te, un giorno, piangere per me».
«Quindi ti sei innamorato di me, in quel momento?» domandò leggermente scettico.
«Ovviamente no» disse, sorridendo in maniera furba «Diciamo tuttavia, che non mi sei stato da subito indifferente» lo liquidò, baciandolo a fior di labbra, per poi ritornare con la testa sul cuscino e chiudere gli occhi «Adesso dormiamo un po’, che ne dici?».
Stiles brontolò per una manciata di secondi, prima di sbadigliare sguaiatamente e posare anche lui la testa sulla superficie calda e accogliente che erano i pettorali di Derek ed addormentarsi, in pochissimo tempo.
 
«Ehi, Stiles» si sentì scuotere, e chiamare ancora un paio di volte «Ti conviene rivestirti, sono sulle scale» gli disse, riferendosi a Peter e Paige.
«Eravamo sulle scale» sentirono dire a Peter dall’entrata.
«Abbiamo il pranzo» disse invece Paige con tono chiaramente divertito. Stiles divenne rosso fino alla punta delle orecchie, ma l’imbarazzo scemò via quando Derek lo baciò e gli regalò una carezza sulla pancia che brontolò in chiaro segno di appetenza «Vi consiglio di sbrigarvi finché caldo».
«Continuo a odiare il vostro super udito» bisbigliò una volta che l’alfa si fu allontanato da lui «Prima di mangiare però devo prendere le erbe» si ricordò a voce alta, vestendosi.
«Ecco i piccioncini» li accolse Paige, seduta sulla piccola tavola con dietro alla schiena un cuscino, sul volto un sorriso radioso e tra le mani un pacchettino con una busta «Questo è per te, Lydia e Allison mi hanno raccomandata di farti leggere prima la lettera e poi farti scartare il regalo».
Il figlio dello sceriffo sorrise di rimando, accettando la busta, ma lasciandola sul bancone vicino ai fornelli, recuperando le erbe e un pentolino per scaldare dell’acqua e preparare l’infuso. Nell’attesa venne affiancato da Derek e nel leggere le righe scritte dalle due amiche cinquanta e più sfumature di terrore e panico, soprattutto nell’ultima riga.
«Beh, perlomeno non incolpano solo me» disse, passando la lettera all’alfa al suo fianco, andando a versare l’acqua nella tazza e togliere via il filtro con le erbe «Per sicurezza, scarta tu il regalo» Derek brontolò infastidito, facendo comunque ciò che Stiles gli aveva chiesto, ma solo in parte, giusto per rassicurarlo e rassicurarsi «Wow, ma che cos’è?».
«È il diario del bambino» lo istruì Paige «Lì annoti tutto il primo anno di tuo figlio, le tappe importanti» gli spiegò «In realtà, puoi già iniziare ad annottare il tutto da prima che nasca» Stiles l’ascoltò interessato, sfogliando le pagine di quel libro rilegato in morbida stoffa color verde pastello, con un nastro di raso «Bene, ora si mangia che la mia bambina ha fame» concluse, dando inizio al pranzo, senza tanti complimenti.
«Allora, come avete intenzione di procedere?» parlò Peter, accettando lo sformato di patate che la donna gli stava passando «Immagino la cosa ti sia sfuggita di mano, appena l’hai visto».
«Il clan nemico è rimasto nell’ombra» prese a spiegare Derek «Non siamo riusciti a trovare informazioni abbastanza utili, tuttavia sappiamo perché vogliono il bambino» affermò, accarezzando il profilo di Stiles che si era irrigidito «Paige ed io abbiamo avuto un piccolo scontro con il loro alfa che però è fuggito».
«Cosa se ne fanno di un bambino?» domandò il figlio dello sceriffo, stringendo la posata di plastica nella mano «Cioè, cosa vuoi che riesca a fare un neonato lupo?».
«Un neonato è più facile da plasmare di un bambino licantropo i cui sensi ormai sono legati a quelli del branco» prese parola Paige stessa, accarezzandosi il ventre e appoggiando completamente la schiena allo schienale «Poi se il bambino è nipote dell’alfa in grado di mutare completamente da umano a lupo è ancora più appetibile il mettergli le grinfie sopra».
«Ma non è detto che sia femmina» sussurrò con terrore e speranza, ricordando che solo la parte femminile dalla famiglia Hale aveva manifestato questa rara capacità «Che se ne farebbero di un maschio» tentò di rassicurarsi anche se sapeva che era un’illusione precaria e se ne devono essere accorti anche gli altri, giacché Peter decise di abbassare lo sguardo sul proprio piatto, mentre Derek gli posava una mano sulla coscia e Paige si scusava.
«Ma tu sei forte, Stiles» continuò a parlare lei «E non parlo per rassicurarti, lo sento che nonostante le difficoltà sarai forte» poi si schiarì la voce «Se le femmine sono in grado di mutare completamente, i maschi sono portatori di tale gene e avere nel branco un membro in grado di generare in futuro una tale potenza …» lasciò la frase in sospeso, perché davvero non c’era bisogno di concluderla «Il mio branco vi darà sostegno, così come quello di Giovanni».
«Sei un’alfa?» domandò sorpreso Stiles «Eh sì, sei un’alfa» disse nuovamente, quando lei le mostro i suoi occhi rossi «Il padre della bambina? Anche lui è un licantropo?» Peter tossì e Derek fermò a mezz’aria la posata con il boccone «Che cos’ho detto di sbagliato?».
«Tranquillo, sono questi due che sono bigotti» affermò con fare divertito «Non è un licantropo, comunque» si ricollegò al discorso precedente «Lei è la mia emissaria» svelò, mostrando un sorriso dolce.
«Oh» si ritrovò a dire soltanto Stiles, prima di riprendere anche lui a mangiare «Quindi tu sei …?» Paige annuì alzando le sopracciglia e assumendo un’espressione ovvia «E anche lei lo è» ora l’espressione ovvia si era tramutata in una leggermente confusa, mentre annuiva di nuovo «E avete usato una pozione per … sì, per la bambina?».
«Una pozione per la bambina?» ripeté dubbiosa, più per sé che per altro, illuminandosi quando capì la vera domanda che Stiles voleva farle «Oh, no! Niente magia, per due donne non funzionerebbe. Noi abbiamo utilizzato il metodo tradizionale delle lesbiche» chiarì divertita da come l’argomento metteva a disagio i tre uomini «Seminazione artificiale, abbiamo preso un suo ovulo, scelto un donatore e poi una volta fecondato lo hanno inserito nel mio utero».
«Interessante» disse solamente il figlio dello sceriffo, smettendo di mangiare e alzandosi fino ad arrivare a una mensola pensili e tornando con della cioccolata bianca «A quanto sei?».
«Diciamo che sono all’equivalente di otto mesi e una settima tonda tonda di una gravidanza normale» gli spiegò, allungando una mano per farsi dare alcuni quadratini di cioccolata «Comunque, penso che prima di andarvene, tu debba passare da Giovanni» consigliò verso Derek.
«Vuol dire che torniamo a casa?» la voce di Stiles non sembrava del tutto convinta di quell’idea.
«L’intenzione sarebbe questa» parlò Derek «Non possiamo vivere nel terrore che prima o poi verranno per il bambino o per te, tu non puoi vivere così, il mio branco non può essere prigioniero di una cosa del genere» con quelle parole l’alfa si accorse che per la prima volta Stiles aveva compreso che suo figlio sarebbe stato sempre in pericolo e la cosa lo congelò dentro facendolo sentire terribilmente in colpa «Quello che dobbiamo fare, quello che già gli altri membri del branco stanno facendo, a dire il vero, è diventare più forti. Accettando l’aiuto di altri branchi e condividendo con loro il nostro sapere per averne dell’altro in cambio» spiegò con cadenza seria e sicura «Il mio branco, la mia famiglia, non è un bersaglio per nessuno e voglio che il messaggio che passi è che distruggeremo ogni essere che punti a un membro qualsiasi del branco».
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note.
Buona sera a tutti. Eh sì! Ho aggiornato nuovamente :]
Non potevo lasciarvi così, con lo Sterek in crisi!
Comunque credo di aver rimediato ;]
Un bacione a tutti e alla prossima, grazie per il sostegno! :*

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