Your hand is magic

di essellunga1998
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Pollice: Buona fortuna! ***
Capitolo 2: *** 2. Indice: la tua colpa, la tua vita ***
Capitolo 3: *** 3.Medio: provocazione e dannazione ***



Capitolo 1
*** 1. Pollice: Buona fortuna! ***


La mano: una fonte di informazioni mal celata ma mai veramente considerata.

Capitolo 1: thumb: Good Luck


Quella giornata era la più importante.
Da quando i suoi genitori la avevano fatta iscrivere al suo primo corso di Karate, avevano visto in lei non la classica ragazzina che veniva lì per divertimento, per autodifesa o per il volere dei genitori.
Lei sembrava essere nata per quello sport.
Arte di bellezza e perfezione nelle tecniche e mai di violenza.
Arte di difesa e mai di attacco.
Il karate.
E quella giornata segnava il suo percorso verso la fine di quella lunga e “seconda” vita.
Ma qualcosa non andava.
Sembrava agitata, confusa.
“Ran-neechan, qualcosa non va…?”
Una vocina di un bambino all’apparenza innocente, ma troppo cresciuto per quel corpo così piccolo.
“Oh, Conan-kun! Ciao!
Non dovresti essere di là con papà…?”

La voce spaventata e poi incrinata di una ragazza che ha visto e subito troppo per la sua giovane età.
“L’Oji-san sta intrattenendo della gente con le sue << magnifiche >> deduzioni, in attesa di vederti.”
Un sospiro sconfortato da parte della ragazza.
Suo padre non sarebbe cambiato mai.
“Mamma…?”
“Eri-san sta arrivando.
Mi ha chiamato per avvisarti che arriverà con un po’ di ritardo per via del traffico, ma per il tuo combattimento dovrebbe esserci!”

La ragazza guarda il bambino così basso per lui, ma così simile all’altro…
Si morde il labbro inferiore e poi prende un po’ di coraggio e chiede.
“Conan-kun…?
Verrà anche Shinichi…?”

Lo sguardo sorpreso e poi improvvisamente rabbuito del bambino le fa capire molte cose.
Le solite cose.
“Ran-neechan.
Shinichi-kun non può venire per via del caso che st…”
“…Che sta risolvendo. Lo so.
Oramai questa tiritera la conosco a memoria.
Grazie lo stesso Conan-kun…”

Lo sguardo triste e spento della ragazza lo fa desistere.
Sa di essere la causa di quel dolore, ma non può che fare un ultimo tentativo come il bambino che non è.
“Ran-neechan!”
La voce infantile, ma anche così adulta di quel bambino tanto strano le fa alzare gli occhi grondanti di lacrime dal pavimento.
Il bambino sussulta e vacilla un attimo di fronte a quelle lacrime tanto ingiuste sul suo bel volto, ma poi riprende forza.
“Ran-neechan!
Sono sicuro che Shinichi-kun sarebbe molto orgoglioso di te. Lo so.
Perché sei sempre stata la più brava e la più forte in tutto.
Non è qua con te fisicamente, ma ti starà pensando e augurando tanta fortuna da dove è in questo momento!”

La ragazza alza totalmente la testa, sorpresa.
Quel bambino è una continua fonte di sorprese.
Ed il pollice alzato lo simboleggia.
Il pollice della buona fortuna.
Di chi sa che vincerai qualsiasi guerra o demone che ti persiste.
Di chi sa che ne uscirai vincitore.
Il bambino la guarda e le sorride, per poi guardare l’orologio situato sul suo piccolo polso ed esclamare:
“Oh no!
Sta per iniziare la prima gara! A dopo Ran-neechan!
Buona fortuna!”

La porta che si chiude davanti a lei e dietro a lui.
“Grazie… Conan-kun…”
Un sussurro perso nella stanza.
Un dolce sorriso diretto al vuoto.

“Puoi farcela, Ran.
 Puoi farcela, piccola.
Good Luck…”



Ora mi ucciderete, lo so.
Volevo che finisse in un’altra maniera, ma non mi dispiace affatto anche questo finale un po’ spicciolo.
Anyway, Esse torna all’attacco con una nuova serie divisa in cinque capitoli autoconclusivi.
Uno per ogni dito della mano.
Ora vi domanderete (ma anche no): Questa idea da dove nasce?
Tutto da un film.
IL fim.
Ieri sera, insieme alla mia migliore amica, ci siamo viste per l’ennesima, estenuante volta  “L’asso di picche”.
In effetti, a SanValentino, questo film insieme a “Solo nei suoi occhi” sono l’eccellenza della coppia ShinRan.
Insomma, nel primo film c’è il bacio (tecnicamente è uno scambio di ossigeno, ma poco importa) ed il secondo è dedicato a loro due, con un contorno di trama.
Quindi, vedendo “L’asso di picche”, un’idea è iniziata a nascere in me.
E poi tutto è nato da se.
In effetti, se notate, c’è la comparsa di Conan (mai presente nelle mie storie).
Conan sarà fondamentale in questa storia.
Anche perché sarà più importante del suo vero alter ego.
Comunque sia, grazie chi continua a seguirmi nonostante i miei parti travagliati.
Un auguri a tutti quanti!
Un bacio.
Essellunga1998

 

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Capitolo 2
*** 2. Indice: la tua colpa, la tua vita ***


Capitolo 2: Index: Your fault, your life

Che Ran fosse una ragazza meteoropatica non lo sapeva nessuno.
Neanche i suoi genitori.
Lo aveva scoperto semplicemente in una giornata come tante, persa nella notte dei tempi.
Era novembre inoltrato.
Nel parco di Beika, giocavano allegri dei bambini, sotto un sole che scalda.
All’improvviso aveva tirato un vento freddo e Ran aveva sentito improvvisamente addosso, gravare su di se, una tristezza ed un malumore come non mai.
Possibile che in una giornata così bella, dovesse sentirsi triste?
Neanche a volerlo fare apposta, dopo neanche 10 minuti, il cielo si era oscurato improvvisamente ed aveva iniziato a piovere.
E la cosa si era ripetuta spesso, fino a quando non ne aveva parlato con la maestra e quest’ultima, dopo una carezza ed un sorriso, le aveva spiegato che era una ragazzina speciale e di non preoccuparsi.
Ma Ran non aveva mai avuto il coraggio di raccontarlo ai suoi, perché spaventata all’idea di essere etichettata diversa, per paura che la trattassero in maniera diversa.
Insomma, i classici viaggi mentali dei bambini.
Crescendo, aveva capito che non era così, ma che il segreto rimase tale.
Beh, non proprio.
Ora che ci pensava, un segreto non rimane tale se raccontato a qualcuno.
Soprattutto se quel qualcuno era un bambino un po’ scontroso, ma anche dolce se voleva.
Un bambino dai tratti orientali, ma non due grandi occhi azzurri.
Quando glielo aveva raccontato, non si era spaventato, non la aveva guardata male
L’aveva solamente e semplicemente osservata curioso, per pio gridare che era una cosa meravigliosa.
Lui era diverso.
Non le aveva mai puntato il dito contro.
Non le aveva mai puntato il dito del giudicare.
Non la aveva mai accusata di essere diversa.
E se la era, non faceva che guardarla con occhi curiosi, ma felici di aver trovato qualcosa di diverso.
Qualcosa di misterioso e quasi mistico per la sua mente geniale e razionale.
Ma qualcosa in lui era mutato.
Il bambino un po’ scontroso e con lo sguardo pieno di vita, aveva lasciato ad un ragazzo un po’ superbo, sicuro di se e con quella scintilla di vita che negli occhi andava via via scemando.
Troppi cadaveri per un ragazzo giovane come lui.
Troppi.
E sicuramente, preso dai suoi “impegni”, non se lo sarebbe mai ricordato un fatto così stupido all’apparenza.
Persa nei suoi pensieri, guardando fuori  dalla finestra, non si accorse di parlare ad alta voce.
“Tra poco piove.”
“Da cosa lo deduci, Ran-neechan?
Fuori non ci sono nuvole nere. A dire la verità non ci sono proprio nuvole...”

Ran si ridestò dai suoi pensieri, leggermente spaventata.
Non si era accorta, presa come era dai suoi pensieri, dell’arrivo del bambino.
“Conan-kun, che ci fai qui?”
Il bambino scrollò le spalle.
“Ero venuto a chiamarti. Al telefono vogliono te.
E’ l’Oji-san…”
“Va bene, grazie.”

Si alzò ed uscì dalla stanza, senza dare troppa importanza all’espressione del ragazzino.

Il bambino si avvicinò alla finestra e guardandoci fuori, con un sorrisetto sarcastico ma anche dolce, sussurrò.
“E così oggi piove, eh?
Non sei cambiata affatto, Ran.
Rimani la bambina zuccherina di 10 anni fa…”


Ok…
Questo capitolo non ha ne capo ne coda.
Diciamo che è più un fluff quotidiano (come il precedente capitolo), ma in chiave più dolce e romantica.
E non potevo fare qualcosa con il target “angst”.
Non dopo la notizia bomba di Gosho sulla nostra coppietta preferita.
Speriamo sia confermato!
*incrocia le dita*
Comunque sia, ho dovuto smorzare un po’ prima del prossimo capitolo, che tratterà del dito medio, che significa una sola identica cosa in maniera universale.
Grazie ancora a chi mi segue commentando ed in silenzio.
Un bacio a tutti.
Essellunga1998

 

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Capitolo 3
*** 3.Medio: provocazione e dannazione ***


*AVVISO: Per via di alcune etimologie in questo capitolo, il rating sale a giallo.
L’autrice declina ogni responsabilità legata ad un certo linguaggio colorito.
Colpa di questo maledetto dito…*


Capitolo 3: Middle: provacation and damnation

Il Giappone è famoso per la sua cultura millenaria, per le sue tradizioni e la sua gente.
Ma molte delle persone mal informate sul paese non conosce una cosa: nella terra del Sol Levante ci sono le scuole con corsi extrascolastici oltre alle materie obbligatorie.
Sono corsi per approfondire conoscenza su tutto quello che c’è da conoscere sull’occidente.
Anche quelle più strane.
E Ran frequentava questo corso.
Ma pare che quel giorno fosse particolarmente disattenta.
…Il dito medio rappresenta il membro riproduttore maschile, mentre le due dita rappresentato i testicoli.
Facendolo, mostri in pratica qualcosa di fallico al tuo interlocutore…”

Stava passeggiando per il cortile con la sua migliore amica Sonoko, quando un ragazzo più o meno a vista del loro anno, ma di un’altra classe, si era avvicinato a loro.
Essendo un bel ragazzo e Sonoko una grandissima ragazza frivola, ci aveva provato spudoratamente, ma a quanto pare al ragazzo interessava l’altra.
“Ciao... tu devi essere Ran Mouri, giusto?
Io sono Hideaki Aragae, capitano della squadra maschile di karate...”

E sotto gli increduli di una parte della scuola e gelosi dall’altra (tra cui anche Sonoko), avevano iniziato a conversare del più e del meno.
Ed erano anche diventati amici.
Fino a quel maledetto giorno…

“…Gli antichi romani definivano il gesto del dito medio alzato con le parole “digitus impudicus”, traducibile alla lettera come “dito impudente”.
Il gesto nacque nell’area del Mediterraneo, probabilmente in Grecia, diffondendosi verso l’occidente e grazie all’impero romano verso nord…”

Erano in un bar tranquillamente, quando una ragazza era entrata inviperita e si era diretta al tavolo di lei e Hideaki.
“TU? E’ QUESTO IL FAMOSO STUDIARE? MI OSI CORNIFICARE CON QUESTA TROIA QUI?”
Ran si era sentita subito impudica, sporca.
Nonostante fosse solo innamorata di un solo ragazzo, era sempre stata apprezzata dai suoi coetanei di età.
Ma nonostante ciò, non aveva mai fatto nulla di male.
Li salutava, ci usciva come amici ma nulla di più.
A quanto pare a quella ragazza credeva il contrario.
Improvvisamente aveva abbassato gli occhi sconvolta e triste per tali ingiurie tanto ingiuste.
Non si accorse dello sguardo confuso e poi tremendamente in colpa del ragazzo di fronte a lei.
Non si accorse che stava uscendo dal bar insieme a quella che era la sua “ragazza”.
Non si accorse degli sguardi tremendamente inquisitori e compassionevoli di una questione di cui lei non c’entrava assolutamente.
Non si accorse del gesto poco carino che le aveva rivolto quella ragazza prima di uscire.
Quel maledetto dito medio.
Però si accorse eccome di due mani leggermente più grosse e calde prendere le sue in una presa ferrea.
Aveva sì alzato lo sguardo e aveva visto sì quello sguardo tremendamente serio ed allo stesso tempo triste che le aveva fatto battere forte il cuore.
E sì che aveva sentito il sussulto del suo corpo quando ci si era buttata addosso a peso morto, piangendo lacrime innocenti.
Lui era lì.
E la stava consolando.
Ancora una volta…

“…Secondo questa versione, che si basa più su un mito che su fatti storici verificabili fino in fondo, gli abili arcieri inglesi erano temuti dai francesi, che in più di una occasione avevano minacciato di amputare medio e indice ai loro nemici per impedirgli di continuare a scroccare frecc...
Ah.
Va bene ragazzi, dato che la campanella è suonata, direi che per oggi è abbastanza.
Mi raccomando, leggete gli appunti che avete preso e ci vediamo la prossima settimana.
Andate.”


Era lì, fermo.
In attesa.
“Conan-kun, che ci fai qui…?”
“L’Oji-san mi ha mandato a prenderti.
Dato che oggi starà fuori tutto il giorno…”
“Ah già… Andiamo.”

Si incamminarono per un po’ sino a quando non incontrarono un viso estremamente famigliare ad entrambi.
Ma con sentimenti diversi.
“Hideaki-san…”
<< Maledetto bastardo… >>
Non se lo era scordato l'evento, quel bambino.
Ricordava perfettamente come l’anno prima era uscito con un suo ex compagno di calcio delle medie, ma in realtà in incognito per spiare le mosse della ragazza di cui si era innamorato.
Era entrato in quel bar e aveva avuto una voglia di spaccare la faccia a quel maledetto damerino quando la sua donna si era permessa di offendere Ran ingiustamente.
E non aveva retto quando aveva visto la ragazza sull’orlo delle lacrime.
E quando si era fiondata tra le sue braccia, aveva sussultato sì per la sorpresa, ma la sensazione di calore di un corpo, del suo corpo gli era piaciuta assai…
Quindi rivederlo voleva dire portare a galla ricordi che avrebbero offuscato i grandi occhi da cerbiatta di Ran e che avrebbero causato altre lacrime inutili.
<< Perché sono così? Fossi ancora Shinichi, sarebbe stato meglio… Accidenti…! >>
Ma sembrava che il ragazzo che si chiamava Hideaki non li avesse visti.
Un sospiro di sollievo uscì dalla bocca del bimbo.
Guardò Ran.
<< Non sarò il capitano di karate, ma ti prometto che appena torno ad essere me stesso, ti proteggerò…
Ran... >>

Ok…
Io ODIO questo finale, ma se facevo riparlare Hideaki Aragae con Ran e Conan, finiva con un pallone tirato nel muso e qualche colpo di karate.
Quindi perdonate il mio finale un po’ scadente e velocizzato.
Anyway, questo capitolo è stato una vera e propria sudata.
Non avevo idee e non sapevo come sviluppare il dito più “capriccioso” della mano…
Poi mia madre mi ha detto che il dito medio rappresenta anche qualcosa di più volgare che non ha ASSOLUTAMENTE voluto spiegarmi.
Così ho girato per internet e le idee sono nate.
THANK YOU INTERNET! (\^W^/)
Spero solo che vi sia piaciuto e grazie ancora di essere passati.
Alla prossima.
Essellunga1998

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