La saga delle merendine

di Tota22
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le statistiche non sbagliano mai ***
Capitolo 2: *** Muffins allegri e vicini impiccioni ***
Capitolo 3: *** Concerto punk e lassativi ***
Capitolo 4: *** Sparizioni, Kung Fu e carta igienica ***
Capitolo 5: *** Il Dragone e lo Schiaccianoci ***
Capitolo 6: *** Il falco e la foresta nera ***



Capitolo 1
*** Le statistiche non sbagliano mai ***


La saga delle merendine

Capitolo 1

Le statistiche non sbagliano mai


Un dolore al fianco svegliò Lynn di soprassalto. Trattenendo un grugnito, la ragazza aprì gli occhi opachi di sonno tentando di mettere a fuoco l'ambiente intorno a lei. Di sicuro non era il suo letto, considerando la presenza di rivestimenti in eco pelle consumata, il tettuccio smangiato e lo scrocchio di briciole e snack dimenticati sotto il suo corpo irrigidito. Cercando sotto di sè individuò la causa del suo risveglio, un soldatino lego con tanto di spada appuntita che aveva avuto la brillante idea di trafiggerla nel sonno, probabilmente mentre di rigirava sullo scomodo sedile posteriore dell'auto di sua zia.
Lynn si mise seduta, imprecando tra i denti contro i suoi cuginetti che lasciavano in giro qualsiasi cosa di loro proprietà su qualunque superficie libera della casa o qualsivoglia luogo dove posassero i loro piedi, mani o deretani, portando più scompiglio di Attila nei suoi anni migliori.
 Mentre inventava colorite maledizioni nella sua mente scrocchiò il collo, sbattendo le braccia contro il tettuccio della macchina, stirandole nel vano tentativo di riavviare la circolazione negli arti. Finalmente, impegnata a districare i lunghi capelli castano spento dalle pieghe del sedile, i pensieri si stavano schiarendo e Lynn iniziò a ricordare il motivo per il quale aveva passato quella notte afosa di fine agosto in garage, barricata nella vecchia ford di zia Gwen, con tanto di sicura innescata. 

(Inizio flashback)

Era tutta colpa delle merendine Twinky-Pop.
I suoi cugini Phil e Miles, gemelli iperattivi di anni sei, avevano un'insana passione per quegli odiosi concentrati di zuccheri e grassi al sapore di crema al latte.
Una volta Lynn ne aveva assaggiata una per curiosità e il suo palato era stato attaccato violentemente da un'ondata di zucchero con retrogusto di plastica. Un morso era stato sufficiente per lei, mentre il resto non era certo andato sprecato, ma spazzolato in un baleno da due bocche voraci mezze piene di denti da latte.

Zia Gwen e zio George, dopo aver scoperto l'enorme potere di questo cibo immondo sui loro figli minori, usavano le merendine come arma di persuasione o ricatto cercando di tenere a bada le due pesti con promesse di  dolcetti zuccherosi.

ll risultato: triliardi di confezioni di merendine Twinky-Pop  venivano acquistate settimanalmente, quindi le probabilità che la famiglia Bell vincesse il premio di due giorni a Disneyland messo in palio dalla casa produttrice Twinky-Pop, fabbrica di carie e diabete infantili, erano altissime. 

Lynn era stata sempre dell'idea che non bisogna mai dubitare delle statistiche.

Infatti in una soffocante mattina di luglio, Phil aveva trovato il biglietto vincente nella confezione di rotelle al doppio cioccolato Twinky-Pop e non erano bastate le gocce di valeriana nel latte, né le urla raggelanti della loro sorella maggiore Cherry per calmare i due gemelli impazziti.

Stremati da suppliche e minacce di dare fuoco alla casa se non li avessero accontentati, zia Gwen e zio George avevano acconsentito di partire, programmando l'uscita per l'ultimo weekend di agosto.

Quando la notizia della partenza fu comunicata alla famiglia, Lynn non poté fare a meno di notare una luce malefica negli occhi verdi di sua cugina Cherry. Casa libera per un intero weekend era un evento più unico che raro e qualcosa suggeriva a Lynn che Cherry non si sarebbe limitata a un pigiama party con le amiche.

Cherry e Lynn, entrambe sedicenni nel fiore dei loro teen years, non potevano essere più diverse. La prima era definita da Lynn "punk egocentrica affetta dalla sindrome di ribellione adolescenziale cronica", la seconda era dolcemente chiamata da Cherry " bigotta snob con un palo ficcato su per il posteriore". Sin dal primo giorno della loro convivenza forzata, quando Lynn si era trasferita permanentemente a casa dei suoi zii all'inizio dell'estate, l'aria tra le ragazze si poteva tagliare con un coltello.

Non aiutava il fatto che le due fossero costrette a condividere la camera di Cherry. Quest'ultima si era vista invadere il suo santuario impenetrabile da una maniaca compulsiva dell'ordine e della pulizia con qualche tara mentale.  La cugina invece, di certo non più entusiasta dell'altra di respirare la stessa aria a suo dire piena di germi e spore,  si era limitata ad occupare il minor spazio possibile ( vale a dire il volume occupato dalla sua brandina in un angolo di quell'antro tappezzato di poster macabri, vestiti borchiati e oggetti abbandonati a terra a mo di tappeto), dopo aver accuratamente disinfettato le superfici ovviamente.
Fortunatamente la soluzione sarebbe dovuta essere temporanea, poiché Lynn si era offerta di svuotare una delle stanze del sottotetto adibita a deposito e farne la sua camera.
Era meno della metà della stanza di Cherry ma non si lamentava, avrebbe fatto di tutto per avere una camera sua perfettamente in ordine e disinfettata con regolarità. 

Tutto sommato le interazioni giornaliere tra le due durante l'intera estate, principalmente costituite da insulti e occhiatacce, erano ridotte al minimo poiché una era impegnata costantemente nella ristrutturazione della soffitta, l'altra si teneva il più possibile lontano da casa uscendo con gli amici o, se era costretta a tornare all'ovile,  rintanandosi in taverna a suonare la sua amata batteria.

Se già le previsioni prodotte da una ragazza ansiosa, maniaca dell'ordine e del rispetto delle regole quale Lynn, riguardo all'ultimo weekend di agosto non fossero già abbastanza funeste e ricche di guai, un'ulteriore disgrazia si stava per abbattere sulla sua esistenza.

L'evento drammatico era la cena di fine estate con i colleghi di zio George, combinata con la scarsa memoria a breve termine di zia Gwen, la quale scordava puntualmente gli impegni fissando cene assolutamente incancellabili nei giorni più sbagliati.

Traduzione: l'allegra riunione aziendale era stata fissata la domenica dell'ultimo weekend di agosto, a casa loro ovviamente, il giorno in cui gli zii, Phil e Miles sarebbero tornati da Disneyland.

Per tutto il mese successivo nella testa di Lynn suonava incessantemente un verso di una canzone di una bionda cantante pop " Trouble Trouble Trouble" come un costante campanello di allarme. Il ritornello aumentava di volume, nella sua testa, man mano che i giorni passavano e la zia si profondeva in mille raccomandazioni tartassando lei e Cherry con frasi del tipo: " Mi raccomando lasciate tutto in ordine" ,"Niente feste e festini" ,"La sera prima passerà il fattorino con la torta, i soldi sono nel barattolo sulla dispensa" ," Noi torniamo nel primo pomeriggio siate responsabili", Rricordatevi di dare da mangiare ai pesci e al gatto". 

Cherry si limitava ad annuire svogliatamente prima di rinfilarsi nelle orecchie le cuffiette e giocherellare con una ciocca dei suoi capelli rosa shocking.  Lynn invece, che già da due settimana sentiva sua cugina parlare a telefono con amici avvertendoli di tenersi liberi nel weekend incriminato e preparasi alla festa del secolo, sentiva lo stomaco annodarsi sempre di più. 

Si vedeva sull'orlo di un precipizio con alle calcagna un branco di lupi e l'unica scelta possibile era come preferisse morire. 

Se avesse sabotato la festa di Cherry ed esposto il piano agli zii, di certo la cena sarebbe filata liscia, ma avrebbe costretto i bambini a rinunciare al viaggio a Disneyland e sua cugina le avrebbe reso la vita un inferno. Se invece fosse rimasta in silenzio omertoso come minimo la casa sarebbe esplosa, conoscendo gli amici di Cherry, e i suoi zii le avrebbero sepolte in casa per tutto l'anno scolastico con permesso di uscita vigilata solo per andare a scuola. Perché doveva essere tutto così complicato, continuava a pensare. L'unica cosa che chiedeva era di essere lasciata in pace.

 Lynn non negava di essere "leggermente" ossessiva, la sua vita era stata sempre dettata da una routine ferrea, precisa, rispettosa di regole stabilite. C'era chi la bollava come noiosa e psicopatica, ma era il suo unico modo di rimanere stabile. 

Almeno così le aveva detto il suo Psicologo, il Dottor Drew.  Doveva rimanere stabile, controllare i pensieri negativi, tenersi impegnata e attiva.  Certo la faceva facile lui, quel pallone gonfiato a cui aveva mollato un sacco di bigliettoni per stare seduta un paio di volte a settimana su una sedia di pelle nera, pure scomoda.

 Adattarsi in una famiglia caotica e fuori dagli schemi come quella dei suoi zii non era facile per lei. Doveva però riconoscere che Gwen e George si erano dimostrati pazienti e avevano cercato il più possibile di assecondare le sue manie di ordine e organizzazione anche se con scarsi risultati. 

Si rendeva conto di dover essere più aperta nei confronti delle esigenze di tutti e scendere a compromessi. 
Tuttavia prendere parte a un festino apocalittico, senza possibilità di sottrarsi, non era proprio il concetto di compromesso che Lynn immaginava... e mai lo sarebbe stato in tutta la sua vita, ne era certa.
***

 
A Lynn vennero palesate le già chiare intenzioni di Cherry riguardo al venerdì e sabato sera, da Cherry in persona. Precisamente il giovedì pomeriggio della stessa settimana.

 Lynn era riuscita finalmente a sgombrare la stanzetta nel sottotetto e a ridipingerla con cura maniacale di un bel bianco candido. Aveva persino restaurato un vecchio armadio, trovato nella stessa stanza e un tavolo da convertire in scrivania. Stava giusto osservando il muro bianco indecisa su come decorarlo quando la porta della stanza si era spalancata. Cherry era lì in tutto il suo splendore: annunciata da passi pachidermici su per le scale, brillante di adolescenza punk scazzata, stretta in un paio di shorts di jeans strappati, anfibi e una maglietta dei Clash, il tutto farcito da un ghigno malefico sulle sue labbra di un rosa acceso come i suoi capelli. 
Charlotte, aka Cherry da quando si era tinta i suoi capelli color miele di quella nuance che Lynn giudicava scellerata, le si avvicinò a braccia incrociate e sguardo malvagio.
- Wow, bianco! Come sei originale Lynette. Oh guarda che anche  negli ospedali fanno i muri più colorati di così, ma in effetti non che mi aspettavo niente di allegro da te. -

Cherry sapeva benissimo che Lynn odiava essere chiamata con il suo nome intero e adorava punzecchiarla ad ogni occasione.
- Non che mi aspettassi.. - 

La corresse la cugina con voce atona dandole le spalle e tornando a fissare il muro, cercando di ignorarla.

- Sisi come ti pare. - 

Rispose Cherry per niente impressionata appoggiandosi allo stipite della porta con fare svogliato. Lynn sentiva il suo sguardo sulla nuca e cominciava a percepire una fastidiosa sensazione di irritazione formicolarle sulla pelle delle mani, quindi si decise ad arrivare subito al punto.

- Senti, so benissimo che non ti sei sprecata a fare due rampe di scale solo per criticare il mio gusto nell'arredamento, quindi sputa il rospo.Vuoi parlarmi della festa di sabato sera? -

- Per essere una bacchettona, asociale e guastafeste sei piuttosto sveglia. Come mai non sei già andata a fare la spia da Zia Gwen?- ribattè Cherry mimando con le mani strette a pugno il pianto di un bambino capriccioso.

- Aspettavo che tu venissi da me, cara Charlotte, a supplicarmi di non mandare a monte il tuo pigiama party un po' allargato. Sono pronta a concedere il mio magnanimo aiuto in cambio di alcune condizioni. -

Un grugnito derisorio uscì dalle labbra di Cherry.
- Sentiamole queste condizioni, principessa delle frigide... -

Lynn ignorò il commento pungente della ragazza dai capelli rosa e iniziò a contare con le dita : - Uno, non più di 20 persone -

Uno sbuffo incredulo raggiunse le orecchie di Lynn che continuò imperterrita.

- Due, musica a volume ragionevole. Tre, niente droga. Chiuderò un occhio sull'alcol tanto so che è in evitabile. -

Una smorfia incurvò le labbra di Cherry.

- Quattro, finisce tutto all'una e cinque questa stanza è offlimits. - finì Lyn mostrandole il palmo aperto. Cherry la guardò come se fosse una povera pazza appena uscita da un ospedale psichiatrico, per poi risponderle serafica.

- Venti persone? Tu stai fuori non esiste, la musica sarà a livelli decenti, tanto sappiamo che i vicini non sono un simbolo di tolleranza, non vogliamo di certo chiamate al 911 dal signor Burton. Poi... - 

fece il segno delle virgolette con le dita per sottolineare la parola:
- Droga, ma quanti anni hai? Al massimo è tutta roba naturale, dovresti farti due tiri di bamba così ti rilassi zia. -

Lynn roteò gli occhi e sbattè il palmo sulla fronte, chiedendosi che senso avesse discutere con lei. 

  - Comunque non ti preoccupare niente roba pesante... non mi faccio di quello schifo anche se non garantisco di poter controllare tutta la gente che entra. -

Di certo questo commento non aveva rincuorato Lynn che la fissava incredula mentre Cherry scimmiottava la conta delle dita della cugina.

  - Alle due e mezza tutti fuori non un minuto prima e di questa stanza non frega niente a nessuno.. quindi chi te la tocca. O così o niente principessa. - terminò la ragazza dai capelli rosa con uno schioccò della lingua, sicura di avere la vittoria in pugno.

- Chi ti dice che io accetti? - replicò esausta Lynn.

Cherry frugò nella borsa di pezza che stava appesa sulla sua spalla ricoperta di rete, tirò fuori un piccolo quaderno dalla copertina nera, si leccò le labbra e iniziò a sfogliarlo in modo teatrale. Gli occhi castani di Lynn divennero due fessure che emettevano lampi irati verso quella "strega dai capelli rosa".

- Restituiscimelo. Subito -  la voce di Lynn era così gelida da ghiacciare l'aria afosa del  primo pomeriggio.

- Oh.. dove ero rimasta a leggere questo patetico diario.. ah sì quando parli della tua amica che ti ha soffiato il ragazzo perché non gliela davi... davvero divertente.. - disse Cherry con un ghigno sornione.

- Ho detto restituiscimelo, sono informazioni private non hai il diritto di leggerle! - il tono leggermente tremante di Lynn tradiva la rabbia e l'umiliazione, si stava pericolosamente avvicinando alla linea rossa che il Dottor Drew le aveva raccomandato di non superare più. Inspira, espira, conta fino a cinque. Inspira, espira, conta fino a cinque.  Inspira, espira, conta fino a cinque.

- Ehi non ti agitare, quando respiri così sembri un castoro in iperventilazione. Lo farò Lynette, ma fino a quel momento questo - indicò Cherry stringendo la presa sul quaderno - è il mio salvacondotto per il tuo silenzio. Dato che ci tieni tanto a questa stanza potresti barricarti dentro domani e dopodomani e nessuno verrà a darti fastidio. Per il resto non ti impicciare della mia festa e se fai la brava domenica mattina sarà tutto finito e avrai indietro il tuo prezioso diario. Allora accetti?-

Lynn la fisso per tre minuti buoni come se stesse cercando di farle esplodere il cervello con la forza del pensiero, infine sospirò e sibilò:

- Sparisci! -

Cherry lo prese come un sì.








Note autrice
Ciao a tutti! Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. La storia sarà abbastanza breve, tre o quattro capitoli al massimo. Non so quando aggiornerò,spero presto. Grazie a tutti coloro che hanno letto, se vi va lasciate una recensione; questa è la mia prima storia e mi piacerebbe avere del feedback per migliorare.
Sayonara 
Tota

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Capitolo 2
*** Muffins allegri e vicini impiccioni ***


La saga delle merendine

Capitolo 2

Muffins allegri e vicini impiccioni

Lynette Douglas  tentava in tutti i modi di recuperare la propria mascella dal pavimento.

Quando aveva varcato la soglia di casa al mattino non si aspettava affatto quello che trovò, al suo ritorno, nel tardo pomeriggio.

Quel venerdì  mattina infatti ,decisa a restare fuori dall'operazione "festino apocalittico" indetta da sua maestà Cherry, aveva lasciato la villetta dei Bell poco dopo la partenza degli zii e cuginetti alla volta di Disneyland.
Dopo essersi sorbita le ennesime raccomandazioni dagli zii vale a dire pagare il fattorino che avrebbe portato il dessert il sabato sera,  non toccare le riserve di cibo rifornite per l'occasione  eccetera eccetera... aveva salutato con la mano l'auto di zio George e tutti i soggetti al suo interno .  

Appena il pick up blu aveva girato l'angolo, senza guardarsi indietro  Lynn aveva inforcato la sua bici e si era diretta in città. Era stata una giornata quasi piacevole.
Per prima cosa aveva fatto tappa nel bistrot in stile francese sulla strada principale, giusto il tempo di consumare un pain au chocolat e una spremuta d'arancia.
Di buona lena si era diretta al centro commerciale per acquistare delle tinture da parete e degli adesivi per decorare la sua stanza ( lo stretto indispensabile per il resto si sarebbe arrangiata con i colori dei gemelli). Per terminare il giro mattutino fece salto in biblioteca  finendo per guardare e non prendere in prestito nulla.


Dopo uno spuntino con una mela e un toast, portati da casa, aveva sbirciato qualche vetrina, consapevole di non potersi permettere nulla che fosse esposto, almeno non più.  

Il suo fondo personale, con annessa carta di credito gold, e tutti i suoi possedimenti erano stati bloccati quando suo padre era stato arrestato per truffa nell'aprile precedente, lasciandola letteralmente con il suo sedere snob e viziato per terra.

Alexander Louis Douglas , da tutti considerato brillante uomo d'affari, l'aveva fatta, come si suol dire, fuori dal vaso. Non si truffano i propri soci per cifre del calibro di milioni di dollari, pilotando la grana in paradisi fiscali nei Caraibi, e semplicemente nessuno ti becca. Oh no.

Lynn ancora non era riuscita ad entrare nei particolari della questione, ma la stupidità del suo genitore si era ripercossa in modo brutale sulla sua vita da perfetta figlia di papà.

 Niente più lezioni di pianoforte, né di cucina, né di arti marziali, né sedute dallo psicologo, niente più macchina, niente più shopping nel finesettimana, niente vacanze in California, niente più amici,  niente, niente.  Per chiudere in bellezza niente più casa e niente più scuola privata, niente più stage estivo presso un college prestigioso. Niente, niente, niente.

Poco dopo l'arresto, l'assistente sociale assegnatole  (Un ragazzo sbarbatello al suo primo caso, super ansioso e sconclusionato), in accordo con il tribunale, l'aveva parcheggiata a casa degli zii dato che sua madre non era reperibile. Gwen e George sarebbero rimasti suoi tutori in attesa dell'esito del processo a carico di suo padre.

Nel giro di qualche mese la vita perfetta di Lynette  era stata ridotta in pezzi, come una torre di Jenga demolita dalla mano maldestra di suo cugino Miles.
Il programma di una vita intera già scritto e organizzato nel suo ossessivo immaginario (il college, un lavoro importante, un matrimonio con un membro d'élite della società , persino il trasferimento alle Hawaii dopo la pensione)  si era volatilizzato quando quattro agenti di polizia avevano suonato il campanello  della loro villa, una sera di aprile.


 Il tutto si era concluso con gli agenti che rincorrevano pateticamente suo padre per il giardino, come nei peggiori film comici, fino a metterlo faccia in giù sul bordo della piscina idromassaggio infilandogli le manette.
Lynn seduta sulla sdraio in giardino non sapeva se piangere o ridere istericamente.  A quel punto era svenuta presa da un crollo nervoso.


 Ora invece,  quattro mesi e quattro tipi di psicofarmaci anti panico dopo, tentava di ricostruirsi una nuova vita, restando ancorata al rimpianto di  quella vecchia.

Dopo quella sera di aprile nessuna delle sue amiche l'aveva chiamata, mai,  neanche per chiederle come stava.


Quando, alle cinque del pomeriggio di quel dannato venerdì, varcò al contrario la soglia di casa immersa in oscuri pensieri di rimpianto e rassegnazione, per poco non restò fulminata dalla visione che le si parò davanti.

Il salotto non esisteva più.  I mobili, divani le poltrone e qualsiasi oggetto che potesse essere usato come sedia era stato spinto lungo le pareti dell'ampia stanza,  lasciando spazio a una poderosa consolle con piatti e amplificatori.
L'intera batteria era stata trasferita dalla taverna al salotto e campeggiava sul tappeto persiano di zia Gwen, come se fosse nei migliori studi di registrazione. Quello strumento infernale era accerchiato da una chitarra elettrica, un basso e una tastiera.

Era chiaro che Cherry avesse in mente un concerto in piena regola,  altro che festa di venti persone.

Ma ancora non era stata la rivoluzione del salotto di casa Bell a sconvolgerla (per quanto la distribuzione dei mobili fosse disorganizzata e terribilmente disordinata per i suoi gusti), bensì un odore sospetto che proveniva dalla cucina.
Sembrava di ... muffin al cioccolato. Tuttavia era sovrapposto a un olezzo dolciastro e pungente che non sapeva proprio decifrare. Lynn si riteneva una pasticcera discreta in grado di riconoscere dal profumo dei dolci tutti gli ingredienti, ma questo proprio le sfuggiva. Inoltre sua cugina non era certo conosciuta per essere un asso in cucina, anzi l'ultima volta che si era cimentata  era riuscita a bruciare persino i maccheroni al formaggio da microonde.

Lynn sniffava l'aria come un segugio in cerca di tartufi, quell'odore la stava tormentando.. Forse era estratto di melissa? Miele? Qualche spezia o erba particolare?

Improvvisamente una lampadina si accese nel cervello di Lynn. Una sola parola echeggiava nella sua mente.

Erba.

I suoi sospetti divennero realtà quando entrò in cucina.
Cherry e i suoi tre amici fidati, che fin dall'inizio dell'estate Lynn aveva ribattezzato mentalmente "I tre Moschettieri", erano intenti nello sperimentare l'arte culinaria in maniera tutt'altro che tradizionale.

Il tagliere di zio George  era  usato da Dom, il più grosso e imponente amico di Cherry, come base per sminuzzare strani grumi di erba essiccata dalla natura tutt'altro che equivocabile.
Le sue treccine biondicce e ispide, che partivano dal cranio fino a raggiungere metà delle spalle, ondeggiavano mentre canticchiava un motivetto allegro e muoveva il gomito su e giù facendo lavorare il coltello sul tagliere.
Dom, chitarrista della band  punk fondata da Cherry( i Pink Thunderstorm), era alto due metri e abbastanza grosso da sradicare il piccolo melo nel giardino di casa Bell.
Il suo aspetto era semplicemente feroce, ma bastava guardarlo in viso per farsi coccolare da un sorriso disarmante e sincero che decorava perennemente le sue labbra. Lynn attribuiva questa sua caratteristica alla certezza che fosse sempre strafatto.

Il secondo moschettiere Rachelle , tastierista della band, era intenta a mescolare un grumoso impasto al cioccolato nella ciotola preferita di zia Gwen. Lynn inorridì alla vista di quella massa informe e per nulla invitante che Rachelle rimestava in continuazione, mentre allo stesso tempo messaggiava all'impazzata e chiacchierava con la strega dai capelli rosa.
Rachelle, detta l'Hacker, era bassina e tonda. La sua pelle color caramello e i capelli  a cresta riccissimi, neri come il carbone, ricordavano a Lynn un tipo di cioccolatini che sua madre le regalava quando era piccola: delle sfere al latte con una cresta di cioccolato fondente.

Appassionata di video game e computer, il più grande divertimento di Rachelle era abbattere il firewall del sistema informatico della sua scuola e portare scompiglio nella registrazioni di voti, assenze e archivi. Era raro che sollevasse i suoi occhi a mandorla, di un castano quasi giallo, da una delle sue innumerevoli piattaforme elettroniche e quando ciò avveniva era perché stava progettando qualche scherzo malvagio.

L'ultimo moschettiere, Tobias, bassista e cantante, riempiva svogliatamente le formine dei muffin con i pirottini decorati con disegni di spongebob, perso nei suoi pensieri.  

Tobias, Tobias,  Tobias... altezza media, fisico asciutto e muscoloso, capelli e occhi neri come la pece , sguardo che stende, taciturno e misterioso, il tipico bello e dannato, per di più musicista.  Lynn, dopo una serie di lotte interiori,  aveva dovuto arrendersi ed ammettere a se stessa che trovava Tobias un po' (estremamente) attraente (un figo paura).

 Dal primo incontro nella taverna di casa Bell, quando zia Gwenn l'aveva costretta a scendere e portare la merenda a sua cugina e ai suoi amici durante le prove del gruppo, Lynn aveva captato il pericolo.

 Due parti distinte e separate di lei, cioè i suoi ormoni da adolescente (che si era sempre curata di seppellire nell'angolo più buio del suo essere) e la sua razionalità estremamente sviluppata, avevano ingaggiato una lotta senza precedenti.
 Sfortunatamente per Lynn,  per la prima volta nella sua vita, avevano vinto gli ormoni. La conseguenza: una figuraccia epocale che consisté nel versarsi addosso l'intero contenuto del vassoio che aveva portato con equilibrio perfetto giù per le scale un minuto prima.

Le buone intenzioni di zia Gwen , che aveva visto nella merenda un buon principio per far socializzare Lynn con Cherry e la sua band, si ritorsero contro di lei quando vide la nipote tornare sù per le scale ricoperta di succo d'arancia e nutella. Cherry l'aveva presa in giro per una settimana e ogni volta che ci ripensava Lynn sentiva lo sguardo d'ossidiana di Tobias sulla nuca e vedeva  un ghigno beffardo sulle sue belle labbra.

Lo stesso ghigno che esibiva in quel momento, mentre la squadrava sulla soglia della cucina.

Lynn chiuse la bocca per poi riaprirla nuovamente chiedendo:

- Cosa. Diavolo. State. Facendo. -

- Un'opera di alta pasticceria, principessa - rispose Dom con un sorriso buttando il contenuto del tagliere nella ciotola di Rachelle. Ormai tutti gli amici di Cherry avevano adottato quel fastidioso soprannome.

- Sei già tornata? Speravo tanto che rimanevi sepolta in biblioteca così ti ci chiudevano dentro per sbaglio tutta la notte, peccato. -  Disse Cherry con tono falsamente dispiaciuto.

Lynn sbuffò e mormorò - Che rimanessi.. non rimanevi. - 
Cherry roteò gli occhi ma non fece in tempo a rispondere che si sentì tirata verso il salotto da una presa inaspettatamente ferrea.

 - Charlotte permetti due parole?-

- Certo Lynette - e Cherry sputò più veleno possibile pronunciando il nome della cugina.

Lynn lasciò la presa solo quando furono fuori portata d'orecchio dalla cucina e si rivolse alla ragazza davanti a sé, schiumante di rabbia.

- Non erano questi i patti, avevo detto niente droga! E adesso ti inventi dei muffins allucinogeni? Vuoi distribuirli agli invitati come dessert così ci ritroviamo un'orda di zombie incontrollabili per casa? Ma ti è dato di volta il cervel... -

Cherry tappò la bocca della cugina con una mano.

- Piantala di starnazzare, il patto è come mi pare e piace e ti ho detto di non preoccuparti è tutto sotto controllo.. perché non vai nella tua tana in soffitta e non ci resti? -

- Fai come ti pare, ma non ci metto niente a chiamare zia Gwen se la situazione prende una brutta piega, Charlotte.... per tua sfortuna ho le chiamate gratis anche tra uno stato e l'altro!-

Le rispose Lynn piazzandole sotto il naso il suo cellulare.

- Lynette.. povera piccola ingenua Lynette. Mi stai ricattando? Non pensare di sfidarmi a questo gioco perché sono molto-e le puntò un dito sulla fronte punzecchiandola,

- più brava.. -  le colpì la fronte a metà coperta dalla frangetta che Cherry  riteneva  "noiosa" almeno quanto lei.

- di te... - secondo colpo sulla fronte e Cherry scorse una sfumatura di rosso rabbia negli occhi castani di sua cugina.

- Chiama pure mia madre...a meno che tu non voglia che il tuo diario diventi di dominio pubblico alla festa di stasera... -

Il sorriso di Cherry assomigliava a quello di una pazza quando vide la cugina sbiancare..

- ..Stasera? Cherry la festa non è domani sera? oggi è venerdì... -

- Diciamo, principessa, che la festa sarà ANCHE domani sera, ma inizierà stasera con il concerto dei Pink Thunderstorm..-

Cherry lasciò la cugina accasciata sulle ginocchia dalla notizia,  e se ne tornò in cucina. L'unica prova che suggeriva alla strega dai capelli rosa che Lynn fosse ancora viva, furono i suoi passi sordi e irati sulle scale, un quarto d'ora dopo.
***
 
La giornata di Cherry invece non poteva iniziare nel modo migliore.
Si era svegliata a mezzogiorno senza nessuno che la tirasse giù dal letto a furia di colpi sulla porta.
Tutti sanno i pregi di un buon sonno di bellezza, di certo Cherry ci teneva molto.  Genitori e fratelli erano su un aereo per Disneyland, la pazza si era miracolosamente volatilizzata lasciandole campo libero per attuare il suo piano perfetto per una festa da sballo che non avrebbe avuto pari.

Dopo un pranzo a base di pane, burro di noccioline e marmellata ( più in là non sapeva andare con la cucina), aveva fatto un giro per il quartiere diretta a casa di Rachelle, notando molte meno macchine nei vialetti delle villette dei suoi vicini rispetto al solito.

Dalla mamma di Rachelle, amante dei pettegolezzi e il cui passatempo preferito era spiare i vicini, seppe che i Dawson, i Sanders e gli Amber erano partiti, merito dell'ultimo weekend d'estate. La fortuna era dalla sua parte.

Gli unici vicini rimasti erano la signora Mill, un'ottantenne quasi sorda che soffriva di narcolessia che di sicuro non si sarebbe accorta degli schiamazzi della festa, e gli odiosissimi Burton.

Già i Burton, una coppia sulla cinquantina che abitava proprio a fianco a loro, tipici bigotti intolleranti con il giardino perfetto e la casa perfetta, abiti perfetti e ben pettinati. Cherry ci avrebbe scommesso che  nella loro idea di perfezione non rientrava una festa/concerto punk della durata di due giorni a cinque metri da casa loro.

La strega rosa ci aveva pensato per buona parte della notte a come risolvere la questione dei vicini, ma la soluzione le venne offerta da Dom che nel primo pomeriggio di quel venerdì si era seduto comodamente sul divano di casa sua insieme a Tobias e Rachelle.

Avrebbero cucinato dei muffin all'erba talmente potenti che, con un solo dolcetto, i coniugi Burton sarebbero partiti per un bel trip senza accorgersi di nulla per il resto della serata.

Doveva solo essere sicura che li mangiassero e poi sarebbe filato tutto liscio.

Il resto del pomeriggio era trascorso nel preparare la casa per il concerto e fare la spesa.

L'alcol era un problema, erano minorenni e sprovvisti di documenti falsi... nessun negozio gli avrebbe venduto la quantità industriale di birre che avevano in programma di acquistare.

Alla fine venne in loro soccorso il fratello maggiore di Tobias, dopo un po' di preghiere e moine.

 Cherry si mise proprio d'impegno a convincerlo, stuzzicandolo e sfoggiando le sue movenze da gattina. Robb, che aveva un debole per lei da anni, non poté fare a meno di capitombolare, anche se strappò un invito alla festa, ignorando le occhiate truci di suo fratello.

Alle quattro del pomeriggio il frigorifero in cucina, il freezer in cantina e persino le due vasche da bagno presenti in casa Bell erano zeppe di birra e vodka così tanto da far impallidire sia un'irlandese sia un russo (Il tutto finanziato dal famoso barattolo nella dispensa in cui sua madre aveva lasciato i soldi per pagare il fattorino e un fondo di emergenza per le due ragazze, - Cosa c'è più urgente dell'alcol ad una festa?- pensò Cherry ).

Andava tutto a gonfie vele, a parte l'interruzione di Lynn. Mancava solo da sistemare i Burton e Cherry sapeva benissimo chi mandare a suonare il loro campanello con un vassoio di muffin al cioccolato in mano.
***
 
-Dlin Dlon-
Lynn non avrebbe mai sospettato che un suono così familiare e dolce dovesse decretare la sua morte.
 Maledetta Cherry,  i suoi ricatti e i suoi ragionamenti inoppugnabili, nonostante fossero espressi con evidenti errori grammaticali. Era ovvio che i Burton non si sarebbero fidati della figlia dei vicini piena di piercing e capelli rosa dalla cattiva reputazione, ma di sicuro avrebbero accettato dei manicaretti fatti in casa da quella dolce e brava ragazza che era  la loro nipote.

Lynn stava sudando come un cavallo dopo una corsa e non era colpa del caldo. La sua coscienza, più ferrea di quella di un Amish,  continuava a ripeterle che era un bruttissima persona, che stava infrangendo la legge, che avrebbe raggiunto quell'idiota di suo padre in prigione e ne sarebbe uscita da trentenne senza una consona istruzione, senza un lavoro e con dei tatuaggi slabbrati fatti dalla sua compagna di cella con un pezzo di vetro rotto.

- Cosa non si fa per evitare l'ennesima umiliazione pubblica - pensò sconsolata la ragazza.

Tesa come una corda di violino, con quel maledetto vassoio di muffin in mano, sentiva lo sguardo della signora Burton scrutarla dallo spioncino.

Per quanto i Burton fossero persone estremamente pulite, ordinate e votate  alla cura maniacale della propria casa e della propria persona, erano un tantino eccessivi persino per Lynn. Se ne era accorta quando zia Gwen l'aveva trascinata a prendere il the delle cinque da loro ( in pieno luglio) e la signora Burton l'aveva rimproverata di aver usato il cucchiaino sbagliato per lo zucchero, dicendole che non avrebbe mai trovato marito.

La porta bianca perfettamente laccata si schiuse, riportandola alla realtà, e una signora dai capelli rosso acceso ( pettinati e laccati) , rotonda come un bon bon,  perfettamente agghindata, strizzata in un completo color mandarino che faceva a pugni con l'acconciatura, esibì un falsissimo sorriso:

- Buonasera cara, hai bisogno di qualcosa? -

- Ehm.. no cioè.. sì cioè... - balbettò Lynn, ma poi si  ricompose e schiarì la voce.

- Buonasera signora Burton. Mia zia Gwen  manda a lei e a suo marito dei dolcetti per il the, per ringraziavi di averci prestato il tosaerba il mese scorso.. sa finalmente le azalee non sono più infestate da quelle erbacce...-

- Oh che pensiero carino! - rispose il mandarino parlante dando un'occhiata estasiata ai dolcetti ( era risaputo che entrambi i coniugi fossero dei golosoni). In effetti i dolcetti erano molto graziosi. Tutto merito di Lynn.

Nonostante avesse accettato di offrirli ai vicini, la ragazza si era rifiutata di spacciare per sue  creazioni quelle oscenità bitorzolute uscite dalle mani di Dom e Rachelle, quindi aveva decorato i muffin con del frosting e una spruzzata di palline colorate.

 Lynn stava giusto mollando il carico tra le mani grassocce della vicina quando questa la tirò per un braccio all'interno della sua immacolata abitazione.

- Entra cara, io e il signor Burton stavamo giusto per prendere il the -

Lynn lottò disperatamente per liberarsi dalla presa del mandarino parlante.

- No! non si preoccupi, purtroppo non ho molto tempo  inoltre non vorrei disturbare..-

- Non dire sciocchezze cara, poi è un peccato non assaggiare insieme questi dolcetti, li hai fatti tu?-

-Ehm no.. cioè sì in parte mi hanno aiutata- ora era seriamente spacciata.

Non ci fu verso di convincere la signora Burton a lasciarla andare e Lynn si ritrovò a sorseggiare the bollente, stretta  tra i due coniugi suoi ospiti, sul divano in pelle bianca. Voleva morire.

I signori Burton attaccarono i dolcetti con molto gusto lodandone il sapore particolare e chiedendone gli ingredienti.

- Oh è un cioccolato che proviene dal Venezuela, ha molte proprietà depurative... - disse Lynn mentre trangugiava la bevanda bollente pregando tutti gli dei esistenti che la tortura finisse il prima possibile.

- Ma tu non li mangi figliola? - le chiese il signor Burton leccandosi dai baffi il frosting, con metà del secondo dolcetto che riposava su un piattino in equilibrio precario sulla sua enorme pancia stretta in una camicia troppo piccola. Lynn deglutì sonoramente.

- No grazie non ho molta fame... -

-Suvvia prendine uno, che cosa sarà mai un dolcetto così piccolo!-

La ragazza disperata continuò a ripetere si essere a posto così, finché il signor Burton già un po' su di giri , nel tentativo di essere simpatico, le diede una gomitata nelle costole ridacchiando e sputacchiando briciole ovunque:

- Come mai non li vuoi mangiare? Non ci starai mica avvelenando con questi dolcetti ah ah ah ah -

La risata stridula della signora Burton riecheggiò insieme a quella del marito nel loro salotto immacolato, mentre Lynn presa dal panico ingoiò mezzo muffin tutto in un boccone.
***
 
Cherry cominciava a preoccuparsi, quella rimbambita di suo cugina era nella tana del lupo da quaranta minuti e ancora non ne era riemersa.

- Che diavolo sta combinando? Doveva mollare il vassoio e filarsela! -

Tobias, che era vicino alla finestra intento a leggere uno dei suoi libri di filosofia che ogni tanto tirava fuori dalla tasca dei suoi skinny jeans,  vide Lynn uscire dalla porta dei Burton. La ragazza castana stava abbracciando calorosamente la vicina, dondolandosi avanti e indietro, e infine staccatasi dalla presa si stava sbracciando nel salutare, ricambiata in modo altrettanto caloroso dai due signori sulla soglia della porta.

- Cherry,  tua cugina è strafatta -

 A questa affermazione quattro paia di occhi increduli fissarono la principessa delle frigide barcollare verso l'ingresso di casa Bell, mentre tentava di togliersi la maglietta nel mezzo del giardino.
 
 
 
Note dell'autrice
Ciao a tutti! Complice l'influenza e un'insana ispirazione ho partorito questo nuovo capitolo. Dato che non saprò quando avrò tempo di aggiornare, posto subito la seconda puntata e non se ne parli più.
Spero vi piaccia. A presto!
Tota
 
 

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Capitolo 3
*** Concerto punk e lassativi ***


La saga delle merendine

Capitolo 3

Concerto punk e lassativi


Cherry non sapeva se gettarsi a terra e ridere finché non avesse più aria nei polmoni o tentare di sollevare sua cugina dall'erba rinsecchita del giardino.
La ragazza in questione continuava a dire frasi senza senso, buttata per terra intenta a scompigliare sempre più i capelli castani, ormai arruffati da quante volte ci aveva passato le mani sporche di terriccio e erba.

Cherry non si sarebbe mai aspettata di vedere Lynette ( sempre ordinata, composta, i capelli raccolti in modo ordinario in una coda di cavallo, senza mai un ciuffo che scappasse dall'acconciatura castigata e con i vestiti perfettamente stirati) mezza nuda e in stato confusionale nel giardino di casa.

Sin da quando erano piccole, i suoi zii, quella buonanima di sua nonna ( una bacchettona rompiscatole fissata con il galateo e con una concezione della donna bloccata agli anni cinquanta) e qualche volta i suoi genitori,  la paragonavano alla sua perfetta e impeccabile cugina.

- Charlotte smettila di mangiare con le mani, non vedi Lynette come usa coltello e forchetta per tagliare la pizza? -

- Charlotte per l'amor di dio come ti conci, sempre in tuta e t-shirt, guarda tua cugina com'è carina con quel vestito!-

- Charlotte perché non leggi qualche libro invece di pestare con le bacchette su quell'aggeggio infernale! Che mal di testa che mi fai venire! Su vai con Lynn a leggere un bel romanzo? -

Charlotte di qua, Charlotte di là, fai questo, fai quello.

Lynette d'altro canto, alla quale sin da piccola era stato fatto il lavaggio del cervello su come essere la perfetta stronzetta, saccente, figlia di papà che era, di certo non si rendeva più simpatica alla cugina.

Il suo atteggiamento con la puzza sotto il naso e la convinzione di avere sempre ragione non avevano aiutato le due cugine a legare.

Era quasi inevitabile che all'età di undici anni Charlotte fosse diventata una ragazzina timida, insicura e paurosa di tutti.
Le medie erano state un incubo ininterrotto durato tre lunghissimi anni. Aveva perso il conto di quante volte la sua testa (ancora bionda a quell'epoca ) era stata spinta nei water dei bagni ( dei maschi e delle femmine indifferentemente), quante volta era caduta faccia in giù a mensa con il proprio pranzo spiaccicato sulla maglietta e quante volte le avevano rubato la sacca di ginnastica, lasciandola nello spogliatoio con solo l'accappatoio e le scarpe.


Alle soglie del liceo, Charlotte aveva incontrato Rachelle che le insegnò  a fregarsene di quello che la gente pensava di lei e rispondere, ad ogni insulto e dispetto, con insulti e dispetti mooolto peggiori e sicuramente più originali e fantasiosi (come scordarsi la faccia di Monica Ross quando aveva trovato la sua borsa di Gucci completamente ripiena di esche da pesca freschissime... senza prezzo).

Quando aveva conosciuto Dom, Charlotte aveva imparato ad affrontare le difficoltà con un sorriso. Imparò ad amare il sorriso di quel gigante buono, che scaldava il cuore ed era estremamente contagioso.

Infine Tobias le aveva trasmesso l'amore per la musica  punk e la capacità di farsi scivolare tutto addosso. Il suo motto era " Si fottano tutti, tu vai avanti per la tua strada e insegui i tuoi  obiettivi "

Dopo questi tre incontri, la vita di Charlotte era cambiata e la sua trasformazione in Cherry completata, suggellata da un taglio di capelli pazzo e un colore altrettanto folle.  Rosa come i petali dei fiori di ciliegio, dai quali Charlotte prese il suo soprannome.

La ragazza  era quasi certa che fosse stata la vista dei suoi nuovi capelli,  alla cena di natale di tre anni prima,  a far venire l'infarto a sua nonna  ( Non che si sentisse in colpa) e non la passione smodata della vecchietta per formaggi francesi e patatine fritte, con conseguente ostruzione da colesterolo delle arterie.

Cherry era ora una ragazza forte, bella, determinata, (forse un po' spaccona,  egocentrica e menefreghista), ma non aveva più paura di mostrarsi per quello che era. 
Sarebbe stata sempre grata ai suoi amici per  averla aiutata a cambiare ed essere finalmente se stessa, sconfiggendo  quel senso di inadeguatezza che aveva provato per tutta la sua infanzia. Era fiera di essere una punkabbestia ribelle, senza principi morali, la cui vita era votata alla ricerca del puro e vibrante divertimento.


 Quindi vedere la sua perfetta cugina Lynn contorcersi tra le risate e singhiozzi, in reggiseno e pantaloncini davanti all'ingresso di casa, le dava una sensazione di potenza  e riscatto inaudita per tutti gli anni in cui si era sentita inferiore.

- Beccati questa, principessa delle frigide - pensò Cherry estasiata, nascondendo più in profondità quel piccolo senso di colpa che le attanagliava lo stomaco.

Alla fine Dom se l'era caricata sulle spalle, aveva attraversato il salotto, salito le scale e infine depositato Lynn sulla sua brandina in camera di Cherry.
Il tutto videodocumentato dal cellulare di Rachelle, ovviamente.La strega dai capelli rosa aveva in mano l'arma perfetta per ricattare la cugina a vita!

Nonostante tutto non poteva fare a meno di sentirsi un po' in colpa, ma quel sottile senso di disagio che aveva sentito già in giardino era soverchiato dall'impellente voglia di ridere, fino a svenire, ogni volta che un'altra frase senza senso usciva dalla bocca di sua cugina.

- Che bei capelli che hai Cherry.. sembra zucchero filato lo voglio mangiare ora.. ho proprio fame e anche caldo caldo caldo... mi sento scoppiare - e la ragazza intossicata si mise a ridere come se avesse detto la frase più divertente del mondo, inducendo tutti e tre i Moschettieri e Cherry a ridere con lei.

Lynn aveva la faccia accaldata, gli occhi rossi e lucidi, i lunghi capelli castani sparsi sul cuscino e un'espressione da bambina sperduta che Cherry non le aveva mai visto, neanche durante la sua infanzia.

Tobias sospirò un po' scocciato, era l'unico che non aveva riso fino a star male, ma solo accennato uno dei suoi proverbiali ghigni. Poi disse:

- Sta proprio fuori, quanti muffin ha mangiato?-

- Almeno due - valutò Rachelle. - Sarà k.o. fino a domani mattina - concluse la ragazza riccia terminando la registrazione.

- Ma non è che poi si sente male? - intervenne Dom leggermente preoccupato.

- No tranquillo, è una tosta. Ogni tanto veniamo a controllarla, per il resto è meglio se la lasciamo qui a smaltire la botta - sorrise Cherry dando una pacca  per nulla amichevole sulla spalla di Lynn.

-Ahi mi hai fatto male!- Strillò la ragazza sul letto corrucciando la fronte.

-Dlin Dlon-

- Arriva gente!- esclamò felice Cherry.

- Si può dare ufficialmente inizio alla festa! - detto ciò i quattro ragazzi si precipitarono giù per le scale lasciando Lynn, sola sulla sua brandina, a contare gli unicorni che erano spuntati miracolosamente davanti ai suoi occhi.
***
 
Cherry era al settimo cielo. La casa straripava di gente, birra a fiumi. Il tanfo di adolescenti alternativi e il rumore di risate alcoliche e sguaiate le riempivano le orecchie e il naso come la più dolce delle musiche e il più piacevole dei profumi.

Prima che la casa fosse invasa, (da quelli che Lynn avrebbe definito: animali da festa o pecoroni senza giudizio né morale) Cherry aveva sentito sua madre al telefono.

I gemelli avevano stremato i loro genitori trascinandoli per tutte le giostre e, dopo aver ingerito un gran quantitativo di zuccheri e caramelle, avevano raggiunto il loro picco più alto di iperattività.

Gwen era così stanca, tanto da non riuscire quasi a parlare al telefono, che quando sua figlia si rifiutò di passarle Lynn perché era "sotto la doccia", non si pose nemmeno il problema che potesse essere una balla. Se fosse stata lucida di certo avrebbe insistito per parlare con la nipote, modello di responsabilità e rettitudine (chiedendole se sua figlia avesse in mente qualche piano losco), ma Cherry non fece in tempo neanche a salutarla che già la madre le aveva riattaccato il telefono in faccia.

Man mano che la sera si avvicinava, sempre più gente suonava alla porta e si faceva largo alla ricerca di un fazzoletto di pavimento dove piazzare i propri piedi, ricoperti di anfibi o Vans consumate, e una bottiglia di birra per occupare una mano.
  La padrona di casa salutava tutti con sorrisi e pacche sulle spalle (soprattutto se portavano roba da bere)... c'erano ragazzi della sua scuola, alcuni vecchi amici e tanta gente che conosceva solo di vista.

Ora Cherry con l'adrenalina a mille, nel bel mezzo di quello che un tempo era un salotto e non un palco da concerto, seduta sullo sgabello davanti alla sua adorata batteria, lanciava occhiate ai suoi amici, impegnati nel soundcheck degli strumenti, senza smettere di sorridere.

Scrutò la folla agitata, in attesa che partisse la musica. Un mare di volti confusi attaccati a corpi fasciati da pantaloni stretti, anfibi e T-shirt sdrucite. Capelli di tutti i colori e forme. Non conosceva metà delle persone, ma non le importava. Erano la sua tribù la sua gente e Cherry non desiderava essere da nessun'altra parte al mondo in quel momento.

A un cenno di Dom, Cherry si mise in posizione percuotendo le bacchette tra loro tre volte per dare il via alle danze.
La ragazza adorava quei due secondi in cui le bacchette emettevano tre suoni secchi zittendo la folla e innaffiandola di aspettativa.

BOOM! Un colpo forte al pedale della gran cassa e via! La chitarra di Dom si intromise prepotente e distorta regalando agli ascoltatori la melodia che tanto aspettavano. Il suono fu subito farcito dalla tastiera di Rachelle e il basso morbido e allo stesso arrabbiato di Tobias. Cherry pestava con tutta la sua forza su rullante, piatti e gran cassa incalzando il ritmo dell'intro,  finché la voce di Tobias fece impazzire la folla.

Sin dalle prime esibizioni, Cherry aveva perso il conto di quante ragazze si scioglievano come burro nelle prime file al suono della voce di Tobias, il quale avrebbe potuto vantare una vastissima collezione di reggiseni delle sue grupies (se mai li avesse raccolti).

Tobias però era fatto così, stoico e impassibile, e se non lo conoscesse così bene, Cherry avrebbe sospettato che non gli piacessero le ragazze.

Rifocalizzando l'attenzione sulla folla Cherry notò che, come per magia, quella massa di visi e corpi aveva iniziato a muoversi e a saltare come se fosse una cosa sola. Un mostro pachidermico formato da milioni di cellule impazzite.

A Cherry sembrò che la casa tremasse sotto l'onda di euforia di tutta quella gente stipata, rapita dalla musica, inebriata dall'alcol e ricca di vita.

Il concerto dei Pink Thunderstorm fu un successo. Man mano che i pezzi si susseguivano, la folla cantava sempre più a squarciagola e saltava impazzita. A un certo punto alcuni ragazzi iniziarono a pogare, trascinando più persone possibili in un ammasso informe di braccia, gambe, teste e creste.

Cherry era lì, immersa e allo stesso tempo isolata, nel chiasso e nell'euforia di muscoli tesi, spintoni e risate.
Si sentiva come una dea, in grado di muovere le fila di tutti quei burattini che continuavano a ballare e saltare.
Le sue bacchette erano magiche, a suon di percussioni portavano all'estasi quella massa di sudditi della musica, che la invocavano, la pregavano di non interrompere quel momento di catarsi, quell'attimo di giovinezza folle. La strega rosa non era mai stata così felice.
***
I ragazzi della band decisero di prendere una pausa dopo un paio d'ore. Un amico di Dom si mise alla consolle, incaricato dal gigante buono di mettere un po' di musica mentre loro si rifocillavano.

Rachelle e Cherry scesero in cantina, per prendere da bere, mentre Tobias si diresse in cucina in cerca di un succo di frutta. Dopo due ore di concerto non c'era niente che lo dissetasse di più di un bicchiere di succo ghiacciato. Fu così che, nella cucina stipata di gente (che ormai aveva finito tutte le patatine e stuzzichini presenti sul bancone),trovò Lynn, arrampicata su uno sgabello, che cercava disperatamente qualcosa nel mobiletto più alto della cucina.

- Diamine! Ci siamo dimenticati di passare a controllarla! - pensò Tobias grattandosi la nuca sconsolato.

La ragazza, con addosso l'intero piumino del letto di Cherry, era pericolosamente in bilico sullo sgabello.
Tobias infatti non fece in tempo a raggiungerla che la ragazza cadde per terra come una pera cotta. Fortuna volle che la morbida coperta avesse attutito il colpo, ma allo stesso tempo era scivolata via dal corpo di Lynn che si ritrovò in biancheria intima in mezzo a una folla di perfetti sconosciuti (anche se sembrava che la ragazza  non se ne fosse accorta per niente).

Fu a quel punto che Lynn lo notò e si mise a ridere sguaiatamente stringendo al petto la preda della sua caccia: un'intera confezione di merendine Twinky-pop al caramello (la riserva segreta di zia Gwen per situazioni di emergenza).

- Ciao Moschettiere! - Urlò la ragazza alla volta di Tobias che finalmente la raggiunse e la tirò in piedi. Dovette però riacciuffarla subito, poiché pareva che avesse perso le sue facoltà di equilibrio.

- Sai mi avete lasciata sola e ho sognato un saaaacco di cose strane poi ho avuto un caldo micidiale e mi sono tolta i vestiti ma poi ho avuto un freddo assurdo e volevo rivestirmi ma non li trovavo più e allora ho preso la coperta di Cherry cioè di Charlotte.. cioè Charlotte è il suo nome Cherry il suo soprannome ma sono la stessa persona... ma credo che tu lo sappia.. -  la parlantina sconclusionata di Lynn suggerì a Tobias che ancora non aveva smaltito i dolcetti.

Il ragazzo raccolse il piumone da terra e lo buttò sulle spalle di Lynn, coprendola come poteva, poi la prese per mano indirizzandola verso le scale. Guarda un po' cosa gli toccava fare, fare da baby sitter a una pazza intossicata che rischia di suicidarsi buttandosi dagli sgabelli.

- Ehi Moschettiere dico a te! Dove mi porti? Nooooo le scale no ti prego.. ho fatto una fatica a scendere -

Dopo cinque minuti buoni il ragazzo la convinse a salire le scale, aprendole la strada a suon di spintoni, finché non raggiunsero la stanza di Cherry.

Una volta sistemata sulla brandina, Lynn iniziò a scartare con frenesia la confezione di merendine che si era portata dietro.

- Ho una faaaame.. ti giuro mi farei fuori un bue arrosto - disse Lynn a Tobias trangugiando la prima merendina e attaccandone subito un altra.

- Tranquilla è normale dopo aver preso l'erba...Ehi però vacci piano, mangia con calma altrimenti ti strozzi -

- Eh?- rispose Lynn con le guance piene come un criceto e i capelli spalmati su tutta la faccia,guardando di sottecchi Tobias che tentava in tutti i modi di non ridere.

- Ho detto vacci piano...- le ripeté Tobias spostandole un ciuffo di capelli dal viso dietro l'orecchio e liberandole la fronte dalla frangetta sudaticcia.

Il ragazzo si stupì del suo gesto gentile appena compiuto. Non era certo un tipo da smancerie. Anzi aveva una repulsione per gesti affettati e romantici.

Tobias non sopportava molto le ragazze in generale, anzi trovava il genere femminile (con esclusione di sua madre, Cherry, Rachelle e qualche altro raro caso) estremamente noioso e seccante. Quando ai concerti uno sciame di ragazze gli si avvicinava per attaccare bottone o per attaccarsi a lui come cozze allo scoglio, lui si limitava ad ignorarle. Tuttavia Tobias aveva notato che, per qualche strana ragione,  questo suo atteggiamento invece di allontanarle produceva l'effetto contrario. Quindi di solito a quel punto acchiappava Cherry o Rachelle, fingendo un abbraccio romantico che funzionava per la maggior parte delle volte.

Tuttavia ( come diceva Kant, il suo filosofo preferito, in seguito a un' osservazione pura, disinteressata e universale della ragazza davanti a se , per nulla intaccata dal gusto e dal piacere) non poteva fare a meno di notare che, nonostante gli occhi lucidi e l'aria stravolta, Lynn era molto bella.
Il suo fascino esaltato da tutte quelle lentiggini sul naso e le guance arrossate, soprattutto quando non aveva quell'espressione corrucciata e infastidita che indossava sempre. Il volo pindarico dei pensieri di Tobias fu interrotto dalla voce roca e impastata della ragazza davanti a lui.

- Credo che questa sia la conversazione più lunga che abbiamo mai fatto, non sei un gran chiacchierone vero? - disse lei con fatica, per poi aggiungere:

-Come mai mi parli anche se sono una sfigata, bacchettona e pure stronza?- 

Tobias si rese conto che l'assenza di freni inibitori, a causa dei muffin, aveva preso il sopravvento sulla coscienza della ragazza. Lei era sempre così composta, rigida, perennemente impegnata a nascondere i propri sentimenti dietro una maschera impassibile di perfezione. Perché gli stava facendo quella strana domanda? Lei... che non aveva bisogno di nessuno, perché sentiva quella necessità disperata di essere accettata? Da lui poi?

Tobias la guardò negli occhi per un attimo e Lynn si sentì più nuda di quanto non si rendesse conto di esserlo già.

- Non penso che tu sia stronza - le rispose lui seriamente. Lynn ridacchiò come una bambina.

- Grazie Moschettiere, sei molto carino... No! Cioè volevo dire gentile... -

Lynn fece una pausa diventando tutta rossa. A quel punto Tobias si lasciò scappare una piccola, sincera risata.

- Non volevo offenderti dicendo che non sei carino eh.. cioè sei molto bello... però quello che intendevo è che sei gentile... Oh cavolo che sto dicendo! - Terminò Lynn coprendosi il viso con le mani.

- Grazie - rispose semplicemente lui, - anche tu sei carina -

Gli occhi di Lynn si dilatarono mentre spiava il ragazzo tra le dita delle mani ancora appoggiate sul viso.

- Davvero lo pensi? Mia madre mi diceva sempre che non ero carina, anzi che sembravo un castoro,  e che non sarei mai piaciuta a nessuno -.

Tobias rimase un po' interdetto dall'affermazione della ragazza, che razza di madre dice una cosa del genere a sua figlia? Stava pensando a come risponderle quando gli occhi di Lynn si chiusero e la ragazza mormorò.

- Mi sa che ho sonno.. - e si accasciò sulla brandina.
A quel punto Tobias le appoggiò un cuscino sotto la testa, l'avvolse meglio nella coperta e le scostò di nuovo i capelli dal viso. Ormai non si chiedeva più perché lo stesse facendo, sembrava solo giusto così.

Stava per alzarsi dal letto e tornare giù dagli altri, quando sentì un sussurro.

- Buonanotte Moschettiere -

- Buonanotte principessa - rispose lui dandole un bacio sulla fronte, anche se il ragazzo non sapeva se quel nomignolo l'avesse sussurrato per abitudine o per dirle una cosa gentile.

- Che ragazza stramba -  si ritrovò a pensare. Poi spense la luce e uscì chiudendo la porta.
***
 
Cherry era decisamente su di giri. Il concerto era andato a gonfie vele e la festa era uno sballo, cosa poteva andare storto?

La strega dai capelli rosa si rese conto di aver parlato troppo presto quando sentì uno squillo insistente del campanello d'ingresso. Chi diavolo era all'una di notte? Tutti gli invitati (e annessi imbucati) erano  già arrivati. Erano i Burton che avevano smaltito i muffin?  O peggio ancora, la signora Mills aveva riacquistato l'udito e chiamato polizia?

Sgusciando tra la folla raggiunse l'ingresso e aprì la porta con il cuore in gola.

Un sospiro di sollievo le uscì dalla bocca per poi trattenerlo, di nuovo, infastidita.

Era Robb, il fratello di Tobias. Ma il problema di Cherry non era quel ventunenne fresco di college, un po' strambo e con una cotta ossessiva per lei ma il gruppo di persone, per niente rassicurante alle sue spalle (cinque o sei ragazzoni dalle facce per niente carine).

- Ciao splendore! - l'apostrofò Robb passandosi una mano nel suo ciuffo di capelli da perfetto hipster e appoggiando il gomito allo stipite della porta.
Cherry voleva vomitare.
Odiava Robb quando si atteggiava a conquistatore della patata.
Senza aspettare risposta Robb continuò: - Ci fai entrare? -

- Non mi pare di averti detto di portare l'intera confraternita con te, Robb - ribatté acidamente Cherry.

Un ragazzo del gruppo, grosso quasi quanto Dom, tirò Robb per una spalla sussurrandogli (Anche se Cherry sentì perfettamente).

- Se la ragazzina fa la difficile la convinco io... - scatenando le risate tra tipacci suoi compari.

- Due amici in più Cherry, che sarà mai?-  Insisté Robb e allungò la mano per accarezzarle la guancia, ma la ragazza gli scostò il braccio malamente.

- D'accordo, ma niente casini -

Robb  sorrise vittorioso - Agli ordini signora -.

Scostandosi per farli passare Cherry pensò che coinvolgere Robb era stata proprio una pessima idea.
Aveva bisogno di un'altra birra.
***
Lynn aprì gli occhi oppressa da un mal di testa epocale.
Era come se i suoi due emisferi fossero stati separati da una spaccatura netta. Aveva una sete assurda e una fame ancora peggiore.
I suoi ricordi  del giorno prima erano uno strano impasto di immagini suoni e odori. L'unica cosa di cui era certa era che, presa dal panico di essere scoperta da quel volpone del signor Burton, aveva buttato giù un muffin intero innaffiandolo di the. Poi una serie di immagini confuse tra le quali degli unicorni, se stessa che ingurgitava un'intera confezione di merendine, il bagno dove poi le aveva vomitate (sperava tanto di aver centrato la tazza), qualcuno che entrava nella sua stanza e le fregava un pezzo di coperta e infine un dolce bacio sulla fronte da un moschettiere...Tobias. Chissà che diavolo gli aveva detto, ormai non aveva neppure la forza di contare le figuracce.

Dalle persiane filtrava una fioca luce rosata. Doveva essere l'alba. Lynn scese dalla brandina posando i piedi su qualcosa di caldo e morbido.
Dopo qualche istante si rese conto che era una persona, precisamente quello screanzato che aveva tentato di fregarle la coperta qualche ora prima.

Facendosi strada tra i corpi addormentati di ragazzi sconosciuti che si erano accampati su qualsiasi superficie disponibile della casa, Lynn raggiunse il bagno. Dopo aver eliminato  i residui di giaccio e bottiglie vuote dalla vasca e trascinato fuori un tizio che ci si era addormentato dentro, (-La festa finisce alle due gnegnegne.. tutte BALLE, Cherry-) aveva tirato la tenda di plastica e aveva fatto una breve doccia.

Una volta uscita, senza più l'odore di vomito, sudore e merendina addosso aveva recuperato una t shirt e dei pantaloncini puliti dal suo armadio (notando con orrore che molti capi erano spariti) e si era diretta al piano di sotto, decisa ad ispezionare i danni che il festino apocalittico aveva arrecato alla casa.

Arrivata sulla soglia della cucina, stava per entrare quando sentì delle risate familiari. Buttò l'occhio nella stanza per scorgere sua cugina Cherry accerchiata dai suoi moschettieri e un altro paio di amici. La ragazza, seduta sullo sgabello preferito di zia Gwen, era intenta a mostrare lo schermo di un cellulare all'allegra brigata con una mano, mentre con l'altra abbracciava una bottiglia di vodka. Sua cugina era brilla alle sei del mattino.

- Andiamo bene - sbuffò Lynn continuando ad origliare la conversazione dei ragazzi in cucina.

- Questo pezzo è troppo bello, quando si toglie la maglietta  e si rotola nell'erba... Ahahahah -

Le risate si facevano sempre più forti e sguaiate.. un ragazzo, che Lynn non conosceva, con i capelli rossi e una maglietta degli Smiths articolò ,tra le risate,:

- Certo che tua cugina è fusa come pochi, ma da dove è uscita? -

- Ce l'hanno accollata all'inizio dell'estate. Suo padre è un truffatore, l'hanno messo al fresco quattro mesi fa e noi siamo i parenti più vicini che ha. -

- ...e sua madre? - chiese Rachelle.

- Sempre che ce l'abbia.. sto seriamente pensando che lei è un robot per metà! -

- Oh intendi mia zia Michelle? Quella si che è una pazza fatta e finita... è sempre stata un po' hippie, ma ad un certo punto si è sposata un ricco pallone gonfiato imbroglione e ha messo un'ipoteca sul suo patrimonio sfornando una figlia.  Nessuno la vede più da cinque anni, le è venuto il capriccio di andare a cercare il nirvana ed è partita per l'India. Ogni tanto manda una mail o un pacco con qualche regalo, solo che negli ultimi mesi è irreperibile -

Dom sospirò, mentre sgranocchiava un pacchetto di pop corn sopravvissuto, senza il suo solito sorriso caldo.

- Povera Lynn non vede sua madre da cinque anni... -

Un suono volgare uscì dalle labbra di Cherry la quale, prima di parlare, buttò giù un'altra sorsata di liquido trasparente.

- Forse è meglio se non la vede.. è anche colpa di sua madre se è diventata una maniaca ossessiva del controllo. Deve essere sempre perfetta per soddisfare le aspirazioni dei suoi genitori... quando entrambi sono degli imbecilli senza speranza, che ironia eh? -

- Poveraccia che vita.. però non posso fare a meno di ridere quando vedo questo video... la parte in cui tenta di mangiare la coperta è epica - riprese Rachelle tenendosi la pancia, dolorante per le troppe risate.

- Ma che poveraccia! Fa tanto la donna vissuta, ma quando deve tirare fuori le palle si nasconde come un coniglio - le rispose la ragazza dai capelli rosa.

Lynn decise di aver sentito abbastanza.
Mentre saliva le scale lacrime di sconforto le scorrevano sulle guance. Sentiva una spiacevole sensazione di asfissia schiacciarle i polmoni. Inspira espira conta fino a cinque. Inspira espira conta fino a cinque. Inspira espira conta fino a cinque.

- Col cavolo respiro! Fottiti Dottor Drew! - esclamò alla fine Lynn.

 A poco a poco il dolore e l'umiliazione fecero posto a una rabbia bruciante come lava nelle sue vene.

- Quella grandissima bastarda! Come si permette di dire quelle cose su di me a perfetti sconosciuti e girare un video mentre ero incapace di intendere e di volere? Quella strega non sa cosa vuol dire vivere con l'angoscia di non essere mai abbastanza, con una madre che ti disprezza e un padre che ti ignora! E poi solo io ho il diritto di insultare quegli imbecilli dei miei genitori! -

Lynn era così arrabbiata che non si rese neanche conto che stava oltrepassando quella immaginaria linea rossa che il dottor Drew le aveva proibito di superare, di nuovo. Quella linea di demarcazione che separava la sua personalità di maniaca dell'ordine e dell'organizzazione (ma tutto sommato gestibile), alla follia lucida e calcolatrice degna di una pazza da rinchiudere.

Quella stessa follia che l'aveva presa quando, dopo aver trovato il suo ragazzo a letto con la sua migliore amica, Lynn aveva quasi distrutto la macchina del malcapitato fedifrago a colpi di mazza da golf di suo padre.

Come una posseduta, calpestando sconosciuti profondamente addormentati, raggiunse il bagno adiacente alla camera di zio George e zia Gwen. Aprì con violenza il mobiletto dei medicinali sopra il lavandino versandone all'interno tutto il contenuto. Dopo cinque minuti di frenetica ricerca Lynn trovò quello che stava cercando.

MEXLAX: il lassativo preferito di zia Gwen, quello che sbloccava gli intestini dei suoi due figli minori dopo un overdose di merendine. Bastava una goccia nel succo di frutta e i due se ne stavano buoni buoni sul vasino per un'ora.

Lynn scoppiò in una risata isterica e malvagia.

- Te lo faccio vedere io il coniglio, Cherry! -
 
 
 
 
Note dell'autrice:
Ciao di nuovo! Questa storia mi ha talmente presa che non riesco a fare a meno di continuare a scriverla nei momenti liberi della giornata. Il racconto si sta facendo più lungo di quanto mi aspettassi, ma ho avuto molte idee da inserire quindi allungherò il tutto di almeno un altro paio di capitoli.
Quest'ultimo episodio, come avete potuto notare, ha un pizzico di romanticismo, che per quanto sia trito e ritrito (come ci suggerisce la nota equazione alla Moccia: Tipico bad boy + tipica good girl= tanti cuori), è un elemento immancabile in una parodia adolescenziale. I veri colpi di scena, però, arriveranno nella prossima puntata! Spero di avervi incuriositi abbastanza da farvi  pazientare qualche tempo prima di poterla leggere.
Grazie infinite a tutti coloro che hanno letto e recensito questa storia, sono davvero contenta.
A presto gente!
Tota
 

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Capitolo 4
*** Sparizioni, Kung Fu e carta igienica ***


La saga delle merendine

Capitolo 4

Sparizioni, Kung Fu e carta igienica.


A casa Bell tutti sapevano quanto Charlotte fosse dipendente dal caffè. Era un fatto universalmente riconosciuto.
Al mattino la ragazza dai capelli rosa era solita trascinarsi dalla sua stanza alla cucina, con una camminata che faceva invidia alle comparse di The walking dead. Il suo corpo si costringeva, mosso da una forza sconosciuta, ad afferrare una tazza e il bricco contenente quella brodaglia bruna, mentre il suo cervello era ancora staccato o bloccato in un dormiveglia fumoso.
Solo dopo un paio di tazze colme d'elisir alla caffeina, Cherry si arrischiava ad aprire gli occhi e rispondere con monosillabi alle domande di sua madre e ai saluti di suo padre, che usciva per andare a lavoro. Dopo tre tazze era perfettamente operativa e cominciava a insultare attivamente i suoi fastidiosi fratellini e se si sentiva ispirata anche sua cugina (solo nel caso le venisse in mente qualche insulto originale, altrimenti la ignorava).

Dunque quando Cherry si svegliò quel sabato mattina (anche se sarebbe stato più corretto dire quel sabato pomeriggio, poiché erano quasi le tre ), con un mal di testa da dopo sbornia e la schiena a pezzi, era solo naturale che appena in piedi le sue gambe la guidassero verso la macchinetta del caffè, come sotto un sortilegio.
Per sua enorme fortuna la macchinetta era piena e il caffè ancora caldo. Un gemito soddisfatto uscì dalle sue labbra sbavate di rossetto dopo che il liquido bollente le era sceso giù per la gola. Certo che aveva un sapore strano, ma forse era solo il retrogusto di birra della sera prima. Finita la prima tazza se ne versò subito un'altra e si mosse, ancora in fase zombie, alla ricerca dei suoi fidati Moschettieri.

La casa era ancora piuttosto tranquilla e silenziosa, di strano c'era qualche sconosciuto addormentato qua e là e solo una montagna di spazzatura sparsa in ogni dove senza nessun danno grave (visibile, almeno).
Oh sì andava tutto a gonfie vele!
Le sembrava di aver scorto la cresta di Rachelle appoggiata alla spalla di una figura imponente e immobile che poteva essere Dom, quando uno strano rumore provenne dai bassifondi del suo intestino.
Un dolore lancinante le fece portare una mano all'addome mentre un'altro sonoro ruggito scappava dalle sue viscere. Le sembrava di avere un orso scatenato nella pancia.
Che strano, non aveva mangiato quasi nulla la sera prima. L'unica cosa che aveva ingerito era stato alcol a fiumi e di solito le faceva venire mal di testa e non mal di pancia.
Cherry si trascinò dolorante verso il bagno dei suoi, alla ricerca di una qualche medicina che attenuasse il dolore al suo intestino impazzito. Aperta la porta si trovò davanti un bagno immacolato, perfettamente in ordine e profumato. Fu a quel punto che Cherry iniziò ad avere dei sospetti.
Con lentezza inaudita causata dai crampi inumani, raggiunse il mobiletto dei medicinali sopra il lavandino e lo aprì.
Vuoto. Completamente. Quelle mensoline solitamente  straripanti di tutte le droghe consentite dallo stato, chiamate banalmente medicinali, delle quali sua madre faceva incetta per essere pronta ad ogni evenienza ( considerando la sua esperienza con i gemelli  tra incidenti e malattie di ogni tipo, dall'influenza alla varicella, nessuno poteva biasimarla) erano più vuote del deserto del Gogi.
Cherry fissò incredula il mobiletto, per poi notare qualcosa sull'ultimo ripiano. Allungandosi con grande sforzo sulle punte afferrò una boccetta di Mexlax (che non ricordava assolutamente a cosa servisse, di sicuro qualcosa per i gemelli), ma i suoi sospetti divennero realtà quando vide un post-it giallo attaccato a mo di etichetta sulla confezione.
Le bastò dare un'occhiata alla perfetta e ordinata grafia per capire chi fosse il mittente del messaggio. Cherry iniziò a leggere frenetica:

Cara Charlotte,
Se stai leggendo questo biglietto vuol dire che hai assaggiato il caffè che ti ho amorevolmente preparato stamattina. Spero ti sia piaciuto, contiene un ingrediente speciale...

A quel punto il suo intestino cedette. Cherry non ricordò come fosse riuscita a raggiungere il water prima di svuotare dolorosamente il contenuto delle sue viscere. Sconvolta, seduta sulla tazza mentre emetteva un concerto di suoni sgradevoli,  riprese a leggere il foglietto che le era rimasto appiccicato alle dita.

...ingrediente speciale (che ti ho allegato al messaggio).
Buona giornata,
dal tuo Coniglio preferito.
P.s.: Ooops credo che sia finita la carta igienica, che peccato vero?

Qualche secondo dopo, i rimanenti ospiti addormentati di casa Bell furono svegliati da un grido disumano proveniente dal bagno.
- LYNETTEEEEEEE IO TI UCCIDOOOO-.
***
 
Dom si stiracchiò mentre apriva gli occhi. Che dormita! Era proprio il momento di una bella colazione. Purtroppo per il gigante buono l'unica cosa commestibile rimasta in cucina era il caffè, che però aveva un odore proprio strano quindi decise di non rischiare.  Se non c'era niente da mangiare forse era meglio tornare a dormire. Stava per salire le scale quando qualcosa in soggiorno lo fece bloccare con un piede sospeso sul primo gradino. O meglio, la mancanza di qualcosa.
Gli strumenti erano spariti. La consolle, gli amplificatori, chitarre, tastiera e addirittura l'intera batteria si erano volatilizzati.
- Ma che....-
 Dom imprecò sonoramente. Come diavolo era potuto succedere?
Il gigante si precipitò a svegliare Rachelle e Tobias, dato che Cherry non si trovava da nessuna parte, che dopo essersi resi conto della situazione, non meno sconvolti di Dom, cominciarono a discutere animatamente.
- Ma chi diavolo è stato? Portarsi dietro un'intera batteria non è mica da poco!- Constatò Rachelle pensierosa.
-Devono aver agito mentre dormivamo, eravamo talmente fuori da non sentire nemmeno le cannonate- disse Dom sconsolato.
Tobias, che era rimasto ammutolito fino a quel momento, intento a scrutare ogni angolo del salotto, si chinò improvvisamente per raccogliere qualcosa sul tappeto persiano che fino a qualche ora prima aveva ospitato i loro strumenti. Era uno zippo, con un'incisione sopra. Per la precisione lo stemma della confraternita beta chi kappa, quella di suo fratello.
- Quel mentecatto!- esclamò rabbioso Tobias.
-Lo sapevo che c'era lo zampino di Robb, avevo detto a Cherry di non invitarlo. Ero sicuro che si sarebbe portato dietro i suoi compari. Scommetto quello che volete che sono stati loro. Li ho visti ieri sera, erano in cinque o sei. In così tanti non deve essere stato difficile caricare tutto su un paio di macchine e filarsela-.
- Maledizione!- imprecò nuovamente Dom.
-Avevo tutti i miei mix salvati su quella consolle! Mesi e mesi di lavoro per comprarmi quel gioiellino, era come una figlia... la mia bambina!- E il gigante buono proruppe inaspettatamente in singhiozzi.
Rachelle raggiunse a fatica la sua spalla, abbracciandolo e dandogli pacche confortanti sulla schiena.
- Non piangere Dom, non tutto è perduto. Ho istallato un dispositivo GPS sulla mia tastiera. Basta collegarsi un attimo dal mio cellulare e sarà possibile localizzarla. Se troviamo la mia bambina sta sicuro che recupereremo anche la tua consolle-
-Grazie Rachelle, sei un genio!- esclamò Dom intrappolando la ragazza in un abbraccio spezza costole.
Il momento di tenerezza fu interrotto dalle urla (minacce di morte) di Cherry dal bagno al piano di sopra.
Rachelle smanettò per cinque minuti buoni al cellulare per poi riuscire nell'impresa di tracciare la sua amata tastiera. Era dall'altra parte della città, ma il segnale GPS sembrava fisso quindi avevano buone possibilità di recuperarla senza imbarcarsi in un inseguimento degno di CSI.

Dopo aver parlato della situazione con una Cherry (sempre in bagno poiché la ragazza non riusciva ad allontanarsene per più di due minuti) dalla faccia più rosa dei suoi capelli e lo sguardo iniettato di sangue,  Rachelle ebbe il permesso di utilizzare la vecchia Ford della madre della strega rosa per andare a recuperare il bottino rubato.
- Sì usatela pure, non so quanta benzina ci sia ma dovrebbe bastare! Inoltre se vedi quella pazza di Lynn, dille di prepararsi a una morte atroce e lentissima, ah e se passate dal supermercato potete comprare della carta igienica? Quella squilibrata ha eliminato tutte le riserve da tutti i bagni della casa!-
-Certo non preoccuparti-  rispose Rachelle scappando dal bagno terrorizzata dalla voce mostruosa di Cherry (oltre che dall'odore poco carino).
I tre Moschettieri erano pronti per la missione, che però tardava ad iniziare perché non trovavano le chiavi di quella carretta da nessuna parte. Dopo mezz'ora di ricerche invano, Tobias disse, esibendo un ghigno divertito:
- Penso di sapere chi ha preso le chiavi-.
***
 
Lynn era in uno stato di grazia. Rinchiusa nella sua stanza nel sottotetto godeva della sua dolce vendetta. L'urlo di Cherry l'aveva avvisata che il suo piano aveva funzionato alla perfezione e una risata malvagia era scaturita dalle sue labbra. Forse aveva un po' esagerato con le dosi, ma Cherry avrebbe imparato a sue spese le conseguenze di comportarsi come una fogna umana (letteralmente),  sparando tutte quelle cattiverie gratuite.
Stava leggendo un bel libro, spaparanzata  per terra sul piumone di Cherry che ormai considerava suo, quando sentì bussare alla sua porta. Non si stupì affatto di ritrovarsi davanti i tre Moschettieri al completo.
- Come mai questa visita per nulla gradita?- li apostrofò con un falsissimo sorriso.
- Ci servono le chiavi della macchina, sappiamo che le hai tu- Le disse sbrigativo Tobias.
Il ghigno di Lynn si allargò ancora di più, aveva il coltello dalla parte del manico tanto valeva fare un po' la spaccona.
 - Beh complimenti per la deduzione Sherlock, le chiavi le ho io. Purtroppo però mi spiace deluderti perché: punto uno assolutamente no, non ho intenzioni di darvele. Punto due a che vi servono?-
Tobias trattenne Rachelle e Dom dal saltarle addosso, perquisirla e strapparle le chiavi da dovunque le avesse nascoste, e disse alla ragazza:
-Per favore Lynn, siamo nei guai-
Dopo che Lynn accordò di ascoltare almeno cosa volessero, Dom l'aggiornò brevemente sulla questione del furto.
La ragazza rimase sconcertata.
- Ma come è possibile? Fino alle sette del mattino gli strumenti erano ancora lì in salotto, io li ho visti!. Poi sono salita qui su e non ho sentito nulla di strano provenire da basso...-
- Hanno agito in fretta, ma ora è fondamentale la velocità. Dobbiamo riuscire a recuperarli prima che li spostino di nuovo. Conoscendo gli amici di mio fratello,  hanno intenzione di rivenderli per farci su dei soldi e a quel punto gli strumenti saranno belli che persi. L'unico modo per riaverli sarà comprarli al doppio del loro prezzo- incalzò Tobias che non voleva perdere un altro minuto.  Alla fine Lynn cedette.
-Va bene, ma vengo con voi e guido io!-
Tre facce incredule la fissarono per molti secondi.  Rachelle non era per nulla d'accordo.
-Scusa principessa, senza offesa, ma non sembri molto il tipo che sa gestire queste situazioni. Saresti d'intralcio-
Lynn incrociò le braccia e rispose infastidita:
- Pensala come vuoi... ma le chiavi le ho io e decido io. Non ho intenzione di lasciarvi la macchina di mia zia, considerando come avete conciato la casa, come minimo la fareste esplodere. Inoltre vi ci accompagno ad una condizione: devi cancellare il video che mi hai fatto ieri-
Rachelle sbuffò,( cosa non avrebbe fatto per la sua amata tastiera) prese il cellulare e cancellò, sotto gli occhi gongolanti di Lynn ,la registrazione incriminata.
- Contenta?-
 Dom ridacchiò nell'osservare il viso contratto di Rachelle, nessuno fino a quel momento era riuscito a tenerle testa ed uscire illeso da uno scontro verbale con l'Hacker.
-  Perfetto.. e  poi ...potrei tornarvi molto utile...- continuò Lynn rivolgendosi a Tobias.
 -Dato che i ladri sono amici di tuo fratello e sono stati qui alla festa, di sicuro vi conoscono o almeno sanno riconoscere le vostre facce. Invece , dal momento che ieri non mi sono presentata al vostro baccanale per cause di forza maggiore,  non mi hanno mai vista... potrei essere utile come diversivo-
Quest'ultima affermazione convinse i Moschettieri che si precipitarono in garage seguiti da Lynn. Una volta in macchina partirono alla ricerca degli strumenti perduti, ma solo dopo aver allacciato le cinture di sicurezza (Lynn li aveva minacciati di non mettere in moto se non l'avessero fatto).
***
 
I Moschettieri e la Principessa scrutavano, da dietro una siepe rinsecchita, una casupola in mezzo al nulla nella zona più periferica della città.
-Un posto più isolato di così non potevano sceglierlo- notò Lynn con voce scocciata.
Avevano raggiunto quel luogo dimenticato da dio ormai da mezzora. Tobias aveva sentito suo fratello al telefono e dopo averlo insultato si era fatto confessare il misfatto. Erano stati veramente i suoi confratelli a prelevare gli strumenti, mentre tutti dormivano , e depositarli a casa di uno del gruppo. La sera stessa di sabato li avrebbero spostati  in un'altra cittadina per rivenderli. Grazie al cellulare di Rachelle e al GPS, gli inseguitori appurarono che gli strumenti erano nel furgoncino bianco parcheggiato nelle sterpaglie in prossimità della casetta. Dalle loro osservazioni a distanza,  nella catapecchia c'erano solo due dei cinque malfattori.
Conoscendo tutti i particolari avevano approntato un piano d'azione.
Lynn avrebbe bussato alla porta dei ladruncoli, fingendo di avere forato e avrebbe condotto i due ragazzi lontano dalla casa per un tempo sufficiente a Dom e Rachelle di entrare, trovare le chiavi del furgone e guidarlo fino a un posto sicuro. Tobias avrebbe aspettato Lynn nella macchina di zia Gwen e la ragazza, dopo aver liquidato i due con una scusa, avrebbe raggiunto con Tobias il punto di incontro con gli altri due Moschettieri. Dopo aver caricato gli strumenti sulla vecchia Ford sarebbero tornati a casa di Cherry, veloci come il vento.

-Ok- , disse Lynn prendendo coraggio, - Si entra in scena!-
Tobias esitò per poi chiederle per la cinquantesima volta:
- Sei sicura di voler andare da sola? Guarda che quei due non scherzano...- Lynn sbuffò esasperata.
- E' l'unico modo possibile e lo sapete benissimo- rispose la ragazza sciogliendosi i capelli e scompigliandoli un po'.
- ...e inoltre se vedessero un ragazzo non credo che sarebbero così contenti di seguirci, si insospettirebbero... - continuò arrotolandosi la maglietta e annodandola in alto per lasciare scoperta la pancia piatta e tonica. Infine tirò fuori dalla tasca dei pantaloncini un rossetto che aveva trovato in macchina di zia Gwen (dal colore carico doveva essere di Cherry) e ne applicò una buona passata sulle labbra. I tre ragazzi la fissarono un po' straniti e ridacchiando sotto i baffi, sembrava proprio un'altra persona.
- Ehi che c'è che non va? - Chiese lei con una faccia da furbetta.
- Non vi piace la mia interpretazione di Lily: una povera ragazza sperduta e vagamente promiscua, in cerca di bei maschioni che l'aiutino a sostituire uno pneumatico forato?-
Rachelle e Dom annuirono tra le risa mentre Tobias continuava a fissarla con occhi da pesce lesso. Infine Dom la rassicurò:
- Sei perfetta, l'unica cosa... prova a parlare in modo meno principesco e un po' più terra terra-
- Vai tra zio, per chi mi hai presa? Aspetto il vostro messaggio di via libera, a dopo!- rispose Lynn facendogli l'occhiolino e uscendo da dietro la siepe diretta verso l'ingresso della catapecchia.
-Speriamo funzioni- sussurrarono all'unisono i tre Moschettieri mentre ciascuno assumeva la propria postazione d'attacco.
***
 
Lynn camminava nel nulla, sempre più in panico. Quanto ci stavano mettendo per trovare un mazzo di chiavi e svignarsela? Continuava a guardare il cellulare in attesa del messaggio di Rachelle che le avrebbe permesso di disfarsi dei due bestioni che l'accompagnavano ormai da venti minuti, in una passeggiata per nulla piacevole. Tom e Jeff (o era Tim e John, Lynn non ricordava) , dopo averla squadrata da capo a piedi e sostenuto una conversazione spicciola senza mai guardarla negli occhi ma piuttosto impegnati a fissarle il seno, avevano accettato di buon grado di aiutarla a cambiare la gomma della sua macchina, che a detta della ragazza si era fermata a qualche centinaio di metri da lì. Ma l'auto (inesistente) non era in vista e i due ragazzi cominciavano a spazientirsi.
-Ehi bellezza- l'apostrofò Tom afferrandola malamente per il braccio -dove hai detto che ti si è fermata la macchina?-
Lynn si morse il labbro e dipinse sul volto un'espressione innocente, mentre si liberava gentilmente dalla presa.
-Oh non lo so! Non la vedo più credo di essermi persa! Sai non conosco tanto bene questa zona può darsi che si trovi da quella parte- esclamò puntando una direzione a caso e riprendendo a camminare.
-Senti ragazzina- Cominciò Jeff piazzandosi minaccioso davanti a Lynn. Le prese il mento tra indice e pollice,stringendo forte fino a farle male, e le alzò la testa per guardarla dritta negli occhi con un'espressione feroce.
-Io non so se ci sei o ci fai, ma se ci stai prendendo per il cul...-
Un rumore interruppe il discorso di Jeff e i due bestioni si girarono di scatto trovandosi di fronte un Tobias molto irritato. Aveva i pugni serrati e un espressione poco rassicurante.
- Toglile le mani di dosso, subito- il tono del ragazzo era molto pacato ma allo stesso tempo pregno di rabbia.
 Lynn imprecò mentalmente mentre pensava: - Che cavolo pensa di fare quell'idiota! Così salta la copertura!-
I due mascalzoni si girarono per fronteggiare il nuovo arrivato.
- Oh guarda chi abbiamo qui, il fratellino di Robb!- esclamò divertito Tom. - Come mai da queste parti, hai per caso perso qualcosa? Scommetto che questo fiorellino è roba tua- Continuò con voce malvagia Tom cingendo le spalle di Lynn con un braccio nerboruto.
- Ci avrei scommesso che era una di voi, anche se per un po' di tempo devo ammettere che mi aveva fregato- la stretta intorno alle spalle di Lynn si fece più salda e la ragazza si irrigidì.
-Ho detto toglile le mani di dosso- ripeté Tobias, gli occhi ridotti a fessure e il fiato corto.
Jeff si avvicinò a Tobias stuzzicandolo con un colpetto sulla spalla: - Che incosciente che sei a mandare una ragazza a fare il lavoro sporco per te, immagino che gli altri tuoi amici saranno a casa mia a cercare gli strumenti non è vero?- La mascella di Tobias si contrasse spasmodicamente.
La  brutta risata di Tom sferzò l'aria soffocante: - credo che troveranno una bella sorpresa quando entreranno in casa... mi immagino già le loro facce. Intanto però... Jeff che ne dici se ci divertiamo un po' con Lily o come diavolo si chiama. Non preoccuparti ti permettiamo di guardare mentre..- lo provocò tracciando una linea sottile con il dito sulla clavicola di Lynn facendo scendere la mano pericolosamente verso il basso.
A quel gesto Tobias si gettò addosso a Jeff che era più vicino tentando di colpirlo in viso con un pugno. Ma l'omaccione, che si aspettava la sua reazione,  si scansò sferrando un calcio all'addome al suo assalitore, colpendolo di striscio.

Appena Tobias si mosse, Lynn prese il braccio di Tom, che era ancora attorno alle sue spalle, e lo piegò con tutte le forze formando un angolo che un braccio sano non avrebbe mai potuto raggiungere. L'energumeno, che invece non si aspettava una mossa così da quello scricciolo,  strillò di dolore e reagì imbufalendosi e caricando Lynn. Quest'ultima, sfruttando il peso dell'avversario, con una mossa rapida e fluida, si piegò facendo passare il corpo del bestione sopra la schiena atterrandolo dolorosamente a pancia in sù. Senza dargli il tempo di reagire lo colpì ferocemente allo sterno e al ginocchio. Il malcapitato si contorse dal dolore imprecando e urlando. A quel punto Lynn andò in soccorso di Tobias che le stava prendendo di santa ragione da un Jeff indiavolato. La ragazza lo colpì alle spalle facendolo piegare verso di lei e lo stese in tre mosse centrandolo nei punti più dolorosi ( naso, alluce e inguine). Tobias , ancora a terra e mal ridotto, la fissò ad occhi sbarrati come se avesse appena avvistato un alieno.
Spolverandosi le mani sui pantaloncini, Lynn rivolse un'occhiata implacabile a Tobias.
-Cosa caspita ti è saltato in mente! Dovevi aspettarmi in macchina, hai fatto quasi saltare tutto il piano!-
Il ragazzo continuava a fissarla, facendo fatica a mettere a fuoco il viso corrucciato di lei, a causa di un occhio gonfio e del sangue proveniente da un taglio sulla fronte che gli oscurava la vista. Si tastò le gambe doloranti tentando di spiegare.
-Ti ho seguita, non mi piaceva come ti guardavano e poi quello ti ha messo le mani addosso e non ci ho visto più..-
Lynn smise di guardarlo male. - Era preoccupato per me?- si chiese tra sé, pensierosa. Sospirò e gli offrì una mano per rialzarsi.
- Sei ancora intero? Ce la fai a camminare?- gli domandò con voce più dolce e preoccupata.
-Credo di sì.. niente di rotto- Lynn passò un braccio di Tobias sopra le spalle facendo appoggiare parte del suo peso sul proprio fianco e lo guidò verso la Ford di zia Gwen. Un silenzio imbarazzante scese tra i due finché Lynn decise di spezzarlo.
- Grazie per essere intervenuto in mio aiuto, anche se non ce n'era bisogno..-
Tobias  sorrise (e non era uno dei suoi soliti ghigni derisori, ma un sorriso vero).
-Ho notato! Eri una furia scatenata, da dove sono uscite quelle mosse da Bruce Lee? Li hai asfaltati!-
- Sette anni di arti marziali mio caro- lo sbeffeggiò lei- e non hai mai visto la mia mossa speciale, il colpo del dragone..-
-Credo di non essere ancora pronto per vederla principessa...- mormorò lui ancora sconvolto.
- Non temere la uso solo in casi estremi- lo tranquillizzò lei facendogli l'occhiolino (Lynn si stupì di se stessa, da quando flirtava con i ragazzi? E soprattutto perché non aveva ancora fatto l'ennesima figuraccia davanti a Tobias?). Lo sguardo di Lynn incontrò quello del ragazzo perdendosi dentro quelle iridi scure. Per un attimo si bloccò,diventando tutta rossa.
- Comunque dobbiamo sbrigarci!- riuscì a dire lei, interrompendo quel contatto e guardando dritto di fronte a sé.
- Tra poco si riprenderanno e ci correranno dietro-
Tobias annuì e aumentò il passo per quello che le sue gambe riuscivano a sopportare.
***
 
Alle sei  di sera Cherry uscì finalmente dal bagno. Quello era stato di certo il pomeriggio più brutto della sua vita e si sentiva svuotata di tutti i suoi organi interni, come se il suo corpo si fosse trasformato in un involucro di pelle pieno solo di aria.
Tuttavia il tempo passato sulla tazza non era stato sprecato, poiché Cherry aveva immaginato almeno ventisette modi per uccidere sua cugina, tutti molto originali ed estremamente dolorosi. Il suo preferito era legarla ad una sedia e asportarle il cervello con una cannuccia, come facevano gli antichi egizi durante il processo di mummificazione.
Dopo essersi fatta una doccia e dato una forma umana ai capelli, Cherry aveva fatto un giro per la casa notando che anche qualche altro suo ospite era caduto vittima del caffè assassino di Lynn. C'erano file non indifferenti davanti alle porte dei tre bagni della casa e le facce della gente in coda sfumavano dal blu al viola.
-Oh cavolo la carta igienica!-
Cherry si rese conto che se non avesse trovato in fretta dei rotoli di cellulosa bianca, ben presto la gente avrebbe iniziato a pulirsi con le tende del bagno, dato che ormai le riviste di moda di sua madre erano finite da un pezzo. Non poteva andare al supermercato perché la macchina l'avevano i suoi amici (Per altro continuava a  domandarsi che fine avessero fatto e soprattutto dov'era quella pazza di Lynn?).
L'opzione rimanente era chiedere ai vicini.
Dopo aver bussato per dieci minuti alla signora Mills senza ottenere risposta, la strega dai capelli rosa decise che doveva tentare dai Burton. Non l'avrebbe mai fatto in circostanze normali ma era un'emergenza.  Stranamente i suoi vicini non erano ancora usciti per la loro passeggiata pomeridiana del sabato attorno al quartiere ( alle quattro e un quarto in punto per tornare poi a casa alle cinque giusto in tempo per il tè, erano così abitudinari che osservando ogni loro azione durante la giornata si poteva dedurre facilmente che ore fossero). Cherry sperò tanto che i Burton non avessero notato le condizioni pietose del suo giardino e i teenager con la cresta che scorrazzavano troppo vicini alla loro proprietà.
Deglutendo a secco suonò il campanello. Per trenta secondi nella testa di Cherry si formò il sospetto che i vicini potessero essere morti per overdose da muffin (motivo plausibile per il quale avevano rotto la loro routine) e già presa dal panico di chiedeva dove avrebbe potuto nascondere i loro ingombranti cadaveri.
Le sue paure furono spazzate via dal signor Burton che aprì la porta accogliendola con un sorriso tonto sotto i baffoni. Cherry squadrando il vicino da capo a piedi desiderò di essere lei quella morta.
Il signor Burton era completamente nudo.
O meglio era nudo a parte le mutande, che però erano nel posto sbagliato (cioè sulla sua testa a mo di cuffietta) e a giudicare dal colore e dal pizzo non erano nemmeno sue. Chi si sarebbe mai aspettato che la signora Burton indossasse delle mutande così osè.
Cherry si coprì gli occhi con le mani accecata dalla visione, mentre il suo vicino le chiedeva con voce allegra, per niente da lui.
- Ciao cara Charlotte, cosa ti porta alla soglia della mia umile dimora? Che fai lì impalata? Entra pure la signora Burton sta preparando i pancakes - Detto questo il nudo panzone tirò dentro casa una Cherry sconvolta e ancora con le mani sugli occhi.
- Cara abbiamo visite, c'è la nostra deliziosa giovane vicina!-
La signora Burton emerse nella cucina vestita solo dei suoi innumerevoli rotoli di ciccia e un grembiulino da casalinga disperata, Cherry desiderò di morire per la seconda volta nel giro di tre minuti. I suoi vicini non si erano affatto ripresi dal tea party del giorno prima oh no!
- Chi è Lynette? Ah no è Charlotte, vieni avanti cara... vuoi un po' di pancakes?- le si rivolse la vicina  con voce zuccherosa e allegra, troppo allegra, agitando il mestolo.
- No grazie signora.. mi chiedevo invece se potevo prendere in prestito un po' di carta igienica, sa l'abbiamo finita...- le rispose Cherry incerta cercando di non guardarla troppo dal collo in giù.
- Naturalmente naturalmente! Signor Burton vai a prendere la carta igienica di sopra mentre io faccio compagnia alla nostra ospite!-
- Agli ordini cara!- e il padrone di casa voltò le sue chiappe flaccide in direzione del bagno, solo dopo aver schioccato un bacio bavoso sulle labbra della moglie. Cherry rabbrividì.
A quel punto la signora Burton la prese per un braccio e si avvicinò al suo viso con aria da cospiratrice.
-Senti Charlotte, non è che tua cugina potrebbe preparaci qualche altro dolcetto come quelli di ieri? Sai non so se è stato quel cioccolato venezuelano di cui mi parlava ma...- mentre blaterava un'espressione furbetta si dipinse sul suo viso tondo-  ...quei muffins hanno fatto miracoli per mio marito...funziona meglio delle pilloline blu.. non so se mi spiego!- continuò la signora piazzando una gomitata nelle costole di una Cherry sconvolta ( No no no non voleva sapere assolutamente nulla della vita intima dei suoi inquietanti vicini).
-Non si preoccupi.. chiederò a Lynn se ha ancora un po' di quel cioccolato..- . Appena il signor Burton le mollò tra le braccia una confezione famiglia di rotoli di carta igienica triplo strato, Cherry guadagnò la porta in men che non si dica, lasciando i due vicini a sbaciucchiarsi in cucina.
Una volta che la porta bianca si chiuse dietro di lei, Cherry non sapeva se ridere fino a star male o piangere a dirotto. Scuotendo la testa raggiunse casa propria e cominciò a distribuire rotoli, a destra e a manca, a ragazzi e ragazze estremamente riconoscenti che giacevano per casa contorcendosi e tenendosi l'addome. Si sentiva un po' come una madre Teresa dai capelli rosa, che portava salvezza a poveri punk intossicati di Mexlax.

Poco dopo suonò il campanello. -Sono tornati finalmente!-. Ma aprendo la porta Cherry non si trovò davanti i suoi Moschettieri, ma un fattorino con in mano una scatola di cartone.
-Oh cavolo la torta di mamma!- Esclamò la ragazza battendosi la fronte con il palmo di una mano.
-Esatto- le rispose il fattorino- ma non è una torta al cavolo, non temere bambina!-
Cherry guardò malissimo l'uomo davanti a sé, senza accennare neanche un sorriso alla battuta pessima che aveva fatto.
Lui la fissò un po' deluso per poi allungarle la ricevuta.
- Sono 47 dollari e cinquanta!-
-Quantoo? Spero tanto che la torta sia fatta d'oro amico, siamo impazziti?- Gli urlò in faccia Cherry sconvolta.
-C'è una quota aggiuntiva per la consegna in giorni festivi, ragazzina-.
- Vabbè manco doveva portarla da Timbuctù! Aspetti un attimo che vado a prendere i soldi-
Il fattorino la guardò ridacchiando- Non ti preoccupare non scappo mica-.
Cherry roteò gli occhi all'indietro mentre andava a prendere il barattolo nella dispensa. Due dollari e cinquanta! Diamine aveva usato tutta la riserva per la spesa alcolica e si era scordata della torta! Beh almeno i centesimi ce li aveva giusti.
Cherry si stava spremendo le meningi in cerca di una soluzione. Alla fine ci arrivò. Conosceva troppo bene sua cugina per dedurre che tenesse una riserva segreta di contanti da qualche parte. Doveva solo capire dove. Si diresse in camera sua e perlustrò l'angolo che occupava la brandina, il comodino e il pezzo di armadio di proprietà temporanea di Lynn. Niente.
-Ma certo la sua tana nel sottotetto!- esclamò trionfante la strega. Per fortuna Lynn l'aveva lasciata aperta e dopo un po' Cherry notò un asse di legno del pavimento un po' sporgente sotto la finestra, lo sollevò frenetica.
-Bingo!- una bella scatola di legno intagliato era nascosta nell'intercapedine.
-Eccoli qua i verdoni!- Cherry sottrasse dalla scatola la cifra di cui aveva bisogno e un bonus per lei (come risarcimento fisico e morale per averla drogata di Mexlax), tornò giù e pagò il fattorino, che la salutò con un'altra battuta pietosa sui suoi capelli che lei ignorò.
Mentre appoggiava la scatola con la torta sul bancone della cucina, Cherry continuava a rimuginare su come vendicarsi di sua cugina.
- Tovato!- Esclamò infine mentre un sorriso malvagio si espandeva sul suo viso. Cherry chiamò a raccolta tutti i ragazzi che ancora giravano per casa e non intenti a svuotare il proprio apparato digerente in bagno.
Alle domande di quando la festa sarebbe ripresa e alle richieste di cibo, Cherry li tranquillizzò che tra poco avrebbero ripreso a fare baldoria, ma prima aveva bisogno del loro aiuto. Passando per la camera dei gemelli e recuperando tutti i pennarelli pastelli colori e vernici a disposizione, armò ciascun soldato punk con delle munizioni. Li guidò all'ultimo piano in soffitta nell'immacolata stanza di Lynn e guardò il suo esercito negli occhi come se volesse scrutare nelle loro anime.
- Al mio segnale... scatenate l'inferno!-.
Lynn avrebbe imparato cosa voleva dire sfidare la strega rosa.


 
 
Note dell'Autrice:
Ciao a tutti! La follia si è impossessata di me e mi ha indotta a scrivere quest'ultimo capitolo. Spero vi piaccia. Mi sto impegnando a cercare dei presta volto fotografici, come suggerito da Momoko, per dare una forma umana  e tangibile ai miei personaggi, ma ancora non ho trovato nulla che mi soddisfi a pieno.
Aspettatevi tanta azione e risate anche nel prossimo capitolo che tratterà dell'apice del festino apocalittico!
Grazie ancora a tutti coloro che hanno letto questa storia!
Au revoir.
Tota

 

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Capitolo 5
*** Il Dragone e lo Schiaccianoci ***


La saga delle merendine

Capitolo 5

Il Dragone e lo Schiaccianoci


Quando Lynn e Tobias raggiunsero la casa dei due ladri di strumenti, videro che Dom e Rachelle avevano finalmente trovato le chiavi del furgone e stavano tentando di aprire il portellone per recuperare i loro amati "bambini".

Non appena furono vicini abbastanza, notarono che i due Moschettieri erano strapazzati, pieni di graffi e lividi. Infatti i due ragazzi, nel momento in cui misero piede nella casa, si erano trovati davanti due rottweiler assetati di sangue che li avevano rincorsi per tutta la superficie della piccola abitazione e in parte anche nel cortile sterrato all'esterno. Ovviamente le chiavi erano appese al collare del più grosso e aggressivo dei due cani.  Alla fine Rachelle aveva tirato fuori il suo cellulare super accessoriato e, con una delle applicazioni, aveva azionato un riproduttore di ultrasuoni. I due animali si erano messi a cuccia, coprendosi le orecchie doloranti con le zampe, mentre Dom sfilava il mazzo di chiavi dal collare di Biscotto ( o almeno così c'era scritto sulla targhetta, che razza di nome da dare a un rottweiler). Infine erano riusciti a richiudere in casa le bestie e tenere le proprie teste ancora attaccate alle spalle.

- ...e i due cagnacci non erano l'unica cosa pericolosa in quella casa. Vi giuro.. straripava di teche con dentro tarantole grandi come la mia mano e dei pitoni più grossi di Dom. Io lì dentro non ci entro più neanche se mi pagano!-  esalò stremata Rachelle mentre cercava di aprire il benedetto portellone del furgone a suon di pugni.
-Invece a voi che è successo? - Chiese Dom guardando preoccupato la faccia di Tobias che somigliava a un quadro di Picasso.
-Oh tranquillo non sono stato l'unico che le ha prese, purtroppo però Tom e Jeff saranno fuori gioco ancora per poco- disse Tobias per poi spiegare i fatti ai due restanti Moschettieri.
Dom si mise a ridere a crepapelle quando il ragazzo bruno gli raccontò che Lynn aveva steso i due bricconi a colpi di kung fu.
- Ahahahaha... altro che principessa. D'ora in poi ti chiamerò Xena, principessa guerriera, forgiata dal fuoco di mille battaglie!-  Detto ciò tirò una gran pacca sulla schiena di Lynn, le cui gambe per poco non cedettero, dato che ancora stava sostenendo il peso di Tobias.
-Ora, se avete finito di chiacchierare come delle comari, datemi una mano!- li interruppe Rachelle che aveva finalmente aperto il portello.
Per fortuna c'era tutto: basso, chitarra, consolle, tastiera e la batteria.
O almeno si scorgeva una sagoma a forma di batteria sotto strati e strati di carta igienica. Il gioiellino di Cherry era stato ricoperto da kilometri di morbida cellulosa bianca. Piatti, pedali, rullanti, tamburi tutti infagottati. I Moschettieri si guardarono sconvolti per poi girare lo sguardo su Lynn, che era arrossita imbarazzata.
-Oooops, mi sa che è colpa mia-.

Dopo aver caricato il loro averi sulla Ford, legando la batteria sul tettuccio con le catene da neve, i nostri eroi si prepararono a partire.
Lynn acconsentì che guidasse Dom (nel viaggio di andata era stata criticata perché rispettava alla lettera i limiti di velocità e si fermata a tutti i gli stop anche se non c'era nessuno, ma dato che ora avevano una certa fretta di svignarsela era meglio affidarsi alla guida spericolata del gigante buono). Rachelle si sedette nel sedile anteriore, a fianco al guidatore, con gli amplificatori tra le gambe e la chitarra di Dom in braccio. La sua funzione di navigatore, fornita dal suo portentoso cellulare, li avrebbe aiutati a trovare le scorciatoie giuste per passare inosservati.
Tobias e Lynn dovettero stringersi nel singolo sedile posteriore rimasto, poiché tutto lo spazio disponibile era occupato dagli strumenti. Dopo parecchie insistenze Lynn convinse un Tobias molto imbarazzato a sedersi sulle sue ginocchia (il contrario non era possibile dato che il peso di Lynn avrebbe acuito il dolore dovuto alle ferite di guerra del ragazzo). Tuttavia quando Lynn allungò la mano per afferrare la cintura di sicurezza, Tobias gliela bloccò a mezz'aria sussurrandole con voce minacciosa:
-Non pensarci nemmeno- lei sbuffò, ma lasciò comunque la presa.
Dom partì a fuoco in direzione di casa, mentre la macchina sbandava per il carico eccessivo che si portava appresso.

Il viaggio fu molto più allegro di quello di andata, ricco di chiacchiere, battute e risate. Lynn ringraziò il cielo di avere una distrazione perché, dopo il terzo stop bruciato, decise di ignorare la guida sportiva di Dom seppellendo la testa nella schiena di Tobias (notando per altro che aveva un ottimo profumo, ma poi si schiaffeggiò mentalmente imprecando contro i propri ormoni).
Ad un certo punto, dopo aver tagliato diritto ad una rotonda, Dom fece una domanda fatidica a Lynn.
- Principessa senti.. ma perché tu e Cherry vi odiate così tanto?-
La ragazza stava per rispondere di getto, dicendo che Cherry era un'insopportabile rompiscatole, ma pensandoci un attimo non riusciva a trovare una ragione più profonda. Anche i gemelli erano insopportabili, ma di certo non li odiava.
- Non lo so..- rispose alla fine.
- E' come se fosse così da sempre, noi che ci odiamo intendo..- continuò la ragazza sospirando e Tobias sentì un formicolio strambo quando il respiro di Lynn gli accarezzò la nuca.
- Sin da piccole non ci sopportavamo... credo che in parte sia colpa mia... da bambina non avevo un carattere molto morbido che ispirava simpatia-
-Se per questo neanche adesso..- Commentò Rachelle soprapensiero. Accortasi di quello che aveva detto, si aspettava una risposta acida dalla principessa delle frigide. Invece le sue orecchie percepirono il suono di una risata amara, ma sincera.
- Hai ragione...forse dovrei deporre l'ascia di guerra e chiedere scusa- disse Lynn.
- Mi sembra un'ottima decisione- intervenne Tobias che sentì la ragazza annuire, scontrando la fronte contro la sua schiena. Poi la ragazza aggiunse con voce lamentosa:
-Già... però potevate lasciare la carta igienica sulla batteria! La faccia di Cherry sarebbe stata impagabile!-
L'abitacolo della vecchia Ford si riempì di risate allegre e incontrollabili.
***
 
Finalmente la Principessa e i Moschettieri arrivarono a casa sani e salvi, a parte per la benzina che finì a cento metri dalla villetta dei Bell e i quattro dovettero scendere a spingere la macchina stracarica fin dentro il garage.
Soddisfatti dell'esito della missione si apprestarono a scaricare il bottino recuperato.

Lynette fu la prima a varcare la soglia di casa, con in mano un tamburo e un piatto della batteria di Cherry, da porgere come un simbolico ramoscello di ulivo.
Stava per andare a depositare il suo carico in soggiorno quando una voce gelida la bloccò a metà strada.
-Allora sei tornata, coniglietto- il tono della cugina non piacque per niente a Lynn che rabbrividì, c'era sotto qualcosa ne era certa.
-Charlotte senti, volevo scusarm...-
-Zitta! Non voglio sentire le tue patetiche scuse!- la interruppe Cherry.            
-Tu! Mostriciattolo che hai invaso la mia vita come un parassita! Come hai potuto drogarmi con il lassativo dei gemelli? Si può sapere che diavolo ti ho fatto? Hai deciso di rovinarmi l'esistenza, così, perché ti ci diverti?-
Lynn abbandonò di colpo tutte le sue buone intenzioni mentre sentiva quella familiare sensazione di rabbia attanagliarle lo stomaco.
- Ehi, non ci provare con me a fare la povera vittima! Da quando sono arrivata in questa casa non fai altro che insultarmi! Mi hai ricattata, hai girato un video di me mentre ero involontariamente drogata e l'hai mostrato a tutti i tuoi amici. Mi hai umiliata e hai insultato la mia famiglia! Secondo te sarei rimasta a guardare senza fare niente?-
Adesso era tutto chiaro per Cherry, Lynn l'aveva sentita quella mattina e si era vendicata. Il senso di colpa riemerse dai recessi della mente, ma la ragazza con i capelli rosa lo soppresse facendosi pilotare dal risentimento.
- Quindi ti è sembrato un buon motivo per farmi espellere  tutti gli organi interni dal mio di dietro?! -
Continuò Cherry indicandosi il sedere.
-...e per la cronaca, per tutto questo tempo, ho solo risposto agli insulti e alle frecciatine che mi facevi tu. Perché sei sempre così stronza con me?-
I moschettieri intanto erano rientrati e, accortisi dello scontro in corso, cercarono di placare gli animi.
- Cherry calmati, guarda che non è come pensi. Lynn è stata gentile, ci ha aiutati a recuperare gli strumenti- iniziò Tobias con voce calma.
- Già... sembra tanto una perfettina con la puzza sotto il naso, ma sotto sotto non è così male- Continuò Rachelle con un sorriso.
-Secondo me se fate pace e ricominciate daccapo magari...- disse Dom con diplomazia.
Cherry a quel punto non ci vide più. Si sentiva tradita e abbandonata dai suoi stessi amici. Come potevano non darle ragione e parteggiare per quella pazza?
- Ah bene... vedo che siete passati dalla sua parte! Begli amici che siete, grazie!- urlò Cherry fuori di sé.
-Charlotte smetti di fare la bambina e ragiona..- disse Lynn spazientita.
Cherry odiava quando Lynette assumeva quell'atteggiamento da persona matura e adulta.  Fu la goccia che fece traboccare il vaso e, senza pensarci due volte, le urlò in faccia tutto il dolore che si teneva dentro da anni. Aspettava quello sfogo da così tanto tempo che le riversò addosso i suoi momenti più bui, senza curarsi di ferirla con parole che neanche pensava.
- Mi chiedo se ci godi Lynette. Ti piace così tanto farmi soffrire?  E' da quando siamo piccole che mi tormenti! Tutti hanno sempre preferito te, perché Lynette è perfetta, Lynette non sbaglia mai, Lynette di qua Lynette di là! Ma dietro quella perfezione, sotto quella maschera di porcellana sei solo un automa, un robot  senza sentimenti, senza passioni e senza cuore!-

Lynn era così sconvolta che per un minuto non si mosse. Poi riacquistò l'uso del suo corpo e della parola. Passò il tamburo, che ancora stringeva, nelle braccia di Cherry e la guardò negli occhi.
-Mi dispiace se ti ho fatto del male, ma la colpa non è solo mia e lo sai bene. Scusami se sono stata una stronza, ma a sette anni, sai com'è... se i tuoi genitori ti dicono che essere un robot  senza cuore è perfettamente normale tu lo diventi senza chiederti perché. Tieniti la tua stupida batteria e continua la tua stupida festa, puoi anche appiccare un incendio in casa, non mi riguarda. Mi vado a rinchiudere nella mia tana, come mi avevi suggerito sin dall'inizio e non ti disturbo più, non preoccuparti.-
Detto questo Lynn imboccò le scale, lasciando la strega e i moschettieri interdetti.

Solo qualche scalino e avrebbe raggiunto il suo rifugio prezioso e ci si sarebbe rintanata dentro fino alla fine di quel dannatissimo weekend e probabilmente fino alla fine dell'estate. Le parole di Cherry l'avevano ferita nel profondo.- Sono davvero un robot senza cuore?-
Arrivata in cima alle scale notò subito che la porta della sua stanza era socchiusa e non sigillata. Il terrore si impossessò di lei.
-NO no no no no ti prego...- Spinse la porta con foga e il suo peggiore incubo si materializzò davanti a lei.
La sua stanza era completamente distrutta. L'armadio e il tavolo che aveva restaurato erano buttati sul pavimento, un'anta scardinata dall'uno e una gamba mancante nell'altro. Il pavimento era ricoperto di carta igienica e spazzatura. Ma la cosa peggiore era il muro. Sfregiato da segni di ogni tipo, strani scarabocchi, insulti e disegni alquanto realistici di organi genitali maschili. Una scritta enorme e rossa campeggiava sulla parete più grande. PRINCIPESSA SUL PISELLO (con annessa caricatura di Lynn e l'ennesimo simbolo fallico. Se non fosse stato sul muro della sua stanza, Lynn avrebbe apprezzato l'originalità... anche se lo stile, molto lontano da qualsiasi canone classico di bellezza, lasciava parecchio a desiderare.)

Lynn sentì gli occhi inumidirsi e un torrente di lacrime le scolò giù dalle guance, incontrollabile e senza fine. Un pianto silenzioso, sconfitto. Il lavoro di tutta un'estate, in cui aveva messo anima e corpo, si era annullato in pochi minuti.
Lynn capì con amarezza che quel muro era una perfetta metafora della sua vita: un attimo prima tutto sembra fantastico e un attimo dopo... bastava qualcosa di così banale, come una manciata di pennarelli o il suono del campanello di casa, per spazzare via il sogno più bello di un'intera esistenza.
 La ragazza cadde sulle ginocchia sopraffatta, non più dalla rabbia o dal risentimento, ma solo da una tristezza soverchiante. Le mancava casa sua, le mancava la sua famiglia, per quanto fosse incasinata. Si sentiva vuota, inutile e incredibilmente sola.

Numerosi passi pesanti sulle scale annunciarono l'arrivo di Dom, Rachelle, Tobias e Cherry. I ragazzi rimasero sconvolti dallo stato della stanza  e scoccarono un'occhiataccia a Cherry che si fingeva indifferente. Poi guardarono preoccupati Lynn, ancora in ginocchio sul pavimento. Sembrava così piccola e... spezzata.
-Dai non piangere principessa..- cercò di tranquillizzarla Dom, - con una mano di pittura è come nuova!-
Lynn non rispose e non si mosse, era come se non sentisse e non vedesse nulla. Aveva tagliato fuori il mondo dalla sua testa piena di nostalgia e tristezza.
- Ma perché non risponde?- chiese preoccupata Rachelle dopo cinque minuti filati di mutismo.
-Massì, fra un po' le passa, deve solo fare la vittima melodrammatica per un quarto d'ora- la rassicurò Cherry, non troppo convinta, mentre il senso di colpa ruggiva nel suo petto.

Quando Tobias le toccò la spalla, Lynn si riscosse e sussurrò:
-Fuori.-
-Ma sei sicura, non vuoi che ti aiutiamo a sistemare?- chiese il ragazzo dolcemente.
Lynn si girò verso di lui, gli occhi erano opachi , ripetendo con voce atona, che non ammetteva repliche:
-Ho detto fuori di qui. Adesso.-
La lasciarono sola finalmente. Lynn sbarrò la porta, prese il piumone di Cherry tutto sporco e macchiato, ci si avvolse dentro e si mise a piangere finché non si addormentò, troppo amara e stanca persino per pensare.
***
 
Lynn fu svegliata dal sonno comatoso in cui era precipitata, alle nove di sera, dallo squillo del suo cellulare. La ragazza lo prelevò dalla tasca dei pantaloni e fissò intontita il nome che compariva sullo schermo luminoso. Zia Gwen.
-Pronto?- rispose la ragazza con la voce roca a causa del pianto.
-Ciao Lynn come stai?-
-Sì bene. Tu? Lo zio e i gemelli?-
-Si tutto a posto si sono addormentati per fortuna, ma sei sicura di star bene hai una voce strana..-
- Colpa dell'allergia! Maledetti pollini.-
 Lynn sviò il discorso. Non aveva voglia di parlare, men che meno di raccontare tutta la verità. Era già  stata chiamata "stronza senza cuore" troppe volte per quel giorno, aggiungere anche "spia traditrice" non era nei suoi programmi.
-Ok allora non mi preoccupo, mi passi Charlotte per piacere?-
Lynn pensò per un attimo di inventarsi una scusa, piuttosto che essere costretta a scendere e vedere Cherry insieme a tutta quella gente, con la certezza che stessero ridendo di lei in quel momento. Poi però decise che non doveva fare il coniglio.
-Sì certo... un attimo che vado a cercarla al piano di sotto.-

Lynn scese le scale, tenendo il ricevitore attaccato al suo corpo per non far filtrare il chiasso e le risa che riempivano la casa. Una marea di ragazzi stava arrivando, oltre a quelli che si erano piantati lì da tutto il giorno, per la seconda puntata del "Festino Apocalittico a casa di Cherry".
Appena scorse una testa rosa in mezzo alla gente, afferrò il primo braccio a tiro attaccato a quella testa e trascinò la cugina in un posto più tranquillo. Subito dopo le allungò il cellulare, ignorando l'espressione contrita da cucciolo bastonato sul viso della ragazza di fronte a lei, e sussurrò:
-Tua madre. Tranquilla non ho fatto la spia. Quando finisci tieniti pure il telefono e non disturbarti a restituirmelo. Non ti voglio vedere- detto ciò la mollò lì impalata per tornare alla sua tana.
Dopo aver tranquillizzato sua madre e ascoltato le ennesime raccomandazioni,Cherry chiuse la telefonata e fissò il cellulare di sua cugina.

Dopo la scoperta della "porcata" in camera di Lynn , la ragazza si era beccata una bella lavata di capo dai suoi amici i quali, poi, le avevano raccontato l'avventura degli strumenti.
- No non ci credo! Li ha seriamente stesi?- Esclamò Cherry incredula.
- Oh si- le aveva detto Dom -.. e ci ha aiutati a caricare e scaricare tutta la roba dalla macchina, inoltre poco prima di entrare ci ha anche confessato che voleva scusarsi con te e deporre le armi.-
A quel punto Cherry si era sentita davvero uno schifo.
La casa era di nuovo straripante di persone, l'euforia alle stelle, e il secondo concerto stava per incominciare.
Tuttavia Cherry decise che il suo momento di gloria avrebbe aspettato. Doveva prima sistemare una faccenda.
***
 
Cherry bussò alla porta di Lynn, senza ottenere risposta, ma entrò comunque tenendo in equilibrio sulla mano un vassoio con una tazza di the fumante e gli ultimi due esemplari rimasti in casa di merendine Twinky-pop. Dando un'occhiata alla stanza, la trovò identica a come l'aveva lasciata qualche ora prima, con la differenza che in un angolo campeggiava un ammasso di coperte semovente, dal quale uscì una voce gracchiante e ancora zuppa di lacrime.
- Quale parte della frase " non ti voglio vedere" non hai afferrato Charlotte?-
-Nessuna, ma sai che io non faccio mai quello che mi viene chiesto- rispose Cherry sedendosi per terra, a fianco alla palla di coperte, appoggiando il vassoio per terra.
-Come hai fatto a capire che ero io? Vedi attraverso strati piume e tessuto adesso? Comunque ti ho portato da mangiare-  continuò la ragazza dai capelli rosa.
- I tuoi passi da rinoceronte sono inconfondibili, non c'è bisogno degli occhiali a raggi x per riconoscerti, e poi no grazie non ho fame- tuttavia le ultime parole della coperta parlante furono smentite da un rumore gorgogliante del suo stomaco, vuoto da più di sei ore.
Cherry ridacchiò mentre Lynn rispose acida:
- Okay magari ho fame, ma non voglio rischiare di morire mangiando qualcosa cucinato da te! Lo sanno tutti che il massimo che sai fare è accendere la macchinetta del caffè.-
-...e tu lo sai benissimo vero Lynette?- la punzecchiò Cherry alludendo allo scherzo di quella mattina.
- Comunque non ti preoccupare, è solo the e qualche merendina. A bollire dell'acqua nel pentolino e buttarci dentro una bustina ci arrivo anch'io.-
Un pertugio si aprì dal bozzolo di coperte e Cherry scorse un occhio gonfio e rosso scrutarla curioso.
-Che the hai portato?-
-Il tuo preferito al bergamotto- l'avvisò Cherry allungandole la tazza. Una mano uscì dal piumone e l'afferrò mentre la testa di Lynn faceva capolino dal morbido rifugio.
-Grazie-  disse la ragazza castana e poi  cadde il silenzio nella stanzetta.
Cherry  non sapeva cosa dire, avrebbe voluto scusarsi, ma l'orgoglio le faceva bloccare le parole sulla punta della lingua. Allora fece l'unica cosa che sapeva fare: rompere le scatole.
- Ma non hai caldo sotto queste coperte, non so se l'hai notato ma è agosto e ci sono quaranta gradi.-
Lynn si limitò a sorseggiare dalla tazza ignorandola, mentre pensava - parla quella che mi porta il the bollente.-
-Poi puzza anche questo piumone, sono quasi sicura oggi pomeriggio l'ha usato Luke quando ha portato qui su quella ragazza... come si chiama Maggie, Mary... vabbé M qualcosa per insomma... hai capito cosa. Se fossi in te non mi ci arrotolerei dentro.-
Lynn sputò il the che stava bevendo e si mise a urlare, scaraventando il piumone dall'altra parte della stanza.
-Cosaaaaa! E mi avvisi solo adesso?! Che schifo! Mi vuoi dire che la mia povera stanza è stata usata dai tuoi amici scellerati per fornicare? Come hai potuto permetterlo, sei un'idiota patentata!-
Cherry scoppiò a ridere a crepapelle. Eccola la Lynn che conosceva. Appena si fu ripresa si rivolse di nuovo alla cugina che la guardava in cagnesco, con il fumo che le usciva dalle narici e i capelli dritti sulla testa.
-Sono contenta che sei tornata in te. Se mi insulti con parole che non capisco allora so che stai bene. Prima quando ti sei bloccata mi ha spaventata a morte sai...-
Lynn abbassò gli occhi, rabbuiandosi.
-Ero solo sconvolta ecco tutto... ora mi sono ripresa.-
Dopo un altro minuto di silenzio imbarazzante, che a Cherry sembrò un'ora intera, la strega dai capelli rosa si decise a dire:
-Mi dispiace, ho esagerato. So quanto ci tieni a questa stanza... è stata proprio una bastardata.-
Lynn non credeva alle proprie orecchie, Charlotte Bell si stava scusando? Soprattutto si stava scusando con lei? Si mise a fissarla con occhi sgranati e la bocca aperta.
-Ehi non guardarmi così! Che ho fatto adesso?- Chiese Cherry che non coglieva la reazione della cugina.
- Niente, niente sono stupita. Senti...- si interruppe un attimo Lynn esitante, ma poi continuò:
-Che ne pensi di una tregua? Almeno fino alla fine di questo pazzo weekend? Se ci diamo una mano forse ne usciamo illese e senza corse al pronto soccorso per altre intossicazioni alimentari o da farmaci- Terminò Lynn con un piccolo sorriso che indusse anche la cugina a piegare in su gli angoli della bocca.
-Okay, mi sembra una buona idea.. e io giuro che se domani mi aiuti a sistemare la casa, stanotte all'una caccio tutti fuori!-
-Andata!- Esclamò Lynn con il sorriso che le si allargava sempre di più.
-Dobbiamo suggellare il patto con qualcosa- aggiunse Cherry guardandosi intorno. L'occhio le cadde sul vassoio e sulle due merendine supersiti. Una era il pasticcino più zuccheroso mai inventato dalla casa dolciaria Twinky pop, un plumcake ricoperto di cristalli rosa alla fragola, l'altro era una versione industriale e insapore di un pain au chocolat alla francese. Le due ragazze si guardarono negli occhi e poi ciascuna afferrò una merendina, scartandola dall'involucro trasparente.
Le due cugine fecero scontrare i due dolcetti, come se fossero dei boccali di birra, urlando insieme: - Alla salute!- e - Cin Cin!- dando un morso generoso,  ognuna al proprio concentrato di zucchero e coloranti.
Mentre masticavano, Cherry e Lynn,  incrociarono di nuovo lo sguardo e, per la prima volta in vita loro, capirono che stavano pensando la stessa identica cosa.
Con la bocca piena Cherry riuscì ad articolare -è disgustosa vero?-
Lynn le rispose con un cenno affermativo della testa per poi aggiungere: - Ti dispiace se la sputo?-
-No fai pure, credo che la sputerò anch'io.-
***
 
Cherry convinse Lynn a darsi una ripulita e scendere giù per assistere al concerto. Le prestò addirittura la sua maglietta preferita dei Fall Out Boy (dato che gli invitati avevano saccheggiato alla grande l'armadio di Lynn lasciandole pochissimi capi... inoltre mettersi una camicetta celeste, con maniche di pizzo a sbuffo, per un concerto punk sarebbe stato inappropriato).
Una volta in salotto, la ragazza dai capelli rosa raggiunse il suo gruppo, che la stava aspettando già in postazione da concerto, davanti agli strumenti. I Moschettieri, che avevano intuito le sue intenzioni di pace con la cugina, le regalarono un bellissimo sorriso.
Lynn si appiattì contro il muro del salotto, intimidita da tutta quella gente esaltata che guardava sua Cherry e i suoi amici con vibrante trepidazione.
La Strega rosa allora afferrò il microfono e si rivolse alla folla.
-Popolo punk! Finalmente il momento è arrivato, si può dare inizio alla festa e alla musica!-
Un coro di ovazioni e fischi di approvazione si liberò nell'aria. A Lynn parve un ruggito di animali nella savana.
-Bene! Grazie per essere venuti. Divertitevi, saltate e pogate.. un'ultima cosa, vorrei dedicare questa prima canzone a mia cugina Lynn- continuò Cherry intercettando lo sguardo confuso della ragazza.
-So che non ami molto il genere, ma spero che ti piaccia!-
Tutte le teste crestate nella stanza si girarono verso una  Lynn basita, non tanto per la gentilezza della cugina, quanto dal fatto che Cherry per una volta non avesse sbagliato il congiuntivo.
Poi la musica partì  e tutta l'attenzione si focalizzò sul quartetto.
-When Rome's in ruins we are the lions free of the coliseums-
 
Lynn era rapita, la melodia  non era per niente male, nonostante non avesse nulla a che vedere con il genere che era abituata ad ascoltare.
-In poison places we are anti-venom we're the beginning of the end-
 
-La voce di Tobias è fantastica!- si ritrovò a pensare Lynn mentre attorno a se la folla iniziava a saltare  e ballare buttando le braccia verso l'alto.
-Tonight, the foxes hunt the hounds and it's all over now... before it has begun, we've already won-
 
A quel punto l'intera casa iniziò a cantare insieme ai Pink Thunderstorm e Lynn percepì per la prima volta in vita sua di essere parte di un tutto vivo e pulsante. Le preoccupazioni e la tristezza le scivolarono di dosso e si sentì finalmente una normale sedicenne , intossicata da una musica spettacolare, e non un'adulta intrappolata nel corpo di una teenager.
-We aaaaaare WILD! We are like young Volcanoes!-
 
La canzone rispecchiava esattamente come  Lynn  vedeva Cherry e i suoi amici, loro erano selvaggi giovani vulcani. Pericolosi, scatenati, distratti , inconsapevoli di portare distruzione nell'esplosione del loro divertimento... ma pieni di vita.
La folla iniziò a pogare, cioè un ammasso di punk scalmanati si prendeva a spintoni in mezzo al salotto a tempo di musica. Lynn immaginò che fosse una sorta di danza tribale tra loro, ma quando una ragazza dai capelli verdi (Lynn da tempo aveva capito che, tra i punk, se avevi i capelli di un colore normale eri out) la trascinò nella mischia, si divertì da matti incurante dei lividi che avrebbe avuto il mattino dopo.

Il concerto fu se possibile migliore della sera precedente e dopo l'ultimo pezzo i tre Moschettieri e la Strega rosa si ritrovarono con Lynn in cucina, a sorseggiare succo d'arancia ghiacciato e a chiacchierare. A un certo punto Tobias chiese a Lynn se poteva abbracciarla, con lo scopo di scacciare le sue fan indiavolate(pareva che l'occhio nero, conquistato quella mattina, avesse aggiunto ancora più fascino alla sua fama di artista tormentato), e la ragazza cinse con piacere la vita del cantante dei Pink Thunderstorm mentre lui appoggiava un braccio attorno alle sue spalle.
-Oh si tutto va a gonfie vele!- Pensarono simultaneamente le due cugine.

Finché un rumore di qualcosa che si infrangeva non costrinse i nostri eroi a precipitarsi nell'altra stanza.
Cinque brutti ceffi, capitanati da i soliti Tom e Jeff, avevano fatto irruzione nel salotto di casa Bell, armati di mazze da baseball, minacciando distruzione.
-Eccolo qua il fiorellino!- Esclamò Jeff indicando Lynn. Il suo naso era ancora gonfio e rosso, probabilmente il colpo della ragazza gliel'aveva rotto. Tom continuò esibendo un sorriso diabolico:
-Ti abbiamo trovata, pensavi davvero di passarla liscia dopo quello che hai combinato? Adesso imparerai che con noi non si scherza- detto ciò colpì il muro con la mazza talmente forte che lasciò un buco nel cartongesso.
A quel punto ci fù un fuggi fuggi generale di ragazzi che non volevano essere coinvolti in una rissa . Altri ospiti invece rimasero a guardare la scena un po' in disparte, troppo curiosi per darsela a gambe. Mentre Dom, Rachelle, Tobias e Lynn si prepararono a fronteggiare il nemico. La ragazza dai capelli rosa estrasse dalla tasca il telefono della cugina e digitò tre cifre, sospendendo il dito sul tasto verde della chiamata.
-Avete trenta secondi per girare le chiappe e tornare strisciando dal buco da dove siete usciti o chiamo la polizia.- La voce di Cherry era più tagliente di una katana giapponese.
- Ma davvero zuccherino? Cosa diranno i tuoi genitori quando gli sbirri li sveglieranno nel cuore della notte spiegandogli il casino che hai combinato qui? - Cominciò Tom accarezzando la mazza da baseball che teneva in pugno.
- Facciamo così, voi ci lasciate riprendere i vostri strumenti  come risarcimento e noi ce ne andiamo-  si intromise Jeff -  oppure se preferite per stanotte ci mollate la ragazzina dalle mani pesanti, così capisce come si deve comportare- terminò il bestione.
I ragazzi, inorriditi davanti a quelle richieste, non ci pensarono un attimo e si strinsero intorno a Lynn, per proteggerla, urlando tutti insieme:
-Mai!-
-Scordatelo!-
-Ma fammi il piacere!-
-Niet!-
Il viso di Tom si indurì e l'energumeno disse con tono sprezzante: - d'accordo, come volete!-

Scoppiò il putiferio.

 Ciascun membro della band prese la prima arma che gli capitò a tiro ( Cherry le sue bacchette, Dom l'asta del microfono, Tobias un bracciale borchiato che aveva trovato nei paraggi appartenente a qualche punk sconosciuto, Rachelle il suo cellulare) mentre Lynn era abituata a mani nude, e caricarono gli assalitori emettendo suoni beluini, come indiani d'America che attaccano un accampamento di visi pallidi.
Erano cinque contro cinque e i ragazzi ingaggiarono una lotta furiosa difendendosi come potevano da quei bestioni palestrati con anni di esperienza in risse. La folla di spettatori intorno a loro urlava e li incitava come negli scontri clandestini tra galli inferociti; qualcuno si mise persino a scommettere su chi l'avrebbe spuntata.
Dom parava e fendeva colpi contro un mostro biondo quasi più robusto di lui. Tobias, che aveva imparato dalla mattina che gli attacchi frontali erano sconsigliabili, si muoveva come un gatto colpendo all'improvviso e poi scappando da un tipaccio aggressivo con un tatuaggio spaventoso sulla guancia.  Rachelle, grazie all'applicazione iTorcia, era riuscita quasi ad accecare il suo avversario e colpirlo alla testa con il suo telefono indistruttibile.
Cherry e Lynn invece erano impegnate con Tom e Jeff in una lotta all'ultimo sangue.
Ad un certo punto le due si trovarono spalla a spalla e Cherry sussurrò all'orecchio di Lynn.
-Ho un piano. La prima che si libera corre giù in garage, apre il quadro elettrico e aziona l'allarme anti ladro di mio padre! Quella roba ha un suono talmente potente e fastidioso che risveglierà tutto il vicinato se non addirittura l'intera città. E' la nostra ultima speranza per cacciarli da casa, se hanno paura che arrivi la polizia se la daranno a gambe.-
Lynn annuì schivando un colpo di mazza di Tom, che andò a piantarsi in un cuscino del divano lì vicino.
-D'accordo, è arrivato il momento di usare il colpo del dragone!-
La ragazza, con un calcio rotante disarmò l'uomo davanti a sé e con dei movimenti fluidi e rapidi tanto che era impossibile vederli, colpì brutalmente Tom nei sette punti chakra fondamentali. Il brutto ceffo perse conoscenza all'istante afflosciandosi a terra come un sacco vuoto.
-Porca miseria!-  mormorò Tobias così shockato che per poco non si beccò un ceffone spacca ossa dal suo avversario.
Cherry, per nulla impressionata, urlò dietro alla cugina, che già stava correndo come il vento verso il garage.
-Tutto qui quello che sai fare principessa dei miei stivali? Te la faccio vedere una mossa seria, altro che kung fu!-
Prendendo bene la mira tirò Cherry tirò un calcio potentissimo negli zebedei di Jeff, che per sua somma sfortuna si era distratto guardando la brutta fine del suo compare, così che presto lo raggiunse sul pavimento. Due colpi nello stesso punto nel giro di poche ore erano troppo per lui. Probabilmente avrebbe perso per sempre la sua capacità riproduttiva.
-Ecco fatto! Lo chiamerò.. il colpo dello schiaccianoci!- urlò la Strega dai capelli rosa. Cori ed applausi si levarono dagli spettatori dello scontro mentre Cherry si inchinava, per poi affiancarsi a Rachelle, punzecchiando il nemico  comune con le bacchette della batteria.
Meno di un minuto dopo un rumore assordante di sirena squarciò il silenzio della notte.
***
 
Lynn, raggiunto il garage, aveva azionato l'allarme con un timer di dieci minuti. Come previsto da Cherry sentì una miriade di passi agitati dirigersi verso le uscite della villetta. Una di queste era proprio la porta che accedeva al garage.  Lynn fece appena in tempo a rinchiudersi nell'auto di zia Gwen e a mettere la sicura, che un'orda di punk impazziti (peggio della mandria di bufali che aveva quasi ucciso Simba nel re leone) si riversò nella stanza, alzando la saracinesca e fuggendo via nel buio.
Lynn sospirò e si poggiò una mano sul cuore che ancora martellava all'impazzata per la paura e l'adrenalina. Ce l'avevano fatta ed erano ancora tutti vivi.  La ragazzasi era commossa nel profondo quando sua cugina, Dom, Rachelle e Tobias si erano stretti attorno a lei mandando a quel paese Tom e Jeff, rifiutando di consegnarla nelle loro mani. Il pensiero le fece apparire un sorrisone a trentadue denti sul viso.
Prima che potesse accorgersene, una stanchezza improvvisa si impossessò di lei e, appena il rumore assordante dell'allarme si spense, Lynn si addormentò sullo scomodo sedile in ecopelle dell'auto di sua zia con la dolce certezza di aver trovato finalmente degli amici.

(fine flash back)
 
 
 
 
 
Note Autrice:
Ciao! Ecco qui quello che, dalle previsioni, è il penultimo capitolo di questa storia. Se ci penso un po' mi intristisco perché mi sono divertita un mondo a scriverla, ma come tutte le storie a un certo punto deve finire.
Ho aggiunto la parentesi di fine flashback poiché da ora in poi gli eventi narrati si ricollegano alla prima scena del primo capitolo, quando Lynn si sveglia nell'auto della zia.
La canzone che ho inserito nel racconto è Young Volcanoes dei Fall out Boy, che avevo già citato prima nel capitolo. Se non li conoscete, e vi va di sperimentare, vi consiglio di ascoltare qualche canzone (a me piacciono molto).
Ancora un grazie super sentito a tutti coloro che hanno letto e recensito! A presto.
Tota
 

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Capitolo 6
*** Il falco e la foresta nera ***


La saga delle merendine

Capitolo 6

Il falco e la foresta nera


Lynn aprì la portiera della Ford appoggiando i piedi sul pavimento grezzo del garage, si stropicciò gli occhi e tentò di legarsi i capelli in modo decente. Mentre cercava un elastico intorno al polso, l'occhio le cadde sull'orologio.

-Cosaaaaaa!? Quasi le undici?- Gli zii sarebbero tornati tra quattro ore e non voleva neanche immaginare il disastro che c'era in casa.
 Come una scheggia si precipitò in soggiorno per trovare sua cugina e i suoi amici addormentati, su divani e poltrone, con un'espressione così serafica e tranquilla sui loro visi da far sembrare che non avessero una preoccupazione al mondo.
Lynn cominciò  a scuotere le spalle dei quattro ragazzi, chiamare i loro nomi, tirare piccoli calci negli stinchi, fare il solletico. Niente. Non volevano saperne di svegliarsi.
- Ma cosa hanno ingoiato per dormire così.. le gocce alla valeriana dei gemelli?-  disse spazientita Lynn.
Si guardò intorno nel salotto devastato, in cerca di un aiuto, finché afferrò le bacchette di Cherry abbandonate sul tappeto.
Si sedette allo sgabello di fronte alla batteria e un sorriso da bambina le si dipinse sul volto.
-Ho sempre sognato di poterlo fare!- detto ciò si scatenò, pestando tamburi e piatti come una matta in modo scompagnato e cacofonico.
Tre teste si alzarono di scatto, allarmate, registrando il pericolo. Appena si resero conto che era solo Lynn che provava un assolo alla batteria cominciarono a protestare.
-Ma ti sembra il modo di svegliare le persone?- disse Rachelle stropicciando così tanto gli occhi che sembrava volesse cavarseli fuori.
Tobias si limitò a grugnire coprendosi la faccia con un cuscino, mentre Dom ormai si era alzato in piedi e cominciava a stiracchiarsi.
- Non te l'ha mai raccontato nessuno che per svegliare qualcuno che dorme una principessa deve dare un bacio, non distruggere le orecchie con suoni molesti?-
Tobias aggiunse con voce scocciata:-non sono le principesse che danno i baci è il contrario, zucca vuota!-

In tutta questa discussione l'unica che non si era mossa era Cherry che continuava a russare indisturbata, spalmata sul divano.
Dopo cinque minuti di inutili tentativi e le proteste dei Moschettieri ( sapevano quanto fosse intrattabile la strega appena sveglia), Lynn passò alle maniere pesanti versando in faccia  alla cugina un bicchiere d'acqua gelata.
Dopo che Cherry si fu calmata dai suoi istinti omicidi, nonostante le buone intenzioni di tregua pacifica stipulate la sera prima, i cinque ragazzi si misero a fare il punto della situazione.
La casa era seriamente un disastro, ma la stanza messa peggio era il soggiorno con tanto di buchi nel cartongesso dovuti ai simpatici ospiti della sera prima. Lynn aveva chiesto ai ragazzi cosa fosse successo mentre lei era in garage. Dom le spiegò che i brutti ceffi, quando aveva visto i loro due capi svenuti sul pavimento, erano rimasti pietrificati. Dopodiché, sentito l'allarme, se li erano caricati sulle spalle e avevano tagliato la corda,  seguiti dal resto dei punk che non era già andato via e che non aveva nessuna intenzione di farsi beccare dalla polizia. Stremati Cherry e i Moschettieri si erano addormentati sul divano, presi dalla stessa stanchezza euforica che Lynn aveva provato sul sedile della vecchia Ford scivolando nel sonno.

Quest'ultima, dotata di grandi capacità organizzative, stava già progettando nella sua testa il piano di restauro della casa da portate a termine in poco meno di quattro ore. Di certo erano solo in cinque e sarebbe stata dura, ma se si impegnavano potevano farcela al pelo. La ragazza iniziò a spiegare a tutti gli altri le sue idee, mentre bevevano caffè e mangiavano pane tostato con  burro di noccioline e marmellata ( trovati miracolosamente nella dispensa in cui ormai c'era l'eco).

- Beh adesso dobbiamo solo dare una sistemata alla casa, per il resto è tutto pronto.  Per fortuna ci sono ancora le riserve di cibo congelato in cantina per il barbecue con i colleghi di zio George, ho controllato prima di salire. Forse dovremmo fare un salto al discount aperto di domenica per comprare stuzzichini, patatine e bibite... giusto per riempire un po' la dispensa. Il dolce invece l'ha portato il fattorino e Cherry l'ha ritirato quindi... a proposito dov'è il dolce?-

A quella domanda Cherry per poco non sputò il caffè in faccia a Rachelle, che sedeva di fronte a lei. L'ultima cosa che ricordava era di aver appoggiato il cartone sul bancone della cucina, prima di reclutare il suo esercito punk per portare distruzione in camera di Lynn. I suoi occhi verdi perlustrarono frenetici l'intera cucina senza trovare traccia della scatola bianca contenente la torta preferita di suo padre: La torta della foresta nera. Un triplo strato di pan di spagna al cioccolato e crema farcita alle ciliegie. Sua madre l'aveva prenotata nella più rinomata pasticceria della città per fare una sorpresa al marito e si era raccomandata mille volte di ricordarsi di metterla in frigo appena il fattorino l'avesse consegnata, altrimenti la torta si sarebbe squagliata come neve al sole.
Cherry si gettò verso il frigo e ne spalancò il portellone. Grazie al cielo! Il cartone campeggiava nel ripiano centrale dell'elettrodomestico circondato da desolazione.
La strega prelevò il cartone e lo appoggiò sul bancone con mani tremanti. In frigo non ce l'aveva messo lei e sentiva un bruttissimo presentimento attanagliarle lo stomaco.
-Ragazzi guardate voi, io non ho il coraggio- disse Cherry coprendosi gli occhi mentre sollevava il coperchio.
-Adesso siamo seriamente fregati- disse Tobias sconsolato grattandosi la nuca.
Quello che c'era nel cartone non assomigliava per niente a una torta, anzi non assomigliava a niente di commestibile. La torta aveva l'aspetto di qualcosa che si era sciolto completamente e poi era stato rimesso a congelare, per altro ne mancava almeno la metà che sembrava essere stata strappata con le mani o addirittura con la bocca. Il risultato: un accrocchio marrone e pasticciato era l'unica cosa rimasta sul fondo della scatola. Tutti iniziarono a urlare a protestare e a rimproverare Cherry, che si sentiva mortificata. Invece Lynn rimase immobile ad occhi chiusi con le dita premute sulle tempie mentre il suo cervello lavorava febbrilmente, elaborando un nuovo piano con annesse modifiche.
-Zitti tutti! Ho la soluzione!- esclamò ammutolendo gli altri. - Ho bisogno del vostro aiuto, non possiamo farcela noi cinque da soli, dobbiamo trovare almeno un altro paio di persone, adesso ascoltatemi attentamente-.
Il piano di Lynn era il seguente. Dato che era domenica e le pasticcerie erano chiuse, lei avrebbe ricreato la torta della foresta nera ( poiché aveva già esperienza in cucina grazie al suo corso di pasticceria austriaca che aveva fatto due anni prima). Per prima cosa sarebbe andata con un volontario (a caso), Tobias, al discount aperto sette giorni su sette per comprare gli ingredienti e il cibo mancante per la cena aziendale. Gli altri tre sarebbero dovuti andare in giro per il quartiere a reclutare aiutanti per sistemare la casa. In mezzora, a partire da quel momento, si sarebbero trovati di nuovo in salotto per suddividersi i compiti e partire con la bonifica della casa mentre Lynn avrebbe cucinato il dolce.
Tutti acconsentirono sollevati, ma Cherry aveva un dubbio.
-Scusa se te lo dico Lynn, ma con cosa hai intenzione di pagare? Se fai affidamento sulla tua... ehm riserva segreta credo di doverti confessare una cosa...-
Dopo le spiegazioni di Cherry, Lynn si rese conto, dopo averla insultata, di non avere abbastanza soldi per comprare tutta quella roba. Per la seconda volta quel giorno l'occhio le cadde sul suo orologio, ma questa volta non per guardare l'ora.
-Ci sono! Vicino al discount c'è un banco dei pegni, dovrebbe essere aperto. Impegnerò il mio orologio. Me l'ha regalato mia madre per il mio undicesimo compleanno, quando ancora si ricordava che esisto, e vale un bel po' ne sono sicura. Con questo siamo a posto con i soldi.-
Cherry era sbigottita. Si parò davanti alla porta della cucina, bloccando la strada,  e con voce decisa e categorica si rivolse alla cugina.
-Lynn non te lo permetto! E' l'unico ricordo di zia Michelle che ti è rimasto! Non devi buttarlo via per colpa mia.. senti ora chiamo mia madre e le racconto come stanno le cose e mi prendo tutta la colpa di sto casino..-
Cherry si zittì quando sentì le braccia di sua cugina circondarle le spalle. Non ricordava l'ultima volta che era successo, di solito evitavano di toccarsi figurasi abbracciarsi.
-Grazie Cherry , ma in questa situazione ci siamo finite insieme ed è anche colpa mia. Non preoccuparti per l'orologio, è solo un costante promemoria del fatto che mia madre non è qui e che se n'è andata. I ricordi di lei che vorrei  tenere sono quelli del tempo passato insieme, ma sono così sbiaditi che ormai è come se non ci fossero più.- Lynn si staccò e , con gli occhi lucidi, prese Tobias per un braccio e lo guidò verso il garage.
-Ora andiamo se no diventa tardi e non ce la facciamo, a dopo!-
Due minuti più tardi i due ragazzi erano per strada in sella a due bici ( Lynn aveva prestato a Tobias la sua mentre lei aveva preso quella rosa con le margherite di zia Gwen), poiché la vecchia Ford era rimasta senza benzina, pedalando a tutta birra verso il centro della città.
***
 
Lynn constatò che portarsi dietro Tobias era stata un'ottima idea. Al banco dei pegni era stato il suo Moschettiere preferito a contrattare con lo spaventoso proprietario del negozio, che dopo innumerevoli tira e molla si era convinto a sganciare cento bigliettoni (anche se l'orologio valeva molto di più). Lynn pensò che se fosse stata sola avrebbe accettato la prima ridicola offerta e sarebbe scappata dal quel posto il prima possibile, con la coda tra le gambe. Una volta arrivati al supermercato Tobias l'aveva aiutata a cercare tutte le offerte migliori, per risparmiare e restare nel budget, poiché Lynn voleva acquistare per la torta gli ingredienti migliori possibili( ovviamente più costosi, con l'obiettivo di far assomigliare la torta il più possibile ad un opera di alta pasticceria). Lynn, che aveva vissuto nella bambagia ed era abituata a fare la spesa in negozi che assomigliavano più a boutique che a supermercati, senza porsi mai il problema del prezzo,  era completamente spaesata. Tobias invece, che viveva in una famiglia con un solo stipendio mensile, era espertissimo in materia di sconti e offerte. Inoltre sua madre lo mandava spesso da solo a fare la spesa, proprio in quel supermercato, e conosceva a menadito la posizione di tutti i prodotti nelle corsi. In questo modo la spesa fu più rapida del previsto. Erano nel reparto scatolette, col carrello stracarico parcheggiato poco lontano,  alla ricerca di ciliegie candite, quando Tobias , fissando  distrattamente una piramide ad altezza umana di lattine di zuppa di piselli, le disse con voce dolce e profonda:
-Sei molto altruista nel rinunciare a qualcosa di importante per te per aiutarci, grazie.-
Lynn arrossì come un peperone e dopo qualche secondo di silenzio riuscì a dire:
-Oh non è niente, l'ho fatto con piacere.- La ragazza continuò a scrutare con occhi distratti le scatolette in cerca delle ciliegie, mentre sentiva il corpo di Tobias molto vicino a lei, tanto da percepirne quasi il calore. Una valanga di sensazioni e ricordi la investì d'un tratto. Si ricordò del contatto tra la sua fronte e la schiena di Tobias quando erano in macchina il giorno prima, il calore della sua mano che aveva afferrato quella di lei quando l'aveva aiutato ad alzarsi dopo il primo scontro con Jeff e Tom. Poi per un attimo, dalla cortina fumosa dei ricordi della prima sera di quel folle weekend, Lynn ricordò distintamente il contatto delle labbra di Tobias sulla propria fronte accaldata.
-Allora non era stato un sogno?- Si chiese tra sé Lynn, mentre la sua faccia diventava sempre più rossa. Il ragazzo a fianco a lei parve accorgersene e la scrutò preoccupato.
-Lynn stai bene? Sei tutta rossa!-
-Sisì tutto a posto! Ho trovato le ciliegie- si affrettò a rispondere lei afferrando con una mano il tanto cercato barattolo.
 Tobias non sembrava molto convinto, anche perché il sintomo pareva peggiorare e la ragazza sembrava più accaldata di prima. Certo che era strana, non sapeva come comportarsi con lei. A volte era così sicura di sé e determinata, sembrava che addirittura flirtasse un po' con lui. Altre volte invece si agitava e si mostrava  imbarazzata. In entrambi i casi a Tobias risultava sempre molto carina, così decise di punzecchiarla un po'.
-Sei sicura?- le chiese lui con voce un po' scherzosa un po' preoccupata e, mentre le faceva questa domanda, appoggiò la mano fresca sulla guancia bollente di lei, avvicinando  pericolosamente il proprio viso al suo.
-Non proprio.. cioè intendevo si sto benissimo non preoccupart...-
A quel punto Tobias la baciò. Non ci aveva pensato su, l'aveva fatto e basta, era rimasto incantato da quegli occhi castani, da quelle lentiggini sul naso così carine e dalle labbra piccole e soffici a vedersi, che gli venne quasi naturale appoggiarci le proprie sopra.
Lynn perse il controllo del cervello, il suo corpo agì di sua spontanea volontà facendo avvolgere le proprie braccia intorno al collo di Tobias, mentre lui le stringeva i fianchi e approfondiva il loro bacio.
La Lynette di una volta, se avesse potuto vedere se stessa in questa situazione, sarebbe inorridita nel vedersi appolipata a un punk poco di buono, con addosso una t-shirt sgualcita di una band di matti, mentre pomiciava nella corsia delle scatolette di un supermarket di bassa lega.
Alla nuova Lynette però non poteva fregare un accidente di quello che la vecchia se stessa o qualunque altra persona avrebbe potuto pensare di lei, in quel momento era solo felice.
I due ragazzi, impegnati nelle loro passionali effusioni, non si accorsero si essere pericolosamente vicini alla mastodontica piramide di scatolette di zuppa di piselli, che qualche paziente impiegato in divisa bianca e blu aveva incolonnato una per una fino a formare l'enorme struttura di latta in offerta, finché non si scontrarono contro di essa distruggendola completamente.
Le scatolette di zuppa si erano sparse per tutte le corsie, come palline di mercurio fuoriuscite da un vecchio termometro rotto, mentre i due ragazzi si ritrovarono gambe all'aria sul pavimento con qualche livido in più ( ma ormai considerando quello che avevano passato nei giorni precedenti erano bazzeccole).
Lynn e Tobias scattarono in piedi e raggiunsero il carrello abbandonato velocemente, per poi dirigersi verso le casse, facendo finta di nulla. Per fortuna se la filarono prima dell'arrivo del commesso, probabilmente quello che aveva impilato tutte le scatolette, che si mise ad imprecare contro altri clienti che stavano passando malauguratamente da quelle parti.
Appena le porte automatiche si chiusero alle loro spalle, la Principessa e il Moschettiere si misero a ridere come dei matti. Continuarono a sghignazzare con le lacrime agli occhi per tutto il tragitto fino al parcheggio dove avevano legato le bici. Dopo aver riposto la spesa nei cestini Lynn guardò negli occhi Tobias ed entrambi sorrisero di nuovo. Il ragazzo le picchiettò affettuosamente la fronte con le nocche della mano.
-Andiamo principessa, se no facciamo tardi- .
-D'accordo facciamo chi arriva prima? disse lei con uno sguardo furbetto.
Tobias, che amava le sfide acconsentì. -Al tre! Uno, due...-
-Treeee!- Urlò Lynn prima del tempo partendo a fuoco e facendo magiare la polvere al suo avversario. Tobias sorrise e la seguì pedalando forte.
-Non vale hai barato!-
Lynn sorrise di nuovo mentre il vento caldo le colpiva il viso. Era stata un'ottima idea portarsi dietro Tobias, altroché!
***
 
Cherry era esausta. Aveva la gola secca per quante chiamate aveva fatto, tentando di convincere alcuni invitati a tornare indietro e dare una mano a sistemare. Non c'era stato verso di portarli alla ragione quindi l'unica speranza era chiedere aiuto a qualcuno nel quartiere. Uscita di casa con Dom e Rachelle, i tre notarono lo sfacelo che imperversava anche nel giardino tra cartacce, spazzatura di ogni tipo e le impronte di migliaia di anfibi che avevano deturpato l'erba.
Un rapido giro dell'isolato fece loro capire che era ancora semideserto, l'unica persona che aveva risposto al campanello era stata la signora Mills (per chissà quale miracolo). Dopo cinque minuti di spiegazioni, ripetute a voce sempre più alta nell'apparecchio acustico dell'anziana signora, quest'ultima aveva persino accettato di aiutarli e i tre ragazzi le furono molto riconoscenti anche se non sapevano che apporto positivo alla faccenda potesse dare un'ottantenne narcolettica.
Sconsolati erano tornati a casa, ma davanti al vialetto Cherry si era trovata i signori Burton ad aspettarla.
I signori Burton, constatato il miracoloso effetto dei muffins sulla loro vita di coppia, avevano fatto una ricerca sul google sulle proprietà mirabolanti del cioccolato venezuelano. Se fosse stato possibile acquistarlo online avrebbe risolto tutti i loro problemi. Purtroppo però la ricerca era stata inconcludente, ma inserendo nella ricerca i sintomi dopo l'assunzione del "Cioccolato" i signori Burton avevano dedotto la vera natura dei muffins regalati da Lynn.
A quel punto Cherry dovette confessare il misfatto ai vicini, spiegando che l'idea era stata sua e che la cugina era stata solo costretta a drogarli per far partire la festa in santa pace.
I vicini erano rimasti per qualche minuti interdetti, per poi scoppiare a ridere entrambi. Cherry non riusciva proprio a capire la loro reazione.
-Ma non dovreste avercela a morte con me? Come mai non siete già andati a denunciarmi alla polizia?-
chiese Cherry confusa ai i due signori di fronte a lei.
-Beh di certo te lo meriteresti ragazzina- le disse il signor Burton improvvisamente serio, per poi riprendere con un ghigno malefico: -Tuttavia se non l'avessi fatto non avremmo scoperto gli effetti mirabolanti che ha avuto... quindi volevamo stringere un accordo-  terminò lui facendo l'occhiolino alla ragazza dai capelli rosa.
I signori Burton accettarono quindi di aiutare Cherry a sistemare la casa e mantenere il silenzio con i suoi genitori se li avesse messi in contatto con qualcuno che garantisse loro una fornitura periodica di "cioccolato venezuelano" .
Cherry acconsentì pensando: - Mia cugina che mi abbraccia e i Burton diventano dei fattoni.. perché da stamattina il mondo funziona al contrario? Che altro può succedere?-
***
 
Lynn riunì tutti in salotto, messi in fila come veri soldati. Erano in otto, meno di quanti sperava ma si sarebbe accontentata. Con voce stentorea si rivolse alle sue reclute:
-Bene soldati, siamo qui a cominciare la missione di Bonifica di casa Bell, il nome in codice dell'operazione sarà Mexlax-
-Scusa Lynn senza offesa potresti cambiare nome? Di certo se stai cercando un paragone tra la casa e il mio apparato digerente quest'ultimo  è stato ripulito molto bene dopo il caffè di ieri mattina, ma vorrei evitare di ricordare l'esperienza-  disse Cherry un po' scocciata tenendosi la pancia con una mano al ricordo.
-D'accordo allora la chiameremo... operazione Falco, il nome non c'entra niente ma è la prima cosa che mi è venuta in mente dopo Mexlax, siete pronti?-
-Sissignora!- urlarono tutti in coro.
-Bene allora nominerò quattro capitani per le quattro sotto-missioni che formano l'operazione Falco, ciascuno capitano avrà un tenente sottoposto- continuò Lynn passeggiando avanti indietro per il salotto fissando tutti negli occhi.
-Signor Burton, la nomino capitano della sotto-missione Passerotto. Il suo tenete sarà Dom. Vi occuperete di riordinare il giardino, queste- continuò Lynn lanciando a Dom qualcosa- sono le chiavi che aprono la casetta degli attrezzi, troverete quello che vi serve lì dentro. Siete dimessi.-
-Agli ordini capitano Principessa!-  urlò il gigante mentre lui e il signor Burton si diregevano fuori di casa in cerca del tosa erba e di sacchetti della spazzatura.
-Bene procediamo- riprese Lynn - Signora Burton la nomino capitano della sotto-missione Sparviero. Lei e Rachelle vi occuperete di rimettere in ordine e pulire la casa, i detersivi sono nel bagno  al primo piano subito a destra alla fine delle scale. Rachelle il tuo cellulare sarà fondamentale per trovare le soluzioni migliori nel minor tempo possibile-
-Andiamo cara- disse la signora Burton afferrando con una mano grassoccia quella di Rachelle, che non sembrava molto contenta. - Chiamami pure Celia, susù abbiamo un sacco di cose da sistemare-.
Lynn riprese, avvicinandosi alla signora Mills e urlando nel suo apparecchio:- Signora Mills lei sarà capitano della sottomissione Merlo, lei e Tobias vi occuperete di aggiustare e rammendare tutti gli oggetti rotti e il muro sfondato. Ha capito?-
la signora Mills guardò Lynn con un gran sorriso sdentato per poi dire - Eh?-. La ragazza la guardò esasperata per poi spostare lo sguardo su Tobias: -Glielo rispieghi tu?-
-Tranquilla non preoccuparti!- le rispose lui  accarezzandole brevemente la mano, per poi guidare la signora Mills sul divano mettendole in grembo un cuscino strappato e una scatola contenete materiale per il cucito.
-Bene siamo rimaste solo noi due! Ci occuperemo della torta!-
Cherry guardò sua cugina come se fosse diventata scema.
-Ma sei impazzita? Tra un po' non so neanche tostare il pane e mi vuoi far preparare una torta?-
-Silenzio tenente Charlotte. Avresti preferito pulire i water di tutta la casa o raccogliere spazzatura? Non preoccuparti ti darò delle mansioni basilari che sarà impossibile sbagliare, a meno che tu non abbia difficoltà motorie o di coordinazione... e dato che suoni la batteria non mi sembra il tuo caso. Pronta?-
-D'accordo mi fido di te! Come si chiama la nostra sottomissione?-
-Non lo so scegli tra pellicano, cacatua e pettirosso.. altri nomi non mi vengono..-
-Vada per pettirosso.. comunque fattelo dire sei tutta scema! Che razza di capitano da nomi di uccelli  o lassativi alle proprie missioni?-
-Ehi hai finito di criticare?-
***
 
Tra un battibecco e l'altro le due ragazze si misero a lavoro. Il primo passo era preparare il pan di spagna al cioccolato. Lynn spiegò a Cherry come sciogliere burro e cioccolato fondente a bagno maria mentre lei montava i tuorli con lo zucchero. Una volta che il cioccolato si intiepidì  Lynn lo aggiunse allo zabaione girando lentamente. Incorporati  farina, albumi montati, lievito e altri ingredienti, le due ragazze si scambiarono uno sguardo soddisfatto  quando versarono l'impasto liscio e perfetto, senza un grumo, nelle due teglie tonde. Cherry non credeva ai propri occhi, non aveva bruciato ancora nulla!
Si ricredette quando vide sua cugina effettuare quello che Lynn chiamava "flambé" con le ciliegie imbevute di liquore! Una fiammata si levò dalla padella e la strega dai capelli rosa si mise a urlare spaventata. Il grido fece arrivare tutti quanti gli altri in cucina, ma quando si resero conto che era falso allarme tornarono alle loro mansioni un po' seccati.
-Tu sei mattaaaaaa! Meno male che ero io quella che doveva appiccare fuoco alla casa!- continuò a lamentarsi Cherry.
Lynn la guardò storto, mettendo il coperchio sulla padella piena di ciliegie per spegnere le fiamme e finire di caramellare.
-Cherry datti una calmata. So quello che faccio!-
-Ok ma evita di mandarmi a fuoco i capelli- Rispose la cugina mettendo il broncio e continuando a girare la crema chantilly per farla rapprendere.
Le ore passarono, il pan di spagna era pronto, come anche tutte le farce, e le ciliegie dorate a puntino. Cherry guardò con occhi ammirati sua cugina comporre la torta. Pan di spagna ciliegie crema, pan di spagna ciliegie crema, pan di spagna, colata al cioccolato e ciuffi di panna con ciliegie in cima. Lynn aveva una delicatezza e una precisione indicibili, negli occhi di lei  Cherry riconobbe l'amore per quello che faceva e tutto l'impegno e la passione che ci stava mettendo. Era come un'artista che plasmava la propria opera, un pittore ingoiato nella realizzazione del proprio quadro, un musicista preso da una divina ispirazione.

Lynn era molto concentrata nella decorazione finale quando sua cugina le chiese con voce seria:
-Hai mai pensato di fare la pasticcera?-
Lynn rimase immobile con la sac a poche sospesa tra le mani.
-Veramente sì, sin da quando ero piccola, ma quando l'ho detto ai miei si sono messi a ridere. Mi hanno detto che avrei dovuto fare il dottore o l'avvocato invece di perdere tempo dietro ai fornelli, per quello c'erano le cuoche e le cameriere...- rispose la ragazza bruna con voce amara.
-Dovresti farlo, sei molto brava- continuò convinta Cherry.
-Grazie- rispose Lynn con un sorriso sincero e riconoscente. I complimenti da sua cugina erano più rari della pioggia nel deserto.  Lynn diede un ultimo tocco alla decorazione e poi sospirò soddisfatta. Alzò il capo incontrando  gli occhi verdi di Cherry e disse:
-Non pensi che questa torta sia una perfetta fusione delle nostre personalità? Ciliegie e cioccolato, Cherry e Lynn-.
Cherry scoppiò a ridere, intrappolando la cugina in un abbraccio caloroso.
-Hai ragione! Oggi è una giornata storica ho cucinato una torta con te senza distruggere niente e senza tentare di ucciderci, roba da non credere!-
-Già!- rispose Lynn, ricambiando l'abbraccio della cugina.
***
Alle tre meno dieci avevano finito tutto. La casa era pulita e profumata, senza che si notasse la minima traccia del festino apocalittico che si era consumato al suo interno. La signora Burton e Rachelle avevano fatto un lavoro con i fiocchi, combinando l'esperienza della prima e l'inventiva della seconda. La ragazza era riuscita, tramite la tecnologia ad azionare diversi elettrodomestici insieme, come l'aspirapolvere, e farli lavorare autonomamente in diverse stanze in modo da velocizzare di molto il lavoro. Inoltre la signora Burton era un'esperta nella pulizia delle macchie, le osservava le annusava e le debellava in un battibaleno.
Dom e il signor Burton avevano rimesso a nuovo il giardino, sistemando il prato e rimuovendo i rifiuti.
Tobias aveva sistemato delle sedie rotte, riattaccato alcuni quadri e nascosto i buchi nel muro cambiando leggermente la posizione dell'arazzo tibetano di zia Gwen. Occhio non vede, cuore non duole.
La signora Mills, quando non si era addormentata, aveva lavorato incessantemente rattoppando cuscini, tende e qualsiasi oggetto che avesse bisogno si una bella ripassata d'ago e filo.
La casa era ancora più splendente di come gli zii l'avevano lasciata.
A quel punto squillò il telefono, Cherry schiacciò il pulsante verde per rispondere.
-Pronto?-
-Charlotte tesoro, sono la mamma-
-Mamma dimmi, dove siete?-
-In ospedale-
-Che cosaaaaaaaaa? Che è successo??-
Lynn corse al fianco della cugina e Cherry schiacciò il tasto del vivavoce. Zia Gwen si mise ad urlare arrabbiatissima.
-Quegli incoscienti dei tuoi fratellini l'hanno combinata grossa!-
 Quella mattina i due pestiferi gemelli, quando avevano intuito che il viaggio stava per terminare,( dato che non avevano alcuna intenzione di andare via da Disneyland) in un momento di distrazione dei genitori erano scappati.
Avevano vagato per tutto il parco, schivando l'intero personale che era stato mobilitato per dare loro la caccia. Alla fine avevano trovato rifugio in un magazzino. Curiosi di esplorarlo avevano trovato il paradiso. Scatole e scatole di merendine Twinky-pop erano stipate in quella stanza. Infatti, proprio quel giorno, la casa dolciaria aveva previsto la presentazione di un nuovo dolcetto a Disneyland, con annessa distribuzione gratuita (quale posto al mondo era meglio di un parco divertimenti zeppo di bambini, per convertire giovani palati  al sapore della nuova merendina, plagiando le loro menti e costringendo i loro genitori a comprarla?).
I due bambini avevano iniziato a mangiare un dolcetto dopo l'altro senza freni, ingozzandosi fino a star male. Infatti fu in quel magazzino che zio George e zia Gwen trovarono i loro figli, intossicati e in iperglicemia.
-Gli hanno fatto la lavanda gastrica e stanno tentando di stabilizzare lo zucchero nel sangue. I dottori ci hanno detto che non corrono pericoli, ma entrambi hanno sviluppato una sorta di assuefazione alle merendine e che devono assolutamente disintossicarsi. Quindi fatele sparire da casa! Ah Cherry poi mi fai un piacere.. dovresti chiamare agli ospiti della cena di stasera e dire loro che annulliamo... -
-Sì non preoccuparti, teneteci aggiornate quando vi dimettono e se ci sono novità-.
Cherry chiuse la telefonata e si buttò per terra stremata. Rachelle si mise una mano trai capelli e poi pronunciò la frase che tutti stavano pensando in quel momento:
-Cioè.. mi state dicendo che noi ci siamo ammazzati a pulire, sistemare e cucinare per niente?-
-Già- rispose Cherry con voce arida.
I signori Burton a quel punto li salutarono, con in mano un foglietto, scritto da Dom,con il nome e numero di telefono del pusher migliore della città.
Cherry ancora sul pavimento cominciò a pensare ad alta voce.
- Non torneranno prima di domani... beh quasi quasi potremmo organizzare un'altra festicciola...-
-NO!- Urlarono i moschettieri e la principessa, buttandosi su di lei attaccandola con il solletico.
-Dlin Dlon-
- E ora chi è?- pensò Lynn mentre, si disincastrava dal mucchio di braccia e gambe, raggiungeva l'ingresso e apriva la porta. Rimase pietrificata con la mano ancora sulla maniglia. La bocca della ragazza si aprì e si chiuse più volte prima di pronunciare una semplice e singola parola:
-Mamma?-
***
 
Michelle Douglas era tornata dall'India. Meno di quarantotto ore prima, era atterrata in aeroporto e la prima cosa che aveva fatto era stata prendere un taxi e tornare a casa, per trovare sul cancello blindato della villona un avviso di confisca di proprietà.
 Nel giro di qualche ora, aveva contattato il suo avvocato e il suo commercialista che le avevano spiegato la situazione con tre brevi concetti: bancarotta, marito in galera,figlia in affido da sua sorella.
Tutta la pace interiore che aveva raggiunto dall'altra parte del mondo andò a farsi friggere. Dei tre concetti espressi dai suoi legali Michelle aveva bellamente ignorato il terzo, finché un avvocato le aveva assicurato che se sua figlia, l'unica presente negli ultimi anni a fianco a suo marito, avesse testimoniato contro di lui lei e Lynette avrebbero potuto avere un risarcimento e la restituzione di alcuni beni immobili.
Fu quest'ultima parte che Michelle spiegò a sua figlia, mentre erano sedute in una tavola calda, secondo la donna di basso livello, sorseggiando bevande per nulla di qualità (lei un cosmopolitan annacquato, sua figlia un the da supermercato). Michelle aveva costretto la figlia, ancora alquanto scioccata dalla sua inaspettata apparizione,  a lavarsi e cambiarsi ed accompagnarla a fare un giro in centro. Di certo non voleva affrontare l'argomento in casa di sua sorella in presenza di sua nipote e quei balordi dei suoi amici. Avevano girato per un po' tra i negozi chiusi, finché non avevano notato quella tavola calda miracolosamente aperta e si erano sedute.
 Michelle aveva rimbecillito per ore Lynette con i racconti sull'india, la meditazione la ricerca di sé, quando sua figlia aveva capito benissimo che sua madre aveva passato gli ultimi cinque anni della sua vita in paradisi lussuosi a Bali, senza aver il minimo contatto con la realtà esterna della vera India. Dopo averla intortata per un bel po' Michelle aveva iniziato a parlare male di suo padre, dicendo che era uno stupido senza speranza, che era da anni ormai che voleva il divorzio e che era partita proprio per capire se valesse la pena o no continuare con quel matrimonio.
Lynette continuava a guardare sua madre blaterare e si rese conto che quella donna che aveva idealizzato nella sua mente, che le era mancata da morire, non era altro che un pallido fantasma della sua immaginazione. La donna davanti a sé era un'egoista, viziata, anzi per dirlo alla Cherry una stronza senza cuore.  Le stava persino chiedendo di mentire in aula di tribunale, affermare che suo padre è un malato di mente e farle beccare un sacco di quattrini per poi magari abbandonarla di nuovo? Oh no no no... Michelle Douglas non aveva capito proprio niente di sua figlia.
- Allora tesoro lo farai? Devi solo dire due innocenti bugie e noi torneremo ad avere la vita che avevamo..-
Lynn guardò sua madre negli occhi per poi risponderle con una calma serafica chefaceva presagire una tempesta imminente.
-No-
-Come prego?-
- Ho detto no! Non ho intenzione di mentire per te! Mi hai abbandonata per cinque anni e ora te ne torni pensando che non sia cambiato niente, che io non sia cambiata?  Non mentirò per incastrare papà, per quanto sia stato uno stupido almeno lui c'era per me, non mi ha mai fatto mancare nulla, mi ha voluto bene a suo modo. Tu puoi dire lo stesso?-
Lynn fece una pausa ma poi la sua voce diventò più dura e pregna di rabbia.
-Certo che no! Non ti rendi nemmeno conto di quello che dici, non mi hai chiesto nemmeno come sto! Ora sparisci dalla mia vita e non tornare mai più.-
-Lynette, calmati tu non pensi veramente queste cose! Vuoi rinunciare così alla tua vita e al tuo futuro? Vuoi rimanere qui in questa mediocre cittadina a vivere un'esistenza mediocre con quella fallita di mia sorella? Vuoi davvero diventare come tua cugina e i suoi amici, degli spostati? Mi dispiace dirtelo bambina, ma tu hai bisogno di me quanto io di te o rimarrai intrappolata in questo buco per sempre! Io sono la tua famiglia non puoi trattarmi così!- Le disse Michelle, abbandonando la sua facciata di mamma premurosa e sputando veleno insieme alle sue parole.
-Loro sono la mia famiglia, non tu! Loro mi hanno accolto e amato e l'unica persona spostata qui sei tu!- Detto questo prese il cosmopolitan di sua madre e glielo versò in testa sulla sua chioma bionda perfettamente pettinata. La donna si mise ad urlare con una matta, mentre Lynn girò sui tacchi e se ne tornò in quella che ormai considerava casa sua.
***
Lynn entrò in salotto. Era deserto. Ci aveva messo un po' per tornare alla villetta dei Bell, aveva bisogno di schiarirsi le idee. Così ora era tardi e si era fatto buio. La casa era silenziosa e immota. Lynn salì le scale e perlustrò il primo piano, vuoto. Stava iniziando a preoccuparsi quando sentì degli strani rumori e delle risate provenire dal piano di sopra. Raggiunse la soffitta in punta di piedi e vide che la porta della sua camera aperta e la luce era accesa. I suoi amici erano lì ad attenderla sorridenti.
-Lynn sei tornata! Chiudi gli occhi non guardare non abbiamo ancora finito!- Urlò Dom,  mentre Tobias corse a coprirle il viso con le sue mani.
-Ehi ragazzi lasciatela andare ormai è quasi fatto- disse Rachelle divertita, con i pennelli ancora in mano.
Lynn riacquistò la vista e venne spinta con forza nella stanza. Era pulita e in ordine, l'armadio era stato aggiustato e anche il suo tavolo. Tre pareti su quattro erano state ridipinte di bianco candido, la pittura non era stata stesa in modo preciso, ma a Lynn non importava. La parete più bella però era quella più grande. L'opera d'arte principessa sul pisello era stata sostituita da bellissimi murales che occupavano tutta la superficie. Era un intrico di immagini e scritte. Sembrava l'illustrazione di una grande favola. C'era un gigante buono che piantava un grande albero di ciliegio, una principessa guerriera che lottava contro due brutti troll, un bel moschettiere tenebroso che correva in suo soccorso, poi c'era un telefono cellulare con la cresta e due occhioni gialli che mandavano lampi cibernetici ovunque e infine una strega dai capelli rosa che cucinava dei muffin dai colori strani. Un vulcano sullo sfondo eruttava mille scintille colorate in un turbinio di colori. Era la loro storia, tutta disegnata sul muro.
Cherry si avvicinò alla cugina e le rivolse un sorriso.
-Questo è per te! Per dirti grazie e sperando che potrai sentirti più a casa in questa stanza.. anche se credo che servirà a poco ora che te ne andrai via con zia Michelle, vero?-
Gli occhi verdi di Charlotte erano velati da un'indicibile tristezza, che la cugina non mancò di notare sentendo qualcosa scattare nel proprio essere, come una chiave che finalmente trova la serratura giusta.
-Ah vuoi liberarti di me Cherry? Mi dispiace per te ma dovrai sopportarmi ancora per molto, temo.- replicò Lynn facendole la linguaccia.
-Ma tua madre?- Le chiese Tobias curioso e confuso.
-L'ho mandata a quel paese e spero ci rimanga per il resto dei suoi giorni, io resto qui.- rispose Lynn con una voce che tradiva mille emozioni, tristi e felici insieme. I ragazzi la racchiusero in un grande abbraccio di gruppo, mentre esultavano.
-Evvai la principessa resta!-
-Allora non ci abbandoni!-
-Pensavamo volessi svignartela e non avere più nulla a che fare con noi!-
Lynn aveva gli occhi pieni di lacrime di felicità e per nasconderle, disse ai suoi amici (sì amici ormai ne era certa) che doveva prendere una cosa di sotto per festeggiare, sparendo giù per le scale.
Pochi minuti dopo riapparve con la torta della foresta nera e cinque cucchiaini. I ragazzi si sedettero per terra tutti intorno alla torta. Alzarono i cucchiaini al cielo ed urlarono:
- All'attacco!-
Dopo una scorpacciata di torta i ragazzi portarono in camera di Lynn il piumone di Cherry, coperte e cuscini e si accamparono lì, passando la notte a chiacchierare e ridere, ripercorrendo tutti gli eventi di quel pazzo weekend. Quando la luce dell'alba filtrò dalle persiane semi chiuse i ragazzi  erano esausti, gli occhi ormai chiusi e i respiri regolari, calibrati dal sonno. Poco prima di addormentarsi Cherry si rese conto che non si sentiva più tanto strega, ma un po' più dolce grazie a Lynn... e Lynn non si vedeva più come una principessa isolata nella propria torre di cristallo, ma una ragazza forte e determinata grazie a Cherry.
Chi l'ha mai detto che in una favola la strega non possa far amicizia con la principessa?
 

 
Note dell' Autrice:
Ciao! Eccolo qui l'ultimo capitolo.  Le avventure di Cherry e Lynn si sono concluse, come tutte le favole, con un lieto fine. Spero tanto che questa storia vi sia piaciuta e che  vi abbia tenuto compagnia. Ho adorato scriverla e mi dispiace molto che sia già finita, ma sin da quando l'ho pensata ancora dentro il bozzolo della mia immaginazione, mi ero prefissata di non renderla troppo lunga, ma farla richiudere su se stessa come un cerchio. Spero di esserci riuscita. Grazie infinite a tutti coloro che hanno letto questa storia e le hanno dedicato un po' del loro tempo. Un ringraziamento particolare a Momoko e Alessandroago,  che mi hanno seguita sin dal primo capitolo e che mi hanno dato una bella carica con le loro fantastiche recensioni. Non so quando scriverò ancora, ma spero presto.
Un abbraccio
Tota
 

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