Ghiaccio e Fuoco

di Kuroi Namida
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro-Scontro ***
Capitolo 2: *** Paura ***
Capitolo 3: *** Segreti ***
Capitolo 4: *** Festa ***
Capitolo 5: *** Strategia ***
Capitolo 6: *** 8 Mesi ***
Capitolo 7: *** Ti Prego ***
Capitolo 8: *** Silver Dragon ***
Capitolo 9: *** Sfida ***



Capitolo 1
*** Incontro-Scontro ***


Rimase ferma un momento davanti al cancello, studiando l'edificio.

Così era quella la scuola che avrebbe frequentato in Giappone: il liceo Rakuzan, la scuola dei ricchi. La cosa non la entusiasmava molto, aveva sempre detestato la ricchezza e avrebbe preferito frequestare una scuola meno prestigiosa, tuttavia dato che il nonno possedeva una fortuna aveva insistito perchè andasse nella migliore scuola del Paese. Lei arrivava dall'America, dove era cresciuta con i genitori, purtroppo qualche anno prima suo padre era stato assassinato sotto i suoi occhi, così era rimasta sola con la madre. Era sempre stata una ragazza allegra e con il sorriso facile, ma dopo l'incidente qualcosa era cambiato. Poi pochi mesi prima il nonno si era ammalato, per un po' era riuscito a gestire le cose da solo, ma alla fine aveva dovuto contattare la figlia e chiederle di raggiungerlo in Giappone a gestire i suoi affari e la giovane ragazza si era ritrovata a doversi trasferire in un altra nazione, dove non conosceva nessuno e a vivere in un'immensa villa labirintica, dove in un giorno era riuscita a perdersi almeno 5 volte e i domestici avevano dovuto accompagnarla. Alla fine era riuscita a convincere il nonno a farle fare una mappa della casa.

Con un profondo sospiro mise piede nella sua nuova scuola. Dato che le lezioni stavano per iniziare, nel cortile non c'era nessuno, così entrò indisturbata nell'edificio, dove ad attenderla c'era un uomo di una certa età.

-Signorina Fairy Ebony?

-Mi chiami Ebony, la prego.

-Come desideri Signorina Ebony, ti prego di seguirmi, ti mostrerò la tua classe.

La giovane seguì l'uomo per i corridioi di quell'immensa scuola, fino a che non si fermarono davanti a una porta.

-Se per te non è un disturbo, più tardi il direttore vorrebbe fare la tua conoscenza, per il momento seguirai le lezioni, ma a pausa presentati al suo ufficio. Spero che non avrai difficoltà a seguire, l'anno è iniziato solo da qualche settimana.....

-Non si preoccupi, recupererò in fretta e senza problemi.

-Molto bene.

L'insegnante entrò nell'aula, mentre lei attendeva fuori finchè non l'annunciava, poi con decisione si fece avanti.

Gli occhi di tutta la classe erano puntati su di lei e quando la videro, iniziarono i sussurri. Dato che era per metà americana e per metà giapponese, trovò normali le reazioni.

Ebony aveva lunghi capelli bianchi e penetranti occhi d'argento fuso proprio come il padre americano, invece il viso era della madre, fine e delicato con quella grazia e bellezza che possiedono solo i giapponesi, il corpo snello ed atletico aveva gambe slanciate e eleganti e le mani affusolate possedevano dita lunghe e ben curate. Quel giorno teneva i capelli legati in un'alta coda di cavallo lasciando però che due ciocche le cadessero lungo il viso e mettevano l'attenzione sugli occhi profondi e seri.

-Ragazzi, permettetemi di presentarvi Fairy Ebony, si è trasferita da poco dall'America, vi chiedo quindi di aiutarla più che potete.

Eb, conoscendo le usanze giapponesi, apprese fin dalla nascita dalla madre, face un inchino e salutò.

-Piacere di conoscervi, mi chiamo Ebony e spero sapremo andare d'accordo.

Nessuno fiatò, sia alunni che docente la guardavano stupiti, erano pochi gli stranieri che conoscevano così bene le usanze del posto.

-Vi prego di chiamarmi Ebony.

-Molto bene, prego accomodati pure nel banco libero.

La ragazza raggiunse tranquillamente il proprio posto e si sedette, sentendosi gli sguardi addosso, poi, dato che stava vicino alla finestra, si mise a guardare fuori, mentre il docente iniziava le sua lezione.

Quella mattina stavano facendo lezione di matematica, materia non molto interessante, data la sua facilità.

L'insegnante la chiamò un paio di volte alla lavagna e le chiese di risolvere degli esercizi, che lei fece in pchi secondi, lasciando tutti allibiti.

Finalmente arrivò la pausa, così la ragazza uscì dall'aula e si diresse nell'ufficio del preside, bussò alla porta e le fu detto di entrare.

Quando entrò nell'ufficio lo trovò occupato, un uomo di bell'aspetto vestito elegantemente se ne stava seduto dietro una grossa scrivania, mentre davanti a lui c'erano un ragazzo e un uomo. I due si girarono a guardarla e lei li osservò curiosa. L'uomo non era nulla di speciale, così si concentrò sul ragazzo, non era molto alto, circa 1,70cm, solo due cm più di lei, aveva freddi occhi policromi e capelli rossi, era fisiamente in forma e non era niente male. Senza scomporsi o farsi intimorire sostenne quello sguardo di ghiaccio con uno altrettanto penetrante di fuoco, senza che nemmeno l'altro si facesse spaventare. Sentiva che intorno a lui c'era un'aura alquanto pericolosa, infatti i due uomini sembravano a disagio, sebbene lo nascondessero bene.

-Ah, Signorina Fairy, la prego entri.

-Mi chiami pure Ebony Signore.

-Come desideri Ebony, allora, com'è andata la prima lezione? Ti sei trovata bene?

-A dir la verità Signore, l'ho trovata piuttosto noiosa, per quanto riguarda il trovarmi bene, non ho ancora avuto il tempo di conoscere bene i miei compagni, tuttavia temo che non andremo molto d'accordo.

-Perchè dici questo, hanno per caso detto qualcosa di offensivo?

-Affatto Signore, credo però che i miei pensieri siano contrastanti con quelli che avete qui.

-Che intendi?

-Senza offesa, ma detesto le persone che fanno riutare il mondo intorno a un'insulsa parola come la vittoria, inoltre non ho mai avuto un buon feeling con i ragazzi ricchi, tendevamo sempre a......come dire......litigare.

I tre la guardarono senza parlare, Ebony sentì su di sé lo sguardo glaciale del giovane, ma lo ignorò.

-Davvero credi che vincere sia stupido?

Di nuovo la giovane si ritrovò a sostenere lo sguardo rosso dello studente e senza distogliere gli occhi dai suoi, rimase in silenzio, senza rispondergli, come se volesse sfidarlo.

-Perdonatemi, lascia che ti presenti il Coach della squadra di basket del Rakuzan e il capitano Akashi Seijuro. Signori vi presento Fairy Ebony, la studentessa arrivata oggi nella nostra scuola e trasferitasi qui dall'America. È la discendente della famiglia Akimura.

-Una delle famiglie più vecchie e rispettate del Paese?!

-Esatto.

I due la studiarono di nuovo, mentre lei si guardava attorno, annoiata, alla fine guardò l'orologio.

-Le lezioni stanno per ricominciare, ha ancora qualcosa da dirmi?

-No, volevo solo fare la tua conoscenza, quindi vai pure. Akashi, vai anche tu, non mi sembra il caso che salti le lezioni, finiremo il discorso io e il Coach.

-Come vuole.

Si inchinò leggermente imitato dalla ragazza e la seguì fuori dall'ufficio. Lei non lo degnò di uno sguardo e lo anticipò diretta all'aula, ma il ragazzo la bloccò.

-Ti avviso Ebony, non permetto a nessuno di guardarmi dall'alto in basso e solo i miei servitori possono guardarmi negli occhi, quindi sta attenta a ciò che fai.

-Credi di farmi paura? Mi spiace deluderti, ma ho avuto esperienze di gran lunga peggiori del tuo sguardo glaciale e del tuo vanto di crederti Dio, quindi ti dico io una cosa: lasciami in pace e non mi toccare, o soffrirai le pene dell'inferno!

Il ragazzo strinse la presa sul suo polso.

-Abbassa la cresta, sono io qui quello che da ordini, e i miei ordini sono assoluti, proprio come lo sono io, tu devi ubbedire e basta.

La ragazza gli si avvicinò finchè non si trovò a un soffio dal suo viso.

-Nessuno mi mette i piedi in testa e nessuno mi da ordini, tu non sei assoluto così come non lo sono le tue parole, sei solo un povero figlio di papà che crede di poter fare tutto quello che gli pare. Te l'ho già detto, ho avuto a che fare con persone di gran lunga più spaventose di te, anzi, posso affermare con sicurezza che tu sei solo un poppante in confronto a loro.

-Ti stai mettendo contro la persona sbagliata ragazza, io ottengo sempre ciò che voglio e capirai che tu devi obbedire a ciò che viene detto.

Ribollente di ira, Eb si liberò con uno strattone della presa di Akashi e con uno sguardo di fuoco alzò la testa in gesto di sfida, mentre nella mente le correvano immagini del passato.

-Te lo puoi scordare Seijuro, non sei in grado di vincere contro di me, perchè ci sono cose molto più importanti della vittoria in questo mondo.

Detto ciò girò i tacchi e tornò in aula, con lo sguardo di lui sulla schiena.

 

 

 

 

Angolino

 

Ecco il primo capitolo della mi nuova storia, spero la troviate interessante, devo ancora rifinire i particolari, ma sento che uscirà qualcosa di buono!! Fatemi sapere che ne pensate con recensioni e critiche, le aspetto con ansia. :)

A presto

Kuroi

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Capitolo 2
*** Paura ***


Nella seconda parte della mattinata fecero lezione di storia, che a differenza delle prime due ore, fu più interessante, perchè parlarono di un argomento che sua madre non le aveva ancora portato.

A fine lezione delle compagne si avvicinarono indecise.

-Ti va....di mangiare con noi?

lei le fissò intensamente per qualche secondo, poi sorrise leggermente e annuì.

-Sì, perchè no.

Prese il proprio bento e le seguì fuori dall'aula, in corridoio una delle ragazze, dai corti capelli neri, le presentò.

-Io sono Tsubomi, mentre loro sono Sakura e Hono.

Le altre, una ragazza con capelli viola e una dai capelli marroni con un paio di grossi occhiali, le sorrisero e fecero un leggero inchino.

-Piacere di conoscerti.

-Piacere mio.

-Allora Ebony, come ti trovi qui in Giappone? Scommetto che rispetto all'America è molto diverso.

-Sì direi che qui siete molto più formali e gentili che negli USA.

-Di sicuro però le ville che hanno là sono spettacolari!

-Vi confesso che preferisco la ville che avete qui, i vostri giardini sono più eleganti rispetto a quelli americani.

-Quant'era grande la tua residenza?

Lei le guardò confusa.

-Residenza? Io abitavo in una piccola casa a due piani con un semplice giardino.

Tutte si bloccarono e la fissarono stupite.

-Non dirai sul serio!

-Perchè?

-Si può sapere che lavoro fa tuo padre?

-Possedeva un paio di ospedali e una clinica veterinaria.

Le sue compagne spalancarono gli occhi.

-E abitavate in una semplice casa?!

-Sì.

-Stai scherzando?

-No.

-Com'è possibile?

-I miei genitori sono sempre stati dell'idea che vivere contando unicamente sul denaro fosse sbagliato, ma che bisogna essere in grado di cavarsela anche senza. Io sono cresciuta vivendo come una persona comune e ho dovuto sudare parecchio. Nonostante questo stile di vita però, vogliono che una volta pronta prenda in mano le redini delle società giapponesi. Tuttavia, devo confessare che il mio sogno è un altro.

-Quale?

-Mi piacerebbe diventare un'allenatrice.

-Davvero?! Nonostante la tua discendenza?

-Ve l'ho detto, il mio modo di vivere è lontano dal possedere potere e soldi.

-Ma col denaro puoi fare tutto!

Lo sguardo di Ebony si oscurò.

-Ci sono cose che nemmeno le monete possono procurare.

Raggiunta la sommità delle scale Tsubomi, che stava davanti a tutte, aprì la porta del tetto e uscirono. Poi, mentre si piazzavano a terra, Sakura sospirò.

-Hai ragione Ebony, i soldi non ti procurano il ragazzo!

-C'è qualcuno che ti piace?

Capelli Viola divenne un peperone.

-N-no, nessuno di particolare.

Le compagne la riempirono di gomitate.

-Avanti, sputa il rospo!

-Davvero, non c'è nessuno!

-Dai, diccelo, sai che siamo tue amiche, avanti!

Eb le osservava attenta, nonostante fossero dipendenti dal denaro, quelle tre le facevano tenerezza.

-Okay okay.

Si sistemò per bene, lisciò la gonna sul grembo e tossicchiò.

-Si tratta ecco.......di uno dei titolari della squadra di basket del secondo anno.....Hayama Kotaro.

-Eh?! Davvero?

-Perchè no? È carino, simpatico ed è un ottimo giocatore, sicuro non è figo come il ragazzo più bello dei titolari, però ha un carattere migliore.

-Il più bello dei titolari? Chi è?

-Giusto tu sei appena arrivata, quindi non lo puoi sapere.

Le tre si scambiarono uno sguardo.

-Secondo la maggior parte delle ragazze, il ragazzo più bello della squadra è Akashi Seijuro.

Occhi D'Argento, che si stava portando del cibo alla bocca, si bloccò.

-Davvero?

-Strano vero? Sebbene sia quello più spaventoso,.....

-.....quello con i migliori voti,......

-.......e l'unica matricola ad essere capitano di una squadra,......

-Cosa? È del primo anno? Pensavo che quelli appena arrivati non potessero diventare capitani!

-Infatti di solito è così, tuttavia lui è il mitico ex capitano della “Generazione Dei Miracoli” e ha un talento naturale nel sottomettere gli altri, quindi.......

-Che cos'è la Generazione Dei Miracoli?

-Dei talenti che nascono una volta ogni dieci anni, Akashi è uno di loro. Fino all'anno scorso frequentava il Teiko e insieme ad altri quattro ragazzi, ha creato la migliore squadra di basket di tutto il Giappone. Poi alla fine delle medie sono tutti andati in scuole diverse.

-Devono essere molto bravi se uno di loro è il capitano di una squadra liceale sebbene sia solo una matricola.

-Sarà interessante quest'anno, nei tornei si troveranno a competere gli uni contro gli altri.

Ebony guardò un momento il cielo.

-Sì, sarà davvero interessante.

Per qualche minuto rimasero in silenzio, poi tornarono a torturare Sakura. La nuova arrivata non si lasciò andare, ma alla fine dovette ammettere di essersi divertita con le sue compagne.

 

 

 

 

 

Il resto della giornata passò velocemente e quando arrivò la campanella finale, la nippo-americana si sfiondò verso l'uscita.

-Te ne vai di già?

-Scusatemi ma ho degli impegni, ci vediamo domani?

-Okay.

Con un cenno della mano le salutò e a passo veloce salì nella macchina che l'aspettava al cancello e tornò a casa.

Aperta la porta dell'immensa villa, il suo amato Pastore Svizzero le fece le feste di ben tornato, mentre la sua cameriera le prendeva giacca e scarpe e l'aiutante le porgeva le pantofole.

-Ben tornata Signorina, com'è andata la giornata?

-Quante volte devo ripetervi di non chiamarmi Signorina e di darmi del tu? Grazie, è andato tutto bene. Ho un po' di fretta, vado in camera mia.

-Avviso vostra Madre che siete tornata.

-Sì. Vieni Cream.

Salendo le scale di corsa si fece guidare dal compagno sino alla propria stanza (senza di lui si sarebbe sicuramente persa), si chiuse la porta alle spalle e accese il computer.

Rapidamente andò su una pagina di ricerca e entrò nel sito della Teiko, cercò il club di basket degli anni passati e trovò le foto. Si stupì quando vide il viso di Seijuro nelle prime due immagini, non era affatto il ragazzo che aveva conosciuto. Quello che stava guardando in quel momento aveva un sorriso gentile e nei suoi occhi c'era voglia di giocare. Anche gli altri compagni avevano dei bei sorrisi e passione da vendere, soprattutto il ragazzo dai capelli blu e dalla palle scura. Nelle ultime foto invece le loro espressioni erano annoiate e con una luce di superiorità. Rimase a guardare a lungo quei giovani, pensosa. Nei primi due anni probabilmente le loro abilità non erano ancora del tutto sviluppate, quindi la loro capacità di gioco anche se alta era ancora “nella norma”. Poi doveva essersi innescato qualcosa, perchè solo osservando, la ragazza percepì chiaramente quella divisione che c'era tra i cinque. Mentre li studiava l'occhio si fermò su uno di loro, il sesto. Era un ragazzo dai capelli azzurri, piccolino e dalla scarsissima presenza. Il suo sguardo, anche se serio, aveva una scintilla che lo distingueva dagli altri. Riflessiva guardò di nuovo il Rosso, poi tornò sul ragazzo azzurro.

Se voglio sapere la vera identità del capitano, il migliore a cui posso chiedere probabilmente è lui.”

Face qualche altra ricerca, il nome del giocatore era Kuroko Tetsuya e frequentava il liceo Seirin.

Proprio mentre stava guardando dove si trovasse l'edificio, qualcuno bussò.

-Signorina? La Signora desidera che la raggiungiate nel suo studio.

-Arrivo subito.

Mise il PC in stanby, prese la cartina della casa e si avviò, seguita dal cane.

Raggiunto lo studio, fece sdraiare l'animale davanti la porta e bussò.

-Avanti.

-Volevi vedermi mamma?

La donna seduta dietro la scrivania alzò il viso. Era una bella signora con lunghi capelli scarlatti lisci, gentili occhi color ambra e viso aggrazziato. Quel giorno indossava una camicetta bianca e una gonna corta nera, sullo schienale v'era appesa una giacca anch'essa nera e ai piedi calzava un paio di pantofole rosse. Quando vide la figlia sorrise.

-Tesoro allora com'è la tua prima giornata di scuola? Non dirmi che li hai trovati tutti noiosi.

La giovane rise.

-No tranquilla, solo le lezioni sono state noiose. Ho conosciuto tre ragazze che non sono male, mi stanno simpatiche.

-Che bello! Che mi dici dei ragazzi?

Eb sbuffò e alzò gli occhi al cielo.

-Avanti mamma, lo sai che non mi interessano.

-Bambina, prima o poi dovrai cercarti marito, lo sai vero?

-C'è ancora tempo per questo.

-Ne abbiamo già parlato, più ti allontanerai da loro, più ti sarà difficile trovare un compagno. Non voglio che passi il resto della tua vita evitando il contatto fisico.

-Non lo sto evitando.

-Sì che lo stai facendo! Lo fai da anni ormai.

-Ti sbagli!

-Ne sei sicura?

Con eleganza si alzò e raggiunse la ragazza, l'avvolse con dolcezza e la strinse a sé. Subito Ebony si irrigidì, il cuore iniziò a battere più forte e i ricordi riaffiorare come lame. Mae avvertì l'agitazione della figlia.

-Visto?

-S-sto bene!

La donna la strinse più forte, ma la Bianca cominciò a sentir mancare l'aria, così di divincolò e si allontanò dall'abbraccio. I suoi occhi erano spalancati, il respiro rapido e irregolare e il corpo scosso da brividi. Si avvolse le braccia intorno al busto per cercare di calmarsi, senza successo.

-Non puoi andare avanti così.

-Vuoi che dimentichi? Che faccia finta che non sia successo nulla?

-No piccola, voglio che lo superi, come ho fatto io.

La Bianca la fissò incredula.

-Superarlo? Tu? Dov'eri durante l'incidente? Non eri lì con me e papà, non hai idea di ciò che mi è successo! Ciò che papà ha passato!

Parlando il suo tono di voce si alzò, finchè non si ritrovò a gridare, lasciando che la paura uscisse.

-Io ero lì mentre lo uccidevano! Lo guardavo dritto negli occhi intanto che lo torturavano, mentre passavano il coltello sul suo corpo e lo facevano sanguinare! Lo vedevo urlare dal dolore e dalla rabbia! Ero talmente terrorizzata da non riuscire nemmeno a piangere o gridare! Ho passato giorni a lottare senza dire una parola o versare una lacrima e loro ridevano e mi violentavano! Li ho morsi e graffiati, li ho fatti arrabbiare, ho fatto piangere papà che doveva guardare e ho visto il mio sangue mescolarsi al suo! Quante volte ho sentito le mani di un uomo strapparmi i vestiti, toccarmi, stringermi, picchiarmi e il loro coso entrare nel mio corpo? Sento ancora il loro respiro eccitato, la loro mano che mi carezza in mezzo alle gambe e la loro lingua che mi bagna il collo! Tu hai dovuto sopportare tutto questo? No! Hai pianto la morte di papà, ma non hai avuto gli incubi ogni notte per anni, rivivendo ogni singolo istante!

Mae osservava la figlia in silenzio, il volto rigato dalle lacrime era contratto dal dolore e dalla paura. Si vergognava di averla fatta reagire a quel modo. Soffriva nel vederla in quelle condizioni, le ricordava troppo il periodo del loro rapimento, quando la bambina era diventata così diffidente e terrorizzata da non riconoscere nemmeno lei. C'erano voluti cinque anni prima che le cose cominciassero ad andare meglio. La paura del contatto fisico tuttavia c'era ancora e la ragazzina sempre sorridente e gioiosa aveva lasciato il posto alla ragazza seria, controllata e autoritaria di facciata, ma che in realtà si portava dentro tanta paura, dolore e solitudine.

-So mamma, quanto lui ti manchi e quanto sia stato difficile accettare la sua morte. Ti ho vista mentre piangevi in camera o guardavi le foto ricordo, ma come puoi paragonare la tua sofferenza alla mia?

-....non posso.

Non riusciva nemmeno più a parlare, come sempre. Appena si toccava quell'argomento e una delle due scoppiava, l'altra non sapeva mai come reagire.

-Mi dispiace piccola mia.

Ebony si asciugò il volto e fece un profondo respiro, sapeva che quegli sfoghi facevano soffrire ancora di più la madre, così rimase qualche minuto in silenzio per calmarsi e tentò di cambiare argomento.

-Oggi ho conosciuto un ragazzo sai?

-Davvero e com'è?

-Antipatico, autoritario, altezzoso, si sopravvaluta ed è aggressivo. Forse un po' pretenzioso, fisicamente però non è male.

-Il tuo ragazzo ideale.

La giovane la guardò male.

-Ti prego, appena conosciuti ci siamo già dichiarati guerra.

-Sei stata rapida.

-Mamma te l'ho detto, non andiamo d'accordo.

La Scarlatta sorrise debolmente tornando verso la scrivania e assecondando la decisione della ragazza.

-È sempre così all'inizio. Comunque, ho un annuncio da farti: è stata organizzata una festa dal nonno per permetterci di conoscere alcuni tra gli affaristi con cui avremo più contatti. Si terrà tra una settimana e voglio......

Le porse un fascicolo.

-Che impari tutti i nomi, i volti e le informazioni importanti degli ospiti.

La figlia fece passare velocemente i fogli e sollevò un sopracciglio.

-Sono tanti.

-Sì, ma sono sicura che non avrai problemi nel memorizzarli.

-No tranquilla.

Rimasero in silenzio qualche istante, tese, poi Ebony ruppe il ghiaccio.

-Bene, se non c'è altro, vado a fare un po' di movimento in palestra.

-Ebby......

Si fissarono negli occhi.

-Ci ho provato mamma, ogni volta però,..........

-Che cosa?

-......loro sono lì ad aspettarmi, pronti ad attraversarmi la mente, come coltelli.

-Permettimi di aiutarti!

-Lo hai già fatto. Superando la perdita per papà mi hai dato fiducia e più sicurezza, ma il dolore fisico e mentale che ho provato,.....per quelli non puoi fare nulla.

-Prova a parlare con qualcuno.

-E ricevere consigli su come “migliorare” i ricordi negativi? Loro possono solo dare consigli e spiegarti come funziona la psiche umana, ma non hanno idea di cosa effettivamente c'è nel cervello del paziente. Ho provato a seguire alcuni consigli, come riadattarmi al contatto piano piano, per far capire al mio corpo che non è male e quindi far tornare positiva la parola abbraccio. Forse ho solo bisogno delle persone giuste.

-Io non vado bene?

-Tu sei fondamentale mamma, i tuoi abbracci sono quelli che mi creano meno disagi perchè li conosco da sempre, mi ci vorrà un po' perchè tornino a essere i miei preferiti, ma fino ad allora,....

La guardò addolorata.

-Stammi accanto.

La Signora Fairy le sorrise piena d'amore.

-Sempre.

Il volto della ragazza si distese e senza aggiungere altro uscì dall'ufficio. Raggiunse nuovamente la propria stanza con Cream che ogni tanto le picchiettava il muso sulla coscia e mugolava leggermente. Una volta in camera lanciò il fascicolo sulla scrivania e indossò pantaloncini e maglietta, mise le scarpe da ginnastica e si accasciò a terra. Subito l'amico le andò incontro e lei lo strinse tra le braccia, affondando il viso nel pelo morbido. Adorava quella sensazione, perchè era l'unico contatto che la tranquillizzava. Lo abbracciò finchè non si sentì meglio, quindi gli grattò con affetto le orecchie e si diresse verso le palestre.

Mentre faceva riscaldamento e tirava fuori dal ripostiglio il carrello con i palloni da basket, decise cosa avrebbe fatto in futuro. Sua madre aveva ragione, doveva perdere la paura del contatto fisico, soprattutto se voleva tenere testa all'ex capitano della “Generazione Dei Miracoli”. Poi avrebbe trovato un momento per andare alla Seirin a parlare con Tetsuya, ma quello doveva aspettare, dato che aveva i preparativi per la festa.

Perchè mi interessa così tanto Seijuro? In fondo è solo un moccioso che si crede chissà chi!”

Con calma iniziò a fare dei semplici tiri a canestro.

Voglio forse evitare che il suo mondo vada in pezzi com'è successo a me? O probabilmente è perchè ho la sensazione che non mi lascerà in pace finchè non mi prostrerò ai suoi piedi?”

Rimase a guardare la palla che faceva un arco in aria per poi entrare senza toccare il ferro.

No, la verità è che amo così tanto il basket che voglio vedere riaccendersi la passione nei suoi occhi. Non importa cosa accadrà, scioglierò quel ghiaccio e gli farò capire quanto siano divertenti tutti gli sport!”

Con un sorriso infuocato riprese la palla, quindi si girò verso l'altro canestro e chiamò Cream.

L'animale scattò in avanti e si posizionò di fronte a lei, con le zampe davanti abbassate e il sedere per aria.

-Forza bello, giochiamo!

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Capitolo 3
*** Segreti ***


 Ebony era sul tetto della scuola con le compagne e mentre loro chiacchieravano lei studiava il fascicolo della festa.

Nei due giorni precedenti aveva memorizzato un terzo degli invitati e in quel momento stava scrutando il volto intelligente di Tara Mori, 37 anni. Si trattava di una donna d'affari proprietaria di un'importante struttura scientifica.

Quando voltò pagina si ritrovò a fissare due occhi seri e severi, penetranti e acuti. Andò e leggere il nome e aggrottò le sopracciglia. L'uomo non era altri che il Signor Akashi, il padre di Seijuro. Ora finalmente capiva perchè il ragazzo si comportava in quel modo, doveva aver avuto un'educazione molto rigida. Curiosa lesse le informazioni: “Presidente della società Akashi, vedovo da otto anni circa,.....”

-Cos'è successo alla madre di Seijuro?

Le altre tacquero, poi dopo qualche istante Hono rispose.

-Da quel che so morì di malattia quando lui aveva nove anni.

Eb non commentò e rimase un momento a osservare la foto dell'uomo, assorta, quindi continuò a leggere.

 

 

 

 

 

In un'aula della scuola, anche qualcun altro si stava informando. Il giovane Akashi mentre giocherellava distratto con gli Shogi, teneva davanti a sé una cartelletta con fissato un foglio stampato sulla ragazza.

Il padre gliel'aveva dato il giorno prima, quando l'aveva aggiornato sul fatto che sarebbe andato con lui alla festa.

 

 

 

Flashback

L'uomo dietro la scrivania osservava severo il figlio.

-Il prossimo fine settimana è stata organizzata una festa per conoscere le eredi del vecchio Akimura e voglio che anche tu sia presente. Per questo ho fatto fare delle ricerche sulla famiglia Fairy.

Fece un cenno al maggiordomo che porse una cartelletta al ragazzo.

-Stranamente i miei detective non sono riusciti a trovare tutte le informazioni, come la morte del padre. Quell'incidente a quanto pare è conosciuto solo a una piccola cerchia di persone e nessuno di loro sembra intenzionato a collaborare. Per il momento non credo comunque sia necessario conoscere la storia, più che altro si tratta di curiosità. C'è anche qualche buco per quanto riguarda la ragazza, Ebony, sembra infatti che celi qualche segreto.

So che frequenta la tua stessa scuola, quindi ricorda questo: è intelligente ed eccelle in molti campi, ma tu devi superarla per tenere alto il nome degli Akashi, chiaro? Non tollero distrazioni!

-Sì.

-Ora vai.

 

 

 

Quale segreto poteva mai celare quella ragazza? Sulla scheda c'era scritto che il padre era morto in un incidente e se non fosse stato così? Se vi fosse implicata anche Ebony?

Il ragazzo ripensò allo sguardo e al comportamento della giovane: quegli occhi argentei bruciavano di tenacia e determinazione, anche se gli era parso ci fosse qualcos'altro. Quando le aveva afferrato il polso, aveva avvertito un leggero brivido di tensione e aveva colto di sfuggita un lampo di paura, ma non poteva esserne certo perchè era durato un secondo appena. Il suo comportamento poi....solitamente le ragazze erano le più facili da sottomettere, bastava uno sguardo e subito si zittivano e obbedivano. Lei invece aveva osato guardarlo negli occhi e l'aveva sfidato come se nulla fosse, incurante di chi avesse davanti. Rilesse ancora la scheda e notò un particolare, c'era scritto che fino ai sei anni circa fosse una bambina allegra e sorridente, poi un vuoto di qualche mese e d'un tratto era diventata introversa e distaccata. In quello stesso periodo il padre aveva avuto l'incidente, ma riflettendoci attentamente era strano quel cambiamento così improvviso. Non era tanto il fatto che fosse cambiata con la morte del genitore, anzi era normale, ma non in quel modo così brusco. Passare da bambina allegra ed estroversa a chiusa e seria in un batter d'occhio? Piuttosto inconsueto.

Continuando a leggere vide che praticava anche moltissimi tipi diversi di sport: calcio, pallavolo, atletica, ippica, nuoto, ginnastica,.....e basket. Non c'era annotato a che livello di preparazione fosse, altra stranezza.

I voti scolastici erano eccellenti con lode, ma arrivavano tutti da dopo i sei anni, come se prima fosse una normalissima ragazzina.

Si può sapere che diamine è successo in quei mesi? Probabilmente la chiave di tutto sta lì, deve aver subito una sorta di trauma che ha sbloccato qualche “porta” del suo cervello e scombussolando il suo centro dell'apprendimento. Se riuscissi a svelare i suoi segreti sicuramente riuscirei a farle capire chi comanda. Sapendo le sue debolezze potrei sottometterla e farle capire che io sono assoluto e che ho sempre ragione!”

Con uno scatto chiuse la mano sulle pedine e presa la cartelletta uscì dall'aula.

 

 

 

 

Le quattro ragazze stavano ridiscendendo le scale per tornare in classe. Poco prima di mettere piede sul pavimento del secondo piano però, Sakura lanciò un gridolino e si nascose dietro Hono. Ebony che stava proprio uno scalino sopra, dovette bloccarsi di colpo per non finirle addosso.

-Ma che diamine....?!

-Ssssh! Zitta!

Tsubomi sbuffò e girandosi scoccò uno sguardo divertito alla compagna.

-Avanti smettila, neanche sa chi sei, è inutile che ti nascondi, attirerai solo di più l'attenzione!

In effetti alcuni ragazzi del secondo anno si erano girati verso di loro. Ebby capì cosa succedeva e mise una mano sulla spalla dell'innamorata.

-Qual'è?

-Il ragazzo biondo vicino a quello alto dai capelli neri.

La ragazza osservò il diretto interessato. Era abbastanza alto, biondo, con un sorriso quasi idiota sul volto, non era male e visto così sembrava simpatico.

-Ti sei già confessata?

L'altra la fissò stralunata.

-Stai scherzando?!

-No perchè?

-Non posso mica andar là così e dirgli: “Mi piaci, usciresti con me?”

-Di solito non si fa così?

La Viola arrossì e non rispose, le altre due ridacchiarono divertite mentre Eb sbuffò.

-Forza è ora di buttarsi!

Afferrò il polso della giovane e la trascinò in corridoio, diretta a passo deciso verso il duo e ignorando le proteste della compagna. A pochi passi da loro si fermò.

-Kotaro?

I ragazzi si girarono verso di lei.

-Sì?

Ebony si ricordò le buone maniere e lasciato il braccio dell'altra si inchinò educatamente.

-Piacere di conoscerti, sono Fairy Ebony del primo anno. Sto per caso interrompendo qualcosa?

-No tranquilla, hai bisogno di qualcosa?

Lei tirò al proprio fianco la protagonista.

-La mia amica qui avrebbe qualcosa da dirti se non ti da fastidio.

La poverina era rossa come un pomodoro e dopo un inchino impacciato si mise a farfugliare qualcosa di incomprensibile, tanto che alla fine il ragazzo dai capelli neri le andò in aiuto con dolcezza.

-Perchè non fai un bel respiro e tenti di calmarti prima di parlare? Se ti tranquillizza mentre parli con Ko-chan io e la tua amica vi lasciamo da soli.

Lei lanciò uno sguardo a Ebony, che le fece un leggero cenno. Con un profondo respiro tentò di calmarsi e annuì. Senza indugiare il Nero e la Bianca si allontanarono e raggiunsero le altre due, che in silenzio rimasero a guardare. Ebony si sedette senza troppe cerimonie sugli scalini e l'altro l'affiancò.

-Di dove sei?

-America.

-Parli bene il giapponese.

-Mia madre è di qui, mio padre è americano.

-Capisco. Come si chiama la famiglia di tua madre?

-Perchè ti interessa?

-Hai un bel temperamento, come quello di coloro che sono stati cresciuti severamente perchè portano un nome importante.

-Mi spiace deluderti ma il mio carattere non dipende da come sono stata cresciuta, però ammetto che hai occhio......

-Mibuchi, Mibuchi Reo.

-.....Reo. Non amo appoggiarmi al nome di mia madre e non mi interessa farlo. Anche se la mia famiglia è ricca, non sono stata cresciuta come se fossi speciale, ma come una bambina qualsiasi. Ti prego quindi di non confondermi con gli altri figli di papà, perchè non lo sono. Per quanto riguarda il nome, te lo dirò visto che qui in Giappone ci tenete a sapere la provenienza di una persona.

Io sono la discendente della famiglia Akimura.

Lo sguardo del suo interlocutore si fece ancora più interessato.

-Allora sei tu la famosa nipote che erediterà una fortuna. Avevo sentito che saresti venuta in questa scuola, ma non pensavo fossi una persona così indifferente della propria provenienza.

-Essendo cresciuta in America ho coltivato passioni e sogni che mi hanno portata a non aver necessità di potere o denaro. L'ereditare le società qui in Giappone non mi rande molto felice.

-Sei una ragazza davvero particolare Ebby-chan. Però penso che sia giusto che tu voglia seguire i tuoi sogni.

Gentilmente le sorrise e lei lo studiò un momento, era un tipo particolare, aveva un fare strano,...quasi da mamma chioccia.

-Sono felice che lo pensi.

Continuò ad osservarlo, era alto, muscoloso e dalle mani abituate a tenere un pallone in mano.

-Giochi a basket?

Lui si stupì.

-Sì, come l'hai capito?

-Dalle mani. Sei un titolare vero?

-Esatto anche questo.

Lo sguardo di lui era attento, mentre lei rimaneva un attimo in silenzio.

-Ti sta bene che il capitano sia una matricola?

-Sei-chan è un'ottimo giocatore e un bravo capitano, forse è un po' brusco e gelido, ma le sue strategie sono sempre perfette.

-Saranno anche perfette, ma giocare solo per vincere è davvero penoso!

-Vincere è tutto.

Ebony si alzò di scatto e lo guardò con occhi ardenti.

-Vincere non è nulla!

Senza dire più nulla rivolse la propria attenzione sulla coppia e li vide ridere di gusto, così con un sorriso complice alle altre due si avviò giù per le scale, con lo sguardo di Reo sulla schiena.

 

 

 

 

 

L'allenamento giornaliero stava per iniziare quando Mibuchi si avvicinò a Seijuro.

-Sei-chan.

-Che succede?

-Sai, oggi ho conosciuto una persona molto interessante.

-Ah sì? E chi sarebbe?

-Ebby-chan.

Il capitano, che stava controllando gli schemi di gioco, lo guardò freddo.

-Hai conosciuto Fairy Ebony?

-Sì esatto. Povera ragazza, ha un carattere così forte! Eppure c'è in lei una strana sofferenza.

-È solo un'impertinente che non sa stare al proprio posto!

-La conosci?

L'altro tornò ai fogli.

-Le farò capire che deve obbedire e che sono io quello che comanda!

Detto ciò prese e si allontanò, mentre il compagno lo osservava con un sorriso di tenerezza.

Non so se chiedermi chi vincerà o piuttosto vedere quanto ci metteranno a mettersi assieme! Ah, l'amore, è davvero complicato!”

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Capitolo 4
*** Festa ***


 Ecco che il giorno della festa era infine arrivato. La casa brulicava di preparativi a destra e a manca e la tensione nell'aria era palpabile. Ebony per rilassarsi passò gran parte del tempo nel suo rifugio preferito: la palestra. Rimase lì per ore, cercando di non pensare alla serata. Verso le 17 di sera la sua cameriera l'andò a chiamare, dicendole che doveva iniziare a prepararsi. Con un sospiro mise via i palloni e si fece un bagno caldo, poi lasciò che il parrucchiere della madre le facesse i capelli e infine rimase sola nella stanza. Si sedette sul letto con addosso una camicia e dei pantaloni, appeso davanti a lei c'era l'abito che avrebbe indossato, ma evitò di guardarlo e rimase ad accarezzare distrattamente Cream.

Quella mattina l'aveva portato a fare un lunghissimo giro per l'immenso parco così da farlo stancare e gli aveva lavato il pelo, che ora era morbido e profumato. Passò cinque minuti così, seduta con lo sguardo perso e grattando affettuosa le orecchie del compagno. Alla fine sbuffò e si preparò.

 

 

 

 

I primi ospiti aveva cominciato ad arrivare, ma di Eb ancora nessuna traccia. Mae cominciò a spazientirsi, sapeva che la figlia non amava le folle, però poteva fare lo sforzo di presentarsi ad accogliere gli ospiti. Mentre guardava per l'ennesima volta la porta che portava all'ala occupata dalle camere, sopraggiunsero il Signor Akashi e figlio. La donna abbandonò l'espressione corrucciata e sorrise gentilemente.

-Signor Akashi, che piacere fare la sua conoscenza.

L'uomo si chinò rispettoso e la salutò.

-Signora Akimura il piacere è tutto mio.

Senza scomporsi indicò il ragazzo al suo fianco.

-Mi permetta di presentarle mio figlio Seijuro.

Il giovane la osservò e fece una leggera riverenza.

-Signora Akimura.

-Piacere di conoscerti Seijuro.

Con eleganza fece un cenno gentile con il capo, poi si rivolse nuovamente al padre.

-Mi scuso per il ritardo di mia figlia, dovrebbe arrivare a momenti.

Infatti in quell'istante le porte laterali si spalancarono e nella sala entrò la ragazza con a fianco il Pastore. Tutti, compresa la madre, rimasero a guardarla avanzare in silenzio: era davvero molto bella.

Indossava un lungo abito indaco, aderente al busto e che scendeva morbido su fianchi e lungo le gambe finendo all'altezza delle caviglie. Le spalline ricadevano leggermente dalle spalle, lasciando libero il collo, adornato da un'elegante catena provvista di tanzanite taglio a giccia incastonata a griffs e con dei diamantini taglio brillante incastonati lungo un lato. Ai lobi portava due orecchini pendenti con anche lì incastonate tanzaniti a taglio brillante, senza però altre pietre a decorare. I capelli bianchi erano raccolti in una treccia che poggiava delicata sulla spalla destra e con un fiore lilla appuntato sul lato sinistro. Gli occhi d'argento fuso erano truccati finemente e con grazia e brillavano intensi, mentre scrutavano curiosi gli ospiti. I piedi erano coperti da un paio di scarpe con tacco basso nere. Sui polsi fini portava dei semplici bracciali d'argento.

Il cane di fianco a lei avanzava elegantemente, con la coda rilassata e la testa alta e lo sguardo fisso davanti e sé, mentre le orecchie ruotavano in tutte le direzioni, attente.

Ebony avanzò con sicurezza sorridendo e salutando con un cenno del capo i presenti, fino a fermarsi di fronte alla madre e ai due ospiti.

-Chiedo scusa per il ritardo mamma.

Si volse verso il Signor Akashi e fece una riverenza.

-Mi scuso anche con lei Signor Akashi, spero possa perdonare la mia mancanza.

L'uomo la trafisse con uno sguardo severo.

-Non si preoccupi Signorina Fairy.

Con un sorriso di ringraziamento spostò la sua attenzione sul coetaneo e un lampo infuocato attraversò i suoi occhi, ma lo sostituì immediatamente con un sorriso gentile.

-È un piacere vederti Sijuro, come stai?

Lui ricambiò il sorriso con uno sguardo di circostanza.

-Piacere mio Ebony, ti ringrazio per l'interessamento va tutto bene e tu?

-Molto bene grazie.

Mae intervenne gentilemente.

-Vedo che vi conoscete già.

La figlia fece un cenno di assenzo.

-Ho avuto piacere di conoscere Seijuro il primo giorno di scuola.

Negli occhi della donna passò un lampo di comprensione. Poi da dietro gli Akashi comparvero altri ospiti, così i due si congedarono, senza che prima i due giovani avessero tempo di lanciarsi delle occhiate fuoco-ghiaccio.

 

 

 

 

 

La serata sembrava non finire mai, per tutto il tempo Ebony non aveva fatto altro che parlare con uomini e donne di affari, economia e altre cose noiose. Aveva accettato qualche ballo con gli ospiti che più si avvicinavano alla sua fascia di età e aveva guardato la madre che volteggiava avvolta in un bellissimo abito dorato.

In quel momento le due donne stavano discutendo sul miglior tipo di allenamento per un atleta con il proprietario di un centro sportivo e delle ditte sempre legate al mondo dello sport. L'uomo era alquanto sorpreso della sua vasta conoscenza sull'argomento, lo sbalordì come riuscisse a trovare il giusto tempo di lavoro per ogni tipo di persona e disciplina e pian piano anche altri si unirono per ascoltare ciò che lei stava dicendo.

Tra di loro c'erano anche Seijuro e il padre che ascoltavano con la massima attenzione, soprattutto il ragazzo. Mentre Eb parlava alcuni fecero domande o affermazioni, a cui lei diede risposta senza esitare.

Dopo quella che sembrò un'eternità, finalmente le persone si sciolsero e tornarono a chiacchierare a gruppetti o a coppie. Il Signor Akashi si fermò a parlare con Mae, mentre i due figli ascoltavano educatamente senza degnarsi di uno sguardo.

-Seijuro, perchè non invita la Signorina a ballare?

Il Rosso guardò il padre poi rivolse uno sguardo accigliato e seccato alla Bianca, che lo ignorò.

-Balleresti con me Ebony?

Lei lo guardò e gli sorrise con gentilezza, accettando la mano che le tendeva. Senza parlare si fece condurre sulla pista, quindi si posizionò di fronte a lui. Delicatamente posò una mano sulla sua spalla mentre ammorbidiva il tocco dell'altra. Il cavaliere invece le cinse il fianco sinistro e le tenne sollevata la mano sul suo palmo, poi quando partì il nuovo brano la guidò per la pista.

Mentre si muovevano Ebony sentiva gli occhi freddi del ragazzo su di sé, ma facendo finta di nulla non lo degnò di uno sguardo.

-Te ne intendi parecchio di sport.

-Mio padre era un fanatico, mi ha insegnato molte cose.

-Era?

-È morto.

-In un misterioso incidente vero?

I fiammeggianti occhi d'argento di lei gli si puntarono addosso con un'intensità tale da rendergli difficile non distogliere lo sguardo.

-Perchè me l'hai chiesto se lo sapevi già?

-Volevo vedere la tua reazione.

Ebby inarcò un sopracciglio.

-Pensavi che mi sarei messa a piangere? Sono passati più di dieci anni.

-In realtà speravo di capire se avesse davvero avuto un incidente.

-Che intendi dire?

-Che tu c'eri.

-Di che stai parlando?

Lui la vece piroettare.

-Ho la sensazione che tu fossi con tuo padre quand'è morto.

-Mi spiace ma ti stai sbagliando.

Seijuro la strinse a sé.

-Davvero?

Gli occhi di Ebony erano due braci ardenti, più pericolosi delle fiamme dell'inferno.

-Non ti permetto di intrometterti nella mia vita in questo modo, non ne hai il diritto!

-Io posso fare quello che voglio, anche svelare i tuoi segreti.

-Perchè ti interessano tanto?

Il Rosso le rivolse uno dei suoi sorrisi sadici.

-Detesto non sapere le cose e poi così ti farai una ragione accettando il fatto che sono assoluto e che mi devi obbedire.

-Questo non accadrà mai!

Di nuovo i loro sguardi cozzarono e fecero scintille, cercando di predominare sull'altro. Quando finalmente la melodia finì, il ragazzo le fece l'inchino e un piccolo bacio a mano con sguardo beffardo, poi la lasciò. Lei rimase qualche secondo immobile, prese un profondo respiro per calmarsi e riprendere il controllo e tornò a dedicarsi con un sorriso agli altri ospiti.

Passò il resto della serata con una furia omicida in circolo, tenuta sotto controllo a stento. Fu un sollievo quando gli ospiti iniziarono a congedarsi e vedere finalmente il ragazzo uscire da casa sua.

Appena la porta si chiuse lasciò uscire un lungo sospiro e strinse i pugni.

-Che succede tesoro?

-Niente mamma. Scusa ma sono stanca vado a sistemarmi.

-Ebby?

La Bianca si avviò con passo pesante verso le camere, seguita da Cream e dalla madre preoccupata.

-Fermati! Si può sapere che cos'hai?

-Va tutto bene, lasciami stare.

Con furia raggiunse il bagno e prima che Mae potesse aggiungere altro chiuse la porta in faccia a lei e al povero animale che uggiolò stupito. Con un calcio si tolse le odiose scarpe e infilò i piedi tra i peli del morbido tappetino, poi si appoggiò con le mani al lavandino e guardandosi nello specchio ringhiò. Il soprammobile le restituì l'immagine di un paio d'occhi d'argento fuso accesi di rabbia. Senza distogliere lo sguardo si slegò i capelli e si tolse con forza il trucco. Quindi fece scorrere l'acqua fredda e vi immerse il viso, tenendolo sotto per qualche minuto. Svogliata si lavò i denti e uscì. Davanti alla porta c'era ancora la madre che l'aspettava impaziente, mentre il cane scodinzolò confuso.

-Allora?

La figlia strinse i pugni, facendo sbiancare le nocche.

-Lo odio!

-Chi?

-Akashi Seijuro! Mi da sui nervi.

-A me sembra un bravo ragazzo.

-Bravo ragazzo?! Quello è arrogante e manipolatore, dovresti vedere come si comportano con lui tutti i ragazzi e le ragazze della scuola, lo trattano come se fosse un imperatore!

-Hai conosciuto molte persone come lui, perchè adesso te la prendi tanto?

La donna cominciava a spaventarsi, non aveva mai visto la figlia in quello stato. Il viso era corrucciato e arrossato dall'ira, gli occhi grigi splendevano come non mai ed erano pieni di lacrime, che scendevano una dopo l'altra sulle guance. I capelli sciolti le circondavano il viso disordinatamente e alcune ciocche gocciolavano sulle punte. Teneva le braccia lungo il corpo irrigidito e tremante e le mani erano strette a pugno.

-Ti ricordi il primo giorno? Quando ci siamo incontrati gli ho negato la mia sottomissione, poi deve aver saputo di papà e adesso.....

Le lacrime si fecero più copiose.

-.....adesso pretende di intromettersi nella mia vita e riportare a galla tutto il dolore che ero faticosamente riuscita ad alleviare!

Il viso di Mae si indurì e il suo sguardo si oscurò.

-Che cosa?

-Deve aver fatto delle ricerche su di noi, perchè sa dell'incidente con papà. Ora è deciso a scoprire cosa è successo veramente. Il problema è che non lo fa solo per scoprire la verità, ma anche per riuscire a rendermi ubbidiente!

Strinse ancora più forte i pugni.

-Mi fa incazzare così tanto!

-Parlerò con il Signor Akashi.

-No.

La donna spalancò gli occhi.

-Ebony.....

-No mamma, è una questione tra me e Seijuro.

-Ma....

-Smettila! So cosa pensi: hai paura che possa allontanarmi e mi stupirei se non l'avessi. Ti prego però di lasciarmi fare, è una questione che ho bisogno di risolvere io.

Le due si guardarono negli occhi, la madre vedeva chiaramente il bisogno di combattere della figlia, ma aveva paura che entrando di nuovo in quel periodo l'avrebbero portata ad allontanarsi e a rivivere i dolori provati. Erano ancora troppo vivide in lei le notti passate nel letto della bambina tentando di calmarla dopo gli atroci incubi avuti.

-Non voglio perderti di nuovo.

-Per questo voglio vedermela con Seijuro, devo impedirgli di rovinare tutto!

La Scarlatta le si avvicinò e con dolcezza le baciò la fronte. La ragazza si godette quel tocco, poi asciugandosi le lacrime si chiuse in camera. Andò alla finestra e l'aprì, uscendo sul piccolo balcone. Fuori inspirò la fresca aria notturna e chiamando a sé Cream lo coccolò con dolcezza, poi tornò in camera più calma e dopo essersi messa in pigiama si sdraiò al calduccio sotto le coperte.

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Capitolo 5
*** Strategia ***


Mentre tornava a casa quella sera, Seijuro si ritrovò a riflettere su quanto accaduto.

In tutta la sua vita non aveva mai visto uno sguardo tanto acceso, persino lui aveva faticato a sostenerlo e la cosa lo infastidiva. Solitamente quando parlava le persone ubbidivano con sguardi sottomessi, ma quella ragazza lo aveva fissato come volesse bruciarlo tra le fiamme degli inferi. Detestava non sapere le cose, per lui era essenziale conoscere ogni debolezza di chi osava intralciarlo e quindi avrebbe scavato a fondo sulla questione. Il fatto che la giovane si fosse messa sulla difensiva voleva dire che si avvicinava all'obbiettivo e che le sue deduzioni fossero, come sempre, giuste.

C'era però un'altra cosa che non capiva: le reazioni di Ebony ai contatti fisici. Quando l'aveva stretta a sé durante il ballo, aveva avvertito un leggero brivido percorrerla, un lieve irrigidimento e un lampo di qualcosa nei suoi occhi, una specie di paura o insicurezza. Ricordava bene la prima volta che si erano incontrati, era successo qualcosa di simile e sempre per un contatto tra i loro corpi. Forse era solo un'impressione, ma aveva la netta sensazione che la ragazza temesse il contatto fisico. Per esserne più sicuro doveva verificare se anche con le altre persone accadeva lo stesso, quindi doveva assolutamente attuare una strategia.

Preparati Fairy Ebony, carpirò ogni tuo segreto in un modo o nell'altro!”

 

 

 

 

 

Erano passate un paio di settimane dalla festa, ma i due ragazzi ormai ogni volta che si incrociavano per i corridoi facevano scattare scintille e chiunque si trovasse nella vicinanze si zittiva terrorizzato. Anche le amiche della ragazza notarono l'accrescere della tensione tra i due e iniziarono a preoccuparsi. Più volte tentarono di farsi spiegare che cosa stesse succedendo, ma la compagna era diventata una tomba, schiva e silenziosa con uno sguardo ancora più penetrante. Oltre a questo aveva anche iniziato ad essere carica di impegni dopo la scuola, che le impedivano di trovare il tempo per andare a trovare Tetsuya. Aveva a malapena il tempo per scaricare le energie facendo sport e per portare a spasso Cream.

Poi finalmente ebbe la prima lezione di ginnastica. Le prime settimane non l'aveva fatta perchè la madre non lo riteneva necessario, tuttavia il giorno precedente era riuscita a convincerla. Avrebbero fatto lezione in coppia con un'altra classe di prima e lei era curiosa di sapere quale fosse. Le amiche le avevano spiegato come funzionava educazione fisica in Giappone e la cosa la interessava.

-Con che classe faremo lezione?

La ragazze si stavano cambiando in spogliatoio e quando face la domanda scese il silenzio.

-Che c'è?

-I nostri compagni sono della classe di.....

Hono esitò e guardò le altre, mentre negli occhi di Ebony si accendeva un bagliore di comprensione.

-Akashi Seijuro?

Le altre si limitarono ad annuire. Eb sospirò e si infilò la maglia da ginnastica, la sistemò bene sopra i pantaloncini e battè le punte delle scarpe a terra.

-Andiamo?

Uscirono dalla porta e si avviarono verso le palestre.

Nella sala c'erano già alcuni ragazzi intenti a chiacchierare e a fare dei passaggi con il pallone. Mentre entravano un ragazzo davanti a loro mancò la palla che volò dritta verso una delle compagne intenta a parlare. I giovani tentarono di avvisarla, ma quando si accorse del pericolo la ragazza aveva ormai il pallone a poca distanza dal viso. All'ultimo momento però qualcosa colpì la sfera, che sparò come un proiettile contro la parete di fronte. Ciò che l'aveva deviata era un pugno di Ebony, che con precisione millimetrica l'aveva presa proprio mentre era a un soffio dal naso dell'altra. Il pallone rimbalzò contro il muro e tornò indietro con forza. La ragazza era ancora sbilanciata in avanti, ma senza sforzi la prese accompagnandola con i polpastrelli delle dita e la fermò. Ruotò la mano e la lanciò, facendole seguire una parabola che la portò direttamente tra le mani di uno dei ragazzi.

-Cercate di stare più attenti.

Tutti la guardavano esterrefatti, mentre la vittima si lasciava cadere a terra.

-G-grazie.

La Bianca sorrise e le tese la mano aiutandola a rimettersi in piedi.

-Di nulla.

Da dietro la sua schiena arrivò una voce ben nota.

-Ottimi riflessi.

Il volto della giovane tornò serio e lentamente si girò verso Seijuro.

-Semplice istinto.

-L'istinto può farti fare grandi cose, tuttavia l'esperienza è sicuramente migliore.

-Non ho fatto nulla di eccezionale.

Il ragazzo inarcò un sopracciglio.

-Attraversare parte della palestra con uno scatto che farebbe impallidire anche il campione mondiale. Colpire una palla che procede a una certa velocità proprio mentre sta per ferire la faccia di una ragazza. Scagliarla come un proiettile contro il muro, prenderla al volo mentre sei sbilanciata e lanciarla tra le mani di una persona senza nemmeno guardarla. A me tutto questo non sembra una cosa normale.

-Con il giusto metodo di allenamento chiunque lo può fare, persino tu.

Il Rosso strinse gli occhi gelido.

-Che stai insinuando?

Lei gli sorrise beffarda.

-Oh ti prego, non prenderlo come un insulto, ma un grande imperatore come te di sicuro sarebbe perfettamente in grado farlo.

-È una sfida?

La ragazza sbuffò.

-Detesto le sfide.

-Sei solo una codarda.

-Il vero codardo sei tu Seijuro. Hai talmente tanta paura di perdere e di capire ciò che ti circonda che ti nascondi dietro alle vittorie e alla perfezione, ma dovresti sapere che nessuno è perfetto e non lo sarà mai!

-L'assoluto è perfetto.

-Come lo sai?

-Perchè ha sempre ragione.

-Avere ragione non significa essere perfetti!

Prima che la lotta potesse andare oltre, furono interrotti dall'entrata del docente.

-Allora ragazzi ci siete tutti?

Le classi tirarono un sospiro di sollievo. Il professore confuso alzò lo sguardo dal registro e notò i due sfidanti.

-Oh ecco, tu devi essere Fairy Ebony, dico bene?

La diretta interessata lanciò un ultimo sguardo infuocato all'altro, poi si girò e con un sorriso si avvicinò al maestro.

-Sì Signore, è esatto.

-Se non sbaglio sei la figlia del Dottor Fairy Gregory. Come sta? Ho avuto la fortuna di conoscerlo quindici anni fa circa, una persona davvero fantastica.

-È morto.

L'insegnante sgranò gli occhi.

-Mi dispiace non volevo......

-Non si preoccupi è successo molti anni fa.

-Com'è successo?

-Un incidente.

-Dev'essere stata dura.

-Lo è sempre.

L'insegnante annuì, poi battè le mani.

-Bene ragazzi, oggi andremo fuori a fare atletica!

I ragazzi brontolarono svogliati e lentamente seguirono fuori il docente. Ebony si ricongiunse alle amiche e scosse i capelli per togliersi dei ciuffi dagli occhi.

Mentre la coda della ragazza ondulava, gli occhi di Seijuro, che si trovava pochi passi dietro di lei, furono catturati da un segno sul suo collo.

Nella metà destra a circa 2 cm sopra l'altezza della spalle, c'era una leggera striscia bianca che scendeva poi sotto la maglia.

Guardandola con attenzione il ragazzo capì che si trattava del principio di una cicatrice, sia dal colore che dalla forma irregolare e sporgente.

Che stai nascondendo?”

Il suo interesse per la ragazza salì ancora di più.

 

 

 

 

 

 

Fu una lezione stupenda per Ebony, in quelle due ore ebbe la possibilità di scaricarsi lasciando campo libero alle gambe e alla mente. Sapeva di avere costantemente su di sé lo sguardo attento del Rosso, ma a parte l'incidente all'inizio non gli diede la soddisfazione di capire a che livello fosse e come lavorasse il suo cervello. Tutto ciò che gli mostrò fu una passione smisurata per lo sport: i suoi occhi non smisero un momento di brillare come stelle e il sorriso non abbandonò il suo volto.

Spazientito l'Imperatore chiamò uno dei compagni e gli sussurrò qualcosa. Il giovane sgranò gli occhi e lo guardò di sottecchi, ricevendo un'occhiata gelida in risposta.

Come se nulla fosse il ragazzo si avvicinò a Ebony da dietro, mentre la Bianca rideva con le amiche. Con una finta inciampò e cadde in avanti finendo addosso alla giovane e abbracciandola come per rimanere in piedi. La reazione fu immediata: gli occhi fusi si spalancarono di colpo sorpresi mentre barcollava in avanti, il cuore accelerò i battiti e il corpo si irrigidì. Un flash le attraversò la mente e il cervello entrò in azione. Perdendo la cognizione del proprio corpo la ragazza lasciò campo libero all'istinto: afferrò le braccia del compagno e lo fece ruotare in modo da atterrarlo, gli piegò le braccia sul petto e vi si sedette sopra.

Nessuno fiatava mentre la vittima guardava terrorizzata gli occhi della giovane. L'argento era sparito dallo sguardo, sostituito da un grigio piombo solido, impenetrabile e vuoto. Ebony era completamente sparita, lasciando un semplice fantoccio senz'anima.

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Capitolo 6
*** 8 Mesi ***


SALVEEEEEE!!!!!! Scusate il ritardo, ma ho davvero avuto un sacco di cose per la testa tra scuola, lavoro e concorsi, quindi vi prego: PERDONATEMIII!!!!!!!! Il cappy che state per leggere non ha descrizioni dettagliate, è una specie di “riassunto” veloce, giusto per farvi capire la situazione, più avanti avrete sprazzi più precisi. Spero riusciate a capire quello che racconto, sennò fatemelo sapere ok?????

Buona lettura ;)

 

 

 

 

 

 

 

Era una giornata speciale per la piccola Ebony. Quattro mesi prima, il giorno del suo sesto compleanno, il padre le aveva dato una busta. Dentro c'era un bel biglietto scritto da lui, in cui le diceva che l'avrebbe portata a vedere la sua prima partita di basket: la finale del campionato.

Finalmente il grande giorno era arrivato e la piccola non stava più nella pelle, continuava a correre per la strada avanti e indietro, ridendo come una pazza e guardando con occhi sgranati i tifosi che si avviavano allo stadio. Il padre faceva fatica a frenarla e tutte le volte che la figlia gridava il nome della squadra che andavano a tifare con quella sua vocina, non resisteva dallo scoppiare a ridere.

Aveva scelto di andare a piedi per permettere alla bambina di vivere l'emozione di tutte quelle persone unite e perchè sapeva che in macchina avrebbe fatto un bel macello.

Stavano percorrendo una strada tranquilla quando all'improvviso comparve un furgone nero dai finestrini oscurati. Stincò vicino al marciapiede proprio al loro fianco e scesero degli uomini coperti da cappucci. Uno di loro prese la bimba che stava camminando qualche passo davanti al padre, mentre altri due bloccavano l'uomo. Lui tentò di liberarsi e di raggiungere la figlia, tuttavia i rapitori glielo impedirono. Caricarono la coppia sul furgone e con una sgommata sparirono. I pochi testimoni presenti avvertirono immediatamente la polizia, che si mise subito in movimento. Per prima cosa fu avvertita la Signora Fairy, che era rimasta a casa a sbrigare delle questioni lavorative. La donna, non appena seppe dell'accaduto, chiamò degli amici fidati e li mise al lavoro, decisa a ritrovare immediatamente le persone a lei care.

 

 

 

 

 

Ebony non aveva idea da quanto fossero in viaggio, appena portati di peso nel veicolo le avevano messo un cappuccio in testa e avevano preteso il silenzio. Non che avesse intenzione di parlare, tuttavia voleva sentire la voce del suo papà.

-Papi?

Subito ricevette uno schiaffo attraverso la stoffa.

-Taci mocciosa!

Un movimento brusco la colpì leggermente al braccio.

-Non toccarla dannato!

-Fai silenzio anche tu dottore, o le farò ancora più male!

Un altro schiaffo le prese il viso, poi scese un silenzio carico di rabbia mentre la piccola piangeva.

Viaggiarono per quelle che sembravano ore, diretti chissà dove, senza soste e con i muscoli sempre più indolenziti a causa della posizione scomoda.

Quando si fermarono la piccola era esausta, aveva passato tutto il viaggio a piangere in silenzio e a tentare di cambiare posizione di tanti in tanto, ma non era riuscita a trovare sollievo. Senza troppe cerimonie li tirarono in piedi e li trascinarono lungo una strada di campagna, poi entrarono da qualche parte e dopo alcune svolte e aprimenti di porte, si fermarono e tolsero loro le corde e i cappucci.

Si ritrovarono in una stanza spoglia, con le pareti rovinate e vecchie. Aveva un soffitto molto alto e su una parete c'era una finestrella dai vetri sporchi da cui entrava luce appannata.

Contro una parete c'era un letto malconcio e rotto, quasi a centro stanza si ergeva una sedia coi braccioli di legno e nell'angolo alla loro sinistra era piazzata una gabbia.

Prima che padre o figlia potesse muoversi uno degli uomini prese la piccola per i capelli e la trascinò verso la gabbia, dove la costrinse a entrare, mentre altri due portavano l'uomo alla sedia e ve lo legavano sopra. Quando furono sicuri che non potevano scappare, uscirono dalla stanza e chiusero la porta a chiave.

 

 

 

 

Erano passati otto mesi da quando Ebony e il padre erano prigionieri di quegli uomini. Ogni mese si erano spostati, stando attenti a non lasciare la minima traccia e sebbene sapevano di essere ancora in America, i due non avevano idea di dove si trovassero.

Anche il perchè del loro rapimento rimaneva un mistero per loro, mistero a cui avevano dato sempre meno importanza, impegnati com'erano a sopravvivere e resistere alle torture continue.

Dopo due mesi la piccola Eb aveva smesso di piangere, parlare, urlare o supplicare, il suo viso pieno di vita si era spento e rabbia, paura, dolore si erano impossessati del suo essere, mentre la mente e il corpo entrarono in uno stato di tensione continua. Aveva cominciato a capire le ore osservando la quantità di luce che penetrava dalle finestrelle sporche, le abitudini degli uomini e pian piano il suo cervello aveva iniziato a “spaccarsi”.

Bastava che guardasse una persona e ne capiva le intenzioni prima che muovesse un muscolo. In base a quello la sua mente creava all'istante una strategia, ma essendo una bambina si trattava per lo più di mordere nel momento giusto, sgusciare via dalle mani o tirare pugni e calci,....

Grazie all'aver capito le abitudini degli uomini, appena arrivava l'ora, faceva un cenno al padre e insieme si preparavano al dolore. Durante i momenti in cui erano da soli, l'uomo le raccontava delle storie, o semplicemente le parlava, così da distoglierle la mente da quanto stava succedendo.

Poi però accadde l'irreversibile: il giorno del suo settimo compleanno, la sua mente si sgretolò.

Come al solito all'ora stabilita gli uomini entrarono nella stanza, quel giorno erano in tre: due andarono alla sedia e si prepararono a torturare il padre, mentre il terzo andò alla gabbia.

Ebony si strinse al fondo e tentò di allontanarsi il più possibile dalla mano che l'altro aveva proteso verso di lei, nel tentativo di prenderla. Dovette allungarsi parecchio per riuscire a sfiorarla e quando lo fece lei lo addentò con forza, facendolo gridare dal dolore, la rabbia e la sorpresa. La piccola non mollò la presa, finchè non si sentì strappare con forza in avanti, allora lo lasciò e approfittando del momento sgattaiolò fuori e corse verso il padre. Lui, libero dalle corde, riuscì a liberarsi dei due e le andò incontro, la agguantò e si accovacciò a terra, facendole da scudo con il corpo. Gli uomini irati iniziarono a tempestarlo di pugni, frustate, calci, mazzate,...... L'uomo senza un gemito rimase immobile sulla figlia, mentre il suo sangue le scorreva sul viso come lacrime rosse. L'aspetto del padre era orribile: le guance scavate e il viso pallido, gli occhi sporgenti e i capelli scompigliati e rovinati dal troppo tempo senza poterli lavare. Il corpo debole era magro come un chiodo, con le costole sporgenti e gli abiti laceri erano ormai troppo larghi. Il respiro era debole e rantoloso, probabilmente aveva anche la febbre dovuta alle infezioni e iniziava a perdere lucidità.

Alla fine, stanchi di prenderlo a pugni senza alcun risultato, uno di loro afferrò un pugnale e lo calò sull'uomo, più e più volte, finchè non si ritrovò completamente zuppo di sangue.

Intanto la piccola aveva sgranato sempre di più gli occhi sentendo il padre farsi sempre più pesante su di lei. Quando smise di respirare lo scrollò mugugnando e tentò di svegliarlo. Vedendo che non lo faceva, tutti i sentimenti che aveva tenuto a bada fino a quel momento fuoriuscirono e si impossessarono del suo corpo. La sua coscienza si rintanò in fondo alla mente, piena di dolore, rabbia e terrore, mentre una calma glaciale prendeva il controllo e una furia omicida si propagava in lei.

Tutto si fece chiaro come il sole: ogni suono, ogni colore, ogni odore. I suoi occhi spenti si fecero grigio piombo e lo sguardo salì verso i suoi aguzzini. Vide un lampo di esitazione e paura attraversare i loro volti mentre la guardavano, ma si riebbero subito e una volta spostato il cadavere del padre furono su di lei.

Il giorno dopo, dopo lunghe ricerche e svariati fallimenti, finalmente la madre li ritrovò. L'FBI irruppe nel covo dei criminali e li mise in manette, trovarono il corpo senza vita del dottore seppellito in una semplice fossa e in una stanza spoglia ma sporca di sangue incontrarono la bambina.

Nemmeno i medici osarono avvicinarsi, la piccola se ne stava in un angolo, in piedi, con sguardo vuoto e inespressivo e a qualsiasi rumore o movimento scattava, posando i suoi occhi privi d'anima sull'interessato e minacciando chi tentava di andarle vicino con il linguaggio del corpo. Appena seppe che la figlia era viva, Mae si precipitò sul posto e corse nella camera, bloccandosi però sulla soglia.

-Che...significa?

Al suono della sua voce il grigio piombo la penetrò guardingo e un medico presente la accompagnò fuori dalla stanza.

-Cos'è successo alla mia bambina?

-Il suo cervello deve aver subito uno shock e aver “portato” la coscenza in un luogo sicuro. Se ce lo permette, vorremmo il suo permesso per spararle un sonnifero. Non garantisco nulla, ma col tempo sua figlia dovrebbe tornare in sé.

-Un sonnifero? È proprio necessario? Posso provare ad avvicinarla io? Sono sua madre dopotutto, non dovrebbe esseresi dimenticata di me!

L'uomo esitò un momento evitando di guardarla, poi incrociò i suoi occhi.

-Credo che in questo momento sua figlia la consideri una perfetta estranea, mi dispiace.

La donna si portò le mani alla bocca e pianse, quindi tornò nella stanza. Di nuovo fu investita da quello sguardo vuoto ma attento. Il medico aveva ragione, la bambina davanti a lei non era la creatura che aveva amato, ma un corpo senz'anima, spezzato dalla sofferenza. Non facendocela più chiuse gli occhi e si accasciò a terra, quindi col capo annuì. Un attimo dopo sentì un suono leggero e un tonfo, quando sollevò lo sguardo appannato vide il corpicino della bambina a terra privo di sensi.

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Capitolo 7
*** Ti Prego ***


Gli occhi grigio piombo lo tenevano intrappolato nella loro morsa senza concedergli alcuna via d'uscita. Dopo aver atterrato il compagno, aveva seguito lo sguardo che il poverino aveva lanciato verso di lui e si era alzata per posizionarglisi proprio di fronte. Ora se ne stavano lì, a fissarsi negli occhi circondati dalle classi che se ne stavano in silenzio a guardarli e con il docente che non sapeva bene cosa fare.

Seijuro era paralizzato, mai prima d'ora aveva visto uno sguardo simile, così vuoto ma attento, di una calma terrificante.

In quel momento seppe che ciò che lo spaventava di più non era perdere o l'ira del padre, no, era quella ragazza. Sin da piccolo aveva avuto paura dello sguardo severo del Signor Akashi, ma ora si rendeva conto che gli occhi dell'uomo non erano nemmeno paragonabili a quelli di Ebony.

Quelli del suo vecchio erano fermi, severi e pieni di aspettative, quelli della giovane erano penetranti, calmi, attenti, ma senza mostrare una vera e proria emozione. Erano occhi che sembravano aver conosciuto l'inferno.

 

 

 

 

 

 

Stava accadendo di nuovo, esattamente come dieci anni prima la sua coscienza era sprofondata in un luogo sicuro, lontano da tutto e l'istinto aveva preso il sopravvento. Tutto per colpa di quello stupido di Seijuro, che aveva pensato bene di farle uno “scherzo”. Avrebbe voluto urlargli contro di lasciarla in pace e di smetterla di tentare di far riaffiorare il passato. Già era difficile per lei vivere una vita normale, ma se in più ci si metteva lui a complicare tutto.....

Ricordava bene la sensazione che aveva provato anni prima, tutto era offuscato, confuso. Sapeva che c'era qualcuno intorno a lei ma non sapeva chi fosse. Aveva sentito la voce di una donna, ma non l'aveva riconosciuta, per la piccola Eb tutto era un nemico e al primo movimento sospetto doveva difendersi. Provava rabbia, paura, un grande dolore e aveva la sensazione che le fosse stato tolto qualcosa di prezioso, ma non riusciva a capire cosa. La sua mente era completamente in balia a un vortice, si era trasformata in una specie di animale, dove è l'istinto a governare e la coscienza è solo qualcosa da proteggere. Il dolore che provava era tutto interno e psicologico, non fisico. Da quel lato non sentiva nulla, come un uovo, c'era una parete esterna che proteggeva l'interno senza poter provare alcun male. Inoltre oltre che spegnere i sensi fisici legati al dolore, il suo corpo acuiva tutti gli altri: i suoi occhi non perdevano un solo movimento intorno a lei, gli odori la avvolgevano, i suoni le dicevano dov'era cosa e il tatto la avvertiva del cambiamento degli elementi e dell'energia emanata dai corpi.

In quel momento tutti i sensi fisici stavano mutando, pronti a difendere e la coscienza si stava “addormentando”, ma lei non poteva permetterlo, non dopo aver lottato così tanti anni. Sapeva cosa spezzava il guscio, così fece uscire tutta la sua rabbia. I sensi tornarono lentamente ai livelli normali e la sua mente lasciò uscire la coscienza, si sentì scaldare tutto il corpo, come fiamme che si accendono e si propagano.

 

 

 

 

 

 

Gli occhi della ragazza stavano cambiando, pian piano tornarono infatti del colore naturale. L'argento liquido lo avvolsero con furia e rabbia, acceso da fiamme incandescenti, che sembravano pronte a divorarlo. Il ragazzo rabbrividì, ma non diede a vedere il suo disagio, non poteva, non accettava di non poter fare nulla contro di lei, non era nella sua natura.

Chi diavolo è questa ragazza?”

Quella giovane doveva aver passato un momento davvero difficile per arrivare a comportarsi così. Era finito in una situazione complicata, sebbene il punteggio fosse a suo favore, sapeva che stava combattendo una guerra che non poteva vincere. Tuttavia entrambi sapevano che sarebbe andata avanti, sebbene si capisse che a Ebony la cosa non piaceva affatto.

Un misterioso incidente, una reazione al contatto fisico, un rifiuto alla sottomissione. Lentamente i tasselli vanno al loro posto e la storia di quella ragazza prende forma.”

 

 

 

 

 

 

Quando Ebony si sentì di nuovo presente sbattè gli occhi e si girò verso il compagno a terra.

-Scusa se ti ho fatto male, mi hai spaventata e ho reagito senza pensare.

Gli tese la mano e lo aiutò ad alzarsi.

-Non è nulla, mi spiace di averti spaventata.

La ragazza si avvicinò al docente.

-Mi scusa, le spiace se vado a rinfrescarmi?

-N-no vai pure.

-Grazie.

Fece l'inchino e si allontanò.

-Su ragazzi torniamo alla lezione!

Akashi la guardò camminare e decise di parlare con lei. Lasciò passare qualche istante, poi chiese anche lui di andare a bere. Si diresse verso il retro della scuola dove c'erano i rubinetti e si fermò appena dietro l'angolo, si sporse leggermente e osservò la ragazza. Ebby aveva sciolto i capelli e stava appoggiata al lavello. Doveva essersi bagnata il viso perchè le punte dei capelli gocciolavano e luccicavano e anche il viso era umido. L'acqua scendeva ancora dal rubinetto aperto, ma lei la ignorava. Alcuni ciuffi le coprivano leggermente il lato del viso, ma il Rosso capì che la ragazza stava piangendo. Le lacrime scendevano lentamente lungo le guance e si confondevano con le gocce, tuttavia non poteva nascondere il sussulto del corpo tutte le volte che tentava di nascondere un singhiozzo. Notò anche che si era tolta il braccialetto d'oro che portava sempre e che lo teneva stretto in una mano, mentre con l'altra stringeva forte il bordo del lavandino. Dopo qualche istante la Bianca si lasciò scivolare a terra, continuando a tenere il bordo del lavello con una mano, mentre quella con il bracciale se la strinse al petto.

Dopo averla osservata qualche altro secondo, Akashi si mosse lentamente verso di lei.

Quando avvertì la presenza del compagno, Eb alzò di scatto lo sguardo, sorpresa e costrinse il Rosso a fermarsi di colpo. Con lei era abituato a uno sguardo infuocato e indomito, ora invece vedeva solo dolore e angoscia. Rapidamente la Bianca si asciugò il viso, si alzò, chiuse il rubinetto e tornò quella di sempre.

-Che cosa vuoi?

-Stavi piangendo?

Gli occhi della ragazza scintillarono minacciosi.

-Ti ritieni soddisfatto della cosa?

Seijuro incrociò le braccia e fece un mezzo sorriso.

-Scoprire i punti deboli dell'avversario fa parte della strategia di gioco.

Eb lo raggiunse a grandi passi e si fermò a un soffio dal suo viso, rimase semplicemente a fissarlo per qualche istante, poi con calma gli ringhiò contro.

-Non permetterti di trattarmi come se fossi un giocattolo. I bambini come te dovrebbero sapere che rischiano di bruciarsi se giocano col fuoco.

Lasciò passare ancora un paio di secondi per far passare bene il messaggio, poi fece per andarsene. Non fece in tempo a fare due passi che Akashi la prese per il polso, la fece ruotare e la spinse contro il muro, per poi bloccarle le vie di fuga con le mani.

Interdetta Ebby rimase a fissarlo sorpresa.

-Perchè non ammetti la sconfitta e basta? Scoprirò comunque quello che ti è successo.

-L'unica cosa che scoprirai è che mio padre è morto in un incidente!

Il Rosso le si fece più vicino. Il corpo della giovane si irrigidì, il cuore battè più rapido e i pugni si strinsero. Seijuro notò la reazione e sorrise soddisfatto, mentre emozioni nascoste si facevano strada negli occhi d'argento.

-....lasciami in pace...

La frase uscì dalle labbra della ragazza tramite un delicato sussurro, come se quelle stesse parole si potessero spezzare da un momento all'altro.

Lentamente il sorriso si spense, Seijuro si era aspettato una leggera insicurezza mischiata a fastidio e furore, non una preghiera profonda e dolorosa. Paura, rabbia, tristezza, angoscia, quei sentimenti riempivano come un vortice il liquido argenteo di fronte a lui.

-.....ti prego...

D'improvviso gli fu impossibile muoversi, conosceva la morte solo tramite la malattia della madre, che l'aveva portata via lentamente, ma di fronte a Ebony sembrava che non sapesse nulla. Come un robot si allontanò dalla ragazza e la guardò mentre si rilassava completamente. Poi, senza preavviso, lei lo guardò e gli sorrise, grata, infine lentamente tornò alla lezione, con lo sguardo di lui sulla schiena.

Altro che incidente, scoprirò ciò che è successo e farò chiarezza sul tuo passato Fairy Ebony! Costi quel che costi!”

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Capitolo 8
*** Silver Dragon ***


-Avanti piccola, vieni fuori dalla gabbia, vieni a giocare.

La bambina, tremante, si strinse ancor di più contro il muro dietro di lei, il più lontano possibile da quella voce mielosa. Poi un'immensa mano si protese in avanti e le si avvicinò minacciosa. Le dita callose la presero per la caviglia e la trascinarono verso l'uscita. La piccola gridò e scalciò, tentando invano di togliersi di dosso quelle mani, ma alla fine fu fuori, vulnerabile.

L'uomo la prese e la portò verso il letto, sotto lo sguardo terrorizzato del padre. La mise giù e sempre senza lasciarla andare cominciò a toccarla e ad accarezzarla, godendosi i suoi mugolii. Dopo qualche istante sentì il coso muoversi nei pantaloni del carceriere e il suo respiro farsi pesante....poi la scena cambiò. Non erano più lei bambina e l'uomo a essere sdraiati sul letto, ora erano lei e Seijuro e c'era qualcos'altro oltre la paura, qualcosa che le impediva di allontanare da sè il ragazzo. Anche lui era diverso, non era il giovane che conosceva, ma era quello delle foto, con uno sguardo calmo e gentile. Sentiva che le proprie mani stringevano il tessuto della maglia di lui intorno ai fianchi con rigidità, mentre i suoi occhi erano ancorati a quelli rossi di lui, in attesa. Dolcemente il giovane le sorrise e con una mano le carezzò delicatamente il viso. Poi pian piano si chinò e avvicinò le labbra alle sue, sussurrandole qualcosa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ebby si svegliò di colpo col fiatone e il corpo sudato e tremante, mentre le immagini sfrecciavano ancora vivide nella sua mente. In fretta si tolse le coperte di dosso, si alzò e uscì in balcone. Prese un bel respiro e tentò di calmarsi. Era ancora notte fonda, ma sapeva che non sarebbe più riuscita ad addormentarsi. Ormai era dalla lezione di ginnastica che faceva quel sogno e tutte le volte rimaneva a riflettere sulle parole di lui, confusa. Sapeva che il sogno era un messaggio che diceva che le cose non erano più come prima e che stavano cambiando, ma perchè scegliere Seijuro? In fondo loro due non avevano fatto altro che litigare sin dall'inizio. Con uno sbuffò rientrò e si rimise a letto, senza però riprendere sonno.

Il giorno dopo a scuola le fu del tutto impossibile concentrarsi. Sentiva la testa pesante e il corpo stanco e spesso i docenti dovettero richiamarla, tra lo stupore di tutti. Durante la pausa le amiche tentarono di convincerla ad andare a casa, ma lei si rifiutò, preferiva soffrire in aula che dare spiegazioni alla madre. Anche dopo la scuola, sapendo che la madre non era a casa, rimase a studiare per un'oretta, cercando di recuperare. Alla fine dovette rinunciare, così raccolse le proprie cose e uscì dalla scuola. Stava attraversando il cortile quando notò del movimento vicino alle palestre, si fermò e vide alcuni giocatori di basket entrare per l'allenamento, lasciando la porta aperta. Curiosa si avvicinò di soppiatto e rimase a guardare di nascosto. All'interno i ragazzi erano divisi in diversi gruppi: c'era chi correva, chi si allenava nei tiri, chi nei salti,... Mibuchi stava seguendo il gruppo nei tiri, col suo solito fare materno, Kotaro invece stava parlando con un ragazzone grande e grosso che continuava a mangiare, mentre Akashi se ne stava a bordo campo parlando con il coach. Rimase a guardare con attenzione per parecchi minuti, poi in un angolo notò un giocatore che se ne stava in disparte. Aveva i capelli che gli coprivano completamente gli occhi, ma quello che la rese attenta era la sua aura, era....vuota, immotivata. Se ne stava seduto leggendo un libro e senza preoccuparsi degli altri. La ragazza lo osservò con calma, poi, stanca, andò a casa.

Fu una settimana orrenda. Ebbe gli incubi praticamente ogni notte, non riusciva a concentrarsi a dovere e dovette subirsi un paio di attacchi da parte del Rosso.

Quando finalmente arrivò il finesettimana era distrutta e decise di cambiare aria e uscire.

Dato che era una calda giornata indossò una maglia leggera a maniche corte, pantaloncini in jeans neri, legò i capelli in una coda alta e prese la borsa dall'armadio. Ci mise l'occorrente per il viaggio, agguantò collare e guinzaglio da sotto il letto, li mise a Cream, aprì la scarpiera e prese il suo paio di scarpe sportive preferito. Una volta che fu pronta scese all'entrata e salutò la cameriera, quindi si avviò. Sin da quando era arrivata era uscita si e no un paio di volte con le amiche e non erano andate in posti particolari, quindi non conosceva ancora praticamente nulla del Giappone. Approfittò dell'occasione per guardarsi attorno e imparare qualcosa sulla città e sui mezzi di trasporto. Sapeva dove voleva andare così prese la metro e si godette il tragitto, con Cream che continuava ad annusare in giro entusiasta. Una volta scesa si guardò un momento attorno per fare mente locale e con calma si mise in marcia. Passò lungo una strada piena di negozi e locali e finalmente raggiunse la destinazione. Rimase ferma qualche istante, sperando che colui che cercava fosse lì, ma dato che sapeva che al Rakuzan c'era allenamento anche nei weekend, mise decisa la mano sulla porta e spinse.

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli allenamenti stavano andando avanti già dalla mattina presto, ma i ragazzi non sembravano farci caso, anzi con la vittoria appena conquistata erano ancora più motivati.

Riko guardava soddisfatta i ragazzi che ci davano dentro e intanto pensava a nuovi tipi di allenamenti.

La quadra stava per concludere un'azione quando un missile bianco sfrecciò all'improvviso attraverso il campo per andare a fare le feste al piccolo Numero 2. Kagami, famoso per la fobia dei cani, stava per concludere a canestro quando l'animale gli passò a un soffio dalle gambe e mettendo in fallo un piede cadde malamente. Tutti si fermarono e guardarono stupidi il pastore che faceva le feste al cagnolino grande la metà di lui come se nulla fosse.

-Cream!

Da fuori li raggiunse una voce femminile e sentendola il cane fece dietro front e saltellò allegro verso una ragazza che si era affacciata alla porta. Quando l'ebbe raggiunta lei gli diede dei colpetti sul naso con un dito e gli disse qualcosa in inglese, subito l'animale si calmò e si mise a cuccia di fianco all'entrata. La giovane si rialzò e guardò la squadra.

-Chiedo scusa per l'intrusione, spero che nessuno si sia fatto male...

Tutti si voltarono a guardare Taiga ancora sotto shock.

-S-Sto bene.

Il gruppo ridacchiò, mentre il capitano si avvicinava all'ospite.

-Possiamo fare qualcosa per te?

-Sto cercando Kuroko Tetsuya, ho bisogno di parlargli.

I ragazzi si voltarono stupiti verso il ragazzo che stava aiutando l'amico ad alzarsi, ma che si bloccò non appena si sentì nominare e che quando si girò verso l'entrata trovò due occhi d'argento liquido che lo studiavano attenti.

-La conosci Kuroko?

-No.

Eppure lo guardava fisso, senza il consueto stupore di chi lo “vedeva” per la prima volta, lei sapeva che era lì.

Lui rivolse un'occhiata alla coach, che dopo un momento di esitazione e diffidenza gli fece un cenno affermativo. Tetsuya recuperò asciugamano e bottiglietta e seguì fuori la ragazza.

 

 

 

 

 

 

 

 

-Non sapevo sarebbe venuta in Giappone.

Tutti guardarono Kagami.

-Che vuoi dire? La conosci?

Lui scosse la testa.

-Non ci siamo mai parlati, ma l'ho già vista giocare.

-Che sport pratica?

Stavolta la Tigre sorrise feroce.

-Non si limita a un solo sport, ne pratica diversi, ma quello che preferisce è il basket ed è in assoluto una delle migliori, sono sicuro che terrebbe testa anche alla “Generazione Dei Miracoli”.

I suoi occhi ebbero un brillio.

-Si chiama Fairy Ebony, ma in America è conosciuta come “Silver Dragon”, anche se ho sempre avuto l'impressione che non avesse mai dato il massimo.

Nessuno fiatò, rimasero invece un momento in silenzio a guardare la porta, chiedendosi cosa volesse da Kuroko quella misteriosa ragazza, poi frastornati tornarono ad allenarsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ebony condusse il ragazzo su una panchina di fianco agli alberi e si sedette. Lui la imitò, poi rimasero in silenzio per qualche minuto, che Ebby concesse a Kuroko per riprendere fiato e rinfrescarsi, poi iniziò.

-Sono rare le persone come te negli sport, di solito quelle con così poca presenza scelgono altre vie.

-Hai fatto ricerche su di me?

Lei ridacchiò, poi lo guardò negli occhi.

-No, ti ho solo visto in foto.

Lui la fissò curioso.

-È difficile che le persone mi notino, anche in foto.

Il viso di lei si oscurò leggermente e distolse lo sguardo.

-Faccio solo....

Fece una smorfia.

-....attenzione ai dettagli.

-Non ne sembri felice, un dono del genere è utile.

La ragazza rimase in silenzio per qualche istante, ma Tetsuya vide un velo coprirle lo sguardo, così decise di cambiare argomento.

-Non so ancora chi sei.

Lei si scrollò di dosso il passato e gli sorrise dispiaciuta.

-Scusami sono stata sgarbata, mi chiamo Ebony, piacere di conoscerti.

-Di cosa hai bisogno da me Ebony?

Ebby lo guardò seria.

-Akashi Seijuro.

Il ragazzo la guardò sbattendo gli occhi.

-Sono in Giappone da pochi mesi e mio nonno ha voluto iscrivermi al Liceo Rakuzan, lì ho conosciuto il tuo ex capitano e beh, non mi ha presa molto in simpatia, ma c'è qualcosa in lui che non mi convince e dopo aver visto le vostre foto di quando eravate in squadra insieme ne sono ancora più convinta. È come se lui non fosse veramente lui.

-Perchè sei venuta da me? Non sono l'unico giocatore della squadra.

Gli occhi di lei si fecero ancora più intensi.

-Perchè sei l'unico ad amare ancora il basket.

Kuroko la fissò in silenzio. Ancora non capiva chi fosse realmente quella ragazza, come riuscisse con un solo sguardo a capire che genere di persona avesse davanti. Eppure non poteva fare a meno di fidarsi di lei, c'era un fuoco in quegli occhi che bruciava e che difficilmente si sarebbe smorzato. Pensieroso bevve lentamente un sorso d'acqua, poi le raccontò ciò che sapeva sul capitano della “Generazione Dei Miracoli”.

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Capitolo 9
*** Sfida ***


Riko battè le mani.

-Ok ragazzi, cinque minuti di pausa!

Tutti sospirarono esausti ed asciugandosi la fronte imperlata di sudore andarono a prendere le borracce.

Kagami stava bevendo seduto a terra quando Junpei gli si avvicinò.

-Kagami.

-Dimmi.

-Sono curioso, ci racconteresti qualcosa in più su quella ragazza?

-In realtà non ne so molto nemmeno io.

Si passò l'asciugamano sul viso.

-Come già detto si chiama Fairy Ebony ed è nippo-americana. Pratica diversi sport, ma sembra che quello che preferisca sia il basket. Nel campo molti la chiamano “Il Drago d'Argento”, non solo perchè nelle partite di Streetbasket gioca contro uomini grandi il doppio di lei tenendo loro testa, ma anche perchè sia che vinca sia che perda gioca con un orgoglio e una fierezza da far invidia a chiunque e sempre con il sorriso sulle labbra. Inoltre quando la si guarda muoversi per il campo sembra di vedere un drago che danza tra i giocatori.

Bevve un sorso d'acqua.

-La prima volta che l'ho vista giocare mi sono venuti i brividi. Agile, astuta, imprevedibile. Non conosco appieno le sue potenzialità, eppure ho subito pensato che era l'avversario giusto con cui un giorno avrei voluto confrontarmi.

Dopo qualche domanda alle persone giuste ho scoperto che volevano reclutarla nella squadra nazionale femminile e portarla agli internazionali.

-Come mai una come lei è qui in Giappone?

-Non ne sono sicuro, ma girano voci che sia discendente di un'antica e potente famiglia giapponese. Alcuni mi hanno detto che il padre possedeva degli ospedali e delle cliniche in America, ma sembra che poi abbia avuto un incidente e sia morto quando lei era ancora piccola. Se quelle voci sono vere probabilmente la madre l'ha portata qui per prendere in mano le proprietà di famiglia.

-Mi chiedo cosa voglia una come lei da Kuroko.

Kagami guardò pensieroso verso la porta.

-Non ne ho idea.

 

 

 

 

Quando Kuroko finì di parlare Ebony sospirò, finalmente tutto era molto più chiaro e i dubbi erano confermati.

-Quindi è questo il segreto di Akashi Seijuro.

-Cosa pensi di fare? È una persona molto influente e non è facile tenergli testa.

La ragazza fece una smorfia e alzò lo sguardo al cielo.

-Ho affrontato di peggio. Quando abitavo in America ho conosciuto molte persone che mi hanno messa in difficoltà, nella vita e nel gioco. Non l'ho mai visto giocare, ma non è uno che mi spaventa.

Il ragazzo la studiò con attenzione, doveva aver conosciuto giocatori davvero forti per dire di non temere uno come Akashi, conosciuto da tutti come imperatore nel basket.

-Sei una giocatrice di basket?

L'altra annuì.

-Mi piace praticare diversi sport, ma il basket è quello che preferisco.

Kuroko stava per farle un'altra domanda quando sentirono dei passi avvicinarsi, si voltarono entrambi e videro la coach e Kagami raggiungerli.

-Tetsuya, cominciavo a pensare che ti avesse rapito.

-Mi dispiace coach.

Subito Ebony si alzò e si chinò.

-Chiedo scusa, non volevo creare problemi.

Prima che potesse ribattere, Riko si vide sorpassare da Taiga.

-Are you Ebony?

La ragazza lo guardò curiosa.

-Yes, why?

Il gigante prese la palla che portava sotto braccio e gliela lanciò, sorpresa l'americana l'afferrò.

-Play with me Silver dragon!

Kuroko e Riko osservarono stupiti la scena e attesero col fiato sospeso la risposta.

Ebby si riprese dallo stupore e sorrise ferocemente.

-Okay, let's go!

Quando capì che la sfida era stata accettata, la coach si mise tra i due e agitò frenetica le mani.

-ALT ALT! Che cosa stai facendo Taiga?! Hai appena finito l'allenamento e ti viene in mente di sfidare un avversario che dici essere più forte di te?!

Kagami si grattò la testa, perplesso.

-Perchè no? Quando mi capiterà di incontrarla ancora? In più sono sicuro di riuscire a tenerle testa...

La Bianca osservò lo scambio e ridacchiò.

-Lascialo fare coach, ho avuto una settimana pesante, sono più che felice di giocare un po' con un nuovo avversario. Però mi piacerebbe che Kuroko giocasse con te Taiga, se non è un problema.

I tre la guardarono stupiti.

-Perchè io?

-Come ti ho detto prima, è raro trovare gente come te che pratica sport, quindi mi interessa vedere cosa sai fare.

I due compagni si scambiarono uno sguardo e Kagami alzò le spalle.

-Se lei è sicura per me puoi giocare, può essere vantaggioso.

-D'accordo.

Fairy rilanciò la palla al Rosso e sorrise.

-Forza allora.

Mentre si avviavano mise una mano sulla spalla di Kuroko e lo rallentò.

-Se per te non è un problema mi piacerebbe rivederti qualche volta, voglio capire meglio che persona è realmente Seijuro.

Lui la fissò di nuovo.

-Lui ti piace non è vero?

Lei lo guardò sgranando gli occhi.

-Che stai dicendo?!

-Nessuno si è mai preoccupato di farlo tornare come prima, l'unico obbiettivo è sempre stato quello di batterlo.

La ragazza lasciò scivolare via la mano.

-Anche io cerco di batterlo. Non voglio portarlo indietro per amore, voglio farlo per proteggere me stessa.

-Che vuoi dire?

-Non voglio che scopra la verità e la usi poi contro di me. Se riesco a scoprire come riavere il vero Seijuro, allora forse mi lascerà in pace.

-Di che verità si tratta?

Lei lo scrutò con un'ombra nello sguardo.

-Forse un giorno te la racconterò, forse la racconterò a tutti.

Con calma aumentò il passo e rimase alcuni istanti in silenzio, poi rallentò di nuovo e si girò a guardare Kuroko con la coda dell'occhio.

-Non dire a nessuno quello di cui abbiamo parlato.......e nemmeno di ciò che provo per Akashi Seijuro.....per favore.

Lui sgranò leggermente gli occhi, ma poi annuì.

Stai attento a chi hai di fronte capitano Akashi, c'è una fiamma che potrebbe sciogliere il tuo ghiaccio.”

Quando arrivarono alla palestra tutti i compagni si fermarono a guardare nel vedere entrare la ragazza.

Ad un cenno di Riko i giocatori si spostarono ai lati e liberarono il campo, dove si piazzarono Kagami e Kuroko da una parte e Ebony dall'altra.

-Match veloce di 5 minuti?

-10.

-Taiga stupido! Ti ricordo che hai appena finito l'allenamento!

Il ragazzo sobbalzò spaventato.

-Ma 5 minuti bastano a malapena per scaldarsi!

-Dopo aver sudato tutto il giorno?! Vuoi forse farmi arrabbiare?!

-Assolutamente no, però.......accidenti!

Ebby rise divertita.

-Che ne dici se oggi ne facciamo 5 e poi ci troviamo un'altra volta e ne facciamo 10?

Il Rosso sorrise.

-Ci sto.

I tre si misero in posizione, con palla alla ragazza che con calma piegò le ginocchia e fece per palleggiare, poi quando la palla stava per staccarsi dalle sue dita, lasciò tutti a bocca aperta. Con eleganza e senza sforzo portò la mano sotto, risollevò il pallone e con quell'unico arto lanciò a canestro. La sfera fece un'ampia parabola e con precisione millimetrica andò a segno.

Nessuno fiatò, rimasero a guardare allibiti la palla che rimbalzava, mentre Kuroko guardava la giovane.

Era bravo a capire le persone, poteva intuire le loro mosse e ingannarli con piccoli gesti, eppure aveva la sensazione che con quella ragazza non avrebbe funzionato il suo stile di gioco. Già solo quando l'aveva guardato appena arrivata e che l'avesse notato su di una foto. Fino ad allora solo una persona era stata in grado di fermarlo e quel qualcuno era Akashi Seijuro, col suo “Occhio dell'Imperatore”, ma sapeva che con Ebony sarebbe stato diverso. C'era qualcosa nel suo modo di giocare che sembrava......

Ingannevole.”

Con passo deciso il giovane si avvicinò alla palla e la sollevò, quindi si girò verso l'avversaria e le scoccò uno sguardo deciso e determinato.

-Andiamo Kagami.

Il compagno strinse i pugni e scosse la testa.

-Sono pronto!

Kuroko iniziò a palleggiare e si preparò ad affrontare la Bianca, che lo fissò con attenzione. Concentrato si preparò e partì con il dribbling fantasma. Ebony si spostò in avanti col busto, poi osservò sorpresa il ragazzo che spariva sotto i suoi occhi e ricompariva alle sue spalle. Si voltò rapida e vide Taiga posizionarsi sotto il canestro e schiacciare dentro il passaggio del compagno. Quando tornò a terra si girò insieme a Tetsuya verso di lei.

-Non sottovalutarci, oggi ti sconfiggerò.

La ragazza sorrise.

-Mi dispiace ma quel giorno non è ancora arrivato.

Si fece passare la palla e la sfida riprese. Per i due minuti successivi la situazione sembrò restare invariata e le due parti si ritrovarono 3 a 3, tra lo stupore del pubblico.

Poi all'inizio del quarto minuto Ebony li sorprese di nuovo. Kuroko stava per smarcarla dal suo punto cieco destro, ma prima che potesse toccare la palla la giovane deviò la traiettoria della sfera e se la passò nell'altra mano. Come se nulla fosse si portò dietro un alquanto sbigottito Tetsuya e usandolo come scudo, tirò.

Con tutte le sue forze Taiga saltò più in alto che poteva e con la punta delle dita riuscì a deviare la traiettoria della palla.

La ragazza fece un mezzo sorriso, per niente sorpresa. La sfera rimbalzò sul cerchio e uscì. Prima però che toccasse terra, Ebony la recuperò e la mise a canestro.

Ormai erano agli ultimi trenta secondi e Kagami era deciso ad ottenere il pareggio.

-Kuroko...

-Dimmi.

-Abbiamo poco tempo, prendiamoci l'ultimo punto.

Il blu osservò l'avversaria.

-Sarà dura.

La Tigre strinse i pugni.

-So che ce la faremo!

Fairy passandogli accanto ridacchiò e gli rivolse uno sguardo serio.

-Come ho detto prima, quel giorno non è ancora arrivato.

Fu in quel momento che Tetsuya capì, il sorriso che la ragazza aveva sempre trattenuto durante la sfida era per lui.

-Tu hai sempre saputo come mi muovevo.

La giovane lo trapassò con gli occhi.

-Non ricordi? Mi piace fare attenzione ai dettagli e tu ne hai parecchi.

Lui si irrigidì.

-Finiamola qui Kagami.

-Che stai dicendo?

-Non puoi batterla.

L'altro lo guardò stupito e irritato.

-No! So di poterle tenere testa, siamo solo un punto sotto.

-Mi dispiace ma ci sta stracciando alla grande, ci stava solo valutando.

-Abbiamo ancora trenta secondi Kuroko, dobbiamo pareggiare!

Tetsuya scosse la testa.

-Non riusciremo più a fare neanche un punto.

Questa volta il compagno si arrabbiò.

-Di che stai parlando?! Che diamine ti è preso?!

-Lei non è al nostro livello Kagami! Nei prossimi trenta secondi ci farà a pezzi!

Taiga si zittì, lo sguardo di Kuroko era deciso e serio.

-Anche io continuerei la sfida, ma ti assicuro che l'unica cosa che otterrei è sentirmi completamente debole e inutile. Sai quant'è dura tenere testa alla generazione dei miracoli, ma l'avversaria che hai di fronte è completamente diversa!

-Io l'ho già vista giocare, so chi è!

-Mi hai già vista? Dove?

-In America.

-Mi sembrava che parlassi bene inglese.

-Se l'hai già vista giocare allora sai che dobbiamo finirla qui! Mi sono bastati questi quattro minuti per rendermi conto che nemmeno la squadra della generazione al completo, potrebbe sconfiggere una formazione con lei come giocatrice senza dare fondo a tutte le proprie carte!

-Sono convinto che ti sbagli!

A quel punto intervenne Ebony.

-Perchè invece di discutere così non la finiamo qua e ci organizziamo per un'altra sfida da dieci minuti dove daremo il massimo?

-No, voglio finire la sfida qui.

Tetsuya sospirò.

-Ricordati che io ti avevo avvisato.

-Allora andiamo avanti?

Taiga annuì.

-Assolutamente.

-Ok.

Con calma tornò al suo posto.

-Sai dovresti ascoltare il tuo compagno. Hai detto che mi hai già vista giocare in America, quindi immagino intendi lo Streetbasket. Nessuno mostra tutte le carte per strada, è solo divertimento.

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