And what about you, Chapman?

di Jetag
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ingenuità ***
Capitolo 2: *** Femminismo ***
Capitolo 3: *** Guerre ***
Capitolo 4: *** Nomi Strani ***
Capitolo 5: *** Stereotipi ***
Capitolo 6: *** Uragani ***
Capitolo 7: *** Demolizioni ***
Capitolo 8: *** Radiazioni Luminose ***



Capitolo 1
*** Ingenuità ***


"Storia partecipante al contest Questione di secondi indetto da MichiGR sul forum di EFP"

Nickname Autore: Jetag 
Titolo: And what about you, Chapman?
Fandom: Orange is the new Black
Tipologia: raccolta
Generi: Slice of life, coming of age, romantico
Note: Missing moments

 

 

Ingenuità
 

Aveva sei anni, Piper, la prima volta che le chiesero cosa ne pensasse dell'amore. Aveva sei anni e il peso di un risentimento non suo sulle esili spalle. Per questo, quando la maestra chiese a tutti loro di descrivere in un disegno cosa fosse l'amore, il risultato non fu pieno di quella dolce semplicità tipica dei bambini, né, tantomeno, fu un disegno. 

Quando sua madre tornò a casa dopo l'incontro in via strettamente eccezionale con l'insegnante, si diresse immediatamente in cucina e si versò un bicchiere di quell'acqua che Piper e i suoi fratelli non potevano mai bere

Piper, seduta a tavola, teneva gli occhi bassi sui suoi cereali, sentendo puzza, oltre allo strano alito della mamma, anche di guai. Dopo aver svuotato il terzo bicchiere, Carol Chapman parlò con sua figlia. Le ricordò che gli altri erano quasi tutti inferiori come la maestra Garcia e che lei avrebbe sempre avuto ragione, qualsiasi cosa avesse detto. 

Le ordinò, però, di non ripetere mai più quello che mamma diceva; doveva farne tesoro e tenere tutto bene a mente, ma non ripeterlo. 

Piper non lo ripeté più, ma lo tenne molto bene a mente.

 

 

 

 

 

Disegna cos'è l'amore per te.

L'amore è un'invenzione del ventesimo secolo perché i maschi servono solo per creare nuovi bambini.

 

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Capitolo 2
*** Femminismo ***


Femminismo

 

Due minuscole ragazzine di tredici anni sedevano sulla loro abituale panchina dietro le palestre della pulita e graziosa Blue Mountain Middle School. Parlavano animatamente dell'imminente ballo scolastico e di scelte che avrebbero drasticamente cambiato la vita di entrambe.

 

"Andiamo, Pip! Non puoi rifiutare Ryan Evans, è il più carino della scuola! E vuole te! E il suo amico potrebbe volere me, se combini una strategica uscita a quattro!"  

 

Jessica guardava Piper con occhi sgranati, non poteva credere a ciò che la sua amica le aveva appena detto. Ryan Evans! È scientificamente impossibile rifiutare quei suoi occhioni verdi. Eppure, Piper sembrava voler sfidare qualsiasi legge della natura.

 

"Non c'è tempo per queste sciocchezze, J.! Non ho intenzione di essere la ragazza di nessuno, voglio essere riconosciuta per quello che sono e per far sì che sia possibile devo andare al college, trovare un ottimo lavoro e fare carriera. Non ho tempo da dedicare a Ryan Evans e alle sue manie di grandezza." 

 

Piper osservava la sua, solitamente, iper femminista migliore amica mordersi le labbra per bloccare una serie di parole che, ci poteva scommettere le gomme da masticare alla fragola, di femminista aveva ben poco. Aveva le guance colorate di rosso, cercando nella propria, solitamente ottima, capacità di persuasione un modo di far capire a Piper che quella volta stava sbagliando a portare avanti gli ideali per i quali si erano battute tanto animatamente quell'anno con il consiglio di direzione. Test fisici di egual difficoltà, era il loro motto.

Infine, anche Jessica cedette con un sospiro, pur sempre sicura che quella sarebbe stata la loro ultima possibilità di diventare popolari, al di fuori delle loro campagne sulla salute alimentare e il conseguente divieto di pizza in mensa, che le avevano rese popolari in un modo che Jessica avrebbe volentieri evitato e di cui Piper, invece, sembrava fregarsene, come del resto accadeva con tutto ciò che non concernesse dibattiti, libri o avventure nel bosco. 

Piper Chapman era una tredicenne strana, ma sapeva di essere sulla strada giusta per far di sé la donna che chiunque avrebbe voluto essere.

 





 

"Piper, non pensi che sarebbe bello andare al ballo insieme? Potremmo vestirci da Principe Azzurro e Principessa! Ti salverò da tutti!"

"Piuttosto mi chiudo nel castello e butto la chiave, Principe."

 

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Capitolo 3
*** Guerre ***


Guerre

 

Ho lottato invano. Non c’è rimedio.
Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti.
Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami.

(Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen)

 

 

Piper alzò improvvisamente gli occhi dal libro, distratta dal suono della campanella e dalla fiumana di gente in lontananza che si spostava verso l'entrata della scuola. Sospirò, mise nello zaino le sue cose sparse sul prato e si preparò ad affrontare a un giovedì pomeriggio di fine maggio che sembrava voler ammazzare qualsiasi rimasuglio della sua voglia di ascoltare la professoressa Courtney ciarlare dell'amore travagliato di Mr. Darcy e Lizzy. Quel giorno, per di più, avevano in programma una verifica su quel dannato libro che Piper proprio non riusciva a cogliere totalmente.

 

Cosa ti ha colpito maggiormente della relazione tra Elizabeth e Mr. Darcy? Argomenta la tua risposta!

 

Piper sbuffò sonoramente nella produttiva quiete della classe. Scribacchiò velocemente una parola e passò alla domanda successiva, senza neppure tentare di argomentare, cosa che di solito le riusciva con estrema facilità. 

Non aveva idea di che risposte dare, non riusciva ad immedesimarsi nemmeno lontanamente nei personaggi e sentiva che il suo cervello era rimasto nei pressi delle fronde dell'albero, sotto cui poco prima rileggeva per l'ennesima volta quel passaggio che l'attirava e contemporaneamente la faceva arrabbiare ogni volta di più. 

Non capiva come fosse possibile amare a tal punto da non riuscire a reprimere nemmeno una briciola dei propri sentimenti.

Non capiva come si potesse perdere una guerra contro i propri sentimenti, contro se stessi.

Non capiva come potesse esistere qualcosa di più potente della ragione.

Piper non capiva perché Mr. Darcy ed Elizabeth fossero così inevitabili l'un l'altro.

Non lo capiva, ma sapeva che era la risposta esatta.

 





 

Cosa ti ha colpito maggiormente della relazione tra Elizabeth e Mr. Darcy?

L'inevitabilità.

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Capitolo 4
*** Nomi Strani ***


Dal prossimo capitolo vedremo una certa spacciatrice entrare in scena! Stay tuned!

 

 

 

 

Nomi strani

 

Era al terzo anno di college, Piper. Smith College, facoltà di Legge. 

Nel Duemiladue, a ventuno anni, Piper poteva affermare con assoluto orgoglio di non essersi mai innamorata. Mai. Davvero, mai

Non che non avesse avuto ragazzi, o fatto le cose che si fanno con i ragazzi. Solo, non se n'era mai innamorata. E a lei andava bene così, l'amore era sopravvalutato. 

 

"Piper? Esco con Pete stasera! Vuoi unirti?" la voce di Polly suonava lievemente ansiosa da sotto la doccia.

 

Piper alzò gli occhi al cielo. Come se ci fosse bisogno di chiederle se voleva fare da terzo incomodo tra lei e il suo Mister Australia il sabato sera.

 

"Non preoccuparti, Harper. Il tizio di Scienze Umane che mi hai presentato settimana scorsa ha mandato un romantico invito a cena su MSN… Quello con il nome strano!" urlò di rimando, sovrastando la scroscio dell'acqua.

 

"Piper vuol dire pifferaio magico, non mi sembri nella posizione per giudicare! Ha origini finlandesi, non è strano. E non dovresti prepararti, comunque, invece di mangiare patatine?" 

 

La testa avvolta in un asciugamano rosa di Polly apparve fuori dalla porta del bagno giusto in tempo di vedere la solita smorfia annoiata prendere possesso del viso dell'amica. 

 

"Ho ancora sette minuti per tornare ad essere presentabile e per far innamorare quel ragazzo me ne bastano tre." 

 

"Sai una cosa, Piper? Un giorno ti innamorerai anche tu e qualcuno spezzerà il tuo cuore di pietra. Io ci andrei piano se fossi in te, con il tuo karma…" 

 

Piper sbuffò, ma non si mosse dal suo comodo letto per altri quattro rilassanti minuti

 

 

 

Una delle cose di cui Piper si vantava maggiormente all'epoca, era di riuscire a capire facilmente le persone.

Per questo, a Piper bastarono tre domande per sapere che quel ragazzo era perfetto. Totalmente perfetto e di conseguenza estremamente sbagliato. 

 

"Perché hai scelto Scienze Umane?"

 

"Vorrei diventare un politico. Sai, uno di quelli che cambiano il mondo, non come quelli che girano ultimamente. Bush, per esempio, penso che dovrebbe essere eliminato dalla Casa Bianca il prima possibile. Dio solo sa quanti danni farà ancora."

 

Piper sospirò leggermente, ancora indecisa su quale fosse la sua posizione politica su Bush. Lui era un coglione, certo; ma lei, d'altro canto, rimaneva pur sempre una WASP. 

Il fatto che quel ventenne con antenati immigrati da chissà quale paese di Babbo Natale avesse idee così fottutamente positive e piene di ambizioni, fece in modo però, che a rispondere non fosse la Bianca Anglosassone Protestante Piper. 

 

"Il tuo libro preferito?"

 

"Emma, di Jane Austen. Ora che ci penso, Piper, mi ricorda un po' te. Spero solo che tu non ti faccia desiderare così a lungo, però." 

 

Piper rise sommessamente, abbassando gli occhi. Nascose tra le corde vocali quella risposta che pressava per uscire dalle sue labbra. 

Perché, al contrario di Orgoglio e Pregiudizio e di qualsiasi altro libro di Jane Austen, Piper riusciva perfettamente a calarsi in Emma Woodhouse. 

 

A fine serata, aspettò che fosse Piper a sporgersi. Si accontentò di un bacio sulla guancia, senza mostrare un minimo di risentimento nonostante gli fosse evidente che Piper si sarebbe fatta desiderare a lungo. 

Quel ragazzo era perfetto. Davvero, perfetto per Piper. Per questo motivo, non lo rivide più. 

Piper si era sempre tenuta a debita distanza dai ragazzi giusti, quelli che le avrebbero dato quel luogo sicuro dove tornare dopo una giornata del cazzo nel mondo. Non era pronta per quello; ne aveva paura, in effetti.

Piper Chapman si era sempre tenuta lontana dai ragazzi giusti. Con il senno di poi, capì che era stato proprio quello il suo errore.

Capì che era per quello, se non aveva visto arrivare lei.



 

 

"Pensi che esista l'amore vero, Aleksanteri?"

"Non proprio. Penso che ci siano coppie che possono durare più di altre. Sta tutto nel trovare la persona con cui ci piacerebbe camminare per un lungo tempo, immagino."

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Capitolo 5
*** Stereotipi ***


Stereotipi

 

Da quando era entrata in quel pub, Piper aveva avvertito un paio di occhi straordinariamente belli posati su di sé. E no, non sapeva quanto fossero belli grazie a particolari doti psichiche, tanto più grazie al fatto che i suoi occhi erano stati altrettanto rapiti da quella ragazza al tavolo otto

Da quando era entrata in quel pub, tra l'altro, Piper continuava a sentire nelle orecchie la stupida voce di Polly che le leggeva uno stupido articolo su una stupida rivista patinata, quel pomeriggio stesso. 

 

Avresti mai detto che a una ragazza servono quindici giorni per innamorarsi, Pip? Ai maschi basta solo uno-virgola-venticinque secondi! 

 

Piper non si era nemmeno degnata di risponderle quanto le pareva sessista e stereotipato quell'articolo. Aveva solo ribadito quanto fosse impossibile che lei si innamorasse. 

Eppure, se glielo avessero chiesto nel momento in cui aveva posato il suo sguardo in quello della sconosciuta, Piper era sicura che avrebbe perlomeno aggiunto una seconda frase, giusto per sicurezza, casomai le fosse appena successo

Sorrise tra sé, al demenziale pensiero di essere un uomo mancato. Poi, la ragazza si avvicinò e tutto nella sua testa venne annientato da quegli occhi che da vicino sembravano volerla portarla in un'altra galassia, fatta unicamente di colori freddi e al contempo fottutamente accoglienti. 

 

"È un po' freddo per un margarita, non trovi?"


 

 

 

"Hai mai pensato a quanto tempo impiegheresti ad innamorarti della persona giusta?"

"Io non mi innamoro, Polly. Ma nel caso il mistero del vero amore mi si dovesse improvvisamente palesare, un secondo mi sembra più che sufficiente."

 

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Capitolo 6
*** Uragani ***


Uragani

 

Piper aveva scoperto, senza nemmeno cercarlo, quel posto sicuro in un pub qualsiasi del Connecticut.

Quel posto aveva un odore, un aspetto e un sapore indiscutibilmente diversi da quelli che si era sempre immaginata. 

Vi ci si trovava in quel momento, circondata da braccia pallide e tatuaggi sfolgoranti su delicata tela bianca. Sentiva la pelle venire solleticata da lunghi capelli neri come le notti d'inverno e degli occhi verde muschio che osservavano con inappuntabile meticolosità ogni singolo dettaglio del suo viso, appoggiato sul cuscino.

 

"Cosa ne pensi dell'amore, Pipes? Voglio dire, dell'amore in generale, non di noi." 

 

"Prima o dopo averti conosciuto?"

 

Piper sorrise, allungando una mano tra loro a sfiorare con il pollice quella lieve ruga tra le sopracciglia che le si formava quando rimaneva sorpresa o ferita. In quel caso, Piper confidava si trattasse della prima. 

Alex non era consapevole di averle cambiato la vita, tanto quanto Piper aveva cambiato la sua.

 

"Entrambi, allora." anche Alex sorrise, un po' per curiosità, un po' perché non poteva farne a meno.

 

"Ho sempre creduto che l'amore fosse estremamente sopravvalutato e che infondo non portasse mai a nulla di buono."

 

"E cos'è cambiato?" Alex sapeva la risposta, ma voleva sentirla da quelle labbra che tanto a lungo aveva baciato.

 

"Sei arrivata tu, come un fottuto uragano. Hai spazzato via ogni mia certezza, perché mai avrei pensato che fosse possibile innamorarsi a prima vista. E mai avrei pensato che, tra tutti, sarebbe successo a me."

 

"Davvero? Non credevi nell'amore a prima vista?" 

 

"Non credevo all'esistenza del vero amore."

 

"E il nostro è vero amore, Pipes?"

 

"In base a cosa lo si può definire tale, Al?"

 

"Lo stai davvero chiedendo ad una spacciatrice di droga, figlia di una madre single e con problemi di monogamia?" Alex rise, ma i suoi occhi dicevano che conosceva la risposta e, ancora, voleva sentirla da lei.

 

Anche Piper rise. Poi la baciò, perché non era pronta a pronunciare quel sì, il nostro è vero amore con la giusta convinzione. Sapeva che lo era, ma aveva bisogno di tempo per lasciare dietro di sé quelle paure instillate dagli anni, in cui era stata tanto impegnata a convincere se stessa che l'amore non esisteva.

Vi si era imbattuta per caso, nel suo luogo sicuro, ma l'aveva accettato. Piper non era scappata quella volta, non ne aveva avuto paura e si era chiesta perché, all'inizio. Poi aveva capito che non le importava per un cazzo dei motivi per cui, infine, si era innamorata proprio di Alex. 

Era successo ed era assolutamente fantastico.

 

 

 

 

"Cosa ne pensi dell'amore ora, Pipes?"

"Tu sei l'amore, Alex."

 

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Capitolo 7
*** Demolizioni ***


Demolizioni

 

Piper si guardò attorno, nella stanza piena di cuori di carta e di strani biscotti rosa. Si chiese come sarebbe stato con Alex accanto a lei in quella stanza. Si chiese come sarebbe stato non essere in quella stanza, con Larry. 

Sapeva di non aver più nessuno su cui contare, tranne la sua famiglia che comunque non era mai stata un lodevole modello di supporto nella sua vita. 

Piper era pronta giurare che non avrebbe superato quella stupida festa senza Nichols, anche se cercava continuamente a provarci con lei e altre millemila detenute per quella spregevole gara con Big Boo. 

Rifletté tanto quel giorno, perché non riusciva a dirottare i propri pensieri lontano da quella mattina, quando aveva trovato nella sua posta anche una busta rossa. Le sembrava di averla ancora tra le mani.

Nell'angolo a destra spiccava quell'AV. Come se Alex avesse davvero bisogno di firmarla. Piper avrebbe riconosciuto la sua scrittura tra mille. Non riusciva a fare a meno di pensare e ripensare a lei, a quanto fosse incazzata con lei e a quanto volesse andare a recuperare quella fottuta lettera dal cestino.

Le mancava, Alex, le mancava da morire. E non riusciva a credere di essersi fatta fottere in quel modo da lei, come non riusciva a credere che lei l'avesse fatto davvero. Era incazzata nera, Piper, ma alla fine tutto ciò a cui riusciva realmente a pensare era che aveva bisogno di lei, che aveva bisogno di tornare nel suo posto sicuro. 

 

"Dovresti chiamare Vause."

 

Guardò Nicky che sembrava sapere sempre quando era il momento giusto per parlarle, per farla ragionare, addirittura.

 

"Non posso chiamarla. Finirei per perdonarla e non voglio farlo così in fretta, non questa volta. È lei la stronza ed è lei che deve farsi perdonare."

 

"Come pensi che possa farsi perdonare se butti nel cesso tutte le sue cazzo di lettere, non la chiami e non la metti nella tua lista delle viste? Quale cazzo importante hai leccato per laurearti, Chapman?"

 

"Vaffanculo, Nicky."

 

"Seriamente, dovresti chiamarla. E dovresti mandare a fanculo il tuo fidanzato, non me."

 

"Ex-fidanzato."

 

Nicky la squadrò con quei suoi occhi luminosi e indagatori ancora per un istante. Poi, si alzò dal loro tavolino nell'angolo e si incamminò verso Morello, strappandola letteralmente dal tenero abbraccio di Occhi Pazzi. 

Piper, invece, optò per la fuga totale da quelle stupide decorazioni e sciocche risatine delle altre detenute, come se qualcuna si aspettasse davvero di ricevere a fine giornata un regalo qualsiasi dai loro dannati uomini là fuori. 

Lasciò che i suoi piedi la trasportassero dove pareva loro, lungo i corridoi del penitenziario. Quando per un attimo smise di rimuginare e si accorse di essere arrivata davanti a quei fottuti telefoni, imprecò, forte. Imprecò contro i suoi fottuti piedi e contro fottuta Nicky e anche contro se stessa, quando si ritrovò a premere con dita incerte quei pulsanti che già da tempo aveva aggiunto alla sua lista di numeri di telefono.

 

"Una detenuta del Penitenziario Federale di Litchfield sta cercando di contattarla. Per accettare la chiamata, si prega di premere uno."

 

Piper aspettò qualche secondo, dopo che la voce aveva recitato la sua solita battuta, giocando nervosamente con il filo del telefono. Al quinto secondo e conseguente squillo nel suo orecchio, decise che era il momento di appendere la cornetta e troncare sul nascere l'ennesima malsana idea che le era passata per il cervello.  

 

"Pronto? Nicky?" la voce di Alex parlò, a meno di un centimetro dal venirle appeso il telefono in faccia.

 

"Come sarebbe a dire? Nichols ti chiama?" Piper non poté bloccare la propria lingua, quella volta. Proprio no.

 

"Piper?"

 

Chiuse gli occhi e sbatté piano la testa contro il muro. Cominciava seriamente a dubitare anche lei della sua famigerata intelligenza, se doveva essere onesta.

 

"Sì." rispose con voce tanto lieve che si chiese se Alex l'avesse udita.

 

Alex la sentiva sempre.

 

"C'è qualcosa che non va?" la preoccupazione che le sue parole lasciavano trapelare strinse il cuore, momentaneamente, delicato di Piper.

 

"No. No, va… va tutto bene. È solo che vorrei tornare a casa. Ma non ho più una casa e oggi è San Valentino. E ho sempre odiato San Valentino, ma da quando non ci sei è anche peggio. Mi manchi, Alex. Ma non vuol dire che ti perdono o qualcosa del genere, no. È che ho bisogno di casa, del mio posto sicuro. E Dio! Sto farneticando con te, quando mi ero promessa che non ti avrei parlato per i prossimi vent'anni!" 

 

"Ehi, Chapman, respira. Va tutto bene. Mi manchi anche tu. Ma capisco che tu sia incazzata con me, Pipes, e mi dispiace così tan-"

 

"Non voglio parlare di questo ora, Alex. Voglio sapere se ho ancora una casa."

 

"Dubito che sia il tuo appartamento che la casa dei tuoi siano stati abbattuti in questi mesi, ma posso controllare, se vuoi." Alex ridacchiò nervosamente, cosciente che non fosse quello che Piper intendeva.

 

"No, io… Lascia perdere, non è importante."

 

Scorsero diversi secondi, prima che Piper sentisse dall'altra parte un piccolo respiro.

 

"Ti amo ancora, Pipes. Sarà sempre così, immagino. Posso essere il tuo luogo sicuro, se è quello che vuoi." 

 

Piper si lasciò scappare un impercettibile singhiozzo, prima di asciugarsi quelle sparute ma pesanti lacrime che iniziavano a piovere. Sorrise, nonostante avesse ancora voglia di piangere, perché Alex non era lì. Era chissà dove nel fottuto mondo e non era lì

Eppure, il cuore gravava un po' meno contro le sue costole. 

 

"Ti amo anch'io." sussurrò, poi chiuse la telefonata.

 

Si lasciò andare contro la parete di proprietà federale e sorrise ancora, rise addirittura. 

Stava tornando a casa, finalmente.

 

 

"E tu, Chapman?" 

"È come tornare a casa dopo un lungo viaggio. Ecco com'è l'amore. È come tornare a casa." sorrise, Piper, tra le lacrime che minacciavano di rigarle nuovamente le guance "Grazie di avermelo chiesto, Nicky."

 

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Capitolo 8
*** Radiazioni Luminose ***


Ed eccoci al capitolo finale di questa piccola raccolta! Grazie a tutti coloro che l'hanno seguita, letta o commentata :3 Spero che anche in minima parte vi sia piaciuta :D alla prossima!







Radiazioni Luminose

 

Si trovarono a una ventina di iarde uno dall'altra, e il suo apparire era così improvviso, ch'era ormai impossibile evitare il suo sguardo. Subito i loro occhi s'incontrarono e a ciascuno il viso avvampò del più intenso rossore. Egli ebbe un vero e proprio soprassalto e per un attimo sembrò immobilizzato dalla sorpresa.

(Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen)

 

 

Piper non sapeva bene cosa l'avesse spinta a rileggere nuovamente quel libro che era stato l'incubo della sua gioventù letteraria. 

Non lo sapeva, ma finalmente capiva. Ad un tratto, tutte quelle parole incomprensibili sull'amore le sembrano così stupidamente chiare. Non sapeva cosa le avesse fatto Alex per trasformare quel fottuto libro nel suo preferito, ma capiva che non poteva essere colpa di nessun altro al mondo.

Sedeva su una delle scomode sedie di plastica della sala d'aspetto del Penitenziario Federale di Litchfield, leggendo di quanto fosse felice Elizabeth Bennet e aspettando di poterlo essere lei stessa. 

Quando Luschek, che la squadrava senza un minimo di riguardo da dietro il vetro della reception, le chiese perché era tanto contenta di essere tornata in quel posto sudicio e malandato, Piper pronunciò un'unica parola.

Poi, sentì una serratura scattare davanti a lei e sollevò gli occhi dal libro, esattamente come aveva sempre fatto quando lei era nelle vicinanze.  

Alex la guardava, dalla fine del corridoio saltuariamente illuminato da quelle orribili lampade al neon che aveva tentato più volte di aggiustare. A dire il vero, Piper avrebbe potuto tranquillamente affermare che gli occhi di Alex facevano più luce di un'intera centrale elettrica. 

Mentre percorse quei venti metri, con Wanda che le camminava accanto, Alex non distolse per un secondo lo sguardo dall'azzurro del cielo racchiuso in due iridi che avrebbe potuto disegnare a memoria e che quel giorno come non mai significavano libertà. Stava tornando a casa anche lei, infine. 

Piper si alzò, ma non si mosse di un millimetro, ad eccezion fatta per le sue labbra che si incurvarono nel più familiarmente dolce dei sorrisi, mentre Alex l'attirava a sé, finalmente incuranti di quanto tempo avessero ancora a disposizione. 

Piper Chapman era felice e paradossalmente si trovava nell'ultimo luogo in cui avrebbe mai pensato di potersi sentire tale. 

Il loro, era stato un lungo viaggio e come qualsiasi viaggio aveva una sua conclusione. 

La conclusione di Alex e Piper tuttavia, non poteva avere un'accezione meno negativa. 

Erano tornate a casa, insieme.

 

 

"Cos'hai da sorridere in quel modo, Chapman?" 

"L'amore."

 

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