La rivolta delle racchie

di Nisi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** This is Jessica ***
Capitolo 2: *** and this is Sara! ***
Capitolo 3: *** Micro e le sue origini ***
Capitolo 4: *** Il ministero della pubblica distruzione ***
Capitolo 5: *** Quella mattina di un giorno da cani ***
Capitolo 6: *** Cenerentola va al gran ballo... senza la scarpetta ***
Capitolo 7: *** viaggio di istruzione nella cultura irlandese ***
Capitolo 8: *** Spuma di Guinness ***
Capitolo 9: *** Cicogne, api e cavoli ***
Capitolo 10: *** Incontri ravvicinati con una strana tipa ***
Capitolo 11: *** A Good Morning ('nsomma...) ***
Capitolo 12: *** Avvenimenti cruciali nelle toilettes e fuori ***
Capitolo 13: *** Atti di violenza su soggetti animati ed inanimati ***
Capitolo 14: *** La piccola nonnetta lombarda ***
Capitolo 15: *** La nobile arte della maldicenza ***
Capitolo 16: *** Il Bandolo della matassa ***
Capitolo 17: *** La nuda verità ***
Capitolo 18: *** Se la vita ti va stretta ***
Capitolo 19: *** Aulin per l'anima ***
Capitolo 20: *** Evenzio Scarnafigi, Detective Superstar ***
Capitolo 21: *** Parabola discendente - il preludio ***
Capitolo 22: *** Quattro in trincea ***
Capitolo 23: *** Il Gran Consiglio delle Racchie ***
Capitolo 24: *** I fiori del male ***
Capitolo 25: *** All'apparir del vero, tu misera cedesti ***
Capitolo 26: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** This is Jessica ***


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Jessica si alzò dal letto di ottimo umore, il sole l’aveva svegliata dolcemente dal suo torpore… e poi non c’era anche il proverbio:”Il sole bacia i belli?”.

Scostò di lato con un gesto elegante le lenzuola di raso color crema che la avvolgevano durante il suo sonno di bellezza..

Era di fondamentale importanza che le lenzuola fossero di raso, nelle lenzuola di cotone no, proprio non ce la faceva a dormire. Roba da pezzenti….

Si avvicinò allo specchio e studiò attentamente il viso regolare..

Il suo incarnato era splendente, nessun brufolo, nessuna imperfezione..

Niente di niente..

Neanche una lentiggine..

Solo un vezzoso neo accanto al labbro superiore..

Scostò con un gesto fluido i capelli color grano dalla spalla..

Lentamente, entrò nel suo bagno personale e cominciò a spogliarsi..

Tolse il suo pigiama (della Occhi Verdi) e lo fece cadere con noncuranza sul pavimento..

Tanto, ci sarebbe stato qualcun altro che lo avrebbe raccolto per lei..

Fece cadere a terra anche la sua biancheria Argento Vivo, di pura seta, di un tenue color pesca che si intonava perfettamente ai suoi colori..

Jessica pensò che fosse assolutamente necessario trovare della biancheria color fiordaliso, per intonarla ai suoi occhi..

Non era ancora riuscita a trovarla di un colore accettabile…..

Del resto, il colore dei suoi occhi era così bello e così… particolare, come l’avevano definito le amiche di sua madre. Ora era nuda..

Si mise di profilo per osservare i suoi seni, floridi al punto giusto che facevano impazzire tutti i ragazzi del Liceo “Cartesio”, e che lei metteva in mostra con generosità. Poi, piegò la gamba ed appoggiò il piede sul bordo della vasca idromassaggio. .

Passò pigramente una mano sulla coscia..

Niente cellulite..

Perfetto..

Azionò le manopole della vasca e dopo pochi secondi, Jessica si immerse tra i getti corroboranti della vasca, lavandosi con una spugna morbida imbevuta di un ricercato bagnoschiuma..

Ne uscì 10 minuti dopo, il corpo agile e scattante, perfettamente tonificato..

Allungò il braccio e recuperò un accappatoio di spugna morbidissimo, fresco di bucato..

Se lo drappeggiò morbidamente attorno al corpo e cominciò a tirare fuori dagli armadietti le sue creme..

Una crema per il contorno occhi, una per il viso, una per il seno, una per le gambe, una per i morbidi piedini, freschi freschi di pedicure..

Come una sirena, sgusciò fuori dall’accappatoio, una pozza di candida spugna ai suoi piedi..

Metodicamente, Jessica si spalmò addosso quelle creme costose, che lasciarono la sua pelle di una consistenza ancora più serica..

Ancora nuda, rientrò nella stanza ed aprì l’enorme armadio. Sospirando di piacere, scorse i vestiti che vi erano appesi in perfetto ordine: calzoni con calzoni, gonne con gonne, divisi per colore e per tipo stoffa..

Jessica prese un paio di calzoni a vita bassissima, li abbinò ad un paio di sabot di morbida nappa ed ad una magliettina azzurra piuttosto corta..

La ragazza si vestì, poi si portò davanti allo specchio a figura intera appoggiato a lato dell’armadio..

Il ventre piatto veniva esaltato dalla vita bassa dei calzoni..

Uno schianto, come al solito..

Sospirando di piacere, Jessica cominciò a truccarsi..

Molto leggermente, ma in maniera efficace. Sua mamma l’aveva portata da Diego Dalla Palma per una full immersion di 10 giorni di lezioni di trucco..

Ed i risultati c’erano stati..

Curiosamente, Diego sembrava non prenderla molto in considerazione…..

Come se a lei potesse piacere un uomo di 35 anni più di lei… o giù di lì..

Jessica ripose con cura i cosmetici pregiati in un cassettino della toilette accanto alla finestra..

Scese in cucina dove trovò Mirasol, la cameriera filippina in divisa che le portò la colazione..

Jessica, la scostò senza troppe cerimonie e bevve un succo d’ananas, poi mangiò qualche cucchiaiata di uno yogurt magro..

Recuperò i libri dalla sedia dove li aveva lasciati il giorno prima..

Come al solito, non aveva avuto tempo di far i compiti, era troppo impegnata per buttare via tempo in quelle cose inutili. Tanto, avrebbe chiesto a qualcuno della classe di farli al posto suo…. Non doveva far altro che schioccare le dita..

Sua madre entrò nella stanza, perfettamente pettinata, vestita e truccata..

“Mamma! Buongiorno!” la salutò con un sorriso..

“Buongiorno cara, sbrigati che farai tardi, James ti sta aspettando!”.

“Vado subito, mamma”. Le sorrise Jessica obbediente..

Jessica prese i libri e salutò sua madre con un gesto grazioso della mano ed uscì di casa..

Sul vialetto, la stava aspettando James, con la divisa lustra.

“Buongiorno, signorina Jessica” la salutò lui educatamente. “Ciao” rispose lei secca “sbrigati, ora andiamo”..

James aprì la portiera della macchina di grossa cilindrata parcheggiata poco più in là per farla accomodare. Jessica si sedette comodamente sui sedili di pelle e cominciò a pensare a chi le avrebbe chiesto di uscire quel giorno..

La sua vita era proprio complicata, tante cose da fare e da ricordare…...

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Questa è Jessica. Simpatica, vero?.

Spero che questo capitolo vi abbia solleticato… lasciate critiche, consigli e complimenti (perché no?), i pomodori solo se non marci, grazie..

E' superfluo dirlo, io faccio parte delle racchie (che non sono ragazze necessariamente cozze, ma quelle mica tanto sveglie con gli uomini, un po' timide ecc ecc)

ANNUNCIO FONDAMENTALE!

Se avete cattiverie che la stronza vi ha fatto o che (bravissime), la stronza ha subito da voi e le volete vedere nella fanfiction, scrivete, scrivete, scrivete....

Nisi from Ravenclaw vi accoglierà a braccia aperte.... Bye bye Nisi

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Capitolo 2
*** and this is Sara! ***


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“Good morning, good morning, good morning!” trilla la sveglia sul comodino di Sara..

Accidenti a quella sua mamma hippy di ritorno, che le ha registrato quell’idiotissima canzone dei Beatles come motivetto sulla radiosveglia..

I Beatles non le dispiacciono, ma quella canzone…..

Sara, con una zampata degna di un grizzly, spegne la sveglia..

I risvegli di Sara sono sempre traumatici, visto che la figliola dorme sempre troppo poco e, francamente, quella cavolo di canzoncina non è che favorisca un buongiorno, tutt’altro..

Le sembra tanto una gran presa per i fondelli.

Ma procediamo con ordine..

Allora, la personcina, lo avrete già capito, si chiama Sara, ha la per niente tenera età di anni 17 ed è una ragazza normale.

Diciamo che non è che sia una racchia. Né che sia la strafiga stellare che vorrebbe essere. capelli castani, occhi castani. Un nasino simpatico..

Una ragazza normale, come si diceva, con un pessimo rapporto con la bilancia..

Non che sia particolarmente grassa, ma in questi tempi di modelle anoressiche con la panza in dentro, un chilo in più sul fianco comporta un rotolino supplementare che rende assolutamente impossibile portare quei calzoni a vita bassa che vanno taaaaanto di moda in questo periodo..

Eravamo? Ah, sì, a good morning goodmorning goodmorning!.

Le occhiaie di Sara, al momento, ricordano tantissimo quelle del panda gigante in cattività da secoli nei nostri zoo, solo che per vedere lei, la gente non fa la fila, né tantomeno paga fior di euri..

Diciamo che la tendenza molto forte di Sara a spararsi quelle che nel linguaggio corrente si chiamano seghe mentali, si concentra nei momenti che precedono il sonno, con il risultato, per la maggior parte delle volte, di farla addormentare tardissimo e spesso con un forte mal di testa. Causandole le occhiaie di cui sopra..

“Ahiaaaa, ma porc…..!”.

ah, dimenticavo: tra le sfighe assortite di Belotti Sara, c’è Belotti Giulia: la pestifera sorella minore di anni 14, iscritta al liceo artistico: vuole diventare una aerosol artist, cioè una graffittara..

La sfiga assortita in questione, le sta camminando sul corpo ancora steso sul letto per dirigersi in bagno..

Non certo per cattiveria, ma Giulia pensa (a ragione) che salendo sul letto di Sara si risparmi un pezzo di strada. .

Poi, che nel letto ci sia Sara, beh, è solo un dettaglio..

Uno Sbam molto forte, fa capire che Giulia è entrata in bagno..

E solo il buon Signore sa quando ci sarebbe uscita: da quando le sono spuntate quelle uova fritte che chiamava tette, Giulia passa secoli in bagno per esaminarsi quelle strane meraviglie di carne che stanno per fare di lei una donna. E’ una persona metodica, vuole esaminare ogni dettaglio..

Sara si alza e si mette a sedere sul letto..

Si stropiccia gli occhi con i dorsi delle mani, poi si riassetta il pigiama di felpa rosa che durante la notte si è girato a 180° e va in cucina a far colazione..

“Ciao pulcino!” è il saluto allegro di sua madre..

Sua madre, cioè una creatura sui 45 anni, vestita prevalentemente con abiti etnici e orecchini africani, sempre con il sorriso sulle labbra. Ma come diavolo fa?.

“Ciao ma’”, Sara la abbraccia e le da un bacio sulla guancia..

Prima rogna della giornata: quella peste di Giulia le ha finito i cornflakes. .

Sara versa il latte nella scodella di porcellana a porcellini (scusate il bisticcio di parole) e quando versa i cereali nel latte… beh, dalla scatola non esce proprio niente..

“Mammaaaaaa!!! Giulia mi ha finito i cornflakes”. Si lamenta Sara mettendo il broncio..

“Mi spiace, pulcino, oggi te li ricompro… mangia i biscotti, allora, cambiare una volta tanto ti farà bene” le sorrise incoraggiante la madre (che per la cronaca si chiama Roberta, si come quella delle mutande…).

“Mi fanno schifo gli oro saiwa!” è la risposta acida come lo yogurt magro della nostra Sara..

Roberta sospira:”Tesoro, ho in casa solo questi, mi spiace”.).

Borbottando fra sé, Sara ingolla latte ed Oro Saiwa con pazienza e sopportazione degna del Giobbe dei tempi migliori (o peggiori, dipende da cosa intendiamo).

Anche questa è fatta, finita la colazione, Sara dovrebbe farsi la doccia..

Il condizionale è d’obbligo, anche perché il bagno è ancora presidiato da Giulia.

“Giuliaaaaaa, vuoi uscire dal bagno? Mi scappaaaa” .

“Un momento, ho finito”, fu la risposta imperturbabile dall’altra parte della porta..

Lo so, è contrario alla privacy, ma è il caso di controllare la situazione e Sara si mette a sbirciare dal buco della serratura, per un sopralluogo.

“Giulia! Smettila di leggere sul cesso, sono in ritardo” esplode Sara..

“E va beeeene!” Giulia tira lo sciacquone e dopo pochi secondi Sara la vede emergere dalla stanza da bagno.

Con in mano i suoi manga di Lady Oscar..

“Brutta stronza! Ti sei presa ancora i miei manga, ecco dove erano finiti!”.

Fuga tattica di Giulia con Sara alle calcagna..

Della serie: se ti prendo, ti meno.

Inseguimento interrotto da Roberta, che ferma le due parti belligeranti (a volte le chiama Israele e Palestina…) prendendole per un braccio.

“Giulia, ridai i manga a tua sorella. Sara, fila a lavarti”.

in coro, tipo polifonia del rinascimento:”Va bene mamma”, la voce più acuta appartiene a Giulia, quella più bassa a Saretta nostra.

Finalmente, Sara prende possesso del bagno..

Immediatamente storce il naso: come al solito, Giulia non ha aperto la finestra….

La apre lei, anche se sa benissimo che le si congeleranno le chiappe.

Sospiro sospiroso sospirante.

Dopo che Sara ha finito di fare quello che deve fare, ecco, il rito mattutino della doccia. Velocemente. Non c’è stato neanche il tempo per leggerli LEI i manga di Lady Oscar.

Fa cadere uno dopo l’altro i vestiti: pigiamino, canottierina in microfibra e mutandine coordinate. Carucce, ma con il grosso difetto che ti si infilano sempre nel…..

Ehm!.

Sara si guarda allo specchio e non si trova poi così male… tranne che è un poco piatta in nei piani alti, e che le gambe avrebbero bisogno di una ceretta professionale, altro che Silkepil, le si incarnano tutti i peli.

Sara gira il rubinetto e poi si fionda sotto il getto caldo dell’acqua..

Si insapona con il bagnoschiuma al muschio bianco aiutandosi con la spugna a forma di paperella e pochi minuti dopo allunga la mano a prendere l’accappatoio..

…Azz, sembra carta vetrata, la mamma ha ancora dimenticato di comprare l’ammorbidente…..

Si spalma Nivea a piene mani sul corpo e, a tempo di record, si pettinafalacodasiinfilalabiancheriasivesteinfilalescarpemetteilgiubbettoooooo.

Raccatta i libri e dopo aver mandato un bacio alla mamma ed una pernacchia (lo so che è infantile) a Giulia, si fionda a prendere l’autobus.

Accidenti!.

Sta arrivando! Con uno scatto, Sara riesce a non farselo scappare.

Non c’è nessuna delle sue amiche in vista.

Appoggiandosi al corrimano, Sara pensa cupa a chi la prenderà in giro quel giorno.

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* * *.

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E questa è Sara..

Ringrazio per l’ispirazione: Annina, nonché l’amica migliore che una ragazza abbia la fortuna di trovare ed i racconti su sua sorella Ilaria (quella di lei che passa sul letto è storia vera…).

Roberta, Giulia e Laura. Roberta nella parte della mamma Roberta (è vero che si veste etnica e porta gli orecchini africani) ed è una persona deliziosa (qualche volta ci verrò a ballare con te, promesso!), Giulia e Laura, due sorelle di 14 e 11 anni, le migliori della loro età, veramente simpaticissime, anche se mi fregano sempre il telefonino e non so cosa ci facciano. .

Laura ha molto di Giulia e Giulia ha molto di Sara, solo che non credo Laura voglia fare la graffitara. Glielo chiederò la prossima volta che la vedo..

Avendo solo due terribili fratelli maschi, mi sono dovuta basare sull’esperienza delle sorelle di altre ragazze (ma le esperienze per l’utilizzo del bagno le ho avute anche io…).

Mia è l’esperienza dei peli incarnati con il Silkepil e dei pigiami che girano a 180°..

E’ mia mamma che mi chiama pulcino (e con altri soprannomi che non vi dico perché ho una reputazione da difendere, questo era il più innocuo), lo so che ho 34 anni, ma la mamma è sempre la mamma..

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Oh, ma quante recensioni!!! Grazie, troppo gentili…..

In particolare:.

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Lulumyu: Io avrei altre parole per definire una come Jessica…. Direi che ci hai preso…..

Akemichan. Sono contenta che ti piaccia questa storia…. anche io ho un’amica come la tua, le voglio un gran bene perché è una persona dolcissima, solo che ogni tanto l’invidia mi macina, sai com’è..

Donnasole: anche io sono invidiosissima (vedi sopra)… ti va di avere un pochino di pazienza, così vedi come va a finire?.

Neera: bellezza, aspetto con ansia i tuoi racconti, ma la faccenduola dell’uovo la trovo interessante! ehehehehe.

Muse17. Ma ciao! Sono una tua grande fan, sono onorata di avere una tua recensione….. anche io aspetto con ansia il libro numero 6, sono in crisi di astinenza. Spero che la profezia ti piaccia. Piton? Non è male, ma i miei preferiti sono Lupin e Bill Weasley. Come finira la snob? Male!

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Capitolo 3
*** Micro e le sue origini ***


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Sara salta giù dal gradone dell’autobus e si ritrova sul marciapiede a pochi metri dall’entrata della scuola..

Guarda l’edificio giallo con una smorfia ed oltrepassa il cancello rosso..

Liceo Linguistico Cartesio, recita una targa argentata posta da un lato..

“Hey, Ala!”.

Sara si gira immediatamente con un sorriso a 34 denti ed agita un braccio.

“Micro! Ciao, che si dice?”.

Dall’altro del suo metro e ottantasei, Micro fa un sorriso sbilenco e leva il pollice sinistro:”Ala, va dimmerda”.

Sara gli rivolge un caldo sorriso:”Allora tutto OK, come al solito!”.

Lo so, sono maleducata e non ho ancora fatto le presentazioni, chiedo umilmente scusa:.

Signore e signori lettori collegati al sito di Erika ed hacker che diffondete i virus sul mio PC (a proposito, sapete come si toglie Trojan32?), ho il piacere di presentarvi….

(musica di sottofondo, please!) Giuliano Padraig Miceal Robhaird Bigazzi..

Ma la maggior parte delle volte viene chiamato, anche da sua madre, Micro, da Microsoft, letto Maicro..

Procediamo con ordine..

I 3 nomi che seguono il più normale Giuliano sono irlandesi (non chiedetemi la pronuncia, tanto non la so!).

Dovete sapere che la madre di Micro, è irlandese ed ha passato gli anni più belli della sua gioventù a fabbricare bottiglie molotov da lanciare contro i soldati inglesi che si avventuravano nel tristemente famoso quartiere cattolico del Bogside, a Derry, in Irlanda del Nord.

Ora chiaramente le molotov Roisin Deirdre Maeve O’Farrell (gli amici la chiamano Rosy) non le lancia più, ma si è tolta lo sfizio di imporre al suo unico figlio maschio i nomi degli eroi della resistenza irlandese: Padraig (da Patrick Pearse), Miceal (Michael Collins) e Robhaird (Bobby Sands).

Non è che me la voglio tirare sciorinandovi i nomi di questi simpatici signori (beh, magari forse un pochino… concedetemelo, vi prego!).

E’ che il retaggio irlandese di Micro è molto importante per descrivere la sua personalità.

Dalla mamma, Micro ha ereditato: .

• un certo sprezzo per l’ordine costituito, l’autorità ed una tendenza all’anarchia direi un pochino esagerata..

• I capelli rosso fiammante (lunghi! Fino sotto le scapole). Le malelingue, a volte lo chiamano Anna dai capelli rossi, ma lui non ci fa caso.

• Un amore sviscerato per la birra e gli alcolici in genere.

• Una viva intelligenza, che Micro applica al mondo dei PC e dell’High Tech (da qui il soprannome).

Ora arriviamo all’altra parte di personalità, quella italiana.

Volete sentire una storia d’amore davvero romantica? Beh, anche se non la volete sentire, ve la beccate lo stesso, altrimenti non capite come ci è arrivata Roisin in Italia da quella gabbia di matti che era Derry.

Allora, erano giorni caldi a Derry e gli inglesi stavano passando al setaccio tutto il Bogside alla ricerca dei fomentatori dell’ultima rivolta.

Tra i sobillatori della rivolta, c’era appunto Rosy, la quale pensò che fosse il caso di cambiare aria, visto che stavolta l’avevano fatta grossa, e di concedersi una vacanza lontano dalle bombe, per una volta.

Siccome aveva sempre desiderato visitare Firenze, decise che era il caso di prendere i classici due piccioni con una fava.

Per cui, due giorni dopo aver preso la decisione che avrebbe cambiato il corso della sua vita, sotto il nome falso di Mary O’Connor - ci sono più Mary O’Connor in Irlanda che di Fiat Punto in Italia - e opportunamente travestita, Roisin lasciava l’Irlanda e precisamente l’aeroporto internazionale di Belfast con un aereo della Aer Lingus, facente scalo a Bruxelles.

Per farla breve, arrivò a Firenze in una bella giornata di maggio, il sole splendeva, faceva caldo gli uccellini cinguettavano sugli alberi, i fiori sbocciavano nei prati e nei giardini di Boboli e l’ingresso agli Uffizi non era ancora così caro; per cui, Roisin si lasciò tentare: entrò in un bar e chiese una granita all’arancia.

La granita fu galeotta, perché le fu servita dal mite cameriere Carlo Bigazzi, che era stato stroncato sul posto dalla vista dei suoi capelli rossi ed occhi azzurri.

Ma Roisin dice che più che dagli occhi e dai capelli, Carlo fu stregato dalla vista del suo fondoschiena.

Le versioni sono discordanti, dopo tanti anni non è ancora stata rilasciata una versione ufficiale.

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I due si sposarono a Derry, con la chiesa presidiata dallo stato maggiore dell’Ira al gran completo, tornarono in Italia e lasciarono Firenze per quel buco di paesino in provincia di Milano, dove Carlo aprì un bar paninoteca e Roisin cominciò ad insegnare inglese (visto che per l’irlandese non c’era molta richiesta, e neanche di bottiglie molotov, è il caso di dirlo) e danze tradizionali irlandesi.

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Carlo è un ometto tranquillo e pacifico.

Da lui, Micro ha ereditato il cognome, la calma placida ed il carattere affettuoso, nonché una grande passione per la musica e l’accento toscano.

Ma che c’entra Micro con Sara?.

Domanda lecita!.

Micro è il migliore amico di Sara.

• Si sono conosciuti all’asilo..

• Hanno fatto le elementari assieme..

• Pure le medie..

• Ed ora le superiori, sebbene ora siano in classi diverse..

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A Micro delle lingue non è che freghi più di tanto, neanche di studiare.

Ha scelto il linguistico perché era la scelta più conveniente: lui l’inglese lo parla benissimo, visto che passa tutte le estati in Irlanda dai parenti (a farsi delle gran bevute di Guinness con la moltitudine di cugini made in Northern Ireland che gli insegnano le parolacce irlandesi); Il francese ed il tedesco gli servono esclusivamente per rimorchiare le squinzie d’Oltralpe che ogni anno invadono l’isola di smeraldo. Oppure qualche ragazza che passa da quelle parti per farsi l’Erasmus.

e poi c’è Ala, cioè Sara.

Ho capito, volete sapere perché la chiama così: dalla canzone di Jimi Hendrix, Little Wing. Siccome Aluccia – traduzione letterale - sa di stucchevole, lui la chiama Ala e basta.

… e prima che me lo chiediate, no, non è innamorato di Sara.

Voi vi innamorereste di vostra sorella? No, credo di no, a meno di gravi squilibri della personalità. Ecco, per Micro, Sara è la cosa più vicina ad una sorella.

Ogni giorno, tutte le mattine si incontrano su quel marciapiede e comincia il solito rito.

Sara gli chiede:” “Micro! Ciao, che si dice?”.

Micro fa un sorriso sbilenco e leva il pollicesinistro:”Ala, va dimmerda”.

Poi, gentilmente, le offre la canna che sta rollando.

Tutte le volte, Sara rifiuta con lo stesso tono educato.

Ma lui non perde la speranza, prima o poi si toglierà la soddisfazione di farsi un cannone con la sua migliore amica.

Lui sa tutto di lei e lei di lui:.

Lui sa che lei porta la seconda di reggiseno, che ha avuto le sue cose a 13 anni, sa che le piacciono da morire Fabio Cortesini ed i cornflakes nel latte, che ha una smagliatura accanto alla piega del ginocchio destro e che ha baciato solamente un ragazzo, l’anno prima al mare e che non sa ancora cosa le piacerebbe fare da grande.

Lei di lui sa a quanti anni ha avuto la prima polluzione notturna ed il suo primo rapporto sessuale (presto!), che si farebbe tutte le donne della scuola (vicepreside compresa, anche se è cozza ed ha il triplo dei suoi anni), perché è giovane e gli ormoni circolano veloci in quel corpo smilzo, che da grande vorrebbe fare l’hacker per mettere in scacco il governo centrale di Londra – glielo deve a sua madre, lei ci tiene tanto a queste cose - e poi anche quello di Washington, già che c’è.

Tanto le potenzialità ci sono.

Il suo film preferito, neanche a dirlo, è Wargames, solo che la fine non gli piace tantissimo.

Il rito mattutino finisce quando lui lascia Sara sulla porta della classe, le da un’arruffatina ai capelli e le dice, guardandola in tralice:”Ala, se non fossi mia sorella ti scoperei”.

Lei gli sorride dolcemente e gli dice che gli vuole bene, poi sparisce nella classe.

Lui sorride a sua volta e riprende a fumarsi la canna in santa pace: anche si trova dentro la scuola lui ha un permesso speciale: in cambio di manutenzione gratuita di tutti i PC della scuola, lui può farsi tutte le canne che vuole, con discrezione.

E’ un compromesso che la direzione scolastica ha dovuto accettare per abbattere i costi di gestione al quale Micro si sottopone volentieri.

Lui è una persona disponibile.

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Non pensavo che avrei aggiornato così presto, ma il capitolo su Micro è venuto fuori di getto..

Il prossimo, come avrete già capito, descriverà l’incontro ed i rapporti tra Sara e Jessica. Lo voglio far bene, perché credo sia il più importante e che metta le basi della storia vera e propria. Per cui, non ho idea di quando aggiornerò, magari lunedì stesso o fra due settimane. Abbiate pazienza, per favore..

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Grazie a tutti per le recensioni, mi avete fatto molto piacere..

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In particolare:.

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Meiko: Che piacere trovarti anche qua. Tutto bene?.

Fidelity: Una Serpeverde, o sbaglio? Grazie per la dritta dei puntini di sospensione. La trasposizione al formato html mi aggiunge sempre dei punti in più, ma comunque ho riletto il capitolo dal tuo punto di vista ed in effetti hai ragione. Terrò in mente il tuo consiglio. Beh, devo dire che mi hai sgamato, ho attinto a piene mani dalle commedie americane che CI piacciono tanto..

Personalmente, trovo che Jessica sia un nome molto carino, non è nella mia lista dei top, ma è un nome che mi è sempre piaciuto. Mi è venuto in mente per Jessica Rabbit, sai:”Io non sono cattiva, è che mi disegnano così. Il tipo della vamp che sa di esserlo. Fai bene a stare dalla sua parte, è giusto difendere i più deboli. Scrivendo questa ff ho scoperto di avere un lato sadico piuttosto sviluppato. non avrei mai detto. le fanfiction come metodo introspettivo, mica male, eh?.

Lulumyu. Ciao! Anche a me Sara sta molto più simpatica, è più reale di Jessica- spero che questo chap ti sia piaciuto.

Akemichan: Grazie per le belle cose che mi scrivi: se riesco a rendere tutto questo realistico è perché nei pensieri dei personaggi di questa ff c’è moltissimo dei miei sentimenti e di quelli dei miei amici. Tutte le riflessioni che leggerai provengono da situazioni reali e non sempre piacevoli, anche se mi sono divertita a metterle in chiave ironica.

Muse17. Hey, che si dice? Sara è molto umana, sicuramente.

Per l’incontro tra le due, dovrai aspettare il prossimo capitolo, ma spero che la descrizione di Micro ti sia piaciuta. Micro sarà molto importante per questa storia, per cui si meritava un capitolo a parte. E mi sono divertita un sacco a scriverlo, soprattutto quando si parla di sua madre.

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Buon fine settimana a tutti voi

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Capitolo 4
*** Il ministero della pubblica distruzione ***


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Alt! Ferma! Stop! Fermi tutti! Mi ero dimenticata di una cosa importantissima!

Prima di cominciare con la narrazione dei fatti relativi a questo capitolo, è di vitale importanza fare il solito disclaimer, onde evitare fraintendimenti e casini vari.

Pronti?

Allora, qualsiasi riferimento a fatti, persone e luoghi realmente esistenti NON è puramente casuale.

Lo so che non è politically correct, ma questa ff è completamente squinternata, per cui il politically correct va un po’ a farsi friggere.

Sorry

Nel secondo capitolo di questa meravigliosa fanfiction (cough cough! Non soffocate, per favore!) si diceva che Sara è una persona che tende a farsi troppe seghe mentali.

Vero.

Ma questo non le impedisce di avere una visione ottimistica della vita.

In fondo, non ha ancora avuto a che fare con professori universitari che devi supplicare per farti assegnare uno straccio di titolo di una tesi della quale non te ne frega niente, né con agenzie di lavoro interinale, né con fidanzati che detestano la tua migliore amica e viceversa, oppure con suocere triturabiiiiip, per cui per lei il mondo è tutt’ora un gran bel posto.

Con le debite eccezioni.

Sara pensa che la causa dei mali del mondo si possa imputare a due diverse categorie di persone: quelle che ti vogliono fare fesso e quelle che ti vogliono mettere i piedi in testa.

Per quanto riguarda la prima categoria, Sara pensa che questa comprenda un’ampia fascia di popolazione.

Questo pensiero le balza in mente spessissimo, in maniera irresistibile e prepotente quando le capita di vedere la pubblicità del Mulino Bianco.

C’è questa famigliola, l’avete presente tutti, no? La mamma sembra uscita in quel momento dall’estetista di Nicole Kidman (anche se sono le sette di mattina di un lunedì di nebbia – vi ricordo che qui siamo a Milano). La mamma di Sara gira per casa in pigiama con gli occhi semi chiusi e sembra ritornare al mondo dei vivi solamente dopo il terzo caffè.

Il papà della pubblicità sembra il fratello maggiore di Brad Pitt (a proposito di Brad Pitt, noi tutte ringraziamo di cuore la sua mamma perché quella sera non è andata al cinema!). Sara, il papà lo ha perso all’età di tre anni per una brutta malattia, per cui non se lo ricorda proprio.

I due fratellini della pubblicità sembrano sul punto di giurarsi amore eterno, mentre lei e Giulia… vabbeh, lasciamo perdere che è meglio.

Ma la cosa che la lascia più perplessa è che questi vanno al lavoro e a scuola con la stessa espressione che avrebbe lei se le dicessero che ha fatto il Jackpot al superenalotto. Non vedono l’ora, corrono perfino!

La cosa la lascia alquanto perplessa, non le sembra molto veritiera, a dirla tutta.

Stride, suona strano. Un po’ presa in giro, come si diceva.

Per quanto riguarda la seconda categoria di persone, adesso ci arriviamo.

Normalmente, quasi tutti gli alunni di tutte le scuole di questo mondo, arrivano in classe semi addormentati, in stato più o meno catatonico – vegetativo, le funzioni cerebrali ridotte al minimo, l’interruttore orientato sull’OFF che diventa obbligatoriamente ON allo squillare della campanella che annuncia l’inizio delle lezioni.

A Sara non succede propriamente così, per così dire.

Appena lascia la compagnia di Micro, i suoi nervi entrano in tensione, le sue braccia si irrigidiscono ed il suo stomaco comincia a restringersi come un maglione di lana lavato in lavatrice.

Non è certo la tensione per interrogazione e compiti in classe, come sarebbe logico pensare.

La causa del suo malessere non è da imputarsi ad un che cosa, bensì ad un chi.

Il Chi in questione è personificato in Jessica Ronchi; chi crede nella new age ed in filosofie orientali, potrebbe tranquillamente affermare che quella creatura sia il karma di Sara.

In pratica, sono 2 anni, che Jessica utilizza Sara quale strumento per rifarsi le unghie.

La gente prende a pugni il punching ball, Jessica fa arrostire Sara a fuoco lento, come una porchetta.

Questo è il caso di Sara e Jessica: il classico rapporto vittima/carnefice che potete trovare su ogni testo di psicologia che si rispetti.

Ma ora entriamo nel vivo della questione.

Nella fattispecie, questa mattina Sara si avvicina all’entrata della classe che è bloccata da Jessica Ronchi, Ombretta Ferrari e Simona Mantovani. Le tre (dis)grazie.

“Ehm, permesso” chiede esitante Sara.

Le tre fanno come se niente fosse successo.

“Scusate, mi fate passare?” chiede ancora.

Un muro avrebbe dato più soddisfazione.

“Dovrei entrare..” mormora Sara.

A questo punto, le tre paia di occhi si spostano su Sara.

Zoom!

Jessica le sorride, mentre la fa passare da capo a piedi: scarpe, calzoni, maglioncino, giubbetto, capelli, accessori e zainetto.

Jessica dice con voce flautata:”Ah, sei tu…” il suo sorriso si fa pronunciato, mentre non ci pensa minimamente a spostarsi per fare entrare Sara in classe.

Simona ed Ombretta la guardano con un sorrisetto.

Citazione biblica: Sara si sente come il vaso di coccio tra i vasi di pietra e vorrebbe essere in tutti i posti del mondo tranne che davanti a quella porta.

Jessica storce il grazioso nasetto, sempre sorridendo a Sara:”Carino questo giubbino…. Ma non lo portavi già la settimana scorsa e quella prima e quell’altra ancora? Forse perché non ne hai altri?”

Le tre la circondano e Sara non può muoversi di lì.

Le compagne di classe cominciano ad entrare in classe senza una parola.

Manuela Cafiero le lancia un’occhiata impietosita e con uno sguardo triste, entra in classe.

Sara è impietrita.

Tre contro uno. Non è leale.

Regola della jungla: la democrazia è un’eccezione, non una regola.

“Se vuoi” riprende Jessica “ti possiamo accompagnare noi a fare shopping, vero ragazze?”

con una risatina scema le due annuiscono.

“Conosco un posticino dove vendono giubbetti proprio alla moda…. Solo che costano un po’, ce li hai i soldi sufficienti, vero?”

Sara non riesce a rispondere. Si morde il labbro. Sa che se tentasse di parlare le verrebbe da piangere. Il suo stomaco si contorce, come se qualcuno l’avesse afferrato e lo stesse stringendo in una morsa. Ombretta e Simona scoppiano a ridere, mentre Sara diventa del color del fuoco.

Manuela esce dalla classe e si rivolge a Jessica:”Ma perché non la lasci in pace? Che cosa ti ha fatto?”

Jessica sorride ancora, ma di un sorriso che non arriva agli occhi.

Fa scorrere lo sguardo sulla figura pienotta di Manuela:”Tuo padre è pasticciere, vero? piuttosto bravo, a quanto sembra. Gli fai tu da assaggiatore, suppongo..”

Lo sguardo della ragazza si posa insistentemente sui fianchi over size di Manuela.

“Manu, lascia perdere, torna in classe” interviene Sara scrollando il capo con forza e mettendole una mano sul braccio.

Jessica non la prende minimamente in considerazione e continua l’affondo:

“Vuoi venire anche tu a fare shopping con noi, Manuela? Penso che in un bell’abitino premaman tu ci possa entrare bene. Taglia 54, vero? quanto pesi? 80, 85?”

Simona ed Ombretta ridono, Manuela prende un’espressione avvilita.

Sara guarda Jessica e finalmente riesce a spiccicare:”Sei una grandissima stronza!”

Jessica col suo sorrisino cattivo le risponde:”E allora? Qual è il problema, Belotti? Io posso e tu no!”

Finalmente Jessica si sposta e Sara può entrare in classe, tirandosi dietro una Manuela sull’orlo delle lacrime.

Rabbia, tanta, tantissima rabbia. Sara può accettare che Jessica si diverta con lei, ma non con Manu. Quella ragazza era così…. carina e gentile. Apre e chiude i pugni per sbollire.

“Grazie, bella” le sussurra Sara passandole un braccio attorno alle spalle, poi si siede accanto alla sua compagna di banco, Silvia Confalonieri.

Silvia le prende la mano e la stringe piano:”Mi dispiace tanto” mormora lei.

Alza le spalle ed apre il libro di inglese:”Non importa, Sil” anche se non è vero.

Sara guarda Jessica che sorride raggiante a Fabio, appena entrato in classe:”Ciao tesoooro!”

Immaginate un fiume di melassa appiccicosa che inonda l’aula…

“Ciao, bella bimba. Oggi sei uno schianto!” la abbraccia con trasporto.

Inoltre…Super Attak!!!!!

“Si, vero?” Jessica chiude gli occhi appoggiando il capo alla spalla del bel Fabio.

Vinavil!!!!!!

“Cosa stavi dicendo alla Belotti prima, dolcezza? Non parli mai con lei” chiede Fabio occhieggiando la scollatura della sua ragazza.

Bostikkkk!!!!

“Oh, niente zuccherino, cose da donne, sai com’è” e lo abbraccia a sua volta ridacchiando compiaciuta.

Smunci smunci picci picci bao bao.

Vabbeh, avete capito che queste due ventose si stanno baciando, no?

Questa è la classe quarta b del liceo linguistico Cartesio.

Classe quasi esclusivamente femminile, come quasi tutti i corsi di studi ad indirizzo linguistico.

14 ragazze e 5 ragazzi: Marco Riva, Lorenzo Bianchi, Luca Alberti, Francesco Rossi e Fabio Cortesini.

Si, si, ricordate bene, quel Fabio Cortesini per il quale spasima la nostra Sara e che, per beffa, è anche il ragazzo di Jessica Ronchi. Infatti nei momenti in cui i due piccioncini si esibiscono, Sara si sente il cuore fatto a fettine.

E’ proprio il caso di dirlo, anzi, di urlarlo forte: ma che rogna!

Le 14 ragazze si dividono in due gruppi. Non formalmente. Ma la divisione tra un gruppo e l’altro è chiara per tutti. Come del resto i criteri che decidono chi sta dove.

C’è il gruppo delle vamp, che si riduce ai tre bijoux di figliole che già conosciamo: Jessica, Simona ed Ombretta.

Poi, il gruppo delle racchie, che comprende tutte le altre.

Per essere nel gruppo delle vamp, devi essere bella, popolare, avere una mandria di maschietti sbavanti ai tuoi piedi ed avere tanti soldi da non riuscire a contarli.

Se ti manca una sola di queste caratteristiche, sei irrimediabilmente out, senza appello.

E le vamp spadroneggiano sulle racchie.

Le racchie sono ragazze normalissime, anche carine ed hanno una sacra paura delle vamp.

Questa mattina era toccato a Sara e a Manuela, ma non si sa a chi toccherà nell’intervallo, o alla fine delle lezioni, oppure il giorno dopo. Non si difendono tra di loro per paura di ritorsioni. Se si difendono, beh, avete avuto un esempio di cosa potrebbe capitare. Le vamp sanno come mettere al loro posto quelle che non si fanno gli affari loro: con dosi massicce di veleno.

Di certo, Jessica Ronchi ha un debole per Sara, adora tormentarla. Sembra quasi che abbia un radar, come quello della mamma che ti sgama subito quando esci con un tipo: Jessica riesce sempre a capire dove colpire Sara, come e soprattutto quando.

Con le debite variazioni, questo è un copione che si ripete quasi ogni giorno da un paio di anni, cioè da quando Jessica si è accorta della sua esistenza.

All’inizio Sara si difendeva, ma poi non ce l’ha più fatta. Due anni di continui attacchi a sorpresa fiaccherebbero chiunque. A fare il muro di gomma, Sara proprio non ci riesce, non c’è mai riuscita. Riesce a difendere gli altri, ma sé stessa… altro paio di maniche.

Le ore passano lente, ma finalmente arriva l’intervallo e Sara esce dalla classe per andare a farsi un cappuccino alla macchinetta assieme a Micro.

Micro il cappuccino non lo beve, però le fa compagnia e fanno quattro chiacchiere.

“Ala, oggi te lo offro io il cappuccio” esordisce Micro a mo’ di saluto.

Lei gli sorride. “Grazie, anche perché oggi non ho monetina”

Micro inserisce le monetine contate nella fessura e la macchina comincia a ronzare per preparare il cappuccino a Sara.

“Bella maglietta” dice Sara con un gesto della testa mentre sorseggia la bevanda bollente.

Micro prende l’orlo della t-shirt con le due mani e lo tira verso l’esterno per mostrarle bene il disegno.

“Ti piace, Ala? Mi è arrivata ieri dall’America”.

E’ una maglietta dei Korn quella che indossa Micro. Micro indossa solo magliette dei Korn. Dice che gli piace la R al contrario del loro logo. Se non ci fossero i Korn, probabilmente Micro andrebbe in giro nudo.

“Niente male, Micro”

“Mh mh mh mh” mugugna Micro.

“Che c’è?” domanda Sara.

“Parli troppo poco stamattina. Successo qualcosa?”

Sara scrolla le spalle in un gesto che non vuol dire nulla.

Micro sospira ed affonda le mani in tasca:”Ancora la stronzona capitalista?”

Sara annuisce mentre in gola le si forma un magone grosso come il Titanic.

“Se l’è presa solo con te?” si informa gentilmente lui.

Sara scuote ancora la testa:”Manu”.

“Ah.” Micro ammutolisce costernato. Manuela è molto simpatica a Micro, le fa tanta tenerezza.

Nei suoi sogni notturni immagina sempre di affondare la testa nelle sue morbide curve e di farsi cullare da lei come un bambino. Chissà se anche la sua pelle odora dei bignè alla vaniglia della pasticceria di suo padre…

“Non l’ha presa troppo male, spero” Micro è davvero dispiaciuto.

“Al solito, Micro…” oggi Sara è davvero di poche parole, la vocina incrinata.

“Sara, se vuoi dico a mia mamma di preparare una bella molotov apposta per lei e gliela imbosco sotto al banco (Grazie Kannuki! NdA). Poi, invece di metterle le sue cremine, la cremiamo!” si offre Micro servizievole: i geni da terrorista ereditati da sua madre si fanno sentire.

Sara scoppia a ridere, finalmente:”eh, magari riusciamo a farla spettinare!”

Micro sogghigna:”Ma quella non si spettina manco quando si zompa l’uomo suo!”

“Come fai a saperlo, Micro” Sara continua a ridere “almeno lei non te la sei mai fatta, non sei abbastanza IN” finisce per scimmiottare la vocetta affettata di Jessica.

Micro da un colpetto sulla spalla di Sara con la sua:”Sono io che non voglio intingere il mio biscottino nella sua scodellina. Una così mi smoscia solo a sentirla parlare e se lo sapesse mia madre che vado con una filo imperialista mi disereda” sghignazza lui.

“Minimo! Ciao, allora ci vediamo alla fine delle lezioni.” Sara lo abbraccia. Beh, ci prova, visto che lui è almeno 25 cm più altro di lei “Grazie, Micro.”

Lui le scompiglia i capelli con tenerezza:”Di niente, gnappetta” Micro la chiama gnappetta quando è particolarmente intenerito.

Sara ritorna in classe più sollevata. Micro la tira sempre su di morale.

Siede al banco e pochi minuti dopo inizia la lezione di tedesco.

Il tedesco è una delle materie preferite di Sara, se la cava molto bene. Il compito per oggi era la traduzione di un brano.

Entra la professoressa Sirtori:”Guten Tag, wie geht’s heute (buongiorno, come va oggi?).”

Si siede in cattedra e si infila gli occhiali con la catenella che erano posati sui ricci grigi.

“Vediamo… per oggi vi avevo dato la traduzione del brano a pagina 47. sentiamo com’è andata. Ronchi!”

“Si professoressa?” risponde Jessica con un sorriso smagliante.

Silvia e Sara le fanno il verso sottovoce:"Si, professoressa?"

“Vuoi leggermi la tua traduzione, per favore?”

Mentre Jessica legge, Sara cerca il quaderno nello zainetto.

Non lo trova.

Eppure era sicurissima di averlo messo in cartella quella mattina.

Rivolta tutto lo zainetto, anche le tasche, mentre sente la professoressa assegnare un bel sette e mezzo al compito di Jessica.

Tira fuori tutto: agenda, astuccio, fazzoletti di carta, portafoglio.

“Belotti!”

Accidenti.

“Mi leggi la tua traduzione?”

Sara diventa di brace:”Professoressa, io… credo di aver lasciato a casa il quaderno”.

La professoressa la guarda severamente:”Non è da te, Belotti. Mi spiace, ma sono costretta a darti cinque”

Accidenti, doppio accidenti. Media rovinata.

Sara si fa prestare un foglio da Silvia per prendere appunti e le due ore di tedesco volano veloci.

Arriva la fine delle lezioni.

Sara rimette tutti i libri nello zainetto ed infila il giubbotto.

“Belotti?”

Sara alza gli occhi e vede Jessica.

Con in mano il SUO quaderno di tedesco.

“Grazie. Hai fatto un buon lavoro!” Jessica posa il quaderno sul banco ed in quel momento è arrivato Fabio che porta via Jessica prima che Sara abbia il tempo di dire “ah”

Maledetta stronza.

* * *

Spero di aver reso bene l’idea…. Questo capitolo è sicuramente meno spiritoso degli altri per forza di cose. Se avete critiche o suggerimenti, passatemeli pure, solo tenete presente che sono una persona sensibile ed ho il cuore tenero. Grazie.

Il nome del capitolo è esagerato, lo so, ma mi è sempre piaciuto fare i giochi di parole e mi sono voluta divertire.

Come al solito, grazie a tutti coloro che mi hanno recensito, in particolare:

Per Fili.xxx@virgilio.it. Ho tentato di risponderti, ma mi tornava indietro la mail. Non ti preoccupare, la storia è già tutta nella mia testa, resta solo da scriverla, cercherò di aggiornare più presto che posso. Grazie per i complimenti, li apprezzo molto.

Muse 17. Grazissime, troppo buona. Sono in astinenza da Samuel e Lidia, salutameli tanto.

Lulumyu: anche io mi sono divertita tanto a scriverlo, sono felice che abbia fatto divertire anche te. farò il possibile per continuare così.

Kannuki: sono molto onorata delle tue recensioni, grazie. ho preso spunto, come avrai visto…. Jessica che non va alla scuola privata… se ci fosse andata, lei Sara non l’avrebbe mai incontrata. Però so che uno dei migliori licei linguistici di Milano è pubblico, per cui mi sono attaccata a questo…

Mewina: non posso fare altro che dirti che sei una grande… magari un giorno ci racconterai come è andata. Fossi al tuo posto, ancora adesso starei godendo come un riccio! E se tu scrivessi una fanfiction?

Comunque grazie a tutti voi che state leggendo la rivolta delle racchie. Thanks. Ah, fra poco l’arrivo di un nuovo personaggio molto particolare.

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Capitolo 5
*** Quella mattina di un giorno da cani ***


Credo che la presente situazione richieda un approfondimento.

Si, per quanto riguarda Sara.

Vi ho detto che il papà non ce l’ha più, vero? ecco, lei lo ha perso a tre anni.

Un giorno il 35 enne Giovanni Belotti comincia ad accusare dei disturbi alla gola e circa 6 mesi dopo di Giovanni quello che resta è una piccola urna che Roberta si tiene in camera.

Lo so è macabro, ma a Roberta piace così.

Poi la solita storia: Roberta ha un buon impiego come grafica per mezzo del quale mantiene sé stessa e le due figlie adolescenti.

Non è che siano combinate come la piccola fiammiferaia, anche perché quello è uno dei peggiori esempi di rogna congenita e perniciosa che la letteratura per l’infanzia ricordi.

Avete presente la storia? Questa povera orfanella è ridotta a vendere fiammiferi alla vigilia di Natale mentre gli altri si abbuffano alla faccia sua e muore surgelata come un baccalà norvegese pensando alla nonna, morta anche lei.

Secondo me, Andresen aveva qualche problemino di sadismo (provate a leggere anche il soldatino di stagno e la sirenetta. Poi non vi chiederete più perché esiste Telefono Azzurro!)

A scanso di equivoci, dichiaro solennemente che io ai miei personaggi voglio bene (a Jessica un po’ meno) e non li voglio far soffrire, non troppo per lo meno. Tutto quello che farò loro passare sarà per esigenza letteraria (ma non lo diceva pure De Sade, questo?)

Continuando il delicato discorso sulle finanze dei Belotti, in pratica se la cavano bene, ma non è che navighino nell’oro. I soldi per le vacanze ci sono sempre e quelli anche per gli sfizi, ma non più di tanti.

Visto che si parla di favole, vi avverto che non si sta parlando di quella di Cenerentola al contrario: cioè che il babbo se ne passa a miglior vita, la mamma che si risposa con un Adolf senza i baffetti e la svastica che maltratta la povera figlia dolce, buona servizievole e mansueta (ma esistono, poi, le figlie così? io non sono mai stata in questo modo, poveri mamma e papà!).

NO! Roberta ha ancora il cuore sconquassato a causa della perdita di Giovanni.

E’ l’unico uomo che abbia veramente amato.

Alle sue amiche che vengono a prendere il tè al sabato pomeriggio, quando le chiedono perché non si trova un altro uomo, Roberta risponde:”Mi spiace. Tutto l’amore che avevo l’ho dato a Giovanni. Non ne resta più per nessuno”.

Nessun uomo, intende, perché le due marmocchie che si ritrova come figlie, Roberta le ama teneramente. Anche a Micro vuole bene, ma è diverso.

Roberta è una bella donna, cordiale, gentile. Un po’ troppo sensibile, forse (adesso capite da chi a preso Sara!). Ha tante amiche, piace agli uomini ma su questo argomento, per così dire, Roberta ci ha messo la classica pietra sopra. Facciamo un pezzo di dolomite, dai!

Quello che vuole, ora come ora, è che le sue adorate pulcine crescano bene, felici, serene. Per quanto riguarda la sua vita, si può dire che sia una donna impegnata: legge, esce con le amiche, va al cineforum il giovedì sera e fa yoga, per incontrare sé stessa, dice lei.

E a proposito di pulcine, cioè Sara e Giulia, Roberta le osserva tutti i giorni molto attentamente, senza farsi notare.

Giulia è sbruffona, casinista, molto autonoma. Infatti non si preoccupa molto per lei.

Riesce a gestire la sua vita da futura artista in maniera molto pratica.

E’ Sara che le da da pensare: è più timida e sensibile (proprio come lei era a quell’età), vive in simbiosi con Micro, ma da qualche tempo le sembra irritabile, triste, a volte apatica.

A volte ci vuole la tenaglia per tirarle fuori le cose… Roberta sospetta che tutto questo abbia a che fare con la figlia dell’industriale Ronchi che frequenta la stessa classe di Sara.

L’ha incontrata qualche volta e non le è sembrata molto sincera.

Ha provato a parlarne, ma in quelle poche occasioni, Sara si è chiusa come un’ostrica.

In effetti, Roberta non è poi così lontana dalla verità, non credete?

Dopo questa lunga introduzione, procediamo con la descrizione di questa mattina di un giorno da cani.

Atmosfericamente, una goduria perché c’è un sole bellissimo, l’aria è tiepida nonostante si sia solo alla metà di Marzo, i fiorellini sugli alberi sono sbocciati, gli asini volano… no, scusate, ho sbagliato, mi sono fatta prendere.

Comunque, tagliamo corto: è una bella giornata punto.

Vediamo la classe 4 B del liceo Cartesio, istituto linguistico perso tra le polveri sottili in eccesso della provincia di Milano, impegnata in un compito in classe.

Per la precisione, francese, e se siete talmente curiosi da voler sapere su che cosa verte la prova, ve lo dico: Proust. Si, quello che si faceva dei film pazzeschi prima di intingere il biscottino nel tè. Fatemi un favore, io Proust non l’ho studiato, all’ITC non era in programma. Ma alla fine questo stordito il biscottino (meglio, la madeleine!) se lo mangiava o no? Non gli crollava nel tè perché troppo inzuppato? Non l’ho mai saputo, per favore colmate questa mia grave lacuna. Mi dispiacerebbe lasciare questa terra con un dubbio così atroce che mi attanaglia il cuore!

Manca poco alla fine dell’ora, Sara ha già finito, per cui una volta tanto permette alla sua giovane mente di volare in un’altra dimensione… che praticamente si trova tre banchi più avanti rispetto al suo, e che sarebbe la nuca ingellata di Cortesini Fabio.

Sentite, lo so che fare gli occhi da triglia all’uomo di Miss Stronza 2005 (2006, 2007, 2008…) in carica non è che sia un idea da premio Nobel, però come sapete (o come dovreste sapere, io non lo so, non vi conosco… ), in una ragazzina innamorata il buon senso a volte è più raro che un biglietto per il concerto degli U2, però al cuore non si comanda e di conseguenza vediamo la nostra cara amica Sara persa in contemplazione del guru del suo cuore.

Vede solo i capelli castano chiaro e la camicia che fascia le ampie spalle muscolose. Avverte da lontano il profumo muschiato della sua pelle, l’essenza della sua mascolinità (grazie alla collezione Harmony, fonte continua di ispirazione per le scemenze più assurde ndA), la dolce potenza del suo fondoschiena.. ahahaha. Scusate, mi è venuto da ridere.

E via di questo passo: mentre aspetta di consegnare il compito, Sara fa l’occhio gattamortesco ad un ignaro Fabio e la cosa finisce qui.

Almeno così pare.

Anzi no!

Perché Miss-Stronza-per-tutti-gli-anni-a-venire ha intercettato lo sguardo perso di Sara.

Come per dire: il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Purtroppo in questo caso si è scordato anche dei manici ignifughi (quelli che non ti fanno scottare le manine quando prendi la pentola ndA).

Lo sapete cosa sono gli archetipi? (questo pezzo è per te, Alice) Figure letterarie precostituite utilizzate dai più per descrivere un personaggio: per esempio, la matrigna cattiva… o il bel tenebroso… o la segretaria bonazza che però non capisce niente.

Jessica sfugge alla legge degli archetipi. Per esempio, ditemi… se io vi parlo di una ragazza bionda e bella … che aggettivo supplementare vi viene in mente. Che ne dite di oca?

La fregatura è dietro l’angolo perché anche se Jess e le sue caratteristiche collimano perfettamente con la legge delle tre B (bella bionda benestante), non è oca per niente ed il suo cervello funziona come la batteria di un telefonino nuovo: va come una scheggia.

Il problema è che Jess il cervello non lo usa precisamente per scopi umanitari, è più Bin Laden che ONU, per cui quando il delizioso bocconcino di pupattola si avvede delle occhiate appassionate – con tanto di occhi a cuoricino - che Sara lancia al suo uomo (per quanto possa essere uomo un ragazzo di 18 anni…), le rotelline del suo cervello cominciano a carburare velocemente, mentre un sorriso cattivo le affiora sulle labbra coralline.

Aspettiamoci qualcosa di poco simpatico, dunque.

* * *

Dieci minuti, tutta la quarta B consegna il compito, mentre Morena Sarti mugugna che lei Proust proprio non lo regge e per quel giorno verifiche ed interrogazioni sono finite.

Sara si precipita da Micro.

“Hey Ala, fatto il compito?” chiede Micro porgendole il cappuccino.

“Bellissimo, Micro!” sussurra Sara con occhi persi.

Micro che ha mangiato la foglia, si permette di prenderla in giro gentilmente:”E’ andato così bene, questo compito di francese? Da quando Proust ti fa sospirare così” . Micro ridacchia sotto i baffi (anche se non ce li ha… ce lo vedete con un bel paio di mustacchi rossi?)

Sara ritorna in questa dimensione spazio temporale e gli da un colpetto sul braccio:”Stordito, non sto parlando del compito, ma di…”

“Fabio Cortesiiiiiiniiiii, cheffigoooooo” bercia Micro con voce in falsetto, roteando gli occhi ispirato e in preda all’estasi amorosa. Micro fa il gesto melodrammatico di strapparsi il cuore dal petto e di cadere in ginocchio davanti a Sara.

Sara ride diverta mentre diventa rossa quanto un San Marzano nel mese di luglio e gli da un pugnetto sulla spalla, più che per farlo smettere che per fargli realmente del male.

Micro si rialza mentre Sara smette di ridere:“Ala, io non so cosa ci trovi in quello. Sarà figo, ma non è mai molto intelligente prendersi la scuffia per l’uomo di un’altra” Micro le parla seriamente mentre si rolla la canna delle 11,00.

“Ma senti chi parla! Tu te le fai anche se stanno insieme a qualcun altro!” lo rimbecca Sara, più acida del solito.

Quando si parla della sua (inesistente) vita sentimentale diventa estremamente permalosa.

Micro scuote la testa leccando la cartina:”Ala, per me è sesso, piccola, non c’è altro. Tu ci hai messo il cuore. E’ diverso. Molto diverso. E più pericoloso. Non vorrei che ci soffrissi, ecco”.

Sara fa un sorrisetto triste con un magone che le monta pericolosamente in gola e che fa su e giù come uno yo-yo:”Beh, Micro… io già ci soffro. Quando lo vedo che bacia quella deficiente di Jessica, sto uno straccio”.

Micro le stringe una spalla con una mano, dolcemente:”Prega solo che la capitalista non se ne accorga mai!”

Sara gli sorride:”Non ti preoccupare, Micro, sto attentissima, non succederà niente”

Micro tira una boccata dallo spinello:”Meglio così. quella è più cattiva di una vipera!”

Sara lo abbraccia:”Torno in classe. Ho l’ora buca, ma devo finire la traduzione di tedesco, ci si vede, Micro”

Micro agita lo spinello a mo’ di saluto. Guarda la figuretta di Sara percorrere il corridoio, poi si avvia verso la sala PC.

Sta progettando un sistema computerizzato per le valutazioni degli studenti e mancano solo dei piccoli tocchi per finirlo.

Butta ancora un’occhiata a Sara, poi se ne va, con un brutto presentimento.

* * *

Sara entra in classe quasi correndo per fare la sua traduzione di tedesco.

Dopo lo scherzetto di Jessica, Sara è diventata più accorta. Si siede al banco e comincia ad armeggiare con la chiusura dello zainetto.

Accanto a lei, Silvia è rigida e non si muove.

Strano, Silvia parla sempre. Persino quando vanno in bagno assieme, lei le parla da una toilette all’altra.

Improvvisamente, Sara si rende conto che un silenzio innaturale è calato sulla classe.

Va bene che è un’ora buca e tanti sono in giro per la scuola a tentare di rimorchiare oppure sono al bar. Ma quel silenzio….

Sara si risistema sulla sedia e scuote Silvia gentilmente per un braccio:”Silvia, ma che c’è?”

Silvia si gira verso di lei con un’espressione affranta. Non dice niente.

Si limita ad accennare verso la lavagna.

Sara segue lo sguardo della sua compagna.

“Oh, NO!!!” strilla lei uscendo di corsa fuori dalla classe, il viso disperato in lacrime.

Jessica, Ombretta e Simona scoppiano a ridere.

Adesso vorrete sapere cosa ha fatto scappare Sara… meglio cosa c’è alla lavagna.

Niente di speciale, solo una pagina del diario di Sara. Non una pagina qualunque… QUELLA pagina, proprio quella che nessuno, soprattutto Jessica & co. non avrebbero mai dovuto vedere.

Quella pagina rappresenta i nomi e cognomi di Sara e Fabio intrecciati e circondati da cuoricini rossi che Sara ha disegnato sul suo diario all’inizio dell’anno.

Miracoli della tecnologia, Jessica o chi per lei ha fatto una scannerizzazione 100 x 70 di quella pagina e l’ha appesa alla lavagna.

E’ enorme, i due nomi spiccano come fari nella notte ed i cuoricini rossi danno un significato inequivocabile al tutto.

E’ impossibile fraintendere.

Ora tutti sanno che Sara Belotti è persa per Fabio Cortesini.

A peggiorare le cose, Fabio si trova in classe in quel momento, per cui ora anche lui è consapevole della muta adorazione di Sara.

* * *

Sara semi accecata dalle lacrime, arriva in Sala PC senza quasi rendersene conto.

Micro non la vede subito, è impegnato in una partita di basket un po’ particolare: sta lanciando la pallina del mouse in un canestro improvvisato con un bicchiere di carta mentre fa la telecronaca di una partita NBA.

Un singhiozzo lo fa voltare e vede Sara con il viso devastato dalle lacrime e gli occhi gonfi come quelli di una rana.

“Ala! Ma che…”

non fa in tempo a finire di parlare che Sara gli si lancia fra le braccia singhiozzando e si avvinghia a lui.

E’ un po’ imbarazzato, in genere le ragazze gli si avvinghiano addosso a mò di edera per motivi diversi da quelli di Sara.

Per cui, impacciato la stringe forte a sé e fa del suo meglio per consolarla, le asciuga le lacrime con i pollici come vede fare nei film hollywoodiani e le accarezza i capelli.

Quando Sara riemerge dalla sua personalissima valle di lacrime, Micro le mette le mani sulle spalle allontanandola da sé e le chiede preoccupato:”Non ti ho mai vista così, gnappetta… cosa è successo?”

Tra un singhiozzo e l’altro, Sara gli racconta della bella sorpresa trovata in classe e Micro comincia a mugugnare parolacce.

Sara è visibilmente sconvolta, per cui Micro fa la cosa per lui più sensata: senza troppi complimenti le caccia lo spinello in bocca.

Sara protesta:”Micro! Lo sai che io le canne non me le faccio!”

“Zitta! E’ una situazione di emergenza, sei sconvolta ed hai bisogno di calmarti: questo fa prima della camomilla e meglio. E non ti fa andare in bagno dopo 10 minuti!”

Sara fa un paio di tiri, poi restituisce lo spinello a Micro, mormorando un grazie sottovoce.

In effetti dopo qualche minuto comincia a stare meglio.

Quando la vede un po’ più padrona di sé, Micro si alza e le tende la mano.

Sara lo guarda senza capire.

“Andiamo, ti riaccompagno in classe”

“No! Io lì non ci torno!” Sara rimane seduta e incrocia le braccia sul petto mentre il suo viso prende un’espressione estremamente caparbia.

Micro allora si fa cadere sulla sedia accanto alla sua:”Bene, allora suppongo che Jessica abbia raggiunto il suo scopo: non reagisci più e lei ti può fare quello che le pare che tanto tu vieni a piangere da Micro senza dirle il fatto suo!”

Le sta parlando con disprezzo, ma lo fa per scrollarla. A Micro costa di più dire queste parole che a Sara sentirle.

Sara urla disperata:”Micro! Io non so cosa fare con lei! mi sta rovinando la vita! ora come faccio ad entrare in classe? Come posso guardare in faccia Fabio?”

Micro le sorride:”Beh, ora Fabio lo sa che ti piace. Non è meglio così? poi se lui non ti ricambia, lo puoi dimenticare e trovartene un altro. Non è poi così tragica, no? E poi, torna in classe. Jessica si aspetta di averti messo a terra. Dimostrale che non è vero”

Sara tenta un sorrisino sbilenco come la torre di Pisa:”forse hai ragione… mi accompagni tu, però?”

Micro le sorride con tenerezza:”Certo gnappetta” l’aiuta ad alzarsi ed insieme percorrono i corridoi, mentre lui le tiene un braccio sulle spalle.

Arrivano alla classe e fuori, come al solito ci sono Jessica, Simona ed Ombretta.

Jessica nota subito il braccio di Micro che circonda le spalle di Sara e sorridendo maligna apostrofa Sara con voce falsamente dolce:”Belotti, che sorpresa! E’ bello sapere che ti sei trovata un ragazzo alla tua altezza.”

Questa volta Sara la ignora ed è Micro a risponderle:”Pogue Mahone, Jessica”

Jessica sorride seducente a Micro:”Che cos’è? E’ un saluto irlandese?”

Micro ricambia educatamente il sorriso di Jessica:”Quasi. Significa baciami il culo”.

* * *

Grazie a tutti per le recensioni, siete stati carinissimi!

Pepero: grazie! Magari potrai trovare ispirazione… chissà…

Muse17: e lo dici a me che i maschi sono pochi? Io sono un PACLE, per cui so cosa vuoi dire: noi ne avevamo tre, di cui uno era allergico ad acqua e sapone. Brrrr. Noi andavamo nel corridoio dei geometri per vedere un po’ di fauna maschile… sono contenta che quello che scrivo ti piaccia. A proposito, cara, approvo il cambio di titolo, mi piace molto!

Trevor: Ma allora ‘sti pessimi elementi tipo Jessica infestano il mondo! Grazie per i complimenti, a presto!

Maho, ciao cara, leggiti questo nuovo capitolo. Anche io adoro Micro, magari ora lo adorerai di più!

Mewina & Lulumyu. Ragazze… ma siete parenti della mamma di Micro e non lo sapevo? Abbiate pazienza, belle, la vita è una ruota che gira! Lulumyu… ci hai quasi preso!

Kannuki: Sei grande! Spero ti piaccia questo capitolo. Baci Ni

Grazie anche a tutti quelli che leggono questa pazza ff! Un appunto serio: mi fa impressione, come ho scritto a Trevor sapere che ci sono tante Jessiche a questo mondo. Ma che brutta storia!

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Capitolo 6
*** Cenerentola va al gran ballo... senza la scarpetta ***


Una notte buia e tempestosa.

Il vento di tramontana soffia spazzando quella terra arida e senza vita.

Non c’è luna, non c’è luce.

Terra di nessuno, deserta, negletta, dimenticata.

Nessun essere umano la popola più, la vita l’ha abbandonata.

Un coyote ulula contro il vento.

Alberi secchi, morti da infiniti anni, come scheletri stilizzati.

Si sente, in lontananza un pianto disperato, continuo..

Una giovane donna prostrata sulla nuda terra assetata, il viso inondato di lacrime, le spalle scosse da singhiozzi accorati, il viso nascosto nelle mani rovinate.

Il vento le scompiglia i capelli scuri e fa svolazzare la veste di seta sera che indossa.

E’ lei.

E’ lei, l’autrice di questa squinternata fanfiction Vuole chiedere scusa ai suoi adorati lettori: si è resa conto che nella sua storia ci sono tantissimi riferimenti più o meno letterari.

Si prostra, si crogiola nella più cupa disperazione, ma non ci può fare niente: la storia è venuta così….

vi siete chiesti se per caso avevate sbagliato fanfiction, eh? anche io....

Roberta entra in casa quella sera e trova Giulia appollaiata sullo sgabello della cucina.

Strano, Giulia in cucina non ci sta mai: ha sempre paura che Roberta le rifili qualcosa da fare, per cui l’artista di casa Belotti si rifugia o nella camera che divide con Sara oppure in bagno.

Giulia sostiene che il bagno sia l’unico locale della casa dove possa avere un po’ di pace e di raccoglimento per progettare le sue opere d’arte.

Fatto sta che Roberta guarda la figlia minore con curiosità:”Giuly cosa fai qui?”

Giulia siede a gambe incrociate sullo sgabello in posizione plastica e sta leggendo un libro:”Sfrattata” risponde laconica.

“Sara?” indaga Roberta.

“Sta facendo il salice piangente da questo pomeriggio”. La presente risposta è altrettanto laconica della precedente.

Roberta non si toglie neanche il cappotto. Si limita ad appoggiare la borsa sul tavolo e a dirigersi verso la camera della figlia.

La porta è chiusa a chiave e bussa leggermente:”Sara, sono io mi apri?”

Nessuna risposta.

Dalla cucina Giulia la chiama:”Mà, è inutile, stavolta è peggio del solito!”

Roberta ritorna sui suoi passi e rientra in cucina.

“Ma ha mangiato a mezzogiorno?”

“Naaa. Le ho persino offerto dei corn flakes, ma non li ha voluti”. Giulia continua a leggere il suo libro.

Sara che rifiuta i corn flakes? Ora Roberta comincia a preoccuparsi, ma sente di dover dedicare un po’ di attenzione anche a Giulia.

“Cosa leggi?” chiede Roberta.

“Un libro per la scuola. Cime spaventose!” rispose Giulia.

Roberta soffoca una risata:”E’ cime tempestose!”

Giulia alza finalmente gli occhi dal libro e guarda la mamma:”Lo so, ma se l’avessero chiamato Cime spaventose sarebbe stato meglio. Non ce n’è uno sano di mente, in questo libro. ! Le donne di questa storia sono delle grandi deficienti, ma Isabella le batte tutte!!E’ già tanto che ‘sto libro non lo chiamo Intestini Tempestosi” conclude Sara guardando il libro come se fosse un pezzetto di letame.

Roberta scoppia a ridere.

Urge altra spiegazione: Giulia, come Sara e Roberta, è una grande lettrice. Ama leggere e dice che le da ispirazione per le sue opere. Solo che ha dei gusti molto precisi e non ama molto le storie che parlano di donnaccole svenevoli e/o sentimentali.

Il suo cimitero letterario personale è pieno di vittime illustri: Piccole Donne è stato ribattezzato da lei: Piccole Rogne. Anna dai capelli rossi è diventato: Anna dai Capelli Grassi.

Il povero Verne ha avuto la sua personale debacle con Ventimila Seghe sotto i mari (scegliete voi che senso volete dare alla parola seghe).

Non parla di sviolinate, ma Giulia non l’ha particolarmente apprezzato.

Anche la Tamaro è caduta sotto la falce impietosa di Giulia: il suo Va dove ti porta il cuore è diventato: va dove ti porta l’odore.

“Oh Heathcliff!” recita Roberta ispirata portandosi la mano sul cuore nello stesso tono drammatico di una eroina vittoriana.

e Giulia le fa eco, con un risolino diabolico:”tu mi hai uccisoooooooo!!!”

e le due vanno avanti a ridere per cinque minuti buoni.

Roberta ridiventa seria:”Ma cosa le è successo”.

Giulia fa spallucce:”Credo che la vaccona gliene abbia combinata una più grossa delle altre. Ha parlato del suo diario. Magari lo ha letto e le ha fatto fare una figuraccia. Forse ha trovato la pagina con i cuoricini…”

Roberta aggrotta le sopracciglia, sospettosa:”E che ne sai tu della pagina dei cuoricini?”

Giulia ha la buona grazia di arrossire.

“Non avrai letto il diario di tua sorella? Giulia! Rispondi! Hai sbirciato una cosa personale” Roberta comincia ad arrabbiarsi.

“io non sbircio, io mi tengo aggiornata!” La sciagurata rispose (Questa l’ho presa dai Promessi Odiosi… pardon, dai Promessi Sposi.)

Roberta le punta addosso l’indice:”con te facciamo i conti più tardi!”

Poi si dirige verso la cameretta e bussa alla porta chiusa:”Sara? Sei lì?” che domanda scema, pensa Roberta, dove potrebbe essere, altrimenti.

“Lasciami in pace!” è la risposta.

Nel frattempo Giulia ha raggiunto la madre:”Grande, mamma, sei riuscita a farla reagire”

Roberta aggrotta le sopracciglia:”Non fare le moine, Giulia, tanto con me non attaccano!”

Giulia allarga le braccia in segno di impotenza:”Beh, dovevo pur provarci, no?”

Roberta si morde il labbro inferiore per evitare di scoppiarle a ridere in faccia:”Fila in cucina, Giulia e aspetta lì”

In quella, suona il telefono e Giulia si precipita a rispondere.

E’ sempre lei che risponde al telefono, spera sempre che un grande artista la noti e la faccia diventare qualcuno nel mondo della aerosol art oppure che qualcuno la inviti a graffitare i muri che costeggiano il Naviglio.

“Ah, ciao, sei tu? Si, si. Stazionaria, direi… sì, come dicevo alla mamma, sta facendo il salice piangente dal primo pomeriggio. Si, penso di farle una flebo per evitare che si disidrati. Si, si, certo. Va bene, ciao, si? Ciao ciao.”

Giulia copre il microfono della cornetta e strilla, in modo da farsi sentire anche a Lampedusa:”E’ Microoooo!!!!!!!!”

Apriti sesamo sta ad Alì Babà come Microooooo sta a Sara.

Capito il concetto?

Magicamente, l’uscio della cameretta si apre e ne emerge una Sara pallida come un cencio, con la stessa espressione che ha Lazzaro mentre esce dal sepolcro, richiamato da nostro Signore.

No, facciamo che l’espressione di Sara è più abbacchiata, in quanto, secondo me, Lazzaro era felicissimo di essere tornato in vita - credo - mentre Sara non ne sono tanto sicura…

Sara si avvicina e tende la mano per farsi dare la cornetta.

Giulia scuote il capo:”Guarda che non è mica per te. E’ per te, mamma”

Roberta la guarda dubbiosa:”Per me?”

Giulia annuisce:”Uh-uh!”

Per cui Roberta prende la cornetta:”Ciao Micro. Bene, bene, grazie. Dimmi…. Ho capito. Si, per me non ci sono problemi… ok, alle 7 allora. Va bene. Glielo dirò. Grazie, allora. Ciao e saluta Rosy per me. Si, si, ciao ciao”.

Roberta riappende il telefono e si gira verso le figlie che la guardano in attesa:”Viene a prenderti alle sette. Vestiti comoda, a strati e scarpe comode. Ti porta a ballare”.

Meglio del piccolo coro dell’Antoniano di Bologna, le due ragazze pigolano un: A ballareeeeee???? con perfetta intonazione.

“Sì” risponde Roberta “ha detto così.

“Ma Micro non balla, lo sanno tutti” osserva Sara guardando la sorella.

“Mah, forse tutte le canne che si fa gli hanno strippato il cervello, che ne sai. Senti..” si informa Giulia “hai intenzione di ritornare in camera a piangere tutte le tue lacrime sul tuo povero cuore infranto oppure mi posso imboscare per evitare di preparare la tavola?”

“befana!” le risponde Sara “per me puoi fare quello che vuoi…”

“Grazie, sorra, ti voglio tanto bene” canterella svolazzando verso la camera.

“Seeee, ci crediamo tutti!” borbotta Sara, ridacchiando.

“Vuoi un bacio sulla bocca, per dimostrartelo? Guarda che ho mangiato aglio a mezzogiorno” le propone Giulia.

“Neanche se avessi ingoiato profumo ti bacerei, mocciosa!” e segue la sorella in camera.

Alzate la mano voi tutte che avete una sorella minore, possibilmente più giovane di qualche anno, che, quando vi preparate per uscire, vi sottopone ad un interrogatorio più approfondito di quello della Santa Inquisizione Spagnola.

Ilda Bocassini a confronto è una pischelletta senza arte né parte.

Inquadriamo la situazione per bene.

La sorellina è quasi sempre seduta sul letto.

In genere, le domande vertono sul look e sulle intenzioni delle parti in causa:

“Cosa ti metti?”

“Come ti trucchi?”

“Se ti bacia cosa fai?” (come se una andasse a raccontarlo alla sorella!)

“Ma lui ti piace?”

ci possono essere delle variazioni, a seconda delle situazioni, più o meno complicate, ma lo standard è questo.

Le sorelle minori, a volte possono essere delle autentiche calamità! Uno tsunami emotivo di notevole portata!

La prima timida, impacciata e tenera storia d’amore di una mia amica è stata sbandierata dalla sorellina minore non alla mamma, bensì al papà, esseri notoriamente gelosi delle loro bambine, che nei loro pensieri paterni tendono a far rimanere tali almeno fino all’età della pensione.

Fa niente se poi fanno più figli di Albano e Romina (Albano versione Pre-Lecciso).

Altro discorso spesso: i papà. Sara il papà non ce l’ha, per cui il problema non si pone, ma il mio di papà quando avevo il ragazzo mi anticipava il coprifuoco. Non ho mai scoperto se:

A: Non si fidasse di me

B: Non si fidasse di lui

C: Non si fidasse di entrambi

D: Altro

Barrare la casella prescelta, per favore.

… e a Natale tende a versarmi metà della dose standard di spumante….

Chiudiamo con le divagazioni personali dell’autrice e proseguiamo con la storia.

Siccome Giulia sa benissimo che il rapporto tra Micro e sua sorella è di natura puramente e squisitamente amichevole, le ultime domande vengono depennate per default.

Però la torchia ben bene con i primi due quesiti, mentre si è comodamente seduta sul letto di Sara (non sul suo, le coperte si stropicciano!), con le gambe incrociate nella sua posizione preferita:

“Cosa ti metti?” chiede Giulia, come da copione.

“Mah, jeans, maglietta colorata sotto e sopra maglioncino” risponde Sara apre

ndo l’armadio per esaminarne attentamente il contenuto. Giulia scuote la testa con aria di compatimento e passa alla seconda domanda in programma:”Ti trucchi?”

“Naaa” risponde Sara, mentre Giulia la guarda sempre con aria di compatimento.

Sara se ne accorge e si gira a guardarla con aria insospettita:”Beh?”

Con la faccetta da finta innocenza, Giulia risponde:”Beh, cosa?”

L’incazzometro di Sara comincia ad innescarsi:”Cos’hai da guardarmi così? non va bene come mi vesto? Alla fine esco con Micro!”

Giulia le parla come se stesse rivolgendosi ad una frugola di tre anni a malapena:”Lo so, che esci con Micro, ma tu non sai cosa ti potrebbe capitare!”

Ragazzi che leggete questa storia, per favore, toccatevi!

“Cioè” si spiega meglio Giulia “Magari incontri un bel ragazzo, che si innamora di te e tu avresti il coraggio di presentarti in Jeans maglietta e maglioncino – ed i tuoi maglioncini sono larghi e non si notano le tette (vi ricordo che Giulia è fissata…) – senza trucco, così, come se stessi andando a far la spesa con la mamma?”

Sara si lascia cadere sul letto di Giulia, mentre questa trasale perché le coperte si sono stropicciate:”Senti, Giuly, ha detto Micro di vestirmi comoda e a strati. E se si balla, si suda ed il trucco cola… sarebbe molto peggio, no?”

Borbottando, Giulia si dichiara più o meno d’accordo.

Per cui, Sara si prepara e Giulia la guarda e supervisiona i preparativi.

Ha appena finito di prepararsi quando Roberta la avverte che Micro è arrivato.

…. E così la principessa va al ballo, dovrebbe finire così il capitolo se stessimo in una fiaba, tipo la Cenerentola nominata la volta scorsa.

Con un bel cocchio ottenuto da una zucca trasformata e dei topolini diventati bei cavalli bianchi.

Ed un cocchiere in livrea.

Però, non siamo in una favola, siamo in un mondo reale e gli unici cavalli sono quelli fiscali della macchina di Micro.

Il cocchio, più che cocchio è una zucca e cioè una Prinz verde del 1978 (hanno sempre detto dalle mie parti che quella macchina portava sfiga!). i topolini potrebbero anche esserci, viste le schifezze che Micro butta tranquillamente nel retro della caffettiera.

Un difetto che Micro sicuramente non ha, è la mancanza di cavalleria: saluta Sara con un compito bacetto sulla guancia, dice a Sara che è bellissima (anche se Sara non ne è molto sicura), poi le apre la portiera e la fa accomodare in macchina (vabbeh, chiamiamola così, dai!).

Cenerentola va al ballo…. Ma ci sarà una scarpina da perdere? Non lo so, Sara porta il 39 e non si può certo parlare di scarpine…

ed il principe azzurro? Un ometto dipinto di azzurro lo escludo, oltre ai puffi non credo ne esistano altri, a meno facciano il bagno nella tintura (e poi vi voglio vedere togliere la vernice da certi posticini con l’acquaragia!)!

Cosa succederà mai? Lo saprete nella prossima puntata della rivolta delle racchie.

Micro accende lo stereo e nell’abitacolo si diffondono le note di Legalize it, di Peter Tosh.

Micro è una persona coerente.

Importante precisazione biografica:

Peter Tosh, pace all’anima sua, era un cantante Jamaicano, per un periodo ha anche cantato con Bob Marley ed il suo maggiore successo è appunto Legalize it (legalizzala, riferito alla marijuana, il suo sport preferito. C’erano più cannoni dove stava lui che in tutto l’Iraq!).

Peace and love, fratelli!

* * *

Molte grazie a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, nonostante le interferenze dell’autrice (non mi sono fatta una canna come Micro, preciso…)

Lulumyu: Mi dispiace molto, non pensavo di azzeccare una situazione realmente accaduta. Abbi pazienza, ci penseranno Sara & c. a lei… io mi sono divertita a prendere in giro Proust….

Fidelity: la legittima difesa è ammessa e tollerata.. non sono una sostenitrice del porgi l’atra guancia perché credo sia totalmente inutile…. La tua compagna è da ricoverare, non fosse altro per la scemenza…Sara in ogni caso, si rendeva conto che il tipo fosse già occupato come i bagni della Rinascente, ma ogni tanto il sentimento viene fuori e nasconderlo non è facile… Sara tendenzialmente non ruba i ragazzi delle altre.

Kannuki cara, le figlioline racchie faranno di peggio. Nisi ha parlato! La tua ff è troppo forte!

Mireia: Piacere! Eh, temo proprio di no! In realtà mi chiedo come tu faccia a reggere quelle 6 piattole che ti infestano la classe… ti sarai guadagnata il tuo posticino in paradiso, suppongo, no?

Chloe90: Piacere anche a te! senti, chiedo a Micro se vuole uscire con te. lo sai che a lui le donne piacciono. Per il matrimonio, non ti assicuro niente, vedrò di sondare il terreno. Magari però ti porta in vacanza in Irlanda con lui. Se proprio dovesse andare male, almeno saresti in un bel posto e potresti affogare il dispiacere nell’alcool.

Trevor: non ho resistito alla tentazione di far mandare Jessica a quel paese da Micro: ti dirò, quando ho cominciato a lavorare, la situazione è migliorata perché riesci di più ad evitare questi tipi simpatici. In classe, in pratica, sei rinchiuso con loro per 5 o 6 ore… la situazione cambia aspetto.

Florinda: Ciao! leggiti un po' questo....

Mary Jane: Piacere di conoscerti. Ho fatto abbastanza in fretta? Grazie a tutti e alla prossima

Baci

nisi

dimenticavo! oggi è san patrizio patrono di quel gran bel posto che è l'Irlanda... sbronzatevi tutti alla sua salute (più o meno, dai!)

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Capitolo 7
*** viaggio di istruzione nella cultura irlandese ***


Premessa importante: per ballare non si va necessariamente in discoteca.

Nello scorso capitolo, il mio post scriptum non era un invito a sbronzarsi come delle scimmie – beh, se volete utilizzarlo come scusa da raccontare alla mamma, fate pure – ma in realtà era un indizio di quello che sarebbe successo nel presente capitolo.

Per cui, non indugiamo oltre: se siete seduti belli comodi su una bella sedia che non vi faccia venire il mal di schiena o la cellulite – se siete ragazze, direi che possiamo cominciare.

La macchina – si, insisto a chiamarla così – di Micro si ferma davanti alla di lui casa con un sinistro stridio di freni, che ricorda molto da vicino il gradevole rumorino del gesso sulla lavagna che il solito compagno di classe deficiente usa per farvi accapponare la pelle.

Sara si gira a guardare Micro:”Ma non mi avevi detto che mi avresti portato a ballare? Fai una festa a casa tua?”

Micro scuote la testa ed esce dalla carriola per aprire la portiera a Sara.

“Perché mi hai portato a casa tua? Hai dimenticato qualcosa?” insiste Sara che si sta incuriosendo.

Sembra uno di quei personaggini carucci carucci dei manga giapponesi che quando hanno dei forti dubbi, vengono disegnati con manciate di punti interrogativi attorno, peggio di Riddle di Batman.

“non ho dimenticato niente, Ala” risponde Micro impassibile mentre Sara esce dalla caffett… ehm, dalla macchina.

“E allora?”

“Hai bisogno di preparazione” le risponde sibillino Micro, mentre le prende il polso delicatamente nella sinistra e la porta dentro a casa sua.

Prego, accomodatevi: per farvi sentire più a vostro agio, vi racconto com’è l’ambiente: descrizione della casa di Micro. Più facile a dirsi che a farsi.

Per prima cosa, si può tranquillamente affermare che rispecchia in toto la personalità dei suoi abitanti.

a seconda delle stanze nelle quali ci si trova, la si può scambiare per la sede Milanese dei seguenti enti e/o negozi:

• Ufficio del turismo nord irlandese

• Ufficio del turismo toscano

• Ricordi/Feltrinelli.

• Librerie Paoline

Lo so che non avete capito niente, un attimo che vi spiego:

il corridoio è un po’ un mix: ci sono foto di Palazzo Vecchio, della veduta del duomo di Firenze da Piazzale Michelangelo, la foto della chiesa di Santa Croce, una riproduzione della Venere di Botticelli ed una della Primavera.

Quello che però salta maggiormente all’occhio è una stampa 30 x 50 che rappresenta il David di Michelangelo.

Fin qui tutto normale, senonchè si nota che il David non è nudo come Michelangelo l’ha scolpito: qualcuno, e precisamente Roisin, ha attaccato col biadesivo degli slip di color rosa fuxia sopra le vergogne del bel David.

No, Roisin non è una bigotta, tranquilli, e neanche una donnetta morbosa: questo gesto è stato compiuto per necessità: quando Micro era piccolo, Carlo e Roisin avevano avuto dei seri problemi a convincere il loro pargoletto che non era molto bello andare in giro nudo, soprattutto in presenza di ospiti.

Micro odiava semplicemente i vestiti, per cui non c’era verso di farlo rimanere vestito per più di 45 secondi, se andava bene.

Non vi dico, innumerevoli punizioni, pianti e strepiti fino a che un bel giorno il micro Micro aveva argomentato serafico alla madre, con logica assolutamente inattaccabile:”Ma se il David va in giro nudo, perché io non posso farlo?”

Da qui la necessità di dare l’esempio e la certezza che in effetti il David delle mutande ce le aveva.

Logicamente, Micro è cresciuto, ma quel pezzettino di stoffa fuxia è entrato di diritto nella famiglia, ormai ci sono affezionati e se capita loro di vedere un’immagine del David nudo, fa una strana impressione.

E comunque, Micro adora ancora togliersi i vestiti, in certe particolari occasioni.

Ci spostiamo ora nella cucina, regno più o meno incontrastato di Roisin.

Un bollitore

Un tostapane

Riproduzioni del ponte di corda di Carrick-a-Rede, della distilleria di Bushmill, delle rovine del Castello di Dunluce decorano i muri della cucina in arte povera di Roisin.

Al posto d’onore, l’ingrandimento di una foto che rappresenta una veduta del Bogside presa dal Butcher’s Gate, a Derry.

La parete opposta ospita i mobili della cucina, quella a destra la porta ed due bersagli di freccette: gli irlandesi ne vanno pazzi.

I due bersagli, sono un po’ particolari: uno rappresenta Margaret Thatcher (il suo naso è crivellato dai buchi delle freccette) e l’altro Tony Blair.

La parte crivellata di Tony Blair è quella che in teoria dovrebbe vedere solo sua moglie Cherie. Dai, un piccolo sforzo, l’avete capito.

L’ultima parete, invece, ospita “solamente” dei poster: uno di Giovanni Paolo II, una foto del santuario di Knock (che è la Lourdes irlandese) accanto a quella di Padre Pio ed infine un poster del cantante Christy Moore.

Ci spostiamo ancora con la telecamera e finiamo nella camera di Micro.

Una comunissima cameretta da ragazzo, se si eccettuano le 4 torri porta CD dell’Ikea che offrono alloggio e riparo a 453 Compact Disc.

Una foto di Micro che lo ritrae assieme a Sara fa bella mostra di sè sulla scrivania.

C’è uno stereo di ultima generazione ed un PC ultimissimo modello, dono dell’amministrazione comunale grata per i suoi servigi.

Un bel poster che rappresenta la vignetta di Silver, quella della mucca che tiene in… zampa un barattolo di vernice a spruzzo e che scrive su un muro:”Legalizzate l’erba”

Nel cestino per la carta straccia vari incarti di preservativi.

Sul balcone, la piantagione un po’ particolare del nostro Micro, che tiene per sue necessità personali.

Usciamo dalla camera di Micro ed andiamo in quella di Carlo e Roisin. Anche qui niente da segnalare, tranne una riproduzione del Giant’s Causeway sopra il letto e la foto del matrimonio dei due sposi, insieme ai testimoni.

Il testimone di Carlo era suo fratello Lorenzo, la damigella d’onore di Roisin era la sua amica Mairead, la quale, sotto la gonna invece della giarrettiera, aveva una bomba a mano.

C’è il soggiorno, e sul divano siedono i genitori di Micro.

E poi una stanza vuota.

Non appena entra, Sara sente un profumino buonissimo provenire dalla cucina.

E non appena Roisin vede Sara entrare, scatta dal divano come se qualcuno avesse attaccato un’enorme molla sotto il sedere più bello della contea di Derry e di tutto l’Ulster messo assieme e l’avesse lasciata andare all’improvviso

“Saraaaa (Roisin lo pronuncia Seeerraaa), come staiii?” tuba Roisin avvolgendola in un abbraccio anacondesco.

“Ah, bene bene, grazie Signora e lei” cerca di biascicare Sara, non appena riesce a riprendere un minimo di fiato.

“Benissimo! E’ arrivata la mia alunna!!” esclama entusiasta la madre di Micro battendo le mani, felice.

“What?” si domanda il cervello di Sara “Mi vuol fare lezione di inglese?”

blink blink.

Altri punti interrogativi escono dal cervelletto di Sara.

“Vieni, honey” e quel ciclone travestito da donna, la trascina nella stanza vuota.

Che non è del tutto vuota.

Infatti ad un lato della parete è addossato uno stereo piuttosto vecchio ed una pila di CD.

Micro le ha seguite ed anche Carlo, deciso a non perdersi lo spettacolo per niente al mondo.

Sara comincia a nutrire dei forti sospetti quando vede i CD e pensa all’altra cosa che insegna Roisin oltre all’inglese.

E comincia a sudare freddo. Con vocetta tremante, senza rivolgersi a nessuno in particolare, Sara implora:”Qualcuno di mi dice cosa ci sto facendo qui?”

Micro e Roisin si scambiano lo stesso sorriso smagliante che li identifica inequivocabilmente come madre e figlio.

E’ Micro a rispondere, aspirando una bella boccata dalla canna che si è appena acceso:”Sara, mi sai dire che giorno è oggi?”

“venerdì, perché?” ora Sara è completamente circondata dai punti interrogativi.

“No, honey, la data” sorride Roisin.

“E’ il 17 Marzo…” questa data comincia a parerle famigliare.

“E’ San Patrizio, Ala e stasera ti porto a festeggiare” spiega gentilmente Micro.

Ora Sara capisce: è festa nazionale in Irlanda e quel giorno, dovunque si trovino, gli irlandesi vanno a fare bisboccia tutta la notte.

“Beh, allora tanti auguri” cerca di tagliare corto Sara.

“Andiamo, allora?”

“Oh, no, da-aling” le sorride Roisin in un modo che fa accapponare la pelle a Sara “non è ancora il momento! Stasera si balla ed io ti devo insegnare”

Sara comincia a sentirsi come l’agnello a Pasqua, il tacchino nel giorno del Ringraziamento, il capitone a Natale, il soldato inglese nelle mani di Roisin, insomma, lievemente minacciata.

Le esperienze danzerine di Sara si limitano ad imbarazzanti ancheggiamenti e dimenamenti del sedere tondo tondo in discoteca a ritmo di tecno, underground, house… insomma tutta quella musica con il ritmo che fa umpse umpse.

E la cosa non la diverte particolarmente.

Scordatevi a priori, quindi, Dirty Dancing, Ballroom, Save the Last Dance, A Time For Dancing e Shall We Dance… niente di tutto ciò.

In genere le sue amiche in disco ci vanno per la fauna. Lei per la compagnia delle sue amiche.

Non riesce a capire come si possa rimorchiare uno straccio di ragazzo in mezzo a quell’insieme di corpi stillanti sudore, anche perché la musica è talmente alta che ci si potrebbe capire solo

con il linguaggio dei segni o al limite con l’alfabeto muto. A meno che si sia fautori della teoria universalmente conosciuta come quella del”basta che respiri”.

Se avete capito almeno un pochino come è fatta Sara, avrete anche capito che quella teoria non annovera Sara tra i suoi fan.

Sara è romantica, sogna di baciare il ragazzo dei suoi sogni su una spiaggia (possibilmente sgombra da rifiuti vari), mentre le onde si infrangono sulla battigia (basta che le stesse non portino a riva colonie di meduse…), con un tramonto romantico ad illuminare un cielo (senza smog, per una volta).

Infatti l’unica esperienza del genere, Sara l’ha avuta con uno scenario più o meno simile, peccato che il ragazzo che per primo aveva posseduto le labbra virginali della dolce Sara, era già fidanzato, cosa che si era premurato di NON far sapere a Sara.

Eh, l’amore….

Però, vi prego non pensate a Sara come ad una a cui non piace la musica moderna, per esempio, le piacciono tanto i Franz Ferdinand, i REM ed i Pearl Jam, che Sara conosce grazie all’onniscenza musicale di Micro.

Sara ama, insomma, il rock melodico, canzoni che può canticchiare a mezza voce mentre gira per la casa oppure aiuta Roberta a fare qualcosa.

Certo è che quando cresci a pane, burro e Leonard Cohen, non è facile farti piacere la musica da discoteca.

Giovanni e Roberta, quando Sara era piccola non le cantavano le ninne nanne. Preferivano Leonard Cohen: Giovanni faceva la voce solista, mentre Roberta si occupava dei cori.

Per cui, il ricordo più vivido che Sara ha di suo papà è di lui chinato sul suo lettino che con Roberta le canta “So Long Marianne” per farla addormentare.

Non che Sara richiedesse il coro della Scala per dormire.

Semplicemente, Giovanni e Roberta si erano conosciuti quando Roberta, trascinata per i piedi dalla sua amica Maria Dolores, era entrata nel locale coro di polifonia del rinascimento.

Le opere di Luigi da Palestrina erano state galeotte, ma più galeotto ancora era stato il bel sorriso di Giovanni ed i suoi occhi azzurri, per cui Roberta, in men che non si dica, aveva ammainato bandiera bianca ed aveva detto addio per sempre alla sua verginità ed alla casa dei genitori - proprio in questo ordine - per convolare a giuste nozze con l’aitante Giovanni.

Per cui per i due innamorati, cantare assieme era come rivivere i primi tempi della loro storia d’amore.

Adesso, però, che non vi salti in mente di attaccarvi alla rete e di cercare tutti i cori di polifonia del rinascimento della vostra zona, all’uopo di rimorchiare un cantante figo.

Sforzo inutile, ora sono tutti vecchi, sopra i 60.

Lo so perché ci ho provato prima io.

All'epoca, avevo abbassato l'età media di almeno 20 anni.

A meno che vi piacciano gli uomini… ehm… con esperienza, vi consiglierei di lasciar perdere.

Chiusa la parentesi, ritorniamo alla nostra storia.

Sara ama le cose semplici.

E non è per niente semplice trovarsi in una stanza con una ex terrorista dell’Ira che pretende di insegnarti a ballare le danze irlandesi, con suo figlio cannaiolo erotomane dagli impulsi simili a quelli dei conigli, potenzialmente sovversivo che le da ragione ed il padre di quest’ultimo che non ha la benché minima intenzione di alzare un’unghia (un dito sarebbe troppa grazia!) per aiutarti.

Micro bastardo!

Lo sa benissimo che uno dei punti deboli di Sara è la quasi totale incapacità di pronunciare quella parolina corta corta che è “NO!”

Approfittando del fatto che Roisin si è girata per scegliere un CD, Sara indirizza a Micro un’occhiata incendiaria, ed apre pollici ed indici delle mani ad angolo retto davanti a sé nel gesto convenzionalmente noto come:”ti faccio un culo così”.

Micro annuisce e le sorride incoraggiante, mentre Roisin abbranca la mano sinistra di Sara, che si arrende al suo infausto destino, pronta all’ennesima figuraccia.

“Sei pronta?” le sorride Roisin.

“’nsomma…” la guarda incerta Sara, mentre Roisin scoppia a ridere.

Ritornata seria Roisin si cala nei panni dell’insegnante di danze.

“Allora, cominciamo con i reel. Il ritmo è one-two-threeee, one-two-three. Facile. Ripeti, Seerraaa”

“one-two-threeee, one-two-three”

“Very good! Adesso punta il piede destro davanti a te, così, brava. Destro sinistro destroy, sinistro destro sinistro al tempo di one-two-threeee, one-two-three. Oh, great! Great Seeeerra!!!”

Sara si permette il solito sorrisino torredipisesco.

“Fai un po’ di esercizio… one-two-threeee, one-two-three.

one-two-threeee, one-two-three. one-two-threeee, one-two-three. Ora metto la musica. one-two-threeee, one-two-three one-two-threeee, one-two-three”

nel frattempo, appoggiati allo stipite della porta, Carlo e Micro osservano le due donne saltellanti.

“Mica male la figliolina…” osserva Carlo ridando la canna al figlio.

“E’ amica mia…” risponde Micro a quell’ovvietà.

Roisin è deliziata:“Bravissima. Ora però devi piegare bene I polpacci all’indietro, come se ti dessi I calci nel sedere da sola”

Sara esegue pensando che già ci pensano gli altri a prenderla a calci senza che ci si metta anche lei stessa a farsi del male fisico.

“Braccia lungo i fianchi, honey…”

Dopo mezz’ora, Sara comincia a divertirsi e dopo un’oretta Micro e Sara lasciano la casa satolli di Beef in Guinness cucinato per l’occasione e della fantastica torta di mandorle e pere di Roisin.

Sara stringe tra le mani un foglietto scritto personalmente dalla mamma di Micro con un’elenco di balli che è in grado di eseguire senza sfigurare troppo.

Sara sorride, ha l’impressione che la serata che l’attende non sarà poi così male.

Micro se la ride sotto i baffi che non ha.

Uno sguardo enigmatico come quello della Gioconda gli accende gli occhi.

* * *

grazie a tutti, sono commossa dalle vostre recensioni.

Maho: spero che anche questo ti piaccia. buona pasqua, a presto!

Chloe90: eccoti l'aggiornamento. mi hai fatto venire l'ispirazione per una cosa che succederà il prox capitolo. grazie grazie.

Pepero: Non so se uno come Micro esiste. ho fatto un'insalata delle qualità migliori che ho trovato in uomini diversi. però se lo trovo, un fischio te lo faccio!

_Umi_: piacere di conoscerti! diciamo che quello che succederà non è molto diverso da quello che tu hai fatto alla dolce Alessia. Forse un pelino peggio...

Mewina:Ciao! mi piace un sacco il termine gigoso. posso utilizzarlo?

Sindi90: piacere di fare la tua conoscenza. per il ballo, la prossima volta, intanto leggiti questo capitolo sul pomeriggio della ragazza normale di 17 anni!

Lulumyu: C'è soltanto un modo per scoprirlo, che è leggere quello che succederà poi. sono contenta che questa storia ti faccia ridere....

Kannuki: Hey, che si dice? vedi un po' questo... ora, invece che coi libri, me la prendo con il povero David... non ho rispetto per nessuno....

Driger: ciao! in effetti, Mean Girls avrei voluto vederlo, se non altro per farmi quattro risate, ma purtroppo, come altri film che avrei voluto vedere, me lo sono perso... peccato, secondo me avrebbe potuto essere divertente, anche se credo che la storia fosse un tantino diversa rispetto a quella che sto scrivendo io. a presto

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Capitolo 8
*** Spuma di Guinness ***


Sara siede in macchina accanto a Micro.

Si chiede incuriosita dove Micro la stia portando.

In effetti, quella strada Sara la conosce bene: uscita tangenziale 11, poi si passa dal ponte sul Lambro, o, come lo ha battezzato una mia amica, il ponte delle chiaviche: infatti credo che i ratti considerino quel tratto sozzo di fiume una località di villeggiatura piuttosto amena, almeno a giudicare dal considerevole numero di pantegane che si crogiolano sotto il sole durante il periodo estivo.

Lo so che fa schifo, ma purtroppo la realtà non è mai solamente rosa e azzurrina… è fatta anche di ratti e pantegane, purtroppo.

Il macinino si addentra in città, poi dopo qualche minuto, Micro riesce a parcheggiare la Prinz con una manovra fluida, impensabile per il volante senza servosterzo del macinino in questione.

Ora Sara riconosce il luogo: Micro parcheggia sempre da quelle parti tutte le volte che vanno al Black Pit, un pub irlandese frequentato da irlandesi residenti in Italia, da qualche scozzese e dai loro amici.

Micro è a casa sua da quelle parti.

Sara tira il classico respiro di sollievo, almeno non l’ha portata in un posto che non conosce o comunque in un posto troppo strano.

Micro, cavaliere come sempre, apre la portiera a Sara e le porge la mano per aiutarla ad uscire dalla macchina, anche se Sara ce la fa benissimo da sola.

Il sedile di plastica della Prinz fa un rumoraccio quando Sara per uscire dalla macchina struscia i jeans contro il rivestimento color beige scuro (vi ho risparmiato “color cacchetta”, ringraziatemi!).

Micro le sorride incoraggiante ed in silenzio i due amici si avviano verso l’entrata del Black Pit.

Micro le tiene aperto il portone con un “Prego!” squillante e Sara si ritrova catapultata nell’atmosfera incasinata ed allegra del pub, con musica di sottofondo e chiacchiericcio fitto fitto.

Anche qui, vi aspetta una descrizione dell’ambiente.

Mettetevi comodi, ancora una volta, mi volete dare i cappotti? Grazie, fate come foste a casa vostra.

La luce piuttosto soffusa rende l’atmosfera intima ed accogliente.

Alla sinistra, il bancone di legno scuro massiccio con le spine di ordinanza: Harp, Smithwick’s, che in Italia è conosciuta come Kilkenny, Guinness e Beamish. Alle spalle del barista (che si chiama Dermot e viene da Donegal Town), ci sono appesi poster ed affiche varie: i visi degli scrittori irlandesi più famosi degli ultimi 4 secoli, le insegne dei pub più famosi, le vetrine più caratteristiche ed un mastodontico dipinto del tucano della Guinness dal becco multicolore, nonché una foto dello stabilimento della Guinness di Saint James’ Gate, a Dublino.

E poi, ovviamente, una scelta impressionante di Whiskeys: Paddy, Jameson, Bushmill, Tullamore Dew… e poi Bailey’s, Sheridan’s Carolan….

Ed anche Whiskys: Laophraig’s e Famous Grouse, per gli scozzesi (Whiskey è quello irlandese, whisky è scozzese – la parola ha origini gaeliche e significa acqua della vita).

No, il limoncello non c’è, very very sorry.

Per l’occasione, l’ambiente è stato decorato da trifoglietti verdi appicciacati nei posti più improbabili (tipo la porta del WC degli uomini).

Il pavimento è rivestito da un parquet piuttosto vecchio disposto a spina di pesce, quello che fa crik crak tutte le volte che ci passate sopra con le scarpe.

I muri sono immacolati, credo che Dermot ci abbia dato una mano di bianco neanche tanto tempo fa.

I tavoli di legno massiccio e le panche fanno pendant con il legno del bancone.

A proposito, ad un’estremità del bancone, potete ammirare una statuina che riproduce fedelmente, sebbene con dimensioni decisamente inferiori, uno dei simboli più conosciuti dai turisti: la statua di Molly Malone che si può ammirare nel centro di Dublino, a due passi da Grafton Street.

Questa gentile signorina è la protagonista di una brutta cantilena (vi prego, non raccontate in giro che ho detto che è brutta, altrimenti mi friggono!) che ogni tanto si canta nei pub: parla di questa bella ragazza che con il suo carretto gira per il mercato…”gridando cozze e frutti di mare alive alive oh!”.

Voci maligne insinuano che la bella Molly, per arrotondare facesse anche un altro mestiere decisamente molto più remunerativo – non si vive di sole cozze -, ma sono solo cattiverie, non dateci ascolto.

Un aspetto decisamente peculiare di Molly sta nell’ampiezza del suo torace con il quale potrebbe dare abbastanza nutrimento a tutto un reparto maternità pieno di neonati affamati.

Per cui, ragazzi che leggete questo racconto, se a Verona siete rimasti insoddisfatti dalla seconda striminzita della statua di Giulietta, vi rifarete sicuramente con la quinta abbondante di Molly.

Andate con fiducia, vi troverete bene.

Non per niente, gli italiani ribattezzano questa statua la Molly Melona.

Sara vede Micro fermarsi davanti a Molly e guardarsela beato, come se avesse visto una piantagione di cannabis in compagnia di un Bob Marley redivivo che, dopo avergli posato paternamente la mano sulla spalla, gli dice:”Figliolo, un giorno tutto questo sarà tuo”.

Sara non ci ha mai fatto particolarmente caso a quella statuetta, ma ora che vede Micro sbavarci davanti, si avvicina per esaminarla meglio: con un sobbalzo si rende conto che il viso di Molly, sebbene più magro, è quasi identico a quello di Manuela Cafiero, la sua compagna di classe.

Sara lo guarda di sottecchi ma non dice niente, anche perché i suoi pensieri hanno preso un’altra direzione: ha sempre desiderato fare un’entrata trionfale ad una festa, ma non ci è mai riuscita.

Il pub è già pieno e nessuno sembra accorgersi di quello scricciolo di ragazzina in jeans e maglioncino. Ma forse le entrées trionfali non esistono nella realtà… infatti, ora che Sara ci pensa, sente la solita puzza di bruciato. Prendiamo, per esempio…

No, questa volta il paragone con Cenerentola ve lo risparmio: vado su qualcosa di più forte.

Prendiamo, per esempio, Lady Oscar, ve la ricordate, vero? avete presente la scena in cui, linda e pinta, si presenta al ballo avvolta in un conturbante abito da sera decisamente femminile? Ecco.

Oltre a Sara, pensateci un attimo anche voi: questa tipa, cresciuta come un uomo dal padre mentecatto con manie di grandezza, d’improvviso, ta-tannnn!!! Si mette tutte ‘ste cosine femminili.

Fate caso solamente alle scarpe: questa calza stivali militari da una vita e tutt’ad un tratto infila scarpette con il tacco strette e cammina meglio di Naomi Campbell.

Non vi sembra una presa in giro? fossi stata io al suo posto, mi sarei storta una caviglia se non due, il mio incedere sarebbe stato peggio di quello di un ubriaco e sarei planata tra le braccia del conte di Fersen causandogli una bella ernia al disco.

Anche Oscar avrebbe voluto stare tra le braccia del bel conte, ma in modo diverso! E poi, parliamo della biancheria: Oscar portava un corpetto con la massima disinvoltura….

Non è verosimile! Avrebbe dovuto boccheggiare come un palombo appena pescato, quegli affari erano strettissimi e poi, tutto quel pizzo… avrebbe anche dovuto grattarsi come una scimmia!

Ed il ballo… danzava graziosamente il minuetto… ma come faceva a sapere la parte da donna, lei che aveva fatto ballare la regina e legioni di ragazze?

Per cui, Sara, lascia da parte la voglia di un’entrata trionfale e si tiene accanto a Micro.

Altra descrizione del locale: in giro per il locale, poster dei più famosi cantanti irlandesi: U2, Cranberries, Ash, Van Morrison, Sinead O’Connor ed ancora il solito Christy Moore, accanto la faccetta incartapecorita di Paddy Moloney ammicca sorridente.

E poi la locandina di Riverdance.

Sui muri puliti, di fronte al bancone una bella gigantografia di Robert McLiam Wilson, l’autore di Eureka Street e gran bel figliolo, si dice che quella foto piaccia particolarmente alle frequentatrici del pub.

In basso, a destra della gigantografia, Dermot ci ha attaccato un foglio: è la fotocopia di un brano estratto dal libro ed esattamente la descrizione della mega truffa del vibratore gigante di Chuckie Lurgan.

Dermot l’ha appesa per aiutare quelli che hanno la sbronza triste a tirarsi un po’ su, in caso lui non abbia il tempo di fare da spalla sulla quale piangere.

Dermot, da bravo barista di professione, ha ascoltato più storie assurde di quelle raccontate in Beautiful, Incantesimo ed Un Posto al sole.

Micro sta per chiedere a Sara se vuole qualcosa da bere, quando sente qualcuno abbrancargli la spalla, per cui si gira e si trova faccia a faccia con un ragazzone alto con i capelli castani, gli occhi azzurri che gli parla con un forte accento.

“Micro!” gli urla in italiano “sempre a farti le canne?”

Micro sorride smagliante e gli risponde:”Sempre, sono l’unica cura per l’asma ed il glaucoma!” (Micro cita ancora Peter Tosh, questa volta la canzone è “Bush Doctor”), poi stringe lo sconosciuto in un abbraccio virile da vero celta che finisce dopo 4,5 secondi, sotto gli occhi incuriositi di Sara.

Gli occhi dello sconosciuto, si spostano poi su Sara e le sue labbra si allargano in un sorriso contagioso:”E tu devi essere Sara, vero?”

Sara si ritrova a rispondere a quel sorriso:”Si, sono Sara” ed allunga la mano per farsela stringere, solo che lo sconosciuto la ignora e le stampa un bacio sulla guancia

“Io sono Kieran, sono un amico di Micro. Vengo da Derry, ma ora abito a Dublino perché lavoro alla Ryan Air” spiega Kieran, senza smettere di sorriderle.

Micro:”E’ qui per caso” aggiunge Micro “di solito non fa la rotta su Orio, oggi ha sostituito un collega. Lui è steward”.

Sara sorride educatamente. Quel ragazzo deve avere qualche anno più di lei e Sara lo guarda ammirata: lui lavora già… fa terribilmente persona adulta.

Ad un tratto, a fianco di Kieran compare una ragazza, castana pure lei.

Kieran le passa un braccio intorno alle spalle:”Micro, ti ricordi di mia sorella Chloe?”

Micro scatta sull’attenti alla vista di quella ragazza così bellina.

Gli ormoni ricominciano a lavorare a pieno regime ed i suoi occhi prendono la stessa espressione di quelli di un gatto che si ritrova davanti una bistecca di filetto tutta per lui:”Ma certo, Chloe, non ti riconoscevo più… da quanti anni non ci vediamo? Sei, sette?”

“Otto, Micro!” Chloe, espansiva gli butta le braccia al collo e lo stringe entusiasta.

Micro chiude gli occhi e poi li riapre.

Sembrano i rulli delle slot machines che girano a velocità vorticosa, con la differenza che invece di fermarsi sul simbolo del dollaro, quello che appare sulle sue pupille è Sex sex sex sex.

Che ci volete fare, Micro è un ragazzo con poche idee, ma chiare.

Mentre Micro si asciuga la bava senza farsi notare troppo, entrano dei tipi con delle custodie di strumenti musicali, facendo un gran casino: abbracciano metà dei presenti, danno pacche sulle spalle, piantano bacioni sulle guance delle ragazze più carine anche se non le hanno mai viste prima (Sara se ne è beccati un paio da un tipo con i capelli lunghi e bianchi che potrebbe essere suo nonno), salutano Dermot e chiedono dove si possono mettere.

Dermot gli indica un separè opportunamente aperto.

Il tavolo è stato tolto di mezzo da qualcuno, rimangono solo quattro sedie, una per ogni componente del gruppo.

Lo avete capito, bravi, questi sono i musicisti che allieteranno la sera di San Patrizio.

Dermot arriva a tempo di record con quattro pinte appena spillate.

I quattro, impegnati ad accordare i loro strumenti, gli fanno un gesto distratto con il mento, salvo buttarsi a scolare le birrozze non appena Dermot si gira e poi riprendono come se niente fosse a fare quel che devono.

Sara si mette a ridere: uno di loro ha i baffoni macchiati della schiuma densa della Guinness.

E’ curiosa, ha sentito parecchia musica irlandese a casa di Micro, ma è la prima volta che assiste ad una esibizione dal vivo.

Rimessi a posto gli ormoni, Micro le ricompare accanto con un sorriso.

I musicisti hanno un tamburello, un flauto, un violino ed una cornamusa diversa da quella che è abituata a vedere che ha le canne che puntano verso l’alto.

Dall’altra parte, spunta Kieran che le sussurra ad un’orecchio, facendole il solletico:”Seerraa, lo sai che strumenti sono?”

Sara si dice mentalmente che non è così scema, ma risponde educata:”Tamburello, violino, flauto e cornamusa” recita obbediente.

Kieran la tocca lievemente su una spalla:”Quasi giusto. Quello non si chiama tamburello, è un bodhran, (leggi bauron), che è fatto di pelle di capra. Il flauto è un tin whistle, flauto di latta, ce ne sono in varie tonalità. Quello che usa Cathal è in FA, uno dei più comuni. La cornamusa non ti sembra strana?”

“In effetti… “ Sara annuisce e diventa rossa. Kieran ha un buon profumo.

“La cornamusa irlandese è diversa da quella scozzese. Quella scozzese è per il tempo di guerra, la nostra è del tempo di pace”

Sara ringrazia per la spiegazione:”Non lo sapevo, grazie per avermelo spiegato”

Kieran le sorride ancora:”Ma di niente! Senti, posso offrirti qualcosa da bere?” la invita lui.

Sara si gira per chiedere a Micro se si unisce a loro, ma Kieran, le indica un angolo del locale: Micro sta chiacchierando con Chloe, meglio, se la sta mangiando con gli occhi e lei sembra parecchio contenta della cosa.

“Micro non si smentisce mai” ridacchia Sara, mentre si dirige con Kieran verso il bancone.

“Cosa prendi?” le chiede lui gentilmente, appoggiandosi con un gomito al legno scuro.

“Aranciata?” propone lei, visto che il latte con i cornflakes non credo ce l’abbiano in lista.

“Festeggi con l’aranciata, Seerraaa?” la prende in giro Kieran.

Sara diventa color peperone:”Beh….”

Kieran ci pensa su un attimo:”Ti va di assaggiare un pochino di birra? Tranquilla, solo qualche sorso, non voglio farti ubriacare, poi non saresti più in grado di ballare”.

Sara ne ha piene le scatole di fare la figura della bambinetta, per cui risponde un po’ dubbiosa:”Si, penso di si!”

“Good!” esclama Kieran e con un cenno della mano chiama il barista “Dermot,

una pinta di Guinness ed un bicchiere piccolo” Dermot la guarda con tenerezza:”E’ la tua prima volta?” mentre Kieran scoppia a ridere.

“Dermot, piantala, mi metti in imbarazzo questa bella ragazza”.

Bella ragazza? Ha detto bella ragazza? Sara, tutt’ad un tratto, si sente benissimo e fa un sorrisone a Kieran mentre entrambi si dirigono verso un tavolino libero.

Siedono faccia a faccia e Kieran versa qualche goccia di Guinness nel bicchiere piccolo, lascia depositare la schiuma per qualche momento, poi le avvicina il bicchiere alle labbra.

“Pronta? Bevi piano, però… devi sentire il sapore…” le sussurra Kieran.

Sara si sente un po’ a disagio, nessuno le ha mai dato da bere così e comincia ad inghiottire qualche sorso della bevanda scura. Ha un sapore strano, amaro… con una punta di caramello o forse è malto?

Kieran incrocia le braccia davanti a sé e le appoggia al tavolo:”Allora?” le domanda.

Sara storce un po’ il naso:”… E’ strana…” e si interrompe, timorosa di aver detto qualcosa che non va.

Invece Kieran annuisce soddisfatto:”Molto bene. E’ perché non hai mai assaggiato niente di simile. ancora?”

Sara fa di sì con la testa ed ancora una volta, Kieran le avvicina il bicchiere alle labbra per farla bere.

Sara sorride: ora il sapore è molto meglio.

“Meglio vero? e’ un sapore che ti conquista piano piano… hai della schiuma sul labbro” e prima che Sara possa fare qualsiasi cosa, Kieran le passa l’indice sulle labbra per togliere la schiuma, poi se lo porta alla bocca e la assapora.

Sara lo guarda con espressione smarrita, non capisce il gesto di Kieran, ma si sente invasa da una sensazione di gran caldo.

Kieran la guarda a sua volta, con un’espressione strana e Sara distoglie lo sguardo imbarazzata.

Kieran capisce il suo imbarazzo e le appoggia una mano sul braccio:”Scusa, non volevo metterti a disagio….”

Sara si guarda i piedi e risponde:”No, non mi hai messo a disagio… solo che….”

Solo che non è abituata al fatto che un ragazzo che non conosce faccia così con lei e soprattutto al fatto che la cosa le sia pure piaciuta.

In genere, odia farsi toccare da gente che non conosce. Chiaramente Sara non dice niente, discorso troppo difficile per una timida come lei.

Kieran,vedendo le guance rosse della ragazza, cambia argomento:”Hey, cominciano a suonare. Balli con me?” le propone lui.

Sara si guarda intorno e vede la gente che si dispone a gruppi di 8, quattro donne in faccia ad una fila di quattro uomini.

“Io preferirei di no, non sono capace…” cerca di rifiutare Sara.

“E’ un’occasione buona per imparare, no? E poi, mi ha detto Micro che Roisin ti ha fatto una lezioncina” Kieran ridacchia e gli occhi gli brillano di malizia.

Sara prende mentalmente nota di chiudere la bocca di Micro con quattro giri di scotch, quello marrone che viene usato per fare i pacchi.

“si, il passo me lo ha insegnato, però…” comincia a dire Sara “pensavo di ballare con Micro…”

Sara, hai il tatto di un elefante, accidenti!!!!

Kieran non fa una piega, le prende la mano e la fa alzare dalla sedia:”Dovresti saperlo che Micro non ha mai fatto un passo di danza in tutta la sua vita… e poi credo sia impegnato” ancora una volta, Kieran le indica un angolo del locale.

Completamente dimentichi del mondo, tranne che di loro stessi, Micro e Chloe stanno correndo un serissimo rischio di iperventilazione, almeno da quel poco che si vede: un groviglio di capelli rossi e castani e le mani di Micro saldamente ancorate sul didietro a mandolino di Chloe fasciato dai jeans elasticizzati.

Sara pesta un piede per terra e pianta le mani sui fianchi, fingendosi arrabbiata, anche se non riesce a trattenersi dal ridere.

“Quella fetecchia! Doveva farmi ballare!!!!”

Kieran la guarda dubbioso:”Ma ne sei sicura? Micro non balla neanche sotto tortura, neanche quando è ubriaco fradicio…”

“Non c’è più religione!” sbotta Sara cercando di trattenere le risate, senza molto successo.

“Dai vieni…”

Sara si arrende e si lascia trascinare nella pista, che non è propriamente una pista, dato che siamo in un pub, semplicemente un po’ di spazio ricavato spostando i tavoli ed ammassandoli contro il muro, come facevamo noi nelle nostre feste preadolescenziali.

Sara si ritrova in un set, due donne alla sua destra ed una alla sinistra. Di fronte a lei, c’è Kieran, in mezzo alla fila dei 4 uomini.

“Cos’è ‘sta danza?” chiede Sara.

Le tre compagne sembrano molto sicure di loro stesse.

Una di loro le spiega:”E’ un’elaborazione di una giga che si balla da queste parti. Prima volta?”

Quante prime volte ci dovevano essere quella sera?????

“Si” risponde Sara incerta.

“Lo sai il passo?” chiede pratica la ragazza.

“Si” risponde ancora Sara.

“Allora non ti preoccupare, Ronan, quello che suona il bodhran chiama le figure”.

Ahhhh, allora tutto chiaro!!! Ma che diavolo vuol dire chiamare le figure?

Le compagne la prendono per mano.

“due passi avanti e due indietro per due volte”

Hey! Che velocità!

Punta destro, avanti, indietro, un-duettre!

Mamma come fanno a starci dietro?

Punta sinistro, avanti indietro un-duettre!

Oh, adesso ho capito!

Prima donna gira con ultimo uomo dando braccio destro.

Ma quanti giri fanno?

Ultima donna gira con primo uomo dando braccio destro.

Mhhhh, vediamo adesso come continuano, forse braccio sinistro?

Prima donna gira con ultimo uomo dando braccio sinistro.

Ma che intelligente che sono, ora ripetono l’ultima donna e primo uomo?

Ultima donna gira con primo uomo dando braccio sinistro.

Troppo avanti!

Swing prima con ultimo!

Miiii, ma sono delle trottole!

Swing ultima con primo!

Ma non gli viene il mal di testa????

Swing prima con primo!!!!!!

Adesso cadono per terra…

Catena inglese!!!!

Ah, questo è tranquillo…

Swing di ritorno!!!

Ma non si stancano di girare così? andranno a 80 all’ora!

Fontana!!!!

Sara segue la sua compagna nella figura della fontana e si ritrova nella posizione iniziale, ma scalata di un posto.

Troppo concentrata nel seguire le figure della danza, Sara non si è accorta che Kieran la sta fissando attentamente, con un sorriso compiaciuto sulle labbra.

Ora, il gruppo ha capito i movimenti e lanciano Yahooo!!! di gioia mentre avanzano l’uno verso l’altro.

Sara comincia sinceramente a divertirsi, anche se a saltare in quel modo come delle cavallette è piuttosto faticoso, infatti non passa molto tempo che i ballerini diventano paonazzi per lo sforzo, sono tutti accaldati, ma non riescono a smettere, sono stati tutti rapiti dal ritmo della musica, martellante, scandito dai colpi ipnotici del bodhran.

La musica si fa sempre più veloce, i ballerini sempre più concentrati, Sara si abbandona completamente, i suoi piedi si muovano da soli, anche se si sente girare la testa e se la sente girare ancora di più quando è il suo turno di ballare con Kieran che le allaccia le braccia attorno alla vita, dopo essersi passato le braccia della ragazza attorno alla sua.

Come se le avesse letto nel pensiero, Kieran la rassicura sorridendo:”Non ti preoccupare, non ti faccio cadere. Però mentre giriamo, guardami in faccia, altrimenti ti girerà la testa!!”

Kieran comincia a farla mulinare, tenendola saldamente per la vita, i loro sguardi incatenati, le labbra piegate in sorrisi complici.

Sembra di essere in un vortice, tanto stanno girando velocemente, i piedi di Sara quasi si staccano da terra.

Saranno la birra, il ballo, gli swing, ma Sara si sente leggera e terribilmente euforica.

Quando Kieran l’afferra ancora per il secondo swing, Sara butta indietro la testa in una risata felice, di gola, piena, un po’ rauca forse , mentre il suo compagno la stringe un po’ di più.

Ancora salti, swing, fontane, catene….

E la musica improvvisamente finisce.

Sara ha il fiatone, è accaldata, ma si sente in pace con il mondo e sorride a tutto il gruppo mentre il suo petto fa su e giù velocemente per la fatica di qualche minuto prima.

Sara fa per dirigersi al tavolo per sedersi un attimo perché non ce la fa più e perché ha un bisogno disperato di bere, ma Kieran l’afferra per la mano:”Seerra, già stanca? vieni c’è una polka!”

“No, non ho più fiato…” ride lei, portandosi la mano al petto e respirando pesantemente.

“Come on, Serraa…” Kieran la prende gentilmente per la vita per trattenerla e girandosi Sara si trova il viso di Kieran a pochi centimetri dal suo.

Non parlano, non fiatano, non respirano.

Si guardano, come durante la danza, gli sguardi si incatenano e Sara sente un brivido che non ha mai sentito percorrerle la schiena ed un groppo stringerle la gola.

Kieran le sussurra con voce carezzevole:”Come on, Seerra, dance with me…” (dai, Sara, balla con me)

Senza rendersi conto di essere passata alla lingua inglese, Sara sussurra a sua volta con un fil di voce:”you’ve got to teach me..” (mi devi insegnare)

Kieran le prende il viso tra le mani e mormora:”I’ll teach you whatever you want me to…” (ti insegno tutto quello che vuoi).

Sara diventa bordeaux e segue Kieran, che la riporta in pista.

La prende tra le braccia:”Pronta?”

“Mah, vediamo…” azzarda Sara possibilista, mentre posa la sinistra sulla spalla di Kieran e gli porge la destra.

E qui il paragone con Cenerentola ci calza a pennello: Sara volteggia con Kieran, mentre Micro è andato chissadove con la bella Chloe, un ballo, un altro, un altro ancora, sempre tra le braccia di quello sconosciuto che non è poi così bello, ha un dente scheggiato, il naso non proprio perfetto ed il didietro dei calzoni è un pochino vuoto, ma chi ha mai detto che le cose più belle debbano essere perfette?

Fabrizio De Andrè diceva che dai diamanti non nasce niente, ma che dal letame nascono i fiori.

Per la prima volta nella sua vita, Sara si sente bella, ma bella davvero, perché legge la sua bellezza negli occhi di Kieran, che accetta i suoi rotolini sui fianchi, il fatto che lei di reggiseno porti solamente una seconda.

Sara sospetta che se lui sapesse che lei ha le smagliature non gliene importerebbe così tanto.

Non è da fiaba il fatto che abbiano la faccia rossa e che siano sudati, ma alla fine, chi di noi non suda quando balla in maniera così indiavolata?

Di certo non importa a quei due, presi nella loro danza ed occupati a sorridersi ed a scambiarsi sguardi di intesa, fino a che la musica si interrompe ed i musicisti vogliono fare una pausa.

“Possiamo sederci un attimo?” chiede Sara, davvero esausta facendosi aria con la mano.

“Vai, io ti raggiungo, passo a prendere da bere. Vuoi qualcosa?” chiede lui con il fiatone.

“Non ora, suderei tutto….” Sara si arrampica sullo sgabello alto e guarda Kieran che parlotta con Dermot.

“Ecco!” Kieran si siede e prende un lungo sorso di Guinness. Sara guarda il suo pomo d’Adamo che fa su e giù.

Kieran posa il bicchiere e Sara vede che il labbro del ragazzo è macchiato di spuma color caffèlatte.

Prima che Sara possa formulare alcun pensiero e che possa fermarla, la sua mano si muove in avanti ed il suo dito raccoglie la spuma dal labbro di Kieran.

Kieran smette automaticamente di sorridere quando Sara si porta l’indice alla bocca e, imitando il suo gesto di un paio di ore prima, assapora la schiuma.

Un po’ affannato, Kieran spinge la pinta verso Sara:”Bevi anche tu…”

Sara prende un sorso, ma non sente nessun sapore. Continua a guardare il suo compagno.

Anche lui con un dito le toglie la schiuma dalla bocca e l’assaggia.

Anche Sara è affannata, anche se è ingenua, giovane ed inesperta, sa che sta per succedere qualcosa.

Il suo cuore batte e non sarebbe capace di pronunciare una parola neanche se volesse.

“Bevi ancora, Seerra” ora Kieran si è chinato verso di lei.

Sara beve lentamente e posa il bicchiere.

Kieran si avvicina, piano, e con la punta della lingua, lecca via la schiuma.

Sara sente l’emozione invaderla.

Non ci vuole neanche più coraggio, ora, le cose sono andate troppo avanti.

“Bevi anche tu” Sara spinge il bicchiere verso di lui.

Kieran beve e posa il bicchiere a lato del tavolo.

Sara si alza lentamente e si china su di lui.

Non sa come possa riuscirci a fare una cosa simile, ma alla fine, anche lei lecca via la spuma densa dalle labbra di Kieran.

Che resta senza fiato, come Sara.

Sono lì a guardarsi, come due pesci lessi, fino a che Kieran si alza.

“Vieni con me”

Sara prende il giubbetto e lo segue fuori dal pub.

Sente l’aria della notte rinfrescarle la pelle accaldata, fa per dire qualcosa ma non ci riesce, perché Kieran l’ha presa tra le braccia e la sta divorando di baci.

E Sara sta divorando Kieran mentre il freddo della notte è scacciato dalle mani calde di Kieran che la stanno accarezzando sotto al maglione.

In un lampo di lucidità Sara si rende conto che anche le sue di mani si sono infilate sotto la camicia di Kieran e stanno accarezzando il petto di lui.

Ora lui le sta dando dei bacini sul collo che le procurano dei brividi molto piacevoli.

“Ti prego, Kieran… dimmi che non hai una ragazza…” alita lei, senza fiato, supplichevole.

Lui si rialza e la guarda intenerito:”No, Seerra…. Non ho una ragazza”.

Le accarezza la guancia con un dito:”Micro mi ha sempre detto che sei speciale…”

Sara diventa rossa:”Oh!”

“Lo sai che probabilmente dopo stasera non ci vedremo più?” le chiede dolcemente lui, tenendola per i fianchi.

“Lo so, Kieran” sospira lei “Forse è solo per questo che ho avuto il coraggio di…”

Le appoggia le dita sulla bocca:”Non dire così… Ci pensiamo fra una mezz’ora, quando dovrò ritornare ad Orio”

“Così presto?” protesta Sara.

“Già…”

Kieran la prende tra le braccia e la stringe, cullandola mentre passa la mano tra i capelli lucidi e puliti di Sara.

Coccole… che bella cosa, pensa lei.

Non c’è la spiaggia al tramonto, sono in una piazza circolare antistante l’entrata della metropolitana, esattamente sotto l’insegna rossa illuminata al neon.

Non sono al mare, ma a Sesto San Giovanni, non lontano ci sono le aree dismesse delle Acciaierie Falck.

Non è una notte d’estate, ma è fine inverno ed un vento freddo spazza quella piazza deserta.

Però c’è un prunus fiorito, non lontano da loro.

I petali rosa sembrano infiocchettare quei rami grigio scuro.

Il profumo dolciastro di quei fiori le ricorderà sempre Kieran.

Lui c’è stato quando lei aveva bisogno di lui.

Non la ama e lei non ama lui, ma ora lei c’è per lui e lui per lei.

E’ questa l’unica cosa che importa.

* * *

il momento è grave: riuscirò ancora a trovarmi davanti alla pinta della guinness senza pensare a questa scena?

Le quattro colonne dell’Ikea ed i 453, che ora sono 454, CD si trovano in realtà nel mio soggiorno.

E la stampa del giant’s causeway si trova proprio sul mio letto.

Per cui credo che la mia casa vi possa piacere.

Il David con gli slip fuxia non ce l’ho, ma potrei seriamente pensare di appenderlo.

L’unico sabotaggio che ho fatto ad una immagine è stato ai danni dei miei colleghi, quando mi hanno pasticciato un poster carinissimo con su dei bambini: per ripicca alla donnina nuda del loro calendario ho disegnato sopra un vestito.

Le sensazioni di Sara quando balla, sono totalmente, esclusivamente ed assolutamente autobiografiche, infatti sono le MIE personali sensazioni, da qui potete vedere quanto mi piaccia ballare.

La danza che ho descritto sarebbe una giga irlandese.

“Sarebbe” perché in realtà è una rielaborazione che si balla nel Nord Italia e la chiamano scherzosamente “Il Gigone dell’Adda”

Le chiaviche in riva al Lambro ci sono per davvero, questa purtroppo non è opera della mia fantasia bacata.

Grazie a tutti che avete letto questa ff, in particolare

Ludmilla Loonbelt, piacere di conoscerti, ma quante recensioni, ci ho goduto come un riccio:

Non mi offendo per la Cessica, in effetti i bulli vanno sempre in giro con due tirapiedi… pensa anche a Draco Malfoy con Tiger e Goyle, ma in genere ho notato che è così, non so perché!

Ho cercato di rendere questa ff più realista possibile, volevo una storia nella quale le persone potessero riconoscersi.

I fratelli minori sono notoriamente più svegli perché i genitori hanno già preso i fratelli maggiori come cavie per fare esperienza. Io sono più sveglia del mio fratello maggiore, ma meno sveglia di quello minore…

Sono d’accordo, un vero amico vale tanto oro quanto pesa, anzi di più!

Cessica arriva, non ti preoccupare, se ci fai caso, poi gli avvenimenti degli ultimi 3 capitoli si riferiscono tutti alla stessa giornata.

Grazie per la dritta del libro, ci darò un’occhiata.

E comunque sono contenta che la mia storia ti piaccia Grazie ancora di cuore.

Driger: grazie, ma comunque spero di vederlo prima o poi, quel film.

Maho cara: sorpresina in questo capitolo, eh? Ti piace Kieran? A me un sacco!

Kannuki: hai passato un buon compleanno? Scoperto qualcosa di Leonard Cohen? Ti consiglio anche James Taylor per rilassarti, tra una fanfiction e l’altra… ciao bella!

Tersicore, musa della danza, piacere di conoscerti, grazie per le cose carine che mi scrivi. Ce lo avevate anche voi il Jessico, eh? Mi è capitata la stessa cosa, un paio di mesi fa ho rivisto il figo della scuola: una delusione, la pelle del viso rovinata dalle troppe lampade, il girovita decisamente aumentato, l’unica cosa che non è cambiata la faccia da stronzo… ed io sono più carina ora di quando avevo 19 anni… se devo dirla tutta, anche un mio bellissimo ex, è ingrassato come un maialino ed ha messo gli occhiali che lo fanno sembrare un gufo…. eheheheheh

Chloe90. Piaciuta la sorpresina? Dato che mi hai dato l’ispirazione su dove piazzare Micro, mi sembrava un omaggio doveroso… grazie! anche io mi domando perché non sono irlandese, accidenti!

Sindy90 invece la mia macchina quando accendo il riscaldamento manda odore di liquirizia andata a male. Capito perché Micro fa fare una lezione a Sara? Piaciuto il capitolo? Ti prego, se dovessi mai incontrarmi, non passare il gesso sulla lavagna, a meno che tu abbia qualcosa di personale contro di me!

Asuka Soryu Langley: ciao a te! Molto gentile, sono onorata. Sono contenta che Manuela ti piaccia, anche a me, del resto!

Kisa: anche io non leggevo le fic originali, ma ci sono dei gioiellini che val la pena di leggere…. Ciao, a presto e grazie.

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Capitolo 9
*** Cicogne, api e cavoli ***


Spettabili lettori,

con riferimento al capitolo precedente, dichiaro di non aver ricevuto tangenti, pizzi o bustarelle dall’ufficio del turismo irlandese, anche in considerazione del fatto che se non riesco neanche a farmi dare l’aumento da quel braccine corte del mio capo, come diavolo potete pensare che riesca a scroccare una tangente?

Cordiali saluti.

Nisi Corvonero.

* * *

Avete mai visto la febbre del sabato sera? Dai che lo avete visto, confessate…

Non voglio usare questa informazione per ricattarvi (sapeste i film che ho visto IO!), tranquilli, volevo solamente parlarvi di una scena del film: dopo la nottata in discoteca, Tony Manero si ritrova in giro per New York, la mattina presto presto.

Quello che nella discoteca era il figo per eccellenza, nella nebbietta che circonda l’Hudson è un benemerito Signor Nessuno.

Il super ballerino è tornato ad essere il semplice commesso di un colorificio.

Non voglio deprimervi, ma sicuramente è una delle scene di film che mi ha colpito di più: la camicia nuova di Tony è spiegazzata, sul viso ci sono i segni della notte insonne. Come cambiano le cose da un’ora all’altra, vero?

Anche Giacomo Leopardi ha pensato una cosa del genere, la sera dopo una giornata di festa… ma credo che non abbia passato una notte brava in discoteca. Gli avrebbe fatto gran bene, credo.

Più o meno è così che si sente Sara, mentre guarda la Punto presa a noleggio da Kieran e da Chloe scomparire nella nebbia.

Kieran l’ha salutata con un bacio più appassionato degli altri che le ha fatto venire un dolore strano nella pancia, e con un abbraccio che ha dato una bella dose di calore puro al suo cuore, sufficiente almeno per un buon mesetto. Ora lui se n’è andato.

Non ha promesso di tornare, né di scrivere, né di far niente di niente.

Alla fine è stato sincero. Lei a Milano, lui a Dublino….

Solo un:”Se ti capita di venire a Dublino, vieni da me”.

Sara gli ha fatto di sì con la testa, mentre con i denti si è morsa il labbro inferiore, in preda al magone.

Però il magone che sta sperimentando, è diverso da quello di qualche ora prima.

Più dolce, meno disperato, ma altrettanto accorato.

Micro le compare accanto e le mette un braccio attorno alle spalle, mentre anche lui fissa l’utilitaria rossa che si allontana.

Non parla, si limita a stringerla e Sara si appoggia al suo calore con gratitudine.

Sara continua a sfregarsi le labbra l’una contro l’altra, come si fa quando ci si mette il burro cacao.

Dopo gli attacchi ripetuti di Kieran, sono diventate sorprendentemente lisce, e, Sara sospetta, gonfie come un canotto.

Si passa le dita su quelle labbra, per sentirne la consistenza, mentre il suo amico accanto a lui la guarda senza parlare.

Dopo qualche minuto, Micro le mette a posto una ciocca di capelli e le sussurra:”Ti porto a casa?”

Sara scuote la testa:”No” si gira a guardarlo in faccia “portami a vedere gli aerei”.

Micro sogghigna:”Orio?”

Sara scuote ancora la testa, senza sorridere:”Va bene anche Linate, è più vicino”.

Entrano nella Prinz e Micro si sente un po’ a disagio con questa Sara più taciturna del solito e seria come una professoressa di 50 anni.

Forse, ha bisogno di pensare, forse quella serata l’ha scossa più di quanto Micro si aspettasse.

Dopo circa una mezz’oretta, Micro parcheggia la macchina all’Idroscalo, in un punto dove si vedono bene gli aerei che si staccano da terra.

Fa un freddo cane, ma Sara esce dalla macchina ed appoggia il busto sul cofano. C’è della brina che vela il parabrezza.

Ancora una volta, Micro si gira a guardarla e rimane impressionato dall’espressione seria della sua amica.

“Ti ha sconvolto, gnappetta, vero?” le chiede gentilmente Micro.

“Già” risponde Sara asciutta.

“Ne vuoi parlare?” chiede lui senza farsi troppe illusioni: quando Sara non ha voglia di parlare, non la smuovi neanche con un carrarmato.

“Hai visto cosa è successo?” chiede Sara con un fil di voce.

“Tra te e Kieran? Veramente lo ha visto tutto il pub” ridacchia Micro accendendosi una canna.

Sara diventa color prugna e si nasconde il viso tra le mani:”Mamma, che figura”

“Seduzione alla Guinness, questa non l’avevo mai sentita…dovrei provarla anche io, idea da sballo, gigosissima! Secondo me, metà della gente del pub non riuscirà più a bersi una pinta senza pensare a voi due che vi mangiavate con gli occhi… e non solo con quelli” ride Micro guardandola con affetto.

“Oh, stai zitto, tu…” sussurra Sara avvilita.

“Ma di che ti preoccupi? Qual è il problema, Sara?” Micro è perplesso. Vede Sara così agitata e non capisce perché.

“io” e Sara si torce le mani “non mi sono mai comportata così…”

Micro la guarda sempre più perplesso:”Così, come?”

“Beh… mi sono lasciata andare con il primo che è capitato, non mi è mai successo…” fa con un filino di voce.

Micro si lascia andare contro il cofano della macchina, aspirando con voluttà e nel frattempo evitando una cacca di cane:”Ti sei lasciata andare bene, comunque… aia!!!” si lamenta lui quando lei gli rifila un pugno sul braccio.

“Sara, guardami” le prende le braccia ed avvicina il viso a quello della ragazza.

Aia, piglia male: quando Micro dice:”Sara guardami”, poi sfodera tutta la tecnica (appresa da sua madre, probabilmente) per far confessare il prigioniero.

Nella fattispecie lei essa stessa medesima Belotti Sara detta Ala, Pulcina o che dir si voglia.

“Ti è piaciuto?” chiede lui, deciso.

“Si, ma….” Si schernisce lei.

“Niente ma. Ti è piaciuto, si o no?” Micro è implacabile.

“Si”

Sara alza bandiera bianca.

“Tanto o poco?”

“tantissimo!” esclama lei accorata.

“Bene. Lui si è offeso?”

Ma non gli basta?

Sara sbatte gli occhi:”No, che io sappia no.”

“Gli è piaciuto?”

“Si credo di sì…”

“Credi, Sara?”

“Si”

“Come fai ad esserne sicura?”

“Beh, una capisce…”

Tipregotipregotiprego non dirlo o morirò dall’imbarazzo.

“Non hai il coraggio di dirlo, vero? allora lo dico io, gli è diventato duro”

Ecco, l’hai detto!

Sara diventa di tutti i colori:”Diciamo di sì”

“Hai fatto del male a qualcuno?”

“No, credo di no… lui non ha la ragazza, io il ragazzo non ce l’ho…”

“ed allora, gnappetta, qual è il problema, si può sapere?”

“Beh, credo che queste cose si debbano fare per amore….” Spiega Sara dubbiosa.

“Bella teoria, Sara. Se ascoltassi le tue teorie, avrei il bicipite destro peggio di un culturista a furia di tirarmi pippe!!!”

La verità non è mai poetica, come si diceva e Micro lo sa.

Imbarazzo… tanto…

Sara gradirebbe schiattare seduta stante, in quel momento.

Sara con Micro parla di tutto, ma non di tutto tutto. questa è la prima volta che affrontano un discorso del genere scendendo in particolari.

Anche perché, detto tra me e voi, Sara ha sempre pensato che sesso e amore andassero di pari passo.

Dove c’è Mimì c’è anche Cocò.

Non le è mai passato in mente di potersela spassare con uno conosciuto solo qualche ora prima e, nonostante tutto, provare delle belle sensazioni.

Anche qui, qualcosa non quadra in quello che ha sempre visto in TV, letto nei romanzi, ecc ecc.

Ci pensate? Vi immaginate Brad Pitt in una scena bollente… che fa cilecca? Questo non ce lo faranno vedere mai, per cui è logico che poi una ragazzina giovane ed innocente si faccia delle idee sbagliate.

Logico che poi una si confonda un pochino.

Anche perché recentemente, l’avreste mai immaginato? Brad Pitt, quel figo storico, è stato nominato come l’attore più puzzone di Hollywood… comincio a capire perché il suo matrimonio sia andato a quel paese.

Poi, magari Kieran è un nazista, misogino, veteromaschilista, prepotente opprimente… ma ci sa decisamente fare.

Roba da lambiccarsi il cervello.

Sono queste le vere questioni esistenziali, Sara….

Fa un freddo becco e quei due sono ancora appoggiati alla Prinz.

Con l’ingenuità del neonato, Sara allora chiede a Micro:”Ma tutte ‘ste ragazze che ti fai… tu dici che è solo sesso, ma non ti piacciono, neanche un po’?”

Micro sospira:”Ala, che ti credi, innamorarsi non è mica facile”.

Sara si ritrae inorridita:”Ma allora le prendi in giro?”

Adesso la parte del gerarca nazista la fa lei Micro nega deciso:”No”

“Come no?”

“Ho detto di no. Lo sanno benissimo che non le amo e loro non amano me…”

Sara scuote la testa tristemente, è delusa:”Allora, non te ne frega niente di loro, a loro non frega niente di te, sono semplicemente uno sfogo”

Gesù, che amico stronzo…

Per la prima volta, Micro sembra arrabbiarsi:”Non è solo questo Ala, accidenti sono un ragazzo, sono fatto di carne, a volte ho bisogno anche io di qualcuno che mi dia un po’ di affetto. Non è amore, lo so questo, ma per il momento un po’ di calore, una ragazza che ti abbraccia e ti stringe può andare bene anche se non ti ama. Se hai sete, non ti importa chi ti dà da bere e se non sei uno stronzo bevi, ringrazi e provi gratitudine.”.

Toppato! Ancora….

Sara ammutolisce, dispiaciuta per aver giudicato male Micro.

Lui è sempre lì per lei, ma non le è mai saltato per la testa che anche lui abbia bisogno di qualche coccola ogni tanto, nel suo personalissimo modo…

“non mi hai mai raccontato queste cose, Micro, non ti fidavi?” A Sara viene il terzo magone della giornata, quello più doloroso, perché glielo ha provocato il suo amico.

“Ala, ma io mi fido di te, però prima non eri in grado di capire… adesso sì, non è vero?” Micro se la tira vicina e le da un bacio sui capelli.

Sara ora ha capito:”Sei stato tu, vero? Mi hai portato al pub non solo per ballare, ma anche per farmi incontrare Kieran?”

“Ho sempre pensato che tu fossi una ragazza intelligente…” ridacchia Micro, sollevato.

“E se non gli fossi piaciuta?” chiede Sara dubbiosa.

“Balle, ha visto tutte le tue foto, è partito ed è due anni che vuole conoscerti …” Micro la guarda in tralice sbirciando le sue reazioni.

“Fammi capire, Micro” Sara ha gli occhi spalancati dalla sorpresa “questo è due anni che vuole conoscermi….”

“… in senso biblico, Sara”

oh oh oh oh.

Senso biblico whatttt??

Conoscere in senso biblico: quando l’Arcangelo Gabriele disse alla Vergine Maria che ci sarebbe rimasta, non secca , bensì incinta, la dolce fanciulla rispose, giustamente “Non conosco uomo”.

Non conosco uomo in questo caso significa: Arcangelino bello, guarda che io sono ancora come Santa Anna mi ha fatto, per cui come cavolo faccio a rimanerci se nessuno mi si fila?

Da qui l’espressione di cui sopra, appunto conoscere in senso biblico.

Ed ecco la fregatura, lo sapete tutti che Maria rimase vergine ed incinta allo stesso tempo.

Ma non so fino a che punto fosse una fregatura, magari Giuseppe era brutto, aveva l’occhio di vetro, la gamba di legno, era peloso come una scimmia, russava di notte, faceva tante puzzette, andava in giro con lo stecchino in bocca dopo mangiato e gli piaceva da matti la bagna cauda (dubito che in Palestina ci fosse un piatto del genere, ma comunque…)

Per cui…

Chiedo venia, umilmente scusa per l’ennesima divagazione.

Le rotelline del cervelletto di Sara, si liberano definitivamente dal torpore alcol-sentimental-erotico che le avevano avvolte fino a quel momento.

In pratica, Kieran ha visto Sara in foto, gli ha ispirato un gran bene (eufemismo…) e ed ha espresso il desiderio di biblicamente conoscerla.

Ganzo!

Mai sentito che uno si sbandasse per una vista in foto. E soprattutto uno carino.

Ma ancora meglio, uno che si è sciroppato un due ore di volo per vederla.

Dublino-Milano-Dublino nello stesso giorno.

Sara ritorna a sentirsi benissimo e fa un sorrisone a Micro:”wow, che bello!”

E’ contento anche Micro perché la sua amica ha capito le sue intenzioni ed è contenta:”Dimmi, ma… come bacia?” le si avvicina con fare fintamente lascivo, ma realmente curioso.

“Oh, benissimo… ” sospira lei sognante, con vocetta miagolante di gattina in calore.

Il petto di Micro si gonfia di patrio orgoglio:”Noi irlandesi ci sappiamo proprio fare con le donne!!!” e ridacchia come uno scemo.

Sara lo guarda ridendo a sua volta:”Ma daiiiiiii…”

Micro la guarda con uno sguardo severo:”Ma certo, che ci sappiamo fare, ci alleniamo un sacco per questo!!!”

Sara alza le sopracciglia:”In che senso??”

Micro si accende l’ennesima canna e spiega in tono cattedratico:”Allora, in Irlanda i pub chiudono alle 11. se ti beccano alla guida con più di due pinte in corpo ti fanno un mazzo tanto… allora, se vuoi far baldoria cosa ti resta da fare dopo una certa ora? Vai a donne! Non per niente, in Irlanda c’è uno dei maggiori tassi di natalità di tutta l’Europa… noi amiamo le donne, ne abbiamo anche una come presidente…” conclude deliziato Micro sfregandosi le mani mentre Sara scoppia a ridere e non riesce a fermarsi che dopo un paio di minuti.

Poi, dopo essersi ricomposta gli chiede:”Ma perché proprio stasera lo hai fatto venire?” in realtà una certa idea del perché Sara se l’è fatta, ma aspetta che Micro glielo dica chiaro e tondo in faccia.

“Avevi il cuore sconquassato, gnappetta, avevi bisogno urgente di coccole serie…” le mormora Micro accarezzandole i capelli. “secondo te quel Fabio che hai in classe bacia così?”

Micro butta la bomba (ricordiamoci di chi è figlio) che teneva in serbo dall’inizio della chiacchierata.

A Sara si accende un’altra delle innumerevoli lampadine di quella serata. L’Enel ringrazia (scusate la battuta deficiente, non ho resistito…).

Stupita e lievemente inorridita, risponde:”No….”

In effetti, a pensarci bene, dopo un’esperienza del genere l’idea di sentirsi in bocca la lingua di Fabio non le ispira più di tanto.

Il movimento della bocca di Fabio quando bacia Jessica le ricorda l’aspirapolvere della Folletto.

Figurati se poi le ispira VERAMENTE sentire le sue mani sotto al maglione.

E se ci pensa ancora meglio, Kieran è stato 10.000 volte più tenero di quanto abbia mai visto Fabio esserlo con la brutta str…. Con Jessica.

E dire che stanno insieme da un bel po’.

Da amici quali sono quei due, parlano ancora, lei racconta tutto, ma proprio tutto di quella serata, mentre lui l’ascolta.

Quelle sensazioni forti che Sara ha provato per la prima volta, il fatto di sentirsi ammirata… tutto, insomma.

Con una parte del cervello e tutto il cuore, Sara ringrazia il creatore o chi per lui per avergli mandato Kieran e di averle dato una bella svegliata.

Alla fine, si rende conto, Fabio è bello, ma non le ha mai ispirato i pensieri peccaminosi che le ha ispirato Kieran.

Nel senso che non le ha mai fatto venir voglia di strappargli i vestiti.

Per cui, bello o non bello, meglio tenersi alla larga…

Ed alla fine, i soldi e la faccetta bella non ti scaldano i piedini quando di notte hai freddo o ti abbracciano quando sei triste.

E quando ti senti solo, triste ed abbacchiato, due coccole sono la cosa migliore per tirarti un po’ su.

* * *

Capitolo di transizione come si può vedere, ora rispondo alle vostre recensioni e/o domande.

prima però vi volevo ricordare che ho aggiunto un altro capitolo alla mia ff su Lady Oscar, Lucciole e salici. fra qualche giorno posterò l'epilogo.

Il pub "Black Pit" descritto nello scorso capitolo esiste per davvero: in realtà si chiama "The Angels" e di trova veramente a Sesto San Giovanni vicino alla fermata della metrò (sesto rondò). l'interno, l'ho inventato di sana pianta, ma comunque è verosimile, il bancone, i manifesti della guinness li trovate in qualsiasi pub.

Lucky: grazie per le recensioni, Nani… ma sei anche tu di Milano? Nani mi chiamava la mamma di una mia amica… ahahahah.

Micro, secondo la scuola, dovrebbe farsi le canne con discrezione, ma credo che se ne freghi bellamente di quello che dice la direzione… bevuta la birra?

Micro è davvero dolce. Non ho mai pensato a renderlo come fumetto. Se tu non sai tenere la matita in mano, io non so come usarla, per cui… però l’idea è carina…

Kisa: grazie, sono felice che ti sia piaciuta. Kieran è arrivato per far capire alcune cose a Sara. Volevo e voglio che questa storia sia verosimile (in prossimo capitolo trascenderà un attimo, ma insomma…), anche perché a me non è mai capitato di incappare in questi incontri magici ecc ecc. Ludmilla: ehhh già!

Muse, ciao!!!! Come stai? E l’ospite? Tutto a posto, spero. Grazie tante per le recensioni carinissime. Anche io li adoro gli irlandesi… non so se esistano dei genitori come quelli di Micro, sono un po’, come dire, sopra le righe…. Di mestiere faccio la segretaria. Credimi, ma lavorando in un ufficio, il senso dell’assurdo si sviluppa in maniera abnorme.

E si, confermo, Jessy è ‘na stronza.

Sindy90: te ne sono infinitamente grata… troppo umana… ciao!

Melina: come vedi, ho preso a prestito il tuo “gigoso”… e Kieran aveva soltanto un bieco interesse sessuale nei confronti di Sara, forse è per questo che non ti ha convinto… eheheheheh

Chloe90. Non sapevo come fossi, per cui ho sparato… però dai, ti ho messo a spupazzarti Micro e credo che la cosa ti sia piaciuta? Ehehehehe

Maho: la vita è dura, cara…. Non lo so se si vedranno mai più….

Mary-Lu: grazie di cuore, spero che questo capitolo ti piaccia…

Umi: hai indovinato, dieci punti a Corvonero… scusa, ho sbagliato, non siamo in Harry Potter, comunque, brava! Per Micro, mettiti in fila, per la Guinness, se passi da queste parti possiamo farci una bevuta in compagnia con quelli che leggono questa ff. come sta Teo, a proposito?

Driver: non posso che ringraziarti…

Kannuki: grazie! Non sono irlandese, e ci sono stata 3 volte nella mia vita, ma soffro di nostalgia e mi manca ogni giorno. Le persone, i luoghi, l’atmosfera, la cultura, la storia, la luce… sono in Irlanda e mi sento felice (lo so che è mieloso, ma mi sento realmente così!)

Grazie a tutti per aver letto e commentato.

ciao

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Capitolo 10
*** Incontri ravvicinati con una strana tipa ***


Il vento soffia in maniera diversa, oggi.

Sara, dopo aver salutato Micro con il solito rito mattutino, si dirige verso l’aula della 4° B con le budella attorcigliate.

Ecco il primo indizio di come il vento stia soffiando capriccioso in un’altra, non ben definita direzione: Jessica, Ombretta e Simona non sono sulla porta a fare le guardiane.

Sara entra in classe e, tanto per cambiare, non c’è il solito casino pre-lezioni.

In un cimitero la conversazione sarebbe stata più animata.

Sara pianta lo zaino in un angolo del banco e si gira per cercare con gli occhi Manuela Cafiero.

Ha proprio voglia di fare una chiacchieratina con lei, a riguardo di un certo rosso di sua conoscenza.

A metà strada, però gli occhi di Sara incappano in uno spettacolo quanto mai inusuale: Jessica Ronchi, the stronzest girl in the world, è seduta mogia mogia al suo banco.

E già questo dà da pensare.

Il fatto che un enorme brufolo giallo e purulento stazioni sulla punta del grazioso nasetto, mette ulteriormente sul chi vive.

Senza parlare delle doppie punte che infestano i capelli della signorina Ronchi, orribilmente….

Unti? Ma in che film?

E dalla minigonna, spunta, inesorabile ed inequivocabile, una coscia desolatamente ricoperta dall’inconfondibile buccia d’arancia della cellulite, nonché un enorme herpes le deturpa la boccuccia a cuoricino.

Ovviamente, la French Manicure è un lontano ricordo e le unghie rosicchiate fino all’osso non sono tanto carine a vedersi.

Grazie Signore che esisti!!!!!

Quello che Sara non vede, perché troppo impegnata a gongolare soddisfatta, è che Jessica ha gli occhi rossi e le sue ancelle le passano fazzolettini su fazzolettini per detergersi e rinfrescarsi la pelle arrossata, insieme a delle compresse per sfiammare gli occhi.

Fabio non c’è e chissà dove si sarà mai cacciato.

Interessante, anche Jessica quando piange sembra una rana…. Anzi, no, un panda, visto che il mascara è colato ed ha macchiato la pelle di nero.

Evidentemente il super mascara long lashes extreme super vitamine mega ultra fanta Mamma-Mia-Quanto-Costa, non era waterproof.

Errore!!!!

Mai scegliere un mascara che non sia waterproof, anche se non siete in procinto di pronunciare il sì più importante della vostra vita.

Silvia Confalonieri, con un ghigno a metà strada tra il satanico ed il compiaciuto, sventola sotto il naso a Sara la copia del “Corriere della Sera”.

In prima pagina, a caratteri cubitali, corpo 92, il titolo annuncia:

“L’industriale Ronchi arrestato per corruzione, favoreggiamento, bancarotta fraudolenta, attività di stampo mafioso, falso in bilancio, concorrenza sleale, violazione sulla legge antitrust e comportamento antisindacale”.

Ecco da dove arrivano i soldini per l’abbigliamento superchic di Jessica…. E la sua proverbiale onestà!

Iniziano le lezioni, e Sara, suo malgrado, prova ammirazione per Jessica che riesce a seguire le lezioni, nonostante lo stato pietoso in cui si trova.

All’intervallo, Sara scende a trovare Micro, che accoglie le ultime novità ridacchiando, borbottando qualcosa sul fatto di attendere il cadavere del tuo nemico seduto sulla riva del fiume ed accendendo una canna per festeggiare l’avvenimento..

Poi, ancora un’ora di tedesco, con la Sirtori.

Come in un’incubo, Sara si rende conto che, per l’ennesima volta le è sparito il quaderno con la traduzione; fa per alzarsi per dirne quattro a Jessica, ma la voce della professoressa Sirtori la blocca prima che riesca in tempo a dire:”A”

“Ronchi!” la professoressa apostrofa duramente Jessica“E’ la seconda volta che ti becco a rubare il quaderno di Belotti!!! Vergognati! Ridai subito il quaderno alla tua compagna e chiedile scusa!!! Veloce!”

Oh, balsamo delicato e fresco che scorri sulle mie ferite… Oh, musica per le mie orecchie… oh, brezza primaverile che accarezzi la mia pelle…

Jessica si alza e si dirige piano piano verso il banco di Sara.

Sarà lo sconvolgimento, la vergogna o che, fatto sta che Jessica inciampa nei propri piedi e si trova lunga distesa a faccia in giù sul pavimento di linoleum, la gonna si alza a scoprire il sederino perfetto e tutti riescono a vedere l’enorme buco nelle mutandine della bella.

Dopo un secondo dalla caduta, si sente un sibilo, quasi come di un palloncino scoppiato.

Jessica si alza e tutti riescono a capire il motivo di quel sibilo: le tette al silicone (che si pensava fossero naturali) sono esplose.

Un coro di risate, fa eco ai singhiozzi di Jessica che sembra star passando l’oscura notte dell’anima (ovvero il quarto d’ora peggiore della sua vita).

Poi, come se niente fosse, entra Fabio Cortesini che, senza mezzi termini le dice cattivo:”Sei fredda come la morte ed hai un alito che non ha neanche un topo morto”.

Poi, con aria di dignità oltraggiata, esce dalla classe a testa alta, lasciando la povera (in senso solamente umano, direi..) Jessica a crogiolarsi nel dolore.

“ma porcc…..”

Sara balza a sedere sul letto.

L’imprecazione è causata dal disappunto dopo essersi resa conto che, purtroppo, quella situazione idilliaca non è che uno splendido sogno.

E’ quasi l’alba, Sara controlla la radio sveglia (sempre quella di Good Morning Good Morning) e sul quadrante legge che sono solo le cinque meno un quarto.

Ma c’è qualcosa che non quadra.

In effetti, nella penombra, Sara riesce a scorgere una signora perfettamente vestita di un tailleur grigio ferro, la messa in piega impeccabile ed il rossetto rosa carico, seduta con le gambe graziosamente accavallate.

Peccato che la signora stia levitando 20 cm sopra cassettiera di Sara e che il suo corpo sia completamente trasparente..

Adesso il “ma porccc” di Sara è terrorizzato.

La Signora si lascia graziosamente scivolare a terra e sorride, di un sorriso che vuol essere rassicurante senza riuscirci completamente.

“Non temere, Sara, io sono qui per aiutarti” dice la Signora con una voce gradevole come lo scricchiolio di una porta mai oliata; forse è con la stessa voce che il macellaio invita il maialino a fidarsi di lui, quando in realtà quello che vuole è solamente ridurlo ad un insaccato.

Sara pensa che non ci tiene per niente ad essere aiutata, almeno non da quell’affare trasparente e si limita a balbettare:”…chi… chi sei?”

La Signora grigia rotea gli occhi:”Oh, scusami, non mi sono presentata, che scortesia… sono Raflesia, dell’ufficio Karma – dipartimento debiti e crediti. E’ inutile che ti dia la mano, non riusciresti a stringermela. A proposito, ti è piaciuto il sogno? Te l’ho mandato io. Bello, vero?”.

La testa di Sara comincia a girare e mormora:”non ho capito niente…. Non ci capisco più un…”

Raflesia sfodera un sorriso a denti falsi:”Oh, ma puoi parlare a voce normale, tua mamma e tua sorella non si sveglieranno neanche con un terremoto”.

Sara butta un’occhiata a Giulia che se la sta dormendo beatamente: una gamba penzola fuori dal letto e la bocca aperta della sorella le fa venire la tentazione di lanciarci dentro una pallina di carta.

Desiste dal suo proposito solamente perché poi Giulia potrebbe soffocare.

Poi, si schiarisce la gola e riprende a parlare con voce normale:”Non ho capito niente, chi sei di preciso e perché stavi seduta nell’aria in casa mia?”

Raflesia agita le mani davanti a sé:”Ho capito, non mi sono spiegata. Sono Raflesia dell’ufficio Karma, che è un ufficio che si trova nell’aldilà. Conosci una persona di nome Jessica Ronchi?” Raflesia cambia discorso a bruciapelo e Sara rimane sconcertata nel sentire nominare una delle persone più importanti della sua vita (finalmente!)

“Si, perché?”

Raflesia schiocca le dita, senza però emettere suono, e tra le sue mani appare una bilancina d’oro. Sull’asta, a sghimbescio, c’è scritto il nome di Jessica.

I piatti indicano i segni matematici più e meno.

Quello con indicato meno, è talmente carico di sassolini verdi da toccare quasi la mano aperta di Raflesia, quello con indicato più è vuoto come il mio portafoglio in questo momento – ho fatto benzina, sapete.

“Questa è la bilancia delle azioni di Jessica. Come puoi vedere, le cattive azioni sono tantissime, troppe. Il lavoro del mio ufficio è riequilibrare le situazioni. Avvicinati, per favore”

Sara si avvicina a quella “donna” che manda odore di Poison vecchio di secoli e guarda i sassolini verdi che riempiono il piatto “meno”.

Sui sassetti ci sono scritti dei nomi… tantissimi recano il nome “Sara Belotti”, qualcuno “Manuela Cafiero”, tanti altri “Fabio Cortesini”.

Evidentemente, Jessica non è troppo tenera neanche con il suo ragazzo.

“Io lavoro per l’aldilà, Sara…” esordisce Raflesia con un sospiro.

“Scusa, ma nell’aldilà non ci sono gli angeli?” Sara è decisamente incuriosita.

Con una vocetta acida, Raflesia risponde sdegnosamente:”Certo, e dovrebbero essere loro a fare questo lavoro. Ed invece mandano me, che sono la responsabile, perché loro devono scioperare!!!”

“Scusa???” a Sara sembra di trovarsi in un’incubo.

“Si, vogliono il contratto a tempo indeterminato, la malattia e le ferie pagate e dicono che altrimenti non riescono a comprarsi le ali e le aureole!!!” la voce di Raflesia è sempre più gracchiante e Sara pensa che quella… cosa le piace sempre di meno.

“Ma ci sono questi problemi anche in paradiso?” Sara è sempre meno convinta.

“Ma certo, cosa credi? C’è la crisi!” ora il tono di Raflesia è quello che si usa per spiegare una cosa elementare ad una bambina scema e Sara non gradisce.

Sara decide che ne vuol sapere di più:”Ma tu che ci fai a fare questo lavoro, visto che non ti piace…”

Raflesia appare colta in castagna:”Oh, ma si vede così tanto? Mi ci hanno costretto, mi hanno detto che se non faccio questo lavoro per un po’ non entro nel Paradiso” “Ma per un po’ cosa vuol dire? Da quanto tempo lo fai?” Sara si siede sul letto.

“Uhmmm facciamo un 25 dei vostri anni terreni” risponde Raflesia guardandosi i piedi.

“Così tanto???” esclama Sara al colmo della meraviglia.

Ora che la guarda bene, Raflesia le sembra la nonna della Barbie, con i capelli così a posto, il tailleurino… ed anche un po’ una fata turchina sfiorita: i suoi capelli hanno un riflesso azzurrino, a causa della lozione della quale Raflesia usa in gran copia. Anche mia nonna ha provato un paio di volte a spedirmi al mercato per comprargliela, solo che lei interessava quella “grigio topo”.

Dopo un attimo di silenzio imbarazzato, Raflesia continua a raccontare:

“Dicono che ci vorrà ancora molto, sono convinti che abbia esasperato un po’ troppo mio marito…”

“In che senso?” chiede Sara. Lei di mariti non ne sa molto.

“Nel senso che gli facevo mettere le pattine altrimenti non entrava in casa, gli ho fatto tagliare i capelli, smettere di fumare, bere birra, cambiare modo di vestire; lo comandavo a bacchetta e lui non poteva dire niente… secondo me hanno esagerato, come ha esagerato lui a farmi fuori in quel modo, non era poi così grave, lo facevo per il suo bene! Io sapevo cosa fosse giusto per lui”

Sara si sente accapponare la pelle:”Ti ha ammazzato lui?” domanda poi con il classico filino di voce.

“Oh sì! vedi che poi non avevo tutti i torti a stargli dietro in quel modo! Che uomo irresponsabile!” Raflesia esclama in tono sostenuto.

“Ma tu ti chiami davvero Raflesia?”

“No, certo che no, questo nome me lo hanno dato in ufficio, il mio non lo ricordo più. E’ il nome di una regina, a quanto mi hanno detto…”

Quella di Capitan Harlock, la regina stronzissima e cattivissima delle Mazoniane, ma Sara se ne guarda bene di informarla, anche perché magari le potrebbe succedere qualcosa di piuttosto bruttarello.

Raflesia schiocca ancora le dita ed appare un blocco rigido, sapete quelli che hanno la molletta in alto per tenere fermi i fogli?

“Dunque, Sara, veniamo al dunque…” appare una biro e Raflesia spunta una voce dalla sua lista.

“Noi desideriamo che la signorinella abbassi le ali. Più che altro per la nostra immagine, sai. Lei è ispirata dal male e noi ci stiamo facendo una pessima figura. Di conseguenza, è nostra precisa intenzione porre fine a tale incresciosa situazione. Accetti?”

“Non ho capito un beato cavolo, Raflesia” Sara non ha capito un beato cavolo, Raflesia!

Raflesia sospira esasperata e tira le fila del discorso con poche, secche parole:”Quella sudiciona ne sta facendo troppe, abbiamo bisogno di te per farla smettere; ti verrà affiancata una socia in affari, più degli eventuali aiutanti e verrai messa in condizione, con il nostro aiuto naturalmente, di incastrarla per bene. Non ci sono limiti alla tua fantasia, falle pure quello che vuoi, a noi ha rotto troppo le scatole e là di sopra non la reggono più. Accetti?” conclude sfoderando un sorriso più falso di Giuda Iscariota.

“No, non me la sento…” si sente rispondere Sara, più a causa dell’antipatia che prova nei confronti di Raflesia, ma anche perché non le va di fare l’angelo vendicatore.

Raflesia intreccia le mani in grembo dopo essersi messa a levitare sopra il cassettone:”Lo supponevo” sospira guardando Sara con aria di compatimento “Avresti potuto guadagnare parecchi punti di credito paradisiaco”

“Come? Anche da voi ‘sta storia dei crediti?” esclama Sara al colmo dello stupore.

“Oh, ma certo che si! Siete stati voi a copiarci.” Raflesia agita in maniera significativa la biro nell’aria. Poi, allunga l’indice verso il cassettone per verificare lo stato della polvere su di esso depositata, ma essendo lei incorporea, la polvere rimane al suo posto.

Delusissima, rimette le mani in grembo “Ti do qualche giorno per pensarci, Sara, non è obbligatorio rispondere subito. Tieni presente che il male lavora e pure Jessica. Temo lo scoprirai presto. Adieu, Sara, se hai bisogno di me, vai in un luogo tranquillo e chiamami, io ti posso sentire”

Raflesia si dissolve pian piano facendole ciao ciao con la manina, mentre a Sara vengono i brividi per il fatto che quella… roba può sentirla dappertutto.

Si sente… spiata.

Alla faccia della privacy!

Forse la cosa migliore è rimettersi a dormire.

* * *

Questo capitolo non è molto realistico, come potete vedere, ma al suo interno ci sono cose che lo sono.

Mi sono divertita un sacco nella scena del sogno, ma tengo a precisarvi che è solo l’antipasto.

La citazione del vento che tira in senso diverso dal solito è tratta da Chocolat, di Joanne Harris, nonché uno dei miei libri preferiti (fai uscire la golosa che è in te! anche se al cioccolato preferisco una bella fetta di torta).

La bilancina delle azioni non è un parto della mia fantasia malata: nel mondo egizio, credo il dio Anubi, quello con la testa da sciacallo fosse il giudice delle azioni degli uomini e lui aveva la famosa bilancina.

La nonna della Barbie: ringrazio di cuore l’uomo che ha inventato tale soprannome, Umberto Bossi. Non condivido le sue idee, ma a volte le sue uscite sono spiritosissime, ha un senso dell’umorismo troppo grezzo. La “nonna della Barbie” è stato coniato a beneficio dell’onorevole Ombretta Fumagalli Carulli. Credo che un nomignolo rare volte sia stato più azzeccato. Questa signora della Milano bene avrebbe potuto essere tranquillamente anche la nonna di Jessica…

Prima di tutto, desidero ringraziare Alice: tutte le volte che aggiorno con un nuovo capitolo, si preoccupa di scrivermi una mail per comunicarmi le sue impressioni.

Grazie, Alice, le tue mail mi fanno sempre un immenso piacere.

Grazie grazie a tutti, per aver letto e recensito.

Ludmilla Loonbelt: Non si può certo dire che questo capitolo sia molto realistico. Per quanto riguarda il precedente, si, sicuramente era molto malinconico e, forse, Sara ne è uscita maturata; situazioni del genere sono purtroppo molto verosimili. Alla fine è come i film di Fantozzi: sembra che facciano ridere, ma sotto sotto sono tristissimi (almeno a mio parere). Grazie ancora.

Driger: spero che le sensazioni siano state piacevoli e che ti sia rimasto un bel ricordo (anche se dolce-amaro)

Kannuki: Ho finito Lady Oscar, se vuoi leggerlo… Mi inchino e ricevo i complimenti con immenso piacere.

Akemichan: Ben ritrovata, come stai? Non so cosa dire, con questo tipo di linguaggio mi trovo totalmente a mio agio: posso tirare fuori la Vergine estremamente caustica e piglia-per-i-fondelli che sta nascosta dentro di me. La maggior parte della gente pensa che io sia una persona estremamente tranquilla ed un placido topino di biblioteca; peccato che la gente tenda a dimenticare che una persona magari non esprime giudizi ad alta voce, ma si fa la sua idea. Chi mi conosce bene, conosce anche questo lato del mio carattere, infatti la cosa che mi dice più spesso mio marito è:”Tu non sei seria…”

Mari-lu: Kieran era si un figo, peccato se ne sia tornato a Dublino. Magari, scriverò una storia su di lui… chissà. Spero questo capitolo (delirante, ammetto!) ti sia piaciuto.

Mewina: spero tanto di non incontrarti quando sei di cattivo umore… come dicevo sopra, il sogno era l’antipastino, come lo hai trovato? Sono convinta che la violenza peggiore sia quella psicologica e poi non so se le macchie di sangue si lavino in lavatrice…

Crazygirl: piacere di fare la tua conoscenza e grazie per i complimenti. Per la cellulite di Jessica, sei stata una profetessa, eheheheh. Sai anche darmi i numeri per vincere il super enalotto? Così mi compro un portatile, mi rifaccio il guardaroba – Serravalle, arrivo! - e compro casa in Irlanda.

Maho: Ciao!!!! Per la scuola, dovrai aspettare il prossimo capitolo. Ti ho sorpreso con questo? Micro è un grande, hai ragione.

Chloe90. Com’è andata la spupazzata di Micro sulla punto parcheggiata dietro al Black Pit? Si è rivelato all’altezza della sua fama??? Spero di sì. Ti do ragione, Micro non è stato il massimo della finezza, però si è fatto capire… e Sara aveva bisogno di un piccolo choc!

Sara: un’omonima della protagonista, finalmente! Ciao a te… spero tu riesca a trovare un momentino per leggere anche questo capitolo.

Ciao a tutti e alla prossima.

Buon 25 aprile, io me ne vado in Foresta Nera!

ciao a tutti!!! * * * Il vento gira in maniera diversa, oggi.

Sara, dopo aver salutato Micro con il solito rito mattutino, si dirige verso l’aula della 4° B con le budella attorcigliate.

Ecco il primo indizio di come il vento stia soffiando capriccioso in un’altra, non ben definita direzione: Jessica, Ombretta e Simona non sono sulla porta a fare le guardiane.

Sara entra in classe e, tanto per cambiare, non c’è il solito casino pre-lezioni.

In un cimitero la conversazione sarebbe stata più animata. Sara pianta lo zaino in un angolo del banco e si gira per cercare con gli occhi Manuela Cafiero.

Ha proprio voglia di fare una chiacchieratina con lei, a riguardo di un certo rosso di sua conoscenza.

A metà strada, però gli occhi di Sara incappano in uno spettacolo quanto mai inusuale: Jessica Ronchi, the stronzest girl in the world, è seduta mogia mogia al suo banco.

E già questo dà da pensare.

Il fatto che un enorme brufolo giallo e purulento stazioni sulla punta del grazioso nasetto, mette ulteriormente sul chi vive.

Senza parlare delle doppie punte che infestano i capelli della signorina Ronchi, orribilmente…. Unti? Ma in che film? E dalla minigonna, spunta, inesorabile ed inequivocabile, una coscia desolatamente ricoperta dall’inconfondibile buccia d’arancia della cellulite, nonché un enorme herpes che le deturpa la boccuccia a cuoricino.

Ovviamente, la French Manicure è un lontano ricordo e le unghie rosicchiate fino all’osso non sono tanto carine a vedersi.

Grazie Signore che esisti!!!!!

Quello che Sara non vede, perché troppo impegnata a gongolare soddisfatta, è che Jessica ha gli occhi rossi e le sue ancelle le passano fazzolettini su fazzolettini per detergersi e rinfrescarsi la pelle arrossata, insieme a delle compresse per sfiammare gli occhi.

Fabio non c’è e chissà dove si sarà mai cacciato.

Interessante, anche Jessica quando piange sembra una rana….

Anzi, no, un panda, visto che il mascara è colato ed ha macchiato la pelle di nero.

Evidentemente il super mascara long lashes extreme super vitamine mega ultra fanta Mamma-Mia-Quanto-Costa, non era waterproof.

Errore!!!!

Mai scegliere un mascara che non sia waterproof, anche se non siete in procinto di pronunciare il sì più importante della vostra vita.

Silvia Confalonieri, con un ghigno a metà strada tra il satanico ed il compiaciuto, sventola sotto il naso a Sara la copia del “Corriere della Sera”.

In prima pagina, a caratteri cubitali, corpo 92, il titolo annuncia:

“L’industriale Ronchi arrestato per corruzione, favoreggiamento, bancarotta fraudolenta, attività di stampo mafioso, falso in bilancio, concorrenza sleale e comportamento antisindacale”.

Ecco da dove arrivano i soldini per l’abbigliamento superchic di Jessica…. E la sua proverbiale onestà!

Iniziano le lezioni, e Sara, suo malgrado, prova ammirazione per Jessica che riesce a seguire le lezioni, nonostante lo stato pietoso in cui si trova.

All’intervallo, Sara scende a trovare Micro, che accoglie le ultime novità ridacchiando, borbottando qualcosa sul fatto di attendere il cadavere del tuo nemico seduto sulla riva del fiume ed accendendo una canna per festeggiare l’avvenimento..

Poi, ancora un’ora di tedesco, con la Sirtori.

Come in un’incubo, Sara si rende conto che, per l’ennesima volta le è sparito il quaderno con la traduzione; fa per alzarsi per dirne quattro a Jessica, ma la voce della professoressa Sirtori la blocca prima che riesca in tempo a dire:”A”

“Ronchi!” la professoressa apostrofa duramente Jessica“E’ la seconda volta che ti becco a rubare il quaderno di Belotti!!! Vergognati! Ridai subito il quaderno alla tua compagna e chiedile scusa!!! Veloce!”

Oh, balsamo delicato e fresco che scorri sulle mie ferite…. Oh, musica per le mie orecchie… oh, brezza primaverile che accarezzi la mia pelle…

Jessica si alza e si dirige piano piano verso il banco di Sara.

Sarà lo sconvolgimento, la vergogna o che, fatto sta che Jessica inciampa nei propri piedi e si trova lunga distesa a faccia in giù sul pavimento di linoleum, la gonna si alza a scoprire il sederino perfetto e tutti riescono a vedere l’enorme buco nelle mutandine della bella.

Dopo un secondo dalla caduta, si sente un sibilo, quasi come di un palloncino scoppiato.

Jessica si alza e tutti riescono a capire il motivo di quel sibilo: le tette al silicone (che si pensava fossero naturali) sono scoppiate.

Un coro di risate, fa eco ai singhiozzi di Jessica che sembra star passando l’oscura notte dell’anima (ovvero il quarto d’ora peggiore della sua vita).

Poi, come se niente fosse, entra Fabio Cortesini che, senza mezzi termini le dice cattivo:”Sei fredda come la morte ed hai un alito che non ha neanche un topo morto”.

Poi, con aria di dignità oltraggiata, esce dalla classe a testa alta, lasciando la povera (in senso solamente umano, direi..) Jessica a crogiolarsi nel dolore.

“ma porcc…..”

Sara balza a sedere sul letto.

L’imprecazione è causata dal disappunto dopo essersi resa conto che, purtroppo, quella situazione idilliaca non è che uno splendido sogno.

E’ quasi l’alba, Sara controlla la radio sveglia (sempre quella di Good Morning Good Morning) e sul quadrante legge che sono solo le cinque meno un quarto.

Gli indiani dicevano sempre: E’ un buon giorno per morire, Sara invece pensa: un’ora per riflettere…

Ridacchia fra sé e sé mentre ripensa a quel sogno squinternato. Le viene proprio da ridere, anche perché un tale concentrato di sfiga in una giornata sola non è capitato neanche a lei. Se in quel sogno Jessica avesse progettato una capatina a Lourdes per farsi benedire, l’avrebbe trovata chiusa!

Pensandoci bene, alla fine, non le fa tanto piacere che un essere umano (più o meno…), debba passare delle rogne così devastanti.

Per quanto sia stronza Jessica, non vorrebbe le capitasse niente di così umiliante.

Vero è che non può continuare a comportarsi in quel modo abominevole all’infinito.

Ma non è a Jessica che Sara vuol pensare in quel momento. Le piacerebbe così tanto che le lancette del pomeriggio, facessero un saltino all’indietro, diciamo di un sette, otto ore per ritrovarsi ancora al Black Pit in compagnia di Kieran.

Kieran, sussurra Sara, mentre rivive nella sua mente tutto quello che ha detto e fatto Kieran durante quelle poche ore in cui sono stati assieme.

Cerca di fissare le fattezze del suo viso nella sua mente, ma i contorni della faccia di quel ragazzo che le ha fatto girare la testa cominciano già a sbiadire lentamente, nonostante Sara voglia ricordarsele per sempre.

Silvia ha buttato tre anni della sua vita idealizzando un ragazzo che non aveva niente di ideale.

E Sara non vuole fare lo stesso errore.

Ripensa a Kieran, alle sensazioni che le ha fatto provare, a come l’ha fatta stare bene, ma Sara è convinta che quello che è successo sia stata sola una delle cose che possono succedere nella vita di una ragazza.

Forse la cosa migliore è rimettersi a dormire, magari sognerà di lui.

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Capitolo 11
*** A Good Morning ('nsomma...) ***


Importante: molti di voi hanno pensato che l'apparizione di Raflesia nello scorso capitolo fosse un pochino "stonata".

Ero piuttosto incerta anche io, intendo, ad inserire un personaggio dell'aldilà. per cui ho riscritto il capitolo ed ho pubblicato la versione sovrannaturale e quella "logica" in calce ai ringraziamenti.

“Good Morning, Good Morning, Good Morning!!!!!”

Ed è qui che vi sbagliate, non è la sveglia che fa sobbalzare Sara, ancora placidamente addormentata.

E’ Giulia, con il suo alito post-lunga notte di sonno.

“Ma porcccc”.

Ed ecco Sara che si siede sul letto e manda la sorella a quel paese.

“Allora, come è andata ieri?” trilla Giulia sedendosi sul polpaccio di Sara, meritandosi un’altra scarica di insulti.

“Bene, bene…” sbadiglia Sara portando la mano davanti al viso per nascondere il suo rossore alla sorella.

“Cosa avete fatto? Ballato?”

oh si, abbiamo ballato.

“Si, un pochino, non tanto….”

“E con chi?”

oh beh… con uno che era…. Ohhh…

“Mah, vari tipi che c’erano lì…”

“Bevuto?”

Beh, se si può dire così… Sì, certo…

“Ho assaggiato un sorso di scura, ma niente più”

“Ah, ho capito….” Al colmo della delusione, Giulia se ne va con la coda tra le gambe in bagno.

Non sbatte neanche la porta.

Avrebbe sperato per la sorella una notte brava, quelle in cui ti fai un ragazzo mai visto prima, bevi alcolici e balli come una disperata.

Ma che delusione di sorella, una sfigata di serie A, una così ti annacqua il sangue, ti rovina la reputazione!

E quel deficiente di Micro, non poteva portarla in un altro posto un pochino più… Giulia non sa bene neanche che aggettivo mettere.

A pensare a sua sorella, si è pure dimenticata la biancheria pulita, per cui esce mogia mogia dal bagno e si trova davanti Sara che si sta scostando i capelli dal viso per poi radunarli in una coda.

Giulia rimane inchiodata sul posto perché ha visto qualcosa. E precisamente un segno rosso sul collo della sorella.

Esaltatissima, salta addosso alla sorella ed assieme atterrano sul letto di lei.

“Giulia, ma sei scema? Levati dalle palle!” brontola seccata Sara.

“Va bene. Ma prima mi devi dire chi ti ha fatto quel succhiotto” Giulia ha la stessa espressione del cacciatore che ha incastrato il coniglietto. Meglio: siccome si parla di favole, del lupo cattivo che sta per farsi un lauto dessert a base di cappuccetto rosso, visto che per piatto principale si è già pappato la nonnetta.

Molto bruscamente, Sara sbatte giù dal letto Giulia che impreca e si lamenta del livido che rovinerà il suo sederino bello.

Si fionda davanti allo specchio e sposta i capelli dal collo.

“Oh, cazzo….” Mormora lei.

Sara non dice molte parolacce, ma in questo caso, quella parola è perfetta: un bel segnaccio rosso frastagliato macchia la sua pelle candida.

“Oh, merda…”

Giulia la placca con le braccia e la costringe ancora una volta al letto.

“Chi te lo ha fatto?” chiede Giulia ridacchiando.

“Non sono affari tuoi!” risponde Sara, maledicendo le sorelle curiose che infestano questo mondo.

“Ed io lo dico alla mamma che hai un ciucciottone sul collo”.

“Non ci provare…” la minaccia Sara.

“Io ci provo sì, se non mi dici chi te lo ha fatto”.

I-N-C-A-S-T-R-A-T-A.

Sara non è Einstein, ma capisce benissimo quando ha perso la Guerra, per cui risponde in un soffio:

“Un amico di Micro”.

Giulia gongola, al massimo della soddisfazione:”E come si chiama?”

“Kieran” risponde Sara, cercando di nascondere il sorriso che le è cresciuto sulle labbra a ripensarlo.

“Ki… cosa?” Giulia non ha orecchio per le lingue e neanche per i nomi.

“Kieran. E’ irlandese”.

“Com'è, carino?” domanda ovvia.

“Uhm… sì… Alto, castano, occhi azzurri”

Kieran ha altre doti, la bellezza è un discorso a parte.

“Come fa di cognome?”

“Non lo so…”

“Quanti anni ha?”

“Non lo so”

“Vi rivedrete?”

“Non lo so, ma non credo, abita a Dublino”

“Ma non sai niente!” sbotta Giulia, chiaramente poco soddisfatta dalle informazioni rilasciate dalla sorella “Ma da quanto tempo lo conosci?”.

Sara si morde l’interno della bocca:”Non lo conosco, l’ho visto per la prima volta ieri sera”.

Giulia fa un sorriso che fa il giro dell’intera faccia e ritorno:”Figoooo!!! Ti sei fatta uno straniero che non hai mai visto, del quale non sai niente. Giusto?”

Anche Sara, suo malgrado, sorride: “Si, diciamo di sì”

“Grande! Grande!!!! Non per niente sei mia sorella!!! Bacia bene?” Giulia ha intenzione di sviscerare la materia sino in fondo.

Sara deve mordersi la lingua per non sorridere:”Direi proprio di sì”.

“E ti ha toccato le tette?” Giulia, ma che indiscreta…

“Non sono affari tuoi!!!” si ribella Sara a quella intrusione nella sua privacy.

“Ed io lo dico alla mamma. Scegli tu cosa preferisci. Te le ha toccate?” Giulia non molla mai, Sara avrebbe dovuto saperlo.

“Si” risponde Sara al colmo dell’imbarazzo. Spera tanto che Giulia non infierisca troppo.

“Sopra o sotto i vestiti” Giulia ha gli occhi le scintillano di malizia.

“Sotto”

“Wow… ma anche sotto il reggiseno?”

“Si”

Giulia è galvanizzata:”E tu gli…”

Sara capisce che le deve dire tutto: via il dente e via il dolore:”Si, gliel’ho toccato sotto ai vestiti ma poi è finita lì”. Sara è sorpresa. Avrebbe pensato si sarebbe vergognata.

Ma in realtà non se ne vergogna neanche un po’, anzi…

“E come è stato?” domanda scema, Giulia!

Sara è diventata di brace, le sue guance vanno talmente a fuoco che andrebbero bene per cucinarci una grigliata mista:”Bello…” risponde con un sussurro.

Giulia insiste:”Ma solo bello oppure bello bello”.

Per farla finita e tagliare il discorso, Sara la guarda negli occhi con un’espressione decisa e le dice:”E’ stato moltissimo bello bello.”

Non si sarebbe mai aspettata che la sorella avesse quel coraggio. La sorpresa è tale per Giulia che si dimentica quello che stava facendo e Sara, per una volta nella vita, riesce ad andare in bagno prima di lei.

E non apre la finestra dopo che ha finito di fare quello che deve fare.

Alla faccia di Giulia…

* * *

Dopo qualche minuto, Sara entra in cucina e siede al tavolo della colazione, i capelli tirati ai lati del viso per mimetizzare il mimetizzabile.

Oggi il mondo sembra più bello ed una scatola nuova di corn flakes la aspetta sul tavolo.

Scodellina di porcellana a porcellini (a pensare a quegli animali, Sara diventa rossa…) e Sara si gode in santa pace la colazione mentre la sua mamma girella per la cucina.

Roberta la guarda: oggi Sara le sembra contenta, si vede che la serata con Micro è andata meglio del previsto.

Sara alza la testa per bere il latte rimasto e nel farlo i capelli le ricadono all’indietro lasciandole il collo scoperto.

Roberta ora capisce perché Sara è contenta quella mattina.

Sparisce discretamente in camera sua per farsi il pianterello classico delle mamme quando le loro bambine hanno la prima mestruazione, quando hanno il primo ragazzino (che odio questa espressione), quando si sposano, quando hanno il primo bambino, il secondo… eh, sì come crescono in fretta questi figli….

Non ho mai capito se le mamme piangono perché i figli crescono oppure perché loro diventano vecchie…

Quando si è ricomposta, Roberta torna in cucina e porge il tubetto del fondotinta a Sara.

Sara non capisce, ma Roberta, senza parlare le indica il collo.

Quasi quasi Sara crolla dalla sedia, ma la sua mamma le sorride e si versa il caffè, senza scomporsi minimamente.

Beata Sara. Quando MIA mamma mi ha beccato il succhiotto sul collo, si è incazzata di bestia… roba di un altro secolo. In effetti….

Sara pensa che avrebbe anche potuto evitare di spiattellare tutto a Giulia, ma alla fine, non è poi così grave.

Roberta sghignazza tra sé. All’età di Sara ne aveva passati di più di lei, di ragazzi, erano i mitici anni 70… E’ logico che non si sconvolga più di tanto.

Sara è così di buon umore che per festeggiare, si fa un’altra razione di latte e corn flakes. Dopo tutto, ieri ha dato fondo alle sue scorte energetiche e bisogna reintegrarle.

* * *

Due ore di ginnastica come prima lezione della giornata non sono la genialata del secolo.

Infatti sudi, ti devi lavare, ti devi cambiare, devi rimettere tutto nella borsa e precipitarti alla lezione successiva altrimenti il prof si incazza e magari per ripicca ti pianta tra capo e collo un compito in classe a sorpresa.

Pallavolo per due ore, con la 4° A e le ragazze si sono alternate al campo di gioco.

Inutile dire che Jessica e le due degne comari si sono imboscate con la novità del giorno.

La novità del giorno è la macchina fotografica digitale che il papà di Jessica le ha regalato per il bel voto che la figliola ha preso in tedesco (con la traduzione di Sara NdA).

Si, lo so che la macchina digitale ce l’avete pure voi, ma quella di Jessica è il super ultimo modello che ti gratta anche la schiena e ti fa il cappuccio alla mattina.

Non mi credete e fate anche bene, per carità. Se mi parlate di dettagli tecnici ne capisco tanto quanto capirei se mi mandaste a quel paese in aramaico, per cui, fidatevi, la macchina digitale che il Dott.Ing. Lup.Mann. Ronchi ha regalato alla luce dei suoi occhi Jessica (piuttosto di avere una figlia così, preferirei essere orba. NdA), è il non plus ultra che si trova sul mercato.

Ovviamente è l’ultimo modello.

Per cui le tre figliole si aggirano per lo spogliatoio e si fotografano a vicenda in pose sofisticate e ridono divertite.

A quanto ho capito, credo stiano facendo una sfilata di moda, tipo Victoria’s Secret o giù di lì.

Non le biasimo, in effetti mi sarebbe piaciuto avere un fisico che mi permettesse di partecipare ad una sfilata di moda dalla parte della passerella…

Poi, personalmente, trovo i perizomi piuttosto scomodi, per cui non credo che, anche ad avere avuto il fisico mi sarei prestata.

Magari ho sbagliato la marca…

ci sono dei perizomi comodi? Sapete, dicono che ho un gran bel fondoschiena (l’ho scoperto da poco, io non me lo sono mai guardato; se guardare devo, opto per gli uomini), per cui mi piacerebbe valorizzarlo.

Divaga, Nisi, divaga…

Comunque, dopo le due ore di pallavolo (ha vinto la quarta A), le ragazze tornano in classe e le lezioni proseguono tranquillamente.

Sara si sente leggermente toccare una spalla e si volta.

Fabio Cortesini è ad 30 cm da lei (ed almeno 20 più in alto).

Sembra imbarazzato.

Ma perché?

“Senti… per quella cosa di ieri…”

Ieri? Cosa è successo ieri?

Rewind: la pagina di diario con i cuoricini, sai Sara, quella che avevi disegnato tu?

Ah, quella pagina…

A questo punto, la faccia di Sara diventa del solito color San Marzano nel mese di luglio.

“Si?” mormora lei.

“Beh… lo sai che io sto con Jessica…. Ecco, mi dispiace, ma…. Io non…”

Sara lo guarda in faccia ed ancora una volta pensa che non ha la minima intenzione di farsi leccare via la spuma della Guinness da lui.

“Si, lo sapevo, non c’è problema” lo liquida lei velocemente e porgendogli educatamente la mano da stringere.

Con un’espressione stranita, Fabio gliela stringe.

Sara a questo punto è perplessa: ma si aspettava che lei gli crollasse piangente ai piedi?

Sara gli fa un cenno con la mano e si siede al posto.

Conversazione francese…

Per tutta la durata della lezione, le tre Furie (= figure mitologiche infernali la cui capa si chiama Megera… azzeccato, eh?) hanno continuato a ridacchiare tra di loro e Sara, nonostante sia ancora avvolta dal torpore erotico post-Kieran, si sente rizzare i peli delle braccia dal gelo di un brutto presentimento.

Nel bel mezzo della lezione, Ombretta chiede alla prof di andare in bagno.

Strano, ha sempre detto che i bagni della scuola le fanno troppo schifo.

E durante l’intervallo, sempre Ombretta – quella che fa generalmente da galoppino e che ha la personalità di un uovo di Pasqua senza la sorpresa – si stacca dall’organismo tricellulare e sparisce silenziosamente tra i corridoi della scuola.

La classe è ancora vuota quando Ombretta ritorna in classe e chiama le sue degne comari.

In mano porta del cartoncino arrotolato e quando Ombry agita il cartoncino, le altre due scoppiano in una risata stridula.

Facciamola breve, dai… avete capito che quelle tre la stanno combinando brutta.

Qualche istante prima del suono della campanella tutti rientrano e si sente un grido acuto.

Signori, si accettano scommesse…

secondo voi

1. Chi è stato ad urlare?

2. Cosa ha provocato questo urlo?

Lo saprete nel prossimo capitolo della rivolta delle racchie, io adesso vado a casa a preparare il vitello tonnato, domani sera devo portarlo ad una cena.

A presto.

No, no, dai, tornate qui, scherzavo… il vitello tonnato lo devo preparare sì, ma più tardi.

Manuela Cafiero è la risposta alla domanda uno.

Per la risposta alla domanda due, è sufficiente guardare la lavagna: anche questa volta, in grandezza naturale, c’è un grosso poster che la decora.

Il poster rappresenta una Manuela Cafiero in slip e reggiseno, con annessi e connessi di cellulite, maniglie dell’amore, reggiseno ingrigito dai troppi lavaggi in lavatrice, idem slip della stessa risma.

Questa volta, Sara reagisce.

Si avvicina a grandi passi a Jessica e senza dire niente, le tira uno schiaffone talmente violento che le fa girare la faccia dall’altra parte, mentre metà della classe trasale e metà della classe applaude ed urla la sua approvazione.

Sara si sente come una rock star ad un concerto, dopo che ha finito di cantare la sua canzone più bella.

C’è sempre il lato buono ed il lato cattivo per ogni cosa: il lato buono in quella situazione è la soddisfazione che Saretta si è tolta di mollare una pizza come si deve alla stronzona.

Il lato cattivo è che in quel momento, è entrata la Sirtori ed ha visto tutto.

“Professoreeeessaa” pigola Jessica con voce lacrimevole “Belotti mi ha picchiato”

La Sirtori la guarda e si avvicina alla lavagna.

“Ronchi” la apostrofa gelida “sei stata tu ad architettare questa…. Questo orrore?”

la Sirtori si è piazzata davanti all’immagine impietosa di Manuela in biancheria intima.

“Le piace? volevamo fare uno scherzo simpatico….”

“Belotti!!!” la voce della Sirtori si è alzata di almeno due ottave dal solito registro e Sara sobbalza, chinando la testa subito dopo “Dovrei mandarti dal Preside”

Jessica trattiene una risata cattiva e Sara si sente morire

“Di schiaffi Ronchi se ne meritava almeno una decina. Ronchi, butta via quel poster e cominciamo la lezione. Non azzardarti più a fare questi scherzi, intesi?”

La situazione sembra ormai risolta, quando Sara si rende conto che Manuela è sparita.

* * *

Attendo con ansia le vostre parolacce che senz’altro mi tirerete per aver fatto finire il capitolo a questo modo.

Sopporterò…

Comunque, il vitello tonnato è venuto bene, il lavoro di un paio di ore, spolverato in cinque minuti…

Vi ringrazio, per aver letto e recensito.

Prima di tutto, Trevor, che da questo capitolo è diventato il mio beta reader. Grazie, mi hai evitato una figuraccia…

Ludmilla_Loonbelt. Sei stata una scheggia, proprio veloce. Se non posso essere spietatella con i miei personaggi, con chi posso esserlo? Fortunatamente, le Cessiche della mia vita risalgono a molto tempo fa, per cui al momento, sono in pace con il mondo… o quasi. Ci sarà peggio di un brufolo a rovinare la vita a Cessica. Aspetta solo un pochino.

Mewina: La tua teoria è interessante… uhm… magari la prendo per un’altra fanfiction. In effetti, il tuo ragionamento calza a pennello. Sei una fonte di idee… e riguardo sempre la violenza psicologica, a Dario Argento preferisco Hitchcock.

Kannuki: i tedeschi della “mia Freiburg” sono tutt’altro che nazi... per fortuna. Anche perché sono tutt’altro che tedeschi, sono emigrati italiani. Mi sono fatta una spanciata di porcherie tedesche, la bilancia urla vendetta, nonché un salto in Alsazia. C’è il negozio di Natale e quello delle streghe dove vendono anche il peluche della civetta di Harry Potter. Uno sballo autentico!

Mary-Lu: grazie. Per ora mi concentro sulla rivolta delle racchie, poi magari ci starà qualcosa con Kieran… comunque, aspetta e vedrai.

Anakina: una fan di guerre stellari o sbaglio? Bene bene, piacere di conoscerti. Eccoti l’aggiornamento, ti ringrazio per i complimenti, che fanno miracoli, come sempre (mi sono scoperta oscenamente vanitosa, tutta colpa vostra…)

Maho: buongiorno! Come stai? Grazie per la dritta, ho corretto subito… è arrivato il nuovo capitolo. Non ho presente la Cortellesi che fa la Moratti (deve essere stato uno spasso). Io non ho la TV, per cui mi fido di te.

Sindy90. Grazie. Anche a te dico:”Aspetta e vedrai” ciao ciao

Trevor: anche se ti ho ringraziato all’inizio, lo faccio ancora…

Sara-winky: non ti preoccupare… a me fa piacere che quello ti scrivo ti piaccia e ti diverta.

MewBecky: ciao, piacere. Grazie, di cuore… mi hai fatto diventare rossa…

Chloe90: se ti è piaciuta la storia del bicipite, credo che l’interrogatorio di Giulia a Sara ti possa divertire un po’.

Kisa: come dicevo nello scorso capitolo, il sogno era solo l’antipastino. Prepara lo stomaco! Per quanto riguarda la parte sovrannaturale, beh, visto i pareri discordanti, ho deciso di sdoppiare il capitolo. Tanto ho trovato il modo per far correre l’azione in modo accettabile anche senza Raflesia.

Miss Weasley: piacere di conoscerti, Miss. Ho la vaga impressione che il mondo sia popolato per la maggior parte dalle racchie… l’unione fa la forza…

Valina89. Forse questa storia vi piace perché pensate di fare le cose che descrivo alla vostra persecutrice personale… in effetti, un bel manrovescio a qualcuno che ti fa vedere i sorci verdi, è liberatorio

Ciao a tutti ed alla prossima.

Ed accidenti al primo maggio che è caduto di domenica.

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Capitolo 12
*** Avvenimenti cruciali nelle toilettes e fuori ***


VERSIONE SOPRANNATURALE

Sara si schiarisce la voce:”Professoressa…”

La Sirtori si gira a guardarla con un’espressione insolitamente benevola:”Si, Belotti, dimmi”

Sara si sente addosso tutti gli occhi della classe:“Manuela… Cafiero è sparita”.

E’ vero. Sono tutti in classe tranne Manuela.

Con un rapido zoom, la Sirtori accerta la veridicità dell’affermazione di Sara, poi sbianca in volto.

Cerca però di mantenere la calma in maniera ammirevole, solo che il tremolio delle mani la tradisce.

“Bisogna andarla a cercare, subito. Io resto qui, voi tutti andate a cercarla” Il suo viso prende un cipiglio severo “Tranne voi, naturalmente, Ronchi, Mantovani e Ferrari. Dubito che Cafiero voglia vedervi”.

In men che non si dica, gli studenti della 4° B si sparpagliano per l’istituto alla ricerca di Manuela.

Sara è arrabbiatissima, addirittura furiosa con Jessica e le sue amiche.

Lei ed i suoi compagni pattugliano la scuola, palmo a palmo, ma di Manuela non c’è la minima traccia.

Hanno setacciato tutti i bagni, tutti i corridoi, gli stanzini delle scope, i ripostigli, la segreteria, la biblioteca, ma Manuela sembra essersi volatilizzata.

Sara pensa che Manu non sia neanche più in istituto.

E’ una ragazza orgogliosa. Per quel che la conosce, secondo lei ora è da qualche parte a sfogarsi senza farsi vedere da nessuno. L’orgogliosa natura napoletana di Manuela le impedisce di farsi compatire.

Lei non può uscire dalla scuola, ma qualcun altro si.

Si mette a correre per i corridoi e raggiunge la sala computer.

“Micro!! Micro!” quasi Sara lo travolge.

“Ala! Che succede”

Sara si pianta in piedi davanti a lui e gli risponde:”Micro, Manuela è sparita!”

A Micro è capitato poche volte di vedere Ala così preoccupata:”Come sparita? Che è successo?”

Micro trascina Sara per un braccio in un angolo appartato della sala PC e Sara in due parole, gli racconta gli ultimi fatti.

Micro reagisce nello stesso, identico modo che Sara si sarebbe aspettata: infila il giubbotto e si fruga nelle tasche alla ricerca delle chiavi della Prinz.

“Vado a cercarla” si limita a comunicare a Sara.

“Vengo con te” risponde subito Sara.

Micro scuote il capo: “No, Sara, non puoi uscire dalla scuola, sei ancora minorenne e non ti puoi firmare le giustificazioni da sola ed invece io si. Ti faccio sapere al più presto”.

Arrivano i nostri?

Ma sì, dai!!!!

* * *

Sara è molto contrariata.

Avrebbe voluto andare lei con Micro, ma sa che nonostante tutto, il suo amico ha ragione.

Respirando affannosamente per cercare di mantenere una parvenza di calma, entra nel bagno delle ragazze, aprendo la porta con decisione.

Si guarda attorno per vedere se c’è qualcuno. Appurato che il bagno è deserto si chiude in una toilette dalle pareti bianche ed immacolate.

Sulla porta, qualcuno ha disegnato un fallo di dimensioni abnormi.

Sotto una nota:

Ti piace? se lo vuoi tutto per te chiamami al 3331234567 (scordatevi che vi do il numero di un essere del genere).

“Certo che ti chiamo” mormora Sara mentre chiude la porta e pensa che quel tipo deve avere le mutande al titanio.

“Raflesia!!!” sussurra.

“Raflesia! Lo so che mi senti! Fatti vedere!!!”

“Ciao cara, tutto bene?” sente la voce di Raflesia trillare giuliva quanto un osso rotto.

“Dove sei?” domanda Sara disorientata.

“Qui sotto! Guarda giù!”

Sara segue la voce e vede la faccia sorridente di Raflesia riflessa nell’acqua della tazza del water.

Il posto giusto per gente come lei, pensa Sara freddamente.

“Lo sapevo che mi avresti chiamata presto!” zufola lei tutta compiaciuta.

“Lo sapevi vero, che avevano in mente questo scherzone? Perché non lo hai detto?” Sara è sul piede di guerra.

“Tu non avresti potuto fare niente, cara… allora, che fai, accetti la nostra proposta?” Raflesia non sorride più e gli occhi prendono un’espressione che a Sara piace meno di quanto le piaccia Raflesia, cioè meno di zero.

“Si, accetto! Tanto tu lo sapevi già”. Borbotta Sara.

Raflesia la ignora e si tiene sulla bocca il sorriso da pubblicità di dentifricio che le è spuntato e che non le arriva agli occhi.

“Bene. Benissimo. Alla fine delle lezioni ti aspetto qui, per farti conoscere la tua socia in affari. Buona giornata cara”.

Buona giornata cara? Ma che faccia di bronzo!

Presa da uno scatto di rabbia e di insofferenza, Sara allunga la mano e tira lo sciacquone.

Il viso di Raflesia sparisce in uno scroscio di acqua spumeggiante e purificatrice.

Sara sa benissimo che il suo non è servito a nulla, ma trastullarsi con l'idea che quella arpia possa finire nella fogna insieme ad altri "oggetti" simili a lei, le da una certa soddisfazione. Il sollievo passa presto e Sara ritorna in classe con la coda fra le gambe.

p.s. si ringrazia Trevor per l'idea dello sciacquone

* * *

Micro ha una certa idea di dove possa essersi cacciata Manuela.

Infatti, a bordo della Prinz si dirige verso il centro della città.

Lascia la macchina al parcheggio con disco orario (due ore) e si dirige verso la piazza del comune e la biblioteca.

Proprio dietro la biblioteca c’è uno spiazzo verde (sarebbe troppo chiamarlo prato!), dove i cani della città vanno a fare i bisognini in compagnia.

Ci sono anche delle panchine tutte coperte di scritte, graffiti di organi sessuali assortiti, cicche appiccicate e macchie bianche lasciate dai piccioni.

E vicino c'è una pasticceria molto ben fornita.

Su una di queste panchine, Micro vede Manuela con un enorme cabaret di pasticcini in grembo. Avvicinandosi a lei, Micro nota che la ragazza del suo cuore si sta strafocando di dolcetti e che intanto singhiozza senza ritegno.

La panchina è abbastanza appartata, dietro ad un albero, per cui Manuela può frignare in santa pace e sfogare tutta la sua infelicità.

Manu si vede comparire accanto Micro.

Lei lo guarda con tanto d’occhi. Come ha fatto a trovarla lì?

“Ciao. Posso farti compagnia?” Micro è sempre educato, caschi il mondo.

“Sto piangendo, non lo vedi?” Manuela è acidissima.

Comprensibilmente, date le circostanze.

Personalmente, ritengo che Micro sia uno stracciaballe.

Voglio dire: una è lì che si sta godendo il suo pianto disperato e sfogandosi per bene, con un cabaret di pasticcini per rendere più confortevole la situazione… ed arriva ‘sto qui a rompere l’incanto.

Anche se lui è carino, ci sono dei momenti, oltre a quelli che passi in bagno, in cui una persona deve star da sola.

E questo è uno di quelli.

Io credo che questo Micro lo sappia bene, ma nonostante tutto, si siede accanto a Manuela e le sorride gentile:”Credo che non dovresti mangiarne più, sai?”

Questa frase, Manu se l’è sentita ripetere durante tutta la sua esistenza.

Come se non lo sapesse che mangiare dolci fa ingrassare!

Ha problemi di linea, non di cervello, anche se tutti sembrano dimenticarlo.

Per cui reagisce male:”Chettenefrega se me li mangio tutti? Tanto lo so che ingrasso, non c’è bisogno che me lo ricordi”

Micro sembra sorpreso:”Guarda che non è per questo che ti ho detto di smetterla di mangiare i pasticcini”

Manuela rimane sorpresa a sua volta:”Ah no? E perché?”

Micro sorride quando vede che Manu ha smesso procedere all’eliminazione fisica di una diplomatica: “Per due ragioni. Prima, perché quelli di tuo padre sono migliori. Scusa, posso?”

Quando Manuela gli porge il vassoio, Micro si fa scivolare in bocca una fiamma al cioccolato

Con l’alito cioccolatoso, Micro conferma:”Vero, quelli di tuo padre sono migliori, non si va alla concorrenza, Manu!” le sorride tenero lui.

Suo malgrado, Manu è incuriosita:”E quale sarebbe la seconda ragione?”

“Non voglio che ti venga il mal di pancia, Manu. Se vuoi passare questa notte sul water fai pure, però credo che tu non ne abbia molta voglia vero?”

Con dolcezza, Micro le toglie il cabaret dalle mani e lo butta nel cestino di alluminio arancione che è posizionato proprio accanto alla panchina.

In quel momento, scatta la fase successiva al pianto, cioè, l’autocommiserazione.

Anche perché i pasticcini sono spariti e la serotonina con loro, gli zuccheri si abbassano vertiginosamente e simultaneamente anche l'umore scende in picchiata..

Questa fase è necessaria e salutare, onde procedere al risollevamento dell’umore del soggetto: pensare che si è vittima innocente di un’accozzaglia di stronzi è sempre decisamente terapeutico.

Per cui Manuela, che al momento se ne frega del fatto che Micro sia ancora accanto a lei, comincia come da copione:”Brutte stronze, ma che vergogna… ed io che cosa gli ho fatto”

Il culmine è: “Ma io sono brutta e grassa, nessuno mi vuole, vorrei essere come Jessica, lei sì che piace a tutti….”

Micro interrompe gentilmente il soliloquio di Manuela e la guarda severo:”Spero che tu stia scherzando!”

A Manuela non è mai capitato che qualcuno interrompesse la fase autocommiserativa della sua disperazione:”Cosa?”

“Spero tu stia scherzando, certe cose non si dicono!” la rimprovera severamente Micro.

Manuela è totalmente disorientata. Ma che cavolo vuole, questo, si può sapere? “Quali cose non dovrei dire?”

“Tutte, ma soprattutto che vorresti essere come Jessica!”

“Perché non lo dovrei dire, se è vero?” Manuela si sta ripigliando e sta seriamente considerando di mandare a farsi friggere quell’amico fricchettone di Sara.

“Davvero vorresti essere come Jessica?” le domanda Micro stendendo le lunghe gambe davanti a sé.

“Si!” esclama Manuela.

“Ma davvero? E perché, di grazia?”

“Lei è bella…”

“Tu di più. E poi, per quale altra ragione?”

“Scusa? Cosa intendi dire che anche io sono bella?”

Micro si spazientisce:”Esattamente quello che ho detto: tu sei più bella di Jessica. Altre ragioni, Manuela?”

“… e poi lei è più… tutti i ragazzi….insomma…”

“Ah, ho capito” ridacchia Micro. “Siamo a questioni spinose … Manu, guarda che i ragazzi della mia età vogliono la figona da far vedere agli amici, anche se è una vipera, solo che quando cercano una con la quale passarci la vita e farci un paio di marmocchi vengono a cercare voi ragazze con un minimo di cuore”

“Si, tu dici così per tirarmi su…”

“Va bene, dico così per tirarti su. Altre ragioni?”

“Lei è… sexy…”

a questo punto, Micro scoppia a ridere e Manuela lo guarda inorridita

“Sono contenta se ho fatto ridere…”

“Sexy…. Quella? Ahahahahahha”

“Si, lei è sexy, va bene? Ed io non lo sono…. Se la vogliono fare tutti… ed io la invidio!!!”

“Io non me la voglio fare”

“No?”

“Ti dico di no”

“Perché?”

“Perché tu sei più sexy di lei”

Manuela guarda quello strano ragazzo seduto accanto a lei, che conosce a malapena.

“Davvero lo pensi?” ha il coraggio di chiedere Manuela dopo parecchi minuti.

“Certo. Quando faccio i sogni erotici non sogno Jessica, io sogno te” come avrete già capito, Micro è perfettamente a suo agio con questioni di tipo sessuale.

Manuela comincia ad agitarsi sulla panchina.

Micro le appoggia delicatamente le mani sulle spalle: “Tranquilla, non ho intenzione di saltarti addosso, non qui. Preferisco il letto alla panchina: mi vengono di quei lividi, dopo, e poi non voglio che nessuno mi guardi mentre lo faccio, tranne te, ovviamente"

La faccia di Manu è rossa come un semaforo.

“dici che fai dei sogni…. E poi non mi vuoi saltare addosso?”

“Esatto”

“Sei strano, sai?”

“No, per niente. Sarai tu a saltarmi addosso quando sarai pronta. Ho tempo, non ho fretta”. Micro le sorride rassicurante.

La cosa allucinante è che Manu si sente davvero rassicurata da lui.

Manuela si sente strana

“però, per favore, permettimi di annusarti”

Questo è matto:”Di annusarmi? Vuoi sentire che profumo uso?”

Micro scuote la testa sorridendo:”No, voglio sentire il tuo odore, posso?”

Manuela lo guarda dubbiosa e con le guanciotte rosse rosse come il solito San Marzano:”Se proprio ci tieni."

“Oh, si, ci tengo!” e Micro le si avvicina piano.

Manuela sente il naso del ragazzo sfiorarle la pelle ed il suo fiato caldo farle il solletico: prima il viso, poi il collo… dietro l’orecchio.

Manuela è impietrita mentre Micro porta il suo naso alla scollatura della camicia.

Lui sorride mentre appoggia la fronte al seno florido della ragazza.

Sorride.

Manuela non sa di vaniglia come pensava.

Sa di cannella.

* * *

“Bene, Sara” le sussurra la voce di Raflesia nella testa.

Alla fine delle lezioni, Sara esce dalla classe ed immediatamente sente la voce di Raflesia che le dice dove andare.

Madonna, questa tipa non la reggo per niente.

“Avanti… bene, avanti… no, ora a destra… bene, vai…. Ecco, bene, ora gira a destra… no, non adesso, ora!”

A Sara sembra di essere il personaggio dei videogiochi che viene mosso dalla manopola.. gira, destra sinistra.

“Ancora avanti” le rimbomba nel cervello la vocetta stridula di Raflesia.

“Bene… ecco… è lei!”

Sara si trova davanti ad una persona che non riesce bene a distinguere perché il riflesso del sole la sta abbagliando.

Ma no, non è il riflesso del sole, sembra uno sfavillio metallico.

Sara si strofina gli occhi e mette a fuoco l’immagine.

Rimane semplicemente a bocca aperta.

No, non è possibile!

La sua socia in affari è Hardware!

* * *

VERSIONE NORMALE E REALE (CIOE’ CHE POTREBBE SUCCEDERE ANCHE A QUESTO MONDO)

Sara si schiarisce la voce:”Professoressa…”

La Sirtori si gira a guardarla con un’espressione insolitamente benevola:”Si, Belotti, dimmi”

Sara si sente addosso tutti gli occhi della classe:“Manuela… Cafiero è sparita”.

E’ vero. Sono tutti in classe tranne Manuela.

Con un rapido zoom, la Sirtori accerta la veridicità dell’affermazione di Sara, poi sbianca in volto.

Cerca però di mantenere la calma in maniera ammirevole, solo che il tremolio delle mani la tradisce.

“Bisogna andarla a cercare, subito. Io resto qui, voi tutti andate a cercarla” Il suo viso prende un cipiglio severo “Tranne voi, naturalmente, Ronchi, Mantovani e Ferrari.Dubito che Cafiero voglia vedervi”.

In men che non si dica, gli studenti della 4° B si sparpagliano per l’istituto alla ricerca di Manuela.

Sara è arrabbiatissima, addirittura furiosa con Jessica e le sue amiche.

Lei ed i suoi compagni pattugliano la scuola, palmo a palmo, ma di Manuela non c’è la minima traccia.

Hanno setacciato tutti i bagni, tutti i corridoi, gli stanzini delle scope, i ripostigli, la segreteria, la biblioteca, ma Manuela sembra essersi volatilizzata.

Sara pensa che Manu non sia neanche più in istituto.

E’ una ragazza orgogliosa. Per quel che la conosce, secondo lei ora è da qualche parte a sfogarsi senza farsi vedere da nessuno. L’orgogliosa natura napoletana di Manuela le impedisce di farsi compatire.

Lei non può uscire dalla scuola, ma qualcun altro si. Si mette a correre per i corridoi e raggiunge la sala computer.

“Micro!! Micro!” quasi Sara lo travolge.

“Ala! Che succede”

Sara si pianta in piedi davanti a lui e gli risponde:”Micro, Manuela è sparita!”

A Micro è capitato poche volte di vedere Ala così preoccupata:”Come sparita? Che è successo?”

Micro trascina Sara per un braccio in un angolo appartato della sala PC e Sara in due parole, gli racconta gli ultimi fatti. Micro reagisce

nello stesso, identico modo che Sara si sarebbe aspettata: infila il giubbotto e si fruga nelle tasche alla ricerca delle chiavi della Prinz.

“Vado a cercarla” si limita a comunicare a Sara.

“Vengo con te” risponde subito Sara.

Micro scuote il capo: “No, Sara, non puoi uscire dalla scuola, sei ancora minorenne e non ti puoi firmare le giustificazioni da sola ed invece io si. Ti faccio sapere al più presto”.

Arrivano i nostri?

Ma sì, dai!!!!

* * *

Sara è molto contrariata.

Avrebbe voluto andare lei con Micro, ma sa che nonostante tutto, il suo amico ha ragione.

Respirando affannosamente per cercare di mantenere una parvenza di calma, entra nel bagno delle ragazze, aprendo la porta con decisione.

Si guarda attorno e comincia a chiamare:”Manu!!! Manu? Sei qui? Rispondi Manu!!!”

Sara è davvero preoccupata, non vede Manuela da nessuna parte.

E’ matematico che le ragazze in crisi frignante si nascondano sempre in bagno. Vero come il fatto che oggi il tempo da queste parti sia un vero schifo, e vero come il fatto che io abbia un sacco di capelli in testa (meno male… almeno questo mi è risparmiato).

A parte il fatto che i bagni sono un ambiente sempre confortevole. Ci ho sempre conosciuto delle persone molto simpatiche. E’ perfettamente inutile frequentare posti trendy per conoscere gente. Piazzatevi in un bagno ben frequentato, tanto è sicuro che prima o poi tutti da quel posto ci debbano passare.

Dopo i consigli da posta del cuore (che ne dite, apro una posta del cuore all’interno dei capitoli della rivolta delle racchie… la rubrica si potrebbe chiamare “Cara Nisi” oppure “Nisi risponde” o ancora “Nisi è qui per voi”. Fantastico!)

Sara sempre più in pena ed impensierita, comincia ad aprire le porte delle toilettes.

Una

Due

Tre

Alla quarta porta, trova una ragazza beatamente appollaiata sulla tazza con un libro di testo ed un evidenziatore in mano.

Che la guarda oltre i suoi occhiali spessi ed uno sfavillio metallico colpisce lo sguardo di Sara.

Quella ragazza è Hardware.

* * *

Micro ha una certa idea di dove possa essersi cacciata Manuela.

Infatti, a bordo della Prinz si dirige verso il centro della città.

Lascia la macchina al parcheggio con disco orario (due ore) e si dirige verso la piazza del comune e la biblioteca.

Proprio dietro la biblioteca c’è uno spiazzo verde (sarebbe troppo chiamarlo prato!), dove i cani della città vanno a fare i bisognini in compagnia.

Ci sono anche delle panchine tutte coperte di scritte, graffiti di organi sessuali assortiti, cicche appiccicate e macchie bianche lasciate dai piccioni.

E vicino c'è una pasticceria molto ben fornita.

Su una di queste panchine, Micro vede Manuela con un enorme cabaret di pasticcini in grembo. Avvicinandosi a lei, Micro nota che la ragazza del suo cuore si sta strafocando di dolcetti e che intanto singhiozza senza ritegno.

La panchina è abbastanza appartata, dietro ad un albero, per cui Manuela può frignare in santa pace e sfogare tutta la sua infelicità.

Manu si vede comparire accanto Micro.

Lei lo guarda con tanto d’occhi. Come ha fatto a trovarla lì?

“Ciao. Posso farti compagnia?” Micro è sempre educato, caschi il mondo.

“Sto piangendo, non lo vedi?” Manuela è acidissima.

Comprensibilmente, date le circostanze.

Personalmente, ritengo che Micro sia uno stracciaballe.

Voglio dire: una è lì che si sta godendo il suo pianto disperato e sfogandosi per bene, con un cabaret di pasticcini per rendere più confortevole la situazione… ed arriva ‘sto qui a rompere l’incanto.

Anche se lui è carino, ci sono dei momenti, oltre a quelli che passi in bagno, in cui una persona deve star da sola.

E questo è uno di quelli.

Io credo che questo Micro lo sappia bene, ma nonostante tutto, si siede accanto a Manuela e le sorride gentile:”Credo che non dovresti mangiarne più, sai?”

Questa frase, Manu se l’è sentita ripetere durante tutta la sua esistenza.

Come se non lo sapesse che mangiare dolci fa ingrassare!

Ha problemi di linea, non di cervello, anche se tutti sembrano dimenticarlo.

Per cui reagisce male:”Chettenefrega se me li mangio tutti? Tanto lo so che ingrasso, non c’è bisogno che me lo ricordi”

Micro sembra sorpreso:”Guarda che non è per questo che ti ho detto di smetterla di mangiare i pasticcini”

Manuela rimane sorpresa a sua volta:”Ah no? E perché?”

Micro sorride quando vede che Manu ha smesso procedere all’eliminazione fisica di una diplomatica: “Per due ragioni. Prima, perché quelli di tuo padre sono migliori. Scusa, posso?”

Quando Manuela gli porge il vassoio, Micro si fa scivolare in bocca una fiamma al cioccolato

Con l’alito cioccolatoso, Micro conferma:”Vero, quelli di tuo padre sono migliori, non si va alla concorrenza, Manu!” le sorride tenero lui.

Suo malgrado, Manu è incuriosita:”E quale sarebbe la seconda ragione?”

“Non voglio che ti venga il mal di pancia, Manu. Se vuoi passare questa notte sul water fai pure, però credo che tu non ne abbia molta voglia vero?”

Con dolcezza, Micro le toglie il cabaret dalle mani e lo butta nel cestino di alluminio arancione che è posizionato proprio accanto alla panchina.

In quel momento, scatta la fase successiva al pianto, cioè, l’autocommiserazione.

Anche perché i pasticcini sono spariti e la serotonina con loro, gli zuccheri si abbassano vertiginosamente e simultaneamente anche l'umore scende in picchiata..

Questa fase è necessaria e salutare, onde procedere al risollevamento dell’umore del soggetto: pensare che si è vittima innocente di un’accozzaglia di stronzi è sempre decisamente terapeutico.

Per cui Manuela, che al momento se ne frega del fatto che Micro sia ancora accanto a lei, comincia come da copione:”Brutte stronze, ma che vergogna… ed io che cosa gli ho fatto”

Il culmine è: “Ma io sono brutta e grassa, nessuno mi vuole, vorrei essere come Jessica, lei sì che piace a tutti….”

Micro interrompe gentilmente il soliloquio di Manuela e la guarda severo:”Spero che tu stia scherzando!”

A Manuela non è mai capitato che qualcuno interrompesse la fase autocommiserativa della sua disperazione:”Cosa?”

“Spero tu stia scherzando, certe cose non si dicono!” la rimprovera severamente Micro.

Manuela è totalmente disorientata. Ma che cavolo vuole, questo, si può sapere? “Quali cose non dovrei dire?”

“Tutte, ma soprattutto che vorresti essere come Jessica!”

“Perché non lo dovrei dire, se è vero?” Manuela si sta ripigliando e sta seriamente considerando di mandare a farsi friggere quell’amico fricchettone di Sara.

“Davvero vorresti essere come Jessica?” le domanda Micro stendendo le lunghe gambe davanti a sé.

“Si!” esclama Manuela.

“Ma davvero? E perché, di grazia?”

“Lei è bella…”

“Tu di più. E poi, per quale altra ragione?”

“Scusa? Cosa intendi dire che anche io sono bella?”

Micro si spazientisce:”Esattamente quello che ho detto: tu sei più bella di Jessica. Altre ragioni, Manuela?”

“… e poi lei è più… tutti i ragazzi….insomma…”

“Ah, ho capito” ridacchia Micro. “Siamo a questioni spinose … Manu, guarda che i ragazzi della mia età vogliono la figona da far vedere agli amici, anche se è una vipera, solo che quando cercano una con la quale passarci la vita e farci un paio di marmocchi vengono a cercare voi ragazze con un minimo di cuore”

“Si, tu dici così per tirarmi su…”

“Va bene, dico così per tirarti su. Altre ragioni?”

“Lei è… sexy…”

a questo punto, Micro scoppia a ridere e Manuela lo guarda inorridita

“Sexy…. Quella? Ahahahahahha”

“Si, lei è sexy, va bene? Ed io non lo sono…. Se la vogliono fare tutti… ed io la invidio!!!”

“Io non me la voglio fare”

“No?”

“Ti dico di no”

“Perché?”

“Perché tu sei più sexy di lei”

Manuela guarda quello strano ragazzo seduto accanto a lei, che conosce a malapena.

“Davvero lo pensi?” ha il coraggio di chiedere Manuela dopo parecchi minuti.

“Certo. Quando faccio i sogni erotici non sogno Jessica, io sogno te” come avrete già capito, Micro è perfettamente a suo agio con questioni di tipo sessuale.

Manuela comincia ad agitarsi sulla panchina.

Micro le appoggia delicatamente le mani sulle spalle:

“Tranquilla, non ho intenzione di saltarti addosso, non qui. Preferisco il letto alla panchina: mi vengono di quei lividi, dopo, e poi preferisco che nessuno mi guardi mentre lo faccio, tranne te, ovviamente"

La faccia di Manu è rossa come un semaforo. “dici che fai dei sogni…. E poi non mi vuoi saltare addosso?”

“Esatto”

“Sei strano, sai?”

“No, per niente. Sarai tu a saltarmi addosso quando sarai pronta. Ho tempo, non ho fretta”. Micro le sorride rassicurante.

La cosa allucinante è che Manu si sente davvero rassicurata da lui.

Manuela si sente strana

“però, per favore, permettimi di annusarti”

Questo è matto:”Di annusarmi? Vuoi sentire che profumo uso?”

Micro scuote la testa sorridendo:”No, voglio sentire il tuo odore, posso?”

Manuela lo guarda dubbiosa:”Se proprio ci tieni."

“Oh, si, ci tengo!” e Micro le si avvicina piano.

Manuela sente il naso del ragazzo sfiorarle la pelle ed il suo fiato caldo farle il solletico: prima il viso, poi il collo… dietro l’orecchio.

Manuela è impietrita mentre Micro porta il suo naso alla scollatura della camicia.

Lui sorride mentre appoggia la fronte al seno florido della ragazza.

Sorride.

Manuela non sa di vaniglia come pensava.

Sa di cannella.

* * *

Grazie grazie grazie…

Ora la parte sovrannaturale dovrebbe essere finita. scrivo dovrebbe, anche perchè magari domani mi sveglio e Raflesia od un suo collega fa ancora capolino in questa storia. non si sa mai.

pubblicità, pubblicità: ho scritto una one shot su Bill e Fleur, si intitola il fiore in Inghilterra. Per coloro che hanno bisogno un pochino di zucchero.

Sento la primavera e continuo a scrivere scemenze, tanto mi perdonate, vero?

Grazie Trevor, mio... Musa al maschile come si dice? Muso? Naaa, è bruttissimo, che mi correggi gli strafalcioni e mi dai idee geniali...

Ludmilla Loonbelt: piaciuto il cazzottone? Per essere chiari, Sara a Kieran non gliel’ha mica data. Dopo una volta sola? Mah, non mi sembrerebbe in carattere con Sara. Magari la seconda… ritengo Sara una personcina molto romantica… per cui non è da lei darla via subito. Sono comunque molto incerta sul futuro sentimentale di Sara. A livello personale (magari non te ne frega niente, ma te lo dico lo stesso), mi intriga di più tenere sulle spine l’ometto per un po’… è molto divertente ed aumenta il feeling (ehehehehe). Far sbavare un uomo è una cosa che fa molto bene all'autostima.

Driger: svanisciti pure quanto vuoi, tanto prima o poi mi becchi sempre in giro e gli aggiornamenti, presto o tardi riesci a leggerli. Sicuramente, mi fa piacere che tu mi legga. Dicono che io sia una buona cuoca e, in effetti, la cucina è una delle mie personali passioni, ma la passione delle passioni resta fare i dolci (non li mangio molto perché mi ridurrei come Manuelina). Per il momento, infatti non è ancora schiattato nessuno e, che io sappia, nessuno ha passato una notte in bagno per colpa mia. Se volete, venite a Milano e vi invito a cena. Solo però quelli che hanno recensito, la mia casa non è tanto grande ed anche perchè quelli che non recensiscono non so chi sono... ho anche pensato di mandarti del vitello tonnato per posta, ma secondo me andrebbe a male prima che tu lo possa ricevere, visti i tempi di consegna delle nostre affezionate poste. Dimmi tu… magari a mezzo corriere? c'è il marito della mia amica che mi vuol vedere solo ed esclusivamente per il mio strudel. non so se sia un complimento per il mio strudel od un insulto per la sottoscritta

Kannuki: Grazie o geniale scrittrice… il tuo commento mi lascia perplessa: cosa diavolo è la crilammide? Baci a Shaz, dille di non fare la brava.

Mary-lu: Hai proprio ragione, al 2000%. In questo capitolo, sono protagonisti i pasticcini ed i bagni. Per la sofferenza devi aspettare ancora un pochino.

Mewina: le disgrazie non vengono mai sole, come si dice. Aspetto le tue recensioni per nuove idee sadiche. Distinti saluti.

Maho: Maledicimi pure, da te lo accetto. Questa ff la utilizzo per sfogare i miei bassi istinti, quelli peggiori, per cui ci vado pesantuccia a maltrattare. La citazione da Fantozzi non so da molto che fosse da Fantozzi, la diceva sempre un mio collega stordito (ciao Gianluca!!)

Sindy90: il discorso fratelli è sempre molto soggettivo: ho preso esempio dalla situazione della mia migliore amica (santa donna!) e da sua sorella… ora sono cresciute, ma la sorella era, rimane e sempre rimarrà una teppista, nonostante sia felicemente sposata (Sua citazione: Siamo in una democrazia, perciò comando io). Come vedi, metto sia la parte sovrannaturale che quella reale, poi tu scegli quella che ti piace… consiglio interessante, potrei sfruttarlo. Grazie!

Chloe: cara, credo che le mamme ed i succhiotti siano soggetti incompatibili. Ma sempre più compatibili dei papà e dei succhiotti. Se ti becca il papà è peggio! Comunque, il gioco vale la candela, il succhiotto vale la cazziata, no? Poi dipende da chi te lo fa. Parere personale. Le impiccione sono simpatiche, anche io lo sono, ma lo faccio con discrezione e fino ad un certo punto (altrimenti come avrei fatto a scrivere una storia del genere?)

Valina89: Mi spiace che tu ci sia rimasta male. Ma Manuela si consolerà presto. Questo capitolo ti è piaciuto di più?

Fiammy: Ciao, grazie per i complimenti. E’ vero, siamo un po’ tutte come Sara. Quello che mi chiedo è:”Se siamo tutte come Sara e siamo in tante, perché le Jessiche sono ancora vive?”

Miss Weasley: Mi sento minacciata nella mia incolumità fisica… questo capitolo è abbastanza lungo? Spero di sì. beh, tanto tu non sai dove abito e non mi puoi dare una scarica di botte. I capitoli doppi, leggili tutti e due, poi scegli quello che ti piace di più, semplicemente.

Sara: cara omonima della protagonista.. hai letto piuttosto in fretta, a quanto ho capito. Riassumiamo: Kieran è il ragazzo che incontra al pub e col quale scambia un po’ di coccole. Audace? Può essere… Io sono una vecchierella incartapecorita, per cui le cose le vedo in maniera un pochino differente: c'è gente che a 17 anni si è passata tutto il Kamasutra e ritorno (non è stato il mio caso, purtroppo, ricordate che faccio parte delle racchie). Volevo fare passare a Sara un'esperienza un po' più forte per darle uno scossone, forte ma non troppo. Non era il disegno di Manuela, l’avevano fotografata in mutande e canottiera… era quella la cosa brutta. Sono felice che ti piaccia il mio modo di scrivere e il mio linguaggio. Non amo molto scrivere parolacce nelle mie ff. sarà stupido, ma mi imbarazza parecchio,

ciao ciao dalla Nisi vostra (più o meno…)

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Capitolo 13
*** Atti di violenza su soggetti animati ed inanimati ***


per chi ha preferito il sovrannaturale:

Sara si trova davanti la suddetta Hardware, al secolo Loretta Scarnafigi. Il cognome rivela che le origini della signorina che stiamo prendendo in considerazione sono dalle parti del Cuneese o comunque del Piemonte.

No, non assomiglia alla Littizzetto, anche se la provenienza è più o meno la stessa e non ha la sua stessa voce paperina.

Facciamo passare Loretta ai raggi X, così vi rendete conto chi è la socia in affari designata della nostra Sara.

Dunque, altezza media, magra come mezzo chiodo, capelli biondicci lunghi fino alle spalle con frangetta, occhiali tipo fondo di bottiglia ed una bocca piuttosto larga (avete presente quelle di Steve Tyler degli Aerosmith o quella di Mick Jagger degli Stones? Più che bocca, una ciabatta od un forno), che ospita un arsenale di ferraglia.

Hardware, per l’appunto.

Loretta potrebbe sembrare il prototipo della vecchia zitella secchiona, se non si considerasse il suo abbigliamento: piuttosto alla moda, direi… ma mischiato in un’accozzaglia di colori decisamente sconcertante.

E’ per questo motivo che in istituto la conoscono tutti e che viene utilizzata quale strumento per non perdersi nei giorni nebbiosi.

Tra il luccichio della ferraglia che ha in bocca ed i colori flash, potrebbero anche impiegarla con successo nelle operazioni di soccorso della protezione civile.

Sara si schiarisce la voce:”Ehm, ciao”

Loretta la guarda perplessa e risponde educata:”Buongiorno”

“Senti… io sarei Sara Belotti…”

“Si, lo so chi è lei” risponde cauta Loretta.

“Raflesia?”

“No, non Raflesia, lei!”

“Ma lei chi?”

“Lei, Sara che mi sta davanti!” Loretta la guarda come se fosse un po’ scema.

“Ma mi dai del lei?” Sara è sinceramente sbigottita.

Ma che tipa strana, non le ha mai dato nessuno del lei.

“Certo che le do del lei, non la conosco”. Risponde la socia con logica schiacciante.

“Oh Gesù” sospira Sara, imitando inconsapevolmente la nonna materna.

“Non si nomina il nome di Dio invano, signorina!”.

E’ ufficiale: questa è completamente fuori.

Sara si passa nervosamente la mano tra i capelli.

E’ un gesto che non fa mai, ma oggi lo fa.

“Senti, diamoci del tu e basta, visto che dobbiamo lavorare assieme… tu sai perché ti sto parlando?”

“Va bene, ma non sono ancora convinta di darci del tu, non ci conosciamo abbastanza”

Sara pensa che non le ha mai chiesto di fare niente di sconveniente e/o peccaminoso, ma si limita a roteare gli occhi.

“Si, sono stata contattata anche io da Raflesia” prosegue Loretta e pronuncia quel nome con un’espressione simile a quella che avrebbe avuto se avesse dovuto inghiottire un limone estremamente acido.

“Vedo che non piace neanche a te…” Sara si concede un sorriso.

“Ritengo che non piaccia proprio a nessuno, quella signora”. Momento di silenzio imbarazzante durante il quale le due socie si valutano a vicenda.

Sara non ha la benché minima idea di come… procedere.

Vede gli studenti passare accanto a loro due e guardarle con curiosità: in genere Hardware non ha molta confidenza: ha un nutrito gruppo di amiche, ma nessuna che frequenti il Cartesio.

È Loretta a lanciare la proposta:”Dobbiamo conferire e concordare una strategia. Gradirei invitarti a prendere il tè questo pomeriggio al mio domicilio.. Mi rendo conto che il preavviso è minimo, ma ti prego comunque di onorarmi della tua presenza (traduzione: Vieni a prendere il tè da me anche se te l’ho chiesto all’ultimo momento?)".

Sara non ha troppi impegni per il pomeriggio per cui le fa un sorriso di circostanza ed accetta.

“Molto bene, grazie. Dammi il tuo indirizzo.”

Loretta fruga nel portafoglio che nel frattempo ha estratto dallo zainetto, poi le porge un biglietto da visita:

Signorina Loretta Scarnafigi

Via Milano, 41

20090 xxxxx MI

Tel. 02/12345678

e-mail: Loretta.Scarnafigi@agdit.it

“Ore 17” precisa Loretta con espressione seria.

Manco a dirlo, pensa Sara.

Inaspettatamente, Loretta la abbraccia in un modo che ha visto fare solo ai mafiosi nei telefilm di serie Z.

Benvenuta nella famigghia, ah!

Sara infila il biglietto di Loretta nel portadocumenti, la ringrazia e, con un cenno di saluto, va a cercare ancora Manuela, mentre Loretta la guarda fino a che scompare dalla sua vista.

Per le persone con i piedi più per terra (relativamente – se state leggendo questa storia, ho qualche problema a definirvi tali):

Al colmo dello stupore, Sara pronuncia le prime (e le più stupide) parole che le saltano in testa.

“E tu cosa ci fai qui?”

La ragazza alza il sopracciglio con un’espressione di compatimento:”Quello che si fa normalmente in bagno: studio” (eheh, pensavate…)

“Ma studi in bagno?” chiede Sara.

In effetti, ha notato che la ragazza è perfettamente vestita e tiene in mano un evidenziatore ed ha un libro in grembo.

“Direi di sì. Allo scopo di apprendere quanto indicato dal docente, necessito della massima concentrazione. Nel locale adibito a biblioteca, la confusione è eccessiva, di conseguenza, mi apparto qui”. (trad: siccome in biblio c’è troppo casino per studiare, mi imbosco qui) ora basta con le traduzioni, credo che con un minimo di sforzo possiate capire il linguaggio accademico di Hardware, siete persone intelligenti…

“Ahhh” commenta Sara con l’aria saputa di quella che ha capito tutto ma che, in realtà, non ha capito proprio un bel niente.

“Saresti così cortese da spiegarmi il motivo dei tuoi urli? Posto che la cosa non ti turbi”.

Sara sospira e risponde alla ragazza che si trova ancora appollaiata sulla tazza:”E’ sparita la mia compagna Manuela… la stiamo cercando per tutta la scuola ma non si trova da nessuna parte”.

Interessata, Hardware chiude il libro:”E perché mai è sparita, codesta figliola?”

Sara storce la bocca prima di rispondere:”Una compagna le ha fatto uno scherzo orribile, l’ultimo di una lunga serie”.

Hardware sembra valutare la questione per qualche secondo e Sara si chiede speranzosa se questa ragazza con la quale non ha mai parlato abbia un’idea, una qualsiasi idea per trovare Manuela.

“E qual è il nome della compagna?”

“Ronchi, Jessica Ronchi”

My name is Bond, James Bond.

Hardware sputa subito la sentenza:”Quella meretrice!”

(siccome oggi mi sento magnanima, vi elargisco un’altra traduzione: quella vacca, non nel senso del ruminante, ma di quella persona che per lavoro… avete capito, vero?)

“La conosci?” esclama stupita Sara.

“Ho ragione di ritenere che la signorina in questione abbia procurato molta infelicità a coloro che hanno la cattiva ventura di conoscerla”

Parole sante, Hardware!

Mi sembra giusto procedere alla presentazione della signorina….

No, scusate, adesso parlo come lei! adesso vi parlo di Hardware, così avete un’idea di come sia fatta: Hardware, al secolo Loretta Scarnafigi.

Il cognome rivela che le origini della signorina che stiamo prendendo in considerazione sono dalle parti del Cuneese o comunque del Piemonte.

No, non assomiglia alla Littizzetto, anche se la provenienza è più o meno la stessa e non ha la sua stessa voce paperina.

Facciamo passare Loretta ai raggi X, così vi rendete conto di chi è: dunque, altezza media, magra come mezzo chiodo, capelli biondicci lunghi fino alle spalle con frangetta, occhiali tipo fondo di bottiglia ed una bocca piuttosto larga (avete presente quelle di Steve Tyler degli Aerosmith o quella di Mick Jagger degli Stones? Più che bocca, una ciabatta od un forno), che ospita un arsenale di ferraglia. Hardware, per l’appunto.

Loretta potrebbe sembrare il prototipo della vecchia zitella secchiona, se non si considerasse il suo abbigliamento: piuttosto alla moda, direi… ma mischiato in un’accozzaglia di colori piuttosto sconcertante.

E’ per questo motivo che in istituto la conoscono tutti e che viene utilizzata quale strumento per non perdersi nei giorni nebbiosi.

Tra il luccichio della ferraglia che ha in bocca ed i colori flash, potrebbero anche impiegarla con successo nelle operazioni di soccorso della protezione civile.

Finish presentescion.

Sara la guarda ed annuisce:”Credo che tu abbia ragione… certe volte avrei voglia di ammazzarla”

Loretta ricambia lo sguardo ed un lampo accende quegli occhietti chiari:”Solo il buon Dio ha la facoltà di togliere la vita all’essere umano” ammonisce agitando un indice accusatore sotto il naso di Sara “Tuttavia… ritengo che una sana vendetta possa essere educativa, a volte” mormora evasiva Loretta guardando da tutte le parti tranne che il viso di Sara.

Sara sente un brivido di eccitazione correrle lungo la schiena, che non è un brivido causato dalla vicinanza di Loretta, bensì dalle sue parole, chiariamolo subito, questa non è una fanfiction slash, mash, crash, yaoi, yuri o come cavolo si chiamano (niente in contrario, però..).

“Cosa intendi dire? Anche a te lei ha fatto qualcosa?” Sara vuole sapere.

“Mi ha fatto più che qualcosa… Semplicemente mi renderebbe oltremodo felice farle rimpiangere di essere nata…. Ma la sfortuna ha sempre voluto che fossi la sola a volerla punire e da sola non avevo il nerbo necessario per agire” Ora Loretta la guarda dritta negli occhi.

“Mi stai chiedendo di vendicarmi insieme a te?” Sara ha già capito che la risposta è sì, ma vuole sentirlo con le proprie orecchie.

“Constato con piacere che l’intelligenza non ti fa difetto, Sara Belotti” Questa volta Loretta sogghigna ed è un po’ inquietante.

“Siamo socie in affari, allora?”

Loretta la squadra ed un pigro sorriso le illumina il viso pallido mentre lentamente annuisce:”Per una buona causa. Dobbiamo conferire e concordare una strategia. Gradirei invitarti a prendere il tè questo pomeriggio al mio domicilio. Mi rendo conto che il preavviso è minimo, ma ti prego comunque di onorarmi della tua presenza (ennesima traduzione bonus: Vieni a prendere il tè da me anche se te l’ho chiesto all’ultimo momento?)

Sara non ha troppi impegni per il pomeriggio per cui le fa un sorriso di circostanza ed accetta.

“Molto bene, grazie. Dammi il tuo indirizzo”.

Loretta fruga nel portafoglio che nel frattempo ha estratto dallo zainetto, poi le porge un biglietto da visita:

Signorina Loretta Scarnafigi

Via Milano, 41

20090 xxxxx MI

Tel. 02/12345678

e-mail: Loretta.Scarnafigi@agdit.it

“Ore 17” precisa Loretta con espressione seria.

Manco a dirlo, pensa Sara.

Inaspettatamente, Loretta la abbraccia in un modo che ha visto fare solo ai mafiosi nei telefilm di serie Z.

Benvenuta nella famigghia, ah!

Sara infila il biglietto di Loretta nel portadocumenti, la ringrazia e, con un cenno di saluto, va a cercare ancora Manuela, mentre Loretta la guarda fino a che scompare dalla sua vista.

* * *

Micro ha il viso appoggiato al seno di Manuela ed ha l’espressione rapita di colui che ha raggiunto il nirvana e lo sa benissimo.

Improvvisamente, ad interrompere i cupidi sviolinanti e poco vestiti che circondano i due ragazzi, un sussulto che parte dal profondo essere della ragazza e che distoglie Micro da quell’improvvisato e quanto mai gradito cuscino.

Micro ha paura, sembra che a Manuela sia ritornata la voglia di piangere, per cui si rialza e vede la sua tesorina cianotica in viso e con una mano davanti alla bocca.

“Manu… cosa c’è?” Micro fa per avvicinarsi, ma Manuela lo tiene a distanza con l’altra mano.

“Nausea…” riesce ad articolare lei con fatica.

Evidentemente, i troppi pasticcini escono dall’alto, questa volta.

“Ti porto in un bar, ce n’è giusto…”

“No! Mi vergogno!” e Manuela prende a deglutire disperatamente. “Casa…”

“Ma tu abiti a 15 chilometri da qui, vieni a casa mia, è più vicino!” propone lui, preoccupato.

“No! Tua mamma…” le deglutizioni stanno aumentando fino a raggiungere ritmi forsennati.

“Non c’è oggi, vieni!” afferratala per un braccio, comincia a correre, ma Manuela lo trattiene:

“Così è peggio!!!” lo blocca lei affannata.

Allora lui, da bravo ragazzo, le prende un braccio e la guida alla macchina passin passetto.

Arrivati alla Prinz, le apre la porta, la fa accomodare e parte a manetta.

Sette minuti e mezzo, quattro precedenze non date e 3 stop saltati di netto dopo, la Prinz sgomma davanti alla casa di Micro, Manuela schizza fuori tenendosi una mano sulla bocca il più velocemente possibile e compatibilmente con la sua mole, mentre Micro la precede di poco.

Fa per infilare la chiave nella toppa, ma la porta si apre e sulla soglia compare Roisin.

“Ciao, tes…”

“Ciao mummy!”

Con un dribbling, Micro evita la madre e guida Manu verso il bagno tenendola per mano e lì Manu trova finalmente sollievo, mentre Roisin è in cucina ad elaborare il fatto, grattandosi la testa (pregasi immaginare i soliti punti interrogativi che escono dalla testa).

Una manciata di minuti dopo, Manuela e Micro compaiono in cucina.

Lui la guarda con tenerezza, ha ancora il nasino rosso dal troppo piangere, poverina ed ha ancora dello zucchero al velo sulla camicia rossa.

Roisin guarda alternativamente il figlio e la ragazza al suo fianco, poi, improvvisamente impallidisce e… tira una sventola a 180 km orari al figlio che lo manda con il popò sul pavimento.

“Fucking Boy! (quando Roisin litiga col figlio lo fa in inglese – se è arrabbiata si dimentica l’italiano: sapete, è abituata con gli inglesi..) Maledetto xxxxx – beh, lei ci va giù più pesante –

"It’s not enough shagging girls all over the place, now you dope them!" Non ti basta farti ragazze a destra e a manca, ora le droghi pure!

“Never doped anyone, mum!” Non ho mai drogato nessuno, mamma!

Io faccio solo le canne a me stesso!

“So, look at the white powder on the poor lassie’s shirt… and her red nose!” Allora guarda la polvere bianca sulla camicia della poverina… ed il naso rosso.

E Roisin si avventa ancora sul figlio, preparandosi a batterlo come una fiorentina di razza chianina – viste le origini.

Manuela, ripresasi, blocca Roisin per il polso, dimostrando un notevole coraggio:

“A Signo’, tengo il naso rosso perché ho pianto assai, e la polverina bianca è lo zucchero al velo in coppa alle paste.”

Come avete capito, quando Manu è turbata, torna al napoletano.

Roisin assume un’espressione colpevole, mentre un’idea le balena in testa :”Ma tu hai vomitato… dimmi che non sei incinta… ti prego… ma anche se fosse, lo amerò tantissimo, giuro!” mormora con voce rotta la mamma di Micro.

Manuela diventa paonazza, mentre Micro si alza e comincia a ridere:”N… no… non si preoccupi… ho solo mangiato troppi pasticcini”.

Roisin si sente ancora più colpevole, ciononostante tira un sospiro di sollievo e cambia il comportamento in maniera radicale:”Allora, dahhhhling, come stai? Vuoi una tazza di te per rimetterti a posto lo stomaco?”

Ora Roisin ha accantonato il lato terroristico del suo carattere, torna a fare la mamma adorabile.

“Grazie, signora” le sorride timidamente Manuela, mentre Roisin la fa accomodare gentilmente sul divano e le copre la pancia e le gambe con un plaid fatto di lana del Donegal.

Con la stessa mano che ha rivoltato Micro, Roisin accarezza dolcemente la testa di Manuela.

E’ una donna di grandi slanci, non trovate? Soprattutto con gli schiaffoni, direi.

Grazie al bollitore elettrico, dopo mezzo minuto Manuela tiene tra le mani una tazza di tè forte ed aromatico, mentre Micro le sorride dall’altra parte del divano e Roisin li guarda sul chi vive.

Ora che la scena madre è finita, vi dico una cosa: se avete letto la versione inglese degli insulti che Roisin abbaia a suo figlio, avrete letto la parola “lassie”. Il cane non c’entra niente, Roisin non da della cagna a Manuela. Lassie è un vocabolo di origine scozzese che viene utilizzato anche in Irlanda del nord (verso la quale molti scozzesi hanno emigrato, per altro) e che significa ragazzina (lass è ragazza). Infatti, la traduzione del nome del cane è proprio questa: ragazzina.

* * *

Per fortuna che Micro l’ha chiamata per dirle che Manuela non è stata bene e che l’avrebbe accompagnata a casa lui.

Comunque, l’atteggiamento di Micro è stato quanto mai evasivo e Sara si ripromette di indagare in seguito.

Si trova davanti al palazzo dove abita Loretta.

Non è né bello né brutto, uno dei tanti condomini costruiti alla fine degli anni 70.

A giudicare da fuori, la casa deve essere abbastanza grande. Le stanzette cubicolo, i soffitti bassi e la cucina a vista a quei tempi non andavano ancora di moda.

Suona il campanello ed una voce profonda la invita ad entrare:”Prego, si accomodi pure, secondo piano. La attendiamo”

Ma in casa di Loretta sono tutti così?

Sale le scale e trova Loretta alla porta ad accoglierla con un sorriso:”Benvenuta al mio focolare”

E dagli….

Sara percorre un corridoio costellato di foto: oltre a quelle di Loretta a diversi stadi della crescita, ci sono quelle di un ragazzo… no, sono due… sono gemelli!

Allora Loretta non è figlia unica! E poi quelle di mamma e papà.

Sara viene fatta accomodare ad un tavolo apparecchiato con garbo sul quale troneggia una bella teiera di porcellana e delle tazze uguali completano l’insieme.

Una torta dall’aria deliziosa posata al centro del tavolo attira lo sguardo di Sara ed a lato di quella delizia sono ordinatamente impilati dei piattini (che riportano lo stesso motivo della teiera) e delle forchettine da dolce che hanno tutta l’aria di essere d’argento e piuttosto antiche.

Sara non si sente molto a suo agio in quelle situazioni, ha sempre paura di rompere qualcosa.

“Gradisci del tè?”

a Sara sembra di stare recitando la scena dell'ora del tè con la regina Elisabetta e la regina Madre (pace all’anima sua), solo che né lei né Loretta indossano i loro assurdi cappellini.

“Si, grazie” risponde Sara nello stesso modo compito.

Loretta le porge una tazza di tè che Sara prende con una manina tremolante, tanto che qualche goccia finisce sul piattino, ma Loretta non ci bada.

“Torta?” chiede ancora la socia.

“Mhhhhh, si, grazie” Sara accetta, anche perché quel pomeriggio non ha fatto ancora merenda: Giulia, al solito, le ha finito i cornflakes.”Sembra buonissima!”

Loretta si alza lentamente dalla sedia, sembra concentrarsi un attimo e

AHHAHHHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHH

Sara, sbigottita, la vede prendere a pugni la povera torta che si sgretola in mille pezzi, sotto i suoi occhi attoniti.

Impassibile, Loretta si siede e le sorride cortese:”Prego, serviti pure.”

Sara la guarda sconvolta e Loretta dopo qualche minuto di silenzio se ne accorge.

“Qualcosa non va?”

Sara indica il povero dolce:”La t… la torta… perché?”

Loretta ha un lampo di comprensione e scoppia a ridere educatamente, nascondendo la bocca dietro la mano.

Sara ci rimane male: ma che cavolo ha da ridere? E’ da psicopatici prendere a pugni una torta.

Tanto più una torta dall’aria deliziosa come quella.

“Cosa c’è da ridere, si può sapere?” le domanda acida Sara. Loretta ride ancora più forte, alla reazione di Sara.

Poi finalmente si ricompone e le chiede:”Hai mai assaggiato una torta mantovana che si chiama sbrisolona?”

Sara non capisce dove Loretta voglia andare a parare ma risponde:”No, mai. Però ne ho sentito parlare”.

“E’ una torta talmente secca che non si recide con il coltello, ma è necessario romperla con un pugno. Per questa torta vale lo stesso principio di cui sopra. Però questa è la torta Jessica”.

Sara è perplessa:”Che strano, una torta con lo stesso nome della…”

Loretta scuote il capo orgogliosa:”No, ciò non è strano, dal momento che la ricetta è stata da me elaborata. L’ho chiamata torta Jessica perché bisogna prenderla a pugni, come desidererei fare con il viso della signorina Ronchi, d’altronde”.

E’ il turno di Sara di scoppiare a ridere, però in maniera meno educata e senza nascondere la bocca dietro la mano, mentre Loretta la guarda indulgente ed evidentemente compiaciuta della sua trovata.

Per fare onore al lavoro, ma anche all’ingegno della cuoca, Sara prende una porzione piuttosto generosa.

“Uhmmm, buonissima… che c’è dentro?”

Loretta risponde laconica:”Farina, burro, nocciole, mandorle, noci, gocce di cioccolato, zucchero un’ombra di miele, il tutto in proporzioni variabili a seconda del gusto dei commensali”

Le due ragazze mangiano la torta e sorseggiano il tè – anche se Sara detesta il tè – in un silenzio un po’ imbarazzato. Spazzolata l’ultima briciola della torta Jessica e bevuto l’ultimo goccio di Prince of Wales, le due devono per forza parlare.

Si guardano impacciate per un paio di minuti e Sara non sa cosa dire.

Per l’ennesima volta, è Loretta ad uscire dall’empasse per prima:

“Violenza fisica o psicologica?” chiede intrecciando le mani sul tavolo davanti a sé.

“Scusa?!?!?!?!”

Sara ancora una volta non ha capito.

“Volevo sapere se tu sei per la violenza fisica o psicologica” le spiega Loretta imperturbabile.

“Quella fisica no, il sangue mi fa impressione… e poi sono pacifista e credo si possa fare in un’altra maniera”

“E’ un vero peccato” mormora Loretta sinceramente dispiaciuta “Neanche un pochino di violenza? Poca poca?”

“Ho detto di no, Loretta!” risponde decisa Sara. Ci sono altri modi, lo ha sempre pensato e continua a pensarlo.

“Ma forse hai ragione, dopo potrebbero denunciarci… per me non sarebbe appropriato”

Sara si inalbera:”Hey, aspetta un attimo, guarda che non sarebbe appropriato neanche per me beccarmi una denuncia per lesioni personali!”

“Per caso hai scelto la professione di magistrato?” si informa Loretta piegando il capo da una parte.

“No … no”

“Io si. Se avessi la fedina penale sporca, non credo verrei ritenuta idonea a ricoprire tale prestigiosa posizione. Come intendi procedere, all’atto pratico?”

Loretta si versa un’altra tazza di tè e comincia a sorseggiarla facendo un risucchio terribile.

Sara la guarda un po’ stranita: Loretta dalle maniere così impeccabili che fa quei versacci.

“Evenzio!” grida Loretta seccata “potresti cortesemente desistere dal tirarmi questi tiri birboni?”

“Quando il diavolo è balordo, sorella!”

magicamente, da dietro Loretta emerge l'autore dei risucchi, e cioè un ragazzo non molto alto, di corporatura normale, con i capelli castano chiaro pettinati alla a moda e dei baffetti sottili sottili da moschettiere.

Avete presente Orlando Bloom? No, non come i suoi.

“Cara consanguinea, non mi presenti alla pulzella?”

ancora un po’ e Sara si mette ad urlare: le sembra di essere finita in un film di D’Artagnan.

Resta da decidere chi è Costanza e chi è Milady.

Vista la vena sadica della compagna, Milady è Loretta e lei è Costanza.

Milady, per chi non lo sapesse, oltre ad essere la gatta di mio fratello, è anche l’ex moglie di Athos e la cattivaccia ma very cattiva del romanzo dei tre moschettieri.

Ovviamente, sono due soggetti distinti. Non credo Athos avrebbe mai impalmato una felina.

Costanza, invece è quella che finisce male, giusto per capirsi.

“Come desideri: Sara, questo scocciatore è mio fratello Evenzio. Evenzio, questa è Sara. Ora, ti prego caldamente di suicidarti”.

“Prima le signore, sorella…” e prima che Loretta possa spostarsi, Evenzio la abbranca per la vita e comincia a schioccarle baci umidi sulla guancia:”Si, Loryyyyy… Bella biondina slavata… mi piaci… siiii, non ho mai visto un apparecchio sexy come il tuo…. Le tue ossa mi fanno arrapare Ahhhhh”

“Lasciami andare, pervertito” protesta Loretta, mentre lo tempesta di pugni.

“Ahhh, che male c’è ad amare la propria sorella. Siii, mi piacciono le donne violente… frustamiiiii” Evenzio solleva Loretta tra le braccia mentre Sara sta ridendo a crepapelle e Loretta vorrebbe ammazzare tutti e due.

“Ho detto di lasciarmi!” urla Loretta.

“Va bene, come vuoi” ed Evenzio lascia andare Loretta facendola cadere malamente sul pavimento di marmo.

“Sei una persona detestabile!!!” ulula Loretta massaggiandosi il ginocchio.

“Mi piace quando mi dici le parolacce… ancora, ancora, bella porcellina” nel frattempo, Evenzio si avvicina a Sara e la prende in braccio:”sono venuto a salvarti da mia sorella, o dolce fanciulla”

“Evenzio!!!! Vattene! E lascia andare Sara” Loretta è furiosa con il fratello.

“Addio, mia dulcinea… il destino è crudele e ci ingiunge di separarci così presto… le mie maschie braccia saranno oltremodo vuote senza di te…”

Evenzio posa a terra Sara che non ha ancora finito di ridere ed infila la porta di camera sua.

Loretta la guarda severamente e Sara si ricompone.

“Ti prego di perdonare mio fratello: studia teatro e sta provando i diversi metodi di approccio con una ragazza. Di solito non è così”.

“Beh, dai, non è male…” tenta di difenderlo Sara.

“Infatti, è peggio” conclude Loretta con aria di dignità offesa “Torniamo a noi… a che punto eravamo arrivate?”

Una cosa ha capito Sara: Loretta è una che non molla.

MAI.

* * *

Grazie a tutti per la carrettata di recensioni e complimenti.

Ah, credo di cavarmela meglio con l’inglese che col napoletano.

Se riscontrate errori nelle frasi inglesi e/o napoletane, per favore, fatemelo sapere. ve ne sarei davvero grata.

Un grazie grosso grosso a Trevor per i suoi beta reading.

sono una persona davvero distratta e lui è una mano santa.

Melany: figurati, non ci sono problemi, una può recensire quando crede. Comunque, piacere di conoscerti. Uhm, vedo che sei capitata bene, con la tua classe. Non stare a preoccuparti troppo. In effetti, da ragazze di buon carattere quali siamo, ci capita spesso di imbatterci in questi elementi di dubbia fiducia. Anche io ho avuto la mia buona parte di amiche vipere. Queste esperienze servono a farti capire come NON deve essere la tua amica ideale. Poi, logicamente, scegli di conseguenza e man mano aggiusti il tiro. Tra le altre cose, è una bella pretesa volere delle amiche e comportarsi da arpie.

Mila4U. ciao bella! Sono contenta che la rivolta ti piaccia.Micro è un autentico tesoro. Besos anche a te.

MeWina: innanzitutto chiedo scusa, ma il correttore automatico mi corregge sempre il tuo nick in Melina, che proprio non c’entra niente. Parafrasando Loretta (è solo il signore che ha facoltà di vita o di morte sull’essere umano) e pure Silente (il preside di Harry Potter, in caso non lo sapessi), ci sono cose peggiori della morte. Capisciammè?

Chloe90: Ciao!Ehm, diciamo che sono veramente una fifona e le storie di vampiri mi fanno un certo effetto. Ma farò il possibile per leggere la tua storia, compatibilmente con il tempo. Tesoro, guarda che i papà, a meno che siano nati con qualcosa che non gira per il verso giusto sono SEMPRE gelosi delle figlie… ‘na roba assurda… il graffito ha fatto ridere anche me, ma non è una mia invenzione… vedessi cosa non c’è sulle porte dei bagni del McDonald a Milano!

Kannuki: che donna coraggiosa… in effetti ‘sta storia della crilammide è un controsenso grosso come un condominio!

Mary-lu: beh, sinceramente, anche io avrei fatto una faccia basita se uno mi avesse chiesto di annusarmi… non credo capiti tutti i giorni (almeno, a me NO!)

Driger: ok per l’invito. Fammi sapere quando vieni e cosa non ti piace. sono attrezzata anche per i vegetariani. settimana scorsa mi sono esplosi i cannelloni, però erano buoni lo stesso! Forse dovrei scrivere una ff sui miei esperimenti culinari. Manuela e Micro… visto che è successo? Ehehehe

Maho: dopo essermi arrovellata, forse ho capito da dove hai preso il nick (le situazioni di lui e lei? lo sto leggendo in questi giorni, bello bello!). a parte ciò. Sei una veggente, altro che la Cooman… hai indovinato la storia della polverina… miticissima, Maho! In effetti, un bacio avrebbe banalizzato il tutto ed anche Manu non distribuisce baci come pasticcini… la storia di Raflesia e lo sciacquone… beh, fa ridere… però bisogna ringraziare Trevor: io ho piazzato Raflesia nella tazza, ma Trevor mi ha detto di tirare lo sciacquone, io non ci avevo proprio pensato. Ti piace Hardware?

Valina89. anche io adoro le scene tenere e quando ho scritto la scena tra Manu e Micro, c’era la musichetta romantica nel mio cervello ed i puttini seminudi che poi ho messo nella storia. è inutile, ho il cuore di pastafrolla, anche se cerco di fare la dura (e non convinco nessuno…)

Ciccachan: grazie per le due recensioni. piacere di conoscerti. Ti prego solo di avere un pelino di pazienza. E poi, come diceva qualcuno, pagherà caro, pagherà tutto. (sono riuscita a spaventarti? Non credo…)

Anakina: grassie grassie. Eccoti l’aggiornamento. A volte credo che in questa storia di persone sane di mente ce ne siano poche. Forse perché anche nella realtà….

Mary-Jane: non ti preoccupare… anche io non riesco a leggere tutto quello che vorrei… purtroppo c’è anche una vita da vivere che ci richiede tanto tempo. Hai capito chi è Raflesia, allora… come vedi con Micro e Manu è continuata, ma è finita a cazzotti… niente bacino, sorry.

Klaretta: ciao, piacere. Quando mi scrivete che vi faccio commuovere ed emozionare, godo come un riccio. Grazie!

Ludmilla Loonbelt: ciao! Come va? Beh, non credo tu sia stata troppo maliziosa: in effetti ho fatto di tutto per farvi arrivare a quella conclusione. Ed invece le cose stavano in un altro modo. Anche perché in questa storia, l’amore è importante, ma è secondario ad altre cose…

Dama Gilraen: Gil, sono contenta che la mia storia ti piaccia. Grazie per le segnalazioni degli errori, mi sono utili ed andrò a correggere le imprecisioni non appena possibile. Ho notato che la lettura di questa mia ff libera gli istinti più feroci e repressi. Purtroppo, però, devo comunicarti che anche se spacchi la faccetta alla Cessica, quella ruminante il chirurgo plastico se lo può ampiamente permettere… e questo rovina la maggior parte del divertimento.

Beh, come ho già scritto in qualche risposta fa, sarei più per la violenza psicologica che quella fisica. Per quanto riguarda Micro, è il mio personale omaggio alle persone in odore di scomunica. Mi stanno troppo simpatiche. Non parlo di quelli che si atteggiano ad alternativi, mi riferisco a tutte le persone che hanno una testa pensante e che la fanno funzionare a dispetto di tutto, pur non sconfinando nella maleducazione e nell’inciviltà. Micro, pur con tutti i suoi umanissimi difetti, è intelligentissimo. Questa storia, è nata come sfogo quando questa mia amica di famiglia mi ha raccontato di quello che sta accadendo a sua figlia. Poi, da qui ad intessere la trama della rivolta per esorcizzare miei ed altrui vecchi fantasmi, il passo è stato breve.

Sono convinta che l’uomo vuole una vera donna come compagna… voglio dire, ci devi pur parlare con tua moglie… non credo che l’ometto standard abbia le prestazioni di Rocco Siffredi, per cui nel frattempo, avere una donna con una conversazione intelligente ed articolata ed una discreta sensibilità è una gran fortuna. Anche io non sono una gran sballona… e non lo sarò mai… purtroppo; comunque, tanto fa la fiducia in noi stesse e nelle nostre potenzialità. Infatti ho un marito molto bello (e non è solamente quello, per fortuna, altrimenti col cavolo). E poi, per la maggior parte delle volte, siamo noi a porci dei paletti e dei limiti eccessivi. Non so per te, ma nel mio caso è stato così

Kisa: ti posso solamente ringraziare. Ho messo le due versioni perché a qualcuno è piaciuta più l’una o l’altra. Eccoti l’aggiornamento… ciao

Grazie a tutti, come al solito.

Baci

Nisi corvonero.

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Capitolo 14
*** La piccola nonnetta lombarda ***


Roisin, a partire dal suo 27° anno di età ha avuto una mutazione genetica: da donna comune (vabbeh, dai lasciamo perdere il suo burrascoso passato, per una volta…), si è trasformata in MAMMA.

Tante donne subiscono questa trasformazione, che è assolutamente irreversibile.

Quando lo diventi, non smetti più di esserlo.

E’ una minaccia, questa? Assolutamente sì!

La suddetta mutazione genetica comporta effetti collaterali oltremodo variegati, e cioè:

• L’assoluta incapacità di NON preoccuparsi per il pargolo (nonostante il pargolo in questione sia abbondantemente cresciuto);

• L’assoluta incapacità di scindere gli affari personali del figlio dai propri. Per perseguire il proprio interesse, la mamma è disposta a trasformarsi, a seconda delle situazioni, in segugio, radar, detective privato;

• La voglia irrefrenabile di vedere la propria progenie sistemata con un partner adatto e successivamente, quella di procedere in un’altra mutazione genetica: quella in Nonna.

Il fatto che Roisin fosse stata in gioventù una signorina un pochino scapestratella, non inficia minimamente gli esiti della mutazione genetica in Mamma.

Per cui, quando la dolce Roisin vede Micro entrare in casa con una ragazza, senza dirigersi direttamente in camera da letto, il radar interno della Mamma entra in funzione.

E quando poi vede il figliolo adorato guardare quella ragazzina piuttosto in carne come fosse il paese dell’Eldorado, il cuore di Mamma di Roisin ha un tonfo: forse è lei! La Donna Giusta Ed Adatta Per Il Figliolo Adorato.

Ma forse, quella ragazza è anche la Nuora Giusta per la Mamma adorata!

Roisin ha molto apprezzato che quella ragazza le abbia tenuto testa, stringendole il polso forte in una mano per impedirle di suonare il figlio come una zampogna.

Mentre si massaggia il polso con malcelata soddisfazione, l’istinto della Mamma entra ancora in azione, inesorabile.

Le foto, ci vogliono le foto.

Tutti voi, sicuramente, avrete delle fotografie che vi sono state scattate quando eravate piccolini.

Queste foto, solitamente, vi ritraggono nelle posizioni più imbarazzanti.

A casa dei miei genitori, per esempio, c’è una mia foto con i miei fratelli il giorno della mia Prima Comunione.

Per mia grande sfortuna, è impossibile non notarla, in quanto è sistemata proprio in corridoio, quel corridoio che si deve obbligatoriamente attraversare per entrare in una qualsiasi stanza.

A parte che indossavo un bellissimo vestito azzurro lavorato ai ferri dalla mia mamma, che aveva preso il modello da “Confidenze” (ma c’è ancora quel giornale?).

Vi risparmio di illuminarvi sulla diatriba famigliare tra mia mamma ed una piccola ma paffutella Nisi Corvonero sul colore dell’abito: io lo volevo rosa, ma la mamma ha decretato senza possibilità di appello che sarei sembrata una bomboniera, per cui, implacabile come un cingolato tedesco, ha acquistato la lana di colore azzurro.

La maggior parte delle persone che vede quella foto, non vede tre fratelli, ma tre bambini direi un pochino particolari: mio fratello maggiore con la bocca spalancata (mancava solo la proverbiale mosca), io con la faccia di una che si era appena fatta un festino orgiastico con profusione di droghe varie (nonostante la mia tenera età), e poi il mio fratello minore, con una faccia da schiaffi che metà ne bastava.

Beh, siamo cambiati, ed ora mio fratello minore ora ha la faccia del serial killer (anche se è buonissimo) .

Voi vi illudete che la prova d’amore sia concedersi all’amato? NO!!!

È fargli vedere le vostre foto più imbarazzanti.

Che mi è andata bene: qualcuno (di cui non farò né nome né grado di parentela), è stato immortalato con il pannolino sporco.

Oppure con espressione frignante…

Oppure seduto sul vasino.

Oppure come il bambino che sogna di diventare un corridore di formula 1 e che mima la leva del cambio con il pisellino.

Non vi faccio altri esempi, il mio debole cuoricino potrebbe non sopportarlo e cedere da un momento all’altro!

Più che altro perché sto ridendo come una deficiente davanti al PC e se continuo a sghignazzare come sto facendo ora, potrebbe venirmi un colpo apoplettico.

Tornando al discorso di prima, le Mamme, queste cose le sanno benissimo e custodiscono gelosamente queste foto fino al momento in cui all’orizzonte apparirà la Ragazza Giusta e loro la dovranno mettere alla prova.

Perché non si molla il figlioletto, così, alla prima tipa approdata nelle sue braccia.

Troppo facile, tzè!

E secondo voi, che fa Roisin, per intrattenere Manu?

Tira fuori dal cassetto una enorme scatola con le foto personali di Micro bambino.

Nonostante il colorito già pallido di suo, Micro diventa cereo.

“Mummy, a Manuela non interessano le mie foto. Vero, Manu?”

Tesoro di una Manu, lei adora i bambini e si fa passare tutte le foto possibili ed immaginabili.

“Ma no, perché? Secondo me da piccolo eri così carino…” e Manu si accomoda meglio sul divano.

Prima foto: Micro seduto sul vasino.

Seconda foto: Micro completamente nudo con il copricapo di Toroseduto ed il viso dipinto con i colori di guerra.

“Manu… credo sia ora che ti accompagni a casa…” sussurra Micro debolmente.

“Ma no, guarda com’eri carino da piccolo” pigola Manu, mentre Roisin fa di sì con la testa.

Terza foto: Micro appoggiato al muro del bagno che si esibisce in un’artistica fontana, mentre con la pipì cerca di mirare il buco del water, in una inconsapevole imitazione del Manneken Pis* che c’è A Bruxelles.

“Manu, credo sia tardi” mormora il povero Micro con voce rotta.

Quarta foto: Micro che gioca al dottore con una bambina sconosciuta (chi ben incomincia…)

Un Micro ferito nell’orgoglio e nell’onore, lascia le due donne in soggiorno e si chiude in camera.

Va bene che voleva che Manu lo vedesse nudo…

Ma non a quel modo…

Pochi minuti dopo, Micro sente bussare discretamente alla porta.

“Posso entrare?” è Manu che illumina la stanza buia con la sua luce.

“Se vuoi” mormora Micro che, seduto sul letto, sta cincischiando il lenzuolo, nervosamente.

Manu si siede accanto a lui ed il letto cigola sotto il suo dolce peso.

“Sei arrabbiato?” gli chiede dolcemente la ragazza.

“No. Cosa te lo fa pensare?” le risponde asciutto Micro, ma in tono cortese.

“Neanche io amo le foto imbarazzanti, non ricordi?” gli sorride lei.

“Lo so, ma io non ho visto una tua foto in mutande e canottiera e tu mi hai visto nudo ed in pose compromettenti”

“Ma eri un bambino molto carino, sai?” ridacchia Manu, facendogli pat pat sulla spalla per consolarlo.

Anche lei ha una Mamma e sa cosa vuol dire.

“Beh, potresti almeno dire che sono anche un ragazzo molto carino…” Micro azzarda un mezzo sorriso: almeno, lei non l’ha giudicato un deficiente per colpa di quelle stramaledette foto che ha sempre odiato e che sua mamma si ostina a conservare.

“E va bene, sei un ragazzo molto carino” gli sorride ancora Manuela.

Lui si rabbuia improvvisamente:”hai visto la foto di quando mi rotolavo nel letame?”

Manu scuote la testa: “No. Ho visto che quelle foto ti facevano star male ed ho chiesto a tua mamma di metterle via…”

Per la prima volta, Micro le fa un sorrisone:”Davvero?”

Manuela annuisce:”Davvero, sarai tu a farmele vedere quando sarai pronto, io ho tempo, non ho fretta”

Micro si gratta la testa: dove l’avrà mai sentita quella frase?

Improvvisamente, Manuela butta un occhio.

all’orologio:”Madonna santa, ma è tardissimo! I miei genitori saranno preoccupati”

Micro si alza:”Ti accompagno a casa, ma non preoccuparti, ho già chiamato io i tuoi genitori quando eri in bagno… hanno detto di tornare per cena”

Manu lo guarda un po’ stupita: perché lui è così gentile con lei? cioè, lo aveva capito benissimo anche lei il perché, ma le è capitato poche volte che qualcuno si dimostri così premuroso con lei.

Ora comincia a capire come mai Sara gli voglia così bene.

La parola migliore per definire quel ragazzo è… tenero.

* * *

Sara lascia la casa di Loretta senza sapere cosa pensare.

Prima di tutto, non ha ancora capito se Loretta le piaccia o no.

Le sue maniere troppo cortesi non le permettono di metterla nella casellina dei simpatici o in quella degli antipatici.

Resta il fatto che Sara continua a pensare che Loretta sia una ragazza molto particolare.

Hanno parlato un pochino di Jessica, di come fargliela pagare, ma non hanno concluso poi molto, alla fine.

Cioè, l’unica cosa conclusa è stata la torta, grazie anche al valido contributo del prode Evenzio, una boccaccia peggio del francese della sfida del paté nel manga di Ranma, ma alla fine, Sara è uscita da quella casa senza che la proverbiale lampadina si sia accesa.

Però, è un pensiero molto confortante il fatto di non essere la sola a provare questi sentimenti astiosi: si è accorta che provare rancore costa fatica, soprattutto ad una persona sostanzialmente mite come lei.

E’ qualcosa che la prosciuga dentro, obbligandola a stare sempre sul chi vive, a guardarsi le spalle e, francamente, non la lascia molto tranquilla.

E’ questo il lato peggiore di situazioni del genere, rimugina Sara: l’astio, i cattivi sentimenti non si esauriscono con la malefatta e poi basta: il sospetto continua, così come pure il livore.

Il viaggio in metropolitana dura poco, sono solamente poche fermate, poi, visto che è una bella giornata ed i compiti sono già a posto, Sara decide di fare due passi.

Manca qualche minuto alle sette quando Sara varca la soglia di casa sua e, come prima cosa, sul tavolo del soggiorno nota un enorme grappolo d’uva in argento.

Tale grappolo significa che nonna Ada è in visita.

Si tratta di un grappolo d’argento estremamente pacchiano, uno dei regali di nozze che Roberta ha ricevuto dalla suocera, oltre al marito, ovviamente.

Ve lo dico sottovoce: a Roberta quel grappolo fa proprio schifo, solo che, per la buona pace in famiglia, invece di buttarlo via, lo nasconde in una scatola che a sua volta viene nascosta nel mobile del soggiorno, scatola che viene magicamente aperta in occasione delle poco frequenti visite della nonna Ada (che è la mamma del papà di Sara & Giulia).

E’ vero, dice Sara tra sé, oggi c’è la nonna a cena.

Sara entra in cucina e nota la vecchierella striminzita e magrolina seduta al tavolo, con davanti un bicchiere di acqua e menta.

“Ciao, nonna, come stai?” Sara si china a baciare la guancia avvizzita della nonna.

Nonna Ada, invece, bacia l’aria a lato delle guance di Sara:”Come vuoi che stia, sono vechia, non mi vuole più nesuno, sono solo un fastidio”

Evviva l’ottimismo, eh?

Sara, in un raro guizzo di malignità pensa:”Per una volta nella vita, sono d’accordo con te!”

Dai, vi prego, lasciatemi fare un’altra divagazione, solo una…

Grazie, troppo umani: la nonna Ada soffre della sindrome della zia Lina: la zia Lina è la zia di mia mamma, che prevede sempre morti e catastrofi, solo che lei è sempre in piedi, alla faccia di tutti e di tutto.

Non è a caso che, nonostante si sia comprata la tomba decenni fa, ha passato abbondantemente i 90 e seppellito diversi fratelli più giovani.

La massima espressione della sua filosofia personale è stata in occasione del funerale di un parente per il quale la famiglia della mamma si è spostata in blocco verso le montagne del Trentino.

Il momento topico, quando il treno è passato accanto alla montagna e la zia Lina ha profetizzato:

“Ecu, te vedet ma faa a sucet i disgrasii: se destaca un toc da muntagna e sem tucc bel e mort!”

traduzione dal milanese: Ecco, vedi come fanno a succedere le disgrazie? Si stacca un pezzo di montagna e siamo tutti morti. Chiedo scusa per la fonetica milanese, non la conosco.

Vi risparmio la bestemmia NC17 del marito… che comunque è morto più di 20 anni fa, quindi, fare la gufa funziona, come vedete…

Tornando a Sara, la ragazza vede la sua mamma agitarsi ai fornelli e storce la bocca.

Roberta è una persona molto tranquilla, ci sono poche persone che la fanno agitare e nonna Ada è una di queste.

Diciamocelo chiaramente, Ada non pensa granché bene di Roberta.

Succede spesso che le suocere non amino le nuore, sapete?

Non so da cosa dipenda, ma purtroppo è così.

Ho stuoli di amiche vessate da suocere gelose o ficcanaso o anche peggio.

La cosa è comunque partita male, in quanto i primi tempi della relazione tra Giovanni e Roberta, Ada era rientrata prima dalle vacanze perché la casa era da pulire - dopo una settimana di assenza si aspettava una sporcizia che manco la discarica di Cerro - ed aveva beccato l’adorato figliolo suo, con le mani nel sacco…

Cioè, le mani non le aveva precisamente nel sacco, ma su Roberta e non vi dico dove: infatti i due teneri innamorati stavano consumando un appassionato amplesso sul talamo coniugale di Ada e del povero Reginaldo Belotti, il signore l’abbia in gloria…

Beh, non sto a raccontarvi l’imbarazzo totale di Roberta, sta di fatto che da quel momento in poi, la dolce Roberta è stata classificata una lögia (Termine popolare milanese. Meretrice sta a Loretta come lögia sta ad Ada. Understand?) e dopo tutti quegli anni, Ada la considera tutt’ora una loegia, anche se Roberta di maiali non ne ha più visti manco con il binocolo, neanche all’agriturismo!

Tutte le volte che viene invitata a cena, Ada si presenta con almeno un’ora di anticipo e si mette a controllare il comportamento di Roberta ai fornelli.

Forse, pensa che Roberta possa ripetere la mitica performance con un matterello…

E a dirla tutta, neanche quelle due sfacciate delle nipoti le piacciono molto.

Una che si ostina a studiare mentre il posto di una donna è a casa a fare i figli e a tenere pulita la casa del marito. Non sa neanche preparare un risotto giallo come si deve; quell’altra, ancora più sfacciata, risponde sempre male ed ha sempre in mano il pennello oppure un libro.

E’ molto meglio Valeria, l’altra sua nipote, la figlia del Marco… lei si che è sempre gentile come dovrebbe essere una brava ragazza, sa fare le cose a puntino in casa e non si perde via con i libri.

L’hobby di nonna Ada è la morte. No, non guardatemi così, vi prego, non sto parlando dell’ennesima vecchietta che va in giro ad ammazzare la gente perché non le è simpatica: semplicemente, dopo aver seppellito un marito e una sporta di amici e parenti, Ada ha fatto buon viso a cattivo gioco.

Premetto che Ada vive in quella che è chiamata la strada delle vedove: in quel paesino della provincia di Milano, la via nella quale abita Ada è piena di signore che hanno perso il marito e i pochi uomini rimasti non sono molto tranquilli.

Ada, in effetti ha una vita molto impegnata: partecipa a tutti i funerali di gente che conosce, ma anche di gente che non conosce ed i suoi occhietti vispi registrano sempre il numero dei partecipanti.

Con le vedovelle sue compagne, si ritrova a fare il capannello sul sagrato della chiesa commentando il dolore dei parenti, quante corone di fiori ci sono e la predica del prete.

Il clou sono i funerali dei ragazzi giovani, pieni di gente, durante i quali possono ripetere i cliché più ritriti: Aveva tutta la vita davanti… si è spento nel fiore degli anni…e piacevolezze simili.

Il guardaroba di Ada è composto esclusivamente da abiti neri: andando ai funerali così spesso, è l’abbigliamento più consono.

Correda il tutto, il velo di pizzo nero che le copre il capo.

Non fate i maligni, non so se Ada porta la biancheria nera.

Però sono certa che porta il reggicalze o, come lo chiama lei, il reggicalSe. Però non quello sexy (lei direbbe seSy!) di pizzo, che piace tanto ai ragazzi, bensì quello di quella strana stoffa color carne che si abbina splendidamente alle pancere delle signore più in carne.

Ada, anche lei, ha fatto le cose per tempo: nel cassetto della biancheria profumato di lavanda, proprio sotto le mutande ascellari, c’è una busta che contiene le istruzioni per il funerale, da aprirsi quando il signore deciderà di richiamarla a sé.

Credo tardi: non credo che il povero Dio reggerebbe una seccatrice di siffatta specie… il proverbio l’erba cattiva non muore mai, ho ragione di ritenere sia stato coniato per questo motivo: già di grattacapi ne ha tanti, il Signore, per cui queste personcine simpatiche le lascia sulla terra quanto più possibile (grazie, Dio, troppo gentile!)

Comunque, la busta di cui sopra è perfettamente inutile, in quanto è da almeno 15 anni che ripete a tutta la famiglia come vuole ‘sto cavolo di funerale.

Accanto alla tomba del signor Reginaldo, c’è uno spazio vuoto, acquistato nel 1982, che un giorno ospiterà le spoglie mortali di Ada.

Se volete sapere un pettegolezzo, credo che Reginaldo abbia dovuto aspettare la sua morte per stare un pochino tranquillo.

Diciamo che però Ada non è sempre stata così: prima si è occupata di relazioni con l’altro sesso, più o meno lecite; poi di maternità, più o meno lecite ed infine di malattie. Poi è passata alla morte, ma questo lo sapete già.

Da ragazza, andava in chiesa alla domenica e teneva sotto controllo la situazione: sguardi appassionati si incrociavano tra quelle mura consacrate, gli occhi degli uomini che cercavano quelli delle donne che erano sedute dalla parte opposta rispetto a loro.

Ada ha visto palpebre abbassarsi, sorrisi nascosti dietro ad una mano, guance imporporarsi sotto uno sguardo audace di un bel bagai (ragazzo in milanese NDA), sguardi che però non si posavano mai su di lei.

Non che fosse una brutta figliola, semplicemente era una rompiscatole di prima categoria, acida e linguacciuta.

Per cui, non avendo relazioni sue, guardava quelle degli altri.

E le criticava.

Era come la signora della canzone Bocca di Rosa: Si sa che la gente da buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente da buoni consigli se non può dare cattivo esempio.

Ada è sempre stata un segugio: quante volte baci appassionati scambiati dietro alla stalla o mani curiose che si infilavano sotto l’orlo di una camicia sono state smascherate dalla zelante signorina.

E se la relazione non era benedetta da Dio, la soddisfazione di Ada aumentava.

Una dopo l’altra, le amiche di Ada si sono sposate e lei è rimasta sola.

Si era negli anni 40 ed una donna che non si sposava, era considerata un fallimento.

Ada si era già rassegnata a fare la zia zitella, quando dalla provincia di Brescia si era trasferito Reginaldo Belotti, per gli amici Gino.

Un ragazzo alto, con un bel sorriso e di bello poco altro, che lavorava alla Breda: tutte le mattine, presto presto prendeva la bici e con altri uomini faceva la strada vecchia di Sesto per andare al lavoro.

Un giorno, Gino andò in chiesa e notò quella ragazza.

Al suo vicino di panca aveva mormorato che era talmente rigida che sembrava le avessero infilato un bastone su per il didietro, al che i due scoppiarono in una risata e Gino, riconosciuto subito come l’istigatore di quel comportamento blasfemo, si guadagnò un’occhiataccia da parte della signorina dal bastone infilato.

Fedele al suo ruolo di stracciaballe, Ada intercettò Gino fuori dalla chiesa e gli fece una ramanzina sul rispetto per la casa del Signore.

Gino ascoltò la predica senza fiatare, con il berretto in mano, mentre pensava che aveva bisogno di qualcuno che badasse a lui, che gli facesse da mangiare ed anche un po’ di compagnia.. Siccome non era bellissimo, non aveva avuto tante donne e si avvicinava ai trent’anni, aveva già messo in conto di restar da solo, ma quando vide quella donna davanti a lui, la sua solitudine e la sua bocca fecero il disastro:

“Signorina, volete sposarmi?”

Si era aspettato di tutto tranne quel sì.

Si sposarono qualche mese dopo.

Dal matrimonio nacquero 4 figli maschi (Matteo, Luca, Marco e Giovanni, come i quattro evangelisti), ma fu sempre stato chiaro che in casa era Ada a comandare. Non per autorità, ma rompeva talmente le scatole a tutti che era più semplice assecondarla che litigare con lei.

Altro hobby di Ada: quando una ragazza restava incinta fuori del matrimonio, Ada era tra le prime a puntarle il dito contro, ma sotto sotto si rodeva di invidia perché, quasi certamente, la svergognata si era divertita più di lei.

Il dovere prima di tutto, per Ada è sempre stata la cosa più importante.

Vi è piaciuta Ada? A me francamente no!

E ritorniamo a questa benedetta cena:

Giulia, per pura solidarietà, raggiunge mamma e sorella in cucina.

“Ciao nonna, come stai?” Giulia non la bacia e non le da neanche la mano.

“ehhhh gli aciachi, l’età che avanSa…”

(non pensate che io abbia dimenticato l’ortografia, ma le vecchie signore milanesi abituate al dialetto in certi casi non pronunciano le doppie, al posto delle zeta mettono le esse, non dicono né la x, né ps. una frase d'esempio:"A RoSSano c'è abbondanSa di prosciuto coto".)

Giulia l’ascolta con la faccia di una che ha sentito la stessa storia per anni.

“Robeerta, te la ricordi la signora Scirea? La mamma della LorenSa Cantoni, che stava nella corte dei Gatti?”

Roberta lascia per un attimo stare le patate e le sorride:”Ah, si, come sta?”

“E’ morta l’altro giorno, l’han portata via oggi… al funerale non c’era nesuno” Ada scuote la testa.

“Ah” queste sono le situazioni che imbarazzano Roberta “ e Lorenza come sta?” chiede anche se non vede Lorenza da anni.

“Ohhh pora tusa… un tumore all’utero.” Ada è quasi compiaciuta.

Giulia è dietro di lei e mima l’atto di spararsi nei genitali.

Sara soffoca una risata e la nonna la rimprovera:”Sei senSa rispetto! Ma diventerai vechia anche tu!” è la minaccia che viene dalla bocca sottile di Ada.

Giulia risponde serissima, con una faccia tosta incredibile:”Lo spero tanto, nonna, non vogliamo mica schiattare giovani”

Roberta è tesissima mentre serve in tavola la pasta con il pesto.

Le quattro donne si siedono al tavolo e cominciano a mangiare la pasta in un silenzio denso come lo yogurt greco.

Ada alza gli occhi dal piatto:”Giulia. Ma sei già signorina?”

“Uomo non sono di certo… nonna” risponde l’interpellata.

Roberta tossicchia e risponde per la figlia:”Si, dall’anno scorso…”

Ada scuote la testa:”sei in ritardo, la Valeria è diventata signorina a 13 anni”.

Valeria è la cugina di Sara e Giulia, il tesorino della nonna. Valeria è un angelo caduto dal cielo, tutto quello che fa è perfetto.

Persino il suo sistema riproduttivo è un bijoux!

“Sara ce lo hai il ragaSSo?”

e qui Giulia comincia a ridere sguaiata e ad indicare il collo, mentre Sara la vuole ammazzare, possibilmente in maniera lenta e dolorosa.

“No” risponde lei brevemente.

“Perché?”

“non ne ho idea, nonna…” e Sara torna a dedicarsi alla sua pasta al pesto che le sta diventando indigesta. Però non è andata male, di solito Ada fa questa domanda ad intervalli mensili, in mezzo ad una folla di minimo 15 persone.

Sara si chiede perplessa che cosa succederebbe se lei, per una volta, rispondesse che il ragazzo ce l’ha veramente.

In quella, lo squillo del campanello fa sobbalzare tutti.

“Vado io!” si offre, per una volta nella vita, Giulia, saltando su dalla sedia con la grazia di una ballerina classica.

“Micro!” esclama Giulia, che non è mai stata così felice di vederlo “Che piaceeeere, vieni, vieni!”

Micro, che non è scemo, fiuta la fregatura e nota nel frattempo il grappolo d’argento sul tavolo.

Entra in cucina e non nota subito la vecchietta incartapecorita vestita di nero e si lancia su Sara e le schiocca un bacione sulla guancia:”Ciao Ala, sorellina bella!”

Nel sentire queste parole, Ada diventa verde e guarda Roberta, la lögia, con uno sguardo che avrebbe fatto paura al demonio:”Roberta… esigo una spiegaSione”

Mentre Roberta viene considerata sempre più la lögia, Micro scoppia a ridere.

Roberta riesce a mormorare:”Ma no, signora, è un amico di Sara e sono talmente attaccati che lui a volte la chiama sorella…”

Ada lo guarda sospettosa:”E tu chi sei, ragaSSo?”

Micro le si avvicina e le tende la mano educatamente:”Sono Micro, signora?”

“Micro? Ma non è un nome da cristiani” bercia Ada severamente ed ignora la mano tesa del ragaSSo.

“E’ irlandese, signora, e provengo da una famiglia cattolica” Micro atteggia il viso ad un espressione serissima.

“Con quei cavei (capelli) lunghi lì, non sarai mica un uomosensuale?”

Ada fa precipitare Micro nel settimo girone dell’inferno (pregasi immaginare Micro che precipita attraverso la voragine dantesca) .

Giulia scoppia a ridere, subito imitata da Sara e Roberta, mentre Ada assume un’espressione oltraggiata.

“Ma nonna, a lui piacciono le donne…” dice Sara, in difesa del suo amico.

Micro torna al purgatorio (pregasi immaginare un filo invisibile attaccato al retro dei calzoni di Micro che lo trascina su).

“oh, nonna, non sai quanto, cambia più donne che calzini” aggiunge Giulia con un’espressione tremenda.

Micro ricade nel secondo girone (pregasi immaginare che il suddetto filo si spezzi – grazie per la collaborazione).

“Allora sei il ragaSSo della Sara…”

“no, sono solo suo amico” risponde Micro prendendo una sedia ed accomodandosi al tavolo.

“Ala, senti, ma che schifezza avete sul tavolo del soggiorno?” chiede Micro in tono di conversazione.

il grappolo d’argento, mi sembra ovvio!

Ada lo guarda malissimo:”E’ il mio regalo di noSSe a mio figlio e Roberta” spiega acida.

Micro ricambia lo sguardo perplesso:”Signora, ma non è un po’ in ritardo? Suo figlio e Roby si saranno sposati un vent’anni fa e lo porta solo oggi?”

Lo sguardo di Ada si posa inceneritore su Roberta:”Non ti piace il mio regalo, Roberta?” le chiede gelida.

Per una volta, Giulia fa la cosa giusta:”Nonna, la mamma nel pomeriggio lo mette sempre via, ha paura che il sole lo faccia diventare nero!”

Lo sguardo di Ada si raddolcisce un pochino:”Eh, si hai ragione, Roberta, non si può stare un momento tranquilli”

Un dessert veloce, la nonna va via e la vita riprende tranquilla nell’appartamento delle tre donne.

* * *

*Il Manneken Pis è uno dei simboli di Bruxelles. Si racconta che un mercante non trovasse più il suo figlioletto. Preso dalla disperazione, promise che se lo avessero ritrovato, avrebbe regalato alla città una statua del bambino. Detta statua avrebbe immortalato il bimbo nella posizione in cui sarebbe stato ritrovato. Avete capito cosa stava facendo, quel discolo di un pupo? Gli cambiano l’abito tutti i giorni – sì – alla statua. Ha un guardaroba che anche Gisèle se lo sogna!

* * *

Come avrete capito, questo capitolo in certi punti è fortemente autobiografico: le vecchiette del mio paese mi hanno dato una grande mano nel descrivere la figura di Ada.

Grazie per le recensioni e per avermi letto. Siete sempre molto gentili.

Ed ora passiamo ai ringraziamenti:

Kannuki: Cosa mi danno da mangiare alla mattina? Caffè d’orzo, crostini ai quattro cereali dell’Esselunga spalmati di marmellata di fragole. Roisin è sempre una grande.. vediamo se Ada ti piace. a parte gli scherzi, ammiro molto il tuo modo di scrivere e sono lusingatissima di ricevere i tuoi complimenti. A Very presto!!! Aspetta le mie recensioni, quando ho un attimo recupero il terreno.

Ludmilla_Loonbelt: Ciao! A proposito, congratulazioni, ho visto che hai avuto dei voti nel concorso del forum, complimenti! Manu incinta? Bahhh, troppo presto!!!

Ciccachan: buona giornata!!! Che brava, sei stata paziente (la mia casa è ancora in piedi, almeno, lo era fino a stamattina!). La mamma di Micro è pazzerella? Direi parecchio pazzerella, sai? Ti scrivo presto, ho quasi finito… baciotti

Maho: carissima signorina Izawa… anche io mi sto appassionando al manga… tantissimo! Proprio bello. Ma è possibile che tu mi sgami sempre? Infatti per l’aspetto fisico di Loretta, ho attinto a piene mani da quello di Luna Lovegood. Però i caratteri sono diversi e si vedrà in seguito. Spero che la scuola sia finita nel migliore dei modi! Evenzio è un personaggio interessante. A presto!

Klaretta: sono spiacente di comunicarle che sia i Micro che i Kieran disponibili a magazzino sono terminati… sono rimaste solo delle Hardware e delle Ade. Va bene lo stesso? Spedizione in 24 ore dal ricevimento dell’ordine (questa è la deformazione professionale della segretaria, non farci caso!)

Mary-Lu: in effetti, sono personaggi simpatici, sia Micro che la sua mamma… e Loretta parla in maniera davvero strana. Ciao!

Dama Gilraen. Hey, Gil, che si dice? La soddisfazione di tirare una sventola ad una sciacquetta come Cessica in effetti può aiutare parecchio, soprattutto l’autostima… Senti, chissà cosa direbbe quel tuo compagno della composizione cartacea di questa storia… per la vendetta, attendi un paio di capitoli e comincerà a concretizzarsi qualcosa di serio. A presto.

The Lost Arch Angel: Ma ciao a te, sorella! Non ho ancora avuto modo di leggere la tua ff, ma lo farò presto (ho stressato mezzo sito sulla fatica che ho fatto ed il tempo che ci ho messo a scrivere il terzultimo capitolo della mia ff su Harry Potter… ora stresso anche te ). Se hai bisogno chiedi, anche io ti chiederò una traduzione dall’italiano al napoletano (credo ne avrò bisogno) grazie per la tua disponibilità. Ci vediamo in Irlanda (spero).

Angele87: i tuoi complimenti, visto che sei così brava, mi fanno davvero un sacco piacere. Grazie di cuore. La cosa che però mi dispiace è che in questa situazione si trovino più persone di quante mi piaccia pensare.

Mewina: mia cara ispiratrice di idee sadiche e/o perverse: Manu incinta? di immacolata concezione ne basta una… due sarebbe troppo… baci

MaryJane: la pazienza è una gran virtù. Tu suggerisci di buttare Jessica da un grattacielo? La vuoi spalmare come la Nutella, allora? Mi spiace, Nisi non ama lo splatter… ma ci potrei fare un pensierino…

Valina89: Hey!! Ma tu vuoi sapere com’è il fratello di Loretta? Vuoi che ci metta una buona parola? È’ un tipo normalissimo, direi niente di che, caruccio, ma non certo come Orlando Bloom (se fosse figo, qualcuna se lo sarebbe già portato via e nella storia non ci sarebbe entrato!)

Driger: grazie, sono felice che il capitolo ti sia piaciuto. A te non piacciono le verdure… a me non piace il pesce.. che ne dici delle lasagne.. se vuoi un piatto irlandese (in onore di Micro), lo stufato alla Guinness. Tu porta da bere, al dolce ci penso io, fammi sapere le tue preferenze, però. A presto

Chloe90: ah, meno male… allora, la leggerò senz’altro, devi solo avere un po’ di pazienza. Come dicevo sopra a the lost arch angel, sto finendo la ff di HP e mi assorbe completamente.

Maronchan92: direi che posso eleggerti la mia cara ispiratrice di idee sadiche e/o perverse No.2. E’ bello sapere che la gente si fa in quattro per aiutarti. Ahahahahah

Sailor Mercury: piacere di incontrarti anche qua! Spero che tu vada avanti e che il resto della storia ti piaccia altrettanto. Damynex: Piacere di conoscerti…Micro è un grande e lo adoro, hai proprio ragione… ed anche Kieran è troppo forte.

Blanche: ho visto tante volte il tuo nome nelle recensioni della mitica Kannuki. Sono contenta di vederlo anche in una storia mia. Grazie tante.

A presto!

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Capitolo 15
*** La nobile arte della maldicenza ***


Quando nonna Ada guarda con aria critica l’orologino microscopico con il cinturino nero che porta al polso e dice:”L’è ura d’andà a cà – è ora di tornare a casa”, tutti in casa Belotti tirano il famigerato sospiro di sollievo.

Per cui anche Sara sospira di sollievo, come le altre due componenti della famiglia.

Anche lei, quando c’è nonna Ada, è tesa. Ma per ragioni diverse da quelle di Roberta (lei non l’ha mai beccata con nessuno… meno male!).

La nonna ha la rara capacità di farle delle domande personali a bruciapelo, che per il 99,99% delle volte la colgono totalmente impreparata nel dare la risposta più consona, che sarebbe:”Ma fatti gli affari tuoi”.

Però, concordate anche voi, che sarebbe meglio non rispondere così alla nonna Ada, non è carino… a prescindere dal fatto che nonna Ada farebbe meglio a farseli per davvero gli affari suoi.

Sara non è una persona particolarmente ermetica, lei gli affari suoi, se ha voglia, li racconta pure. Ma, accidenti, vuole avere voce in capitolo nella scelta della persona alla quale spiattellare tutto.

Vivere in un paese è bello, puoi andare in giro in bici, non c’è troppo traffico, però ha i suoi punti a sfavore, il classico rovescio della medaglia.

In genere, sono appunto le vecchiette come nonna Ada, che dicono che la testa non è più quella di una volta, ma che nonostante ciò, sono in grado di registrare, ricordare e classificare pettegolezzi, con una memoria sull’ordine dei gigabytes! E non ci sono virus che tengano!

Per non parlare degli alberi genealogici: quando assisto alle conversazioni di parenti anziane parlano di persone che sono le figlie delle sorelle delle cognate delle zie del nonno del cugino.

Poi magari si dimenticano di pagare la bolletta della luce, ma le cose importanti non gli sfuggono mai.

Diciamo che fanno passare un individuo al setaccio, soprattutto quelli di sesso femminile.

Affermare che la CIA avrebbe da imparare dai loro metodi strappainformazioni, non mi sembra francamente esagerato.

Ce la vedete nonna Ada impegnata in un interrogatorio in un carcere americano di massima sicurezza, con tanto di vestitino nero e veletta in testa e corona del rosario in mano? Io sì. credo che sarebbe capace di far confessare a qualsiasi delinquente anche quello che mangia abitualmente a colazione e quante volte va in bagno in capo ad un giorno.

Ma analizziamo scientificamente i metodi utilizzati, in maniera imparziale e distaccata.

A seconda dell’età cambia la domanda:

Dall’anno e mezzo (spero sia giusto… quand’è che un pupo impara a parlare?), la domanda è “Vuoi più bene alla mamma oppure al papà?” .

Una domanda simile è passibile di denuncia al tribunale. E’ ovvio che al 99% la risposta sia: alla mamma! Ed il povero papà? Come ci rimane quando sente il suo pargolo dire alla vecchietta pettegola che vuole più bene alla mamma? Fossi un papà , mi sentirei defraudato!

Non c’è l’ente protezione papà al quale appellarsi?

Il pargolo cresce ed entriamo negli anni della scuola, per cui la domanda cambia “Ti piace andare a scuola” oppure “Va bene la scuola?”

Questa domanda non è totalmente innocente, in quanto se tu sei un disastro a scuola, la domanda in questione ricorda alla tua mamma (o chi per lei…) che sei un disastro a scuola, poi quella si innervosisce e se la prende con te.

Arriva l’adolescenza, un periodo delicato e sinceramente davvero poco poetico. Quelli che dicono:”Beata adolescenza” hanno una memoria a brevissimo termine, oppure sono passati dall’infanzia direttamente alla maturità.

Siccome sono una donna, parlo dal punto di vista delle donne.”Ma sei già diventata signorina?”, è la domanda di rito, (vedi capitolo sopra) mentre queste gentili creature ti fanno scivolare lo sguardo addosso in cerca di fianchi arrotondati e di seni già sbocciati.

Dai 15 ai 22 anni, cioè che ti chiedono è “Ma tu ce l’hai il ragazzo?” (vedi ancora capitolo precedente).

E se una fosse lesbica? O se non riuscisse a trovarne uno decente? E’ umiliante rispondere sempre di no. Ciò implica (per loro) il fatto che tu abbia “qualcosa che non va”. Se la tua età sfora verso i 25 anni, cominciano con la domanda supplementare e cioè: quando ti sposi.

Domanda quanto mai insidiosa… ragazzi che non ti vogliono sposare, ragazzi che non vuoi sposare TU, la convivenza, sono fatti mai presi in considerazione e trattati con la dovuta delicatezza.

Quando sei bell’e che sposata, ti illudi che ti lascino finalmente in pace. Ed invece NO! Comincia la tortura peggiore:”quando fai un bambino?”

E qui sono mazzate perché ti può accadere di scoprire che tu un figlio non lo vuoi fare manco sotto tortura, che non ami veramente l’uomo che hai come compagno per cui farci un bambino assieme non è l’idea migliore che ti possa venire, che non riesci tu o che non riesce lui, che ci sono problemi di lavoro, di soldi, di famiglia, di diavolo a quattro.

E poi, quando scodelli il tal famoso pupo ti chiedono quando gli farai un fratellino…

Poi non so più come finisce perché le mie amiche al massimo hanno avuto un bambino e basta, per cui per le fasi successive di indiscrezione sono totalmente all’oscuro.

Mi riservo di riaggiornare questa lista in seguito.

Comunque, queste fasi vengono date per scontate e sono un vademecum jolly di frasi di circostanza, di grande aiuto, secondo qualcuno, quando proprio non si sa cosa dire.

Permettetemi di parlarvi di una mia carissima amica di infanzia.

Lei non si vuole sposare, ma convive felicemente e pochi mesi fa ha dato alla luce una deliziosa bambina.

Nel corso di una serata in pizzeria tra donne, quando ha detto che aveva una piccolina, una signora le ha chiesto:”Non sapevo ti fossi sposata?”

In effetti la mia amica non si è MAI sposata.

La mia linguaccia biforcuta, mi ha fatto prendere da parte la mia amica ed io, sghignazzando peggio di Draco Malfoy, le ho detto:”Ma sei una stronza, ti sei sposata e non mi hai invitata al tuo matrimonio?”

La stessa amica mia, una settimana dopo aver partorito la mia nipotina, dopo notti insonni, rigurgiti ed innumerevoli pannolini in condizioni impronunciabili, si è sentita chiedere dalla solita vecchietta (naturalmente in mezzo alla piazza centrale del paese), quando avrebbe messo in cantiere il fratellino per la frugola.

Inutile dire che la mia amica è stata presa da un fortissimo impulso di chiudere la bocca alla cara nonnina utilizzando un pannolino già diffusamente trattato dalla figlioletta.

A parte che, ho notato per esperienza personale che si sanno più cose se ci si fa i propri affari: la gente sa che non parli e la tua sete di notizie è appagata, in quanto le persone si fidano di te e ti raccontano la storia della loro vita, da quando sono caduti dal seggiolone, fino a quando hanno messo la dentiera.

Tutto questo panegirico, per arrivare al disagio di Sara nel sentirsi porre certe domande indiscrete.

(ma Sara non si deve lamentare: un’altra mia amica si è sentita chiedere dalla nonnina di 90 e più anni se fosse ancora vergine. Ovviamente, non lo era più da un pezzo; nonostante ciò, il cuore della nonna pare abbia retto senza troppi problemi! La nonnina sta bene!)

* * *

Roberta è in cucina a lavare i piatti.

Giulia è barricata in cameretta e sta leggendo il manga di Jenny la teppista… ehm, Jenny la tennista.

Micro e Sara si spaparanzano sul divano del soggiorno.

Le luci sono basse, Sara non ha acceso il lampadario, bensì il faretto sistemato in un angolo della stanza.

La stanza è calda ed accogliente, con i quadri naif alle pareti e le foto sue e di Giulia di quando erano piccole.

Il grappolo d’argento è ormai nella sua scatola, a riposo fino alla prossima visita della nonna Ada.

Micro fruga nello zainetto e tira fuori un Cd.

“Tieni, Ala, ascolta questo!” e porge il CD alla sua amica che comincia a girarselo tra le mani.

Copertina bianca, con due uomini stilizzati sulla destra. “Moon Safari” mormora Sara inserendo il CD nello stereo ed una musica d’atmosfera invade la stanza, mentre Beth Hirsch sussurra dolcemente le parole della canzone.

Micro sta finendo la sua porzione di budino al cioccolato con i biscotti imbevuti nel caffè.

Lo adora, e Roberta cerca di prepararglielo tutte le volte che sa che Micro passerà da quelle parti.

Sara guarda la maglietta che indossa Micro: per una volta, non si tratta di una t-shirt dei Korn.

L’immagine sul petto di Micro rappresenta la schermata finale di Windows XP:

ARRESTA IL SISTEMA.

Le personali convinzioni di Micro, fanno chiaramente intendere che in quel caso, la frase riportata sull’indumento del ragazzo, non si deve interpretare come il comando di spegnimento del PC.

Improvvisamente, Micro si mette a ridacchiare:”Allora, è questa l’adorabile nonnina…”

Sara gli lancia uno sguardo truce:”Si, molto adorabile…”

Micro la guarda comprensivo:”Solita domanda?”

La bocca di Sara si piega in un broncio che non le è solito:”Oh, tutte le sante volte che la vedo è sempre la stessa storia:”Sara, ce l’hai il ragaSSO?” Sara imita la vocetta della nonna Ada in modo sorprendente. “Poi, quando le rispondo no, lei mi chiede: perché? Ma cavolo, se lo sapessi perché, vedrei di rimediare, no?”

Micro ridacchia ancora:”E se le rispondessi di sì anche se non è vero?” propone lui.

Sara si rabbuia ulteriormente:”Non oso farlo, mi farebbe le menate sulla prova d’amore e robe simili…”

“Allora, Ala… che hai fatto, oggi?” chiede pigramente Micro dopo averle accarezzato un braccio in segno di solidarietà.

“Sono andata da un’amica…” risponde evasiva Sara “Ma tu, piuttosto? Com’è andata con Manuela?”

Micro arrossisce in maniera tenerissima ed alza le spalle:”Beh, l’ho trovata vicino al comune, poi non è stata bene, l’ho portata a casa mia perché era più vicina e….” si interrompe lui con un sospiro beato.

“E…” lo incoraggia Sara con un sorriso che mostra tutti i denti.

“Abbiamo parlato…” spiega con un sorriso scemo Micro.

Sara conosce quel sorriso: è lo stesso sorriso beota che Micro fa, ogni volta che si fa le canne.

Il problema che di canne, Micro non se ne è fatta neanche una, per cui Sara gli sorride intenerita.

“E’ una ragazza dolcissima, vero?”

Micro annuisce, un po’ imbarazzato. Lui con le ragazze ci ha sempre saputo fare, ma non si è mai trovato in quella condizione di adorare la madre di Manuela (che non ha mai incontrato), solo per il semplice fatto di averla partorita. E’ un po’ in imbarazzo, è la prima volta che con una ragazza ci vuole anche chiacchierare, sentire quello che pensa, oltre che attentare direttamente alla virtù della stessa.

Micro dentro di sé riflette che Manuela è un miscuglio ideale tra Sara e le ragazze irlandesi: affetto, complicità ed amicizia unite ad una irrefrenabile voglia di scoprire il suo corpo in lungo ed in largo.

Sara lo guarda ancora e decide che Micro è irrimediabilmente cotto.

In un attimo di pucciosità, Sara attira Micro vicino vicino e gli fa appoggiare la testa sulla propria spalla.

Lo invidia un po’: non ha mai provato, lei, una cosa del genere, non sa ancora cosa vuol dire farsi trasportare da un sentimento così forte.

Magari un giorno succederà anche a lei…

“Hey, Ala…” domanda Micro dopo qualche minuto.

“Dimmi…” alita lei.

“Chi è l’amica che hai incontrato oggi?” chiede lui oziosamente.

“:…mmmmhhh. Non la conosci” Sara sente che il segugio Micro si è messo al lavoro.

“E chi te lo dice? Chi è?” Non è da Sara essere evasiva con lui e questo lo mette automaticamente sul chi vive.

“La chiamano Hardware, ma il suo vero nome è Loretta”. Risponde Sara, puntando lo sguardo verso la lampada.

“Siii, ho capito chi è. Ma da quando la conosci?” vuole sapere Micro.

“Da questa mattina”. Spiega Sara con una punta di imbarazzo.

“E siete diventate così amiche da passare la giornata assieme?” ora Micro la guarda dubbioso. Tutta questa storia non gli quadra.

“No… diciamo che abbiamo uno scopo comune” Sara si asciuga le mani sui jeans mentre Micro si raddrizza e si mette seduto sul divano.

“Quale scopo, Sara?” domanda Micro gentilmente.

“Jessica. Vogliamo vendicarci di lei” e Sara lo guarda in faccia con aria di sfida, mentre sente con disagio che gli occhi azzurri di Micro la fissano e lui tace.

Dopo qualche minuto di silenzio, Micro le chiede:”Ma ne sei proprio sicura?”

Sara sbotta:”Certo che ne sono sicura. Non sei stato tu quello che diceva che dovevo reagire? Ora reagisco!”

Micro scuote il capo:”Ala, io intendevo di non farti più ferire da quello che dice quella strega, non che devi vendicarti”

Sara si alza dal divano, allarga le braccia e poi le fa ricadere lungo i fianchi:”Ma per me è la stessa cosa! Come faccio a non farmi ferire? Vendicarmi è l’unica soluzione possibile”.

“Mmmhhh, non ne sono convinto, Ala… la vendetta è un piatto che si consuma freddo… tu ne sei capace?”

Nel frattempo, Micro si è alzato, posa la coppetta del budino sul tavolo e si infila il giubbotto.

“Ala, davvero… pensaci bene a quello che stai facendo” Le parole di Micro le entrano da una parte e le escono dall’altra.

Ormai Sara è in ballo e deve ballare.

Micro le da un buffetto sulla guancia e con un sorriso la saluta prima di infilare la porta e lasciarla sola in salotto con una coppetta di budino vuota ed un CD nello stereo.

* * *

Ma buongiorno!!!! Che si dice?

Grazie per le recensioni, sono felice che questa storia sconclusionata vi stia facendo ridere.

Piccolo spazio pubblicità per una ff che sto scrivendo assieme all’egregia dama gilraen, nella sezione originali commedia. A firma Nisi e Gilraen. Dateci una leggiucchiata e diteci cosa ne pensate. Thanks.

Ringrazio particolarmente i seguenti recensori:

Blanche: Non ho aggiornato molto presto, ma spero sia valsa la pena di aspettare…

Kannuki: Oh, anche mia mamma l’accoppiata vincente Confidenze ed Intimità… Te lo ricordi: vicende vissute una donna racconta??? Non ti preoccupare per quando sono venuta… In questo capitolo analizzo il fenomeno in maniera capillare.

Marochan: accidenti, tra nonne e zie siamo proprio messi male!!

MaryLu: tutta la mia solidarietà… e tu pensa a quella cavolo di foto della mia prima comunione e piangi con me!

Gilraen: cara socia… Bella la scenetta della nonna. La cosa triste è che dappertutto succedono le stesse cose, solo che vengono mischiate in maniera differente… come i bastoncini dello Shanghai!

Yeran: piacere di conoscerti e grazie di cuore per l’ispirazione: a seguito della tua recensione, ho cambiato il titolo del capitolo precedente… alla faccia di De Amicis!

Mewina: no, non conosco tua nonna… è che i personaggi di questo tipo sono tutti desolatamente simili… e di conseguenza passibili di prese per il c…

Klaretta: niente Ada? Peccato abbiamo il magazzino pieno. purtroppo devo darti assolutamente ragione. A presto Damynex: sei fortunata a non avere una nonna così. ora, da brava, vai in chiesa ed accendi un cero per quelli che una nonna così se la sono ritrovata tra capo e collo.

Kisa: mi hai fatto morire TU dal ridere, quando mi hai parlato dei party abusivi nel cimitero, Riciclerò! C’è una ragione per la quale lo scorso capitolo è stato tagliato, ora puoi capirlo… Comasca? Oddio: la storia tragica della mia vita è stata con uno delle tue parti. Mi dici in un orecchio di dove sei?

MaryJane: per te vale lo stesso discorso di Damynex! Fila subito!

Maho: Ciao cara, finiti bene la scuola e lo sclero? Ehm, ora che mi ci fai pensare, mi sono dimenticata di scrivere che queste nonnine sono per la maggior parte delle volte molto razziste. Accidenti, fenomeno generalizzato, dilagante a macchia d’olio!!!

Sindy90: Ah, ho capito.. mi rendo conto di non avere inventato: proprio niente: mostrare foto imbarazzanti è dunque un malcostume estremamente diffuso. Uffa!

Valina89: anche io mi sono divertita ad immaginare Micro nell’inferno di Dante… allo scopo, ho dovuto consultare un sito internet che spiegava i vari gironi infernali. Non si smette mai di imparare!

Diddlina4ever. Ciao, molto piacere di fare la tua conoscenza. Come va? Spero che ti piaccia anche questo capitolo di “approfondimento”. A presto!

Asuka Soryu Langley: Hey, ci si rivede anche qui! Ciao! Mmmhhh sospetto chiare origini venete, o sbaglio? La parola moroseto ti ha tradito. Non me ne parlare! Si, è vero, te lo dicono sempre, di come tu ti sia fatta grassa (meno male che in quei momenti mi ricordo di essere pacifista e di aborrire i kalashnikov!), soprattutto te lo ricordano quando mangi qualcosa (anche l’insalata…) o cielo!

Piccolakana: lo scorso capitolo non finiva più, ma avevo un sacco di cose in testa da scrivere, per cui. Micro è un uomosensuale tenerissimo. Ahahahahaha

Luana80. tu il mio incubo peggiore? Naaaaa! Definire incubo colei che mi sta predisponendo un fanclub, che mi recensisce e sopporta le mie divagazioni? Sei troppo dura con te stessa, cara!!!!

The Lost Arch Angel: la tua nonnina è un tesorino. Non è che ce la dai da clonare?

MaryJane – il ritorno: mah, ti lascio indovinare. Ti basti sapere che non scrivo niente per caso (mamma quanto sono seria!!!)

Driger: allora ti aspetto. Dimmi il giorno e l’ora… è comoda per te la provincia di Milano?

Baci baci

Ah, un’ultima cosa! se vi piace Anna dai Capelli Rossi, ci sono un po’ di storie da leggere: una è la mia traduzione e le altre sono le storie scritte da Kirby. È da poco che scrive, ma secondo me vale la pena leggere qualcosa di suo.

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Capitolo 16
*** Il Bandolo della matassa ***


Siamo sempre nel mese di marzo, siamo sempre al liceo Cartesio e siamo sempre nella rivolta delle racchie (in caso ve lo foste dimenticato).

Non ho idea di come sia il tempo quel giorno, nel senso che è una giornata strana: non si capisce se le nuvole vogliano restare dove sono oppure muoversi verso altre destinazioni.

Quello che è certo, è che non c’è certamente il sole.

Ancora la 4° B, ancora Sara e compagnia bella (più o meno, non sottilizziamo troppo).

Sara, come ogni mattina di ogni giorno scolastico, appoggia lo zainetto al banco.

Poi si siede accanto a Silvia, la quale non le indirizza il solito saluto allegro.

All’inizio, Sara non ci fa caso, ma dopo qualche minuto, quel silenzio le pare innaturale: Silvia parla sempre, non sta mai zitta e di conseguenza, il suo silenzio fa pensare.

“Silvia?” domanda Sara, appoggiandole delicatamente la mano sul braccio.

Mutismo e rassegnazione.

“Silvia?”

Senza farsi problemi, Sara scosta la cortina di capelli castani che occulta il viso di Silvia.

Non è il viso di Silvia, quello.

Quello è un viso cianotico, tutto gonfio e bagnato di lacrime ed i canonici occhi da rospo, tipici di chi ha pianto fino allo sfinimento.

“Saraaaaaaaa” con un gemito, Silvia si lancia nelle braccia di Sara che, non sapendo cosa fare, la abbraccia e chiede:”Ma Silvia? cosa diavolo….”

“Marcooooooo” frigna Silvia, scoppiando a piangere ancora più forte.

Oh Gesù, Giuseppe e Maria.

Non è abitudine di Sara tirare giù tutti i santi del Paradiso (credo che stiano meglio lassù, opinione personale NdA), ma questa è la sua tipica reazione ogni qualvolta Silvia nomina Marco.

Lo so, non sapete chi sia Marco.

Allora, Marco è stato il ragazzo di Silvia per un totale di 1 anno, 1 mese, 4 giorni, 7 ore e 20 minuti (i secondi non li so, abbiate pazienza!)

Scrivo “in totale” perché la relazione tra i due è un tira e molla continuo (più che altro per colpa di lui che è, alternativamente: insicuro; sentimentalmente immaturo; confuso; desideroso di aprirsi a nuovi orizzonti – leggi: voglio farmi altre ragazze).

il festival della banalità, insomma, che culmina nella frase che ognuno ha sentito almeno una volta nella sua vita: rimaniamo amici.

Il problema di tutta la faccenda, è che Silvia non riesce proprio a stare senza un ragazzo: si ammoscia come il fior di vetro quando non gli date da bere: le vengono le occhiaie, i capelli diventano opachi… insomma, soffre di tutta la casistica di sintomi psicosomatici da mancanza di uomo.

Sara non è molto sicura che Silvia sia poi così innamorata di questo Marco: fisicamente non è ‘sta gran bellezza.

cioè, è carino, ma ce ne sono tanti come lui.

Simpatico, sì, concediamoglielo, ma a questo mondo di ragazzi simpatici ce ne sono un sacco ed una sporta. E’ una ossessione: Silvia rincorre Marco per ogni dove: ogni occasione è buona per vederlo: a qualsiasi festa, qualsiasi tempo e qualsiasi situazione. Silvia ha cambiato già tre compagnie per seguirlo.

Ciclicamente, come le manifestazioni della malaria, Silvia si fa prendere dal coccolone ed il suo aspetto si tramuta: non è la prima volta che Sara vede quel viso cianotico e gonfio di lacrime.

Tutte le volte Silvia le racconta per filo e per segno, Sara fornisce il consiglio ad hoc (Sara è una personcina di buon senso, non so se si è capito), ma poi Silvia ricade nella spirale viziosa e riprende a fare esattamente quello che non dovrebbe: seguirlo come un cagnolino, sbavargli dietro e dimenticarsi di tutto e di tutti, compresa la sua personale dignità, quando c’è lui nei paraggi: una volta Silvia ha bidonato Sara perché lui l’aveva chiamata per invitarla ad una grigliata (durante la quale si è fatto una delle sue migliori amiche).

Sara è rassegnata: sono tre anni che questa storia continua e Silvia non ha la minima intenzione di cambiare. Tutto ciò ha preso le caratteristiche dell’ossessione e Sara pensa che non reggerà Silvia ancora per molto.

Le vuole bene, ma questi atteggiamenti la urtano.

Un giorno o l’altro, la manderò a quel paese, si ripete per la milionesima volta.

Sara sospira, mentre porge a Silvia il pacchetto nuovo di fazzoletti di carta ed aspetta che l’amica abbia racimolato un minimo di autocontrollo per accompagnarla in bagno a lavarsi il viso.

Ormai, ha imparato la procedura: prima delle crisi di Silvia, Sara non aveva mai i fazzoletti di carta nello zainetto.

Ora che ormai ci ha fatto il callo, i fazzoletti di carta fanno parte del kit di soccorso.

Dopo essersi lavata il viso, Sara si aspetta la fase successiva, ovvero: Scusa, mi dispiace, seguita dal: lo so che è uno stronzo… fino a culminare nel: la prossima volta che mi chiama lo mando a cagare!

Voi ci credete? No? e fate bene!

Dopo aver bevuto qualcosa di caldo, Silvia l’abbraccia ed assieme tornano in classe.

Quella mattina è tranquilla, Jessica è stranamente quieta e lo sono anche le sue amiche.

Sara spera, invano, che il sogno che aveva fatto si stia avverando.

Poi pensa, molto più realisticamente, che Jessica dopo il patatrac del giorno prima, voglia non farsi notare troppo.

Per associazione di idee, le viene in mente Manuela, per cui gira lo sguardo verso la compagna che è appena entrata in classe.

Manuela si blocca improvvisamente perché sul banco è posata una rosa rossa con un fiocco bianco annodato sul gambo.

Accanto al fiore, una busta bianca, con il suo nome vergato in una calligrafia nitida.

Manuela si lascia cadere sulla sedia e la sua carne abbondante fa un rumore sordo mentre viene a contatto con il legno della sedia.

La ragazza prende la rosa e ne aspira il profumo delicato.

E’ molto bella.

Ha una certa di idea di chi possa essere il mittente della rosa e della lettera e, con le guance tutte rosse, apre la busta.

Non c’è una lettera, come si sarebbe aspettata Solo la foto di un bambino con i capelli rossi che si rotola in un cumulo di letame.

Manuela si sente sciogliere dalla tenerezza e le sue guanciotte si imporporano ancora di più.

“Che c’è Cafiero, una lettera d’amore?”

Questa è Jessica, che non si è trattenuta come Sara sperava.

Semplicemente, non aveva l’ispirazione.

Manuela si gira verso di lei e, con un sorriso dolcissimo le risponde:”Proprio così!”

Jessica rimane un po’ stupita ed infatti la sua lingua biforcuta si ingrippa e smette momentaneamente di funzionare.

Ma Jess si ripiglia subito e, con scatto felino ed agile mossa, cerca di sottrarre la foto a Manuela.

Ma per una volta Manu è più veloce di lei: infila la foto nel diario e ci si siede sopra. Fine della storia.

Sara sorride ed apre lo zaino per tirar fuori l’astuccio.

“Sara?”

Nel sentirsi chiamare, Sara alza gli occhi ed il suo sguardo incontra i fondi di bottiglia di Loretta.

Silvia si gira a guardare la compagna di classe con aria dubbiosa.

“Ehm, ciao Loretta, come va?” chiede esitante.

“Egregiamente. Volevo invitarti per il tè, se non hai precedenti impegni ai quali ottemperare”.

Sara annuisce:”Ma certo. Alle cinque?”

“Sicuramente. Buona giornata, a più tardi.” Loretta con un aristocratico cenno del capo, la saluta, poi gira sui tacchi e se ne va; di certo non si può dire che Loretta parli troppo.

Direi che ha il dono della sintesi.

Dopo che Loretta è uscita, Silvia si volta verso di lei e le domanda:”Da quando conosci Hardware?”

“Loretta? la conosco da un po’” risponde Sara evasiva. Ci mancherebbe altro che Silvia scoprisse tutto!

“Ma tu vai a casa sua?” domanda ancora Silvia.

“Ma perché? Si, vado a casa sua… che c’è di strano?” Sara entra in modalità: stai sulla difensiva.

“Che c’è di strano? Ma l’hai vista? Hai visto come si veste? E quegli occhiali, la ferraglia che ha in bocca… ah ah ah. E’ davvero una sfigata!”

Sara si sta arrabbiando.

Non solo con Silvia, ma anche con sé stessa: Loretta è troppo… strana.

Troppo particolare.

Non ci andrebbe in giro assieme, questo è certo.

Sara si sente in colpa: si rende conto che Loretta è sempre stata gentile con lei, ma non può proprio farne a meno.

Non che Loretta sia brutta. E’ semplicemente diversa: per gli abiti, per il modo di parlare, per quegli occhiali vistosi…e per tante altre cose che non saprebbe dire.

Sara non risponde a Silvia, che si limita a fare spallucce.

Dopo un paio di minuti, Sara vede Silvia che riempie il suo diario con cuoricini ed iniziali S ed M intrecciate in maniera artistica. Ogni tanto tira su col naso ed una lacrima solitaria scende lungo le gote: si è già dimenticata di Loretta.

Lei invece no.

Non è completamente d’accordo con Silvia, ma questo non significa che non lo sia almeno un po’, pensa con una punta di rimorso.

Le ore di lezione passano e Sara sente un senso di disagio serpeggiarle nell’anima.

Il pregiudizio ha fatto capolino anche nella vita di Sara.

Saltando di qualche ora, vediamo che Sara sta per suonare alla porta di Casa Scarnafigi.

Ma che strano.

La porta è aperta.

“Permesso?” chiama lei, con vocina incerta.

“C’è nessuno?” bela come la pubblicità dell’acqua Lete.

Sentendosi sola come una particella di sodio nell’acqua di cui sopra (a proposito, quella pubblicità la odio: la fanno in radio tutte le mattine e mi va il di traverso caffè d’orzo!), Sara entra in casa.

Non c’è nessuno.

Non c’è anima viva.

C’è solo il bollitore del tè che fischia furiosamente.

“Ma che casino!” borbotta Sara, che si avvicina ai fuochi e spegne il gas, poi appoggia il bollitore di acciaio al sottopentola che è posato sul tavolo.

Fa per entrare nel soggiorno, quando sente un urlo disumano proprio dietro di lei ed una stretta attorno al collo.

Un braccio che stringe, stringe forte.

Sara vede tutta la sua vita scorrerle davanti mentre pensa che, tutto sommato, vuol bene anche a Giulia… e a nonna Ada.

Prima che la sua mente produca altre scemenze, la stretta si allenta e l’aria le fluisce ancora nei polmoni.

Sara si volta e:

“Evenzio! per la miseria, volevi soffocarmi, accidenti a te”

Quando cercano di ucciderla, Sara dimentica di essere timida.

“Oh, Sara benvenuta! Non ti ho provocato troppo dolore, spero?” Evenzio la guarda un po’ perplesso.

“Accidenti, stavo soffocando, pezzo di deficiente che non sei altro!” lo minaccia Sara agitando un pugno nella sua direzione.

“Ma è fantastico!!! Bellissimo! Meraviglioso” esulta Evenzio, al colmo della gioia.

“Ma tu sei matto! Ti ammazzo io e poi vediamo se dici ancora che è meraviglioso, brutto cretino!” Sara è verde dalla rabbia.

“Ti prego di perdonarmi Sara, ma stavo provando una scena per il nuovo allestimento teatrale. Sono contento perché per la prima volta sono stato credibile!” Ora Evenzio si rende conto che forse Sara un po’ di male se lo è fatta;”sono terribilmente spiacente, davvero, non intendevo… ti chiedo umilmente scusa”.

Tossicchiando, Sara si rassegna:”E va bene… Ma che diavolo di scena stavi provando? Non dirmi che a teatro vi insegnano a strozzare la gente”

Evenzio non pare cogliere l’ironia della frase:”Stiamo allestendo la Pantera Rosa, dal film di Blake Edwards. Io faccio Kato, il servitore orientale dell’ispettore francese Clouseau. Ed io devo comportarmi e parlare da orientale”

“Ah!” Sara non ha mai visto un film della pantera Rosa.

Evenzio sbuffa all’ignoranza della ragazzina:”Clouseau è un ispettore pasticcione. Il suo servitore, cioè Kato, ha il compito di assalirlo tutte le volte che entra in casa, in modo da esercitare continuamente i suoi riflessi. Anzi, se sei così cortese da recitare la parte dell’Ispettor Clouseau per me…”

Evenzio le ficca in mano un copione, Sara lo legge a mente:

L’ispettor Clouseau entra nell’appartamento e si accorge che Kato lo ha trasformato in una casa di tolleranza.

“Katòòò, maledettòòòò, hai trasformato il mio appartamentò in uno scopatoir!!!! (leggi scopatuar. Confido nella vostra cultura, non sto a dirvi di cosa si tratta)”.

Sara scoppia a ridere ed Evenzio con lei.

“Ah, è matto questo! ah ah ah”

“Evenzio!” ecco la vocetta stridula di Loretta “E’ arrivata Sara?”

“Sayonara, Arigatò, Okonomyaki, Surimi, Ramen, Sushi, Hokuto No Ken, Ayashi No Ceres Tempura!” improvvisa Evenzio citando a casaccio saluti, forme di cortesia, titoli di manga giapponesi e nomi di pietanze tipiche.

“Evenzio, ti prego di evitare queste buffonate” sempre la voce di Loretta che arriva da un punto non ben precisato della casa. “Fai venire qui Sara”.

A quel punto, Evenzio ritorna una persona più o meno seria e dice sussiegoso:”Prego, accomodati. Loretta ti attende nel suo ufficio”

“Il suo ufficio?” chiede Sara dubbiosa.

Ma Loretta ha un ufficio personale? Da quando?

“Il bagno”, spiega Evenzio asciutto.

Sara si è dimenticata che Loretta quando cerca tranquillità si chiude in bagno.

Evidentemente, lo fa anche a casa sua.

Il bagno è psichedelico, come i vestiti di Loretta, d’altro canto: piastrelle giallo limone si intervallano con altre piastrelle color verde pistacchio ed arancio fluo. a Sara cominciano a bruciare gli occhi. Il tocco personale di Loretta si sente anche lì.

Loretta è seduta a gambe incrociate sulla tazza del water e sulle ginocchia regge un PC portatile, collegato ad una stampante appoggiata in equilibrio precario al bidoncino della spazzatura. La ragazza picchia velocemente le dita sui tasti e non alza gli occhi dal video neanche per salutarla.

“Buon pomeriggio. Accomodati, per favore. Ti prego di pazientare solo un paio di minuti”.

Sara cerca di accomodarsi, ma le opzioni sono alquanto ristrette: sulla lavatrice è impossibile, in quanto è ingombra di abiti di colori assortiti (tutti rigorosamente flash); rimangono solo il bidet e la vasca da bagno.

Siccome sedersi sul bidet le risulta imbarazzante, Sara si appollaia sul bordo della vasca da bagno, in paziente attesa.

Loretta ha ragione: qualche minuto dopo, la stampante si mette in moto ronzando. Sputa un paio di fogli, che Loretta le porge assieme ad una biro.

“Ti sarei grata se volessi compilarli”.

Sara prende i fogli e comincia a leggere:

CONOSCI IL TUO NEMICO

All’uopo di conoscere il soggetto sul quale intendiamo operare una spietata vendetta, ti pregherei di rispondere alle seguenti domande:

Sara prende la penna e si accinge al compito.

1. D. Com’è il suo rendimento scolastico?

R. Buono, soprattutto se frega i compiti agli altri.

2. D. Eventuali materie dal rendimento discontinuo?

R. Tedesco, senza dubbio. Lo odia.

3. D. Ha molte amiche in classe?

R. Non molte, solo due la sopportano: Ombretta e Simona. Le altre persone non le ritiene alla sua altezza.

4.D.Si tratta di vera amicizia?

R. Non lo so. Ombretta è una persona piuttosto stupida e non so come una persona intelligente come Jessica la possa reggere. Forse la frequenta perché le fa da galoppino. Simona è molto intelligente, ma non fa molto capire quello che pensa.

5.D. Il suo fidanzato la ama sinceramente?

R. Questo non lo so con certezza. So che sbava tutte le volte che la vede.

6. D. Ama sinceramente il suo fidanzato?

R. Non ci ho mai pensato, ma credo di sì.

7. D. Come viene considerata dagli altri ragazzi della classe?

R. Le sbavano dietro anche loro e lei si diverte a stuzzicarli.

8. D. Possiede degli animali domestici?

R. Non lo so, ma mi rifiuto di vendicarmi su un povero animale indifeso. Non è colpa sua se la padrona è una stronza!

9. D. Difetti fisici?

R. Non visibili.

10. D Punti deboli?

R. Non li so, ed è questo il problema!

Produrre documentazione sul soggetto, se disponibile.

Sara ci pensa un attimo, fruga nel diario e tira fuori la foto di classe.

“Ecco” dice tendendo foto, biro e fogli a Loretta.”Questa è la foto di classe. Fabio lo hai già visto, credo e queste due befane sono Ombretta e Simona”.

Loretta studia i fogli e la foto per un attimo:”Molto bene, ti ringrazio per la collaborazione. Ovviamente, queste informazioni saranno considerate di natura confidenziale e riservataa. Una tazza di tè?” le propone amabilmente Loretta.

“Si, grazie” risponde Sara con lo stesso tono.

“Molto bene, allora, accomodati pure in soggiorno, io arrivo subito”, la congeda Loretta con un sorriso.

Sara fa come le è stato detto e prende posto sulla sedia.

Dopo pochi minuti, arriva Loretta con una teiera fumante che posa sul tavolo.

Poi scappa ancora in cucina e rientra reggendo tra le mani un vassoio di crêpes dall’aria deliziosa.

Le guarda con aria critica e poi si rivolge a Sara con aria tetra:”Quale delle amiche di Jessica ti risulta più detestabile?”

“Ombretta. Troppo stupida”.

Loretta annuisce con un cenno del capo:”Molto pertinente. Allora, ti informo che oggi verranno servite le crêpes à l’Hombrette”.

Sara non capisce:”Uhm. vuoi rovinare questi dolci buonissimi dandogli il nome di quella deficiente?”.

Loretta ghigna in maniera sinistra:”No, certo che no. Si chiamano così per la similitudine con la signorina Ombretta” un accendino compare tra le mani di Loretta “Entrambe danno il loro meglio bruciate” e in un attimo, le crêpes prendono fuoco sotto gli occhi sbarrati di Sara.

Sara è ammirata:”Geniale… ricetta di tua invenzione?” Loretta annuisce.

In quel momento, la porta si apre ed entra una signora bionda con gli occhiali che assomiglia molto a Loretta.

La signora sembra avere un viso familiare, non solo per la somiglianza con la compagna: le sembra di averla già vista da qualche parte.

“Loretta, posso rimanere solo un attimo… ecco i soldi, fai la spesa, mi raccomando e prepara per le nove e mezza, stasera mangiamo tardi.”

“Meglio che al ristorante, mamma… “risponde acida Loretta “desideri anche scegliere il menù, dato che ci sei?”

“Non essere insolente, Loretta. A dopo” la signora sparisce oltre la porta.

Loretta rimane zitta e sorseggia il suo tè come se nulla fosse accaduto.

Sara non fiata e resta seduta ed immobile.

Loretta continua a mangiare la crêpes à l’Hombrette e Sara nota che la somiglianza tra lei e sua madre è molto marcata.

Ecco perché il viso della signora le sembrava molto familiare: la mamma di Loretta è la signora D’Antoni. E’ molto conosciuta da quelle parti: fa molta beneficenza ed attività sociale.

“Sembrava di fretta tua mamma…” azzarda Sara, giusto per rompere il silenzio.

“Oh, sì. Deve sempre salvare il mondo.” Loretta pronuncia le parole in tono piatto ed incolore.

“Beh, è importante quello che fa, aiuta gli altri…” Sara sente che si è avventurata in campo minato.

“Se la trovi tanto affascinante, non ho alcun problema a farti dono della sua persona” risponde laconica Loretta.

“Ma cosa stai dicendo? E’ una bravissima persona, aiuta quelli che sono in difficoltà” Sara non riesce a capire come Loretta possa parlare in questo modo di sua madre.

Loretta sbuffa e guarda Sara, avvicinando il suo viso a quello della ragazza, fino quasi a toccare la punta del naso con il suo:”Sara. Quello che si vede dall’esterno, non è necessariamente uguale a quello che c’è all’interno. Il dono non è sempre più gradevole della carta nella quale è avvolto. Meno incontro mia madre e meglio va la mia salute: piuttosto che frequentarci, preferisce dedicarsi alle sue attività. Ed io ho imparato a fare a meno di ciò che non posso avere”.

Loretta ritorna a sedersi e finisce il suo dolce, mentre Sara pensa a sua madre ed anche se è atea, manda una silenziosa preghiera di ringraziamento a chiunque ci possa essere lassù.

Si sente solo il tintinnio delle posate d’argento. Sara pensa che mai Loretta le è sembrata così matura.

Volendo cambiare completamente discorso, Sara domanda:”Io ti ho detto perché odio Jessica, però non mi hai mai detto perché la odi tu”.

Sara sente di aver toccato un tasto molto dolente:”Non me la sento di comunicartelo. Te lo dirò a suo tempo e se me la sentirò”. Le guance di Loretta si sono tinte di un rosso acceso e le parole le escono di bocca come se le costassero un’enorme fatica. “Per quanto riguarda l’argomento di prima, non voglio la tua pietà. Ti prego di dimenticare quello che hai visto e sentito questo pomeriggio” risponde bruscamente Loretta.

“Va bene” annuisce Sara.

Poi Loretta getta un occhio all’orologio:”Senti, devo farmi accompagnare da Evenzio al centro commerciale. Vieni con noi?”

Sua mamma è a yoga, Giulia è a mangiare dalla sua amica del cuore Rebecca.

“Va bene” ripete ancora Sara.

Ma non era lei che non voleva farsi vedere in giro con Hardware?

Magicamente, sulla porta appare Evenzio con le chiavi della macchina:”Pronto, ispettor Clouseau?”

Loretta lo guarda male e Sara scoppia a ridere. La sua risata suona troppo… troppo allegra. E’ nervosa, la scena di prima l’ha turbata.

Tutti e tre scendono le scale, escono dal portone e scendono in strada dove è parcheggiata una Punto rossa.

Mentre sta per salire in macchina, Sara vede poco lontano Simona, l’amica di Jessica che porta a spasso un alano.

“Oh, no!” sospira e si infila veloce in macchina.

Dopo un viaggio di pochi minuti, i tre arrivano al centro commerciale.

Sara pensa che Micro sia molto meglio come guidatore di Evenzio… anche perché lui non apre la portiera per fare uscire le due ragazze dalla vettura.

Arraffano un carrello ed entrano nel supermercato.

Loretta infila la mano in tasca ed un attimo dopo tiene in mano una lista della spesa battuta a computer.

Sara nota che i generi da acquistare sono elencati secondo la disposizione degli stessi all’interno del supermercato.

Ogni volta che Loretta deposita qualcosa nel carrello, spunta doverosamente la lista che tiene davanti a sé.

Sono passate le otto e mezza quando i tre escono dal supermercato.

Il rito della spesa si è svolto nel più assoluto silenzio.

Passano dal parcheggio ed Evenzio nota una grossa macchina parcheggiata poco lontano dalla sua, proprio sotto ad un lampione.

Questa macchina sta ondeggiando.

“Hey, Loretta… andiamo a dar fastidio a qualche imboscato?”

Loretta lascia perdere l’abituale self control very British, scoppia a ridere e risponde:”Assolutamente sì”

I due si avvicinano alla macchina che continua ad ondeggiare, poi sbirciano in maniera discreta.

Poi Loretta torna verso Sara:”Non sei interessata a vedere la tua amica Jessica mentre sta copulando forsennatamente?”

Loretta ha la solita espressione cattiva che turba tanto Sara, che diventa bordeaux dall’imbarazzo.

“Non mi interessa vedere Jessica che si fa Fabio” si schernisce, arrossendo furiosamente.

“Ma il ragazzo con il quale sta fornicando NON è Fabio” spiega Loretta, con un ghigno satanico.

OH – OH!

* * *

Mi aspetto pomodori a raffica anche questa volta per avere interrotto la scena al momento topico.

Bene, coloro che pregustavano la tremenda vendetta, da questo momento non dico che avranno pane per i loro denti, bensì brioches per i loro denti.

Sara e Loretta affileranno i loro coltelli e si prepareranno a sferrare l’attacco finale. diciamo che alla fine mancano 4 o cinque capitoli.

Dunque, allora passo a ringraziarvi uno per uno. Ho ricevuto una valanga di recensioni ad opera di Elfie cara e Nemesis. se ad un certo punto vedrete due blocchi dedicati a queste due figliole, passate oltre.

Questa volta, i ringraziamenti saranno quasi più lunghi del capitolo stesso. Comincio a preoccuparmi…

grazie a tutti coloro che hanno letto e recensito.

Luana80: Non una ma cinque zie: oltre le due persone, trattasi di complotto da denunciare alla Casa Bianca! pensaci, Luana…

Jeky: anche il suggerimento del rito voo doo ispira cose molto cattive. Me lo terrò presente. Jeky, piacere di conoscerti.

Sindy90: faccio del mio meglio per non trascurare niente.

Micro? trovo che nonostante le continue canne ed il fancazzismo ormai giunto a livelli allarmanti, sia una persona con molto buon senso. Micro, come la sottoscritta del resto, pensa che la vendetta sia un piatto da consumare freddo, meglio congelato.

Mewina: La tua risposta è la più efficace e diretta. Io però non riesco mai a dirla perché mi spiace rispondere male… ma ci sto lavorando, prima o poi ce la farò!

Blanche: e di questo, che ne pensi?

Kannuki: senti, sono tutte balle quelle che ti dicono: ho visto fior di cozze con caratteri ben più infernali trovarsi ragazzi d’oro che baciano dove posano i piedi. Purtroppo, ho capito che la bontà poco c’entra con l’altrettanto nobile arte del rimorchio!

Dorothea: Piacere di conoscere anche te. sono molto contenta di leggere che ti piace e che trovi quello che scrivo verosimile… alla fine, è questo il mio scopo principale.

Klaretta: grazie, cara. Ma buone vacanze a chi? io fino al 3 agosto sono incollata a questa sedia… però buone vacanze a te, se già ci sei.

Yeran: eh, si: ho cambiato il titolo del capitolo dopo la tua recensione: l’ho trovata geniale, come idea e me ne sono appropriata. Le vecchiette brianzole: il dubbio è che alla fine le persone siano tutte uguali. Brianzole, emiliane, napoletane, piemontesi che siano, meglio starci lontano.

Dama Gilraen, nonché compagna di merende e co-malfattrice: Allora, mettiti comoda che i duri cominciano a giocare. grazie per la segnalazione del comitato, che mi ha procurato un sacco di nuove recensioni. Uhm… una cosa simile è capitata ad una mia carissima amica che soffriva di una forma di acne molto forte: tutte a chiederle se non faceva qualcosa per quella faccia (che sensibilità, che delicatezza). Ma lei qualcosa faceva, solo che era inefficace. Molto seriamente, ti dico che queste esternazioni sono tra le cose che meno reggo nella vita. Non solo se vengono perpetrate nei miei confronti, ma anche su altri. Per questo le ho sbeffeggiate per due capitoli… con enorme piacere e soddisfazione.

Alessia Heartilly aka Lady Butterfly: ci troviamo anche qui, benvenuta. Come amo ripetere, non sono per la violenza fisica. Ma forse, dopo tutto quello che succederà, Jessica potrà pensare che un dente rotto fosse il minimo dei mali. Galadwen: seguendo il tuo consiglio, ho contattato un agente letterario e a breve spedirò la stampa di tutta la storia. Incrociando le dita, ti ringrazio. Sono contenta di averti fatto ridere. a presto e grazie ancora.

Kisa: Dopo la tua recensione, l’ennesima che richiede uno spargimento di sangue, mi sono chiesta che se provvedessi alla decapitazione di Jessica o alla tortura non sarebbe divertente e voi perdereste il gusto… lasciate fare alla zia Nisi… fidatevi…

Heresiae: spero che ti sia andato bene l’esame: mi sentirei troppo in colpa se fosse andato male, visto che invece di studiare tu hai letto la mia storia (mi fa piacere, però!)

Nemesis:

piacere di conoscerti e grazie per la valanga di recensioni. passo a risponderti punto per punto (fatti una bella moka da 12…)

Puntini di sospensione. Sono sempre stata una fan e ne ho abusato a piene mani (vedi sopra). dopo una bella bacchettata, ho cominciato a regolarmi a questo proposito e sto cercando di smettere. a te capire se ci sto riuscendo.

Il bello di Sara è che è normale e vive nel mondo reale, come tutti noi. Ha dei difetti, ma è questo che la rende simpatica, no?

Micro è universalmente diventato l’uomo da conquistare. No, non sono in classe assieme (anche perché se così fosse, certe cose non sarebbero accadute e per cui addio storia).

Belle per rimorchiare? ho capito, prendo appuntamento dal chirurgo. Non perché sia così racchia, ma ci sono parti di me che non sopporto…

Adoro scrivere in chiave ironica, sono io la prima a divertirmi.

Ah, gnappetta… che ridere… allora, vediamo. Non hai mai visto il cartone animato sul bue con la salopette e gli zoccoli e la tartaruga? Mi ha sempre fatto morire dal ridere. Entrambi i personaggi parlano toscano e lui a volte chiama la tartaruga gnappetta. Che non so cosa significhi, penso sia un semplice vezzeggiativo. Questo capitolo ed i seguenti sono una mia appassionata dichiarazione d’amore nei confronti dell’Irlanda.

Forte il saluto, eh? Hai mai sentito nominare i Pogues? Il loro nome originale è il saluto che Micro indirizza a Jessica. Poi li hanno censurati e sono diventati i Pogues.

Nisi bella? grazie. Ma mi devi dei soldi? Tanti, spero! ho appena comprato il portatile e mi sono spennata! In realtà, con le persone che non conosco, sono molto timida (però quando le persone le conosco, mi dovete tappare la bocca!).

Grazie per avermi detto che sono simpatica. E’ vero, che è più facile far ridere che far piangere. Io comunque, preferisco far ridere, già a questo mondo le sfighe abbondano senza che mi ci metta anche io!

Le storpiature, in realtà, sono una mia caratteristica personale: adoro farle, mi ci diverto da matti. In ufficio, infatti, ho le fratture e le distruzioni per l’uso. Mi piace parlare delle cose che mi piacciono e loro faccio molto volentieri: dalla danza folk, ai libri. metto dentro tutto!

Io volevo che fosse realistico! vuol dire che ci sto riuscendo…

I capitoli di transizione sono come le visite dal dentista: noiosi da scrivere, ma necessari, anche perché la vita è un susseguirsi di transizioni e di eventi realmente eccitanti non ce ne sono moltissimi, ti pare? Raflesia: originariamente, nel cartone di Capitan Harlock era la regina delle manzoniane, quelle tipe bellissime che se venivano ferite bruciavano urlando. In questa storia, è un pessimo elemento da purgatorio.

Brad Pitt puzzone? semplicemente, è stata fatta una delle solite classifiche da parte degli americani (che si vede al momento non sapevano cosa fare) e pare che il bel Brad non abbia molta famigliarità con sapone e bagnoschiuma, ma soprattutto con il deodorante. condivide il triste primato con David Bowie. Attendere il cadavere del nemico sulla riva del fiume è un proverbio cinese.

La foto l’hanno fatta nello spogliatoio. andrò a controllare, si vede che non è scritto chiaramente.

lo so che sarebbe stato più realistico senza l’intervento del professore. Ma volevo pian piano far capire che la fortuna ha cominciato a girare le spalle alla bella Jessica.

La scena del pub e del bacio è originalissima, farina del mio sacco. Sono partita dalla danza e dalle sensazioni che io provo quando ballo e cioè divertimento allo stato puro.

Farsi trasportare dalla musica, soprattutto se è trascinante come quella dei reel, è un’esperienza da provare, assolutamente esaltante. Ed è notorio che il migliore rimorchio lo si ottiene quando si sta bene e si è in pace. Una volta, tanto tempo fa, baciai un ragazzo ad una festa ed in questo capitolo ho ritirato fuori le sensazioni che ho provato. La seduzione alla Guinness è stato un mio tocco personale ed un ennesimo omaggio.

La torta, altro riferimento autobiografico: adoro fare i dolci. Loretta è completamente fuori. Ma non ti preoccupare, tutti hanno l’aria psicopatica quando ridono al PC e purtroppo ho l’aria psicopatica anche quando leggo i libri: una delle cose che innervosisce di più mio marito è quando mi metto a ridere da sola: dice che sembro (sembro…) una pazza furiosa. Questo fenomeno si verifica spesso con i libri di Harry Potter e lui si è messo a leggerli solo per capire cosa mi faceva ridere tanto!

Niente paura, niente relazione godereccia fra Sara e Micro.

Sono praticamente fratelli e poi lui ha in mente un’altra personcina che è molto simpatica anche a me.

Elfie cara. Vista la mia vistosa tendenza ad essere OOT, ti prego di avvertirmi. Baci, ora passo a risponderti.

Purtroppo Jessica, assieme alla bellezza ha ricevuto i geni della stronzaggine congenita.

No, dai, non dire così: la mia di mamma, che di zen non ha proprio niente, la mattina veniva a svegliarmi dandomi le carezzine sul crapino. Prima però doveva trovarlo sotto tutti i capelli, ma quando lo trovava, partivano le carezzine. E’ mio padre quello del risveglio traumatico: ti scrollava la spalla ed urlava agitatissimo: Anna! Anna! come se stesse per andare a fuoco la casa. La mamma di Sara è Zen perché è descritta sulla falsariga della vera Roberta che è pari pari a lei.

Micro è speciale. Ma lui non ha problemi di età, Elfie cara… lo puoi conquistare con le tue lasagne da urlo, oppure con qualche altra cosa che hai da urlo (indovina!!!) Micro non aveva problemi ad andare in giro nudo, ma i suoi genitori sì. e poi lo sai, quando sei piccolo devi per forza ubbidire e poi i tuoi influenzano, bene o male.

Per prestarti Micro, io non ho problemi, chiediglielo.

Anche io ho imparato due o tre cosette dai miei fratelli (maschi!). A menare, in primo luogo.

Le PRinz verdi esistono ancora, ne ho vista una un annetto fa (grazie per l’ispirazione). La frase di Giulia: io non sbircio, io mi tengo aggiornata è una leggera variazione della frase che dico io: quando mi trovo con certe amiche mie, facciamo chiacchiere oceaniche. I nostri mariti/compagni/fidanzati ci accusano di spettegolare ed io, invariabilmente, rispondo: noi non spettegoliamo, noi ci teniamo aggiornate!

Il padre cannarolo l’ho preso dal Ciclone! toscano l’uno, toscano l’altro. No, non c’è niente. E non fare la gelosa, Elfie!

Anche a me è piaciuta la scena della schiuma e, per l’ennesima volta, preferisco la sensualità alla zompata immediata. ehm. Niente contro le sporgenze, anche perché io ne sono dotata. Un fastidio, soprattutto quando devi correre…

La questione del sesso senza amore, è molto dibattuta.

Questo aspetto di Micro l’avevo copiato dell’ex ragazzo di una mia ex amica, diventata ex per altre circostanze e cioè una vacanza disastrosa. Lui faceva così: era dotato di una sensualità molto forte, piaceva alle donne, ma non si innamorava mai. Solo che era molto carino con loro: anche se non si vedevano più, lui a tutti i loro compleanni telefonava e mandava fiori. Ad un certo punto, aveva cominciato a corteggiare anche me, ma poi è finita in niente. Peccato, perché è stato uno dei pochi ragazzi che mi ha fatto sentire davvero bella e speciale. E con questi qui, non è il caso di resistere.

Capitan Harlock, si, un giretto con lui me lo sarei fatto anche io!

La faccenda fondotinta su succhiotto. Lo so, poco realistica, scritta per reazione a quello che è successo a me.

Mi permetto di dissentire, Elfie cara… I quarantenni che si beccano la figona, sono quelli che hanno un portafoglio che pesa di più della loro pancia! Sono arrivata a questa conclusione dopo un bel po’ di amici che mi hanno pianto sulla spalla, dicendo che volevano solo una che volesse loro un po’ di bene.

E poi, bisogna essere ottimisti, cavolo! Non rimorchiano solo le strafighe, no? Mio marito l’ho stordito a furia di chiacchiere!

Sorelle anche nella sfiga del vestitino lavorato a mano, la scarpa con il cinturino. E come dimenticare le calze di cotone traforato che non stavano su manco a piangere in cinese? Vittime della furia tosatrice della mamma, unitevi a noi! I capelli lunghi come forma di resistenza!

Ada è da eliminare. Peccato che quelle come lei siano troppe!

Ripeto, Micro è uno che ha cervello (a volte annebbiato dalle troppe canne, ma insomma…)

Chloe90: anche io ho fatto due risate, davvero!

Maho: ho capito, un’altra vittima della terribile nonnetta. Mi spiace tanto, mia cara!

Minako-Chan. Ti ritrovo anche qui, ma ciao! La fantasia? grazie, ma dopo tutte le carrettate di libri che ho letto nella mia vita, di fantasia (mia ed altrui) ne ho accumulata. Sono contenta che la storia di Sara & c ti piaccia.

Asuka Soryu Langley: ecco, un’altra citazione tipica, quella del culone. Parole sante, parole sante!

The Lost Arch Angel: direi che il nomignolo mi sembra piuttosto azzeccato.

Driger: non sei vicinissima a Milano? ok, allora mangiamo tardi. Ok per agosto, ma io sono via dal 3 al 14. Poi posso averti a cena.

BPM: piacere di conoscerti. Non ti preoccupare, non siete obbligati a recensire sempre. Però le vostre recensioni mi fanno sempre molto piacere.

Mary Jane: Ma no, dai, non sono così permalosa! Cinque aggiornamenti? Oddio… non garantisco, ma ci proverò!

Haydee: Piacere di conoscere anche te. oddio, ‘ste connette emiliane sono terribili, ma anche voi, cavolo…

un bacio a tutti e a presto

Nisi

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Capitolo 17
*** La nuda verità ***


Loretta l’ha trascinata a forza e Sara rimane impietrita davanti alla macchina ondeggiante.

Non ha mai visto un uomo nudo.

Ha un sacco di peli sul fondo schiena.

Fa un rumore quasi come di un animale.

Grugnisce, quasi.

Sara non è sicura che gli uomini nudi le piacciano.

Fino a quel momento, aveva visto bellissimi corpi scultorei senza un pelo, un’imperfezione, sui calendari che portavano le amiche a scuola.

I due in macchina sono troppo impegnati per accorgersi di lei, ma dopo un momento, Sara si mette a correre.

Si ferma senza fiato dopo un paio di centinaia di metri ed appoggia la fronte al pilastro di cemento armato che regge la sopraelevata. La sua mano è posata accanto al capo, quasi per aiutarla a reggersi.

E’ tardi, le luci del supermercato brillano colorate ed allegre.

Dopo un attimo, sente la mano di Evenzio che si posa sulla sua spalla.

“Non pensavamo di sconvolgerti così… Non hai mai visto un uomo nudo?” le chiede Evenzio con uno sguardo agrodolce.

“Non è questo!” ringhia Sara voltandosi furiosa.

Evenzio ridacchia: “Non hai mai visto un uomo che fa l’amore, allora. Tranquilla, neanche io!”

Loretta la guarda attraverso le sue lenti spesse. Ha le braccia incrociate sul petto scheletrico. Non sorride. La guarda e basta.

“Lo conosci” una constatazione, non una domanda.

Sara china il capo e nasconde il viso tra le mani fredde.

Incomincia a piangere silenziosamente.

Non pensava fosse così. Non l’avrebbe mai creduto.

Finalmente, ha il coraggio di guardare Loretta negli occhi:”Quello è Marco, lo capisci? E’ il ragazzo della mia compagna di banco. Solo stamattina l’ho consolata dicendole che tutto sarebbe andato bene, che lui era cotto di lei. Ed ora…” il naso di Sara comincia a colare in maniera ben poco elegante e questa volta è Loretta che le porge il fazzoletto di carta preso dal kit di soccorso.

“Ed ora è lì, a scoparsi una delle persone che la sua ragazza odia di più!” Sara è shockata e scoppia in convulsi singhiozzi.

“Tra le lacrime, Sara pensa che un conto è sapere che il ragazzo della tua amica si vede con altre ed un altro è vederlo fare sesso con una persona che non è la tua amica.”

Loretta è immobile e rigida e la guarda piangere.

Questa volta, è Evenzio che la prende tra le braccia per consolarla.

“Micro” pensa Sara “Dove sei, Micro? ho voglia di vederti!” Le braccia di Evenzio non sono accoglienti come quelle del suo amico di sempre.

Evenzio non è Micro.

Purtroppo.

Le sue braccia sono rigide.

Le lacrime di Sara non hanno minimamente turbato Loretta.

“Molto bene” dice Loretta con lo stesso tono che avrebbe se stesse controllando dei dati di una statistica. “Questa sera non sei in grado di cogitare con la necessaria lucidità. Ti accompagniamo a casa e domani ritorneremo sulla questione”.

Sara, con un rospo che le invade la gola grosso come il melone che ho mangiato oggi, ha solo la forza di annuire.

Prende posto sul sedile posteriore della Punto di Evenzio e per tutto il tragitto non dice niente e fissa i lampioni che emettono una luce fredda.

Gran brutti posti i parcheggi, non trovate? Soprattutto quelli sotterranei.

Vi dirò, vi accadono sempre brutte cose.

A parte la scenetta estemporanea alla quale i tre moschettieri (due senza baffi ed uno con) hanno appena assistito, il minimo che vi può capitare è di scordare il numero ed il colore del parcheggio dove avete lasciato la vostra autovettura.

Poi se vi capita di avere una macchina del modello che hanno tutti, allora ciao, siamo a posto.

A me questa cosa succede puntualmente, non so a voi. Per cui, se vedete una deficiente piccolina con i capelli castani, una croce celtica al collo e gli occhiali sul naso che gira per il parcheggio facendo finta di niente, venite a salutarmi.

Quella sono io.

Magari beviamo qualcosa assieme, se vi va.

C’è da dire che il carrello ti da una grande mano ad avere un minimo di contegno.

E a non rischiare: in questi tempi di terroristi, una persona con un’espressione sospetta (leggi: stranita), non è messa molto bene.

Potreste ritrovarvi a fare salotto con gli angioletti senza che neanche ve ne rendiate conto!

E poi, se vi ricordate bene, in questi luoghi si compiono i più efferati delitti: gente sgozzata in parcheggi che sono sempre vuoti… A me questo non capita mai (di stare in parcheggi vuoti e neanche di essere sgozzata, per mia grande fortuna – almeno fino ad ora. Ho però il vago sospetto che quando qualcuno leggerà la fine della rivolta delle racchie ci proverà).

Ma comunque, il parcheggio è un luogo del delitto sempre molto gettonato. E’ davvero popolare.

Anche perché alla fine lì ci vanno tutti, come in bagno.

Solo che ambientare un delitto in bagno non è molto carino e soprattutto mette meno angoscia. Sa un pochino di parodia, secondo me.

Si, lo so, Hitchcock ha fatto schiattare Janet Leigh sotto alla doccia.

Però trovo superfluo ricordarvi che io non sono lo zio Alfred, ho un sacco di capelli e soprattutto non sono così brutta.

Almeno spero!

La mia mamma me lo dice sempre. Si, lo so che le mamme non sono MAI attendibili sulla bellezza dei loro figli, ma concedetemi questa pia illusione, fate la vostra buona azione quotidiana, please.

“Hey, Sara”. qualcuno la sta chiamando.

E’ Evenzio.

“Siamo arrivati…”

Infatti la macchina si è fermata accanto al marciapiede.

“Ah, sì, grazie”

Sara scende dalla macchina, poi si volta verso i due e fa ciao ciao con la manina.

Loretta fissa Sara fino a che è rientrata in casa.

Poi si volta verso il fratello.

Per una volta, Evenzio è serissimo, non sembra neanche più lui.

Loretta gli domanda:”Pensi sarà in grado di reggere?”

Evenzio guarda la sorella con un sorriso enigmatico:”Non lo so. Ma questo a noi non importa, vero?”

“No, infatti”.

La macchina si rimette in marcia e sparisce nell’oscurità.

E’ inutile che fate quella faccetta: quei due non sono degli assassini, toglietevelo dalla testa, anche perché a me il sangue fa abbastanza impressione: quando vado a fare i prelievi giro la faccia dall’altra parte anche se devo ammettere che il mio sangue ha un gran bel colore. Mi piacerebbe un bel vestito di quella tinta…

E non sono neanche dei mafiosi. Si è mai sentito parlare di piemontesi mafiosi? Lasciate perdere la Juventus, anche se secondo voi trucca le partite.

Loretta ed Evenzio hanno un motivo, una ragione ben precisa che li spinge a fare quello che si apprestano a fare.

Ma facciamo un bel teletrasporto in camera di Sara.

Per una felicissima congiunzione astrale, come si è detto, la sorella più linguacciuta di tutto l’hinterland milanese è a dormire dall’altrettanto linguacciuta Rebecca.

Sara pensa che quelle due si stimolino a vicenda.

Quando una si ferma per prendere aria, l’altra prende il suo posto nel cicaleccio.

Come si dice, un rapporto simbiotico.

Non ha idea se Becky abbia più o meno una sorella maggiore.

In tal caso, Sara si sente solidale con lei.

Povera stella!

Quando Sara è entrata in casa ha salutato Roberta con un abbraccio più lungo ed un bacetto meno distratto del solito: la faccia della madre di Loretta le balla davanti agli occhi da un po’, alternandosi a quella da Basic Istinct nel parcheggio dell’Acquario (il centro commerciale incriminato).

Roberta, per sua natura, è molto affettuosa con le figlie. Ha ancora indosso la tuta bianca che indossa per fare yoga ed avviluppa la figlia in un abbraccio che quasi quasi imbarazza Sara.

“Ciao, pulcina. Tutto bene, oggi?”

Sara esita: quel che ha visto in quel parcheggio non lo definirebbe come bene. E neanche lo scambio di battute acide tra Loretta e sua madre.

Per cui risponde:”Bene, grazie e tu?”

Avrebbe risposto:”Bene” anche se fosse stata in punto di morte. Quando non vuoi far sapere come va PER DAVVERO, è questa la risposta che dai. Anche se ti stai dissanguando, hai perso tutto, ti è morto il gatto, ti hanno bocciato all’esame della patente, ti è caduto un vaso di fiori in testa, questa è la risposta standard che dai quando non vuoi fare partecipe chi ti sta accanto di quello che ti è accaduto.

Per cui:”Bene, grazie e tu?” ci fa capire, geni che non siamo altro, che Sara ha voglia di far tutto tranne che di parlare di quello che è accaduto nelle ultime ore.

Sarà difficoltoso per lei prendere sonno, lo sa già in partenza.

Ha indossato il suo solito pigiamino dopo aver fatto pipì ed essersi lavata i denti.

Il piumino d’oca non fa passare quella sensazione di gelo. Anche perché Sara quel gelo lo prova dentro e non fuori. Per cui, il piumino virtualmente non serve a niente. Non hanno mai inventato i piumini per scaldare il cuore, a quanto mi risulta. Ma se dovessero farlo, vi prego di farmelo sapere.

Sara incrocia le braccia sotto la testa.

Bell’affare.

Ha beccato in castagna il tipo della sua amica mentre le fa le corna (più o meno, visto che quei due sono insieme ad intermittenza).

Non è il test: Sorprendi il ragazzo della tua compagna di banco che lo sta facendo con un’altra. Cosa fai?

Gliene parli

Stai zitta

Glielo fai capire in qualche modo

Altro.

Barrare la casella prescelta, per favore.

No! Non è così: se tace, fa il gioco di Marco e (rabbrividisce) di Jessica.

Quella brutta vacca, ora lo può dire con cognizione di causa.

Se parla, c’è caso che Silvia rimanga secca come la Violetta della Traviata, con le uniche differenze che Silvia è stonata come una campana e non soffre di tisi.

Quello che è meglio non è quello che è giusto e quello che è giusto non è quello che è meglio.

Mamma mia, ma che casino.

E’ inutile: le favole dicono un sacco di scemenze e noi ci crediamo: tutte le volte la protagonista buona e sfigatissima alla fine trova il principe azzurro.

Ma nella realtà non è assolutamente così: quelle buone e sfigatissime rimangono tali ed il principe azzurro viene fregato loro da sotto il naso dalla stronzona di turno.

Nella fattispecie, i due principi azzurri: Fabio e Marco.

Alle buone e sfigatissime va già di lusso che non trovino un decerebrato!

Delirio di ottimismo, eh?

Questi sono i pensieri di Sara che, dopo essersi crogiolata nell’autocompatimento (sport diffuso, a quanto pare), si illumina di immenso:

Ne parlerò con Micro domattina.

Al pensiero di Micro, Sara sorride e finalmente si rilassa.

E finalmente, cade in un sonno profondo.

* * *

Ha passato le ultime 24 ore nel panico più assurdo.

Esattamente da quando Micro le ha fatto trovare sul banco quella bellissima rosa rossa e la foto che lo ritrae bambino a rotolarsi nel letame.

Manuela ha capito perfettamente che quella foto è più eloquente di una qualsiasi lettera d’amore.

Quella foto dice: mi fido talmente di te che ti racconto i particolari più imbarazzanti della mia vita.

La sua prima reazione è stata di contentezza.

La seconda è stata quella di impedire a quella vacca (Manu non sa quanto!) di Jessica di mettere le sue grinfie frenchmanicurate su quella foto.

La terza, attualmente in corso dalle 8,47 della mattina precedente, è stata di panico totale.

Manuela sente freddo e caldo alternarsi nel suo corpo.

Ogni tanto le viene da ridere, ogni tanto da piangere, ogni tanto ha voglia di scappare via.

Ma spesso pensa a Micro che passa il naso sul suo collo.

Quello è il momento in cui Manuela diventa rossa come il solito San Marzano nel mese di luglio e sente qualcosa muoversi nella pancia.

Non è un bambino, malelingue che non siete altro!

Poi, una sensazione di vergogna profonda che le ha impedito di ringraziare Micro come avrebbe dovuto fare una persona educata.

Il punto è che Manuela non ne ha avuto il coraggio.

E poi, che diavolo avrebbe dovuto dirgli?

“Grazie per la rosa e per la foto”.

E poi?

Non è questione di educazione.

Non poteva certo dire:”Beh, è stato un piacere, arrivederci ed alla prossima”.

Ma alla prossima cosa?

E’ solo che lei non ha bene capito quali sono i suoi sentimenti per il rosso amico di Sara.

Non riesce neanche a riempire il foglio diviso in due con i pregi e con i difetti.

In realtà, lei Micro non è che lo conosca.

Quello che ha visto, le è piaciuto: è gentile, carino, molto premuroso.

Ma sa anche che non è una persona molto normale: quella mamma terrorista ci ha pensato bene a fare di lui una persona piuttosto particolare.

Lei non ama le canne.

Non le piace che un suo… quel che è… si faccia gli spinelli.

E poi non ha voglia di far niente, sempre a cazzeggiare in sala PC.

Solo che è carino.

Ma si fa le canne.

E’ una persona dolcissima.

Ma non le sembra tanto normale.

E cambia donne con la stessa frequenza con la quale si cambia la biancheria.

Almeno si spera!

E’ inutile, Manuela non riesce assolutamente a decidersi.

Componente fondamentale dei sentimenti della ragazza è un altissimo grado di fifa: lei un ragazzo ce lo ha avuto, ma lo ha baciato solo perché voleva sapere com’era.

Non perché le piacesse più di tanto.

Ecco, tutte le sue amiche almeno uno se lo erano baciato.

E lei non voleva essere diversa.

Già c’era la sua stazza a renderla diversa, almeno in questo voleva essere come tutte le altre.

Lo aveva conosciuto ad una festa.

Massimo ci aveva provato e gli era andata bene.

Non le era piaciuto molto, per cui dopo qualche ora, palmi di lingua infilati in bocca senza nessuna poesia ed una strizzata di seno piuttosto dolorosa, lei lo aveva mollato.

Ogni tanto lo incontra in paese e lei si sente sprofondare dall’imbarazzo e volta il viso dall’altra parte, tutta rossa, facendo finta di non conoscerlo.

Per cui, anche per Manuela l’esperienza con l’altro sesso, non è che sia a livelli eccelsi.

Ma dove sono tutte queste adolescenti che saprebbero recitare il Kamasutra al contrario?

Io non ne ho conosciute poi così tante.

Alla fine, l’istinto ha la meglio e Manu chiede di andare in bagno cinque minuti prima dello squillo della campanella dell’intervallo.

Si ritrova davanti alla porta della sala PC e cincischia la maniglia per qualche secondo.

La fifa la fa rimanere inchiodata lì sul posto e il suo viso è atteggiato ad un’espressione vagamente ebete.

Sospirone.

Manuela apre la porta, entra in sala PC e prende dentro una sedia, che, cadendo, fa un rumore assordante.

“Manu!” è l’esclamazione di Micro che l’ha vista solo in quel momento. Anche perché fino ad un attimo prima stava fissando lo schermo nero di un computer spento.

“Ehm… ciao, Micro” lo saluta Manuela, con un sorrisino incerto. Le sue guance sono diventate di una bella sfumatura bordeaux.

“Ciao, Manu” le risponde Micro dolcemente.

Manu è a disagio, infatti il suo sguardo si posa dappertutto tranne che sul ragazzo davanti a lei.

“Ecco, io volevoringraziartiperlarosaeperlafoto!” sputa Manuela tutta d’un fiato, l’imbarazzo alle stelle.

“Prego” risponde Micro educato. Ha capito l’antifona e riporta lo sguardo ostinatamente sullo schermo tutt’ora nero del PC.

“Sei stato gentile e volevo ringraziarti”, mormora Manuela che, sempre di più, non sa cosa fare.

“Io non volevo essere gentile, volevo soltanto farti capire…” dice con una vocetta più bassa del solito.

“Ma sì, ma io ho capito Micro… solo che…” Manuela boccheggia alla disperata ricerca di un po’ di aria.

“Solo che non ti interesso, questo lo so…” conclude Micro con una calma che è ben lungi da provare. Se solo Manuela sapesse quanto gli batte il cuore.

“No! Cioè… ecco… io voglio dire..” Manuela è arrivata al punto il cui le si attorciglia la lingua in bocca.

Finalmente, Micro si gira a guardarla. Ha un’espressione ferita che tenta, inutilmente di mascherare dietro la buona educazione:”Cosa vuoi dire, Manu?”

Sconfitta, Manu alza bandiera bianca:”E’ questo il punto: non so cosa voglio dire” replica la ragazza sconsolata.

Micro la guarda con un’espressione stupita:”Beh, se non lo sai tu, io non lo posso certo sapere”, risponde con logica schiacciante.

Manuela si strofina vigorosamente gli occhi, al colmo della frustrazione.

Gesto quanto mai avventato perché il mascara che porta sulle ciglia le si spande sulle nocche e sulle palpebre.

Sembra un panda.

Micro scoppia a ridere e Manu lo guarda perplessa.

“Cosa c’è da ridere?” domanda con la solita vocina incerta.

Micro ritorna immediatamente serio:”Scusa. L’affare che mettete voi sulle ciglia….”

Manu capisce al volo:”Ossignore!” esclama esaminando le nocche. “Il solito impiastro!”

Fruga in tasca alla ricerca di un fazzolettino, lo trova e pulisce il dorso delle mani, macchiato di nero.

“Meglio, vero?” chiede a Micro che scuote il capo senza parlare.

Le indica gli occhi.

E Manuela tira fuori dallo zainetto uno specchietto.

“Ossignore! Vado in bagno a sistemarmi!”. Non le pare vero di aver trovato una scusa per allontanarsi sia da Micro che da quella situazione imbarazzante.

Fa per alzarsi, ma Micro la prende per il polso:”Resta qui. Ti sistemerai dopo..”

Qualcosa nel tono di Micro la fa diventare di un bel rosso carminio. Lo stesso qualcosa, le fa partire un altro qualcosa nello stomaco ed il suo cuore comincia a ballare la pizzica.

“Manu… io non ho capito quello che mi volevi dire. Mi vuoi scaricare?”

Gli occhi di Micro sono puntati dritti in quelli di Manu, che non riesce a sostenere il suo sguardo ed abbassa il viso.

“No, io non ti voglio scaricare, Micro…”

Ma lo dice talmente a bassa voce che a Micro sarebbero stati oltremodo utili i sottotitoli per i non udenti.

Micro avvicina la testa a quella della ragazza seduta accanto a lui.

“E allora, qual è il problema, piccola?” le mormora Micro all’orecchio. Prima, però lo sfiora con un bacio leggerissimo che però è sufficiente a tramutare il battito del cuore di Manuela in una tarantella indiavolata.

E poi, quel “piccola”. Ad una ragazza alta un metro e settantacinque e della sua mole, capita molto poco spesso di sentirsi chiamare a questo modo. Manu è abituata a sentirsi affibbiare altri soprannomi e non tutti sono gentili.

“Io… io non so, non ti conosco…” Manu ha una voglia pazza di lasciarsi andare contro il petto magro di Micro che le sembra così invitante.

Solo che è necessario mantenere la calma ed il sangue freddo. Per quanto possibile. Solo che il suo sangue è freddo quanto il fuoco…

“E tu vuoi conoscermi, Manu?” chiede Micro teneramente. “Beh, ecco, io… direi di sì…” ormai paonazza, Manuela fissa i suoi piedi.

Micro posa un dito sotto il suo mento e la fa rialzare il viso:”Ti va di uscire con me, sabato?”

“Sì. Mi va di uscire con te, sabato”. Manuela accetta con una vocina più fioca che mai.

“Bene. Ti porto a cena, va bene? Passo a prenderti alle otto.” le sorride Micro soddisfatto.

“V-va bene, allora” Manu si alza, e si appoggia allo schienale della sedia piuttosto pesantemente: le tremano le gambe quasi come in preda al Delirium Tremens.

“Senti, Manu…” Micro si alza dalla sedia e la costringe a guardarlo in faccia.

“Si, dimmi” risponde Manu con il cuore che rischia di catapultarsi fuori dalla camicia.

Micro si china leggermente verso di lei:”Manu, posso baciarti? Lo so che ci si bacia dopo l’appuntamento e non prima, ma io non riesco più…” Micro si interrompe in preda all’emozione.

Micro sa benissimo di averle detto che avrebbe aspettato che fosse lei a fare il primo passo, ma vederla lì con quegli occhi sbavati di mascara e quella faccia tutta preoccupata, gli ha riempito il cuore di una tenerezza che non sa più come fare a contenere.

Per cui, al diavolo tutto: lui Manuela la vuole baciare ed anche tanto!

Anche a lui il cuore batte fortissimo e sembra seguire il ritmo di un brano Heavy Metal.

Manuela strabuzza gli occhi: questa proprio non se la aspettava.

“Ma se non vuoi, Manu, non c’è problema, figurati…” Micro si allontana leggermente da Manu, con il faccia la stessa espressione ferita di poco prima.

“Si!” questa volta, Manuela sembra non avere dubbi.

“Si, hai detto?” ora Micro comincia a sorridere.

“Si, ho detto” Manu gli restituisce il sorriso, anche se il suo cuore oramai segue il ritmo di un ballo indiavolato sconosciuto: batte talmente forte che nessuno sarebbe in grado di ballarlo. “Però uno piccolo…” ed abbassa esitante lo sguardo.

“Piccolo? mmmhh, per cominciare va bene…”

“Ma che…” fa per protestare Manuela: lei aveva detto un bacio solo.

Piccolo.

Non riesce a finire la frase perché Micro l’ha presa fra le braccia. Lui è talmente alto quasi da farla sembrare davvero piccolina.

Che strana sensazione…

Un momento dopo, Manu sente le labbra di Micro sfiorare piano le sue.

Una volta.

Un’altra.

Ed un’altra ancora.

Poi Manu non le conta più, perché alla fine non ne vale neanche la pena. Assapora la sensazione di quelle labbra gentili che tormentano dolcemente le sue e gli cinge il collo con un braccio tirandolo vicino a sé.

Poi stacca la spina del cervello… e questo va completamente in tilt!

* * *

Sara ha aspettato con impazienza che arrivasse l’intervallo per precipitarsi da Micro e svuotare il sacco da quel macigno che le si è posizionato sullo stomaco dal giorno prima e che non si è più mosso da allora.

Al suono della campanella, scatta in piedi e corre più velocemente che può in sala PC.

Spalanca in fretta la porta e quello che vede la lascia incollata a terra, come se qualcuno avesse versato litri di Attak sulla suola delle sue scarpe.

Micro e Manuela si stanno baciando.

Sara sente qualcosa colpirla duramente allo stomaco, poi un’irrefrenabile voglia di staccare a viva forza Manuela dalle braccia del suo amico.

I due non si sono accorti di lei e continuano a farsi le coccole. La scuola potrebbe anche andare a fuoco e loro non farebbero neanche una piega. Sono così carini assieme…

Se solo non fossero Manuela ed il suo migliore amico.

Sara sa bene che per Micro Manuela non è una delle tante: lui le vuole davvero bene.

Con una lucidità agghiacciante, Sara realizza che d’ora in poi Micro non sarà più solamente suo e dovrà dividerlo con Manuela.

Un magone irrefrenabile le stringe la gola, mentre chiude piano la porta della sala PC per assicurare ai due innamorati tutta la privacy possibile.

Quanto li invidia…

Sara soffoca un singhiozzo: per la prima volta, da tempo immemore, Micro non c’è e questa volta dovrà sbrigarsela da sola.

* * *

Piano piano ci avviciniamo alla fine ed alla tremenda vendetta.

Grazie a Trevor caro per il betareading (nonostante sul forum io, Elfie, Kannuki, Cicca e Gil lo destabilizziamo con le nostre scemenze – anche se secondo me ci ama teneramente) e grazie a Serintage che mi ha fatto riflettere su quanto accade nei parcheggi.

ora passo a ringraziarvi, da brava personcina quale sono.

Prima però volevo dirvi che a seguito di un test fatto sul forum, io, Elfie e Kannuki nella vita precedente siamo risultate delle corpivendole (cioè quelle signorine che… vabbeh, avete capito, no?). Per cui io e le due pazze abbiamo pensato di sfruttare commercialmente il nostro talento aprendo una Coop (Elfie è emiliana, per cui sa come funzionano queste istituzioni) chiamata MATO che altro non è la sigla di due società congiunte: Mere Autrici e TroyOne. Venite a trovarci, ma solo se siete uomini, belli e ricchi (però se siete belli, possiamo farvi un grosso sconto!)

Ci sarebbe anche un nome da sfruttare che mi sovvien or ora: in omaggio ad una delle grandi passioni della cara Dama Gilraen, potremmo anche denominare la nostra società per cattive azioni come: Le signore dei bordelli.

Oh, Gil, non fare così… va bene, va bene, la pianto che è meglio.

Pronti? Via!

L-Fy: Elfie cara, c’è una ragione per la quale Jessica si trova lì. La macchina non me la puoi bucare semplicemente perché non sai che macchina ho, non sai la targa e non sai che faccia ho io. Però ti perdono per la sfuriata; sarai depressa dopo questo capitolo in cui Micro mette il dischetto rosso alla porta come nei bagni. Pat pat sulla spalla. Il completo zebrato di Cavalli, ora lo voglio vedere IO: ne hai parlato talmente tanto che adesso mi è venuta voglia di sapere come cavolo è fatto. Non come sei fatta tu, intendiamoci: i partner mi piacciono senza le tette. Ciao Elfie cara, a presto!

Kannuki: Amo scrivere capitoli deliranti, dea Kan, sono il mio pane. Ti posso solo dire che lo saranno sempre di più e per questo dovrai ringraziare quei due mentecatti di Loretta ed Evenzio. Io sarò via dal 3 al 22, per cui, relax e buone vacanze. Loretta è perfida, ma ha un’ottima ragione per esserlo. E non dire volgarità nel mio spazio recensioni. Lo so che Elfie è una sozzona, ma insomma, conteniamoci (parlo io, eh?) comunque, pubblicità del MATO qui sopra.

Yeran. Io sono cattiva, Loretta è pazza, Micro è tenerissimo. Silvia è la copia precisa di una mia amica che me li ha stracciati per un anno e mezzo per un deficiente che l’ha cornificata con la sua migliore amica. Non so quante cene mi abbia scroccato, ma per fortuna lavava i piatti.

Ma il fato non dimentica: l’ex amica è rimasta incinta e si sono dovuti sposare (lui non era molto felice di ciò!) Ciccachan: guarda che lo so che ‘ste due non sono a posto, mica sono nata ieri. Ma anche tu, però non scherzi mica, sai? E non accampare scuse che è tua mamma che ti stordisce, prenditi le tue responsabilità! Altrimenti faccio una ff su di te e ti faccio finir male (Nisi terribile!)

Pink: ciao, ci siamo già incontrate sul forum, vero? allora, ad hoc significa adatto, pertinente. fornisce il consiglio ad hoc vuol dire che da il consiglio migliore. Anche tu a sadismo non scherzi, eh? dopo però non vi lamentate però se Jess finisce male! Ricordatevi sempre cosa disse il buon Albus Silente a Tom Riddle, aka Voldemort: ci sono cose peggiori della morte

Fiammy: tu vuoi sapere come va finire. Male, ovviamente, e come sennò?

Minako-chan: perseguitami pure quanto vuoi… se queste sono le persecuzioni, dimmi dove devo firmare!

Suzako: piacere di conoscerti. Sono felice che questa storia ti sia piaciuta. Riguardo alla mamma di Sara, beh, la persona alla quale è ispirata è proprio così; infatti è una persona molto molto speciale che mi piace moltissimo. Infatti non ho neanche dovuto fare uno sforzo per inventarmela… facile, no?

Driger: Per la seconda metà di agosto va bene. Fammi sapere l’ora. Porta il vino, per favore! Io preferisco il rosso ed il mio preferito è il Gutturnio.

Lan awn shee.

Piacere di conoscerti e grazie per le recensioni. Ora ti rispondo.

La mamma di Sara è così… forse Sara avrebbe da imparare da lei. Le situazioni mattutine. Sara, quando si è in cinque in famiglia con un bagno solo, queste cose succedono…

Per quanto riguarda l’ironia, ho sempre scritto i temi a scuola con questo tono. E’ una cosa che deve piacere… mi ci trovo molto a mio agio e mi piace sdrammatizzare le situazioni.

Non voglio che questa storia sia pesante. Per la descrizione dei personaggi negativi, mi sono limitata ad ispirarmi a personaggi che ho realmente conosciuto in maniera diretta o indiretta… Infatti li devo ringraziare: sono fonte continua di ispirazione.

Micro avrà tanti difetti, ma è una persona di raro buon senso ed è speciale. Hai ragione su Jessica: più si sale, più rovinosa sarà la caduta…

La descrizione della danza: mie sensazioni al 1000%.

Io VOGLIO toccare temi anche seri. Dico le cose ridacchiando, ma le dico. Non pretendo di far la paternale a nessuno, ma mi piacerebbe che qualcuno ripensasse a quello che scrivo in maniera critica…

Avresti risposto sì a Raflesia? No, non sei meschina. Solo molto umana.

Evviva, fondiamo il partito per i perizoma comodi.

I ceffoni posso essere molto liberatori, concordo!

Micro è forte, mentre Evenzio e Loretta sono pazzi da legare… grazie per i complimenti.

La figura della nonnetta mi ha sempre fatto molto ridere. Ed ho pensato che in questa storia ci stesse molto bene.

E’ vero, capitolo di transizione senza avvenimenti particolari… Ma volevo continuare la descrizione… Loretta è stata creata apposta per impersonare la cattiveria. Giustificata, ma sempre cattiveria.

Dama Gilraen: saprai qualcosa di più sulla mamma di Loretta. Lei scherzava sull’Ombretta bruciata, ovviamente. Ma volevo renderla inquietante… forse ci sono riuscita.

Suino Giallo. Evviva, un ometto che approda in queste recensioni! grazie! Mi spiace che tu abbia saltato la cena che di solito salti solo se leggi King o se sei con una ragazza. Mi permetto di dire che anche in quei frangenti tu soddisfi la fame. Di diverso tipo: King la fame di cultura e la ragazza la fame di… dai che hai capito, Suino. Ma che sempre fame è. Comunque, sono felice che questa storia ti sia piaciuta. Nisi si inchina.

Serintage: sono curiosa di sapere se metterai in pratica la scena della schiuma. Riguardo a Loretta, ho conosciuto un ragazzo che parlava più o meno così: a 17 anni blaterava di Socrate e filosofia e noi lo guardavamo con due occhi così: (°) (°). Io ho solo esasperato la cosa. Lui però non è mai diventato mio amico: troppa fatica seguire i suoi discorsi e poi non era neanche molto simpatico! A volte la realtà è più pazza della fantasia. Il capitolo è stato postato due volte per le due versioni, ma ora che me lo dici, andrò a controllare se non ho fatto qualche macello. Cosa più che probabile. grazie per la segnalazione, comunque. Vuoi la torta Simona? In effetti l’altra tipa si chiama come te. Vedrò di architettare qualcosa.

MoskyCat: piacere di conoscerti. Mi spiace che la tua Jessicona te la ritrovi in classe, ma declino ogni responsabilità. Non è mia abitudine lanciare anatemi ai miei lettori, soprattutto quelli che mi lasciano delle recensioni carine. Vedila con positività: magari riesci a combinarle qualche scherzetto anche tu, no? Prendi ispirazione, lavora di fantasia!

Blanche: ho interrotto sul più bello. Ho fatto apposta, cara…

Dorothea: Grazie, grazie… uhm.. i pomodori servono anche a me… non è che te ne avanza qualcuno? volevo fare il sughetto fresco…

Piccola Vivy: Un altro che si fa le canne come Micro? Ma quanti cannaioli ci sono al mondo? Me ingenua. Se il tuo amico è veramente come Micro, tientelo stretto, mi raccomando!

Alex: Piacere di conoscerti. Sono contenta che ti piaccia il mio stile ed il mio racconto.

Lady Butterfly: EEEEsatto! organizziamo una sala scommesse clandestina… Ma il mistero è già stato svelato, no?

Galadwen: parafrasando Luigi Tenco: vedrai vedrai!

Buone vacanze a tutti! Per un po’ non ci sentiremo.

Divertitevi e raccontatemi come è andata.

Ciao

Nisi Corvonero

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Capitolo 18
*** Se la vita ti va stretta ***


Sembra uno dei film di Sergio Leone, quelli con un Clint Eastwood giovane e non ancora sorridente.

I western tipo il buono il brutto ed il cattivo.

Con la musichetta di Morricone in sottofondo.

Nel corridoio del Liceo Cartesio, Sara e Loretta si ritrovano faccia a faccia.

Si fronteggiano senza parlare, quasi come fossero nel corso di un duello all’ultimo sangue ed ognuno dei due contendenti prendesse tempo per studiare l’avversario e le sue mosse.

Tanto, per morire si è sempre a tempo.

Anche per pagare, ma questo non c’entra proprio niente con la storia.

Loretta fa un cenno del capo a Sara.

Sara china leggermente il mento a mo’ di saluto.

Continua ad essere scombussolata per quello che ha visto in sala PC, ma non lo da a vedere.

Però è ancora arrabbiatissima per la scena alla quale ha assistito la sera prima e il rancore che prova nei confronti di Jessica sta raggiungendo proporzioni stratosferiche.

Lievita come la pasta di pane… solo che a differenza di questa, il rancore è decisamente indigesto.

“Sara…” sussurra Loretta.

“Loretta…” mormora di rimando Sara.

La gente passa oltre e guarda con curiosità queste due ragazze che si sono messe proprio in mezzo al corridoio.

Normalmente, Sara è una persona che preferisce passare inosservata, ma in quel momento, tutti quegli occhi puntati su loro due non li vede neanche.

“Ti sei rimessa, a quanto pare…” rimarca Loretta con una punta di ironia.

“Non ero malata” puntualizza Sara.

Loretta si fa scappare un sorrisetto.

“Molto giusto. Stessa ora?”

“E stesso posto” aggiunge Sara.

Poi, senza aggiungere niente altro, gira sui tacchi e torna in classe.

* * *

Silvia accanto a lei, quel giorno è tutta felice e ciarliera: ha ricevuto un messaggio sul cellulare da parte di Marco, tutto infarcito di paroline tenere e TVTTTTB e TVUMDB.

Al colmo della felicità (e della beata ignoranza…), Silvia mostra quel messaggio a tutta la classe.

Beh, in realtà a quasi tutta la classe, tranne ai ragazzi ed alle tre Furie delle vamp.

Negli affari delle racchie, non ci vogliono mettere il naso. Il naso no, ma forse qualche altra parte del corpo sì.

E’ inutile, Sara non ama sentirsi a quel modo: da una parte vorrebbe raccontare a Silvia tutto quello che ha visto in quel maledetto parcheggio, dall’altra le dispiacerebbe troppo vedere la sua compagna di banco alle prese con la cruda verità. D’altronde tacere significherebbe fare il gioco di Jessica e questa cosa la fa andare semplicemente fuori dai gangheri.

Ma comunque non si può sempre vivere con le fette di salame sugli occhi, vero?

In quel groviglio di rabbia, rancore e confusione si mischiano la voglia di prendere a calci Marco ed il desiderio che Jessica diventi brutta come nel suo sogno di qualche giorno prima.

Sente Silvia che sospira, completamente persa nel suo ignaro sentimento, e sospira anche lei per tutt’altro motivo.

Alza gli occhi e vede Jessica che guarda la sua compagna di banco con un sorrisetto sardonico e sente la rabbia montarle dentro, come bagnoschiuma versato in una fontana.

“Maledetta, la pagherai” giura a sé stessa.

“Si, ma come?” Sara stringe i denti ed apre il libro di matematica.

* * *

La rabbia non le è ancora passata mentre sale le scale che la portano all’appartamento degli Scarnafigi.

Sara pensa che probabilmente lei fa parte di quel folto gruppo di persone che somatizza di stomaco: infatti, quel rosso sentimento che prova dentro di lei le causa un certo bruciore a quella parte del suo corpo e prende a massaggiarsi il pancino con un gesto circolare e continuato.

Si chiede perché Jessica si comporti a quel modo: molto probabilmente, di Marco a lei non importa il classico fico secco.

Solo un capriccio, forse l’ultimo della serie, ma ultimo in attesa di altri.

Jessica le ricorda tanto quei bambini viziati che hanno un sacco di giocattoli, ma che vogliono proprio quello che tu tieni in mano. Solamente che dopo che lo hanno ottenuto, lo buttano nel mucchio e quello che per te era l’orsetto del cuore, per l’altra persona era solo uno dei tanti, da ributtare tra le dieci bambole che non piacciono più. oh no, oh no… tu mi fai girar, tu mi fai girar come fossi una bambola.

Ehm, scusate, Patty Pravo non c’entra niente, ma mi sembrava divertente citarla.

Tornando alla nostra perplessa protagonista, c’è da dire che non capisce come Jessica possa accettare di fare…. quella cosa lì con uno come Marco che tutto sommato è carino, ma non è così speciale.

Ed ha il fondo schiena peloso.

Non ha neanche tanti soldi, non è particolarmente simpatico (cioè, lui è simpatico, ma ce ne sono milioni migliori di lui).

E non ha neanche ‘sta gran cultura (ammesso e non concesso che a Jessica interessino gli acculturati più dei culturisti).

Sara suona il campanello di casa Scarnafigi ed è Loretta in carne, ossa (più ossa che carne), apparecchio ed occhiali che apre la porta.

Loretta si fa da parte e la fa entrare in casa.

Ancora una volta, le due si trovano sedute attorno al tavolo del soggiorno.

Ed ancora una volta, Evenzio si trova a gravitare nell’orbita della sorella.

“Come ti senti, quest’oggi?” chiede Loretta guardandola negli occhi.

“Bene grazie”. Ecco la risposta standard di Sara.

“Felice di saperlo, Sara”, approva Loretta “Hai pensato alle mosse adatte?”

“Le mosse adatte? Cosa intendi dire?” Sara non è convinta di avere ben capito.

“Si, le mosse adatte! Io intendo sfruttare ciò che abbiamo veduto ieri sera” spiega Loretta assolutamente imperturbabile.

Sara sbianca:”Ma in che senso vuoi sfruttare quello che abbiamo visto ieri sera?”

Loretta scuote il capo: a volte Sara non ha la finezza necessaria per comprendere le sfumature:”Hai mai sentito parlare dell’onorevole esercizio del ricatto?”

Sara spalanca talmente tanto gli occhi che sembrano raddoppiare di dimensione:”E cioè? Tu vuoi ricattare Jessica?”

“Esattamente” le labbra di Loretta si aprono in un luminoso sorriso che ha qualcosa di fanciullesco.

“Mio Dio, ma questa è proprio pazza” pensa Sara fra sé e sé, mentre mette in moto la materia grigia che le riempie il cranio.

Per cui, riflette un paio di minuti, poi guarda Loretta e le chiede in un tono very polite:”Posso farti un paio di domande?”

“Prego” risponde Loretta amabilmente ed accompagnando la parola con un ampio cenno della mano.

“OK, allora. Sono due le domande che ti voglio fare. Ma noi non abbiamo le prove, per cui come facciamo a ricattarla? E poi, ammesso che queste prove le avessimo, come faremmo a ricattarla?”

Il sorriso di Loretta si spegne all’istante:”Ottime domande, Sara. Momentaneamente, sono impossibilitata a fornirti la risposta alla seconda, ma per quanto riguarda le prove possiamo procurarcele agevolmente.

Un ghigno demoniaco fa accapponare la pelle a Sara.

Ora si è fatta una certa idea di come il povero Faust possa essersi sentito quando quel brutto tipaccio di Mefistofele è venuto a prendersi la sua povera anima.

* * *

Ragioniamo con calma: che Cenerentola sei, se non hai un vestito adatto?

Lasciamo perdere la zucca, i topolini ecc ecc: quelli sono optional.

Cioè: se esci con un bel ragazzo, è ovvio che tu voglia essere più carina possibile ed apparire al meglio del tuo fascino (sempre tu che il fascino ce l’abbia. Ovviamente!)

Per cui, dopo un’altalenare di sentimenti più o meno euforici e più o meno afrodisiaci e dopo il caldo incontro con Micro, Manuela riprecipita nella voragine dell’autocommiserazione.

E’ ritornata in classe un po’ malferma sulle gambe, rossa in faccia, labbra gonfie tipiche di coloro che sono stati abbondantemente baciati e con un gran caldo addosso, sebbene fuori faccia ancora piuttosto freddo.

Non sembra però molto bene in arnese, con il mascara colato ed il capelli che puntano i direzioni diverse.

La camicia stropicciata fa indovinare chiaramente in che tipo di attività la cara Manu stesse indulgendo negli ultimi minuti.

Per la prima volta nella sua vita, Manuela benedice il fatto di essere soggetto poco interessante agli occhi dei più. Infatti nessuno l’ha guardata.

Solo Sara le ha lanciato un’occhiata indecifrabile.

Ecco.

Un altro problema: Sara è la migliore amica di Micro.

Come reagirà al fatto che lei e lui sono…. qualcosa?

Manuela si è barcamenata per tutte le lezioni, dilaniata da sentimenti contrastanti: da una parte, la sua mente vagava verso la sala PC ed i deliziosi baci che le ha dato Micro.

Dall’altra parte, il pensiero di Sara e di che vestito dovrà mai mettere per la cena con Micro.

Il vestito è una preoccupazione reale, se porti una taglia 54.

Le lezioni sono finalmente finite ed all’uscita della scuola Micro saluta Sara con un abbraccio ed una scompigliatina di capelli, poi si dirige verso di lei che non trova niente di meglio da fare che arrossire violentemente mentre Micro l’avviluppa in un abbraccio caldo come il vin brulè dopo una passeggiata nella neve.

La mente di Manuela cancella tutto.

Per dirla in un linguaggio tecnico alla Micro, il disco fisso viene riformattato e mentre Micro la bacia, non si ricorda più niente.

Ci sono solo le braccia di Micro, le sue labbra ed i suoi capelli puliti che le scorrono fra le dita.

“Ciao bella” mormora lui, il naso appoggiato contro quello di lei.

“Ciao Micro” risponde dolcemente lei.

“Ti accompagno alla fermata, va bene?” senza attendere risposta, Micro la prende per mano e la accompagna alla fermata dell’autobus. Manuela rimane piacevolmente sorpresa nel notare che Micro sa perfettamente dove lei prenda il pullman.

Che bello sentire che la mano di Micro è fresca ed asciutta.

Non le piacciono per niente quei ragazzi che hanno la mano simil anguilla, molliccia e sudata, quasi da invertebrato (posto che gli invertebrati abbiano le mani).

Manu sale sul mezzo non prima che Micro le abbia rubato l’ennesimo bacio.

Ancora quella sensazione di calore, ancora le gambe molli.

I baci di Micro le piacciono un sacco.

Manuela fa ciao ciao mentre le porte a soffietto si chiudono davanti alla sua faccia.

Troppo presa nei suoi pensieri, quasi quasi Manuela perde la fermata.

Se ne rende conto quasi all’ultimo momento quando le porte del bus stanno per richiudersi ed salta giù in maniera stranamente agile.

Entra in casa e trova ad accoglierla sua mamma ed un piatto fumante di spaghetti.

Non ha molta fame e la mamma la guarda con le sopracciglia aggrottate:”Mangia, Manuela, altrimenti ti ammali”.

Manu prova ad inghiottire qualche forchettata di malavoglia, poi spinge da parte il piatto ed inventa una bugia:”Francesca ha portato la torta per il suo compleanno, è per questo che non ho fame”.

Mamma Cafiero la guarda sospettosa, ma per questa volta lascia passare.

Da parte sua, Manu ha il sospetto che il suo fabbisogno calorico sia stato ampiamente soddisfatto da Micro.

Quel ragazzo è… commestibile!

Ora capisce quando certe sue amiche dicono di un ragazzo:”Me lo mangerei”.

Nonna Concetta aveva ragione: l’esperienza ti fa capire tante cose.

Mentre diventa rossa per l’ennesima volta, Manuela cerca di sfuggire lo sguardo simil radar della madre che è una signora piuttosto alta di origine triestina, con i capelli neri, di corporatura normale che non fa niente se non indossa il suo rossetto scarlatto.

“Manuela, come sei rossa! Che ti è successo? Hai caldo? Hai la febbre?”.

La signora Maria Carla le prende il polso in maniera professionale, le posa il dorso della mano sulla fronte, poi le labbra, mentre Manuela si schernisce:”Ma no, mamma io sto benissimo!”

“E allora perché non mangi? Va a finire che ti ammali sul serio” la ammonisce la mamma.

“Mà, ti ho detto che sto bene e che non mangio perché Rosanna ha portato la torta”

Come un falco, la gentile genitrice capisce l’antifona:”Ma non era Francesca?”

Manuela diventa bordeaux e, presa in castagna, cerca di rimediare come può:”Si, mamma era Francesca, mi sono confusa…”

Con due falcate veloci, la signora raggiunge la figlia e bruscamente le afferra il mento con una mano:”Signorina, sei sicura di star bene? Ti mando dal dottore altrimenti! E’ primavera, hai bisogno di una bella cura di vitamine per tenerti su di tono”

Accidenti, quanto mi ricorda la mia mamma quando mi diceva queste cose. Solo che io avevo 3 anni, all’epoca!

Manuela entra in camera e si chiude la porta alle spalle.

Per essere sicura di non venire disturbata, da un giro di chiave. Si appoggia alla porta, esasperata da quella madre soffocante.

Dai, ve lo meritate un piccolo escursus nella genealogia della Cafier Family.

Come già sapete, il papà di Manuela è napoletano e la mamma è triestina.

Antonio Cafiero lascia la natia Napoli da piccolo, si stabilisce a Milano, in provincia, e suo papà Gennaro apre una delle prime pasticcerie napoletane.

Anche Antonio scopre la passione per questa bianca arte e comincia a studiare per diventare a sua volta pasticciere.

Tempi duri, gli anni 50 e gli introiti del negozio non bastano a mantenere la famiglia, per cui Antonio va a lavorare a Trieste dallo zio Alfredo che ha anche lui una pasticceria.

Deve preparare strudel e gubane al posto di pastiera e struffoli, ma il lavoro val bene qualche sacrificio.

Ed è proprio nella pasticceria dello zio che conosce Maria Carla Lazarin, figlia di un ufficiale di stanza alla frontiera di Rabuiese.

I due si sono sposati e Maria Carla acconsente di buon grado a trasferirsi a Milano, in provincia, visto che Gennaro è andato in pensione ed ha lasciato ad Antonio la pasticceria.

Lo capite ora perché mammina cara è così rigida? Figlia di un militare, in ex territorio austro ungarico, non poteva essere certo come la genitrice zen di Sara, no?

Ah, Manuela è una terza figlia: prima c’è stato Roberto che, nauseato dai troppi dolci, è andato a fare il pizzaiolo a Milano. E’ sposato con Cinzia, è papà di Antonella e Giorgio e sua moglie purtroppo non ama molto la suocera.

Non saprei spiegarne il perché.

Poi è arrivata Loredana, che fa l’educatrice in un nido comunale. Anche lei è sposata, con Mario ed è la mamma di Mattia e Michele.

Ora che vi ho presentato la famiglia, riprendiamo le fila della storia: la mamma è sul balcone a stendere il bucato, per cui c’è via libera e Manu, silenziosamente, scende le scale a chiocciola che la portano nel laboratorio di pasticceria del padre.

Papà è andato da un fornitore, per cui la ragazza si ritrova da sola in quel piccolo spazio, circondata da quei profumi caldi e confortanti che coccolano il suo olfatto.

L’aroma di cannella aleggia nell’aria e Manuela ci è talmente abituata da non coglierlo più neanche sulla sua pelle.

Infila un grembiule bianco ed immacolato, apre il frigo e si dedica con devozione alla professione del padre.

Si asciuga la fronte e passa a disporre i pasticcini che papà ha preparato quella mattina nei vassoietti d’argento.

Cambia la carta pizzettata perché è macchiata e con la pinza ordina con garbo i pasticcini, l’uno in fila all’altro.

“Ah, allora sei qui!”

La voce di sua madre, gradevole come il rumore del trapano dal dentista.

Per lo spavento, Manuela serra la pinza attorno ad un innocente babà, che protesta indignato per l’affronto spruzzando liquore dappertutto.

“Ma tu non stavi male? Cosa fai qui?” Gestapo chiede.

“Mamma, io non sto male, sei tu che lo pensi!” replica Manuela sulla difensiva.

“Signorina, ti devo forse lavare la bocca con il sapone?” la redarguisce donna Maria Carla severamente.

“No, mamma, forse sei tu che devi lavarti la bocca con il sapone”. Con un gesto impaziente, Manuela si strappa il grembiule di dosso e lo sbatte rabbiosamente sul piano di marmo.

“Ma come ti permetti?” ringhia la regina madre avvicinandosi alla figlia a passo di carica.

Manuela tende le braccia, sia per difendersi, sia per impedire alla mamma di entrare nel suo spazio vitale:”Fammi respirare… ti prego, lasciami sola!”

Infila la porta e se ne va.

* * *

Questa volta, Manuela non va a strafocarsi di pasticcini.

I suoi piedi la portano poco lontano, in centro paese, dove si ferma davanti ad un negozio glamour di abbigliamento molto trendy.

In vetrina, ci sono un paio di pantaloni neri davvero carini.

Chissà se hanno la mia taglia, si domanda pensierosa.

Stare lì a pensarci non serve a niente.

Per cui, dopo qualche minuto, sale i tre gradini e spinge la porta d’ingresso.

“Buongiorno, la posso aiutare?” chiede gentile la commessa, una ragazza giovane con i jeans ed una frangetta sbarazzina.

“Si, grazie… quei pantaloni in vetrina, quelli neri…” Manu lascia la frase in sospeso, rifilando alla commessa l’onere di continuare il discorso.

La ragazza che porta al collo un cordino nero con i ciondoli a lettera che compongono il nome di Marika, si morde il labbro e dopo qualche secondo risponde dispiaciuta:”Mi spiace, ma di quel modello abbiamo solo fino alla 48”

Marika sembra più delusa di lei.

Manuela rimane a fissarla in silenzio.

Marika si morde ancora il labbro nervosamente.

Manuela nota le sue unghie tutte rosicchiate.

“Senta… senti… ti posso dare del tu?” esordisce la commessa.

Manuela annuisce.

“Quei calzoni… quei calzoni non sono abbastanza… non sono adatti a te, forse ti starebbe bene qualcosa di diverso”

Un sorriso stentato, un cenno di saluto a Marika e Manuela si ritrova ancora in strada.

Lo sapeva che sarebbe andata a finire così.

Se non altro la commessa è stata gentile.

Non resta che dirigersi verso il solito grande magazzino, con la speranza che questa volta abbiano qualcosa della sua taglia e che non sembri un sacco oppure un lenzuolo.

Non è lontano, ed una passeggiata le farà bene, se non altro per dimenticare il comportamento della madre.

Dopo pochi minuti, Manuela spinge un’altra porta di vetro ed entra nel grande magazzino.

A quell’ora è affollatissimo e ci sarà da far coda alle casse.

Ma va bene lo stesso, e comincia a frugare tra le grucce.

Quell’anno va di moda il colore lilla.

Gran bel colore, peccato che la faccia sembrare una meringa ambulante.

Troppo simile al rosa.

Indossare quel colore vuol dire automaticamente farsi soprannominare “Miss Piggy”, come la porcellina del Muppet Show.

Fruga ancora e riesce a trovare un paio di calzoni blu scuro. La stoffa è morbida al tatto e dovrebbe scivolare dolcemente sulle sue curve abbondanti. C’è una bella camicia bordeaux, per cui Manuela prende le sue grucce e va nel camerino.

Per prima cosa, prova la camicia che le sta veramente bene.

Poi, arriva il momento peggiore: quello dei pantaloni.

Manuela sfila lentamente i suoi ed evita accuratamente di guardare le sue gambe nude nello specchio.

Infila il capo e chiude gli occhi.

Non va bene è stretto.

Ma forse se trattiene il fiato…

Tira la pancia in dentro più che può, con il risultato che il petto sporge all’infuori in modo abnorme.

Ma riesce ad allacciare il bottone ed a tirare su la lampo.

Bene!

Non fa in tempo a guardarsi allo specchio che…

STRAPPPPPPPP!!!!!!!!!!

La lampo è saltata, si è scucita tutta da una parte.

Manuela, si accascia nel camerino ed appoggia la fronte alle ginocchia e rimane lì, al colmo dello sconforto per qualche minuto.

Sbircia dall’apertura nella porta, quello all’altezza delle caviglie: meno male che non c’è gente in coda.

Urge trovare una soluzione: non è per i soldi: quei calzoni li comprerebbe anche, ma ciò significherebbe portarli alla commessa che vedrebbe la lampo esplosa e non ci metterebbe né uno né due a capire.

Troppa umiliazione.

Fortunatamente, un genio della lampada che passa di lì per caso, o chi per lui, le regala un’idea.

Fruga nello zainetto e prende il telefonino.

* * *

“Ma cosa intendi dire, Loretta? Spiegati!” protesta Sara.

“Abbiamo colui il quale ci procurerà le prove delle quali abbisogniamo!” esclama Loretta, felice come se fosse il giorno del suo compleanno.

“E cioè? Un investigatore privato è quello che ci vorrebbe, ma mi spiace, non posso permettermelo”

“Non è il caso di affannarsi, Sara. Lo abbiamo già un investigatore privato!” ridacchia Loretta, fregandosi le mani.

“E chi sarebbe, scusa?”

“IO!”

Sara si gira verso Evenzio:”Come sarebbe a dire, tu?”

Evenzio le rivolge un sorriso smagliante e si inchina, con un salamelecco dartagnanesco:”Per servirti, madamigella.”

“Voi non siete normali! Ma questa casa è proprio una gabbia di matti!” mormora Sara.

“Non sai fino a che punto, cara Sara” le risponde Evenzio con un ghignetto troppo simile a quello della sorella.

“Evenzio!” Loretta zittisce il fratello con uno sguardo al vetriolo.

In quel momento, si sente lo squillo di un cellulare.

E’ quello di Sara.

Sul display, appare il nome di Manuela.

Sara corruga le sopracciglia.

Loretta con un gesto le fa capire che non le da fastidio che prenda la telefonata, per cui Sara preme il tasto verde:”Pronto? Ciao, dimmi”.

Sara ascolta, poi ribatte, estremamente a disagio:”No, Manuela, adesso non posso proprio, mi spiace tanto, ma non mi è possibile. Ciao, a domani”.

* * *

Manuela, sempre nel camerino, sempre accasciata per terra, mormora con voce rotta:”Oh, no! E adesso cosa faccio?”

* * *

Con un gesto stizzoso, inconsueto per una come lei, Sara mette via il cellulare.

Non ha la benché minima voglia di vedere Manuela, né, tantomeno di darle una mano.

E’ gelosa di lei che le ha portato via Micro.

Non si è mai sentito da nessuna parte di qualcuno geloso perché il suo amico ha trovato un compagno/a?

Davvero. Beh, qui sì.

Si è gelosi anche degli amici, che cosa credete?

Per qualunque altra persona avrebbe corso i 100 metri. Ma per Manuela, proprio no. Non oggi, almeno.

“Qualcosa non va?” domanda Loretta con un tono molto irritante.

“No, no, niente, niente”.

Loretta si limita ad alzare un sopracciglio.

Una cosa davvero irritante di Loretta sono i suoi silenzi.

Non chiede mai, ma alla fine riesce ad intuire sempre tutto.

E questa volta Sara vuole tenere per sé il motivo per il quale non le va di aiutare Manuela.

Sei infantile, la accusa una vocina che non vuole ascoltare.

E’ inutile, non ce la fa, non ha il fisico: tira fuori di tasca il cellulare e richiama Manuela:”Sono io. Dimmi dove sei che arrivo”.

Toglie la comunicazione e si rivolge a Loretta.

“Scusami, un’emergenza, devo andare” bofonchia prima di infilarsi il giubbetto e raccattare lo zaino.

“Hai bisogno di un passaggio?” domanda Evenzio.

Sara spalanca gli occhi sorpresa.

“Di cosa ti sorprendi? Siamo una Società ed i soci si assistono l’un l’altro” le ricorda Loretta.

Sara si morde la lingua per non dare una rispostaccia:”Grazie, ho bisogno di un passaggio, sì”

“Ti aspetto domani, stessa ora” sono le parole di Loretta che la inseguono fino alla porta.

* * *

Evenzio scende le scale dietro di lei e poi la supera per accompagnarla verso la macchina.

Quando mette in moto, Sara rompe il silenzio:”Ma che storia è questa che vuoi fare l’investigatore privato?” chiede con malagrazia.

Evenzio sorride soave, senza togliere gli occhi dalla strada:”Tirocinio, che capita a fagiolo. Non voglio più fare Kato, voglio fare l’Ispettor Clouseau. Ed ho bisogno di allenamento. Per cui mi va benissimo stare dietro a quella per incastrarla: io faccio pratica investigativa e voi avete quello che vi serve”.

“Santo cielo…” mormora Sara scuotendo il capo sconsolata pensando che i veri pazzi stanno fuori dai manicomi e non dentro, come ci piace pensare.

Si frega la fronte con le mani in un segno a metà strada tra l’incredulità e l’esasperazione e non parla più per tutto il tragitto.

I fratelli Scarnafigi non li regge proprio più, con le loro stranezze, i loro discorsi. Forse è il caso di mollare il colpo.

* * *

Anche Sara spinge la porta di vetro, entra nei grandi magazzini e si dirige dritta verso i camerini.

Ci sono sette persone in fila davanti a lei e non può passare loro davanti facendo finta di niente: sarebbe un comportamento troppo sospetto.

O forse no.

O forse sì.

Si toglie dalla fila, si nasconde dietro ad un manichino e tira fuori il telefono, scegliendo in rubrica il numero di Manuela e selezionandolo.

“Pronto” sussurra. “Sono io, sono arrivata! C’è fila, non posso passare avanti a tutti, Manu, mi beccherebbero subito!”

Ascolta quello che Manuela le risponde e poi:

“Ah, forse hai ragione, farò così, ci vediamo fra un minuto” Ora Sara sta girando fra le varie ranche ed afferra un paio di jeans a caso, poi torna verso i camerini e supera tutte le persone in coda.

Una signora sui quarant’anni protesta:”Ma che maniere, c’è una coda da seguire, lo sai?”

Sara si gira sfoderando il suo sorriso più smagliante:”Signora, devo solo portare questo paio di jeans alla mia amica!”

La risposta chiude la bocca alla signora e Sara esclama:”Manu, ti ho portato i jeans!”

Una porta si apre all’improvviso ed una mano la tira nel camerino.

Sara pensa che tutto questo trascinarla per il polso comincia ad essere irritante.

Il camerino è stretto e si ritrova petto contro petto con Manuela.

“Cosa è successo?” domanda in fretta Sara.

Manuela le mostra sconsolata la cerniera tutta scucita, il filo di cotone che penzola desolatamente spezzato.

“Ma come hai fatto?” domanda ridacchiando.

Manuela è proprio avvilita:”Volevo qualcosa di carino da mettere per uscire con Micro e questi pantaloni mi piacevano, solo che erano troppo stretti e sono scoppiati”

Sara smette di ridere e capisce la situazione:”E tu hai vergogna a riportarli, vero?”

Kit d’emergenza, ancora una volta, e Sara le offre un fazzoletto perché Manuela sta piangendo silenziosamente.

Si sente stringere il cuore, prende il kleenex dalle mani dell’amica e personalmente le asciuga gli occhi.

“Senti, facciamo così: io esco dal camerino, vado dalla commessa e le dico che volevo comprare questi calzoni, ma sono rotti. Tu esci dopo un po’ e le dici che questi che ti ho portato non ti vanno bene. Così dovrebbe andare tutto bene, non credi?”

Manuela sorride:”Grazie Sara”

Nonostante la gelosia che le ha causato Manuela, Sara accenna un sorriso sbilenco ed inghiotte il magone che ha preso anche lei:”Ma ti pare”

Ed esce.

* * *

Va tutto liscio, per una volta, e Manuela giura che in quel posto non ci metterà più piede, almeno per un po’, il tempo sufficiente per far dimenticare la sua faccia al personale.

Non ha nemmeno comprato la camicia che le stava tanto bene perché le è scappata la poesia.

Il sole è tramontato e le due ragazze si ritrovano fuori dal grande magazzino.

Resta il problema del vestito, ma a quel punto Manuela decide che si arrangerà con qualcosa che ha già.

“Ti offro la merenda al negozio dei miei?” domanda speranzosa a Sara.

Sara scuote il capo: le ha dato una mano, ora che cosa vuole da lei?:”Vado a casa, è tardi e mia mamma starà in pensiero”

La faccia delusa di Manuela la fa sentire in colpa come non mai:”Va bene, allora un’altra volta, magari?”

“Magari” borbotta Sara poco convinta e, con un cenno di saluto si avvia verso casa.

“Sara!” la chiama Manuela.

“Cosa c’è?” risponde l’interpellata che si sta già dirigendo alla fermata dell’autobus.

Si è girata, ma continua a camminare all’indietro, allontanandosi da Manuela, che la raggiunge, e le domanda esitante:”Sara… tu ce l’hai con me, vero? Ti ho fatto qualcosa?” Lei sa che cosa, ma non sa se quello che turba Sara è quella cosa che sa lei.

Avete cinque minuti per raccapezzarvi in questa frase contorta.

Sara la guarda con l’espressione tristissima del cane bastonato, poi sospira rumorosamente e cerca di posare lo sguardo da tutte le parti, tranne sulla ragazza che le sta di fronte.

Poi, decide di affrontare la belva e confessa:”Io… ti ho visto con Micro in sala PC”.

Presto! Un defibrillatore!!!!

Manuela è paonazza. Ok, l’ha vista con Micro in sala PC.

Il punto cruciale è: in che momento?

E poi, non è bello farsi beccare subito, al primo bacio o giù di lì.

Sara la guarda di sottecchi e sussurra:”Ti stava solo dando un bacio ed accarezzando la schiena, niente di più”.

Manuela non riesce a trattenere un sospiro di sollievo, mentre più o meno comincia a capire che Sara ce l’ha con lei, ma non con lei.

Non è una cosa personale.

“Io… mi dispiace, Sara”, mormora contrita Manuela.

Il solito, maledetto rovescio della medaglia.

Ma perché quando si è così felici, c’è sempre qualcuno che sta male a causa della stessa ragione della tua felicità?

Sara scuote la testa in un gesto di impazienza:”Ma no, non devi…”

“Ti.. ti posso.. Posso fare qualcosa per te?” Manuela le si avvicina, ma Sara arretra di un passo.

“No, niente grazie. Grazie” Sara guarda in basso.

Se c’è qualcosa di davvero poco democratico è il magone: ti prende la gola e ti fa salire le lacrime agli occhi a tradimento, ovviamente nel momento peggiore.

Non è come il timer del videoregistratore, così comodo, che lo programmi ed all’ora prefissata… TAC, si avvia e ti registra quello che vuoi.

Il magone (o attacco di pianto accompagnato da groppone alla gola), invece, ti prende nei momenti più imbarazzanti ed inopportuni.

E’ per questo motivo che Sara è colta da un improvviso quanto irresistibile interesse nei confronti delle condutture fognarie e dei suoi piedi in generale.

“Io vado a casa, Manu, ci vediamo in classe” mormora alzando la destra in segno di saluto.

“Sara, io….” comincia Manuela.

Adesso la destra di Sara è tesa in modo da impedire a Manuela di avvicinarlesi:”Manu, davvero. Non ce l’ho con te, non è colpa di nessuno. Le cose vanno così e basta. Lasciatemi… Lasciami in pace per un po’. Per favore!” Quel per favore sembra quasi una supplica e Manuela fa sì con la testa e la lascia andare via.

Entrambe le ragazze, ricorrono ancora una volta al kit del pronto soccorso frignata.

* * *

Buongiorno, buongiorno…

Scusate il ritardo, ma questo capitolo ha avuto un’elaborazione un pochino complicata: l’ho scritto di getto, ma poi ho fatto varie correzioni, tolto alcune parti ed aggiunte delle altre. Insomma, un lavoro cinese.

Grazie a Trevor, che nonostante abbia iniziato a lavorare e sia entrato nel comitato consiglio fanfiction ha ancora tempo e voglia da dedicare a Sara e compagnia bella.

Grazie alla Signora degli Anelli, Dama Gilraen, per i consigli pieni di buon senso (cosa che mi manca abbondantemente…), a Mistral aka Ve, a Liviana e a tutti quelli che stanno facendo il tifo per me.

Comunque, ho saputo che la ragazzina che ha ispirato tutto questo po’ po’ di storia, ha fatto le due di notte per leggersela tutta (già la sua mamma ed il suo papà l’avevano letta prima di lei).

Quando l’ho saputo, mi sono venute le lacrime agli occhi… e dire le è pure piaciuta. Queste sono delle soddisfazioni!

Per chi, come nonna Ada, è già in lutto prospettando la prossima fine di questa fanfiction. togliete i vestitini neri: la storia si sta allungando, grazie (o a causa) della mia ben nota logorrea. Aspettatevi ancora almeno 5 o 6 capitoli dopo questo. Più che altro, mi vengono continuamente in mente dei particolari da aggiungere. Fra un po’ mi diventa lunga come la profezia dell’unicorno, se continuo così.

Allora, spero abbiate passato buone vacanze.

Io sono andata in Islanda a farmi congelare il didietro e non solo quello. Gran bel posto. La cosa più libidinosa, il bagnetto a 37° alla Laguna Blu, mentre fuori la gente soffriva per il vento gelido. Se volete schiattare di invidia, collegatevi a www.bluelagoon.is.

Non comprate le creme che costano un’esagerazione.

Ed ora, rispondo alle vostre recensioni.

Grazie a tutti, comunque.

Marochan: Micro e Sara baciarsi? Lo hanno fatto un sacco di volte, quando tu non c’eri. Purtroppo, non il tipo di bacio che intendi tu.

Luana80. Loretta ti sta simpatica? Io non ho ancora deciso, dipende dai momenti. Però devi concordare con me che non è normale. Mi raccomando, metti sempre il silenziatore, non voglio che tu vada nelle beghe per colpa mia, mi sentirei troppo in colpa! Bacioni!

Sindy90: Non sai quanto mi faccia piacere sapere che hai sognato Loretta: non sono solamente io ad essere ossessionata da questi personaggi strampalati. Ma che tipo di sogno era, se posso chiedertelo?

Dama Gilraen, aka la signora dei Bordelli, degli Anelli + varie ed eventuali, nonché membro onorario della Confraternita della Gran Toperia. Ah, Gil! noi milanesi siamo dei gran sgobboni: ai toponi ci penso io, a costo di fare gli straordinari! comunque, nei parcheggi mi succede sempre di perdermi e di fare le figuracce di cui al capitolo precedente. Come avrai capito, sono un’impiastra DOC. Se avessi letto HP, potrei dirti che sono un incrocio tra Hermione Granger e Nymphadora Tonks senza i capelli rosa.

Yeran: anche se non ci perdiamo nel parcheggio, non è che mi metto a piangere, sai? Però il gelato lo accetto volentieri. Alla nocciola, grazie. E tu vai in Irlanda un mese e mezzo e me lo dici così? Devi fare ammenda: di gelati almeno cinque! Hai bevuto il thè da Bewley’s? Mah, di gente simile ai personaggi di questa storia ne ho incontrata tanta. Più vado avanti nella vita, più penso che non tutti i pazzi siano al manicomio. Per esempio, nel mio ufficio ce ne sono parecchi, tanto per dirne una.

Mewina: non sei tanto lontana… metaforicamente parlando. Come sono felice di avere dei lettori intelligenti!

Ayumi: piacere di conoscerti. Un’altra che riesce a leggere tutti ‘sti capitoli in una botta sola. Hai tutta la mia ammirazione (ma non gli occhiali che ho io, probabilmente…)

Chloe90: Penso che la postilla qui sopra ti abbia fatto piacere: tormenterò le vostre giornate ancora per un bel po’. Tremate, tremate, le racchie sono tornate!

L-Fy: Senti, bella. Hai voluto Johnny Depp tutto per te? Allora, ti toccano gli straordinari! Promozioni autunnali del MATO? Che ne diresti del 3x2? Paga Elfie e la Kan, ma si becca pure la Nisi. Che ometto fortunato, eh? Ciao, stella, tanti auguri. Ti ho aperto un post nel forum per augurarti buon compleanno, ma tu ci hai snobbato… Elfie, i minorenni non fanno per te, lascia Micro a Manuela…

Lady Butterly, aka Alessia Heartilly: farò la correzione, grazie. Un attimo di pazienza, prego. Al prossimo capitolo avrai le chiarificazioni da te richieste. Gesù, sto parlando come Loretta…

Driger: vero che sono carini? Mi spiace per Sara, ma supererà anche questa… avrà altro a cui pensare.

Sissichi: Silvia, che piacere trovarti anche qui! Jessica doveva essere così, altrimenti che incubo del cavolo era? ciao, a presto!

Lella: piacere di conoscere anche te. I capitoli saranno un pelino più seri (anche se continuerò bellamente a prendere in giro i miei personaggi), visto che si avvicina la fine e la vendetta, tremenda vendetta.

Ftonos: Un amico come Micro? come ho già detto, anche se non è così gentile, tientelo stretto, le persone così valgono tanto oro quanto pesano. Ovvio che i genitori non lo approvino: i tipi strani hanno sempre delle difficoltà a farsi accettare anche se hanno un cuore d’oro. Peccato.

Mia: piacere di incontrarti qui. Anche se sei più piccola di me, non è certo detto che tu non mi possa far notare delle pecche nella mia narrazione. Tieni presente che è da poco che bazzico nelle fanfiction, per cui ogni aiuto e critica costruttiva è sempre più che benvenuto. Non ho ancora avuto il tempo di farlo, ma riprenderò le tue osservazioni degli errori, per rimettere a posto le cose che non vanno. Sono felice che la storia ti piaccia, l’ho detto tante volte e lo ripeto ancora. Purtroppo tanta gente ha avuto questi problemi durante l’adolescenza che, contrariamente a quanto si dice, è un periodo molto pesante da sopportare. Crescite improvvise, cambiamenti di umore, scombussolamenti di vario tipo e, non in ultimo, problemi con l’altro sesso… c’è di che perdere la testa!

L’accostamento di Sara, subito dopo la descrizione di Jessica, è stato fatto volutamente, come hai certamente compreso da sola. Ovvio che sia Sara che la sottoscritta invidiano Jessica da morire. Per quanto riguarda me, soltanto per la linea ed il guardaroba, ci sarebbe da fare carte false. Ci si riconosce in certe situazioni perché ci sono talmente famigliari ed abituali che sembra quasi che Sara sia una fotocopia di noi stesse. Il fatto è che, alla fine, i sentimenti e le situazioni sono sempre uguali e nei nostri casini siamo meno soli di quanto non pensiamo.

Per quanto riguarda il terzo capitolo, Micro e la sua cara mamma terrorista, sono un contributo personale e molto innamorato della sottoscritta all’Irlanda. Il fatto che Roisin sia di Derry, non è per niente casuale. Ho visitato questa città l’anno scorso, dopo aver visitato Belfast. Mi è rimasta nel cuore per l’ottimismo e la voglia di ricominciare nonostante tutto.

Per quanto riguarda il quarto capitolo: adoro scrivere in questo modo sarcastico, è quello che mi diverte di più e mi riesce più congeniale. Sara che non riesce a rispondere a tono: questo è anche un mio tratto caratteristico che si verifica non solo per cattiverie assortite, ma anche per le domande imbarazzanti che ti fanno. Il fatto che io non risponda, o che Sara non lo faccia, in questo è un mio alter ego, non vuol dire che non si veda l’assurdità della situazione o la cattiveria. Scrivere a questo modo, oltre a divertirmi a non finire, sbeffeggia tutti questi atteggiamenti che non condivido. Mamma, come sono seria!

Suzako: No, ferma, ti prego, non capire male! Porto la croce celtica in quanto amante dell’Irlanda e delle sue tradizioni. La considero come un simbolo religioso (sono cattolica, anche se molto critica e non praticante) e non politico. Che poi qualcuno se ne sia impossessato e la usi con un altro significato, è solo una spiacevole coincidenza. Comunque, per tua informazione, essa rappresenta la croce del Cristo contornata dal sole. Questo è il significato che do alla mia croce celtica. Ti è passato lo spavento? Spero di sì!

Pink-che-si-sente-molto-sadica. Scoprirai tutto a suo tempo. Beh, ognuno sente le cose a suo modo e Manuela aveva al momento un musical! Come si diceva, Jessica pagherà caro, pagherà tutto, ma devi avere un po’ di pazienza, perché la storia si sta facendo piuttosto intricata. A presto, cara!

Naco: Faccio un po’ fatica a trovare gente alla quale sta simpatica Jessica. Forse Fidelity, che non la trova proprio simpatica, ma si è fatta prendere da un’umanissima compassione per quello che le succederà. Però, adesso come adesso, Jessica fa solo una gran rabbia e meno male che c’è Micro che tira su il morale a Sara. E’ una storia molto normale, non credi?

Tendo a fare moltissimi errori di distrazione ed i primi capitoli non sono stati controllati da un beta, semplicemente perché non ce lo avevo. Poi è arrivato il caro Trevor che, con i suoi suggerimenti, mi ha evitato delle figuracce…

Il David non ce l’ho a casa, ma ci sto pensando… Poi con il bianco dei muri del corridoio, dovrebbe stare bene il fuxia degli slip, no? Guarda, Naco… prova ad andare a ballare irlandese: oltre a saltare come una trottola (e quello descritto NON è certo uno dei balli più impegnativi), ti diverti tantissimo. Poi se ti capita di ballare con un bel figliolo… fatti offrire una Guinness!!! Anche se non ti piace, puoi sempre utilizzare la spuma in un modo più creativo, come hanno fatto quei due.

Non penso che il tuo modo di intendere i rapporti con gli uomini sia poi tanto anormale: un bacio dato così ci può stare, ma per il resto ci vuole di più, molto di più, solo che ce lo dimentichiamo, a volte…

A parte che le mamme sono strane anche loro, chi più, chi meno. Semplicemente perché al mondo le persone strane sono la maggioranza, credo… Dai, non buttarti giù così, mi fa tristezza!

Il bagno è un luogo che incoraggia raccoglimento e meditazione: ora sul calorifero c’è Anna dai capelli rossi in inglese e, lettura più leggera, Sai tenere un segreto della Kinsella.

Per quanto riguarda il radar, le persone sentono la disponibilità di una persona. Infatti, se uno si perde tra 3000 persone, di solito è a me che viene a chiedere. Poi ci sono quelli che ti raccontano la storia della loro vita.

Alla mia amica è successo di peggio: una signora la vuol far sposare con suo figlio (non so come sia il figlio, ma trovo la cosa abbastanza agghiacciante).

Siamo tutti uguali! Alla faccia di chi dice il contrario.

Hai capito perfettamente quello che voglio far passare a Sara. Mi riferisco al fatto che parla tanto, ma anche lei alla fine non è perfetta e ci casca come una pera in certi comportamenti non proprio gentili… Siamo umani e sbagliamo, accidenti!

Sara deve avere un rapporto meno dipendente da Micro. Anche in questo, crescerà.

Galadwen: grazie, come al solito. Spero di non averti fatto attendere troppo.

Kannuki: credo che la nostra socia, più che il lavoro a casa si porti l’adorato Bepi che provvede ad ogni necessità della nostra cara Elfie. Chi ha orecchie per intendere, intenda. La tua saggezza spiccia è un conforto perenne. Bacius

Maho: ciao, carissima… ti sei ripresa dalle rogne incrociate da PC in palla e compiti? Cosa ne pensi di questo capitolo? un bacione!

Luana80. Le vacanze sono sempre uno sballo, è il lavoro che rovina tutto. A parte gli scherzi, anche a te chiedo un attimo ancora di pazienza. A presto, cara

Damynex: come si dice in gergo del forum? Quoto tutto. A presto, cara.

Freya aka Ciccachan: ettipareva se quella pazzerella della Ciccachan si lasciava scappare l’occasione di darmi ancora della nonnetta o della vecchierella. Tanto ti voglio bene lo stesso…

Procedi a presentarci i grandi toponi che hai menzionato, grazie. Se rimane qualcosa, te lo lasciamo. No, la mazza di ferro non la uso, sono pacifista convinta (nonostante quello che scrivo). Il Guttalax fa meglio al caso mio. Ciao, cara, buon ritorno a scuola. Chissà mai che riescano a far di te una persona seria.

ciao a tutti, a prestoooooo

Nisi Corvonero

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Capitolo 19
*** Aulin per l'anima ***


Sara sta cercando disperatamente il modo per dire a Loretta che lei si chiama fuori dalla collaborazione con gli Scarnafigi. Ma non ne ha molto il coraggio. Non sa proprio come potrebbe reagire Loretta, che è una mina vagante per antonomasia.

Loretta le ha servito il thè e Sara pensa che, minuto più, minuto meno, non cambia molto e tanto vale fare merenda; guarda il suo thè con aria dubbiosa: tutte le volte che va da Loretta, le rifila quell’acqua sporca che non la esalta un granché.

Meno male che almeno i dolci che prepara, aiutano a far dimenticare il sapore acquoso della bevanda che gli inglesi amano tanto.

Come richiamata dal pensiero di Sara, Loretta entra in soggiorno con un piatto pieno di strane sfoglie rotonde.

Sara, curiosa le guarda un po’ perplessa e domanda:”E questi che cosa sono?”.

“Tuiles à la mode de Simone. Tegole alla moda di Simona” annuncia pomposamente.

Ormai Sara è preparata e si aspetta una spiegazione splatter al nome del dolce.

“Trattasi di tegole agli agrumi. Sono state ribattezzate come l’altra tirapiedi della signorina Ronchi, in quanto danno il loro meglio solo se stirate ripetutamente a regola d’arte”.

Sara scoppia a ridere e se ne ficca in bocca una: quella Loretta sarà pure pazza, ma sa cucinare.

Dopo la merenda, Loretta si schiarisce le voce nel segno convenzionale che indica che ormai è giunto il momento di riprendere la progettazione della congiura.

“Senti… vorrei dirti che..” comincia Sara con voce esitante e Loretta la interrompe, alzando con grazia una mano.

“Ti prego di voler concedermi la parola: perdonami per la scortesia, ma altrimenti non mi raccapezzo più con quanto ti devo illustrare”.

Sospirone:”Ok, spara!”

“Dunque, come ti è stato esplicitato da mio fratello, Evenzio sarà il nostro investigatore privato. Mio fratello aspira al ruolo dell’Ispettor Clouseau, interpretare Kato non gli da la benché minima soddisfazione. Di conseguenza, agendo in qualità dell’investigatore di cui sopra, fa esercizio e fornisce un supporto alla nostra attività. A proposito!” Loretta guarda la pendola dietro di lei.”Ho il piacere di comunicarti che il nostro detective ha già iniziato il suo lavoro.”.

Prima che Sara possa ribattere in qualche modo, Loretta le porge dei fogli battuti col PC accuratamente ordinati in una foderina di plastica.

“E’ il nostro piano di battaglia che avrà luogo non appena Evenzio avrà raccolto tutte le prove delle quali necessitiamo. Detto piano è tutt’ora incompleto, come potrai notare. Ti prego comunque di leggerlo attentamente e di comunicarmi le tue osservazioni a riguardo”.

Sara prende la foderina, estrae i fogli e si lascia andare contro lo schienale della sedia.

Quasi immediatamente, porta l’indice alla bocca ed inizia a mordicchiarlo nervosamente, mentre nella stanza cala il silenzio più assoluto.

Parecchi istanti dopo, posa i fogli sul tavolo e guarda Loretta senza parlare. Merenda o non merenda, è il caso di tagliare la corda ed anche in fretta, se possibile.

“Qual è la tua opinione? Non si tratta di una cosa illegale, nevvero?” la interroga con voce soave Miss Scarnafigi.

“Tu sei completamente pazza, da ricovero” Sara mormora alzandosi in piedi. “Loretta, io me ne vado! Va bene fargliela pagare a Jessica, ma questo è davvero troppo. Non ce la faccio, è terribile quello che le vuoi fare”.

Sara fa per avviarsi verso la porta, ma Loretta le afferra il polso con una forza inaspettata da un esserino scheletrico come lei.

“Vuoi andartene? Prego, accomodati pure, lungi da me l’idea di impedirtelo. Se resti, è probabile che tu possa convincermi a non attuare completamente il mio piano, almeno nelle parti più, come dire, forti. Se scegli di abbandonare l’impresa, ti assicuro che domani stesso la tua compagna Silvia verrà messa al corrente di ciò che abbiamo visto in quel parcheggio in maniera molto poco delicata e che non avrò pietà nei confronti della signorina Ronchi. A te la scelta, Sara. Scappi o rimani?”

“Non mi dai molta scelta, Loretta” dice Sara con un fil di voce.

“No, ritengo di no”. Loretta risponde con voce quasi dolce. Loretta sa dove colpire e lo fa, evidentemente. In questo, non è poi molto diversa da Jessica.

“Ma io non ti servo. Tu ed Evenzio potete fare tutto da soli” protesta Sara, in un ultimo tentativo per uscire da quella situazione assurda.

“Quello che dici non è del tutto corretto. Abbiamo bisogno di un contatto ravvicinato, di una persona che possa controllare le mosse della nostra preda. E quella persona sei tu, Sara, essendo nella medesima classe della nostra… vittima. E poi ci sono altri aspetti dei quali ti parlerò più avanti”.

“E va bene. Allora rimango. Però tu mi devi spiegare perché ce l’avete così tanto con lei da volerle fare… quello che le volete fare”. Sara incrocia le braccia sul petto e stringe le labbra l’una contro l’altra.

Anche Loretta stringe le labbra, mentre china il capo in un cenno di falsa sottomissione:”Sia come tu desideri. Allora ti accontento”.

La ragazza si alza e fa cenno all’altra di seguirla.

Percorrono il lungo corridoio, fermandosi davanti ad una porta chiusa.

“Sei pronta?” domanda Loretta con una voce calda come l’Antartide.

Mancano solo i pinguini e gli orsi bianchi.

Sara non ne ha la benché minima idea, anche perché non sa quello che la aspetta dietro a quell’uscio.

Tuttavia annuisce.

Con un gesto veloce, Loretta apre la porta.

E’ una camera da letto e sul letto è seduto un ragazzo che è praticamente uguale ad Evenzio.

Tranne per il fatto che tiene un peluche tra le braccia.

Sara lo guarda con gli occhi spalancati: è il gemello che ha visto sulle foto in corridoio e che non ha mai incontrato.

Ma cosa fa con un peluche in braccio, uno della sua età?

Loretta le mormora con voce sepolcrale:”Sara, ho l’onore di presentarti nostro fratello Gaudenzio”

Nel sentire il suo nome, il ragazzo si rivolge alla sorella:”Loreeeetta? Quando mi porti la brioscina? La voglio, la vooooglio!” il tono cantilenante di un bambino e poi, scoppia in una risata inquietante.

Con la voce più dolce che Sara abbia mai sentito, Loretta gli risponde, mentre gli accarezza delicatamente una guancia:”Tesoro, più tardi, adesso devo parlare con questa signorina”

“Ma io la voglio adesso!” protesta Gaudenzio mettendo il broncio.

“Gaudenzio, comportati degnamente che più tardi sarò da te”. Loretta esce dalla camera seguita da Sara e chiude la porta.

“Non proferir parola, non desidero la tua compassione” le intima a Loretta.

Sara si inalbera all’istante:”Ma chi ti credi di essere? Sei l’ultima persona a questo mondo per la quale proverei pena, te lo assicuro!”

Quello sfogo pare rilassare Loretta che sembra calmarsi un po’.

Sara le domanda a bruciapelo:”E cosa c’entra Jessica in tutto questo?”

Loretta sospira e si sfrega gli occhi con una mano nell’unico gesto di debolezza che Sara le abbia mai visto e, sospetta, le vedrà mai compiere:”Mio fratello… è sempre stato… labile. Abbisognava di… farmaci per.. andare avanti. Ad una festa ha incontrato Jessica e se ne è innamorato.”

Sara fa eco al sospiro di Loretta:”Ma non è colpa di Jessica se si è innamorato di lei e lei non lo ricambiava, no?”

“Ne convengo. Ma è stata colpa di Jessica se ha cominciato a prendersi gioco di lui: gli dava appuntamenti ai quali non si presentava, si faceva vedere con altri ragazzi. Io le ho parlato domandandole di desistere, ma lei si è limitata a scoppiare a ridere e a continuare il suo abominevole comportamento. Una sera dopo averla vista, mio fratello si è particolarmente abbattuto ed ha ingerito gli psicofarmaci con… altre sostanze. Da allora è così, come lo hai visto. Io ed Evenzio ci prendiamo cura di lui, mia madre non resiste a rimanere qui e mio padre aiuta per quanto possibile”.

Un involontario sentimento di pena, riempie il cuore di Sara.

Che in un gesto di comprensione, appoggia la mano sulla spalla di Loretta:”Capisco perché lo fai”.

Prima di parlare, Sara ha ponderato molto bene quello che stava per dire.

Non ha mai conosciuto un essere più orgoglioso di Loretta Scarnafigi.

Loretta, con uno scrollone, si libera della mano di Sara, che non reagisce.

Non sa proprio cosa dire.

In confronto ai problemi di Loretta, i suoi sembrano solo i capricci di una bambina viziata.

* * *

Il mattino è una vera schifezza, borbotta Sara tirandosi dietro lo zaino con tutti i libri.

La prospettiva di vedere quella stronza DOC di Jessica ed il suo sorrisetto odioso, la fa andare fuori dai gangheri.

Aggiungete il fatto che una che ha subito un ricatto qualche ora prima, non è dell’umore migliore.

Lo ha capito persino Giulia, che quella mattina l’ha lasciata andare in bagno per prima e non le ha finito i corn flakes.

Senza una parola, le ha teso la scatola dei cereali.

Dormito male.

Fatto incubi in cui Jessica e Loretta congiuravano contro di lei.

Lo stomaco le brucia, forse per un principio di gastrite.

Ha voglia Roberta a prepararle la tisana calmante.

Quello che le pesa sullo stomaco è molto più difficile da digerire di un pranzo di Natale di 27 portate. Più pesante del panettone con la crema al mascarpone e cioccolato. E non lascia di certo un buon sapore in bocca.

Per tutta la notte ha continuato a rimuginare su Loretta e su Evenzio. Quello che vogliono combinare è terribile, ma visto quello che Jessica ha provocato al loro fratello, è legittimo volersi vendicare pesantemente. Non che Jessica abbia messo in mano le pillole a Gaudenzio, però…

Sara comincia a rendersi conto che non è tutto bianco, né tutto nero.

E’ tutto una schifosa, deprimente, via di mezzo: Loretta non è innocente, ma ha le sue ragioni; Jessica è un essere spregevole, ma anche combinarle quello che ha progettato Loretta è parecchio pesante.

Dove sta il giusto? Continua a domandarsi. Come per la situazione di Silvia, Sara non sa decidere e, nell'incertezza, continua ad tenere il muso.

Non ha neanche visto Micro per il loro rito mattutino.

Si incammina lungo il corridoio ed arriva davanti alla sua classe.

Oh, parli del diavolo e spuntano le corna: appoggiati al muro, Micro e Manuela, sono persi l’una nell’altro.

Talmente persi che non si accorgono che Sara sta passando, entra in classe e sbatte con forza i libri sul tavolo facendo sussultare Silvia che sta parlando al telefono con Marco e che guarda la compagna di banco con espressione interrogativa.

“…zzo è successo?” articola con la bocca Silvia e riunisce le dita in un gesto interrogativo tipicamente italiano, mentre prosegue la telefonata con Marco e Sara le fa cenno che non è niente.

Dopo qualche istante, Silvia chiude la comunicazione e la scrolla per un braccio:”Oh, ma si può sapere che ti prende, hai una faccia!”

Sara apre la bocca per dare una risposta qualsiasi, ma in realtà è Jessica a rispondere:”Confalonieri, se dai uno sguardo fuori dall’aula, avrai la tua risposta.” E rivolgendosi a Sara:”Il tuo amichetto ti ha abbandonata per un’altra, vero? Poverina, chissà come stai soffrendo!”

“Brutta…. io ti” ringhia Sara ormai paonazza e con le lacrime che rischiano di sgorgarle dagli occhi in ogni momento.

Il sogno di striarle quella bella faccetta con dei graffi è inattuabile, anche perché Sara tiene le unghie corte.

“Tu cosa, Belotti?” le domanda Jessica sempre più beffarda.

Sara sta per darle della vacca e spiattellarle sul muso quello che ha visto in quel parcheggio, ma si ricorda della presenza di Silvia accanto a lei.

Per cui, si morde la lingua ed inghiotte quel boccone amaro.

L’ennesimo.

Si morde la lingua ancora una volta e si limita ad una velata minaccia:”Te la farò pagare!”

Jessica scoppia a ridere, si fruga in tasca e le lancia una monetina da un euro:”Ecco, siamo a posto, no? Magari ti aiuterà a rifarti il guardaroba. Il mercato è pieno di tanti abiti da quattro soldi che ti staranno a pennello.

Sara esce come una furia dalla classe, sbattendosi la porta dietro alle spalle.

In quel momento, sente la voce di Micro chiamarla:”Hey, Ala, dove stai andando!”

Manuela gli mormora ad un orecchio:”Credo che Jessica gliene abbia combinata un’altra delle sue, valle dietro, io entro in classe e vedo di capire cosa è successo.”

Micro fa sì con la testa e rincorre Sara, che non è mai corsa così velocemente.

La raggiunge all’altezza della bacheca con gli orari dei professori e la blocca afferrandola per la vita.

“Che succede, Ala?” le domanda scrutando il viso tutto arrossato dalla rabbia.

“IO TI AMO, MICRO!” mormora Sara baciandolo appassionatamente dappertutto e nel frattempo spogliandolo in mezzo al corridoio della scuola. Poco lontano c’è una cattedra che fa al caso loro…

No, scusate, ho sbagliato, non è vero!

Perdonate, la versione giusta è questa:

Sara risponde:”Quella Jessica…”

Micro la allontana da sé mentre le risistema una ciocca di capelli che le è andata fuori posto:”Che ti ha detto?”

“Niente, le solite cattiverie…” è la risposta che viene buttata lì velocemente.

“Eh? Hai quella faccia e mi rispondi così?” le domanda perplesso Micro.

“Beh, sì…” Sara guarda i suoi piedi con estremo interesse.

“Senti, ora devo andare in classe, ci vediamo, ciao!” Sara da un bacetto sulla guancia al suo perplessissimo amico e torna sui suoi passi.

* * *

Sembra come la caccia al tesoro che fai quando sei piccolo: ti sembra di aver acchiappato il tesoro, ma ogni volta scopri che invece di quello che desideri, tutto quello che ottieni è un pezzo di carta che ti porta dall’altra parte.

Così è per Micro che ha inseguito Sara per tutto il santo giorno: tutte le volte che gli sembrava di averla acchiappata, sguish, lei gli scappava dalle mani come un’anguilla appena pescata.

Micro capisce la psicologia delle donne (beh, avendone frequentate tante), ma non completamente (visto che con tutte non ci parlava molto).

Sara non sembra arrabbiata con lui.

Quando è nera, la sua migliore amica ha un’espressione assolutamente inequivocabile. Meglio dell’inceneritore comunale.

Sembra non avere voglia di parlargli. Ma perché?

Micro si gratta la testa. Sara gli è sfuggita per l’ennesima volta e le porte dell’autobus si sono chiuse davanti al suo naso.

Scornato, va a cercare Manuela alla fermata del suo autobus, che lo abbraccia comprensiva:”Non vuoi dirmi cosa c’è che non va?”

Micro le stampa un bacetto sul naso mentre si arrotola una ciocca dei capelli di lei attorno all’indice:”Sara. E’ strana. E’ tutto il giorno che cerco di parlarle, ma lei non si fa beccare”.

Manuela fa ricadere le braccia lungo i fianchi ed i suoi occhi prendono un’espressione addolorata:”Se è per questo, evita anche me. Micro, io credo che Sara sia gelosa”.

Lui la guarda perplesso:”Gelosa? E di chi, scusa?”

Manu ricambia lo sguardo e gli regala un sorriso triste:”Di noi due, Micro.”

Si è accesa la lampadina, finalmente!

Flash, flash, flash.

“Io… le devo parlare” decide lui risolutamente.

“Sono d’accordo. Adesso vado”.

Bacetto sul quale stendo il velo discreto della privacy e la scena si sposta a casa di Sara.

Anche oggi, ha un diavolo per capello.

Le doppie punte sono due diavoli, per la cronaca, per cui fatevi i vostri bravi conticini.

Oggi è sola in casa: Giulia è da Rebecca, Roberta è al lavoro.

Dopo essersi mangiata bistecca ed insalata ed una scodellina di macedonia, Sara lava i piatti.

E’ ancora molto tesa.

Ha evitato Micro per tutto il giorno, mentre quello che avrebbe voluto era abbracciarlo e raccontargli tutto.

Loretta, Evenzio, Gaudenzio, il parcheggio, il ricatto,

Jessicachecontinuaafarelastronzainmanieraabominevole.

Ma non lo ha fatto.

Perché lui ora deve stare con Manuela e non può andargli a rompere le scatole tutti i momenti.

Questa è la ragione ufficiale.

Come avete capito tutti da un pezzo, la ragione ufficiosa è che Sara è gelosa marcia di Micro e se ne vergogna parecchio. Lo trova un comportamento estremamente infantile, ma non ne può proprio fare a meno.

Gelosa di un amico? Ma in che film? Eppure è così.

E’ arrivata persino a sperare che la storia vada male per riportare tutto alla situazione pre-Manu e riprendersi Micro.

Ciononostante, le dispiacerebbe da morire vedere Micro soffrire a causa dell’unica persona della quale si sia mai sinceramente innamorato, l’unica ragazza che non rientri nelle due categorie: “una botta e via” e “Basta che respiri”.

Insomma, nell’animo di Sara si sta agitando una macedonia di sentimenti contrastanti che non la lascia tranquilla.

Ci mancava solo questo!

Qui ci vuole la terapia d’urto, le condizioni sono ideali (cioè è in casa da sola), per cui prende un CD dalla mensola, accende lo stereo, attacca le cuffie, mentre aspetta che la musica cominci a rimbombarle nelle orecchie oltre i decibel consentiti.

Butta indietro la testa, apre le braccia e chiude gli occhi mentre è a piedi nudi sul pavimento del soggiorno e canta a gran voce che è sempre meglio quando si è in vacanza e che si lavora solo perché si ha bisogno di soldi.

Figlia di tanto padre e tanta madre, Sara ha una bella voce e segue senza difficoltà la voce profonda e calda del cantante, mentre gli accordi di chitarra e la batteria tracciano fluidamente la melodia della canzone.

Canta che ti passa, è la filosofia, rimedio per i cuori sconquassati per qualsiasi motivo.

Che non guarisce le ferite ed i tagli, ma ti fa pensare che, nonostante tu in quel momento ti stia sentendo come uno zerbino, ti puoi fare abbracciare dalla musica che ti avvolge e ti trasporta tra le sue braccia fatte di note.

Ora Sara si sente più rilassata, ma questa volta la voce di Alex Kapranos stavolta non ha dato molti risultati.

Come la pillola per il mal di testa: se la prendi troppe volte, ti da assuefazione e non fa più effetto, obbligandoti a passare a qualcosa di più forte.

L’Aulin per l’anima di Sara si materializza in un DVD che ha inserito nel lettore. Volume a stra-pala, questa volta senza neanche le cuffie, la musica sembra caderle addosso dalle casse sistemate in cima al mobile.

Billy Corgan comincia a cantare con quella sua voce alla carta vetrata e la sua vecchia faccia da psicopatico in libertà vigilata non fa ancora intuire la sua trasformazione in non-morto di qualche tempo dopo.

Nonostante la mia rabbia mi sento ancora come un ratto in una gabbia

. Le immagini scorrono sul video e l’effetto drammatico della musica è amplificato dalle scene in sottofondo: garimpeiros coperti di fango che si ammazzano l’un l’altro.

Neanche gli animali fanno così.

Qualche minuto dopo, la canzone finisce, Sara preme il tasto REPEAT e riprende l’oblio.

Ma come tutti i paradisi artificiali, prima o poi l’oblio finisce e il ritorno alla realtà ricomincia a bruciare più di prima.

* * *

Evenzio si trova a bordo della sua fida Punto rossa.

Il giorno prima ha piantonato la casa di Marco ed è stato un appostamento infruttuoso: Marco è uscito, Evenzio lo ha seguito senza farsi scorgere e lo ha visto incontrarsi con la ragazza ufficiale, Silvia.

Evenzio l’ha riconosciuta sulla foto della classe che Sara ha passato a sua sorella.

Più che l’ispettor Clouseau, Evenzio sembra il tenente Colombo: indossa un trench scalcagnato che ha visto tempi migliori.

Assomiglia in maniera impressionante a quello che indossava il maniaco che a Vienna ha mostrato i gioiellini di famiglia a me e a due mie amiche.

Che in quel momento io stessi, al solito, guardando in aria e non mi sia accorta di niente, è solamente un dettaglio di infima importanza.

Per una volta che si aveva la possibilità di avere un uomo nudo, accidenti! Non sono mai stata Miss Rimorchio, non so se si è capito.

Vestito di Color kaki, i pantaloni con la piega ed un taccuino infilato in una tasca sfondata dello scalcagnato trench, Evenzio concede alla tecnologia solo il fatto di essere armato di macchina digitale.

Da consumato detective quale è, il nostro amico si è reso conto di aver commesso il primo, madornale errore procedurale. L’errore in questione è stato di concentrarsi sul soggetto sbagliato.

Per cui quel giorno, Evenzio ha avuto la brillante idea di seguire Miss Stronza ad honoris causa.

Detto e fatto.

La casa (casa? La reggia!) dei Ronchi si trova nella zona residenziale.

E’ circondata da alberi ad alto fusto ed i cancelli sono quelli fatti in modo da celare quello che si trova al di là.

Quelli con le lamine messe di traverso, che ti danno solo una fugace visione dell’abitazione che vogliono proteggere.

Evenzio è un detective molto organizzato: la sua Punto è stata trasformata in modo da potergli fornire un comodo rifugio per le ore a venire.

Non sa quanto dovrà aspettare, per cui si è portato il copione e sta studiando la parte dell’Ispettor Clouseau; ora che si trova a vivere quella dura esistenza, Evenzio capisce moooolte cose ed è sempre più sicuro che alla fine la spunterà lui.

Un termos di thè caldo preparatogli dalla sorella, panini assortiti (sempre ad opera della sorella), integratori salini nella borsa frigo, cannocchiale, salviettine umidificate per detergersi.

E’ un bel pomeriggio di inizio primavera e, dato che Evenzio si trova lì da poco dopo mezzogiorno e che non ha pranzato, prova un certo languorino.

Poco dopo le 12,30, il cancello si è aperto ed ha lasciato strada libera ad un macchinone ultimo modello.

Reggendo in bocca il panino al formaggio, Evenzio ha afferrato il cannocchiale ed ha visto che si trattava di Jessica che, molto probabilmente, rientrava da scuola.

L’orario coincide: Loretta gli ha fornito tutti gli orari di uscita della 4° B.

Che sorella efficiente, quell’ammasso di ossicini! Il cancello automatico si è chiuso silenziosamente ed Evenzio ha terminato il suo duello all’ultimo sangue con il panino, che si è concluso con la resa incondizionata di quest’ultimo. Sentendosi di umore particolarmente combattivo, il mitico investigatore spalanca la ciabatta e sfida a singolar tenzone un altro sandwich alle verdure grigliate.

L’olio che cola gli macchia i calzoni con la piega e già si immagina gli strilli di Loretta.

Non ha neanche l’acqua minerale per fare andare via la macchia e non è sicuro che il Gatorade al limone sia il massimo. Loretta sarà verde di rabbia!

Ragione di più per portarle a casa qualche foto “succosa”.

Quando ha finito di mangiare, si infila in bocca la cicca che si mastica quando non si possono lavare i denti.

Si asciuga il mento con una salviettina imbevuta di un liquido che sta e metà strada tra il disinfettante ed il profumo, poi inserisce nel lettore il Cd delle sigle dei cartoni animati di Cristina D’Avena.

Si ritrova anche lui a canticchiare dietro la vocina fessa della D’Avena:”Dolce Candy, candido fio-ore!”. Peccato che Evenzio sia più bravo a calcare le scene che a cantare. Ed a proposito di candidi fiori, il portone di ferro di casa Ronchi in quel momento si apre e ne esce una nostra vecchia conoscenza.

Indovinate chi è?

1. Rossy De Palma

2. Jessica Ronchi

3. Platinette

4. Nicoletta Orsomando (ve la ricordate, vero?)

Partecipate tutti al concorso “Chi è la personcina misteriosa?”! Inviate le vostre risposte all’indirizzo e-mail nisicorvonerovistaprendendoingiro@larivoltadelleracchieonline.com

Vincerete un viaggetto per andare “a quel paese” per due persone; ovviamente a vostre spese, perché io ho appena comprato il portatile, sono stata in ferie ed ho finito i soldi.

Naturalmente, Jessica non ne vuole sapere di farmi una donazione - accidenti, sono sempre sua madre - per cui, purtroppo, nonostante la mia buona volontà, vi dovrete accontentare.

Visualizzare Nisi Corvonero che si inchina più volte, imbarazzata, grazie.

Evenzio afferra il cannocchiale per controllare meglio la situazione, ma poi si ritrova ad ammirare suo malgrado le cosce tornite di Mademoiselle Ronchi.

Soffoca un’imprecazione, si ingiunge di rimanere calmo e si concentra sulla situazione.

L’indiziata No.1 si dirige verso un fuoristrada parcheggiato accanto al marciapiede e pigolando una risatina, monta in macchina.

Converrete anche voi che, molto probabilmente, su quel macchinone non c’è nessun individuo di sesso femminile.

Il fuoristrada parte ed Evenzio si accinge a seguirlo.

Anche in capo al mondo, se è necessario.

* * *

Buongiorno. Oggi è venerdì, il giorno più bello della settimana ed ho pensato di ammorbarvelo con le vicende di Sara e compagnia bella.

Passo a ringraziare Trevor per il suo lavoro di betareading, nonché Dama Gilraen per la logica che nella mia testa continua a latitare. Se la vedete in giro, per favore, rimandatemela indietro, pago io la spedizione.

E ringrazio voi, che avete letto e recensito. Se vi interessa, le canzoni che ascolta Sara sono Jacqueline dei Franz Ferdinand e Bullet With A Butterfly Wing. Quelle canzoni “spaccano”!

Lory91: ciao, piacere di conoscerti. Le idee sono chiare, in quanto questa è una commedia. Ci voleva un personaggio come Jessica, altrimenti su cosa potevo costruire la storia? La tua domanda è intelligente, ma posso darti solo delle ipotesi. Non è che i soldi ti rovinino il cervello. Ci sono parecchie persone ben provviste di denaro che sono gentili e rispettose, come del resto persone povere in canna che sono acide come il succo di limone. Direi che quello che diventerai dipende dall’ambiente nel quale ti trovi, dalle tue esperienze e dalla tua personale indole. Magari, se fossi nata in una famiglia con un conto in banca da milioni di euro, sarei stata diversa. Anzi, sicuramente sì. Non ti so dire in che termini. Hai il dono naturale di sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato? Beata te, io passo la vita a chiedermi cosa lo sia e cosa non lo sia. Se te ne avanza un pochino, fammelo avere. Grazie, a presto, spero.

Luana80: questa volta ti hanno battuto, Luana, non sei stata la prima! Evenzio e Sara assieme? Naaaaa. Va bene la passione per lo strano, ma qui passiamo al grottesco vero e proprio! ciao, stammi bene!

Marochan: Grazie per la correzione, ho provveduto. Sbaglio sempre il nome. Forse perché faccio un mix tra la città ed il liquore Drambuie… Che non ho mai provato, non cominciate a pensare che sia un’alcolizzata, per favore. Le frasi in triestino? Ottima idea… Solo che io il triestino non lo so. Sniff! Hai qualche proposta?

Dama Gilraen: Questa storia non è mai successa a nessuno, intendo quella della lampo che esplode, è un parto della mia fantasia bacata. Diciamo che mi ricordo fin troppo bene quando portavo la 52 e cercavo disperatamente di entrare nei vestiti, facendo esattamente le stesse mosse di Manu. Certe cose non si dimenticano. Ho calcato un po’ la mano. Scusa scusa, ma tu hai fatto leggere questa cosa al babbo tuo? Ohhhhh

Damynex: Lo so che Sara si sta comportando un po’ alla cavolo. Ma è una persona normale, non è che sia perfetta, anzi. Diciamo che non ce n’è uno perfetto in questa storia, credo. Come nella vita del resto. Ed i fratelli sono fuori, è assodato. Jessica non crepa, ma farà la fine della porchetta.

Chloe90: Beh, non è che ti sia comportata un granchè bene, ma probabilmente quei calzoni erano stati fatti con il c… In effetti, con quello che costa la roba, almeno che sia a posto, no?

Driger: La vacanza è stata molto bella. In effetti, non è una situazione molto divertente. Però se un’amica ci tiene, del tempo per te lo trova. E se non ci tiene… bisogna fare due conti.

Pink. Oh, ciao, come stai? Mi sa che a giudicare dai livelli di vendita del Malox, di gente che somatizza di stomaco ce ne sia parecchia. Vedo che l’idea di mettere Jess sul rogo sta piacendo sempre più.

Elfie. Gioia mia… Saruzza bella sta impegnata… Manu è tutte noi, donnine oversize. Ciao bella biondona di una figliola!

Kannuki. Ci avevo pensato a mettere a dieta Manuela. Ma con quel caporale travestito da mamma? Con la pasticceria dentro casa? Non hai mai notato una cosa, Kan, che quando sei a dieta, magicamente le pubblicità di brioscine e porcatine varie, sembrano aumentare a dismisura? Comunque, ci sto pensando…

Naco-chan. Molto saggia. E’ vero quello che dici. Se poi l’amicizia è vera, resiste a tutto. Altrimenti, altre persone incroceranno il tuo cammino. Ma come sto diventando lirica. Sarà la fame.

Haydée. Ben ritrovata. Cosa posso dire se non che mi dispiace per quello che ti è capitato? Purtroppo queste cose succedono. Soprattutto se si crede all’amicizia, certe ferite lasciano una cicatrice. Ma dolorosamente si supera e si trovano nuove persone. Basta non chiudere il cuore. Continua la fase lirica, anche se ho pranzato.

Maho. Hey, come stai? Spero che questo capitolo ti abbia “stimolato” di più del precedente. Per qualcosa di pazzesco, rivolgerti a Loretta con fiducia.

Lella: lo so che non aggiorno tanto spesso, ma se voglio scrivere qualcosa di passabile, devo avere del tempo. Scrivo di getto, poi rivedo, rielaboro, rifaccio… Spero ti piaccia anche questo capitolo.

Serintage: vero? siamo bravi consiglieri, ma pessimi esecutori degli stessi, direi. Un conto è vedere qualcosa dal di fuori, un altro è provare la situazione sulla propria pelle… e magicamente la prospettiva cambia… Mi diverto a descrivere Evenzio e Loretta.. sono delle schegge impazzite in questo mondo apparentemente normale.

Minako-chan. Sono carini, vero? la storia delle due versioni è che tu le leggi e poi scegli quella che ti piace di più. Chiaro? Come va, tutto a posto?

Mewina: Gentile signorina, le comunico che la risposta alla sua interrogazione è: Naaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

Suzako: Sono felice che tu sia sollevata. Spero di non dare più adito a certi fraintendimenti… non è carino!

Alessia Heartilly: Obbedisco, cercherò di parlare come Nisi e non come Loretta, solo che a volte mi scappa. Il ricatto è parte della vendetta. Understood?

Bene, io avrei finito. Vi auguro un buon fine settimana, spero vi divertiate e che vi abbuffiate senza mettere su un grammo (uno dei sogni ricorrenti della mia vita, capitemi per favore…)

Ciao a tutti

Nisi Corvonero

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Capitolo 20
*** Evenzio Scarnafigi, Detective Superstar ***


Quasi quasi, gli sembra di star seguendo Pretty Woman.

Il suo lavoro di segugio lo ha portato a tallonare da vicino Jessica impegnata in un’orgia, sì, ma di shopping!

Non è esattamente lo spettacolo al quale si aspettava di assistere.

Ha parcheggiato la Punto nel sylos di Piazza San Babila - proprio quello che costa un occhio nella testa - a poca distanza dal fuoristrada.

Poi, mischiandosi tra la folla, ha cominciato a seguire silenziosamente la coppia.

Il suo istinto da detective ha fatto centro: sul macchinone c’era in effetti un uomo. Un ragazzo sui 20 anni e passa, ad occhio e croce, elegantissimo e col ciuffo ingellato.

Quel ragazzo non è Fabio Cortesini, il re cervo, ma credo che lo abbiate capito tutti senza che avessi bisogno di specificarlo.

E capite anche perché Jess debba rubare i compiti alle compagne di classe, visto che passa i pomeriggi in giro a zonzo.

Tornando al cavaliere che la accompagna, Evenzio non lo conosce e non sembra nessuno dei compagni di classe di Sara.

Si prende mentalmente nota di esercitarsi nel valutare le fisionomie: potrebbe essere utile per la stesura di eventuali identikit.

Ed ecco la felice coppia addentrarsi nel quadrilatero della moda: Via della Spiga, Via Montenapoleone, Corso Venezia e Via Sant’Andrea.

Jessica è una professionista: in ogni negozio non passa più di un quarto d’ora ma, come Attila, dove è passata lei non cresce più l’erba.

L’ha osservata attraverso la vetrina, fingendo di trovare oltremodo interessante un manichino nudo di Dolce e Gabbana.

Jess afferra con malagrazia le grucce che reggono calzoni, camicette, short, top, giacche, e coprispalla con uno sguardo severo e critico.

Non ha bisogno di una commessa che l’aiuti a scegliere o che le dica quanto le stia bene un capo. Jessica sa benissimo cosa le sta bene.

Praticamente tutto.

Fa passare ogni negozio al setaccio. Sembra quasi la selezione dei campi di concentramento: da una parte i promossi, dall’altra i bocciati.

Ogni volta che i suoi passi la riportano in strada, il ragazzo sembra sempre più in difficoltà: le borse di cartoncino patinato stanno aumentando in maniera esponenziale e portarle in mano è sempre più faticoso.

Tante di quelle borse hanno un bel fiocchetto di raso bianco che ne riunisce le due impugnature.

E’ molto scenografico. Quel fiocchetto in genere chiude sacchetti che hanno l’aria di contenere qualcosa di terribilmente chic.

Il ragazzo comincia a sudare, mentre arranca faticosamente dietro alla sua accompagnatrice, che neanche per un attimo ha perso la sua espressione concentrata.

Passano le ore, Jessica sembra in piena forma mentre i due ragazzi (uno però ignaro dell’altro) si stanno facendo travolgere da una noia mortale. Evenzio fa fatica a stare sveglio e non riesce a capire come Gaudenzio abbia potuto farsi infinocchiare da una così. Poi, il suo sguardo cade ancora sul personalino di Jessica e cancella i dubbi di pochi istanti prima.

Li segue da poca distanza e a volte ha rischiato di perderli di vista. Quel giorno c’è parecchia folla che passeggia da quelle parti.

I due non si scambiano molte parole; forse a causa del fatto che lui ha già il suo bel da fare a portare in giro tutta quella mercanzia e che non ha molto fiato residuo nei polmoni.

Il pomeriggio è agli sgoccioli e, apparentemente soddisfatti, i due ritornano al sylos per riprendere la macchina.

Evenzio paga 13 euro allo sportello automatico e maledice la cronica mancanza di parcheggi di Milano.

E’ all’uscita che rischia di perdere le tracce dei due, in quanto la Punto viene fermata dalla sbarra all’uscita ed Evenzio ha fatto cadere lo scontrino.

Il suo fiuto però lo ha aiutato, infatti riesce ad intravedere la vettura poco più avanti. Si stanno dirigendo verso casa.

Evenzio controlla l’orologio che ha sul cruscotto. Sono le sette e mezzo passate ed ancora una volta sente il suo stomaco protestare per mancanza di viveri.

Ma non può mangiare in servizio, almeno non in quel momento.

Stoicamente, ignora la crescente sensazione di fame e continua a seguire la vettura.

Per la Causa, questo ed altro!

Poco dopo Piazzale Loreto, vicino alla vecchia sede del Leoncavallo, la vettura svolta a sinistra.

Prosegue ancora qualche metro e poi si infila in un parcheggio miracolosamente vuoto.

Evenzio non è così fortunato, per cui accosta ad un’altra macchina parcheggiata ed inserisce le quattro frecce.

Ad un tratto, i sensi sollecitati di quel povero detective affamato, captano un delizioso profumo.

Pizza!

Guardando un po’ più in là, vede i due braccati entrare nella pizzeria.

Sospira con un pizzico di invidia: una pizzetta ci starebbe benissimo, ma sta lavorando e rimane in macchina a piantonare il loco.

Parcheggia anche lui la vettura 150 metri più avanti, controlla che la pizzeria sia in vista e poi si mette a rosicchiare sconsolato un tramezzino ormai rinsecchito.

Fruga nello zaino e tira fuori il cellulare.

Compone un numero e resta in attesa.

“Detective Evenzio Scarnafigi a rapporto, Signora!” “Li ho seguiti mentre andavano a fare spese. Una palla che non ti dico, ma so che fa parte del lavoro del detective”.

“No, niente di fatto. Sono entrati in pizzeria, qui vicino a Loreto. Magari lei dopo offre il dessert!”

a questo punto, Evenzio scoppia a ridere come una iena.

“Sono appostato poco lontano. Ti farò sapere gli sviluppi”

“Bene. Ah, ho macchiato i calzoni.”

Un urlo belluino parte dal telefonino ed Evenzio chiude la comunicazione quasi immediatamente.

Altro tramezzino, questa volta un po’ meno rinsecchito del precedente.

Evenzio ne è così commosso da attaccarlo con un entusiasmo tale da far colare buona parte della maionese che lo farcisce.

Questa plana a fare compagnia alla macchia di unto che già c’era ed Evenzio pensa prosaicamente che tanto i calzoni sono ormai uno sfacelo e Loretta ha già fatto la sua sfuriata di prassi.

Col pancino pieno è un’altra cosa, vero Evenzio?

Un po’ di musica per favorire la digestione… ed ecco che la voce di Leone Di Lernia si diffonde nell’abitacolo.

Delle pecorelle cominciano a saltare all’interno del suo cervello…

Come ci si rilassa quando si è mangiato, si sta al caldo e si ascolta una musica che piace.

Dormi bello, fai la nanna

che fra poco c’è la mamma.

Fai la nanna, dormi bello,

che ti perdi il carosello.

Ah, che poeta, che poeta!

Morfeo accoglie il giovane tra le sue braccia e gli regala un bellissimo sogno: si vede calcare le scene, come un novello Lawrence Olivier (infatti indossa la stessa mise che il Sir portava mentre recitava l’Amleto), circondato da ammiratori che lo acclamano entusiasti.

Poi, dopo la recita, qualcuno gli ha messo in mano un enorme fascio di rose rosse ed in camerino trova tutti i migliori attori di tutti i tempi (da Olivier ad Orson Welles, passando per l’adorato Peter Sellers e Kenneth Branagh) che lo accolgono con un caloroso applauso e Sarah Bernhardt e Gloria Swanson assieme ad Anna Magnani, gli regalano baci profumati che gli mandano il cervello in pappa.

Evenzio china modestamente il capo, mentre sente un rumore molesto rimbombargli nelle orecchie.

…Ma che cosa è? Via, via: sto facendo un sogno bellissimo, cosa rompete?

Il rumore continua e ad Evenzio non rimane altra scelta che salutare Lawrence, Orson, Peter, Ken, Sarah, Gloria e Nannarella – ormai si danno del tu e si chiamano per nome, sono amici – e ritornare in questa valle di lacrime.

Sbatte gli occhi per scacciare l’ultima ombra di sonno che gli appesantisce le palpebre e nota un viso accostato al finestrino.

Preme il pulsante dell’alzacristalli elettrico e vede comparire più chiaramente davanti a sé il viso di una vigilessa: il copricapo bianco è inconfondibile.

E’ molto giovane: ha gli occhiali rotondi, le guance rotonde ed i capelli… no, non sono rotondi, bensì tinti di una chiassosa sfumatura di rosso. Probabilmente, nella vita privata, le piace fare esperimenti azzardati sulla sua chioma.

“Buonasera, desidera?” chiede esitante Evenzio, recuperando un minimo di buona educazione.

“Buonasera” risponde sorridente la vigilessa, la voce squillante. “L’ho vista in macchina e pensavo che non si sentisse bene”.

Evenzio le sorride in un modo che spera essere rassicurante:”No, no, sto bene, grazie. Mi sono semplicemente addormentato”.

La vigilessa lo guarda perplessa, poi sembra capire:”Sta aspettando qualcuno? Una ragazza, forse?”

Evenzio arrossisce sotto lo sguardo inquisitore di lei:”Beh, sì….”

E’ una mezza verità, una bugia al 50%.

In risposta, un largo sorriso:”Auguri per il suo appuntamento, allora. Cerchi però di non addormentarsi più qui: la sera qui è pericoloso e mi spiacerebbe se le accedesse qualcosa”

“Non si preoccupi, starò attento”

Un attimo dopo, un saluto ed Evenzio rimane ancora da solo.

All’improvviso, si ricorda della sua missione e cerca disperatamente con gli occhi la macchina del fustacchione che accompagna Jessica.

Un sospiro di sollievo: la macchina è ancora lì al suo posto.

Un’occhiata all’orologio ed Evenzio scopre che sono le nove meno cinque. Accidenti, quanto ha dormito.

… E quanto è faticosa la vita del detective, pensa soffocando uno sbadiglio.

In quella, avvista due figure che stanno uscendo dalla pizzeria.

Sono loro.

I suoi sensi ritornano in modalità di all’erta e si prepara a proseguire l’inseguimento.

Ce la metterò tutta, mormora tra sé.

Quando il gippone parte sgommando, Evenzio lo segue a distanza di 3 auto.

Via Palmanova.

Cascina Gobba.

Al semaforo a sinistra e si dirige verso viale Europa.

Dove ci sono gli studi di Canale 5 (che vedo dalla mia finestra tutte le volte che sono in ufficio, tanto perché voi lo sappiate).

Evenzio non si permette di sperare.

Innalza una silenziosa preghiera al santo patrono dei detective (a proposito, sapete chi è?), alzando gli occhi al cielo con espressione molto pia:”Fa che se la trombi, ti prego, fa che se la trombi!”

ah-ah!

Il gippone segnala l’intenzione di svoltare a sinistra in una delle viette imboscate perpendicolari al Viale.

Evenzio comincia a sudare dalla tensione.

Esita.

Il momento è delicatissimo.

L’adrenalina scorre velocemente nel suo corpo, inebriandolo come se avesse gustato una coppa del nettare più pregiato.

E’ fondamentale azzeccare la scelta della tempistica.

Anche Evenzio mette la freccia, ma si limita ad accostare.

Il suo cuore esulta: quella è una strada senza uscita.

E, ditemi voi, cosa vanno a fare due ragazzi giovani in macchina, di sera, in una strada senza uscita?

Di certo giocano a nascondino… oppure al dottore?

Evenzio prima di agire, attende cinque minuti che non passano mai.

Ogni tre secondi, controlla l’orologio sul cruscotto che segna sempre la stessa ora.

Il suo cuore batte fortissimo per l’agitazione: il sudore gli imperla quello spazio di carne che si trova tra il labbro superiore ed il naso.

“Calma, Evenzio. E’ la tua grande occasione.”

Inspira profondamente per calmarsi, ma è tutto inutile.

Sa che sta per violare le regole della privacy, ma Loretta ha ragione: pensa a Gaudenzio.

Il pensiero del fratello è la cosa che lo sostiene.

Con mani tremanti, libera la macchinetta digitale dalla custodia che la racchiude.

Accende l’apparecchio e controlla che tutto sia in ordine e che la batteria sia carica.

Un altro respiro profondo e poi, fuori, a compiere quella missione di cruciale importanza.

* * *

E’ andato a casa sua per parlarle, ma non ha trovato nessuno.

Scornato, è tornato a casa, senza averla vista.

Si è fermato un buon quarto d’ora in macchina, in caso fosse fuori per una commissione veloce, ma niente del genere.

Per cui, è rientrato a casa sua con la coda tra le gambe.

Ha preso in mano il telefono ed ha composto il numero che conosce a memoria da un sacco di tempo.

“Pronto? Ah, ciao Giulia. C’è Sara? Ah. va bene grazie.

Quando torna le dici che ho chiamato? No, sul cell non mi risponde. Va bene, sì, grazie. Buona notte, ciao”.

Ha appeso il telefono, mentre sente un senso di disagio montargli dentro.

* * *

“Adesso mi spieghi cosa cavolo è questa storia.” Giulia non appena ha posato il ricevitore chiudendo la comunicazione, è corsa in camera dalla sorella che in quel preciso momento sta facendo finta di leggere un libro, sdraiata sul letto.

“Ummmm?”

“Mi hai sentito: dimmi cosa stai combinando con quel povero ragazzo!” bercia mentre incrocia le braccia sul petto.

Senza alzare gli occhi dal libro e dalla pagina che sta leggendo da circa 45 minuti, Sara biascica:”Da quando in qua Micro è per te un povero ragazzo?”, alludendo al sentimento non esattamente d’amore che Giulia prova nei confronti del migliore amico della sorella.

Giulia, suo malgrado, arrossisce:”Da un po’.” Poi rilancia:”Senti, ti ho tenuto il gioco. Minimo mi devi dire che cosa sta succedendo”.

“No” è la risposta asciutta.

“Come sarebbe a dire no?” protesta Giulia.

“Enne di Napoli, O di Otranto. No, negazione” precisa Sara con un tono da maestrina che irrita ancora di più Giulia.

“Ed io dico alla mamma del succhiotto” la minaccia Giulia, con un ghignetto soddisfatto. Ha trovato il modo con il quale far confessare la sorella.

Finalmente, Sara alza gli occhi dal libro:”Diglielo pure, tanto lo sa già. E poi è andato via, non si vede più”.

Giulia si trova presa in contropiede:”Tu stai bluffando, lei non lo sa”.

“Vaglielo a chiedere. Mi ha beccato il giorno stesso”.

Definitivamente sconfitta, Giulia infila la porta e lascia la sorella sola con il suo cattivo umore.

Perché Micro non le ha detto niente? Avrebbe capito.

La solita vocina impertinente le ricorda che, no, non avrebbe capito, gelosa com’è.

Cercando di ricapitolare tutta la situazione, Sara ammette che Micro l’ha cercata tutto il santo giorno.

E non ha risposto al citofono quando lui è venuto a cercarla a casa.

Lui le vuole bene, ne è sicura, ci potrebbe mettere la mano sul fuoco.

Anche lei gli vuole bene. E vuole bene anche a Manuela Ma allora perché si sente così?

* * *

Non fa più tanto freddo, per fortuna.

Uno strano individuo con un trench scalcagnato ed i calzoni variamente stazzonati, si muove quatto quatto nell’ombra.

La via è deserta: sfido a quell’ora. Non ci abita nessuno: non è altro che una piccola strada senza uscita nella zona industriale, piena di capannoni.

Evenzio procede a piccoli passi.

Sembra il solito maniaco nel parco a Vienna (ve ne ho già parlato qualche capitolo fa).

Piano, piano, sempre più vicino.

Il suo cuore esulta ancora una volta: la macchina sta ondeggiando ed il ragazzo gongola fra sé e sé.

Comincia a girare attorno alla macchina, per trovare l’angolazione migliore per le foto che sta per fare.

Non sarà Helmut Newton (pace all’anima sua), ma deve fare delle foto più chiare possibili.

Molto bene.

Ha deciso di scattare una serie di foto da diverse angolazioni.

Anche se è necessario il flash, dovrebbe avere il fattore sorpresa dalla sua.

E si mette all’opera.

I due sono sul sedile anteriore, con i reclinabili abbassati, completamente assorbiti nelle loro attività ludiche.

Ed Evenzio comincia a scattare, illuminando a giorno l’abitacolo.

I suoi calcoli sono esatti: i due imboscati si accorgono di lui solamente qualche secondo e tante foto dopo.

“Ahhhhh” urla Jessica, scattando come una molla troppo tesa.

Il suo compagno rimane impietrito con Jessica ancora spalmata contro ed un’espressione decisamente ebete dipinta sul viso.

Le foto continuano, il flash si accende a ripetizione illuminando impietosamente le nudità dei due.

“Fai qualcosa, fallo smettere!” strilla lei, prendendo il primo capo di vestiario sottomano (i boxer di lui, infilati in testa) e cercando inutilmente di coprirsi.

“Ma perché io? Devo uscire dalla macchina con su solo i calzini? Esci tu, piuttosto!”

Flash, flash, flash.

Jessica ficca in mano i boxer al ragazzo:”Muoviti! Vedi un po’ di fermarlo!” ordina Jessica senza mezzi termini e per incoraggiarlo, gli da una spinta sulla spalla neanche troppo gentile.

Dov’è finita quella creatura maliarda e sensuale di… vediamo… un paio di minuti prima?

Il compagno, con indosso solamente le mutande ed i calzini apre la portiera ed esce, ma vede soltanto una figura indistinta sparire nella notte, per cui rientra nell’abitacolo.

Jessica rotola su sé stessa per fargli posto, si sdraia sul sedile di fianco e rimane immobile per qualche secondo.

“E’ scappato, non sono riuscito a prenderlo. Potevamo andare nel motel, così comodo… ma no, non c’è stato verso!” prorompe lui con voce alterata.

“No, quante volte te lo devo dire? Sono una faccia conosciuta. Quanto tempo pensi che ci mettano a sbandierare in giro che la figlia di Ronchi frequenta i motel? A casa tua c’è sempre tua madre, per cui non lamentarti, va bene?” Jessica ha un tono di voce che le sue compagne di classe conoscono piuttosto bene.

“E allora facciamoci fotografare dal primo guardone psicopatico che passa per strada”. sbotta Mister X, tirandosi su un gambaletto che nel frattempo si era raccolto attorno alla caviglia.

Jessica non gli risponde, anche perché ha smesso di ascoltarlo. Sta rimuginando fra sé e sé.

In mezzo a tutti quei flash, i suoi occhi hanno incontrato quelli del sedicente fotografo.

Quella faccia.

Le ricorda qualcuno del suo passato.

Ma si è sicuramente sbagliata. A quanto ne sa, Gaudenzio si è fritto il cervello, è rinchiuso in casa da quel dì e non si fa più vedere in giro.

A meno che abbia un gemello, cosa altamente improbabile.

Certamente. Si è sicuramente sbagliata. Con tutta quella luce, era facile vedere una cosa per un’altra.

Nonostante tutto, un brivido gelido le corre lungo la schiena.

Ormai la poesia è andata a ramengo e Jessica comincia a raccogliere i suoi abiti sparsi alla rinfusa nell’abitacolo.

Accanto a lei, il suo compagno sta facendo lo stesso ed in silenzio i due si rivestono, senza degnarsi di uno sguardo.

Pochi istanti dopo, lui e lei sono perfettamente rivestiti e presentabili, per cui la jeep parte e si ferma davanti a casa di Jessica, che salta fuori dalla macchina e rientra senza guardarsi indietro.

* * *

In casa c’è solo acceso un lumicino.

Accanto al lumicino è seduta una ragazza bionda in vestaglia. Si regge la testa con le mani. Si direbbe che stia aspettando qualcuno.

Non è molto tardi, ma in casa dormono già tutti tranne lei.

Si apre la porta di ingresso e lui entra, camminando in punta di piedi per non svegliare nessuno.

La ragazza non dice niente, ma lo guarda con aspettativa a malapena controllata.

Lui le va vicino e le rivolge un largo sorriso, mentre indice e medio si alzano a mostrare il simbolo della vittoria.

La ragazza salta in piedi:”Devo dedurne che tu abbia raccolto le prove?”

Evenzio ridacchia:”E che prove!”

Tira fuori di tasca la macchinetta digitale, la accende ed il visorino sul retro dell'apparecchio mostra una serie di foto molto esplicite di Jessica e del suo compagno.

“Molto bene, ottimo lavoro, Evenzio”. Loretta è talmente soddisfatta da non ricordarsi dei calzoni macchiati del fratello.

“Ora rimane solo da scoprire chi sia codesto individuo”.

I due fratelli si scambiano un ghigno complice, poi si chiudono ognuno nella propria camera.

* * * Sul letto c’è una buona metà del guardaroba di Manuela.

Visto che la ciambella non è uscita con il buco (vi prego di notare la finezza del paragone: ricordate che Manu è figlia di un pasticciere) e non ha trovato niente da mettersi per uscire con Micro, si deve arrangiare con quello che ha.

Ringraziatemi per avervelo ricordato.

I vestiti che porta sono quasi tutti simili tra loro. Non tutti i modelli disponibili sul mercato le stanno bene, per cui la scelta è limitata e, di conseguenza, gli abiti tendono ad essere l’uno la fotocopia dell’altro.

Tinte off limits sono: il rosa, in primo luogo (terrore di essere soprannominata Miss Piggy); arancio (troppo vistoso e lei a volte vorrebbe scomparire), giallo (sembra un canarino di 80 e passa kg.), il bianco (che la fa sembrare una monumentale gelataia friulana) e verde chiaro e beige che le conferiscono il colorito tipico dei cadaveri in pieno rigor mortis.

Fedele alla leggenda metropolitana che il nero smagrisce un casino, Manuela ha selezionato la maggior parte dei capi che compongono il suo guardaroba secondo il criterio suddetto.

Quindi blu, nero, verde scuro, marrone (poca roba, è un colore tristissimo, secondo lei) e bordeaux per quando è in vena di follie.

E’ in pigiama (azzurro) in piedi davanti al letto. Ha un gomito appoggiato in una mano e con l’indice dell’altra si tamburella il labbro inferiore in un gesto che vuole incoraggiare la meditazione.

OOOOMMMMM!!!

Valuta criticamente il suo guardaroba ed il primo capo ad essere escluso è un maglione marrone che la fa sentire più triste del primo giorno di scuola dopo tre mesi di vacanza.

Anzi, più triste del SECONDO giorno di scuola, perché in genere il primo giorno non si fa niente, si salutano i compagni e si parla delle vacanze. Per cui, dopo essere stato ripiegato a dovere, il maglione scompare da qualche parte in fondo all’armadio.

Secondo capo: un paio di calzoni un po’ scampanati che hanno l’unico torto di essere di colore viola. Va bene che sono in Quaresima, ma le sembra troppo funereo. Anche perché con che cosa lo abbinerebbe?

Anche i calzoni accompagnano il maglioncino marrone nel suo triste destino.

Alla fine, dopo un quarto d’ora di minuziosa valutazione, Manu sceglie un paio di morbidi pantaloni neri che avvolgono dolcemente le sue forme ed un parka bordeaux che le copre i fianchi.

Ora che ha scelto la sua mise, procede nel ripiegare metodicamente gli altri abiti e a riporli nell’armadio di legno chiaro.

Ad un tratto la porta si apre ed entra la regina madre, ehm, scusate, la signora Maria Carla con in braccio una pila di roba stirata.

La discrezione (cioè bussare), non è mai stata il suo forte.

La bocca carica di rossetto (anche a quell’ora di sera), si arriccia.

“Cosa stai combinando, Manuela! Cosa fai ancora in piedi, è ora di andare a letto.” purtroppo, la Signora Maria Carla risulta acida anche quando non ne ha la benché minima intenzione.

“Sì, mamma, sto mettendo a posto l’armadio, ora vado a letto.” sospira Manuela.

“Ma cosa stavi facendo? Tu che metti a posto l’armadio di sera?” la signora da un’occhiata ai vestiti ancora appoggiati sul letto.

Con il radar fornito in dotazione di serie alle mamme, M.C. capisce che qui gatta ci cova.

“Non raccontarmi frottole, Manuela. Dimmi perché hai tirato fuori tutti quegli abiti!” ingiunge con piglio marziale.

Che abbia studiato all’Accademia Militare di Modena?

“Ma no, mamma. E’ che sabato c’è una festa e sto decidendo come vestirmi.” Manuela cerca di svicolare (ergo, di raccontare una balla), mentre si fa tutta rossa.

“Festa? Quale festa? Non mi hai mai parlato di una festa! E chi la farebbe questa festa?” avvistata la preda, il segugio si avventa su di essa.

“La fa Silvia Confalonieri, la mia compagna di classe, sai quella che parla sempre”.

Maria Carla si avvicina alla figlia che sfugge il suo sguardo.

“Signorina Cafiero, tu non me la racconti giusta. Tu devi uscire con un ragazzo, vero?”

Tutte le sfumature del rosso si alternano sul viso di una imbarazzatissima Manuela.

Vi è mai capitato di dover uscire con un ragazzo e di farvi sgamare dalla vostra mamma? A me sì, è un'esperienze più traumatiche che vi possano mai capitare.

Visto il disagio della povera Manuela, direi ad occhio e croce che anche lei condivide le mie stesse sensazioni.

“Ma no, mamma, che dici?” bela tentando un salvataggio in extremis.

“Zitta! Lo so quel che dico. Tu con quel ragazzo non ci esci, hai capito? Tu sabato te ne starai in casa tranquilla e non si discute”.

Manuela si erge in tutta la sua altezza:”Cosa? No, mamma, io con Micro ci esco, che tu lo voglia o no!”

“Micro? Hai detto che si chiama Micro? Ma che razza di nome è? Lui di dove è?” Maria Carla non ha mai sentito quel nome. Da dove arriverà mai?

“Lui è italiano, ma madre è dell’Irlanda del Nord e lui si fa chiamare così”.

“Come dell’Irlanda del Nord? Dove si ammazzano tra cattolici e protestanti? Minimo minimo, per quel che ne sappiamo noi, quella è una terrorista dell’IRA!”

Quanto è vero, Maria Carla, quanto è vero!

Manuela ha la buona grazia di arrossire, mentre, implacabile come un kalashnikov, mammina cara prosegue nella sua filippica.

“Si fa chiamare Micro. Bene. E quale sarebbe il suo vero nome?”

Manuela resta a bocca aperta come il proverbiale pesce lesso. Lo ha sempre chiamato Micro, ma non sa come si chiami veramente.

“Lo vedi? Come faccio io a fare uscire la mia bambina con uno che non so neanche come si chiama? E cosa ne so se ha intenzioni serie, eh?”

“Accidenti, mamma, deciditi. Prima dici che sono la tua bambina, poi parli di intenzioni serie. O l’una o l’altra, per la miseria, no?” sbotta Manuela estremamente irritata con sua madre. “Non sono piccola o grande secondo quello che fa comodo a te”.

Maria Carla la ignora. Come fanno tutti i genitori del resto quando non sanno cosa rispondere o tutte le volte che fate loro una domanda imbarazzante. A partire da:”Come nascono i bambini?” in poi.

“Comunque, tu con quel Micro non ci esci, mi hai sentito? Non sappiamo chi sia, né cosa facciano i suoi genitori e se è di buona famiglia”

Si interrompe vedendo la figlia alzare gli occhi al cielo e sbuffare.

“Si, signorina. E’ importante sapere se potrà mantenerti e se viene da una famiglia per bene.”

Manuela pensa a Roisin e soffoca una risata che le è affiorata alle labbra.

“Non capisco cosa ci sia da ridere, Manuela.”

“Mamma, guarda non voglio sposarmi e comunque tu ti sei sposata con papà anche se i tuoi genitori non volevano che sposassi un meridionale”

Maria Carla rimane senza parole per un attimo:”Beh, che c’entra? Erano altri tempi e tuo padre è sempre stato una persona a modo senza grilli per la testa”.

“Mamma, quando vi siete sposati eri già incinta di Roberto, non ti ricordi?”

Maria Carla si inalbera:”Ci saremmo sposati ugualmente ed comunque tuo padre è sempre stato una persona responsabile!”

“Ma anche Micro è una persona a modo!” protesta Manuela sull’orlo delle lacrime. Perché sua madre non vuole capire?

“Manuela, senti” sospira stancamente, passandosi il dorso della mano sulla fronte. “Io non lo faccio per romperti le scatole (Ma davvero? N.d.A.). Io non voglio che ti accada niente di male, sei così una brava ragazza…”

“Se sono una così brava ragazza, fidati di me. Per favore!”

Se continua così, fra un po’ si mette in ginocchio.

“Non è che io non mi fidi di te, non mi fido di quelli che ci sono in giro!” è cominciato il festival delle frasi fatte.

“Ma se Micro non lo conosci neanche, come fai a dire che non ti fidi?”

A questo punto, mammina tace per un attimo e poi passa al colpo di grazia:”Eh va bene. Puoi uscire con quel Micro, ma prima me lo dovrai far conoscere, anzi, dovrai farlo conoscere a me ed a tuo padre, intesi?”

Secondo voi, è peggio non uscire con Micro oppure dovergli presentare mamma e papà?

* * *

Non riesce a dormire.

Continua a ripensare a quel tizio che ha fotografato lei ed Eugenio mentre erano in macchina.

Va nel suo bagno privato, apre l’armadietto ed inghiotte una compressa di Tavor aiutandosi con un bicchiere d’acqua.

Poco dopo, Jessica piomba in un sonno agitato, popolato da flash che sfavillano nella notte.

* * *

Sto piangendo dalla commozione: finalmente il PC di Trevor funziona e dopo quasi due mesi ho potuto riaggiornare.

Magari non vi interessa niente, ma il titolo del capitolo precedente mi sembrava qualcosa di già sentito: infatti, è una parafrasi dell’album degli Eels, Novocaine For The Soul.

Uno degli innumerevoli contributi musicali di mio marito a questa storia…

Mi spiace avervi fatto attendere l’aggiornamento tanto a lungo, ma, come ho già avuto modo di spiegare, oltre al break down del sito (10 giorni di tristissima astinenza), ci si è messo anche il PC del caro Trevor che, nonostante gli scleri dell’autrice, continua imperterrito a fornirmi la sua consulenza.

L’ho già scritto sul forum, ma lo ripeto per tutti coloro che il forum non lo bazzicano: la rivolta delle racchie è stata completata qualche giorno fa. Ora resta da togliere gli innumerevoli strafalcioni. Per cui, salvo cambiamenti o lune da parte mia, aspettatevi 26 capitoli + un epilogo.

Per lo spazio di bieca pubblicità, ho scritto una one shot su lady oscar ed ho aggiornato la mia ff su Remus/Tonks.

Leggete e fatemi sapere cosa ne pensate, grazie.

Mi togliete una curiosità? Mi dite che tipo di finale vi aspettate? Così, eventualmente, mi preparo alla fuga…

Ed ora, i ringraziamenti sono giusti e doverosi:

Driger: una piccola anticipazione di quello che i due pazzi vogliono fare lo hai in questo capitolo. Per il pedinamento, giudica tu stessa.

Luana80: adesso te lo dico io: aggiorna presto!!! e la tua ff su Diana? Come già detto, Loretta ha le sue buone ragioni, come hai potuto leggere.

L-fy: La storia dei nomi orridi della famiglia Scarnafigi verrà spiegata in seguito, non ti preoccupare. Ma Venanzio, Elfie cara, non fa rima con Evenzio e Gaudenzio… Beh, Micro dove lo metti, scusa? Non è che diventi una cloaca solo per il fatto che tiene la morosa, no? Le vendette… queste le chiamo legittima difesa. Bacetto.

Lella: Ho capito, ti aspetti una cosa trucidissima… ho il sospetto che quella che ho scritto ti possa piacere.

Minako-chan: breve, ma concisa e sintetica. Augh!!! eh, che ridere quel pezzo, vero?

Maho: in confidenza, Maho, il personaggio di Sara mi sta dando parecchio filo da torcere: è il più difficile da descrivere, controverso e pieno di contraddizioni come è… ciao, a presto.

Marochan: Ho fatto del mio meglio, cara. E questo ti piace?

Kisa: Beh, ad occhio e croce direi che ci hai azzeccato, ma mi riservo di farti qualche piccola sorpresina…

Ayumi: ciao. A riguardo di Sara, ti rimando a quello che ho scritto sopra a Maho… mi fa sudare, quella figliola…

Damynex: tutto a suo tempo. Beh, sì, direi che Evenzio è un tipo davvero originale…

Pink: purtroppo, devo dirti che quello che è successo a Gaudenzio è quello che è successo ad un mio conoscente, sebbene le circostanze fossero un tantino diverse. Ma la sostanza è quella. Diciamo che Gaudenzio è sempre stato molto, molto vulnerabile e l’ha pagata davvero cara. Io faccio apposta a farvi rimanere lì come pesci lessi. E’ metà del divertimento… dammi della sadica e frustami!!! No, non ti devi preoccupare. Se fossi come Loretta direi di farti fare una bella visitina, ma visto che assomigli a Sara, è tutto normale. Domanda filosofica: ma cosa si intende, poi, per “normale”?

Kannuki: Ed invece sì… avevo aggiornato prima che il sito andasse in palla totale… penso un quarto d’ora prima… non ti preoccupare, va tutto bene e leggi quando puoi. Baciotti.

Suzako: Non ti è mai capitato che gente cominciasse a partire per la tangente quando si trovava un partner? A me sì e ci sono andata pure in vacanza con due così… con disastrose conseguenze. Credo sia normale farsi trascinare un po’ quando hai per le mani una storia nuova nuova. L’importante è non essere un macigno…

Serintage: un’altra alla quale potrebbe piacere la fine che ho scritto. Ma magari scrivo due finali, ora che ci penso… Le tegole alla moda di Simona sono state così battezzate in quanto l’altra scagnozza di Jessica condivide con te il nome di battesimo. Però non offenderti: erano buonissime!

Mewina: la scena del finto bacio è stato un atto di puro sadismo nei vostri confronti… e devo dire che avevo un ghigno satanico simile a quello di Loretta mentre lo scrivevo…

Dama Gilraen: Evenzio, mi sembra di capire abbia qualcosa del mio fratello minore… non so cosa, in effetti, ma me lo ricorda un pochino. E’ del 1974 ed ha casa sua, ti interessa? LunaViola me lo ha già opzionato, ma se non le dovesse piacere. No, il papà gode di ottima salute e non ha avuto reazioni di sorta… l’ho visto ieri sera, per cui la notizia è attendibile.

Naco: anche a te, la stessa risposta di Elfie cara: il mistero degli orribili nomi degli Scarnafigi verrà svelato molto presto. Spoilerone: salteranno fuori anche delle cugine con nomi estremamente OOC.

Chloe90, alias la mia coscienza sporca: non leggo quasi più niente per cronica mancanza di tempo… e ciò mi fa sentire tremendamente in colpa. Rimedierò, presto o tardi…

Melanto: prima di tutto, piacere di conoscerti e grazie per le recensioni. Uh, macheppalle, anche tu hai avuto la tua Jessica personale? Ti è piaciuto Pogue Mahone? Magari, se mi paghi il viaggio, vado in Irlanda e faccio un’incetta di parolacce very Irish, meglio, Gaeilge, da rifilare alla tua Jessicona.

In genere le mamme nord europee sono molto più liberali e tranquille delle nostre. Roisin è solo un esempio…

Le chiaviche sono sempre un personaggio che fa scalpore: sui rotocalchi ce ne sono un sacco, ma vanno sotto il nome di z…. Non avete pub irlandesi? Un vero peccato! Non ti resta che organizzare un giretto in quel dell’isola di smeraldo… Ti piacciono le danze tradizionali? che bello!!! Io ne vado pazza! Faccio danze da tre anni. Non mi piace molto la pizzica, però… Ho cercato sul calendario: san Micro non l’ho trovato.

Eh, la nonna della Barbie è un elemento da sbarco…

Grazie per l’appunto sul napoletano: correggerò quanto prima. Beetlejuice l’ho visto secoli fa ed era divertente. Non mi ricordo il personaggio da te citato, sono passati troppi anni… andrò a leggermi la sinossi da qualche parte.

Malese con origini indiane? WOW!!! questa sì che è interculturalità! Il sari lo voglio anche io, gnè gnè, sono così belli e fanno sembrare carine anche le cozze. Anvedì, oh,. tu mi citi Ayshwaria Rai: quella era miss Universo. Io sono più umile: mi va già bene Siusy Blady! uaz uaz uaz.

Però il sari…

Magari ammazza la cessa col crik!!! L’operazione giusta sarebbe ammazza la figona col crik. Scusa, ma per certe cose sono una personcina molto precisa!

Situazione del menga, vero? Comunque, grazie per le recensioni, e per i complimenti al Trevoruccio caro!

Carillon: Volevi strangolarmi? beh… forse me lo meritavo. Ti ringrazio di non averlo fatto.

Nemesis: Io non mi voglio sbarazzare di nessuno, tranne se gli devo dei soldi od ha un carattere simile a quello della Jessica. Anche a me piace conoscervi: le vostre recensioni, oltre a farmi un immenso piacere, mi divertono parecchio.

Mi piacciono le scene tenere. Le preferisco a quelle di sesso torrido. Sarà che ho il cuore di pastafrolla.

Nooo, ne mancano ancora di capitoli… avrai di che leggere.

bacius e grazie tante

The Lost Arch Angel: un giorno dovrai spiegarmi il tuo nick.

Per Loretta, leggi e vedrai. Slàn Go Foil!

Armonia: grazie, grazie. per la fine devi aspettare ancora un po’. Dopo però non lamentarti se sono stata troppo cattiva. Trevor ha detto che non sapeva se provare pena nei confronti di Jessica od un sano senso di rivalsa.

Ciao a tutti, state bene!!!!!

Nisi Corvonero

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Capitolo 21
*** Parabola discendente - il preludio ***


What’s the ugliest part of your body?

What’s the ugliest part of your body?

Some say’s your nose, some say’s your toe,

I think it’s your mind.

Qual è la parte più brutta del tuo corpo?

Qual è la parte più brutta del tuo corpo?

Qualcuno dice che è il tuo naso, qualcuno dice che è il tuo alluce.

Io dico che è il tuo cervello.

Frank Zappa

Un’altra che ha dormito male.

I problemi di sonno sembrano abbondare tra i protagonisti della rivolta delle racchie, non sembra anche a voi? E dire che il giorno prima il caffè non l’ha preso.

Venite, venite pure avanti: andiamo a sbirciare nella camera di Jessica.

L’Afrodite della zona di Milano Est, è scesa dal letto col piede sinistro e le sue occhiaie sono i segni evidenti della notte quasi insonne appena trascorsa.

Jessica è notoriamente una ragazza intelligente e sa riconoscere benissimo i sintomi di una giornata nata male.

Infatti:

1. Piove che Dio la manda.

2. Ha una fame che mangerebbe un cinghiale, ma sa che la attende il barattolino di Vitasnella.

3. Ed il suo maglioncino preferito è macchiato.

Si lava, si veste con il broncio e scende in sala da pranzo.

Lascia perdere la colazione, che è troppo deprimente, mentre un pensiero le illumina la mente: oggi si sfogherà con qualcuno.

Ma, purtroppo per lei, il vento ha cambiato ancora direzione.

* * *

Un altro brutto risveglio ha salutato un’altra persona di nostra conoscenza, nella fattispecie la nostra protagonista, Sara Belotti.

Quando Roberta entra in camera a svegliare le sue ragazze, Sara ha già i fanali aperti e saluta la mamma con l’imitazione di un sorriso sofferente. Per essere più precisi, Sara ha la faccia da misericordia, come direbbe mia mamma.

“Mamma, non sto bene…”

Nel frattempo Giulia si è svegliata e guarda la sorella con aria dubbiosa, ma sceglie saggiamente di tacere.

“Oh, cosa ti senti, Sara?” mentre Roberta si siede su un lato del letto, poi  si china su di lei e sente la temperatura appoggiandole le labbra sulla fronte.

“No, mamma non ho la febbre…” sospira Sara. “Ho vomitato stanotte…”

“Hai mangiato qualcosa che ti ha fatto male, forse… magari hai preso freddo. Stai a letto al caldo, allora.”

Andata, se l’è bevuta!

“Perché non mi hai chiamata? Ti avrei fatto una limonata!” la redarguisce Roberta con piglio severo.

Semplicemente perché non ho vomitato, Mà!

Nonostante quella di cui sopra sia la vera verità, Sara risponde con l’aria della martire:”Mi spiaceva svegliarti…”

“Non far la sciocca, Sara… Ora ti preparo un po’ di limonata che ti mette a posto lo stomaco, va bene?”

Con un sorriso, Roberta si dirige in cucina. Non appena la porta si richiude alla sue spalle, Giulia entra in azione.

“Bella scena, Sara. Dovrebbero darti il premio Oscar!” Sembra che sia LEI quella che si è bevuta la limonata…

“Oh, piantala. Io ti ho retto il gioco quando volevi saltare il compito di Ornato perché il giorno prima eri rimasta a far casino da Rebecca!”

“Uffa, ma ti ricordi sempre tutto, cavolo!” sbuffa Giulia contrariata, mentre Sara ridacchia e cerca una posizione più comoda.

Per rappresaglia, la sorella comincia a sbattere le ante dell’armadio facendo più baccano del dovuto, poi torna vicino a Sara e le tira indietro bruscamente le coperte.

“Perché non vuoi andare a scuola, si può sapere?”

“Fatti gli affari tuoi, Giulia!”

“Ed io dico alla mamma che è una palla che stai male”

“Ed io racconto alla mamma di quella volta in cui sei sparita chissà dove ed io ho raccontato che eri da Rebecca.”

“Ma io ero da Rebecca!”

“Palle, Giuly. L’avevo chiamata e mi ha detto che non eri lì. Dov’eri andata, Giuly?”

“Non sono affari tuoi!”

“Ecco, siamo pari. Tu copri me, io copro te. Falla finita e vai in bagno.”

Giulia raccatta un paio di slip puliti e si fionda nel bagno.

Sara si domanda quanto reggerà quella porta, visto che tutte le volte che Giulia entra in bagno la sbatte con tutta la sua forza.

Qualche secondo dopo, Roberta entra nella stanza portandole della limonata calda.

“Ecco, bevila tutta. Se non stai troppo male, a mezzogiorno fatti un riso in bianco, così ti aiuta a metterti a posto lo stomaco, va bene?”

“Si, mamma. Riso in bianco, sicuro”. risponde mentre pensa che una aglio-olio-peperoncino le piacerebbe molto.

In quel momento, Giulia rientra nella stanza e le fa una boccaccia. Roberta non la può vedere perché la figlia minore è alle sue spalle, per cui Giulia si sfoga ed esibisce tutto il suo repertorio, poi fa dietro front e va un cucina a fare colazione.

“Sara, adesso vado. Chiamami al lavoro se non ti senti ancora bene, mi raccomando”.

Sara sente un pochino di senso di colpa farsi strada dentro di lei, ma lo ricaccia da dove è venuto.

“Certo mamma, ci vediamo stasera”.

Visto che non ha dormito particolarmente bene, Sara si assopisce, nonostante Giulia faccia del suo meglio per fare più casino possibile.

Non ci riesce Giulia, ma ci riesce la signora Boffelli, la vicina.

La suddetta signora è in realtà una signorina molto avanti negli anni, piuttosto inacidita (pure lei!!), che è sorda come una campana, per cui quando ascolta Radio Maria lei (il rosario comincia alle 7,00 in punto!), la ascolta anche tutto il caseggiato.

Infatti, non è un problema se qualcuno si dimentica di puntare la sveglia.

Solo che Sara e la sua famiglia pensano che sia meglio la voce di John Lennon, ecco tutto.

Siccome non è più possibile dormire, si prende una copertina di pile e si mette sul divano a studiare.

Anche per oggi ha evitato di incontrare Micro e Loretta.

Domani in ogni caso, dovrà prendere il toro per le corna.

Si prepara un tè caldo, si riavvolge come una mummia nel plaid e riporta la sua attenzione al libro di francese.

* * *

Oggi Sara non è venuta a scuola.

Sospetta che il motivo della sua assenza non sia un’improvvisa malattia.

Questa è, indubbiamente, un’assenza diplomatica.

Micro tiene Manuela tra le braccia, fuori dalla porta della 4° B, mentre pian piano i compagni di lei cominciano ad entrare in classe e le compagne lanciano loro delle occhiate tra il divertito e l’invidioso.

Fuori piove ancora che Dio la manda ed il corridoio è saturo dell’odore della lana bagnata dei giubbotti.

Non fa tanto freddo, ma c’è parecchia umidità.

Meglio scaldarsi per bene.

Ed infatti, stringe Manuela più forte tra le braccia.

* * *

Le lezioni sono iniziate pochi istanti prima.

Jessica Ronchi è talmente intelligente da saper riconoscere una giornata storta quando ne vede una, come si diceva poc’anzi.

Infatti, dopo una rapida occhiata ai compagni di classe, si rende conto che oggi il suo bersaglio preferito, il suo antistress umano – punching ball personalizzato, purtroppo non è presente.

Aggrotta le sopracciglia (non troppo, dopo le vengono le rughe di espressione!) e sbuffa in un moto di stizza.

Scannerizza i compagni ad uno ad uno.

Poco male, oggi si accontenterà di Cafiero.

Se Jess avesse la testolina fatta di vetro, vedreste gli ingranaggi muoversi a folle velocità.

Oggi seguire le lezioni è un optional e dopo un paio di orette, Jessica sorride soddisfatta.

Ecco, ora può stare attenta a quello che blatera Maroncelli. Tanto non ha di meglio da fare.

* * *

Se invece che in una storia, fossimo in un manga, probabilmente Manuela in questo momento avrebbe delle spirali semoventi al posto degli occhi.

La matematica non la capirà mai.

Per cui, un po’ stordita, si alza dalla sedia.

Meno male che ora c’è l’intervallo.

Ha proprio bisogno di sgranchirsi le gambe ed anche il cervello, già che c’è.

E’ un liceo linguistico quello che frequenta. A chi diavolo è venuto in mente di mettere la matematica tra le materie in programma?

No, il cervello proprio no, in quanto Micro è lì che l’aspetta tutto sorridente fuori dalla porta della classe ed il suo cuore da un tonfo. No, il cervello non si sgranchisce. Nella fattispecie, con Micro presente, piuttosto finisce in pappa.

Quanto è bello.

Beh, non è che Micro sia ‘sto gran figone, ma si sa che gli innamorati vedono il mondo attraverso lenti in multicolor, specialmente se si tratta del loro beneamato.

In effetti però, Micro ha dei bellissimi capelli rossi e dei begli occhi azzurri. Però non c’è molto altro da aggiungere a quanto sopra.

Tuttavia, quando Manuela lo prende tra le braccia e se lo stringe ben bene a sé, le sembra di avere tutto il mondo a portata di mano… anzi, di braccia.

E poi c’è quel punto, tra orecchio e collo che la fa impazzire…

Tra il perplesso ed l’imbarazzato, pensa che, nonostante quello che aveva sempre pensato, una buona dose di simpatici ormoncini l’hanno regalata anche a lei, per cui, da quel punto di vista, è una preoccupazione in meno.

La preoccupazione in più viene dal fatto che quella pelle bianco latte le fa venire in mente un sacco di modi per sporcarla.

Per esempio con della Nutella.

Oppure con la crema pasticcera profumata di limone che suo papà mette nei bignè.

O con della panna montata. Tono su tono, quindi.

Se qualcosa è sporca, bisogna pulirla e Manuela ha una certa idea del metodo detergente più adatto da utilizzare.

Ecco, ancora quello strano mal di pancia che le viene tutte le volte che pensa o fa cose che abbiano come oggetto il figliolo che al momento le sta accarezzando i capelli.

Più narcotici di qualsiasi droga, più esaltanti di qualsiasi bevanda alcolica, tra sé e sé, Manuela pensa che i baci di Micro siano molto di più di un apostrofo rosa tra le parole “ti amo”. Con buona pace di Rostand, anche se per certe cose, lui aveva “un gran naso”.

“Oggi Sara non c’è…” sussurra Micro, il suo viso nascosto nei folti capelli scuri di lei. Non è una domanda, la sua.

E’ una constatazione.

Con un tuffo al cuore, Manuela annuisce piano: “Già”.

Sara. Sempre lei, nei pensieri di Micro, tanto che Manu comincia a domandarsi se lei in realtà non sia un surrogato di quello che Micro non può avere ed una vocina malefica dentro di lei, le dice che è proprio così.

* * *

Ma che angoscia! Manuela entra in classe dopo aver salutato Micro per cinque minuti buoni.

Pronti! Mirare! Fuoco!

“Hey, Cafiero.”

Nell’udire la voce di Jessica, Manuela si irrigidisce. Sa benissimo che Jess ha in mente qualcosa. Qualcosa di poco carino.

“Senti, ma tu non hai pensato che quel tuo… ragazzo, potrebbe essere perverso?”

L’istinto di autoconservazione fa rispondere a Manuela:”No, per niente” e Manuela apre il libro. Quel giorno non è dell’umore di ascoltare Jessica e le sue cattiverie inutili.

Jessica le si avvicina, si accoccola accanto a lei e le sussurra con fare insinuante:”Beh, dovresti pensarci seriamente: ci sono uomini al quale piace la varietà: lo fanno con i morti, le donne incinte, le bambine… e le grassone” e Jessica scoppia in una risata squillante.

Non si aspetta che Manuela reagisca così prontamente, questa volta, infatti la parte lesa le da uno spintone e la bella del bajou finisce con il popò a terra.

Un lividazzo oggi non glielo leva nessuno.

La situazione è peggiorata dal fatto che Jessica indossi una minigonna proprio mini e che sia finita seduta sul pavimento di linoleum a gambe larghe.

Manuela si alza, getta uno sguardo verso la compagna e le dice, in tono volgare:”Chiudi le gambe, Ronchi. Ti si vedono le mutande. Spero siano pulite.”

Manuela è paonazza per l’irritazione e pensa sia il caso di andare in bagno a rinfrescarsi un attimo.

Sulla porta della classe vede una ragazza bionda con gli occhiali che ha visto in compagnia di Sara e si rende conto che ha seguito la scena tra lei e Jessica.

Quella ragazza sorride mostrando un apparecchio metallico.

“Non c’è Sara Belotti, oggi?”

Ancora Sara, ma cheppalle!

“No, non c’è.”

“Ti prego di perdonarmi, ma potresti concedermi qualche minuto del tuo tempo prezioso?”

* * *

Vi siete mai chiesti perché affrontare una situazione spinosa con una grande dose di coraggio una volta per tutte richieda l’espressione “prendere il toro per le corna”?

Probabilmente perché afferrare il bovino per le corna è molto faticoso. Oppure pericoloso. O sarà forse che questo tipo di gesto impedisce al suddetto bovino di incornarvi sul popò?

Di certo, questo richiede una grande dose di coraggio.

Ed è esattamente questo che, il giorno dopo aver fatto sega per ragioni diplomatiche, Sara scende dall’autobus e cerca di prepararsi psicologicamente a quanto potrebbe accadere nel corso della giornata.

Una mano pallida si posa sulla sua spalla.

Inutile nasconderlo, si tratta di Micro che questa volta non le sorride e non le chiede:”Hey Ala, chessidice”.

Va dimmerda, ecco come va.

“Sara, cosa sta succedendo?”. Sara lo guarda triste e scuote il capo:”Non succede niente, Micro. Ho solo bisogno di stare da sola.”

Micro fa una smorfia strana e risponde:”Non ci voleva mica Einstein per capirlo, sai?”

Sara gli fa un sorrisetto triste:”Lo so che non ci voleva mica Einstein”.

Micro arriva subito al punto:”Cosa c’è? Dimmi cosa posso fare”.

Sara allunga una mano per accarezzargli un braccio:”No, non ci puoi fare niente… è che tu adesso sei con Manuela e faccio fatica a dividerti con lei. Lo so che è da scemi, ma non ci posso fare niente”.

“Ma guarda che per me non è cambiato niente nei tuoi confronti, Ala, anche se mi sono innamorato di lei.”

Lei lo guarda in silenzio per un attimo e poi gli dice:”Lo so che per te non è cambiato niente, Micro. E se fossi stata io a trovare il ragazzo … come ti saresti sentito?”

Micro ci pensa su un attimo, poi annuisce:”Si, forse ho capito. Forse starei messo proprio come te. Senti, allora, dimmi se ti posso aiutare.” ripete lui.

“No, va bene così, Micro. Dammi solo del tempo per digerire il rospo, tutto qui”.

Micro le sorride, poi si china a darle un bacetto sulla guancia e le scompiglia i capelli.

Forse, dopo tutta quella storia, Sara comincerà ad essere più indipendente ed a camminare con le sue gambe.

E’ ufficialmente iniziata la pausa di riflessione tra Micro e Sara.

Ma le pause di riflessione non le fanno solo i fidanzati?

* * *

Ancora una volta, Sara suona al citofono di casa Scarnafigi.

Sul campanello i nomi indicano T. Scarnafigi e M.T.D’Antoni.

Si chiede come si chiami il padre di Loretta, l’unico della famiglia che non ha mai incontrato. Però le pare di ricordarsi che la mamma si chiami Maria Teresa.

Il portone si apre e Sara comincia a salire le scale.

Con ancora più malavoglia del solito, perché ora sa che cosa succede tra quelle mura.

Sara entra in casa e trova Loretta seduta al tavolo che sta trafficando con una macchina fotografica digitale.

Evenzio, stranamente, non c’è.

“Sara, buon pomeriggio. Come stai?” la saluta insolitamente sorridente e gioconda.

“Bene, grazie”.

Loretta accenna tutta felice alla sedia vuota accanto alla sua:”Accomodati pure, prego!”

Uhhhmmm. Come mai Loretta sembra così su di giri, oggi?

La risposta non tarda ad arrivare in quanto Loretta si china verso di lei con aria cospiratoria e sussurra:”Evenzio ha recuperato le prove!!!”

Nel frattempo, Loretta le ha messo in mano la macchinetta digitale.

“Sai come funziona?”

Sara la guarda con espressione dubbiosa e scuote il capo.

Loretta le prende l’aggeggio dalle mani con tutta la delicatezza possibile, poi lo gira e le mostra un bottoncino:”Questo è il pulsante dell’accensione…”

Una lucetta comincia a lampeggiare.

“… e con questo scorri avanti ed indietro. Anzi, NO!”

Loretta si fa rendere la fotocamera, va in bagno, prende un cavo e collega PC e macchina fotografica.

Poi accende il PC.

Dopo qualche secondo, una foto a 17 pollici di Jessica discinta e di un misterioso figliolo altrettanto discinto, si parano dinnanzi a Sara che sbarra gli occhi allibita.

Come la volta precedente, la visione la sconvolge abbastanza e l’unica cosa che riesce a mormorare è:”Quello ha in testa i boxer con i maialini rosa…”

Appropriati alla circostanza, non credete?

Da quando frequenta Loretta, la media di uomini nudi visti da Sara è drammaticamente aumentata.

Nel frattempo, Loretta ride di gusto, poi ritorna seria ed in tono pratico, domanda a Sara:”Quel ragazzo ti è noto?”

Sara fa cenno di no.

Peccato, tutto da rifare.

Loretta, dal canto suo, non si fa smontare da una simile sciocchezza:”Vuol dire che Evenzio continuerà ad indagare.”

Sara sente un improvviso bisogno di uscire da quella casa, da quella storia.

Ma soprattutto da quella casa. Sara sa benissimo che da qualche parte c’è Gaudenzio abbracciato all’orsetto di peluche e non riesce a rimanere lì.

“Loretta, è una bella giornata. Usciamo a fare due passi, ti offro un gelato.”

Uno sguardo indagatore e Loretta, senza parlare, si infila il cappottino a tre quarti. Ha capito quello che sta passando per la mente alla sua socia in affari.

E’ una bella giornata invernale e la pioggia del giorno prima ha fatto piazza pulita dello smog, almeno temporaneamente.

L’aria è frizzante ed il cielo è terso ed azzurro.

Le due ragazze camminano fianco a fianco sul marciapiede.

“Ti va bene se il gelato lo prendiamo da Maggie’s?” chiede Sara.

Loretta fa spallucce:”Per me va bene”.

Cinque minuti dopo, Loretta regge in mano un cono alla cassata ed alla zuppa inglese mentre Sara, di gusti più classici ha optato per la doppietta cioccolato-stracciatella.

“Ci sediamo?” propone Sara e senza attendere la risposta, si avvia verso la biblioteca.

Stranamente, si accomoda sulla stessa panchina sulla quale si era seduta Manuela, quando aveva ingurgitato tutti quei pasticcini, ma lei non può certo saperlo.

Sara sorride quando dal gelato estrae un pezzo particolarmente grosso di cioccolato fondente. Se lo gusta piano piano, succhiandolo e tenendolo in bocca con evidente piacere, mentre nota che gli abiti di Loretta ricordano lo stesso colore chiassoso del gelato che la compagna sta compostamente consumando accanto a lei.

“Posso farti una domanda?” chiede Sara, girandosi verso una Loretta che pare persa nei suoi pensieri.

“Uhmmm?? Come? Ah, si, prego”.

“Come si chiama tuo padre?”

“Terenzio.” risponde asciutta Loretta.

Evidentemente, il gusto orrido in fatto di nomi in quella famiglia è cosa ricorrente.

“Ma avete tutti i nomi che finiscono per –enzio, a casa tua.”

Loretta da un morso ad un pezzetto di arancia candita. Ma con cura, in modo che non si appiccichi all’apparecchio.

“I miei fratelli portano i nomi dei miei zii, i fratelli di mio padre che si chiamano rispettivamente: Evenzio, Gaudenzio, Fulgenzio, Prudenzio e Palenzio.”

“Palenzio? Ma che nome è?”

“Tale nome non esiste. Il nonno e la nonna avevano esaurito i  nomi con la desinenza –enzio, per cui ne hanno inventato uno loro.”

“Oh. Allora, tu porti il nome di una sorella di tuo papà?” è la giusta deduzione logica fatta da Sara.

Loretta storce la bocca inorridita:”Papà non ha sorelle. Mi chiamo così a causa di Loretta Goggi, che mio padre ama alla follia. Porto il nome di una soubrette.” il tono miserando fa chiaramente capire che per Loretta si tratta di un’onta da lavare con il sangue.

Di Loretta Goggi, possibilmente.

Sara scoppia a ridere, mentre Loretta la guarda un po’ contrariata.

Ma ha ragione, Loretta: quanti di noi hanno un nome che sinceramente detestano? Nomi di nonni, nonne, zii o personaggi famosi che per noi sono diventati il nostro personale cilicio. A me è andata bene che la migliore amica di mia madre si chiamasse Anna. E se si fosse chiamata Ermenegilda, oppure Genoveffa come la sorella cattiva di Cenerentola, Ifigenia oppure Teomilde (ma esiste, questo nome? Me lo sono inventato!)?

Un altro problema esistenziale da aggiungersi ai tanti che ci ammorbano la vita.

“Allora, che si fa?” domanda Sara, riportando il discorso sulla questione principale e non sapendo bene perché le stia facendo quella domanda, né che tipo di risposta le verrà fornita.

Loretta non ha il tempo, né la possibilità di rispondere, quando una risata argentina squilla al loro fianco.

Sara si gira e storce la bocca: alla sua destra ha visto la compagna di classe, Simona, impegnata a baciarsi appassionatamente con un ragazzo del quale può vedere solo i capelli, visto che la ragazza pare voglia mangiargli il viso.

“Ooooohhh, amoooore, Eugeeeenio”.

Sara gira la faccia dall’altra parte: ha sentito Simona parlare spesso di un certo Eugenio, il suo ragazzo. Non le piace fare la guardona, per cui riconcentra la sua attenzione sulla stracciatella.

Loretta invece non ha di questi problemi etici, infatti, continua a fissare interessata i due innamorati, mentre la zuppa inglese le cola sulle mani senza che lei se ne accorga.

Improvvisamente, Sara sente un dolore al braccio e sta per mandare Loretta a ranare, visto che è stata lei ad arpionarla con gli artigli.

Ma Loretta non sta badando a lei: il suo sguardo da falco è concentrato sui due ragazzi.

Eugenio ha staccato il viso da quello di Simona e Sara impallidisce per lo shock.

Eugenio non è altro che il ragazzo che Evenzio ha fotografato assieme a Jessica in pose compromettenti.

Ciò sta a significare che Jessica va a letto con il  ragazzo della sua migliore amica.

Ad un tratto, Loretta risponde alla domanda che Sara le ha posto pochi istanti prima:”Lo so io che si fa, Sara!”

* * *

Buongiorno o buonasera. Dico così perché non ho idea quando riuscirò a mettere on line questo capitolo.

Qui i giochi si fanno duri ed i duri cominciano a giocare.

Basta capire chi siano, questi duri.

Molto bene.

Grazie a Trevor caro per il beta, al solito.

Per il piccolo spazio pubblicità, ho aggiornato la mia ff Remus/tonks che si intitola “L’importanza di essere Tonks”. E se avete voglia di melensaggini, leggete le mie su Lady Oscar.

Spero abbiate passato un buon Natale e che vi siate divertiti. Volevo mandarvi Evenzio e Micro vestiti solo del filo argentato e delle lucine intermittenti (quelle tutte colorate), ma Nonna Ada mi ha dato della loegia e mi ha rifilato una bacchettata sul sedere. Peccato. Evenzio ne sarebbe stato entusiasta: sarebbe stato un ottimo tirocinio per l’interpretazione di uno spogliarellista.

Magari al prossimo natale,

Ed ora, largo alle risposte alle recensioni.

Che dite, riusciamo con questo capitolo ad arrivare a 400?

Chloe 90. La tua recensione era tronca ed Erika l'ha cancellata. Ti ringrazio comunque per la gentilezza.

Minako-chan: No, dai! Io non voglio fare morire nessuno all’infuori di Jess… ehm… fai finta di niente, come se non avessi parlato. Ti è piaciuto HP? A Me sì. Peccato che non ci fosse Bill. Un vero peccato, avevo così voglia di vedere Fleur che lasciava la bava in giro. Ciao, cara, tanti auguroni. Ah, il vero nome di Micro è Giuliano Padraig Robhaird Miceal Bigazzi. L’espressione Re Cervo l’ho presa dalle Nebbie di Avalon. Però in quel contesto non indicava certo un fidanzato cornificato.

Luana80. Ciao, bella, tanti auguri di buon Natale anche a te. Mi consola sapere che almeno tu non mi lincerai. Questo mi fa molto felice. Vuol dire che qualche anno in più la scamperò.

Marochan: ciao anche a te. Adesso gli aggiornamenti saranno più veloci perché adesso a Trevor il PC funziona. Ho scritto tutto, devo solo mettere a punto l’ultimo capitolo (che è sempre il più difficile, come sai). Buon 2006.

Damynex: ecco, vedi? C’è sempre un genitore al quale è meglio NON presentare il proprio fidanzato. Dai retta a me, presenta a tuo padre il tuo uomo solo DOPO che avrai partorito il terzo figlio. Non si potrà più opporre, visto che la frittata è già fatta. Non è che il tuo papino sia un po’ geloso della sua bimba bella?

Ayumi: Ciao cara. Evenzio è pazzo da legare, ecco che cosa è! Sono felice che l’appostamento ti abbia fatto fare quattro risate.

Kannuki. Ciao bella signorina, come va da quelle parti, tutto a posto? Spero di sì. Eh sì. Per dirla con le parole di Micro, la signora è un po’ impegnativa… ma non demorderà, il caro Micruccio. Tanti auguri per un ottimo 2006.

Melanto: Non è da molto che non ci sentiamo, vero? Senti, ma chi diavolo è questo Tony Tammaro? Scusami, ma la prima volta che ho letto la tua recensione, ho letto Tony Tamarro. Ed ho pensato che uno con un nome simile non poteva essere meno Trash di Leone di Lernia. Tra parentesi, un mesetto fa ero in macchina con mio marito e lo abbiamo incrociato che andava dalla parte opposta. Non la finivo più di ridere. La fine è trucida, chiedi pure a Trevor, ma devo sistemare dei problemini di logica della trama. Per il resto, saranno lacrime a go-go!

Lella Dragon: che nome altisonante. Eh, sì, per un po’ dovrete sopportarmi ancora. E spero caldamente che questo capitolo ti piaccia come il precedente. Comincia un po’ di vendettina, sai com’è….

Dark Lady Nanto. Ciao. Ti ringrazio molto per la recensione e per i complimenti. Come vedi, ora le cose per Jessicuccia inizieranno ad essere un pelino più complicate. (E sarebbe anche ora, no?). Ciao e grazie ancora.

Maho: beh, i sentimenti che Sara prova per Micro non li ha capiti bene neanche lei. Come vedi, è in periodo di confusione totale, che la porta a fare scemenze su scemenze. Ma a chi non è capitato? Comunque, grazie per tutto.

PiccolaVivy. Che bel nome. Una delle mie migliori amiche si chiama come te. E sono gelosissima di lei. Chi le fa del male, lo stronco!

Driger: Mia cara, spero che questo capitolo qualche rispostina te l’abbia data.

L-fy. Eugenio esiste veramente! Era uno dei figaccioni della nostra scuola ed una mia compagna ne era perdutamente innamorata. Peccato che non lo conoscesse. Sai, robe da seconda superiore. Eugenio era anche un pochino stronzetto e coincideva esattamente con l’Eugenio che sta con Jessica. E’ tanto che non lo vedo.Magari ora è pelato ed ha la pancetta e gli occhiali. Per quanto riguarda il finale, farò del mio meglio: mi spiacerebbe troppo rifilarvi una ciofeca. Già la vita è dura…

Naco-chan. Ne approfitto per farti gli auguri. Alla fine, i genitori sono tutti uguali. Teneri e prevedibilissimi anche se fanno girare i cosiddetti (chiedi a mio padre cosa non gli ho detto a Santo Stefano quando mi ha fatto arrivare gli ospiti un’ora prima del previsto, con la cucina che sembrava una trincea) E Maria Carla è l’eccezione.

Armonia. Mi stupisci! Ma a Natale non si dovrebbe essere più buoni?!?! No? Ah, è vero, Jessica non se lo merita. Jessica, giusto per evitare fraintendimenti, è un nome secondo me molto carino. Peccato che da Roger Rabbit in poi, sia stato utilizzato per indicare persone poco… ehm… serie.

Ciao a tutti ed auguri ancora.

Nisi Corvonero

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Capitolo 22
*** Quattro in trincea ***


Mi piace che le mie protagoniste siano ragazze intelligenti, e infatti Sara ha paura di aver capito cosa intende fare Loretta-She-Devil.

Comunque, slurpato velocemente il gelato, le due ragazze si ritrovano dieci minuti dopo a casa Scarnafigi.

Precisamente nel bagno di casa Scarnafigi, regno incontrastato, ufficio e pensatoio personale di Loretta.

“Quello che abbiamo scoperto è strabiliante, assolutamente strabiliante. Il fato questa volta ci ha assistito egregiamente!!”

Se mia nonna fosse ancora viva e vedesse l’espressione dipinta sul viso di Loretta, direbbe che le ride anche il didietro (colorita frase gergale milanese indicante un sorriso a settantaquattro denti, anche se si posseggono solamente i canonici trentadue. N.d.A.).

“Io non ci credo… ma come fa quella a farsi anche l’uomo della sua migliore amica…” mormora Sara ancora sotto shock.

“Io credo di sapere come fa!” ridacchia Loretta fregandosi le mani e sorridendo felice.

“Oh, ma stai un po’ zitta, Loretta! Che concetto ha Jessica dell’amicizia? Io non lo farei mai!” esclama Sara agitando per aria le mani inorridita.

“Probabilmente, non ne ha concetto alcuno” osserva meditabonda Loretta. “E poi tu non lo faresti mai in quanto il tuo migliore amico è un uomo”.

Sara sbuffa:”Ma che c’entra… Io il ragazzo di una mia amica non me lo farei mai!”

Loretta ritorna seria e le dice:”Attenta, Sara. Mai dire mai. Non puoi sapere quello che capiterà nella vita!”

“No che non lo so, ma almeno io ci provo, no?”

Loretta sorride enigmatica ed accende il PC che tiene sulle ginocchia:”E’ già positivo come inizio”.

Digita la password, poi si gira verso Sara che è appollaiata sulla vasca da bagno e comincia a giocare con una paperella di gomma che sospetta sia di Gaudenzio.

“Quello che intendo fare è coinvolgere Simona nel nostro piccolo progetto.” spiega Loretta.

Gli occhi di Sara triplicano di dimensioni:”Simona?”

“Certo. Lei conosce bene la vittima, per cui ci potrebbe fornire utili indicazioni per i ritocchi da apportare al piano.”

Sara sorride sardonica:”E tu ti aspetti che una come lei, che fa parte delle vamp, si mischi alle racchie, come me e te?”

“Certo che sì, Sara! Vedrai che quando avrà letto il nostro messaggio e visionata la foto in allegato, si unirà anche lei alla rivolta delle racchie.”

Suo malgrado, Sara scoppia a ridere:”La rivolta delle racchie? Dove l’hai pescato?” Senza attendere la risposta di Loretta, ritorna seria e domanda:”Allora tu vuoi mandarle una mail con la foto per convincerla ad aiutarci, se non ho capito male.”

Loretta clicca sull’icona di Internet Explorer ed apre il browser:”Se Simona dovesse vedere quella foto dal vivo, all’improvviso, si infurierebbe moltissimo con la sua… amica, vogliamo chiamarla così? Magari la malmenerebbe, oppure le farebbe una scena madre. Io intendo offrirle una vendetta pratica, sicura e scientifica, certamente più efficace ed igienica degli strepiti di un’adolescente dal cuore spezzato.”

Un sospiro teatrale (gli Scarnafigi ce l’hanno nel sangue!):”Una vendetta certamente più crudele. Se ho compreso bene dai tuoi racconti chi è la signorina Mantovani, non dubito accetterà la nostra offerta.”

L’obiezione logica di Sara:”Senti, Loretta, noi vogliamo vendicarci di Jessica. Simona è una stronzetta, ma alla fine non è ‘sta chiavica di persona. Non mi piace doverla fare soffrire…”

Loretta ribatte con la massima calma:”La tua etica ti fa onore. Purtroppo, ti devo ricordare che siamo in guerra ed ogni guerra che si rispetti esige il suo tributo in innocente sangue civile.”

Sara scuote la testa:”Non sono d’accordo, Loretta. Ma non posso rifiutare, me ne rendo conto.”

Loretta butta indietro i capelli biondi:”Mi piace avere a che fare con persone intelligenti.”

Quasi quasi Sara pensa che Loretta la trovi simpatica.

Il browser si è aperto.

Loretta digita: www.hotmail.com

Si apre la finestra del sito di posta e Loretta clicca sul tasto iscriviti.

Un’altra finestra e click su iscriviti ora.

Loretta fa una pausa:”Cosa te ne pare di: Comitato_per_la_giustizia@hotmail.com?”

Sara scuote il capo:”No, la fai sembrare una cosa seria e legale.” ribatte secca.

“Ti assicuro che lo è, ma forse hai ragione: troppo inadatto e troppo pomposo. E rivoltadelleracchie@hotmail.com”?

“Seeee, poi la cestina subito, se vede che arriva da noi.” osserva scettica Sara.

“Forse hai ragione. Direi…. Vendicaticonclasse@hotmail.com? Mettiamo nell’oggetto “no virus, no spam e messaggio importante per Simona Mantovani, con l’indicazione di aprire l’allegato solamente dopo aver letto la lettera”.

Sara annuisce controvoglia:”Per me può andare.”

Loretta si accinge a compilare il form di iscrizione al servizio, ma quando da la conferma, il sistema la informa che l’account è già occupato.

“Oh.” è la risposta più breve e meno articolata che Sara abbia mai sentito provenire da Loretta.

“Si vede che qualcuno ci è passato prima di noi. Dobbiamo cambiare, Loretta. fagliela_pagare@hotmail.com?”

“E sia! Poco raffinato, sebbene non manchi di una certa efficacia.”

Due minuti dopo, l’iscrizione all’account di hotmail è completata con successo.

“Suggerimenti per la composizione della lettera?” domanda Loretta dopo aver aperto Word.

Sara fa spallucce:”Vai, vai. Sei tu l’esperta delle parole. Al massimo, ci aggiungo qualcosa dopo.”

Loretta si sistema meglio il Notebook sulle ginocchia e comincia a scrivere.

Gentile Signorina Mantovani, la preghiamo di voler leggere con attenzione il presente messaggio.

Per questioni privacy non ci è possibile fornirle i nostri nomi, ma le assicuriamo fin d’ora la nostra massima serietà.

La preghiamo di voler aprire l’allegato solamente dopo aver letto il nostro messaggio.

Loretta esita un attimo, come per trovare le parole giuste ed adatte ad una siffatta situazione, poi prosegue.

Siamo consapevoli del fatto che il contenuto di tale allegato la ferirà profondamente. La persona che le causerà questo immenso dolore, glielo giuriamo, ha ferito anche noi senza motivo ed in maniera troppo pesante per essere tollerata.

Non intendiamo subire ulteriormente tali angherie, per cui stiamo lavorando per poter rendere inoffensiva quest’indegna persona una volta per tutte.

La preghiamo di sedersi e le chiediamo fin d’ora perdono per il dolore che stiamo per causarle.

Ci pensi attentamente e risponda a stretto giro di mail a questo indirizzo nel caso volesse prendere dei seri provvedimenti, che non inficeranno in alcun modo l’incolumità fisica del soggetto.

Le auguriamo di vero cuore buona fortuna.

Cordiali saluti.

Delle amiche.

“Non esageriamo, Loretta! Va bene tutto, ma amiche…”

Loretta la guarda con un sorrisetto, poi sostituisce la frase con:

Delle persone che la comprendono.

“Oh, così va meglio.” approva Sara.

Loretta salva con nome ed il file Simona.doc è sano e salvo in archivio.

“Cosa ne pensi?”

Sara si gratta la testa:”Secondo me, le viene un infarto.”

“Dici dopo aver letto la lettera?”

Sara scuote il capo:”Prima, durante e dopo averla letta.”

Loretta scoppia a ridere, mentre Sara si rabbuia improvvisamente.

“Loretta, noi l’indirizzo e-mail di Simona non ce l’abbiamo.”

“Oh” mormora perplessa. “Poco male, la missiva verrà consegnata brevimano, depositata direttamente nella cassetta delle lettere della famiglia Mantovani.” annuisce sorridendo.

“Non guardare me, io non ci penso neanche a fare il postino!” si schernisce Sara agitando le mani dinnanzi a sè.

“Abbiamo un bravissimo detective a disposizione; sarà felice di assisterci.” risponde Loretta senza scomporsi minimamente.

* * *

“Pronto?”

“Ciao Manu… sono io”

“Oh, Micro” la voce di lei si fa carezzevole ed improvvisamente dolce.

“Dove sei?”

“Sono sdraiata sul letto… e tu?”

“Sono in cucina a farmi qualcosa di caldo, ma vorrei essere lì con te.”

Si può diventare rossi al telefono? Sì, decisamente sì.”Mi vedrai stasera”

“Non vedo l’ora!”

Si può sbavare al telefono? Sì, decisamente sì. “Come ti vesti?”

“Sarà una sorpresa”

“Aspetto la sorpresa, allora. Vengo alle 20.30, mi hanno dato posto per quell’ora.”

“Ehwww. Micro?”

“Si?”

“Potresti arrivare un quarto d’ora prima?”

“Come mai?”

“Mamma e papà ti vogliono conoscere”

Ed un’incudine pesantissima precipita a tutta birra sul cranio di Micro che rimane secco per lo spavento.

No, dai, non gli è arrivata nessuna incudine sul cranio, ma l’effetto è stato più o meno identico.

“Va-va bene, Manu… senti, io devo andare.. a più tardi…”

“Ciao tesoro.”

Ma queste parole Micro non le ha sentite, perché ha riattaccato.

Non le ha detto che con Sara è tutto più o meno a posto.

Si è fatto prendere dal panico, lui non ha mai conosciuto i genitori di nessuna delle ragazze che si è sco…, ehm, con le quali si è intrattenuto.

E dire che con Manu ci è ancora abbastanza lontano.

Barcollando va in cucina, apre uno stipetto e ne tira fuori una bottiglia di Bushmill’s quasi piena.

Prende un bicchierino da liquore e se ne versa una dose generosa che tracanna in men che non si dica.

In quella, Roisin entra in cucina e vede che il figlio si è dato all’alcool.

In genere, si beve per stare in compagnia oppure per dimenticare un problema. Siccome Micro è lì da solo in piedi vicino al lavello, Roisin opta per la seconda ipotesi.

“What’s up, sonny?” (che succede, figliolo?)

“Mamma, sono nella merda più totale”.

Roisin si versa a sua volta una dose più che generosa di Bushmill’s, la inghiotte da vera professionista e si pulisce la bocca col dorso della mano, poi elargisce al figlio le sue pillole di saggezza:”Nella merda ci si può anche nuotare, Sonny”

“Si, ma se ti tengono la testa sotto, tu crepi.”

“Good go. Che cosa è successo? Qualcosa con Manuela?”

Come mai le mamme riescono sempre a sapere tutto solamente guardandoti in faccia?

“Mummy. Stasera dobbiamo uscire a cena ed i suoi vogliono conoscermi”.

Roisin schiocca le labbra e gli toglie di mano la bottiglia:”Primo: se vai lì completamente ubriaco, non farai certo una grande impressione, sai?”

“Good go, mum” le fa il verso Micro. “E allora?”

“Se ti trattano male, digli che sono una terrorista dell’IRA ancora in servizio. Tanto non lo sanno che sono fuori dal servizio attivo.”

“A me chemmifrega se mi trattano male. Però dopo non mi lasciano uscire con Manu.”

“E tu digli che so fare delle molotov molto potenti.”

“Sua madre è figlia di un caramba o qualcosa del genere”.

Roisin aggrotta le sopracciglia. Lei le forze dell’ordine non le ama molto. Ma per amore del figlio, accetta anche questo. Se non altro, quelli non portano la divisa inglese.

“E allora, vieni qui…” lo tira per un braccio e lo fa sedere sul divano. Gli prende le mani e le congiunge:”Ed ora, ripeti con me: Ave Maria, piena di grazia…”

Micro sogghigna:”Mummy, e se non bastasse neanche questo?”

Roisin gli stampa un bacio sulla guancia:”Sappi che ti ho amato moltissimo, sonny”.

Gli irlandesi sono persone molto fataliste, in grado di accettare il loro crudele destino.

Gesto di scaramanzia di Micro che non descrivo perché è volgare.

* * *

Ed il gran giorno è arrivato.

Sono le 19.00 ed è ora di prepararsi.

Lei non è mai uscita con un ragazzo in maniera… cioè, nessuno l’ha mai portata a cena, per cui è logico che si senta agitata.

Ma si sente agitata anche perché Maria Carla sta per incontrare Micro e non si sente per niente tranquilla.

Non vuole però prendere le goccine di valeriana perché potrebbero fare effetto nel momento peggiore. Per cui, lascia da parte la valeriana e si inghiotte qualche goccia del rescue remedy (Fa parte dei Fiori di Bach. Rimedio da utilizzarsi in situazioni di panico, terrore e che induce alla calma N.d.A.) che le ha prestato sua sorella, patita della medicina naturale.

Sembra che vada meglio, per cui procede a prepararsi, badando però a tenere sottomano la boccetta.

Si è appena fatta la doccia ed ha usato il suo bagnoschiuma preferito.

Si è asciugata e poi ha spalmato la crema per il corpo. Ora la sua pelle è liscia e morbida e leggermente profumata.

Indossa il completino di Cacharel che le ha regalato Loredana.

Arrossisce un po’ pensando che magari a Micro piacerebbe. E’ carino ed un po’ fru fru. Alla biancheria sexy Manu non ci è ancora arrivata. Per gradi, Manu, tanto non c’è fretta.

Ed i calzoni neri ed il parka bordeaux sono l’ultima cosa che indossa.

Infila gli orecchini, e comincia a spazzolare le ciocche fino a che diventano lucidissimi e morbidi.

Se li è lavati nel pomeriggio. Meno male che ha dei bei capelli.

E poi, un filo di trucco, non tanto.

Poi una vocina le sussurra in un orecchio:”E’ inutile che ti metti il rossetto, tanto Micro te lo toglie subito”.

Compromesso: si mette il rossetto, ma ripone l’astuccio in borsa.

Ecco, è pronta.

Peccato non avere né una lancia, né un’armatura: le farebbero un gran comodo…

E sono le 20.15 e suona il campanello.

Micro!

Deglutisce e va in soggiorno.

* * *

Micro è già lì e le fa un debole sorriso:”Ciao Manu.”

Poi si china per darle un bacio, ma si blocca a metà strada perché Mamma e Papà stanno guardando.

Le fa una carezza sulla guancia e non nota lo sguardo che si scambiano i due genitori.

“Prego, si accomodi.”

Micro alza lo sguardo sulla donna di fronte a lui. E’ alta, ha il rossetto rosso e non ha certo un’espressione amichevole.

Il Papà è un uomo grassottello che gli sta sorridendo incoraggiante.

Che sia un alleato?

Micro si siede rigido sulla poltrona coperta di celofan ed i suoi calzoni che si strofinano contro la plastica producono un rumore imbarazzante.

“Come si chiama? Sa, Manuela non è stata in grado di dircelo”. Chiede Maria Carla con espressione trionfante.

Affondo numero uno.

“Il mio nome è difficile da pronunciare. Sa, è irlandese. Io mi chiamo Robhaird Micéal Padraig Bigazzi. Ma chiamatemi pure Micro, è più semplice”.

Il Papà fa tanto d’occhi:”Scusi, non ho capito, potrebbe ripetere per favore?”

“Io mi chiamo Robhaird Micéal Padraig Bigazzi”. esaudisce compitamente Micro nascondendo il “Giuliano” che è parte del suo nome.

Manuela nasconde un sorriso dietro un finto colpo di tosse e Maria Carla la fulmina con lo sguardo.

Parata!

“E che nome è?” domanda sempre il Papà.

“E’ un nome irlandese. Mia madre è di Derry.”

Maria Carla vuole far sfoggio di cultura:”Lei intende Londonderry, naturalmente.”

Se volete fare arrabbiare un irlandese cattolico del nord, dite “Londonderry” al posto di Derry ed il gioco è fatto.

Micro spiega il più educatamente possibile, nonostante l’irritazione che parte dagli alluci e sale lungo il corpo: “No, il nome esatto è Derry. Il nome è stato corretto dagli inglesi, ma il nome originale della città è Derry. E’ un toponimo irlandese che significa querceto. London non c’entra niente con le querce”. conclude Micro e le ultime sue parole sembrano uno slogan anarco-insurrezionalista.

Cosa non si fa per amore? Si lasciano perdere anche le questioni di principio.

“Cosa fa nella vita, Signor Micro” domanda Mammina cara.

Micro sbatte gli occhi: questa è nuova, nessuno lo ha mai chiamato signor Micro.

“Studio nello stesso liceo di Manuela.” spiega brevemente.

“Come se la cava?” domanda insinuante. Maria Carla ha sempre pensato che i ragazzi con i capelli lunghi fossero degli scavezzacollo ignoranti.

“Piuttosto bene, direi. Anche se l’inglese non lo studio mai”.

Maria Carla ha scoperto il punto debole di Micro.

“Per quale ragione non studia l’inglese. Non le piace, per caso?”

“Mi piace sì. Non lo studio perché non ne ho bisogno, visto che passo tutte le estati a Derry, dai miei cugini.”

“Oh” Quasi quasi Maria Carla è delusa. Poi riparte al contrattacco. “E cosa intende fare nella vita?”

“Lavorare con i computer, diventare un programmatore.”

Altro punto debole da sfruttare:”Tanti ragazzi vorrebbero fare il programmatore. Ma non è detto che ci riescano. Con tutta questa disoccupazione.”

“Sì, è un vero peccato. Ma io già lavoro come programmatore nel tempo libero e quando finirò il liceo, la mia diventerà un’occupazione full time. Ho già parecchie proposte”.

Visto che Micro non si fa tanto mettere sotto, Maria Carla gioca l’ultima carta a sua disposizione.

“Molto bene, tanti auguri per il suo lavoro. E’ così che pensa di mantenere Manuela?”

Micro arrossisce violentemente:”Cosa intende dire, Signora?”

“Quando sarete sposati, intendo dire.” Se questo non scappa ora, non lo farà mai più.

Il cervello di Micro lavora furiosamente, mentre Manuela seduta al suo fianco ha preso un’espressione che più avvilita non si può. Infatti, si aspetta che Micro scappi dalla finestra entro un paio di secondi. Forse meno.

“Signora, non so se sua figlia abbia intenzione di sposarmi.

E’ per quello che dobbiamo uscire assieme: se non mi conosce, come fa a decidere che io vado bene per lei? E’ anche nel suo interesse, signora: anche lei ci tiene che Manu si sposi con qualcuno che le piace per davvero.” spiega candidamente.

Maria Carla, dopo questa uscita, decide di gettare la spugna. Almeno per il momento.

“Va bene. Credo che dobbiate andare, altrimenti arriverete in ritardo.”

La battaglia l’ha vinta quello strano ragazzo, ma la guerra … La prossima volta chiederà dei genitori.

“Manuela! Mi raccomando” la ammonisce criptica agitando l’indice.

Cosa intendono le mamme quando ti dicono una cosa del genere? Di certo, qualcosa che riguarda il sesso. Non: stai attenta a non mangiare troppo, oppure copriti bene (quella frase la tengono per altre occasioni), o ancora, fai la personcina educata perché altrimenti cosa pensano della tua famiglia, non dimenticare il portafoglio e/o il fazzoletto, mettiti le calze pulite perché se poi succede qualcosa e ti vedono con le calze sporche chissà cosa pensano di te o piacevolezze simili.

Fateci caso e ditemi se non è così!

“Alle undici in punto ti voglio a casa!”

Heil Hitler!

“Ma mammaaaa, è prestissimo!”

“Signorina, se ti va bene è così; e se non ti va bene, è così ancora.”

Operazione salvavergine partita con successo!

Con la coda tra le gambe, Manuela esce di casa per non perdere neanche un secondo del tempo a disposizione.

In un battito di ciglia, i due sono davanti alla macchina. Micro esala il classico sospirone di sollievo mentre si lascia andare contro la carrozzeria:”Oh, cacchio!!”

Poi apre la portiera e fa accomodare Manuela e si siede al posto di guida.

Manuela tende un braccio per accarezzargli i capelli:”Mi spiace, Micro… Mia mamma è una stracciaballe, lo so”.

confessa avvilita Manu. Micro infila due dita nel colletto della camicia e cerca di allargarlo, come se fosse troppo stretto:”Ma no. Però… è una persona un po’ impegnativa.” ammette lui, quasi a malincuore.

“Oh no, quella rompe proprio!” insiste Manu con un pericoloso magone che le strozza la gola.

Micro la tira vicina a sé e le fa appoggiare il capo sulla sua spalla:”Le nostre due mamme non sono tanto diverse l’una dall’altra, sai?”

“Io non credo proprio, Micro. Perché dici così?”

Micro si mette a ridere:”Entrambe sono delle terroriste. Mia mamma agisce su nel Nord e la tua nella vostra famiglia”.

Anche Manuela scoppia a ridere e la sua risata riempie l’abitacolo.

* * *

Notizia importante. A causa delle Madonne che mi state tirando, ho pensato di evitare i vostri accidenti comunicandovi per e-mail gli aggiornamenti alle mie storie. Se scrivete a nisi_corvonero@yahoo.it, verrete inseriti in rubrica, perciò tempestivamente avvisati che ho pubblicato qualche cosa di nuovo. Grazie e tanti baci.

Qui fuori nevica e fa freddo. Sarà perché riesco a postare il capitolo nuovo?

Allora, prima di tutto, ringrazio voi tutti che avete letto e recensito e Trevor per il beta reading.

Volevo condividere con voi una notizia: ho scritto un saggio critico sulla Finestra di Orfeo ed è stato pubblicato su Laura Little Corner. Sono molto, molto felice di questo.

Ho postato la fine di “Assolutamente Fantastica”, la traduzione di una Katie/Percy ed un capitolo di Tre Generazioni di Jarjayes, fandom Lady Oscar.

Cominciamo con i ringraziamenti.

Petronilla: Lo sai che hai il nome dell’ultima strega bruciata in Irlanda? Non che voglia che bruci anche tu, soprattutto se mi dici cose così carine. Tra vecchiette ci si intende, eh? Comunque non siamo così poche.

Luana80 che ieri ha fatto gli anni. Dovete tutti farle gli auguri. Dimmi un po’ se ti piace questo. E’ un po’… teso, non trovi? A Jessica capiterà ben di peggio.

Maho: auguri anche a te. Il rapporto di Micro e Sara è una di quelle strane amicizie che non sono amore, ma sono più dell’amicizia, più che altro, un rapporto simbiotico. Non ti è mai capitato di vedere cose del genere? In genere non è bello per il fidanzato ufficiale di uno dei due, perché si ritrova in competizione con qualcosa di molto poco definito. Non ho mai visto Buffy, ma ti sei fatta capire molto bene.

Kannuki: Non uccidere nessuno, ti prego! Vedi che non è passato un mese? Tanti auguri di buon anno, comunque; devo mettermi in pari con le tue storie… Spero di riuscirci presto. ciao, bella!

Kisa: Non dirmi che non facevi Jessica capace di spupazzarsi l’uomo non suo? Mi deludi, mi deludi! In questo capitolo, Loretta mi è particolarmente simpatica. Ciao!

Melanto: A parte che mi devi dire che cosa è successo con le tue storie, cara. Anche a me è capitato: mia mamma mi ha spedito a scuola anche se i miei compagni erano andati in gita a Parigi. Mi ha beccato la prof di italiano e mi ha fatto fare un tema. Non ti dico cosa non ho tirato dietro a mia mamma in quella occasione. Sono passati quasi vent’anni, ma me lo ricordo ancora. Grrrrr.

Lella Dragon. Era un complimento, il mio. Sai, la gente si accorge chiaramente se la sto insultando. Eheheheheh. Spero che questo capitolo ti piaccia. Che cattivella, Loretta, eh?

L-fy. Eugenio non mi ha mai infilato la lingua né in bocca né in altri orifizi. Giuro. Era piuttosto antipatico, sai? Il tuo Eugenio aveva per caso pasteggiato a bagna cauda? Anche io ho preso una sbronza colossale, ma avevo ventitre anni ed ho mischiato di tutto. Anche io ho tentato l’approccio, ma mi è andata buca ed il tutto è finito nell’imbarazzo totale. Infatti, basta sbronze: Nisi è una che beve pochissimo, ma bene. Elfie, educami sulle tecniche di seduzione, sono a livello neonato. Bacioni, cara.

Ally91. Sai il proverbio? Impara l’arte e mettila da parte… Spero non ne abbia bisogno delle cattiverie che scrivo, però…

Free Spirit: Mi spiace, ma neanche in questo capitolo vedrai Evenzio. Stai tranquilla, però: non farò morire nessuno se non di imbarazzo. Sono pacifista e poi il sangue mi fa impressione. Bacetto in fronte.

Chloe90. Tranquilla, leggerò la tua fanfiction, solo che devo trovare un po’ di tempo. Ne sto iniziando due nuove e la testa è quella che è. Ieri sera ho persino fatto il bidone alla mia amica, giusto per farti capire come sto con la testa. E di questo, che ne dici? Ciao!

Driger. Ciao anche a te. Questo capitolo è, più che altro, una transizione, un modo per affilare le armi in attesa dello scontro fatale. Fatti sotto, brutta stronza di una Jessica!

Naco-chan. Non ti è mai successa, una pausa di riflessione con un’amica? A me sì, però a causa di seri problemi. E’ stata molto dolorosa, ma alla fine il rapporto ne ha guadagnato ed è diventato molto più sincero e dura ancora oggi. Senza di lei, sarei persa, giuro. Il tuo nome non l’ho ancora capito, ma devo ammettere che i nomi degli zii sono agghiaccianti. E’ divertente cercare i nomi dei personaggi, no? Ciao!

Minako-chan: Come stai? tutto bene? Ok, archiviato il calice di fuoco, che mi dici del principe mezzosangue?

Armonia. Vedi che con una rinfrescatina di memoria ti sei ricordata? Ora da brava, munisciti di popcorn, siediti bella comoda in poltrona, e… leggi!

Damynex: Io credo che in genere tutti i fratelli NON si facciano mai gli affari loro. Mio fratello maggiore, per esempio, è un caro uomo, ma da ragazzo era terribilmente pettegolo. Non so come sia ora, visto che sono nove anni che non viviamo più nella stessa casa, ma non ci tengo a scoprirlo. ahahahha. Mi hai fatto venire in mente un’ideuzza, grazie!

Billie Jean: Guarda che io sono una persona molto vanitosa e se mi ricopri di complimenti e di frasi carine, io non mi offendo minimamente, anzi, sono a tua completa disposizione per farti sfogare tutti i tuoi bassi istinti. Puoi anche dirmi che sono bella, sexy, ho le gambe lunghissime, un bel didietro. Ti assicuro che NON mi offendo per niente. A parte gli scherzi, sono felice che quello che scrivo ti piaccia tanto. Spero qualche risatina di strappartela anche con questo capitolo. Grazie mille.

Maro-chan. Voglimi bene e tu sai perché.

Chloe88. Un’altra Chloe? Beh, in effetti è un bel nome… Per la calamità, rivolgiti al Signore, io non ho poteri per invocare uno tsunami sulla casa di Jessica con lei dentro… però posso fare qualcosina per farla star male. E lo farò! La gente è tutta uguale, sai? Io non ho inventato niente, ho solo osservato quello che c’era intorno a me e l’ho preso biecamente in giro.

Galadwen: stai tranquilla, Gal! Adesso il pericolo immediato è scampato (Maria Carla), non ti preoccupare, non succederà niente di quello che temi. Ciao!

Lefteye. Una fan delle TLC o sbaglio? La conoscenza degli alcolici irlandesi? Non pensare male, io bevo molto poco, solo poco vino rosso, birra e Bailey’s. E’ che mi piace l’Irlanda e l’alcool ha una parte importante nella loro esistenza (nel senso che ne producono parecchio). Dopotutto, la Guinness è enorme e da un sacco di lavoro. Come dicevo sopra, la gente è simile l’una all’altra, per cui è facile trovare delle similitudini. Anche tu sei una gnappetta? E’ un nome che trovo tenerissimo. L’ho preso dal cartone animato di Fantazoo. Comunque, ti ringrazio tantissimo dei complimenti. Piacere di conoscerti, Lefteye!

Micia: se vuoi ti presento mio fratello minore: mi rendo conto che è molto simile a lui, per certi versi. Per le canne, sicuramente… e credo anche per l’atteggiamento con le donne. Ti posso solo dire di continuare a leggere; al limite, posso chiedere a Micro di mandarti il suo autografo… ciao.

Ayu Chan: non mi devi chiedere scusa, non ci sono problemi. Hai visto che in questo capitolo è rispuntata Roisin? Per Micro vedrò cosa posso fare, ma è difficile, al limite, come promesso a Micia, un autografo e ti presento mio fratello minore. Però non devi essere minorenne, eh!

Un abbraccio a tutti e a presto.

Nisi Corvonero

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Capitolo 23
*** Il Gran Consiglio delle Racchie ***


Il ristorante è facile da raggiungere, appena fuori dall’uscita della tangenziale.

Posteggiano la macchina e percorrono una discesa poco ripida che porta direttamente all’entrata.

Manu non è mai stata al ristorante messicano: il cibo piccante le piace, ma è abituata ad un misto di cucina del sud ed austro/ungarica.

L’ambiente è ampio ed illuminato da luci soffuse, forti quanto basta per permettere di leggere agevolmente il menù, ma allo stesso tempo tenui per creare una certa atmosfera.

Gli avventori sono piuttosto eterogenei: si va dalle coppiette che si tengono per mano attraverso il tavolo e che si raccontano i loro segreti bisbigliando, a compagnie di ragazzi che ridono e schiamazzano allegramente, complici sicuramente i daiquiri e la tequila serviti nel locale.

“Ciao, avete prenotato?”

Una ragazza tutta vestita di nero (polo, calzoni, grembiulino da barista) va loro incontro e li saluta con un bel sorriso.

“Si, ciao. Bigazzi, per le 20,30”.

La ragazza si gira per consultare una scheda sul PC, poi si volta ancora verso i due:”Prego, seguitemi”.

Micro e Manu seguono la cameriera mentre fa la gimkana attraverso i tavoli, che sono posti a poca distanza l’una dall’altro, per ritrovarsi seduti ad un tavolino posto in un angolo appartato, reso ancora più intimo da un’enorme ficus beniamina che troneggia a pochi passi da lì.

Improvvisamente, riappare la ragazza che li ha accolti all’entrata, che porge loro i menù.

“Mai mangiato messicano?” domanda Micro.

“No, mai.” gli sorride.

Micro allunga la mano sul tavolo per prendere quella di lei e Manu diventa rossa, abbassando lo sguardo.

“Hey, che c’è, sono io, non devi sentirti in imbarazzo.” le sorride lui, con gli occhietti a cuoricino.

“Oh, lo so che sei tu, Micro. E’ proprio per quello che divento rossa.” Manu alza lo sguardo e gli lancia un’occhiata talmente piena di affetto che lui si sente venire un groppo alla gola.

“Ciao, avete deciso?” è la voce di una cameriera, venuta a prendere le ordinazioni.

“Beh, ecco, noi veramente….” balbetta Manuela.

“Puoi passare tra cinque minuti?” chiede cortesemente Micro.

La ragazza fa un sorriso e scompare tra i tavoli.

“Io non so che cavolo sia tutta questa roba…” ridacchia Manuela.”Che nomi strani… Burritos… Guacamole… cos’è questa? Pico de gallo” cerca di leggere quei nomi strani sottolineandoli con l’indice.”Ah, che scema, c’è scritto sotto cosa sono.”

Ridacchia ancora una volta. Sarà la presenza di Micro a darle alla testa più dello champagne? Io direi di sì.

“Tu cosa prendi?” chiede lei.

“Fajtas miste… e tu?”

“Cos’è che sono? Ah, sembra buono. Magari anche io, dai.”

”Manu, senti, perché non prendi qualcosa di diverso, così poi io assaggio il tuo e tu assaggi il mio… cioè, sempre che la cosa non ti…”

“No, no, va benissimo, figurati…” Manu diventa rossissima mentre si immagina nell’atto di imboccare Micro.

Micro probabilmente, pensa la stessa cosa perché salta in piedi ed esclama:”Manu, devo andare in bagno. Ordina tu per me”

Manuela lo guarda perplessa, e poi gli urla dietro:”E da bere????”

“Una mediaaa!”, risponde mentre Micro si infila nella porticina del bagno degli uomini.

La deduzione di Manuela è corretta. Micro si è già immaginato nelle vesti sontuose di un antico romano mollemente adagiato sul triclinio ed appoggiato al seno prosperoso di una Manuela biancovestita che gli infila pezzetti di fajta in bocca, alternando cibo a baci languidi.

L’antico romano appoggia le mani al lavello e si guarda allo specchio:”Micro. Stai calmo. Lo so che le salteresti addosso, ma non rovinare tutto. Adesso fai un sospiro profondo… ti sciacqui un attimo e poi torni in sala. La devi portare a casa presto, altrimenti quella befana della Mamma non la fa più uscire con te.”

Le immagini di Manuela sul triclinio mentre lo imbocca con le fajtas gli hanno fatto partire il cervello ed anche qualcosa d’altro, direi. Per cui in quel momento Micro si trova in bagno a farsi passare i bollori.

“Calma Micro!”

In quel momento, la porta del bagno si apre e ne esce un uomo sui 50:”Tutto bene, ragazzo?” Gli chiede paterno. Si vede che anche lui ha un figlio della sua età. Ha sentito tutto quello che ha detto, evidentemente.

Micro si irrigidisce per l’imbarazzo, ma riesce comunque a balbettare un ringraziamento ed a rassicurare quel signore“Si, grazie.”

Va bene essere disinvolti, ma fino ad un certo punto!

Micro rimane solo nel bagno degli uomini.

Deve prendere una difficile decisione.

Farsi una pippa è fuori questione: gli sembrerebbe di mancare di rispetto a Manuela. Per cui gli rimane solo una scelta.

Apre il rubinetto e fa scorrere l’acqua fino a renderla ben gelata e con quella si lava la faccia.

Poi un sospiro profondo:”Coraggio, Micro, ce la puoi fare.”

Bagna bene una mano e la infila nei calzoni.

“Auuuuuu!!!”ulula per lo shock.

Sembra Warren Zevon, il signore abbia in gloria pure lui, mentre canta “Werewolves in London”!

* * *

Sono passati cinque minuti buoni da quando Micro è andato in bagno.

La cameriera è passata a prendere le ordinazioni. La sua Coca e la birra media per Micro sono già state servite ed è rimasta sola al tavolo.

Com’è imbarazzante sedere al ristorante da sola, infatti si sente tutta rigida e si guarda in giro fingendo una disinvoltura che è ben lungi da provare.

“Sono tornato!” è la voce di Micro.

Lei lo guarda per sorridergli, ma il suo sguardo si posa sul davanti dei calzoni.

E’ bagnato.

Ma non sarà che alla sua età ha ancora dei problemi di…

Micro vede la direzione dello sguardo di Manuela e capisce cosa può aver pensato.

Di certo non le può dire che si è fatto la doccia lì di sotto per calmare i suoi bollenti spiriti.

“Ehm, Manu, mi sono asciugato le mani sui calzoni perché erano finiti i fazzoletti.”

E si siede, sperando di asciugarsi in fretta.

In quella arriva la cameriera portando le ordinazioni.

Il cibo ha un profumo delizioso.

I due iniziano a mangiare, dopo essersi reciprocamente augurati buon appetito.

* * *

Il cibo è assolutamente perfetto, manda un profumino…

Ma il profumo che riempie di più la testa di Micro, è quello di cannella, così tipico di Manuela.

I due mangiano, ma non parlano molto (non è educato parlare con la bocca piena).

Si limitano a sorridersi attraverso il tavolo.

Micro inghiotte un sorso di birra, poi chiede:”Com’è il tuo burrito?”

“Vuoi assaggiare?” domanda Manuela con un sorrisino timido.

“Uhm, perché no?” Micro, ammettilo che è tutta la sera che ci pensi!

Manuela cerca faticosamente di infilzare un pezzetto di burrito con la forchetta. E’ tutto farcito ed il ripieno scappa da tutte le parti. Finalmente riesce ed avvicina la forchetta alla bocca di Micro, che addenta il boccone.

“Buono!” esclama, mentre prende possesso della mano di Manuela e ne bacia il palmo.

“Anche questo è buono!” mentre l’aroma di cannella è più forte che mai.

Poi si appoggia la mano sulla guancia e chiude gli occhi per un attimo, soddisfatto.

A sua volta, Manuela gli prende la mano libera e se la appoggia sulla guancia.

Non c’è burrito, né fajta che tenga.

I due non si accorgono delle occhiate divertite degli altri avventori ed il cibo piano piano raffredda nei piatti.

* * *

Sono le 22,30 e Micro e Manuela sono nel parcheggio del ristorante.

La ghiaia sotto i loro piedi scricchiola e frena i loro passi.

La serata è abbastanza tiepida, i fiori dei giardini antistanti il locale hanno già cominciato a spandere il loro profumo lieve nell’aria.

C’è aria di primavera e di foglie nuove sugli alberi.

“Hey, Manu!” la chiama giocherellando con le dita della mano di lei.

“Si, dimmi” risponde avvicinandosi a lui.

“Non ho visto bene come sei vestita” le sussurra Micro in un orecchio.

Manuela lo guarda perplessa e non dice niente.

“Cioè” si spiega circondandole il collo con un braccio. “Ti ho vista sì, ma eri seduta ed ora hai su il cappotto”.

“Micro, va che non ti perdi niente.” borbotta lei.

“Questo fallo decidere a me, vuoi?” Micro le da un bacio sulla guancia, poi comincia a sfilarle il cappotto di lana nera.

Manuela scoppia a ridere:”Micro, ma che fai!”

Micro ride a sua volta:”Niente, te l’ho detto, voglio solo vedere come sei vestita”

Un improvviso moto di imbarazzo coglie Manuela che si stringe addosso il cappotto.

“No, dai, Micro. Non sono neanche vestiti nuovi”.

“Neanche i miei, Manu. Io i pantaloni me li devo far fare apposta perché sono sempre troppo corti per me.”

“Oh, davvero?”

“Si, se cerco dei calzoni nei negozi normali non c’è mai la mia taglia”.

Chissà perché questa cosa Manu l’ha già sentita.

Si morde il labbro e questa volta permette a Micro di sfilarle l’indumento.

Rimane lì, in piedi, in mezzo al parcheggio, con i suoi capelli scuri e gli occhi che brillano. Il suo parka ed i suoi calzoni neri.

Micro le prende le mani e le allarga le braccia per guardarla meglio, mentre bisbiglia:”Sei bellissima, Manu. Bellissima!”

E lei sa che non le sta mentendo: Micro queste cose le pensa per davvero.

* * *

Lunedì, un’altra settimana è iniziata.

Quella giornata non le è passata più.

Le lezioni le sono sembrate interminabili e più noiose del solito.

Arrivata a casa, si è preparata il pranzo, ma la bistecca sembra stopposa ed impossibile da masticare.

Anche l’insalata ha un cattivo sapore.

Si sforza di inghiottire almeno un po’ di cibo.

E’ ancora a casa da sola e non c’è nemmeno Giulia da strapazzare perché, tanto per cambiare, è da Rebecca, a studiare (prendere questa affermazione con beneficio di inventario, grazie).

Tra l’ansia di sapere se Simona accetterà di collaborare con loro e la pausa di riflessione che si è presa con Micro, Sara è piuttosto agitata.

E se Simona rifiutasse e spiattellasse tutto a Jessica

Apre il libro di italiano: i Sepolcri di Foscolo le piacciono, per cui magari riuscirà a concentrarsi ed a non pensare a quello che sta per succedere. Oppure a quello che non sta per succedere.

Francamente, non sa proprio cosa augurarsi, né cosa sperare.

Il pomeriggio scorre con una lentezza insopportabile, nonostante i compiti e lo studio.

Dopo italiano, Sara inizia a fare una traduzione di inglese.

Suona il telefono e sussulta.

Si alza per rispondere e quasi ha paura a chiedere chi è.

Una voce squillante come un campanello le perfora i timpani:”Ciaooooo! Sono Elisa, c’è Giulia?”

“No, Giulia non c’è. Le devo dire qualcosa?”

“No, niente, grazie. La richiamo stasera. Ciaooooo!”

Massaggiandosi l’orecchio, Sara riattacca.

Ritorna alla sua traduzione con un sospiro Il tempo passa sempre lentamente e, ad un tratto, sente una chiave girare nella toppa e la porta di ingresso si apre.

E’ la mamma:”Ciao, Sara!”

Appoggia la borsa sul divano e da un bacio sulla testa alla figlia.

“Ciao Mà!” risponde Sara, con un sorriso.

“Devo andare al supermercato, vuoi venire?” Roberta glielo chiede sempre, ma Sara accetta l’offerta molto di rado.

“Si, OK.” Si alza e chiude il libro. “Aspetta, prendo il giubbetto.”

Per ammazzare il tempo dell'attesa, va bene anche andare a far la spesa.

Si infila il capo, poi prende lo zainetto e questa volta non porta il telefonino con sé.

Così, per scaramanzia.

Quando esce di casa, Sara nota che non è ancora del tutto buio.

Ormai la primavera è arrivata.

E sorride al cielo, mentre aspetta che la mamma tiri fuori la macchina dal box.

Il supermercato non è tanto distante e dopo dieci minuti, Sara e Roberta saltano fuori dalla macchina.

Roberta infila la monetina da un euro nella scanalatura ed afferra il carrello.

“Come va, Sara… Ti vedo un po’ nervosa..” chiede Roberta dopo che sono entrate nel supermercato.

“La solita storia, mà… sai i compiti le interrogazioni.”risponde Sara con noncuranza. “Il latte, ne prendo un litro o due?”

“Due, devo anche fare la torta per Giulia, da portare alla festa di mercoledì”.

Sara, ubbidiente, deposita due litri di latte nel carrello.

“E lo stomaco, ti ha più fatto male?”

“Lo stomaco?” Sara cade dal proverbiale pero. “Ah, sììì, lo stomaco. Si, si, tutto a posto, mamma. Non ti preoccupare.”

Pane di Altamura.

“Ma sei sicura? Ti vedo sciupata?” Roberta è preoccupata per la figlia.

“No, mamma sto benissimo, davvero” sbuffa Sara.

Farina 00.

“E’ un po’ che non vedo Micro…”

Proprio l’unica cosa che non dovevano chiederle…

“Mamma, piantala, cavolo!” strilla esasperata.

Sara è in mezzo alla corsia centrale del supermercato e pesta un piede stizzosamente per terra, mentre tutti i clienti si girano a guardare madre e figlia.

Roberta si trasforma da mammina zen a genitrice infuriata.

Per cui prende Sara rudemente per un braccio e se la trascina dietro; l’operazione trascinamento soggetto riluttante finisce tra il banco dello yogurt e quello del burro.

“Sara! Per favore! Io non ti ho insegnato a comportarti così, per cui smettila prima ancora di cominciare. Se non hai voglia di parlarne, mi dici: Mamma, non ho voglia di parlarne. Ma evita quelle scenate, d’accordo?” Il tono di Roberta è duro, anche se sa benissimo che quello non è il solito modo di fare di Sara e che se si comporta a quel modo, un motivo c’è.

Tuttavia, non ha nessuna intenzione di farsi mancare di rispetto.

Sara si è subito pentita di essere sbottata a quel modo e si scusa, avvilita:”Scusa, mamma. E’ solo che….” non riesce a finire di parlare, che le parole le si strozzano in gola.

Roberta la accarezza piano sulla schiena:”Va bene, non ti preoccupare. Finiamo di fare questa spesa, ti va?” esclama in tono più leggero.

Sara intanto va a prendere la passata di pomodoro dallo scaffale.

Roberta guarda sua figlia, di spalle. E’ cresciuta, Sara. E sta soffrendo. Roberta si morde l’interno della guancia e scuote il capo lentamente. Non c’è niente da fare, passerà.

Passa sempre, anche se non sembra.

Ma fa male, e lei questo dolore lo ricorda benissimo. Come potrebbe dimenticare come si sta da adolescente?

Sara torna con la confezione famiglia tra le braccia.

“Ti va del gelato, stasera?” chiede la mamma.

“No, magari un’altra volta.” risponde Sara passandole il braccio attorno alla vita.

“Allora andiamo alla cassa.”

Fanno la fila e pochi minuti dopo, le due donne sono in macchina.

Roberta accende l’autoradio e mette su il suo CD antitristezza.

Un attimo dopo, la voce Roy Orbison colma piacevolmente il silenzio che è calato tra le due.

Roberta canticchia a mezza bocca:”Anything you want, you got it!"

Il tempo di altre due canzoni e Roberta parcheggia accanto al marciapiede.

Una borsa per mano, salgono le scale ed entrano in casa. Giulia è il comitato di benvenuto:”Ah, era ora! Ma dove vi siete cacciate voi due? E’ un’ora che vi aspetto!” Non le pare vero, per una volta, di essere lei a pronunciare quelle parole.

“E’ la stessa cosa che potrei chiedere a TE, mostriciattola!” le ringhia dietro Sara.

Giulia glissa con eleganza:”Hai dimenticato il cellulare a casa. Ti è arrivato un messaggio una mezz’oretta fa.”

Sara molla la spesa sul pavimento e corre in camera più veloce della luce.

Prende il telefonino che è posato sul letto e sul display vede la bustina chiusa che indica un nuovo messaggio.

Lo apre.

E’ di Loretta.

Il messaggio dice:”Simona ha risposto via mail. Domani solita ora. Incomincia la rivolta delle racchie.”

* * *

Molto probabilmente, quella è una delle ultime volte in cui Sara varca la soglia di casa Scarnafigi.

“Ciao, Sara!!!” il saluto di Loretta è estremamente gioviale. Loretta è euforica.

Se non conoscesse il tipo che è, Sara avrebbe ragione di pensare che abbia alzato il gomito oppure si sia fatta una bella canna.

Loretta, ormai è di dominio pubblico, è felicissima perché forse l’ultimo tassello del suo piano, l’ultima tessera del suo complicatissimo puzzle sta per andare a posto.

E l’ingranaggio di quella vendetta tanto sognata, almeno da parte sua, sta per mettersi in modo, inesorabile.

Per una volta, Loretta non è seduta al tavolo, e neppure sulla tazza del water.

E’ comoda sul divano, mezza spaparanzata. Forse la felicità e l’eccitazione per quanto sta per succedere le hanno dato alla testa e le hanno fatto dimenticare la sua rigida etichetta.

“Vieni, vieni pure, siediti!” esclama mentre con la mano fa pat pat sul posto accanto a lei.

Sara si siede e Loretta prende amorosamente sulle ginocchia il suo note book.

Lo accende, inserisce le password di collegamento ed entra in hotmail.

Nella posta in arrivo, c’è il messaggio di Simona Mantovani.

Loretta lo apre, poi piazza il PC sulle ginocchia di Sara.

“Prego, leggi pure.” gongola Loretta.

Sara guarda la compagna, poi si accinge a leggere il messaggio:

Cara o care fagliela_pagare@hotmail.com.

Se avete un modo per spaccare il culo a quella stronza di Jessica, ditelo in fretta.

Non so se vi abbia fatto una cosa peggiore di quella che ha fatto a me, ma io voglio farle inghiottire tutti i denti.

Loretta interviene:”Idea carina, non trovi?”

“Loretta!” abbaia Sara. “Hai promesso! Niente male fisico!”, poi riprende la lettura.

Loretta atteggia il viso ad una espressione estremamente dispiaciuta e fa un sospiro pieno di rimpianto.

Ditemi dove e quando. Aspetto la vostra risposta.

Simona.

“Che soave damigella! Dove e quando, Sara. Hai proposte?” chiede Loretta. “Abbisognamo di un luogo che Jessica e le sue frequentazioni non conoscano.”

Sara ci pensa un attimo:”Si, potrebbe andare bene…” mormora fra sé. “Troviamoci alla fumetteria di Gianni.”

“Una fumetteria?” domanda Loretta un po’ perplessa.

“Si, ci va Giulia a comprarsi i manga. Il tipo è simpatico e si fa gli affari suoi. E poi Jessica non ci andrebbe mai.”

“Non legge i fumetti, Jessica?” si informa Loretta.

“Non ne ho idea. Ma lì non ci andrebbe mai.”

“E per quale ragione?”

“Lo vedrai da te.” ribatte Sara talmente decisa che Loretta non fiata.

“Allora, domani alle quattro?”

“Va bene.”

“Scrivi tu le indicazioni per la nostra complice?”

Sara annuisce, si sistema il portatile sulle ginocchia e si mette all’opera.

Dopo un paio di minuti, salva il documento e restituisce il computer alla legittima proprietaria.

“Ecco fatto. Come restiamo d’accordo?”

“Ti vengo a prendere con Evenzio?”

Sara scuote il capo e fa una controproposta:”Andiamoci in metro, è a due passi dalla stazione. Preferisco.”

Sincronizziamo gli orologi ed aspettiamo.

* * *

Simona ha risposto alla mail ed ha acconsentito a trovarsi alla fumetteria di Gianni per le quattro.

Sara e Loretta scendono alla fermata giusta, ed escono dalla stazione.

“Dobbiamo andare dritto. E’ sulla destra, sotto al portico.”

Loretta la segue docilmente.

Le due ragazze percorrono in silenzio i trecento metri che li dividono dal luogo dell’appuntamento.

Camminano sul marciapiedi disseminato di piccole aiuole di alberelli striminziti.

Sono le quattro meno dieci, hanno tutto il tempo necessario. Fuori dal negozio, un capannello di ragazzi che discutono animatamente.

Indossano tutti delle magliette metal e dei calzoni over-size.

“Ho capito la ragione per la quale affermi che Jessica non si recherebbe mai, qui.” bisbiglia Loretta.

“Si, vero?” ride Sara maliziosa.

In pratica, il negozio è diviso in due, con due ingressi indipendenti: a destra vendono dischi di Gothic Metal et similia, a sinistra fumetti e manga.

Sara e Loretta entrano nella fumetteria.

Vicino alla cassa, c’è una riproduzione alta almeno 50 cm. di un ratto di fogna.

Poi, il bancone incasinatissimo, pieno di riproduzioni e varie statuine, senza parlare di pile di fumetti in equilibrio precario e di vari fogli volanti.

Alla parete sono appese bamboline sanguinolente che non sono propriamente sicura siano adatte per le mie nipotine.

La versione bambolesca di Uma Thurman in abiti di Kill Bill spicca a causa della sua sgargiante tuta gialla.

Al posto d’onore, le creazioni di Gaiman: Sandman. Dietro, un miscuglio di Tex, Dylan Dog ed altri fumetti italiani, nonché manuali di giochi di ruolo.

Sara sente una voce alle sue spalle:”Hey, ciao!”

Ed ecco Gianni, il titolare del negozio.

Sui trent’anni, metallaro fino al midollo e forse di più, i capelli rasati ed alle dita grossi anelli d’argento. La voce rauca e calda fa capire che Gianni è uno che fuma parecchio.

Sara si gira:”Ciao!”

“Come va?”

“Tutto a posto.”

“E tua sorella? E’ un po’ che non la vedo.”

“Beato te!” risponde Sara con il tono della vittima sacrificale.

Gianni scoppia a ridere.”Vado a mettere a posto i manga che mi sono arrivati oggi. Se hai bisogno chiamami.”

Sara mostra il pollice levato ed annuisce.

Poi, si nasconde dietro uno scaffale a spiare l’arrivo di Simona.

Loretta la segue senza fiatare.

Alle quattro ed un minuto, le due sentono un ticchettio di tacchi sul pavimento.

Sara sbircia e vede entrare Simona accompagnata da Ombretta.

Sbuffa esasperata:”A posto, siamo. Si è portata dietro anche quell’altra oca!”

Loretta ridacchia alle sue spalle:”Ma più siamo, maggiore sarà il divertimento!”

Le due ragazze sono vistosamente fuori posto in quell’ambiente.

I loro vestitini super eleganti spiccano come una macchia di vino su una tovaglia immacolata.

“Che posto strano!” sussurra Simona poco convinta.

“Non sapevo neanche esistessero negozi del genere” le risponde Ombretta di rimando guardandosi in giro.

“Buongiorno, benvenute!” le saluta allegramente Loretta, facendo gli onori di casa, come se il negozio fosse suo.

Sara è alle sue spalle, questa volta. Sembra la sua ombra.

“Oh” esclama Simona quando riconosce la sagoma di Sara. “Sei tu!”

Sara sceglie di tacere, ma la guarda male.

“Molto bene. Allora, credo le presentazioni siano d’uopo. Loretta Scarnafigi, molto piacere.” e porge la mano prima a Simona e poi ad Ombretta che pare non riesca a staccare gli occhi dalla mise viola e gialla di Loretta; tuttavia, sceglie di seguire l’esempio di Sara e di tacere a sua volta.

“Perfetto. Allora, Sara Belotti la conoscete già. Ritengo sia il caso di non perdere altro tempo e di esporvi il nostro piano.”

“Qui?” obietta Ombretta, facendo sentire la sua voce per la prima volta.”Non si può andare nel bar in fondo alla strada?”

Sara ride beffarda:”Se proprio insisti, andiamo là. Ma quel bar è un’osteria piena di vecchietti arrapati che vanno lì a farsi il bianchino.”

Simona fa una faccia inorridita:”Meglio qui, allora.”

Sara va a cercare Gianni:”Scusa, possiamo usare il tuo retrobottega per un quarto d’ora-venti minuti? Dobbiamo solo parlare.”

Gianni è uno discreto. “Per me va bene; non mi incasinare i fumetti, però!”

Sara gli sorride:”Non ti preoccupare”.

Due minuti dopo, in un minuscolo retrobottega di tre metri per tre, inizia il Gran Consiglio delle Racchie.

Simona ed Ombretta sono sedute su degli sgabelli dall’aria molto precaria e si scambiano uno sguardo dubbioso quando Loretta mette loro in mano due plichi di fogli battuti a computer.

“Dunque, signore. Quella che tenete in mano è la spiegazione in dettaglio del piano da noi elaborato; vi prego di leggerlo con la massima attenzione e di volermi esporre eventuali dubbi e perplessità a riguardo. Io e Sara siamo qui per questo. Noterete altresì che detto piano è purtroppo incompleto. Non conoscendo la Signorina Ronchi se non in maniera superficiale, io e la signorina Belotti non siamo in grado di completarlo in maniera adeguata…”

“… e qui entriamo in gioco noi, mi pare di capire.” si intromette Ombretta con voce tagliente.

“Infatti!” esclama Loretta in tono cordiale. Tiene in mano una biro e la cincischia in una maniera che Sara ha visto fare solo ai conferenzieri più disinvolti.

Poi, si avvicina alle tue ragazze:”Voi conoscete Jessica molto meglio di noi. Più accurate saranno le vostre proposte, migliore sarà la riuscita della vendetta. Molto dipende da voi, signore. Prego, leggete senza indugio!” Nel minuscolo retrobottega, cade il silenzio che viene interrotto poco dopo da una risata soffocata da parte di Simona e da una esclamazione di meraviglia di Ombretta.

Sara nota che quando Simona ha finito di leggere, sbatte gli occhi e ricomincia da capo, scuotendo il capo con aria incredula. Ombretta la sbircia oltre i fogli che sta leggendo e ridacchia cattiva.

“Allora, cosa ne pensate della nostra idea?” domanda Loretta.

“Che idea balorda!” esclama Ombretta dopo aver posato i fogli sulle ginocchia.”E voi non siete a posto!” rincara la dose mentre fissa Loretta con intenzione.

“Ma può funzionare, nevvero?” si informa Loretta con un sorriso soddisfatto.

“Io credo proprio di sì. Credo che sia un piano perfetto.” mormora Simona, poi rivolgendosi improvvisamente a Sara:”Ma tu non eri quella che andava in giro con le spillette col simbolo della pace attaccate allo zainetto?” le chiede sarcastica.

Sara diventa rossa, ma cerca di non far trasparire la sua rabbia (e la voglia di tirarle uno schiaffo, alla faccia della pace!):”Si tratta legittima difesa.” ribatte asciutta, poi l’apostrofa a sua volta in tono altrettanto brusco:”E quella cosa è venuta a fare?” chiede accennando con il mento di direzione di Ombretta.

“E’ la mia migliore amica, perché non dovrebbe esserci per darmi un sostegno morale?”

Ombretta fa una risatina acida ed aggiunge: “Anche per precauzione: come faccio a sapere che poi non ci proverà con il mio di ragazzo?”

Sara inarca le sopracciglia mentre non sa decidersi chi tra Ombretta e Jessica sia la peggiore: “Fai un po’ come ti pare.” risponde facendo spallucce.

Loretta chiama tutti all’ordine, spegnendo l’incendio prima che possa scoppiare: ”Ci sono due problemi contingenti che esigono una risoluzione: mancano due persone che ci possano aiutare. Voi potete trovarle?”

Simona risponde subito:”Mia sorella!” ed Ombretta:”La mia amica Raffaella!”

Loretta annuisce in segno di approvazione.”Una soluzione rapida. Me ne compiaccio! Il secondo problema riguarda il luogo. Dove sarebbe possibile attuare i nostri propositi.”

Simona risponde in fretta:”Quello non è un problema. Nella ditta di mio padre c’è una sala riunioni piuttosto grande. Se promettiamo di non toccare niente, papà mi dirà di sì. Ah, io avrei una proposta sul giorno più adatto.”

Ancora una volta, lei ed Ombretta si scambiano uno sguardo ed una risata cattiva echeggia nell’angusto locale.

“Manca poco al suo compleanno. E’ venerdì 7 aprile.” Loretta interviene subito:”E’ venerdì santo! Molto appropriato il significato simbolico!”

“Si, le faremo proprio una bella festa di compleanno!” commenta ilare Ombretta.

Venerdì santo è il D-Day della vendetta.

E’ morto il Signore e la faranno pagare a Jessica Ronchi.

Subito il cervello di Sara si riempie di immagini raffiguranti una Jessica inchiodata alla croce, incoronata di spine. Lei è Ponzio Pilato, mentre Loretta, Simona ed Ombretta sono i soldati romani che le aprono il fianco servendosi delle lance.

“Molto bene, davvero bene!” esclama Loretta tutta animata. “Ora manca il punto debole, la fine del piano!”

Ombretta, con voce sorniona:”Oh, ma lo conosciamo noi il punto debole di Jessica, noi lo conosciamo proprio bene!”

Sara guarda le tre ragazze interagire come se fossero amiche di vecchia data. Se fossero state a scuola, in una situazione normale, Ombretta e Simona si sarebbero fatte ammazzare piuttosto che farsi vedere in giro con una freak quale Loretta. Ed invece…

In politica questo si chiama ribaltone. Ma nei rapporti umani come si chiama?

“Farò una lista di quanto ci serve e ve la passerò via e-mail. Poi, è necessario fissare il giorno per le prove nella sala di tuo padre.” dice Loretta rivolgendosi a Simona.

“Dopodomani alle quattro?” senza attendere risposta, scribacchia un indirizzo su un vecchio scontrino e lo porge a Loretta. Fa lo stesso con una busta vecchia che ha trovato appoggiata in un angolo e tende il pezzetto di carta a Sara.

“Voi avvertite le vostre colleghe, io le mie” dice Simona in tono di comando.”Andiamo!” accenna con il capo ad Ombretta, la quale si spolvera accuratamente gli abiti e le due escono. Prima dallo sgabuzzino, poi dal negozio.

Una sensazione di nausea fortissima coglie Sara che corre fuori a velocità supersonica.

Aria fresca. Finalmente. Inala a pieni polmoni e si sente subito meglio.

Dietro di lei compare Loretta: “Stai bene?” le domanda freddamente.

Sara annuisce ed all’improvviso nota la macchina di Evenzio parcheggiata dall’altra parte della strada.

Loretta è dietro di lei:”Abbisogni di un passaggio?”

“No!” risponde Sara decisa.”Vado in metropolitana”.

“Come desideri” mormora a mezza bocca Loretta.

Sara si allontana in fretta, la faccia ancora un po’ sbattuta.

Un passaggio le avrebbe fatto comodo, ma ha bisogno di star da sola, di pensare.

Peccato che non abbia pensato una cosa.

Per quello che ha in mente di fare Loretta, è necessario avere un minimo numero di persone.

Sara non ama la matematica, ma questo è un semplice calcolo da fare.

Chi saranno mai le altre persone coinvolte?

Sara non ci ha pensato.

Ma presto o tardi sarà costretta a farlo.

Ed io credo che ciò avverrà molto prima di quanto mi sia lecito scrivere.

* * *

Spero che stiate bene.

Sto riscrivendo il finale perché il precedente era piuttosto zoppicante. Tra gli accorpamenti, aggiunte e compagnia bella, vi informo che ci sono ancora due capitoli con l’epilogo.

Si viaggia oltre le dieci pagine per ognuno di essi, per cui è stato necessario uno smembramento, onde evitare una mole simile al Mulino del Po.

Volevo dirvi una parolina, questa volta molto, molto seriamente. Ragazzi, qui si stanno verificando tanti, troppi episodi di plagio.

Io stessa ne ho subito uno e sto controllando una ragazza su un altro sito che pare si stia ispirando un po’ troppo alle idee mie e di Gilraen.

Voi che scrivere e se scrivete bene a maggior ragione, state attenti, per favore. Venire plagiati è una sensazione orribile.

Spero non dobbiate provarla mai!

Finito il fervorino da zia rompipalle, passo a ringraziarvi per avermi letto.

Vi ricordo la possibilità di iscrivervi alla mia mailing list per essere informati degli aggiornamenti.

Scrivere a nisi_corvonero@yahoo.it

Ed ora, passo a rispondervi arbitrariamente e capricciosamente (citazione da Waki Yamato).

Ayuchan. Vent’anni? Non sono tanti, ma basta essere in regola con la legge. ed anche qui continua a piovere e a a fare freddo.

Chloe88: felice che tu abbia apprezzato. In effetti credo che la signorina Scarnafigi farà strada nella vita. Anzi, la farà sicuramente (spoilerone!)

L-fy. Cara vita mia (melodrammatica). analizziamo la tua frase: te nelle vesti della seduttrice. A quanto mi risulta, Elfie cara, per sedurre, le vesti sarebbe meglio levarsele, o no?Attendo i tortelli di zucca, con la stessa ansia che hai tu quando aspetti gli aggiornamenti. Oh, e la nostra disquisizione su sesso e cucina l’abbiamo fatta anche stavolta. Siamo troppo brave, Elfie!

Luana80. Ciao a te, bellezza. Figurati, è stato un piacere. Diciamo che sto sudando le proverbiali sette camicie per potervi far leggere qualcosa di decente… spero di riuscirci. Bacioni.

Micia: mi sembra da fare da agenzia matrimoniale. Gli occhi grigi cangianti potrebbero andare bene?

Lella Dragon. Mi sa che più faccio diventare cattivi i fratelli Scarnafigi, più vi divertite… prenderò atto, prenderò atto… Per la mamma uguale a quella di Micro: forse è più facile che fai diventare la tua mamma più simile a lei. Anche perché per lei c’è la lista di attesa. ciao ciao.

Naco: parole sante. Sono convinta che nel mondo ci siano tante di quelle persone che pianificano la vendetta. Se da una parte ciò è inquietante, dall’altra è confortante sapere che ci sono tante persone che non accettano il loro destino senza lottare. Prima che tu lo chieda, Naco, Gianni ed il suo negozio esistono veramente.

Free Spirit: anche tu hai una buona parte di saggezza: è meglio che le due mamme non si incontrino mai. Non ti preoccupare: di tendenza, io non faccio morire i miei personaggi; più che altro, li strapazzo un pochino ed è decisamente più divertente… bacioni.

Marochan: Hey, che sviolinata. Comunque apprezzo, grazie. ehehehehe.

Maho: ciao, come va? A riguardo di Orfeo, Isaac è l’uomo piattola del manga: non si accorge mai di niente! E’ splendida la parte ambientata in Russia e la fine è un crescendo di emozioni. Pur essendo pieno di personaggi insulsi, Orfeo è diventato il mio manga preferito. Ha surclassato persino Lady Oscar (stessa autrice…) e sono ancora indecisa se lo sbavo numero uno resta André o Leonid (bel moraccione!) . Fai pure con calma. Spero che questo capitolo abbia soddisfatto la tua curiosità. Sto pensando di fare uno spin off della rivolta, ma prima devo arrivare all’epilogo, che ha la precedenza assoluta. Grazie, come al solito.

Billie Jean: credo che Micro sia, pur con tutti i difetti, uno dei personaggi più positivi di tutta questa storia. Piace tanto anche a me.

Jeky: Ed ecco in arrivo il nipotino!

Chloe90: approfitto per farti ancora i complimenti vivissimi per i vampiri moderni. A breve proseguirò nella lettura. Ora sto facendo un po’ di beta reading ed il tempo scarseggia. Quelle due madri sono terribili. Quella tua frase in dialetto mi ha incuriosita: sei per caso emiliana? Io AMO gli emiliani (il primo uomo che mi ha veramente fatto girare la testa era di quelle parti). Povero figliolo… magari poi era un dolcissimo ragazzo. I capelli non sono uno specchio dell’anima, al contrario degli occhi. Ti serva da lezione: Chloe, se mai ti troverai un uomo del genere, quando lo presenterai a mamma tua gli farai indossare la parrucca!

Galadwen: Loretta è una che ci tiene a fare le cose bene. Ed ha un pizzico di sadismo (pizzico?). Si è fatta prendere dall’entusiasmo, non so come dire. Per la storia delle mamme, è orribile da dire, ma ho raggiunto un’età in cui potrei esserlo e, nel frattempo, mi sento ancora molto figlie. E’ una sensazione stranissima, perché riesco un po’ (solo un po’!) a capire le motivazioni dell’una e dall’altra parte… Nisi perplessa.

Kannuki: ciao, Monika, come stai? Ecco l'aggiornamento, spero ti piaccia. Fendetta! Trementa Fendetta!

LeftEye. Come dimenticare le TLC? Sono state la colonna sonora della mia prima vacanza in Irlanda (Waterfall), assieme a Kiss From a Rose di Seal. Mi è dispiaciuto tantissimo quando LeftEye ci ha lasciato le penne a quel modo. Era così giovane! Ecco, qualcosa in più su Simona. Alla fine, è una povera vittima anche lei (togli povera, va là!). Perché non fai tingere i capelli di rosso al tuo migliore amico.

MaNa. Ciao, piacere di conoscerti. Certo che sei una persona con le idee chiare, eh! Grazissime per i complimenti.

Un abbraccio a tutti e grazie mille.

Nisi Corvonero

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Capitolo 24
*** I fiori del male ***


Anche quella mattina, Sara arriva in classe piuttosto presto.

Non c’è neanche Silvia ed ha l’aula tutta per lei.

E’ bello, per una volta, stare immersi nel silenzio; anche perché, con il mal di testa, il rumore da un gran fastidio, peggiorando la situazione.

Si massaggia le tempie con indice e medio e sembra che quel movimento circolare le possa portare sollievo.

Arriva Silvia, e le fa un cenno di saluto.

Stranamente, non è al telefono con Marco ed è da un paio di giorni che non lo sente nominare. Non è sicura se esserne sollevata o preoccupata. Quei due sono la personificazione del tiramolla sentimentale.

Poco a poco, la classe si riempie.

Arriva Manuela, arrivano tutti gli altri ed anche il terzetto Jessica, Simona ed Ombretta.

Quelle due stanno ridendo e scherzando con Jessica come se niente fosse.

Sara le guarda riparandosi dietro la schiena di Silvia e pensa che anche quelle due hanno un grande talento per la recitazione.

Se qualcuno guardasse quelle tre ragazze, non andrebbe mai a pensare che due di loro stiano progettando di fare le scarpe alla terza.

Manuela le fa un cenno di saluto dal proprio banco e lei risponde con un sorrisetto.

Si guarda in giro e vede che sono arrivati quasi tutti.

Ed ecco Fabio, che entra in classe ed avviluppa Jessica in un abbraccio.

Sarebbe taaanto carino se Fabio si trasformasse in un bel boa constrictor ed avvolgesse Jessica nelle sue spire, stringendola in un abbraccio mortale.

Questo non è un pensiero di Sara, bensì di Simona.

Quasi quasi Fabio le fa pena.

Fabio le fa MOLTA pena.

E si domanda quante volte Jessica abbia preso i ragazzi di altre ragazze senza che nessuno se ne fosse mai accorto.

La prima lezione della giornata, italiano letteratura, sta per iniziare.

Gira la testa ed incrocia lo sguardo di Sara, ma distoglie subito gli occhi.

Molto probabilmente, Belotti ha pensato le stesse cose che ha pensato lei.

* * *

Sara, Loretta ed Evenzio sono proprio davanti al cancello rosso della Società Goratech di Mantovani E. & C. S.n.c. Evenzio ha parcheggiato a pochi metri di distanza, senza alcuna difficoltà: è sabato e dato che si trovano in zona industriale, non ci sono case: solamente capannoni di ditte, officine ed uffici. Che di sabato sono chiusi.

Sara preme il bottone del videocitofono.

“Si?” risponde una voce che non riescono ad identificare.

“Sara, Loretta ed Evenzio!” risponde Sara.

“Primo piano” informa la voce e con uno scatto secco, il cancello si apre.

C’è un piccolo giardinetto ed una pianta di magnolia molto alta.

Evenzio ha le mani sprofondate nelle tasche dei jeans e Sara lo guarda: si sta facendo crescere il pizzetto.

Gli sta abbastanza bene.

Forse si sta calando in un altro dei suoi personaggi.

Loretta spalanca la pesante porta a vetri satinati e gli altri due entrano dopo di lei.

Salgono al primo piano ed in cima alle scale trovano Ombretta ad aspettarli.

“Venite, seguitemi.”

La ragazza apre una porta a vetri molto più sottile della precedente e li fa entrare.

C’è uno spiazzo vuoto, inteso per una reception e tutto sembra costruito o ristrutturato di fresco.

Entrano in una sala molto grande, nella quale trovano altre persone.

Sara conosce solo Ombretta e Simona. Gli altri, anzi, le altre non le ha mai viste prima.

Pochi istanti dopo che Sara ha finito di formulare quel pensiero, tre ragazze molto simili l’una all’altra si avvicinano a Loretta e ad Evenzio.

Hanno un’aria tristissima e depressa, sono vestite di nero, i capelli scuri che coprono tre quarti del viso.

Ed un apparecchio splendente che brilla nelle loro bocche e degli occhiali tipo fondi di bottiglia.

Sono magrissime ed un po’ ingobbite.

“Ciao, Loretta, ciao Evenzio.” mormora in tono funereo quella che sembra la più grande.

“Ciao Letizia!” salutano in coro i due Scarnafigi.

Sara si morde le labbra per non ridere: Letizia non è proprio il nome più adatto a quella tristissima creatura.

“Ciao Gaia! Ciao Serena!”

Sara si deve voltare per non scoppiare a ridere proprio in faccia alle tre.

“Sara!” è Loretta che la chiama. “Vieni, ti presento le mie cugine. Letizia, Gaia e Serena.”

“Piacere.” le saluta educatamente Sara.

“Piacere di conoscerti.” è la risposta che le viene data in tono lamentoso.

“Anche voi conoscete Jessica? E’ per questo che siete qui?”

“Oh, nooo. Jessica non l’abbiamo mai vista, però noi vogliamo taaaanto bene a Gaudeeeenzio e vogliaaaamo farle vedeeeeere i soooorci veeeerdi.” quella che ha parlato, dovrebbe essere Gaia.

A suo confronto, la Traviata è la vedova allegra o la duchessa del Bal Tabarin.

“Ho capito, allora siete qui anche per fare numero!” osserva Sara.

Serena interviene:”Noi tutti siamo il karma di Jessica…” profetizza lugubre, alzando l’indice della mano destra.

“Ah, sì, certo… Scusate!” e Sara si stacca da loro.

Posa lo sguardo sugli altri occupanti della sala e vede una ragazza mora in piedi accanto a Simona. E’ meno carina di lei, ma ha la faccia più simpatica. Porta l’apparecchio.

La ragazzina si accorge di Sara e le va incontro con la mano tesa e con un largo sorriso:”Ciao, io sono Elena, la sorella di Simona.”

Non mi dire! La sorella di Simona è simpatica! “Oh, ciao, io sono Sara.” risponde mentre le stringe la mano.

“Sei la compagna di classe di mia sorella, vero?”

“Si, sono in classe con…tua sorella.”

“Poveretta!” Elena le sorride con comprensione.”Conosci tutti qui?” le domanda poi.

“No, qui conosco solo Loretta ed Evenzio. Che sono quei due.” e con la testa accenna ai fratelli Scarnafigi.

“La conosci quella vicina ad Ombretta? Raffaella?” ed Elena accenna alla ragazza bruna ed alta poco lontano da loro.

“No, mai vista prima. “

“E’ una delle migliori amiche di Ombretta. E quelle tre che sembrano tutte uguali vengono nel mio liceo. Le chiamano le Sorelle Mortimer.”

Evidentemente, Elena sta parlando di Letizia, Gaia e Serena.

Sara soffoca una risata con un colpo di tosse.

Sara sta per chiedere se quella Raffaella sia venuta solo per dare sostegno morale oppure per motivazioni sue (cioè perché Jessica gliene ha combinate di tutti i colori!), ma prima di poter parlare, la voce di Loretta si erge sopra tutto quel brusio:”Signori, prego! E’ ora di cominciare!” Quando nella stanza regna il silenzio più assoluto, Loretta comincia il discorso.

“Innanzitutto, buongiorno e benvenuti a tutti. Come ben sapete, siamo qui per organizzare la nostra vendetta ai danni della Signorina Ronchi. Evenzio? Prego!”

Evenzio comincia a distribuire copie del piano di attacco a tutti gli intervenuti. Tranne che a Sara, a Simona e ad Ombretta.

“Vi prego di leggere bene quanto scritto, è il piano che intendiamo mettere in atto ai danni della signorina Ronchi. Vi lascio qualche minuto. Alle 16,35, inizieremo la discussione con domande e risposte.”

Nella sala cala il silenzio e Sara ne approfitta per guardarsi in giro.

L’ambiente è illuminato a giorno da faretti disposti ad arte.

Al muro di sinistra sono appoggiati degli armadi di legno chiaro. Il tavolo principale che sta in mezzo alla stanza è dello stesso legno degli armadi e, guardando meglio, Sara nota che si tratta di tavoli uniti gli uni agli altri.

In fondo alla stanza, si trova una pedana sulla quale è posata una scrivania, sulla quale è posata una lavagna luminosa ed un portatile, accuratamente chiuso. Dietro, il panno bianco sul quale proiettare le immagini.

Le sedie da ufficio, quelle con le rotelle ed i braccioli e le imbottiture rosse, sono disposte tutte attorno al grande tavolo e la maggior parte di esse è occupata dai membri dell’allegra brigata della vendetta.

Sara si appoggia all’armadio e posa le mani sul legno.

Vicino a lei c’è Evenzio. E’ peggio di un camaleonte, quel ragazzo: ha indossato un paio di occhiali, del tipo senza montatura. Quelli serissimi che usano i professionisti. Anche quel nuovo particolare gli dona parecchio.

Sara lo guarda con curiosità:”Non sapevo portassi gli occhiali…”

Evenzio ridacchia.”Ed infatti non li porto. Servono per calarmi meglio nella parte.”

“Ma l’ispettor Clouseau porta gli occhiali?”

“L’ispettor Clouseau? Che c’entra l’Ispettor Clouseau?”. Evenzio la guarda come se improvvisamente le fosse cresciuto un naso del triplo delle dimensioni standard.

“Scusa, ma tu non dovevi recitare nella Pantera Rosa e facevi Kato, ma non ti soddisfaceva, per cui pensavi di…”

“Ah, sì, sì! Ho avuto la parte di Clouseau, me l’hanno detto domenica.” risponde soddisfatto.

“E che parte stai preparando, ora?” domanda Sara in tono divertito.

“Mi sto preparando alla rivolta!” le bisbiglia in tono cospiratorio in un orecchio, mentre Sara nasconde il viso tra le mani facendo no, no, no, no.

Proprio come la bambolina della canzone.

* * *

I minuti sono passati velocemente e l’orologio al polso dei partecipanti (li hanno sincronizzati tutti. Prima però hanno chiamato il 161 per avere l’ora esatta.) segna le 16,35 in punto.

Loretta si fa avanti, dietro a lei Simona ed Ombretta.

“Spero il piano vi sia chiaro e comprensibile. Purtroppo le due persone che mancano oggi si sono dovute assentare per motivi strategici, ma per il giorno sette hanno assicurato la loro presenza. Ci sono domande?”

Raffaella alza la mano.

“Prego, signorina, parli pure.” la invita Loretta, in tono cordiale.

“In fondo alla spiegazione c’è un elenco di materiale… cosa…”

“Si, certo. Bene. Come giustamente precisato dalla signorina, abbiamo allegato al piano la lista del materiale che ci occorre per portare a termine al meglio tutta la nostra vendetta. Vorrei che prendeste visione della lista e che comunichiate il materiale che potete mettere a disposizione. Tutto quello che manca, purtroppo, dovrà essere acquistato. Me ne dolgo molto….” conclude Loretta sinceramente dispiaciuta.

Simona taglia corto:”Compro io quello che manca. I soldi non sono un problema.”

“Beata te.” farfuglia Sara sottovoce.

Nel frattempo, Loretta ha preso una biro, e si è seduta per prendere appunti.

“Io posso portare il martello da campeggio!” esordisce Raffaella e Loretta scrive “Raffaella” accanto alla voce Martello.

“Io poooooosso portaaaaare la cateeeeena della biiiiiiici.” piagnucola Gaia.

“Mia zia canta in un gruppo gospel. Se glielo chiedo, mi presta la tunica….”

E Loretta pian piano prende appunti.

Sara porterà una bandana.

E’ ancora Loretta a tirare le conclusioni del pomeriggio:”Molto bene, sono estremamente soddisfatta. Ombretta e Simona porteranno qui la signorina Ronchi. Noi ci troveremo qui il giorno sette aprile, alle ore quattordici. Mi raccomando, abbigliatevi elegantemente. Non bisogna dimenticare che siamo invitati ad una bella festa di compleanno!” poi si lascia andare ad una risatina malevola che fa correre un brivido lungo la schiena a Sara.

Mentre scendono le scale, Sara ferma Loretta:”Chi sono quelle due persone che mancano?” domanda incuriosita.

Loretta le sorride dolcemente:”Oh, si tratta solo di due mie conoscenti…”

* * *

E’ notte fonda ed un profondo silenzio regna in tutta la casa.

Dormono tutti.

O quasi.

Sono circa le tre di mattina e Sara non ha ancora chiuso occhio.

Problemi di coscienza, sapete.

L’avete già capito da un pezzo che la nostra cara protagonista si fa un sacco di scrupoli nel mettere in atto la vendetta racchie versus Jessica Ronchi. Anche perché vi ho sfracellato i cosiddetti sulle paturnie di Sara per un po’ di capitoli.

Si è girata talmente nel letto che ora le lenzuola sono un groviglio informe e stropicciato.

Meno male che Giulia sta dormendo della grossa: se si fosse svegliata, avrebbe messo in piedi un bell’interrogatorio in piena regola.

Con una bella massa bruciante che le chiude lo stomaco, Sara che la cosa migliore è andare a fare la pipì.

Si siede sulla tazza, fa quello che deve fare e, quando ha finito, resta seduta ed appoggia la faccia al mento e nel frattempo le rotelline del suo cervello riprendono a girare in modalità turbo. Se non fa attenzione, il tutto potrebbe prendere fuoco.

Ha la faccia mezza intontita per la mancanza di sonno, ma per il resto è ben vigile.

Per l’ennesima volta, ripercorre a ritroso tutte le situazioni che l’hanno indotta ad essere complice nel progetto di Loretta.

E’ sempre più combattuta tra la sua etica, il suo voler vivere tranquilla e silenziosamente e la voglia di non farsi più schiacciare, di non farsi mettere più i piedi in testa da nessuno.

Si alza, aziona lo sciacquone e, con gli occhi semi chiusi, si riveste.

Però è ora di prendere una decisione.

Va in cucina ed apre il frigo per prendere la bottiglia dell’acqua.

Beve, assetata.

Quanto ritorna a letto, tale decisione è finalmente presa.

* * *

E’ il giorno del suo compleanno e Jessica non vede l’ora di scartare tutti quei bei regali che sicuramente le avranno fatto.

La mamma le ha regalato un bel weekend lungo a Londra, e relativa carta di credito personale per tutto quello di cui potrebbe aver bisogno durante il suo soggiorno. Ed anche dopo.

Questo è stato il primo regalo, poi per quello di paparino e di Fabio ci sarà tempo più tardi.

Quel giorno indossa un completo pantalone di Armani nuovo fiammante, dono della zia Alberica per i suoi diciotto anni.

E’ una tappa importante: si diventa maggiorenni e si acquisiscono parecchi diritti. Per esempio la carta di credito personale della quale si parlava prima.

Oh, e chissà Simona ed Ombretta che bella sorpresa le avranno mai preparato.

Faranno due regali separatamente, oppure assieme?

Spalanca la finestra della camera da letto e sorride al mondo.

Diciotto anni, sto arrivando!

* * *

Ed ecco che entra in classe, sorridente e felice.

Fresca di parrucchiere, pedicure, manicure, estetista e chi più ne ha più ne metta.

“Jessica, tanti, tanti auguri, tesoro!” la abbraccia calorosamente Ombretta, baciando l’aria a fianco delle sue guance.

Simona le fa un sorriso bellissimo:”Sarà una giornata indimenticabile, te lo prometto.”

Jessica rimane un po’ così: il tono di Simona le è sembrato appena velato di sarcasmo. Ma sicuramente si è sbagliata.

Ombretta le si avvicina tutta sorridente:”Senti, Jessica… Per la sorpresa…”

Jessica rivolge ad Ombretta tutta la sua attenzione:”Dimmi, sono tutta orecchi!”

Nel frattempo, Simona si avvicina:”Oggi fai diciotto anni. Per cui ti abbiamo preparato una sorpresa grandissima. Però devi venire con noi, questo pomeriggio perché non ci è possibile spostarla”

“Ma sì, certamente. Siete così generose, ragazze. siete stupende, grazie.”

“E’ solo quello che ti meriti, Jessica, non ci devi ringraziare.” le dice con un sorriso forzato.

Jessica la guarda perplessa:”Simona, stai bene? Ti vedo preoccupata…”

Simona le sorride coraggiosamente:”No, non ti preoccupare. Sto bene. E poi, niente deve rovinare questa bella giornata.”

Simona è sempre stata una persona di buon senso, riflette Jessica mentre si siede al banco.

* * *

Sara ha assistito a tutta la scena.

Pensa che Ombretta sia un’attrice migliore di Simona. Forse ciò dipende dal fatto che il suo ragazzo – per quanto ne si sa – non è mai stato testato (e tastato) da Jessica, per cui riesce a fingere meglio.

Questa volta, come riparo per spiare a suo piacimento, ha scelto di libro di tedesco.

Ha notato il sorriso tirato di Simona, l’atteggiamento amichevole di Ombretta ed è quasi scoppiata a ridere quando Simona ha risposto:”E’ solo quello che ti meriti.”

Peccato che chi ha parlato e chi ha ascoltato non intendessero esattamente la stessa cosa.

Sara ha lo stomaco contratto in una morsa.

Alla una pranzerà con Loretta ed Evenzio. Andranno nella paninoteca in centro, poi da lì andranno assieme all’appuntamento.

Jessica e le altre arriveranno verso le tre, per cui avranno un’ora buona per sistemare tutto e per prepararsi.

* * *

Loretta è seduta al banco e sta mentalmente ripassando tutte le fasi del piano.

E’ dalla sera prima che lo fa. Teme di avere dimenticato qualcosa.

Naturalmente non è affatto così, ma il momento è talmente importante che è buona cosa ricontrollare ad libitum.

Anche Evenzio è agitato: lo ha sentito camminare nella sua stanza, avanti ed indietro, per buona parte della notte.

Probabilmente, stava dando gli ultimi ritocchi alla parte.

Molto giusto: suo fratello avrà un ruolo importante in tutto lo svolgersi del progetto.

Ed il pensiero corre all’altro fratello, al povero Gaudenzio:”Gaudenzio. Manca poco, fratello!”

Lei non ha paura.

Lei va avanti per la sua strada.

E ce la farà.

Lei ottiene sempre quello che vuole.

* * *

I cellulari dei congiurati si accendono tutti nello stesso momento: è arrivato il messaggio di Simona:“Il pesce ha abboccato. Ci vediamo nel pomeriggio. In bocca al lupo a tutti.”

Tutti loro hanno l’apparecchio in modalità silenziosa, per cui nessuno oltre al destinatario, può sentire l’arrivo dell’SMS.

E pochi minuti dopo, arrivano i messaggi di risposta. Anche Simona ha switchato il telefonino in modalità silenziosa.

Tutti i messaggi hanno lo stesso, identico testo: Crepi il lupo!

“Spero proprio di sì” mormora Simona qualche ora dopo, quando può leggere tutti i messaggi in santa pace.

* * *

Evenzio le sta aspettando all’uscita della scuola.

La Punto rossa è parcheggiata vicino alla stazione del metrò.

“Buongiorno, signore.” sorride non appena le vede.

Ma è un sorriso tirato, lo si vede lontano un miglio, proprio come quello di Loretta e di Sara.

“Andiamo a mangiare?” si frega le mani.

“Tu hai fame, Loretta?” le domanda Sara.

“No. E tu?”

“Per niente. Ho solo una sete che brucio.”

“Ti accompagniamo, Evenzio. Noi non gradiamo niente.”

“Va bene, mangerò anche per voi!” esclama con il tono di colui che si sacrifica per il bene comune dopo aver messo in moto.

* * *

Per la cronaca, Evenzio si è spolverato tre panini e due tramezzini. Ha provato anche a prendere un paio di medie, ma Loretta glielo ha impedito con un’occhiataccia.

“E’ necessario che tu mantenga tutta la lucidità possibile.” Lo ha severamente redarguito la sorella.

Loretta ha ragione. Deve rimanere lucido.

Tanto, magari le birre se le berrà quando tutto sarà finito.

E se tutto andrà come deve andare, di ragioni per festeggiare ce ne saranno a iosa.

Sara da sola si fa fuori un litro di acqua naturale.

Dopo aver finito l’acqua e fatto il ruttino, Evenzio segue le due ragazze verso la macchina.

Dopo cinque minuti, arrivano alla ditta.

“Coraggio. Entriamo!”

E Sara chiude la porta dietro di sé.

Salgono le scale, ed è Elena che li accoglie.

“Ciao! Come va? Siete pronti?”

Loretta risponde:”Mai stata così pronta.”

E’ talmente decisa che Elena ha sentito morire il sorriso sul suo viso.

I tre sono accolti da un coro dissonante di “Ciaooooo” Per prima cosa, Loretta prende da parte Simona e le domanda in tono molto professionale: “Tutto in ordine al piano di sotto?”

Simona annuisce lentamente, seria e con un sorriso smagliante; Loretta si rivolge allora a tutti i presenti.

“Buongiorno a tutti. Cominciamo subito.”

Ed ancora una volta, è lei a dirigere il tutto:”Allora, mettete le due file di sedie a destra.

Nel dire così, da il buon esempio e prende una sedia e la appoggia nel punto esatto in cui dovrebbe stare.

Gli altri la imitano.

“Perfetto! Evenzio! Riponi la lavagna luminosa nell’armadio, dato che non ci è di utilità alcuna. Assicurati che il portatile funzioni ed inserisci il CD.”

Evenzio ubbidisce silenziosamente.

“Ora spostiamo due tavoli e li disponiamo a tre metri dalla pedana. Sono sulla stessa linea, ma a due metri di distanza circa l’uno dall’altro.”

Ora Loretta tiene in mano una piantina minuziosamente tracciata sulla carta millimetrata.

Sbirciandola da dietro le spalle, Sara potrebbe giurare che è la riproduzione in scala del locale.

“Una sedia dietro ognuno dei due tavoli, prego.”

Letizia e Serena, nei panni consueti di Morticia Addams ubbidiscono al volo.

“Ed una sedia ai lati del tavolo sulla pedana. Un’altra dietro, per cortesia.”

Loretta annuisce soddisfatta, ammirando il risultato del loro lavoro “Molto bene. Abbiamo finito.”

Ora quella sala si è tramutata in una piccola, perfetta riproduzione dell’aula di un tribunale.

* * *

Bene, ci siamo quasi.

Il prossimo capitolo è quello in cui spaccheranno i dentini a Jessica. Spero di non essere stata troppo cattiva. Trevor mi ha detto che quasi quasi sentiva pena per lei. Poi ci sarà l’epilogo, quindi ancora due capitoli da leggere.

In realtà, questo capitolo avrebbe dovuto essere l’ultimo, ma era veramente troppo, troppo lungo e vi sareste addormentati a metà.

Mi sono resa conto che la rivolta ha compiuto un anno il mese scorso. Tanti auguri.

Grazie a tutti voi che avete letto e recensito. Mi piacerebbe arrivare a cinquecento recensioni, ma non lo so… sto chiedendo troppo.

Per coloro che mi hanno chiesto lumi sul plagio da me subito, vi invito ad andare su www.plagiati.splinder.com. E’ un blog che è stato aperto per raccontare le esperienze di autori di fanfiction che sono stati plagiati.

Vi renderete conto che è un fenomeno che sta assumendo proporzioni abnormi, per cui è necessario fare qualcosa per fermare i copioni.

Ora, al solito, passo a ringraziarvi uno per uno.

Luana80: Sulla questione plagio non potrei essere più d’accordo. Sono molto felice di riuscire sempre a stupirti. Ecco, credo che tu ora abbia un quadro più chiaro della situazione e di quello che succederà.

L-fy: A cosa ti fa pensare l’ultima frase? Spero di riuscire a scrivere qualcosa di senso compiuto, visto che stamattina mi sono strafocata di torta paesana e mi sento un pochino appesantita. In questo capitolo, forse il pathos è ancora più accentuato. Gli scrupoli di Sara mi sono sembrati doverosi: la sua coscienza è quella di una persona tranquilla, ma il suo cervello le dice che se non farà qualcosa, Jessica o chi per lei continuerà a metterle i piedi in testa. Credo sia la classica situazione in cui una persona deve prendere una decisione che non le piace, ma che è necessaria. Sarà solo la prima, visto che a quanto pare, la vita è piena di situazioni nelle quali ci dobbiamo barcamenare per forza. Tornando a discorsi seri, la conosci la torta paesana? Pastone milanese a base di cioccolato, amaretti, latte, pane vecchio, zucchero, pinoli e uvette? Una bomba, ma sapessi la soddisfazione. A tutti i lettori: scusate le divagazioni mangerecce, ma io e la Elfie cara ci scambiamo le ricette nelle recensioni.

Naco: Mi viene da ridere, Naco: avresti dovuto vedere quante pagine aveva in origine questo capitolo e quello sì che era davvero lungo. Ti ringrazio per la segnalazione degli errori. E’ sempre utile qualcuno che te li fa notare. Provvederò a sistemare il testo, grazie ancora. Leggi i gialli? Ti dirò, non mi piacciono le vicende che procedono solamente in una direzione, per cui ho voluto scrivere qualcosa che piacesse a ME, prima che a voi. Non mi sarei per niente divertita, altrimenti. Era proprio quella l’atmosfera che volevo si avvertisse: quella da thriller. Sono contenta di esserci riuscita. E credo che in questo capitolo, questa atmosfera si avverta più che mai. Grazie ancora. Ti manderò il poster di André nudo a grandezza naturale.

FreeSpirit. Cara Arianna, e rieccoti il tuo adorato Evenzio. Spero che questo capitolo ti dia la dose di Evenzina necessaria per tirare avanti fino alla fine. Cosa vogliono fare Sara e Loretta a Jessica? Beh, direi che in questo aggiornamento te ne darò una piccola dose. Oh, mamma! Parlo come un pusher, chiedo davvero scusa. Non ti preoccupare, la mail con gli aggiornamenti te la invio sempre… tanti baci a te.

Chloe90. Ecco perché mi sei simpatica: io amo gli emiliani, il loro cibo, la loro terra ed è bellissimo sentirli parlare, con le loro esse e le loro zeta sibilanti. La prossima volta di rinascere, invece della segretaria a Milano, farò la pasticcera a Modena! L’uomo che per primo mi ha fatto perdere la Trebisonda era uno delle tue parti. Mi scuso se non sono ancora andata avanti con la lettura della tua fanfic, ma questo periodo è un delirio. Però, ti prego, aspettami che arrivo.

Micia: Cosa intendi che la rivolta andrà bene? Ti lascio questa domanda criptica. Ricordatene alla fine e chiediti se la rivolta in effetti è davvero andata bene. Lo so che non ci capirai niente… ma solo al momento. Comunque, grazie davvero per la recensione.

Lella Dragon: Dopo aver letto la tua recensione, mi sono resa conto che amo i finali corali nei quali partecipano un sacco di persone: nella mia ff su HP, alla fine c’era veramente una folla. Ed anche questa storia sembra avviarsi sulla stessa strada. La rivolta come il consiglio di Elrond? ahahahahah che ridere, troppo forte! Andrò a rileggermelo e cercherò le eventuali analogie.

Driger: Brava, hai capito. Credo che, alla fine, Ombretta sia il personaggio più subdolo e più dietrologo di tutta la storia. Arrivata alla fine, mi dirai se anche tu la pensi così. Questo personaggio si è sviluppato a questo modo, autonomamente. Vedrai, comunque.

Ayuchan: Devo dire che a scrivere la scena di Micro che è andato in bagno, mi sono proprio divertita. Loretta è una tipa che fa paura, decisa e assolutamente tenace e mira ad ottenere quello che vuole. In un certo senso, la ammiro molto. E’ una che lavora per avere quello che vuole ed alla fine ce la fa.

Jeky: Eccoti, zietta, il nuovo nipotino. Questo è un po’ più cattivello del precedente e più bravino del prossimo. Vero che quelle due nella fumetteria c’entravano come i cavoli a merenda? Uaz, uaz, uaz!

LeftEye: Ti ringrazio, sei davvero molto gentile. A me piacciono i capelli rossi. Come ho già detto, Micro è un mix di persone che conosco. Per quanto riguarda le canne e la propensione verso le donne, è uguale spiccicato a mio fratello minore. Forse ad un outlet uno simile a lui lo puoi trovare. Ma non ne sono tanto sicura. Magari vai a farti un giretto in Irlanda. Al limite, ti fai un bel giro per consolarti. Se vai, vengo anche io.

Kannuki: la ragazza che ha copiato, ha cancellato tutto non appena è stata sgamata. Come sarebbe a dire, scusa, che ti copiano interi brani dal tuo blog. What? Consolati con il nuovo capitolo, Kan. Ne manca solo uno e l’epilogo, coraggio. Bacioni.

The Lost Arch Angel: Dai, che non ti ho fatto aspettare tanto.

Un bacio a tutti e alla prossima! Grazie di cuore.

Nisi Corvonero.

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Capitolo 25
*** All'apparir del vero, tu misera cedesti ***


ATTENZIONE! CAPITOLO AGGIORNATO IL 22.06.2006. Si ringrazia Naco-chan per avermi regalato la sua buona idea e per aver dato un parere in anteprima sui deliri dell'autrice. Grazie, Naco.

All’apparir del vero, tu misera cadesti

(Giacomo Leopardi, A Silvia)

* * *

“Jessica, sei pronta?” la chiama la madre. “Simona ed Ombretta ti stanno aspettando, hanno appena citofonato.”

“Scendo mamma, grazie!” una fulgida Jessica scende pian piano le scale.

Wanda Osiris le fa un baffo!

“Sei bellissima, tesoro!” la guarda compiaciuta la madre.

“Oh, mamma, sono così felice!” tuba la principessa con una vocina melensa.

Ancora per poco, Jess, ancora per poco.

“Vai, cara e buon divertimento!”

“Ciao, mamma, a presto!”

Jessica trotterella fuori dal portone e vede subito le sue due amiche che le fanno dei cenni da dietro il finestrino della macchina del papà di Ombretta.

“Ciaoooo, eccomi qui!” canterella l’impaziente Jessica.

“Sei pronta?” domanda Ombretta sorridendo.

“Prontissima!”

“Ed allora andiamo!”

Simona ed Ombretta si scambiano uno sguardo di intesa che a Jessica sfugge completamente, mentre l’auto parte rombando.

* * *

Sono le 14,50.

Evenzio è andato a cambiarsi e Loretta dopo di lui.

E’ tornato indossando gli occhiali finti ed un completo formale con tanto di giacca e cravatta che lo fanno sembrare più vecchio, mentre Loretta porta una tunica in raso lucido color azzurro e porpora, di quelle che indossano i cantanti gospel.

* * *

La macchina percorre velocemente le strade del centro, poi quelle della zona industriale.

Simona stringe tra le mani la bandana scura di Sara.

* * *

Sono le 14,55.

Suona il citofono e, stranamente, è Loretta ad andare ad aprire.

* * *

“Ecco, Jessica. Scendi!”

Jessica ubbidisce e non sta più nella pelle dalla curiosità.

Simona le si avvicina.

“Siccome è una sorpresa, dobbiamo bendarti, d’accordo?”

Jessica ridacchia deliziata e la lascia fare.

Altro sguardo di intesa tra Simona ed Ombretta: il pesce sta cadendo nella rete.

* * *

La porta si apre e Sara non vede subito chi è entrato nella stanza perché sta sistemando una sedia.

Quando alza lo sguardo, si rende conto che le due persone che ha intravisto altri non sono che Manuela e Silvia.

Manuela regge in mano un grosso pacco e Silvia sembra abbia appena finito di piangere.

Sara ha capito. Ha capito tutto e corre da Loretta.

“Sei una stronza!” urla fuori di sé.”Una maledetta stronza! Non sei meglio di Jessica. Tu… tu mi hai imbrogliata Hai spifferato tutto a Silvia, vero?! Come hai potuto? Avevi promesso, Loretta! Ed hai anche convinto Manuela! Non le dovevi tirar dentro in questa storia! Era una cosa tra noi due! Non dovevi!”

Lo schiocco fortissimo di uno schiaffo rimbomba nella sala. Tutti sono ammutoliti e stanno guardando la scena con il fiato sospeso.

A quanto pare, quando si arrabbia sul serio, Sara diventa manesca: sta per gettarsi su Loretta, ma Evenzio la afferra saldamente per la vita e la blocca, serrandosela contro.

Loretta si è portata la mano alla guancia sulla quale spicca chiaramente il segno delle dita di Sara e le lancia un’occhiata penetrante:”Ne sono molto spiacente. Ma, come certamente saprai, il fine giustifica i mezzi.” E’ la risposta machiavellica di Monna Scarnafigi.

Sara scalcia furiosamente:”Lasciami andare, brutto schifoso che non sei altro! Ti ho detto di lasciarmi andare!”

“Lasciala andare, Evenzio. Purtroppo è troppo tardi per andarsene: Jessica sta già salendo le scale” e le mostra il display del cellulare con il messaggio di Simona.

Sara lo fa volare con un manrovescio e la rimbecca subito di rimando: “Non me ne voglio andare! Ho fatto una promessa e al contrario di te, io le promesse le mantengo.”

Mentre lancia occhiate di fuoco a Loretta, Sara si siede tra Silvia e Manuela e quest’ultima le prende una mano e gliela stringe.

Sara appoggia per un attimo la testa alla sua spalla e la porta si apre ancora proprio in quel momento.

* * *

“Ecco, brava, così… ancora qualche passo… Molto bene, OK… Vieni avanti”

“Manca tanto?” domanda la dea bendata Jessica ad Ombretta e Simona che le tengono le mani e la guidano su per le scale.

“No, non tanto, ci siamo quasi.”

“Sono curiosissima!”

“Attenta, adesso devi entrare qui. Abbassa la testa!”

Jessica comincia ad avere qualche dubbio. Ma no, si sbaglia! Loro sono le sue amiche, vero?

“Dammi i polsi, Jessica….”

“No, cosa state facendo… Lasciatemi andare!!!” Jessica comincia a divincolarsi.

Ad un tratto, sente due mani forti serrarle i polsi, poi qualcosa di freddo glieli blocca.

Qualcuno le toglie la bandana dagli occhi.

Si guarda intorno e scopre che ora si trova in una grossa gabbia e che le sue mani sono immobilizzate dal lucchetto di una bicicletta.

Davanti a lei, una persona fin troppo famigliare:”Gaudenzio!” strilla al colmo della sorpresa. “Cosa ci fai qui!”

“Spiacente contraddirla, signorina Ronchi. Mi chiamo Evenzio. Però capisco cosa l’abbia indotta in errore: sono il fratello gemello di Gaudenzio, in verità.”

“Allora sei tu! Sei tu quello che ha fatto tutte quelle foto quando ero in macchina con Eu…” rendendosi conto di aver parlato troppo, Jessica si blocca all’istante mordendosi la lingua.

“Cosa stavi dicendo, Jessica?” chiede Simona, con la voce tremante e gli occhi lucidi di pianto.

“No, Simo, no, non ho detto niente…Dai, fai la brava fammi uscire di qua e poi ne parliamo assieme. Ti… ti regalo il mio vestito da sera verde di Valentino, quello che ti piace tanto…” Jessica ha almeno la buona grazia di arrossire.

Simona si allontana di qualche passo e la guarda con occhi scintillanti:”Jessica, spero tu ti trovi bene dove sei ora. Sai, è la gabbia che uso per trasportare il mio cagnolone. L’ho fatta pulire prima di portarla qua, ma forse qualche residuo di cacca è rimasto attaccato alle sbarre!”

Con un moto di disgusto, Jessica stacca le mani dalle sbarre e si muove in modo da non venire a contatto con esse in alcun modo.

Purtroppo per lei, la gabbia è alta poco più di un metro e Jessica non ha altra scelta che rimanere seduta, oppure in ginocchio.

Simona si è seduta con gli altri, nella fila di sedie posta alla destra di Jessica.

Il fratello di Gaudenzio annuncia con voce tonante:”In piedi! Entra il giudice Loretta Scarnafigi!!”

Una ragazza paludata da una tunica colorata entra nella stanza mentre gli occupanti delle sedie alla sua destra si alzano.

La guarda meglio e riconosce in lei la ragazza soprannominata Hardware.

Non conosce tutti, ma qualcuno sì:

Silvia Confalonieri;

Manuela Cafiero;

Sara Belotti.

Che sorpresa! La tenera e dolce Belotti ha gli artigli!

Tre ragazze che sembrano dei beccamorti;

La sorella dell’una e la migliore amica dell’altra.

Due sedie sono rimaste vuote.

Jessica non capisce cosa stia succedendo.

La strana ragazza con la tunica si siede al tavolo posto sulla pedana declama:”Le Racchie contro Jessica Ronchi!”

“Cosa?!?” si agita Jessica nella gabbia.”Cosa sta succedendo! Cosa diavolo avete intenzione di fare!” urla inviperita, dopo aver recuperato tutta la sua alterigia. L’effetto sorpresa è svanito ee è ritornata quella di sempre.

Evenzio si alza dal suo posto:”Vostro onore? Mi consente di spiegare la situazione all’imputata?”

“Prego, avvocato, faccia pure. E lei, imputata, si contenga, altrimenti alla lista dei suoi reati aggiungo quello di oltraggio alla corte!”

Imputata?

Vostro onore?

Avvocato?

Reati?

Ma cosa sta diavolo succedendo?

L’avvocato si avvicina alla sua gabbia:”Signorina Ronchi? Mi permetta di spiegarle la situazione. Vede, noi abbiamo intenzione di processarla per i suoi reati. Io sono l’avvocato dell’accusa, la signora Scarnafigi, mia sorella, è il giudice e quelle persone che vede sedute laggiù compongono la Giuria che dovrà decidere se lei è colpevole od innocente. Tutto chiaro? Però lei deve dichiarare e controfirmare che accetterà il verdetto di questa corte”

“NO! Voi siete pazzi, lasciatemi andare, io vi denuncio! Non potete tenermi qui! Voglio uscire, voglio uscire! Vi ordino di lasciarmi andare!” ora Jessica sta urlando come un’ossessa.

Evenzio si gira verso la sorella.. scusate, verso il giudice:”Vostro Onore? Mi permette di illustrare all’imputata le conseguenze che dovrà sopportare in caso dovesse rifiutare il verdetto di questa stimata corte?”

“Prego, Avvocato, proceda pure.” con un gesto, Loretta elargisce il suo benestare.

“Signorina Ronchi? Vede, in caso lei decidesse di non rimettersi alla clemenza della corte, saremo costretti a divulgare queste immagini.”

Mentre parla, Evenzio si è avvicinato al Personal, Ombretta ha spento le luci e le foto dell’amplesso infuocato tra Jessica Ronchi ed Eugenio Prandi cominciano a scorrere dal monitor sul telo bianco.

Le luci si riaccendono ed un silenzio di tomba regna nella stanza, interrotto solo dai singhiozzi soffocati di Simona che sfoga tutta la sua rabbia e disperazione:”Maledetta… quei boxer glieli avevo regalati io a San Valentino…” e scoppia in un pianto accorato.

Ombretta la fa sedere accanto a sé e le offre dei kleenex.

“Signorina Mantovani, la prego di tenere un contegno consono! Siamo nell’aula di un tribunale!” la ammonisce severamente Vostro Onore.

Tra le lacrime, Simona annuisce:”Mi perdoni, signor Giudice, non succederà più.”

“Signorina Ronchi?” la chiama Evenzio. “Mi permetta di leggerle la lista di nominativi ai quali la sua foto verrà inoltrata. Beninteso, solamente nel caso in cui lei rifiutasse il giudizio di questa onorata Corte. Ah, a proposito, devo ringraziare la signorina Ferrari per la collaborazione alla stesura di tale lista.” indirizza un cenno del capo verso Ombretta, la quale accoglie graziosamente il plauso.

L’avvocato dell’accusa inizia a leggere: “Dunque… vediamo.

Suo Padre;

Sua madre;

i suoi docenti;

il suo fidanzato, tale Cortesini Fabio;

Il parroco;

Il sindaco e tutti i componenti del consiglio comunale;

i componenti del consiglio di amministrazione al completo;

tutti i membri della locale sezione del Rotary Club.

“Siete matti da legare!” ringhia Jessica, esasperata da quella situazione assurda. “Non vi crederà mai nessuno!”

Evenzio le si avvicina reggendo un foglio ed una penna:”Pensi pure quello che vuole, signorina.”

Jessica lo guarda come se lo volesse fare a pezzi sul posto e sibila, al colmo dell’ira:”Se questo è un processo… dove’è l’avvocato della difesa?”

Evenzio allarga le braccia in un gesto di impotenza:”Abbiamo cercato qualcuno che fosse disposto ad assumersi l’onere della sua difesa, ma nessuno ha accettato, mi dispiace molto. Questo processo verrà celebrato senza che nessuno prenda le sue parti.”

“Brutto figlio di una cagna….” bisbiglia Jessica.

“Ha detto qualcosa, Signorina Ronchi?” chiede Evenzio serio.

“Ho detto che sei uno schifoso bastardo! E non firmo proprio niente!” esplode Jessica, tentando inutilmente di liberarsi.

Evenzio non fa una piega e con il massimo dell’aplomb si rivolge alla sorella:“Vostro Onore, la prego di aggiungere l’oltraggio alla Corte come ulteriore capo d’accusa.”

Con l’aria più sorniona del mondo, il Giudice Loretta Scarnafigi annuisce: “Non mancherò, Avvocato.”

Loretta si sistema meglio sul suo scranno e comincia il processo.

“Bene. Allora, possiamo procedere. Oggi, 7 aprile, si celebra quivi il processo in rito abbreviato le Racchie contro Jessica Ronchi. Procedo nella lettura dei capi d’accusa:

- Circonvenzione del minorenne incapace Scarnafigi Gaudenzio.

- Vessazioni ripetute e continuate ai danni delle Signorine Belotti Sara e Cafiero Manuela.

- Atti sessuali illeciti con Sangalli Marco e Prandi Eugenio in quanto impegnati in relazioni sentimentali con Confalonieri Silvia e Mantovani Simona.

“La principessa sui piselli!” Letizia Mortimer dà la sua personale interpretazione dei reati di Jessica e la Giuria tutta (tranne i componenti singhiozzanti) soffoca a stento una risata.

Guardandoli in tralice, Loretta non fa una piega e riprende a leggere:

- Oltraggio a questa stimata Corte.

Come si dichiara l’imputata?” domanda, rivolgendosi direttamente a Jessica

Jessica risponde con un ringhio:”Come volete che mi dichiari? Sono innocente, mi sembra ovvio!”

Suo malgrado, Loretta prova un pizzico di ammirazione nei confronti della sfrontatezza di Jessica:”Presumevo ciò. Avvocato, prego, inizi pure a chiamare i teste.”

Evenzio si alza:”Molto bene. Chiamo a testimoniare la signorina Sara Belotti.”

Loretta annuisce, perfettamente compresa nel suo ruolo: “Come desidera, Avvocato. Proceda pure con l’interrogatorio della teste.”

“Perfetto. Signorina Belotti? Prego, prego si accomodi.”

Sara si alza dalla sua sedia di giurata e, con circospezione, percorre quei pochi passi zampettando fino a raggiungere Evenzio.

“Lei è Sara Belotti nata a Milano il trentuno ottobre millenovecentoottantotto e residente a xxxx in Via xxx?

“Sì.” conferma Sara schiarendosi la voce prima di rispondere.

Evenzio le porge la Bibbia e, guardando in cielo ispirato, l’altra mano sul petto, recita: “Giura di dire la verità, tutta la verità, niente altro che la verità? Risponda “Lo giuro”.”

Nel vedere la sceneggiata di Perry Scarnafigi Mason, Sara deve mordersi la lingua per non scoppiargli a ridere in faccia. Risponde : “lo giuro” e si accomoda.

La voglia di ridere le scappa immediatamente quando incontra lo sguardo torvo di Jessica e le sembra di essere ritornata in classe: prova ancora una volta quella sgradevolissima sensazione di stallo, di impotenza, di timore e di incapacità di reagire.

“Signorina Belotti? Mi sente?” questa volta è Loretta che la sta chiamando. “Signorina! E’ sicura di sentirsi bene?”

Sara respira profondamente e risponde: “Sì, sto bene, Vostro Onore. Mi scusi.”

Loretta annuisce e le lancia uno sguardo strano: “Avvocato, a lei la teste.”

Evenzio si avvicina a Sara: “Buongiorno, signorina Belotti. In che rapporti è con l’imputata?”

“E’ una mia compagna di classe.” risponde Sara con un fil di voce. Ha paura.

Jessica la fissa e sorride cattiva.

“Bene. Siete amiche?”

Sara fa cenno di no con la testa.

“Signorina, potrebbe dirlo ad alta voce?”

“Io e lei non siamo amiche.”

“Vorrebbe diventarlo?” propone l’accusa, con voce insinuante.

L’ipotesi è talmente assurda che Sara esclama ad alta voce: “Ma neanche morta!”

“Oh!” Evenzio atteggia il viso ad un’espressione oltremodo stupita. “posso domandargliene la ragione?” appoggia il mento nella fossetta tra il pollice e l’indice, con espressione cogitabonda.

“Io non c’entro niente con lei e lei con me. E non sono così stupida da voler essere amica di una… come lei.”

“Le sue risposte sono molto evasive, signorina. Potrebbe essere più precisa?”

Sara sta per sbuffare spazientita, ma incontra lo sguardo di Evenzio. Il suo stupore è grande quando lui le fa l’occhiolino.

Prima di rispondere, Sara tace per un attimo, mordendosi il labbro: “Si diverte a fare del male agli altri senza motivo. Questo mi fa paura.” Evenzio assume un’espressione che vorrebbe essere di p

rofonda comprensione, ma che è irresistibilmente comica: “Mi dica, l’imputata ha fatto del male anche a lei?”

Sara si passa una mano sul viso nel tentativo di rimanere seria: “Sì. Parecchie volte.”

“Aveva qualche ragione per farlo? Lei a sua volta è stata scorretta nei suoi confronti?” la incalza Evenzio.

“Non che io sappia.” Alza lo sguardo ed incontra gli occhi di Jessica. “Penso che lo faccia perché si diverte.”

A Jessica scappa un ghignetto e Sara continua a fissarla in viso e non sta ridendo.

“Interessante. Può accomodarsi, signorina Belotti.”

Mentre Sara torna al suo posto, Evenzio spiega, con tono colloquiale: “Come dicevamo, dal momento che non c’è un avvocato per la difesa.” e qui si ferma per guardare Jessica mentre le sorride derisorio, “provvederei a chiamare il prossimo teste.” Una pausa ad effetto. “Signorina Cafiero! Prego, si accomodi.”

Manuela trasale vistosamente: “Madonna mia, che spavento…” l’accento napoletano si sente tantissimo.

“Vai, Manu!” Sara le dà di gomito, “tocca a te!”

Invece di ascoltarla, Manuela afferra lo zainetto appeso alla spalliera della sedia: “Dove saranno andate a finire… “ mormora mentre fruga nella borsa.

“Cosa stai cercando? Vai, sbrigati!” la incalza Sara.

“Oh, eccole!” ha in mano una minuscola boccetta di vetro.

“Cosa cavolo sono?” domanda Sara.

“Sono le goccine del Rescue Remedy che mi ha dato mia sorella.” svita il coperchio e, per mezzo del contagocce, fa cadere una piccola quantità di liquido paglierino in bocca. Poi ficca il tutto in mano a Sara. “Prendine un po’ anche tu, ti faranno bene…”

Il liquido calmante non ha ancora fatto effetto ed anche Manuela si ritrova seduta ed intimorita al banco dei testimoni.

“Buongiorno!” è il saluto amichevole che le viene rivolto. “Lei è Manuela Cafiero, nata a Bordighera il ventitre di giugno del millenovecentoottantotto?”

“A Bordighera?” si domanda Sara, mentre Manuela dice di sì.

“Molto bene. Ora la prego di effettuare il giuramento di rito: giura di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità? Dica “Lo giuro”.

“Lo giuro.” Manuela sembra estremamente agitata.

“La ringrazio, signorina Cafiero.” Evenzio si ferma a studiare il suo viso per un attimo. Sembra che cerchi di capire qualcosa. Poi rivolge lo sguardo alla sorella che annuisce.

Dopo un istante, Evenzio si posiziona proprio davanti a Manuela, impedendole la visuale di ciò che si trova proprio davanti a lei, e cioè Jessica.

“Signorina Cafiero, mi dica, le piace essere fotografata?”

Manuela, capendo subito dove l’avvocato voglia andare a parare, non risponde.

“Coraggio, signorina…”

“Dipende dalla situazione.” ancora l’accento, forte e chiaro.

“Capisco. Mi potrebbe fare l’esempio di una situazione in cui non ha gradito che fosse ripresa. Una situazione che coinvolge l’imputata?”

“Stavamo a ginnastica, a cambiarci. E l’imputata mi ha fatto una foto in mutande.”

Evenzio prende una biro e se la picchietta sul palmo: “Mi confermi se ho capito bene. L’imputata le ha fatto una foto di nascosto mentre lei indossava solamente la biancheria intima?”

“Sì.” conferma con una vocetta tremolante.

“Questa foto non l’ha mostrata a nessuno, vero?”

“Ha fatto un ingrandimento e l’ha appesa in classe.”

In quel momento, Evenzio si volta verso la giuria.

Un attimo dopo la giuria tutta emette un suono all’unisono: “Ohhhhhhhhhhhhhhhh!”

“Oh!” commenta Evenzio facendo l’eco.

“”Però quella scostumata non era da sola e…”

“La ringrazio molto, signorina Cafiero. Si accomodi pure.”

“Ma… “

“Prego, prego, vada pure.” le sorride Evenzio, veramente al top della professionalità.

Lo stacanovista del foro chiama il prossimo test in tabella di marcia e spunta i nomi da una lista che ha appoggiato al tavolo più vicino a sé.

“Signorina Silvia Confalonieri.”

Silvia si alza di scatto e senza dire una parola si siede al banco degli imputati.

“Lei è Silvia Confalonieri nata a Monza il ventotto maggio millenovecentoottantotto?”

“Sono io.”

“Giura di dire la verità, tutta la verità, niente altro che la verità? Risponda “lo giuro”!”

“Lo giuro.”

“Signorina Confalonieri, è esatto affermare che anche lei è una compagna di classe dell’imputata?”

“E’ esatto.”

“Ed è anche vero che l’imputata si è intrattenuta con il suo fidanzato in maniera… illecita?”

“Oh, sì!” esclama in tono accorato. “Avvocato, è stato terribile! Quando l’ho scoperto… Mi sono sentita così… io lo amavo, tantissimo! E’ tanti anni che ci conosciamo…”

Mentre Silvia è un fiume in piena, Loretta la guarda con aria annoiata, il viso appoggiato ad una spalla e Sara scuote la testa: “Anche qui, “ mormora, “è un martello…”

Evenzio, sembra avere perfettamente il controllo della situazione: “Capisco perfettamente cosa prova, ma quello che alla corte serve sapere è che cosa è successo.”

Silvia stringe le labbra ed ancora i lacrimoni le riempiono gli occhi: “Jssc ndtletto … Marco!”

Evenzio le si avvicina e le porge un bicchiere d’acqua: “La prego, signorina Confalonieri, faccia uno sforzo, parli più chiaramente.”

Silvia beve e tira su con il naso piuttosto rumorosamente. “Jessica è andata a letto con il mio ragazzo, Marco.”

“Oh!” commenta l’avvocato, ed ancora dalla Giuria… “Ohhhhhh!”

“Ha assistito lei al… ehm.” Evenzio si strofina la mano sulla bocca mentre pensa al modo migliore di esporre la domanda, visto che la teste è visibilmente provata. Si schiarisce la gola e si rivolge alla signorina Confalonieri: “Ha assistito lei… all’esibizione?” nel parlare, agita la mano sinistra in senso circolare, la destra appoggiata sul fianco, sotto alla giacca.

Ora Silvia sta piangendo come e più della Fontana di Trevi ed Evenzio è chiaramente imbarazzato.

Guarda la sorella che si limita a storcere la bocca e lui decide di improvvisare, visto che sugli innumerevoli copioni che ha letto non c’è traccia di un avvocato che consoli una teste frignante.

Si avvicina, le prende la mano: “Se vuole, per consolarla, posso darle l’indirizzo di un mio amico. Con le donne ci sa proprio fare.”

Per la sorpresa, Silvia smette di piangere e Loretta fulmina il fratello con un’occhiata incendiaria.

“Beh, almeno non piange più!” sorride, a sua discolpa. “Senta, tagliamo corto qui, altrimenti si fa notte: lei ha visto il tradimento, oppure no?”

“No.”

Parlando velocemente, Evenzio chiede ancora: “Glielo hanno riferito?”

“Sì”

“Benissimo, si accomodi pure, e grazie per la testimonianza. Anche da parte della Scottex.” accenna ai fazzoletti di carta impregnati di liquido lacrimale e muco che Silvia stringe ancora in mano.

“Simona Mantovani!”

Ed ecco che la suddetta Simona si accomoda sullo scranno e prende la Bibbia dalle mani di Evenzio.

“Sono Simona Mantovani, nata a Cortina d’Ampezzo il due ottobre millenovecentoottantotto e giuro di dire la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità e dico anche lo giuro. Vediamo di fare in fretta e di andare subito al sodo!”

Evenzio fa un fischio. “Come desidera signora Mantovani. Allora, i suoi rapporti con l’impu…”

“E’ mia compagna di classe, credevo fosse mia amica e anche a lei si è fatta…” Simona è un fascio di nervi e fa fatica a non esplodere tanta è la rabbia che prova in corpo. Si interrompe per riprendere il controllo di se stessa, fa quattro o cinque sospironi profondi e conclude con voce calma, appena velata dall’ira. “Ha avuto rapporti sessuali con il mio ragazzo…”

La Giuria esprime tutta la sua disapprovazione: “Ohhhhhhh”.

Evenzio sorride professionale alla teste: “E’ stata molto esauriente. Si accomodi pure.”

Simona rotea gli occhi e ritorna al suo posto.

“Vostro Onore, le chiedo un paio di minuti per rivedere degli appunti…”

Loretta sorride sardonica: “Prego, Avvocato, faccia pure. Due minuti solamente!”

Evenzio annuisce serioso e fa finta di prendere appunti, tutto compreso nel suo ruolo istituzionale.

Poi, accantona il blocco in una angolo e declama con voce tonante: “Vostro onore, chiamo a testimoniare l’imputata Jessica Ronchi!”

“Ve lo dovete scordare! Non ci vengo a testimoniare!” è la risposta strillata di Jessica.

Evenzio le si avvicina e le parla come se fosse una bambina che fa i capricci: “Signorina Ronchi, la prego di testimoniare. Dopotutto, si tratta dell’unica occasione che ha per dichiarare la sua innocenza.”

Jessica gli lancia un’occhiata penetrante: “Gaudenzio era pazzo, ma forse tu e tua sorella siete ancora peggio.”

Evenzio fa spallucce: “La pensi pure come vuole, signorina. Cosa ha deciso? Testimonia o dobbiamo passare subito al verdetto?”

L’imputata non risponde. Sempre che stia riflettendo e ponderando la questione dentro di sé. I secondi passano lentamente. Tutti gli sguardi dei presenti sono puntati su di lei… e per una volta, non sono lusinghieri.

Alla fine, Jessica capitola, se non altro per curiosità: vuole vedere fin dove possono arrivare quei mentecatti. Anche perché altre scelte non ce ne sono.

“Come faccio a venire a testimoniare se sono chiusa in questa gabbia?” chiede con malagrazia.

“Ha ragione. Signorina Belotti, la liberi!” la esorta il Giudice della Corte Suprema.

Sara si alza ed apre lo sportello della gabbia. Jessica esce con difficoltà perché le fa male la schiena e dopo un attimo, anche le sue mani sono libere.

Prima che Sara torni tra i giurati, Jessica si massaggia i polsi le sibila dietro:”Sei una cacasotto, Belotti… Non cambierai mai!”

Sara si gira e la guarda con un’espressione carica di compassione che fa infuriare Jessica ancora di più.

Non dice niente e ritorna a posto.

“Imputata, si avvicini!” comanda il giudice.

Jessica si alza e si pone a lato di Loretta.

Manuela con una bibbia in mano, le prende una mano e la posa sul Sacro Testo.”Giura di dire la verità, tutta la verità, niente altro che la verità. Rispondi “Lo giuro””.

“Lo giuro, grassona!”

Anche Manuela non dice niente e la guarda, piena di pena.

Jessica si infuria sempre di più, ma non lascia trasparire niente.

“Signorina Ronchi… Credo di ben interpretare il desiderio della Corte e della Giuria di concludere il processo entro il più breve tempo possibile. Lei si proclama innocente e le garantisco che la sua dichiarazione di innocenza verrà messa agli atti del processo. Mi può dire la ragione che ha guidato i suoi comportamenti?”

Jessica mollemente svaccata sulla sedia e sorride sardonica:”Non ho fatto assolutamente niente di male e non ho niente di cui pentirmi”

Evenzio tace:”E’ tutto, Signorina?”

Jessica china leggermente il capo:”E’ tutto, Avvocato.” risponde, per una volta stando al gioco di qualcun altro.

“Bene, torni pure al suo posto. La difesa desidera controinterrogare? Ah, no, dimenticavo che non c’è la difesa.” ridacchia grattandosi la testa con un gesto poco professionale, mentre Jessica fa una smorfia irritata. “Direi, Vostro Onore, che sarebbe il caso di procedere all’arringa finale. Chiedo il vostro permesso, Signora.”

“Prego, Avvocato.”

Loretta abbandona il suo scranno e va a sedersi tra i giurati.

Una delle due sedie vuote è per lei. L’altra per Evenzio.

Sono in dodici persone in tutto e Loretta ed Evenzio sostengono il doppio ruolo di giurati e, rispettivamente, di Giudice e di Avvocato dell’Accusa.

Evenzio si schiarisce la gola ed inizia a parlare con voce profonda e ben impostata.

“Signore. Quella che avete avuto davanti agli occhi negli ultimi minuti è una persona ed un essere umano. Ci sono molte persone, a questo mondo, ma poche, pochissime di loro reincarnano la cattiveria, lo sprezzo per il prossimo come l’imputata Jessica Ronchi. E quel che è peggio, la signorina non mostra cenni di alcun pentimento. Avete notato il suo sorriso sardonico? Le espressioni di spregio alla corte, ai giurati ed al mondo intero? Si, io credo di sì, era impossibile non accorgersene e voi, da Giurati accorti ed intelligenti quali siete, avrete notato e disapprovato l’atteggiamento irriverente dell’imputata nei confronti della società civile. Jessica Ronchi è una giovane donna viziata e cattiva, alla quale la vita ha regalato tutto: una posizione sociale, bellezza, fascino ed intelligenza. Purtroppo, a volte capita che le persone baciate dalla fortuna come l’imputata, si comportino come se tutto fosse loro dovuto. Vostro compito, cari Giurati, è quello di far capire alla signorina Ronchi che non è così. Per cui, Vi prego di voler giudicare l’imputata colpevole e di volerle comminare il massimo della pena possibile.”

Dopo una pausa ad effetto, Evenzio conclude:”Vostro Onore, io ho finito!”

Loretta interviene dopo qualche secondo:”Ora, invito voi Giurati a ritirarvi in Camera di Consiglio, onde elaborare il verdetto…”

Loretta attende che Evenzio si abbia preso posto tra i giurati, prima di rivolgersi ai componenti della Giuria:”Signori. Avete ascoltato l’arringa dell’accusa. Ora dovrete stabilire tra di voi se l’imputata sia a vostro avviso colpevole, oppure innocente. Mi appello al vostro senso di responsabilità per raggiungere un verdetto giusto ed unanime. Vi prego di ritirarvi e di comunicarmi al più presto la decisione presa. Io resterò qui allo scranno, ma l’avvocato Scarnafigi mi rappresenterà in toto e darà voce alla mia volontà. Prego, Signori Giurati. A voi.”

I giurati si alzano e dispongono le sedie in un cerchio stretto, in modo da essere vicini e da non essere costretti ad alzare la voce.

Il dibattimento prende il via.

Jessica è appollaiata sulla sua sedia, come se non le importasse niente. E’ assolutamente sicura che quei pazzi non le torceranno un capello. Al limite, le estorceranno dei soldi.

Loretta attende pazientemente, anche lei seduta ed anche lei apparentemente impassibile.

Dalla giuria si sentono provenire solo dei bisbigli, a volte delle risatine soffocate, a volte degli sbuffi.

Cinque minuti.

Dieci minuti.

Un quarto d’ora, passano senza che né Loretta, né Jessica muovano un singolo muscolo.

Poi, improvvisamente, nove mani scattano verso l’alto. Poi, si riabbassano e dopo qualche attimo altre due mani vengono alzate.

E dopo un momento, Evenzio si alza tenendo in mano un foglio.

“Vostro Onore, la Giuria ha raggiunto un accordo.” declama in tono ispirato.

“Proceda pure nella lettura, Avvocato Scarnafigi”.

Evenzio annuisce:”La Giuria ha raggiunto un accordo, come le dicevo, e l’imputata è stata giudicata colpevole da tutti i giurati. Tuttavia, quando la Giuria ha votato a riguardo della pena da infliggere all’imputata, due Giurati su dodici hanno votato contro il massimo della pena e in questa questione non si è raggiunta l’unanimità.”

“Grazie, Signor Scarnafigi, si accomodi. Imputata, in piedi! Io, Loretta Scarnafigi, Giudice di questa Corte Suprema condanno l’imputata Jessica Ronchi, ritenuta colpevole dalla Giuria, ad un risarcimento nei confronti della parte lesa.”

Jessica ridacchia:”Ho capito, volete dei soldi.”. Aveva visto giusto: volevano solo farle prendere un po’ di paura…

Loretta scuote il capo e mentre un sorriso demoniaco le illumina il volto cereo, articola, scandendo bene le parole:”Non esattamente, Signorina Jessica Ronchi. Noi vogliamo la tua bellezza.”

Il giudice ha parlato a bassa voce, ma sembra che quelle parole abbiano fatto un chiasso incredibile; ora Jessica non ride più e sbianca in viso.

“Cosa vuoi fare, Hardware?” la apostrofa duramente.

“Lo vedrai molto presto, Signorina Ronchi. Diventerai una delle Racchie, sarai una di noi. Signorina Mantovani? Signorina Ferrari? A voi l’imputata!”

Simona ed Ombretta si avvicinano a Jessica. Ombretta regge una borsa di plastica piena di cianfrusaglie non ben identificate.

“Cosa volete farmi!” scatta in piedi Jessica.

“Vogliamo che tu sia ancora più bella per… dopo.” ride giuliva Loretta che con un gesto fluido si è tolta la tunica da giudice.

Jessica incontra lo sguardo fermo di Sara, che non batte ciglio.

Ombretta le risponde con una faccia da schiaffi davvero ammirevole:”Ho sempre sognato di fare la parrucchiera… Ed ora il mio sogno si avvera.” apre la borsa e ne estrae una pochette morbida da cucito.

“Evenzio? Per favore…”

L’interpellato annuisce e blocca Jessica sulla sedia, impedendole ogni movimento.

Tutti gli altri si sono riuniti a cerchio attorno ai due, lasciando quel tanto di spazio necessario per muoversi.

“Non ti permettere, Ombretta! Non ci provare!” la minaccia Jessica.

Mentre tira la zip che chiude la pochette dalla quale prende una grossa forbice, mormora quasi sovrappensiero:”Oh, ma che paura… Vedi di stare ferma, adesso.”

Apre e chiude la forbice qualche volta per verificarne l’efficienza. Poi si avvicina a Jessica, che ha capito le sue intenzioni fin troppo bene:”No, non lo fare, non voglio!”

Ombretta sorride: “Non ti farò male. Sono forbici che fanno il taglio a zig zag. Per un risultato più fashion…”

“No! Stai ferma! Piantala!” urla Jessica.

Simona è dietro di lei e le tira dolorosamente i capelli, costringendola ad reclinare la testa all’indietro:”Neanche io volevo che tu mi rubassi Eugenio. Vai, Ombretta!”

Prima di avvicinarsi a Jessica, la parrucchiera sui generis si rivolge agli altri: “Mi raccomando: niente rapate a zero, altrimenti roviniamo tutto!” ammonisce.

Parole sibilline, che Jessica sembra non comprendere. Con una perizia inaspettata, Ombretta assolve al suo compito e trancia una ciocca lunga e bionda che cade a terra silenziosamente.

Passa la forbice ad Evenzio, che taglia i capelli ad una lunghezza di pochi centimetri.

A turno, gli altri tengono ferma Jessica che continua inutilmente a divincolarsi, tanto che gli occhiali (falsi) di Evenzio cadono per terra, infrangendosi al suolo.

Ora è Sara che impugna lo strumento di tortura, lo usa e lo passa poi a Loretta, Silvia, Manuela, e alle altre.

Per ultima, tocca a Simona, che non ha il tocco alla moda di Ombretta e finisce di devastare la capigliatura di Jessica. Piange e taglia, taglia e piange, Simona, mentre le ciocche morbide di Jessica cadono lentamente a terra, senza far rumore.

“Ecco! Adesso provi anche tu! Adesso sai cosa vuol dire, come ci si sente quando ti portano via qualcosa!.” ringhia rabbiosamente; quelli che la guardano non sanno se pianga più per il dolore o per l’ira.

E zac, zac, inesorabilmente.

“No, basta… basta! Finiscila!” urla Jessica con tutto il fiato che ha in corpo mentre guarda le ciocche senza peso posarsi a terra.

Ma Simona non si ferma.

“Ecco fatto. Finito!” esclama poi, gettando con violenza la forbice sul tavolo.

Ora, quelle belle ciocche bionde giacciono sul pavimento come foglie morte.

Jessica le fissa e non dice una parola.

Sembra quasi le abbiano ucciso un suo caro, tanto è in stato di shock.

Poi, solleva lentamente il capo e minaccia: “Cosa diranno i miei quando mi vedranno conciata così? Dopo saranno solo affari vostri!”

“Se lo farai, mostreremo loro le tue foto. E non solo a loro.” risponde Simona imperturbabile.

“Ed io dirò che è un fotomontaggio.” rimbecca Jessica.

“Fai pure. Ma sei così sicura che ti crederanno? E’ molto più divertente per la gente pensare che tu ti sia sbattuta l’uomo della tua amica piuttosto che sapere che ti hanno voluta incastrare, nonostante quello che tu dica. Comunque, quando tutto sarà finito, i capelli potrai andare a farteli rimettere a posto con delle estensioni. Puoi sempre dire che è il nostro regalo per te…” ribatte con noncuranza “E allora perché mi avete tosata, se poi posso rimediare?” domanda, incredula.

“Ti abbiamo tagliato i capelli perché ci serve per dopo. E più tardi li potrai risistemare, così cancellerai le prove di quello che ti abbiamo fatto.” recitano all’unisono Simona ed Ombretta.

Sembrano sincronizzate e pare che i loro cervelli si siano uniti per portare a termine la vendetta.

“No! Non lo farò! I miei vedranno quello che mi avete fatto e…”

Ombretta scoppia a ridere, buttando indietro la testa: “Oh, no, non lo faresti mai, ti conosciamo troppo bene! Appena fuori di qui, ti precipiterai dal primo parrucchiere disponibile per rimetterti in ordine. Sei troppo vanitosa per farti vedere conciata così… e ci parerai il culo tuo malgrado.” conclude poi con un tono di voce calmo che però fa venire i brividi.

Per qualche minuto di silenzio carico di tensione, le due ex amiche si fronteggiano con lo sguardo.

Nel frattempo, Loretta si è avvicinata, giubilante ed ilare. “E’ il tuo compleanno, Jessica! Ci sono degli splendidi doni per te!” Le porge un pacchetto:”Apri, apri pure. Questo è da parte mia, di Evenzio e di Gaudenzio. Con tanto amore.” sussurra guardandola con intenzione.

Jessica, con le guance piene di capelli tagliuzzati, scarta il pacchetto di malavoglia. Dentro alla scatola trova degli occhiali con le lenti bifocali. La montatura è di quelle di plastica nera e pesante, estremamente rozza, enorme, tipo fanale.

Simona dietro di lei ringhia:”Togliti le lenti a contatto, oggi porterai questi!”

Jessica, ancora tenuta ferma da Evenzio, cerca di liberarsi di lui e cerca di mordergli il braccio.

Ombretta la ferma e le torce dolorosamente il polso:”Ora farai quello che ti diremo noi. Altrimenti, da domani le tue foto tappezzeranno tutta la zona della Martesana e della Bassa Brianza (Martesana = Zona immediatamente a Nord Est di Milano, dove scorre l’omonimo Naviglio. Bassa Brianza = Monza e dintorni, più o meno. NdA). Jessica le sputa in faccia e continua a divincolarsi.

Simona la prende per le spalle e la scuote dolorosamente“Vedi di toglierti quelle cazzo di lenti, altrimenti te le strappo io ad unghiate!”

La minaccia, e soprattutto il tono nel quale viene pronunciata, sembrano fare effetto e Jessica, a malincuore e senza l’ausilio di uno specchio, si toglie le lenti a contatto e le porge ad Ombretta che le butta nel cestino della carta straccia. Poi inforca tremante gli occhiali nuovi.

Con la chioma a mo’ di scopa di saggina tagliata a varie lunghezze e gli occhialoni anni settanta, sembra già molto meno bella.

Manuela e Sara si scambiano uno sguardo.

Ombretta e Simona si avvicinano ancora reggendo un enorme scatolone. Glielo posano accanto, e quando Simona si rialza, le dice sorridendo:”E’ il regalo mio e di Ombretta. Apri, cosa aspetti”?

Jessica ubbidisce e quando solleva il coperchio dello scatolone, vede che dentro di esso, accuratamente ripiegat, ci sono degli abiti da casa a fiorellini. Di quelli di cotone stampato che si comprano al mercato e che indossano le nostre nonne quando fanno le faccende di casa. “Oggi indosserai questi splendidi abiti, Jessica. Devi apparire al meglio” spiega Simona ilare, inconsapevolmente imitando lo stile di Loretta. Poi, con voce improvvisamente dura le ingiunge:”Coraggio, cambiati!”

“Oh, no…” Anche questa volta, Jessica cerca di scappare, ma ancora una volta è rudemente bloccata da Evenzio. “Levatelo dalla testa che io metta quelle schifezze… Te lo devi scordare, hai capito?”

Ancora una volta il ragazzo le impedisce di liberarsi.

Sara osserva in silenzio la scena e nota la forza di Evenzio: come buttafuori se la caverebbe bene, valuta con distacco; sente la coscienza rimorderle un po’, ma decide di ignorarla.

Ombretta fissa la colpevole dritta in viso:”Non ti ricordi che foto abbiamo? Adesso vediamo di fartele tornare in mente.” Fa un cenno a Loretta e le foto dell’amplesso tra Jessica ed Eugenio ricominciano a scorrere sul telo bianco.

“Ecco, prendi!” Simona le tende un grembiulino viola. “Spicciati, non abbiamo tutto il giorno!” “Come faccio a cambiarmi? C’è un uomo, qui!”

“Non ti facevi mica tanti scrupoli a spogliarti davanti a un maschio; per cui non farteli neanche adesso. Cambiati! Svelta!”

Senza troppi complimenti, Simona ed Ombretta le levano il maglioncino di cashmir verde acqua che Jessica ha indossato prima di uscire e lo lanciano sulla sedia. E’ poi la volta dei jeans di Calvin Klein e l’imputata li guarda con rimpianto prima che finiscano accanto al cashmirino.

“Che bel maglioncino…” mormora Silvia.

Simona si gira a guardarla, poi afferra il capo e glielo porge:”Ti piace? Prendilo!”

“Ridammelo subito!” ringhia Jessica, cercando di riappropriarsene:”E’ mio! Ridammelo indietro!”.

“I tuoi vestiti sono questi, ora!” la rimbecca Simona mettendosi tra lei e Silvia, impedendole di riprendersi il capo.

Ora Jessica indossa solo la biancheria intima ed i collant e tutti la squadrano.

I dodici sono attorno a lei, muti. Che la scrutano. Che la guardano dall’altro in basso. Nello stesso modo in cui lei ha guardato tanta gente per tanto tempo.

Spogliata dei suoi bei vestiti, Jessica diventa debole, quasi come se questi fossero stati un’armatura per proteggerla.

Ecco il punto debole: la sua bellezza.

E’ questa la cosa alla quale tiene di più.

Gli abiti, il trucco, i capelli sono solo degli strumenti che la aiutano a mantenere quell’apparenza così leggiadra.

E questa bellezza sta svanendo velocemente, dopo un colpo di forbice, dietro a degli occhiali palesemente non adatti a lei e sotto ad un brutto abito che le vogliono far indossare per forza.

In mezzo a quegli sguardi impietosi, Jessica è indifesa.

Le sorelle Mortimer sono impassibili.

Loretta la guarda con un ghigno, speculare a quello di Evenzio.

Silvia ha le lacrime agli occhi e pensa a Marco; Simona sprizza rabbia da tutti i pori ed Ombretta le tiene un braccio attorno alla vita.

Elena e Raffaella sono perplesse.

Sara e Manuela si tengono per mano e la testa di Manu è appoggiata alla spalla di Sara.

Jessica cerca di coprirsi il seno coperto soltanto da un wonderbra di pizzo, ma Ombretta glielo impedisce con uno strattone.

“Ebbene? Mettiti quel vestito.” ridacchia Ombretta.”Stiamo aspettando.”

“Io non posso mettermi quella roba… Vi prego… ridatemi i miei vestiti… proprio non posso.” mormora ora Jessica con voce tremante, inerme come un bambino e cercando disperatamente di non piangere.

Simona la incalza scandendo bene le parole:”Metti-subito-quel-vestito!”

“No, davvero… io non posso…”

“Non ti piace il colore?” La sbeffeggia Ombretta. “Magari questo?” e le porge un altro grembiulino, questa volta di un color giallo canarino, sicuramente peggiore del viola dell’altro.

“No! Non posso mettere quella roba!” strilla Jessica mentre cerca di ricacciare indietro una lacrima.

Ci riesce.

Spazientite, Simona ed Ombretta glielo infilano a forza, mentre Jessica cerca disperatamente di impedirlo.

Partono schiaffi, dall’una e dall’altra parte; Jessica cerca di graffiare, di mordere, ma ancora una volta Evenzio interviene per bloccarla, per cui le due ragazze riescono nel loro compito e dopo un attimo Jessica indossa il grembiulino.

Ombretta la osserva poco discosta, con aria critica e le braccia incrociate sul petto, la testa inclinata di lato:”Non sono ancora soddisfatta…”

Simona ne imita specularmente la postura:”Hai ragione. Manca il tocco finale.”

“Mi è venuta un’idea geniale!.”

Ombretta fruga nella borsa di plastica e ne estrae delle bombolette spray.

Si avvicina a Jessica, minacciosa:”Siediti.” sillaba con una calma mortale, che fa accapponare la pelle a Sara e a Manuela. Elena distoglie lo sguardo.

“No, basta ti prego, Ombretta!” supplica Jessica.

“No, Eugenio no, ti prego, Jessica! Ma tu te lo sei sbattuto lo stesso!” Simona la costringe a sedersi con una forza inaspettata; poi ruba una bomboletta a caso dalle mani di Ombretta, la agita e comincia a spruzzare a casaccio sulla testa di Jessica.

Nel giro di qualche minuto, quello che resta della capigliatura della ex bella figliola, è tinto di un color verde marcio.

“Ma come siamo carine!” cingueatta Ombretta mentre le porge un grosso specchio. “Guarda tu stessa!”

Jessica prende lo specchio, con mani tremanti e guarda quel viso che non riconosce più come proprio.

“La tinta viene via con qualche spazzolata; però va benissimo per dopo…” aggiunge Simona con evidente disprezzo.

Una sconosciuta in abito dozzinale, con degli orribili occhiali sul naso, dei capelli verdi tagliati rozzamente a varie lunghezze che sparano da tutte le parti, la sta guardando affranta.

Jessica non parla, non ce la fa proprio ed una lacrima le scorre lungo una guancia, seguita da un’altra e da un’altra ancora.

Il vento è cambiato per Jessica Ronchi, che da bella principessa, ora si è trasformata in Cenerentola con dodici streghe cattive alle calcagna. O, se preferite, la principessa di cui sopra è diventata una ranocchia.

Loretta fa un cenno ad Evenzio, che invita le tre cugine, Elena, Raffaella, Silvia e Manuela a seguirlo.

Jessica incrocia ancora una volta lo sguardo di Sara: “Guardala, la santarellina! Sei un’ipocrita.”

Sara fa un sorriso a mezza bocca. “Non mi fa piacere. Ma te lo sei voluto.” risponde piano.

Loretta sorride calorosamente a Jessica: “Ti prego di seguirmi, siamo attese. Non è educazione far attendere gli ospiti.”

“Un attimo! Ferma!” Ombretta rovista ancora nella borsa delle meraviglie ed estrae un flacone di latte detergente e dei dischetti struccanti. Senza troppi complimenti, li usa per togliere ogni traccia di trucco dal viso di Jessica. Ciò non è completamente esatto: il mascara le lascia dei segnacci neri sulla pelle.

“Ora puoi andare.” concede Simona.

Allora, prendendola con poca grazia per un braccio, Loretta trascina Jessica ancora a piedi nudi giù per le scale.

Si sente della musica provenire dal piano di sotto, dal magazzino.

Simona, Sara ed Ombretta seguono la vittima ed il carnefice.

“Attendete qui.” ingiunge Loretta, mentre prende Sara per un braccio, apre la porta ed entrambe entrano nel locale.

“Occheccavolo!” esclama Sara.

Sembra l’interno di una discoteca: luci stroboscopiche, un mixer ultramoderno sistemato in fondo alla stanza dietro al quale c’è un D.J. con le cuffie sulle orecchie.

Musica da discoteca a pala, nella sala si diffondono le note dell’ultima canzone di Madonna, quella con il ritornello ipnotico preso a prestito da una vecchia canzone degli Abba.

Ci sono una ventina di persone che stanno ballando e tra di loro, Sara nota i suoi complici.

Evenzio si sta dimenando in mezzo alla pista con una faccia talmente da schiaffi che quasi quasi le scappa da ridere; attorno a lui, le sorelle Mortimer che agitano le braccia a mulinello a tempo di musica, i piedi rigidamente ancorati al suolo come se fossero stati bloccati dal cemento a presa rapida.

Elena e Raffaella si muovono discretamente sciolte.

Entra Simona e fa un cenno al DJ che abbassa il volume.

Ha un sorrisone stampato sul viso: “Adesso arriva la festeggiata! Fabio, vieni a fare gli onori di casa! Eugenio! Vieni anche tu!” chiama a gran voce.

Sara osserva Fabio Cortesini ed Eugenio Comecavolofadicognome uscire dal gruppo e raggiungere Simona.

Non li aveva proprio visti, prima… anche perché non si aspettava certo di trovarseli lì.

Con un gesto plateale e sempre con un sorriso sul volto, Simona annuncia: “Signori e signore, un applauso per la festeggiata!”

Qualcuno, forse Ombretta, dà uno spintone a Jessica che fa il suo ingresso nella stanza incespicando nei suoi stessi piedi.

L’hanno riconosciuta tutti.

Nonostante i capelli, gli occhiali, l’abito, le macchie di mascara sul viso altrimenti senza trucco.

E nella sala è calato un silenzio di tomba.

Loretta scoppia a ridere: “Avete visto come è carina?” ma le sue parole ricadono nel vuoto e nessuno le risponde.

Jessica vorrebbe saltarle addosso e graffiarla, ma Evenzio, ancora una volta comparso dietro di lei, glielo impedisce.

“Jess, ma che diavolo è successo?” domanda Fabio.

Eugenio guarda la ex bella con la gli occhi fuori dalle orbite per lo stupore.

Simona, con gli occhi che mandano lampi, spiega brusca: “Ha avuto come regalo di compleanno quello che si meritava.”

“Stai malissimo! Non ti ho mai vista così conciata!” esclama Fabio con poco tatto, mentre Jessica lo fulmina con lo sguardo.

“C’è un’altra sorpresa per voi!” grida eccitata Loretta.

Le stroboscopiche smettono di lampeggiare, la musica riprende assordante e Madonna riprende a cantare mentre le foto di Jessica ed Eugenio in desabillé e decisamente affaccendati, cominciano a scorrere sui muri bianchi.

Il primo piano dei boxer di Eugenio causa a Simona un attacco di rabbia tale che afferra il primo bicchiere che le capita sottomano e lo tira contro al muro. Il vetro si frantuma in migliaia di piccoli pezzi che alla luce emettono bagliori multicolori.

Fabio impallidisce visibilmente e fissa Jessica con uno sguardo assassino: “Questo cosa significa, Jessica? Mi hai sempre detto che mi amavi, che volevi essere mia moglie…” Fabio inghiotte a fatica un rospo grosso come il Duomo di Milano. “Sei una vacca schifosa, ecco cosa sei!”

Jessica gli si avvicina, lo prende per un braccio e gli sussurra con voce flautata in un orecchio: “Fabio, tesoro, non ti sei accordo che è un fotomontaggio?” si alza sulla punta dei piedi per dargli un bacio.

“Non dire cazzate, Jess! Non può essere un fotomontaggio! Quando Simona gli ha regalato quei boxer per San Valentino, Eugenio me li ha fatti vedere. Toglimi le mani di dosso, non mi toccare!” e la allontana da sé con un brusco spintone mentre continua a fissare incredulo quelle immagini compromettenti ed Eugenio cerca di defilarsi con discrezione.

Vatti a fidare di certi amici.

Simona lo blocca parandoglisi davanti e gli domanda: “Perché vuoi andartene così presto? Non ti diverti?”.

E’ in piedi davanti a lui, con le braccia incrociate sul petto e lo guarda come se volesse ucciderlo sul posto.

“Simo, io…” bofonchia il fedifrago al colmo del disagio.

“Vai, vai pure, scappa, brutto stronzo! Non voglio più vedere la tua faccia finché campo!”

Eugenio non se lo fa dire due volte ed infila la porta al più presto possibile mentre la sua ex, ora possiamo ufficialmente chiamarla così, gli urla dietro delle parolacce irripetibili, più consone ad uno scaricatore di porto che si è dato una martellata sul pollice che ad una raffinata signorina della buona società milanese.

Sara osserva allibita quell’uomo coraggioso darsela a gambe come se avesse il diavolo alle calcagna.

Sopraggiunge Loretta ed anche lei si gode l’uscita trionfale del sedicente Eugenio, l’espressione dubbiosa, le labbra atteggiate ad un sorrisetto sardonico, le braccia magre incrociate sul petto altrettanto scarno.

“Sono convinta che il Signor Prandi sia caduto in piedi: in quanto uomo, il fatto che abbia fornicato con due donne diverse non può che migliorare la sua reputazione di essere virile; fosse stata una donna, sarebbe stato considerato alla stregua di una prostituta.”

Sara e Simona si guardano in faccia e non possono che ammettere che Loretta ha ragione.

Simona prende un bicchiere di champagne e lo vuota tutto di un fiato, sospirando: “Avrei potuto rifarmi le unghie sulla sua bella faccia.” mormora sinceramente rammaricata. “Però mi sarei rovinata tutta la French.” Anche quel bicchiere finisce inesorabilmente frantumato contro al muro. Snob fino in fondo, pensa Sara, soffocando una risata. Ce lo vede Eugenio con le guance coperte da profondi graffi sanguinolenti. Proprio una bella persona, pensa mentre va a cercare qualcosa da bere.

Accanto al tavolo dei rinfreschi, c’è una rientranza nel muro e da essa vede sbucare una spalla robusta che va su e giù.

Si avvicina ulteriormente e rimane piuttosto sorpresa di constatare che l’omero ondeggiante appartiene a Fabio Cortesini.

Sta piangendo.

Sara si ritrova accanto a lui. Esitante, gli posa una mano sul braccio e lui si gira.

“Ah, sei tu… Ve la state ridendo alle mie spalle, vero?… Sono il Cornuto del Giorno!”

Senza parlare, Sara si fruga in tasca, tira fuori il pacchetto di kleenex e glielo offre. Fabio lo prende, estrae un fazzolettino e si soffia rumorosamente il naso, mentre continua a piangere come un bambino.

Lo guarda in viso, impietosita: anche lui con il naso rosso e gli occhi gonfi non è la quintessenza della bellezza virile.

Scuote il capo: “Non sapevo di questa parte del piano. Mi spiace tanto, davvero. Nessuno ti sta ridendo dietro, Fabio…”

“Non è il primo, vero?” sussurra con voce rotta.

Sara si morde il labbro prima di rispondere; vorrebbe tergiversare ed alla fine apre la bocca per dire qualcosa, ma non fa in tempo perché Silvia, che ora si trova accanto a loro due, sussurra: “No, non è il primo: Jessica andava anche con il mio ragazzo…”

Sembra quasi che qualcuno abbia dato un pugno in pieno petto a Fabio. Pare che gli manchi il respiro dai polmoni, la terra da sotto i piedi.

“Io… scusate, me ne vado…” senza rendere il pacchetto dei kleenex a Sara e senza degnare nessuno di uno sguardo, anche Fabio lascia la festa in tutta fretta.

Anche gli altri invitati che Sara non conosce lo seguono: evidentemente sono amici suoi.

Loretta batte le mani, felice:”Una festa di compleanno non è una vera festa senza la torta! Venite, venite tutti!”

I dodici vendicatori, sono rimasti solo loro, circondano Jessica e Loretta che prende il pacco portato da Manuela e lo scarta. Dentro c’è una torta enorme.

“Tutta per te, Jessica!” le ficca in mano una spatola e la costringe a dividerla in grosse fette.

Senza troppe cerimonie, Loretta le infila in mano una grossa fetta. Con un’espressione cattiva, scruta il suo nuovo look:”Tanti auguri. E benvenuta tra le Racchie. Come ti trovi?”

Arriva Simona:”Beh, che aspetti, mangia!” e le infila la torta tra le labbra, di forza, schiacciandogliela contro il viso.

Panna montata e crema gialla le cadono sul vestito.

Jessica serra la bocca e scuote violentemente la testa.

Simona le preme il dolce contro la faccia con ancora più violenza e la costringe ad inghiottire.

Finita la prima fetta, Simona ne prende un’altra:”Si fa in fretta ad ingrassare, vero Jessica? Mangi il Vitasnella quando vorresti divorarti le gambe del tavolo… sei sempre a dieta perché hai paura di diventare una balena! Che buona, vero? Mangia, Jessica. Mangiala tutta!”

E la seconda fetta di torta è finita.

Ed anche la terza.

E la quarta.

Quando Simona cerca di farle mangiare la quinta porzione, Jessica si rifiuta:”Basta non ce la faccio più!”

“Non me ne frega niente, se non ce la fai più! Mangia!” e le ficca in bocca il cibo, mentre i partecipanti alla festa assistono alla scena senza parlare.

Una torta come strumento di tortura.

“No, basta!” Jessica cerca di sputare via il dolce.

“Si, invece!” Simona le afferra gli spuntoni che ha al posto dei capelli e le tira indietro di scatto la testa. “Mangia!” e le riempie di nuovo la bocca.

“No, basta per favore!” urla rauca Jessica con la bocca piena.

Ma Simona è inesorabile.

Un conato di vomito e Jessica si piega in due.

Loretta osserva la scena poco discosta, il viso impassibile, ma uno sguardo di trionfo negli occhi chiari, lo stesso sguardo che hanno tutti coloro che stanno assistendo con grande piacere alla disfatta del loro peggior nemico senza sporcarsi le mani, letteralmente, visto che Simona ha le dita impiastricciate di crema e lei no.

Sara decide che ha visto abbastanza ed esce nel corridoio.

Le Racchie hanno fatto la festa a Jessica, vedete un po’ voi in che senso.

Sara si sente un po’… strana: dentro di sé prova un senso di vuoto, ma allo stesso tempo è calma e tranquilla. Forse è così che si sta quando si fanno delle cose crudeli ma per una buona causa.

Il fine giustifica i mezzi, ha detto Loretta un paio di ore prima, e forse ha ragione.

Seduto su una scrivania, c’è Evenzio che gioca con il cellulare e, tutto preso dalla competizione, fa il verso ai rumori che fanno i videogame quando sparano e colpiscono il bersaglio: “Bang! Strsch! Pum! Boom!” Poi sente che è arrivato qualcuno ed alza gli occhi: “Oh, Sara, bella festa, vero? Come, te ne vai già?”

“Ho visto abbastanza, sono soddisfatta.” risponde con voce incolore dando voce ai pensieri che le hanno attraversato la mente pochi istanti prima.

“Un vero peccato; però è stato bello averti conosciuta.” salta giù dalla scrivania e la prende tra le braccia accennando ad un valzer piuttosto approssimativo: “Il ballo è una splendida cosa, nevvero?”. Si blocca all’improvviso mentre Sara urta con la testa contro le spalle, poi guarda fisso davanti a sé e dopo un attimo si china a baciarla. (indovinate da dove ho preso questa scena? Scrivetelo su una cartolina postale ed inviate la vostra risposta a Nisi Corvonero C/o Le Racchie Corporation. Via Le Mani Dal Naso, 44 – 20010 Racchiarella MI)

Quando lui la lascia andare, Sara lo guarda perplessa, poi scoppia a ridere.

Che situazione assurda!

“Dimmi un po’ Evenzio, devi calarti in qualche altro personaggio, per caso?” gli domanda sarcastica.

“Anche se fosse?” risponde lui con un ghigno.

“Prova con qualcun altro, io non sono brava a recitare.” ribatte Sara.

Lui la guarda ridendo e poi leva il pollice: “Non ti preoccupare, lo farò!”

“Sara, eccoti qua!” è la voce di Manuela dietro di lei. “Cosa stavi facendo con quel tipo?” le chiede sorridendo maliziosa.

“Manu! Niente, stavamo solo scherzando.”

“Che ne dici, lasciamo la bella festa?” la guarda sorridendo.

“Buona idea. E Silvia?”

“Ha detto che vuole restare.”

Evidentemente, quello che è stato sufficiente per lei e per Manu, per Silvia è ben lungi dall’esserlo.

“Come vuole.” fa spallucce Sara. “Evenzio, stammi bene. Saluta Loretta da parte mia.”

L’interpellato si gratta la testa ed annuisce: “Non mancherò, signorina Belotti, non mancherò. Le auguro buona fortuna!”

Mentre si avviano all’uscita, Manu domanda a Sara: “A cosa pensi?”

“Penso che di questa storia non ne voglio più sentire parlare. Quello che è successo questo pomeriggio basta ed avanza.”

Manuela non risponde, ma la prende a braccetto.

Escono, al sole, all’aria aperta.

E dall’altro lato della strada, Micro, appoggiato alla Prinz che si fuma la consueta canna.

Le vede.

Loro sorridono e gli corrono incontro.

Lui spalanca le braccia e le accoglie contro di sé.

“E’ finita. Ora vi porto a casa.”

Entrano in macchina e Micro mette in moto.

Accende l’autoradio e le note di Immigrant Song dei Led Zeppelin riempiono l’abitacolo.

Robert Plant lancia il suo urlo selvaggio e liberatorio, subito imitato dai tre ragazzi: “ah-ah-ahhhhhhh-ah!”

Ora è davvero finita.

Manuela e Sara rispetteranno il patto di non parlare più di tutto quello che è successo nel pomeriggio di quel venerdì santo.

* * *

Prima di tutto, ringrazio il caro Giacomo Leopardi per avermi suggerito il titolo per questo capitolo.

Secondo: sono terrorizzata, lo ero prima e lo sarò fino a che mi direte se questo capitolo, che alla fine dovrebbe essere quello che regge tutta la storia, è decente.

L’ho cambiato, praticamente sventrato, dopo aver ricevuto delle critiche molto giuste ed azzeccate.

Rigirato, risistemato, riscritto. Questo è stato l’aggiornamento più difficile in assoluto. Spero di non aver fatto un pasticcio e che la lettura sia stata gradevole e che il frutto del mio lavoro sia accettabile (altrimenti, piangerò calde lacrime - e non sto scherzando!)

Il prossimo capitolo è l’epilogo (che è stato una bazzecola da scrivere!), per cui non è ancora il momento dei saluti, ma io, per precauzione, ho già svaligiato la Coop più vicina per i fazzolettini. E questi basteranno appena per me.

Ora, come al solito, rispondo arbitrariamente e capricciosamente ai vostri commenti.

Elfie: Per Keanu Reeves mi prenoto (visto che Johnny se l’è già preso qualcun altro!). La torta è ottima! Non sono razzista: gli unici dolci che non mi piacciono, sono le meringhe. Il finale giuridico mi sembrava taaanto adatto alla dolce Loretta. Ciao tesoruccio di una Elfie cara!

Free Spirit: Arianna, se nello scorso capitolo Jessicuccia ti faceva pena, adesso mi sa tanto che stai piangendo come una fontana. Ombretta credo che sia la persona più falsa di tutta la storia. Non avevo in mente di farla comportare a questo modo, ma è venuta fuori proprio così. Per gli aggiornamenti, dipendo da Trevor. La storia, in realtà, è già finita da parecchie settimane ed il caro beta segue parecchia gente.

Driger: Sette più alla tua perspicacia riguardo ad Ombretta. Resto in ammirazione del tuo sesto senso. E non sto scherzando. Visto che è da tanto che mi segui, tengo particolarmente alla tua opinione.

Naco: beh, cara… è ovvio che vi molli sadicamente sul più bello… altrimenti che divertimento c’è? Oh, beh, se dovessi fare un processino simile a qualcuno, fammi sapere come è andata. Promesso? Micia: vedi tu se le racchie sono riuscite nel loro intento…

Ayu-chan. Se proverai pena o meno per Jessica, sarà esclusivamente una tua scelta. Il bagno è uno dei pochi luoghi in cui si è veramente soli con se stessi, per cui invita alla meditazione. Per le Mortimer, mi sono ispirata alle coriste di un gruppo che c’era negli anni ’80: i Doctor and The Medics… credo che però le figliole cantassero anche per i Cult, non so se li conosci. Grazie per il tifo!

Jeky: Beh, a questo punto non lo so cosa ti avrà combinato il presente nipotino. Questo è il peggiore. Spero tanto che tu sia assicurata. Fammi sapere se la vena sadica latente si è confermata in questo capitolo.

Piccola Vivy: Non è che le abbia spezzato i denti, in questo capitolo… forse qualcosa di peggio… Lella Dragon: eccoti accontentata. Spero aver soddisfatto la tua brama di vendetta…

Kannuki: prima di tutto, sono felice che tu sia ritornata con una nuova storia. Grazie per la segnalazione dell’obbrobrio, andrò a correggerla. Mi scuso per il ritardo… bacioni e a presto.

Janagoci: io spero vivamente che tu non ti addormenti nel bel mezzo dell’esecuzione… starebbe a significare che ho toppato clamorosamente! Fammi sapere.

Kirby: ci mancherebbe, Luana, figurati. Io adoro i doppi sensi, credo sia la cosa che mi diverte di più. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e che ti abbia convinto. Da uno a cento, che grado di cattiveria assegneresti a quello che ho scritto?

Chloe: molto bene, allora la simpatia è ricambiata. Sono stata due settimane senza computer perché non fungeva ed ero in crisi di astinenza. Anche a me mancheranno le racchie e gli altri (tranne Loretta: è troppo inquietante!), ma ci saranno sempre le altre storie, no? Tanti baci. Oggi scarico i tuoi aggiornamenti e mi prendo del tempo per le recensioni.

Sara: oh, bentornata, carissima… dai sei riuscita a leggerti tutti i capitoli che mancavano! Non ti preoccupare, non ci sono problemi. Ciao, omonima-della-protagonista! p.s. il negozio esiste davvero!

Londonlylit: sono molto felice che questa storia ti piaccia. Credo che la mamma di Micro sia ai primi posti dei personaggi preferiti di questa fanfic. Si vede che le rivoluzionarie un po’ violente vanno per la maggiore. Non ti posso dare il numero di telefono di Micro perché non ce l’ho. Per certe cose assomiglia a mio fratello minore (soprattutto i due peculiari aspetti che lo contraddistinguono), magari posso darti il SUO numero di telefono… E’ vero: ci sono troppo pochi Kieran e troppe Jessiche, nella vita. Davvero sei la copia sputata di Manuela? Allora, se hai il papà pasticciere, vengo a trovarti (anche Altair ce l’ha!).

Un bacione a tutti voi, a presto!

Spero di cuore che abbiate amato questo capitolo.

Nisi

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Capitolo 26
*** Epilogo ***


ATTENZIONE! IL CAPITOLO PRECEDENTE E’ STATO INTEGRATO E MODIFICATO IL 22.06.2006. GRAZIE.

Mancano due giorni agli scrutini, siamo all’inizio del mese di giugno, e ci troviamo in una scuola persa da qualche parte nella provincia di Milano.

Per essere più precisi, quella scuola è il Liceo Linguistico Cartesio.

Fa caldo, molto caldo.

L’afa ha avvolto la provincia improvvisamente, come fa di solito, senza dare il tempo alla gente di abituarsi alla sua presenza appiccicosa e dando l’impressione che la temperatura sia più alta di quanto in realtà non sia.

L’intervallo sta quasi per finire e Sara lo ha passato con Micro.

Invece del solito cappuccino, le ha offerto un ghiacciolo al bar della scuola.

Quel ghiacciolo non l’ha rinfrescata molto, per cui entra in bagno per darsi una sciacquata al viso.

Apre la porta e vede che oltre a lei, c’è un’altra persona.

Quella persona è Jessica Ronchi.

Ma non è la Jessica Ronchi che avete incontrato nel corso di questa storia.

Questa Jessica è completamente diversa da quella che avete ardentemente desiderato veder ridotta ad un ammasso informe di carne sanguinolenta.

E’ tornata ad essere la bellona della scuola, ma adesso in classe nessuno la guarda più, nessuno vuol più starle vicino e nessuno le rivolge la parola.

In classe hanno saputo tutti quello che è successo.

Nessuno ne parla mai, ma nessuno ha dimenticato.

Il suo posto di diva della classe è stato offerto ad Ombretta, la quale, graziosamente, ha accettato. La nuova star in carica si comporta né più né meno come si è sempre comportata Jessica, facendo eccezione per la questione “Racchie”: le ignora totalmente e le lascia vivere con tranquillità, non per filantropia, bensì perché il ricordo di quello che potrebbe succederle se tira troppo la corda è impresso a caratteri cubitali nella sua mente; alla fine, il suo scopo lo ha raggiunto e quella è l’unica cosa che le interessa.

Jessica è appoggiata al muro e sta fumando una sigaretta.

Da qualche tempo ha le dita macchiate di nicotina.

“Non si può fumare in bagno.” la informa Sara con voce incolore, poi si lava il viso e fa per uscire, quando si sente chiamare:”Belotti!”

Sara ha già la mano sulla maniglia della porta, ma si volta verso di lei.

“Non puoi certo parlarmi di una cosa banale come il divieto del fumo, quando tu e le tue mi avete combinato quello scherzone …” la apostrofa con parole dure. Le sue dita stanno tremando.

“Mi spiace, ma te lo sei voluto” risponde Sara tranquillamente.

“Oh, ti dispiace! Sei un’ipocrita, Belotti! Hai messo in piedi tutta questa messinscena per farmela pagare e poi mi dici che ti dispiace.”

Sara scuote il capo e la guarda negli occhi:”Io volevo solo che tu la smettessi. E ti sbagli. Io non sono un’ipocrita. Io, Manu, Silvia e le altre pensiamo che te l’abbiamo fatta pagare abbastanza. Se questa storia continua è a causa delle tue amiche.” Sara sottolinea questa ultima parola con un sorrisetto ironico.”Sono loro che ce l’hanno ancora con te e che hanno raccontato tutto a tutti: io, Manu e le altre non abbiamo fiatato. Non ti hanno fatto una bella pubblicità.” puntualizza in tono sincero prima di uscire e di chiudere la porta del bagno silenziosamente dietro di sé.

Alla fine, Jessica capisce che le persone che le si stanno accanendo contro sono proprio quelle che considerava più vicine.

* * * Quindici anni dopo.

Se un elicottero sorvolasse la zona dall’alto, noterebbe una impressionante concentrazione di nero. Uno stormo di corvi?

Quasi. Si tratta di uno stormo di cornacchie e precisamente della specie che solitamente seguono i feretri.

Davanti ad esso, i figli, i nipoti ed i giovanissimi pronipoti.

Eh, sì.

La vita è effimera, noi siamo esseri caduchi polvere sei e polvere ritornerai, memento mori, ricordati che devi morire e cenere alla cenere.

Per tagliarla corta, è schiattata nonna Ada.

No, l’alleluja più tardi, per favore, prima vi devo spiegare.

L’arzilla nonnina che ha, o per meglio dire, aveva trecento anni per gamba (all’anagrafe novantaquattro!), ha fatto una bella morte, perfettamente in linea suo carattere permalosetto: in pratica, un bel giorno è andata a fare la spesa al supermercato sotto casa, e si è diretta al banco dei salumi e formaggi per acquistare la ricotta piemontese (quella pugliese le fa schifo!) per il pasto di mezzogiorno.

Nonna Ada si è sempre mostrata estremamente diffidente nei confronti della tecnologia, per cui si è sempre rifiutata di prendere il numerino che determina la sequenza dei clienti che devono essere serviti.

I commessi la conoscono ed ormai lo sanno che questa arzilla vecchietta è un pochino particolare; per cui tengono d’occhio la gente e quando è il suo turno, la chiamano e le servono quello che desidera.

Un concentrato di rogna, quando si dice il destino!

Hanno assunto un nuovo ragazzo per servire al banco e costui non è stato informato della situazione della sciura Ada, per cui, quando è il turno della nonnetta, l’ignaro ragazzo chiama il numero successivo e si appresta ad affettare due etti di golfetta ed uno di mortadella di fegato per una signora vistosamente in carne.

Ada comincia a strillare a strepitare, oltraggiata, offesa vieppiù dall’aspetto di questo scaviun (capellone in milanese NdA) con i tatuaggi e il pirsing (come lo chiama lei!).

Attorno a lei si forma il solito capannello di curiosi e nonna Ada è preda di un travaso di bile, mentre il giovanotto, imbarazzatissimo, non sa più come scusarsi.

Il travaso di bile si trasforma in un infarto e prima che nonna Ada abbia il tempo di chiedere perdono di ogni peccato, la sua anima immortale prende il volo verso il cielo (il Signore, lo so da fonti sicure, si è messo le mani nei capelli quando lo ha saputo!), ed il suo corpo secco secco rimane steso sul pavimento, rigido come un baccalà norvegese. C’è da dire che da quando Valeria, nipote perfetta per antonomasia, ha lasciato sia il piedistallo che il marito architetto per andare a convivere con un bellissimo ragazzo somalo in grado di soddisfare i suoi più bassi istinti, il cuore di Ada non è stato più lo stesso: non poter più sbandierare alle colleghe di funerale che la nipote preferita ha sposato un professionista e si è “sistemata proprio bene”, è stato un colpo troppo, troppo difficile da sopportare.

Dopo circa un’oretta dal decesso, i parenti stretti di Ada vengono sommersi da una valanga di telefonate: agenzie immobiliari che domandano se per caso debbano vendere una casa; pompe funebri che offrono bare per ogni esigenza e dimensione, a prezzi di concorrenza (fanno il 3x2 in occasione di attentati; con le stragi di stato ed i disastri ferroviari fanno sempre il botto!); marmisti in grado di fornire bellissimi monumenti per ornare l’ultima dimora del caro estinto.

La tribù Belotti ha scelto l’agenzia più vicina a casa di Ada.

L’impiegato delle pompe funebri, molto gentile ed onesto, ha fatto loro un’offerta di cinquemila euro ed ha specificato che la fattura sarebbe stata comunque di tremila euro, tanto il 730 permette di scaricare solo quella cifra.

Ed ora, siamo al funerale di nonna Ada.

La famosa busta è stata aperta e le sue ultime volontà esaudite.

Per il testamento ci sarà tempo.

Sara si gira e vede tutte le amiche della nonna in divisa di ordinanza: abito nero, velo nero, rosario appeso al braccio, che recitano la loro parte:”La stava inscì ben, pora dona (scoppiava di salute, povera donna)” oppure:”L’è andada anca lée. (E’ morta anche lei”) ed ancora:”A diventum propi vecch!” (stiamo diventando proprio vecchi)””.

Più la sequela di bugie che la vedeva come moglie devota, madre affettuosa, nonna esemplare ed amica affidabile.

Perché quando uno schiatta, tutti si dimenticano di quanto sia stato stronzo? Me lo spiegate, per favore, che io non ci arrivo!

Sara sa benissimo che il culmine della giornata è il party abusivo al cimitero che le vedovelle di paese hanno organizzato in suo onore. Immagina nonna Ada che guarda giù dal cielo (o su dall’inferno, non ci è dato saperlo!) e sorride benevola. Ha avuto quello che voleva.

E adesso se la spupazzino un po’ quegli imbucati del Paradiso, ammesso che sia quella, la sua destinazione!

Un po’ noi, un po’ voi, che diamine!

Roberta cammina accanto a Sara. Non è cambiata molto, ci sono solo dei fili grigi nei capelli e fa la solita vita. E vicino a Roberta c’è Giulia, che è diventata una donna alta e magra. Non gira il mondo coprendo tutto di graffiti, ma dopo aver fatto il Dams ha trovato un posto come disegnatrice di bozzetti in una agenzia di pubblicità. Al lavoro ha conosciuto Enrico, un uomo più basso di lei, più grasso di lei, più pelato di lei, ma dotato di una simpatia travolgente che ha contribuito a smussare gli spigoli della nostra Giulia. Ora convivono in un mini appartamento che è davvero mini. Forse fra un paio d’anni si sposeranno, ma si vedrà.

Sono arrivati al cimitero e la cara salma sta per essere tumulata in un colombaro (non nella terra: ci sono i vermi, sono sporchi e ad Ada non sono mai piaciuti).

E’ questione di pochi minuti, poi gli intervenuti che volevano assicurarsi che la nonnina fosse realmente dipartita per l’Aldilà, cominciano a disperdersi alla spicciolata.

Sara sente qualcuno che le appoggia delicatamente una mano sul braccio e si gira.

Il suo cuore manca un battito quando incontra quegli occhi azzurri e vede quel dente scheggiato.

“Seeerra, ho saputo solo ieri. Condoglianze, cara.” Kieran le stringe la mano. Esita un momento, poi si china a baciarle la guancia.

Sara prova un tuffo al cuore e chiude gli occhi per un attimo.

“Grazie, Kieran sei gentile.” risponde Sara con un sorriso appena accennato. “E Bridie e la piccola come stanno? Tutto bene a casa?”

“Si, si, grazie, Seeerra. Ma… Seeerra.. se tu dicessi una parola, solo una, tornerebbe tutto come prima e staremmo di nuovo bene.” esordisce lui in tono accorato facendo un passo verso di lei, l’accento nord irlandese più marcato che mai.

Sara scuote il capo e lo ferma alzando una mano, impedendogli di avvicinarsi ulteriormente: “Non è onesto da parte tua chiedermi una cosa simile, Kieran. E no, non stavamo bene. Te l’ho detto tante volte e te lo ripeto ancora: l’attrazione fisica non è sufficiente per fare funzionare le cose.”

Kieran fa di sì con la testa:”Lo so che non era giusto, ma dovevo riprovare. Siamo stati così bene assieme, non è vero, Seeerra?”

“Sono stati quattro anni meravigliosi, ma sono finiti.” concorda lei con il suo solito sorrisino sbilenco come la torre di Pisa.

“Allora, se non posso fare altro, vado, Seeerra. Buona fortuna. Slan Go Foil, Mo Muinrir (Arrivederci, amore mio. NdA)” e si china a darle un altro bacetto sulla guancia che vorrebbe trasformarsi in qualcosa di più. Nasconde per un attimo il viso nel collo di lei, ma poi si stacca con un sospiro. I loro sguardi si incontrano e, una volta di più, le loro bocche gravitano pericolosamente l’una nell’orbita dell’altra ma Sara indietreggia di qualche passo.

“Slan abhaile, Ciaran (Addio, Kieran)”. Lo saluta decisa.

Dopo un minuto, Kieran è sparito dalla sua vista e dalla sua vita. Forse.

Litri di Spuma di Guinness sono stati leccati via da quel lontano giorno di San Patrizio di tanti anni prima. Ma tra Sara e Kieran ad un certo punto la magia è svanita e sono rimasti solo il dolore ed i litigi.

Il taglio netto è stato un sollievo, almeno per lei.

Ora sta bene e spera di trovare l’uomo giusto, prima o poi.

“Sara!” è Manuela che la sta chiamando.

“Ciao, Manu. Come stai?”

Un po’ senza fiato, Manuela si appoggia pesantemente al braccio di Micro che le sta accanto:”Sì, sto bene. Solo che ogni tanto questa piccola irlandese si mette a ballarmi la giga nella pancia.”

Sara ride:”Dai, manca poco.”

“Hai ragione,” mormora soprappensiero Manuela accarezzandosi il monumentale pancione.

”Era Kieran quello che abbiamo visto prima lì con te?” domanda gentilmente Micro.

“Già.” mormora Sara.

“Ci ha riprovato?”

“Già” risponde Sara laconica.

“Non gli è mai passata veramente, Ala.” dice Micro con un sorriso.

Manuela prende la mano a Sara e gliela stringe, come ha fatto un pomeriggio di un venerdì santo, tanti anni prima:”Fa ancora male?”

Sara ha un groppo alla gola:”Un po’. Ma sta passando. Ogni giorno va un po’ meglio, per fortuna.”

“Ti va di andare a bere qualcosa?”

“Ma sì, dai. Avverto mia mamma e poi arrivo subito.”

Sara raggiunge Roberta che sta parlando con una sua compagna del corso di yoga, una signora con un caschetto biondo e gli occhi scuri:”Mamma, io vado a bere qualcosa con Manuela e Micro. Hai bisogno di qualcosa?”

La mammina zen, un po’ invecchiata, le sorride:”No. Ma mi farebbe piacere se venissi a cena dopodomani. Ci saranno anche Giulia ed Enrico.”

“Va bene, vengo verso le sette e mezza, allora. Ciao!”

Sara ritorna con passo veloce dall’amica che nel frattempo si è seduta su una panchina lì vicino a riprendere fiato.

Mentre aiuta Manuela ad alzarsi in piedi, Sara sente una voce che le sta chiamando:”Sara! Sara!”

Sara alza gli occhi e vede una donna molto elegante farle larghi cenni di saluto, mentre le si avvicina:”Sara! Hey, Sara!”

Sara non ha assolutamente idea di chi sia quella donna. Le ci vogliono un paio di secondi prima di rendersi conto che la persona sotto quel trucco e quei vestiti eleganti, altri non è che Silvia, la sua vecchia compagna di banco.

Dopo baci ed abbracci, le due si separano per guardarsi in faccia a vicenda.

“Oh, cavolo, Silvia! Ma sei bellissima! Oh… Ciao, cosa fai da queste parti?”

Silvia aspetta un attimo prima di rispondere:”Ho saputo che hai perso tua nonna, ed ho pensato che magari ti avrebbe fatto piacere se fossi venuta. Ma vedo che sei in compagnia, non vorrei disturbare…”

Manuela ride e risponde:”Ah Silvia, guarda che sono io.”

“Ommioddio! Manuela! Ma che pancione… Stai benissimo! E tu sei Micro! Ciao!”

Altri baci ed abbracci.

Sara riprende in mano le fila del discorso:”Io e Manu stavamo andando a bere qualcosa. Vuoi venire con noi?”

Micro interrompe: “Io torno a casa. Fate quattro chiacchiere tra donne. Ci vediamo a casa, amore. Sara, ci sentiamo. Silvia? E’ stato un piacere.” dopo un bacino sulla bocca a Manu, la solita scompigliata di capelli a Sara ed un cenno di saluto a Silvia, Micro se ne va.

“Dove andiamo?”

“Mah… fammi pensare… Andiamo alla pasticceria qui vicino, dietro al cimitero, così non dovremmo avere problemi di parcheggio. Sai dov’è, Silvia?”

“Si, certo. Allora ci troviamo là tra qualche minuto.”

Manuela e Sara montano sull’utilitaria di quest’ultima:”Te lo saresti mai aspettata di vedere Silvia?”

“No, assolutamente. Dopo la maturità non abbiamo più visto nessuno della nostra classe.” Manuela abbassa la voce.”Sai, dopo quella storia di Jessica. Quelle due hanno avuto la mano pesante.” erano anni che non parlavano più di quella faccenda e Manuela la guarda con uno sguardo comprensivo.

“Si, lo credo anche io.” annuisce Sara, concentrata nella guida.

“Sai, ti rivedo ancora quando hai mollato uno schiaffo a Loretta. Non ti ho mai vista così arrabbiata In quel momento sono stata fiera di te.”

“Dici sul serio? Chissà che fine ha fatto Jessica.” ride cambiando discorso.

Manuela fa spallucce:”Probabilmente avrà sposato uno pieno di soldi e starà facendo la vita della nababba.”

“Forse hai ragione. Ecco, siamo arrivati.” Sara parcheggia, ed entrambe escono dalla vettura.

Silvia le aspetta qualche metro più avanti:”Hey! Siamo qui!” Sara agita il braccio per segnalare la loro posizione.

Tenendosi tutt’e tre a braccetto come ragazzine, entrano in pasticceria e si siedono ad un tavolo attorno al quale sono disposte tre sedie. Sara aiuta Manuela a sedersi.

“Allora, Silvia… Come stai, cosa fai?” domanda la futura mamma.

“Oh, mi occupo di pubbliche relazioni per la ditta XYZ, da qualche anno, ormai.”

“Ollallà! Abbiamo una persona importante! Sei una capa, vero?”

“Sì, diciamo di sì.”

E la domanda inevitabile:”Stai con qualcuno?”

“Io? Oh, no, no. Non ho molto tempo, il mio lavoro mi impegna parecchio. Ogni tanto vedo qualcuno, ma niente di importante.”

Sara sputa la domanda che le sta bruciando sulla lingua da un po’:”E Marco? Lo hai più visto?”

“Marco chi? Oh, Marco… QUEL Marco, dite voi? No, no. Dopo le superiori ci siamo persi di vista. Meglio così. Non era l’uomo per me…” e Silvia si perde nei ricordi, anche lei, ed anche il suo pensiero corre ad un venerdì santo di tanti anni prima.

“E voi che mi raccontate? Come state, cosa fate?”

“Comincio io?” chiede Sara sorridendo.

“Comincia tu.” annuisce Manuela.

“Beh, lavoro alla Ryan Air, vivo da sola… tutto qui.”

“Ti vedo molto bene. Non c’è nessuno nella tua vita?”

Sara sospira:”Sono stata con un ragazzo irlandese per un po’ d’anni, ma non ha funzionato.” pronuncia quelle parole con un tuffo al cuore. Forse un giorno riuscirà a parlarne tranquillamente.

“Oh, ho capito. E tu, Manu? Quando vi siete sposati tu e Micro?” domanda fissando la fede d’oro bianco all’anulare dell’amica. Manuela è riuscita a farsi sposare in chiesa dal quel miscredente di Micro

“Due anni fa.”

Sembra loro di essere tornate alle scuole superiori e le chiacchiere fluiscono agevolmente dalle loro labbra.

“Senti, Silvia… hai saputo che fine hanno fatto quelli della classe e… beh, le persone che…” Sara si interrompe, ma Silvia ha capito perfettamente.

“Si, per un po’ sono rimasta in contatto, poi basta. Io so che Ombretta si è trasferita negli Stati Uniti con la sua famiglia un cinque o sei anni fa. Poi non ho avuto più notizie. Simona si è sposata con quel suo ragazzo che le aveva fatto le corna con Jessica. Si è rimessa insieme e si sono sposati perché la famiglia di lei ha spinto perché lo facessero. Hanno avuto un paio di figli, ma ora vivono vite separate. Lei fa quello che vuole e lui idem.”

”Che tristezza. E di Loretta?”

Silvia ride e scuote la testa:”E’ un fenomeno quella ragazza. Sapete come si è pagata gli studi? Ha venduto i brevetti delle sue ricette per dolci… parlava di una torta Jessica o qualcosa di simile, ha fatto un sacco di soldi ed ora sta diventando giudice. Quello che voleva, no?”

“Già, che tipa che era. Ed Evenzio? So che è diventato un attore affermato, vero?”

“Oh, sì, a proposito di Evenzio! Questa è proprio bella!” Silvia si mette a frugare nella borsa e ne tira fuori il Corriere della Sera.”Avete letto il giornale di oggi?”

Le altre due scuotono il capo in un cenno di diniego:”No.”

“Oh, bene… allora… la pagina dello spettacolo…” mormora Silvia mentre scorre le pagine. “Ah, ecco qui!” appoggia il giornale sul tavolo, lisciandolo bene con la mano ed indicando un trafiletto”Sara, a te l’onore di leggere!” la invita ridacchiando.

Sara la guarda divertita e prende il giornale:”Nel corso di una conferenza stampa, il noto attore-mattatore Evenzio Scarnafigi, balzato all’onori della ribalta con la sua brillante interpretazione dell’Ispettor Clouseau, ha dichiarato ai media la propria omosessualità. Nel corso di tale conferenza, ha anche presentato il proprio compagno, il giovane ingegnere Fabio Cortesini.”

Sara posa il giornale sul tavolo e si copre la bocca con la mano:”Ommamma!!! Evenzio… Gay? Assieme a Fabio? Non è possibile.”

E le tre si sbellicano dalle risate, mentre gli altri avventori le guardano perplessi.

“Non è possibile!” sghignazza Manuela. “Ooohh, è stato stare insieme a Jessica che gli ha fatto cambiare gusti. Oh, che ridere!”

“Oh, cielo, questa non me l’aspettavo proprio, sapete?” ritornando seria, Sara chiede a Silvia:”E Jessica, sai che fine ha fatto?”

“Jessica? Anche lei si è trasferita. Lavora all’ONU.”

Manuela borbotta:”Ecco, quella cade sempre in piedi, la solita imbucata!”

Silvia scuote il capo:”No, no, assolutamente! Adesso è in Africa, in Sudan! Sapete, pare che si occupi di minoranze oppresse.”

Un momento di silenzio, poi uno scroscio di risa più forte del precedente.

“Ohh, Oooh, allora ha imparato qualcosa da quella storia!”

“Ohh, ehh ehh, ahh, credo proprio di sì!”

“Manuela! che ti succede?” esclama Sara vedendola impallidire all’improvviso.

“Credo che mi si siano rotte le acque!”

* * *

Due sere più tardi, dopo che Manuela, accompagnata da Sara in ospedale, ha dato alla luce una graziosa bambina di nome Maeve Maria Carla, dopo che Micro ha perso i sensi tre volte in sala parto, dopo che le nonne si sono accapigliate tra di loro per stabilire a chi assomigliasse la neonata... (notare che Maria Carla alla prima ecografia aveva affermato che il minuscolo feto avesse il naso uguale al suo!) Sara è andata a cena a casa di sua mamma.

Dopo il dolce, Sara spinge via il piatto, mentre Roberta guarda con affetto i tre raccolti attorno alla sua tavola.

“Ragazzi, adesso vi dico perché vi ho chiesto di venire qui oggi.” spiega sorridendo.

“Beh, diccelo!” domanda Giulia, che sta seduta in braccio ad Enrico.

“Dobbiamo fare una cerimonia solenne!”

I tre si scambiano sguardi interrogativi, mentre Roberta sparisce in soggiorno.

“Un’altra cerimonia?” ridacchia Giulia. “Non è un altro funerale, vero?”

“Mah, chi lo sa!” le fa eco Sara.

Roberta ritorna in cucina con una scatola in mano che appoggia al centro del tavolo.

“Aprite pure, coraggio.”

Sara rimuove il coperchio e vede che nella scatola c’è il grappolo d’argento che Nonna Ada aveva regalato a Roberta in occasione del matrimonio con Giovanni.

Roberta lo prende tra le mani e lo guarda con aria disgustata:”Io, Roberta Fanetti vedova Belotti dichiaro solennemente che questo coso è orrendo, per cui lo butto dove si merita!”

E lascia cadere solennemente il grappolo nel cestino dell’immondizia.

Le due ragazze applaudono e fanno il tifo e Giulia emette un fischio da stadio, mentre Enrico le guarda senza capire assolutamente cosa stiano facendo:”Te lo spiego dopo! Ah, Sara? Mamma? Io ed Enrico ci sposiamo l’anno prossimo!”

Siccome si tratta di una cosa molto privata, Nisi Corvonero tira la tendina su questa bella scena familiare.

Ne approfitto per salutarvi, perché questa storia è ormai giunta al termine, e vi ringrazio per averla letta.

Spero che le vicende di Sara e dei suoi amici vi siano piaciute.

Vogliate bene a questi buffi personaggi. E se vi avanza del tempo e non sapete che cosa fare, vogliate bene anche a questa squinternata autrice che in questa storia ci ha messo tutto il suo cuore, la quale, se vi ha annoiato, credete, non l’ha proprio fatto apposta.

* * *

Per la cronaca, adesso sto frignando. Lo so che non è dignitoso farlo davanti ad un pc, ma non ci posso fare niente.

Lo soooo che il pezzo finale è scopiazzato dai promessi odiosi… dai promessi sposi. E’ stata l’ultima presa in giro di questa storia.

E così, la rivolta delle racchie è finita.

Mi sono divertita da pazzi a scriverla. Spero vi siate divertiti anche voi a leggerla.

E che il finale non vi abbia fatto troppo arrabbiare.

Li ho adorati tutti i miei personaggi, anche se qualcuno l’ho trattato un po’ maluccio (Jessica ce l’ha ancora su con me!)

Passo a ringraziare chi di dovere.

Prima di tutto, la dolcissima G.C. e la sua mammina zen R. (come l’hanno ribattezzata nelle recensioni), che hanno acceso la scintilla che ha fatto partire questa storia.

L. sorella di G.C. che mi ha ispirato il personaggio della sorellina terribile. Anche se L. è proprio carina (nonostante mi rubi sempre il telefonino).

R.C., marito e papà delle signore di cui sopra. Lui non c’entra niente, ma non vorrei che si offendesse, per cui ringrazio pure lui.

Tutte le persone antipatiche, gratuitamente cattive ed impiccione che hanno incrociato la mia strada o quella dei miei amici. Con voi ho un debito difficilmente esprimibile a parole: senza di voi le Jessiche, le Simone, le Ombrette e le Ade non sarebbero mai potute esistere o, comunque, non sarebbero state credibili. Siete stati una inesauribile ed inestimabile fonte di ispirazione e vi ringrazio dal profondo del cuore. Però adesso vedete di piantarla, va bene?

Trevor, professionalissimo beta reader schfizzero ed extra comunitario, al quale devo la mitica scena dello sciacquone, così liberatoria! Grazie mille, Trev, sei speciale. Bacchettata sulle ditina per avermi fatto credere di essere uno scorfano anche se non è assolutamente vero. Ragazze, se cercate un fidanzato carino, rivolgetevi a Trevor!

Dama Gilraen, mia collega di malefatte letterarie e persona splendidamente logica. A ventidue anni ci sta più dentro di me che ne ho trentacinque. Non so se sia un mio limite od un suo pregio. Vedete un po’ voi.

Se trovate un poster di Boromir nudo, oppure Boromir nudo direttamente, fatemelo sapere che glielo regalo, grazie. Va bene anche Sean Bean anche nudo e crudo…

Alla mitica L-Fy-la-prova-del-drago o Elfie al quale devo la ricetta dei tortellini e tanto altro; comunque tutte cose che sarebbe troppo imbarazzante citare. Per lei, un poster di Johnny Depp nudo e Vanessa Paradis appesa ad una picca.

a Liviana, aka LunaViola per i suoi consigli e la sua amicizia incominciata via email.

A Silvia, Rosanna, Sara, lettrici in carne ed ossa.

A Sabrina: è stato a lei che hanno regalato il grappolo d’argento quando si è sposata, poveretta. Solo che lei lo ha rifilato a sua mamma.

Alla cara Maho, per esserci sempre.

ed a tutti voi, lettori di EFP, per avermi letto e per avermi riempito di bellissime recensioni (oltre cinquecento, grazie, grazie davvero) ed anche di utili consigli, balsamo per il mio ego bistrattato di segretaria

A presto, spero.

Vi voglio tanto bene.

Sinceramente vostra.

Nisi Corvonero.

p.s. non ve lo aspettavate Evenzio gay, eh?

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