Missione di livello S: ricominciare a vivere

di 144kagome_alice144
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E' TUTTO FINITO? ***
Capitolo 2: *** VICINO ALLA MORTE ***
Capitolo 3: *** CAMBIAMENTI...DIVERSI ***
Capitolo 4: *** CURARE CON AMORE ***
Capitolo 5: *** INCUBI ***
Capitolo 6: *** COSA STA' SUCCEDENDO QUI? ***
Capitolo 7: *** RISVEGLIO ***
Capitolo 8: *** CI DICA LA VERITA'! ***
Capitolo 9: *** DECISIONI E... ADDIO ***
Capitolo 10: *** GRANDE PONTE NARUTO ***
Capitolo 11: *** GRAZIE MAMMA ***
Capitolo 12: *** RITORNO A CASA ***
Capitolo 13: *** CIAO FRATELLINO! ***
Capitolo 14: *** GRAZIE AMICO MIO ***
Capitolo 15: *** RESISTENZA ***
Capitolo 16: *** IL DOBE E IL TEME ***
Capitolo 17: *** IL PIANO DI KURAMA ***
Capitolo 18: *** PREPARATIVI ***
Capitolo 19: *** BATTAGLIA CONTRO L'ODIO: IL PIANO DI SHIKAMARU ***
Capitolo 20: *** BATTAGLIA CONTRO L'ODIO: LA VERA FORZA DELLA FOGLIA ***
Capitolo 21: *** BATTAGLIA CONTRO L'ODIO: FIDUCIA ***
Capitolo 22: *** BATTAGLIA CONTRO L'ODIO: CREDERE NEI COMPAGNI ***
Capitolo 23: *** BATTAGLIA CONTRO L'ODIO: ORA TOCCA A VOI! ***
Capitolo 24: *** BATTAGLIA CONTRO L'ODIO: NIKUMI ***



Capitolo 1
*** E' TUTTO FINITO? ***


< Rasenshuriken!!!! > < Susanoo! Amaterasu!!! > Sakura sentì un boato, lei insieme a Tsunade, Shizune e i ninja medici, era rimasta a curare i vari feriti sul campo di battaglia. Ora stava correndo, correva più forte che poteva, combattendo con tutta se stessa per non far fuoriuscire le lacrime. Continuava a ripetersi che non erano morti, che quando meno se lo aspettasse sarebbero arrivati lì, da lei, e si sarebbero abbracciati come hai vecchi tempi. Arrestò la sua corsa quando vide un enorme cratere dal quale sorgeva una colonna di luce. Aguzzò lo sguardo e si accorse che nella colonna c’era lo spirito di Madara che stava tornando nell’aldilà. Ebbe paura di guardare in quel cratere, per la millesima volta la paura l’assalì come una morsa che ti stringe forte il cuore e che non ti permette di respirare. Si fece coraggio, lentamente calò lo sguardo in quel profondo cratere, scavato dalla precedente battaglia. Quello che vide le raggelò il sangue. Naruto e Sasuke erano a terra gravemente feriti, senza più una goccia di chakra. Sakura riprese a correre sempre più veloce per raggiungere i suoi compagni. Quando arrivò vicino a loro si accorse che erano immersi in una pozza di liquido rosso, per Sakura non fu difficile capire di che si trattava. Sangue. Sangue dei due ragazzi, ormai stremati che giacevano a terra. La rosa si avvicinò a loro con cautela e notò che oltre alle varie ferite, Naruto era stato ferito gravemente all’addome e Sasuke alla spalla sinistra. Sakura perse la sua forza di volontà. Iniziarono a scendergli calde lacrime dai suoi occhi, un tempo sempre raggianti, ora stanchi e impauriti dall’orrore della guerra. Si inginocchiò vicino a loro e iniziò la procedura medica; aveva consumato quasi tutto il chakra e comunque sapeva bene che sarebbe servito a poco. Iniziò a sussurrare i loro nomi, poi ad urlarli. Urlò, urlò talmente forte che sul campo di battaglia tutti i presenti rimasero impietriti, spaventati dall’orrore del suono di quella voce rotta dai singhiozzi del pianto. La prima a correre in soccorso della rosa fu Hinata. Che come Sakura rimase sconvolta alla visione dei due ragazzi. Hinata si avvicinò e si inginocchiò vicino a Naruto, scuotendolo leggermente e chiamandolo. Le sue lacrime scendevano copiose sul viso del biondo che non accennava al minimo movimento. La mora sentì una pugnalata al cuore vedendo la persona che più rispettava, che più ammirava, che amava giacere immobile fra le sue braccia ormai sporche del sangue del ragazzo. Guardò per un attimo Sakura che stava abbracciando il moro e che dondolava su se stessa. Da lontano sembrava che stesse parlando, supplicando il moro ad aprire gli occhi, ma in realtà dalla sua bocca non usciva suono. Tsunade insieme all’esercito alleato e agli altri kage si avvicinò ai quattro. < Hinata, Sakura, andrà tutto bene. Cureremo i ragazzi! > Tsunade pronunciò quelle parole con un filo di voce, cercando di convincere più se stessa che le ragazze. Quest’ultime però non avevano sentito, erano come rimaste paralizzate, non si muovevano, non parlavano e non ascoltavano; sembravano morte. Quando Tsunade se ne accorse < Shizune aiutami! Prendi Hinata, portiamole subito al campo dell’ospedale! > < Si signorina Tsunade! > rispose una Shizune sconvolta, mentre prendeva in braccio Hinata. < Hokage, mi occupo io di Naruto e Sasuke! > disse il Kazekage a Tsunade mentre questa prendeva Sakura in braccio. Tsunade si fermò un secondo a guardare dritta negli occhi Gaara, pregandolo implicitamente a salvare i due ragazzi; annuì velocemente e corse al seguito di Shizune verso il campo dell’ospedale. < Kazekage, il mio villaggio è poco distante da qui, abbiamo tutte le strutture necessarie per aiutare questi due giovani eroi! > lo Tsuchikage proferì queste parole con commozione e gratitudine rivolta a quei due eroi che ora giacevano esanime sul campo di battaglia. < Bene andiamo! >. Gaara fece scivolare un po’ di sabbia sotto ai due ragazzi sollevandoli e trasportandoli verso il villaggio della roccia.

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Capitolo 2
*** VICINO ALLA MORTE ***


                                      VICINO ALLA MORTE

“Ma dove mi trovo? Che posto è questo? Narutoooo! Sasukeee!” Sakura si trovava in un’immensa oscurità, era sola, aveva freddo e soprattutto paura. Davanti a lei c’era fissa l’immagine dei suoi due migliori amici a terra, in un lago di sangue. Si accorse di non riuscire più a piangere, aveva finito tutte le lacrime. All’improvviso udì una voce < Sakura! Sakura! Svegliati, forza apri gli occhi Sakura! > “Chi è che mi chiama? Dove sei? Aiutami” Sakura urlava disperata, non voleva rimanere un secondi di più in quel posto buio! < Sakura finalmente ti sei ripresa. Sei rimasta incosciente per tre giorni! > Tsunade era sollevata, dopo tre lunghi e angosciati giorni la sua allieva aveva riaperto gli occhi: < Signorina Tsunade ma dove mi trovo? Che è successo? E Naruto e Sasuke?? > < Sakura calmati, sei in ospedale, a Konoha. E’ tutto finito, abbiamo vinto la guerra! > rispose la sennin con le lacrime agli occhi, abbracciando la sua allieva. < Dove sono Naruto e Sasuke? > disse Sakura in un sospiro. Tsunade si staccò dall’abbraccio e guardò la rosa negli occhi. Si accorse che aveva degli occhi spenti, senza alcuna vitalità; ne aveva quasi paura. Sakura ripeté la domanda con più decisione: < Signorina Tsunade mi dica dove sono!? > < Sakura, sono ricoverati nella parte nord dell’ospedale, è l’unica parte che non è stata distrutta e ha tutte le strutture all’avanguardia … lo sai … > Sakura  aveva lo guardo assente fissato sul pavimento Tsunade non sapeva come continuare la frase. Prese un bel respiro e accarezzandole i capelli: < Sakura, Naruto e Sasuke sono gravemente feriti. Naruto ha un’emorragia interna allo stomaco, purtroppo non possiamo nemmeno usare il chakra della volpe perché la ferita ha danneggiato il suo sigillo facendo fuoriuscire il poco chakra che rimaneva al nove code. > Tsunade fece una pausa per far metabolizzare le sue parole alla ragazza; la quale non si muoveva e rimaneva a guardare il pavimento. La sennin sapeva perfettamente che il difficile non era ancora arrivato, doveva dirle di Sasuke. Già Sasuke. Ma come faceva lei a dirle delle condizioni del moro. Quale maestra avrebbe il coraggio di dire alla sua allieva, considerata come una figlia, che il suo amore, il suo più grande amore, stava per morire? < Sasuke invece ha un’emorragia interna alla spalla sinistra, vicino al cuore, ha perso molto sangue e quasi interamente la vista. > Sakura si mosse. Guardò fuori dalla finestra, non piangeva. Vicino alla finestra notò un letto. Nella sua mente comparve un’immagine: lei stava abbracciando Sasuke, non riusciva più a parlare da quanto aveva urlato vide davanti a sé Hinata intenta a rianimare Naruto; poi il vuoto. < Dov’è Hinata? > Tsunade rimase spiazzata a quella domanda, si aspettava di tutto da quella ragazza, ma non di certo quella domanda! < Si è ripresa pochi minuti fa, ora è da Naruto > < Voglio vederlo > per la prima volta la rosa guardò la sua maestra negli occhi. L’ hokage si sentì morire, non aveva mai visto quello sguardo freddo e spento alla sua allieva. La sennin le fece strada lungo i corridoi dell’ospedale di Konoha; fino ad arrivare alla stanza dei due ragazzi. < Mi lasci sola > sussurrò Sakura. Tsunade si sforzò di sorriderle, come se volesse consolarla, e andò via. Sakura rimase immobile davanti alla porta bianca “Sei proprio sicura di volere entrare?” questa domanda le martellava la testa fino a che non decise di bussare. Hinata era al capezzale di Naruto, si era ripresa pochi minuti fa e quando era venuta a conoscenza delle condizioni del biondino si era precipitata da lui. Naruto era in uno stato agghiacciante: era completamente ricoperto di ferite, si riusciva a vedere del sangue provenire dalla ferita allo sterno e, cosa che fece spaventare di più Hinata fu la sua espressione. Aveva ferita anche alla testa e delle profonde occhiaie che coprivano i suoi occhi chiusi. La bocca era sigillata in una sottile linea, ombra del sorriso che ormai caratterizzava quel ragazzo. Hinata si sedette sulla sedia accanto al letto, inizio a carezzargli la testa dolcemente per poi scendere sulla guancia, il braccio e la mano. Iniziarono a scenderle piccole lacrime che andavano a bagnare i polpastrelli consumati di Naruto. Ad un certo punto sentì bussare. < Avanti > sussurrò stringendo la mano del giovane. 




Spazio autrice
Salve a tutti. Innanzi tutto volevo scusarmi per il capitolo precedente; dovete scusarmi questa è la prima fan fiction che scrivo e sono ancora mooolto inesperta. Scusate anche per i vari errori grammaticali nel testo!! Bhe grazie per aver letto anche questo capitolo e spero che recensiate magari anche dandomi consigli su come possa migliorare! grazie a tutti 
Alla prossima   144kagome_alice144


 

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Capitolo 3
*** CAMBIAMENTI...DIVERSI ***


                                               CAMBIAMENTI…DIVERSI
 
Sakura entrò piano piano nella stanza, notò subito le gravi condizioni del suo migliore amico e cercò nel suo corpo quel poco di coraggio per andare a vedere anche Sasuke. Sorpassò il lettino di Naruto dove Hinata continuava a piangere, scostò un po’ la tendina bianca che divideva la stanza e lo vide. Sasuke era sdraiato su un lettino bianco coperto da una leggera copertina dalla quale si vedevano delle macchie rosse. Il corpo del ragazzo era ricoperto di ferite, ma la cosa che fece trasalire la rosa fu quel filo attaccato al suo braccio. Si, la vita di Sasuke era letteralmente attaccata ad un filo; era grazie a questo se il giovane era ancora vivo. Sakura si avvicinò al lettino e notò che il giovane era “piacevolmente addormentato”. Il suo viso sembrava rilassato e questo poteva far pensare che il giovane stesse guarendo, ma un esperto ninja medico come Sakura capiva subito che in realtà il ragazzo era in grave pericolo. Notò anche una benda fasciare i suoi occhi, e si ricordò di quello che aveva scoperto sul clan Uchiha dai suoi studi: “Lo sharingan è un’abilità innata del clan Uchiha; se ne deve fare un uso corretto perché il troppo sfruttamento dell’occhio porta alla completa cecità”. Calde lacrime scesero sul viso della rosa, immobile a guardare il suo amore. < Aiutali > Sakura si girò e vide Hinata che la fissava con uno sguardo deciso. Si era asciugata le lacrime e si era alzata per andare davanti alla rosa. < Sakura noi possiamo aiutarli, noi dobbiamo… Siamo le uniche che possono farlo, i dottori e le infermiere hanno paura di loro tanto che non si avvicinano neanche a questa stanza; tutti hanno perso le speranze! Sakura io amo Naruto come te ami Sasuke, non possiamo permettere che loro muoiano! > Sakura si stupì del coraggio di Hinata, quella ragazzina sempre timida che non faceva altro che balbettare ora era lì davanti a lei che la pregava di salvare i suoi due migliori amici. La rosa si sentì un po’ meno sola, ora sapeva che poteva condividere la paura e il dolore con qualcun altro. Sakura ricambiò lo sguardo, dentro ai suoi occhi verdi si accese un barlume di speranza. < Hinata, insieme, insieme ce la possiamo fare; cureremo i ragazzi insieme, ce la faremo > Hinata abbracciò Sakura e entrambe si lasciarono andare in un pianto liberatorio. Una ragazza dai capelli rosa stava camminando per le vie del villaggio della foglia in ricostruzione. Molte persone si fermavano e la salutavano, la notizia che lei era riuscita a curare molti feriti sul campo di battaglia si era diffusa molto velocemente nel villaggio. Sakura non ci badava, lei e Hinata avevano deciso di curare i due ragazzi dedicandovi giorno e notte. Prima però sarebbero passate di casa a salutare i loro cari e poi s sarebbero ritrovate davanti al palazzo dell’hokage per chiedere il permesso di occuparsi dei giovani.  La rosa era arrivata davanti a casa sua, prese coraggio e, cercando di sorridere, entrò in casa. < Sono a casa! > Sentì dei rumori provenire dal piano di sopra, ma non fece in tempo a capire di cosa si trattasse che venne travolta dall’abbraccio dei due genitori. < SAKURAAAA!! > urlarono all’unisono i due stritolandola in un abbraccio. < Mamma, papà così mi soffocate > I genitori si staccarono dalla figlia, la quale si accorse che i due stavano piangendo < Mamma, papà, non dovete piangere, davvero io sto bene > disse mostrando uno dei sorrisi più falsi che la rosa aveva mai fatto. < Sakura ho avuto tanta paura, ma dimmi sei stanca, vuoi riposare oppure vuoi farti un bel bagno, o magari mangiare qualcosa??? > disse Mebuki andando in cucina. < Avanti tesoro, non stressare troppo Sakura, ricordati che si è distinta bene al fronte! > disse Kizashi con orgoglio guardando la figlia. < Mamma non ti preoccupare, prendo alcune cose e vado via.> < Ma come Sakura, e dove vai?> chiesero i due coniugi Haruno. < Devo tornare in ospedale, ho del lavoro da fare, rimarrò là anche a dormire. > disse la rosa sparendo in camera sua. Si chiuse dentro e prese un bel respiro, non era da lei mentire così ai suoi genitori, però non aveva tempo da perdere. Frugò nell’armadio cercando uno zaino abbastanza capiente; ci infilò velocemente qualche cambio il suo kit medico e vari libri che spiegavano la cura delle ferite più gravi e di come guarire gli occhi afflitti da cecità. Si caricò lo zaino sulle spalle e uscì da camera sua. < Bene, io vado. Ci si vede e non preoccupatevi troppo. > disse abbracciando i due genitori, i quali ricambiarono l’abbraccio < Mi raccomando Sakura riguardati > disse Mebuki baciando la sua bambina sulla guancia. Sakura uscì da casa Haruno lasciando i due genitori abbracciati che si erano appena resi conto che la loro “bambina” era ormai una donna, non che un bravissimo ninja. Hinata correva sui tetti del villaggio, voleva arrivare il prima possibile a casa, voleva essere lei, per prima, a dare la notizia. Arrivò davanti alla sua villa, aprì lentamente il portone e si ritrovò ne grande giardino di villa Hyuga. Trasalì, quanti ricordi, quanto sudore versato in quel giardino allenandosi con suo cugino; già suo cugino.. < Neji-niisan > sussurrò timidamente Hinata. Fece appena in tempo ad asciugarsi una piccola lacrima che la porta della casa si spalancò. < Hinata-sama!! > Kameko, la governante della famiglia Hyuga, si capultò ad abbracciare la giovane. < Kameko-san, che bello rivederti > disse la mora ricambiando l’abbraccio. < Kameko-san, si sa già la notizia? > chiese la mora nascondendo lo sguardo sotto la frangetta. < Si signorina… > sussurrò < Dove sono mio padre e mia sorella? > chiese Hinata, tornando a guardare la sua “tata”. < La signorina Hanabi è uscita, suo padre invece è in palestra. > Hinata annuì ed entrò in casa seguita da Kameko, che appena entrata si diresse in cucina a preparare la cena < Hinata-sama cosa gradisce per cena? > < Grazie Kameko, ma non mi fermo per cena, ho delle questioni importanti da sbrigare con l’hokage…> mentì la mora mentre si recava in camera sua. Passò davanti a camera di suo cugino, la porta era leggermente aperta, Hinata pensò che sicuramente Hanabi si era rinchiusa lì per piangere la scomparsa di Neji. Sarebbe voluta entrare, ricordarsi ancora una volta il suo amato cugino, ma sapeva bene che non poteva, non ora. Lei doveva essere forte, per se stessa, per la sua famiglia, per Neji e anche per Naruto. Entrò veloce in camera sua, prese la borsa che di solito usava per le missioni già pronta, con tutti i vari oggetti e vestiti. “In fondo anche questa è una missione…” pensò la ragazza. Prima di uscire i suoi occhi notarono un piccolo libro che sbucava da sotto il letto. Hinata lo raccolse: era un piccolo quaderno bon la copertina blu un po’ rovinata dagli anni. Quel quaderno era della mamma di Hinata. Sua madre prima di morire di malattia era un bravissimo ninja medico e aveva annotato tutto ciò che sapeva sul suo quaderno. Hinata aveva trovato quel quaderno in fondo all’armadio nascosto in un piccolo portagioie; quello per Hinata era l’unico oggetto che le ricordava sua madre. La mora infilò il quaderno nella borsa e si diresse in palestra per salutare suo padre. Rimase qualche secondo a fissare la porta della palestra, poi si decise e l’aprì molto lentamente. Suo padre era seduto davanti all’insegna della palestra. < Padre… > mormorò la figlia avvicinandosi. < Padre.. volevo chiedervi.. il permesso.. di rimanere.. con l’hokage per un po’ di tempo. > domandò un’Hinata titubante. < Si > fu la risposta secca del padre. La ragazza fece per andarsene ma quando fu sull’uscio della palestra il padre la richiamò < Hinata... mi dispiace per quello che ti ho fatto, ho rovinato la vita sia a te che a Neji. Lui non doveva morire così. Suo padre si era sacrificato per me e io non sono stato nemmeno in grado di proteggere suo figlio! > A quelle parole la ragazza si voltò. Non aveva mai visto suo padre piangere e tantomeno si sarebbe immaginata di sentire quelle cose proprio da lui. Sorrise e si avvicinò un po’ a lui, inginocchiandovisi davanti. < Ti stai sbagliando papà. Tu non ci hai rovinato la vita, anche se a modo tuo io so che tu ci vuoi bene. E’ vero Neji-niisan è morto, lui adesso è qui – disse mettendosi una mano sul cuore- i suoi sogni, le sue speranze vivono dentro di noi e noi faremo di tutto per mantenerle in vita! > < Ma Hinata… > < Papà io credo che Hinata abbia ragione > Hinata si voltò e vide sua sorella appoggiata allo stipite della porta. La guardò bene e riuscì a intravedere le scie lasciate dalle lacrime che le avevano bagnato il viso fino a poco fa. Hinata lo sapeva che Hanabi era molto affezionata al cugino, ma vedendola sorridere capì che sua sorella aveva compreso il significato delle sue parole. Hanabi si avvicinò a sua sorella e l’abbracciò. < Adesso và che ti aspettano > le disse facendole un’occhiolino e porgendole un contenitore. La mora lo aprì e scoprì che quel contenitore non era altro che un cestino per il pranzo pieno di roba buona da mangiare. < Hanabi ma allora.. > mormorò ancora sorpresa la maggiore. Hanabi le si avvicinò all’orecchio e le disse < Prima sono passata dall’ospedale e ho saputo delle condizioni di Naruto; quando sono tornata Kameko mi ha detto che non ti fermavi a cena per degli impegni… cos’ ho fatto due più due. > Hinata arrossì di colpo. La reazione della sorella fece scoppiare Hanabi in una fragorosa risata. La risata di sua sorella la fece tornare con i piedi per terra e dopo averla ringraziata e aver salutato suo padre si avviò verso il palazzo dell’hokage.
< Sakuraa-chann! È tanto che aspetti? > domandò Hinata con ancora il fiatone per la corsa. < No Hinata non ti preoccupare; piuttosto smettila di chiamarmi “Sakura-chan”, Sakura va benissimo > rispose la rosa accennando un sorriso. < Va bene. > rispose l’altra ricambiando il sorriso con un altro un po’ più timido. < Che cosa hai in mano Hinata? > domandò curiosa la rosa mentre si dirigevano al palazzo dell’hokage. < Già! Me ne stavo per dimenticare! Sakura questo ce lo manda mia sorella; non so come ma è riuscita a scoprire le nostre reali intenzioni > spiegò la mora porgendo il cestino del pranzo all’amica. < Bhe meglio così. Avevo proprio fame > rispose addentando un onigiri. Arrivarono in pochi minuti dall’hokage, dove vennero accolte da una Shizune indaffarata con la solita burocrazia. < Ciao ragazze! Scusate ma come potete vedere sono abbastanza impegnata, la signorina Tsunade è nel suo ufficio; andate pure > disse l’assistente senza nemmeno guardare le ragazze, le quali si lasciarono scappare un lieve sorriso, un sorriso nostalgico e salirono al piano di sopra. Tutto sembrava tornato come prima, ma le ragazze sapevano bene che nulla era come prima, e per accertarsene bastava chiudere gli occhi: rivedevano gli orrori della guerra, i feriti, i morti, il nemico e poi… TOC TOC < Avanti!.. Oh ragazze, sono felice di vedere che state bene! > Tsunade accolse le ragazze con un gran sorriso, quasi materno. < Sensei noi.. > < So già tutto Sakura, e so anche che non vi potrò fermare.. > Le ragazze rimasero stupite, con la bocca aperta e gli occhi spalancati. < Bhe perché mi guardate così? Non volete forse curare Naruto e Sasuke? Vi do il mio permesso, anche perché sono sicura che voi siete le uniche che potete guarirli.. voi possedete una forza che nessun altro possiede. > < Singnorina Tsunade..? > Hinata e Sakura ora fissavano confuse l’hokage, non stavano capendo una parola di quello che la sennin voleva dirle. < Non fa nulla.. Capirete. > rispose sbuffando Tsunade. < Hokage, gli altri… si insomma.. gli altri come stanno? > domandò timidamente la portatrice del byakugan. < Non ti preoccupare Hinata, stanno tutti bene. non hanno ferite particolarmente gravi. Purtroppo per mancanza di ninja esperti in buona forma ho dovuto mandarli in ricognizione su campo di battaglia. Anche se abbiamo fatto di tutto per evitare che la guerra colpisse i piccoli paesi sui vari confini, ci sono stati dei piccoli problemi. > Hinata annuì e insieme a Sakura lasciarono il grande edificio per dirigersi all’ospedale. “E’ vero. I ragazzi non hanno subito gravi danni fisici; ma di sicuro sono distrutti dal punto di vista psichico” pensava Tsunade mentre guardava dalla grande finestra del suo studio le due ragazze allontanarsi.
Inizio FLASHBACK
< Ho bisogno di alcuni ninja che vadano nei vari villaggi al confine, per vedere se la guerra è arrivata fino a loro > disse solenne l’hokage. Vide sette mani alzarsi. Erano Rock Lee,Ten Ten, Shino, Kiba, Shikamaru, Choji e Ino. < Ragazzi ma siete proprio sicuri? Siete feriti e avete bisogno di riposare, siete quelli che hanno fatto di più in questa guerra.. > < Non siamo feriti gravemente, sono solo qualche graffio; e poi se ci sarà da curare ci sarò io. > affermò Ino. < Non siamo nemmeno stanchi, non si preoccupi. > disse Ten Ten. Shino annuì. < Saremo felici di affrontare una  missione > disse il solito Rock Lee, anche se a Tsunade sembrò che un mancasse la solita euforia a quel ragazzo. A guardarli bene, si rese conto che in tutti c’era qualcosa che non andava, ma che facevano di tutto per nasconderlo < Andrà tutto bene! > disse Choji. < Con noi due la missione finirà subito, vero Akamaru? > < BAU > rispose il cane al suo padrone. < Signorina, ci lasci andare. Tutti noi abbiamo bisogno di svago, se restassimo qui nel villaggio sarebbe peggio per tutti. > disse Shikamaru all’orecchio di Tsunade. < E va bene. Allora andrete voi. > I ragazzi invece di esultare, gridare o saltare, ringraziarono educatamente e se ne andarono. < Ah signorina Tsunade, si prenda cura di Naruto e Sasuke. > < Non ti preoccupare ci penso io > rispose l’hokage. Le sembrava tutto così strano. Non era da quei ragazzi comportarsi così.
Fine FLASHBACK


Spazio autrice
Salveee!! Sono tornata con un nuovo capitolo!! chiedo scusa a tutti se sono in ritardo, ma fra la scuola e i vari impagni ho veramente poco tempo per aggiornare. Questo capitolo è un pò un capitolo di transazione, in realtà ne volevo fare un tutt'uno con il prossimo; ma poi ho pensato che sarebbe stato meglio dividerli.

Vorrei ringraziare babygames05 per avermi spronata ad andare avanti; grazie mille di cuore!!  
A presto 144kagome_alice144

 

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Capitolo 4
*** CURARE CON AMORE ***


                                   CURARE CON AMORE
 
Le ragazze presero un bel respiro ed entrarono nella stanza. Notarono che non era cambiato nulla. Sakura prese un bel respiro < Allora Hinata.. tu sai curare? > < Bhe non sono bravissima, però conosco le basi e alcune tecniche mediche.- Hinata porse a Sakura il quaderno di sua madre- Mia madre era un ninja medico abbastanza esperto ed ha annotato tutto ciò che sapeva su questo quadernino. Io mi sono allenata fin da piccola in queste tecniche, non so però se basteranno.. > Sakura sorrise, la timidezza non avrebbe mai abbandonato quella ragazza, anche se, quando ce ne era bisogno, era capace di tirare fuori un gran coraggio. < Tranquilla Hinata. Queste tecniche sono molto efficienti. Per il problema di Naruto, devi cercare di rimarginare la ferita che ha sul petto; perciò ti servirà un buon controllo sul chakra, e vedo che qui lo spiega bene. – disse facendole l’occhiolino- Nel frattempo, però, ti devi anche occupare delle altre ferite, anche se superficiali vanno curate. Quando sarai riuscita a curare la ferita che blocca il sigillo, poi sarà facile per Naruto riprendersi grazie al chakra di Kurama; anche se credo gli ci vorranno molte sedute di riabilitazione. > < Ok Sakura, farò del mio meglio! – rispose - Però tu, come farai? > chiese titubante. < Prima di tutto anche io devo cercare di rimarginare la ferita alla spalla di Sasuke, cercando anche di curare le altre. Non credo sarà difficile; se riesco a concentrare bene il chakra fra tre giorni sarò in grado di utilizzare la tecnica della Rinascita, così lo potrò curare velocemente. > < Ma.. > incalzò la mora, dall’espressione e dal tono dell’amica sapeva che non era finita. < Il vero problema sarà la vista. Nei tre anni in cui mi sono allenata con l’hokage ho fatto molte ricerche sul clan Uchiha e ho notato che molti, per il troppo uso dello sharingan, perdevano precocemente la vista. Prima che iniziasse la guerra, però, stavo cercando una cura per questo problema, l’avevo quasi completata. Devo solo sperare che funzioni. > spiegò la rosa. Ci fu un momento di silenzio poi Sakura chiese < Hinata, perché prima hai detto che gli altri hanno paura di curare Naruto e Sasuke? > < Vedi, quando mi sono ripresa, sono venuta subito a vedere le condizioni di Naruto; però nel corridoio ho sentito un’infermiera dire che nessun dottore avrebbe messo piede in questa stanza. Diceva che nessuno avrebbe voluto che un nunkenin pericoloso come Sasuke o una forza portante come Naruto sopravvivesse, sosteneva che se loro fossero sopravvissuti avrebbero causato solo altri danni alla foglia. > < Posso capire questo discorso per Sasuke, ma cosa centra Naruto? Lui è l’eroe del villaggio! > chiese Sakura alterata. < Lo so, ma la gente che ha visto il suo potere ora che ha controllato la volpe ha paura che lui si rivolti nel villaggio e che lo distrugga di nuovo.> disse un’Hinata sconsolata. < Non ti preoccupare, appena si saranno ripresi, dimostreranno il loro valore al villaggio, e tutti cambieranno idea su di loro! > affermò euforica la rosa. < Grazie Sakura > sorrise la mora; < Grazie a te Hinata, tu mi hai fatto ritrovare la forza per andare avanti e curarli! > ricambiò l’altra. Le ragazze si sederono al fianco del letto del rispettivo “paziente” quando Hinata < Sakura secondo te cosa voleva dire prima Tsunade? > < Secondo me, voleva semplicemente dire che li potremo guarire solo con la forza dell’amore… > rispose l’altra lievemente imbarazzata. < Sakura, io amo Naruto! > gridò quasi Hinata guardano negli occhi la sua amica. < Hinata, io amo Sasuke! > rispose Sakura. Negli occhi di entrambe si accese una piccola scintilla. Una scintilla che era stata oppressa dalla guerra, dalle lacrime e dalla morte. Quella era la scintilla dell’amore, amore che non si era affatto spento, ma che era diventato sempre più forte negli anni e che aspettava solo di essere donato. Se il sogno di Naruto era quello di diventare hokage, quello di Hinata era stargli accanto e sostenerlo; se Sasuke voleva ripristinare il clan, Sakura sarebbe rimasta al suo fianco.  Perché quando c’è l’amore si può fare di tutto, sopportare di tutto con un sorriso sincero sulle labbra e quella scintilla negli occhi. Proprio con quel sorriso e con quella scintilla le ragazze si misero all’opera, loro gli avrebbero salvati; per una volta sarebbero state loro a salvarli. Erano ormai passate quasi sei ore ed era notte inoltrata, sia Hinata che Sakura avevano perso la cognizione del tempo, continuavano a curare i ragazzi senza tregua. TOC TOC. Hinata sobbalzò. Chi mai poteva essere a quell’ora? Sakura andò ad aprire. < Signorina Tsunade che ci fa qui?! > esclamarono in coro le due ragazze. < Immaginavo che sareste state ancora sveglie. Ma almeno lo sapete che ore sono??!  - le ragazze la guardarono confuse e scossero la testa – Ve lo dico io.. sono le tre di notte! Ragazze io so che voi volete curare i ragazzi, ma se non vi riposate, non combinerete un bel niente. Dovete dormire e mangiare. > ammonì la sennin < Si signorina Tsunade > risposero le due con aria infantile < PROMETTETELO! > urlò l’hokage. < Si sensei, glielo promettiamo! > disse Sakura; Hinata annuì di seguito. < Bene, vi ho portato due futon, così potrete dormire qui. domani mattina farò passare Shizune per la colazione e il pranzo; poi se volete a cena potete venire a casa mia, così mi raccontate i loro progressi > propose indicando i due ninja. < L a ringrazio hokage, ma io preferisco rimanere qui. Tu Sakura va pure se vuoi > disse timidamente Hinata. < No, anche io preferisco rimanere qui, grazie mille comunque sensei. > < Ho capito. “Tanto ormai è una guerra persa” Vorrà dire che passerò io all’ora di cena > si arrese Tsunade. < Grazie > dissero all’unisono le due kunoichi.  Tsunade stava per uscire dalla stanza dell’ospedale, quando Sakura la fermò < Sensei, mi dica, chi ha dato i primi soccorsi a Naruto e Sasuke? > < È stato il kazekage; li ha portati nel paese della roccia. Lo tsuchikage si è offerto di accoglierli nell’ospedale del suo paese; che come sai Sakura è uno degli ospedali più all’avanguardia dei paesi ninja. > spiegò Tsunade. < Ora ho capito. È grazie ai medici del villaggio della roccia se i ragazzi sono ancora vivi. Dobbiamo ringraziarli.. > disse Sakura, con una punta di malizia. < Ho capito Sakura. Vuoi che mandi una lettera di ringraziamento vero? – Sakura annuì decisa – E va bene, lo farò. Ora dormite. Buonanotte ragazze > < Buonanotte Tsunade-sama > dissero le ragazze stendendosi sui loro futon e chiudendo gli occhi. L’hokage se ne andò e le ragazze dopo essersi date la buonanotte, si addormentarono.


Spazio autrice
Salve ecco a voi un nuovo capitolo! Bhe che dire le nostre due kunoichi si stanno dando da fare.. volevo ringraziare ancora una volta babygames05, grazie mille per il tuo sostegno, non sai quanto mi faccia piacere leggere le tue recensioni
Alla prossima 144kagome_alice144

 

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Capitolo 5
*** INCUBI ***


                                               INCUBI

“Dove mi trovo? Che posto è questo?” Hinata si guardò attorno. Era immersa in una totale oscurità; non riusciva a vedere nulla. Aveva paura. “Aiutooo! Qualcuno mi aiutii!” gridava. Aveva iniziato a piangere, non riusciva a smettere credeva che non sarebbe più uscita da quell’oscurità. Ad un certo punto sentì un dolore alle braccia, il suo respiro si fece sempre più irregolare aiutato dai singhiozzi e si sentiva stanca. Chiuse gli occhi “Questa è la fine.” BOOM. Sentì un forte boato. Aprì lentamente gli occhi, e quello che vide le fece raggelare il sangue nelle vene. Era, di nuovo, sul campo di battaglia, in torno a lei c’erano corpi di ninja morti sparsi ovunque. Lei stessa era ricoperta di sangue su tutto il corpo; non riusciva a capire se quello era il suo sangue o quello dei nemici. Sentì un urlo, si girò di scatto. Vide suo cugino trafitto da una lancia accasciato in terra sanguinante. Vicino a lui c’erano tutti i suoi amici. Erano tutti morti. La ragazza sussultò, qualcuno le aveva poggiato la mano sulla spalla; si girò lentamente e incrociò degli occhi spenti, rovinati dal sangue che colava dalla testa. “Naruto-kun..” sussurrò “Hinata perdonami” disse il biondo prima di accasciarsi a terra senza vita.
Sakura stava correndo. Correva nel buio. Non sapeva dove andare, ma sapeva che se non voleva rimanere per sempre qui doveva correre. All’improvviso sentì il vuoto sotto ai suoi piedi. Stava cadendo. Rotolò giù per quel dirupo buio e senza fine. Dopo interminabili minuti toccò terra. Nella caduta si era ferita e, mentre cercava di rimettersi in piedi, sentì sotto i polpastrelli delle mani del liquido. Istintivamente chiuse gli occhi. “Non può essere. Non può essere” si ripeteva. Piano piano sentì che quel liquido le stava arrivando alle gambe, fu costretta ad aprire gli occhi. Con orrore scoprì che quel liquido era sangue che stava aumentando sempre più. “Ma di chi è questo sangue?” si chiese mentalmente. Aguzzò un po’ la vista e vide che il sangue sgorgava da dietro un masso. Si alzò in piedi e con passo felpato raggiunse la roccia. Inghiottì una quantità enorme di saliva e aggrappandosi ad essa ne scrutò il dietro. Sasuke era appoggiato con la schiena alla roccia e dal suo cuore usciva, come un fiume impetuoso, del sangue.
< AHAHAHAHAH! > urlarono. Si guardarono un istante e poi si misero a piangere, un pianto di terrore e paura, era solo un brutto incubo, ma l’immagine della guerra, della morte, del sangue e dell’odio non se ne voleva andare dal loro cuore. < S..S..Saku…Saku..Sakura > balbettò Hinata. Non era però il suo solito balbettio; non stava tremando solo per i singhiozzi del pianto: aveva paura. La paura, il buoi, si era completamente impossessato di lei. Anche Sakura era nelle stesse condizioni. Non riusciva a smettere di piangere e i suoi occhi erano spenti, senza vita, impauriti. < Hi...Hi..Hina..Hinata..v..vie..vieni..q..qui.. > La mora gattonò fino alla rosa, che l’abbracciò. Scoppiarono in un pianto ancora più forte di prima; ma quello che faceva veramente più paura era il fatto che stavano piangendo ad occhi aperti. Sapevano bene che se li avrebbero richiusi, avrebbero rivisto quelle immagini tremende.
TOC TOC < Avanti > Shizune entrò nella camera di Naruto e Sasuke con un cesto pieno di leccornie < Queste ve le manda l’hokage –disse appoggiando il cesto a terra- Si raccomanda che non vi stanchiate troppo e… Ragazze ma cosa vi è successo?!> Shizune era rimasta pietrificata. Le ragazze erano in uno stato pietoso. Si vedevano i solchi provocati dalle lacrime che in quel periodo avevano preso il posto dei sorrisi di quelle che dovrebbero essere normali quindicenni. Sotto gli occhi, di solito caratterizzati da quella luce, da quella vitalità degli occhi pieni di amore e di speranze per il futuro, ora c’erano due profonde occhiaie violacee che contornavano degli occhi bui e stanchi. Hinata e Sakura erano sempre state delle belle ragazze, con le forme giuste al posto giusto; adesso però a Shizune sembrava vederle estremamente magre. Fissò un attimo la mora: era sempre stata un po’ pallida ma adesso il suo colore era simile a quello delle lenzuola d’ospedale. Spostò poi lo sguardo sulla rosa: era quasi irriconoscibile, quella non poteva essere Sakura Haruno. Sakura Haruno era l’unica, dopo il primo e il quinto hokage, a saper utilizzare la tecnica della Rigenerazione; lei che non si era mai data per  vinta, che aveva fatto di tutto per raggiungere i suoi due compagni di squadra, ora era lì, vuota, senza vitalità. < Sakura, Hinata, state bene? > < Non ti preoccupare Shizune, stiamo bene, solo che stanotte abbiamo dormito poco per via di un incubo > rispose sbrigativa la rosa. < sicure che non volete una mano > insistette l’assistente. < Grazie per il pensiero Shizune-chan, ma stiamo bene, davvero > disse Hinata fingendo un sorriso. Shizune annuì non del tutto convinta e se ne andò, lasciando le due ragazze al loro lavoro.
< Bene Shizune, e anche per oggi il lavoro è finito > annunciò Tsunade dopo aver applicato una firma ad un documento. La segretaria si lasciò cadere sulla sedia, ormai era il tramonto. < Signorina Tsunade, le devo dire una cosa… > iniziò il discorso titubante < Dimmi tutto Shizune > esortò l’altra. < Vede, stamattina sono andata a portare la colazione a Sakura e Hinata, però non le ho viste bene. Sembravano molto stanche e soprattutto si poteva notare che avevano appena pianto – Shizune si interruppe un attimo e guardò l’hokage che ora stava guardando il villaggio dalla finestra – Loro mi hanno detto che hanno fatto un incubo ma io.. > Shizune non riuscì a finire la frase che Tsunade la interruppe < Ho capito. > Shizune osservò la sua sensei prendere delle strane pillole bianche dalla sua scrivania e poi dirigersi verso la porta < Signorina Tsunade dove state andando? > < Sapevo che prima o poi sarebbe successo > rispose la sennin lasciando il suo ufficio e una Shizune sempre più confusa.
Tsunade uscì dal palazzo dell’hokage e si diresse verso l’uscita di Konoha. Attraversò velocemente il bosco fino ad arrivare ad una tomba. Era la tomba di Jiraiya fatta da Naruto dopo lo scontro con Pain. Si inginocchiò davanti ad essa e dopo aver cambiato l’incenso iniziò a piangere < Jiraiya, devi darmi la forza, come posso fare? Perché tutte le persone a cui voglio bene devono soffrire? Prima mio fratello, poi Dan, poi mi hai lasciato anche tu, e ora anche Naruto e Sakura. Ti prego dammi la forza per andare avanti e soprattutto per evitare che succeda il peggio. Ho scommesso tutto su Naruto, Sakura e Sasuke. Loro sono gli unici che possono mantenere questa pace, loro sono gli unici che possono cambiare il significato della parola ninja. Ti prego Jiraiya, dammi la forza per resistere ancora un po’ > Tsunade si alzò e dopo essersi asciugata le lacrime provò a sorridere. Sapeva bene che Jiraiya non la voleva vedere piangere, e ogni volta che andava sulla sua tomba, prima di lasciarla, gli sorrideva: era diventato il suo modo per farsi forza.  
Il quinto hokage tornò indietro e, questa volta, si diresse verso l’ospedale. Percorse velocemente il corridoio ed entrò nella camera dei “suoi” ragazzi. < Sakura, Hinata! Come va? > chiese andando ad abbracciare le due ignorando le proteste della rosa. < Signorina Tsunade, siamo in un ospedale, potrebbe abbassare la voce? > < Si Sakura hai ragione. Ho saputo da Shizune che stanotte non avete dormito molto bene, ditemi la verità: avete sognato la guerra vero? > Le ragazze si incupirono, Tsunade capì di aver colto nel segno. < Sapevo che sarebbe successo. Voi siete ancora giovani e non è facile mandar giù ciò che avete visto. > Tsunade si aspettava una risposta ma le due ragazze avevano ancora lo sguardo sul pavimento e non sembravano intenzionate a risponderle; perciò riprese < Vi ho preparato queste pillole – prese, dalla tasca, le pillole bianche che aveva estratto dalla scrivania – vi faranno dormire senza sognare o avere incubi; così potrete riposare per bene. > < Grazie! > esclamarono le ragazze andando ad abbracciare il loro hokage. Erano molto più sollevate all’idea di non dover più assistere a quelle terribili immagini. < Bene, allora come stanno i nostri eroi? > < Naruto molto meglio, gli ho fermato l’emorragia e questione di un altro giorno e il chakra di Kurama potrà tornare a scorrere nel suo corpo come prima. > esclamò la mora contenta per la situazione del biondino. < Anche io sono a buon punto con Sasuke, domani sera avrò completato la tecnica e così potrò guarirlo del tutto. Dopo mi occuperò della vista; ma non credo che avrò problemi: ho già trovato una cura adatta!> rispose euforica l’altra. < Bene! Almeno ora sono fuori pericolo! > esclamò contenta Tsunade. Le ragazze annuirono. < Già quasi dimenticavo – esclamò la sennin sulla porta- Sakura ho mandato le lettere di ringraziamento al kazekage e allo tsuchikage; vi mandano i loro saluti e i loro più sinceri ringraziamenti per quello che avete e state facendo, inoltre si sono raccomandati di fargli sapere al più presto le loro condizioni > Le ragazze si scambiarono un sorriso e ringraziarono l’hokage. Tsunade salutò le due e si diresse contenta verso casa. Le due ragazze presero le pillole e dopo aver dato la buonanotte ai due ragazzi si addormentarono in un sonno senza sogni, vuoto, ma almeno ora potevano riposare in tranquillità. 

Spazio autrice
Ok, ho aggiornato due capitoli, spero che non ci siano troppi errori, puttroppo fra la scuole e gli impegni ho solo la sera per aggiornare quindi chiedo scusa se ci dovessero essere degli errori. Ringrazio ancora chi si è spinto a leggere fino a questo punto
Alla prossima 144kagome_alice144

 

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Capitolo 6
*** COSA STA' SUCCEDENDO QUI? ***


                    COSA STA’ SUCCEDENDO QUI?     
     
I giorni passavano e, mentre la vita nei vari paesi riprendeva il suo corso, gli eroi, i due giovani ragazzi che avevano vinto la guerra, salvando il mondo ninja da una totale distruzione, rimanevano in quell’ospedale privi di coscienza. Grazie a Sakura e Hinata erano migliorati molto, ma non si erano ancora del tutto ripresi. Naruto migliorava ogni giorno di più e grazie alle cure di Hinata e al chakra di Kurama, ormai tutte le ferite si erano rimarginate. Era solo questione di tempo e si sarebbe ripreso. Anche Sasuke, sotto le cure di Sakura, si stava riprendendo: la ragazza aveva attivato la sua tecnica, velocizzandone le cure. Entrambe erano felici dei progressi che stavano facendo i ragazzi, però si comportavano in modo strano; e non solo loro! Tsunade aveva ordinato a Shizune di controllare le ragazze e i progressi dei ragazzi. La segretaria, che ormai conosceva fin troppo bene l’hokage, capì subito che c’era qualcosa sotto. Tutti in quel periodo si comportavano in modo strano. I ragazzi, invece di andare a trovare i loro amici in ospedale, facevano di tutto per partecipare a missioni; ma la cosa più strana è che accettavano qualunque missione, anche quelle riservate ai genin. Shizune era rimasta sbalordita quando aveva visto consegnare al team 10 la missione di recuperare un gatto, oppure quando aveva fatto unire Rock Lee e Ten Ten con Shino, Kiba e Akamaru, solo per andare a cercare, nel bosco al confine del paese, delle erbe medicinali. Non era affatto normale, né che i ragazzi si proponessero e accettassero queste missioni, né che l’hokage gliele consegnasse. Shizune non riusciva più a capire la sua sensei. Ogni tanto la vedeva sparire e tornare con gli occhi umidi, come se avesse pianto “Perché? Cosa sta succedendo qui?” si chiedeva sempre più spesso la segretaria. Un giorno decise di seguire la sennin e scoprì che ogni sera al tramonto si recava sulla tomba del maestro Jiraiya a piangere. Tsunade stava a ore su quella tomba, la osservava, piangeva e a volte parlava. Shizune la seguì sempre più spesso di nascosto, ma non riusciva mai a capire chiaramente cosa la sua sensei stesse dicendo. Vedere la sua maestra, la sua famiglia, in quello stato faceva male a Shizune; non riusciva a comprendere il dolore dell’hokage e di conseguenza ne soffriva. Per di più ogni volta che cercava di parlarne, non riusciva mai ad arrivare dritta al punto. Aveva paura? Se si, di cosa? Forse, semplicemente, non voleva accettare il fatto che le cose non stavano andando affatto bene per Konoha. Nonostante i suoi dubbi, Shizune continuava ad osservare le ragazze e i progressi dei ragazzi come gli era stato ordinato. Notò però che anche i comportamenti delle ragazze erano strani. Erano sempre serie, non si lasciavano mai andare. Ormai i ragazzi non erano più in pericolo di vita, sarebbe normale fare un sorriso ogni tanto, magari accarezzandogli dolcemente le testa; come di solito farebbero le ragazze innamorate. Invece no. Loro erano passive a tutto. Dalla mattina all’alba fino alla sera inoltrata rimanevano in piedi a curarli, senza cambiare l’espressione. Sembravano bambole, bambole comandate con un telecomando, che si spengono e si riaccendono senza provare sentimenti di alcun genere. “Troppo strano per quelle due” aveva pensato l’assistente. Conosceva benissimo le due ragazze e sapeva che non erano così e più passavano i giorni, più aumentava quel senso di inquietudine e angoscia dentro al cuore di Shizune. Una sera si offrì volontaria per coprire il ruolo di Ino in ospedale, facendo un turno di notte. Mentre passeggiava per i corridoi, arrivò davanti alla porta della camera dei due ragazzi. Molto lentamente dischiuse la porta ed entrò furtiva nella stanza “Ma cosa sto facendo?” si chiedeva. All’improvviso sentì una voce < Buonanotte Naruto-kun, ti voglio bene > Shizune scostò un po’ la tendina separatrice e vide Hinata baciare dolcemente Naruto sulla guancia. Notò anche una piccola lacrima scendere dai suoi occhi. < Notte Sasuke, ci vediamo domani > aveva detto Sakura al moro accarezzandogli una guancia con il dorso della mano. Shizune fissò attentamente le due ragazze. Tsunade gli aveva ripetuto più volte di quanto la guerra poteva aver cambiato le due ragazze, ma la segretaria non si aspettava un cambiamento del genere. Al posto del loro solito sorriso c’era un espressione finta, inespressiva. I loro occhi erano vuoti, senza anima, senza amore, senza speranza. La loro pelle era bianca, e dai camici medici, si potevano scorgere delle ferite. Loro non si erano curate. Le vide avvicinarsi alla scrivania e prendere, da un cofanetto, ben cinque pillole a testa. La donna sapeva che quelle pillole servivano per aiutarle a non avere incubi, ma prenderne addirittura cinque era un’esagerazione, senza contare poi gli effetti collaterali. Shizune uscì dalla stanza con un buco nel cuore. “Cosa è successo?” gridò mentalmente, riprendendo il suo turno, ma con la consapevolezza di dover capire cosa stava succedendo. La mattina seguente Shizune entrò decisa nello studio dell’hokage < Signorina Tsunade, le devo parlare! > < Dimmi Shizune > rispose apatica la donna senza distogliere lo sguardo dalla ordinaria burocrazia. < Signorina, io devo sapere che cosa sta succedendo. Cosa mi sta nascondendo? Perché mi ha affidato il compito di controllare Sakura e Hinata? Cosa… > < Adesso basta Shizune! > urlò l’hokage scagliando un pugno sulla scrivania così forte da romperla. < Shizune, che cos’è un ninja? > chiese poi fissando con sguardo severo la sua assistente. Quest’ultima rimase spiazzata a questa domanda e ci mise qualche secondo per assimilarla. Poi cominciò a riflettere: che cos’è un ninja? All’improvviso scoprì che lei, effettivamente, non sapeva che cos’era un ninja. Si sentì sempre più a disagio, e l’hokage non accennava a distogliere lo sguardo da lei perciò rispose poco convinta < Un ninja è colui che rischia la vita per portare a termine la missione. Un ninja deve saper ingannare e non deve assolutamente essere ingannato. Un ninja deve saper vedere attraverso l’inganno, e cosa più importante: un ninja, durante la missione, non può mostrare le sue emozioni, per non comprometterne il risultato. > Shizune aveva ripetuto per filo e per segno la definizione che i ragazzi imparavano all’accademia ninja. Tsunade la guardò e le sorrise. Shizune rabbrividì. Lo sguardo della sennin era pieno di lacrime trattenute a stento e il sorriso era nostalgico, malinconico. < Si, purtroppo è questo un ninja > disse in un sospiro, tanto che la povera Shizune si dovette avvicinare meglio per ascoltarla. < Vedi Shizune, dopo questa regola in realtà, la parola ninja doveva assumere un altro significato. > “Un altro significato? Quale?” si chiedeva Shizune. I secondi passarono e anche i minuti, ma Tsunade non dava segno di voler continuare quella conversazione. < Signorina Tsunade.. > provò a chiamare. < Shizune, ho bisogno che tu mi faccia un favore. – le porse un bigliettino – Ho bisogno di queste erbe medicinali per le pillole delle ragazze ma le ho finite, me ne andresti a comprare delle nuove? > < Certo! Vado! > si rassegno la segretaria uscendo dall’ufficio. Shizune passeggiava lungo una delle vie principali di Konoha, era quasi il tramonto, ma rimase stupita di trovarla così vuota. Sembrava essere nel deserto del villaggio della sabbia. Entrò nella farmacia e comprò ciò che le aveva chiesto l’hokage. Durante il cammino per ritornare al palazzo udì la conversazione di due uomini che si erano fermati al chiostro di ramen dopo il lavoro. < Hai sentito? Dicono che quelli là si stanno riprendendo! > disse uno < Si! So che sono quelle due ragazze a prendersene cura> rispose l’altro. < Come è possibile che il nostro hokage permetta cosa del genere. Quei due mostri andrebbero uccisi subito senza alcuna esitazione. Si è visto bene il loro potere durante la guerra, sono pericolosi. > Quest’uomo aveva alzato un po’ la voce e attirato l’attenzione di Ichiraku, proprietario del chiostro. Erano anni che  Ichiraku e sua figlia lavoravano in quel chiostro ed erano abituati a sentire tutti i generi di discorsi che faceva le gente; ma quando è troppo è troppo. < Scusate signori, posso sapere di quali mostri state parlando? > chiese l’uomo. < Ma come non lo sa? Ormai nel villaggio lo sanno tutti! Quei due ragazzi Naruto e Sasuke sono dei mostri! Dovrebbero essere giustiziati prima che ci facciano tutti fuori! > < Oh! Ma davvero!? > Ichiraku uscì da dietro il bancone e dopo aver preso i due uomini per le spalle li sbatté fuori della sua locanda. < Tanto per informarvi, Naruto e Sasuke non sono mostri! Sono eroi! Vi ricordo che se ora siamo tutti vivi e abbiamo vinto la guerra è solo grazie a loro! Inoltre, loro non sarebbero mai capaci di far del male a nessuno! Per di più sono miei affezionati clienti e miei amici perciò vi proibisco di parlare di loro in quel modo nel mio chiostro! > L’uomo era andato su tutte le furie e quei due si allontanarono, come cani che scappano dalla tigre con la coda tra le gambe. Shizune non poteva credere a ciò che aveva visto e sentito. Come poteva l’intero villaggio pensare una cosa simile di Naruto e Sasuke? È vero che Sasuke aveva su di sé ancora l’appellativo di nunkenin, però ormai, dopo ciò che aveva fatto durante la guerra, era tornato ad essere un ninja di Konoha a tutti gli effetti. O almeno così credeva Shizune.


Spazio autrice
Salvee! Sono tornata con un alro capitolo! Spero vi piaccia. E' un capitolo un pò noioso, perchè è descrittivo, però sarà fondamentale per ciò che avverrà in seguito! 
Alla prossima 144kagome_alice144

 

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Capitolo 7
*** RISVEGLIO ***


                                                                           RISVEGLIO

I giorni passavano e i ragazzi miglioravano sempre più. Tsunade era sempre più contenta e Shizune sempre più confusa. I ragazzi continuavano a svolgere sempre più missioni, e, le voci che la segretaria aveva sentito al chiostro di Ichiraku, si erano espanse per tutto il villaggio. Naturalmente tutti gli amici dei due ragazzi ne prendevano le difese, ma più questo accadeva, più gli abitanti di Konoha continuavano a disprezzare i due eroi. Purtroppo, le voci si erano diffuse velocemente anche all’interno dell’ospedale. Sakura e Hinata facevano di tutto per smentire quelle cose ma era tutto inutile; e più i giorni passavano, prima i medici, poi le infermiere, si allontanavano sempre più da quella stanza.
Hinata stava dormendo, dal suo viso non traspariva nessuna emozione. Grazie alle pillole che gli aveva dato l’hokage non aveva avuto più incubi, ma, contemporaneamente, aveva smesso di sognare. Aprì lentamente gli occhi. Si girò e guardò fuori dalla finestra. Era una bellissima giornata primaverile, il sole riscaldava tutte le cose che illuminava e gli uccellini svolazzavano di qua e di là cantando allegre melodie. La mora si girò e vide la sua compagna addormentata sulla scrivania. Si alzò a fatica e la raggiunse. < Sakura, svegliati è mattina > sussurrò dolcemente. La rosa dischiuse lentamente gli occhi che si rispecchiarono in quelli dell’amica. Spenti. Oramai tutta la sua vita era “Spenta”. Le sue emozioni, i suoi sogni, il suo amore. Nulla aveva più lo stesso colore di un tempo; non c’erano colori per loro. La rosa si alzò facendo leva sulle braccia e si andò a posizionare al capezzale dell’Uchiha. La mora lesse il titolo del libro che Sakura stava studiando e mentre si dirigeva al letto di Naruto chiese < Hai trovato la cura? > < Si, ieri sera ho creato una tecnica che nel giro di poco tempo potrebbe far tornare la vista a Sasuke > disse. Hinata annuì e si sedette vicino al letto del biondino; gli accarezzò dolcemente la mano, per poi salire al viso. Poi accadde. La mano di Hinata che poggiava sulla guancia del ragazzo venne sfiorata da un’altra mano. Al tocco la Hyuga sussultò. Naruto aveva aperto gli occhi e la ragazza, dopo tanto tempo, rivide quei due occhi, un po’ stanchi ma allo stesso tempo pieni di energia e vitalità. Sì, lo sguardo di Naruto non era cambiato. I suoi occhi azzurri, intensi come il cielo, erano pieni di sogni e di speranze; una luce nel cuore freddo e cupo di Hinata. Naruto sorrise. < Grazie Hinata > disse con un filo di voce. La ferita allo sterno non era ancora del tutto guarita e doveva dolergli ancora molto. La giovane rimase immobile. Dai suoi occhi scendevano calde lacrime: non riusciva a muoversi. Tremava. Lentamente, senza causarli dolore, si avvicinò al ragazzo e lo abbracciò, sfogandosi in un pianto liberatorio.
Sakura aveva appena risposto alla Hyuga e si era messa a cambiare le bende al ragazzo. Ad un certo punto lo vide sorridere. Pensò che se lo era solo immaginato e continuò a cambiargli le bende. Si girò e si diresse alla scrivania a prendere tutti gli strumenti per medicargli la vista, quando si voltò nella sua direzione, tutto ciò che aveva in mano le cadde a terra con un tonfo sordo. Sasuke era a sedere sul letto, con gli occhi parzialmente aperti e un sorriso beffardo ma sincero. Sakura gli si avvicinò molto lentamente, credendo che fosse tutta un illusione; poi Sasuke parlò < Sei la solita noiosa, ma ti ringrazio. > A quelle parole Sakura andò incontro al moro piangendo, abbracciandolo. < Ahi! Sakura, così mi fai male! > si lamentò lui. Lei non rispose, allento di poco l’abbraccio e affondò il suo viso nel petto del giovane. Era caldo. Quanto gli era mancato quel calore! Sasuke sentiva le lacrime della giovane trapassargli i vestiti e bagnarli il petto. Non sopportava di vederla così. Lui le voleva bene e non voleva piangesse. Le mise una mano nei capelli, pettinandoglieli con le dita; si accorse di una cosa: non avevano lo stesso profumo che avevano sempre. Lei lo guardò. Il moro teneva gli occhi semichiusi a causa della cecità, ma da quel piccolo spiraglio la rosa poteva intravedere quel nero in cui ci si era persa tante volte, ma rispetto all’ultima volta, quel nero sembrava emanare calore e gioia. Sensazioni a Sakura ormai sconosciute. Sakura si staccò dall’abbraccio, doveva andarsene; incontro però, lo sguardo gioioso di Naruto e vide che Hinata era nelle sue stesse condizioni: dovevano andarsene e subito.
 “ Dobbiamo andarcene! Non possiamo permetterci che ci vedano in questo stato!” Sakura sapeva bene che né lei né Hinata erano in perfetta forma: avevano curato quasi tutte le ferite dei ragazzi ma avevano completamente trascurato le loro; inoltre in quel periodo avevano mangiato e dormito poco e non erano in piene forze. Ma la cosa che più le spaventava era le verità. Entrambe sapevano bene che i ragazzi nel villaggio non erano ben voluti, e che in tutto l’ospedale non si faceva altro che parlare male di loro. Sia Hinata che Sakura avevano più e più volte cercato di far cambiare idea alle persone; non ottenendo alcun risultato. Inoltre entrambe, anche se felici del loro risveglio, non riuscivano a togliersi dalla mente quell’immagine che oramai le perseguitava di giorno e di notte. Le due conoscevano bene i ragazzi e, dopo essersi impegnati tanto per vincere la guerra, non avevano bisogno di altre preoccupazioni “inutili”. 
Le ragazze avevano paura. Naruto si accorse immediatamente che c’era qualcosa che non andava: bastava vedere l’aspetto di quelle due. Entrambe erano molto dimagrite e avevano una pelle di un bianco morto, che rendeva ancora più visibili le ferite mal cicatrizzate della guerra. Quello che più stupì Naruto fu il loro sguardo: spento, senza emozioni; o meglio, un’emozione si vedeva benissimo. Paura. Non aveva mai visto quello sguardo terrorizzato in quelle due ragazze. Sapeva che erano forti, sia nel fisico che nel cuore; e ne aveva avuto la dimostrazione durante la guerra. Entrambe avevano dimostrato di essere molto forti e soprattutto avevano saputo tener unito l’esercito alleato e soprattutto erano riuscite a tener alta la speranza. Perché ora erano ridotte così? Sasuke, dal canto suo, non riusciva a vedere gran che, ma anche lui si era accorto che qualcosa non andava. Si era accorto subito che il corpo di Sakura era molto più leggero e freddo dell’ultima volta, i suoi capelli che di solito sapevano di ciliegio, ora non avevano odore, o meglio, l’unico odore che avevano era quello del sangue. Quando la ragazza si era avvicinata a lui, si era accorto che tremava e, toccandola, sentì che la paura si stava impossessando della ragazza. Già, ma paura di cosa?
I ragazzi non ebbero nemmeno il tempo per formulare una qualsiasi domanda che le ragazze si erano già fiondate fuori dalla porta. Naruto e Sasuke si guardarono incerti:avrebbero voluto alzarsi e fermare le due ragazze, ma anche volendo non si sarebbero potuti muovere. Naruto sentiva ancora un dolore terrificante su tutto l’addome e Sasuke era quasi completamente ceco.
 Le ragazze uscirono di fretta dalla camera e , appoggiandosi ai lati della porta chiusa, iniziarono a piangere. Era un pianto silenzioso (diventato quotidianità per loro), soffocato, costretto: faceva male. Sentivano il loro cuore stretto in una morsa; sanguinava.
< Secondo te che cosa sarà successo? > domandò Naruto cercando una posizione comoda e indolore che gli permettesse di guardare il suo amico. < Non lo so. > rispose l’altro freddo; poi, girandosi verso il suono della voce del biondino disse < Di sicuro nulla di buono. Sakura… Sakura stava tremando, sembrava avesse paura. Anche se non so di che cosa. > < Già, anche Hinata ha reagito allo stesso modo. Non le avevo mai visto quello sguardo; ma non era solo paura, sembrava anche preoccupazione… > nella stanza calò il silenzio. Ognuno perso nei propri pensieri e, senza neanche accorgersene, si addormentarono.


Spazio autrice
Salve gentee!! Scusate per l'enorme ritardo, ma in quest settimana non ho mai avuto un minuto di tempo per la storia. Comunque ecco a voi questo nuovo capitolo. I nostri eroi si sono svegliati ma.. 
Alla prossima! 144kagome_alice144

 

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Capitolo 8
*** CI DICA LA VERITA'! ***


                                  CI DICA LA VERITA’!
 
I giorni passavano, la vita era tornata a scorrere normalmente per gli abitanti di Konoha. La guerra sembrava un ricordo lontano; nessuno ci faceva più caso. Solo i ragazzi, sembravano essere veramente cambiati. Sasuke e Naruto erano ancora all’ospedale, ma fra due o tre giorni sarebbero stati dimessi. Miglioravano a vista d’occhio. Naruto aveva ripreso la completa funzionalità del suo corpo; e anche se per un periodo di tempo non avrebbe potuto utilizzare a pieno i poteri dello sharingan, aveva completamente ripeso l’utilizzo della vista. Erano sempre soli, nessuno gli andava mai a trovare, né i loro amici né i maestri; e per la maggior parte del tempo nella stanza regnava il silenzio. In realtà i due avevano tante cose da dirsi. Sasuke avrebbe voluto ringraziare Naruto per averlo salvato donandoli un po’ del chakra di Kurama, Naruto invece voleva sapere se il moro sarebbe rimasto a Konoha o sarebbe ripartito senza una meta, lontano da tutti loro. Entrambi però tacevano. Non se lo sapevano spiegare il motivo, ma non avevano il coraggio né di parlarsi né di guardarsi. Qualche giorno prima avevano scoperto che la notte, mentre loro dormivano, Sakura e Hinata entravano nella stanza e li curavano. In verità fu Kurama a scoprirlo. I due si chiedevano come facessero a migliorare in così breve tempo, non si erano mai accorti che venivano curati regolarmente dalle ragazze. Soltanto Kurama se ne era accorto. Per lui era facile: ogni notte sentiva il chakra di Hinata entrare in Naruto e, visto che un po’ del suo chakra era in Sasuke, si era accorto che dentro al ragazzo, ogni notte, Sakura faceva scorrere un po’ del suo chakra. Ne aveva parlato subito con Naruto e Sasuke, i quali avevano deciso di non fare nulla. Si lasciavano curare, senza dire nulla, anche se ogni notte vedevano le due ragazze in lacrime, consumate dal dolore e dalla sofferenza. Era ormai pomeriggio inoltrato e i due ragazzi stavano facendo la riabilitazione nella loro stanza; avevano scoperto che non potevano uscire, sia la finestra che la porta erano chiuse a chiave per impedire a loro di uscire e agli altri di entrare. Naturalmente erano state Sakura e Hinata, ma il motivo rimaneva un mistero. Comunque il giorno seguente i ragazzi sarebbero stati dimessi e forse, finalmente, avrebbero scoperto quello che stava succedendo. TOC TOC. I ragazzi si guardarono confusi: chi mai poteva essere? Naruto si avvicinò alla porta e vi appoggiò un orecchio. Nessuno dei suoi amici era venuto a trovarlo, e non credeva certo che sarebbero venuti proprio l’ultimo giorno. Sentì il rumore dello scatto della serratura; si scostò dalla porta un secondo prima che questa venisse spalancata. Sull’uscio comparve il maestro Kakashi. Aveva, come al solito, il coprifronte calato sull’occhio sinistro, ma aveva uno sguardo stanco e i vestiti sporchi di terra e sangue. < Maestro Kakashi che bello rivedervi! > esclamò felice il biondino mostrando un gran sorriso. Il maestro lo guardò e da sotto la maschera fece un sorriso, il quale non fu notato da Naruto , ma da Sasuke; che si accorse immediatamente dallo sguardo del suo sensei, che quello non era un sorriso di felicità, ma bensì un sorriso stanco e nostalgico. < Maestro Kakashi, ma perché non ci è mai voluto a salutare? Anche gli altri non sono venuti… > dissi Naruto con una punta di malinconia e tristezza, tornando immediatamente serio. Voleva sapere che cosa stava succedendo nel suo villaggio; diresse il suo sguardo verso il moro che guardava il maestro, anche lui voleva sapere. Kakashi sospirò. < Ragazzi mi dispiace se non sono venuto prima, ma ero in missione > < Cosa?? Missione? Ma maestro Kakashi, pensavo che dopo la guerra non ci sarebbero più state missioni impegnative. > esclamò l’Uzumaki guadagnandosi un’occhiataccia dall’Uchiha. < Mi scusi non volevo interromperla > si giustificò. < Non ti preoccupare Naruto. E così domani vi dimetteranno? > Naruto si maledisse. Se non avesse interrotto il maestro forse gli avrebbe spiegato cosa stava accadendo a Konoha; ma non ebbe neanche il tempo di aprir bocca che il maestro continuò < Così Sakura non vi ha detto nulla? > < No. Qui nessuno ci dice nulla. > rispose acido Sasuke. < Calmati Sasuke. Non è facile. La situazione non è delle migliori e.. – Kakashi abbassò lo sguardo sui suoi piedi, per poi tirare un gran falso sorriso – e voi non dovete preoccuparvi..  > < Maestro Kakashi ci dica la verità! > esclamarono all’unisono i due amici. Kakashi li guardò negli occhi. Quei ragazzi erano stati suoi allievi, non poteva mentirgli ancora. Aveva lasciato tutto nelle mani di Sakura, non pensando a quanto, anche per lei, potesse essere difficile. Come maestro aveva proprio fallito. Si sedette sul letto di Naruto e fece cenno ai due di sedersi di fronte a lui, sul letto del moro. I due si sedettero accanto: al maestro vennero in mente tutti i bei momenti passati con il team 7 che ormai considerava una famiglia; e, proprio in quei ricordi felici e spensierati, trovò la forza di raccontare la verità. < Come già saprete, a darvi le prime cure, è stato lo tsuchikage; però dovete sapere che a ritrovarvi sul campo di battaglia, sono state Sakura e Hinata – Kakashi prese un bel respiro – Eravate in delle condizioni terribili, eravate immersi nel sangue, eravate gravemente feriti e cerano pochissime possibilità che sareste riusciti a salvarvi. Le prime a vedervi in quelle condizioni sono state le ragazze. > In quel momento i ragazzi deglutirono. Non si ricordavano un gran che di quello che era successo durante l’ultimo attacco contro Madara. Sapevano bene che erano stati ridotti male, ma non immaginavano in quel modo; ma la cosa che più li fece spaventare fu il fatto che a vederli in quelle condizioni fossero state proprio le due ragazze. Sbiancarono < La prima che è corsa in vostro soccorso è stata Sakura, che quando vi ha visto in quelle condizioni, ha iniziato ad urlare. Io non sapevo che quello era il suo urlo: io ero molto distante dal luogo in cui vi trovavate voi, ma quell’urlo l’ho sentito anche io. Era un lamento disperato, carico di tristezza e paura. Mi ha fatto rabbrividire fino alle ossa. – Kakashi abbassò lo sguardo, se ripensava al suono di quell’urlo che proveniva dalla sua allieva, si sentiva male – L’hokage mi ha raccontato che appena tutti hanno sentito l’urlo di Sakura, sono corsi da voi. La prima è stata Hinata, poi Shizune, l’hokage, Gaara e lo tsuchikage. Shizune e la signorina Tsunade hanno notato subito in quali gravi condizioni eravate, ma.. > Il maestro Kakashi non sapeva come poteva continuare. Era in difficoltà. Forse per paura o perché non trovava le parole, ma quella era una delle poche volte in qui si era trovato in  difficoltà. Lui era sempre uscito vincitore da ogni sfida, ma questa volta era diverso. Questa volta non era una missione, non si parlava di tecniche ninja, questa volta si parlava dei suoi unici allievi, dei suoi figli. < ...Ma erano anche molto preoccupate per le ragazze. Tsunade mi ha riferito che le hanno ritrovate in uno stato pietoso, erano svenute, ma continuavano ad abbracciarvi e a piangere. Shizune ha detto che le sembrava che entrambe muovessero la bocca, ma entrambe non proferivano parola. > Il sensei fece una pausa, guardò i suoi allievi: entrambi avevano lo sguardo spento volto al pavimento, erano di colpo sbiancati e a Kakashi sembrò anche di vederli tremare. Avrebbe voluto fermarsi, voleva far finire quello strazio, ma non poteva, doveva continuare, i ragazzi avevano il diritto di sapere come stavano le cose. < Il kazekage si è offerto per portarvi all’ospedale più vicino, quello del villaggio della roccia; mentre l’hokage si occupava delle ragazze. Voi siete stati ricoverati nel villaggio della roccia, prima di essere trasferiti a Konoha, per tre giorni; anche Hinata e Sakura  sono rimaste prive di coscienza per 3 giorni, in quei giorni, chi non era stato ferito gravemente e chi aveva ancora un po’ di energia, si è occupato dei morti. Io, Gai e i ragazzi abbiamo aiutato i ninja dell’alleanza a riportare ogni morto al proprio villaggio per celebrare i funerali. > I ragazzi avevano mille domande da fare, ma dalle loro bocche non fuoriusciva nemmeno un suono. Kakashi se ne accorse e decise di continuare. Sapeva che loro volevano sapere cosa stava succedendo al villaggio, si erano accorti che non era come prima, tutto era cambiato. < Sono cambiati. Dopo la guerra, tutti i vostri amici sono cambiati. – i ragazzi lo guardarono – L’esperienza di una guerra, non è facile da superare per nessuno. Io ne ho fatte due e sono consapevole di quanto dolore lasciano. Inoltre, questa, è stata una guerra diversa, è stata la prima volta che tutti i cinque grandi paesi ninja si sono alleati per combattere una minaccia comune. Loro sono sempre rimasti sul campo di battaglia anche dopo che lo scontro tra voi e Madara si è spostato lontano dall’esercito ninja. Hanno visto le persone morire, hanno visto l’odio negli occhi di molti, e negli altri, hanno visto la disperazione. Nessuno vi è venuto a trovare per questo: non vogliono che li vediate in queste condizioni. > I ragazzi riabbassarono lo sguardo. Nella loro mente si focalizzarono i momenti passati con i loro amici. Rock Lee. Sai. Ten Ten. Shino. Kiba e Akamaru. Shikamaru. Choji. Ino. Sia Naruto che Sasuke si ricordavano bene che tutti i loro amici erano persone forti, che lottavano e che la loro forza si trovava nei legami. Non potevano crederci che si erano arresi, che la guerra avesse vinto contro di loro. Dove era finita la volontà del fuoco? Che ne era stato della loro amicizia? Tutte le cose tornavano, ora molte cose erano chiare, ma c‘era ancora un dubbio nella mente dei due ragazzi: Sakura e Hinata? Anche loro erano cambiate così tanto dopo la guerra? No, c’era dell’altro. Di questo ne erano sicuri. Kakashi, come se avesse letto i pensieri dei suoi allievi, continuò < Anche Sakura e Hinata sono molto cambiate dopo questa guerra. Grazie a loro molte vite sono state salvate, anche le vostre. Come vi dicevo prima, dopo tre giorni di ricovero nel paese della roccia siete stati trasferiti qui, nel nuovo ospedale di Konoha. Le ragazze, che si erano appena riprese, hanno subito iniziato a curarvi. Eravate messi molto male, tu Naruto avevi un’emorragia interna allo stomaco e per colpa di questo il chakra di Kurama non riusciva a circolare liberamente; ma grazie alle conoscenze mediche di Hinata, ti sei ripreso completamente. Tu, Sasuke, avevi un’emorragia alla spalla sinistra e avevi quasi completamente perso la vista. Sakura è stata in grado di curarti completamente la ferita alla spalla, e dopo molti studi sullo sharingan, è riuscita anche a curarti completamente la vista. > A quelle parole i ragazzi rimasero di stucco. Non si sarebbero mai immaginato che quelle ragazze fossero così forti e così determinate; non ebbero il tempo di fare molti pensieri che il maestro continuò < Dovete la vita a quelle due; nessuno vi voleva curare perché vi davano già per morti, ma loro non si sono arrese ed hanno continuato a perseverare, nella speranza che un giorno vi sareste svegliati. Da quello che mi ha riferito l’hokage loro hanno completamente trascurato le loro ferite per curare le vostre indebolendosi sempre di più; inoltre  mi ha anche detto che da quando è finita la guerra, le due sono state martoriate dagli incubi, perciò ha creato delle pillole per evitare di fare sogni o incubi. Il problema è che queste pillole indeboliscono molto la salute fisica di chi le ingerisce e, qualche tempo fa, Shizune le ha viste ingerire addirittura cinque pillole. > Questa era la verità. Questo era il frutto di una guerra. Questa era la realtà. I ragazzi erano rimasti sconvolti da quello che gli aveva raccontato il loro maestro, avevano capito che, quando sarebbero usciti di lì, avrebbero avuto veramente tante cose da fare; rimaneva nei loro cuori, però, un peso. Come un piccolo sasso che ancora non è stato tolto. Naruto decise di parlare < È questa tutta la verità? > Kakashi si ritrovò circondato dagli sguardi dei due ragazzi. No, la verità non era solo quella. Doveva parlare, per quanto poteva essere difficile doveva farlo. < No, non è finita qui. Voi domani verrete dimessi ed è giusto che siate messi al corrente di ciò che sta succedendo al villaggio. Konoha non sta di certo vivendo uno dei periodi più belli, siamo in crisi, dopo la distruzione del villaggio e la perdita di molti ninja,  il villaggio è caduto in rovina e l’hokage non riesce a fare nulla per migliorare la situazione. > Nella stanza calò il silenzio. I ragazzi non capirono il comportamento del loro maestro e continuarono a fissarlo; quest’ultimo, invece, non riusciva a continuare. Passarono diversi minuti, nei quali il tempo era scandito dai battiti accelerati del cuore del maestro Kakashi. Alla fine dalle sue labbra, in un sussurro uscirono due parole, che, anche se pronunciate con un tono della voce più basso possibile, riecheggiarono nella stanza e trafissero i ragazzi diritti al cuore < Vi odiano. > Ecco. Lo aveva detto. La verità era quella. < Dopo la guerra tutti gli abitanti di Konoha si sono accorti di quanto siete diventati potenti; ma invece di essere fieri di voi, hanno iniziato ad odiarvi. Nel villaggio sono iniziate a circolare delle voci che sostenevano che voi due avreste presto distrutto il villaggio. Molti hanno paura di voi e molti hanno provato a fermare Sakura e Hinata, anche con la forza, nel tentativo di lasciarvi morire. Le persone vi vedano ancora come: l’ultimo Uchiha sopravvissuto allo sterminio che ha tradito la Foglia e come la forza portante del demone a nove code che sedici anni fa distrusse il villaggio e uccise il quarto hokage. > Fine. Quella era la crudele verità, la crudele realtà. I ragazzi rimasero in silenzio e, sempre in silenzio, il maestro Kakashi se ne andò. Il maestro sentiva un dolore incommensurabile al petto; sentiva dentro di se il vuoto, e come biasimarlo? Aveva appena distrutto i suoi allievi, i suoi figli.



Spazio autrice
Finalmente un pò di verità. Bene un altro capitolo si è concluso, stiamo entando nel cuore della storia, aspetto con molto piacere i vostri commenti. 
Alla prossima 144kagome_alice144

 

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Capitolo 9
*** DECISIONI E... ADDIO ***


                           DECISIONI E… ADDIO
 
La stanza fu immersa da un silenzio freddo, glaciale, spaventoso. Sasuke, lentamente, si girò verso il suo migliore amico. Naruto era rimasto a sedere sul letto del moro; teneva lo sguardo basso, tremava. Sasuke notò che stava stringendo il lenzuolo così forte che le sue nocche erano diventate bianche e , dai palmi delle mani, iniziavano ad uscire piccole gocce di sangue. Il moro vide una goccia cadere dalla guancia di Naruto per andarsi a posare sul dorso della mano. Era una lacrima carica di ricordi e di speranze andate in frantumi. Sasuke capiva bene come, per Naruto, poteva essere dolorosa questa realtà. Sasuke se ne era andato dal villaggio da quasi quattro anni; ma sapeva bene che il suo amico non aveva mai smesso di cercarlo. Si era allenato tanto solo per riportarlo indietro, aveva affrontato il reikage per implorarlo di togliere la condanna a morte sulla testa dell’Uchiha. Aveva continuato a credere in lui, nonostante tutti i suoi amici, Sakura compresa, si fossero rassegnati all’idea di considerare Sasuke Uchiha un ninja traditore. Sasuke sapeva bene quanta fatica aveva fatto il biondino per farsi accettare da tutto il villaggio, gli ci erano voluti anni solamente per essere considerato “umano”. E ora? Ora era tornato tutto come prima. Le persone per cui aveva rischiato la vita, ora lo odiavano. Mostro. Era chiamato nuovamente Mostro. L’odio riprese il sopravvento nel cuore di Sasuke. Lui odiava quel villaggio che aveva costretto gli Uchiha a viverne al confine, odiava quel villaggio che aveva costretto suo fratello a macchiarsi di un terribile delitto e a sopportare il peso della parola “nunkenin”. Odiava quel villaggio che ancora una volta faceva soffrire una persona a lui cara: il suo migliore amico, l’unico che avesse mai avuto, l’unico che riusciva a capirlo anche solo con uno sguardo. A Sasuke tornò in mente quel giorno in cui aveva deciso di andarsene dal villaggio per allenarsi insieme ad Orochimaru e si era scontrato con Naruto nella Valle dell’Epilogo “ Perché? Perché rischi la vita per me Naruto? “ “ Perché vedi Sasuke, io non so cosa vuol dire avere dei genitori o dei fratelli, però so che tra noi due c’è un legame, un legame che ci unisce molto più che di semplici amici. Io ti considero un fratello Sasuke! “ Un fratello. Sì, anche Sasuke considerava Naruto un fratello. < Non pensavo si sarebbero arresi così > Il moro si risvegliò dai suoi pensieri e guardò il biondo che intanto si era alzato dandogli le spalle. < Io non permetterò che i miei amici vengano sconfitti dalla guerra. Gli aiuterò tutti e poi diventerò hokage! > Naruto si voltò e, guardando il suo amico, alzò il pollice della mano verso l’alto e mostrò uno dei suoi soliti sorrisi. Lui era un ragazzo forte, o meglio, chiunque lo avesse avesse visto adesso lo avrebbe pensato; però Sasuke non era chiunque. A lui bastò uno sguardo per capire i veri sentimenti del biondino. Capì subito che quel sorriso era falso e notò che la sua mano tremava. Naruto aveva paura, ancora una volta si ritrovava solo ad affrontare il mondo. Adesso c’era Sasuke, ma sarebbe rimasto? Il moro sorrise impercettibilmente al biondino e si sdraiò sul suo letto, cercando di prendere sonno. Anche Naruto andò a dormire, ma mentre il biondino si addormentò subito, Sasuke continuò a rigirarsi nel suo letto. Nella sua mente si era instaurato un dubbio. Un dubbio terribile, atroce che lo consumava ogni secondo di più. Si sentì mancare il respiro, iniziò a sudare freddo, la testa gli rirava vorticosamente e se non fosse stato sdraiato sul letto, sarebbe di sicuro svenuto. Si odiò. Si odiò come non mai. Aveva capito che era lui la causa di tutto. Aveva capito come mai il suo maestro, mentre diceva la verità, lo guardava, e il suo sguardo lasciava trasparire un’immensa tristezza. Ora capiva il perché di quella tristezza. Era lui che la gente odiava e per colpa sua era il suo migliore amico che ci stava rimettendo. Di nuovo, per colpa della sua debolezza, la persona a cui voleva bene, stava soffrendo. “ Io sono un ninja traditore. Ho lasciato Konoha 4 anni fa per seguire Orochimaru; nemico giurato nel villaggio, colui che ha ucciso il terzo hokage. È solo grazie a Naruto e Sakura se in quegl’anni non sono stato inserito nella lista dei ninja da eliminare. Dopo aver ucciso mio fratello, quando venni a sapere la verità, giurai vendetta contro il villaggio. Mi sono alleato con l’organizzazione Alba e mi sono scontrato con l’ottacoda. Per colpa di quell’azione venni giudicato dai cinque kage come ‘ ninja traditore da eliminare’. Immagino che a quella notizia sia Naruto che Sakura abbiano sofferto molto: Naruto si è anche prostrato davanti al reikage per scongiurarlo di togliermi la pena di morte. Lui ha cercato di aiutarmi un’altra volta, e io? Io ho cercato un’altra volta di ucciderlo. Dicevo che, a due forti combattenti, bastava un pugno per capire le reciproche emozioni; quella volta io non mi resi conto dell’immenso dolore che stava provando Naruto. Solo ora mi rendo conto di quanto possa aver sofferto solo per me. Combattere contro Madara Uchiha al suo fianco è stato bellissimo. Per la prima volta dopo tanti anni, mi sono sentito di nuovo vivo. Mi sentivo forte e non avevo paura: sapevo che potevo contare su un amico. Sono sicuro che Naruto farebbe di tutto per me; sarebbe disposto a passare da mostro, da ninja traditore pur di aiutarmi. Non posso permetterlo. Non posso permettere che per me rinunci ai suoi sogni. “ Sasuke si alzò dal letto e si avvicinò a quello dell’amico. Questo dormiva rilassato, con un viso sereno; sulla guancia era rimasto il leggero solco lasciato dalla lacrima di prima. Il moro, dolcemente, gli asciugò la guancia e gli accarezzò i capelli. In quel momento gli occhi del moro furono invasi dai ricordi e le sue labbra serrate in una linea sottile si trasformarono in un impercettibile sorriso nostalgico. Naruto si mosse quel poco che bastava per far cadere ciò che teneva nella tasca interna della sua tuta arancione. Sasuke raccolse ciò che era cascato: raccolse un buono pasto del chiostro di ramen e uno strano panno blu. Si rigirò quel panno fra le mani e scoprì che era un coprifronte. Lo riconobbe subito. Quello era il suo coprifronte. C’era ancora quel graffio che aveva fatto il biondo nella valle dell’epilogo. Il moro non poteva credere che l’amico lo avesse conservato per tutto questo tempo. Da sotto il copri fronte cadde una foto. Sasuke raccolse anche quella. La fotografia ritraeva lui e i suoi compagni. Il team 7. Sasuke sentì una stretta al cuore. Dai suoi occhi sempre neri e inespressivi scivolò una lacrima che si andò a posare sul volto di Naruto. Sasuke si avvicinò all’orecchio di Naruto e gli sussurrò < Addio testa quadra. Ti voglio bene fratellino > Aprì la finestra e se ne andò. Quella era la seconda volta che lasciava Konoha, però questa volta era diversa; ora non andava via per cercare vendetta, ora andava via per proteggere i suoi amici, la sua famiglia. Sasuke Uchiha saltava di tetto in tetto dirigendosi verso l’uscita del villaggio. All’improvviso, istintivamente, decise di cambiare direzione. Velocemente si ritrovò sul davanzale di una finestra, che fu aperta silenziosamente. Sasuke entrò nella stanza e vi trovò una ragazza dai capelli rosa che dormiva nel suo letto. Il ragazzo notò subito che la carnagione della sua compagna di squadra era molto pallida e vide diverse ferite ormai cicatrizzate sui bracci. Era molto dimagrita; la scena fece quasi paura al giovane Sasuke. L’Uchiha si guardò intorno e vide che il cestino sotto la scrivania era pieno di piccoli contenitori e che sulla comodina ce ne erano altri dieci; tre erano vuoti e gli altri pieni di strane pillole bianche. Si sentì ancora più colpevole. La ragazza a cui voleva più bene stava soffrendo per colpa sua, per colpa sua doveva riempirsi di quelle maledette pillole. Sasuke strinse i pugni così tanto da farli sanguinare. Si avvicinò al volto di Sakura e posò un delicato bacio sulla sua guancia. Si sorprese molto quando notò che vicino al cuscino c’era la stessa foto che Naruto teneva nella tuta. Con il cuore sempre più distrutto, il moro si alzò e dopo aver assaporato il dolce profumo di quella ragazza se ne andò via. Sasuke uscì da Konoha, e questa volta non sarebbe più potuto tornare. L’Uchiha si fermò su un albero e si guardò alle spalle. Guardò i volti degli hokage < Addio > sussurrò per poi ricominciare a vagare senza meta per i vari villaggi ninja.



Spazio autrice
Hei là, come va?? Vi chiedo scusa per l'enorme ritardo!! Finalmete arriva anche questo capitolo. Spero veramente di aver reso Sasuke abbastanza simile alla realtà e di non aver creato un personaggio completamente diverso. Aspetto i vostri commenti e per a prossima volta spero di riuscire ad aggiornare prima.
Alla prossima 144kagome_alice144

 

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Capitolo 10
*** GRANDE PONTE NARUTO ***


                        GRANDE PONTE NARUTO
 
I giorni passavano, le settimane scorrevano. Velocemente passò un anno. Un anno dalla Quarta Grande Guerra Ninja. Nelle varie nazioni la vita era ripresa normalmente e in grande tranquillità grazie all’alleanza stipulata fra i cinque grandi paesi ninja. Tutti avevano ripreso a vivere normalmente, come se non ci fosse stata nessuna guerra; cosa che fu molto più difficile per i giovani. I ragazzi non riuscivano ad accettare completamente l’idea di essere sopravvissuti ad una guerra così spaventosa. Non riuscivano a capire il motivo per cui molti ninja erano morti, ma erano arrivati d una conclusione: la guerra portava morte, morte che non aveva significato. L’unica cosa buona che questa guerra aveva lasciato era l’alleanza. Oramai si viveva tutti in pace e in buoni rapporti con gli altri paesi; solo alcuni ninja non erano a favore dell’alleanza formatasi. Quest’ultimi sostenevano che l’alleanza avrebbe portato i vari paesi ad indebolirsi sempre di più causando così la scomparsa dei ninja. I ninja che contrastavano l’alleanza si nascondevano nei vari paesi, dato che erano ricercati dalle autorità; si diceva che avevano un capo, ma nessuno sapeva se era solo una voce o se era vero, e anche se lo fosse stato, nessuno sapeva di chi si trattava. Questi ninja venivano chiamati “ Tane nero ”, non avevano forza militare per affrontare i grandi paesi ninja quindi si limitavano ad attaccare i vari paesi di confine. Quando Sasuke decise di lasciare Konoha, decise che avrebbe viaggiato per i vari villaggi aiutando le persone più in difficoltà. Incontrò più volte i Tane nero sulla sua strada e ogni volta cercava di sconfiggerli rimanendo nell’innominato; evitava di utilizzare le sue arti ninja, era sicuro che anche i vari villaggi stessero dando la caccia a quei ninja e lui non voleva che nessuno si accorgesse della sua presenza. Non voleva essere seguito. Stranamente a ciò che pensava, nessuno lo era andato a cercare, nemmeno Naruto. Girando per i villaggi aveva scoperto che nessuno aveva diramato un avviso per la ricerca del giovane Uchiha. Ci era rimasto un po’ male a sapere che, nemmeno il suo migliore amico, colui che l’aveva inseguito per più di tre anni, lo stava cercando; però sapeva anche che era meglio così. Sasuke, stava camminando da un po’ sulla strada principale per arrivare al villaggio delle Onde quando si imbattè in una strana ragazzina. Questa stava correndo e gli era finita addosso cadendo all’indietro. Sasuke si chinò porgendole la mano < Hey ti sei fatta male piccola? > La bambina, titubante, accettò l’aiuto del giovane e si alzò. A giudicare dall’altezza doveva avere si e no sei anni. Aveva i capelli marroni raccolti in una coda molto bassa, che li facevano sembrare sciolti. I suoi occhi erano di un viola perlaceo e le sue guance si erano arrossate. Il moro si accorse che la bambina stava piangendo < Piccola, dimmi, come ti chiami? > < N-Nji.. > rispose fra i singhiozzi. < Dai Niji non piangere, non ti sei fatta male vero? > Sasuke era in difficoltà. Non sapeva minimamente come comportarsi con una bambina. La vedeva così piccola e indifesa che le fece tenerezza. Il grande Sasuke Uchiha era rimasto spiazzato davanti alle lacrime di una piccola bambina. La piccola alzò lo sguardo timidamente rispecchiandosi negli occhi neri di Sasuke. Lo osservò per bene e poi il suo sguardo cadde su ciò che il moro si portava dietro la schiena. < Sei un guerriero? > disse indicando con il piccolo dito la katana di Sasuke. A quella domanda Sasuke rimase spiazzato. La bambina aveva smesso di piangere e ora mostrava una certa curiosità e impazienza nella sua vocina. Il moro annui confuso < E sei forte? > domandò lei. < S-Si.. Si sono forte. > Sasuke non ebbe il tempo di dire o fare qualsiasi cosa; quella bambina gli aveva afferrato la mano e aveva iniziato a correre dalla parte opposta dalla quale era venuta. < Hey ma che stai facendo? > chiese Sasuke mentre veniva trascinato dalla bambina. < Hai detto che se un guerriero e anche forte no?! Il mio villaggio è stato attaccato da dei cattivoni che non vogliono la pace. Sono sul ponte, la mia mamma mi ha detto di scappare e di chiamare aiuto. > Sasuke non aveva capito un gran che da quella bambina,  non si sapeva spiegare perché ma quella bambina gli ricordava qualcuno… < Eccoli!! > urlò Niji indicando una decina di ninja armati fino ai denti sul ponte. Sasuke si fermò e guardò la scritta sul ponte: “ Grande ponte Naruto”. Al ragazzo scappò un sorriso nostalgico ricordando quella missione. Ad un certo punto si sentì tirare una manica del kimono che portava < Hey mi spieghi perché stai ridendo? > < C-come.. oh no niente. Non ti preoccupare, ora ci penso io a quei cattivoni > disse accarezzandole i capelli. Poi, con un balzo, raggiunse il gruppo dei Tane nero e, con sorpresa, vide che a fronteggiarli c’erano Inari e i suoi amici. Purtroppo stavano avendo la peggio. Uno di quei ninja stava per colpire con la spada proprio Inari quando Sasuke gli si posizionò davanti e con uno scatto tirò fuori la sua katana tagliando la lama di quell spada. Sia il gruppo di Inari che quello dei ninja rimase spiazzato dall’improvviso arrivo di quel misterioso ragazzo. Con un solo calcio Sasuke ne mandò al tappeto ben tre. Con l’impugnatura della katana ne colpì altri quattro. I tre che restavano si spaventarono e prendendo i loro compagni si ritirarono. < Narutooo!!! > Niji era corsa fra le braccia del moro urlando. < Sei veramente un eroe come dicono Naruto! > Sasuke non riusciva a parlare. Si era ritrovato  quella piccola bambina fra le braccia che lo stava elogiando e lo chiamava… Naruto! .. Naruto? < S-Sasuke sei tu? > il moro si girò e vide lo sguardo confuso di Inari e i suoi compagni. Mise giù la piccola Niji < Ciao Inari! Certo che sei cresciuto?! > < Sasuke allora sei proprio tu! Che bello rivederti! Quanti anni saranno passati cinque, sei? > Inari era veramente felice di rivedere il suo vecchio amico e anche i suoi amici < Però Sasuke, ti vedo in splendida forma > disse Akane avvicinandosi al moro. La piccola Niji, dalla sua piccola prospettiva, non smetteva un secondo di guardare il moro. < Lui è Naruto vero zio Inari? > chiese la bimba avvicinandosi a Inari. < No Niji, lui si chiama Sasuke; però è amico di Naruto > disse il ragazzo accarezzando i capelli della bambina. < Inari, ma chi è questa bambina? Tua nipote? > domandò l’Uchiha sempre più sorpreso. < Oh no. Lei non è mia nipote. Sai sono diventato il capovillaggio del villaggio e ormai tutti i bambini mi chiamano zio. Comunque lei è… > Il giovane Inari non fece in tempo a finire la frase che la piccola Niji iniziò a saltellare in direzione dell’Uchiha presentandosi < Io mi chiamo Niji. Sai Niji significa arcobaleno perché io sono nata proprio quando c’era l’arcobaleno. Tu sei veramente Naruto? > domandò la piccola con gli occhi che le brillavano; doveva proprio avere adorazione per il biondino. Sasuke si chinò per arrivare alla sua altezza e si presentò < No piccola, io mi chiamo Sasuke Uchiha; però sono amico di Naruto > Per un momento la bimba perse il suo sorriso per poi mostrarne uno ancora più bello. < Senti se sei suo amico, puoi riferirgli un messaggio da parte mia? > Sasuke rimase molto sorpreso. Non si sapeva spiegare il perché ma davanti a quella bambina lui non era più il tenebroso Sasuke Uchiha; anzi, in quei pochi minuti si sentiva che si era affezionato a quella bambina; cosa molto strana per lui. All’improvviso gli balenò nella mente un’idea: è questa la sensazione che si prova a essere padre? Scacciò via questo pensiero dalla testa, come poteva pensare a una cosa del genere?! Riportò d nuovo l’attenzione su Niji. Non sapeva cosa rispondergli. Non voleva deluderla ma nemmeno illuderla. < Bhe sai è tento che non ci vediamo; tu dimmi ciò che vorresti dirgli, io ti prometto che se ne ho l’occasione glielo riferirò > Era proprio curioso! < Bene.. Devi dire a Naruto che lo ringrazio tanto per avere salvato il villaggio da quei cattivoni tanto tempo fa. La mia mamma ogni sera mi racconta come li ha sconfitti. Lui è il mio eroe e per questo io ho deciso che da grande vorrei diventare mizukage così lo potrò incontrare! > Sasuke rimase basito. Ora capiva perché quella bambina gli dava un senso famigliare. Aveva un carattere molto simile a quello di Naruto. Se non fosse stato per l’aspetto fisico, sarebbero stati identici. Al moro scappò un sorriso e annuì dolcemente. < Allora non hai ancora fatto  pace con Naruto?! > esclamò Inari. Sasuke si alzò da terra e lo guardò confuso. Non capiva di cosa stesse parlando < Come? > < Non avevate forse litigato? Me lo ha detto Naruto. Quando venni ad aiutare il tuo villaggio dopo la distruzione compiuta da Pain, chiesi subito di te a Sakura e Naruto, ma quest’ultimo mi disse che avevate litigato e che te ne eri andato dal villaggio; mi aveva anche assicurato che ti sarebbe venuto a cercare. Bhe forse sarà stato troppo impegnato. Dimmi la verità avete litigato per Sakura vero? > Sasuke era rimasto senza parole. ” Di sicuro Naruto si è inventato quella scusa per non far preoccupare Inari e soprattutto per non mettere in giro la voce che ero diventato un nunkenin “ Sasuke, ancora una volta, doveva dei ringraziamenti sinceri all’amico < No, non è stato per Sakura – si affrettò a dire – comunque adesso devo andare. Stammi bene Inari > Sasuke stava per andarsene quando Inari lo fermò < Aspetta Sasuke, si è fatto tardi, perché per stanotte non vieni a casa mia. Mia madre e mio nonno sarebbero felici di rivederti > < Mi dispiace Inari ma non posso > disse il moro con tono che non ammetteva repliche. Si girò e dopo aver salutato di nuovo se ne andò.
Era sera inoltrata. Il cielo era sereno ma si prospettava una notte fredda. Sasuke si stava riscaldando vicino ad un piccolo fuoco che aveva acceso dopo aver trovato dei piccoli legni fra i cespugli. Non aveva mangiato e il suo stomaco si era messo a far capricci. Di solito accettava sempre l’ospitalità offerta dalle persone che incontrava, e spesso aiutava, però questa volta era stato costretto a rifiutare. Se avesse accettato sia Inari che suo nonno gli avrebbero fatto molte domande specialmente sul presunto “ litigio ” che aveva avuto con Naruto; e, ora come ora, non gli andava per niente di rivangare il suo scuro passato. Aveva iniziato quel viaggio proprio per lasciarsi alle spalle il suo odio, il suo dolore e tutte le azioni che aveva compiuto da nunkenin, ma non era servito a molto. Il suo cuore aveva ancora una piccola macchia di puro dolore che puntualmente lo faceva soffrire. Improvvisamente sentì dei passi avvicinarsi da dietro i cespugli; istintivamente spense il fuoco, avvicinò una mano alla sua Katana e si mise in posizione di attacco. I passi ai avvicinavano velocemente e poi tutto d’un tratto si fermarono. Sasuke rimase immobile per alcuni secondi che sembrarono eterni, e proprio un secondo prima che decidesse di attivare lo sharingan qualcuno gli saltò addosso da dietro. < Sasuke-nii!! > Sasuke perse qualche anno di vita dopo quello spavento. Rimase imbambolato per più di un minuto in balia di quella piccola peste. < Sasuke-nii, se stai qua fuori poi ti ammali > L’Uchiha si girò e si ritrovò i due occhi viola di quella bambina che lo fissavano preoccupati. Di solito i bambini, specialmente quelli piccoli, avevano paura di quegli occhi così scuri e freddi, mentre quella bambina, quasi con naturalezza, ci si rispecchiava senza timore. Era raro che qualcuno lo guardasse con lo stesso sguardo di quella bambina. Un misto fra il preoccupato e il curioso con un pizzico di… Amore? Possibile che una bambina così piccola provasse un sentimento così “ complesso “ verso di lui? O forse era solo ammirazione? In quel momento, per un istante gli parve di vedere gli occhi color speranza di Sakura. < S-Sakura > sussurrò impercettibilmente. La piccola Niji, però, era molto vicina e capì le parole del giovane, anche se le interpretò in modo diverso < Ti sbagli nii. Qua non ci sono fiori di ciliegio! > Sasuke trattenne una risata, quella bambina era troppo buffa e così tremendamente dolce. < Niji, che ci fai a quest’ora fuori dal villaggio? > < Ero preoccupata per te nii. Ho pensato che avresti dormito qua fuori e quando sono uscita ho visto il fuoco, così mi è venuta un’idea. Conosco un posto dove puoi dormire tranquillamente. Non è lontano e lì non avrai freddo. > Niji non diede temo al moro di rispondere che gli afferrò la mano e lo guidò per le strade buie alla ricerca del posto di cui gli aveva parlato. “ Per essere così piccola, conosce molto bene questo posto “ notò Sasuke dato che la bambina si orientava molto bene nel buio camminando decisa. < Ecco! Siamo arrivati > La piccola Niji indicò un’apertura nella roccia che sembrava entrare in profondità. < Una grotta? > Sasuke e a piccola entrarono e, al contrario delle aspettative il posto era molto grande e al centro c’erano già dei legnetti posizionati per il fuoco. Niji si avvicinò e strofinando due sassi accese il fuocherello. < Sono sorpreso Niji, non pensavo conoscessi un posto come questo. > Era un posto veramente accomodante e, ora che era stato acceso il fuoco, alle pareti si potevano notare vari disegni che ritraevano varie persone, e su tutte queste regnava un coloratissimo arcobaleno. < Gli hai fatti te questi disegni? > < Si! Quando litigo con la mamma vengo sempre qui. Ho scoperto questa grotta per caso. Un giorno mi ero persa nel bosco, stava piovendo e ero molto spaventata. Scoprii questa grotta per caso e mi ci rifugiai. Quando smise di piovere sentii le voci della mamma e degli abitanti del villaggio chiamarmi e così tornai dalla mia mamma. Da quel giorno questa grotta è diventata il mio posto segreto. > Si vedeva quanto la piccola fosse fiera del suo piccolo ma personale nascondiglio. < Di solito non ci porto mai nessuno, tu sei il primo. > Niji stava guardando Sasuke sorridendogli con uno dei suoi più bei sorrisi. L’Uchiha ricambiò il sorriso con uno un po’ più piccolo ( era sempre Sasuke Uchiha) < Niji io ti ringrazio tanto, però ora tu devi tornare a casa, tua mamma sarà molto preoccupata. > < Va bene. Però poi non ti vedrò più? > la piccola stava per mettersi a piangere cosa che l’Uchiha non voleva assolutamente, così fece una cosa che mai si sarebbe aspettato di riuscito a fare. L’abbarcciò. La strinse forte a se senza dire niente, ma la piccola capì che le stava dicendo addio. Stettero abbracciati per qualche minuto poi Sasuke si staccò e dopo aver asciugato una piccola lacrima solitaria con il dorso della mano, le diede un piccolo bacio sulla fronte. < Ciao piccola Niji > < Ciao Sasuke-nii > Sasuke vide la piccola allontanarsi e, ancora con quel piccolo ma sincero sorriso ritornò nella grotta.


Spazio autrice
Salvee! Ecco a voi un nuovo capitolo. è un pò lungo ma spero che vi piaccia lo stesso. Ho deciso di mettere l'incontro con Inari perchè secondo me la missione di proteggere Tazuna è stata quella più importante per il nostro team 7. Inoltre ho aggiunto questo nuovo personaggio, Niji, che ha fatto sciogliere il cuore del nostro Uchiha!! Fatemi sapere che ne pensate anche di questo capitolo!!
Alla prossima   144kagome_alice144

 

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Capitolo 11
*** GRAZIE MAMMA ***


                                 GRAZIE MAMMA
 
Sasuke stava guardando i disegni che la piccola Niji aveva fatto sulle pareti della grotta. Aveva disegnato tutti gli abitanti che, sorridendo, si tenevano per mano sotto un grande arcobaleno. Lei era al centro. Era lei che teneva salda quell’unione fra le persone. “ Gli assomiglia proprio” pensò Sasuke ricordandosi del suo villaggio e di Naruto. Era sicuro che Naruto era diventato hokage e che, insieme ai suoi amici, stava unendo tutti i cittadini della foglia. Stava creando nuovi e forti legami. Sasuke spostò lo sguardo in fondo alla grotta su una roccia solitaria. Su quella roccia non c’erano disegni. Sembrava un punto nero su un fogli bianco. Il ragazzo si avvicinò al masso e lo sfiorò, questo rotolò lentamente lontano. “ Eppure non ci ho messo forza ” L’attenzione dell’Uchiha , improvvisamente, venne catturata da uno strano foglio piegato che era stato messo sotto quella roccia. Era stato consumato dal tempo però era ancora in buono stato. Lentamente, con una strana sensazione, Sasuke l’aprii. Era una lettera. Iniziò a leggerla:
“ Questa sarà la mia ultima missione come ninja. Mi aspetta una vita famigliare sia come moglie che come madre. Ho deciso di scrivere questa lettera perché ho bisogno di raccontare la verità. Spero che a leggere questa lettera sia il figlio che sto aspettando. Ho già deciso il suo nome: Sasuke. Sia io che mio marito siamo convinti che sia il nome migliore per un Uchiha. Prego chiunque trovasse questa lettera di consegnarla a Sasuke Uchiha del villaggio della Foglia.
Figlio mio, sarai cresciuto; sarai un uomo. Io forse non ci sarò già più. Ti chiedo di perdonarmi, so che non sono stata per niente una buona madre, né per te né per Itachi. Ho dovuto scegliere. Tuo padre, Fugaku, vuole ribellarsi a Konoha con tutto il nostro clan e ci è stato chiesto di scegliere se proteggere il villaggio o rimanere nel clan. Io ho scelto di rimanere nel clan, non perché ce l’avessi con il villaggio, ma perché amo tuo padre e sono pronta a morire per lui. Non ti fare strane idee però, tuo padre non è cattivo, lui ama il villaggio, però ama anche il suo clan. Dopo l’attacco della volpe a nove code al villaggio si è sparsa la voce che fossimo stati noi Uchiha a scatenarne l’ira. In verità è stato Madara Uchiha a farlo, ma credo che quando leggerai questa lettera di sicuro ne saprai più di me. Comunque io ho scelto di stare con il clan, ma tuo fratello no. Non lo sa nessuno nemmeno tuo padre, ma Itachi sta intermediando fra il clan e il villaggio. Ti chiederai come lo sono venuta a sapere. Bhe è stato piuttosto semplice! Io sono vostra madre e mi basta poco per capire ciò che combinate! Sia tuo fratello che Shisui stanno facendo di tutto per impedire il colpo di stato, però credo che il peso di questo compito sia troppo per affidarlo a due soli ragazzini. Non so cosa succederà, ma spero che Itachi ti protegga con qualunque mezzo. Sopporterei anche di venire uccisa da lui pur di saperti al sicuro. Sasuke, di sicuro soffrirai molto nella tua vita, ma ti prego non serbare odio o rancore nei confronti né del clan né del villaggio. Ricordati che tu sei un membro del clan Uchiha e un cittadino di Konoha. Io spero che tu e Itachi sappiate riportare la luce nel nostro clan. Ripongo tutta la mia fiducia in voi. Figlio mio ricordati che il clan Uchiha e un clan che ama ed è pronto a morire per ciò che ama. Io vorrei che il nostro clan amasse il villaggio; per questo vorrei che tu imparassi ad amare. Di sicuro sarai molto gettonato tra le ragazze, ma ricordati che l’amore è uno solo. L’amore è speranza, è forza, è la capacità di rischiarare ogni giorno solo con un sorriso. Non far mai soffrire la ragazza con cui hai deciso di passare la tua vita, amala con tutto te stesso. Vivi con lei e per lei. Sasuke spero anche che ti farai degli amici sinceri, come ne ho avuti io. Ricordati i veri amici sono quelli che farebbero di tutto per te, sono quelli che mettano a rischio la loro vita per te, sono quelli che ti aiutano a sopportare il peso dell’odio. Sono quelli che non ti lasciano mai solo. Naturalmente anche te devi essere un buon amico per chi tu vuole bene. Sasuke, ti chiedo anche di prenderti cura del piccolo Naruto Uzumaki. Lui è il figlio della mia migliore amica, Kushina, e del migliore amico di tuo padre, Minato. Loro sono anche i nostri testimoni di nozze e i vostri padrini come noi lo siamo per loro. Purtroppo nell’attacco della volpe sono morti per salvare il villaggio e il piccolo Naruto è rimasto solo. La vita per lui sarà difficile perché adesso lo spirito della volpe dimora in lui e la gente lo tratterà come un mostro. Io vorrei che voi due foste amici e che vi aiutate a vicenda a sopportare il dolore l’uno quello dell’altro. Sauke ricordati che la tua mamma ti vuole bene e te ne vorrà per sempre. Io veglierò sempre su di te. Sarò la luce che illuminerà la tua vita e che ti impedirà di cadere nel buio.
TI VOGLIO BENE SASUKE.
La tua mamma.                           
                                                                                                        MIKOTO UCHIHA “

 
Calde lacrime solcavano il volto di Sasuke. Ritrovarsi quella lettera fra le mani lo riportava indietro con la memoria. Riusciva ancora a sentire il calore degli abbracci di sua madre e anche il suo dolce profumo al sapore di ciliegia. Si strinse la lettera al petto come se volesse, ancora una volta, abbracciare sua madre. Nella sua mente scorrevano immagini del suo passato: la vita in famiglia, la tragica notte, il dolore della solitudine, il team 7, l’addio a Konoha, la vita nel covo di Orochimaru, il team Hebi, l’organizzazione alba, la guerra, Itachi. Lentamente ripensò alla sua famiglia e a quell’ immagine se ne accostò un’altra: quella della sua nuova famiglia. Il maestro Kakashi, Sakura e Naruto. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano < Grazie mamma. Ora so cosa fare. > Il moro ripiegò la lettera e se la mise al sicuro in tasca, poi si girò e riguardò un’ultima volta quei disegni; gli tornarono in mente gli occhi viola di Niji. < Manterrò la promessa piccola Niji. > Uscì dalla grotta, era già l’alba. Si mise a correre. Ora sapeva dove andare e cosa fare; sapeva come togliersi quella macchia di dolore nel suo cuore. Saltava di albero in albero alla velocità della luce, sapeva che gli ci sarebbe voluto quasi tutto il giorno per raggiungere la sua meta ma non era intenzionato a smettere di correre. < Sto arrivando! Aspettatemi >


Spazio autrice
Eccociiii con un nuovo capitolo. Non potevo aspettare, dovevo scrivere della mamma di Sasuke. Ho pensato che, come Naruto, anche Sasuke doveva conoscere i sentimenti della madre. Spero di aver reso il personaggio abbastanza chiaro. Non so voi, ma io amo Mikoto!! Bhe fatemi sapere cosa ne pensate!
Alla prossima           144kagome_alice144  

 

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Capitolo 12
*** RITORNO A CASA ***


                              RITORNO A CASA
 
Sasuke arrivò alle porte di Konoha che era il tramonto. Il sole era ormai sparito dietro le montagne e il cielo si stava tingendo di rosso. Sasuke aveva il fiato corto e il cuore che gli batteva a mille. Di sicuro era per la folle corsa che aveva appena fatto, ma c’era dell’altro. Era emozionato..? Sapeva che non sarebbe stato facile per gli abitanti del villaggio accettare il suo ritorno e, anche per lui, sarebbe stato difficile riambientarsi alla vita del villaggio. D’istinto alzò gli occhi al cielo: stava diventando sempre più rosso, anche le poche nuvole presenti si stavano dipingendo di quel colore. A chiunque sarebbe sembrato un tramonto bellissimo, romantico, ma a Sasuke quel rosso così scuro ricordava solo il sangue. Deglutì scacciando quei brutti pensieri. Prese un bel respiro e, stringendo la lettera di sua madre, si decise a varcare l’enorme porta del villaggio. Fece qualche passo e poi si fermò spaesato. Konoha era sempre stato un villaggio abbastanza tranquillo, c’era molta cordialità fra le persone e di solito a quell’ora le strade erano piene di persone: i bambini che giocavano, i ninja che rincasavano dopo una missione e gli adulti che svolgevano i loro lavori. Sì, insomma, Konoha era sempre stato un villaggio che viveva; e questo Sasuke lo sapeva bene! Ma allora perché adesso le strade erano deserte? Perché non c’erano i bambini, i ninja e gli adulti? Perché Sasuke non sentiva nemmeno un rumore? Era come se tutto si fosse addormentato, spento, ghiacciato. Doveva sapere che cosa stava succedendo e per farlo sapeva che doveva andare dall’hokage, però prima doveva passare da quel posto. Decise così di prendere una stradina secondaria e in meno che non si dica arrivò nel suo posto “ segreto “. Doveva per forza passare di lì per far vedere che era tornato; dopotutto era lì che suo padre gli aveva insegnato la tecnica della palla di fuoco, era lì che trovava un po’ di conforto quando si sentiva solo e era lì che decise di vendicarsi di suo fratello. Sasuke scese dalla sponda e si avviò sul ponticello di legno che sovrastava il piccolo fiume che scorreva all’interno del villaggio. Camminava lentamente ricordando quando, per la prima volta, su quel ponticello, suo padre gli aveva detto che era fiero di lui. Piano piano nella sua mente si fecero largo i ricordi della sua famiglia, dei suoi zii, dei suoi amici. All’improvviso i suoi ricordi vennero interrotti da dei singhiozzi. Aguzzò la vista e vide una figura rannicchiata in cima al ponticello. La studiò attentamente: notò che era molto magra, forse troppo, aveva dei lunghi capelli corvini e, da quel poco che poteva vedere la sua pelle era bianca. Doveva essere una ragazza. Piangeva.  Il ragazzo le si sedette vicino senza dire una parola, con lo sguardo rivolto verso il fiume che stava assumendo i colori scuri del cielo. La ragazza sembrò accorgersi della sua presenza e, lentamente, si girò verso il moro. < S-S-Sasuke… > sussurrò. L’Uchiha si girò verso la ragazza e si rispecchiò nei suoi occhi bianchi, arrossati dalle lacrime. < S-S-Sasuke s-sei tu? > Il giovane non fece in tempo a rispondere che si ritrovò la ragazza fra le braccia < S-S-Sa-Sasu-Sasuke!! > < Hi-Hinata calmati > Sasuke era rimasto scioccato. Hinata stava urlando il suo nome in preda al suo dolore. La giovane Hyuga era fredda, aveva la carnagione molto più bianca di quanto ricordava e sembrava anche molto dimagrita. Sentiva la maglia bagnarsi delle lacrime della corvina la quale non riusciva a trattenerle. Il dolore che provava era troppo forte. < S-S-Sasuke l-lo devi ai-aiu-aiutare!!! S-S-stà m-moren-moren-morendo!! > La ragazza era sempre più scossa dai singhiozzi e riusciva a stento a respirare, Sasuke non sapeva cosa fare, non aveva idea di come poterla aiutare e quella situazione iniziava a non piacergli affatto. Appoggiò la mano sulle spalle della ragazza e la scostò gentilmente. Hinata aveva gli occhi chiusi dai quali fuoriuscivano fiumi di lacrime. Il suo dolce volto era brutalmente rigato, continuava a singhiozzare. Sasuke le diede un piccolo buffetto sulla guancia destra, appoggiandoci poi la mano. < Hinata adesso calmati! Sono tornato e ho deciso che non me ne andrò più. > A quelle parole Hinata aprì gli occhi e lì fissò in quelli neri di Sasuke. Vedendo che la ragazza si stava calmando, Sasuke iniziò ad asciugarle le lacrime cadute sul volto con il pollice della mano, accorgendosi di quanto la sua pelle fosse liscia. Hinata si era persa nelle iridi nere dell’Uchiha. Il suo cuore, prima oppresso e trafitto dal dolore, ora stava trovando un po’ di tranquillità e sollievo. Era come se con quelle parole Sasuke avesse tolto almeno cento spine delle mille che infilzavano il suo cuore. Ci volle più di un minuto per far riprendere quasi completamente la ragazza, per farla smettere di singhiozzare e farla tornare con un respiro regolare. In quel tempo nessuno aveva parlato, nessuno si era mosso. Si stavano guardando l’uno negli occhi dell’altra. Quegli occhi così neri, così bui, avevano dato nuova forza ad Hinata che, quando si accorse che il viso di Sasuke era a pochi centimetri dal suo, non potè fare a meno di arrossire e girarsi di scatto verso il fiume, diventato ormai buio come la notte scesa su Konoha. Vedendo la reazione della ragazza Sasuke accennò un sorriso, ma non fece in tempo a fare altro che Hinata gli saltò al collo abbracciandolo < Oh Sasuke! Sono così contenta che sei tornato! > Per il troppo slancio preso dalla ragazza, e la sorpresa per un gesto così inusuale per lei, Sasuke perse l’equilibrio ritrovandosi sdraiato con la giovane Hyuga che lo stava stritolando in quel caldo abbraccio. “ Strano che Hinata si comporti così. Di solito è sempre molto timida e composta, deve essere proprio felice! Però che strana sensazione. L’unica persona che mi ha abbracciato per ora è stata soltanto Sakura, molti anni fa, ma non ricordavo che un abbraccio fosse così caldo “ Ripensando a quella volta in qui era stato abbracciato da Sakura, il giovane non potè non arrossire. All’improvviso, però, sentì la ragazza che faceva leva sulle proprie braccia per alzarsi < Scusami Sasuke.. > “ La solita Hinata “ < Non fa nulla > rispose alzandosi a sua volta. < Forza Sasuke, seguimi. > La ragazza gli prese la mano e iniziò a incamminarsi verso il villaggio. Sasuke era rimasto allibito da quel gesto improvviso della ragazza, e quando si accorse che stavano camminando per le vie deserte del villaggio mano nella mano fu tentato di fermarsi e chiedere spiegazioni alla ragazza, però qualcosa dentro di sé lo fermò. Quella scena assomigliava molto a quella vissuta con la piccola Niji che lo trascinava verso la grotta dove aveva trovato la lettera di sua madre; così decise di fidarsi della sua amica e lasciarsi guidare per le strade di Konoha. 


Spazio autrice
Salveee!! Scusate se sono in ritardo, ma non ho potuto fare altrimenti. Vi assicuro che il prossimo capitolo arriverà un pò prima (spero) perchè sono già a metà! Vorrei sapere anche che cosa ne pensate dei momenti sasuhina?! io li vedo bene, come amici naturalmente!! bhe comunque vi lascio con questo capitolo e aggiungo anche che nel prossimo fara la sua comparsa un personaggio davvero inaspettato!!!! vediamo chi ci indovina??  
Approfitto anche per fare a tutti i miei più sinceri AUGURI DI PASQUA!!
Alla prossima                                                          144kagome_alice144

 

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Capitolo 13
*** CIAO FRATELLINO! ***


 
                                                       CIAO FRATELLINO!
 

 
Sasuke non riusciva a capire il comportamento della ragazza. Rimaneva sempre sulle strade secondarie ed evitava le strade principali. “ Perché lo farà? Non c’è nessuno, per far prima potremmo anche passare per le strade principali. “ All’improvviso la giovane si fermò dietro un angolo e, dopo essersi accertata che nei dintorni non ci fosse nessuno si rivolse al ragazzo < Sasuke, dovremmo per forza passare per questa strada; perciò tu indossa questo – gli porse un mantello con cappuccio scuro – Ti prego non fare domande, metti anche il cappuccio. > Lo aiutò a sistemarsi < Ma così non vedo nulla.. > < Shhh! Zitto! – lo brontolò coprendogli la bocca con le mani - Non ti preoccupare, ti guiderò io. > Sasuke annuì e Hinata, imbarazzata, gli tolse la mano dalla bocca. < Sasuke, un’altra cosa, promettimi che qualunque cosa succeda tu non farai niente e mi continuerai a seguire. Promettilo. > “ Ma che dovrebbe succedere? “ si domandò Sasuke mentre annuiva alla giovane. Non riusciva a capire il perché di quella promessa, però aveva visto negli occhi di Hinata una supplica, una preghiera perché mantenesse la sua promessa. Si incamminarono per la strada. Vuota. Come aveva previsto il giovane la strada era vuota. All’improvviso sentì una presenza. “ Uno, due, tre, ma queste presenze, sono gli abitanti! “ Osservando meglio, infatti, si poteva vedere che, ai margini della strada, c’erano molte persone, che però guardavano i due con odio. < E’ solo la Hyuga ragazzi! > disse un uomo. Dalla voce Sasuke riconobbe il fornaio del villaggio. < E’ la fidanzata di quel mostro! Hey a noi non ci fa paura quel mostro bastardo! Dillo pure ai tuoi amichetti! > disse invece quello che sembrava il venditore delle maschere per le feste. “ Ma che sta succedendo, perché gli abitanti del villaggio si comportano così? “ Sasuke non finì nemmeno di formulare il pensiero che qualcuno iniziò a tirargli contro delle pietre. Prima uno, poi due, piano piano tutti lì a torno iniziarono a tartassarli con le pietre. Sasuke stava per fermarsi e “ parlare “ con quella gente, ma sentì la mano di Hinata stringere la sua e così continuò a seguirla. < Hey ragazzina! Devi dire a quel mostro che noi qui non vogliamo traditori! > continuò il venditore delle maschere; poi ci fu un coro di tutti che urlavano < A mote il nunkenin! A morte il mostro! > “ Parlano di me? “ “ Per fortuna siamo quasi arrivati, non so quanto ancora Sasuke possa resistere. “ Il moro si sentì tirare per un braccio e vide che Hinata gli stava indicando i tetti “ Ora dobbiamo saltare? “ Annui e spiccò un salto dove la giovane gli aveva indicato. Presero a saltare su qualche tetto e poi scesero davanti ad una casa, con le luci accese, una casa molto famigliare. “ Casa mia?! “ < Hinata mi vuoi spiegare che sta succedendo?! > Sasuke non poteva più tacere. Non riusciva a capire il comportamenti della ragazza ed era sempre più curioso di sapere. “ Perché mi avrà portato qui e perché le luci sono accese? Ma soprattutto, cosa è successo al villaggio? Perché tutti si comportano così male? “ Questi erano i pensieri che attanagliavano la mente del giovane Uchiha. Hinata era a conoscenza dei dubbi e della frustrazione dell’Uchiha ma non rispose, non disse niente, si limitò a bussare alla porta della casa di Sasuke. Si sentirono dei passi provenire dalla casa che si stavano avvicinando velocemente alla porta. La serratura girò con un rumore stridolo, la porta si spalancò e una figura dai corti capelli rosa si fiondò ad abbracciare Hinata. < Oh Hinata stai bene?! Facevi tardi e mi sono preoccupata!! Lo sai che non devi stare fuori a quest’ora! > urlava mentre nascondeva il viso nella spalla della corvina per cercare di trattenere le lacrime, o forse per asciugarle? < S-scusa Sakura, non volevo farti preoccupare, però.. > < S-S-Sakura? > Sasuke era rimasto impietrito a guardare la giovane che con foga stringeva la sua amica. Non si poteva essere sbagliato, quella chioma rosa e quella voce, le avrebbe riconosciute fra mille. Non riuscì a dire nulla, riuscì soltanto a sussurrare il suo nome, ma questo bastò per attirare l’attenzione della rosa. < Questa voce.. > sussurrò ancora avvinghiata a Hinata un’incredula Sakura. Lentamente e con mani tremanti si staccò da Hinata che sorrideva; un sorriso sincero, felice, che era tanto che non appariva sul volto della giovane Hyuga. Lentamente si girò e si ritrovò a fissare le iridi nere dell’Uchiha. Lui era lì davanti a lei, ma lei non riusciva a muoversi, non riusciva a parlare, non riusciva a respirare. Sasuke rimase incantato a rispecchiarsi negli occhi speranza della sua amica; notò però che, se prima i suoi occhi emanavano energia e voglia di vivere, ora erano spenti, sofferenti. Le sue guance, che non avevano più il colore dei ciliegi in fiore, mostravano i solchi delle troppe lacrime che doveva aver versato in quel periodo. Dopo secondi interminabili passati a specchiarsi l’uno negli occhi dell’altra, Sakura si avvicinò piano a Sasuke. Gli accarezzò con una mano la guancia destra provocando un leggero brivido all’Uchiha che pensò “ E’ fredda “ Sakura non poteva crederci, quello doveva essere un sogno, un bel sogno, però lo aveva toccato, riusciva a sentire il calore del suo viso sulla sua mano fredda; così, senza neanche pensarci l’abbracciò. Non fu un abbraccio disperato e rotto dal pianto come quello con la giovane Hyuga, Sakura lo abbracciò dolcemente appoggiando la testa sui suoi muscoli. Sasuke, ricambiò stringendola un po’ di più a se e appoggiando la testa sui suoi capelli rosa. In un attimo fu avvolto dal profumo di ciliegio che caratterizzava quella ragazza “ Quanto mi è mancata! “ < Sakura, sono tornato e non me ne andrò più! > sussurrò. A quelle parole Sakura sorrise, non iniziò a piangere a saltare o a picchiare come aveva previsto l’Uchiha, sorrise e dai suoi occhi scese una piccola lacrima solitaria carica di speranza. Se fosse stato per la ragazza sarebbe potuta rimanere abbracciata all’Uchiha per sempre, ma non poteva, doveva assolutamente entrare in casa! < Sasuke, ora entriamo, devo farti vedere una persona > disse mostrando uno dei suoi sorrisi più belli che fecero annuire l’Uchiha e rincuorare Hinata “ E’ tanto che non vedevo Sakura sorridere così! “. Il terzetto entrò in casa. Sasuke rimase a bocca aperta. Casa sua era così pulita e in ordine, la solita aria cupa che aveva regnato fra quelle mura per degli anni, ora era sparita lasciando il posto ad un’aria famigliare, calda e rilassante. Vedendo la sua espressione la ragazza dagli occhi verdi si affrettò a spiegare < Ti piace Sasuke? Sai, io e Hinata viviamo qui e ci siamo permesse di fare un piccolo restauro > < S-Si è bellissimo Sakura, ma perché.. > < Emm…Sasuke vuoi qualcosa da bere? > Il giovane annuì ma non riusciva a capire perché Hinata lo avesse interrotto in quel modo. Quando si girò per riprendere il discorso con Sakura, lei era sparita. “ Un secondo fa era qui accanto a me “ pensò il giovane guardandosi intorno; ma non trovando tracce dell’amica si diresse in cucina insieme ad Hinata con un unico pensiero in testa “ Non mi piace questa situazione”. Intanto Sakura era salita al piano di sopra e, dolcemente bussò alla porta della camera < Avanti > Sakura entrò cauta nella stanza e trovò la persona che le aveva dato il permesso seduta sul letto con un’aria un po’ assonnata < Scusa stavi dormendo, non volevo.. > < Non ti preoccupare > la rincuorò con un sorriso gentile. < Come stai oggi, va un po’ meglio? > < Si, grazie a te Sakura sto molto meglio > Sakura accennò un piccolo sorriso, almeno qualcosa di buono l’aveva combinato anche lei. Nella stanza calò il silenzio, Sakura rimaneva affiancata la porta e la misteriosa figura seduta sul letto. All’improvviso fu Sakura a rompere il silenzio dando la felice notizia < E’ tornato >< Allora aveva proprio ragione, si vede che conosceva Sasuke meglio di chiunque altro > disse la strana persona alzandosi dal letto e avvicinandosi alla porta < Non credo fosse solo questo. Lui crede in Sasuke. E’ il suo migliore amico. Lo considera come un fratello > la voce di Sakura tremava tanto che l’ultima parola si era trasformata in un sussurro. Gli occhi gli si fecero lucidi e lottò contro se stessa per evitare di piangere, ancora.  < Non ti preoccupare, tutto tornerà come prima > disse la figura mentre usciva dalla stanza e si dirigeva al piano inferiore seguito da una Sakura distrutta dal dolore ma con un piccolo bagliore di speranza negli occhi. Hinata e Sasuke erano seduti sul divano nel salotto davanti al camino, era calato un silenzio improvviso, Sasuke era immerso nei suoi pensieri e nelle sue domande mentre la giovane Hinata teneva gli occhi spenti  fissi in un punto, senza riuscire a pensare più a nulla. La Hyuga sentii dei passi provenire dal piano di sopra e alzò gli occhi sulle scale. Quando vide scendere Sakura in compagnia dell’ospite sul suo volto apparve un piccolo sorriso, dolce e caldo, il sorriso che per molti anni glia aveva solcato il volto e che da un anno a questa parte era sparito. Sasuke, che non si era accorto di niente, quando vide l’espressione di Hinata ebbe l’impulso di girarsi, ma una voce alle sue spalle lo fece raggelare, bloccandolo a sedere < Ciao fratellino >



Spazio autrice
TADAN!! Ecco svelato l'arcano mistero!! Uno dei tanti, aggiungerei. Immagino che, dopo questo, abbiate ancora più domande, bene state pure tutti tranquilli perchè nel prossimo capitolo risponderò a mote delle vostre domande.. ( e anche a quelle di Sasuke! )
Volevo ringraziare babygames05 e FireCristal per le recensioni che mi hanno lasciato! Grazie davvero, non sapete quanto mi facciano felici i vostri commenti!!
Alla prossima                                           144kagome_alice144

 

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Capitolo 14
*** GRAZIE AMICO MIO ***


                                                                 GRAZIE AMICO MIO!
 
 Se non fosse stato a sedere Sasuke sarebbe di sicuro svenuto. Si sentiva il mondo girare in torno e aveva un forte senso di nausea. “ Non può essere. Non può essere “ si ripeteva; ma, mentre il suo cervello cercava delle possibili risposte il suo cuore scoppiava dalla felicità. < Hey Sasuke stai bene? > sussurrò. Suo fratello era lì davanti a lui, vivo e vegeto. < Sembra che tu abbia visto un fantasma > la battuta di Itachi fece ridere le due ragazze e fece risvegliare Sasuke dal suo stato di trance. < M-Ma Itachi, t-tu eri morto.. e-e.. > non riusciva nemmeno a formulare una frase di senso compiuto, ma questo non importò al fratello maggiore che lo abbracciò. Sasuke non era mai stato abbracciato da suo fratello, anche se da piccolo avrebbe tanto voluto, e adesso che si trovava lì, l’unica cosa che fece fu farsi abbracciare, non ricambiò, ma nemmeno lo allontanò in malo modo. Sul volto delle due ragazze si aprì un sorriso divertito e Itachi pensò “ E’ pur sempre Sasuke Uchiha “. Quando l’abbraccio finì, Sasuke era pieno di domande, si sentiva la testa scoppiare da tanto che era confuso così guardando tutti i presenti esplose < Mi dite che cosa sta succedendo qui?! Gradirei delle spiegazioni > Fu Sakura a parlare < Hai ragione Sasuke, però.. >< Però cosa Sakura?! > Sui volti dei presenti calò un’aria cupa, piena di dolore e tristezza. Il giovane si rese conto di aver esagerato, ma lui voleva delle spiegazioni, in fondo ne aveva il diritto! Cos’è successo al villaggio e agli abitanti? Dove sono finiti tutti gli altri? Perché tutti si comportano in modo così strano? Perché Itachi era vivo? Queste erano le domande che attanagliavano la mente del più piccolo degli Uchiha. < Va bene Sasuke, ti racconteremo tutto. > disse Itachi facendo segno al fratello di sedersi. “ Deve essere un racconto lungo “ pensò sedendosi sulla poltrona, imitato dal fratello e dalle due ragazze. Ci fu un minuto di silenzio dove sia Itachi, che Sakura e Hinata, si preparavano mentalmente il discorso da fare a Sasuke. Sorprendentemente fu Sakura a parlare per prima < Successe tutto qualche giorno dopo che tu te ne andasti di nuovo da Konoha >  Sasuke deglutì e la ragazza abbassò per un attimo gli occhi per poi rialzarli e, stringendo la mano dell’amica, continuò  < Anche Naruto era stato dimesso completamente, era ritornato in perfetta forma e la prima cosa che fece fu venire a casa mia…
Inizio flashback
TOC TOC
< Arrivo > una ragazza dai capelli rosa si affacciò alla porta e si ritrovò davanti un ragazzo, biondo con gli occhi azzurri pieni di vitalità e un sorriso che emanava gioie e sicurezza. Ormai Naruto aveva imparato a riconoscere i falsi sorrisi della sua amica. Sakura, da parte sua non riuscì a trattenersi. In quei giorni aveva passato il tempo a piangere per la fuga di Sasuke e non si era mai sfogata con qualcuno; sapeva bene che, per quanto ci provassero le sue amiche o i suoi genitori non capivano il suo dolore. Ma lui si. Lui era l'unico che riusciva a capire tutto il suo dolore. Sakura si lasciò andare ad un pianto disperato fra le braccia di Naruto, nascondendo il suo viso sul suo petto in cerca di protezione. < S-S-Se ne è a-anda-andato! S-Sasuke è-è anda-andato v-via di-di nuovo!!! N-Non t-torne-tornerà p-più! > urlava fra i singhiozzi. Naruto dolcemente le accarezzava i capelli senza dire una parola. Sapeva quanto la sua amica stesse soffrendo, anche lui soffriva, anche lui aveva voglia di piangere, ma non poteva, non doveva. Quando sentì che la ragazza si era un pò calmata, sciolse l'abbraccio e gli asciugò le guance con le mani. Sakura si perse nell'azzurro dei suoi occhi. Così diversi da quelli di Sasuke, ma carichi di dolore proprio come quelli dell'Uchiha. < Sakura-chan, non devi dire così. Io credo in Sasuke. Lui tornerà. Ne sono sicuro. Lui tornerà e questa volta sarà per sempre! >< Dici davvero? >< Ma certo! Anzi, ti assicuro che quando quel teme torna gliela faccio pagare per come si è comportato dattebayo! > Naruto sorrideva e aveva mostrato il suo pollice rivolto verso l'alto in simbolo di promessa " Grazie Naruto, se non ci fossi tu, come farei io.. "< Va bene, se lo dici tu ci credo baka! > disse Sakura sorridendo. Naruto era veramente felice, era riuscito a ritirare su il morale a Sakura e ora addirittura gli sorrideva! Ma non fece in tempo ad aggiungere altro che dal nulla apparse un ninja della squadra AMBU. < Scusate, Sakura, Naruto, l'hokage ha urgenza di parlarvi > I due interessati si guardarono confusi e fu Sakura a dare la risposta al ninja < Va bene, andiamo subito. Grazie per averci avvertito > Senza dire altro il ninja scomparve nel nulla così come era apparso. < Chissà che cosa vorrà la baa-chan!  > disse Naruto mentre camminava in direzione del palazzo dell’hokage insieme a Sakura. < Appena arriveremo lo sapremo > rispose la ragazza con una punta di curiosità guardando con la coda dell’occhio il ragazzo biondo affianco a lei. Naruto aveva le mani ripiegate dietro la testa e lo sguardo poco intelligente rivolto verso il cielo. Sul viso di Sakura si fece spazio un sorriso divertito. Voleva veramente bene a quel buffo biondino che non faceva altro che sognare di diventare hokage, ma che proprio grazie a quel sogno era riuscito a diventare un eroe. Purtroppo non tutti la pensavano così. Molti degli abitanti, dopo aver visto a forza di Naruto durante la guerra avevano iniziato ad averne paura e si tenevano alla larga da lui. Sakura sapeva che Naruto ne soffriva per questo, aveva faticato così tanto per farsi accettare dagli abitanti, e ora che ci era riuscito, molti avevano ripreso a chiamarlo “ mostro “. Naruto però non era cambiato, era sempre la solita testa quadra, e i suoi amici lo sapevano bene. Tutti i ragazzi avevano sofferto all’orrore e alle perdite della guerra, ma Sakura sapeva che ora che il suo migliore amico era stato dimesso dall’ospedale e si era completamente ripreso, lui avrebbe rimesso tutto apposto. Sì, Sakura si fidava di lui! Avvolti ognuno nei suoi pensieri arrivarono dall’hokage. Ad attenderli c’era la signorina Shizune < Ciao ragazzi, vi stavo aspettando. Seguitemi > < Si! > esclamarono in coro seguendo l’assistente della signorina Tsunade. TOC TOC < Entra Shizune > tuonò la sennin. “ Deve essere molto nervosa “ pensò la rosa. < Ah ragazzi, siete voi! Bene vi stavo aspettando! > < Baa-chan ci vuoi spiegare che sta succedendo? > Il biondino venne trafitto dagli sguardi delle tre donne che erano presenti in quella stanza
. < Naruto ti conviene stare zitto > disse Kurama scoppiando in una risata. < AH!  Kurama sta zitto! Lo sai che non mi devi prendere in giro! > urlò Naruto incrociando le mani al petto e assumendo un espressione falsamente offesa che, risultò molto buffa tanto da provocare ancora più risate alla volpe. < Naruto! Naruto! > urlò Tsunade per attirare l’attenzione del biondino. < Ah.. si.. scusa baa-chan dicevi? > rispose Naruto. Tsunade per trattenersi dal picchiare l’Uzumaki dovette far un gran respiro mentre sia Shizune che Sakura si mettevano una mano davanti al viso per cancellare quella scena patetica. “ Il solito Naruto. Non cambierà mai “ pensarono all’unisono. < Bene, ascoltatemi bene. – iniziò Tsunade attirando l’attenzione dei due ragazzi – Io e gli altri kage ci siamo accorti che si stanno formando dei gruppi di ninja che sono contro l’alleanza. Non siamo riusciti a raccogliere molte informazioni per ora, per ora sappiamo solo che si fanno chiamare “ tane nero “ > Tsunade fece una pausa per far assimilare ciò che aveva appena detto ai due ragazzi. < “ Seme nero “ ha detto? > chiese Sakura. La sennin annuì mentre in Naruto si fece strada un brutto presentimento. Vedendo che i due ragazzi stavano zitti senza proferire parole l’hokage continuò < Avevo madato dei ninja per scoprire qualcosa di più su questi “ tane nero “ e, avvicinandosi al loro covo hanno trovato il cadavere… > Fece una pausa. Non era facile continuare per lei, non trovava nemmeno le parole adatte per evitare di dire quel nome. Vedendo l’espressione preoccupata dell’hokage Naruto e Sakura ebbero un tuffo al cuore < Sas.. > Sakura non fece in tempo a finire il suo nome quando Naruto urlò < Ci dica di chi è il cadavere! > Tsunade li guardò < Il cadavere di Itachi > Sakura fece un sospiro e il suo cuore riprese a battere normalmente, mentre a Naruto si spaccò la terra sotto ai suoi piedi, il mondo gli cadde addosso. < Naruto, ho voluto avvertire te per primo perché anche tu sei al corrente di tutta la verità > I due ragazzi la guardarono confusi chi per un motivo, chi per l’altro. < Me lo ha detto Kakashi – rispose alla domanda implicita di Naruto – Non ho ancora detto niente a nessuno, per ora siamo in pochi a sapere di questo ritrovamento, nemmeno gli anziani ne sono al corrente. Naruto, adesso la scelta è tua. Sei tu che devi decidere se.. > < So già cosa fare. Solo io posso farlo e glielo devo. Itachi ci ha salvato tutti e ha creduto in me, ora tocca a me restituire il favore. > Dopo aver detto questo Naruto si diresse verso l’obitorio, ma fu fermato da Sakura che era riuscito a raggiungerlo < Finalmente ti ho raggiunto Naruto! Senti, mi vuoi spiegare che cosa sta succedendo? > Naruto guardò la sua amica. In effetti, lei non sapeva la verità sul fratello di Sasuke e aveva tutto il diritto di sapere. < Va bene Sakura-chan ti racconterò tutto strada facendo > Naruto iniziò a raccontare tutto, tutta la verità sul clan Uchiha. La ragazza ascoltava, senza proferire parola, avvolta da quell’orribile verità.  E’ una cosa orribile! Ora capisco il comportamento di Sasuke. Lui deve aver sofferto così tanto.. > Sakura non poteva credere che lui da solo era riuscito a sopportare un dolore così grande, stava quasi per mettersi a piangere nel pensare a lui da solo con il suo dolore quando Naruto disse < Lui non è solo! Ci siamo noi, Sakura, e lui lo sa. Io sono sicuro che tornerà e deciderà di rimanere qui con noi per sempre. > < Naruto.. si hai ragione! – rispose la rosa ritrovando un po’ di allegria – Ma adesso mi spieghi perché stiamo andando all’obitorio? > < Vedi Itachi prima di morire, mi ha lasciato una sua tecnica da utilizzare contro Sasuke se avesse deciso di attaccare il villaggio; ma quando è ritornato in vita con l’Edo-tensei di Kabuto l’ha utilizzata su se stesso per staccarsi dal controllo sulla sua coscienza. > < Si e allora? > < Vedi, insieme alla tecnica è entrato dentro di me anche un po’ del suo chakra e si è mischiato con quello di Kurama; perciò se riesco a rimettere il suo chakra nel suo corpo e ce ne aggiungo anche un po’ di quello di Kurama, Itachi dovrebbe tornare in vita. > < Sarebbe meraviglioso Naruto!  Ma te sei sicuro che non ti succederà niente? > < Ad essere sincero non lo so perché non l’ho mai fatto prima d’ora, però non credo che rischi la vita.. > < Naruto, Sakura non ha tutti i torti, nemmeno io so che cosa potrebbe succederci.. > < Non ti preoccupare Kurama, non ci succederà niente! > < Sei sempre il solito ottimista, eh? > Naruto mostrò alla volpe il suo solito sorriso. < Siamo arrivati Naruto.. > disse Sakura richiamando l’attenzione del biondino.  < Bene > I due entrarono nella stanza e trovarono il cadavere di Itachi steso su un lettino.  < Bene, la baa-chan ha già preparato tutto! > < Io credo che lei sapesse già quale scelta avresti fatto > < Dici? > Sakura scoppiò a ridere, avvicinandosi al corpo dell’Uchiha. “ Assomiglia veramente tanto a Sasuke “ pensò osservando il cadavere bianco che giaceva immobile sul lettino. < Kurama, andiamo! > < Va bene, sono pronto! > Naruto venne avvolto dal chakra arancione di Kurama e si avvicinò ad Itachi. Posò le mani all’altezza del cuore dell’Uchiha e iniziò a far scorrere il chakra nel suo corpo. Passarono alcuni minuti in cui cella stanza era calato il silenzio; quando Itachi riaprì gli occhi ritrovandosi steso sul lettino e circondato da Nauto e da una strana ragazzina dai capelli rosa. < Ma cosa è successo? > < Itachi! Stai bene > chiese Naruto ancora nella sua forma volpina. < Si, credo di si. Ho solo un gran mal di testa. > < Fammi dare un’occhiata > disse Sakura esaminado con il suo chakra verde la testa di Itachi < Non ti preoccupare, è il dolore residuo che lascia lo sharingan. Mi sono informata molto sul vostro occhio e ora sono in grado di curarlo. Vedrai, ti farò ritornare in forma come prima! > < G-Grazie ma te chi sei? > < Ah già! Scusa, io sono Sakura, sono un’amica di Naruto e Sasuke > Nel pronunciare l’ultimo nome la rosa abbassò lo sguardo addolorata. Intanto Naruto stava ritornando normale e, appena il chakra arancione aveva smesso di fuoriuscire dal suo corpo, si sentì sempre più debole e, se non fosse stato per i riflessi di Sakura, sarebbe svenuto a terra. < Naruto! Naruto che cosa hai?! Rispondi! > All’improvviso dalla piccola finestra che c’era nella stanza vuota e grigia entrò un sasso, mandando in frantumi i vetri < Via! Non vogliamo traditori! > < A morte gli Uchiha! A morte il mostro! > gridavano le persone che si erano radunate intorno all’obitorio. Naruto stava riprendendo i sensi e, cercò di raggiungere la porta, sorreggendosi alle pareti. < Naruto, che stai facendo, sei molto debole e.. > Naruto ingorò Sakura e, con tutte le sue forze cercando di sembrare il più normale possibile, aprì la porta e si ritrovò la folla di persone che lo guardavano imbufaliti. < A morte gli Uchiha! A morte il mostro! > ripetevano. < Adesso fate silenzio!!! > urlò il biondo con tutto il fiato che aveva in corpo. < Ascoltatemi bene, Itachi e Sasuke sono membri del villaggio della foglia; perciò chiunque osi fargli del male se la vedrà con me! > < Lui è un amico degli Uchiha! Lui è il mostro! > gridò una persona fra la folla. A quelle parole Naruto sentì una fitta al cuore, era doloroso sentirsi chiamare ancora così, ma non poteva mollare, non adesso, non poteva permettere che Itachi, Sasuke o qualcuno dei suoi amici soffrisse ancora. < Ascoltatemi bene: se voi vi avvicinerete al quartiere degli Uchiha, o proverete a far del male a Itachi, Sasuke o a chiunque altro stia dalla parte degli Uchiha io libererò la volpe che è dentro di me e farò in modo che il villaggio venga raso al suolo! > La folla rimase a bocca aperta, nessuno si aspettava un discorso così da Naruto Uzumaki, e in effetti, nemmeno lui si aspettava che dalla sua bocca potessero uscire quelle parole. Nessuno fece in tempo ad aggiungere altro che arrivò l’hokage con i maestri Kakashi e Gai; i quali fecero disperdere la folla mentre l’hokage entrava nell’obitorio insieme a Naruto. Sakura e Itachi erano rimasti sconvolti dal discorso appena fatto da Naruto e quando entrò lo fissarono sbalorditi. < Sakura, affido a te Itachi, tu sei l’unica che può curarlo. Itachi, sono convinto che Sasuke tornerà presto e insieme riusciremo a fermare tutto questo. Io credo in lui. Io gli voglio bene.. > Naruto non fece in tempo a finire la frase che si accasciò al suolo senza energia. < Naruto che ti succede? > gridarono l’hokage e la ragazza avvicinandosi al ragazzo. Le due ninja mediche stavano per esaminare il corpo del ragazzo quando una voce le interruppe < Non vi preoccupate per Naruto, lui starà bene > < Ma questa voce.. > Disse Sakura allontanandosi dal corpo dell’amico. < Sono Kurama, la volpe a nove code. Naruto ha consumato molto chakra per riportare in vita Itachi e per questo ha bisogno di riposo > < Allora si risveglierà > interruppe Sakura < No – continuò la volpe – non si sveglierà perché ha  bisogno che qualcuno inserisca il suo chakra in lui > < Posso pensarci io > aggiunse la rosa riavvicinandosi al ragazzo < No, non puoi Sakura! Naruto ha bisogno di un chakra potente almeno quanto il mio per risvegliarlo; e l’unico che ha un chakra così è.. > < Sasuke.. > disserò i tre presenti. < Ma Kurama, non puoi pensarci tu? > chiese l’hokage < No, il mio chakra ora è come addormentato all’interno di Naruto; per questo serve un chakra forte che lo faccia risvegliare. Bene, vi ho spiegato tutto. Il mio tempo è quasi esaurito. > Così dicendo la voce della volpe si zittì portando un silenzio surreale nella stanza. < Maledizione! > esclamò la signorina Tsunadetirando un pugno contro la parete incrinandola. < Hokage io.. > provò a dire Itachi < Non ti preoccupare Itachi va tutto bene, comunque io non sono più l’hokage > disse con un sorriso rammaricato < Cosa?! Ma come sensei!? > chiese Sakura < E’ tutta colpa di quei vecchietti che, quando hanno saputo che avevo permesso a Naruto di riportare in vita Itachi, mi hanno tolto la nomina di Hokage. > < Non è possibile.. > sussurrò la rosa che ancora sperava che tutto quello fosse un incubo, un bruttissimo incubo. < Purtroppo è così. Comunque tu Sakura devi occuparti di Itachi, per ora potrete andare a vivere a casa di Sasuke, così starete tranquilli. Io e Shizune ci occuperemo di Naruto. > disse la sennin mentre prendeva il biondino sulle spalle e si dirigeva verso l’ospedale.
FINE FLASHBACK
Nella stanza calò il silenzio dopo l’agghiacciante racconto di Sakura. Quest’ultima aveva fatto di tutto per mantenere il sangue freddo ed evitare di piangere arrivando anche a stritolare la mano di Hinata. Fu proprio Hinata a rompere il silenzio < Noi crediamo che siano stati i “ tane nero “ a fare tutto questo, a dire agli abitanti e ai saggi del risveglio di Itachi e a inculcare nelle loro teste il fatto che voi Uchiha siete ninja da eliminare. > Sasuke guardò la corvina e rispose freddo < E perché voi non vi siete ribellati? > Per le due ragazze fu come ricevere una coltellata al cuore quella domanda; e non ebbero la forza di rispondere. Fu Itachi a rispondere per loro < Sasuke, calmati. Non si potevano fare molte cose. I “ tane nero “ si sono mischiati fra gli abitanti del villaggio e non si riescono a riconoscere, né dal tipo di chakra né dall’odore. Perciò non si è potuto fare nulla. L’unico in grado di stanarli è Naruto nella sua versione volpina che riuscirebbe a percepire il loro odio. Comunque non siamo rimasti con le mani in mano ed abbiamo creato una Resistenza. In quest’anno i “ tane nero “ hanno cercato di attaccare il villaggio e noi ci siamo opposti; però abbiamo bisogno anche di te e di Naruto. > Sasuke scrutò per bene suo fratello e poi le due ragazze. C’era bisogno di lui. Non era più il momento per scappare; ora doveva agire. < Va bene. Ci penserò io. > detto questo si alzò e si diresse verso il balcone. < E’ sempre il solito! > < Non ti preoccupare Itachi, ha bisogno di assimilare tutto ciò che gli abbiamo detto > disse Sakura alzandosi e dirigendosi anche lei verso il balcone < Sakura-chan.. > < Non ti preoccupare Hinata, lasciamo che sia Sakura a parlarci > disse Itachi sorridendo. Hinata annuì. < Sasuke, tutto bene? > chiese Sakura avvicinandosi. Non ricevendo risposta si voltò verso di lui e vide che una piccola lacrima stava scivolando sulla guancia del moro. Con premura gliela asciugò con il pollice. A quel contatto Sasuke strinse forte a se la rosa e immerse il volto nell’incavo del suo collo. Sakura gli accarezzò la testa gentilmente. Passarono alcuni minuti quando il corpo della ragazza iniziò a tremare per il freddo. < Andiamo dentro Sakura, altrimenti finisce che ti ammali > disse l’Uchiha. L’altra annuì e si avviò verso casa. Quando si voltò vide Sasuke guardare il cielo e mormorare < Grazie amico mio > < Sasuke.. > < Arrivo > Così i due si diressero verso casa.



Spazio autrice
Salvee! Questo capitolo è un pò più lungo rispetto agli altri, ma spero che così molti dei vostri dubbi siano stati chiariti. Spero anche che vi piaccia il ritorno di Itachi!!
Bene passiamo subito ai ringraziamenti:
Ringrazio tantissimo SLN che mi ha messo come autrice preferita.
Ringraziamenti speciali vanno anche a twilight95, sayuri74, nble, Mizzy, milan94, maryantiny1406, Letiz, iced_swan, Gaara_Axel, emili16, cris325, babygames05 ( ti prometto che, appena troverò un pò di tempo ti risponderò a tutte le recensioni ) angle, andres_x, alexandros9994, AceHearts, crazyfrog95, selenagomezlover99, kureiji13, ilfalco75 e emily_sama. 
Grazie mille a tutti quanti voi e anche a chi legge e basta!! spero di non avervi deluso con questi ultimi capitoli
Alla prossima                           144kagome_alice144

 

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Capitolo 15
*** RESISTENZA ***


                                              RESISTENZA
 
Appena i due furono entrati sentirono il suono del campanello. < Vado io > disse Itachi avvicinandosi alla porta e aprendola lentamente. < Itachii!! Allora stai bene!! > urlò l’ospite buttandosi fra le braccia del maggiore degli Uchiha, lasciando un Sasuke esterefatto e le due ragazze con un sorriso divertito. < Ayame, sto bene. Grazie a Sakura mi sono completamente ripreso > disse indicando la rosa che sorrise alla ragazza dai capelli castani. Quest’ultima si avvicinò all’Haruno < Grazie mille per aver curato Itachi! > < Dovere! > rispose Sakura sorridendo. Ayame si guardò in torno e, dopo aver sorriso ad Hinata posò il suo sguardo sul più piccolo degli Uchiha che era ancora sconvolto per la scena di prima svolta fra la ragazza e suo fratello. < Sasuke! Ma allora sei tornato! – esclamò mentre si avvicinava al moro – Che bello! Quando lo sapranno gli altri..! > Ormai il viso della ragazza era vicinissimo a quello del moro, tanto da riuscire a scorgere nei suoi occhi un’aria confusa < Ma come Sasuke, non mi riconosci più? > Sasuke squadrò per bene quella ragazza: aveva dei lunghi capelli marroni e gli occhi di un marrone molto scuro, tendente al nero. A vista d’occhio doveva avere circa l’età di Itachi. < Sono Ayame! La figlia di Teuchi, il proprietario del chiosco di ramen dove tu molto spesso ti sei fermato a mangiare! > disse euforica la ragazza. Sasuke rimase molto sorpreso. Non se la ricordava proprio così. In quegli anni era cresciuta, ma c’era qualcos’altro che aveva ingannato il moro sulla sua identità < M-Ma perché porti la divisa di ninja? > < Ma come! Davvero non lo sai?! – Sasuke annuì – Io sono una ninja, come mio padre. Anche io ho studiato all’accademi ninja e mi sono diplomata lì come tuo fratello, anzi, lui era un mio compagno di classe! > L’Uchiha rimase esterefatto dopo quella rivelazione, e per la prima volta si accorse di non sapere niente della vita di suo fratello. < Bene, presumo che tutti ci stiano aspettando; non è vero, Ayame? > < Si Itachi, sono già tutti là! > < Bene allora che aspettiamo! > Esclamò Sakura fiondandosi fuori dalla porta sefuita a ruota da Hinata e da Ayame. < Andiamo otouto… > < Arrivo Itachi.. > rispose ancora sorpreso avviandosi verso la porta.

I cinque ninja saltavano per i tetti di Konoha nella totale oscurità di quella notte. Le tre kunoichi guidavano il gruppo, mentre i due fratelli, in religioso silenzio, avanzavano insieme. A rompere quel silenzio imbarazzante, sorprendentemente fu il più piccolo < Dimmi la verità nii-san… che cosa c’è, veramente, fra te e Ayame? > Il maggiore lo guardò e sorrise nel vedere la faccia del fratellino corrucciata in un’espressione buffa e imbarazzata. < Lo stesso legame che c’è fra te e Sakura > disse sorridendo ambiguamente e spiccando un salto un po’ più lungo degli altri per lasciare il fratello a riflettere su ciò che gli aveva detto. “ Speriamo lo capisca.. “ “ Perché Itachi mi avrà risposto in quel modo? Che vuol dire? Erano compagni di squadra? Oppure lei era innamorata di lui? “. Con sempre più domande nella testa Sasuke arrivò davanti al monte degli hokage.

Le cinque statue che raffiguravano i volti degli hokage passati sormontavano il villaggio, simboleggiando la volontà di difenderlo tutt’oggi. “ Il mio sogno è quello di diventare hokage, il migliore hokage che sia mai esistito! “ Quelle parole gli tornarono alla mente come una fitta al cuore. Adesso su quel monte poteva esserci il suo di volto, ma per colpa del suo amico era ridotto ad una stanza d’ospedale. < Sasuke, andiamo > A risvegliarlo dai suoi pensieri fu Sakura che dolcemente, e un pò rossa in volto, gli prese la mano e lo giudò all’interno del monte.

Attraversarono una lunga galleria scavata nella roccia fino ad arrivare ad una piccola botola che, a occhio e croce, avrebbe dovuto portare ad un piano inferiore. Itachi aprì la botola e, senza esitazione, come se lo facesse da sempre, ci saltò dentro. Uguale fecero le tre ragazze; mentre lui, titubante, si avvicinò per scorgere la fine di quel tunnel, ma non vide niente se non il buio più profondo, così si prese coraggio e si tuffò. Dopo qualche secondo atterrò in quella che gli sembrava una piccola stanzetta scavata nella roccia.

Era illuminata da una piccola luce che pendeva dal soffitto e, sotto ad essa, un piccolo tavolino. Sasuke non riusciva a spiegarsi perché, ma in quella stanza sentiva fin troppo caldo; ma non fece in tempo a trovare un ipotesi possibile, squadrando meglio la stanza che, la risposta gli apparve davanti agli occhi. Quella stanza in realtà era enorme, solo che era piena di ninja che, in silenzio, osservavano l’Uchiha ancora spaesato. Fu Sakura a spiegare la situazione < Ragazzi, Sasuke è tornato > Bastarono quelle quattro parole per far venire a fine del mondo. Le persone lì riunite iniziarono ad esultare, ad urlare. Si accalcavano gli uni sugli altri per poter parlare con L’uchiha.

C’erano proprio tutti: la signorina Shizune, il maestro Iruka, il maestro Ebisu con Konohamaru, Udon e Moegi, il maestro Kakashi, il maestro Gai con il suo team, dove ormai Sai aveva preso il posto di Neji, il team 8 capitanato dalla maestra Kurenai che stringeva un piccolo neonato tra le braccia, il team dieci oramai capitanato dal capitano Yamato, il clan Hyuga con a capo Hiashi e sua figlia Hanabi, i clan Sarutobi, Yamanaka, Akimichi, Nara, Aburame, Inuzuka, alcuni membri della squadra AMBU, Teuchi, la madre e il padre di Sakura e molti altri abitanti del villaggio della foglia. “ Quindi questa è la resistenza!? “ pensò Sasuke con un leggero sorriso soddisfatto sul volto.

Sakura prese per il braccio il suo compagno di squadra e lo trascinò verso il centro della stanza. Arrivò fino al cospetto della segretaria dell’hokage e si fermò, cercando di parlare con quest’ultima senza farsi ostacolare dalla confusione che sovrastava quella stanza. < Signorina Shizune, come sta Naruto!? > < E’ ancora in stato di coma, la signorina Tsunade è voluta rimanere con lui stasera, è da qualche giorno che gli attentati alla vita di Naruto sono aumentati, e non si fidava a lasciarlo da solo > spiegò la donna rispondendo all’implicita domanda si Sakura non vedendo la sua sensei. < Ho capito – disse emettendo un sussurro la rosa – ma ora che Sasuke è tornato non dobbiamo più aver paura di niente! Anzi, non vedo l’ora di vedere che faccia farà Naruto nel ritrovarselo davanti.. > Le due si misero a ridere sotto lo sguardo confuso del moro. < Sasuke è bello rivederti! Sono convinta che tu e Naruto riporterete la pace a Konoha come avete fatto per il mondo ninja un anno fa, e come puoi vedere, non sono l’unica che la pensa così.. > disse l’assistente indicando il gruppo di persone che ancora esultavano. < Grazie signorina Shizune, prometto che farò di tutto.. > Non fece in tempo a rispondere che la voce di Sakura si andò a sommare alla sua < Sasuke, dopo io, Hinata, tuo fratello e la signorina Shizune ti accompagneremo da Naruto, però adesso devi fare un discorso alla Resistenza. Ora tu sei il loro capo, e lo rimarrai anche quando si sveglierà Naruto. Abbiamo già tutti deciso all’unanimità che i capi della resistenza saranno due, e sarete tu e Naruto! > detto questo Sakura montò sul piccolo tavolino al centro della stanza e ci trascinò Sasuke < Ragazzi! Adesso fate silenzio! > urlò la rosa attirando l’attenzione della gente e quando ebbe ottenuto il silenzio scese dal tavolo lasciandolo completamente a disposizione di Sasuke. Quest’ultimo si guardò intorno, non sapendo cosa dire, poi lo sguardo gli cadde su Itachi al fianco di Kakashi che gli sorridevano rassicurandolo.

Prese coraggio e incominciò < Innanzitutto voglio chiedervi scusa, ho tradito il villaggio, fatto del male, e nonostante questo voi mi accettate comunque. Adesso ho capito cosa significa avere una famiglia, e siete voi la mia famiglia. Ho capito che il cognome che porto, non è altro che un semplice riconoscimento formale, io sono un Uchiha, ma soprattutto sono un cittadino di Konoha; e sono fiero di esserlo! Farò di tutto per riportare la pace e per poi mantenerla, io e Naruto insieme ce la faremo; se voi ci aiuterete, nessuno potrà fermarci. > Ci fu un minuto di silenzio.

Sakura sentendo quelle parole si era commossa e ce l’aveva messa tutta per trattenersi dallo scoppiare a piangere ed abbracciare l’Uchiha, Itachi era rimasto sconvolto dalle parole di suo fratello, non riusciva proprio a capire da che cosa era dovuto quel cambiamento radicale in suo fratello. Lui era Sasuke Uchiha, colui che andava orgoglioso del suo clan e lo metteva sempre al primo posto, ora diceva che la sua famiglia era il villaggio? < Non sei felice Itachi? Sasuke ha finalmente capito > sussurrò il maestro Kakashi < Si, sono molto felice > rispose l’altro non togliendo lo sguardo da suo fratello. Tutti dentro la stanza erano presso a poco sbalorditi dalle parole di Sasuke, ma dopo si lasciarono andare in un applauso senza precedenti. Sasuke tirò un sospiro di sollievo mentre scendeva dal tavolo “ E’ andata bene.. “ < Sakura adesso andiamo da Naruto! > < Si Sasuke… Andiamo Hinata! > La mora annuì seguendo i due amici nella folla.< Itachi, Shizune, eccoci! > annunciò la rosa.

< Sasuke! > Il diretto interessato si girò ritrovandosi di fronte il suo vecchio maestro < Sono felice che tu abbia capito, bentornato a casa Sasuke > disse porgendogli la mano la quale venne stretta dall’Uchiha in segno di saluto. Sakura sorrise fra sé e sé: quello di prima era stato uno dei discorsi più lunghi che Sasuke avesse mai fatto in vita sua e adesso di sicuro non avrebbe parlato più per un bel po’.

Le supposizioni di Sakura si rivelarono esatte. Per tutto il viaggio verso l’ospedale il moro non proferì parola. Arrivarono in meno di cinque minuti davanti al portone che conduceva alla sala d’aspetto dell’ospedale di Konoha. Sasuke non sapeva che ore fossero, ma dovevano essere come minimo le quattro di mattina dato che, dietro al monte degli hokage si vedevano spuntare i primi raggi pallidi del sole. Entrarono e seguirono Shizune per tutto l’ospedale finche non si fermò davanti ad una porta. < Eccoci > disse.

Sasuke s’irrigidì. Come sarebbe stato l’incontro con il suo migliore amico? L’avrebbe perdonato? Distrattamente posò gli occhi neri sulle due ragazze al suo fianco. Hinata aveva gli occhi abbassati e nascosti dalla frangetta, si torturava le mani mentre con i denti si mordeva il labbro inferiore. Doveva essere molto nervosa. Tutti, Uchiha compreso, sapevano del suo amore per Naruto, e, sapevano anche quanto, in quest’anno, la ragazza avesse sofferto.

Spostò lo sguardo su Sakura che invece osservava quella porta bianca. I suoi occhi mostravano il dolore che anche lei aveva provato in quell’anno. Prima, quando Sasuke non c’era, era sempre Naruto a renderle le giornate migliori ma, in quel periodo, che Naruto non c’era stato, si era sentita ancora più triste, si era sentita il dolore pesarle sulle spalle troppo deboli per sorreggerlo da sole, ma forse qualcosa poteva cambiare. Ora non era più sola a sorreggere quel dolore, ora era tornato Sasuke, e presto sarebbe tornato anche Naruto.

Nonostante tutto però le rimaneva la tristezza, mista a riluttanza, che provava nel stare davanti a quella porta. I consiglieri avevano “ ceduto “ a Naruto soltanto una piccola stanza ai margini dell’ospedale; e questo la faceva infuriare. Shizune, intanto, aveva bussato, e da dietro la porta si era sentito un flebile “ avanti “ misto a stanchezza e tristezza.

I ragazzi entrarono.




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Salvee!! Scusatemi per l'enorme ritardo, ma finalmente sono giunta con un nuovo capitolo.. che dire? Bhe c'è poco da dire, spero che vi piaccia l'ingresso di Ayame nella storia, ma soprattutto il nostro piccolo Uchiha capirà la risposta che gli ha dato Itachi?? Inoltre volevo dirvi che ho seguito il consiglio di Kuzz dividendo i capitolo in più paragrafi per migliorarne la lettura. spero di esserci riuscita!! 

Alla prossima!                    144kagome_alice144

 

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Capitolo 16
*** IL DOBE E IL TEME ***


                              IL DOBE E IL TEME
 
La stanza era vuota, c’era solamente un letto e, poco distante, una finestra chiusa. Le tende erano tirate per evitare che dall’esterno si potesse vedere chi c’era lì dentro. Una donna bionda era ricurva sul corpo di un giovane disteso sul lettino. Sasuke si stupì: non c’era il solito odore d’ospedale, odore di rinchiuso misto a disinfettante, non c’erano strani apparecchi che emanavano fastidiosi bip bip. C’era solo il suo migliore amico “ addormentato “ su quel lettino bianco.

La donna si girò lentamente verso la sua assistente. Aveva il viso pallido e delle profonde occhiaie sotto gli occhi, era stanca, si poteva notare da come spostava gli occhi da un viso all’altro. Si soffermò di più sul volto dell’Uchiha minore. Lo squadrò dall’alto al basso e viceversa. Lentamente si alzò e si avvicinò timorosa al ragazzo. Gli sfiorò una guancia come per constatare che quello che stava vedendo non era un sogno. All’improvviso lo abbracciò.

Sasuke si sentì trasportare in un abbraccio caldo, quasi materno; come quando un bambino che si è fatto male va dalla mamma per essere consolato. Tsunade non pianse anche se ne aveva tanta voglia. In quel periodo non aveva mai pianto. Era sempre stata in quella stanza a prendersi cura di Naruto. Non era nemmeno più andata a visitare la tomba di Jiraiya, usciva solamente qualche volta per assistere alle riunioni della Resistenza. I presenti guardarono inteneriti quella scena, specialmente Itachi che per la prima volta si resa conto di quanto bene volessero i suoi amici a suo fratello.

Mentre era sotto le cure di Sakura, gli piaceva che quest’ultima gli raccontasse delle avventure del team 7, lei si lasciava spesso andare ai ricordi più belli di quel periodo così meraviglioso per tutti, e molto spesso Itachi gli chiedeva come, dopo tutto quello che aveva fatto suo fratello, Naruto lo potesse ancora accettare. Sakura gli aveva spiegato più volte il legame che c’era tra i due ma Itachi non lo aveva mai compreso fino in fondo.

Quando la signorina Tsunade decise di staccarsi dal ragazzo, lui potè finalmente vedere il viso del suo migliore amico. Non aveva un espressione dolorosa in volto, anzi, sembrava tranquillo, come se fosse veramente addormentato. L’unica cosa che fece capire a Sasuke che il suo amico non era addormentato, era la posizione ferma e immobile, parecchio strano per un tipo come Naruto.

< Potete lasciarci soli > sussurrò Sasuke avvicinandosi al lettino. Hinata si era seduta sulla seggiola vicino al letto. La sua mano stava stringendo quella del biondino e i suoi occhi erano fissi sul suo viso. Il moro le mise una mano sulla spalla e, a quel tocco, la ragazza si girò. Non dissero nulla, ma Sasuke, con il solo sguardo, le fece capire che l’avrebbe salvato, che l’avrebbe aiutato. La ragazza si alzò e, dopo aver ricambiato lo sguardo di Sasuke, lasciò la stanza insieme a Tsnade, Shizune e Itachi.

< Lui si fida di te > disse Sakura rimanendo ferma in mezzo alla stanza con lo sguardo abbassato. Sasuke le si avvicinò piano e le prese il meno con il pollice e l’indice per farle alzare lo sguardo. Gli occhi verdi di lei si persero nel nero notte di lui. Sakura sentì le gambe molli e il respiro di Sasuke vicino alle sue labbra, non riusciva a staccare quel contatto così bello, così desiderato. Ebbe la forza di sussurrare < Io mi fido di te.. >

Sasuke la osservò e sul suo volto comparse un sorriso, un piccolo sorriso che dedicò alla ragazza. Lentamente poggiò la sua fronte su quella della sua ex compagna di squadra. La ragazza, a quel contatto, sussultò rimanendo immobile e assumendo un colore pari ad un pomodoro. I loro nasi si sfiorarono e né lui né lei sapevano di preciso quanto tempo era passato l’uno perso negli occhi dell’altra. < Sei molto cambiata Sakura - fu Sasuke a parlare senza però staccarsi da quella posizione – però non hai perso la tua aria da bambina sognatrice… > Sakura non sapeva cosa rispondere, non sapeva se quelle parole erano un complimento o un’offesa. “ Sai nii-chan, ora capisco cosa provi per Ayame.. “

< Sakura – riprese – in tutto questo tempo io non ho fatto altro che causare problemi al villaggio, a te e a Naruto; ma nonostante questo voi mi siete stati vicino, non avete mai dubitato di me e mi avete sempre voluto bene. > Il ragazzo fece una pausa per scacciare una piccola lacrima che stava per scendere dal suo occhio. < So che non mi merito niente di tutto ciò che voi mi avete dato. Una famiglia. Voi siete la mia famiglia. Naruto, per quanto possa essere stupido, rimarrà sempre il mio migliore amico, che ormai considero come un fratello. Tu Sakura… > Sakura lo interruppe posando dolcemente un dito sulle labbra zittendolo.

I suoi occhi erano diventati lucidi e sulla sua bocca si era dipinto un bellissimo sorriso. I suoi occhi verdi emanavano luce e calore e dipingevano quella stanza buia. < Sasuke tu sei e sarai sempre la persona più importante sia per Naruto che per me. Tu più di chiunque altro fai parte della nostra famiglia, e questo lo sai bene. Tu devi fidarti di noi come noi ci fidiamo di te. > Sasuke non ce la fece più. Aveva lottato con tutto sé stesso per evitare che quella stupida lacrima scendesse, ma non ce l’aveva fatta. Negli occhi di Sakura poteva leggere tutta la sofferenza che lui stesso le aveva provocato, dandosi dell’imbecille. La ragazza sorridendo spostò la mano fredda dalle sue labbra alla sua guancia per raccogliere quella piccola lacrima carica di colpe < Per esempio potresti cominciare non nascondendo più le tue emozioni e smettendo di sentirti così in colpa… >

Sakura non riuscì a finire la frase. Il moro aveva approfittato del momento in cui la ragazza aveva tolto le mani dalle sue labbra per avvicinarsi sempre di più fino a poggiarle delicatamente sulle labbra della ragazza. Sasuke la stava baciando. Sakura era rimasta ad occhi aperti troppo sconcertata per fare qualsiasi cosa. Il suo sogno, il suo sogno di una vita si stava avverando. Guidata dal sentimento chiuse gli occhi e dischiuse la bocca permettendo al ragazzo di approfondire quel bacio. Lui non se lo fece ripetere due volte e si tuffò nella bocca dell’altra.

Non fu un bacio passionale, ma bensì un bacio tranquillo, sereno. Le loro lingue danzavano e si incrociavano eseguendo una danza che ricordava i fiori di ciliegio quando, dopo essersi staccati dai rami, cadono dolcemente. Nella stanza si potevano sentire solo i cuori dei due ragazzi che battevano come mai in vita loro. Quando si staccarono per recuperare un po’ d’aria, si guardarono di nuovo negli occhi. Per loro non c’era bisogno di parole, non c’era bisogno di smancerie.

Sakura sapeva bene che Sasuke, per quanto fosse cambiato non era di certo il tipo da smancerie e romanticismi, ma le andava bene così, le piaceva così. Fece per andarsene e lasciare soli i due amici, ma fu trattenuta dalla mano di Sasuke intrecciata alla sua. Quando era successo? Sasuke non era il tipo di ragazzo mieloso e non perdeva tempo in inutili parole, però sapeva anche che a Sakura quelle cose piacevano e, glielo doveva. < Ti amo > le sussurrò abbracciandola e poggiando il mento sui suoi capelli rosa. Lei arrossì nascondendosi nel petto del suo ragazzo. SUO RAGAZZO!  < Anche io ti amo Sasuke > disse per poi girarsi ed uscire dalla stanza.

Quella sarebbe forse stata l’unica volta in qui Sasuke le dedicava parole così dolci perciò, chiudendo gli occhi, decise di imprimersi quel momento nella mente. Non si accorse però che i suoi amici lì fuori la stavano guardando sorpresi. Lei non disse nulla; si limitò a sorridere felice. Vedendo quel sorriso così puro, così bello, così felice Hinata capì tutto. Si alzò e abbracciò l’amica. Anche Shizune e Tsuande capirono sorridendo alla ragazza. Itachi dapprima scosso e confuso ci mise un po’ più di tempo per capire, ma dentro di lui era veramente felice che suo fratello avesse capito, ed era felice vedere il sorriso di Sakura risplendere sul suo volto “ Bravo otouto! Ora hai capito! “ .

Sasuke si avvicinò al corpo di Naruto e dolcemente gli accarezzò una guancia. < Naruto, non so se puoi sentirmi, ma ti ringrazio. Ti ringrazio per Itachi, per avermi perdonato e per aver riposto la tua fiducia in me. Ti ringrazio per essere mio amico e sappi che anche io ti considero come un fratello. Tu non sai quanto mi sento in colpa per averti ridotto così, perché in fondo tutto questo è colpa mia.. Però sappi che io ti voglio bene! > disse tutto d’un fiato; mentre una piccola lacrima scendeva dal suo viso per andarsi a posare su quello di Naruto.

Lentamente ma con decisione portò le mani sulla pancia dell’amico, le posizionò una sopra l’altra e iniziò a far influire il suo chakra nel corpo del biondino. Mentre il chakra scorreva da lui a Naruto, nella mente di Sasuke si proiettarono le immagini del passato di Naruto: la solitudine, il “ mostro “, il team 7, lui, la battaglia nella valle dell’epilogo, gli allenamenti con Jiraiya, l’organizzazione Alba, Orochimaru, Kabuto, Sakura, Pain, la guerra, Itachi, Neji, suo padre e sua madre.

Dentro Naruto invece scorrevano le immagini della vita di Sasuke: la sua famiglia, i suoi zii, Itachi, il clan, la tragica notte, il tradimento, Sakura, lui, lo scontro nella valle dell’epilogo, Orochimaru, Kabuto, la verità su suo fratello e sul clan, la squadra falco, l’ottacoda, l’organizzazione Alba, Obito, Madara, Danzo, la guerra, l’odio.

Lentamente Naruto dischiuse gli occhi. La stanza era completamente al buio non fosse stato per la luce del sole che entrava dalla finestra che Sasuke aveva aperto in quel momento. < T-T-Teme.. > sussurrò Naruto cercando di mettersi a sedere. Sasuke era girato di spalle e, non appena aveva sentito la sua voce pronunciare quello stupido soprannome, il cuore aveva perso un battito. “ E adesso? Sarà arrabbiato? Bhe infondo ne avrebbe tutto il diritto.. Ma se non mi accettasse, se non mi considerasse più come un fratello, e nemmeno come un amico? “

< S-S-Sasuke.. - richiamò il biondo che era riuscito a mettersi a sedere – Bentornato! > Sasuke si girò per guardare il suo amico. Indossava ancora la sua fedele tuta arancione, aveva i capelli tutti scompigliati e gli occhi un po’ affaticati, ma stava bene, si era svegliato e gli voleva ancora bene. < Naruto io.. > provò a dire non riuscend a finire la frase. < Sapevo saresti tornato Teme! > rispose alzandosi e stiracchiandosi un po’. “ Non sembra uno che è uscito dal coma, piuttosto uno che si è  appena svegliato “ si ritrovò a pensare il moro. < Teme.. – sussurrò il biondo arrossendo – scusa! > disse.

Sasuke non capiva. Perché mai Naruto dovrebbe chiedere scusa a lui? Dovrebbe essere il contrario.  Ma il ragazzo non fece nemmeno in tempo a dar sfogo ai suoi pensieri che Naruto gli era saltato addosso abbracciandolo. < Teme sono così felice che sei tornato! > urlò. < M-Ma che stai facendo.. L-Lasciami Dobe! > rispose l’altro senza volerlo davvero però. < Ti voglio bene anche io! > sussurrò Naruto al suo orecchio.

Intanto fuori da quella camera d’ospedale c’erano i tre ragazzi che aspettavano silenziosamente. Qualche minuto prima l’ex hokage di Konoha era voluta andare a visitare dopo tanto tempo la tomba di Jiraiya e la signorina Shizune aveva deciso di accompagnarla. Così erano rimasti soli; ma appena sentirono diversi rumori provenire dalla stanza, si alzarono di scatto e si fiondarono dentro quella camera.

Naruto e Sasuke erano abbracciati vicino alla finestra e ridevano. Potevano sembrare due sciocchi bambini, ma chi li conosceva sapeva che quei sorrisi erano speciali, che quei sorrisi emanavano calore e allegria. Quando i due si resero conto che non erano più soli nella stanza si scostarono di malo modo. Il loro comportamento fece sorridere Sakura che istintivamente si era mossa in direzione di Naruto per abbracciarlo, non fosse stato per Hinata che correndo si era buttata fra le braccia di Naruto ed aveva cominciato a piangere.

< N-N-Narut-to- k-kun stai b- be-ne!? > disse fra i singhiozzi. Sorprendentemente Naruto ricambiò l’abbraccio dolcemente e annuì < G-G-ra-zie S-S-Sasu-ke-k-kun > singhiozzò ancora la mora fra le braccia dell’Uzumaki. Naruto sorrise e dolcemente spostò Hinata quel poco che bastava per guardarla negli occhi. La mora si perse nell’azzurro oceano degli occhi di Naruto, e non si accorse che quest’ultimo si era avvicinato a lei ed aveva appoggiato le sue labbra calde sulle sue un po’ più fredde.

Quel contatto fece risvegliare Hinata che, al settimo cielo, si lasciò andare al bacio sorridendo, mettendo le braccia dietro al collo di Naruto per avvicinarlo ancora di più, mentre lui le cinse la vita sollevandola dolcemente. Hinata smise di piangere, assaggiando il sapore della bocca di Naruto, godendosi finalmente quel bacio che aspettava da una vita. Anche Naruto, un po’ impacciato, cercava la sua lingua e le sue labbra per assaggiarne il sapore sconosciuto fino a quel momento. Quando si staccarono Hinata, non era rossa come al solito, ma aveva solamente dei piccoli spruzzi di rosso sulle guance, niente di più.

Naruto sorridendo, la prese in braccio e iniziò a farla girare per la stanza come una trottola urlando < Ti amo Hinata! > A quell’esclamazione i presenti, che erano rimasti incantati nel guardarli, ora avevano strabuzzato gli occhi. Quando Hinata venne posata delicatamente a terra lo guardò e gli posò un dolce bacio innocente, ben diverso dal primo, sulle labbra e sussurandogli < Anche io Naruto-kun >

Hinata si fece da parte per fare spazio a Sakura che abbracciò l’amico e ad Itachi, che ancora una volta lo ringraziò. < Bene e ora siamo pronti per la Resistenza! Dobbiamo fare fuori un po’ di Tane Nero vero Teme?! > Tutti rimasero scioccati alle parole del biondino. Come faceva lui a sapere di quelle cose!? < Naruto.. tu come fai a sapere queste cose? > < Bhe è molto facile Sakura-chan, in questo periodo io non potevo muovermi perché il mio chakra e quello di Kurama erano addormentati, e serviva un altro chakra abbastanza forte per risvegliargli – disse e gli altri annuirono – Però io ero comunque cosciente e riuscivo a sentire tutto quello che succedeva in questa stanza. >

Sia Sasuke, che Sakura, che Hinata arrossirono di colpo. < N-Naruto-kun, ma allora.. > < Sì Hinata, ho sentito tutto quello che mi hai detto. Mi dispiace di averti fatto soffrire così tanto, non sai quanto mi sono sentito in colpa. > Hinata arrossì. Era solita andarlo a trovare praticamente tutti i giorni e, ogni volta finiva per piangere. Gli raccontava come era difficile la vita, la sua vita senza di lui. Gli diceva quanto l’amava e quanto gli faceva male non averti lì vicino. Gli spiegava che il suo sogno più grande era poter rispecchiarsi ancora una volta in quegl’occhi che le toglievano il fiato. Gli raccontava del suo desiderio di baciarlo, e di vivere una vita insieme.

Naruto la guardò e l’abbracciò. < Anche io voglio vivere una vita con te > gli sussurrò all’orecchio perché solo lei sentisse. Poi si girò e guardò il suo migliore amico ancora rosso in volto < Sì Teme, ho sentito tutto quello che vi siete detti tu e Sakura-chan.. > lo prese in giro, ma la cantilena non durò molto < Shannaro!! > Urlò Sakura dando un pugno a Naruto che lo fece letteralmente volare nel corridoio. < Smettila Naruto e muoviamoci! Ci stanno aspettando tutti! > urlò mentre, ancora rossa si era incamminata trascinando con sé anche Hinata.

Sasuke si avvicinò al biondino e, senza guardarlo, gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi. Naruto accettò volentieri l’aiuto e si rialzò dolorante < Ahi! Ahi! Sakura non cambierà mai.. > I due Uchiha, nel vedere la faccia dolorante dell’Uzumaki, assumere un espressione offesa mal riuscita scoppiarono a ridere. Il biondino non ne capì il motivo ma preferì non aggiungere altro: vedere i due Uchiha ridere così di gusto non capitava di certo tutti i giorni! < Naruto – Itachi si avvicinò al biondino – volevo ringraziarti per quello che hai fatto per me e mio fratello fino ad adesso.. > < Itachi, non dire nulla. Tu non mi devi alcun ringraziamento, mi sembra il minimo dopo tutto quello che tu hai fatto per me..! > < Naruto, io non ho fatto proprio nulla.. > < NULLA! Itachi ma ti senti quando parli?! Tu hai salvato il villaggio da un colpo di stato, mi hai permesso di conoscere Sasuke, ci hai aiutati nella guerra e mi hai insegnato che le cose non devo farle da solo, ma devo farmi aiutare dai miei amici. Ti sembrano poche cose queste? >

Itachi e Sasuke si guardarono sbalorditi. Dal tono dell’Uzumaki sembrava offeso e deluso, ma nemmeno loro ne capivano il motivo. < Itachi, te lo dissi già quella volta. Io considero Sasuke come un fratello, e adesso anche te fai parte della “ famiglia “ > affermò entusiasta. Itachi annuì ringraziandolo ancora mentalmente mentre Sasuke fece qualche passo avanti dando le spalle ai due e, con un sorriso che raramente si insinuava sul suo volto disse < Anche io ti considero un fratello, testa quadra >

Naruto sorrise allegramente raggiungendo il suo amico e incamminandosi verso il luogo in cui si riuniva la Resistenza. Itachi sorrise fra sé contento di quella scena. Non aveva visto il viso di suo fratello, ma si immaginava che in quel momento fosse arrossito “ Naruto, ti sono così grato. Grazie a te mio fratello è felice e riesce a vivere la sua vita serenamente adesso. Voi due siete veramente fratelli di cuore “.

< Nii-chan, ora ho capito che cosa volevi dire; quindi.. bhe.. > Sasuke, Naruto e Itachi stavano saltando sui tetti delle case del villaggio per raggiungere le ragazze poco più avanti quando a Sasuke tornò in mente come suo fratello aveva definito il rapporto con Ayame. Lui aveva capito che amava Sakura anche se difficilmente l’avrebbe ammesso, però questo voleva dire che anche suo fratello era innamorato..

< Sì Sasuke, io sono innamorato di Ayame.. > affermò tranquillamente. La sua voce era stata ferma e decisa, anche se a Sasuke non era sfuggito né quel mezzo sorriso né il lieve rossore che era apparso sulle guance del suo fratellone “ Mi sa che è proprio cotto! “ < Aspetta Aspetta! Vuoi dire che Itachi e Ayame sono fidanzati teme?! > urlò Naruto sorpreso < In realtà non siamo fidanzati, noi ci conosciamo dai tempi dell’accademia, e a me lei è sempre piaciuta.. > rispose il maggiore degli Uchiha sempre con l’aria da indifferente che ormai non faceva più effetto sul minore. < Cosaa? Ayame è una kunoichi?! Veniva all’accademia con te!? > < Dobe, pensavo che conoscessi un po’ di più la figlia di Teuchi.. >

< Bhe in realtà quando vado da loro non si parla mai della vita privata di Ayame, o si parla di me o del ramen. Approposito di ramen, no ho una voglia matta! > < Non cambi mai dobe! > Quel piccolo scambio di battute fece ridere Itachi; Sakura gli aveva più volte spiegato il legame che univa quei due e a volte gli aveva raccontato della comicità che erano in grado di suscitare da soli. Lui non ci aveva mai creduto fino in fondo, non poteva credere che suo fratello potesse comportarsi così, ma a vederli in quel momento si ricredette su tutta la linea.

Raggiunsero le ragazze ed insieme arrivarono fino alla stanza segreta. < WAO! Non pensavo che qua sotto ci fosse un posto del genere! > esclamò Naruto appena entrato nel piccolo corridoio che conduceva ad una porta. La ragazze si spostarono e diedero a lui l’onore di aprire la porta. Titubante lo fece e si ritrovò sommerso da un mare di amici. Tutti, chi più chi meno, cercavano di salutare Naruto con calorosi abbracci e strette di mano.

Lui era rimasto stupito ed immobile. Aveva sentito parlare di quel luogo da Tsunade, ma non immaginava che ci sarebbero stati proprio tutti tutti. < Ragazzi, fatelo respirare! – disse Kakashi avvicinandosi all’allievo – Tutto bene Naruto? > < S-Si sensei, è che non mi aspettavo tutta questa gente.. > < Bene, adesso tu e Sasuke dovete fare il discorso, siete voi i capi della Resistenza.. > < Sì, il maestro Kakashi ha ragione. Naruto, Sasuke seguitemi. > esclamò Sakura prendendo per mano i due e trascinandoli verso il centro della stanza e, dopo averli fatti salire sul tavolino si accomodò vicino ad Hinata per ascoltare i suoi due compagni di team.

Appena la gente lì dentro vide i due al centro della stanza si zittirono e diedero tutta l’attenzione ai due ragazzi. Intanto, sia Naruto che Sasuke, non sapevano che cosa dire, da che cosa iniziare. Non erano abituati a stare così al centro dell’attenzione e si erano innervositi. A parlare per primo fu Naruto < Bene, eccoci qui.. Io sono Naruto Uzumaki, anche se lo sapete già, si.. forse.. stavo male però..bhe lui è Sasuke e.. io e lui.. si noi tutti..siamo.. > Stava andando nel pallone, nessuno riusciva a capirlo e nemmeno lui sapeva che cosa stava dicendo.

< Dobe, sanno benissimo chi siamo, dovremmo spiegargli il piano > < Hai ragione teme, ma quale piano? > < E io che ne so dobe? > I presenti cascarono tutti a terra. Era davvero sicuro affidare la Resistenza a quei due? Molti avevano ancora dei dubbi su questo, specialmente sull’Uchiha e infatti, anche dentro quella stanza non mancavano gli sguardi cattivi rivolti a Sasuke.

Naruto se ne accorse ed esplose < Allora gente ascoltatemi bene! Non voglio più vedere nessuno, ripeto nessuno, che rivolga sguardi cattivi a Sasuke o a Itachi. Probabilmente l’ho già detto, ma se scopro qualcuno che complotta contro loro due, non risparmierò né la mia ira, né quella di Kurama! – fece una pausa e si girò intorno per squadrare per bene tutti poi aggiunse indicando Sasuke – Lui è il mio migliore amico, lo considero come un fratello e non permetterò a nessuno di fargli del male! > < La cosa è reciproca > sentenziò Sasuke sorprendendo non solo Naruto ma anche tutti i presenti. < Grazie teme > < Di nulla dobe > < Bene – continuò l’Uzumaki – io e il teme non abbiamo nessun piano, ma credo che qualcun altro ci abbia già pensato.. >



Spazio autrice
Eccomii!! Sono in un super mega ritardo lo so, però questo capitolo è stato veramente duro da scrivere. E' un pò più lungo degli altri, ma succedono abbastanza cose... vorrei sapere il vostro parere sulle coppie SasuSaku e NaruHina.. io non ho esperienza in questo campo, ma spero di aver descritto decentemente entrambe le scene. Bene gente, grazie ancora alle recensioni e grazie a tutti voi che dedicate sempre un pò del vostro tempo a questa storia. Chi sarà il personaggio misterioso? Eh eh.. provate a indovinare, la risposta nel prossimo capitolo!!
Alla prossima!                            144kagome_alice144

 

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Capitolo 17
*** IL PIANO DI KURAMA ***


                              IL PIANO DI KURAMA
 
Naruto fece alcuni segni con le mani e, accanto a lui e a Sasuke si materializzò una copia dell’Uzumaki. La scena causò un leggero brusio ai ninja che erano presenti, ma qualcosa, o meglio qualcuno, gli zittì in un secondo. Naruto, dopo aver evocato la copia e creato altri segni con le mani aveva sussurrato “ Scambio “ talmente piano che solo il suo amico vicino aveva sentito, e ora, forse riusciva a capire le intenzioni del biondino.

La copia di Naruto posò gli occhi su tutti i ninja scrutandoli attentamente. Tutti al suo sguardo si zittirono e rimasero fermi, immobili, con il fiato sospeso. Infatti quel clone non era la copia perfetta di Naruto: aveva i baffi più scavati nel viso, dalla bocca sporgevano le zanne e si potevano intravedere gli artigli delle mani lasciate cadere lungo i fianchi. Quello che più spaventò i presenti, non fu l’aspetto “ strano “ di quella copia bensì il suo sguardo. Al posto degli occhi color del cielo, splendenti e puri adesso sovrastavano due occhi rosso fuoco, intrisi di potere.

< Bene gente – disse tranquillo Naruto – vi presento Kurama, la volpe a novecode! > A quelle parole tutti i presenti fecero un passo indietro spaventati < No! No! Non dovete aver paura! Kurama è un amico! Non vi vuole fare del male! > disse l’Uzumaki senza ottenere un grande successo. La volpe, dopo aver squadrato tutti i presenti ed aver tirato fuori un sorriso strafottente esclamò < Così avete ancora paura, eh? >

Molti, specialmente i ragazzi, si spaventarono ancora di più. La voce di Kurama era dura, grossa, potente, e nessuno si immaginava che dalle labbra del biondo potesse uscire una voce così. I soli a rimanere calmi in quella stanza, oltre a Naruto e Sasuke erano: Tsunade, Itachi, Sakura e Hinata che avevano già sentito la voce della volpe ed erano già stati guardati dai suoi occhi rossi.  < Dai Kurama, non dire così! Piuttosto, spiega il piano che hai avuto anche a noi > < Va bene Naruto, adesso ti spiego tutto. Voi, venite più vicini. Non voglio farvi del male. Dovete fidarvi di me. >

Nel sentire di nuovo quel vocione le persone sussultarono, ma dopo aver capito le vere intenzioni della volpe iniziarono piano piano ad avvicinarsi. < Bene ascoltatemi bene: nel vostro villaggio si sono intrufolati dei ninja chiamati Tane nero. Il loro scopo è quello di dividere l’alleanza e cercare di prendere il potere su tutti i paesi ninja. Io credo che abbiano iniziato proprio da Konoha sia perché è il paese più forte dei cinque, sia perché, quando hanno iniziato il loro attacco, il villaggio era molto indebolito. – la volpe fece una pausa per riorganizzare le idee, poi riprese – Questi ninja, non vogliono la guerra. Sanno bene che militarmente sono inferiori all’Alleanza; per questo hanno deciso di attaccare i villaggi dall’interno. Io non so chi ci sia a capo di questi ninja, ma so per certo che fra questi ninja ci sono anche degli Zetsu bianchi. >

La folla sgranò gli occhi e la bocca. Un nuovo brusio, stavolta più alto, prese vita nella stanza. < Gli Zetsu bianchi?! Ma non gli avevamo sconfitti tutti durante la guerra? > < Forse ce ne erano di più.. > < Saranno tornati in vita? > < Qualcun altro vuole seguire le orme di Madara? > < Gli Zetsu bianchi erano quelli che assorbivano il chakra dai ninja e poi si potevano trasformare in quei ninja > < ORA BASTA! Smettetela! State zitti e fatemi continuare! – tuonò Kurama. Subito dopo ottenne ciò che voleva e continuò – Io credo che siano stati loro a inculcare agli abitanti del villaggio l’odio verso Naruto e Sasuke. Credo anche che ci siano loro dietro il licenziamento del quinto hokage. Non so se i vecchi consiglieri siano coscienti o meno di ciò che sta accadendo, però, per ora la prima cosa da fare è disinfestare Konoha da questi ninja. Io riesco a percepire l’odio che le persone celano nel loro cuore; quindi attraverso Naruto e le sue copie vi indicherò i ninja da eliminare. Io non posso dirvi con certezza che cosa accadrà dopo, ma di sicuro ci sarà da combattere. >

Quello era il piano, e quello è ciò che dovevano fare. Però molti in quella stanza al solo pensiero di dover riaffrontare quei mostri bianchi tremavano. Prima che i brusii iniziassero fu Naruto a prendere la parola < E noi combatteremo! Siamo pronti! Non lascerò che nel villaggio entri ancora odio. Dobbiamo sconfiggerlo e per farlo bisogna rimanere uniti. Insieme, soltanto insieme abbiamo qualche possibilità di farcela. Chi è con me!? > chiese alzando la mano a pugno chiuso verso il soffitto.

< IO! > esclamò Sasuke alzando la mano a sua volta. Dopo di lui altre mani e altri “ io “ si alzarono nella stanza; Sakura, Hinata, Itachi, Kakashi, Tsunade, Shizune, Rock Lee, Ten Ten, Sai, Shikamaru, Choji, Ino, Kiba, Shino, Konohamaru, Iruka e piano piano tutti i ninja si decisero pronti a combattere affianco ai propri amici e compagni. < Allora andiamo!  > esclamarono Naruto e Sasuke < Si capitano! > risposero i membri della Resistenza.

< Teme aspetta! > < Che vuoi dobe? > Naruto raggiunse l’Uchiha appena fuori dalla stanza in cui prima si era tenuto il loro “ discorso “ improvvisato. Tutti i ninja erano andati a prepararsi per la battaglia che si sarebbe tenuta da lì a poco; e i due amici erano rimasti soli. < Prima di iniziare.. – disse Naruto portandosi una mano dietro alla testa e arrossendo leggermente – volevo dirti che sono felice. Sono felice che tu sei tornato e.. > < Dobe. Grazie. > Sasuke era rimasto impassibile, occhi puntati nel nulla, ma Naruto sapeva bene quanto quel “ Grazie “ valesse per uno come Sasuke.

< Già! Quasi dimenticavo! Teme, devo darti una cosa..! > Naruto iniziò a frugare nelle tasche della sua tuta arancione sotto lo sguardo curioso del moro < Trovato! > esclamò tirando fuori dalla sua giacca un panno blu. < M-Ma questo è..? > < Si teme, questo è il tuo coprifronte! Ti assicuro che non l’ha mai toccato nessuno, l’ho sempre tenuto io. > Sasuke si rigirava fra le mani quel copri fronte carico di ricordi, poi un dubbio si insinuò nella sua mente < Naruto, non so se ne sono degno.. > sussurrò

< Bakaa! Sei un baka Sasuke!! Certo che ne sei degno, te più di molti altri! Te l’ho già detto: tu per me sei come un fratello e non mi interessa ciò che hai fatto in passato, ma ciò che stai facendo ora!! – urlò Naruto impiantando i suoi occhi azzurro cielo in quelli nero notte dell’amico; poi si calmò e sussurrò – Io voglio che tu sia felice… > Sì avvicinò all’amico e gli prese delicatamente il coprifronte e da questo ne estrasse una vecchia foto. Era la foto che ritraeva il team 7 quando erano ancora dei genin inesperti, ma uniti. Dopo l’attacco al villaggio di Pain molte cose andarono distrutte, ma Naruto aveva passato giorni nel cercare quella fotografia, e quando l’ebbe trovata la ripose accuratamente nel copri fronte dell’amico con la promessa di ridargliela presto.

Sasuke rimase stupido. In quegli occhi sempre pieni di allegria aveva visto tantissima sofferenza tutta in una volta. Ripensò a tutto ciò che aveva visto nel cuore di Naruto mentre gli passava il suo chakra e ora capiva tutta la sofferenza dell’amico.  L’Uchiha fece una cosa che né lui né Naruto si sarebbero mai aspettati. Senza neanche accorgersene Naruto si ritrovò fra le braccia del suo migliore amico. Sasuke stava abbracciando Naruto.

L’Uchiha si stava mordendo un labbro a sangue per cercare di non piangere; Naruto sembrò accorgersene e, anche se all’inizio era rimasto rigido e stupito da quel gesto, si riprese ricambiando la stretta < Temenii-chan, se vuoi puoi piangere. Qui ci sono io.. > Sasuke nascose il suo viso nell’incavo del collo del biondino e iniziò silenziosamente a piangere. Anche a Naruto scesero alcune lacrime che si andarono a depositare sulla schiena dell’Uchiha.

< Dobe, perché mi hai chiamato nii-chan? > chiese riprendendo un po’ di contegno, ma non staccandosi dall’abbraccio < Sai, ho sempre desiderato chiamarti così > rispose arrossendo un po’. Sasuke si staccò è guardò il viso del suo migliore amico che in quel momento aveva abbassato gli occhi e, quelle lacrime che aveva versato erano accentuate dal rossore sulle sue guance. Aveva proprio un espressione buffa. Sasuke scoppiò a ridere.

Una risata liberatoria e trascinò con se anche il biondino. < N-Narut o, te te lo dirò u-una volta sola, - diceva cercando di calmare la sua risata – Anche io ti considero un fratello dobenii-chan.. > Si guardarono di nuovo e poi ripresero a ridere. < Sei felice è, Naruto? > < Sì Kurama, sono super felice! > < Il tuo sogno si è realizzato no? > < Per metà Kurama, per metà.. > Sasuke si stava legando il copri fronte dietro alla testa quando Naruto si avvicinò.

< Non sei più un nunkenin.. > E così dicendo si avvicinò e passò il suo indice, diventato arancione grazie al chakra della volpe, sopra il graffio che fece tanto tempo fa durante lo scontro nella valle dell’epilogo. < Bene, ora teme scusami ma devo andare da Hinata.. > < Lo so tranquillo, anche io passerò da Sakura > e così dicendo i due amici che si erano capiti perfettamente si salutarono dirigendosi l’uno verso la residenza Hyuga, l’altro verso la casa degli Haruno.


Spazio autrice:
Salveee!! Finalmente ce l'ho fatta ad aggiornare!! Spero vivamente di non aver rovinato Sasuke nella scena con Naruto!! Ringrazio ancora tutte quelle persone che dedicano un pò di tempo a ciò che scrivo, mi fa davvero piacere!! Alla prossima       144kagome_alice144

 

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Capitolo 18
*** PREPARATIVI ***


                                         PREPARATIVI
 
Tutti i ninja di Konoha, con la massima discrezione, si stavano concentrando sui preparativi. Nessuno sapeva che cosa li aspettasse, ma sapevano bene che avrebbero dovuto lottare con tutti loro stessi per vincere e riprendersi il villaggio.

Come l’anno prima, fra tutti i ninja era calato un silenzio preoccupante. Paura, paura della morte, paura di una nuova guerra. C’era soltanto una cosa che accendeva la speranza nel profondo dei loro cuori: tutti sapevano che potevano contare l’uno sull’altro e che soprattutto potevano contare sulle giovani promesse che poi, in un futuro non molto lontano, avrebbero guidato il villaggio.


Tutti avevano un lavoro preciso: c’era chi si occupava delle armi, chi delle provviste e alcuni erano impegnati a portare i bambini e gli anziani, della Resistenza, al sicuro.

Shizune, aiutata da alcune kunoichi stava preparando i vari medicinali che sarebbero potuti servire. Nel frattempo Tsunade si era recata alla tomba di Jiraya. Doveva stare un po’ da sola, quello che stava succedendo al suo villaggio era una cosa orribile e lei si sentiva la responsabile.



Una ragazza dai lunghi capelli marroni stava seduta sul monte degli hokage, ammirando la bella Konoha. Un ragazzo dai capelli lunghi neri le si avvicinò e senza dire una parola le si sedette a fianco. La ragazza poggiò la testa sulla sua spalla, come a cercare conforto.

Impercettibilmente, quel gesto, fece arrossire il ragazzo che, per distrarsi decise di chiederle < Parteciperai alla battaglia? > La ragazza sospirò, si girò e guardando il suo profilo, sussurrò con voce tremante < Questa volta si > Il ragazzo si girò e puntò i suoi occhi neri nei suoi marroni < Hai paura? > La ragazza arrossì e abbassò lo sguardo.

Allora, Itachi, le pese delicatamente il mento facendo di nuovo rispecchiare i suoi occhi in quelli di lei e le sussurrò < E’ normale avere paura, Ayame. Anche io ogni volta che combatto ho paura. Tutti si ha paura.. > < Non è per questo.. – si affrettò a dire lei – Io la scorsa volta non ho potuto partecipare alla guerra perché non ero stata classificata come ninja. Mi sono sentita così inutile.. – una piccola lacrima le scese sulla guancia per andare a bagnare la mano del ragazzo – Io non ho paura per me, in questo anno ho ripreso ad allenarmi, sono pronta.. però.. – guardò intensamente lo sguardo di Itachi, cercandoci un po’ di coraggio per finire la frase, poi, di scatto lo abbracciò nascondendo il viso, ormai ricolmo di lacrime, nel suo petto – Ho paura per le persone a cui voglio bene! Tutti i miei amici, l’hokage, mio padre, Sasuke, Naruto e poi.. ho paura per te.. Itachi > sussurrò continuando a piangere.

Il ragazzo sorrise stringendo ancora di più la ragazza. Avvicinò le labbra al suo orecchio e, con il tono più dolce che potesse trovare le sussurrò < Non ti devi preoccupare, io ti starò vicino. Ho fatto molti errori, ma non ho intenzione di farne altri. Se stiamo insieme ce la faremo > A quelle parole la ragazza sembrò calmarsi. Lentamente si asciugò le lacrime e si rimise seduta affianco al ragazzo, poggiando sopra la sua spalla la testa.

I due rimasero così per molto tempo, ognuno perso nei propri pensieri, ma rincuorati dal calore e dalla presenza l’uno dell’altra.



Nelle fondamenta del palazzo dell’hokage stava avvenendo un incontro lugubre.

I due vecchi anziani, Koharu e Homura, erano seduti di fronte ad una figura tutta nera, con degli occhi abbaglianti e carichi di odio. < Allora è tutto pronto? > disse la lugubre figura.

I due consiglieri si guardarono titubanti, poi Koharu rispose < Zetsu, sei sicuro che ci possiamo fidare di te? > Homura continuò < Ci hai promesso che, se ti avessimo permesso di fare quello che volevi nel villaggio, tu avresti trovato il modo di scacciare il mostro e gli Uchiha.. >

< So benissimo che cosa vi ho promesso! – rispose visibilmente scocciato Zetsu nero – Per questo voglio i vostri ninja più potenti, voglio i ninja della “ Radice “ che ancora sono fedeli a Danzo.. Tutti capiranno che cosa è l’odio, tutti vivranno nel terrore e, finalmente, con le anime di quell’Uzumaki e dell’Uchiha, io riporterò in vita mia madre! AH AH AH >

La sua risata era lugubre e sconcertante, proprio come le sue parole; ma, nonostante questo, i consiglieri approvarono l’idea di Zetsu, permettendogli di usufruire dei migliori ninja della “ Radice “.



Sasuke era arrivato davanti a casa della sua compagna di squadra. Bussò una, due, tre volte, ma solo alla quarta la madre di Sakura venne ad aprire.

< Oh, Sasuke sei tu? Prego caro, entra.. > Sasuke entrò in casa e, seguendo la signora Haruno, entrò in cucina < Hey Sasuke, che bello vederti! > esultò il signor Haruno < Shhh! Fa piano! Sveglierai Sakura! > lo rimproverò Mebuki.

Sasuke notò che tutta la cucina era invasa da bende, garze e medicinali che, evidentemente, dovevano servire per l’imminente battaglia. Mebuki notando lo sguardo confuso del ragazzo si affrettò a spiegare < In questo ultimo anno Sakura è sempre stata a casa tua con Hinata, per curare tuo fratello. Itachi aveva bisogno di costanti cure ed inoltre girare per il villaggio era molto pericoloso, specialmente per lei. – La donna fece una pausa per ricacciare indietro le lacrime – Oggi, dopo tanto tempo, è tornata a casa. Ci ha chiesto se potevamo darle una mano con i preparativi per la battaglia e, noi, abbiamo accettato subito. >

Kizashi sospirò ed andò in aiuto della moglie < Lei è andata a cambiarsi per mettersi qualcosa di pulito, ma non è più scesa. Noi ci siamo preoccupati e l’abbiamo ritrovata addormentata con.. > < Zitto Kizashi! – l’ammoni la moglie – Deve vederlo con i suoi occhi > aggiunse maliziosamente dirigendosi verso la camera di sua figlia seguita da un confuso Sasuke.

Arrivata davanti alla porta si voltò verso l’Uchiha < Sasuke, puoi entrare, ma ti prego soltanto di lasciarla dormire. In questo ultimo periodo è stata molto male, e non credo che abbia dormito tanto.. perciò.. > < Ho capito. Non si preoccupi > Tagliò corto Sasuke.

Aveva capito che Sakura aveva sofferto molto, sia fisicamente che mentalmente. Gli bastava pensare a come lo aveva accolto quando si era risvegliato all’ospedale. Inoltre, da quando era entrato in casa Haruno aveva compreso che i due genitori, diversamente da come pensava, non erano arrabbiati con lui, anzi, si erano dimostrati molto gentili e questo non potè che renderlo molto felice.

Il villaggio stava iniziando a riaccettarlo.

Rimasto solo, Sasuke, entrò lentamente nella stanza. Facendo il più piano possibile si richiuse la porta alle spalle e si voltò verso la ragazza. Sakura stava dormendo profondamente.

Il suo viso era rilassato, non mostrava alcuna espressione. Sasuke diede una rapida occhiata alla stanza, era perfettamente in ordine, si vedeva che non c’era entrata per molto tempo. Il moro si avvicinò al letto e notò, sul comodino, un barattolo mezzo vuoto di pillole bianche, che riconobbe subito, vicino ad un libro. Distolse immediatamente lo sguardo da quelle maledette pillole concentrandosi sul suo volto.

Dolcemente le accarezzò una guancia bianca scendendo poi sul braccio dove notò alcune cicatrici. Sasuke vide che la ragazza stava stringendo nelle mani una piccola foto. Facendo in modo di non svegliarla, le aprì il palmo, scoprendo la misteriosa foto.

Il team 7 al completo. La stessa foto che gli aveva dato poco prima Naruto. Per Sakura quella piccola foto stropicciata era la cosa più importante. L’Uchiha si mise seduto appoggiando le spalle al letto. Voleva rimanere il più possibile vicino alla ragazza. Lui non era bravo a mostrare i propri sentimenti, ma sperava che standole vicino lei si accorgesse di quanto in realtà lui le voleva bene.

Per ingannare il tempo, il ragazzo, si mise a leggere quel libro che aveva trovato sul suo comodino. Era il libro che Sakura aveva usato per curare i suoi occhi e quelli di suo fratello. Lì dentro c’era tutta la storia sul clan Uchiha e sui vari stadi dello Sharingan.

In fondo al libro, invece, c’erano delle tecniche proibite per contrastare il potere oculare. Sasuke notò che su quelle pagine c’erano una miriade di appunti scritti da Sakura, ma cosa ancora più strabiliante era che, in ogni pagina, c’era scritto di non usare queste tecniche perché potevano portare alla morte.

Fu leggendo quelle pagine e gli appunti di Sakura che Sasuke capì che, la sua ragazza, aveva prima indebolito il potere dello Sharingan così da fermare la malattie e, dopo aver curato gli occhi, si era preoccupata di ridar vita all’occhio con quelle tecniche proibite.

Dopo un paio d’ore, Sakurà aprì stancamente gli occhi. Guardò i soffitto cercando di orientarsi. Si ricordava di essere tornata a casa, ma che appena era entrata in camera era crollata dal sonno. Lentamente si girò e vide, sdraiato per terra, il ragazzo che dormiva rilassato.

Cercando di non far rumore, la rosa si avvicinò, osservando meglio il viso di Sasuke. Il suo volto era completamente rilassato, non sembrava stesse sognando, ma la sua bocca era leggermente piegata in un sorriso. Lentamente gli accarezzò il viso con il dorso della mano.

A quel contatto, Sasuke, aprì di scatto i suoi occhi neri, ritrovandosi in quelli verdi di lei. Si fissarono per molto. Quegli sguardi per loro due valevano più di mille parole. Ognuno, a modo suo, stava raccontano i suo passato all’altro.

Fu Sasuke ad alzarsi stiracchiandosi < Buongiorno.. > sussurrò. Alla ragazza le si colorarono le guancie del colore dei ciliegi, cosa che fece sorridere Sasuke, e rispose < B-Buongiorno.. se vuoi riposare puoi usare il mio letto, io.. >

L’Uchiha, sempre sorridendo, le si avvicinò e le toccò con l’indice e il medio la fronte per poi dire < Sarà per un’altra volta, Sakura. Ora dobbiamo prepararci. >

Quando il moro si girò la ragazza si portò una mano sulla fronte diventata rossa come tutto il viso. Il suo cuore aveva preso a battere velocemente, tanto che aveva paura che scoppiasse: era veramente felice, finalmente.

Adesso però, sapeva bene che non era il momento di smancerie, Ci sarebbe stata una battaglia e c’era bisogno di lei. Quindi tornando la kunoichi seria e professionale raccolse le sue cose e raggiunse il moro

< Sono pronta. Andiamo! >
 


Dall’altra parte di Konoha, Naruto si trovava difronte all’imponente entrata di villa Hyuga. Appena bussò, ad aprirgli, c’era Kameko.

chiese dolcemente la governante.

Il biondino un po’ imbarazzato per tutta quella formalità rispose < Oh, ti prego chiamami Naruto! Io sarò il futuro hokage di Konoha! – esclamò indicandosi – Tu invece sei ……? > La governante rise fra se, ripensando a quando, la signorina Hanabi, aveva descritto Naruto come un ragazzo strano e buffo.

< Mi chiamo Kameko e sono la governante della famiglia Hyuga > < E’ un piacere conoscerla.. > < Se sei qui per parlare con il padrone o con la signorina Hanabi, mi dispiace ma sono usciti per prepararsi alla battaglia e non credo che torneranno prima di cena. >

< Oh..bhe.. io in realtà sono solo venuto a parlare con Hinata.. > Kameko si intristì e Naruto lo notò subito < E’ successo qualcosa a Hinata? > chiese allarmato.

Kameko sorrise amaramente e rispose < E’ tornata oggi dopo tanto tempo, in questo periodo o stava a casa di Sasuke o in ospedale.. – la governante fece una pausa e, dopo aver notato l’espressione colpevole di Naruto, continuò – Comunque appena è tornata si è rinchiusa nella stanza del signorino Neji.. > < Potrebbe accompagnarmi? > chiese semplicemente il biondino.

< Ma certo > Così, in silenzio, si avviarono verso quella che era stata la camera di Neji. TOC TOC  < Signorina Hinata, sono io.. Posso entrare? > chiese Kameko. Passarono qualche secondo, ma dalla camera non proveniva risposta. < Magari dorme.. > ipotizzò. < Posso entrare comunque? > chiese il biondino.

La donna sospirò e, guardandolo seria disse < Mi fiso di te, ma non toccare la signorina nemmeno con un dito, ok? > Naruto trasalì annuendo spaventato.

Poi, quando la donna se ne andò, entrò. Hinata era sdraiata sul letto di suo cugino, con la faccia nascosta nel cuscino. A Naruto sembrò addormentata, ma quando si avvicinò meglio la sentì singhiozzare. Capendo il motivo del suo dolore che mai era riuscita ad esternare in tutto quel tempo, e si avvicinò e si sedette su una piccola parte del letto.

Quando Hinata si accorse della presenza di qualcuno nella stanza nascose ancora di più la testa nel cuscino e, cercando di sembrare più naturale e trattenendo a stento i singhiozzi, esordì < K-K-Kame-ko.. o-ora v-vo-vorre-i ri-riposa-re. Ti-ti pre-go, l-lasci-lascia-mi so-sola >  Naruto, vedendo quanto la ragazza si era impegnata per non far preoccupare la sua governante, le accarezzò la nuca, scendendo poi ad accarezzarle i lunghi capelli corvini e la schiena.

Hinata ebbe un brivido. Quelle non erano certo le mani della sua “ tata “ ! Si girò di scatto mostrando degli occhi gonfi e arrossati, le guancie, di solito tinte di rosso, erano livide di lacrime che ancora fuoriuscivano dai suoi occhi perlacei senza contegno.

La Hyuga si ritrovò faccia a faccia con Naruto, il quale non staccava gli occhi da lei ma che aveva reso ad accarezzarle un braccio per risalire fino alle guance. Rendendosi conto della situazione scattando in piedi Hinata urlò < Vattene Naruto-kun! Io.. io non voglio che tu.. che tu mi veda.. mi veda così! >

Naruto continuava a fissarla mentre quest’ultima cercava di allontanarsi da lui, nascondendosi da lui. Sempre guardandola negli occhi, il biondino si alzò e, inaspettatamente, la abbracciò.

La ragazza cercò di divincolarsi, urlava e, in preda alle lacrime lo implorava di lasciarla e di andarsene. L’Uzumaki invece, senza dire niente, aumentò la stretta, stando bene attento a non farle male e nascose il suo viso nella sua spalla assaporando il suo profumo: more.

Dopo diversi minuti la ragazza sembrò calmarsi e si lasciò completamente andare fra le braccia del ragazzo. Iniziò a piangere silenziosamente sul suo petto, non faceva altro che piangere, non urlava, non diceva niente: piangeva.

Lentamente la testa iniziò a girarle e le gambe le si fecero molli. Naruto sentì che la presa di Hinata si stava facendo sempre più leggere e, preoccupato, la prese in braccio riportandola seduta sul letto. Hinata continuava a piangere, non riusciva a smettere e, più piangeva, più si sentiva debole.

Naruto non sapeva cosa fare ed era tentato di chiamare aiuto, ma sia il fatto che la ragazza era aggrappata a lui impedendogli i movimenti, sia il fatto che nella villa, a parte Kameko che era dall’altra parte della casa, non c’era nessuno, lo fece desiste dal suo intento.

Alla fine si decise e, abbracciandola di nuovo, appoggiando il mento sopra la sua testa le disse dolcemente < Hinata, fai bene a piangere. Piangere non significa debolezza, ma forza. Non tutti hanno la forza di piangere. Non posso neanche immaginare quanto in questo periodi tu abbia sofferto anche a causa mia.

Non sai quanto mi sono sentito e mi sento tutt’oggi in colpa per quello che ti ho fatto passare – Hinata, sentendo quelle parole, avrebbe tanto voluto ribattere. Lei aveva sofferto?! Si, aveva sofferto, ma il ragazzo non se ne poteva fare una colpa, e fra i due quello che aveva sofferto di più era di sicuro lui! –

Sono stato uno stupido Hinata, non ho mai capito i tuoi veri sentimenti. Credo che l’intero villaggio, già da tempo, sia al corrente di quello che tu provi per me, ma io non lo sono mai riuscito a capire. Anche quella volta, con Pain. Quando mi sei venuta a salvare, dicendo che mi amavi, io poi non ti ho chiesto niente, credendo che lo avessi detto per darmi forza. Per colpa mia hai anche perso tuo cugino, per te io sono solo stato causa di tanti problemi >

A quelle parole la ragazza non ce la fece più e, con tutta la sua forza, con tutto il suo amore disse < No! Non è vero Naruto-kun.. >

La frase che doveva essere decisa, ma che sussurrò e basta, fu interrotta da un singhiozzo impedendole di continuare. A Naruto però, quelle parole, diedero molto coraggio e, finalmente riuscì ad aprire il suo cuore alla ragazza:

< Hinata, tu lo sai come sono. Sono sempre molto sbadato, non penso mai prima di agire, stando con me rischi di soffrire ancora, però, io ti voglio molto bene, anzi – Naruto sorrise – io ti amo, Hinata.

Per questo vorrei che tu diventassi la mia ragazza. Vorrei averti al mio fianco, vorrei che tu fossi la mia spalla, ma soprattutto non voglio vederti sola, voglio stare al tuo fianco, Hinata. >

Quelle parole, così dolci, così sincere, fecero molto effetto su Hinata: il suo cuore iniziò a battere velocemente, in un secondo le ritornarono tutte le forze, le lacrime smisero di scendere dai suoi occhi e, voltandosi verso Naruto, mostrando uno dei sorrisi più belli che il biondo avesse mai visto rispose < Naruto, anche io ti amo.. >

Naruto, sentendo che la ragazza aveva tolto ogni genere di formalità e, dopo aver sentito che anche lei lo amava, la baciò.

Non voleva sapere niente, per le parole ci sarebbe stato tempo, voleva solamente dimostrarle quanto bene le voleva. Quel bacio per entrambi, fu meraviglioso, molto diverso dal primo.

Se il primo era pieno di felicità, questo era pieno di vita; la loro vita. Il loro passato e il loro presente era in quel bacio. Tutte le sofferenze che i due avevano patito, tutte le gioie, la felicità di entrambi per essersi finalmente trovati e la paura di perdersi per l’imminente battaglia: questi erano i sentimenti racchiusi in quel bacio.


< Naruto.. > < Che vuoi Kurama? > < Questa ragazza.. è tanto importante per te? > < Certo! > rispose non riuscendo a capire dove volesse arrivare la volpe. Quest’ultimo, arrossendo, disse < Sappi che se ti azzardi a falla soffrire, te la vedrai con me! >

Naruto guardò Kurama esterrefatto per poi mettersi a ridere < Che cosa hai tanto da ridere?! > chiese alterato < Piace anche a te, vero? > < E’ una ragazza in gamba, dolce e gentile, il tuo completo opposto, è normale che mi piaccia! > disse scocciato.

Naruto sorrise e, alzando il pollice verso l’altro esclamò < Tranquillo Kurama, mi prenderò cura di lei! >


< Starai attento, vero Naruto? > chiese Hinata riportandolo alla realtà < Si, non ti devi preoccupare per me, e poi sarò insieme a Sasuke. Tu piuttosto, cerca di fare attenzione! > < Certo! Tu forse non lo sai ma in quest’anno mi sono allenata un po’ con Sakura.. > rispose maliziosa alzandosi e dirigendosi verso la cucina, lasciando Naruto di stucco.

< Kameko, potrebbe rimanere anche Naruto per cena? > chiese la corvina una volta entrata in cucina < Certo Hinata-sama > In quel momento Naruto entrò nella cucina ancora scioccato per la rivelazione della ragazza. Fu proprio quest’ultima a risvegliarlo dai suoi pensieri

< Naruto, se non hai niente in contrario, potresti fermarti da noi per la cena, così conoscerai meglio mio padre e Hanabi! > < Va bene.. > rispose sorridendo imbarazzato.

Kameko si girò ed esclamò < Naruto, spero ti piaccia il ramen! >






Spazio autrice:

Salveee!! Chiedo scusa per l'enorme ritardo. Un pò la fine della scuola, un pò la mancanza di tempo, ma soprattutto mi è venuto il blocco della scrittrice! ahahah!

Questo capitolo è di passaggio e potrà sembrarvi noioso, ma mi è servito per farmi qualche idea sulal battaglia che inizierà nel prossimo capitolo!

Bene, ringrazio tutti voi per il tempo che mi dedicate e ringrazio chi mi recencisce!! 

Alla prossima!!                 
                                                  
                                             144kagome_alice144

 

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Capitolo 19
*** BATTAGLIA CONTRO L'ODIO: IL PIANO DI SHIKAMARU ***


BATTAGLIA CONTRO L’ODIO: IL PIANO DI SHIKAMARU
 

Quella stessa sera tutti gli shinobi della resistenza si ritrovarono nella stanza segreta all’interno del monte degli hokage. Quella montagna che aveva visto crescere tutte le generazioni del villaggio della foglia, quelle sculture che, nel tempo, avevano dato speranza e forza a tutti gli abitanti di Konoha, e, adesso, avevano visto crescere una “ resistenza “ di tutti i clan alleati per sconfiggere ‘odio che si era insinuato nell’amato villaggio.

Nella stanza, intorno al tavolo, in religioso silenzio, con sguardo deciso e fermezza nei cuori, c’erano: il clan Yamanaka, capitanato da Ino, il clan Akimichi con il loro maestro Choji, affiancato da suo padre, il clan Nara comandato dal genio di Shikamaru, il clan Sarutobi, il clan Hyuga guidato da Hiashi e sua figlia Hanabi; poi c’erano Shizune e Tsunade, Iruka, il maestro Gai affiancato da Rock Lee, Ten Ten e Sai, Kurenai, che aveva lasciato la piccola Mirai al nonno, accompagnata da Shino, Kiba e Akamaru con i rispettivi clan, il capitano Yamato, Ayame e suo padre, Itachi, Hinata, Sakura e molti altri ninja.

Al centro della stanza invece c’erano Sasuke e Naruto che, dopo aver constatato che tutti erano pronti a battersi, diedero l’inizio della battaglia. < Bene! Ci siamo tutti! Andiamo! > esclamò Naruto preparandosi a creare i suoi cloni < Dobe che vuoi fare? > disse calmo Sasuke che aveva capito le intenzioni del biondino, fermandolo

< Mi sembra ovvio Teme! – rispose con fare sarcastico – Creerò un clone con il chakra di Kurama per ogni gruppo di.. > < Ho capito che cosa vuoi fare – lo interruppe il moro calmo – Ma lo vuoi fare qui dentro? > < Perché? > chiese ingenuamente il biondo inclinando la testa in direzione dell’amico, provocando in quest’ultimo un sospiro.

Una ragazza dai capelli rosa che aveva assistito alla scena si avvicinò ai due e, prendendo un grosso respiro < BAKAAAA!!! > urlò tirando un pugno al biondo che, per la botta cadde dal tavolo. < E’ mai possibile che non riesci a capire niente!! – esclamò Sakura furiosa trattenendosi a stento dal picchiare nuovamente il suo amico – E tu Sasuke, visto che sai che lui è un baka, perché non gli spieghi le cose per bene?! >

Sasuke guardò la ragazza e poi l’amico e sospirando disse < Dobe, non puoi fare la moltiplicazione qui perché non c’è abbastanza spazio > Sakura lanciò uno sguardo truce all’Uchiha e affermò: 

< Sempre di tante parole Uchiha – poi guardando Naruto che ancora non aveva capito, aggiunse – Se ti moltiplichi qui moriremo tutti schiacciati > A quella frase il biondino si alzo e sorridendo rispose < Ah! Non lo avevo proprio capito! Grazie Sakura! >

Quelle parole provocarono un altro sonoro sospiro a Sasuke e una faccia sconvolta a Sakura. Quella scenetta fece scatenare le risate di tutti.

Nella stanza tutti esplosero in una sonora risata. Anche Itachi, in piedi vicino al maestro Kakashi non riusciva a trattenersi < M-M-Maestro Kakashi, l-loro sono- sono sempre c-così? > chiese tra una risata e l’altra. Kakashi che continuava a guardare il suo vecchio team rispose < Si, loro sono il team 7 >

I tre ragazzi, rimasti al centro della stanza, allo scoppio di tutte quelle risate rimasero stupiti e imbarazzati, poi si lasciarono contagiare mettendosi a ridere anche loro. Sakura scese dal tavolino lasciando il posto a Naruto che, per non cascare di nuovo a causa delle troppe risate, si appoggiò interamente all’amico che, sorprendentemente stava sorridendo.

< Sono sempre i soliti > disse Kiba agli amici di fianco a lui. < Si, ma grazie a loro è diminuita la tensione > rispose Rock Lee mentre cercava di calmare le risate sorreggendosi a Sai.


< Naruto, adesso basta. Non abbiamo più tempo per le risate. Sento chiaramente che, una grande quantità d’odio, si sta spargendo per le strade del villaggio. > Naruto tornò immediatamente serio e, voltandosi verso Kurama, annui.

< Bene gente, siamo pronti! > urlò il biondino balzando dal tavolo all’uscita della stanza per dirigersi all’esterno < Andiamo! > gridò Sasuke raggiungendo il suo amico e, come lui, anche tutti i loro compagni si affiancarono l’un l’altro. < Andiamo! > < E’ora! > < Siamo pronti! > < Forza capitani! >

Ogni ninja era pronto per combattere, loro dovevano salvare il villaggio e la volontà del fuoco, per i quali, i loro predecessori avevano dato la vita. Tutta la resistenza si ritrovò sul monte degli hokage intenta ad ammirare quella pace falsa e apparente che sovrastava il villaggio.

< Tecnica della moltiplicazione del corpo! > In un attimo, senza nemmeno accorgersene, tutti i ninja si ritrovarono affiancati da copie di Naruto. Quelle però non erano le solite copie: erano rivestite di un manto di chakra arancione.


< Naruto, dovete fare attenzione! Percepisco una grande quantità d’odio nel villaggio, devono essere gli Zetsu bianchi: però percepisco una quantità d’odio maggiore al di fuori del villaggio! > < Dici sul serio Kurama? > La volpe annui preoccupato.

< Maledizione! > imprecò il biondino < Che succede Naruto? > chiese l’amico che gli era affianco < Kurama ha percepito un’altra massa d’odio fuori dal villaggio e sembra più potente di quella che riesce a percepire nel villaggio > spiegò.

Shikamaru Nara, che era lì vicino, sentì la spiegazione di Naruto e, dopo aver sbuffato, si sedette a terra pensando “ Papà, mi hai dato una bella seccatura. Fare il cervello di questi qui è veramente una seccatura “.

Choji, che si era accorto dell’atteggiamento del suo migliore amico, sorridendo richiamò l’attenzione degli amici che circondarono il Nara.

Quest’ultimo dopo un minuto si alzò da terra e, guardando i suoi compagni uno a uno disse < Si! Ce la possiamo fare! > < Shikamaru hai pensato ad una qualche strategia? > chiese Ino impaziente.

< Si! – rispose il ragazzo – Ma prima vorrei sapere una cosa Naruto – il biondino annuì – La massa d’odio che hai percepito fuori dal villaggio appartiene ha un solo individuo? > Naruto guardò perplesso il suo amico non riuscendo a capire il significato della sua domanda
 

< Naruto scambiamoci! > urlò Kurama. In un attimo gli occhi di Naruto divennero rosso fuoco e il vocione della volpe risuonò < Tu sei Shikamaru vero? – l‘interessato annui – In effetti ho percepito una grande quantità d’odio concentrata solo in un punto, però è strano, ciò che sento è disturbato da qualcosa, non riesco a mettere bene a fuoco > < Ok, grazie mille Kurama > rispose i ragazzo mentre continuava a riflettere. Intanto Naruto e Kurama si scambiarono nuovamente.

< Bene ragazzi, ora vi illustro il piano. – Tutti, lì attorno, si avvicinarono per sapere che ruolo avessero dovuto svolgere il quella battaglia. – Ci divideremo in due gruppi. Tutti i clan si occuperanno di eliminare gli Zetsu bianchi nel villaggio.

Ogni copia di Naruto affiancherà un gruppo di voi formato da sei membri: uno del clan Aburame, uno del clan Inuzuka, uno del clan Hyuga, uno del mio, un membro degli Akimichi e uno degli Yamanaka.

Signorina Shizune, signorina Tsunade, voi insieme hai ninja medici vi occuperete del reparto medico. Lei, capitano Yamato, avrà il compito di difendere l’hokage e i ninja medici.

Maestro Iruka, lei insieme a Kurenai vi occuperete di difendere i civili nel rifugio.

Maestro Gai, maestro Kakashi, voi formerete una squadra con una copia di Naruto. Rimarrete qui al villaggio e prenderete le redini della battaglia. > Tutti gli interessati annuirono.

Poi Kakashi chiese < E voi, Shikamaru? >

Shikamaru fece un sorriso malizioso < Il trio Ino-Shika-Cho, la squadra del maestro Gai, i team 8 e 7, Itachi e Ayame andranno a scovare il capo di questi maledetti >

< Tu hai capito chi è? > chiese Naruto. Tutti rivolsero uno sguardo omicida al povero Naruto per poi ignorarlo.

Kakashi riprese < Ma non sarete in pochi? Non sappiamo chi sia il capo e non sappiamo quanto è forte.. > < Lo so, ma è l’unica soluzione. Si ricordi che noi abbiamo un Biju e due utilizzatori di Sharingan. Inoltre se ci spostiamo in troppi sarà più difficile coglierlo alla sprovvista. >

< Si, ma.. > < Lei e Gai dovete rimanere qui. Maestro Kakashi, lei è l’unico che può prendere il mio posto. Guiderà lei i ninja della resistenza. > Kakashi si rassegnò.

< Non ti preoccupare, Kakashi. – disse Iruka avvicinandosi all’amico – Dobbiamo aver fiducia in loro. > L’uomo con lo sharingan, guardando i ragazzi, annui convinto. < Si! >

Naruto sorrise < Andiamo!! > urlò poi buttandosi giù dal monte seguito da tutti i suoi compagni.

Quando tutti ebbero raggiunto il suolo, lentamente, da ogni angolo più buio del villaggio uscirono vari ninja mischiati ad alcuni Zetsu bianchi. Le due fazioni si guardarono per un secondo e poi scoppiò il putiferio.

Nel villaggio, che per fortuna era stato evacuato, si stava combattendo una vera e propria battaglia. Chi usava le arti ninja, chi le arti marziali, chi le arti illusorie; ognuno combatteva utilizzando tutte le sue forze. Ogni ninja stava eseguendo alla lettera gli ordini di Shikamaru, riuscendo a coordinarsi perfettamente.

Intanto i ragazzi si stavano dirigendo fuori dal villaggio . < Hey teme, mi spieghi come ha fatto Shikamaru a capire dove si trovava il capo? > Sasuke divertito dalla stupidità dell’amico rispose < Dove si trova la maggior quantità di chakra, di solito c’è il più forte e, di solito, il più forte è il capo > < Ma certo! Ora ho capito! >

All’improvviso si sentì un forte boato provenire dall’esterno del villaggio. Improvvisamente si formò una colonna di luce violacea, collegando cielo e terra.


< E’ lì Naruto! Quella colonna di luce non è nient’altro che chakra intriso di odio! >

I ragazzi abbagliati da quella colonna, continuarono a correre fuori dalle mura, lasciandosi alle spalle i ninja che stavano combattendo, con l’aiuto delle copie, i poteri di Zetsu bianco.

Quando i ragazzi furono usciti si ritrovarono completamente circondati da Zetsu. < Questi.. > sussurrò Sasuke

< Noi siamo lo Zetsu definitivo – dissero in coro – noi abbiamo il potere dei Senju e degli Uchiha > continuarono.

Quegli Zetsu erano metà bianchi e metà neri, proprio come quello che si era mostrato nell’Organizzazione Alba, però sembravano molto più forti.

La parte bianca era formata dalle cellule del primo hokage, però era rivestita da un chakra che formava una forte barriera intorno alla metà del suo corpo; la parte nera invece era in possesso del rinnegan, un rinnegan rosso come lo sharingan.

< Ancora con questa storia del potere dei clan! Mi avete stancato! Rasengan! > urlò Naruto scagliandosi addosso al gruppo di Zetsu davanti a lui.

Quest’ultimi, però, si fecero colpire e, successivamente colpirono il biondino con quello che sembrava un grosso braccio di chakra nero. Naruto cadde all’indietro ritrovandosi i piedi del suo migliore amico che, insieme al fratello, guardava quegli esseri con stupore

< Il Susano’o… > sussurrò l’Uchiha più piccolo. < Dannazione! > imprecò invece l’Uzumaki rialzandosi. < Com’è possibile che quei cosi abbiano il Susano’o? > chiese Sakura che si era avvicinata a Naruto per controllare che non fosse ferito gravemente. < Non ne ho idea.. Ma la cosa non mi piace > affermò Itachi mettendosi in posizione di difesa.

I presenti notarono che, dove Naruto aveva colpito, non c’era rimasto nemmeno un graffio. < Si autorigenerano.. > azzardò Hinata.

< Shikamaru tocca a te > disse Choji rivolto al suo amico. Il Nara sospirò e chiuse un secondo gli occhi rassegnato.

Dopo qualche istante lì riaprì rivelando una decisione che nemmeno lui si aspettava di avere. < Non c’è niente da fare, dobbiamo abbatterli per continuare! Ci divideremo: Naruto, Sasuke, Sakura e Hinata, voi andate avanti. Noi li bloccheremo. >

I ragazzi si guardarono perplessi, ma non ebbero nemmeno il tempo di fare domande che una decina di Zetsu gli attaccò.

< Muovetevi! > comandò il Nara.










Spazio autrice:

Salvee! Eccovi un nuovo capitolo!!

E' iniziata la battaglia! Che ve ne pare? Bhe non siamo ancora nel vivo, ma a quanto pare Shikamaru si sta già facendo valere!!

Fatemi sapere cosa ne ensate e anche le vostre idee per migliorarmi!


A presto! ( spero )                                      144kagome_alice144

 

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Capitolo 20
*** BATTAGLIA CONTRO L'ODIO: LA VERA FORZA DELLA FOGLIA ***


BATTAGLIA CONTRO L’ODIO: LA VERA FORZA DELLA FOGLIA
 
< Fate attenzione! Vi ricordo che questi cosi assorbono il chakra e si trasformano nella persona a cui l’hanno assorbito! > grido Kakashi ai ninja vicini.

In un secondo il villaggio si era tramutato in un campo di battaglia. Le strade, che di solito erano piene di bambini, allegria e sorrisi, ora erano ricolme di corpi; l’odore di morte e di sangue aveva sostituito l’odore del pane appena sfornato, dei fiori recisi, del ramen e della buona cucina del villaggio.

Quella non era più la Konoha che tutti conoscevano.

< Kakashi, questi maledetti sembrano più forti rispetto all’ultima volta! > osservò Gai mentre si toglieva di dosso uno Zetsu bianco. “ Sembra che siano diventati molto più forti. In questi anni si devono essere rafforzati in qualche modo “ pensava il sensei del team 7 mentre teneva testa a ben tre Zetsu.

Ad un certo punto si sentì una forte esplosione. Tutti i ninja intenti a battersi si voltarono nel tentativo di capire che cosa potesse essere successo. Al di fuori del villaggio si era innalzata una spaventosa colonna violastra.

< Che cos’è quella? > chiese Gai, dando voce alla domanda muta di tutti gli shinobi. < E’ il capo di tutti! > rispose una copia di Naruto mentre metteva KO uno Zetsu trasformandolo in albero. < Spiegati Naruto! > ordinò il sensei intento a combattere.

La copia di Nauto, dopo aver messo a terra altri due Zetsu che lo stavano attaccando, continuò < Il me originale si sta dirigendo verso quella luce. Kurama ha detto che da lì proviene un enorme quantità d’odio – mise KO altri Zetsu – Soltanto che, adesso, sono stati bloccati da altri di questi bastardi > < Ancora Zetsu bianchi?! Ma quanti ce ne sono!? > sbottò Gai mentre apriva la prima porta del chakra.

< Non sono Zetsu normali! > La copia si affrettò a descrivere quei nuovi Zetsu mentre, i due maestri, cercavano di ucciderne il più possibile. < Dannazione! – imprecò Kakashi – Là hanno bisogno di noi! >

L’uomo non potè neanche finire la frase che, dal nulla, apparvero un altro centinaio di Zetsu. Al limite della pazienza, l’uomo dello sharingan, alzò il suo copri fronte mostrando il suo occhi sinistro; mentre il suo miglior rivale arrivava ad aprire la quinta porta.

< Gai non ti sforzare troppo.. > < Non è tempo per risparmiare energia Kakashi! > lo ammonì l’amico cominciandosi a battere. Kakashi sorrise sotto la maschera posizionandosi dietro l’uomo dalla strana tuta verde. < Ti guardo le spalle > mormorò < Anch’io! > rispose. I due scattarono iniziando a battersi fianco a fianco.


< Dannazione! > esclamò Tsunade dopo aver appreso tutte le novità dalla copia di Naruto. L’unico fronte che se la stava cavando egregiamente era quello di Kakashi e Gai, tutti gli altri erano in grosse difficoltà.

Ad interrompere i pensieri dell’ ex-hokage fu Shizune < Singorina Tsunade sono arrivati altri dieci feriti gravi > disse chiara e concisa.

La sennin si morse il labbro, chiaro segno che si stava innervosendo. Osservò in che stato era ridotto il suo villaggio e come tutti gli abitanti stavano cercando di difenderlo combattendo con tutte le forze. Si girò e osservò le statue dei suoi predecessori: il primo e il secondo hokage, il terzo, nonché suo maestro, il quarto, padre di Naruto e infine lei.

Osservando bene il suo volto scolpito nella roccia nella mente di Tsunade rimbombarono delle parole che le avevano dato speranza fino ad ora “ Io sono Naruto Uzumaki e diventerò hokage! Non mi arrenderò mai perché è questo il mio credo ninja! “

Tsunade sorrise a quel ricordo spostando la sua attenzione sull’assistente < Shizune, chiamami immediatamente un membro del clan Yamanaka! > La signorina Shizune rimase stupita da quanta determinazione aveva la sua sensei, così, sorridendo, corse a chiamare la persona che le aveva chiesto.

< Eccomi! > < Bene, voglio che tu trasmetta le mie parole a tutti i ninja. Pensi di farcela? > < Si! > esclamò. Il ninja appoggiò una mano sulla fronte della bionda e questa iniziò < Ascoltatemi attentamente.

Come avrete notato questi Zetsu bianchi sono più forti rispetto all’ultima volta. Si sono potenziati ed inoltre quella colonna violacea non è altro che il chakra del nemico. – A quelle parole molti ninja chinarono il capo profondamente scoraggiati. Come potevano loro, semplici shinobi, affrontare quegli esseri soprannaturali. –

Ma non dobbiamo arrenderci! – A quelle parole alzarono tutti il capo ascoltando le parole della donna – Se rimaniamo uniti riusciremo a sconfiggerli. Ricordate che noi stiamo combattendo contro l’odio che si è accumulato nel villaggio. Perciò ascoltate il mio ultimo ordine come quinto hokage della Foglia: non arrendetevi! >

< Si! > < Ce la possiamo fare! > < Andiamo! > < Sconfiggiamo questi maledetti! > < Riprendiamoci il villaggio! > Tutti i ninja ripresero a combattere confortati dalla presenza l’uno dell’altro.


< Maestro Iruka ci faccia andare! > strillò per la millesima volta Konohamaru < No, voi dovete rimanere qui. E’ troppo pericoloso. > < Maestro Iruka le ha sentite le parole dell’hokage, vero? – chiese il ragazzino. L’uomo annuì – Noi non possiamo arrenderci! Anche noi possiamo combattere ed aiutare gli altri! >

< Konohamaru ha ragione! > intervenne Moegi. Udon annuì. < Maestro Iruka non si fida più di noi? > chiese di nuovo il ragazzino. Iruka guardò i suoi tre allievi rivedendo la determinazione che, quel giorno alla cascata della verità, aveva Naruto.

< State attenti > gridò Kurenai. Uno Zetsu si stava avventando sul maestro, ma Konohamaru fu più veloce < Rasengan! > Lo Zetsu fu sbattuto violentemente alla parete. Iruka sorrise.

< Potete andare > < Grazie! > risposero i tre all’unisono precipitandosi fuori. < Perché gli hai lasciati andare, Iruka? > chiese la donna < Perché loro non si arrenderanno mai > rispose osservando i suoi allievi correre fuori dal riparo.


 < Signorina Tsunade, stia attenta! > urlò Shizune quando vide che due Zetsu stavano attaccando la sua sensei. < Arte del legno! > I due Zetsu vennero scaraventati lontano da un robustissimo tronco. < Yamato! > gridò felice l’hokage.

Il capitano Yamato sorrise, ma non ebbe il tempo di dire assolutamente nulla che Tsunade lo precedette. < Bene, adesso che sei qui voglio che tu mi copra le spalle. Shizune tu occupati de feriti meno gravi. > L’assistente annuì eseguendo l’ordine mentre Yamato sospirò mettendosi davanti alla sennin.

Quest’ultima dopo essersi morsa un dito eseguì dei segni ed esclamò < Tecnica del richiamo! > Dal nulla apparve una grossissima lumaca bianca con una striscia blu sul dorso.

< Signorina Tsunade, che bello rivederla > < Anche io sono felice di rivederti Katsuyu, ma adesso abbiamo altri  problemi… > Katsuyu si guardò intorno e capì subito la situazione in cui si trovava. Tsunade fece altri segni con le mani ed all’improvviso la lumaca si sciolse creando piccole copie di se stessa.

< Bene Katsuyu, vai da tutti i ninja e offri loro il tuo chakra > < Subito! >


Intanto alle porte del villaggio i ragazzi erano impegnati a combattere contro quei nuovi Zetsu. Le parole del loro hokage gli avevano dato nuova carica.

< Zanne perforanti!!! > Kiba si buttò su un gruppo di nemici venendo respinto grazie al loro Susano’o nero. < Maledetti! > imprecò.

Tutti i ragazzi si erano posizionati in cerchio: stavano difendendo Itachi e Shikamaru. Il Nara, infatti, aveva chiesto all’Uchiha di spiegargli per bene la tecnica Susano’o, chiedendo agli altri di coprirlo. Purtroppo così gli attacchi erano limitati e i ragazzi riuscivano a difendersi a malapena.

< Se continuate così morirete presto.. > disse con voce lugubre lo Zetsu che era davanti ad Ayame. < Se volete salvarvi la vita dovrete pur sempre sacrificare qualcuno.. > continuò quello davanti a Choji. < E’ così che sono fatti gli esseri umani. Pur di sopravvivere preferiscono uccidere un loro pari.. > finì quello davanti a Kiba.

< State zitti! – esclamò quest’ultimo – Non ne possiamo più dei vostri discorsi insensati! > < Già Kiba a ragione! Prendete questo! > esclamò Ten Ten balzando in aria, facendo ricadere sugli Zetsu migliaia di kunai. < Siete noiosi! > esclamò invece Rock Lee prendendo a calci e pugni uno Zetsu lì vicino.

< Shikamaru quanto vi manca!? > esclamò Choji che, dopo essersi ingrandito, stava trattenendo un gruppo di quei maledetti. I due al centro non risposero continuando a parlare tra di loro.

Entrambi si fidavano dei propri compagni, sapevano che avrebbero impedito che qualcuno gli facesse del male. Dall’altra parte i ragazzi che costituivano il cerchio si sentivano molto sicuri perché potevano contare sull’appoggio ognuno dell’altro. Ognuno guardava le spalle dell’altro difendendosi a vicenda.


Intanto più avanti, Naruto, Sasuke, Sakura e Hinata stavano avanzando velocemente verso la colonna di chakra. Nel sentire le parole di Tsunade, tutto il team 7 sorrise mentre Hinata abbassò il capo preoccupata. Sakura se ne accorse e le si affiancò

< Hinata tutto bene? > < S-si Sakura, tutto bene… > disse puntando i suoi occhi perlacei, i quali avevano attivato il Byakugan, sulla schiena di quello che ormai era il suo ragazzo. Sakura, che in quel periodo era diventata molto amica di Hinata sorrise e, guardando la schiena del suo ragazzo, disse:

< Ti capisco. Anche io tempo fa mi sentivo inferiore a loro. Per quanto mi sforzassi non riuscivo mai a raggiungerli. Ma non mi sono arresa ed adesso eccomi qui: posso combattere al loro fianco senza timore. – Hinata spostò lo sguardo su di lei e la rosa le sorrise – Hinata, la vera forza non è fisica. La vera forza è l’unione. E’ l’amore che provi. E’ il desiderio di non arrenderti mai. E’ questa la vera forza! >

Hinata ripensò a tutto quello che era successo in quell’anno. Lei era debole, è vero, però aveva imparato a curare a anche a combattere molto meglio di prima; e non ce l’avrebbe mai fatta se non ci fosse il ricordo del sorriso di Naruto a darle la forza. La mora sorrise e rispose:


< E’ questa la vera forza della Foglia! >




Spazio autrice: 
Ecco un altro delirio solo per voi! Ahahaha.
Spero che si capisca quando intendo " la vera forza della Foglia "; ma soprattutto spero che questa battaglia vi stia piacendo. 
Io credo che Kishimoto abbia creato una Quarta Grande Guerra Ninja meravigliosa. Amo davvero queste puntate che tutt'oggi stanno uscendo. Per questo cerco di prendere spunto da quella.
Fatemi sapere!




Alla prossima
                                                                             144kagome_alice144

 

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Capitolo 21
*** BATTAGLIA CONTRO L'ODIO: FIDUCIA ***


              BATTAGLIA CONTRO L’ODIO: FIDUCIA
 
Shikamaru ed Itachi stavano ancora parlando tra loro: < Mmm, allora è così?! > domandò il Nara per confermare tutte le notizie appena ricevute. L’Uchiha annuì serio, puntando i suoi occhi neri in quelli di Shikamaru.

Quest’ultimo sorrise malizioso e continuò < Dovremo fare gioco di squadra per battere questi mostri… - poi spostò lo sguardo sui suoi compagni e, sempre sorridendo, aggiunse – Quello che sappiamo fare meglio! > < Shikamaru, hai un piano? > chiese Itachi meravigliato dall’ingegno del compagno. Lo stratega lo guardò e disse < Itachi scambiati con Ino > L’Uchiha, seppur perplesso, fece come gli era stato detto.

< Ino, Shikamaru vuole parlare con te.. > La bionda non gli fece nemmeno finire la frase: fece un salto indietro atterrando alle spalle del ragazzo < Ho capito > disse solamente lasciando Itachi perplesso. Come poteva aver capito?

< Itachi non ti distrarre! > lo ammonì Ayame posizionandosi accanto a lui < Tu non hai ancora visto la loro vera potenza – continuò mentre si difendeva da uno Zetsu – Loro sono tutti “ compagni “! > esclamò tirando un calcio allo Zetsu togliendoselo di dosso.

Itachi rimase ammaliato, sia dalle sue parole che dalle sue azioni. Essere lì, affiancato da quelli che ormai poteva definire “ compagni “, per il moro era meraviglioso. Non aveva paura e non si sentiva solo. Sapeva che poteva contare su di loro e questo gli dava una gran forza.

Guardando Ayame, invece, era rimasto incantato dai suoi movimenti. La grazia mista a forza con qui respingeva quei maledetti cosi bianchi, i suoi capelli, legati accuratamente con una coda alta, oscillavano ad ogni suo movimento. Le labbra ripiegate in un leggero sorriso; anche lei era felice di trovarsi circondata da amici.

< Shikamaru! > gridò Ino arrivando vicino al castano. < Ino, trasmettimi a tutti > La ragazza annuì poggiando una mano sulla fronte del ragazzo, concentrandosi, espandendo la tecnica a tutti i suoi amici.

< Allora ragazzi, ascoltatemi attentamente e non fate domande – risuonò chiaramente la voce di Shikamaru nella mente di tutti – L’unico modo per abbattere questi nuovi Zetsu è distruggere il loro Susano’o > < Si, ma come? > Lo interruppe Kiba

< Kiba ho detto niente domande! – esclamò nervoso il Nara – Il punto debole della tecnica è la base. Dobbiamo cercare di sbilanciarli. Naturalmente, individualmente abbiamo poche speranze, invece se riusciamo a coordinare i nostri attacchi non potremo fallire. –

Shikamaru si rilassò e, con voce più calma, meno autoritaria riprese – Ragazzi, mi raccomando, state sempre attenti. Non dobbiamo fare l’errore di sottovalutare il nemico. Gioco di squadra, ok?! >

Tutti sapevano che quelle parole sostituivano la frase “ Cercate di rimanere vivi “. Ognuno dentro di se sapeva che cosa era la guerra, che cosa erano le battaglie e di conseguenza che cosa era il dolore e l’odio provato sul campo di battaglia.

Ma questa volta non avrebbero potuto fallire. Da quando la Quarta Grande Guerra Ninja era finita ognuno di loro si era chiuso in se stesso, abbandonandosi alla disperazione provata sul campo di battaglia.

Invece adesso si presentava il momento di reagire. I loro maestri stavano combattendo nel villaggio e i loro amici se la dovevano vedere con il capo. Loro dovevano fermare quegli Zetsu. Questa era la loro missione ed insieme sapevano che l‘avrebbero portata a termine.

I ragazzi si posizionarono velocemente sul campo di battaglia secondo il loro modo di combattere.

< Ultra illustrazione animale! > gridò Sai facendo fuoriuscire dalla sua pergamena una tigre e un gigante d’inchiostro che si scagliarono su di un gruppo di Zetsu. Appena le figure toccarono i nemici, impostando dei segni, decretò < Tecnica della paralisi! > 

In un secondo una decina di Zetsu furono inondati dall’inchiostro nero del ragazzo, che riuscì ad immobilizzarli.

Nello stesso istante: < Entomosfera! > Una massa di insetti neri, guidati da Shino, si depositò su un altro gruppo di Zetsu. < Non ci fermerete.. > disse uno attivando il suo Susano’o e indirizzando la spada nera verso il ragazzo degli insetti.

Shino, rimanendo calmo, ma sfoggiando un sorriso di vittoria, rispose < Io non ne sarei tanto sicuro; in fondo, questa volta, ci sono anche io.. > Con il suolo movimento de braccio un muro di insetti si parò davanti a lui proteggendolo dalla lama di chakra nero.

Sempre con un sorrisetto beffardo, nascosto dal maglione a collo alto, il giovane sussurrò < Muro di insetti >

< Sai, sto arrivando! > Un ragazzo dall’inusuale caschetto nero, con delle foltissime sopracciglia del medesimo colore e una stramba tuta attillata, verde, si avvicinò all’ex membro della “ radice “ ed esclamò < Vi eliminerò con la mia forza della giovinezza!! Gai-sensei sarà fiero di me! –

Rock Lee si concentrò sulla sua forza interiore e, mentre uno strato di chakra rosso lo avvolgeva, gridò – Apertura della sesta porta: porta della visione! Loto posteriore! >

Con uno scatto Lee si avvento, velocissimo, contro due degli Zetsu fermati dal compagno, scaraventandoli in aria, per poi farli ricadere a testa in giù. I due Zetsu accusarono il colpo e non poterono resistere alla forza e alla velocità del ragazzo, venendo così eliminati.

Altri Zetsu, però, si stavano facendo avanti, verso il ragazzo che cercava di riprendere fiato dopo lo sforzo appena compiuto.

< Draghi gemelli! > Gli Zetsu che avevano intenzione di attaccare Rock Lee furono sbattuti per terra da una miriade di armi lanciate da una ragazzina con due chignon.

< Lee, vedi di non affaticarti troppo! > lo redarguì Ten Ten avvicinandosi al ragazzo aiutandolo ad alzarsi. Purtroppo la pausa fu breve perché gli Zetsu messi al tappeto dalla ragazza si stavano rialzando, ma ci pensò qualcun altro a sistemarli definitivamente:

< Andiamo Akamaru! Zanne perforanti! > Un uragano velocissimo e potentissimo si scagliò su quei maledetti uccidendoli.

< Si! Shikamaru aveva ragione, funziona! > < BAU! > rispose il cane all’esclamazione del padrone.

Intanto il Nara sorrideva beffardo, era sicuro che la sua strategia funzionasse, perché? Perché doveva funzionare!

< Choji, Ino, datemi una mano! > esclamò poi rivolto ai due che si posizionarono uno a destra e l’altra a sinistra del ragazzo.

< Tecnica del controllo dell’ombra! > < Tecnica dell’espanzione! > < Tecnica del capovolgimento spirituale! >

Il trio Ino-Shika-Cho era entrato in azione.

L’ombra di Shikamaru, proiettata dalla luna, aveva fermato i movimenti degli Zetsu, Choji, ingrandendosi, era riuscito ad immobilizzarne altri ed Ino era riuscita ad entrare dentro alcuni, impedendogli i movimenti, mentre l’amico si prendeva cura del suo corpo.

< Itachi, adesso! > gridò Choji. L’Uchiha era pronto per sferrare il suo attacco ma venne fermato da Ayame < Aspetta Itachi, io li stendo, tu gli darai il colpo di grazia! >

Il ragazzo non ebbe nemmeno il tempo di annuire che la ragazza, dopo aver eseguito i segni, lanciò il suo attacco < Arte del fuoco: tecnica della pioggia di fuoco! > Tanti piccoli fuocherelli fuoriuscirono dalla sua bocca per andarsi a depositare sugli Zetsu bloccati dai compagni, facendogli perdere l’equilibrio.

Itachi approfittò del loro momento di distrazione attivando il suo sharingan e lanciando la sua fiamma nera < Amaterasu! > esclamò, mentre quegli stessi dannati, precedentemente colpiti dal fuoco della ragazza, ora bruciavano dritti all’inferno grazie alla fiamma inestinguibile dell’Uchiha.

Tutti gli amici rimasero impressionati dall’attacco dei due, non tanto per Itachi, quanto per Ayame. La ragazza sentendo tutti gli sguardi su di se, chiarì < Quando ero piccola mi ha allenato Itachi. Mi ha insegnato un paio di tecniche del fuoco.. >

Tutti sorrisero, ma Ino e Ten Ten avevano un sorriso diverso sul volto, un sorriso carico di malizia, pensando alla giovane Ayame e ad Itachi. Loro due, innamorate, avevano capito cosa celava il cuore della loro nuova amica.


< Credo di essere troppo vecchio per queste cose > di lamentò Kakashi. Gai, che gli era di spalle, prontamente rispose < Non ti lamentare vecchi mio! Ricorda che i nostri allievi si stanno battendo con tutta la loro forza della giovinezza, noi non dobbiamo essere da meno!! Se proprio vuoi andare in pensione, ci andrai quando avremo finito >

Kakashi sorrise, il suo amico non sarebbe mai cambiato. Ad un certo punto cinque Zetsu attaccarono frontalmente Kakashi, mentre altri tre si occupavano di Gai.

La copia di Naruto stava combattendo lontano dai due, riuscendo ad abbatterne una decina con il rasenkyuugan .

All’improvviso due Zetsu attaccarono Kakashi che non sarebbe riuscito a fermarli bloccato dai cinque Zetsu. < Kakashi! > gridò Gai cercando inutilmente di liberarsi < Sensei! > urlò Naruto fiondandosi dal maestro.

Purtroppo, però, Naruto era troppo lontano e non sarebbe mai riuscito ad arrivare in tempo. Kakashi puntò il suo sharingan su quei due maledetti cercando di usare il kamui, anche se sapeva che con quel poco chakra che aveva avrebbe potuto fare ben poco.

Quando per il maestro sembrava essere arrivata la fine < Rasengan! > Con un solo colpo i due Zetsu vennero mandati al tappeto, sconfitti.

Il rasengan aveva causato molta polvere, minimizzando la vista. Così però anche gli Zetsu che avevano attaccato i due amici si trovarono in svantaggio e vennero messi al tappeto prontamente dai due maestri.

Kakashi guardò il ragazzo: “ Naruto “ pensò. Quando la polvere scemò, si notò la capigliatura castana del ragazzo e una lunga sciarpa blu che gli ricopriva il collo.

< Konohamaru! > gridò Gai. “ Konohamaru!? “ si ricredette Kakashi. < Tutto ok maestro Kakashi? > chiese invece il nuovo arrivato. L’interessato annuì. Poi, senza fare domande i quattro, raggiunti anche dalla copia di Naruto, si rimisero a combattere schiena contro schiena.

Sapevano che il ragazzo non sarebbe dovuto essere lì, ma sapevano anche che, se volevano vincere la battaglia, si sarebbero dovuti affidare alle giovani promesse di Konoha. Solo loro sarebbero stati in grado di cambiare il villaggio e, perché no, anche quel mondo di shinobi creato da vecchi saggi come loro.


< Signorina Tsunade, la prego non si affatichi.. > implorò Shizune.

Tsunade stava continuando a concedere il suo chakra a Katsuyu per curare i ninja feriti; così facendo, però, stava consumando tutto il suo chakra indebolendosi ulteriormente.

< Non.. ti.. preoccupare.. – disse a fatica, fra un respiro e l’altro – Io.. sto.. bene.. Non.. dobbiamo.. subire.. perdite.. E’.. questo.. il.. nostro.. compito > Mentre diceva queste parole Tsunade teneva lo sguardo fisso all’orizzonte, su quella colonna di chakra.

Shizune capì: loro dovevano proteggere il villaggio dall’interno, mentre Naruto e i suoi amici lo avrebbero protetto dall’esterno. Solo così avrebbero vinto la battaglia.

L’assistente annuì cercando di infondere un po’ del suo chakra alla sua sensei.


< Tecnica dell’acqua: drago d’acqua! > Naruto, Sasuke, Sakura e Hinata riuscirono per un soffio a schivare il grosso dragone d’acqua, retrocedendo su un albero.

Tutti e quattro si misero in posizione di attacco, ma prima che potessero dire o fare qualsiasi cosa, dal punto in cui era apparso il dragone, sbucarono due figure, molto conosciute dai quattro ragazzi.






Spazio Autrice
Salvee!! Scusate per il ritardo, ma ero in vacanza e ho avuto problemi di linea ( avevo internet solo sul telefono, infatti ho potuto recensire qualche storia ). 
Che ne dite? Devo essere sincera, mi sto divertendo molto a scrivere questi capitoli, la situazione, a Konoha, non è certo divertente, ma " saltare " da un campo di battaglia all'altro, cercando di immedesimarmi in tutti i personaggi, è veramente divertente.
Ho cercato di dare spazio un pò a tutti, ma le sorprese non finiscono qui!
Chi saranno le due figure? Vediamo chi indovina?
Il prossimo capitolo è praticamente già pronto, mancano solo dei piccoli ritocchi; perciò credo che aggiornerò molto presto. 
Avrete molte sorperse!!




Alla prossima!!                                                           144kagome_alice144

 

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Capitolo 22
*** BATTAGLIA CONTRO L'ODIO: CREDERE NEI COMPAGNI ***


BATTAGLIA CONTRO L’ODIO: CREDERE NEI COMPAGNI


 
Nel vedere quelle due figure avvicinarsi i ragazzi rimasero basiti. Si aspettavano di tutto, ma non di certo una mossa così vigliacca.

Il primo ad infuriarsi fu Naruto che esclamò < Come potete attaccarci?! Voi siete shinobi della Foglia!! Come potete stare con il nemico! >

< Voi siete diventati troppo pericolosi > disse l’anziana donna di nome Koharu < Dobbiamo eliminarvi per il bene del villaggio > continuò l’anziano Homura.

Nel sentire quelle parole Naruto, Hinata e Sakura rimasero scioccati.

Come potevano gli anziani consiglieri allearsi con un nemico che, come scopo, aveva quello di portare distruzione, dolore, sofferenze e odio?

Sasuke fu l’unico a non scomporsi più di tanto.

Quelle parole gli avevano ricordato lo scontro con Danzo. Lui, per il bene del villaggio, era disposto ad agire, e a far agire, anche in modo scorretto. Durante lo scontro, dopo il summit, l’Uchiha era accecato dalla vendetta, ma adesso, ritrovandosi davanti quei due, capì quanto in realtà quell’uomo si fosse sforzato.

Dopo tutto, lui e Naruto, erano veramente una minaccia per il villaggio. Lui era un Uchiha, era un nunkenin e come se non bastasse, durante la guerra aveva dimostrato di possedere un enorme forza. Naruto, era da sempre considerato un mostro, dopo aver visto a quale livello il ragazzo era arrivato, era normale che ne avessero paura.

Sasuke sorrise. Il suo non era un sorriso malizioso o strafottente, era un sorriso rassegnato e malinconico. Ripensando alla sua infanzia e a quella di Naruto. Ad entrambi gli ci era voluta tutta per farsi accettare, ognuno a suo modo, e ancora oggi, c’era chi li temeva.

Con quel sorriso, che fece incuriosire Naruto, avanzò di qualche parte verso i due < Voi siete proprio come Danzo, – Nel nominare quel nome i due ebbero un sussulto – Preferite fidarvi dei fatti più che delle persone. >

L’Uchiha fece una pausa, non era certo lui a poter permettersi di fare la predica a loro due.

Naruto, nonostante non riuscisse a capire dove voleva andare a parare l’amico, gli si avvicinò mettendogli una mano sulla spalla, cercando di dargli coraggio.

Il moro capì benissimo cosa voleva comunicargli l’amico.” In fondo, per due fratelli, non servono parole “ pensò; così continuò < Voi avete perfettamente ragione a temerci – Tutti, compresi i suoi amici, guardarono Sasuke incuriositi – Io e Naruto siamo diventati potenti, e ci basterebbe poco per distruggere il villaggio, inoltre siamo ottime armi per il paese. >

A quelle parole Naruto abbassò lo sguardo. Si rese conto che, ancora, da alcuni suoi concittadini, era ancora considerato come un’arma. A quel punto, anche Hinata e Sakura si avvicinarono al moro; nessuno riusciva a capire cosa in realtà volesse dire Sasuke

< Però, quello che voi non avete ancora capito, è che noi non vogliamo più sofferenza! – Quelle parole fecero risollevare la testa a Naruto che guardava l’amico con ammirazione; inoltre, quell’affermazione scaturì due bellissimi sorrisi nelle ragazze

– Io e Naruto siamo esseri umani, siamo ninja! Abbiamo sofferto, forse più di voi! Sappiamo che cosa vuole dire l’odio, la solitudine, la sofferenza e la guerra.. –

L’Uchiha strinse i pugni rendendo le sue nocche bianche. Sakura se ne accorse, così, dolcemente, come il vento che trasporta delicatamente i fiori di ciliegio in una splendida danza, gli prese la mano stringendola. Anche Hinata si avvicinò prendendo la mano di Naruto, ricevendo una piccola stretta di ringraziamento

– Voi potete anche essere dei saggi consiglieri, di sicuro avete più esperienza di noi, ma ciò che vi manca è la forza di crederci! >

Quelle parole fecero trasalire i due anziani. Si ricordarono di quando Pain attaccò il villaggio; Tsunade voleva chiamare Naruto, ma loro si erano opposti:

“ Quello che il maestro Sarutobi e la vecchia Chiyo avevano, e che purtroppo a voi due manca, è la forza di crederci! “ Le parole di Tsunade, pronunciate quella volta, rimbombarono nella mente dei due vecchi.

< Sasuke.. > sussurrò Sakura fiera di lui. Naruto guadò l’amico che era rimasto in tensione, così decise di alleggerire l’atmosfera, dandogli una gran pacca sulla spalla

< E bravo, temenii-chan! >

Sasuke, dopo essersi ripreso dalla “ pacca “ esclamò < Dobe, non mi chiamare così! >

< E dai, temenii-chan.. > continuò l’altro soffermandosi sul nomignolo. Il teme, sorridendo, rispose < Usuratonkachi >

< Come mi hai chiamato? > si infuriò il dobe. < Smettetela voi due! – gridò Sakura – Tu sei proprio un baka! > ammise tirando un pugno in testa al biondo.

< Ahaia! Sakura-chan, perché picchi solo me? > La rosa non rispose, mentre Hinata, che aveva cercato in tutti i modi di trattenere la sua risata, vedendo le facce dei suoi amici, non riuscì a trattenersi.

La sua risata cristallina invase la foresta seguita a ruota da quella leggiadra di Sakura. Sasuke e Naruto sorrisero entrambi, guardando le due ridere così di gusto.

Naruto, sorridendo si avvicinò ad Hinata continuando a guardarla, Sasuke, invece, con due dita toccò la fronte di Sakura < Hey, siamo in battaglia, non ti distrarre >

Le due ragazze tornarono improvvisamente serie. Con uno sguardo deciso, che stupì anche i ragazzi, affrontarono i consiglieri.

< Allora che avete intenzione di fare? > chiese Sakura. I due si risvegliarono dal ricordo e dalle parole di quel giorno.

< Non possiamo farvi passare > rispose Koharu poco convinta. < Bene.. > rispose Sakura infilandosi i guanti.

Poi, entrambe, si girarono verso i ragazzi: < Voi andate, qui ci pensiamo noi! > esclamò sempre la rosa, appoggiata da Hinata che annuì.

Naruto e Sasuke guardarono attentamente gli occhi delle ragazze. Entrambe non avevano paura, erano sicure e fiduciose. Nei loro occhi si poteva leggere solo determinazione. Erano cresciute ed erano diventate più forti, ma non era questo che le tranquillizzava.

Loro credevano in quei due; come tutta la resistenza, loro erano consce che soltanto loro due avrebbero potuto sconfiggere Nikumi.

Dopo aver ricambiato lo sguardo, carico di mille parole, i ragazzi annuirono e si avviarono verso il vero nemico. I due anziani, vedendoli, cercarono di fermarli

< Shannaro!! > gridò Sakura tirando un pugno nella roccia frantumandola. I due anziani persero l’equilibrio e l’Uzumaki e L’Uchicha riuscirono a passare.

< Voi due ve la vedrete con noi! > esclamò decisa l’Haruno.

Hinata si affiancò a lei < Byakugan! > Gli occhi chiari della corvina vennero circondati da varie vene, e il suo campo visivo si allargò di 365°.

< Byakugou > sussurrò invece Sakura, concentrandosi sul suo chakra interno. All’improvviso, sulla sua fronte, apparve lo stesso simbolo di Tsunade: un rombo azzurro.

I due consiglieri si prepararono a combattere mettendosi in posizione. < Sei pronta Hinata? > domandò la rosa. < Si Sakura! > rispose decisa la corvina.

Le due scattarono contemporaneamente ai due consiglieri iniziando lo scontro.

Hinata affrontò Koharu: cercava di colpirla con il pugno gentile, ma l’altra, al contrario delle apparenze era molto veloce e riusciva a schivare ogni colpo. Hinata, però, notò che la donna stava solo sulla difensiva. Inoltre, poteva leggere nei suoi occhi indecisione e.. paura.

Sakura si stava scontrando con Homura, che a differenza della compagna preferiva parare i colpi della ragazza che schivarli. La rosa, nonostante stesse usando molta potenza nei suoi pugni, non riusciva a scalfirlo: sembrava che il suo corpo fosse fatto di pietra. Anche l’Haruno, però, notò, nel suo sguardo la stessa indecisione e paura di Koharu.

I due, infatti, non sapevano più se quello che stavano facendo era giusto o sbagliato. Fino a poco prima, credevano di agire per il bene del villaggio, ma dopo aver sentito le parole di Sasuke, qualcosa in loro era cambiato.

Perché, tutti nel villaggio credevano in quei ragazzi? Il terzo hokage era solito parlare della Volontà del fuoco: ma questa, non diceva forse di proteggere il villaggio a qualsiasi costo? Entrambi stavano iniziando a credere che, fino a quel momento, i loro occhi non avevano visto ciò che c’era da vedere.

Guardando quelle due ragazze che li affrontavano decise, solo per poter mandare i loro compagni avanti, li faceva sentire come dei mostri. Era una sensazione mai provata prima. Per la prima volta si resero conto che, tutte le decisioni prese fino a quel momento si erano rivelate tutte sbagliate.


Nel villaggio, invece, quasi tutti gli Zetsu erano stati messi fuori gioco.

Grazie alle cure di Katsuyu e della signorina Tsunade le perdite non erano state molte, anche se ormai molti ninja erano allo stremo delle forze. La signorina Shizune continuava ad infondere il suo chakra alla sua sensei, sperando che i ragazzi riuscissero a battere il nemico in fretta. Non sapeva quanto ancora avrebbe retto il quinto hokage.


Intanto nel villaggio continuavano i vari scontri. Gli Zetsu erano diminuiti, ma anche le forze della resistenza stavano velocemente calando.

Kakashi e Gai erano quelli che ne avevano eliminati di più, ma ormai anche loro iniziavano a faticare. < Ne mancano pochi.. > sussurrò Kakashi con il fiatone < Si.. > rispose Gai di spalle.

Un gruppetto di cinque Zetsu si stava avvicinando ai due minacciosamente

< Proiettile umano travolgente! > In un secondo furono tutti messi ko. < Choza!? > esclamarono i due all’unisono.

< Hey! Vi serve una mano? > disse l’Akimichi sorridendo. Kakashi sorrise a sua volta guardando con lo sharingan i nemici rimasti, sempre affiancato da Gai

< Choza, noi ce la possiamo cavare, tu vai dai ragazzi. > detto questo i due ripresero a combattere.

L’uomo, guardandoli, annuì e si diresse velocemente verso suo figlio e i suoi amici.


Quest’ultimi stavano ancora combattendo contro quegli strani Zetsu. Ne erano riusciti a sconfiggere molti, ma ce ne erano ancora tanti. Nessuno, però, si lamentava.

Ognuno combatteva guardando le spalle al compagno. Grazie al piano di Shikamaru le forze erano ben dosate e il gioco di squadra stava decisamente avendo la meglio; e poi, nessuno si sarebbe arreso. Tutti, chi più chi meno, avevano conosciuto la sofferenza, il dolore e l’odio; e, proprio per questo, nessuno si sarebbe abbandonato ancora a quell’oblio.

La vittoria voleva dire riuscire a liberare il villaggio da tutto l’odio accumulato nel tempo; non potevano fallire. Non volevano fallire.

Gli Zetsu continuavano a combattere, sempre più arrabbiati verso quei ragazzi. Non riuscivano a spiegarsi come, degli esseri perfetti come loro, potevano venir sconfitti da dei mocciosi; ma soprattutto, non capivano perché continuavano a sorridere.

Infatti, tutti loro, combattendo, continuavano a sorridere. Non riuscivano a spiegarsi bene che cosa era quella sensazione così strana, ma anche così familiare che, calorosamente, avvolgeva tutti. Si sentivano uniti, senza nessuna tecnica: quella era la forza dei legami.

Quello stesso legame che aveva dato speranza a Naruto nel continuare a lottare per Sasuke, quel legame che proprio Sasuke aveva cercato di distruggere, quel legame che adesso stava unendo i ragazzi donandogli un’arma che non si può sconfiggere con delle semplici tecniche.

Perché, e loro lo sapevano bene, la vera forza è quella dei legami; è il desiderio di proteggere l’amico anche a costo della vita. Quella era la loro forza, quella era la loro volontà del fuoco, quello era il motivo per cui continuavano a battersi utilizzando tutte le energie.






Spazio Autrice:

Salvee!!  Scusate per il piccolo ritardo, volevo aggiornare ieri, ma per cause di forze maggiori ( mia madre ) non ho potuto. Allora, piaciuta la sorpresa!? Che ne dite del capitolo??
Spero vivamente che, con quel discorso, non abbia rovinato Sasuke.
Volevo anche fare una piccola precisazione: Nikumi è una parola giapponese che vuol dire odio. Credo che sia il nome adatto per il nemico; comunque credo che sarà più chiaro nei prossimi capitoli.
Rileggendo questi ultimi capitoli, mi è sorta una domanda: Non è che vi annoio parlando sempre della volontà del fuoco e dei legami? Cioè, sono importanti, specialmente nel Naruto originale, ma vorrei sapere da voi se rimarcandoli così in ogni capitolo ho reso più difficile la lettura.
Se è così, vi chiedo scusa, ma tranquillizzatevi, dal prossimo capitolo ci sarà molta più azione...




Alla prossima!                                                              144kagome_alice144

 

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Capitolo 23
*** BATTAGLIA CONTRO L'ODIO: ORA TOCCA A VOI! ***


                   BATTAGLIA CONTRO L’ODIO: ORA TOCCA A VOI!
 
Le giovani promesse di Konoha si stavano ancora battendo contro gli Zetsu. Grazie al piano di Shikamaru ne avevano eliminati molti, ma ce ne erano ancora tanti prima di poter finalmente tirare un sospiro di sollievo. Continuavano a battersi, proteggendosi a vicenda, utilizzando sempre tutte le loro energie; anche adesso che erano molto provati dai precedenti scontri.

< Ma quanti sono, dannazione! > esclamò Ten Ten atterrando un altro Zetsu. Rock Lee stava combattendo vicino alla ragazza e, girandosi, esclamò < Forza Ten Ten! Non puoi mollare adesso! Devi tirare fuori la tua forza della giovinezza! Fa come ti dice il maestro Gai! > La ragazza lo guardò, disgustata, ma bastò quell’attimo di distrazione, quel secondo in cui si perse negli occhi da stupido del suo compagno di squadra, che non si accorse che uno Zetsu, che aveva appena attivato il Susano’o, la stava attaccando.

Cercò di pararsi il corpo con le mani, chiudendo gli occhi, aspettando il momento dell’impatto; ma quest’ultimo non arrivò. Lentamente aprì gli occhi. Davanti a lei c’era Rock Lee che si era frapposto fra la ragazza e il nemico, salvandola. < Lee.. > sussurrò la ragazza.

Il ragazzo, che aveva le braccia impiegate a tener fermo il nemico, si girò e, sorridendo, le disse < Ten Ten, devi fare più attenzione! Non posso permettermi di perderti! Questa volta proteggerò le persone a cui tengo. Non permetterò che tu venga uccisa. Neji non me lo permetterebbe… > Le ultime frasi le aveva sussurrate, assumendo un sorriso nostalgico in ricordo dell’amico.

Ten Ten lo osservò e, sorridendo, lo aiutò a liberarsi del nemico. Poi lo affiancò < Lee, lo stesso vale per te. Non puoi morire! Neji non lo vorrebbe! > I due si guardarono, facendosi forza a vicenda, ricordandosi del loro migliore amico: non lo avrebbero deluso, non questa volta. Dopo la guerra erano stati male, si erano arresi; adesso, invece, stavano lottando per liberare Konoha da tutto l’odio, lo stesso odio che aveva tormentato Neji per anni e lo stesso odio che, quando finalmente il ragazzo aveva trovato la felicità, lo aveva ucciso.

Annuendo e promettendosi taciturnamente di non morire, ripresero a combattere, con la consapevolezza che Neji era sempre al loro fianco.


Il trio Ino-Shika-Cho era entrato in azione. Con il loro gioco di squadra riuscivano a sbarazzarsi di molti Zetsu.

< Choji, vieni a darmi una mano! > gridò Kiba seriamente in difficoltà. Lo avevano attaccato in due, entrambi con il Susano’o e lui non riusciva a difendersi. < Proiettile umano travolgente! > Choji velocemente riuscì a sbilanciare i nemici, abbattuti dalle zanne rotanti di Kiba e Akamaru. < Grazie mille, amico! > disse Kiba posizionandosi verso l’Akimichi. < Di nulla! >

Purtroppo, Choji aveva lasciato scoperte le spalle dei suoi due compagni di team e, non potendo avvertire, i due non se ne erano accorti. Shikamaru ne stava immobilizzando uno, aspettando che l’amico lo colpisse, ma questo non avvenne. Si girò, preoccupato, ma dietro di lui non c’era nessuno. La presa del controllo dell’ombra si fece più debole e lo Zetsu riuscì a liberarsi.

Formò, con l’aiuto del Susano’o, una spada, indirizzando la lama verso il Nara. Shikamaru non fece in tempo a voltarsi che si vide arrivare una lama di chakra nero proprio addosso…



Intanto, a tre giorni di cammino da Konoha, tre fratelli stavano chiacchierando tranquillamente nella stanza del più piccolo, sorseggiando un po’ di thè. Non erano mai stati molto uniti, anzi, all’inizio i maggiori provavano odio verso il più piccolo, che, con il tempo, aveva imparato a farsi accettare; non solo dai suoi fratelli, ma anche da tutto il villaggio, riuscendo a diventare kazekage.

Temari stava sorseggiando tranquillamente il suo thè, era felice e sorrideva. Finalmente poteva dire di avere una famiglia.

Ad un certo punto, però, a rovinare la bellissima atmosfera che si era creata, fu il rumore scricchiolante di una tazza di thè che si stava incrinando. Era quella di Temari. < Brutto segno > disse tranquillamente Gaara. < Ma dai! Non crederai mica a queste sciocchezze?! > esclamò invece Kankuro dando una pacca al fratello.

La ragazza, invece, non disse nulla; si limitò a guardare il cielo fuori dalla finestra. Anche lei non credeva a queste cose, però, quella volta che le era capitato, aveva scoperto, subito dopo, che suo fratello era stato catturato dall’Organizzazione Alba. “ Shikamaru.. “ pensò rivolta a quelle nuvole che lui ammirava sempre.



Per Shikamaru sembrò arrivata la fine, ma proprio all’ultimo, quando la spada stava per trafiggerlo, la lama cambiò direzione conficcandosi nel terreno.

Shikamaru si guardò intorno un po’ spaesato, quando vide arrivare Ino < Shikamaru, stai bene? > chiese la ragazza. < S-si, grazie Ino > Infatti era stata lei a salvarlo, esercitando il capovolgimento spirituale sullo Zetsu, facendoli cambiare traiettoria.

La ragazza sorrise all’amico, poi, però si fece seria e, posizionandosi di fianco a lui esclamò < Vedi di non farti uccidere, ho promesso a Temari che saresti arrivato vivo all’altare! > Il Nara arrossì, sussurrando un “ scocciatura “ fra le labbra ripiegate in un sorriso ripensando alla fidanzata.

Infatti, il pigro Shikamaru Nara, colui che non aveva mai voglia di fare nulla, colui che, fra i suoi amici, era diventato per primo chunin; aveva fatto il grande passo poco dopo la fine della guerra.

Lui sospettava che ci sarebbe stata una battaglia a Konoha, i fatti parlavano chiaro, ma sapeva che non poteva parlarne con nessuno; dopo la Quarta Grande Guerra Ninja ogni paese aveva il suo daffare e non potevano chiedere aiuto. Quella era la battaglia di Konoha. Quella era la loro battaglia.

Inoltre per non dare preoccupazioni alla ragazza, molto perspicacie, gli aveva promesso che, quando tutto si sarebbe sistemato, lasciandogli intendere, si sarebbero sposati.

Purtroppo, però, la spaccatura creata dalla spada che voleva uccidere Shikamaru, provocò una voragine nel terreno, già provato dagli attacchi precedenti. Il terreno si spaccò letteralmente in due, risucchiando qualche Zetsu.

I ragazzi cercarono di indietreggiare come potevano, ma Ayame, che stava cercando di liberarsi da uno Zetsu, non fece in tempo, precipitando nel precipizio.

< Ayame! > gridò Itachi precipitandosi nel punto in qui era caduta la ragazza. A quel grido, tutti si girarono, spaventati, per accertarsi che la loro amica stesse bene.

< Ayame! > gridò Itachi al vuoto.

< I-Itachi.. > Un sussurrò, trasportato dal vento, arrivò alle orecchie del moro come una dolce melodia

< Ayame > continuò a chiamarla. Osservando meglio il fondo del crepaccio l’Uchiha vide tanti corpi privi di vita sul fondo. Pregò con tutto se stesso che fra quelli non ci fosse la ragazza; ma, proprio quando stava per perdere la speranza e buttarsi anche lui nel precipizio, notò una esile figura reggersi a stento su una roccia per evitare di precipitare.

< Ayame! - Itachi cercò di allungare il braccio – prendi la mia mano! > La ragazza puntò i suoi occhi nocciola in quelli rossi, a causa dello sharingan, del ragazzo

< Non posso, ho il braccio ferito > sussurrò ormai allo stremo delle forze. Itachi osservò prima il suo volto dolorante, poi il braccio con un grosso taglio, da cui colava del sangue.

< Ti porterò con me! > Una voce macabra, proveniente da sotto Ayame, fece infuriare Itachi.

Lo Zetsu che stava combattendo contro la castana era aggrappato alle sue gambe e stava cercando di trascinarla nel precipizio con lui. Itachi non ci vide più dalla rabbia.

Lui, che era sempre un tipo razionale e calmo, stava perdendo la calma.

Concentrò il suo chakra sui piedi, così da poter camminare sulla parete in pendenza. Arrivò davanti allo Zetsu e lo osservò dall’alto al basso con il suo Mangekyou sharingan. In una frazione di secondo attivò il suo Susano’o rosso e trafisse senza alcuna pietà quel bastardo. Lentamente si avvicinò alla ragazza prendendola in braccio e riportandola in superficie.

Shino, che era il più vicino ai due, creò con gli insetti una specie di caverna, dove la ragazza potesse riprendersi tranquillamente. Itachi, dopo aver ringraziato, con un cenno del capo, l’amico, vi entrò.

< Ayame. Ayame > chiamò gentilmente la ragazza.

Quest’ultima, sentendosi chiamare, mosse leggermente le palpebre, per poi aprire completamente i suoi magnifici occhi.

Il ragazzo sospirò sonoramente nel constatare che la ragazza, oltre al taglio sul braccio, non aveva niente.

< G-Grazie Itachi > sussurrò, rossa come un pomodoro la ragazza.

Itachi, all’inizio non capì il motivo di quel rossore, che la rendeva ancora più bella, poi però, osservando che la ragazza era ancora fra le sue braccia, posata sulle ginocchia, stretta al suo petto muscoloso, arrossì a sua volta, allentando la presa, dandole la possibilità di rialzarsi.

Ayame, si alzò lentamente. Stava molto bene fra le braccia dell’amico e, se fosse stato per lei, ci sarebbe rimasta per sempre.

“ Maledizione, ma che mi succede? “ si domandò, dato che, al solo pensiero di rimanere fra le braccia di Itachi, il suo cuore sembrava essergli scoppiato nel petto.

Anche Itachi, nel frattempo, si era alzato con pensieri molto simili alla ragazza. La osservò per un tempo che parve infinito, fino a quando lei non si girò e incontrò i suoi veri occhi.

Quel nero che l’avevano sempre osservata fin da piccola, ora, dopo tanto tempo, la stavano guardando di nuovo. Era così felice che si sarebbe messa a piangere, ma, sentendo i rumori fuori da quella sfera di insetti, rinsalì.

Erano in battaglia e lei non poteva pensare a queste cose mentre i suoi amici rischiavano la vita. Il moro sembrava aver pensato le stesse cose, perché la guardò e sussurrò < Ayame.. >

Lei gli sorrise < Parleremo dopo, ok? Abbiamo una battaglia da vincere! > la forza, mista a dolcezza con la quale la ragazza aveva pronunciato quella frase fece sorridere Itachi che, dopo aver annuito, si avvicinò a lei.

Le carezzò una guancia scendendo sui morbidi capelli ancora legati. Chiuse gli occhi, imprimendosi il suo odore nella mente e nel cuore. Riaprì gli occhi e, con il sorriso sulle labbra, la baciò.

Fu un bacio casto e veloce, ma bastò per far capire ad entrambi che cosa era l’amore. Quando Itachi si staccò da quelle bellissime labbra, notò che Ayame stava sorridendo. Era un sorriso bellissimo, vero, era un sorriso d’amore, era solo per lui.

< Ino, Ayame è stata ferita al braccio! > gridò Shino intento a proteggere il bozzolo in cui erano rinchiusi i due giovani. Ino velocemente annuì, precipitandosi verso di loro.

Ora che Sakura non c’era l’unica kunoichi esperta nelle arti mediche era lei, e questo lo sapeva bene. Era l’unica ninja medico che avevano i suoi amici.

Si mise a correre sempre più velocemente, cercando di evitare che i nemici si accorgessero si lei. Se avessero scoperto che lei era un medico, avrebbero puntato tutti a lei, mandando in fumo il piano di Shikamaru.

Purtroppo, tre Zetsu si accorsero della sua presenza e le si pararono di fronte. < Dove stai andando, biondina? > chiese uno, mentre attivava il Susano’o.

La bionda imprecò mentalmente, cercando con lo sguardo una possibile via di fuga: nulla. Era messa male, davanti aveva tre mostri e dietro il precipizio.

I nemici la spinsero indietro, facendole perdere l’equilibrio; Ino però non si fece impressionare e rimase in piedi a pochi centimetri dal precipizio. Allora quel bastardo di prima, sorridendo, spaccò la roccia, facendola precipitare insieme ai massi.

Ma quello che toccò terra, non furono altro che le rocce, perché lei stava volando sopra le teste dei nemici, su una grossa aquila bianca. < Tutto bene? >

< Sai! – grido entusiasta la bionda, abbracciandolo – Grazie mille > aggiunse dopo con un bellissimo e sincero sorriso.

Il giovane rimase incantato da quella ragazzina euforica e tutto pepe. La studiò attentamente; rimase affascinato dai lunghi capelli biondi svolazzare nel vento, rimanendo però saldamente legati in una perfetta coda di cavallo. Notò, però, delle ciocche fuori posto, e anche il suo corpo, sempre perfetto, aveva dei graffietti qua e là, dovuti agli sconti con i nemici.

“ Bellissima “ pensò il moro. Non trovava aggettivo migliore per descrivere la sua perfezione. Lui la trovava bellissima anche in quella maniera. Eppure era da tanto che conosceva Ino, ma non aveva mai pensato a lei a quel modo, che cosa gli stava succedendo?

< Sai, mi porteresti da Itachi e Ayame? > la voce soave, a parer suo, della ragazza lo risvegliò. Annuì e comandò all’aquila di inchiostro di portarli dai compagni.

Quando la grossa aquila sorvolò il bozzolo di insetti, la ragazza si alzò in piedi < Grazie ancora, Sai > disse con un leggiero rossore sulle guance.

Non sapeva perché, ma in quel momento sarebbe voluta rimanere per sempre con lui, fra le nuvole, come in una fiaba.

Il moro la guardò saltare armoniosa giù dal suo disegno, finendo vicino agli amici. Senza neanche accorgersene, Sai, tornò a combattere con un nuovo sorriso, questa volta, però, sincero.

Shino, vedendo Ino, sciolse la tecnica facendo uscire allo scoperto i due. < Vai Ino, ti copro io! > esclamò alla ragazza che annuì.

Itachi, vedendo Ino, capì subito e lasciò la sua Ayame alle mani della Yamanaka, andando a combattere affianco a Shino.

< Ayame, tutto bene? > chiese Ino avvicinando le sue mani alla ferita della ragazza e iniziando a curarla.

< Si.. > sussurrò in un sospiro la castana ripensando al bellissimo bacio che le era stato dato dall’uomo dei suoi sogni. Senza nemmeno accorgersene, portò le dita del braccio sano a sfiorarsi le labbra “ Il mio primo bacio.. “ pensò.

< Ayame.. è successo qualcosa con Itachi? > chiese curiosa la kunoichi bionda.

< N-No! Ma che dici Ino! > La risposta affrettata e il rossore sulle guancie però la tradirono, facendo assumere a Ino un’espressione indagatrice.

Ayame sapeva che doveva velocemente cambiare argomento, altrimenti sarebbero stati guai.

< T-Tu piuttosto, perché sei rossa? > chiese. Infatti le guancie di Ino erano tinte di un lieve rossore, ma la castana aveva pensato che fosse dovuto allo sforzo.

Ino, a quella domando, arrossì ancora di più, e il suo pensiero, da Ayame con Itachi, passò a Sai.

Ayame capì che c’era qualcosa sotto e, seguendo lo sguardo dell’amica, che involontariamente si era girata, scoprì che cosa aveva potuto sciogliere il cuore della Yamanaka

< Sai.. si, carino.. > affermò con un sorrisino malizioso.

< Già.. > sospirò Ino con ancora lo sguardo fisso su di lui.

Quando si riscosse, notò il sorrisetto e gli occhi indagatrici della ragazza che la fissavano ostinatamente e, solo allora si rese conto di quello che aveva appena detto.
< No, cioè, io.. > balbettò rossa.

< Ho finito! > disse mentre si alzava e, letteralmente, scappava andando a battersi contro altri Zetsu.

Ayame rimase un po’ stupita dalla reazione della bionda, ma poi sorrise e si affiancò al suo Itachi, pronta a combattere di nuovo.

Kiba e Akamaru stavano combattendo utilizzando il loro gioco di squadra. Erano molto affiatati, insieme erano una combinazione vincente.

Purtroppo, però gli Zetsu erano molti, e i due erano stati accerchiati da una dozzina di Zetsu con il loro Susano’o attivo. Era troppo anche per loro.

Naturalmente, né il ragazzo né il cane volevano arrendersi. < Bene Akamaru, mostriamo loro di che cosa siamo capaci! > disse Kiba, con la sua solita spavalderia, mentre faceva dei segni. < BAU! > rispose il cane.

Il ragazzo, però, non ebbe il tempo di eseguire la sua tecnica che si vide attaccare da tutti gli Zetsu contemporaneamente. < Dannazione! > imprecò mentre cercava di schivarli.

< Pugno gentile! > Una ragazzina dai lunghi capelli marroni, fermati con dei fermagli, e gli occhi color perla, in sella ad un cane bianco, della stazza di Akamaru, con la punta della coda rossa, fece ingresso sul campo di battaglia, chiudendo i punti del chakra allo Zetsu colpito.

< Hanabi!? > esclamò Kiba sorpreso. < Forza Kiba, il colpo di grazia! > esclamò invece la ragazzina sempre in groppo all’animale. Kiba annuì, notando che lo Zetsu colpito non riusciva a formare il Susano’o.

Ripetè i segni esclamando < Tecnica della moltiplicazione del corpo! > Una copia di Kiba apparve di fianco al ninja. I due salirono in sella al povero Akamaru e poi si trasformarono nel lupo a tre teste. < Zanna rotante! > esclamò il lupo a tre teste abbattendo i nemici di fronte a sé.

< Questa è una bella sorpresa, che ci fai qui? > chiese Kiba dopo aver ripreso le sue sembianze normali e aver fatto sparire la copia. < Ho pensato che potevate aver bisogno di aiuto.. > rispose a tono la ragazzina con il suo solito sorrisino malizioso.

Kiba sorrise a sua volta. Quella ragazzina era proprio incredibile. Poi il suo sguardo si andò a posare sul nuovo compagno dell’amica. < E questo chi è? > chiese mettendosi in posizione di difesa. < E’ un’amica!-  rispose la Hyuga assumendo la stessa posizione del giovane – Mi ha salvata da qualche Zetsu, non so da dove è venuta, ma siamo diventate amiche. Si chiama Kira! > < BAU! > salutò la nuova arrivata.

Kiba annuì, e ritornò a combattere affiancato da Hanabi. Kira, invece affiancò Akamaru, che sembrava completamente affascinato dalla bellezza di quell’animale. < Akamaru! > lo richiamò il padrone. < Kira! > esclamò la ragazza. I due cani si guardarono e insieme si diressero verso i loro padroncini.

Choji intanto, aveva lasciato Kiba con Akamaru per riunirsi con i suoi compagni. < Ragazzi, sto arrivando! > gridò l’Akimichi mentre attraversava il campo di battaglia ricoperto dai corpi degli Zetsu.

Ino e Shikamaru si voltarono verso l’amico sorridenti, ma quello che videro fece appassire il loro sorriso e li fece sbiancare.

Dietro l’Akimichi c’era uno Zetsu che, con il suo sorriso maledetto, stava per trafiggerlo con la sua spada di chakra.

< Choji! > urlarono i due spaventati. Choji si girò in tempo per vedere la spada che avanzava verso di lui velocemente.

Non ce l’avrebbe fatta a scansarla.

Proprio quando per il ragazzo sembrava la fine, quando a separarlo dalla morte erano due centimetri, Choji venne brutalmente spinto di lato.

Il tempo si fermò.

Choji non poteva credere a quello che vedeva.

Suo padre, Choza, era intervenuto per salvarlo, ma, così facendo, la spada aveva trafitto lui.

< Papà!! > gridò il ragazzo andando a sorreggere il padre.

Choza non riusciva a muoversi, la spada ancora conficcata nel petto. Tossì ripetutamente del sangue. Stava morendo fra le braccia di suo figlio.

Shikamaru e Ino che avevano assistito alla scena andarono in soccorso all’amico, abbattendo quel bastardo.

< Papà! Papà! > continuava a gridare Choji, ormai preda del dolore e delle lacrime. Ino si inginocchiò al suo capezzale, cercando di curarlo con le sue arti mediche, ma ben presto si rese conto che era tutto inutile. Dallo sguardo affranto di Ino, sia Shikamaru che Choji capirono.

< Papà! > continuò a gridare l’Akimichi.

< Choji.. – sussurrò il padre – Tu devi vivere.. Voi siete le giovani speranze.. Voi dovete vedere il futuro.. >

< Papà.. > sussurrò

< Choji, ricordati che tu fai parte del clan Akimichi e sei un membro del trio Ino-Shika-Cho.. Ma soprattutto, Choji, ricordati chi sei! – il ragazzo smise di piangere e guardò il padre – Tu sei un bravo ragazzo.. Faresti di tutto per proteggere i tuoi compagni.. Voglio che questo un giorno tu lo insegni a tuo figlio.. >

< Papà io.. >

< Io sono sicuro che troverai l’amore, figlio mio.. Prima o poi anche tu sarai felice.. Continua a sorridere, continua a vivere.. Sappi che io sono orgoglioso di te.. > Choza chiuse gli occhi.

Si sentiva stanco, sentiva che la morte lo stava portando via. “ Inoichi, Shikaku, il trio Ino-Shika-Cho si completerà nell’aldilà. Lascio tutto in mano hai nostri figli, sono convinto che porteranno avanti i clan con forza e coraggio. “ pensando questo Choza Akimichi morì.

< Papà! Papà! Papà! > gridò Choji di nuovo immerso nelle lacrime. Shikamaru, che capiva bene il dolore dell’amico, poggiò una mano sula sua spalla.

A quel contatto Choji si riscosse.

Guardò Ino, a capo chino sul corpo di suo padre. Anche i suoi due migliori amici avevano perso i padri in guerra, ma non si erano arresi, avevano combattuto anche per loro.

Lentamente si alzò, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. Di colpo dimagrì e sulla sua schiena apparvero due ali di chakra blu. < Ino, Shikamaru, andiamo! > I due annuirono e si posizionarono affianco all’amico.

Quest’ultimo esclamò < Tecnica dell’espansione! > Il corpo di Choji si ingrandì di colpo, permettendo alla sua ombra di espandersi. < Tecnica della stretta dell’ombra! > disse Shikamaru collegando la sua ombra sulla sua.

Intanto i loro amici, avevano assistito alla morte del padre del loro amico e, capendo le intenzioni del trio, si spostarono tutti.

Ormai gli unici Zetsu rimasti in piedi erano solo una trentina, ce l’avrebbero fatta.

Ino, si concentrò, riuscendo a percepire tutti e trenta i nemici, poi, appoggiando una mano sulla testa del Nara, esclamò < Ripetitore sensoriale! >

Ino era gli occhi, Shikamaru la testa e Choji il corpo.

Insieme esclamarono < Proiettile umano yo-yo! >

Choji, guidato dall’amico, abattè velocemente tutti i nemici, riuscendo a buttarli nel precipizio. La sua forza era incredibile. Quella era la forza del nuovo trio Ino-Shoka-Cho.

Quando tutti i nemici furono abbattuti, tutti si riunirono intorno ai tre; poi, guardando quella colonna di chakra, pensarono “ Ora tocca a voi! “.




Intanto, nella foresta, continuava lo scontro tra le ragazze e i saggi consiglieri.

Quest’ultimi non davano cenno di voler contrattaccare le ragazze, per ora rimanevano sulla difensiva. Hinata si era accorta quasi subito dell’esitazione dei due, osservando gli occhi della sua avversaria.

Koharu teneva lo sguardo basso, ripensava a tutta la sua lunga vita, al secondo hokage e ai suoi vecchi compagni di squadra e a quei ragazzi di cui tutti si fidavano.

Chi sembrava un po’ più deciso era Homura che aveva reso il suo corpo duro come la roccia. All’inizio la rosa si sorprese, ma poi ricordò l’abilità che aveva Kakuzu nell’indurire il suo corpo utilizzando l’arte della terra.

Dopo essersi guardate un secondo, le due si allontanarono dai vecchi e si misero schiena contro schiena < Ha il chakra del fuoco e della terra.. > disse la rosa osservando il suo avversario che era rimasto immobile < Lei possiede quello dell’acqua e dell’aria.. > rispose la corvina osservando l’avversaria ancora con lo sguardo basso.

< Allora!? – esclamò Sakura attirando l’attenzione – Che avete intenzione di fare?! Perché vi ostinate a combattere! Dovreste aver capito che state sbagliando! >

I due osservarono quelle ragazze, poi si ricordarono che non potevano fallire, loro dovevano fermare quelle due.

< L’Uchiha e l’Uzumaki sono pericolosi! > esclamò l’uomo deciso osservando con astio la rosa < Non possiamo permettervi di vincere! > completò la donna rialzando lo sguardo.

Le due amiche si trovarono ad indietreggiare. Negli occhi dei due consiglieri c’era l’odio. “ Zetsu.. “ pensarono. Doveva essere stato lui ad alimentare il loro odio, era lui la causa di tutto.

< Avete paura? > chiesero i due anziani osservando le due indietreggiare sempre in posizione di difesa.

A quella domanda le due sussultarono, riprendendo una posizione normale e fissando il loro sguardo in quello dei saggi. Un sorrisino tingeva le loro labbra

< Noi vi sconfiggeremo! > esclamò Sakura concentrandosi sul suo chakra interno

< Non permetteremo che l’odio vinca! > disse Hinata decisa, mentre concentrava il suo chakra nelle mani. < Passi dei due leoni! > urlò poi la corvina, mentre le sue mani venivano ricoperto da un chakra blu.

Le due, sempre con quel sorrisetto deciso, scattarono verso gli avversari.

Hinata procedeva alle 64 chiusure utilizzando la sua tecnica, mentre Sakura combatteva utilizzando tutto il suo chakra, protetta della tecnica che, soltanto lei, il quinto e il primo hokage sapevano utilizzare: la rigenerazione senza segni.

Koharu, vedendo arrivare Hinata, balzò indietro, creando dei segni < Arte dell’acqua: Tecnica dei proiettili marini! > Una miriade di proiettili si scagliarono sulla corvina. Velocemente, la donna si portò alle sue spalle e, eseguendo i segni < Arte dell’aria: Lame del vuoto! > Delle lame d’aria attaccarono la ragazza da dietro.

Hinata non si spaventò < Palmo d’aria! > Il chakra interno di Hinata respinse entrambi gli attacchi della vecchia.

< Tecnica delle 64 chiusure! > esclamò poi correndo verso Koharu.

Quest’ultima, poggiando le mani per terra < Muro acquatico! >

Un muro d’acqua si frappose fra le due, annullando l’attacco della Hyuga. “ Maledizione.. “ pensò.

Poco distante Sakura continuava ad attaccare Homura < Arte del fuoco: Tecnica del drago di fuoco! > Un immenso drago di fuoco si scagliò contro la rosa.

Quest’ultima preferì evitarlo, saltando di lato; così facendo, però, non si accorse che la tecnica era una trappola. Homura si aspettava quella mossa dalla ragazzina e si fece trovare sulla sua traiettoria; poi, appoggiando le mani su terreno esclamò < Arte delle terra: Prigione di roccia! >

La terra sotto i piedi di Sakura si mosse, cercando di schiacciarla. “ Dannazione! “

Stringendo i denti, la rosa, con tutte le sue forze, concentrò il chakra nelle sue braccia e, con una forza mostruosa, riuscì a liberarsi da quella morsa di terra. Le due amiche si ritrovarono schiena contro schiena, con il fiatone, molto provate, ma decise.

Non potevano permettersi di perdere. C’era troppo in gioco: il villaggio, la tanto agoniata pace, le vite dei loro familiari e dei loro cari amici, ma soprattutto, le vite delle persone che amavano di più al mondo. Perdere significava perdere anche loro, di nuovo, e questo era un rischio che non volevano assolutamente correre.

Sakura avrebbe dato la vita per Sasuke, dopo che aveva scoperto la verità sul suo clan si era ripromessa che avrebbe fatto di tutto per non farlo soffrire.

Anche Hinata era disposta a morire per Naruto, non poteva permettere che quel sorriso che gli aveva regalato tanta forza in tutti quegli anni, si spegnesse.

< Non potete sconfiggerci, noi siamo molto più forti di voi! > esclamò Homura < Rassegantevi, non avete speranza! > infierì Koharu

< Io.. Io.. Io non mi arrenderò mai! – esclamò decisa Hinata – Non posso arrendermi, perché questo è il mio credo ninja! > disse sorridendo.

A quelle parole anche Sakura sorrise, poi disse < Non importa se siete più forti di noi, noi non possiamo permettervi di vincere! Noi aiuteremo Sasuke e Naruto anche a costo della vita! >

La ragazza aveva pronunciato con foga quelle parole, ne era profondamente convinta e, dallo sguardo, si poteva capire benissimo che anche la corvina era pienamente d’accordo.

Homura e Koharu rimasero interdetti osservando la decisione delle due.

Gli occhi smeraldini della rosa brillavano di decisione, forza e amore. Quelli chiari della Hyuga rispecchiavano la sua timidezza, ma anche profonda decisione e forza che era disposta a mettere in campo.

I due vecchi saggi non immaginavano che quelle ragazze potessero avere tutta quella forza. Le avevano osservate a lungo mentre guarivano i ragazzi all’ospedale e anche dopo, ma nei loro occhi potevano vedere solo disperazione, paura, debolezza e dolore. Quelle non erano le due ragazze che avevano osservato a lungo.

C’era una forza che le aiutava, una forza che loro non riuscivano a vedere, mentre agli occhi delle ragazze era molto chiara.

Loro sapevano che cosa era l’amore e avevano sperimentato che cosa voleva dire soffrire. Sapevano che cosa era l’odio, la morte e la guerra, ma sapevano anche che cosa si provava a vedere il sorriso della persona amata, degli amici; sapevano che cosa voleva dire assaporare le labbra tanto desiderate fin da piccole e sapevano che non avrebbero più permesso che quelle labbra si ripiegassero ancora in una smorfia di dolore.

Quelle labbra dovevano essere sempre sorridenti, dovevano sempre essere vive, dovevano saper dire “ ti amo “ anche se non ne conoscevano il significato; ma per questo c’era tempo. Sakura e Hinata avrebbero insegnato a Naruto e Sasuke ad amare, ma prima dovevano sconfiggere quei due, che come scopo volevano solo la loro sofferenza.

Inoltre entrambe sapevano che mentre loro stavano combattendo lì, più avanti i due amici si stavano scontrando con il nemico più forte: Nikumi. “ Noi vinceremo qui, voi dovete vincere là. Ora tocca a voi, fatevi valere! “

Quella silenziosa promessa, fatta con amore, ma anche con ammirazione e speranza, diede nuova forza e coraggio alle ragazze che ripresero a combattere. Entrambe sapevano di poter contare l’una sull’altra, e non solo, sapevano che al villaggio i loro amici li stavano aspettando, combattendo anche loro.

Lo riuscivano a percepire. Tutti i cuori, fino ad ora martoriati dalla sofferenza, si stavano unendo in uno solo, pronti a combattere ancora una volta con quello che veniva definito Odio.




< Signorina Tsunade, signorina Tsuande mi sente?! > Shizune continuava ad urlare, infondendo chakra alla sua sensei.

Quest’ultima era crollata sfinita dopo che Yamato aveva assicurato che nel villaggio della Foglia non c’erano più Zetsu.

Grazie all’intervento del quinto hokage le perdite erano state molto poche, ma a caro prezzo. Tsunade non aveva più le forze per muoversi, si sentiva sempre più debole, ma prima di svenire, i suoi pensieri andarono a quei giovani a cui lei doveva molto

“ Ragazzi, dovrete scontrarvi ancora una volta con l’odio, ma so che questa volta sarà l’ultima. Vi affido Konoha, proteggetela come avete sempre fatto e continuate a espandere quel legame che voi chiamate semplicemente “ amicizia “. Sono fiera di tutti voi. – I suoi pensieri si focalizzarono su tutti i ragazzi -“  Itachi. Ayame. Rock Lee. Sai. Ten Ten. Shino. Kiba e Akamaru. Shikamaru. Choji. Ino. Hinata. Sakura. Voi siete la nuova generazione che prenderà in mano il villaggio e il mondo ninja. “

– Poi, la sennin, con un sorriso, ripensò a quei due ragazzi, odiati fin da piccoli, ma adesso rispettati e ammirati, chiamati addirittura “ Eroi “ “ Naruto, Sasuke, voi insieme vincerete questa battaglia. Ora tocca a voi.. ragazzi.. “

Con il sorriso sul volto Tsunade cadde in un sonno profondo, fra le braccia di una spaventata Shizune.



Tutte le copie di Naruto erano scomparse, portando all’originale la notizia di aver sconfitto tutti gli Zetsu.

Kakashi e Gai, stremati e senza forze erano seduti nella piazza, ancora circondati dai cadaveri dei loro precedenti nemici. Non si dissero nulla, non ce ne era bisogno, ma entrambi non poterono fare a meno di osservare quella colonna di chakra e pensare “ Ora tocca a voi.. “

Gli allievi avevano superato i maestri, era una nuova era.

Un vento caldo, ricolmo di tutte le emozioni degli abitanti si sollevò dal villaggio, scivolando leggero sul campo di battaglia e sui corpi ormai morti di amici e nemici.

Arrivò fino ai ragazzi, rimasti fuori dal villaggio, aspettando il ritorno degli amici. Attraversò la foresta, osservando le due ragazze battersi e poi si diresse fino ai due ninja che sorrisero.

Loro ce l’avrebbero fatta. Riuscivano a percepire che tutte le speranze erano riposte in loro. Tutti credevano in loro.

Con un balzo deciso, atterrarono in una radura, dove al centro si erigeva quell’immensa colonna, nella quale c’era lo Zetsu nero, il colpevole di tutto. Guardò i due con profondo odio, avvicinandosi lentamente.

La resa dei conti era vicina; Naruto e Sasuke lo sapevano, ora toccava a loro!






Spazio Autrice

Salvee!! Questo capitolo è un pò lunghino, ma spero sia abbastanza per farmi perdonare per il ritardo..
Non mi convine molto, ma spero che sia perlomeno leggibile.

Avrete capito le coppie che metterò nella storia, che ne pensate? La mia preferita è Ayame e Itachi, mi è piaciuto veramente molto scrivere il loro pezzettino, spero vi piaccia anche a voi..
Inoltre quel pigrone di Shikamaru si è deciso a fare il grande passo, chi se lo immaginava? ( Io non molto.. ) 
Volevo precisare che le coppie sono come quelle nel manga, solamente che non metterò Choji con Karui. Non ho niente contro di loro, ma semplicemente credo che la loro coppia è impossibile per il sempice fatto che nell'anime ( e anche nel manga ) non si sono mai parlati! E poi mi vengono fuori con una bambina!? Comunque non vi preoccupate, troverò una ragazza anche per il nostro Choji!
Approposito di Choji, ho fatto morire suo padre.. Spero di aver reso la scena abbastanza degna e bella per una morte, dato che in Naruto le morti di tutti sono abbastanza epiche.
Spero che il tutto vi sia piaciuto, fatemi sapere comunque!
Ringrazio ancora tutti voi per il grandissimo sostegno, quando avrò un pò d tempo risponderò alle recensioni



Alla prossima                                                                                          144kagome_alice144

 

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Capitolo 24
*** BATTAGLIA CONTRO L'ODIO: NIKUMI ***


                BATTAGLIA CONTRO L’ODIO: NIKUMI
 
Naruto e Sasuke rimasero pietrificati davanti al loro nemico.

Avevano visto quello Zetsu nero all’interno dell’Organizzazione Alba, ma durante la guerra se ne erano completamente dimenticati, intenti a combattere contro Madara.

Adesso se lo trovavano davanti, con un chakra incredibile, che li fissava con gli occhi carichi di odio e un sorriso che non prometteva niente di buono.

< Chi sei veramente? > chiese freddo il moro, riacquistando la sua calma. Lo Zetsu fece ancora qualche passo, continuando a fissarli con il suo sguardo maligno.

All’improvviso si fermò e, dopo aver riso, di una risata orribile, lugubre, maligna, tornò a fissarli, poi parlò < Io sono l’odio, sono colui che farà precipitare questo mondo ricoprendolo di odio! > La sua voce era impregnata di malvagità, le sue parole erano un sussurro, ma avevano il potere di riecheggiare nell’aria.

Dopo aver parlato, tornò a fissare i due, rimasti in posizione di difesa. Accompagnato dal suo orribile e raccapricciante sorriso aumentò incredibilmente il chakra, circondandosi di un alone violaceo.

< Naruto, io sono pronto! - esclamò una voce potente nella testa del biondo. - Dovete fare attenzione, il suo chakra è intriso d’odio, non sarà facile sconfiggerlo! >


< Naruto.. > Il biondo si girò verso il suo migliore amico. Sasuke gli stava sorridendo, incoraggiante. < Andiamo! > esclamò allora l’Uzumaki.

L’Uchiha chiuse gli occhi e, dopo qualche secondo, gli riaprì con il suo Mangekyou sharingan e, contemporaneamente, fece apparire il suo Susano’o completo.

Nel frattempo anche Naruto aveva iniziato a trasformarsi nella volpe a nove code completa. Il chakra arancione di Kurama lo avvolse completamente facendogli diventare gli occhi rossi come quelli della volpe. Poi Naruto chiuse gli occhi, concentrandosi e dopo qualche istante, quando gli riaprì, erano circondati da una tinta gialla. Era entrato in modalità eremitica.

I due sapevano bene che era uno spreco di energie trasformarsi subito completamente ma, osservando il loro nemico, avevano capito che non potevano fare altrimenti.

I due compagni non ebbero nemmeno il tempo di studiare la situazione che Nikumi li attaccò. Era velocissimo ed era difficile percepirne la presenza.

Sasuke spostava velocemente lo sguardo in tutte le direzioni, ma l’unica cosa in grado di vedere era una scia residua di chakra lasciata dal nemico. Anche Naruto non era messo meglio, grazie alla modalità eremitica era in grado di percepire il chakra, ma in quel caso non funzionò molto, dato cha anche lui riusciva solo a percepire una scia residua di chakra.

Riuscivano ad evitare tutti i colpi, ma se si fossero distratti anche solo un secondo, per loro era finita. Nikumi li stava attaccando con una forza straordinaria, ma soprattutto con un chakra incredibile: riusciva a modellarne la forma, trasformandolo in un’arma da attacco o da difesa, inoltre, tutte le cose toccate da quel chakra, come l’erba o gli alberi circostanti, apassivano immediatamente, come se li fosse stata rubata l’energia vitale.

Ma non solo le piante e gli alberi, anche le pietre, al tocco di quel chakra, si sgretolavano.

< Dannazione! > esclamò Naruto evitando un attacco mirato, osservando le rocce sotto di se sgretolarsi, lasciando spazio ad un profondo cratere.

Sasuke era concentrato nel capire le proprietà di quel chakra tanto straordinario, invece, anche con l’aiuto dello sharingan, non riusciva a comprenderne fino in fondo il potere.

Anche Kurama, dall’interno di Naruto, cercava di capire come agiva quel chakra e quanto in realtà fosse, ma non riusciva a percepirne la fine.

< AH AH AH AH! –Rise Nikumi, schernendosi dei due – I “ grandi eroi “, i due “ grandi amici “, Naruto Uzumaki e Sasuke Uchiha in ginocchio di fronte a me! AH AH AH! – Continuò, facendo infuriare Naruto per come li stava prendendo in giro – Rassegnatevi, voi non potete sconfiggermi! Non lo potrete mai e questo perché io sono dentro di voi!! – quella rivelazione fece impietrire i due, che decisero di ascoltare quella voce oscura e maligna

– Ma come, ancora non lo avete capito?! Quando vi dico che sono l’odio, intendo che sono tutto l’Odio presente in questo mondo! Fin dai tempi più antichi l’uomo non ha fatto altro che odiare, quest’odio si è trasformato in distruzione, in potere ed in chakra. Io sono quell’Odio che si accumula dall’inizio di questo mondo! –

Naruto e Sasuke continuavano a guardare il nemico, adesso consapevoli di molte verità – Dentro di me c’è anche il vostro odio! Il tuo Naruto verso chi ti chiamava “ mostro “, quello del Kyuubi verso gli umani e quello provato da te, Sasuke, prima verso tuo fratello, poi verso il villaggio. Ma non solo il vostro, io custodisco tutto l’odio!! >

Adesso i due amici capivano perché quell’essere avesse quegli occhi iniettati di malignità, perché la sua voce facesse ribrezzo e perché, dovunque passasse, portasse distruzione e dolore.

Un dubbio, cattivo e doloroso, si affacciò nella mente dei ragazzi, come una lama che ti trafigge il cuore.

Naruto, come preda di un illusione, parlò con voce piatta e atona < Allora sei stato tu, la guerra.. >

Non riuscì a finire che un’altra risata, questa volta più maligna, lo interruppe, facendolo fremere di rabbia. < Si! Sono stato io a fare in modo che scoppiasse la Quarta Grande Guerra Ninja!

Il mio scopo è quello di riportare in vita mia madre e con lei distruggere e sottomettere all’odio questo mondo! Però per fare questo mi serviva molto più odio e soprattutto mi servivano due chakra potenti come quello di Hashirama Senju e di Madara Uchiha.

Volevo quel chakra, ma non potevo prenderlo. Quando i due si combatterono, anni fa, nella Valle dell’Epilogo, non ero abbastanza potente per sottometterli, inoltre entrambi, combattendosi, non provarono abbastanza odio.

Decisi quindi di aspettare. Purtroppo Hashirama morì, però riuscì a salvare Madara, guidandolo verso il Juubi. A quel punto decisi di affrettare le cose, spingendo l’odio ad entrare maggiormente nel mondo ninja. Io scatenai la Seconda Grande Guerra e successivamente la Terza; e proprio in quest’ultima feci in modo di appropriarmi di Obito, usufruendo di Madara.

Poi feci in modo che Obito conoscesse l’odio, spingendolo ad attaccare il villaggio della Foglia e uccidendo il quarto hokage. Fui sempre io a spingere gli Uchiha al colpo di stato e fui io a consigliare a Danzo e ai vecchi saggi di usare Itachi.

Fui io a far conoscere il dolore e l’odio a Nagato, facendogli uccidere Yahiko e fui sempre io a creare l’Organizzazione Alba per dar vita alla Guerra!! >

Quella era la verità, Nikumi, lavorando nell’ombra era colui che muoveva i fili delle sue marionette. La causa del dolore provato da tutti fino ad ora era sua.

< Tu, maledetto.. ! > esclamò Naruto in preda alla rabbia, avvicinandosi.

< Fermo Naruto – esclamò Sasuke, fermandolo – così non concluderai niente, odiandolo aumenterai il suo potere > disse freddo.

Anche lui era in collera verso quel bastardo, la causa di tutti i problemi suoi e della sua famiglia; ma non poteva perdere il controllo, non poteva farsi trascinare di nuovo dall’odio.

Lui, anche se indirettamente, era stato una bambolina in mano a Nikumi, circondandosi d’odio e non riuscendo più a vedere la verità.

L’odio lo aveva intrappolato nella sua rete e lui stava cedendo; se non fosse stato per i suoi amici, e soprattutto per Naruto, a quest’ora sarebbe crollato sotto il peso dell’astio. Questo il biondo lo sapeva, per questo non si era mai dato per vinto, continuando ad aiutarlo, per non farlo cedere.

Adesso invece era Naruto che stava cedendo. Ripensava alla sua infanzia, ai suoi genitori, alle persone a cui voleva bene e a lui, a Sasuke che ormai era la sua unica famiglia. Sentire quella voce fredda e piena di malvagità gli fece perdere a testa, finendo per odiare ancora di più Nikumi, per tutto quello che aveva fatto.

Per questo Sasuke lo aveva fermato, non voleva che anche lui, il suo migliore amico, il suo fratellino, cadesse nell’odio come era successo a lui, non lo avrebbe permesso.

< Mi odi, vero Naruto? – domandò l’essere – Eppure non sono stato io a farti del male, io ho solo creato le condizioni per cui tutto ciò avvenisse. AH AH AH >

Naruto guradò con astio il suo nemico che rideva, lo scrutò profondamente, leggendogli nell’anima. Sentendo la mano di Sasuke sulla sua spalla si calmò, prendendo dei profondi respiri, poi disse:

< Si, io ti odio, come ti odia Sasuke e come ti odiano tutti. – Nikumi lo guardo, un sorrisino beffardo sul volto

– Però so che non è bello essere odiato da tutti – continuò – Tu hai causato del male, ma non posso dare tutta la colpa a te. Non mi interessa quello che hai fatto in passato, io voglio vivere il presente, assicurandomi un futuro migliore!

Non so come farò ed in realtà non sono certo di riuscire a liberare il mondo dall’odio, ma non mi arrenderò. Farò di tutto per mantenere l’alleanza fra i paesi ninja e mi impegnerò per evitare che il mondo cada di nuovo vittima dell’odio.

Insegnerò ai bambini cosa vuol dire odiare, ma anche che cosa vuol dire amare e perdonare. Cambierò le cose, non ti permetterò di fare ancora del male. E’ finita l’ora del dolore e della sofferenza! >

Nikumi era rimasto sbalordito. Dove la trovava tutta quella forza, come poteva parlargli così dopo aver saputo tutta la verità?! Decise di infierire ancora < E come farai, Naruto? Come sarai certo di non cadere anche tu nell’odio!? >

Naruto sorrise, esclamando < Ma è ovvio: io non sarò mai solo, avrò sempre dei compagni che mi staranno vicini e che, se starò per cadere nella morsa dell’odio, faranno di tutto per aiutarmi a risalire! Come io farò per loro! >

Sasuke avanzò, affiancando l’amico, con un sorriso strafottente, modello Uchiha, sul volto, pronto a combattere.

Nikumi, che non era riuscito a controbattere le parole del biondo, concentrò il suo chakra, scagliandosi addosso ai due.





Spazio Autrice:
Salve!!
Dopo molto tempo ritorna!!
In realtà ho avuto qualche probleme nell'impostare quest'ultima battaglia, cercando di rimanere il più fedele possibile agli scontri in Naruto.
Vorrei dedicare questo capitolo a Mei, è grazie a lei se ho trovato un pò di luce e ho rimesso in ordine i mille penieri che avevo per la testa. Grazie mille Mei!! :)
Credo proprio che il prossimo sia l'ultimo riguardante questa dura battaglia.
Fatemi sapere!!




Alla prossima!                                                    144kagome_alice144 

 

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