I figli della magia

di tonks_flamel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le vie del destino ***
Capitolo 2: *** un incontro inaspettato ***
Capitolo 3: *** un incorro inaspettato (parte 2) ***
Capitolo 4: *** una nuova realtà ***



Capitolo 1
*** Le vie del destino ***


 

Non ricordava quanto tempo fosse rimasta a fissare quello scempio, minuti, forse ore. sapeva solo che dove poco prime stava la sua casa ora era in bella vista un mucchio di macerie fumanti.

 

quella era stata la sua casa, il suo rifugio, l’unico posto dove si fosse sentita al sicuro dopo  molto tempo.

 

proprio così, Helene all’alba dei suoi sedici anni viveva sola, con un passato complicato sulle spalle era stata costretta a crescere troppo in fretta, ma ci era riuscita, era diventata indipendente e forte.

 

potete capire quindi lo sgomento della ragazza vedendo il frutto di tutti i suoi sforzi carbonizzato e ridotto in macerie.

 

<< Helene >>

 

quella voce riscosse la ragazza dai suoi pensieri, si accorse che lacrime scendevano copiose dal suo viso, ma non se ne curò quando vide chi aveva di fronte; dall’ultima volta che si erano viste erano passati più di sei mesi dall’ultima volta che si erano viste erano passati più di sei mesi ed ora eccola lì…

 

<< madre… >>

 

Si guardarono per lunghi istanti, quando la donna (che proprio una donna non era) finalmente si avvicinò alla figlia e l’abbracciò come solo una madre sa fare.

 

<< Mi dispiace tantissimo, non avrei voluto che accadesse ma un dragone infernale è riuscito a eludere tutte le difese erette su questa casa >>

 

La figlia, forse per la prima volta nella sua vita,si lasciò stringere e consolare da quell’abbraccio che inconsapevolmente aspettava da quando tutto quel casino era cominciato.

 

Dopo l’ennesimo schiaffo era tornata in camera, con occhi vitrei si era seduta sul bordo del letto, ma non aveva versato neanche una lacrima, non poteva, o non avrebbe più smesso lo sapeva, non poteva crollare, o non sarebbe più riuscita a rimettere insieme i pezzi, non di nuovo. Mentre sdraiata fissava il vuoto cercando di non pensare a niente, una luce accecante la investì e fu costretta a coprirsi gli occhi; quando li riaprì vide una donna, era davvero bella nonostante l’età avanzata, aveva lunghi capelli ricci del colore del cielo notturno con accenni bianchi in diverse ciocche, l’occhio destro era di un viola intenso mentre l’altro verde prato.

Helene sentì un urlo proveniente dall’altra stanza e un brivido di terrore la scosse, la donna la guardò e le disse una cosa che le avrebbe cambiato la vita  << scappa… >>

 

Scosse la testa come per allontanare il pensiero e si rivolse alla madre

 

<< Cosa… cosa devo fare adesso? >>

 

<< Ecco tu sai che io non sono solo la dea della magia ma anche degli incroci e delle decisioni. Tu ora devi compiere una scelta e sappi che sarà fondamentale >>

 

Una densa nebbia bianca iniziò a vorticare attorno a entrambe e in pochi secondi si trovarono in un’altra stanza sorretta da colonne di granito, con un tetto composto da quella stessa nebbia che era apparsa poco prima la quale continuava ad assumere forme diverse e a colare sul pavimento.

 

Ecate con le mani fece vorticare la nebbia e creò tre squarci, che parevano proprio fendere l’aria e cominciò a parlare.

 

<< Il fato per te mi ha mostrato tre diverse vie: potresti ricominciare da capo... >>

 

Una serie di immagini di ragazzi che cantavano e si allenavano fece capolino dal primo squarcio; poi l’immagine cambiò e Helene vide vide il campo in fermento, ragazzi preparati per la guerra correvano di qua e di là con facce cineree, la scena cambiò di nuovo e si presentò il campo in macerie, distrutto e un ragazzo, che di umano aveva poco, stava nel fulcro del disastro e rideva, sembrava fissarla attraverso l’immagine.*

 

<<  …Potresti iniziare una vita lontano da qui… >>

 

Il secondo squarcio si illuminò e apparve un castello devastato, dall'aria vetusa, nel mezzo di un prato e circondato da una foresta; poi il cielo si oscurò, l'immagine si ingrandì e un paio di occhi rossi come il sangue fissavano la ragazza con una tale intensità che questa pensò di aver sentito il cuore fermarsi. Lo scenario cambiò improvvisamente mostrando un insegna rovinata, con scritto su "Paiolo magico" e le strade di una città, che una volta probabilmente erano state piene di vita ma che ora erano deserte e silenziose. Improvvisamente una chioma bionda svoltò l'angolo di una stradina attraversò la strada in tutta fretta seguito da un altra figura e imboccò un altro vicolo; l'immagine però, invece di continuare a mostrare la strada, cominciò a seguire le due persone fino all'entrata di un negozio "Magie Sinister" e il secondo squarcio si spense.

 

<< ... Oppure potresti tornare indietro >>

 

Nel terzo squarcio spuntò la faccia del padre di Helene che dormiva su una delle poltrone del salotto, probabilmente troppo ubriaco per riuscire a raggiungere la camera da letto. La poltrona, come del resto tutto il salotto, era sudicia, piena di macchie e di buchi, il pavimento invece era ricoperto di cocci di vecchie bottiglie di whisky, rum e chissà quale altro superalcolico, e le pareti erano ricoperte di chiazze scure.

L'immagine cambiò e apparve la vecchia stanza della ragazza dove tutti i mobili erano stati rovesciati, le coperte strappate e la porta scardinata; a quanto pare il padre, non potendo sfogare la rabbia direttamente sulla figlia l'aveva riversata sull'unica cosa che in quella casa non era stata contaminata dalla sua violenza.

 

Anche quest'ultimo scenario si oscurò e l'attenzione della semidea fu riportata sulla madre.

 

<< sappi che solo con una scelta troverai la salvezza, nessuna di queste strade è facile,mutate sono piene di dolore e di fatica , ora tocca a te, fai la tua scelta.>>

 

<< no madre io la mia strada la decido da sola >>

 

E si smaterializzò lontano da quel posto, dalla madre, da tutto.

 

Ecate sorrise, poi si girò e lentamente sparì nella nebbia.

 
 
* "il campo" è "il campo mezzosangue" una sorta di campus dove i figli degli dei greci possono trovare rifugio e conforto durante l'estate o eventualmente anche per tutto l'anno
 
TONKS' CORNER
Buonsalve, volevo ringraziarvi prima di tutto di aver letto il primo capitolo di questa storia, siete fantastici, poi volevo dirvi che se non l'aveste letto o non ve ne fosti accorti in questa storia si intreccia anche il fantastico mondo di...... Percy Jackson!!!! Comunque non è necessario aver letto il libro per leggere questa storia. so che il primo capitolo sembra un po' deprimente, ma non disperate miei prodi! più avanti si va più diventa leggero. 
Un enorme grazie anche alla mia beta Lele!!!! 
 
 

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Capitolo 2
*** un incontro inaspettato ***


Aereo, treno, macchina; aereo, treno, macchina; aereo, treno, macchina.

Erano ore che si ripeteva queste tre parole.

Helene si era infatti smaterializzata a New York, ma dopo lo scontro con un’arpia, una furia e un’empusa nelle prime sei ore, aveva capito di doversi spostare.

Aereo; poteva andare da un’altra parte, avrebbe sicuramente seminato i mostri, ma Zeus non ne sarebbe stato molto contento (anche se era la figlia di una dea minore non accettava certo che passasse indisturbata attraverso il suo regno!).

Treno; poteva arrendersi e tornare da suo padre, almeno avrebbe avuto un tetto sopra la testa e un pasto caldo quasi ogni giorno.

Macchina; poteva mettere da parte i suoi timori, tornare al campo mezzosangue e fare finta di niente, anche se al solo pensiero le venivano i brividi.

No! Basta! Doveva smetterla di pensare solo a quello che sua madre le aveva detto! Non avrebbe più seguito i suoi stupidi incroci;questa volta avrebbe fatto da sola. Ma per quanto cercasse di trovare una via diversa, continuava a tornare a quelle solite tre maledette opzioni.

<< Aereo, treno, macchina >>

<< mah, io direi elicottero >>

<< Wow, non sapevo che la mia coscienza avesse una voce >>

<< infatti credo proprio che non ce l’abbia, mi chiamo Matthew >>

Helene si girò di scatto trovandosi davanti ad un ragazzo di circa diciotto anni con ricci capelli neri e occhi scuri come la pece; non si poteva considerare una bellezza classica, ma aveva decisamente il suo fascino. Dopo averlo ammirato con un aria che sperava non sembrasse troppo incantata, gli rispose.

<< Oh scusa… forse non stavo proprio pensando >>

<< Tranquilla, non sei la persona più strana che abbia mai incontrato >>

<< oh beh, tante grazie >>

Quel ragazzo le stava simpatico, aveva un non so che di familiare, però ogni volta che sembrava riuscire ad associarlo ad un luogo o ad evento, la risposta le sfuggiva dalla mente.

<< comunque, a cosa stavi pensando? >>

<< oh no, niente di importante >>

- si certo perché io vengo da te, strano ragazzo particolarmente affascinante conosciuto da due minuti, a dirti tutto quello che mi affligge -

Si girò e continuò a camminare per la sua strada con la chiara intenzione di seminarlo; non aveva voglia di parlare con nessuno, per quanto fosse simpatico.

Il ragazzo però non si arrendeva, continuava a seguirla con un sorriso furbo e a farle domande.

Dopo circa dieci minuti di parole ininterrotte Helene, ormai convinta che il ragazzo non fosse simpatico come sembrava, si fermò di botto e con sguardo alquanto irritato si rivolse al ragazzo.

<< Puoi farmi una sola domanda, ma poi ti prego, ti prego, lasciami in pace >>

<< D’accordo… dimmi tutto di te! >>
- Oh dei… -

<< Anche furbo… Comunque questa non è una domanda quindi non vale, hai perso la tua occasione, addio >>

- eh eh eh, ora chi è furbo qui?-

<< beh dato che non era propriamente una domanda… direi che sono ancora in tempo! >>

- diamine -

<< okay allora vai, dimmi quello che frulla in quel tuo piccolo cervellino, ma sappi che risponderò solo si o no >>

<< D’accordo! andiamo a bere un caffè? >>

- Rimase un attimo a fissarlo con sguardo confuso, aveva sentito bene? Un tizio strafigherrimo aveva chiesto a LEI di bere un caffè?! Certo ma era anche piuttosto irritante… Bello, ma irritante… terribilmente bello, ma irritante… dannatamente e inequivocabilmente bello, ma irritante… -

<< ci sto! >>

<< perfetto! C’è uno Starbucks qui all’angolo >>

Entrarono nel negozio, e dopo aver ordinato due cappuccini con i cioccolato e la panna e due brownie, si sedettero a un tavolo.

<< Da dove vieni? >>

<< Beh dopo la tua gentile offerta, credo proprio di dover rispondere >> disse sorseggiando il suo caffè << Vengo da Daiton, in campagna >>

Lui, dato il via libera, cominciò a fare domande su di lei e sulla sua vita, ma non in modo assillante, si accorse anzi che parlare con Matthew; rimasero al caffè per circa un’ora a parlare del più e del meno, poi decisero di andare a godersi l’estate a Central Park.

Lì, distesi sul prato, parlarono ancora e ancora; Helene scoprì che il ragazzo viveva a Brooklin con sua madre,che frequentava una scuola li vicino e molto altro. Alla fine Matthew si era rivelato un ragazzo simpatico, certo un po’ irritante alle volte, ma comunque davvero una brava persona.

<< Comunque, cos’è che stavi blaterando quando ci siamo incontrati? Aereo, treno, macchina? >>

<< Oh si,ecco vedi,diciamo che sono più o meno scappata di casa, e mia madre mi ha dato tre possibili scelte : tornare a casa, andare in un College dove sarei rimasta anche d’estate, o andare via di qui in Inghilterra o in un altro posto dell’America credo. Ma io non voglio più obbedirle, ho passato la mia vita cercando di fare quello che lei pensava fosse giusto,ora ho deciso di fare di testa mia. Il problema è che continuo a tornare a quelle tre opzioni,non riesco a pensare ad altro >>

<< Beh non potresti semplicemente restare qui? >>

-E ora cosa gli avrebbe detto? Eh sai non posso, tutti i mostri New York e dintorni mi vogliono morta, e proveranno ad uccidermi, a meno che non ci abbiano già provato ovvio-

<< Uhm ecco diciamo che ho dei brutti ricordi legati a questa città >>

<< Beh se fossi in te non andrei in un posto molto lontano, dove però i tuoi non ti possono raggiungere troppo facilmente e dove parlino l’ inglese mediamente bene >>

<< Tipo? >>

<< Tipo l’Italia >>

Helene lo guardò confusa:

<< Sì ! L’Italia è perfetta ! Puoi rifarti una vita come vuoi, c’è il mare, la montagna, e cucinano anche bene! >>

<< Ehi Matthew? In Italia non parlano inglese, e io sono abbastanza certa di non saper spiccicare neanche una parola in italiano >>

<< Ah giusto allora… Il Brasile! >>

<< Nemmeno lì parlano inglese e puoi si muore di caldo, no grazie. Preferisco la neve. Io amo l’inverno, il fuoco acceso che scoppietta nel camino, la cioccolata calda, la neve, non sono proprio il tipo da estate costante >>

<< Oh niente Brasile, decisamente no >>

<< Non so mi piacerebbe un paese un po' più nordico, tipo l’Islanda o la Svezia >>

<< O la Norvegia >>

<< Si esatto la Norvegia sarebbe perfetta! >>

<< E che Norvegia sia! >>

 

 

 

 

 

TONKS CORNER

Prima di tutto volevo ringraziare le 37 persone che anno letto il primo capitolo della mia storia, James Percy Holmes e Colve_HungerGames per averla messa nei preferiti e Xau per averla recensita

Se avete qualche dubbio sui termini a proposito degli dei e di tutta quella parte della storia chiedete pure.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e soprattutto se volete i pv (presta volto) per i personaggi, tutti i consigli sono bene accetti!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!

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Capitolo 3
*** un incorro inaspettato (parte 2) ***


Era sull’aero da una manciata di minuti, e mentre guardava i campi e le città scorrere sotto di lei, pensava alla magnifica giornata che aveva trascorso con Matthew.

Avevano abbandonato Central Park e ora stavano passeggiando per le vie della Grande Mela, quando Matthew si rivolse alla ragazza :
<>
    Questa domanda lasciò di sasso Helene,che solo in quel momento si rese effettivamente conto che tutte le sue cose,tutta la storia della    
     sua vita, non c,era più,  tutto si era ridotto a una manciata di polvere, non aveva più niente. Cercando di nascondere l’improvvisa
     tristezza che le aveva dato quella constatazione,rispose al ragazzo :
<< Ecco non ho avuto tempo di prendere le mie cose >>
     Matthew la guardò con uno sguardo sconvolto per alcuni secondi.
     <<  Mi stai dicendo che sei SENZA VESTITI? >>
     Una coppia si voltò a guardarli con aria strana; poi dopo essersi scambiati uno sguardo interrogativo, continuarono per la loro strada borbottando a bassa voce.
<< Si, sì hai capito bene ma non c’è bisogno di farlo sapere al mondo >>
<< Ops scusa, comunque potevi dirmelo prima! Dobbiamo fare shopping >>

Disse alzando un  pugno in aria come se avesse appena urlato un grido di battaglia, prese la ragazza, che lo guardava divertita, e trascinandola per un braccio cominciò a camminare spedito verso la fifth avenue.
<< Sai credo di non aver mai sentito un ragazzo dire una cosa del genere >>
<< Beh c’è sempre una prima volta! >>
Intanto, mentre Matthew blaterava cose a proposito di dove andare e della stupidità di Helene per non averglielo detto prima, la ragazza valutava la proposta; effettivamente le servivano dei vestiti, non poteva certo vivere per sempre con un paio di jeans e una camicia bianca! Ma c’era qualcosa che non la convinceva, aveva come una campanella che stava suonando nella sua testa per avvertirla di un pericolo, solo che non riusciva a capire che cosa stesse cercando di dirle.
Erano appena entrati in un negozio di scarpe, Helene prese il portafoglio per vedere quanti soldi avesse e capì su che cosa quel campanello stava cercando di avvertirla: aveva solo dracme, neanche un misero dollaro. Pensò a dove andare a prendere dei soldi; sicuramente non il conto corrente di suo padre, probabilmente non c’era dentro neanche un quarto di dollaro, e certo non pensava di poter pagare con i soldi del mondo semidivino. Poi le venne un’ illuminazione , un lampo di genio, un idea da… da… da figli di Atena! La banca! Poteva benissimo andare in una banca! Si era ricordata solo in quel momento che ogni semidio aveva un codice per ritirare soldi normali; infatti ogni dio forniva al proprio figlio, quando lo riconosceva come proprio, un numero che corrispondeva al controcorrente di tutti i suoi fratelli. Il suo infatti era 32283.
<< Ehm Matthew; io dovrei ritirare i soldi dalla banca >>
<< Oh beh non c’è problema, vieni, li c’è un bancomat >>
La ragazza convinse Matthew ad aspettarla al negozio per finire di comprare quello che voleva e si diresse verso il bancomat. Inserì la che aveva trovato, per sua grandissima fortuna,  nel portafoglio e il monitor si illuminò; apparve un’immagine con due icone: su una c’era scritto dracme, sull’altra mortali. Schiacciò la seconda opzione e dopo aver selezionato su “dollari” e dopo aver selezionato il massimo aveva ritirato i contanti e la carta ed era tornata da un raggiante Matthew.
Avevano passato il resto della giornata in modo sorprendentemente tranquillo, nessun tipo di mostro si era avvicinato minimamente a loro , per grande fortuna della ragazza che non avrebbe saputo spiegare al ragazzo l’attacco di un orrida creatura. Aveva comprato una quantità di vestiti spropositata seguendo i consigli di Matthew e di di ogni commessa di ogni negozio, aveva camminato così tanto che si sentiva i piedi esplodere. Avevano impiegato un sacco di tempo in ogni negozio perché quel pazzo di Matthew continuava a cambiare i cartellini dei prezzi cambiando il costo di un paio di jeans usati a 300 dollari e di un golf di lana pregiata dieci dollari, facendo impazzire le commesse che giravano come delle trottole per cercare di capire qualcosa, mentre lui seduto su una poltrona guardava quel caos generale con un sorriso divertito e un’aria alquanto soddisfatta. Alla fine quella giornata si era rivelata la più bella dopo molto tempo. Quando si ricordò che sarebbe partita quella sera e non avrebbe più rivisto il ragazzo, si rattristò così tanto da fermarsi in mezzo al marciapiede. Matthew, che aveva continuato a camminare, si girò verso Helene preoccupato
<< Hey tutto bene? >>
<< Si si stavo solo pensando che, beh che alla fine un po’ mi mancherai, nonostante tu riesca ad essere terribilmente irritante >> Questa frase, buttata li con molta leggerezza , significava in realtà molto di più. Matthew era stato il primo, dopo molto tempo, a preoccuparsi per lei, a volerla conoscere, a farla ridere. Non si era sentita così spensierata da anni; per una giornata aveva dimenticato tutto: la sua fuga, i suoi problemi, i mostri; tutto. Ma ora tutto ciò le era caduto addosso con la forza di un uragano, distruggendo quel castello di carte in cui si era rifugiata.

<< …Signorina? Signorina? >>
Helene si riscosse e prestò finalmente attenzione alla hostess che chissà da quanto la stava chiamando.
<< Si? >>
<< Siamo per arrivare la prego di allacciassi la cintura di sicurezza >>
La ragazza si accorse di essersi immersa a tal punto nei suoi pensieri da non accorgersi del tempo che passava. 
Era arrivata, aveva fatto ciò che voleva, e adesso? non sapeva cosa fare, certo, aveva scelto dove andare, ma poi? cosa avrebbe fatto? Come avrebbe trascorso il resto dei suoi giorni?
Mentre pensava a tutto questo l’aereo era orami atterrato, si alzò, prese il suo bagaglio a mano e si diresse verso l’uscita. Mentre scendeva una hostess rivolgendole un grande sorriso le disse
<< Benvenuta in Norvegia! >>


TONKS’ CORNER
ciao a tutti!!! 
ho deciso di dividere il capitolo in due perché prima sembrava troppo lungo,
ora mi ritiro
addiooo

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Capitolo 4
*** una nuova realtà ***


Guardò quel piccolo hotel dove aveva deciso di rimanere, almeno finché non avesse trovato una sistemazione stabile; era una villetta  immersa nel verde , con un tetto spiovente e i muri di mattoni completamente ricoperti d’edera, la quale rendeva la presenza della casa armoniosa con il paesaggio incontaminato. L’entrata si trovava sotto un portico in legno, dietro ad un grande tavolo, che aveva al suo fianco, appena fuori dal portico, un barbecue. La casa originariamente sembrava fosse stata progettata su due piani ai quali poi ne erano stati aggiunti altri due; il tetto quindi era irregolare, con una parte più in alto e una, dove non era stata apportata alcuna modifica, più in basso. Nell’insieme risultava molto pittoresca.
a un centinaio di metri dalla casa era stata costruita una stalla, che dallo schiamazzo doveva ospitare mucche e galline; appoggiate ad essa c’erano diverse balle di fieno pronte per essere usate.


La ragazza, con tutti i bagagli annessi, si stava avviando impacciata verso l’entrata, quando vide un uomo uscire dalla porta, insomma uscire è una parola grossa, in realtà stava cercando di spingersi fuori dalla porta, dove era rimasto incastrato, era infatti la persona più grande che Helene avesse mai visto, aveva una fota barba e un cappotto lungo quasi fino ai piedi, che sembrava essere fatto solo di tasche. Sembrava… Sembrava un mini gigante!


“ Bene, dopo questa brillante deduzione, ti vuoi decidere ad entrare o vuoi stare qui a fissare quel tizio fino a domani? “


dopo l’interessante ammonimento di Guendalina la sua simpatica e cinica voce interiore, Helene si decise ad entrare, ma non aveva fatto che un paio di passi che inciampò, probabilmente sui suoi stessi piedi, dada la sua goffaggine, e si spiattellò a terra con la grazia di un lama obeso, trascinandosi dietro tutte le valige.
L’uomo che finalmente era riuscito ad uscire, accortosi della caduta della ragazza, del resto se ne sarebbe accorto chiunque visto il fracasso che i bagagli avevano provocato nella caduta, si avvicinò a lei per aiutarla.


<< Tutto bene? >>
<< Ehm si, è solo che le mie valige mi hanno seppellito nella caduta >>


“come se non se ne fosse accorto! Ti si vede praticamente solo la testa!”
“oh sta zitta Guendalina”


<< Povera! Ci do una mano io >>


E come se stesse sollevando delle scatole vuote spostò i bagagli e aiutò Helene ad alzarsi.


<< grazie mille, comunque io sono Helene >>


Gli porse la mano con gentilezza e quello a strinse con così tanto vigore che la ragazza era certa di essersi rotta un paio di falangi.


<< Io sono Hagrid, Rubeus Hagrid custode del… mh no, meglio di no >>
<< Delle? >>
<< Delle… Delle tue valige in questo momento! >>


E prendendo tutte le sue cose, si diresse verso l’entrata con un sorriso soddisfatto.
La ragazza, dopo avergli rivolto uno sguardo divertito, lo seguì. Hagrid depose le sue valige all’interno, allungando solo un braccio oltre l’uscio, senza alcuna voglia di ripetere l’esperienza di pochi minuti prima e così incastrarsi in uelrrettangolo di legno, così piccolo per lui.
Dopo svariati ringraziamenti da parte della giovane, quello se ne andò per la sua strada dicendo qualcosa a proposito di un vecchio amico.


Helene guardandosi intorno osservò la sala in cui era entrata; disposti in modo casuale c’erano una dozzina di tavoli ottagonali con delle tradizionali tovaglie a quadri bianchi e rossi e delle robuste sedie in legno con i cuscini abbinati alla tovaglia. Il pavimento era di parquet, aveva l’aria consumata ma pulita, appesi al muro bianco invece erano messi in mostra antiche attrezzi agricoli adornati da fiori secchi dai più svariati colori, questi si alternavano alle grandi finestre che fornivano una magnifica vista del paesaggio esterno.
La ragazza, infondo alla sala sulla destra, notò un bancone che una signora corpulenta, con i capelli biondi, lunghi fino alle spalle, tenuti indietro da una bandana verde smeraldo, stava pulendo con uno straccio. 
Helene, non vedendo nessun altro che potesse essere il responsabile, si diresse verso di lei.


<< salve, sto cercando una stanza, posso chiedere a lei? >>
<< oh ma certo cara, per quanto desideri fermarti? >>


disse tirando fuori un enorme quaderno rilegato in pelle tutto impolverato.


<< Ecco, in realtà non saprei bene; mi sono appena trasferita e non so quanto ci vorrà per trovare una sistemazione stabile >>
<< Non c’è nessun problema, mettiamo a tempo indeterminato. Potrai pagarmi l’affitto una volta al mese >>
Poi dopo un rassicurante occhiolino, prese una chiave dal muro  e si diresse spedita verso il corridoio che compiva una curva verso destra, quando la donna si accorse che Helene non la stava seguendo, la guardò accigliata.


<< che fai, non vieni? >>


La ragazza si riscosse e cominciò a seguirla. Era rimasta colpita dall’abbigliamento della donna, nonostante l’età avanzata infatti, portava abiti sgargianti che sembravano essere usciti da una fiera di paese, ricordava una di quelle statuette che si portano come souvenir dopo un viaggio. 


Il corridoio era costeggiato a destra da un muro, a sinistra invece il corridoio si allargava e in quello spazio erano state posizionate delle poltroncine dai colori pastello rivolte verso la vetrata, che sostituiva il muro di sinistra. Il corridoio poi si apriva in una saletta abbastanza grande, riempita di divani e poltrone di tutte le misure, sullo stesso lato in cui finiva il corridoio, nell’angolo opposto c’era una scala a chiocciola che la donna cominciò a salire. Arrivata al primo piano di diresse verso il corridoio sulla sinistra, si fermò davanti all’ultima porta e, dopo averla aperta fece spazio alla ragazza.


Helene si guardò intorno soddisfatta, aveva scelto il posto giusto. La stanza era molto carina; al centro, con la testiera appoggiata al muro c’era un letto a baldacchino a una piazza e mezzo, ai due lati delle finestre rettangolari con delle graziose tende a fiorellini offrivano una magnifica vista dell’ambiente all’esterno mentre ai piedi del letto una cassettiera in legno era pronta per essere riempita; sul muro destro si stagliava un imponente armadio decorato e a sinistra c’era un comodino con con sopra una lampada e una cartina della Norvegia appesa accanto. Nell’angoloa sinistra della porta c’era una piccola scrivania in legno con un paio di cassetti e una sedia abbinata, in quello a destra invece c’erano due poltroncine color cielo.


La ragazza si girò e vide le sue valige all’entrata e la donna che sorridendo le porgeva le chiavi. Helene le prese e la ringrazò dandole cortesemente del eli e quella un po’ offesa le rispose


<< Oh tesoro, ho solo sessantacinque anni! Chiamami Igrid >>








TONKS’ CORNER
salve a tutti!!!!
si lo so non aggiorno da una vita, ma ho avuto un po’ di problemi con la storia; vi prego di scusarmi ma sono fatta così, cercherò di migliorare. 
Coooomunque questo capitolo non è pieno di azione, lo so, ma avevo bisogno di spiegare un po’ la situazione e far vedere il posto dove è andata a cacciarsi; ma non disperate! Il prossimo capitolo sarà un po’ più movimentato ve lo prometto.
Una recensione è sempre piacevole, ovviamente se a qualcuno viene voglia di scriverla.
Alla prossima, sappiate che apprezzo tutti voi coraggiosi che siete giunti fino a questo punto!

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