Nina

di Alfred il sanguinario
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Nina Anderson aveva lunghi capelli fra il castano e il rosso, raccolti in una coda di cavallo. Il suo viso, di carnagione chiara, era tappezzato da qualche lentiggine sulle guance, non troppe e non troppo evidenti.
Aveva un fisico snello e asciutto, parecchio invidiabile, ma indossava abiti che non lasciavano intravedere troppo del suo fisico. Portava sempre delle gonne, sia d’estate che d’inverno, ma per il resto indossava delle magliette non molto appariscenti, di quelle normalissime che si trovano in qualsiasi negozio di qualsiasi città.
Quella mattina la venticinquenne aveva lasciato il suo appartamento di Portobello Road, nel quartiere londinese di Notting Hill, per incamminarsi verso il negozio di abiti usati in cui lavorava.
Insomma, Nina Anderson avrebbe avuto tutti i requisiti necessari per essere definita la classica ‘ragazza della porta accanto’. Semplice, che non chiedeva troppo dalla vita e senza troppe pretese… ma tutte le sue caratteristiche, unite al carattere apparentemente solare e agli occhi corvini, la distinguevano perché particolarmente bella.
Quasi era impossibile non notarla, anche per caso, che passeggiava allegramente con la sua borsetta di stoffa colorata e le scarpette da tennis. Aveva gli occhi così scuri che l’iride si confondeva con la pupilla, e ciò rendeva quindi difficile capire quale fosse la sua reale espressione.
Era tutto perfetto quella mattina di primavera. Una temperatura tiepida, sui quindici – diciassette gradi, un venticello appena percepibile leggermente caldo, e il sole che splendeva in cielo, irradiando, nel traffico, anche l’autobus su cui Nina Anderson era salita.
“Prego, signorina!” sbottò un uomo sui cinquant’anni i cui capelli, probabilmente un tempo biondi, ora sfioravano il grigio, alzandosi di scatto dal sedile per far sedere Nina.
“La ringrazio!” cinguettò lei.
Senza farselo ripetere una seconda volta, si accomodò. Poggiò la sua borsetta di stoffa sulle ginocchia, e, sorridente, osservò il paesaggio londinese che scorreva dal finestrino.
“Beh, è una bella giornata!” bofonchiava qualche anziana signora dietro di lei.
L’autobus fece il suo tragitto, e al capolinea Nina scese. Si diresse, a passo lento e deciso, verso il vecchio negozietto di abiti usati.
Il suo datore di lavoro era un ragazzetto ancora più giovane di lei, da poco giunto dalle campagne irlandesi, piuttosto maldestro.
Nina sorrise ad un bambino che pedalava sul suo triciclo lungo il marciapiede che la ragazza percorreva.
Entrò nel negozio. Un tanfo di chiuso e alcool l’avvolse.
Sbatté la porta energicamente alle sue spalle.
Non era più la ragazza della porta accanto sorridente. Non quando scopriva che il suo datore di lavoro si era di nuovo ubriacato nel SUO negozio.
“Patrick!” urlò la donna, rossa in viso per la rabbia.
Notò che, per terra, giacevano diversi capi d’abbigliamento.
Non appena notò che, fra di essi, giaceva anche la figura di Patrick, comproprietario del negozio, addormentato e ubriaco fradicio, si avventò su di lui come fa un’aquila su una sua preda.
Lo strattonò per un braccio e lo costrinse ad alzarsi.
“Che ore sono?” chiese lui, con ancora gli occhi e la voce impastati dal sonno e dall’alcool.
“Che cosa diavolo hai combinato, imbecille?!” urlò lei. Quelle sue grida disumane sembrarono riportare Patrick alla realtà.
“Oh… scusa, Nina… adesso ti aiuto a mettere a posto…” balbettò desolato.
“No!” tuonò la ragazza. “sei un incapace, e non ti permettere di toccare le mie cose, hai capito?!”
Nina gli afferrò un braccio e glielo strattonò, facendolo cadere rovinosamente a terra, in mezzo al disordine delle vesti accasciate e delle bottiglie vuote.
“Vai in bagno.” Ordinò, con voce ferma, Nina.
Patrick si rialzò, dolente, e corse verso il bagno del negozio, mentre Nina cominciava a riordinare le cose e a pulire.
Quel giorno aveva un grande evento, e non poteva certo farselo rovinare da un imbecille come Patrick, che fra l’altro le ubbidiva sempre come un cane da compagnia, quando era sobrio. 

Salve a tutti. Era da un pezzo che avevo in mente questa storia, e ora ho avuto il coraggio di buttarla giù. Se avete tempo, recensite. Se non avete tempo, recensite. Se non recensirete, Nina verrà sotto casa vostra. 
A parte le cretinate, premetto che accetto ogni tipo di recensione - anche critica -, ma almeno, v'imploro, non lasciatemi sulle spine e fatemi sapere cosa ne pensate della storia. Siate sinceri e non siate clementi. 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Il sole primaverile continuava a battere sul delizioso negozietto di abiti usati, quel pomeriggio. Era l’inizio di marzo, ma quell’anno la primavera pareva essere iniziata molto presto, nonostante il rigido inverno.
Nina sedeva su una vecchia sedia girevole, con un grazioso sorriso stampato in faccia, mentre mostrava alcuni capi d’abbigliamento a due anziane signore, terribilmente indecise sul colore dei pantaloni da regalare alla nipote.
“Avete deciso?” cinguettò Nina, mascherando la sua impazienza.
Una delle due anziane sospirò. “Sì, prendiamo quelli turchesi.” esclamò.
Nina non se lo fece ripetere due volte. Afferrò il paio di pantaloni e li impacchettò fulmineamente. “Era ora…” borbottò, mentre legava il nastro attorno alla carta da regalo.
“Quanto ti devo?” chiese l’anziana, estraendo un portafogli di cuoio e frugando con fare assorto.
“Dodici sterline.” Rispose Nina, porgendo il pacchetto regalo all’altra, che lo infilò avidamente nella borsa di pitone.
Estraendo le monetine una ad una, la cliente riuscì infine a raccogliere dodici sterline sul bancone. Nina lasciò loro lo scontrino e le salutò con un sorriso a trentadue denti.
“Che ragazza perbene!” trillò una delle due, mentre apriva faticosamente la porta del negozietto, facendo trillare il consueto campanellino.
Non appena si allontanarono, Nina sbuffò sonoramente.
Prese poi il telefono e compose un numero che si era segnata su un post-it appeso al muro. Squillò.
“Pronto? Chi parla?” disse una voce dall’altro capo del telefono. Era di un anziano, probabilmente.
“Salve, sono Nina Anderson, del negozio di abiti usati di Portobello Road.”
“E che cosa vuole?”
“Credo che qualcuno mi abbia consegnato dei suoi oggetti di valore. È stato forse derubato?”
A Belgravia, nella sua villa, l’altro interlocutore sgranò gli occhi.
“Sì, mi hanno derubato! Ha lei i miei oggetti?” domandò.
Nina sorrise. “Sì, non si preoccupi. Vediamoci a Green Park domani pomeriggio alle quattro.”
“Perfetto, la ringrazio infinitamente!” disse l’uomo. Poi attaccò. Tirò un sospiro di sollievo.
Quell’uomo non era una persona a caso. Era un settantatreenne, di nome Colin Hill, che a suo tempo era stato considerato un uomo dal fascino raro e ammaliante. Ora, al tramonto della sua vita, era un anziano come tanti altri. Non esattamente, in effetti aveva un patrimonio non da poco, in banca, frutto del suo lontano successo come attore televisivo. Una fama tramontata.
Ma ora Colin, contro il parere dei suoi parenti, desiderava continuare a divertirsi come avrebbe potuto fare trent’anni prima. E Nina questo lo sapeva bene.
Nina si sedette nuovamente. Sospirò. Tutto quello che doveva fare quel giorno, l’aveva fatto. Ora doveva nuovamente fare pacchetti per anziane signore e bambini che sgocciolavano gelato e merende varie nel suo negozio.
Forse era per questo che voleva diventare ricca. Perché almeno nessuno avrebbe più sporcato il suo negozio. 

Angolo autore: Rieccomi con un nuovo capitolo di Nina. Questo è molto statico, come il precedente, ma nel prossimo introdurrò un nuovo personaggio, e cominceranno un po' di avvenimenti. Alla prossima

 

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