Come la neve che cade dal cielo

di Dragneel_Natsu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Questa vita scorre ***
Capitolo 2: *** Così dal vuoto nasce il mondo ***
Capitolo 3: *** La morte cala la sua falce ***
Capitolo 4: *** Il buio cala ***
Capitolo 5: *** Il mondo muore ***
Capitolo 6: *** La luce genera altre ombre ***
Capitolo 7: *** non più vuoto ***
Capitolo 8: *** L'oscurità non fa paura ***
Capitolo 9: *** Questi ricordi ricoprono le nostre vite ***



Capitolo 1
*** Questa vita scorre ***


Salve a tutti ^^ Vi ringrazio infinitamente per esservi soffermati a leggere la mia storia. Non sono proprio eccezionale come scrittore, me ne rendo conto, e questa è la prima storia che pubblico, quindi siate clementi ^^.(Si accettano sia commenti che critiche costruttive ^^ Se una critica è fatta ai fini di migliorare non mi dispiace)
Ora vi lascio alla storia, buona lettura!


 COME LA NEVE CHE CADE DAL CIELO
cap 1 questa vita scorre
Questa vita è un continuo ciclo di nascita e morte, che si ripete all'infinito. Ogni vita che nasce ne vede un'altra spegnersi, ogni nuova luce è un ritrovato buio... In questo eterno scindersi tra la vita e la morte.
Il mondo in cui mi trovo si chiama Lisag, anche detto il paese della neve. Questa strana realtà, in cui capitai anni addietro, senza nemmeno sapere come, è senza alcun senso. Qui nevica e nevica, e nevicherà in eterno. Senza un giorno di sole, senza dì o notte. Il cielo è sempre uguale e non cambia mai.
La neve cade sul terreno, incessantemente, fino a formare enormi strati di soffice frescura bianca, che ricorda molto un oceano di panna. 
Questa neve, un paio d'ore dopo essere caduta, ritorna al cielo sotto forma di vapore acqueo (non so come faccia, o come mai data la mancanza del sole) e si ricondensa in nuvole, ricadendo infine al suolo. E tutto in questo mondo sembra comportarsi così. Come detto anche per la vita, tutto ha un ciclo. Ogni cosa che succede ne muove sempre l'opposto.
La vita muove la morte. La neve che cade fa evaporare altra neve... e come ho già ribadito questo mondo non ha senso.
Mi chiamo Ful, sono un ragazzo... abituato a climi del tutto diversi da qui. Lavoro in ospedale da quando ne ho memoria... dal mio arrivo qui. Mi ritrovai in questo strano posto 5 anni fa, senza ricordi, senza sapere come fossi arrivato. Ma non mi va di parlare di ciò che è stato, odio ricordare.
L'unica memoria piacevole che ho è il fatto che quand'ero appena giunto in questo strano posto adoravo la neve. Passavo ore ed ore a giocarci o guardandola cadere dal cielo, non capendo la malinconia degli altri bambini.
Ormai ho 16 anni, e guardandomi si capisce subito che non sono del posto. La mia pelle è ambrata, ed i miei capelli sono di un giallo molto acceso... mi hanno detto che somigliano alla luce del sole. Non sono altissimo... nonostante non abbia nulla da invidiare all'altezza media del posto.
Comunque... tornando al mio lavoro in ospedale... è orribile.
Mi hanno messo ad occuparmi delle nascite... ma per la ciclicità di questo mondo... ogni bambino che faccio nascere, inevitabilmente... fa morire una persona, di qualunque età o provenienza essa sia.
Io fortunatamente non sono soggetto alle leggi di questo mondo. L'unico modo in cui posso morire è ucciso o per cause naturali. Tuttavia... il mio lavoro mi fa sentire dannatamente in colpa... Mi sento come se stessi uccidendo... come un assassino.
Inoltre provo ad immaginarmi l'orrore e la paura di chiunque viva qui. Si potrebbe morire in qualsiasi momento, senza alcun motivo o preavviso particolare... ed invece diventare genitori dev'essere un inverno... sapere che la vita di tuo figlio sia costata la vita di un'altra persona...
Non voglio nemmeno pensarci!
Comincio ad osservare l'esterno... la neve continua a cadere... incessantemente...
Io la fisso con disprezzo. Vorrei solo potermene andare..
Chi sono? Da dove vengo io? Perché non posso lasciare questa Tolomea (uno dei tre inferni di ghiaccio presenti nella divina commedia)?
In preda alla furia tirai un calcio ad un bidone li vicino a me, ribaltandolo.
Le mie grida spaventarono le persone li presenti, che iniziarono a guardarmi terrorizzate.
"Che volete!?" Mi girai verso di loro in preda alla collera, mentre il mio corpo si espandeva e si comprimeva all'impazzata  sotto l'influenza del mio ben più che accelerato respiro.
Sgranai gli occhi, iniziando a frenare leggermente i miei bollori, quando sentii una mano appoggiarmisi sulla spalla.
Mi girai di scatto per vedere chi ci fosse dietro di me...
"Coraggio Ful, calmati" La sua voce rassicurante... il suo sorriso solare...
La rabbia defluì da me, ma nonostante questo non mi potei definire tranquillo.
L'abbracciai scoppiando a piangere. Mi accarezzò i capelli sussurrandogli di seguirla.
Heyma... la mia madre adottiva si potrebbe dire. Si è presa cura di me da quando sono qui. Una donna stranamente molto alta dati gli standard del luogo. I suoi occhi erano due enormi sfere viola, che scrutavano allegri il mondo che la circondava.
I suoi capelli color ghiaccio, come la sua pelle, erano ordinati e lunghi; le ricadevano sulle spalle fino ad arrivare poco sotto al collo.
Il suo carattere è sempre stato ottimista e positivo... ma come si fa in un posto del genere?
Non mi ero nemmeno accorto di averla seguita fino al suo ufficio. Mi fece entrare chiudendo poi la porta.
"Che è successo?" Mi chiese con voce affettuosa... affetto che solo una madre avrebbe potuto farmi sentire.
"Perché me?" le lacrime rincominciarono ad affluire, bagnando i miei occhioni ambrati.
Sospirò osservandomi attentamente "Perché continui a chiedermelo?"
"Perché sono praticamente un bambino" La mia voce tremava ed era discontinua a causa del pianto.
Mi strinse a lei mentre ci trovavamo in piedi l'uno di fronte all'altra.
"L'unico motivo per cui ti è stato chiesto di far questo lavoro è perché sei più affidabile di chiunque... Almeno non rischi di morire durante un parto" mi allontanai leggerete da lei, piegando le braccia e guardando le mie stesse mani con orrore.
"Ma... così ho ucciso... Ho fatto nascere ben 158 bambini... quindi ben 158 persone sono morte a causa mia... se io non facessi questo lavoro..." Serrai le palpebre continuando a bagnare i palmi con le mie lacrime, mentre singhiozzavo in preda al panico.
Dischiusi di nuovo le mie pupille quando sentii le mie mani strette.
"Tu non hai ucciso nessuno! Tu hai fatto una cosa meravigliosa, hai permesso a quei neonati di stare al mondo, di vivere e di poter sorridere. Devi andarne fiero!"
"Ma..." la mia voce si fece flebile e strozzata "... una madre morì di fronte a me Heyma..." iniziai a tremare piangendo in silenzio e con il capo basso, mentre le mani strette a pugno erano distese lungo i miei fianchi. Heyma si mosse di scatto abbracciandomi "Andrà tutto bene. E chiamami madre"








Grazie per la lettura ^^ E mi scuso per la cortezza della storia, giuro che i prossimi capitoli saranno un po' più lunghi >.< 
I capitoli sono già scritti, e cercherò di pubblicare con cadenza settimanale. Ciao ciao a tutti ^^

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Capitolo 2
*** Così dal vuoto nasce il mondo ***


So che avevo detto che ne avrei pubblicato uno a settimana, ma tanto mi annoio e comunque i capitoli li ho già scritti >.> Quindi ecco qui il proseguimento della storia.


COME LA NEVE CHE CADE DAL CIELO
cap. 2 così dal vuoto nasce il mondo
Mi alzai come tutte le mattine gridando e con il respiro pesante. Questi sogni diventavano sempre più strazianti ogni giorno che passava. Pensavo che col tempo ci avrei fatto un poco alla volta l'abitudine... ed invece...
Questo mio potere si faceva via via più opprimente, finirò col non voler più dormire.
Mi chiamo Frebi e sono il sacerdote profeta del tempio di Showa, anche se non me n'è mai importato molto di questo ruolo.
Ho la capacità di prevedere ciò che il caso non si scomoda a dire. Per meglio spiegarmi: ho la capacità di sognare chi morirà, quando morirà, dove morirà e cosa proverà. 
Che branco di rammolliti! La maggior parte grida spaventata e disperata quando si rende conto sia giunta la sua fine. Senza alcuna dignità. Che gente patetica! Non capiscono il vero senso della nostra esistenza. Noi viviamo proiettati al futuro, e la nostra fine, la nostra morte, è ciò che è necessario a salvaguardare questo futuro. La vita qui è limitata, la natura non è in grado di crearne altra, quindi ha bisogno di strappare la vita a qualcuno già esistente per far si che si nasca. 
Ma non funziona così solo per la vita. Ad esempio anche per la luce è la stessa storia. Qui c'è sempre lo stesso livello di luminosità, in ogni luogo, ma cercare di accendere una luce od illuminare da qualche parte comporta automaticamente l'entrata nell'oscurità di un altro punto del mondo. Fino ad ora sono stati trovati tre profeti che possono prevedere il corso del fato.
Io, profeta della morte, Birock, il profeta delle tenebre e Zanca, il profeta degli squarci.
Io so chiunque dovrà morire, Birock in qualunque punto scomparirà la luce per l'eternità, e Zanca... quali saranno i luoghi ad essere divorati dal vuoto. 
La nostra terra è in continua espansione, ogni giorno c'è sempre un pezzo di mondo che cresce ed un altro che scompare. Zanca fa in modo che nessuno si trovi lì quando questo avviene.
Ma tornando a me... Non m'interessa la mia posizione, non mi comporto con decoro come dovrei. Non indosso mai la mia tunica, ma giro sempre con dei logori jeans (o qualsiasi altro pantalone mi capiti a tiro) ed in occasioni rare indosso una maglietta.
Mi rifiuto di rasarmi i capelli. Sono lunghi, ribelli, e bianchi.
Ormai mi arrivano fin sotto al collo, oltre ad estendersi molto verso l'alto. Non li porto per niente lisci, ma sparsi in ciuffi che vanno in ogni dove.
Non sono per niente casto e puro, anzi. Oltre a non perdere nemmeno un'occasione di quelle che mi trovo davanti (ovviamente solo se ciò soddisfa i miei gusti), le mie passoni vanno completamente contro il nostro credo. Non mi limito solo alle donne che ne entrano nel mio interesse, ma anche ai ragazzi. Spesso porto persone al monastero, nella mia stanza, a far "rumore" fino al mattino seguente. Ciò non giova molto all'immagine di questo posto, ma non me ne importa molto. Siamo tutti destinati a morire, no? Allora perché non godersi la vita? Fare tuo ogni singolo fugace momento... Piuttosto che sprecare l'esistenza ad inseguire divinità inesistenti che ti costringono a creare cerimonie stupide e senza senso.
Vi chiederete allora io che ci faccia qui...
Fui costretto ad unirmi a questo posto in giovane età, data la scoperta della mia "profetica" abilità. Non mi dispiacque molto. Sapevo che i miei genitori sarebbero morti pochi giorni dopo e sarei comunque rimasto orfano. Fu lì che nacque la mia filosofia di vita.  Tutte quelle morti che vedevo ogni notte erano volte sicuramente a qualcosa! Doveva... DEVE per forza essere così... se no... quest'esistenza che senso avrebbe?
Mi ripresi dai miei pensieri riscoprendomi davanti allo specchio affannato e grondante di sudore.
La stanza era buia... Durante la notte in quest'area dev'essere scomparsa la luce per defluire in qualche altro luogo.
Ed ora che avrei potuto fare? Quest'area era ormai completamente avvolta dall'oscurità e non riuscivo a vedere nulla... accendere una qualunque fonte luminosa è a dir poco impossibile in questo mondo...
Notai dopo poco la doccia, rimasta avvolta dalla solita luce che alberga nel nostro mondo. Decisi di entrarvici e lavarmi.
Ritornai in camera lindo e pulito, con un asciugamano in vita ed un altro ad asciugarmi i capelli. Uscii dalla mia stanza in cerca di Alsa, il mio "mentore". Non mi era permesso lasciare l'abazia senza di lui.
Appena fuori dalla stanza intravidi Zanca, pensono come suo solito, non guardare dove stesse camminando. Gli andai addosso volutamente.
"Ma la vuoi finire di fare sempre così???" 
Feci una mezza risata dischiudendo le mie labbra in un mezzo sorriso, uno di quelli un po' ghignanti ed un po' accattivanti che mi piaceva fare.
"Non dovresti andare a letto anziché lamentarti del fatto che ti vengo sempre addosso... e nemmeno nel senso più divertente del termine" questa volta feci un bel ghigno.
"Certo che per dare il voltastomaco sei il migliore. E comunque stavo giusto andando nella mia camera" mi superò dirigendosi verso le sue stanze
"Meglio tu non faccia tardi, tra poco dovresti avere la tua visione no?" lo schernii senza neanche girarmi.
"Non sono visioni! Sono sogni profetici ispirati da Dio!" mi gridò in preda a cieca furia.
"Se anche Dio fosse mai esistito, a quest'ora sarebbe già morto" e detto questo mi avviai senza più ascoltare cosa avesse da dire.


"piccola" nota: questo mondo è diverso dal nostro. Non hai distinzione tra ore di luce ed ore d'ombra, ma in OGNI luogo (anche quelli che dovrebbero essere bui, come ad esempio una grotta) è dispersa la stessa quantità di luce (però alcuni luoghi si illuminano, quindi aumentando il loro livello di luce, fanno cadere altri posti nelle tenebre). Ciò comporta una scarsa importanza dell'orario nel quale si decide di dormire.
Per i profeti però quest'orario è fondamentale. Ognuno di loro ha un orario in cui sogna cosa accadrà (rispettivamente alla vita, alla terra ed alla luce). Quindi non dormire in quel momento potrebbe portare alla perdita della "profezia".
Inoltre, mentre la perdita della vita è casuale, quella della terra e della luce avvengono in uno schema prestabilito, ossia ogni giorno alla stessa ora. 
Se andassero a dormire troppo tardi rischierebbero di non prevedere il disastro in tempo.




anche questo capitolo non è che sia il massimo della lunghezza, e mi scuso. Questa storia è stata pensata per avere capitoli corti e finire in fretta >.<

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Capitolo 3
*** La morte cala la sua falce ***


Salve a tutti cari lettori (?)
ecco qui il nuovo capitolo, come avevo promesso, dopo una settimana. Spero possa piacere ed essere apprezzato, e ricordo che le critiche ed i suggerimenti sono sempre ben accetti, questa è la mia prima storia (che faccio leggere) e la voglia di migliorare è tanta. Grazie per l'attenzione e un grazie a tutti quelli che si soffermano a leggere, buona lettura ^^.


COME LA NEVE CHE CADE DAL CIELO
cap 3 la morte cala la sua falce
Mi svegliai al fianco di Heyma leggermente disorientato, facendo poco a poco mente locale. Ieri andai avanti a disperarmi per ore, e lei mi stesse vicino tutto il tempo. Alla fine decise di farmi dormire con lei, preoccupata che rischiassi di avere un'altra crisi durante la notte se fossi rimasto solo. Avrebbero dovuto eleggere santa quella donna data tutta la pazienza che mostrava nei miei confronti.
Mi alzai dal letto, dopo aver intravisto che morfeo non aveva ancora smesso di cullarla tra le sue braccia, e mi avviai verso le mie stanze (nota: Heyme e Ful vivono assieme). Era davvero tardi e tra poco avremmo entrambi dovuto iniziare il nostro turno. Mi vestii MOLTO pesante, come mio solito. Non riuscivo proprio a capire come quelli del posto potessero andare in giro con i loro abiti leggeri senza morire ibernati. 
Tornai da Heyma silenziosamente per poi tuffarmi rumorosamente sul letto.
Niente, non si era svegliata. Strano, in genere il sonno le si rompeva facilmente.
Dev'essere stata molto in pensiero per me e quindi sveglia tutta la notte.
Mi avvicinai a lei sussurrandole. Ancora niente.
La scossi leggermente. Nessuna reazione. 
La mossi ancora chiamandola dolcemente. Non fece una piega.
Iniziai a scuoterla forte chiamandola, dapprima tranquillo, poi gridando disperato.
La sua gelida e beata espressione, unica quando dorme, non mutò.
Un atroce dubbio mi assalse. Le toccai il collo con due dita... non sentii niente.
Niente aria, niente *tum tum*.
Il terrore si fece padrone di me. 
La presi per le spalle iniziando a percuoterla forte, gridando come un pazzo.
"Heyme! Heyme! Svegliati ti prego! Heyme... Madre! Ti prego rispondi" Nessun cambiamento.
I suoi vestiti iniziarono ad intingersi dei colori delle mie lacrime.
"Mamma... ti prego... Non puoi morire... Tu..." singhiozzai forte "... mi avevi promesso che mi avresti aiutato a cercare casa! A scoprire chi fossero i miei genitori! Beh... NON ME NE IMPORTA PIU'! Sei tu la mia unica e sola madre! RISPONDIMI! Tu non puoi morire! Ti ho chiamato madre... ti prego..." 
E queste mie ultime parole furono solo flebili sussurri, uno straziante gemito che segnò la chiusa del sipario su questo mio deprimente monologo: "N-non l-lasciarmi s-solo"

Corsi fuori da li, non so diretto dove, ma volevo allontanarmi il più possibile.
Non era vero! Non poteva essere vero! Era solo un incubo schifoso, uno scempio della realtà!
Mi lanciai in su per le strade innevate a perdifiato, senza preoccuparmi della neve che mi bagnava, senza preoccuparmi di poter cadere. E così accadde. 
La mia espressione fu deformata dal dolore. Dolore che si aggiunse ad altro dolore. Con un occhio mezzo aperto intravidi l'ospeale.
Quindi era in questo inferno che mi avevano portato i miei disperati passi?
Mi rialziai a fatica per poi dirigermi verso l'imponente struttura.
Entrai in modo tutt'altro che silenzioso, col mio "meraviglioso" attuale aspetto, attirando l'attenzione di tutti.
Mi guardarono tra lo stranito ed il preoccupato. Un mio collega, del quale non mi preoccupai di riconoscere l'identità, mi si avvicinò, chiedendomi: "Dov'è Heyme? In genere è sempre con te" 
Chinai la testa iniziando a tremare, stringendo poi i pugni in preda a... rabbia?
Mi misi a gridare, povere urla disperate di chi ha perso il controllo: "Oggi non verrà! Non verrà mai più! E nemmeno io! Non vi voglio più vedere e non voglio più mettere piede in questo flegetonte! (nota: Ful utilizza alcune espressioni tratte dall'opera della divina commedia di Dante, in genere associate alle punizioni dei vari gironi dell'inferno. Tolomea era l'inferno di ghiaccio, non che un esempio di questo. Mentre il flegetonte era un fiome di sangue bollente nel quale stavano immersi i dannati colpevoli di violenza)"
Una voce indefinita, di qualcuno, non so nemmeno dire se vicino o lontano: "Non ti avrebbe mai lasciato solo... Ed hai detto che non verrà più... E' morta?"
Furia. Solo pura rabbia.
"Sta ZITTO! NON PARLATE MOSTRI!" e di nuovo corsi, non so dove, ma corsi fuori di li, ignorando tutte le voce che sentivo. Avevo bisogno di correre. Dovevo scappare. Avevo bisogno di dimenticare.
Perché quest'incubo non voleva finire? Perché nonostante passassero anni non riscivo a svegliarmi? Volevo andare via di li, abbandonare tutto. Odiavo quel posto di sola neve. Dov'è casa mia?

Caddi. Caddi e ricaddi. Ed ogni volta la forza di rialzarmi veniva sempre meno. Ma, ad un certo punto, giunsi in un terreno senza neve.
Cessò il freddo che avvolgeva le mie gambe fino a poco prima sepolte nella neve. Scomparve il bagnato per lasciar posto all'asciutto...
Era quindi questo il mio tanto bramato paradiso?



Mi scuso ancora per la lunghezza del capitolo, non l'ho scritto ora e la storia era stata pensata come una flash fic >.<
Settimana prossima, o forse anche prima, pubblicherò il prossimo, grazie mille a tutti ^^

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Capitolo 4
*** Il buio cala ***


Ecco qui un nuovo capitolo ^^ ho deciso di pubblicarne 2 a settimana, quindi verso lunedì pubblicherò il prossimo. Grazie a tutti quelli che leggono ^^, spero il capitolo possa piacere, e possiate trovare qualche critica costruttiva o comunque qualche consiglio per migliorare ^^ La vostra opinione è davvero molto importante.
Vi lascio alla lettura, spero vi piaccia ^^
COME LA NEVE CHE CADE DAL CIELO
cap. 4 Il buio cala
Uscii di casa in compagnia di quella bigotta noia mortale di quel mio suddetto "mentore" che tutte le volte si prendeva la briga di farmi la morale e si arrogava il diritto di giudicarmi... L'istituzione che giudicava me? C'è più corruzione in quell'istituzione che si fa tanto portatrice di diritti che all'interno di un esercito di mercenari. 
Un organo marcio, una patetica ombra di ciò per cui era nato.
"Ti saresti almeno potuto... non dico vestire, ma le scarpe?"
"Oggi mi andava di girare scalzo"
I miei piedi affondavano nella neve, ed il livello della candida bianca acqua che mi avvolgeva fin ad arrivare alla base della pelliccia sintetica che usciva dall'interno dei miei pantaloni, bagnandone l'estremità.
Un gilet dello stesso tessuto, e con la stessa imbottitura, lasciato aperto, mi ricopriva appena le spalle, e solo in piccola parte il busto.
Fece un verso gioioso, meravigliato e speranzoso al pensiero della frase che subito dopo mi ripropose: "Il natale! Oh il natale! Che bello sarà! Tutti felici, tutti più buoni" feci una smorfia di disappunto
"Che cumulo di stronzate!"
"Non essere volgare! E poi... Oh il natale! Che festa meravigliosa! Aprire i regali assieme tutti contenti, oh che meraviglia! Nemmeno questo ti consola?" Lo guardai con un ghignò diabolico dipinto sul viso.
"Non c'è regalo che voglia che io non mi prenda da solo" E lui, conoscendo la mia malizia, sapeva benissimo a cosa mi riferissi.
Mi guardò infatti storto.
"Dobbiamo tornare, coraggio. Ci aspettano" tornare? Neanche per sogno!
"Ma come? Nemmeno un giro al mercato oggi? E se potessi trovare qualche altro regalo? Ormai mancano solo pochi giorni"
Sicuramente l'avrei convinto, che mente fragile ed ingenua
"Oh i regali! Che bello! Andiamo andiamo! Ma solo per poco, poi dovremo tornare" m'incamminai senza rispondere o aspettare. Senza nemmeno ascoltare.
Il mercato di Shar, un posto senza neve. Tutta la sua enorme superficie era sovrastata da un enorme "tetto" fatto interamente di stoffa che ne cingeva l'altura, e per l'infinito scorrere del cielo che dominava questo mondo (la neve) non c'era possibilità di toccare il suolo. Insomma, la neve non poteva cadere a terra, ma si raccoglieva nel telo.
Girato per le bancarelle per una manciata di minuti, fui avvicinato da Alsa, che ormai era pronto per tornare a casa. Sbuffando mi girai verso di lui ma... quando stavo per iniziare a camminare...
"Ahio! Levati di mezzo tu!!! Non stare fermo qui!!!" Spostai i miei violacei occhi sulla figura che si era appena spalmata contro la mia schiena per poi ricadere a terra. 
Mi aveva appena gridato dietro? Oh oh oh, questo non sapeva con chi aveva a che fare. Si rialzò guardandomi storto e furente. I suoi occhi erano rossi e gonfi... aveva appena pianto? Era vestito pesante... troppo pesante per i miei gusti.
Aspetto singolare. Direi che non era del posto.
"Sei Ful giusto? Ho sentito parlare di te" Gli risposi con tono decisamente più tranquillo del suo. Mi guardò truce.
"Perché sono finito in questa dannata città di Dite? Credevo fosse il paradiso... ed invece... eccomi all'inferno" (piccola nota: la città di dite è una città di fuoco che si trova nell'inferno. Al suo interno sono condannati gli eretici, chiusi in bare di fuoco)
Che malinconia nella sua voce...
"Andiamo! Non c'è tempo! Dobbiamo tornare!" Intervenne il terzo incomodo, che quasi ignorai.
"Allora torna da solo" Gli risposi. 
Mi avvicinai al ragazzo, che indietreggiò lentamente, quasi ringhiandomi... un cucciolo impaurito? La cosa non mi dispiaceva molto.
Lo raggiunsi... ed iniziai a togliergli qualche strato di vestiti, non sopportavo vedere qualcuno così tanto coperto.
"CHE COSA FAI?!?!?" cercò di allontanarsi 
"E' da pazzi andare in giro vestiti così, la gente ti guarderà male" gli dissi ghignante.
"ED INVECE ANDARE IN GIRO NUDI E SPOGLIARE GLI ALTRI E' NORMALE????"
"Non sono nudo... ma se ci tieni posso anche spogliarmi" sgranò gli occhi diventando leggermente rosso.
"NON STORPIARE QUELLO CHE DICO!" certo che era proprio nervoso.
Gli sorrisi solare... poi ricordai...
Avevo sognato la morte di Heyma qualche giorno fa... dovrebbe essere la donna che si era preso cura di lei. Ora si poteva capire come mai fosse così sconvolto e nervoso.
Pensai un istante a lei... La prima donna che vidi andarsene serena e con un sorriso.
Tornai a fissare questo ragazzo... oltre ad essere triste e bisognoso di aiuto era anche unico, diverso da tutti quelli che avevo visto fino ad ora. Deve essere mio!
"Heyma è morta, vero?" Lo vidi bloccarsi ed iniziare a tremare. Il modo in cui si era comportato fino ad ora... evidentemente non aveva ancora veramente accettato il fatto che fosse morta.
I suoi occhi divennero lucidi... Scattai verso di lui abbracciandolo. Ne rimase sorpreso.
"Non hai più una casa, vero? Sei solo... Mi prenderò io cura di te" Sgranò gli occhi all'inverosimile.
"S-solo?" tremava un poco solo a pronunciare quella parola.
Lo strinsi con più dolcezza.
Sentii che per un momento assaporò il profumo della mia pelle.
"Ha-ai l'odore di Heyma" Lo guardai stranito
"Frebi non dire idiozie! Non puoi portarlo nel nostro luogo di culto sacro!" Mi girai scazzato verso l'opprimente chiesaiolo.
"Vorresti negare sostegno e abitazione ad un orfano?" gli dissi con un sorriso ben più che bastardo, senza ovviamente farmi vedere dal ragazzo che stringevo 
"Ma tu..." "Shhhh. Non vorrai turbare questo ragazzo?"
Ed il mio sguardo si fece diabolico.
Prima che potesse succedere qualunque altra cosa l'intero mercato fu avvolto dall'oscurità... In un solo istante. Anche noi fummo catturati da quella coltre di ombra.
Si scatenò il panico generale. Si sentivano grida e rumorosi passi di gente che correva. Avevano tutti così tanta paura del buio?
Presi in braccio l'ambrato ragazzo e corsi fuori di li.
"Che succede?" mi guardò spaesato e spaventato 
"Non lo sai? L'illuminazione in questo mondo è la stessa in ogni dove. Ma alcuni luoghi vengono infusi di luce, per far cadere altri nell'ombra. Succede una volta al giorno a quest'ora"
Si stava stringendo a me... era spaventato?
"Quindi hai deciso?" Mi fissò disorientato.
"I-io..." Gli feci uno dei miei più meravigliosi e rassicuranti sorrisi.
"Andiamo!" Ed iniziai a correre.
"Ehi! Non ho detto che vengo!" nonostante le sue parole non mi fermai, andando dritto verso la mia meta, stringendo tra le mani la mia rara preda.
"A-aspetta" A-almeno mettimi giù!"


Poco dopo anche il mio """"""mentore""""" uscì dalla coltre oscura, e prese ad inseguirmi e richiamarmi come un forsennato, ma ormai eravamo più che lontani, e quasi arrivati a destinazione.

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Capitolo 5
*** Il mondo muore ***


Ciao a tutti miei cari lettori <3 (?) Eccomi qui come promesso a stressar... deliziarvi con un altro "Meraviglioso" capitolo di questa storia XD. Spero possa piacere, e che qualcuno possa aiutarmi a migliorare. Grazie mille dell'attenzione ^^ (se qualcosa della storia non vi fosse chiaro, potete scrivermi un messaggio privato ^^)


COME LA NEVE CHE CADE DAL CIELO
cap 5 il mondo muore
Ero qui solo da qualche ora ma tutti si erano mostrati molto gentili nei miei confronti. Mi avevano fatto mangiare, lavare e vestire. Avevo pregato con loro, parlato con loro... Ma questo non sopprimeva la mia malinconia.
Mi trovavo nella mia stanza, che condividevo con il mio...potrei definirlo salvatore?
"Allora, come ti trovi qui?" Lui era, oltre che mezzo nudo, tranquillamente sdraiato sul letto, e mi osservava appoggiando la parte centrale della testa sul materasso, senza preoccuparsi di scombinare la sua lunga chioma, per poter guardare dove altrimenti il suo sguardo non sarebbe potuto arrivare. Io invece ero seduto sulla base del letto, vestito più che pesante, con una gamba che penzolava sopra al pavimento e l'altra incrociata davanti a me.
"Sì... Grazie davvero di tutto. Sei stato molto gentile ad invitarmi qui senza chiedermi nulla in cambio... Non so cosa avrei potuto fare senza di te"
Osservavo il soffitto, cercando di non pensare a cosa avessi perso. 
Dovevo essere forte, lei avrebbe voluto questo.
I miei pensieri furono interrotti dalla voce di Frebi, che prontamente rispose alla mia affermazione detta senza troppe riflessioni.
"Chi ha detto che non voglio nulla in cambio?" 
Stavo per rivolgergli uno sguardo interrogativo quando fui preso e buttato nel centro del letto. Le braccia mi furono bloccate e lui si sedette sul mio addome, lasciando che le gambe aperte si appoggiassero ai suoi lati.
"Ma che... LASCIAMI!"
Avvicinò il suo viso fino ad arrivare MOLTO vicino al mio.
Impiantai i miei occhi nei suoi viola... Mi ricordavano quelli di Heyma... 
Per un attimo smisi di dimenarmi e di provare a reagire.
Cosa mi era saltato in testa quando avevo accettato di andare con lui? Cosa pensavo sarebbe potuto succedere? Sono davvero un ingenuo. 
Scoppiai a paingere in silenzio, senza più fare nulla. Mi sentivo distrutto, stanco, ferito ed usato.
Perché stava accadendo tutto questo? Avevo fatto qualcosa di male in un'altra vita?
Allontanò la sua testa dalla mia, e mi fissò un attimo con un leggero sguardo di pietà. Provava pena per me?
Mi abbracciò molto forte, sorprendendomi e facendomi sobbalzare il cuore.
"Lei è morta serena, sai? Ci teneva a te e voleva solo il meglio. Prima che tu me lo chieda... Io sono uno dei profeti, oguno di noi è in grado di vedere le casualità degli eventi ciclici di questi mondo. Io vedo chi morirà. La sognai. 
Morì con un sorriso. 
Mentre dormivi ti abbracciava e carezzava i capelli. Sapeva che ormai era giunta la sua ora, e quindi ti disse di non essere triste, e soprattutto di non avere più paura. D'ora in poi lei veglierà sempre su di te".
Non è difficile immaginare quale fu la mia reazione alle sue iniziali parole.
Ma quando sentii la fine...
"Questo non mi consola... Lei non c'è più..."
Scoppiai di nuovo in lacrime... ma questa volta non silenziosamente come poco prima.
Mi strinse molto più forte, iniziando a sussurrarmi con dolcezza.
"Ti sbagli. So quanto tutto questo ti possa far star male, ma nonostante ciò puoi star tranquillo, non ti lascerò solo. 
Non proverò più ad usare la violenza su di te, a meno che non me lo chieda tu, ovvio. E sono più che sicuro succederà a breve" Riuscii almeno a sorridere "Come sei presuntuoso"
Scherzai mostrando un viso allegro, nonostante le lacrime.
CI mettemmo l'uno seduto di fianco all'altro, nessuno dei due parlava o provava a guardare l'altro. Entrambi vittime dei propri pensieri.
Ad un certo punto mi abbracciò di nuovo... Non so il perché ora aveva completamente cambiato atteggiamento, ma ovviamente non mi dispiacque.
Stranamente mi ricordava lei. Quella sua dolce altezza quasi opprimente, quel suo viso gelido sorridente, questo suo caldo abbraccio angosciante, questo suo cercare di farmi star bene... Non potei che ricambiare il suo abbraccio.
Stava forse cercando di usarmi? Non me ne importava. Forse lo stavo usando anch'io... Stavo male, soffrivo, e lui mi ricordava mia madre, mi faceva stare bene... ed io sfruttavo tutto questo. Ciò mi rendeva una cattiva persona?
"Sai che tra pochi giorni sarà natale vero? Dimmi, cosa vorresti per regalo?"
Fui sorpreso da questa sua improvvisa domanda.
"Ad essere sinceri... ora vorrei solo poter tornare a casa" 
Mi rispose con un viso solare.
"Ora è il caso di andare a letto, non credi? Cambiati pure davanti a me, non mi dai fastidio" Mi fece un ghigno alquanto preoccupante.
Mi alzai di corsa ed andai in bagno.
Il pigiama che mi era stato messo a disposizione era alquanto leggero e mi stavo pressappoco ibernando, oltre a tremare come una foglia.
Quando rientrai nella stanza, questa fu pervasa dal "dolce" suono del battito dei miei denti.
Il gelido vent'enne era rimasto solo in boxer, non so se di proposito o se dormisse proprio così, sdraiato sul letto come se si dovesse mettere in posa per qualche servizio fotografico. Mi fissava con quel suo viso da bastardo, ed io cercai di ignorarlo, sedendomi dall'altra parte del letto. 
Perché non ci sono coperte???
"M-mi spieghi p-perché dovrei dormire con t-te?" la mia voce era rotta dal rumore dello stridere dei miei denti gli uni contro gli altri.
Mi avvinghiò da dietro, appoggiando la sua testa sulla mia spalla, cingendomi con le gambe la vita e con le braccia il petto.
"Vorresti dirmi che ti dispiace? Certo che ti rendo davvero nervoso" Mi soffiò su un orecchio, facendomi rabbrividire più di quanto non stessi già facendo.
"VAI DALLA TUA PARTE DEL LETTO!" divenni completamente rosso e rigido.
"Veramente questo letto è TUTTO mio, sei tu l'intruso qui" 
Mi liberai dalla sua non troppo serrata presa, alzandomi in piedi.
"Allora dormirò per terra!" ero talmente in imbarazzo che non potevo fare a meno di gridare.
"Non fare l'idiota" Mi prese e mi scaraventò (non molto dolcemente) dall'altra parte del letto.

Stavo congelando... 
"N-non" Facevo fatica a parlare dato il continuo battere della mia mandibola "A-avresti u-u-u-u-una c-copertina?"
Mi guardo stranito manco fossi un alieno "Mh? Ma ci sono solo 4°C, in genere metto qualcosa solo quando scende sotto ai -20°C"
"COSA?!?!?" questo pazzo mi voleva morto!
Frugò in un cassetto del comodino e mi lanciò un lenzuolo. Appena lo presi al volo mi si era già avvicinato l'affascinante albino, che mi diede un caldo e veloce bacio sulle labbra. Mi pietrificai.
"Beh, questo era il mio bacio della buonanotte" e detto questo si sdraiò.
Io feci lo stesso un po' titubante, troppo in imbarazzo per parlare.
Stavo congelandomene tranquillo quando mi sentii stringere dal mio perverso coinquilino. Al principio stavo per incazzarmi... Ma poi sentii un enorme caldo avvolgermi... Questo ragazzo era come una stufetta ambulante!
Percepivo il suo caldo fiato sul mio collo, la sua pelle liscia sfiorarmi la schiena. Il melodico suono del suo respiro mi cullava, facendomi rilassare. E finalmente era passato il freddo.
"Lei ti manca?" mi chiese improvvisamente.
"Mancarmi? Lei è qui con me" Ovvio che mi mancava... Ma lui riusciva a farmi stare meglio, e non volevo farlo preoccupare. 
Chiusi infine gli occhi, deciso a dormire.

Fui svegliato in malo modo. Qualcuno gridava, ma non capivo bene... ero ancora stordito dal sonno. Fui sollevato di peso... avvolto ancora nella leggera coperta in cui mi trovavo, e portato fuori dall'abazia di corsa. Quando fummo fuori... vidi la terra in un'ampia area avanti a noi sparire, assieme alla mia nuova casa. 
Mi ripresi del tutto.
"Che diavolo succede?" La persona che mi aveva portato fuori, alias Frebi, non mi diede risposta.
Mi osservai attorno... C'eravamo io, Frebi, Zanca... e qualche altro supersiste riuscito ad uscire in tempo... cos'era successo?
"Zanca sei un idiota! Saresti dovuto andare a dormire prima! Avresti previsto questo disastro!!!" urlò... come fino ad ora non avevo mai sentito.
"Non voglio rimproveri da..." Gli tirò un pugno, senza preoccuparsi di rischiare di farmi cadere.
"E' morta un sacco di gente!!!" gridò di nuovo, e questa volta mi spaventai.
"C-che è-è s-successo?" il ragazzo che ancora mi portava tra le sue braccia mi fissò per qualche istante, per poi calmarsi.
"Tutti i giorni a quest'ora nasce un nuovo pezzo di mondo, al prezzo di un altro che scompare divorato dal vuoto. Ecco cos'è successo a questo luogo. Quell'idiota! Avrebbe dovuto prevederlo! Perché non sei andato a letto prima???" Gli gridò di nuovo.
"Smettila!!! Non farlo sentire più in colpa di come si sentirà già ora! Io so cosa si prova, anche se non è direttamente colpa sua... avrebbe potuto salvare quelle vite... anch'io ci sono passato...
Quindi ora smettila! Chi è morto è morto! Non si può più tornare indietro! Farlo stare male credi che serva?!?" Mentre pronunciavo queste stesse parole, arrabbiandomi, scoppiai a piangere. Lei... lei è morta... e non tornerà più.
Frebi mi fissò sorpreso dalla mia reazione, poi spostò lo sguardo sull'altro profeta.
"Hai ragione, si è già punito da solo. Non passerà giorno senza che la sua anima si logori al ricordo dell'accaduto. E' una punizione  più che sufficiente" e detto questo si girò iniziando a camminare... Mentre Zanca... immobile, sanguinante ed a capo chino se ne stette in silenzio senza replicare, con delle lacrime che iniziarono a rigargli il viso. Mi dispiaceva per lui... ma... da una parte aveva ragione Frebi.
"D-dove stiamo andando?" Smisi di pensarci, e cercai anche di non pensare a ciò che mi faceva stare male.
Lui invece sembrava allegro... nonostante l'accaduto, infatti mi sorrise solare.
"Fidati di me" divenni leggermente rosso e distolsi lo sguardo, ovviamente dopo aver incrociato il suo.
"V-va bene... MA ORA METTIMI GIU'!" si limitò a scoppiare a ridere, continuo imperterrito per la sua strada.










Buona notte a tutti ^^ spero che il capitolo sia piaciuto.

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Capitolo 6
*** La luce genera altre ombre ***


Ecco a voi il sesto capitolo XD Spero vi possa piacere. Grazie mille a tutti quelli che leggono questo scempio che ho scritto XD Tra poco sarà finita ^^ Grazie anche a chi a commentato, ricevere opinioni e critche costruttive fa sempre piacere ^^
Ora vi lascio al capitolo, buona lettura ^^






COME LA NEVE CHE CADE DAL CIELO
cap 6: la luce genera altre ombre
"Perché non piangi? Non ti va di farlo?" 
Stavamo camminando uno di fianco all'altro, dopo essercene andati dal luogo che una volta rappresentava la mia casa.
Io, essendo solo in boxer e non avendo vestiti, avevo usato il lenzuolo che portava Ful per farmi una specie di gonnellino, mentre lui... tremava come una foglia.
Aveva strappato il lenzuolo ed usatene due pezzi per impedire alla neve di congelargli i piedi (insomma, delle scarpe di stoffa... poco utili direi).
"Per cosa dovrei piangere?" Mi guardò sorpreso... mentre il suo corpo continuava a tremare ed i suoi denti a battere. Scena alquanto comica.
"Io non li considero realmente morti, la loro vita passerà nel corpo di qualcun'altro, e loro continueranno ad esistere, anche se non avranno più i loro vecchi ricordi. Forse tu vedi questo posto come un luogo maledetto, ma io no. Nel tuo mondo quando la gente muore, muore davvero, qui invece non accade lo stesso. In un futuro ci riincontreremo, ne sono sicuro" gli dissi con uno dei miei più stupendi sorrisi. Divenne rosso e distolse lo sguardo.
Il mio sorriso lo aveva fatto emozionare? Per questa volta decisi di non dire niente ed evitare di farlo imbarazzare ulteriormente.
Comunque... Lo sapevo! Di qui a poco sarà mio!
"Vorrei tanto poter vedere questo posto come lo vedi tu... almeno non mi sentirei un mostro e non sarei così maliconico..."
Aveva chinato il capo e sembrava in procinto di mettersi a piangere. 
Per lui doveva sicuramente essere molto doloroso, inoltre non era forte come me. Perché tra tutte le creature che dovevano capitare nel nostro mondo è toccato proprio a lui? Non è fatto per questo posto.
Risollevò la testa rimanendo basito ed immobile, con gli occhi sgranati (dal quale già sfuggiva qualche lacrima) e la bocca spalancata, quando mi lanciai verso di lui stringendolo a me con tutta la forza che avevo.
Dopo pochi istanti, anche se un po' titubante e con le braccia tremanti, ricambiò il mio abbraccio. Ritornò anche a sorridere.
"Se continui a stringermi così forte sicuramente mi ammazzi" 
Lo lasciai solare e raggiante, facendolo di nuovo arrossire.
"Perché ti imbarazzi? Ti piace vedermi sorridere?" Gli feci un leggero ghigno.
Divenne l'esatto ritratto dell'imbarazzo, iniziando a bofonchiare per poi gridare un: "Non è vero!!!" ottenendo come risultato solo il diventare più rosso.
"Ti ringrazio per cercare di farmi stare meglio" Sussurrò per poi correre poco più avanti.
Sospirai scuotendo la testa. "E' inutile che fai così, tanto sappiamo già come andrà a finire" lo schernii ridendo.
Fece finta di non aver sentito.
Forse mi stavo facendo condizionare da questo ragazzo... non ero solito essere così gentile.
Scossi nuovamente la testa smettendo di pensarci.

"Siamo arrivati, è l'edificio lì davanti a te" 
Vidi il suo viso deformato dallo stupore fissare meravigliato l'enorme struttura sotto ai nostri occhi.
"Non ho mai visto nula di così bello! Ma... che ci facciamo qui?"
Forse era giunto il momento di informarlo...
"L'edificio che vedi è una specie di laboratorio di ricerca. Ci vive e lavora uno dei miei migliori amici"
Miro... da quanto tempo non lo vedo... da quando... successe tutto quel casino ed a me fu vietato d'uscire da solo.
Spero davver che ci dia una casa ed un riparo per un po'... in nome del nostro vecchio legame.
Varcammo entrambi la soglia e mentre io cercavo con lo sguardo qualche viso famigliare, Ful lo spostava esuberantemente in giro. Sembrava parecchio estasiato.
Tutti ci fissavano... beh dato il nostro abbigliamento davamo parecchio nell'occhio.
Sentii una voce fredda e roca chiamare il mio nome. Mi girai nella direzione di quel suono.
"Cosa vuoi?" mi chiese imbassibile come suo solito. 
In questi anni non era cambiato né di aspetto né tantomeno di carattere.
"Devo chiederti due favori in privato, ho delle cose di cui parlare con te" mi scrutò serio per poi guardare Ful.
"Sei cambiato in questi quattro anni. Lui chi è?"
"Si chiama Ful..." Non mi fece nemmeno finire la spiegazione che riincominciò a parlare.
"C'è uno che viene dal suo stesso mondo di là, dato che non può seguirci andrà con lui. Ora muoviti"
Iniziò a camminare senza aspettare che io facessi o dicessi qualcosa, anzi, senza nemmeno aspettare che lo seguissi.
Arrivati in un'altra stanza, chiuse la porta dietro di noi. Iniziò poi a parlare andandosi a sedere.
"Per prima cosa: dietro di te c'è un armadio, mettiti qualcosa addosso.
Per seconda cosa: cosa volevi chiedermi?"
Mi girai avviandomi almeno a prendere un paio di pantaloni, iniziando ad esporre le mie richieste.
"Ci servirebbe un riparo..." mi interruppe bruscamente
"Accesso negato. Qui vige una dure legge che impedisce a chiunque estraneo al nostro lavoro di vivere qui"
Perfetto... ed ora? Dovrò inventarmi qualcos'altro per trovare una sistemazione.
"Poi mi servirebbe sapere qualcosa di più sul vostro lavoro... come vanno i vostri studi sul pianeta..." un'altra interruzione
"Accesso negato. Le nostre ricerche sono topsecret" 
Sarà anche un mio amico, avrò condiviso molto con lui... ma in quel momento l'avrei davvero ucciso.
"E' fondamentale per me saperlo" Mi misi i pantaloni e li legai con la sottospecie di "cintura" che mi ero portato dietro.
"Accesso negato" Stava iniziando a diventare odioso.
"Mi serve perché sto cercando una cosa" "Accesso negato" Mi infuriai.
Tirai un calcio all'antina dell'armadio per poi avvicinarmi al mio amico di vecchia data e sbattere i palmi delle mani sul tavolino davanti a lui.
"Cos'è adesso questo comportamento? Non hai mai fatto cose del genere con me"
"Tu non c'eri" fu la sua immediata risposta
"Non c'ero?" Che io non capii.
"Dov'eri finito in questi quattro anni? Dopo quel giorno del disastro in città tu scomparvi senza dire niente. Ti aspetti davvero che ora io mi comporti come sempre?" sospirai riportandomi in posizione eretta ed incrociando le braccia. Quindi era questo il problema?
"Almeno non metterti ad imitare un robot. Già basta la tua mente che lavori come una macchina ed il tuo cuore d'acciaio, non ci aggiungere anche frasi meccaniche. E comunque... mi stai dicendo che mi hai aspettato per tutti questi anni? Insomma..." "Accesso negato" Se solo mi dovesse interrompere un'altra volta...
"Avresti dovuto immaginarti che non sarei più potuto venire a trovarti dopo quel giorno..."
"Accesso negato. Eri sparito nel nulla" Mi ha interrotto ancora...
Lo presi per il colletto sollevandolo da terra fin sopra la mia testa e fissando con occhi adirati i suoi.
Non fece una piega né mutò la sua espressione.
"Mi fu impedito di uscire ancora da solo e di venire da te, come avrei potuto fare?!?" 
"Accesso negato. Non mi sembri uno che rispetta le regole impostegli. Perché non sei venuto?"
(ps: L'epiteto "Accesso negato" lo utiliza quando considera una richiesta o una frase sbagliati)
"Io... non potevo..." "Accesso negato" Stavo riincominciando ad infuriarmi
"Tu che ne sai?" "Accesso negato. Ti stai innervosendo perché non vuoi ammettere nemmeno a te stesso quale sia la realtà" Riiniziai a gridare.
"Taci! Questo non è vero! Io so cosa è successo..." Indugiò un istante prima di rispondere.
"Frebi... Ti è così difficile ammettere di aver avuto paura?" Sgranai gli occhi a quell'affermazione... E finalmente un tono un po' più umano.

Parlammo. Parlammo per molto tempo del passato. Cose sepolte e trascorse che non volevo ricordare. Infine si decise a dirmi quello che volevo sapere.
"I fenomeni naturali sono peggiorati. Di questo passo mezzo mondo sarà sommerso nelle tenebre e tutta la terra che abbiamo ora scomparirà nel nulla. A cosa ti serve sapere questo?"
"C'è un oggetto che devo trovare... Diciamo che è un regalo importante che devo fare a qualcuno. So che attorno a quest'oggetto non si può verificare alcun evento atmosferico"
"Ti consiglio di provare ad andare a Kana, ma attento, la foresta Krass per cui dovrete per forza passare è completamente caduta nell'oscurità" riflettei sul da farsi. Non sarebbe stato facile... Ma avrei dovuto farlo.










Beh... So che non è molto decente questo capitolo XD ma quando li scrissi li pubblicai MOLTO di fretta ^^''''' Buona serata a tutti >.<

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Capitolo 7
*** non più vuoto ***


Salute a voi, Oh miei (inesistenti) lettori XD. Scusate se non ho pubblicato prima, ma ho avuto da fare. Ora comunque vi potrete deliziare (?) di questo meeeeraviglioso capitolo XD. Beh, buona lettura.




COME LA NEVE CHE CADE DAL CIELO
cap 7 non più vuoto
Fui accompagnato nell'altra stanza e fatto accomodare. Pochi istanti dopo entrò un'altra persona lì con me.
Dimostrava si o no 25 anni. Carnagione scura come la mia, capelli rosso fuoco tenuti molto corti. Anche lui era vestito pesante, contando i canoni del posto, ma comunque più leggero del mio solito vestiario.
Dalla schiena si vedevano sbucare, poco sopra le spalle, due oggetti. 
Dalla parte sinistra la canna di un fucile, dall'altra una chitarra. 
Era la persona più alta che avessi mai visto. Supera di gran lunga me e Frebi, raggiungendo quasi due metri.
Una cicatrice era presente di fianco al suo scarlatto occhio sinistro, che partiva da poco sotto la fronte fino ad arrivare all'altezza del labbro superiore.
Mi fissava serio in viso, ed era alquanto minaccioso.
Dopo poco che mi scutava in quel modo, avendo notato il mio spavento, scoppiò a ridere fragorosamente
"Ci sei cascato! Ahahahaha! Avresti dovuto vedere la tua faccia!" 
Rimasi basito... la mia espressione era tipo... non saprei nemmeno come dirlo...
Tutti questi tizi strambi dovevano capitare a me?
Si avvicinò spaventosamente al mio viso, fissandomi minuziosamente.
"Non c'è dubbio, vieni anche tu dal mio mondo"
Mi sorprese quest'affermazione, quindi lui sapeva qualcosa?
"Conosci... il nostro mondo?" Sul suo volto comparve un'espressione pensosa. Sollevò gli occhi al cielo strofinandosi lentamente il pollice e l'indice sotto al mento in movimenti circoncentrici e regolari.
"Mmmmmh... Non so niente" Mi disse tutto sorridente.
Chinai il capo sconsolato... Sarei mai riuscito a tornare a casa?
Passammo i minuti seguenti a parlare... di tutto. Scoprii che lui era arrivato da 8 mesi in questo mondo... e mi spiegò che noi due non eravamo i soli. Ogni 5 anni una persona della nostra terra si scambiava con una di questa... ed entrambi perdevano la memoria.
La chitarra che teneva sulla schiena l'aveva con se quando era arrivato... tutti gli oggetti non viventi che si portavano addosso passavano con noi da un posto all'altro. Ci spostammo nelle sue stanze, dove mi diede qualcosa da mettermi... che mi andava leggermente grande. Non importa... mi basta non congelare.
Infine anch'io gli parlai di me... di Heyma... e della mia infanzia una volta arrivato qui.
Lui mi ascoltò... mi rassicurò quando scoppiai a piangere.
Infine, cercando di cambiare argomento, mi fece sentire il suo enorme talento nel suonare. Ed anche la sua meravigliosa voce mentre cantava... Mi rassicurai un po'.
Io invece gli feci vedere il mio enorme talento nel disegnare. Come in poco tempo riuscissi a creare immagini perfette e non distinguibili dalla realtà.
Infatti mi bastarono solo pochi minuti per creare un perfetto e minuzioso dettaglio del ragazzo che mi si parava di fronte.

Ero ormai da qualche ora in compagnia di questo rosso, quando fummo richiamati da Frebi, che comparve sulla soglia assieme allo strano ragazzo di prima... Non ricordo il nome.
Mi guardò abbastanza sconvolto... che stava succedendo? 
"Ful, dobbiamo andarcene, e subito" ok... ora iniziavo a preoccuparmi.
"Che succede? S-sei strano... stai sudando... e... sei nervoso" mi guardò con un viso... a dir poco spaventoso
"MUOVITI!" Mi intimò iniziando a camminare.
Decisi quindi di rivolgermi al ragazzo che era stato con lui fino a quel momento... sperando che avrebbe potuto levare il velo di mistero che celava i comportamenti del mio compagno d'avventure.
"Almeno tu potresti dirmi che sta succedendo...?" Mi scrutò freddo e distaccato, prima di rivolgersi a me con tono altrettanto apatico.
"Non si era reso conto di che giorno fosse" pronunciò queste parole con tono non troppo alto, fissando il vuoto.
"Sta zitto!" Gridò Frebi, prendendomi poi per mano e trascinandomi letteralmente fuori di lì.
"Ma che succede?" Iniziavo ad avere paura... qualcosa lo spaventava?
Mi prende per le spalle, portandomi danvanti a lui, per poi poggiare le mani sulle mie guancie, e parlare guardandomi dritto negli occhi, ignorando il mio evidente imbarazzo.
"Dobbiamo muoverci, non abbiamo più molto tempo... Se non faremo in fretta..." e senza finire la frase riinziò a trainarmi con una forza più che sovraumana.
Alla fine mi rassegnai all'idea di non poter sapere niente su cosa potesse essere accaduto/stava accadendo e decisi di andare senza più opporre resistenza.

Una volta fuori mi accorsi che il ragazzo con cui avevo trascorso il tempo fino ad ora, ossia Malv, era sparito, e che Frebi non accenava a dare segni di tranquillità.
Si fermò solo quando sentì una voce, probabilmente a lui famigliare, avvicinarsi all'edificio.
"Il "sommo" sacerdote, allora voi siete sopravvissuto... Non vi avevo visto assieme ai superstiti..." gridò per farsi sentire dall'anziano uomo che si stava ora avvicinando a noi.
Quando lui ed altri individui si furono apprestati al nostro cospetto... notai lo sguardo truce che impregnava il viso del mio compagno di viaggio.
"Dovresti arrivarci da solo mio caro "profeta", sei intuitivo, dovresti aver capito cos'è successo"
(piccola nota: ora spiegherò brevemente l'accaduto. Quando una persona muore per cause indotte, ossia in qualunque modo che non sia causato da una nascita, la sua "vita", "essenza" o come la volete chiamare, sarà la prossima utilizzata per dare alla luce nuovi bambini, anziché strapparla a qualcuno ancora vivo.
Zanca aveva previsto in tempo il disastro che si sarebbe dovuto verificare, ma sotto ordine del sommo sacerdote è stato costretto a non dirlo a nessuno, e far rimanere tutti all'interno dell'edificio.
Frebi aveva predetto la morte del capo dell'abazia, e l'uomo, deciso a non cedere la sua vita a nessuno, aveva costretto Zanca a far rimanere l'ignaro clero all'interno della struttura nella quale vivevano. In questo modo il "capo" non sarebbe morto, in quanto la natura avrebbe avuto altre vittime a sua disposizione da usare per le future vite.
Ovviamente, tutto questo fece infuriare Frebi)
Lo vidi divenire rosso ed iniziare a tremare, mentre stringeva i denti gli uni contro gli altri, in preda ad un raptus furioso.
"Tu avresti lasciato morire tutte quelle persone per salvarti??? Sei un mostro!!! E non ti sei limitato solo a questo! Tu ci hai usato! Hai usato me, ed hai usato Zanca... che ora si sentirà una merda!!! E che mi dici di Birock? Lui l'hai lasciato morire!"
Il vecchio scoppiò a ridere, iniziando a far arrabbiare anche me.
"Certo che per essere davvero sveglio ti sei mostrato ingenuo, secondo te avrei mai lasciato qualcuno di così blasfemo a rovinare la mia immagine se non avessi potuto sfruttarlo? Tu sei solo una pedina"
Vidi Frebi sul punto di esplodere, come pronto da un momento all'altro ad assaltare il suo superiore.
"E ditemi, ora che ci fate davanti al mio laboratorio?"
intervenne una voce apatica ed insensibile, ormai di mia conoscenza, a raffreddare un poco la situazione.
Fu di nuovo l'anziano a parlare.
"Voi avete un oggetto che noi vogliamo, se ce lo darete senza fare storie dirò alle mie guardie di non far del male a nessuno, se invece opporrete resistenza..." Con un cenno della mano ordinò ad un soldato lì vicino di agire. 
Quest'ultimo, con la lancia che stringeva tra le mani, uccise un ricercatore... davanti ai miei occhi inorriditi.
"Mi spiace contraddirla, ma l'oggetto che cercate non è più qui. L'ho fatto portare via poco fa"
Il vecchio sembrò alquanto infastidito da queste parole... ma prima che potesse fare qualunque cosa, le grida di furia di Frebi sovrastarono tutto e tutti.
"TU!!! OSI DEFINIRTI UN SACERDOTE??? UN UOMO CHE DOVREBBE AVERE A CUORE LA VITA DEGLI ALTRI???" 
Lo vidi portare le mani alla strana cintura che gli avevo visto portarsi dietro da quando lo avevo conosciuto, ma al quale non avevo mai dato molta attenzione.
Se la sfilò... e l'aprì... era una sottospecie di fodero per... delle strane... si potrebbero definire armi?
Tirò fuori due fruste piuttosto lunghe... formate da un "elsa" e suddivise in più estremità. Ognuna di esse terminava con delle lame piuttosto accuminate... che avevano la forma di degli uncini... insomma di una mezza luna.
Le impugnò entrambe, iniziando poi a camminare verso il suo "nemico".
Il vecchio, evidentemente spaventato da quel comportamento e dal suo sguardo omicida, iniziò a sbraitare e ad intimare a qualcuno di fare qualcosa.
Ma... Se qualcuno provava ad avvicinarsi allo spietato assassino...
Finiva male. 
Il ragazzo dai capelli di ghiaccio muoveva le sue fruste, portandole a tagliare gli arti di chiunque cercasse di fare qualcosa per arrestare la sua avanzata.
Io mi accucciai, abbassando la testa, chiudendo gli occhi, e coprendomi le orecchie con le mani... non volevo assistere a quell'orribile scena... tuttavia...
Vidi il vecchio sacerdote provare a scappare quando Frebi fu troppo vicino a lui. Ma...
Chiusi gli occhi, sentendo solo le grida strozzate del vecchio, il quale collo venne avvinghiato prima dalla cinghia della frusta, e poi decapitato dalla sua lama.

Fortunatamente, prima che potesse compiere un massacro, fummo richiamati dalla voce del mio nuovo scarlatto conoscente.
Si era avvicinato a noi in sella ad un veicolo... che di struttura ricordava vagamente un piccolo furgoncino... quallo usato nelle operazioni militari, ma che era dotato di due enormi "sci" che gli permettevano di andare sulla neve.
Ci portò a bordo, nonostante le proteste dell'altro, ormai fuori di se.
"Malv, l'hai preso?" Si rivolse a noi Miro... o meglio chiese a Malv, che si limitò ad un cenno del capo. 
E subito dopo partì, portandoci lontano da quell'inferno.

Durante il viaggio ci spiegò cosa cercavano quegli uomini, e ci fece vedere l'oggetto al quale erano interessati...
Una coppia di... boomerang?
"Non sono semplici boomerang... hanno delle proprietà particolari. Conosci i problemi di questo mondo no? Esistono degli oggetti... che diciamo sarebbero in grado di risolverli.
Questi sono in grado di interagire sulla terra... Sono in grado di operare nello stesso modo in cui opera il caso..." non ero sicuro di aver capito, e fortunatamente intervenne Frebi ad illuminarmi sulla situazione
"Uno dei due è in grado di far sparire della terra, mentre l'altro è in grado di farla ricomparire dov'è scomparsa in precedenza, solo nel caso anche l'altro boomerang sia stato usato, e solo con la quantità di materia che è stata assorbita da un luogo.
L'unico limite che hanno questi oggetti... è il dover rispettare i limiti che si pone la natura...
Se prendiamo d'esempio questi, non possono far cadere più terra nel vuoto di quanto non succeda ogni giorno" forse avevo capito...
"Aspetta un attimo!" continuò poi a parlare "Ora che ci penso... anche nella nostra abazia ce n'era uno... quello in grado di modificare la luce. Potresti portarci lì... Malv? E' il tuo nome no?"
"Sì! D'accordo, vi ci porterò" 
fece un inversione a U piuttosto precipitosa, facendomi quasi volare fuori dal mezzo, e si diresse verso la nostra vecchia casa.

Arrivati sul posto ci fece scendere, e ci congedò con un "Vado a vedere come stanno gli altri, voi prendete quello che vi serve" e detto questo se ne andò, lasciandoci soli.
Io ero alquanto spaesato, non ero riuscito a riflettere bene su tutto l'accaduto. Stare vicino a Frebi poi... Mi metteva inquietudine dopo quello che avevo visto.

Rimasti soli... lui si avvicinò a me di colpo, costringendomi ad indietreggiare spaventato. 
Mi raggiunse comunque, per poi stringermi a se, ed io in preda alla paura iniziai a tremare. Riuscii a tranquillizzarmi solo quando sentii la sua calda voce soffiare sulle mie orecchie, piegate come quelle di un cucciolo spaventato.
"Mi dispiace... non volevo farti vedere quella scena orribile... non volevo nemmeno farti vedere quel lato di me... scusami..." iniziò ad accarezzarmi i capelli, cercado di farmi calmare
"Ora però sta tranquillo ok? Non accadrà più nulla... Quella parte che ho dentro l'avevo sepolta da tempo... quindi non c'è nulla da temere, ok?" 
Un po' titubante, e con la voce tremante, gli risposi con un flebile "ok", cercando poi di autoconvincermi che andasse tutto bene...
Lui in passato era un assassino quindi? 
Provai a far scomparire questo dubbio dalla mia mente, chiedendo a Frebi cosa volesse fare in quel luogo, dato che ormai l'abazia non c'era più.
"Beh... Ho rubato questi a Malv, tanto non credo a lui servano" Mi disse con un ghigno bastardo, mostrandomi la sua refurtiva.
"Ma sei pazzo??? Quelli non sono nostri!" Lo guardai con occhi più che sgranati
"Sta tranquillo, ne usufruiremo solo per ora, una volta preso ciò che mi serve li restituirò" poi sposto il suo sguardo verso il vuoto che dominava quel luogo.
"Ora utilizzeremo questi per far ricomparire l'abazia... Purtroppo i morti non potranno tornare in vita, ma almeno prenderemo ciò che ci serve"
Detto questo lanciò uno dei boomerang vicino a noi, facendo scomparire una piccola fetta di territorio nel nulla 
"Non credi sia un po' poco?" gli dissi notando che la quantità di terra era in effetti insufficiente
"Non l'ho deciso io, ha fatto tutto da solo"
Lo rilanciò di nuovo... ma questa volta non successe nulla.
"Un attimo, non è che oggi sia già stato usato, e più di questo non può fare?" sbuffò fissando gli oggetti che stringeva tra le mani
"Era esattamente quello che stavo pensando... Ed ora che si fa? non potremo mai prenderlo..." 
Ci perdemmo entrambi nelle nostre menti, pensando ad una possibile soluzione. 
Gridai esaltato quando finalmente una brillante idea si accese nella mia testa, illuminandomi come una lampadina sul da farsi
"Ascolta Frebi, mi devi dire esattamente in che stanza ed a che piano si trova quello che stiamo cercando, ed ovviamente le sue dimensioni e se è custodito dentro qualcosa" Mi fissò confuso... poi la sua espressione si tramutò in un ghigno
"Beh... Io l'avevo rubato, sostituendolo con un falso, mettendolo poi nel comodino di camera mia" lo fissai sorpreso
"Ma allora è proprio un vizio!" Mi rispose con un semplice "Ihih" per poi riincominciare a fissarmi spaesato.
"Bene... Meno male che mi porto sempre dietro il mio blocchetto da disegno... Ora ti spiego cos'ho pensato comunque. 
Non c'è bisogno di far comparire tutta l'enorme struttura dell'abazia, ma solo i luoghi che interessano a noi. Ho una buona memoria visiva, mi ricordo la planimetria di questo posto, e dove fosse situata camera tua. Mi basterà fare un disegno accurato della disposizione dei tuoi mobili, per far comparire giusto quello che ci serve... L'unico problema... E' che la tua stanza si trova al terzo piano... dall'altra parte del cratere"
Passarono alcuni minuti, nel quale disegnai prima la stuttura di tutto l'edificio, e poi passai alla stanza di Frebi, cercado di riprodurre ogni più minimo particolare, mentre venivo scrutato da due occhi interessati e stupiti.
"Ye! Ho finito! Ora... calcolando la terra che abbiamo estratto..." iniziai a segnare una specie di strada sui fogli "Dovremmo poter passare da qui, qui e qui, ed infine ecco la nostra meta" 
Fui guardato inizialmente con viso non troppo convinto... ma poi...
"D'accordo, ho fiducia in te" "Bene!" gli sorrisi strappandogli i boomerang dalle mani.
"Credo di aver capito come si usano!" Dissi prima di lanciare l'arma dall'enorme baratro innanzi a noi
"Fermo! Quello è il boomerang sbagliato... Devi usare l'altro!" Mi imbarazzai leggermente per la pessima figura, iniziando poi a ridere nervosamente e bonfonchiando un "Volevo solo vedere se eri attento" Per poi lanciarne uno nuovo... questa volta quello giusto.

Qualcosa nei miei calcoli era andato storto... cioè... mentre la parte delle scale e la stanza erano corrette... il sentiero per arrivare all'edificio risultava fin troppo stretto...
Mi ci avvicinai, notando che si sarebbe fatta fatica addirittura a procedere con un piede per volta.
Ci preparammo per andare, iniziai io a camminare, cercando di evitare di fissare l'enorme buco sotto di noi... Nonostante non riuscissi ad ignorare il tremolio alle gambe.
Frebi mi seguiva stando ad uno o due passi da me, stringendo con una mano l'elsa della sua frusta che aveva legato ad un masso lì vicino, tenendomi d'occhio da dietro.
Dopo una piccola distanza percorsa presi sicurezza, iniziando a riuscire  camminare con più tranquillità e facilità.
"Ehi Ful, da qua si gode di una bella vista eh?" 
Feci un'esclamazione dubbiosa a quest'affermazione, esordendo poi un "A che ti riferisci?"
"A te visto da dietro, ovvio!" Divenni rosso a questa sua affermazione, arrabbiandomi anche leggermente... e... Girandomi di scatto.
Ma quando lo feci... persi l'equilibrio... iniziando a cadere.
Prontamente mi fu lanciata l'elsa della frusta dal mio compagno di sventura. La presi al volo... Notando che con una mano teneva l'elsa della frusta legata in precedenza... e con l'altra le lame di quella che reggeva me, impedendomi di cadere. 
Gli affilati "artigli" della sua arma iniziarono a penetrare nella carne del suo palmo e del suo braccio, provocandogli un enorme dolore che si riversava sulla sua espressione.
"Che stai facendo??? Così ci perderai un braccio!"
Mi urlò con voce sovraumana
"ARRAMPICATI IDIOTA!!!" mi resi conto della situazione, e provai a risalire, cercando di fare meno male possibile al ragazzo che mi reggeva. Alla fine riuscii a salvarmi...  
Fissavo con tristezza le gravi lesioni del mio (ancora una volta) salvatore. 
Lui invece, col braccio che ora aveva libero, lasciando cadere la sua arma, mi tiro a se, stringendomi più forte che poteva.
"IDIOTA! VOLEVI FORSE MORIRE?" 
I miei vestiti iniziarono ad intingersi di sangue e... lacrime?
Frebi era scoppiato a piangere.
"NON PROVARCI MAI PIU'! Non voglio tu muoia..." finì la frase con voce quasi strozzata. Quindi... lui ci teneva davvero a me?




Questi ultimi capitoli li scrissi tutti in un giorno >.< Non credo siano usciti molto bene. Grazie a tutti per la lettura, spero abbiate gradito. In caso, mi farebbe piacere mi segnalaste eventuali errori/Correzzioni/cosechenonvanno così da potermi migliorare ^^ Buona notte

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Capitolo 8
*** L'oscurità non fa paura ***


Chiedo scusa ai miei (Inesistenti XD) Lettori per il mostruoso ritardo con il quale sto postando. Ho avuto un paio di piccoli problemi >.> E solo ora mi sono liberato XD.
Beh vi lascio al capitolo, spero vi piaccia XD (Ormai non ricordo quasi nemmeno più di cosa parla O.o). 
Ps.: il prossimo sarà l'ultimo di quelli che ho già scritto XD, buona lettura.




COME LA NEVE CHE CADE DAL CIELO
cap 8 L'oscurità non fa paura
Alla fine eccoci qui. Io che mi leccavo di nascosto le ferite come un lupo ferito che non voleva mostrare il suo dolore, mentre Malv giudava e Ful mi fissava triste e sconsolato. 
Non volevo si sentisse in colpa anche per questo... Infine ero stato io a farlo girare... diciamo che queste ferite me le merito per fare sempre il coglione nel momento sbagliato.
La bacchetta che stringevo tra le mani era il tanto ambito oggetto che stavamo cercando, quello in grado di tramutare le leggi del caso. 
Dato che saremmo dovuti passare da una foresta ormai completamente caduta in ombra, deduco ci potrebbe tornare utile.
Ormai da quel fatto erano passati tre giorni, e le nostre riserve di cibo e bevande varie iniziavano a scarseggiare, e non si vedevano città all'orizzonte.
Una variazione di qualunque genere però era impensabile... Non avevamo il tempo...
Tuttavia non potevamo mica giungere a destinazione senza mangiare o bere.
Optammo per una cittadina non molto distante dal nostro obbiettivo. Nemmeno due ore di cammino a piedi, quindi con quel veicolo sarebbe dovuta essere una bazzecola.
Durante il tragitto sembrò però tornare l'allegria. Malv non si lamentò molto per il piccolo furtarello, anzi, affidò temporaneamente i due oggetti al nostro caro piccolo Ful, che li accetto con un visetto più che imbarazzato.
In più sembrava alquanto ingelosito dalla presenza del nuovo arrivato, in quanto entrambi unici e provenienti dallo stesso mondo... io ovviamente ci provavo con tutti e due. 
Nonostante lui lo negasse ripetutamente, io ero sicuro della situazione, e questi episodi si verificano tra il non troppo spesso né il troppo di rado, tra le risate generali dello scarlatto che ci fissava divertito.

Comunque, arrivati in città.. dato i guai non volevano accennare a lasciarci in pace, fummo avvistati da un gruppo di soldati della nostra dottrina... e fu qui che si scatenò tutto il casino.
Avevamo appena finito di far rifornimento e caricato il mezzo quando quest'ultimo fu accerchiato dal gruppo che ci aveva visto entrare in città
"Siete voi i responsabili della morte di uno dei sommi sacerdoti, vero? Seguiteci senza fare storie, e forse non verrete giustiziati!"
Ovviamente io non ne volli minimamente sapere, mi era rimasto troppo poco tempo per sprecarlo appresso a questi idioti miscredenti che pensavano di fare giustizia. Io sarei andato per la mia strada, con loro consenso oppure no.
Ma quando stavo per innalzare le mie armi e fare una strage, fui fermato dal nuovo compagno di avventure.
Mi si avvicino, e bisbigliandomi ad un orecchio mi disse solo queste parole.
"Vuoi turbare ancora Ful con la tua follia omicida? Andate" E detto questo mi spinse sul mezzo, prendendo in mano il suo fucile (purtroppo non il fucile che avrei sperato io) e cominciando a sparare all'impazzata a tutti i presenti, meno che noi, ovviamente.
"Che state aspettando? Andate!" vidi Ful divenire quasi disperato.
"E tu che farai...? Non posso... non posso abbandonare anche te"
E vidi di nuovo il suo viso rigato dalle lacrime... basta, non volevo più vederlo così. Aveva già sofferto abbastanza, e sia io che Ful ci eravamo affezzionati a lui.
Quando lo vidi rigirarsi per riincominciare a sparare e cercare di congedarci con un semplice "Starò bene" Lo presi per il colletto dei suoi abiti, tirandolo in malo modo sopra l'abitacolo del veicolo, e premendo a tutta forza l'accelleratore schizzando per la strada innevata avanti a noi.
Durante il precipitoso tragitto Ful aiutò il nostro compagno a sistemarsi meglio all'interno del veicolo.
"Smettila di guidare un pazzo!" Fu quello che mi gridò mentre cercava di tirarlo su.
Non appena Malv riuscì a sistemarsi meglio mi arrivò un pugno dritto al capo
"Idiota! Ti avevo detto di lasciarmi lì!" lo guardai stizzito
"I ringraziamenti per il tuo salvataggio rimandali pure a dopo!" gli risposi in tono sarcastico
"Ringraziamenti? Quello era il mio momento di gloria! L'hai rovinato!" 
Prima che potessi rispondere a tono... ossia in modo del tutto cretino come si era appena apprestato a fare lui, fummo interrotti da Ful, che si lanciò come una furia addosso a Malv
"Momento di gloria???? Quale momento di gloria??? Spiegami, che cosa ci trovi di glorioso nel morire??? Ho visto così tante morti... ho contribuito a far morire così tanta gente... che ora sono stanco di vedere gente morire!!! Non voglio nessuno che faccia l'eroe! Non voglio nessuno che commetta omici!!! Voglio solo vivere! Voglio solo poter vivere felice e sereno! Che male c'è in questo??? Che male c'è nel voler vivere???"
Lo fissammo entrambi alquanto sconcertati... 
Povero Ful... doveva stare davvero male... E stava nuovamente piangendo...
Cosa aveva questa vita contro di lui? Continuava a fargli male...
Frenai di colpo il veicolo, vacendo cenno al proprietario del suddetto "Slittino a motore" di tornare al volante.
Mi avvicinai a Ful prendendolo in braccio e schiacciandolo contro il sedile, mentre Malv si apprestava a partire.
Prima che potesse reagire, incazzarsi o riincominciare a sbraitare, appoggiai una mano sulla sua guancia, avvicinando all'improvviso il mio viso al suo, chiudendo gli occhi e... assaporando una seconda volta il sapore delle sue labbra.
Notai una sua iniziale rigidità, ma dopo poco si rilassò, cominciando a condividere anche lui quel sentimento che ci spingeva sempre l'uno tra le braccia dell'altro.
Sentivo che timidamente cercava di ricambiare il mio gesto, probabilmente non doveva aver avuto molte esperienze.
Ci staccammo solamente quando fummo richiamati dalla voce di Malv: "Non è che lo vuoi mettere in cinta nei sedili posteriori del mio veicolo, vero?"
Ful mi spinse immediatamente via, diventando in tutto e per tutto simile ai capelli del nostro scarlatto amico... almeno per quel che riguardava il colorito del viso.
"Ma che dici??? Io non farei mai niente del genere con lui! E per di più non con te presente!" 
sembrava più impressionato dal fatto che avesse detto che stavamo per fare cose non troppo pulite in sua presenza, che dal fatto che gli avesse appena detto che rischiava di rimanere in cinta, insulto alquanto peggiore mi sa.
Tuttavia... non potei non dischiudere le mie labbra in un bel gigno alla frase che stavo per pronunciare
"Ah si? Allora perché hai ancora le mani tastate sui miei addominali?" Divenne, se possibile, ancora più rosso, distogliendo lo sguardo da entrambi, che scoppiamo a ridere.
Bofonchiò un "Stavo solo controllando se avevi la frebbe" Prima di cercare di ecclissarsi all'interno dei sedili, ovviamente con scarso risultato, diventando solo oggetto di riso ancor più forte da parte nostra.

Infine giungemmo alla nostra tanto ambita meta.
Magari, arrivammo solo alla foresta oscura... o come cavolo si chiama. Già non sono bravo in geografia, poi dover impare nomi di posti e luoghi sempre nuovi, che appaiono e scompaiono, mi sembra alquanto inutile e noioso.
A questo punto l'avanzata del veicolo si interruppe bruscamente.
"Da qui sarete costretti a proseguire a piedi, mi spiace"
Sarete? Perché parla in seconda persona?
"Che intendi dire con "sarete"? Tu non vieni?" ed ovviamente questo dubbio assalse anche Ful, che non perse tempo a domandarlo.
"Diciamo che vi serve intimità, non vorrei assistere a scene che potrebbero bloccarmi la crescita"
"Ma se hai 25 anni!!!" gridammo io e Ful all'unisolo.
"Su su lasciate correre! Comunque davvero, sono giorno che sono lontano dalla mia famiglia, per quanto vi voglia bene, sono preoccupato, ed ho bisogno di tornare. Ora con permesso, se sareste così tanto gentili da sparire" E senza troppa gentilezza ci scaraventò sull'innevato pavimento
"Ehi!!! Ma che razza di modi sono???"
"Parole al vento Ful, ormai il nostro amico se n'è andato"

Ci accingemmo ad entrare nel luogo ombroso... Ma prima assorbetti una piccola quantità di luce, giusto il necessario per illuminare attorno a noi.
"Non credi sia un po' poco così?"
"E che dovrei fare? Primo, non mi basterà mai il quantitativo di luce utilizzabile oggi per illuminare tutto, secondo, vuoi che renda un altra enorme fetta di territorio completamente oscura?"
Ci riflettè un attimo su, capendo poi chi dei due avesse ragione.
"Ma... ciò non toglie il fatto che questa luce non basti"
Sbuffai portando gli occhi al cielo, iniziando a camminare e rispondendo con un semplice: "Abbi fede" ("Detto da te guarda")
Una volta entrati illuminai una piccola area attorno a noi, giusto per vedere dove stessimo andano e dove mettessimo i piedi, ed a mano a mano che camminavo, riassorbivo la luce dai luoghi che avevamo appena passato, riportandola davanti a noi.

Dopo poco che camminammo, rallentai il passo, facendo passare avanti Ful, per poi abbracciarlo da dietro, prima che potesse girarsi dubbioso a fissarmi.
"Ora che ci penso... siamo di nuovo rimasti soli" Lo vidi sbiancare ed inziare ad ansimare 
"E-ehm... andiamo coraggio, ci aspetta una lunga camminata!" e detto questo sgattaiolò fuori dalle mie braccia, scattando poco più avanti a me.
"Non cambierà mai" Pensai con un sorriso, per poi iniziare ad inseguirlo mentre cercava di correre via, giocando in un luogo forse non proprio consono, ma almeno così entrabbi ci dimenticammo, anche se solo momentaneamente, delle nostre orribili angoscie.




Grazie per aver letto XD E buona nottata. Vi avviso che il prossimo capitolo sarà MOLTO più lungo XD
Ps ringrazio tutti quelli che si sforzano di leggere quest'obrobrio chiamato storia, ed ancor di più quelli che commentano e mi aiutano a migliorare XD Ciao ciao

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Capitolo 9
*** Questi ricordi ricoprono le nostre vite ***


Ciao a tutti miei cari (Inesistenti XD) lettori °° Scusate per il ritardo con il quale sto pubblicando ^^ Ho avuto da fare in questi giorni XD.
Con questo capitolo si conclude la parte della storia che ho già scritto, il resto lo scriverò nei prossimi giorni, quindi probabilmente pubblicherò un capitolo a settimana ^^
Grazie mille a tutti quelli che hanno avuto la voglia (Ed il coraggio °°) Di soffermarsi a leggere, ve ne sono grato, e sappiato che le critiche sono sempre ben accette ^^ Se servono per migliorare. Vi lascio al capitolo.


COME LA NEVE CHE CADE DAL CIELO
cap 9 questi ricordi ricoprono le nostre vite
Camminammo ore ed ore nell'intricato labirinto che costituiva questa dannata foresta. Ogni dannato albero sembrava sempre lo stesso. Ci mettemmo quasi due giorni ad uscire da lì! Due giorni!!! Non ore, GIORNI! E come se non bastasse Frebi si era davvero divertito con me per passare il tempo. Mi aveva inseguito, provocato, baciato, abbracciato, e chi più ne ha più ne metta, tra le mie proteste e grida d'imbarazzo più svariate.
Non volevo proprio ammettere che alla fine mi aveva davvero conquistato. Beh... ma aveva quei suoi denti bianchissimi, quel suo sorriso accattivante, quei suoi meravigliosi occhi viola, quei suoi folti capelli bianchi che gli davano quel tocco selvaggio, quel suo fisico scolpito fatto per essere... AH! Cosa vado a pensare? Devo restare concentrato... e su cosa??? Siamo nel bel mezzo di una tormenta di neve!
"Spiegami ancora come siamo arrivati qui!" dovevo gridare per farmi sentire, come se già non bastasse il freddo pungente che mi arrivava persino alle ossa. 
Questa era la prima volta che vedevo un fenomeno naturale del genere, ma da dove diavolo è sbucato? Non dovrebbe cadere la neve in tutti i posti allo stesso modo?
"Ancora? Non lo so! Non so cosa diavolo stia succedendo, non so perché ci sia una tormenta di neve, e non so che cosa tu abbia da lamentarti, non ho mai visto niente di più bello!"
Si stava davvero crogiolando di quella sottospecie di bufera? 
Beh la faceva facile il mister "anche con 40 gradi sotto zero non porto una maglietta", io stavo a dir poco gelando.
Passammo qualche ora a girare per non so dove, fino a quando Frebi non si rese finalmente conto che forse sarebbe stato il caso di cercare riparo se non voleva trovarmi trasformato in un blocchetto di ghiaccio. 
Vide, non ho la mia idea di come, dato che io là in mezzo non riuscivo a guardare oltre ai miei piedi, una grotta in lontananza.
Corsi verso quel posto speranzoso e desideroso di trovare riparo.
Ma quando arrivai sul posto...
Sentii solo le grida del mio salvatore, prima che quest'ultimo mi spingesse per terra contro il freddo ghiaccio che dimorava quel pavimento.
Il soffitto dell'entrata crollò subito dopo, schiacciando quasi entrambi.
"Sta attento! Se devi finire infilzato da qualcosa ci sono sempre io, no?"
"I-infilzato...?" Quella parola... risvegliò strani ricordi in me, e mentre il mio perverso amico stava per rispondermi in modo giocoso, mi fissò preoccupato quando vide una lacrima rigare il mio viso.
Si alzò subito da me, iniziando a fissarmi preoccupato
"Ehi... che succede?"
non volevo farlo preoccupare... ma nemmeno mentirgli
"Niente tranquillo, stavo solo ricordando" ed alla fine optai per questa soluzione.
Lui mi guardò non molto convinto, e mentre iniziammo ad esplorare questa enorme ghiacciaia, non perse nemmeno una occasione per chiedermi spiegazioni per il gesto di prima.
Dal canto mio, cercavo di liquidarlo tutte le volte con risposte sempre meno convincenti, destando sempre più la sua curiosità.
Infine, deciso a non voler più aspettare, mi scaraventò al muro guardandomi con sguardo non molto rassicurante.
"Ora tu parli" mi disse con tono calmo, ma autoritario nello stesso tempo.
Prima però che potessi rispondere... sentimmo rumori alquanto strani e molesti. Mi mise giù, iniziando a guardarsi intorno. Il ghiaccio attorno a noi stava iniziando a scricchiolare ed a... creparsi...
Cercammo inutilmente di scappare, ma la voragine all'interno della grotta che si creò, ci risucchiò al suo interno.

Mi svegliai con un forte dolore alla testa... E leggermente disorientato, ci misi un po' a fare mente locale, e provai ad alzarmi guardandomi in giro spaesato.
Fui rassicurato solo dalla voce di Frebi, che mi richiamò a se, per poi sussurrarmi un sereno: "Buon Natale"
Cosa sarebbe dovuto significare quello ora?
Notai poi che stringeva qualcosa tra le mani... ed ovviamente chiesi spiegazioni
"Che sta succedendo? E cos'è quell'oggetto?"
Sembrò ignorarmi, avvicinandosi poi a me, dandomi un altro bacio.
"Ascolta Ful, il posto che vedi non ha vie d'uscita, quindi, in alcun modo, si può sperare di mettere piede fuori da questo posto..."
lo guardai con tutto l'orrore che riuscii ad esprimere, anche se lontanamente quantificabile a quello che stava attanagliando la mia mente
"Ma che stai dicendo??? Come sarebbe a dire senza via d'uscita??? Non fare l'idiota e spiegami..."
mi interruppe poggiando un dito sulle mie labbra.
"Ti prego, ora ascoltami. Ho sognato la mia morte, ho sognato che sarei morto tra due giorni..." Mi bloccai di colpo, fissando Frebi abbastanza sorpreso
"M-ma... C-che stai dicendo? Se è uno scherzo non fa ridere" Iniziai a tremare spaventato... Quel luogo iniziava a farmi davvero paura, Frebi iniziava a farmi davvero paura...
Le lacrime iniziarono a rigare i miei occhi quando riflettei meglio su quello che stava dicendo... 
NO! Non poteva essere vero! Io non potevo perdere anche lui... non volevo...
"Ti prego calmati" Mi sussurrò ad un orecchio dolce, stringendomi a lui, per poi baciarmi.
"Non devi preoccuparti, tra poco tutto questo avrà fine"
"Di cosa parli??? Che sta succedendo???"
Mi appoggiò di nuovo un dito sulle labbra
"Ssssh. Prima che succeda quello che deve succedere, voglio che tu sappia una cosa" Cercai di tranquillizzarmi... almeno fino a quando non avessi sentito cose aveva da dirmi, poi avrei potuto di nuovo iniziare a spaventarmi.
"Bravo, così, calmati" iniziò poi ad accarezzarmi ed a farmi grattini su vari punti del mio corpo, facendomi rilassare e facendomi anche sedere sopra le sue gambe incrociate.
"Voglio che tu sappia cosa è successo nel mio passato, sperando che quello che ho fatto non ti turbi molto... voglio che tu sappia cosa sono veramente capace di fare... e voglio che tu sappia chi sono veramente io..."
E detto questo iniziò a raccontarmi...
Quasi subito fui preso dalla storia, lo fissavo catturato, come ipnotizzato, ascoltando meravigliato ed estasiato la sua storia.



Fin da piccolo era stato costretto ad unirsi all'abazia, senza però troppe proteste da parte sua, data l'imminente morte dei suoi genitori...
Gli anni passavano allegri e sereni, almeno per lui. Frebi non era di certo un bambino calmo e tranquillo, tutt'altro! E più passava il tempo più sembrava diventare ingestibile.
Ma l'eccesso... L'apice di questa sua "irrequietudine" lo ebbe all'età di 16 anni... 4 anni fa...
Per caso, non si ricorda nemmeno come, venne a scoprire dell'esistenza di un suo fratello minore... Un piccolo ragazzo più piccolo di due anni rispetto a lui, che a soli due mesi, e non dicendo nulla a Frebi, vendettero come schiavo per un misero pugno di soldi.
Dopo quel giorno... il mio sventurato amico non poté più darsi pace. Cercò notizie di suo fratello in lungo ed in largo... senza trovare indizi, senza trovare traccia. Scappato dal luogo in cui stava, in compagnia dei suoi due amici Miro e Alas, che cercavano di tenergli compagnia in questo difficile momento, ed in questo più che duro viaggio.
Passarono mesi prima che riuscì finalmente ad avere uno straccio di indizio sull'accaduto.
Scoprì chi fossero i bastardi al quale il suo piccolo fratellino era stato venduto... Ma quando decise di andare a fargli una visitina... Scoprì una cosa orribile.
Il suo consanguineo, dopo essere stato venduto, e fatto crescere qualche anno nel più spregevole dei modi, era stato trattato come il peggiore degli animali.
Veniva picchiato, torturato, usato, ed affittato come schiavo... Dio solo sa per fare cosa.
Al sapere questo... Qualcosa scattò dentro Frebi... Cambiò radicalmente il suo essere... tutto quello che fino a quel momento aveva..
tutto quello che fino a quel momento aveva rappresentato la sua stessa essenza... era sparito nel nulla.
Il ragazzo ormai furioso, senza nemmeno aver potuto sapere che fine avesse fatto suo fratello, prese le sue (già allora) armi, un paio di fruste dalle estremità formate da lame acuminate, e decise di compiere una strage... Sotto gli occhi dei suoi due amici.
Ma la cosa non finì solamente così... Frebi iniziò a bere... diventando una specie di alcolizzato...
Iniziò ad andare in giro per le città... seminando il panico attraverso le sue "premonizioni".
Tutti lo conoscevano e sapevano delle sue capacità... quindi tutti gli credevano quando diceva loro quando sarebbero morti.
Dovunque andava si scatenava il caos, la gente era disperata, perdeva ogni speranza, lasciava perdere ogni progetto... 
Per non parlare di tutta quella gente che in preda alla più nefasta malinconia si dava ad una vita non per niente dignitosa.
C'era chi ormai senza speranza iniziava a rubare, uccidere, massacrare... e molte altre cose orribili.
Ma nonostante tutto il male che facesse... nulla riusciva a calmare il suo animo... Almeno quasi.
Riuscì a tornare in se solo qualche mese dopo... quando, giunto in una nuova cittadina, con ancora i suoi amici che cercavano di dissuaderlo, si divertì di nuovo a seminare il panico.
Questa volta però... successe un fattore non previsto.
I cittadini, indignati e disperati, se la presero con il povero Frebi.
Alas, nel tentativo di difenderlo, venne ucciso... E questo scatenò una seconda volta la follia omicida di Frebi, che sterminò l'intero villaggio... sotto gli occhi sconcertati di Miro.
Infine, quando il massacro ebbe fine... Il gelido assassino si riavvicinò alla sua coppia di amici, scoppiando in lacrime.

E dopo aver detto, piangendo e con tono piuttosto flebile "Non volevo andasse a finire così" Scappò via. Corse a perdifiato per giorni e giorni... Fino a quando non decise di tornare all'abazia... provando a dimenticare l'accaduto. Gli fu inizialmente proibito di mettere piede fuori, dati gli orribili peccati di cui si era macchiato, ma passati gli anni, gli fu di nuovo permesso di uscire.
Venne anche a sapere che il suo unico amico rimasto era diventato il capo del laboratorio di ricerca non molto lontano da dove viveva lui... ma non ebbe mai il coraggio di andare a trovarlo. 
Aveva paura... paura di quello che era successo, paura di quello che era stato, e paura di ricordare.
Così cercò semplicemente di seppellire nella sua memoria l'accaduto... Fino a quando io non irruppi bruscamente nella sua vita, fino al giorno del disastro all'abazia, in cui fu costretto a tornare a fare i conti col suo passato.

Sentita questa storia... mi ci volle un po' per riprendermi e per riuscire di nuovo a ragionare lucidamente... il modo in cui me l'aveva raccontata... i particolari... la follia omicida ancora presente nei suoi occhi... inizialmente ne fui spaventato... 
Ma poi riflettei su cosa avrebbe potuto provare lui in quei momenti... su quanto avesse sofferto... e su quanto coraggio avesse avuto nel raccontarmi tutto quanto... quindi infine decisi anch'io di raccontargli qualcosa del mio passato, qualcosa che non avevo raccontato a nessuno.

Quando arrivai in questo mondo ero solo, completamente solo. Non avevo ricordi, non avevo certezze. Ero solo un bambino spaventato. Ero disperato e disorientato. Non sapevo dove mi trovassi o cosa ci facessi lì.
Vagai per giorni senza meta nelle stradine di quella città, tra gli stenti ed il gelo, con la fame che mi assaliva, bevendo solamente la sporca neve che c'era per terra.
Fortunatamente però, la gente di quel posto ebbe cuore di me.
Iniziò a darmi da mangiare, inizio a darmi qualcosa con cui coprirmi. 
Poco a poco iniziai ad avere quel che mi serviva per vivere. Nessuno si chiedeva chi fossi, nessuno mi dava spiegazioni. Ma almeno mi aiutavano.
Mi diedero anche un piccolo riparo. Un piccolo tetto sulla testa sotto cui vivere.
A discapito della paura iniziale, iniziai ad adorare l'ospitalità di quelli del posto, iniziai ad adorare questo mondo. Pensavo che tutti fossero delle persone meravigliose. 
Iniziai ad adorare la neve, passavo ore ed ore a giocarci, a fare pupazzi neve. Nonostante gli altri bambini non volessero mai unirsi a me a giocare... E non perché fossi diverso da loro, ma perché... sembravano odiare la neve.
Passati i giorni però... la solitudine iniziava a farsi sentire. 
Non passava giorno senza che mi ritrovassi da solo nella mia casetta a piangere come un disperato.
Abbracciavo in preda alle lacrime il mio cuscino, sperando, immaginandomi, che quello sporco e logoro pezzo di stoffa e piume potesse essere qualcuno per cui provare affetto, qualcuno che mi volesse bene.
Ma il tempo continuava a scorrere, ed io continuavo a piangere.
La mia esistenza però cambio radicalmente quando feci un incontro... 
Un ragazzo dai capelli bianchi, dagli occhi viola, e dal corpo straziato e martoriato da ferite varie, fece il suo ingresso in casa mia, cadendo poi a terra.
Io incuriosito, nonostante la paura, mi avvicinai piano piano a lui.
Alla fine, superato lo spavento iniziale, decisi di prendermene cura.
Infine lo conobbi. Era un ragazzo... anzi, una povera anima straziata dal dolore, che aveva paura di tutto e tutti.
La vita era stata crudele con lui, aveva trovato solo gente che l'aveva maltrattato ed usato.

Passai due anni a vivere con lui. 
Nonostante la diffidenza iniziale, dopo poco diventammo amici, ed iniziammo a volerci bene a vicenda.
Era un ragazzo dolcissimo... nonostante non conoscesse altro che violenza, e spesso finisse per farmi male, senza nemmeno rendersene conto. Io non gli davo più di tanto peso... In fin dei conti gli volevo troppo bene e potevo comprendere cosa aveva passato.
Passato il tempo assieme, il ricordo del triste trascorso di entrambi si fece ormai lontano.
Eravamo felici, felici di essere assieme.
Un giorno però, spinto dal desiderio di scoprire chi ero, spinto dal desiderio di poter tornare alla mia vera casa, decisi di partire per un viaggio.
Inizialmente il mio unico amico fu decisamente contrario, ma poi, capendo quanto fosse importante per me, decise di seguirmi dovunque volessi andare...
La decisione peggiore della sua vita.

"Ehi Ful, sei sicuro che la strada sia questa?" Mi fissava col suo dolce viso impaurito, mentre guardava spaventato l'enorme montagna di fianco a noi.
"Si, ti ho detto di star tranquillo. Questa è sicuramente la strada giusta" 
Un rumore fece spaventare il mio pauroso avventuriero, che si strinse a me tutto tremante. Aveva due anni in più, ed era decisamente più alto di me.
"Eddai non fare così, va tutto bene" Mi guardo con le lacrime agli occhi, iniziando poi a supplicarmi con voce tremante
"Ti prego torniamo a casa, ho paura. Ed ho anche un orribile presentimento... Questa montagna non è sicura... sta notte ho fatto un sogno... Questo ghiacciaio sarebbe crollato"
Cercai di rassicurarlo
"Ehi ehi ehi! Non devi aver paura, ci sono qui io! Ti proteggerò e non pormetterò che ti accada nulla"
Poi però pronunciata questa frase, fui catturato da un immagine in lontananza, che si muoveva sotto a quella tormenta di neve.
Mi liberai dalla presa del mio pauroso fratellone, ed iniziai a correre e gridare contro quella figura.
Non so perché, ma sentivo che avrei dovuto parlarci, sentivo che avrebbe potuto sapere qualcosa.
Ma quando mi stavo per avvicinare, scomparve nel nulla.
Un boato assurdo mi distrusse quasi i timpani, tanto da costringermi a protare le mani alle orecchie.
Mi guardai attorno un po' spaesato, cercando di capire l'origine di quel rumore, poi infine me ne accorsi...
Girandomi... Notai che un enorme pezzo della montagna era sparito.
Un'enorme angoscia mi assalse... E se il mio compagno di stanza avesse avuto ragione? Se il suo sogno si fosse davvero avverato...?

Iniziai a correre indietro disperato... cercando il prima possibile di raggiungere la persona che avevo lasciato da sola in mezzo alla bufera. Ma quando sopraggiunsi, quello che mi si parò davanti... mi fece piangere per l'ennesima volta. Mi disperai ancora una volta... Disperazione che iniziò con una lacrima. 
La lacrima scorreva fredda sul mio viso, lasciando al suo passaggio una scia di ghiaccio rovente. Io ero completamente immobile, mentre senza poter reagire in alcun modo continuavo ad avvelenare gli occhi con quella vista.
Sentivo, percepivo, il mio respiro sussultare, come sei i polmoni fossero sul punto di cedere da un momento all'altro. Il mio cuore muto non ne voleva sapere di far sentire la sua voce.
Tutto accadde in quell'attimo, che sarebbe dovuto essere fugace, ed invece sembrava più duraturo della mia stessa vita.
La lacrima continuava inesorabilente per la sua difficoltosa strada, danzando sulle mie labbra (come il mare fa sulle rive della spiaggia), inondandomi col suo sapor salato, prima di ritirarsi da quelle rosse sponde.
Ed infine cadde a terra, infrangendosi al suolo.
L'esatto ritratto delle mie speranze. Infrante contro l'enorme scoglio che mi si stagliava davanti.
La mia voce non voleva uscire, ma solo un orribile e sordo lamento poteva arrivare a rivesrire quel luogo.
Quel momento di stasi, uello stallo delle mie emozioni che durò solo un momento, si ruppe, ed uno straziante dolore mi avvolse il petto.
I miei occhi bruciarono, iniziando a lanciare migliardi di frecce  d'acqua acuminate che si stragliarono sul mio viso, percuotendolo e doformandolo.
Si intrisero di rosso quando una goccia di sangue le colpì avvolgendole, come se volesse cullarle per far sparire in loro la paura di cadere al suolo.
E così tutte quante, senza più indugiare, cominciarono a tuffarsi una dietro l'altra d'innanzi al loro destino.
Ed io invece? Chi avrebbe giudato d'ora in poi i miei passi? Chi avrebbe consolato d'ora in poi i miei falsi sorrisi?
La mia mente si storpiò, come pronta ad esplodere, piuttosto che accettare la realtà che le si stagliava d'innanzi.
Il sangue mi scorreva forte nelle vene, come formiche che si agitano e creano dolorosi ingorghi sotto la mia pelle.

In un attimo non sentii più il freddo, non sentii più la fatica.
Un'enorme pezzo di ghiaccio era caduto dalla montagna, ed aveva perforato il corpo dell'unica cosa che aveva un valore nella mia vita.
La neve si macchiò di rosso, un colore che d'ora in poi avrebbe rappresentato angoscia e solitudine.
Infin tutto questo ebbe termine, con un labile urlo d'orrore, l'unica cosa che riuscì ad uscire dal mio corpo oltre alle lacrime.

Dopo quel giorno... iniziai a considerare quel mondo un posto maledetto. Mi sentivo un mostro, e pensavo che ogni persona esistente fosse un mostro. 
Abbandonai la mia casa, oramai non aveva più senso restarci, e di nuovo vagai senza una meta.
Passarono mesi prima che sopraggiunsi mezzo morto all'interno di un ospedale. Quel posto in cui conobbi Heyma.


Finito di raccontare il tutto a Frebi... Mi resi conto di quanto anche lui, nonostante fosse solo per l'aspetto, mi ricordasse il mio amico di infanzia. Forse era anche per questo che fin da subito mi ero fidato ed affezionato a lui...
Il gelido ragazzo mi strinse a se, vedendomi di nuovo in lacrime.
"Ssssh, non piangere. Ora tutto questo finirà. Tu non ricorderai più nulla, e potrai finalmente vivere felice. Tornerai a casa" 
Lo guardai stranito... Riuscivo a capire sempre meno di quella situazione
"Ma che stai dicendo? Io..." 
Fui interrotto da un altro bacio.
"Sono stato felice di incontrarti, anche se per poco, hai ridato un senso alla mia vita. Qualcosa per cui lottare. L'oggetto che mi vedi stringere tra le mani... è lo stesso che porti te nelle tue tasche. Il tuo ti permette di far scomparire ed apparire la terra... Questo invece a proprietà diverse. Ti permette di far passare una persona che è venuta in questo mondo nell'altro, e di far passare una persona dell'altro mondo a questo. Quindi ora, stai per tornare a casa. Questo è il mio regalo di natale, quello che mi avevi chiesto.
Per tutta la mia vita non ho fatto altro che avere paura. Ho prima avuto paura della morte, e l'ho mascherata con credenze stupide ed insensate. Poi questo senso di terrore si è spostato sui miei ricordi. Ed ho iniziato a voler a tutti i costi dimenticare.
Ed infine... ho scoperto che sarei dovuto sparire... Ed ho avuto di nuovo paura... Se non fossi arrivato tu... non so cosa ne sarebbe stato di me" E con un sorriso sul volto, sorriso al quale facevano contorno le lacrime, mi toccò con quella strana sfera che stringeva tra le mani.
Iniziai a sollevarmi in aria, come risucchiato da un vortice, mentre tutto attorno a me si faceva disfatto e confuso.
Mi aggrappai alle braccia di Frebi, iniziando a gridare come un disperato.
"Non voglio andare via, voglio stare qui con te, al tuo fianco"
Mi sorrise di nuovo
"E' meglio così, io sto per morire, e non c'è modo di salvarmi. Tu così potrai vivere la tua vita al meglio"
Infine si liberò dalla mia presa, guardandomi felice scomparire via
"Almeno qualcosa di buono nella mia vita sono riuscito a farlo"
Fu l'ultima cosa che sentii. Prima che tutto si fece buio.
















Ormai sono passati anni da quel giorno, ma io non ho dimenticato. 
Tornato in questo mondo ho capito il vero significato della parola casa. Per tutta la mia esistenza non avevo fatto altro che cercare disperatamente di tornare qui, senza rendermi conto che più di una volta avevo trovato QUALCUNO che fosse la mia casa.
Ora cerco di vivere la mia vita al meglio, almeno in memoria di chi è morto per permettere a me di vivere una vita più serena. Ed in questa notte di natale, festa che non mi suscita altro che malinconia, ricordo per l'ennesima volta il viso di chi mi ha lasciato.




















Questo è il penultimo capitolo, il prossimo concluderà la prima parte della storia. Come vedete, è un pochetto più lungo dei precedenti, ed anche i prossimi saranno più lunghi. Spero il capitolo sia piaciuto ^^ Buona serata a tutti.

 

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