Cervo di sabbia

di kazuha89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sabbia ***
Capitolo 2: *** Cervo ***



Capitolo 1
*** Sabbia ***


Non ho mai avuto motivo di lamentarmi di me stessa. Non che mi sia mai proclamata perfetta, ma tutto sommato mi sono sempre sentita orgogliosa di me. Avevo una famiglia normale, per quanto potesse esserlo dato che mio padre era il Kasekage, e mi sentivo molto amata. Poi era arrivato Kankuro, cosa che sebbene fossi molto piccola, ricordo, mi rese euforica. Un bel bambolotto con cui giocare tutto per me, che mi divertivo a vestire e truccare da principessa come me. Ripensandoci, forse avrei dovuto evitare il trucco viste le abitudini estetiche prese da lui in futuro.. va beh.
 Dopo ancora era nato Gaara, e tutto si era coronato in maniera perfetta. Finche mio padre non aveva rovinato tutto.
Mio padre non era mai stato chissà quanto affettuoso con noi, manteneva il suo decoro da Kasekage anche tra le mura domestiche, ma io gli avevo sempre voluto bene, lui era il mio papà. Ma dopo la nascita del mio fratellino piccolo, tutto era crollato davanti ai miei occhi. Papà aveva chiuso anche quel magro spiraglio di amore paterno che aveva nel suo cuore, ed era divenuto niente meno che un estraneo per la sua famiglia. Spariva per delle ore insieme al piccolo Gaara, e non si sapeva dove andava ne cosa facesse. Poi successe l’inferno. Il mio amato fratellino diventò un mostro sanguinario senza pietà, e mio padre il suo più acerrimo cacciatore. Mia madre non resse il peso di questo atroce dolore, e si tolse la vita, incolpando la nascita di Gaara per ogni sventura abbattutasi sulla nostra famiglia. Io dal canto mio, nei miei 5 anni di vita, capivo solo che il mio bel castello di giochi e favole, era crollato sotto il peso della furia di Gaara e della follia di mio padre, e davo la colpa ad entrambi. Crescendo, Gaara peggiorò radicalmente, e la sua sete di sangue divenne cronica, inestinguibile, e io mi aggrappai saldamente a me stessa e all’unico lembo della mia famiglia che rimaneva sano: mio fratello Kankuro. Se non per lui, il mio cuore non si apri più per nessuno, finché un giorno non si chiuse del tutto, rendendomi agli occhi del mondo, la principessa della sabbia dal cuore di pietra. Fino a quel giorno..che ancora oggi, mi chiedo se essere felice che sia venuto..o se devo incazzarmi come una bestia al solo pensiero. Beh, se penso a dove mi trovo in questo momento, mi ci incazzo eccome, ma temo che una parte delle colpe sia mia per il fatto che sono qui. Cavolo..ma che ci faccio, io, qui? Oddio..va beh, proseguiamo altrimenti non si capisce nulla! Ok, quel giorno..
Erano passati dodici anni dal giorno in cui mio padre aveva trasformato Gaara in una forza portante rovinando le nostre vite, ed era venuto il momento per me e i miei fratelli di partecipare agli esami per la selezione dei Chunin. Non mi sentivo particolarmente emozionata all’idea, dato che reputavo ben pochi quelli che avrebbero si e no potuto tenermi testa, e la stessa cosa valeva per mio fratello Kankuro, e..beh per Gaara ai tempi non mi preoccupavo affatto, ma avevo seri dubbi che esistesse qualcuno capace di fermare quella belva. E poi..nemmeno se cosi non fosse stato, gli esami mi interessavano particolarmente, dato che i piani dei capoccioni del mio villaggio per quel giorno erano ben diversi dalle aspettative. Già, perché io e i miei fratelli, quel giorno, non eravamo al villaggio esattamente con buone intenzioni..
Ma ciò che accadde ormai è storia passata e, ad essere onesta, dopo tutto quello che è capitato a me e ai miei fratelli dopo quel fattaccio, me ne vergogno alquanto, per cui.. lasciamo perdere.
No, ciò che conta davvero, stavolta, è la storia di sfondo, il contorno sfocato e passato in secondo piano. Ovvero.. le sfide degli esaminandi. Che poi..beh direi che sono la causa principale del motivo per cui ora sono qui a.. beh continuiamo ad andare per gradi, meglio..
Com’è noto a tutti, gli esami dei Chunin si tengono a Konoha, e partecipano i giovani Genin aspiranti Chunin di ogni angolo del pianeta, e quel giorno io e i miei fratelli partecipammo in vece del villaggio della sabbia.
La prima parte dell’esame scorse via rapidamente, le eliminatorie furono una passeggiata,e in breve io e i miei fratelli ci ritrovammo alle semifinali. Tra i partecipanti, come avevo previsto, non c’era nessuno di particolarmente forse, non fosse per un tale chiamato Sasuke Uchiha che, a sentire le voci della folla, era la grande promessa di Konoha. Curiosa di vederlo al’opera contro le mie arti del vento, andai a controllare se la seconda parte dell’esame prevedeva uno scontro tra me e lui..ma rimasi delusa. No, contro di me era stato messo un tizio che nel pomeriggio avevo visto combattere contro una ragazza del villaggio del suono usando una strana tecnica basata su una specie di gioco d’ombre..niente di che,a mio modesto parere. Vedendolo all’opera, a me pareva bastasse calcolare le distanze tra lui e me, e le sue ombre sarebbero rimaste fregate. Il che giocava a mio vantaggio, dato che i miei attacchi erano a lunga distanza. Bene, pensai, quando toccò a me scendere in campo, vediamo dunque come te la caverai contro di me..Shikamaru Nara.
“Shikamaru! scendi, o vuoi un invito scritto?”
Alzai la testa verso le tribune, e vidi per la prima volta il mio fantomatico avversario..precipitare giù dal cornicione per cozzare a terra come un sacco di patate, per poi restarsene li sdraiato nella polvere, un muso lungo un mese stampato in faccia. Sembrava irritato.
“Allora, bellezza, facciamo radici? Non vuoi ritirarti, spero..” lo sfottei, beffarda. Era pure più piccolo di me, troppo facile..
Lui per tutta risposta mi guardò sofferente borbottando qualcosa tipo: “Uff, un'altra volta contro una ragazza..”
Mi prese un po’ di nervoso. Problemi con le donne, mezza sega?
Dalle tribune, i suoi amichetti iniziarono a scalpitare, incitandolo ad alzarsi e a combattere, ma lui non demorse. Rimase là sdraiato a mugugnare. Iniziarono seriamente a prudermi le mani. Te li faccio passare io i problemi con le donne, bestiaccia!
Afferrai salda il mio ventaglio, e mi scagliai come una furia su di lui. In quel gesto, c’era tutto il mio odio verso gli uomini, che fin da piccola mi avevano cosparso il cammino di dolore e sofferenza. Sapevo che quel ragazzino non aveva colpa delle mie sventure, ma la sola idea che si azzardasse a giudicarmi soltanto perché ero femmina, mi faceva bollire il sangue..
Ma il mio colpo andò a vuoto. Nel punto in cui il mio ventaglio era atterrato, dove poi doveva esserci la sua testa, trovai solo un mucchio di terra. Lui, Shikamaru, era sparito.
“Tanto per puntualizzare..” mi sentì mormorare più o meno a un baffo dal mio lobo. “Se sto accettando di combattere contro di te, non è perché muoio dalla voglia di diventare Chunin, cosa che mi interessa solo relativamente. Lo faccio solo e unicamente..perché non sopporto nemmeno l’idea di farmi battere da una donna. Detto questo, ragazza mia..fai del tuo meglio!”
Alzai la testa. Lui era li, davanti a me, e mi guardava con un sorrisetto di scherno. Vidi nero. Sei morto, bello..
Per tutta la durata dello scontro fu come giocare al gatto e al topo. Avevo fatto decisamente i conti senza l’oste. Ombre escluse, Shikamaru Nara non era affatto un avversario semplice da sgominare. Era terribilmente veloce ed estremamente furbo. Un paio di volte, schizzò fuori dalle sue millecinquecento tane per provare ad attaccarmi con le sue ombre, ma conoscendo il mio pollo, i colpi andarono a vuoto. Alla fine, dopo l’ennesima cartuccia finita in salve, Shikamaru usci allo scoperto. Era decisamente malconcio per tutte le volte che lo avevo sparato di qua e di la coi miei colpi d’aria, ed era praticamente a secco di chakra. A occhio e croce, non gli restavano ancora molti colpi in canna.
“Mai sottovalutare un avversario, carino..” sbottai, gongolante. Era mio, era strafritto. Un altro bel colpo come dico io, e non ci sarebbe stata storia. Lui per tutta risposta tacque, contemplandomi da capo a piedi per un minuto buono, lo sguardo carico di concentrazione. Mi pareva di sentire gli ingranaggi macinare nella sua testa fin qui. Poi, d’improvviso, mi spiazzò con un colpo di scena: giunse le dita in grembo, chiuse gli occhi, e rimase lì, immobile, come una statua. Il pubblico attorno a noi parve brancolare nel buio quanto me. Ma che diavolo era quel gesto?
Poi, improvvisamente, dal nulla Shikamaru spalancò gli occhi,e riflesso in quelle profonde iridi nere lessi chiaro il mio futuro. Non era lui ad essere morto..ero io. Non sapevo come, ma..era chiaro in quel suo sguardo scuro e penetrante..che per me non c’era scampo.
Tuttavia, il mio orgoglio, non mi permise di retrocedere senza prima dare battaglia. Ma prima ancora che potessi capire cosa fosse successo, il mio corpo non rispose più ai miei ordini, e mi ritrovai schiava della sua ombra. Lo guardai, e provai odio, tanto odio. Odio per tutte le volte che ero finita spalle al muro prima di imparare a difendermi, per tutte le volte che avevo sofferto per colpa degli uomini della mia famiglia. Gli uomini..credono sempre di essere migliori di noi. Anche lui adesso, che mi faceva camminare verso di lui tirandomi come una marionetta e che ora alzava il mio braccio per costringermi a dichiarare resa, godeva nel suo status di uomo che umiliava me, una donna..
 Ti odio, Shikamaru Nara! Io ti odio, io..”
“Io mi arrendo..”
Mi prese un colpo. Spalancai gli occhi e lo fissai. Prego? lui..si arrendeva?
“Scusa, ma sono veramente sfinito. La verità è che non amo combattere, mi spossa in maniera assurda.”
Sganciò il mio corpo dalla sua ombra, schioccò il collo, mi fece un cenno e lasciando l’arena, mi indicò borbottando spossato: “Ha vinto lei, maestro..”
Rimasi lì, sconvolta. Mai..mai nella mia vita..qualcuno aveva fatto una cosa del genere a me. Uscendo dall’arena, non sapevo cosa pensare. Perché l’aveva fatto? A che scopo andare contro il suo stesso credo di non farsi battere da una donna?
Mentre, pensavo questo lo vidi, seduto su una panca con un ragazzino simile a un cucciolo di ippopotamo intento a far fuori una confezione gigante di patatine, e a una ragazzina bionda che cercava di pulirgli la faccia dalla polvere con un fazzoletto. Gli passai davanti, e per un secondo i nostri sguardi s’incrociarono. Un attimo prima di passargli oltre e di girargli definitivamente le spalle, la ragazzina bionda parlò: “Potevi batterla, era questione di un gesto!”
“Forse, ma non è questo il punto..” rispose lui, facendosi voltare dalla ragazzina bionda per pulire bene l’altro lato del suo viso. “Vedi Ino.. io credo che incontro a una donna non si debba mai andare con brutte intenzione. Al massimo..le si può andare incontro con un fiore.”
Per un secondo, credetti che un'altra ombra avesse catturato il mio corpo. Per un secondo, mi fu impossibile muovermi. Cavalleria. Shikamaru non mi aveva sconfitto e umiliato davanti a tutti..per cavalleria? Possibile? Esisteva davvero..un uomo del genere, al mondo?
Tempo dopo, e diversi avvenimenti dopo, quando ormai il fatto si stava archiviando nella mia mente, mi ritrovai di nuovo il nome di Shikamaru nelle orecchie. A Gaara, infatti, era arrivato all’orecchio che il suo amico Naruto, ragazzo conosciuto a Konoha che aveva cambiato mio fratello nel profondo facendo uscire la sua vera natura bonaria e placando la sua sete di vendetta, era nei guai con un quel Sasuke Uchiha, che risultava rapito da un pazzo intenzionato a farne un suo tirapiedi. Gaara ovviamente era partito per la tangente e aveva preso immediatamente la porta per correre in soccorso, con me e Kankuro al seguito. Nel tragitto, ci spiegò che Naruto era partito alla ricerca di sasuke insieme ad alcuni ragazzi del villaggio della foglia..compreso il neo eletto Chunin Shikamaru Nara.
“Al momento sembrano essersi divisi..” spiegò Gaara. “Stanno affrontando un nemico a testa, e gli occorre man forte. Io vado ad aiutare Naruto, voi aiutate gli altri due..”
“Dov’è Shikamaru?”
I miei fratelli mi fissarono. Mi era uscito dalla bocca senza che me ne accorgessi. Mi ricomposi velocemente.
“E’ un impiastro, non vorrei mai fosse già morto. Io sono più veloce di te, Kankuro..”
Mio fratello fece spallucce e accettò senza troppe domande, con mio profondo sollievo. Mi congedai da loro in fretta e furia, e mi diressi verso la zona dove si stava svolgendo la disputa tra Shikamaru e il suo avversario. Ma che mi era preso? Perché mi era uscita quella cosa dalla bocca? Perché..avevo tanta fretta di raggiungere quel ragazzo?
Quella volta, giudicai la mia strana uscita una sorta di sesto senso, dato che quando raggiunsi Shikamaru annaspava per non soccombere contro la sua avversaria..tsè, fatalità una ragazza! Ma quello che venne poco dopo, mi mandò di nuovo nello sconcerto. Accompagnai Shikamaru all’ospedale del suo villaggio per farsi medicare, dato che aveva riportato delle ferite sebbene marginali, e li aspettammo di sapere come stavano gli altri. Stavo quasi per partire con una bella fulminata a Shikamaru riguardo la sua negligenza..quando mi accorsi che era cereo. Si allontanò lento verso le panche in sala d’attesa davanti alle sale operatorie, e si lasciò cadere a peso morto. Il suo sguardo solitamente profondo e penetrante..era spento e vuoto. Rimasi di sasso. Non l’avevo mai visto cosi. I miei istinti bestiali, però, subentrarono al mio sgomento, e mi ritrovai ad attaccarlo:
“Non avere rimorsi..” dissi, seccamente. “Ogni missione comprende un sacrificio, tutto giusto al 100% non va mai niente, rodersi il fegato non serve a nulla..”
Lui per tuta risposta alzò meccanicamente la testa per guardarmi. Sembrava stordito da una violenta botta in testa. Poi riabbassò il capo, neanche pesasse troppo per restare su.
“Sai, Temari..non ero mai stato in missione, prima, senza avere con me il mio maestro..” mormorò piano. “Ed ho capito ben chiara una cosa: io..non sono fatto per fare il leader..”
Io lo guardai fisso, sentendomi stranamente infastidita da quel suo atteggiamento remissivo.
“Non ti facevo cosi rinunciatario. Se cadi..l’unica cosa da fare è rialzarti e riprovare. Tu invece sembri voler restare li per terra..”
“Chi ti dice invece, che non mi alzi per evitare di sbagliare ancora?” rispose lui, e si alzò in piedi. “Ho basato tutta la mia forza sui miei uomini, dimenticando realmente chi dipendesse da chi. Per colpa delle mie negligenze, dei ragazzi innocenti, mentre parliamo lottano per la vita. Sono debole, Temari, ed è tutta colpa mia se i miei amici..”
 Ero allibita. Non c’era nulla del cinico stratega che mi aveva “sconfitta” durante gli esami dei Chunin nel ragazzo davanti a me. Però..dentro di me..sentivo di capire dove fosse il problema. Anche io, infatti..un tempo avevo avuto quella luce sbiadita negli occhi.
“Tu..hai davvero tanta paura di soffrire, vero?”
Shikamaru non mi diede risposta. Girò su sé stesso e mi volò le spalle, incamminandosi verso l’uscita. Ma sul suo cammino, s’imbatté in Shikaku Nara..suo padre.
“Shikamaru, fermati..”
A quella voce, Shikamaru si bloccò nel bel mezzo del corridoio. Suo padre, versione invecchiata di Shikamaru, venne avanti, mi scoccò un ‘occhiata velenosa, e si posò al muro accanto alla mia panca, le braccia conserte.
“Non vorrai dar retta a quella femmina, mi auguro..”
Mi scattò un muscolo della bocca, che si storse appena. Ecco l’origine della mentalità insulsa di Shikamaru riguardo le donne..
“Non sto scappando, se è questo che vai insinuando, papà. E se pure fosse, non ho voglia di discutere con te a riguardo..” sbottò lui, e mi parve di vedere un lampo del vecchio Shikamaru saettare nell’aria insieme alle sue parole.
“Sarà come dici, ma fare lo struzzo come stai facendo tu non lascia molto spazio ad altre ipotesi. Almeno, io uno che al primo fallimento, dichiara resa e si defila..lo chiamo codardo.”
Una morsa allo stomaco mi fece scattare. Piano coi termini, esagerare non era necessario..
Shikamaru non replicò, e suo padre prosegui implacabile.
“Non fermerai la guerra astenendoti da essa, la gente continuerà a morire anche se tu te ne lavi le mani, sai?Non serve a niente scappare come un coniglio come stai facendo tu..”
Ma..anche coniglio, adesso! ma perché non gli rispondi, Shikamaru..
“Ma se invece adesso tu ti ricomponi e fai tesoro di questo fiasco, un domani potresti fare la differenza tra vita e morte. Però se vuoi continuare a ragionare come fai adesso..allora, ragazzo, non sei altro che un vigliacco!”
Mi prese il nervoso. No, adesso basta, non aveva alcun diritto di trattarlo in quella maniera. Ero lì lì per dirgliene quattro, quando le porte della sala operatoria si spalancarono, e il quinto Hokage fece ingresso in sala d’attesa. Piombò il silenzio. La donna sospirò a fondo e sprofondò della panca davanti a me. Poi si voltò verso Shikamaru.
“Missione fallita. Sasuke Uchiha é disperso, Naruto è tornato a casa moralmente sconfitto e gli altri ragazzi hanno riportato serie lesioni..”
Silenzio.
“Ma grazie al tuo talento e alle tue capacità di Leader..i tuoi compagni sono tornati a casa e ora stanno bene!”
Fu come se la tensione che aleggiava nell’aria all’improvviso si fosse dissolta. Persino io che ero estranea ai fatti, mi senti alleggerita di un peso. Shikaku Nara defilò in silenzio, un sorrisetto soddisfatto stampato in faccia. Esasperata, feci per alzarmi anche io, quando nel silenzio sentì un suono che mi fece mancare il respiro: singhiozzi. Mi voltai di scatto, in credula, e rimasi spiazzata. Shikamaru..stava piangendo. Un pianto straziante, sofferto, disperato.
In quel momento, in me avvertì qualcosa muoversi. Qualcosa di assolutamente nuovo, mai sentito prima. Per la prima volta nella mia vita, il mio cinismo cedette il passo a un moto di qualcosa che somigliava a molto alla pietà, ma allo stesso tempo non ne aveva nulla a che fare. La pietà mi avrebbe spinta verso il disprezzo, come accadeva sempre. Invece in quel momento..provavo qualcosa a me estraneo. Perché, come tutte le volte che qualcuno mi faceva pena, invece di disprezzarlo.. provavo per quel ragazzo solitamente duro e orgoglioso, ma ora ridotto a un cucciolo spaurito in una giungla troppo grande per lui, uno strano moto..quasi di tenerezza? Perché, se Shikamaru Nara non mi piaceva affatto..avevo voglia di proteggerlo?

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Capitolo 2
*** Cervo ***


Si, più ci ripenso, più credo che se potessi tornare indietro, andrei dalla me stessa del passato e le romperei anche una gamba pur di impedirle di incrociare il suo cammino con quello di Shikamaru Nara..
Bene che, a voler essere onesta, se quella volta non ci fosse stato lui contro Kujaku, oltre a non essere qui ad aspettare di fare la figura peggiore della mia vita, non sarei stata più in nessun altro posto, dato che quella mi avrebbe spazzato via come polvere dai mobili..
E anche durante la guerra, sebbene fosse con me solo perché entrambi usiamo tecniche che prediligono l’attacco a distanza, mi ha rincuorato averlo vicino in quei giorni d’inferno. Forse, tutto sommato, se potessi tornare indietro, non credo che impedirei alla me stessa del passato di avere a che fare con Shikamaru Nara. Anzi, forse sarei io stessa a spingerla verso di lui..
Però se mai l’avessi incontrato, ora non sarei qui ad attendere l’umiliazione suprema, quindi forse sarebbe meglio se non l’avessi mai conosciuto..
No, mi ha salvato la vita, e mi ha dimostrato che esistono ancora uomini di sani principi, è un bene che l’abbia conosciuto..
No, io odio quel suo fare da macho del cavolo, e odio avere un debito con lui..
Però è la prima persona che cerco quando vengo a Konoha..
Beh, odio anche questa cosa, a volerlo dire..
E non vado d’accordo con gli altri ragazzi di qui come con lui. Spesso la gente mi prende per la sua ragazza, tanto tempo passa con me, quando sono in città..
E anche questa cosa, giuro, mi manda ai matti..
Lo odio in diversi contesti, ora che ci penso..
Anche in questo momento lo odio, tanto per fare un esempio, e pure parecchio. Sapeva che sarei arrivata stamattina, gli ho mandato un messaggio ieri sera, e lui ha usato persino il falchetto reale dell’Hokage, il messaggero più veloce, per rispondermi e confermare l’avvenuta ricezione del mio messaggio. Eppure.. alla fine mi ritrovo qui, imbarazzata oltre ogni dire, e lui.. chissà dove diavolo è andato a ficcarsi..
“Cara, mangi le noci? Ho fatto dei dolcetti da mangiare col tè, ma mi sono scordata di chiederti se ti piacciono le noci!”
“Ah..si, le mangio..grazie..signora Nara..”
Ecco, ora sapete dove sono finita. Stamattina, mister Genio Svogliato ha avuto un violento attacco di “pelandronite acuta”  e non è venuto a prendermi all’ufficio Hokage dove avevamo fissato di incontrarci una volta che fossi arrivata a Konoha. Shizune, che passando mi ha vista fuori sotto il sole cuocere come un uovo, mi ha spiegato che quella mattina non si era ancora visto, così mi ha spedita a casa sua a vedere se era lì. La porta era aperta, quindi in casa doveva esserci per forza qualcuno, e sapendo che il povero Shikaku non c’era più, ho automaticamente concluso che ci fosse lui, e che probabilmente dormisse ancora. Dopo averlo chiamato più volte e non aver ricevuto risposta, mi sono infuriata e ho deciso che sarei salita al piano di sopra a svegliarlo io, il bell’addormentato..
Ma prima che potessi salire il terzo gradino che portava al piano di sopra..mi sono sentita prendere per un polso alle mie spalle. Sicura che fosse lui, invelenita al massimo, mi sono voltata..e mi sono imbattuta in sua madre!
Ora, non so che tipo di idea si sia fatta su di me e suo figlio, fatto sta che sa dio come sono finita nel salotto di casa Nara ad aspettare il tè coi pasticcini. E l’unica cosa che volevo fare..era scavalcare il cornicione della finestra e darmi alla fuga.
Ma qualcosa mi diceva che indispettire quella donna non avrebbe portato nulla di buono. Ricordavo che Shikamaru, il giorno che gli salvai la buccia contro Tayuya, avesse commentato la cosa dicendo qualcosa tipo: “Fai quasi più paura di mia madre..”
Allungai il collo per vedere dentro la cucina, dove Yoshino Nara copriva di glassa al cioccolato dei paffuti e profumati muffin alle noci, canticchiando allegra. Beh, vero che l’apparenza inganna, ma.. di per se a me non pareva l’anticristo che Shikamaru millantava. Sembrava..una semplice casalinga.
“Eccomi qui! Scusa, ma io amo il dettaglio, se le cose non sono fatte bene..”
Posò sul tavolino davanti alle mie gambe un bel vassoio carico di una caraffa di freschissimo tè ambrato con tanti cubetti di ghiaccio e qualche fiorellino, e una decina di dolcetti appena sfornati. Wow..dove devo firmare, per una mamma cosi?
“Grazie..” mormorai, e accettai il bicchiere che mi porgeva. Il te mi rinfrescò anche l’anima.
Lei sorrise amabile, osservandomi. Credevo che Shikamaru fosse lo sputo di suo padre, ma rimasi sorpresa di quanto vedessi di lui nei tratti di quella donna. La fronte spaziosa, la pelle chiara, la forma della bocca, il taglio degli occhi, quelle iridi nere e profonde. Era davvero bella. E Shikamaru.. era identico a lei.
“Allora..se non sbaglio il tuo nome dovrebbe essere Temari, giusto?”
“Si, esatto.” Risposi, riscossa dai mie pensieri. Lei sorrise più apertamente, ma in modo quasi enigmatico. Dio.. anche il loro sorriso era lo stesso..
“E sei la sorella maggiore del quinto kasekage, se non sbaglio..” continuò poi, porgendomi un dolce. Io annui, e diedi un morso al pasticcino appena tiepido. Mi si sciolse in bocca, assolutamente divino!
“Si, mio marito mi ha parlato di lui. Beh.. sono contenta che ora stia bene. Povero piccolo, deve aver sofferto molto..”
Avvertì una fitta alla bocca dello stomaco. Odiavo parlare del passato della mia famiglia. Lei parve capirlo, e tese le mani verso di me, prendendo il mio viso.
“No solo lui, vero cara?”
Quel tocco leggero mi tramutò in uno dei dolcetti disciolti nella mia bocca. Avvertì un calore nuovo, avvolgente, intenso. Avevo dimenticato cosa si provasse..ad avere l’affetto di una madre. Yoshino aveva il dono innato di far sentire le persone a loro agio.. persino io che a malapena..riuscivo ad esserlo con me stessa. Il calore delle sue mani sulle mie guance era come un balsamo sulle ferite della mia anima.
“Sta tranquilla, cara, d’ora in poi andrà tutto bene..”
Si, sentivo che davvero da lì in poi, sarei stata davvero meglio..
“D’ora in poi, potrai venire da me ogni qualvolta ne sentirai il bisogno..”
Oh, sarebbe stato meraviglioso, se così fosse stato per davvero..
“Le suocere, in fondo, sono come vice mamme, no?”
Si, senz’altro..S..SUOCERA!
Schizzai a ritroso contro lo schienale del divano, in preda al panico. Di nuovo..un’altra vittima degli equivoci! Ma perché accidenti la gente deve sempre saltare alle conclusioni prima del tempo!?
“Amh..io apprezzo molto le sue parole, mi creda..” Dissi, mantenendo un tono calmo. Tatto..occorreva tatto.. “Però..io temo che..lei abbia frainteso la situazione. Vede..io..e Shikamaru..non..”
Mi sentivo come se fossi seduta su un gomitolo di carta-bombe. Storsi la bocca aspettando il botto. Ma con mia sorpresa, Yoshino Nara non fece una piega. Si limitò a sospirare mantenendo il suo sorriso cordiale, e prese un sorso di tè freddo. Avrei pagato a peso d’oro, per sapere in realtà, cosa stesse frullando sotto i suoi bel capelli neri.
“Capisco..” se ne usci pochi istanti dopo, il tono inespressivo. “Dunque.. tra te e mio figlio..non c’è nulla, eh?”
Mi fissò intensamente.
“Ah..no..siamo..solo amici.” Risposi, rimettendomi seduta composta. Buffo..avevo provato un non so che di forzato, nel dire quelle parole. Forse era colpa degli occhi di quella donna. Avevo la sensazione che mi stessero frugando fin dentro il cuore solo stando piantati su di me. Stesso dannato vizietto del suo caro pupillo. Mentire a Shikamaru, era come ignorare un prurito allucinante. Non resistevi più di tanto, e prima di capire come, eri lì che spiattellavi tutto..
Yoshino Nara annui, serena e imperscrutabile. Scostò una ciocca dei lunghi capelli corvini dal viso e la sistemò dietro all’orecchio con un gesto elegante, e mi si avvicinò. Anche l’eleganza dei suoi movimenti era stata trasmessa al suo erede.
“Capisco..” ripeté di nuovo, sempre fissandomi. “Senti, cara..posso chiederti una cosa?”
Mi prese in contro piede, e mi ritrovai ad annuire.
“Certo..dica..” mormorai, nervosa. Dannate quelle iridi nere, mi sentivo messa all’angolo. Yoshino annui.
“Bene. Dimmi, Temari.. tu odi mio figlio, vero? Non parlo di odio carnale come quello che provavi per tuo padre o per l’organizzazione alba. Parlo di un odio..più simile al fastidio, alla disapprovazione. Come posso spiegarmi.. non odi lui di per sé, ma.. odi il modo in cui è fatto, e il modo in cui stai tu quando lui è vicino a te, ecco..”
D’istinto, i miei occhi saettarono verso la caraffa di tè ghiacciato. Controllai più che altro se fosse ancora li..perché per un secondo, credetti davvero che qualcuno me l’avesse rovesciata giù per la schiena. Come..come sapeva tutto questo? E come.. come aveva fatto a capirlo cosi bene solo dopo avermi osservato bere tè freddo? Era la prima volta che vedevo quella donna in vita mia..come aveva saputo leggermi cosi chiaramente?
“Allora, ho ragione?” chiese dopo un po’. Io la guardai. Forse era questo il suo modo di “fare paura” pensai. Mi persi nel nero intenso di quelle iridi..e annui.
Yoshino Nara, a quel punto, allargò un sorriso dolcissimo, e si lasciò cadere contro lo schienale della poltrona dov’era seduta, annuendo soddisfatta come se avesse risolto un rebus su cui lavorava da mesi.
“Come ha fatto a sapere tutto questo?” le chiesi, ancora ubriaca dallo shock. Lei rise fra sé e sé.
“Non ho usato trucchetti, se è questo che stai pensando..” rispose lei, prendendo un dolcetto, e staccando una noce per mangiarla. “Mi sono semplicemente limitata a farti la stessa domanda che la bellezza di vent’anni fa mi fece la nonna di Shikamaru..mia suocera.”
“Sua suocera le chiese..la stessa cosa? Ma com’è possibile? Shikamaru non era ancora nato, venti anni fa!”
“Ma non me la chiese rivolta a Shikamaru, sciocchina!” rise lei, leccandosi via la glassa da un dito. “Me la fece..rivolta al mio Shikaku.”
Contrasse appena gli occhi, e per un attimo vidi un sottile velo di tristezza opacizzare il bel nero delle sue iridi. Poi però si riprese subito, e mi sorrise.
“Vedi, cara, gli uomini della famiglia Nara vengono fatti come i biscotti: con lo stampino. Tutti uguali. Guarda..”
Si alzò, e si diresse verso un mobiletto in legno, da dove estrasse un grosso album di fotografie con la copertina in legno. Inciso sul davanti, lo stemma della famiglia Nara. Si sedette accanto a me sul divano, e me lo mise in grembo, per poi aprirlo. In primo piano, una foto sbiadita appartenente a occhio e croce al secolo scorso. Ritraeva una giovane donna con un tipico abito giapponese e i capelli raccolti. Accanto a lei, un uomo dall’aria severa molto simile al padre di Shikamaru.
“Eccola qui, mia suocera, e questo è suo marito..” Mi spiegò Yoshino. “Vedi? Il nonno di Shikamaru è identico a suo padre. Ecco..guarda qui..”
Voltò pagina, e mi ritrovai davanti la foto di una giovanissima Yoshino che cingeva con le braccia le spalle di..Shikamaru? No, impossibile, sua madre era una ragazzina in quell’immagine. E poi guardando meglio, il ragazzo della foto era diverso da Shikamaru, seppure molto simile.
“Io e il mio Shikaku, il giorno che lo fecero jonin. Ah, quanti ricordi!” commentò Yoshino, commossa. “Quella sera mettemmo in cantiere il piccolo Shikamaru, se non sbaglio..”
Mi sentì avvampare. Dettagliata, la signora..
Lei però non parve fare caso al fatto che stavo andando a fuoco, e voltò pagina tranquilla. Ecco una bella foto di nozze dei genitori di Shikamaru. Non sembrava passato molto, dalla precedente foto.
“Pochi mesi dopo la foto che hai appena visto.  Mia suocera l’ha saputo dopo..ma qui ero già incinta!”
Rise sotto ai baffi con aria maliziosa. Venne quasi da ridere anche a me. Era quasi toccante, l’ingenuità con cui mi diceva quelle cose. Voltò di nuovo pagina..e non trattenni una risatina. Eccolo la, in tutto il suo machismo..Shikamaru appena nato!
“Guarda che fagottino!” Chiocciò sua madre. “Era bellissimo, da piccolo, con quel suo broncetto..”
Si, effettivamente era adorabile! Eccolo che gattona in quello stesso salotto, che mangia la pappa nel seggiolone imbrattandosi tutto il faccino, che fa il pisolino sullo stesso divano dove ora ero seduta io e..al momento del bagnetto!
Quasi quasi, avrei voluto che rincasasse in quel momento. Riuscivo quasi ad immaginarmelo diventare di tutti i colori, mentre si rendeva conto che avevo davanti una sua foto a due anni mentre era nella vasca da bagno, col sederino che spuntava dalla schiuma..eh eh.
Yoshino, con le lacrime agli occhi dal ridere, voltò pagina, e vidi uno Shikamaru che conoscevo già. Magro, dinoccolato e con un espressione annoiata, seduto alla scacchiera con suo padre, undici, forse dodici anni. Il periodo in cui l’avevo conosciuto. Yoshino sospirò, nostalgica.
“Quando vedo questa foto, a volte mi confondo e non so dire chi sia chi. Quanti pomeriggi, da bambina, ad annoiarmi mentre Shikaku e suo padre stavano ingobbiti davanti a quella scacchiera. E morire se facevano partecipare anche me. No, non sia mai, non esiste che..”
“..Una donna possa giocare a scacchi, è uno sport da uomini.” Conclusi io, per lei. Yoshino mi guardò, e ci scambiammo uno sguardo complice, per poi scoppiare a ridere.
“Ah, figlio mio, buon sangue non mente. E immagino che una perla simile sia arrivata anche quel giorno che avete combattuto per l’esame dei Chunin, vero?”
“Oh si, se ci ripenso mi sale il sangue al cervello..” risposi, osservando una foto di Shikamaru che tentava di fuggire da un abbraccio di sua nonna. “Io non sto accettando di combattere con te perché voglio diventare Chunin. Lo faccio solo perché..”
“,,mai nella vita permetterei a una donna di battermi.” Concluse Yoshino per me. Io annui, ringhiando. Yoshino scosse il caso, esasperata. Poi mi guardò intensamente. “Eppure..nonostante questi piccoli ma taglienti affronti alla tua persona, nonostante quelle implacabili e continue manifestazioni di machismo mirate a dimostrare che le donne sono creature mere e inutili..tu oggi ti trovi qui.”
La osservai, spiazzata.
“Cosa intende dire?” chiesi.
“Se ci pensi, ci arrivi da sola, cara..” rispose lei, posandomi  le mani sulle spalle. “Tu disapprovi mio figlio, l’hai ammesso poco fa. Trovi irritante la sua indolenza, la sua pigrizia, l’indifferenza con cui trascura il suo talento..”
“Si, questo è vero, ma non capisco..”
“Non sopporti l’idea di venire associata a lui perché lo disapprovi, e non ti piace nemmeno sentirti inferiore a lui, né di averne bisogno, perché sai che ciò vorrebbe dire ammettere che lui è superiore a te come sostiene, cosa che tu non accetteresti mai..”
“Si, lei ha ragione su tutta la linea, ma.. non capisco ancora cosa c’entra il fatto che oggi sono qui.”
Yoshino Nara socchiuse appena gli occhi, esattamente come faceva suo figlio quando stava per dare il colpo di grazia alla sua preda.
“Non attaccarti ai dettagli. Con “oggi sei qui” intendo che, nonostante il tuo disprezzo per tutto ciò che rappresenta mio figlio e tutte le volte che l’hai sentito dire frasi umilianti nei confronti delle donne..tu sei comunque tornata da lui.. ogni volta.”
La guardai. O mio dio.. era vero! E lei..lei sapeva anche il perché lo avevo fatto? Se era cosi, doveva dirmelo.
“Il giorno del vostro combattimento, lui ti ha sconfitta..” continuò la donna, mentre io pendevo letteralmente dalle sue labbra assetata di risposte. “Però poi ti ha lasciata vincere, e immagino che tu l’abbia preso come un affronto, un umiliazione.
Io annui, avvertendo ancora la collera di allora sottopelle.
“Però sono sicura che poi, Shikamaru se ne sia uscito con una frasetta da cioccolatino tipo: A una donna mai andare incontro con un pugno..”
“..valle incontro con un fiore.” Conclusi io, sbalordita. Lo conosceva davvero bene, accidenti!
Yoshino rise di gusto.
“Scusi..ma ancora non capisco. Perché, secondo lei, se lo odio..continuo a tornare? Se lei lo sa perché ci è passata prima di me, me lo dica, per favore!” dissi io. Lei mi sorrise.
“Mia cara..per quelle altre cose, ovviamente.” Rispose lei. Evidentemente lesse la confusione nei mie occhi, perché continuò. “Come spiegarmi..beh, come abbiamo appurato, tu odi quando ti ritrovi a doverti far proteggere da lui, giusto?”
“Ovviamente..” ringhiai.
“Ma provi comunque un senso di protezione, quando lo fa, vero? Ti senti bene, quando indietreggiando davanti al pericolo, senti la tua schiena urtare contro di lui, no?”
Io riflettei. In effetti, quel giorno contro Kujaku, mi sono sentita salva, quando Shikamaru è intervenuto..
Yoshino annui, sorridendo compiaciuta.
“Tu odi quel maschilismo convinto, vero?”
Io annui, con una smorfia schifata.
“Ma quando lui ti ha lasciato vincere perché trovava ingiusto trattarti male..tu hai pensato a qualcosa tipo: Caspita..esistono ancora cavalieri a questo mondo!”
Rimasi a bocca aperta . Era esattamente cosi!
Lei sorrise ancora.
“E’ questo, bambina mia..” commentò pizzicandomi una guancia. “E’ questo, che ti spinge a tornare sempre all’ovile. Vedi, loro possono sbraitare quanto credono e sparare tutte le idiozie che credono. Ma la loro vera natura..è nascosta in questi piccoli gesti che nascono spontanei dal loro cuore. Perché il loro vero io non è quella roba che loro ti sbattono in faccia ogni santo giorno..ma in queste prove che danno ogni tanto. E noi che facciamo parte delle loro vite..ne rimaniamo ammaliate e rapite. Li odi, è vero, ma..lo stesso è impossibile per te fare a meno di loro. Ed è, ti assicuro per esperienza, una tela di ragno da cui è impossibile uscire. Anche se.. in fondo non credo che tu lo voglia davvero, in fondo. Io per prima ero come te, sai? Detestavo il modo di fare di Shikaku. Eppure..anche ora che non c’è più..lo amo come non mai.”
Detto questo si alzò, mi sorrise e fece per uscire. Io mi alzai per seguirla, ma lei mi fermò.
“E’ in camera sua, se vuoi. Anzi, sarebbe ora che si svegliasse, ormai. Buona giornata, cara, spero di chiacchierare ancora con te, in futuro..”
Prese la porta, e usci. Io me ne restai lì, senza parole. Pazzesco. Neanche mezz’ora, e mi aveva rivoltata come un calzino. Misericordia..fa davvero paura quella donna!
Ma mi chiedevo, salendo piano le scale di casa Nara per dirigermi nelle stanze da letto..aveva davvero ragione? Ero anche io come lei, legata a quei fili di ragno? Anche io come lei..odiamo e, senza saperlo..amavo?
La porta della camera di Shikamaru era socchiusa, cosi entrai piano. La stanza rispecchiava l’essenza del suo padrone: Asettica e amorfa.
Le pareti erano di un color crema molto sbiadito, e i mobili erano di legno scuro. L’arredamento era molto minimal, e consisteva in un armadio, un comodino, un letto e un tavolinetto basso con dei cuscini. Sul comodino, una lampada e una sveglia. Sul tavolinetto, una scacchiera tutta in disordine. L’unica fonte di luce della stanza dall’esterno era una finestra aperta sopra il letto, da lui pendevano delle tendine bianche mosse dalla leggera brezza estiva e una piccola campana a vento in legno.
Shikamaru stava disteso supino sopra le lenzuola bianche, vestito di tutto punto, un libro sulle strategie militari sul petto. Evidentemente si era svegliato troppo presto, quella mattina, e aveva deciso di aspettare l’ora del mio arrivo leggendo un po’, finendo per riaddormentarsi. Dunque..non si era dimenticato di me, in fondo.. Mi avvicinai al letto, e osservai la sveglia sul comodino. Era regolata alle 5. Ma..gli avevo detto che sarei arrivata verso le 8, perché svegliarsi tre ore prima?
Poi capì. Si era messo la sveglia per paura di non riuscire a svegliarsi, e per avere tempo di organizzarsi, si era preso tre ore di tempo. Che razza di scemo..
Mi sedetti sul bordo del letto, e lo osservai. Era molto cambiato da quando ci eravamo conosciuti. Ormai, di quel mucchietto d’ossa con l’aria contrita che avevo combattuto, non era rimasto nulla. Ormai, davanti a me c’era un giovane uomo, maturato dal tempo e dai colpi della vita..proprio come me.
Non seppi resistere, e mi avvicinai un po’, posando i gomiti sul letto per sorreggermi, e tirai su le gambe, lasciandole dondolare per aria. L’aria innocente che aveva mentre dormiva che avevo visto nelle foto da piccolo, in fondo gli era rimasta.
Posai piano un dito sul suo mento. Che cos’è, un accenno di barba? No, il pizzetto di suo padre, no!
Senza accorgermi, mi ero avvicinata un bel po’ col viso al suo. Che strano.. non ricordavo di averlo mai guardato attentamente in viso. Era davvero identico a sua madre.. ed esattamente come lei.. era molto carino.
Improvvisamente, mentre lo guardavo parve ridestarsi dal sonno, facendomi venire un colpo. No..non doveva trovarmi li!
Ma fu un falso allarme, perché dopo aver fatto un paio di smorfie, riprese a respirare profondamente. Ma prima di riprendere a dormire profondamente, storse la bocca, e borbottò piano: “Te..Temari..”
Il mio cuore prese un battito. E mi ritrovai a sorridere. Ecco, ora capivo cosa Yoshino intendesse..e maledizione..aveva ragione. Piccoli gesti.. che rivelano la vera natura. Piccoli gesti..che ti rapiscono e ti legano a loro. E aveva ragione anche sulla tela di ragno. Io..non avevo la benché minima intenzione di uscirne.
Un attimo dopo, Shikamaru si mosse di nuovo, ma stavolta i suoi occhi neri si aprirono. Io lo guardai, cercando di trattenere un sorriso. Parve non capire se mi vedeva davvero o se stava ancora dormendo.
“Ciao..” mormorai, restando faticosamente seria. Era cosi tenero con quell’aria allucinata!
“T..Temari! cosa..cosa fai in camera mia..sul mio letto!” esclamò schizzando in piedi. Io mi sdraiai al suo posto, e mi stiracchiai, trattenendo ancora il riso.
“Sono salita svegliarti, brutto bradipo! Ormai sono le undici passate, mi sono arrostita là fuori, ad aspettarti..”
Lui sbarrò gli occhi, e corse alla sveglia sul comodino. Imprecò mestamente.
“Mi sono riaddormentato, dannazione. Scusami tanto! Ok, senti, per sdebitarmi, ti offro il pranzo, ok?
Io lo guardai.
“No, caro mio, so io cosa puoi fare..”
Lui mi guardò, sospirando esasperato.
“Ah, fantastico, eccola che parte con le torture, che palle..su, sentiamo, quale sarà la mia punizione, stavolta?
Io sorrisi, e mi avvicinai a lui. Odiavo la testa bacata di Shikamaru Nara da sempre, come molti altri lati del suo carattere. Ma in cuor mio, pensai anche mentre lo cingevo con le braccia e posavo la mia bocca alla sua..lo amavo lo stesso da morire.
Lui rimase lì fermo per un paio di secondi, poi sentì le sue mani afferrarmi in vita. Restammo cosi per un tempo indefinito, poi lo lasciai andare. Mi osservo un po’ sorpreso, ma decisamente compiaciuto.
“Beh..” mormorò, guardandomi. “Se sapevo così..ti ci lasciavo prima ad aspettarmi sotto il sole. Sei decisamente piena di sorprese, ragazza mia..”
“Già..” risposi io, sciogliendo il nostro abbraccio e dirigendomi verso la porta. ”Anche tua madre lo è..”
Lo vidi sbarrare gli occhi.
“Hai..hai parlato con mia madre? Quando? Per quanto?e.. di cosa?”
“Ah non sono affari tuoi..” risposi, voltandogli le spalle. Ma mentre uscivo dalla stanza con lui che mi seguiva allarmato, mi voltai e, dopo averlo baciato di nuovo, gli mormorai nell’orecchio: “Carino il neo che hai sulla schiena..”
E come avevo immaginato, mentre scendeva le scale inveendo contro un album di foto e sua madre..Vidi il mio Shikamaru cambiare colore almeno sei volte!

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