The final countdown

di The Land Of Disagio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio della partita ***
Capitolo 2: *** Una terribile scoperta ***
Capitolo 3: *** Pericolo in vista ***
Capitolo 4: *** Il patto ***
Capitolo 5: *** Un aiuto inaspettato ***
Capitolo 6: *** L ***
Capitolo 7: *** Il detective del mistero ***
Capitolo 8: *** Verità svelate ***
Capitolo 9: *** Complicated ***
Capitolo 10: *** Bloody ***
Capitolo 11: *** Goodbye ***
Capitolo 12: *** Scars ***
Capitolo 13: *** Reunion ***
Capitolo 14: *** Challenge ***



Capitolo 1
*** L'inizio della partita ***


CAPITOLO REVISIONATO

L'inizio della partita

Osaka, Casa Toyama. ore 18:45

In casa Toyama regnava il silenzio, finché due ragazzi entrarono nella dimora, carichi di pacchetti e bustine dei negozi della città.
La ragazza, Kazuha Toyama, era raggiante, con grandi occhi verdi e i capelli castani raccolti in una coda di cavallo da un nastro rosa e aveva un'aria soddisfatta sul volto.
Il giovane che l'accompagnava, Heiji Hattori, un diciottenne avvenente dalla pelle olivastra, capelli mori e grandi occhi blu, aveva invece un'aria esausta a causa del pomeriggio di shopping estremo passato proprio con la ragazza.
In quel momento l'avrebbe voluta strozzare, ma per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vederla sorridere, anche portarla in giro a fare compere e sopportare i suoi continui cambi d'abito.

Aspettava da tempo il momento giusto per rivelarle i suoi sentimenti, stringerla forte a sé, ma niente, era il suo punto debole.

"Kazuha, giuro che questa è l'ultima volta che ti accompagno a fare compere!" sbottò Heiji, gettando malamente le buste sul letto della ragazza, che si difese con un sorriso furbetto "Se tu non mi avessi fatto arrabbiare, non saresti stato costretto a farti perdonare accompagnandomi a fare shopping. Poi hai detto tu stesso che avresti fatto di tutto purché non ti tenessi più il broncio"
Il moro alzò gli occhi al cielo, e ridacchiando ammise "E va bene, questa volta hai vinto tu, ma sappi che non ti porterò mai più al centro commerciale, ho una fame da lupi"
"Ok, signor detective, vado in cucina a preparare uno spuntino, tu intanto sistema le buste " ordinò Kazuha, mentre scendeva dalle scale per accontentare il ragazzo che amava.

Heiji sorrise affettuosamente a quella furia scatenata che aveva come migliore amica. Decise che magari quella era l'occasione giusta per dichiararsi, ma la solita morsa allo stomaco lo attanagliò, timoroso di essere rifiutato, non immaginandosi che la giovane lo ricambiava con tutto il suo cuore.

I pensieri romantici di Heiji furono bruscamente interrotti dal fracasso di piatti rotti proveniente proprio dalla cucina.
Il ragazzo scattò verso la porta gridando "Piccola che succede? Va tutto bene?"
"S-si, v-va tutto bene mi è s-solo scivolato il piatto" rispose la ragazza con tono impaurito.

Heiji capì subito che c'era qualcosa che non andava, la sua coraggiosa Kazuha non si faceva certo spaventare da un piatto rotto, ma qualcosa doveva averla fatta impaurire, quindi scese velocemente le scale per raggiungere la ragazza che, sentendolo arrivare, urlò "NO! Heiji non venire, non c'è n'è bisogno! Torna su!"

Il giovane si affrettò ancora di più verso la cucina, notando subito la figura dell'amica appoggiata al frigorifero con un'espressione sgomenta sul volto e il piatto rotto ancora sul pavimento con i resti dei panini sparsi per terra. La cosa lo insospettì ancora di più: una ragazza pignola come lei si sarebbe affrettata a pulire subito per terra.

"Kazuha cosa c'è? Avanti parla!" gridò esasperato Heiji, scuotendo per le spalle la ragazza, che rimase in assoluto silenzio fissando con occhi sgranati la porta della cucina. Il giovane lo notò, voltandosi scatto e trovando davanti a sé una figura alta e vestita di nero con dei lunghi capelli biondi, quasi bianchi.

‘Gin! Dannazione!’ imprecò mentalmente Heiji, riconoscendo l'uomo dalla descrizione fatta dal suo amico Shinichi.

"Avresti dovuto ascoltare la tua fidanzatina, Hattori. L'imprudenza porta solo guai" lo schernì Gin con un ghigno sulla faccia.
Heiji si infiammò subito, ma continuò a reggere il gioco, e urlando contro l'Uomo in Nero "Chi sei tu? Cosa vuoi da noi?"
"Ragazzino non fare il finto tonto, sai benissimo chi sono e sai anche perché sono qui. Ho bisogno del tuo aiuto, giovanotto" rispose beffardo l'uomo, mantenendo il solito ghigno.

Queste parole fecero impallidire il Detective dell'Ovest, che capì all’istante che L'Organizzazione degli Uomini in Nero avevano trovato Kudo, ma non avrebbe permesso a quei criminali di mettere le mani addosso al suo migliore amico, anche a costo della vita.
"Io non so chi tu sia e cosa tu voglia da me, vattene subito di qui o te la faccio pagare cara!" continuò a gridare, avanzando minacciosamente verso il biondo, che continuava a sorridergli malevolmente.

"HEIJI ATTENTO!" urlò Kazuha, ma il ragazzo non fece in tempo a reagire.
Il lancinante ed improvviso dolore alla testa non gli lasciò nemmeno le forze di gridare e cadde a terra come una marionetta senza fili. Sentiva il sangue caldo colargli copioso sulla fronte e vide di fronte a sé un uomo basso e grasso, un paio di occhialetti neri sul viso e un grosso martello insanguinato tra le mani... ‘Vodka’ realizzò il ragazzo.

Aveva la vista distorta, ma vide Gin afferrare Kazuha, che stava cercando di difendersi come una furia, bloccandola per le braccia mentre Vodka lo trascinava via.
Avrebbe voluto urlare di lasciarla in pace, che lei non c'entrava niente, ma non aveva più la forza di articolare le parole; e improvvisamente davanti a lui divenne tutto buio.

Tokyo, Agenzia Investigativa Mouri. ore 20:00

Conan Edogawa, alias Shinici Kudo, era comodamente steso sul divano guardando la tv mentre il sonno si stava impadronendo di lui: quel giorno era incappato nell'ennesimo caso di omicidio, che aveva prontamente risolto, e quella sera era talmente stanco che non riusciva a tenere i suoi grandi occhioni blu aperti.
Come al solito, la risoluzione del caso era stata attribuita al detective Kogoro Mouri (chiamato anche "il detective in trance"), il padre di Ran, della quale il bambino/ragazzo era profondamente innamorato.

Il bambino stava per cadere nelle braccia di Morfeo quando venne bruscamente riportato alla realtà dall'insistente squillare del telefono.
Ran, che stava finendo di pulire i piatti della cena, rispose al telefono con il solito e gentile "Pronto, Casa Mouri, chi parla?"
Conan sentì dell'altra parte del telefono una voce femminile terrorizzata e preoccupata, mentre la ragazza si faceva sempre più tesa, finché urlò sconvolta "CHE COSA? Certo signora, arriveremo il prima possibile"
Detto questo, Ran riagganciò il telefono.

Goro, che era intento a fumare la sua sigaretta con la solita birra in mano, si preoccupò nel sentire il tono alterato della figlia, domandandole preoccupato "Tesoro cosa è successo?"
"Papà bisogna andare a Osaka, subito!" sbraitò Ran, terrorizzata più che mai.
"E perché mai? Che diamine è accaduto? E chi era al telefono?" chiese perplesso Goro, ancora più insospettito dall'irruenza della ragazza.
"Era la signora Hattori, papà, Heiji e Kazuha sono spariti" spiegò Ran, con voce spaventosamente atona.

Osaka, scena del crimine. ore 11:00

Conan, Ran e Goro entrarono in casa Toyama accompagnati dagli agenti e dai padri dei due ragazzi, entrambi affermati ispettori di polizia.
I due uomini avevano un'aria distrutta, ma ciò non li avrebbe fermati dall'indagare su chi aveva sequestrato i loro bambini.

Mentre Conan ispezionava di nascosto la porta della casa per segnalare eventuali segni di effrazione, sentì Ran cacciare un urlo spaventoso dalla cucina.
Il bambino corse immediatamente da lei, trovandola mentre piangeva disperatamente tra le braccia del padre, che fissava sconcertato il pavimento.
Quando il bambino si avvicinò per guardare il suo cuore smise per qualche secondo di battere: nel pavimento c'era un'enorme chiazza di sangue, ormai divenuto secco.
Gli ispettori Hattori e Toyama guardavano affranti quella maledetta macchia, consapevoli che quel sangue era di uno dei loro figli, se non di entrambi.

Il padre di Kazuha fu il primo a parlare, spiegando con tono gelido "La scientifica ha già preso un campione del sangue ieri sera, entro un'ora sapremo se il sangue è di Heiji o della m-mia Kazuha..." la voce del capitano Toyama si spezzò, ma trovò la forza di continuare "...o-o-oppure di entrambi"
Il coraggioso ispettore scoppiò a piangere, coprendosi il volto con una mano, mentre l’ amico gli dava dei colpetti confortanti sulla spalla, trattenendo in sé le lacrime e le ansie.
Fu proprio quest'ultimo che continuò il discorso, mantenendo una calma impressionante "Ieri abbiamo trovato un piatto rotto e resti di due panini sul pavimento, la scientifica lo sta esaminando...probabilmente troveranno le impronte di Kazuha...c’è la possibilità che gli aggressori fossero già in casa al loro ritorno e l'hanno colta di sorpresa mentre preparava da mangiare e Heiji deve essere intervenuto per difenderla" suppose infine, lasciando Conan sbalordito.
Capiva da chi l'amico aveva eredito il suo talento per l'investigazione.

Però qualcosa non quadrava, ma non capiva cosa ci fosse di anomalo; senza dubbio erano stati colti di sorpresa, ma entrambi i ragazzi erano molto atletici e reattivi, Kazuha soprattutto praticava l'aikido e sapeva come atterrare una persona anche più robusta di lei, e non era facile per un uomo solo neutralizzarli entrambi a meno che...gli aggressori fossero in due, o forse di più.
Ora la dinamica si faceva più chiara: Heiji era nella camera mentre Kazuha preparava la merenda, il ragazzo doveva aver sentito qualcosa ed era sceso nella cucina, trovando la ragazza nei guai. Intervenuto per difenderla, doveva essere stato colpito alle spalle da uno degli assalitori, che avevano bloccato Kazuha con la minaccia di ucciderli entrambi se lei si fosse mossa.

Conan ebbe una morsa allo stomaco, immaginandosi a chi apparteneva il sangue sul pavimento.
Il ragazzino stava per esporre innocentemente la sua teoria quando notò una bottiglia di vetro accanto al frigorifero.
Si avvicinò furtivamente con un fazzoletto prendendo la bottiglia in mano.
Il contenuto era un liquido cristallino, e quando Conan lesse l'etichetta impallidì di colpo: era gin!

Il messaggio era per lui, ed era molto chiaro: la sua copertura era saltata, l'Organizzazione aveva capito che Heiji era coinvolto e avevano mandato Gin per rapirlo per carpirgli informazioni, magari torturandolo, oppure avrebbero torturato Kazuha per spingerlo a parlare...e purtroppo l'ipotesi più probabile era la seconda, visto il rapporto che c'era tra i due.

Conan corse fuori dalla stanza prendendo il telefono in mano, componendo frettolosamente un numero che conosceva fin troppo bene.
Dopo qualche squillo la voce di una bambina rispose, con tono quasi scocciato "Pronto?"
"Ai siamo nei guai, la nostra copertura è saltata!" urlò lapidario Conan contro il telefono.

Essere nei guai era un eufemismo, questa volta ne valeva delle loro stesse vite, e non solo quella di loro due.

La partita era appena iniziata.





Spazio dell'autrice
Ed ecco finito il primo capitolo :) Ok, ammetto di essere stata un pò sadica con i poveri Heiji e Kazuha (la mia coppia preferita *.*) ma volevo mettere un pò di suspence e azione nella mia storia ;)
Spero veramente di poter aggiornare il prima possibile, ho tante idee che mi frullano nella mente.
Alla prossima!!

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Capitolo 2
*** Una terribile scoperta ***


CAPITOLO REVISIONATO

Una terribile scoperta

"Pronto?"
"Ai siamo nei guai, la nostra copertura è saltata!" urlò lapidario Conan contro il telefono.

Ai Haibara, cioè Shiho Miyano alias Sherry, impallidì, non volendo credere a ciò che aveva sentito, sbraitando in risposta "COSA! cosa significa che la nostra copertura è saltata?"
"Significa che siamo stati scoperti, Ai, l'Organizzazione ci ha trovati e hanno mandato Gin a rapire Heiji e Kazuha" replicò freddamente Conan, cercando di non far sentire la paura che lo attanagliava.

La bambina si lasciò cadere sulla poltrona, una mano tirava i suoi capelli biondo-rame, trattenendo una gran voglia di mettersi a gridare e piangere...il suo peggior incubo da quando era tornata piccola stava divenendo realtà, ma questa volta non si sarebbe messa in salvo svegliandosi.
Sapeva che da questa faccenda non ne sarebbe uscita illesa, né lei né Kudo.

Dopo un secondo di sconforto la piccola scienziata si riscosse dal torpore e reagì, interrogando il suo amico ancora al telefono "Shinichi sei sicuro di quello che stai dicendo? Cosa ti fa pensare che l'Organizzazione sia dietro al rapimento di Mr. Osaka? Perché avrebbero rapito anche la ragazza? Se fossero stati loro li avrebbero torturati e uccisi sul posto per fare da monito"
"Sono sicurissimo che sono stati quei maledetti, ho trovato sulla scena del crimine una bottiglia di gin. Kazuha era semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato, volevano Heiji, ma devono averli visti insieme ed adesso la vorranno usare come cavia per farlo parlare. In qualche modo devono averlo collegato a noi e sanno che lasciandoli entrambi in vita otterranno più informazioni che se li avessero uccisi immediatamente" concluse il detective, fugando ogni dubbio.

L'ex-membro dell'Organizzazione rabbrividì vistosamente, colpita dalla durezza della realtà, ma non poteva stare lì ferma ad aspettare che quei criminali agissero colpendo qualcuno a lei caro o lei stessa.
Doveva agire subito.
"Kudo cosa posso fare per rendermi utile? Ti raggiungerò immediatamente per aiutarti, partirò con il prossimo treno per Osaka"
"Assolutamente no Ai, devi assolutamente restare a Tokyo e rinchiuderti in casa con il Dottor Agasa, però…c'è una cosa che potresti fare per me" sussurrò il ragazzino.

Ai aggrottò le sopracciglia, non capendo cosa intendesse il bambino, chiedendogli sospettosa "Cosa intendi?"
"Trova un antidoto permanente per l'APTX4869 al più presto, ti prego. Devi metterti subito al lavoro"
"Conan ma cosa stai dicendo? Sai perfettamente che ancora non ho ancora tutti i composti per produrre un antidoto definitivo, l'unica cosa che potrei fare è un antidoto che dura qualche ora, massimo qualche giorno" ribadì scioccata la bambina, sorpresa dalla strana richiesta del piccolo detective, che rispose imperterrito "Lo so, Ai, lo so ma ti prego provaci, almeno prova a creare qualche cosa per farmi tornare adulto per più tempo possibile" supplicò il ragazzino.

La scienziata serrò le labbra, ma infine sospirò "E va bene, vedrò cosa posso fare, te lo prometto"
"Grazie mille! Chiamami al più presto...un'ultima cosa"
"Che cosa?"
"Ti prego stai attenta" sussurrò Conan, facendo arrossire lievemente la ragazzina, che rispose nello stesso tono "Certo, stai tranquillo"
Entrambi riattaccarono il telefono, non emettendo più fiato.

La bambina appoggiò il telefono sul tavolo, cominciando a serrare le finestre e chiudere a chiave ogni porta d'ingresso per poi avviarsi verso il laboratorio con aria determinata, pronta a mettere fine alla sua seconda e non del tutto gradita infanzia.

Conan aveva appena riattaccato il telefono quando sentì Ran avvicinarsi mentre cercava il suo "fratellino" a squarciagola.
Il ragazzino ripose velocemente il cellulare nella tasca mentre veniva raggiunto dalla ragazza, che correva ansiosa verso di lui, e strinse impaurito gli occhi, aspettandosi una bella strigliata da parte della karateta, che invece cadde sulle ginocchia e lo abbracciò con tutte le forze che aveva nel corpo cominciando a piangere disperatamente.

"Grazie al cielo sei qui, ti prego non mi fare più prendere uno spavento del genere, sono quasi morta di paura! Rimani sempre accanto a me, capito?" singhiozzò quasi urlando, continuando a piangere per il sollievo.
Conan la guardò stupito, ricambiando vigorosamente la stretta, rassicurandola "Scusami Ran, non lo farò mai più. E stai tranquilla, non ho intenzione di sparire"
Ran emise un risolino divertito mentre asciugava i suoi bellissimi occhi color indaco: non avrebbe sopportato di perdere anche Conan, già l'idea di non rivedere più Heiji e Kazuha vivi la terrorizzava enormemente, in più soffriva la mancanza del suo bel detective dagli occhi blu cielo e sapeva che la sua psiche non avrebbe retto se fosse sparito anche colui che considerava ormai il suo fratellino minore.

Mentre i due stavano rientrando, entrambi notaro la macchina della polizia scientifica che si fermò proprio davanti alla villetta.
Entrambi trattennero il respiro, consapevoli che i referti erano appena arrivati.

Appena i medici/poliziotti entrarono tutti scattarono in piedi, ansiosi di sentire cosa avevano da dire.
L'ispettore Hattori, che lesse lui stesso i documenti, confermò i sospetti di Conan, impallidendo e lasciandosi cadere sulla sedia, ripetendo ad altra voce ciò che aveva appena letto "Il sangue sul pavimento è di mio figlio, sul piatto ci sono le impronte di Kazuha con qualche goccia del suo sangue, si deve essere graffiata cercando di difendersi...a-almeno siamo sicuri che lei non è ferita in modo grave" concluse con voce rotta, troppo sconvolto per parlare oltre.
Il capitano Toyama si avvicinò all'amico, mettendogli una mano sulla spalla per tranquillizzarlo "Stai tranquillo Heizo, il tuo Heiji è un ragazzo forte e li troveremo entrambi sani e salvi, te l'assicuro"
L'uomo strinse la mano del collega, invidiandolo per l'ottimismo che mostrava. Avrebbero setacciato ogni angolo della città pur di ritrovare i loro ragazzi.

Conan decise che era il momento giusto, doveva spingere gli investigatori e farli arrivare alla conclusione giusta senza esporsi troppo.
Assunse quell’aria finto-innocente che usava sempre in quelle situazioni, comportandosi da bambino "Ma che strano! Chissà come ha fatto il rapitore a colpire alle spalle Heiji e in contemporanea tenere in scacco Kazuha. Sono entrambi così forti, deve essere proprio in gamba allora"
"Diamine è vero, una persona sola non sarebbe mai riuscito a sopraffarli entrambi. Sia Heiji che Kazuha sono entrambi molto atletici e sarebbero stati in grado di difendersi senza difficoltà, ma due o più assalitori avrebbero potuto ribaltare la situazione" esclamò Hattori, scattando in piedi.
Il capitano Toyama si illuminò, continuando la frase del collega “Uno degli aggressori deve essere andato da Kazuha, minacciandola probabilmente con una pistola o qualcosa del genere, mentre l'altro si deve essere nascosto dietro la porta, colpendo Heiji alle spalle"

Conan sorrise soddisfatto, la ricostruzione adesso era molto più credibile, e una volta indagato più a fondo avrebbero trovato il collegamento con l'Organizzazione degli uomini in Nero senza mettere lui o Ai in pericolo, ma dovevano agire in fretta: quei criminali non aspettavano certamente i loro comodi e sapeva che una volta ottenute le informazioni che volevano, usando chissà quali mezzi atroci, gli Uomini in Nero li avrebbero uccisi entrambi senza pensarci.

Il tempo scorreva troppo velocemente, e non era a loro favore.



Heiji riaprì lentamente gli occhi, ancora stordito dalla botta ricevuta.
Si guardò intorno, nonostante la vista distorta, e realizzò di trovarsi in un piccolo sotterraneo buio, ma notò che Kazuha non era più al suo fianco.

Il giovane detective provò ad alzarzi dal letto, ma le manette che lo tenevano legato non gli concedevano molto movimento, in più dei forti giramenti lo costrinsero a stendersi nuovamente.
La testa gli pulsava dal dolore, ma il ragazzo notò con stupore che qualcuno doveva averlo bendato e medicato con estrema cura mentre era privo di sensi.

“Ma che gentili” borbottò ironicamente il detective dell'Ovest, insospettito ancora di più da quella premura: perchè mai l'avrebbero dovuto curare dopo quasi dissanguato?
Per loro sarebbe stato molto più semplice lasciarlo morire lentamente, ma in fondo sapeva che quei farabutti erano consapevoli che ucciderlo avrebbe solo danneggiato il loro sporco gioco.
In quel momento Heiji capì cosa avevano in mente gli Uomini in Nero, cominciando a divincolarsi, cercando inutilmente di strapparsi di dosso le manette.
Non poteva permettere che la sua Kazuha venisse torturata, doveva trovarla e andarsene di lì immediatamente.

"Stai buono ragazzino, sei non ti ribellerai andrà tutto bene e tu e la tua fidanzata potrete andarvene sani e salvi" lo ammonì una voce femminile dal tono atono.
Heiji si girò di scatto e si trovò davanti una bellissima giovane donna dai capelli lunghi color biondo platino e con dei profondi occhi color blu ghiaccio che riconobbe subito. Vermouth .

Il ragazzo mantenne la stessa espressione stupita, continuando la sceneggiata "Chi sei tu? Cosa ci faccio qui?"
"Avanti giovanotto, tu sai perfettamente chi sono e perchè sei qui, ci servono informazioni su Shinichi Kudo" rispose sbrigativa la bionda, volendo porre fine alla svelta a quella sgradevole faccenda.
Heiji finse nuovamente di essere confuso, rispondendo a sua volta "Shinichi? Io non sono in contatto con lui da mesi, perchè lo cercate?"

Vermouth, alias Chris Vineyard, alias Sharon Vineyard, sbuffò spazientita, avvicinandosi all'orecchio del detective, sussurrandogli "Ascoltami bene ragazzo, io so che hai avuto una conversazione telefonica con lui appena tre giorni fa e che si è rimpicciolito. Devo rintracciarlo immediatamente prima che lo prendano i miei colleghi. Loro non sono come me, lo uccideranno appena gli metteranno le mani addosso e faranno fuori anche Angel , quindi se vuoi veramente proteggerlo devi dirmi dove si trova in questo momento e come posso parlargli senza che mi ritrovi con una pallottola nella testa"

Heiji guardò stupito la donna, non credendo a ciò che aveva appena sentito. Cosa voleva in realtà Vermouth?





Spazio dell'autrice
Ed ecco finito anche il secondo capitolo. è stato molto impegnativo ma ne vale sempre la pena perchè mi diverto sempre un sacco :)
Chissà cosa avrà in mente Vermouth, che è capace di tutto? Dove è finita Kazuha? Lo scoprirete nella prossima puntata ;p
Alla prossima!!

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Capitolo 3
*** Pericolo in vista ***


CAPITOLO REVISIONATO

Pericolo in vista

"Ascoltami bene ragazzo, io so che hai avuto una conversazione telefonica con lui appena tre giorni fa e che si è rimpicciolito. Devo rintracciarlo immediatamente prima che lo prendano i miei colleghi. Loro non sono come me e lo uccideranno appena gli metteranno le mani addosso e faranno fuori anche Angel , quindi se vuoi veramente proteggerlo devi dirmi dove si trova in questo momento e come posso parlargli senza che io mi ritrovi con una pallottola nella testa"
Heiji guardò stupito la donna, non credendo a ciò che aveva appena sentito.
Cosa voleva in realtà Vermouth?

"Vieni dritta al punto, cosa vuoi da Kudo?" chiese gelido il detective, non capendo dove volesse andare a parare la bionda, che distolse lo sguardo silenziosamente, non parlando del movente delle sue azioni, ma sapeva che doveva collaborare con il ragazzo se voleva tenere al sicuro quello stupido detective ficcanaso, quindi rialzò gli occhi facendo scontrare i suoi occhi color ghiaccio con quelli blu cobalto del giovane.

Vermouth non fece in tempo ad aprire bocca che sentì la porta si aprì, cigolando sinistramente, e riconobbe subito quei passi pesanti, girandosi con un sorrisetto beffardo mentre li salutava con sarcasmo.
"Gin, Vodka. Che piacere vedervi, a cosa devo questa piacevole visita?"
"Salve Vermouth, volevamo solo assicurarci che il nostro amichetto si fosse svegliato e che avesse già cominciato a cantare" spiegò il più alto dei due, alludendo a Heiji.

La bionda assunse un'aria indecifrabile e, facendo spallucce, rispose "No, si è appena ripreso, e stavo per cominciare l'interrogatorio. Fidatevi, riuscirò a farlo parlare"
"Beh, non ti preoccupare, mia cara , ci penso io a far aprire bocca a questo mocciosetto impertinente" replicò Vodka con un sorriso malevolo, avvicinandosi minacciosamente ad Heiji stringendo il pugno, ma Vermouth si mise innocentemente in mezzo, sgusciando dal collega con fare seducente, mormorando "Non c'è affatto bisogno di usare la violenza, caro collega, ci penserò io a farlo crollare"
Vodka arrossì lievemente abbassando il pugno, alzando gli occhi al cielo "Va bene Vermouth, pensaci pure tu...e tu, ragazzino, ritieniti molto fortunato" concluse guardando Heiji con un ghigno.

Il giovane detective rispose con un occhiata piena di odio, sibilando "Voglio vederla"
"Vedere chi?"
"La ragazza che era con me. Assicuratemi che sta bene, o dalle mie labbra non uscirà una parola" minacciò Heiji, facendo intendere fin da subito che lui non sarebbe stato un ragazzo facile da dominare.

Gin inizialmente lo fissò con un'espressione curiosa, ma il suo viso si aprì in un sorriso maligno "Ci sto, ti porterò la tua fidanzatina. È una ragazza piena di risorse, quella lurida sgualdrinella è riuscita persino a graffiarmi il viso e Vodka ha dovuto addormentarla con del cloroformio" provocò l'uomo mentre si strofinava la guancia destra, dove c'erano tre lunghi segni rossi, nell'intento di far arrabbiare il giovane e, a giudicare dallo sguardo rabbioso che gli riservò, ci doveva essere pienamente riuscito.
"NON OSARE PARLARE DI KAZUHA IN QUESTO MODO, VIGLIACCO" urlò inferocito Heiji, cercando di avventarsi contro il platinato, ma le manette gli impedivano qualsiasi movimento.

L'uomo ridacchiò, divertito dalla reazione del ragazzo, alzando le mani in segno di resa "Ok, ok come vuoi. Vodka, vai a prendere quella ragazzina pestifera"

Il moro imbastì una smorfia scocciata, non entusiasta di avere di nuovo a che fare con Kazuha, ma si piegò alla volontà del partner e fece segno a Vermouth di consegnargli le chiavi della cella della ragazza, ma la donna si rifiutò fermamente.
"No, vado io. Se si presenterà Vodka lei si ribellerà di sicuro, del resto è stato coinvolto nel suo rapimento, ma io sono una donna e ciò la calmerà un poco, in più ho modi decisamente più gentili per convincere una persona a fare ciò che dico" osservò, uscendo dalla porta con un occhiolino malizioso, scomparendo dietro lo stipite.

Dopo qualche minuto, Vermouth ricomparve con Kazuha, ammanettata e bendata con il nastrino che usava di solito per legarsi i capelli.

La bionda sussurrò nell'orecchio della ragazza "Stai calma. Ora chiuderò la porta a chiave e ti toglierò benda e manette, ma tu devi promettermi che non cercherai di reagire in nessun modo, capito?"
La castana fece un esitante cenno di assenso con la testa, dopo di che Vermouth chiuse la porta e tolse il nastro dai suoi occhi e, accertatasi che la situazione fosse sotto controllo, le tolse una delle manette e slegò una mano a Heiji.

Appena fu libera di muoversi, Kazuha si buttò dritta tra le braccia di Heiji, che la strinse forte con l'unica mano libera mentre la ragazza scoppiava in a piangere di sollievo e paura.
Il detective la scrutò attentamente per accertarsi che la sua piccola non fosse ferita, ma sembrava che fisicamente la giovane stesse bene, a parte qualche livido su braccia e gambe e un piccolo graffio sull'avambraccio e sul labbro.

Il moro notò anche che le avevano cambiato i vestiti: adesso la ragazza indossava una semplice canotta grigio scuro e un paio di pantaloncini dello stesso colore, i suoi lunghi capelli marroni erano sciolti e in disordine, rendendola terribilmente adorabile agli occhi del giovane, anche se quello non era affatto il momento per fare il romantico...o forse sì, dato che probabilmente non sarebbe uscito vivo da quella maledetta stanza...ma qualunque sarebbe stato il suo destino, doveva trovare il modo di farla scappare da lì.

Heiji poggiò la mano sui morbidi capelli della sua Kazuha, parlandole in tono affettuoso, ma duro.
"Piccola, ora mi devi ascoltare attentamente: devi fare tutto quello che ti diranno e non devi opporti, se mi dai retta non avrai nessun problema. Vedrai che ne usciremo anche questa volta, non devi temere."
"Heiji ho tanta paura, ho paura che ti possano fare del male" pigolò Kazuha, singhiozzando mentre le lacrime scorrevano copiose sulle sue guance.

Il ragazzo l'abbracciò ancora più forte, facendo connettere le loro fronti.
Fissandola nei suoi occhi smeraldini, continuava a mormorarle dolcemente "Non ti preoccupare Kazuzu, tu starai bene e questo è l'importante. Ti proteggerò anche a costo della mia vita, la mia priorità sarà farti uscire di qui sana e salva...ti ho messo in questo guaio e la colpa è solo mia, il minimo che posso fare è tirartici fuori"
"M-ma cosa vogliono da te? Perché ci hanno portato qua?"
"Meno ne sai, meglio è, piccola, ti serve solo sapere che cercano Shinichi, ma tu non hai nulla da temere, non l'hai mai conosciuto bene"

Kazuha sgranò gli occhi sconvolta, ormai certa che il suo migliore amico in realtà sapesse perfettamente dove si trovava Kudo senza dire nulla a nessuno, nemmeno a Ran, ma rimase in religioso silenzio.

Senza aggiungere nient’altro, il detective si rivolse a Vermouth "Ho finito, puoi riportarla dove era?"
La bionda percepì nelle sue parole una silenziosa richiesta di proteggere la sua Kazuha, e con un cenno di assenso si avvicinò alla castana per portarla nella cella, ma quest'ultima cominciò ad agitarsi, rifiutandosi di lasciare il braccio di Heiji, che la rimproverò duramente.
"Hey, stammi a sentire, vai con lei e ritorna nella tua stanza, è per il tuo bene. Dammi retta ti prego"
"Non voglio lasciarti solo nelle loro mani, resterò qui con te" insistette la ragazza, continuando a scuotere il capo.

Vermouth si avvicinò a Kazuha, stringendola dolcemente per il braccio, rassicurandola con tono materno "Forza, Kazuha, vieni con me. Non hai nulla di cui preoccuparti, appena avremo ciò che vogliamo sarete entrambi liberi e non vi sarà fatto alcun male"

La castana continuò a rifiutarsi, ma lo sguardo omicida di Heiji la convinse ad alzarsi lentamente mentre Vermouth le circondava le spalle per portarla via, ma Gin era di tutt’altra idea, parandosi davanti a loro con un'espressione irritata, sibilando.
"Dove credi di andare? La ragazza rimane qui, ci serve"
"Gin, fatti da parte, ho già messo in chiaro che me ne occuperò io, dunque sono entrambi sotto la mia responsabilità. Fammi fare il mio lavoro" ribatté la bionda con uno sguardo gelido.

Gin si avvicinò minacciosamente alla donna, furioso come non mai, urlando "Tu non sei nessuno per dirmi cosa devo o cosa non devo fare, capito? Ho detto che la ragazza resta qui quindi la ragazza resterà qui!" strattonando violentemente per il braccio Kazuha, che emise un flebile gemito di dolore cadendo sulle ginocchia ai piedi del platinato, che ancora la stringeva per il polso, scatenando la reazione furiosa di Heiji, che scattò in piedi inferocito, sbraitando "NON LA TOCCARE, BASTARDO"
"Stai a cuccia, mocciosetto" ghignò Vodka, assestando un montante nello stomaco del ragazzo, che ricadde senza fiato nella branda.

Vermouth perse definitivamente la pazienza, gridando esasperata "FATELA FINITA! Vi sembra la maniera di comportarvi? State agendo come due bambini capricciosi e infantili!"
"A chi stai dando del bambino, eh?" chiese irosamente Gin, scatenando ancora di più la rabbia della bionda, che gli urlò di rimando "A voi, stupidi imbecilli! Picchiandoli e strattonandoli non li incoraggerete di certo a darvi informazioni, anzi, li indisporrete ancora di più"
"Non provare a fare la morale a me, Vermouth, non sei di certo una santarella. So io come vanno trattati gli informatori" replicò Gin, tirando Kazuha per il braccio torcendoglielo dietro la schiena, costringendola ad alzarsi in piedi di scatto.

Kazuha strillò acutamente per il dolore, cominciando a piangere e a tremare spaventata, pregando che tutto finisse in fretta. Se volevano veramente ucciderla, che lo facessero e basta.

Gin cominciò a provocare i presenti, accarezzando maliziosamente il mento della giovane mentre sussurrava "Io posso fare ciò che voglio con i miei ospiti, soprattutto con una così bella ragazza come la nostra...come si chiama? Ah, sì, Kazuha".

La castana rabbrividì vistosamente, chiudendo gli occhi disgustata, mentre Heiji a fumava dalla rabbia, divorato dalla voglia di rompere la faccia a quello spaccone.
Nessuno poteva permettersi di toccare la SUA Kazuha, doveva assolutamente fare qualcosa per proteggerla, ma non sapeva cosa fare…a meno che...

Heiji abbassò lo sguardo, vergognandosi di cosa stava per fare, ma il desiderio di proteggere Kazuha era più forte di qualsiasi senso di colpa verso Kudo, quindi si decise a malincuore di fare il loro gioco.
"Aspetta, parlerò...vi dirò tutto quello che so..."

I tre membri dell'Organizzazione lo guardarono stupiti, mentre Kazuha lo fissava sgomenta e arrabbiata nello stesso momento, non capendo dove volesse andare a parare.

Sul volto di Gin si aprì un ghigno soddisfatto mentre scherniva il detective "Beh, ragazzino, alla fine ti sei deciso a fare la cosa giusta. Evidentemente non hai perso il tuo buonsenso e hai ancora voglia di vivere"
"Parlerò, ma ad una sola condizione” concluse Heiji, sostenendo lo sguardo del platinato.



Steso nel suo e futon distrutto dall'orribile giornata trascorsa, Conan, nonostante la stanchezza, non riusciva a prendere sonno, perseguitato dal rimorso per avere messo il suo migliore amico in un pasticcio dal quale sarebbe stato difficile tirarlo fuori.

Sapeva che sarebbe morto pur di non rivelare niente, doveva aiutarlo, ma non c'era modo per risolvere la situazione senza metterci la faccia, mettendo in pericolo anche Ran...doveva fare in modo che qualcuno facesse il lavoro sporco al posto suo e forse sapeva a chi rivolgersi.

Il piccolo detective stava ancora rimuginando sul da farsi quando sentì vicino a sé il corpo di Ran che, profondamente addormentata, si stava agitando nel sonno in preda ad un orribile incubo, probabilmente causato dal forte stress a cui era sottoposta.
Cercando di rasserenarla, Conan si avvicinò lentamente alla giovane, sistemandosi tra le sue braccia, abbracciandola forte.

La karateta sembrò tranquillizzarsi un po’, stringendo a sé il corpicino del bambino mormorando un flebile "Grazie" con la voce impastata dal sonno.

Il ragazzino arrossì violentemente, promettendole mentalmente che avrebbe fatto di tutto pur di proteggerla, anche se ciò sarebbe valso come una condanna a morte per sé stesso, e le giurò silenziosamente che le avrebbe rivelato la verità indipendentemente da ciò che sarebbe accaduto.

Con questo giuramento impresso nella mente, finalmente Conan riuscì a chiudere gli occhi mentre il sonno si impossessava di lui.





Spazio dell'autrice
Completato il terzo capitolo, lavori il corso per il quarto.
Cosa farà Heiji? Rivelerà il segreto di Conan oppure no? Cosa avrà in mente di fare il piccolo detective? Lo scoprirete nei prossimi episodi ;)
Scrivere questo capitolo è stata una vera e propria faticaccia tra scuola, studio e allegri compiti in classe impossibile (di norma ci metto pochi giorni per fare un capitolo, questa volta ci ho messo una settimana e mezzo! che bello! -_-" ). Vi prometto che la prossima volta ci metterò molto meno, aggiornerò il prima possibile, giurin giurello :P
A parte scherzi, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Aspetto le vostre recensioni!
Alla prossima!!

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Capitolo 4
*** Il patto ***


REVISIONATO

Il patto

Kazuha si rigirò nella branda, ripensando a cosa aveva detto Heiji poche ore prima.

Voltò il viso verso il ragazzo, ritrovandoselo a due centimetri di distanza, arrossendo violentemente per l'eccessiva vicinanza dei loro volti.
Finalmente era riuscita a convincere quei bruti a farli stare nella stessa stanza per assicurarsi che non gli facessero del male, ma erano costretti a dormire nella stessa cuccia, che era già stretta per una sola persona.

Kazuha aveva capito da subito che Heiji era rimasto insonne per l'ansia per parecchio tempo, ma il sonno e la stanchezza avevano vinto su di lui e il suo respiro era diventato più regolare, segno che finalmente si era addormentato.

Il braccio del ragazzo era avvolto intorno alla schiena della sua amica, come per proteggerla anche nel sonno, e questo piccolo gesto spontaneo l'aveva fatta sentire al sicuro anche in quell'orribile posto dove poteva essere mortale anche l'aria che stavano respirando.

La castana osservava ogni piccolo dettaglio del viso perfetto del giovane detective e trovava irresistibile la sua espressione docile e calma che aveva quando dormiva, sarebbe stata capace di continuare a osservarlo per giorni, ma sapeva che entro poche ore Heiji si sarebbe svegliato, e lei sarebbe stata costretta a fingersi addormentata per far finta di nulla.

Mentre Kazuha continuava a fissare il suo bel detective, le venne in mente lo strano patto che il suo agguerrito protettore aveva stipulato con quei maledetti criminali.

"Parlerò, ma ad una sola condizione" esclamò Heiji, sostenendo lo sguardo del platinato.

Il sorrisetto di Gin si allargò ancora di più, divertito dalla piega presa dagli eventi.

Quel detective da strapazzo teneva a quella ragazzina più di quanto lui stesso volesse ammettere, e questo giocava in suo favore.
Ormai l'aveva in pugno, l'informatore avrebbe tradito persino il suo caro amico Kudo pur di proteggere la sua fidanzatina, però questo non l'avrebbe salvata, ne poteva stare certo, ma doveva dargli una falsa speranza prima che cantasse.

L'uomo lasciò andare il braccio della ragazza, avvicinandosi trionfante a Heiji grattandosi il mento con aria incuriosita.
"Beh, devo ammettere che mi hai proprio colpito, ragazzo mio. Avanti, parla, sono curioso di sentire ciò che hai da dire" concluse l'uomo, prendendo il mento di Heiji tra le dita per costringerlo a guardarlo negli occhi, come in cerca di un segno di menzogna.

Il giovane detective non si fece intimorire, continuando a fissare Gin negli occhi in segno di sfida, trattando le sue condizioni.
"Come promesso, io vi dirò tutto ciò che so su Shinichi, ma voi mi dovrete fare due promesse in cambio, o il nostro accordo sarà nullo. La prima condizione è che Kazuha venga portata in salvo e ricondotta a casa, vi assicuro che non racconterà nulla e saprà dare una valida spiegazione sulla mia assenza, la secon..."
"Frena, frena ragazzino, partiamo già male. Non posso accontentarti, penso che tu già sappia perfettamente che i vostri genitori si sono accorti della vostra assenza e hanno già aperto le indagini, e ci hanno messo poco a capire che siete stati...ehm...prelevati, in più stamani si è aggiunto alle ricerche anche il famoso detective Kogoro Mouri. Non ci vorrà molto prima che l'FBI colleghi il caso a noi, e se la nostra amichetta ricomparisse all'improvviso di sicuro non le crederebbero, nemmeno se mentisse, e le faranno confessare il vero motivo della vostra sparizione prima o poi, quindi capisci che non posso ancora lasciarla andare" spiegò l'uomo con un'espressione finto-dispiaciuta.

Heiji aggrottò le sopracciglia, stupito dalla tempestività con la quale suo padre aveva agito e allo stesso tempo sollevato che Conan fosse già al corrente del suo rapimento.
Probabilmente aveva già compreso il grande pericolo che stava incombendo su tutti loro.

Doveva assolutamente approfittare di questo piccolo vantaggio per far prendere tempo al suo migliore amico per permettergli di sopravvivere, anche a costo della vita.

Doveva mantenere il suo piano, ma anche prendere più tempo possibile.

"Capisco, allora se volete che lei resti dovete garantirmi che non toccherete Kazuha in nessun modo, non dovrete in nessun modo ferirla. Se scorrerà anche solo una goccia del suo sangue il patto salterà all'istante e non vi darò più nessun aiuto, chiaro?"
"Come l'acqua, alla ragazzina non sarà torto un capello" accordò il platinato con un ghigno, divertito dal patetico tentativo del ragazzo di proteggere la sua amica in tutti modi.

Heiji annuì, un poco sollevato, continuando il suo discorso.
"Per seconda cosa, non voglio che al mio amico venga fatto alcun male. Shinichi non vi è stato mai di intralcio e qualsiasi cosa vogliate da lui non ci sarà bisogno di violenza, non se lo merita!"

Gin lo fissò come se fosse impazzito, scoppiando in una fragorosa risata.
"Mio caro ragazzo, non ci siamo proprio! Si dà il caso che il tuo caro amico sia il più grande pericolo per la nostra Organizzazione, e come tale bisogna farlo sparire per sempre, quindi non posso prometterti di non ucciderlo, perché è proprio questo quello che faremo, ma ti prometto che la sua fine sarà rapida e indolore…ma non posso dire lo stesso di Sherry, e qualsiasi persona si voglia mettere in mezzo" concluse con una risatina divertita.

Il detective si morse rabbiosamente il labbro, intuendo l'implicita minaccia che Gin gli aveva rivolto. Non era sorpreso della risposta negativa alla sua richiesta, ma doveva pur provare a ottenere quella concessione.

Heiji annuì con il capo in segno di resa, scaturendo una forte risata da parte di Vodka e Gin, mentre notò che Vermouth era lievemente impallidita, come se fosse veramente spaventata da questo accordo e perfettamente consapevole che sarebbe finito in un bagno di sangue e vite innocenti spezzate.

Quando il biondo smise di ridere, appoggiò la mano sulla testa del giovane, arruffandogli i capelli come ad un bambino, canzonandolo.
"Stai tranquillo, se farai il bravo bambino e collaborerai ne uscirai al massimo con un paio di ossa rotte, colui che si dovrebbe preoccupare è Kudo. Quanto riguarda la tua fidanzatina, non le sarà fatto alcun male, non verserà nemmeno una piccola goccia di sangue...Vermouth, riportala pure nella sua cella ora, non voglio che la nostra piccola tigre si faccia male"

Kazuha rabbrividì vistosamente all'idea che potessero ferire Heiji, e le venne in mente l'unico modo in cui poteva accertarsi che ciò non sarebbe successo, gridando.
"Io non vado da nessuna parte! Io resterò qui con Heiji, mettetevelo in testa!"

Heiji fulminò con lo sguardo l'amica, intimandole di tacere, ma lei continuò a infierire, ignorandolo completamente.
"Se mi trasferiste in un'altra stanza, potrei ferirmi durante il percorso, che è abbastanza lungo, oppure nella stanza potrei pestare 'accidentalmente' un oggetto tagliente con il piede o ferirmici un braccio o una gamba o chicchessia. Resta il fatto che verserei sangue e il vostro accordo sfumerebbe, e se così fosse Heiji non sarebbe più tenuto ad aiutarvi, giusto? Ma se rimango qui le probabilità che mi ferisca scenderebbero a zero, dato che questa stanza è completamente spoglia e molto più sicura per una persona fragile come me" concluse la castana con un sorriso serafico.

Gin digrignò i denti, cogliendo a pieno la minaccia della ragazza, ma non poteva negare di essere rimasto colpito e ammirato dall'arguzia di quella mocciosetta impertinente.
Era riuscita a ribaltare la situazione usando le parole dell'amico, riportandole alla lettera concretizzando la minaccia di poter far annullare il patto stipulato.
L'uomo sbuffò rumorosamente, sibilando un semplice "Andata", uscendo dalla stanzetta sbattendo la porta.


Si era beccata un severo rimprovero da parte di Heiji, ma ne era valsa la pena e quei criminali non li avevano importunati più, anche se erano consapevoli che era solo la quiete prima della tempesta.

La giovane aveva provato a convincere l’amico a procurarle qualche graffio per poter annullare l'accordo, ma il detective si era categoricamente rifiutato di farlo, facendo intuire a Kazuha che forse aveva un piano B da mettere in pratica.

La ragazza, cominciando a sentire addosso il peso della stanchezza, appoggiò il capo sul petto di Heiji chiudendo lentamente gli occhi, lasciandosi cullare dolcemente dalle braccia di Morfeo e abbandonandosi al sonno, ignara che la porta della loro cella si era appena aperta.





Spazio dell'autrice
Capitolo finito, che ve ne pare? :)
Spero veramente che, nonostante tutto, sia stato di vostro gradimento e che vi abbia suscitato interesse per continuare a leggere la mia storia :) Naturalmente vi invito tutti a dire la vostra nei commenti perchè nulla mi farebbe più piacere!
Vi risponderò la settimana prossima, ma probabilmente li leggerò durante il viaggio alleviando la tortura di ore e ore di pullman per spostarmi da un luogo a quell'altro. Spero solo che il gioco valga la candela e che sia in grado di divertirmi nonostante tutto.
Alla prossima!!

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Capitolo 5
*** Un aiuto inaspettato ***


REVISIONATO

Yeaaahh!! Tanti auguri a me!! Tanti auguri a me!! Tanti auguri alla...
Emhhh...
Ve beh...lasciate stare che è meglio... -.-
Bentrovati!! Sono veramente felice di essere finalmente riuscita ad aggiornare la mia storia!! Lo so che avevo già avvertito che avrei fatto ritardo, ma giuro che nemmeno io mi immaginavo che avrei tardato così tanto...perdonatemi, perdonatemi sul serio :'(
Comunque, dato che oggi è il mio compleanno, ho deciso di farvi io un regalo quindi ho accellerato un pò la produzione del capitolo per pubblicarlo proprio oggi per festeggiare insieme a voi la mia raggiunta maggiore età. :)
Grazie a tutti per il vostro preziosissimo supporto, è solo merito vostro se trovo idee nuove e spinte per continuare la mia attività (che al momento scarseggia un pò, ma non per colpa mia :( ) :)
Spero veramente che questo capitolo sarà di vostro gradimento e, detto questo, vi auguro buona lettura :)

Un aiuto inaspettato

La porta si aprì silenziosamente, rivelando un'alta figura vestita completamente di nero.

L'uomo si avvicinò lentamente, fissando i due ragazzini che dormivano beatamente, stretti l'una nelle braccia dell'altro: trovava pateticamente sdolcinato il modo in cui il giovane cercava di proteggere l'amica, posando il braccio intorno alle piccole spalle di lei, ma allo stesso tempo c'era qualcosa in loro che gli causava un grosso nodo all'altezza dello stomaco.

Era soprattutto la giovane Kazuha, con il suo temperamento intrepido, sfrontato e assolutamente incurante del pericolo, che gli lacerava l'anima...gli ricordava terribilmente lei, quella piccola e impertinente scienziata dagli occhi color ghiaccio che, per quanto si sforzasse, non riusciva a togliere dalla mente.

Non la vedeva dal giorno su quell'hotel durante il quale l'aveva quasi uccisa (*), sparandole a sangue freddo ferendola alla spalla...non aveva trovato la forza di spararle una seconda volta, sarebbe stato inutile negarlo.
La ragazza era scivolata via nel nulla senza che nemmeno se ne accorgesse, con gli occhi che le luccicavano per il dolore, cercando di scappare dal pericolo verso chissà dove...per qualche giorno aveva pensato che fosse morta, ma in fondo sapeva che non era così.

Sherry era viva, poteva sentire la sua presenza anche da lontano, ma non poteva né vederla, né toccarla.

L'uomo digrignò i denti, frustrato, e si contenne per evitare di lasciare libero sfogo alla sua rabbia.
Era riuscito a provare che Kudo era vivo, anche se non sapeva in quale stato, ma non aveva avuto altrettanta fortuna con Sherry, che sembrava letteralmente svanita nell'aria, però era convinto che fosse più vicina di quanto pensasse e intuiva che doveva essersi alleata con quel dannato detective da quattro soldi.

Quella maledetta!

Non si sarebbe fermata finché non l'avrebbe visto strisciare, e non poteva permettere che ciò accadesse!
Doveva fermarla, doveva trovarla prima che lei trovasse lui e lo distruggesse, perchè l'avrebbe fatto, di questo poteva starne assolutamente certo...

Shiho Miyano aveva il potere di distruggere tutto ciò che desiderava con il pensiero se solo l'avesse voluto, e lei desiderava con tutte le sue forze distruggere l'Organizzazione degli Uomini in Nero e avrebbe agito alla prima occasione.

L'ombra oscura rimase ancora per diversi minuti a fissare con sguardo gelido i volti dei due giovani che, ignari di tutto e di tutti, stavano ancora dormendo profondamente, completamente dimentichi di tutto ciò che era successo in quella orribile giornata, anche se solo per qualche ora. Sembravano così calmi e sereni nell'oblio del sonno, e lui li invidiava per questa loro tranquillità, la loro completa ignoranza del fatto che il loro destino era già stato scritto...o forse no.
Forse erano consapevoli che non sarebbero usciti vivi da lì, non erano completamente stupidi, questo doveva concederglielo.

Già...probabilmente quello stronzetto di Hattori stava già progettando la strategia per spianare la strada a Kudo ed a Sherry, era disposto a morire per difendere i suoi alleati e Kazuha...oh sì, doveva prepararsi, quel detective con il forte accento del Kansai gli avrebbe giocato un brutto tiro da un momento all'altro e doveva essere pronto a contrattaccare.

Sul volto dell'uomo incappucciato nacque un sorriso malato e terrificante, poi si voltò di scatto, sgusciando fuori della cella, proprio come un serpente.

Nel momento in cui la porta si chiuse, Kazuha si alzò di scatto, spaventata. "Heiji! Heiji svegliati! Hai sentito quel rumore? Che cosa era?" urlò indicando la porta.
Il giovane detective schiuse gli occhi, girandosi verso la porta. "Kazuha io non ho sentito un bel nulla...probabilmente te lo sei immaginato...avanti torna a dormire” borbottò assonnato, attirando nuovamente l'amica tra le sue braccia.

La ragazza richiuse gli occhi, riaddormentandosi quasi istantaneamente, mentre Heiji continuava a fissare la porta.
Kazuha aveva ragione, qualcuno si era introdotto nella stanza e ci era rimasto per molto tempo, ma non voleva far preoccuparla eccessivamente senza un motivo apparente.

Si domandava perchè l'intruso si fosse semplicemente limitato a fissarli dormire, ma qualsiasi fosse il motivo, doveva stare molto attento.



Conan aprì lentamente gli occhi, svegliato dalla flebile luce che penetrava nella stanza.

Si girò stancamente verso Ran, ma scoprì con stupore che il letto della karateta era vuoto e freddo. Scattò in piedi preoccupato, domandandosi dove si fosse cacciata, e notò che anche il letto di suo padre era disfatto.

Dove diamine si erano cacciati Goro e Ran?

Mentre il panico si stava impossessando di lui, Conan notò la piccola sveglia sul comodino, constatando che erano quasi le 10. Il ragazzino imprecò mentalmente contro la ragazza mentre si vestiva di tutta fretta; a quell'ora le indagini dovevano già essere riprese e lui se ne era perso una grande parte.
“Perchè nessuno mi ha svegliato?” borbottò, mentre si infilava i pantaloni “Non posso indagare se dormo!”

In pochi minuti il bambino era già pronto, e mentre stava andando di corsa verso le scale incrociò proprio Ran, che stava per entrare nella camera con un vassoio con sopra una ricca colazione.

Conan osservò il volto della ragazza, notando che aveva il volto arrossato e gli occhi lucidi.
Aveva pianto, e, a giudicare dalle profonde occhiaie che aveva sotto gli occhi, l'aveva fatto per tutta la notte.

Lo stomaco di Conan sprofondò, sentendosi in colpa, ma non ebbe il tempo di dirle qualche parola di conforto che venne interrotto dalla ragazza, stranamente sorridente. "Buongiorno Conan, finalmente ti sei svegliato, dormiglione” lo salutò gaiamente “Dormito bene?".
Il ragazzo si stupì, ammirando la forza d'animo della giovane, domandandole con un filo di voce. "Sì, grazie Ran...è successo qualcosa? C'è qualche novità?".

Il volto della karateta si incupì ulteriormente, con gli occhi pieni di lacrime. "No, piccolo, nessuna novità...” rispose, scutendo la testa in segno di diniego “sono come spariti nel nulla...non sappiamo neppure s-se s-sono ancora...". La voce della ragazza si spezzò, scoppiando a piangere disperatamente.
Il bambino le prese il vassoio e la abbracciò con dolcezza, desiderando con tutte le sue forze di veder sparire quelle maledette lacrime.

Non l'aveva mai vista in quelle condizioni e odiava vederla stare così male.

Ran strinse a sè quel corpicino caldo, cercando ti trarre forza da lui, cominciando a accarezzargli lentamente quegli indomabili capelli corvini, così simili a quelli del suo Shinichi...se solo fosse stato lì in quel momento era sicura che avrebbe già risolto il caso.

Dopo pochi secondi Ran si rimise in sesto, rindossando la dura corazza che aveva usato fino a quel momento, e si asciugò le lacrime con la manica della maglietta.
Riprese il vassoio, poggiandolo nel letto davanti al suo 'fratellino'. "Avanti, su, facciamo colazione, immagino che avrai una gran fame" lo incoraggiò, porgendogli una tazza di latte.
Conan le sorrise di rimando, cominciando a sbocconcellare il suo pasto, che avvenne nel più totale silenzio.

Dopo qualche minuto di assoluto mutismo, Conan decise di rompere il silenzio, chiedendole con tatto. "Ehm...Ran...perchè non mi hai svegliato prima? Ti avrei fatto compagnia e sarei stato d'aiuto a tuo padre!".
Ran lo guardò con intensità, mordendosi il labbro "Non volevo che sentissi quegli orribili discorsi...per questa volta vorrei che tu ti comportassi come un ragazzino normale” gli rispose con un sussurro “Non hai nemmeno 8 anni, eppure ti trovi sempre nelle situazioni più atroci...non voglio che partecipi a casi come questi, mai più".

Conan la osservò ammutolito, colpito dalle parole della ragazza.
Si era quasi dimenticato che ora era solo un bambino ai suoi occhi, e non si era aspettato tanto affetto dalla giovane e, da una parte, sentiva di non meritare questa immensa fiducia incondizionata.

Chissà come avrebbe reagito una volta scoperta la verità...

Improvvisamente il campanello dell'abitazione suonò con particolare insistenza, e i due giovani scattarono in piedi, sperando che chiunque fosse arrivato portasse qualche novità che desse qualche pista che servisse a concludere qualcosa.

Poteva essere anche la notizia più brutta di tutte, ma dovevano comunque sperare nel meglio.

I due corsero per le scale e, con stupore, trovarono all'ingresso due persone che il detective in miniatura conosceva molto bene: Jodie Starling e James Black, i due agenti dell'FBI, che stavano già mostrando i loro distintivi.

Conan soppresse un sorrisetto soddisfatto, il suo piano stava funzionando alla perfezione.
Aveva mandato un messaggio in codice all'agente Starling quella stessa notte e, grazie al cielo, aveva risposto con prontezza mantenendo il segreto su chi aveva fatto la segnalazione.

Gli ospiti furono portati nel salone, pronti a rispondere alle domande che i presenti gli avrebbero posto.
Una volta accomodati, Jodie prese la parola prima che qualsiasi domanda le venisse posta.
"L'FBI è venuta a sapere di questa strana sparizione e ha mandato noi per collaborare nelle indagini” spiegò spicciola, sotto gli sguardi sospettosi degli agenti “Abbiamo modo di pensare che questo caso sia collegato a una pericolosa organizzazione criminale: l'Organizzazione degli Uomini in Nero".

Heizo Hattori fissò incredulo la donna, non capendo la situazione. "Un organizzazione criminale?” borbottò tra sé “E cosa vorrebbero da mio figlio e da Kazuha?!".
"È quello che vorremmo scoprire...ma ci sono indizi che ce lo fanno credere, come la bottiglia di gin trovata nella scena del crimine, e il giovane Hattori è uno dei più promettenti detective di tutto il Giappone. Probabilmente ha visto o scoperto qualcosa e la ragazza deve essere stata nel posto sbagliato al momento sbagliato” suppose con tono grave l'agente Black “Di una cosa però siamo certi: questo non è il loro modus operandi, di solito fanno immediatamente fuori le loro vittime, evidentemente i ragazzi sono più fortunati del previsto...se non avete notizie significa che sono più utili da vivi che da morti, e ciò significa che bisogna trovarli prima che la loro utilità cessi".

I padri delle due vittime sentirono i loro cuori ricominciare a battere, in parte rincuorati all'idea che c'era qualche speranza di trovare i loro bambini ancora vivi, ma sapevano che dovevano fare in fretta. "Come fate a dire che sono stati loro da una bottiglia? Come dobbiamo agire? Faremo qualsiasi cosa pur di ritrovare i nostri figli".

I due agenti dell'FBI si lanciarono uno sguardo, prima che Jodie chiarisse i loro dubbi. "I membri dell'Organizzazione si fanno chiamare con nomi di superalcoolici o liquori, e uno di loro si fa chiamare proprio Gin, quindi possiamo considerarla come la sua firma per far capire al committente, cioè il Capo, che ha compiuto il suo lavoro...prima di tutto, bisogna scoprire il motivo per il quale i due ragazzi sono stati portati via con cotanta violenza e, non trovando spiegazioni, abbiamo deciso di ricorrere ad un aiuto esterno".

I presenti, Conan compreso, sgranarono gli occhi e, dopo qualche secondo di sbigottimento, il piccolo detective ruppe il silenzio. "Un aiuto esterno? Di chi si tratta?".

Jodie fissò il ragazzino con un sorriso, aspettandosi il suo intervento. "Si tratta di un detective misterioso, nessuno ha idea di come sia fisicamente, ma puoi star sicuro che risolverà qualsiasi caso gli venga sottoposto, è considerato il miglior detective del mondo e ha risolto migliaia di casi già archiviati in ogni parte del globo...il suo nome è L!".


(*) Naturalmente in questa frase mi riferisco agli episodi dal n. 190 al n. 192






Spazio dell'autrice pazza
Ok...ok...non ammazzatemi vi prego...
Inizialmente non volevo fare un crossover, ma avendo rivisto di recente gli episodi di Death Note non ho potuto fare a meno di fantasticare una collaborazione tra i miei due detective preferiti, quindi ecco anche il mio amato L nella mia fanfiction!
Per chi non sapesse chi è L e non ha mai visto questo stupendo anime prego di NON precipitarsi su google o wikipedia alla ricerca di informazioni o foto perchè vi rovinereste tutta la storia!! Posterò la sua immagine nei prossimi capitoli, quindi dovete solo pazientare in pò. :)
Per chi ha già visto Death Note, che ne pensate di questa mia nuova trovata? Vi è piaciuta? Ditemi le vostre opinioni nei commenti e tranquilli, molti altri personaggi arriveranno moooolto presto per la gioia di alcuni ;)
Un'altra buona notizia è che ora dovrei aggiornare più frequentemente e regolarmente, o almeno spero che sarà così XD
Comunque sia, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, io ci ho messo tutto il mio impegno! :D
Alla prossima!!

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Capitolo 6
*** L ***


REVISIONATO

L
(e in che altro modo potevo chiamare il capitolo? ;) )

"Si tratta di un detective misterioso, nessuno ha idea di come sia fisicamente, ma puoi star sicuro che risolverà qualsiasi caso gli venga sottoposto, è considerato il miglior detective del mondo e ha risolto migliaia di casi già archiviati in ogni parte del globo...il suo nome è L!".

Tutti i presenti ammutolirono, completamente scioccati.
Chiunque in quella stanza sapeva chi era L, era misterioso quanto celebre, ma nessuno si sarebbe aspettato che un detective della sua portata si sarebbe interessato a quel caso che, ai suoi occhi, sarà sembrato banale.

Era veramente considerato il migliore di tutti, persino in Giappone si scommetteva chi fosse il migliore investigatore tra il Detective dell'Est Shinichi Kudo, il Detective dell'Ovest Heiji Hattori, e il famigerato L.
Tutti gli appassionati di misteri aspettavano un grandioso scontro tra i tre investigatori più famosi del Paese e ogni persona scommetteva quale fosse il vero nome e l'aspetto del detective più misterioso del mondo.

L non concedeva né appuntamenti né interviste, agiva in totale discrezione e senza rendere conto a nessuno, a volte anche in maniera ortodossa e del tutto imprevedibile. Per questo motivo spesso la polizia non collaborava volentieri con lui ed erano estremamente diffidenti nei suoi confronti.

Tutti i poliziotti nella stanza rimasero perplessi, ma non Conan. Lui era assolutamente entusiasta, con lui come alleato aveva la vittoria in tasca. Avrebbe tanto voluto conoscere la persona verso la quale provava un'istintiva ammirazione come investigatore e sincera stima come 'avversario'.
Però sentiva comunque il dubbio dentro di sé. "Davvero? L ha deciso di collaborare con noi?" chiese titubante, non convinto del tutto.

"Sì, vi darò una mano per risolvere questo intricato caso"

Tutti si voltarono di scatto, spaventati da quell'improvviso intervento, trovandosi davanti un uomo molto alto, incappucciato e camuffato dalla testa ai piedi, conosciuto come Watari, che reggeva tra le mani un computer portatile dove compariva sullo schermo una grande L in carattere gotico.

Ormai si sapeva cosa significava quel simbolo.

L era in attività, e li stava guardando.




Nessuno dei presenti ebbe il coraggio di prendere la parola, finché L, percepito lo stupore e il timore che aveva fatto dilagare nella sala, parlò con la sua voce metallica modificata dal computer. "Perdonatomi se vi ho accidentalmente spaventato, non dovete sentirvi in soggezione” si scusò, ma non distogliendosi dal suo obbiettivo “Vorrei che mi raccontaste nei dettagli le dinamiche del rapimento dei due ragazzi, i vostri sospetti sui possibili colpevoli, cioè l'Organizzazione degli Uomini in Nero, e il movente che li avrebbe spinti a compiere questo gesto tanto estremo. Mi è appena stato presentato il caso, quindi non sono propriamente informato".

Il capitano Toyama raccontò nei più minimi dettagli le loro ricostruzioni dell'accaduto e sul perchè ritenevano gli uomini dell'Organizzazione, ma qualcosa continuava a non tornare nella mente geniale del detective dietro lo schermo. Dopo qualche secondo di silenzio, L mormorò, più a sè stesso che agli altri. "Senza dubbio sono stati quei criminali, ma chissà cosa hanno fatto quei ragazzi per mettersi in questo guaio...dubito che miss Toyama abbia agito in modo così imprudente, ma penso che il giovane Hattori debba aver fatto qualcosa per essere notato da loro...ma cosa? Avete idea di qualche nesso tra l'Organizzazione e Heiji Hattori?".

Il silenzio si rimpossessò della stanza, nessuno ne aveva la più pallida idea.
Nessuno, tranne, ovviamente, un certo ragazzino, che però doveva restare in silenzio.
I presenti, ignari della verità, si scervellavano per trovare uno straccio di legame, ma nessuno di loro lo trovava.

Tutti tacevano, ma all'improvviso la soluzione a questo dilemma venne trovato da Ran: Shinichi! Era scomparso dalla circolazione per inseguire due uomini vestiti completamente di nero! Forse Heiji sapeva dove si trovava fin dall'inizio.

Con la voce tremante, ma più determinata che mai, Ran si alzò in piedi. "Forse ho trovato un nesso!” esclamò, rivolgendosi allo schermo “Il caso potrebbe essere legato a Shinichi Kudo".
Il padre la guardò stranito, non capendo cosa ci entrasse quel detective da strapazzo. "Ran ma che dici? Non c'è modo che quel ragaz-" "Non la interrompa, per favore” lo zittì L “Signorina, la prego, esponga a tutti la sua teoria, ogni pista non è sbagliata".

La ragazza prese un respiro per darsi coraggio, raccontando la sua storia. "Tempo fa, io e Shinichi siamo andati ad un parco divertimenti chiamato Tropical Land, durante un giro nelle montagne russe avvenne un brutale omicidio...erano presenti due uomini strani, vestiti completamente di nero. Una volta trovato il colpevole di quel delitto, Shinichi ha notato qualcosa e li ha seguiti...e da allora è quasi del tutto scomparso, chiama molto di rado e si fa vedere nei paraggi quasi mai; lui dice di essere impegnato in un caso molto impegnativo all'estero, ma questa scusa non mi ha mai convinto".

I presenti ascoltarono con attenzione, riflettendo sulle parole della ragazza. L era decisamente colpito.

"Mhhh..." mugolò pensieroso "...di sicuro questo è un grande indizio ed è una spiegazione plausibile. Quegli individui possono aver costretto il ragazzo ad una vita da latitante e Heiji Hattori può essere a conoscenza dei suoi spostamenti, ma prima bisogna verificare la loro eventuale appartenenza dell'Organizzazione degli Uomini in Nero...miss Mouri, non ha mai fatto domande a riguardo al suo fidanzato?".
Ran arrossì violentemente, ma al contempo si domandò come facesse L a sapere il suo nome, comunque ignorò questo particolare. "No, in realtà lui non è il mio ragazzo, e ha sempre evitato queste domande...non ne ha mai parlato e ha sempre evitato l'argomento".

L si fece sempre più curioso, trovava questo caso sinceramente interessante. "Le probabilità che i due casi siano legati sono dell'11% (*), credo che valga la pena approfondire questa singolare vicenda. Watari, potrebbe condurre da me miss Mouri? Penso che dovremmo fare una bella chiacchierata, e la terremo sotto protezione in qualità di testimone".

Tutti rimasero a bocca aperta dallo stupore, compreso Conan, mentre l'uomo incappucciato annuiva lentamente. L non si faceva vedere da nessuno e interrogava sia i testimoni che gli indiziati sempre tramite quell'anonimo schermo, nessuno si sarebbe aspettato che avrebbe accettato di vedere la ragazza per un semplice sospetto.

La karateta si alzò in silenzio, pronta a partire, ma Conan sentiva che qualcosa non andava: si sentiva fastidiosamente osservato, come se quel detective ombroso lo stesse fissando da quel computer.

Si domandava se L avesse già capito che non era chi diceva di essere, però...era impossibile, non poteva già esserci arrivato, non aveva modo di capirlo...
...o forse sì.

Doveva raccontare tutto al suo nuovo alleato, così sarebbe stato molto più d'aiuto.
Non sopportava l'idea di starsene così nelle mani in mano e quella era la sua unica occasione per potersi confrontare con lui, anche se sarebbe significato confessare alla donna che amava le sue bugie, ma non poteva fare altrimenti.

Anche di fronte a questa possibilità, decise che avrebbe fatto di tutto pur di seguire Ran per incontrare finalmente L.

Conan tirò il braccio alla ragazza, sfoggiando un luminoso sorriso e la sua migliore interpretazione da bambino di 7 anni. "Che fortuna Ran, potrai conoscere il famoso L! Non sai quanto ti invidio, anche io vorrei tanto incontrarlo...e poi, quando tornerai?" esclamò il ragazzino, fingendosi triste. "Oh Conan, mi dispiace. Non ti preoccupare, tornerò presto e quando succederà avremo trovato Heiji e Kazuha" lo consolò Ran, non resistendo al broncetto che aveva imbastito.

"Mhh...miss Mouri, perchè non porta con sè quel genietto? Magari mi potrebbe anche dare una mano" chiese il detective, lasciando nuovamente tutti a bocca aperta.
Ran esitò, vedendo sfumare il suo piano di tenere lontano Conan da quegli orrori, ma si rese conto che quello era il modo migliore di proteggerlo da quei criminali. "Va bene, è un'ottima idea”, rispose, con un sorriso incerto “porterò sicuramente Conan con me".
Dal canto suo, il piccolo detective era esultante, ma al tempo stesso un brivido gli percorse la schiena: come faceva L ha sapere che era considerato un piccolo genio ormai da tutti coloro che lo conoscevano?

Il dubbio che L conoscesse la verità divenne certezza, ma non sapeva come spiegarselo.

Ma non poteva mostrarsi turbato, quindi saltellò in piedi emettendo gridolini entusiasti mentre prendeva la mano di Ran, seguendo il misterioso Watari, che li condusse ad una grande limousine nera.

L'uomo aprì educatamente lo sportello posteriore della vettura, facendo accomodare gentilmente i due ospiti.
Conan era sempre più preoccupato, osservando il panorama passargli accanto mentre l'auto sfrecciava.



Era giorno inoltrato, di questo Heiji e Kazuha erano sicuri, ma non sapevano spiegarsi perchè nessuno era ancora venuto nella stanzetta.
Era rimasti immobili da quando si erano svegliati con i primi albori, abbracciati l'uno all'altra senza emettere fiato, evitando di dar motivo ai loro carcerieri di andare a fare a loro una visitina, che di sicuro non sarebbe stata piacevole.

Heiji continuava ad accarezzare i lunghi capelli dall'amica, sussurrandogli di tanto in tanto. "Tranquilla, va tutto bene".

Quando sembrava che la situazione fosse tranquilla, un Gin particolarmente furioso fece irruzione nella cella, fuori di sè come non mai.

Kazuha sussultò vistosamente, ma evitò accuratamente di gridare, mentre Heiji notò che l'uomo, più che arrabbiato, sembrava spaventato. Molto spaventato.

Questo suo atteggiamento era molto sospetto. Chissà cosa diamine stava succedendo per farlo entrare nel panico in quel modo?

Afferrò d'impeto Heiji per il colletto della maglia, strattonandolo violentemente a terra, provocando un urlo terrorizzato della ragazza.
Gin la ignorò completamente, non era di lei che si doveva occupare. "È l'ora di mettersi al lavoro, ragazzino, ed è meglio che tu sia collaborativo" sibilò, facendolo sedere sull'unica sedia della stanza.

Heiji lo guardò con odio, ma al contempo era tremendamente curioso. Non fu necessario aprire bocca, perchè Gin spiegò tutto da solo. "Vediamo di risolvere la faccenda in fretta, moccioso, perchè abbiamo poco tempo. Ci è stato riferito che non solo L'FBI è già intervenuta, ma sembra che persino il famigerato L darà il proprio sostegno nelle indagini, quindi capirai che dobbiamo trovare il tuo amichetto prima che L trovi noi".

Il detective dell'Ovest sgranò gli occhi, rimasto senza parole, ma non riuscì a sopprimere un sorrisetto soddisfatto e beffardo. Shinichi aveva fatto un ottimo lavoro; oltre ad aver avvertito l'FBI, era riuscito in qualche modo ad attirare l'attenzione del detective più talentuoso mai conosciuto e insieme sarebbero riusciti a mettere sotto chiave quel pazzo assassino e tutti i suoi compari.
In un attimo di audacia, Heiji stuzzicò apertamente il suo aguzzino, mantenendo il suo sorriso provocatore. "Siete nei guai fino al collo, Gin; non la farete franca, nessuno di voi” lo provocò, sogghignando “Anche se mi ucciderete, vi saranno addosso prima che tu te ne accorga e vi sbatteranno in gattabuia, con mio grande piacere".
Furioso come un toro, Gin sferrò un gancio nel viso di Heiji, che cadde dalla sedia come un peso morto.

Il giovane si rialzò immediatamente, tenendosi il naso per cercare di fermare il forte flusso di sangue che era subito fuoriuscito, ma aveva dipinta in volto la solita espressione beffarda, ridacchiando divertito come non mai. "Hai paura, non è vero? Dovresti averne, perchè hai minuti contati. Continua pure a picchiarmi, uccidimi, se ti fa piacere, tanto non cambierà il tuo destino e non tarderà la tua cattura; puoi farmi quello che ti pare, sarà comunque del tutto inutile".

Gin provò ad avventarsi nuovamente sul ragazzo, ma Kazuha si mise in mezzo per fermarlo. "FERMO!”, gridò disperata “Non puoi ucciderlo!".
Quella volta fu il turno dell'uomo di ghignare, prendendo il mento della giovane tra le dita, sussurrandole a pochi centimetri dal volto. "Io posso fare quel che voglio con lui, bambolina, non costringermi a farti del male, non voglio procurare delle cicatrici in questo bel visetto, quindi fai la brava e obbedisci".

Heiji, infuriatosi, afferrò il braccio dell'amica, portandola dietro di sè per proteggerla. "Non osare toccarla!”, ringhiò “Ricordati che io e te abbiamo un patto che non ti conviene infrangere".
Gin scoppiò in una sonora risata. "Io di fatto non sto infrangendo il nostro accordo, io ti ho promesso che la ragazzina non avrebbe versato neanche una goccia di sangue, niente di più, niente di meno. Il vostro stupido espediente con me non attacca" replicò, divertito dalla reazione del giovane detective, che era visibilmente impallidito.

Le posizioni si erano ribaltate, e non erano più a vantaggio dei due prigionieri; il pericoloso criminale era riuscito a colpire il tallone di Achille del ragazzo, consapevole del forte legame tra i due e in particolare il debole che Heiji aveva per Kazuha.

Ormai sicuro di sè, Gin afferrò nuovamente Heiji per il bavero, risbattendolo sulla sedia. "Ritroviamo la concentrazione, ragazzo mio, e vedi di rispondere correttamente alle mie domande. Sai perfettamente cosa farò alla tua fidanzatina se dovessi scoprire che hai mentito, e non credo vi piacerà".



L'auto si fermò di fronte ad un grande hotel, il più lussuoso di tutta Osaka.

Watari fece scendere Ran e Conan dalla limousine, scortandoli nella hall dell’albergo.
I due giovani si guardavano intorno incuriositi, essendo stati di rado in posti tanto lussuosi e scintillanti, domandandosi se L era così ricco da potersi permettere tanto lusso.

Dopo aver preso la chiave, Watari accompagnò gli ospiti nell'ascensore. "Lui vi attende nella camera 1412, cambierete albergo ogni giorno con destinazione che lui deciderà la sera precedente. Potrete comunicare con l'esterno solo dopo averlo informato e aver ricevuto il suo consenso. Se sarete prudenti, sarete completamente al sicuro" li rassicurò, con tono pacato.
I due annuirono, mentre l'ascensore si fermava al piano di destinazione, percorrendo il lungo corridoio finché non arrivarono di fronte alla fatidica camera 1412.

Entrambi fremettero mentre Watari inseriva la chiave, consapevoli che dietro quella porta si trovava L.

Erano elettrizzati dall'idea di conoscerlo di persona, ma erano anche preoccupati per le sorti dei loro migliori amici e avrebbero fatto di tutto per ritrovarli sani e salvi. Niente e nessuno li avrebbe fermati dal raggiungere il loro obbiettivo ormai.

Mantennero un religioso silenzio mentre la porta si apriva lentamente.

Era giunto il momento.


(*) Per chi non è familare con Death Note, è importante sapere che L si esprime sempre in percentuali, ma quando esprime anche una percentuale bassa (come, ad esempio 11%), in realtà significa una probabilità molto alta. Praticamente lui è già certo della colpevolezza del sospettato. Se lo ritiene innocente, semplicemente perde interesse in lui/loro.






Spazio dell'autrice
Allora, come vi è sembrato il capitolo? Vi è piaciuto? Vi ha fatto schifo?
Comunque sia, datemi la vostra opinione ;)
Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità, nel prossimo capitolo faremo una volta per tutte la conoscenza di L, quindi continuo a chiedervi di avere ancora un pò di pazienza e attendere per avere più informazioni su di lui per coloro che non hanno mai visto Death Note (che vi consiglio assolutamente di vedere più avanti, perchè è meraviglioso!).
Heiji ora è seriamente nei guai, se la caverà?
L è veramente a conoscenza della verà identità di Conan/Shinichi?
Lo scoprirete nel corso dei prossimi capitoli! :)
Non vi intratterrò oltre, quindi auguro a tutti una buona serata!!! :)
Alla prossima!!

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Capitolo 7
*** Il detective del mistero ***


REVISIONATO

Il detective del mistero

La porta della camera si aprì con lentezza esasperante, sembrava che fosse passata un’eternità, o forse era l’emozione che giocava loro un brutto scherzo.

Ran sentiva le gambe tremarle per l'agitazione, mentre Conan si faceva sempre più nervoso. C'era qualcosa nelle poche parole pronunciate da L a suo riguardo che lo avevano messo in guardia.
A rigor di logica, un bambino non poteva essere d'aiuto a un detective che inoltre nella sua vita aveva sempre lavorato da solo e non si era mai fatto vedere in faccia da nessuno; in più L non avrebbe dovuto saper niente di lui e il fatto che avesse chiesto esplicitamente di portarlo al suo cospetto lo insospettiva, aveva l'orrenda certezza che lui sapesse la verità sulla sua identità, ma non si spiegava come.

I due ragazzi si fecero coraggio, e con un profondo respiro entrarono nella stanza, enorme e molto luminosa, dove al centro troneggiava un giovane uomo piuttosto alto (se avesse tenuto una postura corretta), con degli indomabili capelli corvini e due profondi occhi tendenti al grigio cerchiati da enormi occhiaie scure che li fissava attentamente.

Alla vista dei nuovi ospiti, il ragazzo non si scompose di una virgola.
"Io sono L", si presentò, con la sua voce ipnotica e inespressiva che metteva in soggezione chiunque avesse a che fare con lui.



La prima cosa che si notava di L era la sua stravaganza, di sicuro non aveva l'aspetto di un detective: teneva le spalle ricurve, come se fosse perennemente stanco, la maglietta a maniche lunghe bianca era decisamente troppo grande per il suo fisico magro, almeno due taglie di troppo, così come i jeans sbiaditi e, soprattutto, non portava né scarpe né calzini.

Ran in particolare rimase molto colpita dal quel suo particolare atteggiamento, che non assomigliava per niente a quello di Shinichi, ma al contempo era ipnotizzata dal suo aspetto trasandato: senza dubbio L era un uomo affascinante, a modo suo.

Dopo averli scrutati con attenzione, L si voltò, indicando un grande divano bianco, invitandoli ad accomodarsi. "Avanti, sedetevi pure. Vi chiedo però di consegnare a Watari i rispettivi cellulari, odio essere interrotto quando parlo, e se avete bisogno di qualcosa, chiedete pure".

I due giovani si voltarono, notando un uomo anziano con i capelli e baffi candidi e dal sorriso paterno vestito da maggiordomo, e realizzarono con sconcerto che quello era il vero aspetto di Watari.
Gli porsero, con una certa riluttanza, i telefonini, che vennero prontamente spenti e portati nella stanza accanto.

Il fatto che l'assistente personale di L non esattamente giovane li stupì molto.



I tre si accomodarono sul divano, in particolare L si sedette in una posizione strana e altamente scomoda, accucciandosi sulle gambe e curvando la schiena, e rimasero in religioso silenzio finché Watari non riapparve con un piccolo vassoio dove era posata una tazza fumante di caffè e una ciotola colma oltremisura di zollette di zucchero.
L'anziano poggiò il tutto davanti al moro, servendogli la bevanda. "Desideri qualcosa, giovanotto?” chiese gentilmente, rivolgendosi a Conan con un indistinguibile accento inglese “E lei, miss?".
Sia Ran che Conan scossero la testa in segno di diniego, quindi Watari si congedò con un sorriso, lasciando L solo con gli ospiti.

Senza proferire parola, il moro aggiunse al suo caffè una quantità impressionante di zucchero e, quando sembrò soddisfatto, lo sciolse distrattamente con il cucchiaino per poi portare la tazza alle labbra, ma appena bevuto un sorso il suo volto fu pervaso da un lampo di disgusto, aggrottando le sopracciglia, e afferrò all'incirca un'altra decina di zollette e le buttò nel caffè una dopo l'altra, e finalmente sembrò contento della bevanda, bevendola in un solo sorso.
I due ragazzi osservarono con stupore tutto ciò, domandandosi come facesse ad essere così magro dopo aver assunto tutta quella quantità zucchero; senza dubbio L non era una persona comune, e le sue abitudini lo dimostravano.

Quando posò la tazza sul piattino, L decise di rompere il silenzio. "Sono contento che abbia accettato il mio invito, signorina, ma si dovrà dimostrare completamente collaborativa, e sia forte, potrebbe sentire cose che non potrebbero piacerle". "Sono pronta a qualsiasi cosa, signor..." si interruppe la ragazza, non sapendo in che modo chiamare il detective, che intuì il suo disagio. "Da questo momento, mi chiamerete entrambi Ryuzaki, giusto per sicurezza, e datemi pure del tu” la rassicurò “Qualche domanda prima di cominciare?".
Ran prese coraggio rivolgendosi al detective. "Signo-...emh, Ryuzaki, prima di tutto chiamami pure Ran, seconda cosa, perchè hai detto che potrei sentire cose molto spiacevoli?" gli chiese titubante, preoccupata particolarmente da quella affermazione.
"Perchè potrei aver scoperto un fatto che potrebbe causarti dolore, ma è grazie a te che ho avuto questa illuminazione" rispose schiettamente l'uomo, e Conan, con un brivido, giurò di aver visto gli occhi di L saettare verso di lui.

Cosa diamine significava tutto ciò?

Ran aggrottò le sopracciglia, stranita. "Ma...poco fa avevi detto di essere appena stato informato, come puoi sapere già scoperto qualcosa" puntualizzò, guadagnandosi uno sguardo insofferente da parte del detective. "Semplice, Ran, ho mentito” confessò senza nessun problema “Collaboro su questo caso almeno da due anni, ma non ho mai avuto indizi a sufficienza, quindi non mi sono mai realmente interessato".
Entrambi sgranarono gli occhi, increduli di fronte a quelle parole, che fecero irritare non poco la ragazza. "Perchè hai mentito?” sbraitò scocciata “Che bisogno c'era? Se sapevi tutto, perchè non hai detto nulla a mio padre e agli altri agenti?" "Perchè non si fida di loro, ovviamente" sibilò Conan, rispondendo al posto di L, fulminando l'uomo con lo sguardo.
Il detective emise un impercettibile sbuffo, come se fosse stanco di ripetere le stesse cose come ai bambini. "Come posso fidarmi, se non li conosco veramente? Potete garantirmi che non ci siano infiltrati dell'Organizzazione tra i vostri agenti? Posso correre il rischio di rivelare informazioni importanti e potenzialmente pericolose ai miei nemici? Riflettete un attimo. La mia non è disonestà, è prudenza, sia per me, sia per loro" spiegò, con il suo solito tono freddo.

L fissò le iridi lilla di Ran, leggendo le milioni di domande che si celavano nei suoi occhi. "Un bravo investigatore deve saper usare la prudenza, cosa che, a quanto pare, il tuo amico Shinichi non ha usato a sufficienza" aggiunse, rivolgendo a Conan con un sorrisetto misterioso "Non è vero, piccolo?".
Il ragazzino imbastì il sorriso più convincente che riuscisse a fare, annuendo in silenzio. Il comportamento dell'uomo era decisamente sospetto.

Rivolgendosi nuovamente a Ran, L cominciò le vere indagini "Bene, Ran, ora ti farò un paio di domande. Prima di tutto, raccontami nuovamente l'accaduto senza tralasciare il più piccolo dettaglio, poi ti porrò le domande e sei pregata di rispondere con sincerità, può essere molto utile".

Con una certa riluttanza, Ran raccontò della loro gita al Tropical Land, descrivendo i due loschi figuri il più dettagliatamente possibile per quanto le concedesse la sua memoria e, su richiesta dal detective, gli parlò delle rade chiamate del ragazzo, elencandogli tutti i successivi incontri con Shinichi, specificando in quali occasioni e con chi fosse.

Parlando, la karateta notò che in nessuna delle occasioni aveva visto, per qualche motivo, Conan e Shinichi insieme, ma decise di non dirlo esplicitamente, anche se, a giudicare dal suo sguardo profondo e indagatore, L l'aveva notato eccome.

Mentre rifletteva sulle parole della ragazza, L si passava distrattamente il pollice sul labbro inferiore, come se cercasse chissà quale indizio in quelle poche informazioni che a chiunque sarebbero parse inutili.



Gin fumava letteralmente dalla rabbia, mentre osservava quel grumo di sangue che era diventato Heiji Hattori.

Le poche parole che gli aveva strappato erano del tutto inutili, e una bella lezione non gli era servita, quindi ora il ragazzo si ritrovava lì, disteso in terra con il volto tumefatto e probabilmente qualche costola rotta, privo di sensi.

Kazuha, con i polsi legati alla gamba del letto, era rannicchiata in silenzio, il volto nascosto dalle ginocchia, ormai priva di forze e incapace persino di piangere o tremare, marchiata a vita da quei momenti colmi di sangue e orrore.

Tutto ciò che adesso Gin sapeva era la conferma che Kudo era vivo e che aveva contatti telefonici con Hattori, secondo il quale l'amico si trovava all'estero per lavoro, ma il biondo non gli credeva, qualcosa nell'atteggiamento del ragazzo non quadrava. Nonostante facesse lo sbruffone, era stato fin troppo accondiscendente per il suo carattere testardo e aveva dato informazioni che, se vere, potevano mettere in serio pericolo Kudo.
A quel punto, le possibilità erano due: o quello stupido era talmente innamorato da non voler far rischiare la pelle alla sua amichetta, o tramava qualcosa e cercava di prendere tempo per agire, e la seconda era l'ipotesi che Gin trovava più plausibile.

Mentre controllava se Heiji effettivamente respirasse, l'occhio dell'uomo cadde sul corpo di Kazuha, e un sorriso maligno si aprì sul volto. Aveva proprio voglia di divertirsi un pò con quella ragazzina, tanto non c'era il suo fidanzatino a proteggerla in quel momento.
Si avvicinò pericolosamente, prendendole il mento tra le dita. "Allora, mia cara, hai qualcosa da raccontarmi anche tu?".
Kazuha sentì una scossa di paura e adrenalina percorrerle la schiena, schiacciandosi contro la gamba del letto e rannicchiandosi ancora di più su sè stessa, cercando di proteggersi. Gin si abbandonò ad una grande risata, divertito come non mai. "Non ti agitare, dolcezza, sai che non ti posso toccare” la canzonò “Anche se..." si interruppe, portando la sua mano sulla guancia di Kazuha, giocherellando con una ciocca dei capelli con un sorriso malizioso "...ora non ci sarebbe nessuno ad impedirmelo".
La ragazza cominciò a tramare incontrollatamente, desiderando di sparire per sempre piuttosto che sentire quelle luride mani che scendevano lentamente verso il suo seno, ma all'improvviso la porta della cella si spalancò, rivelando dietro di essa Vermouth. Gin scattò in piedi, irritato, allontanandosi dalla giovane.

Kazuha scoppiò a piangere di sollievo, ringraziando tutti i kami per quell'intervento provvidenziale, mentre gli occhi ghiacciati della donna saettavano per tutta la stanza, soffermandosi sui due ostaggi, di cui uno era praticamente mezzo morto.
La bionda si infiammò, infuriata. "Cosa diavolo pensi di fare, Gin?” sbraitò contro il collega “Lo vuoi ammazzare? Ma bravo! Fai pure, però prima spiegami come intendi liberartene senza che ci siano addosso in cinque minuti! Ne abbiamo parlato almeno un migliaio di volte, fin quando sono in vita non possono azzardare mosse contro di noi, la loro priorità è riportarli a casa, quindi sarà meglio che tu impari ad autocontrollarti durante i tuoi interrogatori”. Si massaggiò stancamente la tempia, ragionando sul da farsi. “Questo ragazzo va curato, e ne avrà per un bel pò prima che possa rimettersi in piedi, ma prima sarà meglio che porti via lei, prima che ti venga qualche insana idea" concluse, lanciando uno sguardo di disgusto verso Gin mentre toglieva le manette a Kazuha, alzandola quasi di peso e trascinandola fuori, rassicurandola che solo lei avrebbe avuto la chiave della sua cella, per assicurarle maggiore sicurezza.

Stranamente, Kazuha aveva un istintivo senso di sicurezza in compagnia di quella misteriosa donna, che tra tutti quei mostri sembrava quella più umana. "Ti prego, proteggilo" la pregò con un filo di voce, appoggiandosi stremata alla sua spalla.
Vermouth le sfiorò leggermente i capelli, come una mamma farebbe con sua figlia. "Non ti preoccupare, lo farò" la rassicurò, non facendosi sentire da nessuno.

Girandosi, la ragazza colse lo sguardo di Gin, che diceva una sola cosa.
Non è finita qui



A notte fonda, L era ancora sveglio.

In fondo ci era abituato, dormiva al massimo 3 ore, però quel giorno si sentiva particolarmente stanco, anche se soddisfatto. Aveva raccolto più indizi di quanto pensasse, ma ancora c'era molto lavoro da fare.

Dei passi pesanti si avvicinarono lentamente, e il detective percepì la rassicurante presenza di Watari.
Era sempre stato come un padre per lui, lo aveva cresciuto fin da piccolo da quando aveva perso i suoi genitori e l’aveva aiutato a diventare quello che era adesso.
In poche parole, era l’unica persona di cui si fidava cecamente.

"Ryuzaki”, lo rimproverò l’anziano, “Dovresti riposarti, è stata una lunga giornata". "Non ancora, voglio restare un pò qui. Del resto, non tutte le notti c'è una luna così bella" rispose il giovane, continuando a osservare quella splendente luna piena che ogni volta lo incantava.
Watari sorrise paterno, un po’ preoccupato. "Come vuoi...sembri turbato, me ne vuoi parlare?". "Non preoccuparti” lo rassicurò “Ma se svegliassi la signorina Mouri e portassi da me mi faresti un gran favore, e magari potresti portare un caffè per lei" richiese L, suscitando lo stupore dell'anziano, che si oppose. "Ma, Ryuzaki, la ragazza ha bisogno di dormire, potresti parlarle domani mattina". "Vorrei concludere la faccenda il prima possibile, e non c'è momento più adatto di ora" spiegò sbrigativo con un tono che non ammetteva repliche, quindi Watari, con disappunto, non gli restò che fare quanto gli era stato chiesto, ma nuovamente la voce di L lo fermò. "Ah, Watari, un ultima cosa”.

Questa volta L si girò verso di lui, con uno sguardo particolarmente serio. "Chiama la Wammy's House, è ora".

Watari sgranò gli occhi, stupito ancora più di prima, e per la prima volta la sua voce tremò impercettibilmente. "Sei sicuro, Ryuzaki? Potrebbe essere ancora troppo presto". "Sono sicuro al 90%, fidati di me. Fai come ti ho chiesto, per favore" replicò L, tornando a guardare la luna.

"Come vuoi tu, Ryuzaki" annuì gravemente Watari, uscendo dalla stanza.

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Spazio dell'autrice
Eccomi qui, di nuovo! Come avrete notato, non ho scritto niente all'inizio come al mio solito.
Perchè, vi chiederete.
Ho deciso così perchè ho deciso di fare una piccola dedica a tutti voi, che mi seguite e mi sostenete nelle mie follie, dandomi la spinta per fare del mio meglio e per migliorarmi sempre di più! :)
Lo so, in questi tempi non sono stata molto attiva, e mi dispiace tanto, ma purtroppo un gran numero di impegni mi impediscono di lavorare assiduamente alla mia passione. Fosse per me aggiornerei anche ogni giorno, ma mi è fisicamente impossibile.
Come avevo già accennato da tempo, domani partirò, ma non volevo lasciarvi senza il nuovo capitolo, che spero che vi piaccia :)
Vi mando nuovamente un caloroso abbraccio, grazie di cuore <3
Alla prossima!!

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Capitolo 8
*** Verità svelate ***


REVISIONATO

Verità svelate

Ran sbadigliò rumorosamente, ciabattando dietro a Watari, ancora insonnolita. Si chiedeva cosa diavolo volesse L a quell'ora della notte, ma il sonno le impediva di ragionare con lucidità.

L'anziano sembrò sentire i suoi pensieri e le sorrise dispiaciuto con il suo solito fare paterno. "Mi dispiace miss Mouri, Ryuzaki è un ragazzo insistente e...particolare".
"Non si preoccupi" rispose la karateta con un sorriso "e mi chiami Ran".
L'anziano annuì con accondiscendenza, prendendo in simpatia quella ragazza tanto gentile e onesta.

Ryuzaki accolse la giovane senza una parola, indicandole con un gesto la poltrona, con chiaro cenno di sedersi. Ran obbedì senza emettere fiato, lanciando uno sguardo di desiderio alla tazza di caffè fumante che era poggiata nel tavolino proprio di fronte a lei.
Il detective dovette soffocare un sorriso nella prima volta nella sua vita, leggermente divertito. "Quel caffè è per te, quindi bevilo pure. Non vorrei che ti addormentassi nel mezzo della nostra chiacchierata” ridacchiò, invitandola a servirsi “e mi volevo scusare per la tarda ora alla quale ti ho fatta chiamare, ma si tratta di una questione piuttosto delicata e urgente che non può aspettare, e questa notte è il momento ideale".
"Non c'è alcun problema, deve essere qualcosa di veramente importante" sorrise, dimostrando una certa impazienza. "Proprio così" mugolò L, che sembrava ancora esitante, crogiolandosi nell'indecisione se nascondere o no quel terribile segreto che teneva dentro, ma questa volta la castana era più che decisa a fargli vuotare il sacco.

Qualsiasi fosse stata la verità, voleva saperla. Doveva saperla.

Piantò i suoi occhi color lavanda in quelli scuri del detective, insistendo con determinazione. "Voglio sapere tutto quello che sai su Shinichi, a costo di soffrire. Devo sapere".

L si accucciò ancora di più, curvando la schiena, sostenendosi poggiando le mani sulle ginocchia, preparandosi a quella conversazione che si prospettava tutt'altro che piacevole o allegra.
Si sporse leggermente verso Ran, ricambiando lo sguardo con la stessa intensità. "Ran, come ti ho già detto, ci sono fatti fondamentali e pericolosi che, per varie ragioni, ho preferito tenere nascosti alla polizia, compreso tuo padre, ma sei una ragazza sveglia e avrai già intuito che c'è di più".
"Sì...certo che sì..."
"Bene, perchè non userò giri di parole. Con la probabilità del 23%, so dove si trova Shinichi Kudo, ma ho bisogno di te per accertarmene"

Ran sentì il sangue raggelarsi nelle vene.
Una miriade di emozioni attraversarono il suo corpo tremante fino alle punte delle dita, completamente paralizzata da quelle poche parole che da tempo si aspettava di sentire.

Non capiva nemmeno lei stessa cosa stesse provando.
Si sentiva confusa, felice, sollevata e infuriata allo stesso tempo.

"Beh, a dir la verità, non si è molto impegnato a coprire le sue tracce, ma non posso certo biasimarlo” parlò tra sé stesso “La pressione a cui deve essere stato sottoposto in un caso del genere deve essere decisamente elevata per permettersi di pensare ai dettagli"
"C-che vuoi dire?", balbettò la ragazza, senza ricevere alcune risposte. "Ti porrò le ultime domande del nostro interrogatorio, se sei d'accordo" cambiò discorso Ryuzaki, forse per distrarla dal dolore.
"...certamente..." soffiò la karateta, cacciandosi dentro le lacrime, ricomponendo la sua maschera di freddezza.
"Brava. Ci sono stati cambiamenti nella tua famiglia dopo la presunta scomparsa del suo amico Shinichi?"
"sì..." bisbigliò la giovane, stringendo nervosamente le mani sul grembo "...la sera stessa, il dottor Agasa, un nostro caro amico, mi presentò C-Conan, supplicandomi di tenerlo con me"
"Sai se c'è qualche relazione tra il tuo piccolo ospite e Kudo?"
"La madre di Shinichi mi ha specificato che sono parenti alla lontana...ma..."
"...ma non ne sapevi nulla fino a quel momento, giusto?” la interruppe il detective, mordicchiandosi il pollice “Ora, Ran, permettimi di essere ancora più diretto: hai mai visto Conan Edogawa e Shinichi Kudo insieme, nella stessa stanza?"

Ran sentì una profonda coltellata trafiggerle il cuore.
Sapeva la risposta, e non era quella che avrebbe voluto dare.

Quante volte aveva avuto quello stesso sospetto?
Tante, ma si era sempre ricreduta, bollando la sua idea come insensata, però a quanto pare ci aveva visto più che giusto, ma ciò non l'aveva preparata a quel dolore lancinante, così forte da mozzarle il fiato in gola.

Sentiva gli occhi inumidirsi sempre di più, stringendo i pugni così forte da sgualcire il bordo della sua camicia da notte. Come faceva da tempo, la ragazza lottava contro le sue stesse lacrime, e non sapeva se questa volta avrebbe vinto.

L se ne accorse, provando uno strano senso di disagio. Non si era mai ritrovato a dover consolare una persona, tanto meno una donna, e si ritrovò a pensare che i sentimenti fossero davvero strani.

"V-va tutto bene?"
"Sì..." mentì maldestramente, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
"Dalla tua espressione deduco che la risposta è negativa...vuoi fermarti qui?" le propose, venendo interrotto da Ran. "No, ho deciso di andare fino in fondo, e così farò...tu avevi già collegato tutto, vero?"
"Esattamente”, confessò, “ho incrociato i dati di tutti i presenti nel salotto di casa Toyama, e non ho riscontrato nessun Conan Edogawa, come se non fosse esistito fino ad un giorno preciso, e indovinerai da sola quale. Non è difficile smascherare una falsa identità quando il nome non compare nei registri anagrafe o da nessun altra parte"

"Sono una stupida" singhiozzò la castana, prendendosi il volto tra le mani.

Ormai era inutile continuare una battaglia persa in partenza, avrebbe mentito a sè stessa, quindi non provò più a trattenere le amare lacrime che ora scorrevano copiose sulle guance.

Si sentiva debole, una povera illusa, una bambola alle quale le erano stati spezzati i fili, ma, soprattutto si sentiva presa in giro dal ragazzo che amava.

"Ran, tu non sei affatto stupida" la rassicurò il detective, ma era inutile provare a calmarla.
"Mi sono fatta ingannare come una povera idiota!” gridò infuriata, articolando a fatica le parole “H-ho sempre pensato che fosse troppo assurdo! Perchè mi ha mentito per tutto questo tempo? Perchè non si è fidato di me?”.

La giovane karateta si coprì il volto con le mani, cercando di soffocare i singhiozzi che risuonavano strozzati nella sua gola. “Sono un essere inutile, non ho saputo aiutarlo".
Si vergognava a mostrarsi così debole, si odiava almeno quanto odiasse in quel momento quello pseudo-detective che rispondeva al nome di Conan Edogawa, alias Shinichi Kudo.

Quel ragazzo un pò strambo era riuscito a dimostrarle con poche parole quanto ingenua e immatura fosse stata fino a qualche minuto fa.

Contemporaneamente, fuori dalla stanza, un piccolo corpo di bambino scivolava con la schiena contro la porta, il viso ricoperto di lacrime silenziose che non si sprecava ad asciugare.

L aspettò pazientemente che Ran si sfogasse, non voleva che le sue parole fossero distorte dalla frustrazione della ragazza, e, quando ritenne il tempo passato più che sufficiente, le prese delicatamente la mano, facendola sobbalzare.

La mano del detective era dannatamente fredda e pallida, ma quel piccolo gesto affettuoso fu sufficiente per riscaldarle un pò il cuore.

Il suo tono di voce ora era molto diverso: aveva sempre quel solito tono freddo e distante, ma la sfumatura di tristezza che nascondeva era palpabile, il suo sguardo era colmo di nostalgia, come se vagasse tra i ricordi.
"Ascoltami Ran, tu non devi odiarlo”, le sussurrò, “Lui l'ha fatto per difenderti da quei criminali. Rifletti, secondo te perchè l'Organizzazione ha attaccato il signor Hattori e la signorina Toyama senza apparente motivo? Evidentemente il ragazzo era a conoscenza della doppia identità del suo amico e ha custodito il segreto per aiutarlo, così come devono aver fatto i signori Kudo. Staranno usando le peggiori violenze contro Hattori e la sua ragazza in questo momento, pensa a cosa ti avrebbero fatto se tu avessi avuto la più piccola informazione. Quei criminali uccidono per molto meno"
"Scusami..."
"Smettila di scusarti, per una volta. Io sono il primo a non avere alcuna esperienza in capo affettivo, ma è così chiaro quanto Shinichi tenga a te, e non deve essere stato facile per lui non poterti dire la verità almeno quanto è stata dura per te essergli lontano. Non è facile trovare una persona che ti ami in modo così incondizionato, dovresti essergli grata"

Quelle parole pietrificarono Ran all'istante, colpita al cuore dalla schiettezza di Ryuzaki.

Abbassò la testa silenziosamente, riflettendo su ciò che aveva appena sentito.
L aveva ragione sui sentimenti di Shinichi? Poteva fidarsi di lui, anche se le aveva spezzato il cuore? Sarebbe riuscita a perdonarlo?

Una domanda impertinente venne in mente alla castana, che rialzò timidamente lo sguardo, tentando il tutto per tutto.

"Ryuzaki...tu ti sei mai innamorato?"

Il moro spalancò leggermente gli occhi, lo stupore dipinto nel suo viso. Quella era l'ultima domanda che si aspettava.
Un sorriso triste si formò sulle sue labbra pallide, intenerito dalla curiosità della giovane.
"No Ran, mai. Io sono cresciuto in un orfanotrofio, non il posto ideale per creare una relazione sentimentale o di amicizia, e non ho una famiglia a parte Watari. Ho scelto di usare un computer per parlare agli altri, Tu sei il mio primo contatto esterno da anni ormai" raccontò L, neanche rendendosi conto di essersi aperto così tanto ad una estranea.

La karateta sentì il cuore sprofondarle nel petto. Si sentiva in colpa.
Si aspettava che L fosse orfano, dei genitori non avrebbero accettato un così brusco distacco dal mondo del loro figlio, ma non pensava che quel ragazzo avesse trascorso un infanzia così solitaria.
Chissà quanto avrà sofferto.

L'uomo non sembrava darci peso, liquidando con un timido sorrisetto il discorso.
Si alzò, ergendosi in tutta la sua statura, congedandola.
"Si è fatto tardi, è meglio che tu vada a riposare"
"Va bene...perdonami per l'impertinenza..." si scusò Ran, abbassando lo sguardo.
"Non ci pensare nemmeno, naturalmente confido che terrai il segreto finché lo riterrò opportuno"
"Certamente, terrò la bocca chiusa"

La ragazza uscì dalla stanza sotto lo sguardo del detective, rientrando il più silenziosamente possibile nella sua camera dove l'attendeva Conan, che si fingeva addormentato profondamente.

Ran osservò quel corpicino per un lungo istante prima di coricarsi accanto a lui, dandogli le spalle.



Quando Heiji riprese i sensi, la prima sensazione che provò fu una grande nausea.

Sembrava che quel maledetto gli avesse spezzato tutte le ossa, una per una.

Il suo sguardo incrociò un paio di occhi di ghiaccio che lo fissavano con insistenza.
Appena quella donna magnetica si accorse che il ragazzo aveva ripreso conoscenza, sul suo volto apparve un sorriso beffardo, ma non sembrava esserci cattiveria in esso, anzi, sembrava piuttosto preoccupata.

"Bene, a quanto pare sei un osso duro, più di quanto pensassi"
"Dove...dove sono?" mugugnò, portandosi la mano alla tempia “Mi sta scoppiando la testa”.
"Non ti sei mosso da questa stanza, ragazzo mio, ma ora puoi stare tranquillo, non ti toccheranno più" lo rassicurò, cambiandogli la fasciatura sulla testa.
"Kazuha! Dove è Kazuha?" gridò il moro, realizzando improvvisamente che la ragazza non era accanto a lui, causando una risatina divertita da parte di Vermouth. "Calmati, Romeo, la tua Giulietta è al sicuro. Sta riposando in una cella della quale solo io posseggo la chiave"
"Voglio...devo vederla. Portala qui, ti prego!"
La bionda annuì silenziosamente, uscendo dalla stanza e lasciando Heiji da solo.

Il giovane detective provò a mettersi a sedere, riuscendoci tra atroci sofferente.
Dopo pochi minuti la porta si riaprì, rivelando Vermouth affiancata da Kazuha, sotto shock ma illesa. Appena la castana vide Heiji cosciente scoppiò a piangere, tuffandosi tra le sue braccia.

Il ragazzo ricambiò teneramente l'abbraccio, mentre la porta della cella si chiudeva dietro le spalle dell'intrigante bionda, che aveva deciso di lasciare ai due giovani qualche minuto da soli.

Heiji le prese il volto tra le mani, asciugandole lui stesso le lacrime che le rigavano le guance. "Hey, Kazuzu, smettila di piangere" la consolò ridacchiando, usando il nomignolo che sapeva che la ragazza odiava.
La giovane si accigliò, irritata "N-non mi chiamo Kazuzu!".
Heiji rise, felice di essere riuscito a distrarre Kazuha da quella orribile situazione "Come vuoi, ma basta frignare".

L'aikidoka tirò su il naso, sforzandosi di accontentarlo, riuscendo anche nell’impresa di fargli un piccolo sorriso. Si alzò in piedi, esaminando una per una le ferite e i lividi riportati dal ragazzo, mordendosi il labbro con forza per trattenersi dallo scoppiare nuovamente in lacrime.
Heiji se ne accorse e, regalandole un sorrisone per non preoccuparla, allargò le braccia, invitandola a ritornare lì, il posto che da ormai tanto tempo le apparteneva.

Kazuha non esitò un secondo ad obbedire, pronta per riabbracciarlo, ma non era questo il programma del ragazzo.
Appena si avvicinò, Heiji le appoggiò una mano sulla nuca, attirandola a sè, poggiando le sue labbra su quelle dalla ragazza.

Non avevano bisogno di parole, si erano già detti tutto in quegli anni di gesti e silenzi imbarazzati, avevano aspettato fin troppo.

Kazuha sentiva le lacrime pungerle gli occhi, ma questa volta non erano lacrime di dolore o di tristezza, ma di gioia. Aveva desiderato e sospirato così tanto quel contatto, finalmente si sentiva veramente felice da quando si erano cacciati in quel casino tremendo.
Entrambi sentivano un peso scivolargli dal petto, soprattutto Heiji era sollevato di non essersi beccato una cinquina tatuata sulla faccia per la sua mossa azzardata.

Erano felici. Indiscutibilmente e tremendamente felici, ma quel momento di serenità non durò a lungo.
Dei passi pesanti risuonarono fuori dalla cella, e, a giudicare dal caos, dovevano essere più persone.

Erano nei guai, grossi guai, ma ora che erano insieme, niente li avrebbe separati.






Spazio dell'autrice
Heilà! Sì, sono ancora qui!
Sono contentissima di essere riuscita a pubblicare nei tempi che mi ero data, ho solo un giorno di ritardo ragazzi, sono emozionata :')
Ripago la mia delusione per non poter essere andata al Lucca Comics ammorbandovi la giornata, mi dispiace, sono insopportabile quando mi ci metto XD
Comunque sia ecco a voi il nuovo capitolo per festeggiare, anche se in ritardo il compleanno del nostro caro L, nato il 31 di ottobre, quindi facciamogli tutti insieme i nostri auguri! Spero che vi sia piaciuto come si è svolto! :)
Ora però voglio parlarvi con serietà. Come avrete notato, sto bruciando molto le tappe con la mia storia, ma non posso fare altrimenti in quanto entro pochi mesi dovrò interrompere fino a luglio la mia attività di autrice in quanto a giugno avrò gli esami di maturità, che mi porteranno e mi stanno portando via, oltre la mia vita sociale, anche il tempo per dedicarmi alle mie passioni, tra le quali la scrittura.
Per questo motivo sto cercando di concludere il prima possibile la mia storia, che non voglio lasciare incompleta per così tanto tempo, ma spero che mi possiate comprendere, per me la fine del mio percorso scolastico è molto importante.
Vi ringrazio per tutta la pazienza che state portando, mando un bacio a tutti coloro che leggono puntualmente la mia storia, siete straordinari <3
Alla prossima!!

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Capitolo 9
*** Complicated ***


Complicated

Quando Ai aprì gli occhi, realizzò che era già l'alba.
Scattò in piedi, maledicendosi, sistemando le pieghe del camicie bianco da laboratorio che le stava decisamente largo e ingoffava il suo corpo da bambina.
Si era promessa che non avrebbe trovato pace finchè la sua missione non fosse stata portata a termine, ma il suo corpo reclamava quel riposo che da giorni non si concedeva nemmeno per riprendere fiato o per mettere un boccone sotto i denti.
Se il dottor Agasa, al quale era stato proibito di interferire, non le avesse portato regolarmente qualcosa da mangiare, lei non ci avrebbe nemmeno pensato minimamente.
Sul suo cellulare c'erano almeno un centinaio di chiamate perse da parte dei Detective Boys, preoccupati per la loro amica, che li ignorava sistematicamente.

In quel momento il professore si affacciò dalla porta, controllando l'operato della giovane scienziata, che si era appena svegliata.
"Ai, devi riposarti. Sono giorni che ti sei chiusa qui dentro, se ti ostini a lavorare con questi ritmi assurdi non combinerai niente e la tua salute potrebbe risentirne"
"Sto magnificamente, grazie" replicò freddamente, cercando di liquidare in fredda la faccenda, ma non convincendo affatto il professore, che continuava ad insistere.
"No, non stai affatto bene. Sei persino crollata sul tavolo da lavoro, permettimi di prendere il tuo posto almeno per qualche ora"
"Ho detto che sto bene, professore, non ti preoccupare" replicò la giovane, passando un mano tra i capelli ramati con uno sguardo agghiacciante che non ammetteva repliche. Doveva riuscirci da sola, solo lei poteva trovare l'antidoto definitivo.

Un brivido le percorse la schiena, colta da un brutto presentimento.
Come se le avessero letto nel pensiero, il cellulare squillò con insistenza, ma questa volta non erano i suoi piccoli amici a voler richiamare la sua attenzione.



Un raggio di sole dritto negli occhi svegliò il dormiente Conan, che mugolò svogliatamente.
Quando si girò dall'altro lato del letto, notò con dolore che Ran non era al suo fianco, e le lenzuola ormai fresche confermavano che doveva essersi alzata già da tempo. Non doveva stupirsi se non voleva avere niente a che fare con lui, la scoperta della sua 'riapparizione' doveva averla sconvolta, aveva bisogno di tempo e spazio per assimilare.
Avrebbe capito che tutto ciò che aveva fatto l'aveva fatto solo per lei, per proteggerla da quei pazzi assassini. Le avrebbe dimostrato quanto tenesse a lei.

Una volta finito di vestirsi, la ragazza dei suoi pensieri entrò con un sorriso solare in volto, come se non fosse successo niente, ma dalle profonde occhiaie che sfoggiava poteva benissimo intuire che non aveva chiuso occhio da quando Ryuzaki l'aveva fatta svegliare.

Non avrebbe voluto che lo scoprisse così, avrebbe voluto dirglielo di persona una volta tornato sé stesso, ma ora non aveva più importanza, quel che era fatto ormai non si poteva cambiare.

La giovane si inginocchiò di fronte al ragazzino, sistemandogli gentilmente il farfallino rosso che indossava sempre.
"Buongiorno Conan, dormito bene?"
"S-sì, grazie"
"Dai, andiamo, facciamo velocemente colazione e poi ce ne andremo di qui. Ti ricordi che dobbiamo cambiare sistemazione ogni giorno, vero?"
"Certo" borbottò il bambino, seguendo la giovane fuori della stanza.

Si sentiva un verme, un insulso verme strisciante.

Entrando nel salottino della suite, potevano sentire delle voci alterate risuonare nella stanza.

"Cosa vuol dire che è scappato?"
"Mi dispiace, Ryuzaki, è tutto ciò che Roger mi ha saputo dire"
"Perchè non sono stato avvertito?"
"è sparito solo da ieri, subito dopo la mia prima chiamata, non hanno avuto il tempo. Ma è un ragazzo in gamba, starà bene"
"Capisco...Near?"
"Lui è ancora lì, e aspetta le nostre direttive"
"Bene, chiameremo stasera stessa"

Ran e Conan si scambiarono un occhiata confusa, non capendo un accidente di quello che stava succedendo.
Una persona era scappata? Chi? Da dove?
Chi erano Roger e Near?
Che legame avevano con L?
A giudicare dal tono preoccupato di Ryuzaki e Watari, dovevano essere persone importanti.

Con un colpetto di tosse, Ran annunciò la loro presenza, non voleva immischiarsi in faccende che non erano di loro competenza.
L recuperò il suo solito atteggiamento freddo, salutandoli garbatamente con un sorrisetto tranquillo.
"Siete pronti per partire? La nostra destinazione non è lontana da qui"
I due annuirono senza fare troppe domande, limitandosi a seguire i due uomini.

Per tutto il viaggio nella lussuosa limousine, i passeggeri mantennero un religioso silenzio.
Nessuno parlò, domandò, o fece osservazioni.
Non avevano niente da dirsi.



"Bene, bene" ghignò Gin, affiancato dal fedele Vodka "Vedo che il Bell'Addormentato si è risvegliato dopo il bacio della sua Principessa Azzurra" ridacchiò sarcasticamente, sbeffeggiandoli.

Quanto erano patetici e sdolcinati quei due ragazzini.

Il moro spostò la sua ragazza dietro di sé, frapponendosi coraggiosamente tra lei e il pericolo.
Se le avessero voluto far del male, sarebbero dovuti passare sul suo cadavere, questo poco ma sicuro.

Vermouth avanzò con la stessa espressione sgradevole del biondo, facendo scudo lei stessa, senza destare il minimo sospetto nei due colleghi. Era un'attrice dannatamente brava, talmente tanto che inizialmente persino Kazuha cascò nel trucco, ma non Heiji.
Lui riconosceva quel ghignetto falso.

"Tempo scaduto, piccioncini, la visita si conclude qui" annunciò la donna, afferrando sgarbatamente il braccio della ragazza, che oppose una resistenza minima. Ancora non capiva cosa la spingeva a fidarsi di quella strana signora, ma sentiva che lei era l'unica via per uscire viva da lì.
La bionda lanciò uno sguardo loquace al detective, che capì immediatamente il messaggio che si celava in esso: Mantieni la calma, zuccone. Resisti finché non torno.
Heiji annuì impercettibilmente con la testa, dando cenno di aver capito.
Solo i kami sapevano quanto le fosse profondamente grato. Non gli importava cose ne sarebbe stato di lui, la priorità era tenere al sicuro la sua Kazuha, e senza Vermouth non ce l'avrebbe mai fatta.
Sarebbe riuscito a portarle via entrambe, doveva riuscirci. Era il minimo che potesse fare dopo tutto quello che aveva fatto per loro.

Prima che le due donne potessero uscire da quella cella infernale, Gin sbattè loro la porta in faccia, guardando la collega nei suoi occhi color ghiaccio.
"No, mia cara. La mocciosa non se ne va da nessuna parte senza il mio permesso, mi sembra di essere stato piuttosto chiaro l'ultima volta...non è vero, bambolina?" sibilò, spostando il suo sguardo serpentino sulla castana, facendola rabbrividire.
Un basso ringhiò animale risuonò dalla gola di Heiji, ma rimase fermo controllando i suoi scatti, come gli era stato imposto.

L'Uomo in Nero lo notò con molto piacere, ridendogli in faccia.
"Bene, ragazzo mio, vedo che finalmente hai imparato chi comanda qui. Almeno qualcosa ho ottenuto"
"Questo lo dici tu" sibilò inudibilmente il ragazzo, attento a non farsi sentire.

Vermouth, approfittando della sua distrazione, scostò sgarbatamente l'uomo via dall'uscita, colpendolo di sprovvista, spingendo fuori la ragazza con fin troppa forza, facendola addirittura cadere a terra.
"Falla finita, idiota. Non osare darmi ordini, chiaro?" urlò indignata, ad un palmo dal viso del collega, ricevendo in cambio un'occhiata omicida.

Kazuha si massaggiava il braccio sul quale era caduta, osservando la scena.
Nessuno badava a lei, sarebbe stato uno scherzo alzarsi e correre come il vento verso una via di fuga, ma non voleva abbandonare Heiji in balia di quei criminali. Se fosse scappata, l'avrebbero sicuramente ucciso per vendetta, e non se lo sarebbe mai perdonato.
Gli occhi verdi della ragazza caddero sul rigonfiamento della giacca di Vermouth, e un'illuminazione la colpì.

Era una pazzia, ma era l'unico modo per scappare.
Aveva una sola chance, non poteva sbagliare, o ci avrebbero rimesso la vita.

Sgaiottolò lestamente fino alla donna, sfilandole con maestria la pistola che nascondeva negli abiti.
Una volta afferrata l'arma, strattonò violentemente la donna all'indietro, stringendola una morsa micidiale impedendole qualsiasi movimento, puntando la pistola dritta verso la testa di Gin.
Nonostante le apparenze, era un'ottima tiratrice.
La reazione dei due fu altrettanto pronta, sfoderando le loro pistole puntandole verso la nuova minaccia, ma non osarono fare fuoco. Non potevano permettersi il rischio di colpire la favorita del Capo.
Kazuha si accorse della loro esitazione, imbastendo un sorrisetto non da lei, cambiando il bersaglio, appoggiando minacciosamente l'arma sulla tempia del suo ostaggio "Fate un solo passo avanti, e le apro un buco in testa"

Heiji era rimasto paralizzato dall'audacia della ragazza, non riusciva a parlare per farla ragionare.

"Cosa pensi di fare mocciosa? Metti giù quella pistola immediatamente" ringhiò Vodka, ostentando una falsa prepotenza.
"Non. Muovetevi. Adesso sarete voi ad ascoltare me! Se non fate cosa vi dirò, potete anche dirle addio" sbraitò l'aikidoka, rafforzando la stretta su Vermouth, facendole emettere un flebile lamento.

Per la prima volta nella sua vita, Gin tremò di paura.

Quella ragazzina apparentemente dolce e minuta non stava affatto scherzando.






Spazio dell'autrice
Ed occoci qui, già al nono capitolo.
Il tempo passa in fretta, vero?
A dire la verità, questo capitolo era pronto da più di una settimana, ma sono andata in crisi. Non ero sicura di ciò che stavo scrivendo, ero tentata di interrompere la storia, ma mi sono ricreduta, voglio continuare a provarci.
Prima di pubblicare il nono, ho deciso di iniziare la revisione dei primi capitoli, correggendo gli errori e togliendo qualche parte che non mi convinceva, riscrivendola in modo più corretto. Non ho fatto cambiamenti nella trama, tranquilli.
Per ora ho revisionato solo i primi due, ed a ogni aggiornamento futuro correggerò mano a mano anche gli altri.
Volevo ringraziarvi dal profondo del cuore, davvero. Il primo capitolo è arrivato addirittura a più di 1200 visualizzazioni, per è un'enorme soddisfazione, non ho mai creduto di poter raggiungere un traguardo così alto! Vi adoro ragazzi, siete il motivo per il quale continuo a scrivere! Mi date davvero una carica pazzesca <3
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ma ancora tanti colpi di scena devono accadere.
Non è finita qui.
Alla prossima!!

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Capitolo 10
*** Bloody ***


Bloody

La nuova camera d'albergo era ancora più lussuosa di quella precedente.
Ryuzaki riusciva a sorprenderli in continuazione.

Ridacchiando come una bambina, Ran si lanciò a capofitto nell'enorme letto bianco, così grande che potevano comodamente starci come minimo cinque persone. Conan la guardò con affetto, sentendo la malinconia crescere nel suo petto.
Forse sarebbe stata molto più felice senza di lui.

La giovane karateta si voltò verso il ragazzino, con un sorriso che sembrava sincero, allargando le braccia con fare materno "Forza, piccolo, che stai aspettando? Non vuoi sentire quanto è morbido il letto?"
Conan sgranò gli occhi, incredulo a quelle parole. Davvero voleva averlo ancora vicino? L'aveva forse perdonato?

Dopo un attimo di esitazione, il bambino fece come gli era stato chiesto, prendendo la rincorsa per ricadere sul materasso, soffice come una nuvola, ridendo come non faceva da tempo.

Per un attimo rilassarono i muscoli e chiusero gli occhi, godendosi quei beati momenti di tranquillità.

Probabilmente sarebbero nuovamente caduti addormentati, se qualcuno non avesse bussato alla loro porta, riscuotendoli dal torpore.
La voce pacata di Watari invitava i due giovani a raggiungere L nel salotto; dovevano continuare il lavoro che avevano interrotto il giorno prima.

Prima che potesse alzarsi, Shinichi sentì le braccia muscolose di Ran avvolgerlo in un dolce abbraccio, che lo lasciò senza fiato dallo stupore.

La ragazza lo strinse ancora di più a sé, accarezzandogli i corti capelli scuri.
Ancora stentava a credere che dentro quel piccoletto si nascondeva da sempre il suo amato Shinichi.
Era inconcepibile.

Poggiò delicatamente le labbra sulla fronte del bambino, sentendo il suo cuoricino cominciare a battere all'impazzata.
Le era mancato così tanto.
Chissà se ancora teneva a lei?
Aveva così tante domande per la testa, così poche risposte date, niente certezze .

Sciogliendo svogliatamente l'abbraccio, la giovane prese per mano il bambino, ancora un po' frastornato da quell'inaspettata dimostrazione d'affetto. Ran, invece, non fece morire il sorriso che aveva imbastito prima, agì come non fosse successo assolutamente.
Continuava a comportarsi come se nulla fosse, rivolgendosi a lui come se fosse davvero un ragazzino di nemmeno 8 anni.

"Allora, Conan, pronto ad una nuova giornata? Chissà quanti nuovi indizi scopriremo oggi! Presto ritroveremo Heiji e Kazuha e torneremo a casa, contento?", esclamò la karateta con una vocina cantilenante, guadagnandosi un occhiata stranita da parte di Conan.
Si stava decisamente comportando in maniera strana.
"Oh...sì certo! Staranno bene di sicuro!" rispose a tono il piccolo detective, cercando di non mostrare i suoi sospetti.
Ran non si era mai rivolta a lui in maniera così...sdolcinata e infantile, che le prendeva?

Quando la coppia raggiunse il salotto, L si stava già ingozzando di torta alla panna, ornata con eleganza da delle fragole, che scansava sempre fino a che non finiva il resto della fetta.
Il detective aveva un amore spropositato per quel frutto, e non si sarebbe mai permesso di mischiare quella delizia con della semplice panna.

I giovani ospiti non aspettarono il solito cenno di accomodarsi da parte del ragazzo, si sedettero e basta, conoscendo ormai la personalità misteriosa dell'uomo.

Attesero con pazienza che Ryuzaki finisse di mangiare, pulendosi le labbra pallide con il tovagliolo, e che bevesse il suo tè, saturo di zucchero.

Una volta finita la colazione, L scrutò attentamente i due ragazzi con i suoi occhi scuri, come se cercasse indizi nelle loro espressioni.

Dopo minuti di interminabile silenzio, il detective si sistemò nella sua solita posa scomposta, guardando negli occhi il ragazzino, che perdeva colore nel volto ogni secondo che passava.
Quell'uomo incuteva molto timore.

"Penso che sia il momento giusto per ascoltare la versione del signor Kudo, non credete?", esordì Ryuzaki, pietrificando all'istante il diretto interessato. Era consapevole che avrebbe dovuto affrontare la verità, prima o poi, ma non si aspettava certo così presto.
Ran doveva ancora assimilare il tutto, era troppo prematuro per lei.

Entrambi i ragazzi osservarono sott'occhi la reazione della karateta, che dimostrava un autocontrollo inumano.
Non aveva cambiato minimamente espressione, aveva sempre quel sorrisetto di facciata appena accennato. Sembrava che quelle parole le fossero scivolate addosso, entrate da un orecchio e uscite dall'altro.
Se solo avessero abbassato leggermente lo sguardo, avrebbero notato come stringeva compulsivamente il lembo del suo vestito lilla, lo stesso che indossava quel giorno a Londra.

Ryuzaki interpretò quel silenzio come un assenso, e fece cenno a Conan di parlare.
Questa volta Shinichi raccontò tutto, veramente tutto, senza lasciarsi sfuggire il più piccolo dettaglio.
Spiegò ogni fatto, ogni teoria, ammise persino la presenza di una seconda persona nella sua stessa condizione e gli raccontò la storia di Sherry, di come l'aveva conosciuta e come l'aveva aiutato nella sua mascherata, implorandolo di aiutarla.

L non emise fiato, ascoltò con attenzione, memorizzando ogni parola che sentiva immagazzinando tutto in quel meccanismo straordinariamente complicato che era il suo cervello.
Quando il testimone finì di parlare, annuì con gravità, assicurandogli che avrebbe protetto quella speciale bambina, chiedendogli come potesse rintracciarla.

In tutto quel lasso di tempo, Ran non aveva battuto ciglio, mantenendo quella maschera di falsa freddezza e apatia che aveva indossava dalla notte precedente, destando la preoccupazione del ragazzino.
Avrebbe preferito mille volte che si infuriasse, che gli urlasse contro, persino che lo picchiasse, ma quell'ostinato mutismo lo faceva rabbrividire.

Appoggiato allo stipite della porta, Watari osservava tutto con aria angosciata.
Aveva un brutto presentimento.



"Ascoltami bene, Kazuha", avanzò Gin, riponendo la pistola nella fondina, usando un tono innaturalmente pacato, "non arriverai da nessuna parte comportandoti da bambina. Questo è un edificio estremamente controllato, circondato da cecchini che ti farebbero saltare il cervello in meno di un minuto senza nemmeno fare un graffio a Vermouth, abbassa subito l'arma"
"N-n me ne frega niente, ora ci porterai fuori di qui! C-capito!" sbraitò la ragazza, premendo ancora di più la canna della pistola sulla tempia del suo ostaggio, ma non riuscendo a nascondere il tremolio della mano e della sua voce.
Era terrorizzata, semplicemente in panico.

Purtroppo per lei, Gin notò questa sua esitazione a premere il grilletto, e capì che le probabilità che avrebbe veramente sparato erano piuttosto basse: non aveva l'indole assassina, ma avrebbe agito se fosse stata costretta, e lui non le avrebbe dato modo di farlo.
Quella mocciosetta era nelle sue mani.

Come risvegliato da un incantesimo, Heiji si riscosse, alzandosi e cercando di avvicinarsi zoppicando alla sua ragazza nel tentativo di farla ragionare.
Voleva andarsene di lì, ma in quel modo sarebbe stato un suicidio.
Anche se avessero mentito sull'effettiva presenza di cecchini, li avrebbero trovati in men che non si dica e fatti fuori. Dovevano trovare un vero piano, ma insieme.

"Piccola, ascoltami bene", la riprese con tono dolce, "dammi retta, abbassa la pistola. Ne usciremo vivi, ma così è troppo pericoloso. Affrontiamola come abbiamo sempre fatto e come faremo in futuro: insieme" le sussurrò, tendendole la mano.
La ragazza cominciò a tremare sempre di più, confusa da quelle parole "H-Heiji...io non ce la faccio più...voglio andarmene di qui..." confessò in un fiato, mentre le lacrime cominciavano a pizzicarle gli occhi. La presa su Vermouth si allentava sempre più.
"Lo so, anche io voglio tornare a casa, ma è solo questione di tempo", la rassicurò il ragazzo, mentendo spudoratamente, "risolverò tutto e ce ne andremo, ricordati il patto che ho fatto con Gin. Non ti sarà fatto del male se vuole delle informazioni"

Quelle ultime parole la colpirono come un fulmine.
Quel patto le risuonava prepotentemente nella sua mente, ormai allo stremo del crollo.



"Capisco, allora se volete che lei resti dovete garantirmi che non toccherete Kazuha in nessun modo, non dovrete in nessun modo ferirla. Se scorrerà anche solo una goccia del suo sangue il patto salterà all'istante e non vi darò più nessun aiuto, chiaro?"



In quel secondo, Kazuha capì chi era il vero ostacolo alla salvezza di Heiji.
Non era Gin, non era Vodka, non era nessun altro dell'Organizzazione: il vero pericolo era proprio lei.

Se Heiji non avesse fatto quel maledetto patto per proteggerla, in quel momento sarebbe stata già uccisa, ma Kudo sarebbe senza dubbio stato più al sicuro e forse Heiji sarebbe riuscito a scappare senza di lei.
La sua vita era un'inutile zavorra.

Lasciò andare Vermouth, che cadde in ginocchio tossicchiando, sussurandole incomprensibili parole di scusa.
Il tremore che pervadeva già da prima il suo corpo aumentò vertiginosamente, ma la sua mente era tornata spaventosamente lucida.
Puntò la pistola contro Gin e Vodka, che avevano sfoderato nuovamente le rispettive pistole, assicurandosi che non facessero mosse azzardate contro lei o Heiji. Anche se era molto spaventata non aveva perso la determinazione.

Ormai aveva deciso: avrebbe liberato Heiji da quel tremendo peso.

Guardò negli occhi il suo amato detective, fondendo lo smeraldo con il mare.
Quelle lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento ora scorrevano senza sosta, mentre si sforzava di tenere ferma la mano mentre cambiava velocemente il bersaglio.

Heiji comprese con orrore ciò che stava per accadere, ma il suo urlo disperato fu coperto dal sordo rumore dello sparo.






Spazio dell'autrice
Buone Feste a tutti!
Diciamolo, ho finito in tempo record!
Brava happily! Brava!
*si ricorda che all'inizio aggiornava ogni due settimane massimo e si deprime*
Ok, torniamo seri, sono felice di aver aggiornato prima di Capodanno, così ho l'occasione di farvi i miei migliori auguri di Natale (un po' in ritardo ma va beh) e un augurio speciale per un felicissimo 2016!
Spero che il nuovo anno vi porti tante soddisfazioni e serenità!
Come sempre, spero che il capitolo vi sia piaciuto! <3
Mando un abbraccio a tutti, e fate i bravi domani sera ;)
Alla prossima!!

P.s. i capitoli 3 e 4 sono stati revisionati!

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Capitolo 11
*** Goodbye ***


Goodbye

Heiji tremava, mentre osservava con orrore la sua mano macchiata di sangue.

Non poteva essere veramente successo. Non poteva averlo fatto.

Continuava a premere la coscia della ragazza con tutta la forza che poteva, ma, nonostante i suoi sforzi, il sangue continuava a sgorgare senza poter far nulla per evitarlo.
Vodka doveva aver erroneamente centrato l'arteria femorale nel tentativo di evitare che la ragazza si facesse un buco in testa, ma invece di farla solo spaventare l'aveva colpita in pieno a causa di un movimento brusco della giovane. Il suo intervento non aveva comportato grandi migliorie, e sapeva che sarebbe pagato per il suo errore.

Il moro era consapevole che se non fosse riuscito a fermare l'emorragia, Kazuha sarebbe morta per dissanguamento nel giro di pochi minuti, un paio di ore al massimo, se era fortunata.

La coraggiosa aikidoka, dal canto suo, incatenò i suoi occhi smeraldini con quelli di ghiaccio di Gin, paralizzato e accecato dalla rabbia. Anche se la gamba le faceva un male atroce, un sorrisetto trionfante nacque dalle sue labbra pallide, mentre sentiva le forze abbandonarla per ogni goccia di sangue e sudore che versava.

Anche se non era andata come previsto, ce l'aveva fatta: il patto ora non aveva più valore, anche se ciò significava pagare con la sua stessa vita.

"Che cavolo hai combinato, baka? N-non osare addormentarti, chiaro?" continuava ad imporle il detective dell'Ovest, reprimendo i singhiozzi che cercavano di sfuggirgli dalla gola. Era terrorizzato, se fosse morta non se lo sarebbe mai perdonato, non sarebbe più stato in grado di vivere con quell'enorme fardello.
Ma Kazuha non aveva paura della morte, aveva imparato a conviverci ogni giorno grazie al lavoro di suo padre e del suo ragazzo, ormai era diventata una presenza costante nella sua vita. Sarebbe stato come abbracciare una vecchia amica, bastava abbandonarsi al sonno che la stava avvolgendo.
L'unico suo cruccio era di non poter più stare con Heiji.
Questo le spezzava il cuore, ma aveva fatto la sua scelta.

Allungò la mano verso il viso dell'unico amore della sua vita, lasciandogli un lungo segno rosso lungo la guancia nel tentativo di accarezzarlo. Non sopportava di vederlo così angosciato e triste.
"Hey", gli mormorò, la voce così flebile che si poteva udire appena, "Non fare così, non fa nulla...davvero...voglio solo che tu mi prometta una cosa...", ogni parola che articolava era uno sforzo immane, ma non poteva lasciare cadere la questione in quel modo, "...non sentirti in colpa per me...ok?..."

Heiji sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene, non poteva essere seria. Aumentò la pressione sulla coscia, cercando di incoraggiarla. "Piantala, ce ne andremo di qui insieme, capito Kazuha? ...Kazuha!", gridò, notando il pallore innaturale dell'amata, ormai priva di coscienza.
Si assicurò che il cuore della ragazza battesse ancora, ma ormai non le restava molto tempo. Il suo battito cardiaco era sempre più debole, la sua fine sempre più vicina.

Il celeberrimo Heiji Hattori, famoso per risolvere ogni caso gli si presentasse davanti con sangue freddo, adesso stava tremando come un poppante, completamente impotente. Non sapeva che fare, se non continuare a premere la ferita.
La strinse al petto, accarezzandole i capelli scuri, come un misero tentativo di trattenere la vita della ragazza ancorata al suo corpo.

Ancora sconvolto e infuriato per ciò che era successo, Gin afferrò il fedele sottoposto per il bavero, scuotendolo aggressivamente. "Brutto idiota! Che ti è passato nel tuo minuscolo cervello?" gridò, senza nemmeno star ad ascoltare le patetiche scuse del collega, "Siamo fregati, accidenti, e tutto per colpa tua! Se non fossi un tale incompetente ora non saremmo nei guai!"
Doveva trovare un modo per cavarsela. Non gli sarebbe importato assolutamente niente se la ragazza si fosse semplicemente ferita, avrebbe semplicemente ottenuto ciò che voleva con le cattive, ma se moriva era tutt'altra faccenda.
Se quella stupida mocciosa non fosse sopravvissuta, non l'avrebbe potuta usare come ostaggio in caso di pericolo, ed era certo che Heiji, senza nessuno da proteggere, non avrebbe esitato a sacrificare la sua stessa vita pur di non diventare merce di scambio.

Gli restava un'unica soluzione, drastica, ma avrebbe funzionato.

Senza emettere fiato, afferrò la paralizzata Vermouth per il polso, trascinando tutti via da quella stanza eccetto Heiji e Kazuha.
Il giovane detective osservò stupito quella bizzarra scena, mentre un brutto presentimento lo colpiva al petto, ma ormai non gli interessava nulla.

Che facessero di lui quel che volevano.



Ran, Shinichi e Ryuzaki si stavano concedendo una breve pausa-pranzo dalle indagini, giusto un oretta per riposare un po' la ragazza.

Nessuno aveva la più pallida idea di cosa era appena successo.

Consumarono il pasto in silenzio, senza che nessuno dicesse una parola di troppo, ma prima che il lavoro riprendesse, Watari si precipitò nella stanza trafelato. Dal pallore del suo volto sembrava che gli stesse per venire un infarto, oppure recava pessime notizie.

L'anziano si avvicinò a L, sussurrandogli trafelato qualcosa nell'orecchio, ma il misterioso detective non cambiò espressione, non mostrò alcun segno di angoscia o preoccupazione, anzi, il suo viso divenne ancora più vuoto.
Conan capì al volo che qualcosa non andava e che non volevano allarmarli, ma di qualsiasi cosa si trattasse, voleva esserne partecipe.

"Ryuzaki, cosa succede?" lo esortò il ragazzino, sentendo un peso nello stomaco crescere ogni secondo che attendeva la risposta, che non arrivava. Ryuzaki si alzò, dando silenziose disposizioni a Watari, mentre indicava agli ospiti l'uscita. "C'è appena stato un incendio, seguito da una detonazione, nel sottoterra di un magazzino confiscato dove si suppone fossero tenuti prigionieri i vostri amici. Credo giusto che raggiungiate il posto"

I due ragazzi persero anni di vita, non riuscivano a realizzare quelle terribili parole.
"C-cosa?", balbettò la karateta, "C-come è possibile? Come sai che Heiji e Kazuha erano rinchiusi lì? Abbiamo lavorato per ore per trovarli, e adesso dici questo!"

Il detective non si scompose di una virgola. Si limitò a spiegare senza battere ciglio, come aveva sempre fatto.
"L'incidente è accaduto qualche minuto fa, ancora non lo saprà nemmeno la polizia, ma ho ricevuto un messaggio anonimo che mi informava del fatto, e solo una persona potrebbe essere in grado di contattarmi. So di potermi fidare di lui"






Spazio dell'autrice
Wow. Veramente wow.
Ragazzi miei...oggi festeggio un anno di presenza attiva su EFP, incredibile di come sia passato veloce il tempo!
Mi ricordo come se fosse ieri quando premetti quel tasto, con mano tremante e incerta, ma posso dire di non essermi mai pentita di averlo fatto! Ho conosciuto tantissime nuove persone, e ringrazio tutti voi per avermi sempre sostenuto fin ad ora!
Quindi questo undicesimo capitolo lo dedico a te! Sì, tu, che stai leggendo, chiunque tu sia, perchè se stai leggendo vuol dire che ho un motivo in più per continuare a scrivere e condividere le mie storie con voi!
Grazie a tutti, veramente!

Beh, tornando alla storia, spero che il nuovo capitolo vi piaccia!
Gli amanti di Death Note forse avranno già capito chi ha avvertito L, vero? ;)
Per chi non l'ha capito o non ha mai seguito ques'anime, lo scoprirete nei prossimi capitoli! (non barate)

Mando un bacione a tutti voi!
Alla prossima!


P.s. non ho potuto pubblicare la revisione dei capitoli 5 e 6 per motivi di connessione, saranno postati la prossima volta!

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Capitolo 12
*** Scars ***


Scars

Il crudele fuoco bruciava gli occhi color ghiaccio del ragazzino, e il fumo gli provocava un mal di testa incredibile.
Portando istintivamente la mano sulla tempia sinistra, sentiva il rivolo vischioso del sangue, e la pelle ustionata completamente incartapecorita.

La stupidaggine che aveva cercato di fare gli avrebbe lasciato una cicatrice a vita.

Incurante del dolore, si scostò i capelli biondi dal viso, deciso a concludere il suo dovere. Avrebbe dimostrato ad L quale era il suo potenziale, e una stupida cicatrice non l'avrebbe certamente fermato.
Scostò le macerie una ad una, finchè non trovò il suo obbiettivo.

Il ragazzo moro con la pelle abbronzata tossicchiava debolmente, ormai quasi del tutto fuori gioco, e la ragazza castana che lui stava proteggendo era a malapena viva, il pallore cadaverico sempre più accentuato.
Il ragazzo sospirò sollevato: era arrivato in tempo, poteva salvarla. Si tolse la cintura, stringendola forte un po' sopra la ferita, cercando di rallentare il flusso di sangue almeno per qualche ora.

Trascinò con fatica i due ragazzi fuori da quell'inferno, mettendoli al sicuro dalle pericolose inalazioni di fumo, dopodichè cadde sfinito, tossicchiando, concedendosi qualche secondo per riprendere fiato, ma prima che potesse rilassarsi il fragore delle sirene dei vigili del fuoco proveniente dall'altro lato dell'edificio in fiamme lo spinsero a correre via più veloce che poteva.

Non l'avrebbero preso, non glielo avrebbe permesso.



La limousine sfrecciava a velocità eccessiva mentre Ran parlava concitata con suo padre al telefono.
L, che aveva infine deciso di seguirli, aveva uno sguardo più spento del solito, ed era molto pensieroso. Le sue meningi lavoravano frenetiche, cercava di capire questo repentino cambio di programma degli Uomini in Nero, e soprattutto, come lui era stato capace di trovarli.
Si mordicchiava il pollice, come in trance, mentre la macchina si fermava davanti al luogo del delitto.

Il moro rimase chiuso dentro, al sicuro da sguardi indiscreti grazie ai finestrini oscurati, mentre Ran e Shinichi si precipitarono fuori, assistendo sgomenti a quel macabro spettacolo.
I vigili del fuoco, arrivati poco prima di loro, stavano cercando di domare le fiamme, ma l'operazione risultava alquanto difficile.
Se non avessero fatto in fretta, Heiji e Kazuha sarebbero morti carbonizzati, o asfissiati. Conan arrivò a pensare che li avessero già fatti fuori e che avessero bruciato i resti per cancellare le tracce, ma realizzò che avrebbero sicuramente usato un metodo più discreto per sbarazzarsi dei cadaveri...oppure era proprio quello che volevano che pensasse.

La paura attanagliò il cuore di Shinichi, mentre la voce di Goro reclamava la sua attenzione.

"Hey moccioso", urlò l'uomo, pallido in volto, tirandogli un cazzotto in testa "Stai lontano, è pericoloso".
Hattori e Toyama erano bianchi come uno straccio slavato, sembravano sul punto di svenire, ma mantenevano pur sempre un autocontrollo invidiabile mentre sbraitavano ordini a destra e manca, organizzando la ricerca dei figli, o ciò che ne rimaneva.
Chiamarono l'ambulanza come da procedura, sperando, in fondo, di poterla usare.

Quando l'incendio sembrava ormai essere domato, i primi inviati dai differenti giornali cominciarono ad apparire, prima di essere mandati via letteralmente a calci da Goro, aiutato ben volentieri da altri poliziotti. Non volevano intrusi in tutto quel caos.
Era un momento molto delicato, il caso poteva essere concluso lì, e nel peggiore dei modi.

Prima che le ricerche iniziassero, dei forti colpi di tosse attirarono la loro attenzione, seguiti da passi molto strascicati.

Il ragazzo dalla pelle olivastra comparve come per magia dal fumo, zoppicante e barcollando, e reggeva tra le sue braccia la ragazza dai lunghi capelli castani, priva di sensi, pallida come un cadavere. Non erano in grado di dire se era viva o morta.

Toyama, seguito a ruota dall'amico e collega, si precipitò dalla figlia, chiamandola a gran voce e prendendola tra le braccia. Heiji, ormai allo stremo delle forze, barcollò, perdendo i sensi, sorretto giusto in tempo dal padre, che lo trascinò verso l'ambulanza, dove si stavano già prendendo cura di Kazuha.
Ci fu una breve ma concitata discussione con il paramedico, dopodiché il padre della giovane saltò a sua volta nella vettura, che partì a forte velocità.

Era stato questione di minuti, anzi, secondi, ma sembrava essere successo tutto al rallentatore.
Nessuno aveva avuto il tempo materiale di fare o dire qualcosa, paralizzati dallo stupore.

Dalla limousine, che fino a quel momento era rimasta silenziosa, si levò un piccolo ticchettio, come se qualcuno bussasse dall'interno. Watari, che era coperto fino alle orecchie come sempre, accorse subito al finestrino posteriore, dal quale risuonò la voce fredda di L.
"Watari, vorrei che mi portassi all'ospedale", proclamò con freddezza, "Desidero fare due chiacchere con quel coraggioso ragazzo"






Spazio dell'autrice
Kon'nichiwa! Sono tornata, con tempo record!
Vi devo chiedere assolutamente perdono per la scarsa lunghezza e, magari, pessima qualità di questo capitolo.
So che magari non è il più eccitante della storia, ma era necessario, e ho voluto pubblicarlo proprio in occasione del 'compleanno' di "The Final Countdown", in quanto il primo capitolo fu pubblicato il 1 febbraio 2015!
Quanto tempo è passato, vero?
Ritornando al capitolo, ho paura di non aver reso bene la dinamicità della scena. In situazioni così di emergenza i tempi di reazione sono veramente molto brevi, in pochi minuti finisce tutto, e ho paura di non aver reso bene questo concetto. Il mio timore è fondato, secondo voi?
Per chi non avesse capito bene le vicende del capitolo, potete benissimo chiedermi nei commenti senza timore, intanto ecco qualche spiegazione.
  1. Il personaggio che ha salvato Heiji e Kazuha dalle fiamme, che alcuni fan di Death Note avranno già capito chi è, era già all'interno dell'edificio quando è esploso. Di come ci sia arrivato, sarà spiegato più avanti.
  2. Heiji e Kazuha non sono morti immediatamente a causa delle inalazioni tossiche in quanto erano in un sotterraneo, e l'eventuale crollo del tetto che li ha sepolti ha funto come scudo, anche se parzialmente.
  3. Sì, con una cintura legata al di sopra della ferita (non coprire, intendo) si può rallentare il dissanguamento in quanto riduci il circolo sanguineo in quella zona.
  4. è stata Ran ad avvertire sia i vigili del fuoco, sia la polizia.
  5. L'edificio dove la coppia del Kansai era tenuta è molto grande, per questo non sono stati notati prima dai vigili (che operavano dal lato opposto e non erano a conoscenza di possibili vittime)
  6. Il motivo per il quale Gin non ha ucciso Heiji e Kazuha con un semplice colpo di pistola per poi dare fuoco ai cadaveri è uno solo: un proiettile pone subito fine ad una vita, mentre l'asfissia...beh...è molto più lenta e dolorosa. Lui è un sadico. Quindi, unisce l'utile al dilettevole: cerca di sviare le indagini non agendo come al suo solito, si libera degli ostaggi ormai inutili e in più soddisfa i suoi impulsi sadici.
  7. Ci sarebbero taaaante altre cose che dovrei spiegare, ma, per fini della trama, non dirò altro. Sarebbe uno spoiler.

Beh, spero che ora le cosa saranno un po' più chiare per voi, vi aspetto per il prossimo capitolo :D
Ho anche revisionato il capitolo 5 e 6, se volete rileggerli.
Alla prossima!!

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Capitolo 13
*** Reunion ***


Reunion

Una volta spediti gli agenti a casa, preoccupati per la sorte dei due ragazzi, Hattori, Goro, Ran e Conan saltarono nella limousine, guidata da Watari, che sfrecciava a velocità folle verso l'ospedale.
I due uomini furono molto sorpresi di fare la conoscenza di L, che si presentò freddamente.

In una situazione normale, il baffuto detective avrebbe cominciato a pavoneggiarsi, ma nessuno in quel momento era nell'umore di scherzare.

Arrivarono al Pronto Soccorso nel silenzio più assoluto, raggiungendo l'ispettore Toyama, compreso L. Era rischioso, ma non ne poteva più di stare in quella macchina.
Il padre di Kazuha era seduto su una sedia con la testa fra le mani, sfinito.
L'amico gli diede una pacca sulla spalla, cercando di dargli un po' di conforto, aspettando con pazienza di sapere qualche novità sulle condizioni di Heiji e Kazuha. L'attesa li stava letteralmente uccidendo, e l'odore di antisettico tipico degli ospedali stava dando loro la nausea.

Sembrò di aspettare un'eternità prima che un medico comparisse, chiamando a sè i congiunti delle vittime. "Il ragazzo è in condizioni stabili. è debole, ma non è in pericolo di vita, lo potrete vedere quando si sveglierà", li rassicurò il dottore, che assunse però un'aria che non prometteva bene, "per quanto riguarda la ragazza, non si può dire che sia stata altrettanto fortunata. Il colpo da arma da fuoco le ha quasi reciso del tutto l'arteria femorale, sinceramente sono piuttosto stupito che sia arrivata qui viva, la cintura sulla gamba l'ha salvata. Tuttavia, ha perso davvero troppo sangue, è stata necessaria una trasfusione d'urgenza, e non siamo sicuri se sarà sufficiente. Possiamo pronunciarci solo ad operazione conclusa, se la supererà, vivrà" concluse lapidario, chinando il capo, "Scusate, devo andare, il mio lavoro mi aspetta...".

Tutti i presenti si impietrirono, tranne ovviamente L, che era rimasto impassibile e ingobbito tutto il tempo, per riflettere meglio.
Ran si lasciò sfuggire un singhiozzo, afflosciandosi sulla sedia, spezzando il silenzio divenuto di ghiaccio. Quel piccolo lamento, per quanto flebile e quasi sussurrato, sembrava rimbombare nella stanza come un grido.

All'improvviso, un ometto anziano, più o meno della stessa età di Watari, si precipitò verso di loro. "Signor Wam-emh-Watari!" gridò "La stavo cercando!". Watari riconobbe immediatamente l'uomo, domandandosi cosa ci facesse lì. "Roger, cosa ci fa qui in ospedale? C'è qualcosa che non va?".
L'anziano si lasciò cadere sulla sedia, riprendendo fiato. "Ho provato a chiamare molte volte...", borbottò, "poi, ci siamo imbattuti nell'incidente e l'abbiamo trovato, e-". "Cosa hai trovato Roger?" lo interruppe L, che non si era fatto notare fino a quel momento.
Quando Roger lo riconobbe, sussultò, preoccupato. "Ryuzaki, non dovresti esporti così. è pericoloso" lo rimproverò a bassa voce, venendo però completamente ignorato dal detective. "Non divaghiamo, Roger, cosa hai trovato?"

L'ometto si corrucciò, visibilmente agitato. "Ho trovato Mello, svenuto sul ciglio della strada. O, meglio, Near l'ha trovato. In questo momento è ricoverato di urgenza, il ragazzo è quasi completamente devastato dalle ustioni".
L sgranò leggermente gli occhi, scattando in piedi in posizione eretta. "Portami da lui, per favore"



Il forte odore di disinfettante pizzicava le narici di Mello, e la testa sembrava pesargli una tonnellata.
Provò ad alzarsi, ma la forte nausea lo costrinse a rimanere fermo, reggendo il capo con la mano, sentendo la morbida fascia avvolgergli il lato sinistro del viso e la spalla, che gli procurava un dolore assurdo.
Sentiva la pelle ustionata tirargli sotto le bende, e il puzzo di ospedale che il suo corpo emanava lo disgustava. Aveva voglia di andarsene, ripulirsi e portare a termine l'obbiettivo che si era prefissato, ma la spossatezza gli impediva di fare qualsiasi cosa.

"Senti parecchio dolore?" gli chiese una vocetta monocorde "Sai, sei stato molto fortunato, non perderai l'occhio, ma dovresti comunque dormire". Mello non ebbe il bisogno di guardare in faccia colui che era al suo capezzale, avrebbe riconosciuto quella voce anche in una folla. Quel tono annoiato poteva appartenere solo a lui, e sentì la bile salirgli fino alla gola.
Sarebbe stato in grado di sputare veleno, se avesse voluto, ma preferì restare in silenzio, stringendo con rabbia il lenzuolo che copriva il suo corpo malandato.

"Non mi saluti nemmeno, Mello?" lo provocò la stessa voce, ma senza modificare tono, infastidendo il biondo. Si voltò verso di lui, incatenando i suoi occhi color ghiaccio con quelli grigi del ragazzino.
Avvolto in una camicia bianca di molte taglie in più, il ragazzo, che rispondeva al nome di Near, stava giocherellando con una ciocca dei suoi capelli bianchi, mentre con l'altra mano reggeva il suo robottino preferito. Nonostante fosse cresciuto per quel genere di passatempo non ne avrebbe mai fatto a meno.

"Sei venuto fin qui per farmi saltare i nervi, Near?" sbottò debolmente Mello, cercando di sembrare minaccioso, ma suscitando invece uno strano senso di divertimento nell'altro. Trovava patetico il tentativo del biondo di sembrare forte, quando invece aveva chiaramente bisogno di aiuto, ma ormai ci aveva fatto l'abitudine.
Mello era fatto così. Era testardo ed orgoglioso, non ammetteva mai di aver sbagliato o di essere in difficoltà, e il suo obbiettivo era sempre e solo uno: battere Near, essere il numero uno.
Ormai era diventato la sua ossessione.
Non era mai riuscito ad accettare che quel piccolo albino gli fosse superiore in tutto.

In ballo c'era il loro futuro. Il migliore sarebbe diventato il successore di L.
Erano stati cresciuti in quell'orfanotrofio per perseguire quello scopo, e Mello ci sarebbe riuscito, se non fosse arrivato quel tappetto.
Era il suo peggior nemico, e per questo lo odiava con tutte le fibre del sue essere.

"Allora, non mi rispondi?", cercò di stuzzicarlo, "Magari il gatto ti ha mangiato la lingua?". Near sbuffò annoiato, stanco di quelle continue frecciatine, ma non valeva la pena di arrabbiarsi, anzi, per lui non valeva la pena arrabbiarsi in generale.
"Mello, lo sai che questa guerriglia da parte tua non porterà a nulla vero", lo rimproverò l'albino, "Comunque sia, sono arrivato qui per dare una mano, come richiesto da L". Il biondo strinse rabbiosamente le lenzuola candide, cercando di mantenere la calma. "Ah sì, davvero?" sibilò minacciosamente.
"In realtà, L voleva anche te, ma te ne sei andato prima che desse le sue finali disposizioni", confessò, "Come al solito, sei troppo impulsivo. Hai rischiato la vita".

Con quelle parole, il ragazzino perse completamente la testa, afferrando per il bavero l'altro. La scarica di adrenalina che gli pulsava nelle vene gli donò la forza persino di trascinarlo giù dalla sedia, facendolo ricadere nel letto, sulle sue gambe.
Lo strattonò violentemente verso di sè, a due centimetri dal suo viso. "Non devi osare dirmi cosa devo o non devo fare, chiaro, nanerottolo?", gridò, cercando almeno di spaventarlo, "Potrei distruggerti con un soffio, se solo volessi...".

Invece di essere impaurito da quello scatto di rabbia, Near sembrava essere tranquillo e silenzioso come sempre, limitandosi a fissare il biondo nell'unico occhio visibile, senza dare un minimo segno di reazione.
Mello fece altrettanto, ricambiando lo sguardo con determinazione. Se avesse distolto gli occhi, sarebbe stato come dargliela vinta ancora una volta.

Rimasero in quella scomoda posizione per attimi interminabili, finchè Mello, irritato, lo spinse via con altrettanta violenza. "C-cosa hai da fissare tanto, moccioso?" borbottò, mettendosi sulla difensiva.
Finalmente, Near parve leggermente scosso, anche se per un fuggevole istante, da quella spinta, ma si ricompose senza che il biondo se ne accorgesse, strisciando nuovamente sulla sedia, raccogliendo il robot caduto e riprendendo ad arricciare un ciuffo di capelli con velato nervosismo.

Rimasero in silenzio, senza il tentativo da parte di nessuno dei sue di riprendere la discussione.
La tensione si tagliava con un coltello.

Il silenzio di ghiaccio venne tagliato da dei passi pesanti, che attirarono l'attenzione dei due. Dallo stipite comparve la figura del loro mentore, colui al quale cercavano di assomigliare.
L si avvicinò ai due ragazzini con un sorriso appena accennato, nonostante tutto era felice di incontrarli per la prima volta. "Salve, ragazzi, sono orgoglioso di fare la vostra conoscenza. Io sono L"


Questo è come dovrebbero apparire Near e Mello, solo immaginateli un po' più giovani, in quanto nella storia hanno rispettivamente 13 e 15 anni. (per chi li conosceva da prima, sono come appaiono alla loro prima comparsa in Death Note, solo che Mello si è guadagnato prima la cicatrice)






Spazio dell'autrice
Kon'nichiwa! Eccomi qua! (ho fatto la rima, ahah :') )
Sono felice di aver aggiornato, sono stata bloccata dai soliti impegni scolastici! Ed ecco a voi i nuovi (e ultimi, almeno secondo i miei piani) personaggi dal mondo di Death Note, Mello e Near, i successori di L!
Come avete capito, hanno una relazione molto complicata (almeno dalla parte di Mello) in quanto competono per il ruolo che spetterà ad uno di loro quando il loro mentore si farà da parte. Sì, L, nell'originale, non conoscerà mai i due di persona, comunica con loro via computer, ma sa tutto su di loro.
Il loro passato sarà messo nel dettaglio nei prossimi capitoli, quindi non vi agitate se ora ci sono pochi dettagli su di loro, e non sto togliendo importanza a Shinichi, tranquilli.
Intanto, la vita della cara Kazuha è in serio pericolo...cosa potrò fare di lei? Morirà o sopravviverà? Sinceramente sono indecisa...
Beh...vi dò l'appuntamento alla prossima puntata!
Alla prossima!!

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Capitolo 14
*** Challenge ***


Challenge

"Salve, ragazzi, sono orgoglioso di fare la vostra conoscenza. Io sono L"

Mello spalancò la bocca, colto alla sprovvista, mentre Near rimase perfettamente composto, senza mostrare alcun segno di stupore o gioia. Neppure la presenza del suo maestro riusciva a renderlo ansioso.
Il biondo, da parte sua, era assolutamente emozionato di fare la conoscienza di L. Aveva desiderato a lungo di parlare con lui faccia a faccia, potergli dimostrare dal vivo di cosa era realmente capace.

Il moro si avvicinò al letto, mantenendo stranamente una postura perfettamente corretta, sedendosi sul bordo. "Sono felice che sia arrivato così presto Near, e grazie per aiutato Mello. Sono fiero di te, sei stato molto bravo", si complimentò con il ragazzino, arruffandogli i capelli candidi.
Ancora una volta, l'albino rimase inespressivo, come se l'avesse informato del meteo, mentre Mello, infuriato, fulminò con lo sguardo il rivale, sentendosi escluso. Era stanco di essere messo in secondo piano da quel pidocchio.

Inaspettatamente, L si voltò verso il biondino, scrutandolo con i suoi occhi scuri. "Sei stato troppo imprudente, Mello, hai rischiato veramente la vita", lo rimproverò, fissando il bendaggio sull'occhio sinistro, "Ma, nonostante tutto, hai salvato delle vite, prendendo per primo l'iniziativa, e te ne devo dare atto. Sei molto coraggioso", si congratulò infine, sistemandogli un ciuffo color grano.
Questa volta, l'espressione di perenne fastidio di Mello si dissolse completamente, lasciando posto ad un sorriso smagliante, accompagnato da un piacevole senso di sorpresa. Per una volta, non sembrava l'orfanello eternamente arrabbiato, ma un ragazzino normale.
Si dimenticò persino dell'apprezzamento che Near aveva ricevuto, perchè, per una volta, i suoi meriti erano stati riconosciuti persino da L, il mitico L.

Il grande detective posò le mani sulle loro testoline, arruffando loro delicatamente i capelli, mantenendo un'espressione neutrale.

Watari, rimasto sulla soglia, osservava con il sorriso sulle labbra quella scena insolitamente tenera.
Vedere quel ragazzo così chiuso in sè stesso comportarsi quasi da padre, come lui stesso aveva fatto nei suoi confronti, gli scaldava il cuore. Aprirsi un po' con quei giovanotti non gli avrebbe fatto nient'altro che bene.
Aveva sempre desiderato per Ryuzaki una vita normale, ma, purtroppo, non era andata così.

Dopo un paio di minuti, Conan si affacciò alla porta, scrutando i due nuovi arrivati con curiosità.
L, notato la sua presenza, si alzò, ritornando il detective freddo e distante di sempre. "Shinichi, questi sono Near e Mello", disse, presentandoli, "Uno di loro diventerà il mio successore".

Il piccolo detective sgranò gli occhi, spostando freneticamente lo sguardo tra i due ragazzini, non trovando tra loro un singolo tratto in comune, almeno apparentemente. Come potevano essere vagamente somiglianti ad L, o avvicinarsi al suo livello? Erano persino più piccoli di lui, contando la sua vera età.

Conan non ebbe neanche modo di ribattere, che L, saltando i convenevoli, interruppe qualsiasi pensiero. "Bene ragazzi, come avrete capito, questo bambino è in realtà il signor Kudo, colui con il quale dovrete collaborare. Mi aspetto da voi il massimo", spiegò spicciolo, attirando gli sguardi stupiti dei tre ragazzini.
Watari, allibito, posò la spalla sul suo pupillo. "Ryuzaki, vuoi lasciarli a lavorare da soli?". L fissò negli occhi il suo mentore, senza lasciare trasparire alcuna emozione. "Esattamente, mi ritiro dalle indagini, lascio il caso in mano loro".

L'aziano rimase completamente senza parole, molto contrariato da quella decisione decisamente affrettata. "Figliolo, sono poco più che bambini", provò a ribattere, "Questa è una responsabilità troppo grande per loro!".

Con un ghignetto appena accennato, il detective guardò Near, poi Mello. "Abbi un po' di fiducia in loro, come me. Sono sicuro che sapranno sorprenderci", ribattè, allargando il suo sorriso. "Questa è la loro ultima occasione. Chi arriverà alla soluzione per primo, prenderà il mio posto".



Ai vagava come un'anima persa per la stanza, massaggiandosi nervosamente la testa.
La chiamata che aveva ricevuto qualche ore prima l'aveva seriamente scossa. Non sapeva che pesci prendere.

Il prototipo dell'antidoto non era ancora del tutto pronto, aveva bisogno del suo laboratorio per continuare a lavoraci sopra e scappare sarebbe significato rinunciare a tornare adulta, ma restare in quella casa significava andare incontro a morte certa, e neppure il Dottor Agasa sarebbe stato risparmiato.
Questo era il punto cruciale per lei.

Non le importava di essere uccisa, potevano farle quello che gli pareva, ma non poteva permettere che colui che l'aveva accolta come una figlia pagasse con la vita il suo errore.
Non aveva scelta: doveva portare il dottore via di lì, a qualunque costo.
L'antidoto poteva andare a farsi friggere.

Chiedendo mentalmente scusa a Shinichi, afferrò tutti i suoi appunti, tutte le formule che testimoniavano i suoi tentativi, infilandole frettolosamente in un raccoglitore, prendendo poi il primo borsone che le capitò per le mani.
Salì di corsa le scale, riempendo il borsone di vestiti e oggetti di prima necessità sia per sè, sia per Agasa, che, attirato dal caos che la ragazzina stava causando, la stava fissando allibito.
Quel comportamento non era da lei.

"Ai, figliola, cosa ti prende?", le chiese con titubanza, quasi intimorito dall'espressione feroce della bambina, che rispose piccatamente. "Non c'è alcun secondo da perdere, dottore. Dobbiamo andarcene di qui".
L'anziano sgranò gli occhi, stranito. "Non capisco, dovremmo essere al sicuro qui", farfugliò confuso, cercando di comprendere quello strano modo di agire di Shiho, che continuava imperterrita a vagare tra le stanze come un'anima in pena, prendendo ciò che in quel momento le sembrava necessario, o che poteva metterla in una situazione compromettente. Non sentì nemmeno le vane proteste del professore, che, spazientito, le posò una mano sulla spalla, facendola sobbalzare, facendola voltare verso di sè.
"Ai, ascoltami, devi dirmi cosa sta succedendo", le domandò con tono tranquillo, tentando di farla ragionare, "Perchè dobbiamo scappare con così tanta fretta?", continuò ad incalzarla, mettendola alle strette.

Con un sospiro rassegnato, la piccola scienziata vuotò il sacco, rivelando tutto sulla chiamata ricevuta, gli avvertimenti e le indicazioni che le erano state fornite, ma si premurò di non lasciarsi sfuggire neanche un dettaglio su chi l'avesse contattata, e Agasa non fece altre domande. Era consapevole che meno dettagli sapeva, più erano entrambi al sicuro.
Però, rimaneva un problema di non poca importanza che andava risolto subito. "Ai...dove andremo? Non siamo al sicuro da nessuna parte".

Sbuffando lievemente, la ragazzina si passò una mano tra i capelli ramati, riflettendo. Non trovava altra soluzione. "Non abbiamo altra scelta, andremo da Shinichi", borbottò stancamente, contro voglia. "Lui è la notra unica possibilità di salvezza".






Spazio dell'autrice
Scusate l'ora un po' sconveniente, davvero, ma non ho avuto tempo di pubblicare prima, nè di revisionare il capitolo.
Il punto è che domani partirò in gita, e non volevo ritardare ancora l'aggiornamento, ma giuro che appena tornerò toglierò tutti gli eventuali errori, quindi vi chiedo solo un po' di pazienza...
Tornando alla storia, nel prossimo capitolo vedremo finalmente Shinichi indigare con i suoi nuovi piccoli colleghi. Chi conosce già L magari saranno un po' straniti dall'atteggiamento che ha nei confronti dei due ragazzi, ma del resto io non ho saputo immaginarlo comportarsi diversamente da così.
Ho sempre immaginato tra loro, se si fossero incontrati, un rapporto di quasi padre-figlio, dovuto anche alle loro somiglianze.
Spiegherò tutto quando tornerò, giuro, ma ora sto cadendo dal sonno...scusate ^.^"
Vi mando un bacio a tutti!
Alla prossima!!

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