Voglio solo fare parte della tua vita

di olly_shady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Una nuova opportunità ***
Capitolo 3: *** Non è il mio mondo ***
Capitolo 4: *** 3AM ***
Capitolo 5: *** Nel mio ufficio ***
Capitolo 6: *** Sei una piccola eroina ***
Capitolo 7: *** Combinerò dei casini ***
Capitolo 8: *** Mi prendo cura di te ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ero davanti all'entrata dell'università, ho fatto un lungo respiro, chiuso gli occhi e sono entrata. Era l'ultima volta in quel posto: UDM , la mia amata università e casa mia per 5 anni. << Mary! >> avevo chiamato la mia amica che era abbastanza nervosa. Ci siamo abbracciate, eravamo commosse e anche spaventate. Tutti indossavamo la toga e il cappellino. Il direttore ha fatto un lungo discorso e ci ha ringraziato, poi altre persone e vari offerenti hanno detto due parole. << Congratulazioni signorina! >> ho sorriso e stretto forte la mano. Ho preso il mio diploma e sono scesa velocemente andando vicino a Mary e abbracciandola un'altra volta. Questa volta ci siamo messe a piangere. A noi si sono uniti i nostri amici, tutti commossi e felici di aver finito l'università. Ora eravamo grandi.

La sera siamo usciti tutti a festeggiare. Ho ballato tutta la notte e a dire la verità mi sono anche ubriacata più del dovuto. Credo che Rodrigo, un mio amico, ha cercato anche di portarmi a letto, ma il suo piano non è andato a buon fine. Credo che quella notte abbiamo cambiato 3 locali e bevuto un bancale di alcolici perché la mattina dopo avevo un mal di testa lacerante e 1000 bolle ai piedi per non parlare del terribile aspetto che avevo.

<< Sei messa bene mi dicono! >> ho guardato la mia amica un po' male poi ci siamo messe a ridere come due cretine in mezzo alla cucina. << Stasera devo andare a casa dai miei, tu? >> ho alzato le spalle e lei mi ha dato un bacio sulla fronte.

<< Sei stupenda! >> me lo diceva sempre, ma non ci ho mai creduto. Ero da sola in quella casa. Mi guardavo attorno e ho sentito come un tonfo al cuore, come se qualcosa si fosse rotto dentro di me ed era un guasto irreparabile. Sono uscita sul balcone e ho preso una boccata d'aria. Si vedevano le luci della città in lontananza. Frenetica, disordinata e piena di mal viventi, ma da quando mi ero trasferita lì mi si era incollata addosso. Guardavo le stelle che a causa delle luci erano quasi invisibili, ma cercavo di coglierle tutte “Se sotto il cielo c'è qualcosa di speciale passerà d qui prima o poi!” era una frase di Ligabue. Una mia amica me l'aveva fatta leggere un po' di tempo fa, anzi troppo tempo fa, quando vivevo ancora in Italia, nella mia bella Torino. Ho sorriso e le ho guardate nuovamente, poi il cielo e la città. Le voci che si sentivano e i rumori delle auto mi affascinavano, mi facevano sentire parte di qualcosa. Mi sono preparata un tè e mi sono accovacciata davanti alla finestra. La mia amica avrebbe fatto tardi , forse sarebbe rimasta a dormire dai suoi visto che abitavano dall'altra parte del Michigan.

 

***

Erano ormai due settimane che cercavo lavoro , qualsiasi cosa mi andava bene, ma niente. Avevo la mia belle laurea in fisioterapia in tasca, ma non mi aiutava a molto. Certo facevo il tirocinio, ma non era abbastanza visto che non mi pagavano. Io avevo bisogno di soldi e subito. Era l'ennesima mattina che uscivo di casa. Prendevo un caffè di corsa e uscivo correndo per prendere la metropolitana in tempo. Ho preso un giornale c'era un annuncio che diceva che una casa discografica cercava un'assistente. Ho chiamato velocemente. Ha squillato un paio di volte e finalmente una donna ha risposto. << Salve, ho letto l'annuncio sul giornale,avete ancora bisogno dell'assistente? >> 

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Capitolo 2
*** Una nuova opportunità ***


<< Salve, ho letto l'annuncio sul giornale,avete ancora bisogno dell'assistente? >> << Certo, può venire oggi pomeriggio? >> ho scritto velocemente l'indirizzo su un tovagliolo. Contavo i minuti fino a quell'appuntamento. Ero di fronte a un palazzo nero con dei vetri dello stesso colore e di fronte una grossa macchina parcheggiata. Ho fatto un lungo respiro e sono entrata. Una ragazza bionda alta e magra mi ha sorriso << Ho un appuntamento per il posto da assistente! >> lei mi ha indicato una poltroncina. Ero agitata, perché non c'erano scritti i requisiti per questo posto e non sapevo se ero capace. Un'altra ragazza mi ha sorriso e mi ha fatta accomodare in un grosso ufficio. Una lunga scrivania in legno massiccio con attorno delle sedie, ai muri c'erano attaccati vari premi, dischi d'oro e platino, alcuni Grammy e altri premi. Ho letto il nome del primo album e mi ero resa conto che ero nello studio di registrazione di Eminem. Non ci potevo credere. Terrore, spavento, agitazione tutti i sentimenti belli o brutti che siano gli ho provati. << Salve signorina! >> una voce maschile mi ha sorpresa << Buongiorno! >>. Ho alzato lo sguardo ed era un grosso omone << Piacere Paul! >> dice stringendomi forte la mano << Olivia Holme! >> sorrido e cerco di sembrare tranquilla e rilassata << Sei svedese? >> ho annuito << Sì! >> lui mi guarda e mi sorride quasi dolcemente. << Hai mai lavorato nel campo musicale? >> scuoto la testa << No, solo un’estate in un negozio di musica! >> lui sorride nuovamente e si siede << Può bastare! >> sono quasi incredula << Piacerai al capo ne sono certo! >> sorrido << Tranquilla, sai lo svedese? >> annuisco << Un po’! >> lui mi guarda e si alza << Cominci domani. Arrivederci! >> esce lasciandomi sola e confusa. Esco e scuoto la testa. La ragazza bionda mi sorride << Andrà tutto bene! >> sorrido << Incrociamo le dita! >> mi saluta ed esco. << Mary, ho trovato un lavoro! >> mi guarda con sospetto << In uno studio di registrazioni, lo so non ha molto a che fare con la fisioterapia, ma lo sai che mi servono soldi. Comunque non ci crederai mai di chi è questo studio? >> mi guarda con sospetto e incredula << Eminem è di Eminem, puoi capire? >> continuando a imitare gesti teatrali in stile trionfante lei mi sorride e abbraccia fortissimo << Spacca i culi! >> faccio una linguaccia e vado a farmi una doccia. Mangiamo a casa e usciamo a fare una passeggiata. Ci raggiungono anche alcuni amici e parliamo del più e del meno e la serata passa in fretta. Il mio primo giorno era iniziato, tutti sono molto cordiali e fumano molto, non ho ancora ben capito quale sia il mi o ruolo là dentro, ma poco mi importa mi pagavano. << Sta notte ho scritto un pezzo che è una bomba, mi serve una collaborazione e Dre aiutami a fare un beat all'altezza. >> una voce maschile attira la voce di tutti e io per mia sfortuna so chi è, ho rischiato di svenire, le sue canzoni riempivano le mie notti e i miei vuoti tutti i giorni. Dre ha sorriso e ha preso per mano Eminem e portato nell'ufficio in qui sono entrata io il giorno prima. Non mi aveva degnata manco di uno sguardo devo dire che un po' male ci sono rimasta. Erano le sette di sera e avevo una fame da lupi, quasi tutti erano usciti, anche la ragazza all'entrata. Non sapevo cosa fare, ho ricontrollato dei documenti una decina di volte e messi perfino in ordine alfabetico. Dre è uscito e mi ha detto di restare ancora un po' se avevo bisogno mi riaccompagnava lui a casa. Ho annuito e aspettato tranquilla a quella che doveva essere la mia scrivania. Una decina di minuti dopo mi è arrivata una telefonata. Era Dre che mi diceva che non tornava più e si scusava. Pensavo di essere rimasta da sola, cioè io e l'uomo delle pulizie, invece da una stanza è uscito Eminem. Mi ha fissata per un paio di secondi << Mi potresti portare un bottiglietta d'acqua! >> bel casino a me il giro non me lo ha fatto fare nessuno e non mi avevano indicato nemmeno dove si trovavano molte cose. << Ecco … sono nuovo e nessuno mi ha detto dove si trova, se mi dici di andare in qualche posto qui dentro mi serve Google Maps. Mi dispiace, ma non so aiutarla signore. >>lui mi guarda con quei occhi magnetici di un azzurro intenso e mi sorride << Bene, tranquilla non succede niente, lo so qui dentro nessuno viene informato è successo a tutti! >> si è messo a ridacchiare e io ho accennato un timido sorriso. << Sono Marshall! >> gli ho stretto la mano, calda morbida e grande << Olivia! >> mi ha sorriso << Lo so! Mi hanno informato del tuo arrivo. >> mi ha sorriso << Ti faccio fare il giro , vieni.>> Era molto serio e professionale, durante tutto il tragitto. Ha guardato l'ora << è molto tardi, dovresti proprio andare a casa. >> ho annuito << Grazie per il giro. Arrivederci signore! >> mi ha guardata con aria di rimprovero << Non darmi del lei, non lo sopporto. >> ho sorriso << Va bene, Salve Marshall. >>mi ha sorriso e io mi sono allontanata. Avrei voluto fargli mille domane e farmi fare un autografo, ma non riuscivo il che mi rattristava.

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Capitolo 3
*** Non è il mio mondo ***


Avevo chiamato un taxi che non arrivava più, erano ormai 10 minuti che aspettavo. << Cosa ci fai ancora qui? >> la voce di Marshall << Aspetto il taxi. >> ha sorriso << Sali ti accompagno io. >> ho scosso la testa << Non c'è bisogno, veramente. >> << Guarda che ti posso prendere in braccio e farti salire con la forza. >> sorrido e quell'idea non mi dispiaceva proprio. << Grazie mille. >> sorrido e salgo. Gli dico l'indirizzo e arriviamo in fretta. << Grazie ancora, Buonanotte. >> mi sorride, era strano vederlo sorridere << Buonanotte Olivia, a domani. >> . Stavo ballando per la felicità e la mia amica anche. << Sei bellissima, quando sei tranquilla e felice. >> mi fermo di scatto << Problema … >> la mia amica mi guarda con sospetto << Non posso portarmelo a letto è il mio capo. >> lei sorride divertita << Quanto sei scema. >> ridiamo entrambe e poi mangiamo. Ero stanca anche se non avevo fatto quasi niente,ma ero stanca morta. Mi infilo nel letto e quella notte ho un incubo terribile. Mi sveglio più volte tutta sudata e spaventata. Il mattino seguente ero stanca e distratta, ma quando qualcuno aveva bisogno di qualcosa cercavo di essere più o meno attiva e scattante. << Ciao 50! >> già il giorno prima tutti mi avevano avvertita di dare del tu a tutti. Erano molto simpatici e amichevoli, si rideva molto e loro lavoravano molto. << Olivia, che ne pensi di questo pezzo? >> era un beat senza testo. << Mi piace, ma là dove ci sarà il ritornello credo che deve essere un po' più carico. >> mi ha sorriso << Gentilissima. >> poi se ne andato soddisfatto. A mezzo giorno tutti erano a pranzo. Ero da sola e mi sono seduta sul marciapiedi a mangiare il mio panino. << Cosa ci fai qui? >> era Marshall << Pranzo! >> ho sorriso << Da domani, mangi con me, chiaro? Non accetto alcun tipo di scusa. >> ho abbassato lo sguardo e ho mormorato un ok soffocato. Dopo pranzo nessuno aveva più voglia di lavorare e hanno iniziato a chiedere lezioni di svedese e italiano, abbiamo riso molto, tutto il pomeriggio. << Olivia, stasera usciamo tutti, ti va di venire con noi? >> era Kuniva << Certo. >> hanno sorriso e tutti sono andati a prepararsi << Dai ti accompagno io. >> mi ha sorriso Marshall. << Chiamavo un taxi. >> << Certo, così restavi un'altra vita qui fuori ad aspettare. >> sono diventata un peperone, cosa che a me succedeva poche volte. << Grazie, >> mi ha sorriso << Come credi di raggiungerci? >> ho fatto una smorfia << Taxi >> ha alzato gli occhi al cielo << Dai ti vengo a prendere io. >> ho annuito e ringraziato. << Cosa diavolo mi metto? >> urlavo per la casa facendo su e giù. La mia amica mi stava prendendo in giro << Non sei simpatica! >> << Esco con Edward stasera, fra poco sarà qui. >> << Ti ringrazio per l'informazione, ma questo non risolve il mio problema, >> . Poco dopo nel nostro salotto c'era un ragazzo alto e con due occhi stupendi. Era il terzo vestito che provavo, ma non mi piacevo. Mi stavo massaggiando le tempie seduta a gambe incrociate sul letto. Sento squillare il telefono , un messaggio “Sarò un po' in anticipo, fra 5 minuti sarò da te! Marshall ,” in quel istante ho iniziato a far venire giù tutti i santi della Bibbia e perfino inventati. << Che stai facendo? >> la mia amica era divertita << Un casino, Marshall sarà qui fra poco e io sono conciata peggio di un barbone. >>lei stava ridendo e il citofono si è messo a urlare. Mary mi ha mimato con la bocca che andava lei ad aprire. << Ciao! >> era lui, in camera mia. Ho alzato una mano e mosso due dita in sego di saluto << Ciao! >> poi ho fatto una smorfia << Problemi? >> ho annuito << Purtroppo... >> non mi aveva fatto finire la frase << Non sai cosa metterti? >> mi sono passata una mano tra i capelli << Già. >> stava ridendo, però io non capivo il perchè, cioè lo capivo ma non volevo renderlo così visibile.<< Dai ti aiuto io! >> ho sgranato gli occhi. Marshall Bruce Mathers la grande rapstar aiutava me, un povera ragazza assistente nello suo studio a cercare cosa mettersi, era inconcepibile. Si è messo a ridere << L'armadio è lì. >> mi sorride e lo apre << Complimenti! >> ringrazio con un ceno della testa e vado vicino a lui a frugare nel armadio. Prende un paio di vestiti, ma gli boccio subito, una gonna che non sapevo manco di avere e vedendo la mia faccia schifata ride molto forte. Prendo una camicetta e lui dei pantaloncini. L'idea non era male, bisognava abbinare bene le scarpe e accessori. Mi trucco velocemente per non farlo attendere e mi vesto altrettanto. <> mi studia un pochino e poi sorride << Siamo in anticipo, c'è tempo. >> nel frattempo ha messo un po' di musica. Era Infinite il suo album. << Hai buon gusto musicale. Ho visto alcuni album di Tupac. >> sorrido << Quest'album non è poi così famoso!>> annuisco <> lui mi sorride <> gli poso la custodia del CD e un pennarello. << Non posso, ma ti prometto che sarai la prima ad avere il mio album che uscirà tra poco. >> faccio una smorfia, ma sembra che lui non mi dia tanta importanza. In salotto ho anche una specie di disco d'oro per MMLP. Sorride << Simpatica questa cosa anche perché un disco d'oro per questo CD non l'ho mai avuto. >> << Lo so, ma ho sprecato mezzo stipendio per quello. >> sgrana gli occhi << Tu sei pazza >> << Lo so. >> <>dice e usciamo insieme. Dopo circa mezz'ora di viaggio siamo davanti ad un piccolo bar. Durante tutto il tragitto non abbiamo aperto bocca. Marshall mi guarda un'alta volta è molto calmo e mi invita ad entrare. Dentro ci sono già tutti << Ciao ragazzi! >> sono sorridenti tutti << Sei uno schianto, dovresti essere un po' più scura. >> dice Bizzare da dietro una nuvola di fumo. << Cercherò di stare di più al sole. >> ci mettiamo a ridere e arriva una cameriera. << Cosa prende signorina? >> è molto graziosa, mora e occhi azzurri << Un Bacardi, grazie. >> lei mi sorride e se ne va. Stranamente Marshall aveva in mano già un bicchiere. Tutti discutono e io me ne sto in disparte. << Tutto bene? >> << Certo, solo che... >> << Ti senti fuori posto. >> << Già. >> come faceva ad avere sempre le parole giuste da dire, mi sorride e si gira a parlare con uno dei ragazzi. Sentivo il bisogno di prendere una boccata d'aria, sentivo che la stanza si stava facendo sempre più piccola. Mi alzo ed esco velocemente. Di nuovo quel senso di non appartenenza e quel buco che non riuscivo a colmare. Resto fuori circa 5-10 minuti. La strada è quasi deserta e fuori dal bar ci sono solo io. Mi stavo mordicchiando il labbro e ho sentito come il bisogno di scappare da quel mondo che non era il mio. Ho preso il telefono e composto il numero del taxi, ma mi ero resa conto che non sapevo il numero della strada. << Tutto bene? >> una voce maschile mi ha fatto spaventare<< sì … sì! >> ho detto velocemente. Era Marshall << Scusa non volevo spaventarti. >> << Non fa niente. >> toglie la sua felpa e la mette sulle mie spalle << Non c'era bisogno. Pensavo di rientrare e prendere il mio giubbotto e poi tornare a casa. >> mi guarda con aria di rimprovero. << Non riesco proprio a capirti. >> mi dice lui << Quello là dentro non è il mio mondo. >> sorride e mi stringe le spalle e quel suo tocco, mi fa venire i brividi ancora di più . << Dai ti accompagno a casa. >> mi dice lui facendo cadere le braccia lungo il corpo.

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Capitolo 4
*** 3AM ***


Dieci minuti dopo siamo in macchina già in viaggio. << Neanche tu sei così semplice da capire, sei completamente diverso da come ti avevo immaginato. >> << E come mi avevi immaginato? >> abbasso lo sguardo << Alza la testa, fai finta di essere sicura di te. >> obbedisco << Beh … molto più energico e pazzo. Non so sembri tranquillo, non sembri colui che sta di fronte a migliaia di persone a rappare come un robot .>> si gira di scatto e mi fissa << Cos'è che hai detto scusa? >> sgrano gli occhi, non riuscivo proprio a capire << Che ti immaginavo energico e pazzo … >> mi interrompe << Sì sì quello l'ho capito, dopo cos'hai detto. >> << Che rappi di fronte a migliaia di persone come un robot... >> << Sei un genio. >> si ferma lungo la strada per circa dieci minuti e scarabocchia su un foglio delle frasi. Lo osservo, sguardo teso e concentro, sulla fronte aveva delle piccole rughe, anche attorno agli occhi ne aveva sottilissime. Le sue dita erano veloci, ogni tanto si fermava, faceva un gesto con la mano ripeteva quello che aveva scritto e poi riprendeva a scrivere. Ha buttato i fogli sul sedile dietro e rimesso in moto. << Grazie mille. >> non riuscivo a capire, << Hai appena assistito alla creazione di un singolo. >> sorrido << Mi sento Eva in presenza di Dio, >> ride e poi nuovamente si ferma e riprende i fogli questa volta è molto più veloce come pausa, scrive una semplice frase, << Abbiamo creato un capolavoro. >> sorrido << Hai appena creato un capolavoro. >> mi guarda e riprende a guidare attentamente. Non mi aspettavo che guidasse lui come non mi aspettavo molte altre cose. << Ho qualcosa che non va? >> scuoto la testa. Le strade sono quasi deserte e ci mettiamo la metà del tempo fino a casa mia. << Grazie mille, a domani e buonanotte. >> alza due dita e poi sorride << Domani puoi venire anche più tardi faranno nottata. Buonanotte Olivia. >> scendo e sorrido. Mi fermo sulle scale e mi siedo. Non riuscivo a capire molto bene ciò che mi stava succedendo, non riuscivo a capire se tutto era vero o falso. L'auto era ormai lontana, ma continuavo a guardare verso quella direzione. Il grande Marshall Bruce Mathers mi ha riaccompagnata a casa, mi ha aiutata a scegliere da vestire e ho assistito ad un momento di creazione. Troppe cose per una notte sola. Sorrido e guardo l'ora : 3 del mattino. << Come mai non sei nel tuo letto? >> quella voce mi ha spaventata, alzo gli occhi ed è lui. << Dovevo smaltire tutta sta serata, dovevo riflettere. Non a tutti capita di uscire con Eminem e compagnia. >> sorride e si siede accanto a me << Scusami, ti ho spaventata nuovamente. >> . Era accanto a me e non riuscivo a rendermi conto della situazione << Tu invece che ci fai qui? >> sorride e guarda avanti. << Non lo so, sono sincero con te, ma sentivo il bisogno di tornare. >> << Sei un tipo interessante. >> << Nel senso buono a cattivo? >> << Nel senso buono. >> mi guarda attentamente un'altra volta mi studia, apre bocca per dire qualcosa, ma resta in silenzio. << Perchè credi che sia una cosa così speciale uscire con me? >> alzo le spalle << Ti rendi conto che hai venduto milioni di copie, hai milioni di fan in tutto il mondo? Io sono una povera ragazza, che è arrivata da te perché non ha un soldo in tasca. >> sorride << Io ti seguo dal inizio della tua carriera, sono cresciuta con te e continuerò a crescere. Non è stata una cosa semplice vederti entrare nella mia vita da un giorno all'altro. >> mi sorride un'altra volta e mi guarda dritto negli occhi << Sapevo di avere un grande influenza sulle persone e che fanno cose folli per me e tu ne sei la prova. >> sorrido e sento correre lungo la schiena dei brividi. << Freddo? >> << Un po. >> sorrido anch'io << Dai vai a casa che è tardi e io devo andare da mia figlia. >> mi irrigidisco un pochino, se ne accorge e mi rendo conto che non è stata la cosa migliore, ma per fortuna non dice niente, mi saluta e se ne va. Mi raccomando dormi. Un suo messaggio appena entrata in casa. Ci proverò. Senza rendermi conto ho inviato quel messaggio, ero sincera. Se non dormi mi troverai sotto il tuo letto. Sorrido a quell'idea. Non rispondo vado a fare una doccia velocemente e poi mi butto sul letto. Mi giro e rigiro nel letto per circa mezz'ora e poi mi butto giù senza un motivo e controllo sotto il letto. Rido a quella mia stupidità e mi nascondo sotto le coperte dove finalmente mi addormento.

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Capitolo 5
*** Nel mio ufficio ***


Marshall aveva ragione non c'era nessuno, quella mattina. Circa 15 minuti dopo è arrivato lui. << Buongiorno, vedo che ti piace lavorare. Mi porti un caffè? >> sorrido e lo saluto. Entra nella cabina di registrazione e ci sta un po' di tempo, poi esce e si siede sul divanetto nero e sorseggia il caffè che ormai era freddo.<< Vuoi che te ne porti un altro? >> scuote la testa e sia avvicina al mixer e tasta alcuni bottoni. Lo guardo affascinata,mai in vita mia ho creduto di vedere Eminem al lavoro. Mi incanto per un po' troppo tempo, infatti mi passa una mano davanti agli occhi e ride. << Scusa, ma è interessante vederti lavorare. >> sorride ed esce. << Vado a mangiare. Dai alzati e vieni con me. >> tra le mani ha dei pezzi di carta e una penna. Andiamo a piedi in un piccolo ristorante, i camerieri ci salutano e uno scambia alcune parole con noi. Ci fa accomodare e dopo poco ci porta i menu. I prezzi sono folli e controllo il mio conto tre volte, continuando a fare mentalmente i conti per essere sicura di avere abbastanza denaro per pagare alcune bollette e l'affitto. << Tutto bene? >> vede che sono preoccupata, annuisco distrattamente e riprendo i mie i calcoli. Parliamo del più e del meno per tutto il pranzo e mi informa che l'album è quasi pronto. Sorrido e batto le mani << Non vedo l'ora di comprarlo. >> << Guarda, che ti ho promesso di regalartelo io autografato. >> faccio un largo sorriso e sento che gli occhi mi stanno lampeggiando. << Meglio ancora. >> ride. Il cameriere ci porta il conto e porgo la mia carta di credito, ma per fortuna Marshall dice che paga lui, rifiutando più volte il mio insistere per pagare il mio pasto. In studio ancora nessuno si è fatto vedere. << Domani non ci sarà nessuno, sono tutti impegnati in vari progetti, hai la giornata libera. >> mi informa velocemente Meredit la ragazza della reception, ringrazio ed esco. Dovevo fare la spesa,era il mio turno e Mary andare in posta. Quella giornata era infinita , le corsie del supermercato sembravano autostrade. Per fortuna la metropolitana sono riuscita a prenderla in tempo e ho avuto tempo per cucinare. Stavo finendo di condire l'insalata quando qualcuno suona il campanello. << Chi è? >> chiedo da dietro la porta. Mary non poteva essere perchè a casa non tornava. << Sono Marshall. >> cosa diavolo faceva a casa mia non lo sapevo. << Ciao, entra. >> entra e si toglie la giacca, segno che aveva intenzione di restare oppure era solo di istinto. << Sono venuto a portarti a cena. >> << In realtà ho già cucinato. >> sorride e si dirige in cucina. << Mi piace un sacco questa casa. Ha un aspetto delizioso. >> dice ficcando il naso nella pentola. << Apparecchiamo. >> non mi aspettavo che si comportasse in quel modo, ma mi piaceva da morire.<< Porto piatti e tovaglia. >> << Fai con comodo. Voglio la porcellana e l'argenteria più pregiata. >> rido << Farò del mio meglio! >>. Sento squillare il telefono. Era Ludovica, la mia amica rimasta in Italia, avevamo detto di parlarci su skype. Faccio una smorfia e le mando un messaggio velocemente di scuse. Lo aiuto ad apparecchiare e ci mettiamo a mangiare. Anche questa volta parliamo del più e del meno. << Ciao angelo mio. >> stava parlando al telefono << Sono a cena fuori. >> pausa e poi sorride << Torno, stai tranquilla. >> sorride nuovamente e chiude la telefonata. << Mia figlia. >> mi irrigidisco di nuovo e cerco di scacciare pensieri brutti dalla testa. Gira per il salotto e trova una lista di film che avevo intenzione di vedere. << Due sballati al college è uno dei film che adoro. >> alzo le spalle << Doveri vedere tutti quei film, potevo farlo mentre studiavo, ora però non ho molto tempo. >> sorrido << Cosa hai studiato? >> stavo mettendo a posto i piatti che avevo appena lavato. << Fisioterapia. >> mi guarda incuriosito. << Bene, sono contento. >> sorride nuovamente mi guarda e poi prende il computer. << Cosa fai? >> ho le mani incrociate sul petto, si gira << Non volevi vederlo? >> annuisco. Mi siedo sul divano e lui accanto a me con il portatile in braccio. << Mr. Mathers non si vergogna a guardare film in streaming. >> alza le spalle e mi sorride. Alzo le gambe sul divano e inizio a guardare il film attentamente ridendo spesso. Volevo stare sveglia, ma la stanchezza si faceva sentire e credo di essermi addormentata. L'allarme della sveglia ha iniziato a suonare e mi ha fatta alzare di scatto. Non sapevo dove mi trovavo, ma dopo una breve ispezione del posto, mi ero resa conto che ero in camera mia. Mi ero addormentata sul divano vicino a Marshall ed ora era sola nel mio letto. Lo cerco, ma in casa mia non c'era. Mi vesto e vado allo studio velocemente. Em non si era presentato quella mattina allo studio. Ho pranzato sul marciapiede e ho pregato che lui non arrivasse. << Come mai non sei andata al ristorante? >> Marshall mi stava facendo l'interrogatorio per telefono. << Non avevo fame. >> mento e sapevo di non essere una buona attrice. << Hai mangiato sul marciapiede? >> faccio una smorfia << Più o meno. >> ha sbuffato e mi stavo decisamente innervosendo. << Arrivo in studio fra poco. >> lo saluto ed entro. La ragazza della reception, mi ha sorriso << Ti va di uscire questa sera? >> dovevo rifiutare e un po' mi dispiaceva. << Scusami tanto,ma questa sera devo vedere un mio ex professore. >> alza le mani e dice che non c'era problema. Mancava poco fino a quando il “capo” arrivava in ufficio ed ero un pochino agitata. Entrato non l'ho manco salutato facendo finta di non vederlo, non era nessuno e non c'era alcun bisogno che lui mi facesse un discorso. << Signorina Holme, nel mio ufficio. >> era sexy da far schifo l'ho pensato troppe volte e quella volta ancora di più. Sbuffo e lo seguo. Mi fa entrare e poi chiude la porta dietro di lui. << Che cazzo ti succede, mangi sul marciapiede? >> era nervoso << Tu, non sei nessuno Mr Rapstar non puoi controllarmi. Non puoi controllare la mia vita, mangio dove mi pare lo vuoi capire? >> sorride ed è nervoso. << In realtà sono incazzato da far schifo con te solo che... >> si interrompe e mi prende tra le braccia, volevo liberarmi,ma ero immobilizzata, mi guarda negli occhi e poi mi bacia con foga. Le nostre lingue si intrecciano e combattono, esploro la sua bocca e lui la mia. Infila una mano sotto la mia maglia e mi accarezza la schiena facendomi venire la pelle d'oca. Spinge il suo bacino contro la mia coscia per farmi sentire la sua erezione. Cazzo, Eminem mi voleva. Mi fa sedere sulla scrivania e mi toglie la maglia. Bacia il collo e scende al seno, con molta maestria toglie il reggiseno. Lecca, succhia e morde i miei seni. Tolgo la sua maglia e accarezzo quel fantastico corpo, metto le mani sul suo addome e scendo fino al suo membro. Abbasso velocemente i suoi pantaloni e lo lecco. Vado su e giù coprendo i denti con le labbra. << Mi fai impazzire. >> un suo gemito, mi fa andare decisamente fuori di testa. Lo guardo ed è eccitato,contino. << Olivia aspetta. >> mi ferma. Mi toglie i pantaloni e le mutandine e si mette tra me mie gambe, entra dentro di me velocemente. Un colpo duro e deciso . Entra ed esce dentro di me velocemente deciso e violento. Si abbassa e mi bacia e morde il collo, gemo e lui sopra di me. Decido di invertire i ruoli, ora sono sopra di lui e mi muovo in modo ritmico. Incarco la schiena e mando la testa all'indietro. Sono in braccio a lui ci muoviamo ritmicamente insieme. Veniamo insieme, affannati e compiaciuti.

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Capitolo 6
*** Sei una piccola eroina ***


A casa stavo volando,ero sola e deliziosamente indolenzita. Ho mangiato poco e sono andata a dormire. Dopo poco mi sono alzata e mi sono resa conto che non ero andata all'appuntamento con il mio professore. Il mattino seguente dovevo chiamarlo e chiedergli scusa. Quella notte dormo nuovamente male. A colazione chiamo la mia amica e il professore. Scopro che qualcuno aveva spostato quell'incontro. << Mary, ti devo raccontare un cosa assolutamente fantastica e impens... >> << Cosa e a chi devi raccontare cosa? >> era Marshall << Ti richiamo dopo. Ti voglio bene.> > sorrido e mi rendo conto che non so come comportarmi in quella situazione. Metto il telefono sul bancone da lavoro cercando di prendere tempo. << Ehmm ... niente. >> fa un passo verso di me << Mmmh! >> è ancora più vicino . Sento le sue mani sui fianchi e mi bacia il collo. Sento un fremito delizioso al ventre. Con due dita percorre dal collo alla fine della spalla. Sotto le sue dita la mia pelle brucia. << Sono venuto a salutarti. Vado a New York una settimana. >> mi gira e mi guarda negli occhi, accarezza con due dita il mio viso e mi da un bacio passionale. << Ci vediamo. >> dico. Ho il respiro affannato << Ciao. >> esce senza guardare indietro. " Non devi andare allo studio questi giorni. Ricorda l'incontro con il tuo professore ". Leggo velocemente questo messaggio e mi precipito sotto la doccia. Era lui quindi ad annullarlo il giorno prima. << Salve professore! >> sono tranquilla e rilassata, ho dormito fino a tardi. << Buongiorno signorina Holme. >> quelle parole mi ricordano il pomeriggio prima. << Sta bene? Non la vedo in gran forma. Comunque, ho parlato con quel mio amico e gli ho detto che sei stata una delle migliori studentesse. Domani hai un appuntamento e sarà il tuo primo giorno di prova. >> sorrido << Gentilissimo, le sono veramente grata. >> mi stringe la mano << In bocca al lupo per tutto. >> lo saluto e torno a casa. Adoravo quell'uomo e lui me, mi aveva aiutata molto negli ultimi 5 anni e gli ero grata. Quel pomeriggio vedo la mia amica e le racconto tutto. Mi abbraccia e usciamo a fare una passeggiata perché lo shopping non me lo potevo permettere e Mary non voleva mettermi a disagio. Rimane a casa con me. << Olly ti devo dare un brutta notizia. >> sono preoccupata << è successo qualcosa? >> scuote la testa << Mi hanno offerto un lavoro a Los Angeles, parto dopodomani. >> sono sbalordita e contenta per lei e non riuscivo a capire perché questa notizia era brutta << è bellissimo! >> abbassa lo sguardo << Non ti posso più aiutare con la spese per la casa. >> ecco perché si stava preoccupando. << Non ti preoccupare, ci riuscirò. Se domani supero questa prova, forse mi offrono un lavoro qui, poi allo studio e magari riesco ad arrotondare un po' trovando qualche lavoretto.>> lei sorride << Sei una piccola eroina. >> mi abbraccia e la aiuto a mettere nelle valige la sua roba. Sono agitata, la mia amica parte e questo incontro in ospedale mi preoccupa. << Salve signorina Holme. >> un dottore molto giovane e sorridente mi viene incontro. << Venga di qui. >> mi fa accomodare in un ufficio, parliamo di come si sarebbe svolta quella giornata e della mia preparazione. Per fortuna riesce a mettermi a mio agio e do il meglio di me. Alla fine della giornata sono stanca. << Entro dopodomani le arriverà una busta che la informerà se è stata accettata. >> gli stringo la mano ed esco fiduciosa. La notte la passo in bianco, la mattina seguente dovevo salutare la mia amica, ero agitata e triste, << Ciao, ci vediamo fra un paio di mesi. >> ci abbracciamo e lei va ad imbarcarsi. Guardo un po' di aerei e persone, poi esco e vado a prendere il treno. Quella giornata la passo a letto, non mangio neanche. La mia amica mi chiama e mi dice che era arrivata e stava bene. Ho chiuso in fretta quella telefonata faceva troppo male. Spero che tu sita bene. " Torno fra 3 giorni ". È un messaggio di Marshall ma non rispondo, non mi andava. Al mattino sono andata a correre e quando sono tornata, nella buca della posta c'era una busta, la apro e leggo velocemente. "Signorina Holme, siamo lieti di informarla che lei ha superato nei migliori dei modi le prove. La invitiamo a presentarsi lunedì e iniziare il suo lavoro con il nostro team. Distinti saluti. " Leggo quelle poche frasi un bel po' di volte ero incredula e felicissima. Era mercoledì, quattro giorni e iniziavo quello che volevo fare già da piccolina, il mio sogno stava diventando realtà e poi domenica tornava Marshall con il quale dovevo assolutamente parale. Dovevo chiedergli se potevo o no lavorare nello studio. Inizialmente in ospedale lavoravo solo 4 ore, quindi tempo per lo studio ce l'avevo eccome. L'aereo di Marshall era appena atterrato e mi aveva mandato un messaggio che aveva voglia di me e che veniva a farmi una visita. Mi sistemo un pochino e lo aspetto con ansia. Era bello da fare male ed era nel mio salotto a fissarmi in modo poco innocente. << Ciao! >> lo saluto e lui si avvicina e mi bacia con foga. Mi toglie la maglia e stuzzica un capezzolo da sopra il reggiseno, mi bacia il collo e cerco di allontanarlo. << Parliamo dopo. >> il tutto succede nuovamente in modo molto animalesco e il bisogno carnale cresceva ogni secondo. Siamo nel mio letto. << Senti, ho trovato lavoro come fisioterapista e non so se ... beh, insomma continuare a lavorare anche nello studio. Inizialmente sono solo 4 ore quindi … >> lui mi sorride e mi bacia nuovamente il collo eccitatissimo sopra di me << Parlerò con Paul, ora zitta ho voglia di te! >> lo rifacciamo allo stesso modo animalesco di prima. Lunedì mattina mi presento in ospedale puntuale, lavoro poco e il tempo passa in fretta. Uscita da lì corro allo studio e vedo 50 fuori sulle scale che mi saluta. Stava scrivendo un pezzo. Paul, Dre e Marshall mi guardano eccitati. << Marshall ci ha detto che, hai trovato lavoro in ospedale, com'è andato? >> sorrido << Benissimo. >> mi abbracciano tutti e tre insieme e gli altri si congratulano con me. << Nessun problema Olivia, vai tranquilla. >> sono entusiasta. Questi due lavori mi aiutano ad arrotondare, ma non sapevo se mi aiutavano ad arrivare a fine mese.

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Capitolo 7
*** Combinerò dei casini ***


Le mie giornate le trascorrevo all'ospedale e studio dove vedo nascere il nuovo album. Il rapporto con Marshall era sempre quello tra capo e dipendente e il sesso era all'ordine del giorno. Lo abbiamo fatto in vari posti dalla prima volta, nello stesso modo animalesco esclusa qualche volta. Mi sarebbe piaciuto conoscerlo anche in un modo diverso, come era il suo carattere fuori dallo studio, come era lui tutti i giorni, ma mi accontentavo. Sapevo del suo rapporto con la figlia che erano molto legati e non avevo alcuna intenzione di fare da intralcio. Qualche volta veniva a trovarlo era simpatica, anche se ho sempre avuto la convinzione che mi odiasse un pochino, infatti, mi trattava con superiorità nonostante i rimproveri del padre. James, il dottore che mi aveva fatto fare la prova il primo giorno ci stava provando con me. Una o due volte ci ho fatto un pensiero su di lui, mi dava una certa stabilità, poteva offrirmi una relazione stabile, ma la voglia di Em era ogni giorno più forte. Ogni tanto mi ritrovavo a pensarlo e sorridere come una cretina. Ogni giorno di più il bisogno di lui cresceva ed era inevitabile. Sentivo ogni giorno Mary che si era sistemata bene, anche grazie alla sua famiglia che la sosteneva, sia economicamente sia psicologicamente, e mi diceva di aver fatto amicizia con molte persone. Lei era molto più brava con le persone e la invidiavo per tutto ciò. Avevo fatto la spesa e pagato tutte le bollette e affitto e il mio conto era in rosso, anzi ero in rosso con 54 $ e il proprietario della casa mi aveva avvertita che la casa mi costava 100 $ in più dal mese successivo. Dovevo trovare un altro lavoro per poter pagare tutto. Per fortuna quel pomeriggio non lavoravo allo studio e Marshall era a fare shopping con la figlia. Uscita di casa ho preso il giornale e sono andata direttamente alla pagina degli annunci lavorativi. Ero libera dalle 7 di sera e il fine settimana non lavoravo proprio da nessuna parte. Ho chiamato alcuni locali che cercavano una cameriera, ma tutti l'avevano già trovata. Quel giorno la fortuna non era dalla mia parte. Uscita dall'ospedale ho preso un altro giornale e sulla metro ho chiamato alcuni locali, ma tutti avevano già trovato. Nella pausa pranzo avrei ripreso. Ho aiutato Meredit con alcuni documenti e quell'ora era volata. Stava finendo anche la pausa pranzo e niente buone notizie, mi mancava un ultimo annuncio. Chiamo e mi dice di andare alle 7:15 quella sera. Uscita dallo studio sono corsa in quel locale. Ci mettevo giusto 20 minuti im metropolitana fino lì. Un locale molto grazioso e piccolino. Lavoravo dalle 8 di sera alle 2 del mattino, se volevo arrivare a fine mese dovevo dormire poche ore a notte escluso il lunedì perché chiuso. Il lunedì mattina ero fiduciosa. Uscita dall'ospedale sono andata allo studio e ho aiutato Marshall. Eravamo soli quella mattina. Volevo dirgli che lavoravo anche in una discoteca, ma non tornavo alcun motivo per dirglielo. La proprietaria di quel locale mi ha presentata allo staff e il barista già mi ha puntata. Ero carica e pronta. Quella notte è volata e finalmente sono andata a dormire, purtroppo non avevo calcolato il tempo di tornare a casa. Alle 3 ero nel mio letto e 4 ore dopo in ospedale. Sono andata avanti così per circa due settimane, poi Marshall mi ha invitata a cena e ho dovuto rifiutarlo perché avevo l'altro lavoro. << Cosa vuol dire che non puoi? >> << Non posso, vado al lavoro. >> << Che lavoro? >> mi guardava duramente << In una discoteca, faccio la cameriera, devo arrivare a fine mese, ma tu che ne sai? >> mi ha presa per un braccio e mi ha fermata mentre uscivo dal suo ufficio < > tiro il braccio violentemente ed esco << Olivia rientra! >> mi urla dietro e non lo ascolto. Dovevo andare al lavoro. << Marshall, sono già in ritardo per favore! >> << Non vai da nessuna parte, ti posso dare io i soldi. >> li ho lanciato un'occhiataccia << Per chi mi hai presa? >> detto ciò corro a prendere la metro. Lo ritrovo davanti al locale dove lavoravo. << Cosa diavolo ci fai qui? >> cerco di non attirare l'attenzione su di noi, sapevo che si poteva formare un folla in un batter d'occhio. << Cazzo, Olivia! >> entro e mi cambio. Marshall se ne era andato. Figlio di puttana, penso mentre prendo le prime ordinazioni. Mike, il barista mi stava sorridendo, per fortuna era una serata tranquilla. << Olly, sei dimagrita tantissimo, sei sicura di stare bene? >> annuisco e porto i menu a due ragazzi che era appena entrati. Sapevo di essere dimagrita, mi sentivo debole e stanca nell'ultimo periodo, il troppo lavoro e poco sonno non erano un'ottima combinazione. Ero seduta su uno sgabello e Mike è venuto a vedere se stavo bene << Hai mangiato oggi? >> scuoto la testa << Non ho avuto tempo. >> lui sorride << Ti porto un panino, ti va? >> << No grazie. >> guardo l'ora e mi rendo conto che solo due ore mi dividevano dal letto. Gli ultimi clienti della serata erano appena usciti, ho dato una mano a sistemare e sono corsa a casa. << Cosa ci fai qui? >> Marshall era sul pianerottolo di casa mia << Sono venuto a vedere a che ora tonavi a casa. >> ero furiosa e nervosa e soprattutto stanca << Ora che hai visto, puoi andartene. Come diavolo fai ad entrare? >> chiedo << La tua vicina è gentile e mi ha aperto. >> << Chi credi di essere? Perché vuoi controllare la mia maledetta vita? >> si avvicina, ma mi allontano << Mi uccidi quando ti comporti così. >> << Beh, se ti uccido vattene, fra un paio d'ore devo essere in ospedale. >> cerca di avvicinarsi e abbracciami << Lasciami stare. >> mi ferma le braccia e si fa guardare negli occhi. << Nell'ultimo mese,sei dimagrita tantissimo, neanche il trucco riesce a coprire le occhiaie. Dormi poco e lavori tanto. Cosa ti sta succedendo? >> sono crollata, stavo piangendo per lo stress, stanchezza e confusione e per la prima volta qualcuno mostrava un po' di interesse nei miei confronti. << La mia vita non è semplice Marshall, ma tanto anche se te lo dico non capisci, nessuno mi ha mai capita! >> mi fa sedere e mi stringe tra le braccia. << Tu adori tua figlia, mio padre invece mi odia. Se ti porta una B in matematica tu sei contento, i miei voti erano tutti A, ma non gli bastavano mai. Ho vinto una borsa di studio e a 18 anni sono venuta a Detroit a studiare. Ero sola, come lo sono adesso. Mai nessuno, mi ha mai fatto un complimento, i miei non c'erano alla cerimonia di laurea e ... >> stavo piangendo. Avevo la testa sul suo petto, mi stringeva forte e mi sentivo a casa. << Per favore piccola, non piangere, mi distruggi! >> continuo a piangere ero così stanca e stufa. << Poi ci sei tu, che mi scompigli il mondo del tutto. Non riesco mai a capire cosa mi succede. >> piango e mi addormento ...

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Capitolo 8
*** Mi prendo cura di te ***


Quando mi sveglio sono nel mio letto e Marshall è accanto a me, mi accarezza una guancia. << Che ore sono? >> chiedo con un filo di voce. << Le 11. >> mi alzo di corsa << Sono in ritardo devo andare! >> mi ferma << Ho chiamato io e ho detto che ti sei sentita male durante la notte. >> mi rilasso,avevo bisogno di un po' di riposo. << Scusami, non ho capito in che stato ti trovavi, sono stato così cieco... >>scuoto la testa << No... >> mi ferma nuovamente con un bacio dolce. << Sai di lacrime! >> sorrido. Mi prende in braccio e mi fa sdraiare sul letto. Mi bacia e spoglia. Quella volta lo facciamo in modo dolce, e così unico che non ci sono parole per descriverlo. << Oggi a pranzo ti va di venire con me? >> annuisco. Avevo appena fatto una doccia, avevo in dosso solo un completo nero in pizzo. Le clavicole erano molto più sporgenti, le costole si potevano contare, gli occhi erano infossati e gli zigomi sporgenti. Mi sentivo orribile . Uno scheletro che camminava. << Sei magrissima. Vuoi che ti prenda un appuntamento con il medico? >> era Marshall, non sapevo quando fosse entrato. Annuisco nuovamente e lui mi da un dolce bacio sulla guancia. Il pomeriggio stesso ho visto il medico, mi ha preso un po' di sangue e urina per gli esami. << Signorina Holme, lei rischia l'anoressia, anzi oserei dire il primo livello. È molto stressata e ha bisogno di due mesi di totale riposo. >> protesto << Non posso garantire niente, anzi non garantisco niente, devo lavorare e fra un po' devo riprendere a studiare. Non posso permettermi pause. >> mi guarda con aria di rimprovero, ma non dice niente ed esce. Mi rivesto ed esco anch'io, vedo Marshall e il dottore salutarsi. Si avvicina e mi prende per mano. << Vuoi venire stare con me? >> scuoto la testa, sapevo di avere bisogno di aiuto, ma una vocina dentro di me diceva che potevo farcela da sola. << Per favore, casa mia spesso è vuota e in questo modo non paghi l'affitto e lasci un lavoro, quello da cameriera. >> scuoto la testa. Chiamo Mary << Ciao tesoro. Come stai? >> respiro in modo rumoroso << Hey, non sto proprio bene … >> << Marshall ti ha fatto qualcosa? >> scuoto la testa e inizio a piangere << No, no anzi … lavoro in tre posti diversi, non ho mai tempo per mangiare e dormire, sono leggermente sottopeso e ... >> piange anche lei. << Vorrei poter venire a trovarti. Marshall cosa ne pensa di questa situazione? >> sentendo il suo nome sorrido e le lacrime tornano indietro. << Mi ha detto di andare a stare da lui un periodo, così non pago più l'affitto solo che... >> Mary è entusiasta << Vai, prova a fidarti di qualcuno, poi vi amate cosa te ne frega! >> quella sua frase, mi fa scoppiare in lacrime di nuovo. Non sapevo quali erano i miei sentimenti per lui e neanche i suoi. Cos'era? “ Vado a letto con la mia segretaria oppure voglio qualcosa di più da lei? ” Non vado nel locale quella sera, mi sono addormenta per poi svegliarmi nel bel mezzo della notte, con il respiro affannoso, sentivo un forte peso sul petto, e la testa mi girava. I pensieri più brutti mi venivano in mente, per un attimo ho pensato di buttarmi giù. Prendo il telefono e chiamo Marshall. << Ho bisogno di te ... >> e chiudo la telefonata. Sono sul mio letto e ho le ginocchia al petto, ho il respiro corto e affannoso, le lacrime continuano a scendere lungo il mio viso e continuo a guardare in giro per quella camera che era enorme. Vedo un uomo sulla porta della mia stanza, era lui, mi sembrava un'eternità da quando lo avevo chiamato. Si butta sul letto e mi abbraccia forte. << Cosa ti sta succedendo,piccola? >> non riuscivo a calmarmi, la testa mi girava e non riuscivo più a respirare. << Sssh … Piccola, respira, andrà bene. Ora sono qui con te. Non ti lascerò! >> mi attacco al suo collo e smetto di piangere, il respiro è ancora corto e affannoso, ma lui era lì e sentivo che tutto sarebbe andato bene. Credo di essermi addormentata o svenuta, perché non mi ricorda nulla. Dormo per molto tempo e finalmente mi sveglio. È la mia stanza ,qualcuno mi tiene la mano. Abbasso lo sguardo e vedo la testa bionda di Marshall. <> mi guarda dritta negli occhi e mi bacia. << Cos'è successo? Per quanto tempo ho dormito? >> si guarda attorno. << È successo che sei una bambina molto cattiva e testarda. Hai dormito per un po', ma va bene così. >> spalanco gli occhi, mi sorride e il mondo torna in equilibrio. Scuote la testa ,mi tranquillizza stringendomi forte la mano e poi mi da un bacio sul palmo. Mi sentivo tanto debole, però ero dove dovevo essere. Vicino ad una persona a cui importava di me. Forse non voleva sesso da me, forse nel suo cuore pieno di ferite, crepe e cicatrici c'era posto anche per me. Volevo solo proteggere quel cuore che ancora sanguinava. Per tutto il tempo Marshall mi guardava attentamente. Sentivo che voleva captare qualcosa, sentivo che aveva bisogno di certezze come ne avevo io. Sorrido e allungo una mano fino a toccare il suo petto. << Non sforzarti! Ti prego! >> un sorriso spento compare sul suo viso. << Starò bene, e lo sapiamo entrambi. >> Mi bacia dolcemente, mi prende in braccio e mi porta sul divano. Vedo dei fiori sul tavolino e ringrazio. Si muove con naturalezza. Prepara una spremuta, cerca i biscotti e per lui fa un caffè. << Posso venire da te?>> il suo viso si illumina e un bellissimo sorriso riempie il suo bel faccino. Anche se per un paio di secondi resta immobilizzato. << Dici davvero? >> annuisco. Mi prende in braccio e gira con me un paio di volte. << Signore, ti ringrazio! >> mi bacia << Brava piccola peste! >> Eravamo sul suo divano a guardare un film mangiando M&M's però a metà film mi sono addormentata. Al mattino ero sola nel letto e non ricordavo come ci fossi arrivata. Un Marshall sorridente e fresco di doccia mi ha salutata con un bacio. << Vieni ho preparato la collazione. >> mi sono alzata svogliata da sotto le coperte e sono andata in cucina. Un bellissimo tavolo addobbato con un sacco di cose dall'aspetto gustoso e al centro del tavolo una rosa bianca. Mi siedo e lui di fronte a me. << Hai cucinato tu? >> annuisce mentre si mette in bocca un cupcake. << Sei bravissimo, non sapevo... >> la sua rista mi interrompe << Cosa c'è? >> si allunga e mi sfiora le labbra con le sue << Non sono capace, volevo fare bella figura con te. >> rido. Pochi secondi dopo le sue labbra sono di nuovo sulle mie, un bacio dolce che mi diceva “ Sei a casa, non preoccuparti! Ci sono io! ” . << Allora, oggi cosa fai? >> chiedo mentre finivo il latte. Mi guarda attentamente, inarca le sopracciglia << Mi prendo cura di te! >>

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