Rain | Momentaneamente sospesa - vedi ultimo capitolo per informazioni

di Lily Liddell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mietitura ***
Capitolo 2: *** Il treno ***
Capitolo 3: *** La cerimonia di apertura ***
Capitolo 4: *** Sessioni private e interviste ***
Capitolo 5: *** A/N ***



Capitolo 1
*** La mietitura ***



 
Stasera. Dopo la mietitura, in teoria tutti quanti dovrebbero festeggiare. E molti lo fanno, sollevati perché i loro figli sono stati risparmiati per un altro anno. Ma almeno due famiglie chiuderanno le persiane, sbarreranno le porte e cercheranno di capire come sopravvivere al dolore delle prossime settimane.
~
La sveglia suona incessantemente e mi costringe ad aprire gli occhi. La stanza è avvolta nell’oscurità più totale, potrebbe essere ancora notte fonda.
Ci vogliono svariati minuti prima che la nebbia che mi avvolge il cervello svanisca; non è notte fonda: sono quasi le sette del mattino.
Allungo un braccio per zittire quell’aggeggio infernale che continua a trillare e mi costringo a sedermi al bordo del letto.
Il treno in movimento continua a cullarmi e svegliarsi del tutto è incredibilmente difficile.
Qualcuno potrebbe pensare che dopo quindici anni di viaggi io mi sia abituata, e invece ogni volta è sempre tutto uguale.
Le piante dei piedi toccano il pavimento riscaldato e mi avvio ad un appendiabiti; infilo la mia vestaglia di seta e vado a scostare le tendine che coprono la finestra.
Una luce bianca inonda la mia carrozza, devo portare una mano a coprire gli occhi per evitare che il sole mi dia fastidio.
Ho poco più di cinque ore per prepararmi, poi arriverò al Distretto 12 per la mietitura annuale.
Prendo posto alla mia toletta e cerco di tenere le palpebre sollevate. I miei movimenti sono lenti e un po’ goffi, ma riesco a trovare il cassetto che sto cercando e con cautela apro una scatoletta che contiene uno dei miei più acerrimi nemici: l’apparecchio a luce pulsata per sbiancare i denti.
Con tutto il caffè che mi faccio entrare in circolo ne ho bisogno. Lo detesto, mi fa sbavare e ha un saporaccio. Ma il mio sorriso sgargiante sarà in diretta nazionale fra qualche ora e non posso rischiare che non brilli.
Mentre aspetto che questo mostro faccia il suo lavoro, porto la testa all’indietro e mi concedo di chiudere gli occhi per cinque minuti, respirando lentamente.
La voce di Seneca Crane risuona nella mia testa.
« Puoi restare al 12 ancora un anno, ma nel caso in cui non doveste avere fortuna sarai sollevata da tutti i tuoi incarichi. E- beh non credo che riusciresti a trovare facilmente un altro posto di lavoro in seguito ».
Avrei dovuto accettare la seconda alternativa e passare al Distretto 4.
Sarebbe stata la scelta giusta da fare, sarebbe stata la cosa più logica. E invece mi sono esposta in maniera così palese da essere quasi ridicola.
Confido in Seneca e spero non abbia fatto parola del mio rifiuto con nessuno, se non con i suoi superiori. Almeno potrò continuare la mia piccola farsa lamentandomi in giro di come non vedo l’ora di ricevere una promozione.
Ho cominciato a fare questo lavoro durante la Sessantesima edizione del reality e ho avuto mille dubbi.
Le mie certezze sono crollate, i miei desideri sono cambiati – io sono cambiata. Irrimediabilmente.
Forse è un bene. Lavorare per il Distretto 4 avrebbe cambiato qualcosa? Sarei comunque dovuta tornare ogni anno per una mietitura e avrei dovuto continuare a guardare due ragazzini morire. Certo, i tributi del 4 hanno molte più possibilità, ma in tutta onestà 1 e 2 vincono molto più frequentemente.
Il 4 non ha avuto altri vincitori dopo Annie Cresta e sono passati quattro anni, prima di lei Finnick ha vinto altri cinque anni prima. Due vincitori in nove anni, considerando che non potrò continuare a fare questo lavoro ancora  a lungo, non ne valeva la pena.
L’unica cosa che sarebbe cambiata è anche il principale motivo per cui sono rimasta.
Non volevo abbandonare Haymitch a se stesso. Non volevo che anno dopo anno avesse dovuto avere a che fare con un accompagnatore diverso da me.
Questo è il quindicesimo anno che lavoriamo insieme.
Sono la sua accompagnatrice e lui è il mio mentore – non potrebbe funzionare in nessun altro modo.
Cerco di non pensare al fatto che l’anno prossimo non sarà affatto così.
Probabilmente guarderò i Giochi da casa – licenziata un anno prima della Terza Edizione della Memoria. Mia madre sarà così contenta…
Non mi sembra di chiedere molto, dopotutto. Solo due tributi un po’ più interessanti del solito. Qualcuno che possa farmi mantenere il posto ancora per qualche anno…
Un beep mi fa aprire gli occhi e con cautela estraggo l’aggeggio dalla mia bocca, prima di infilarlo nella sua scatola autopulente. Con la punta della lingua traccio automaticamente la superficie liscia e levigata dei miei denti; è difficile non essere disgustati dal sapore di plastica che m’invade la gola.
Impaziente di far andare via questo retrogusto plastico, mi alzo per andare a fare colazione e non rinuncio al mio caffè nero bollente.
Una volta che i miei occhi non fanno più fatica a rimanere aperti mi infilo sotto la doccia e mi lascio coccolare dai getti di acqua tiepidi mentre osservo le bolle di sapone colorate che si formano attorno ai miei piedi.
Un intenso aroma di vaniglia mi avvolge – mi rimarrà attaccato alla pelle per tutta la giornata.
Rimango qui sotto più del dovuto e quando esco mi avvolgo pigramente un accappatoio morbito attorno al corpo. Aspetto che i miei capelli siano completamente asciutti e poi torno in carrozza. Il mio completo per la giornata è poggiato accuratamente sul letto rifatto.
Ho scelto uno dei miei tailleur più sobri. Ormai per le mietiture indosso solo quelli.
Quest’anno ho optato per il verde primavera – è il colore del momento.
Con l’aiuto di qualche preparatore farei decisamente molto prima, ma sono abituata a truccarmi da sola, quindi non è un grosso problema.
Seduta alla toletta, osservo il mio viso trasformarsi.
Il fondotinta pallido copre le imperfezioni del mio viso e finalmente queste dannate lentiggini spariscono dalla mia vista.
Stavolta sto attenta, e nonostante la camicetta del tailleur non sia particolarmente scollata, perdo qualche attimo in più a tamponare la spugnetta sporca di fondotinta anche sul petto – così da nascondere le leggere macchioline scure che altrimenti si noterebbero.
L’incidente dell’anno scorso con Haymitch è stato sufficiente per farmi imparare la lezione.
Con l’ausilio di decine di pennellini e ombretti in polvere e in crema, il mio viso diventa finalmente come voglio che sia.
Passo accuratamente un rossetto color ciliegia sulle labbra e do un po’ di colore alle guance prima di fissare un paio di ciglia finte spesse e della stessa tonalità di rosa che andrò ad indossare di qui a poco sulla testa.
Con una spazzola dai denti larghi do una veloce sistemata ai miei capelli e poi li lego attentamente, per essere sicura che nessuna ciocca biondo fragola potrà essere visibile.
Infilo una quantità spropositata di forcine e poi passo un velo di lacca. Dovrebbe andar bene…
Stando attenta a non rovinarla, indosso una parrucca rosa chiaro – una cascata di riccioli mi copre le spalle fino alle scapole.
Guardandomi allo specchio la sistemo un po’ e apro i boccoli con le dita, poi aggiungo un paio di piccoli fermagli per scopo puramente decorativo e per finire mi bagno i polsi e dietro le orecchie con un po’ di profumo.
Spero sinceramente che non faccia troppo caldo quest’anno al Distretto 12. Un paio di anni fa non riuscivo nemmeno a respirare… con queste parrucche, poi, diventa difficile anche solo pensare quando la temperatura si alza.
Il treno arriva a mezzogiorno, in perfetto orario. La diretta comincerà fra due ore, ma bisogna prima sistemare tutto.
Una macchina mi porta fino al Palazzo di Giustizia dove altri stanno già sistemando gli schermi giganti che faranno vedere a tutti la cerimonia.
La piazza è ancora vuota, ma presto sarà stracolma di giovani dai dodici ai diciotto anni e due mi dovranno raggiungere sul palco che non hanno ancora finito di montare.
Per poco non inciampo su un grosso cavo che due uomini stanno trascinando lentamente – farò bene a stare attenta a dove metto i piedi.
Camminare su questi ciottoli con i tacchi a spillo non è la più facile delle attività, ma ormai ci ho fatto l’abitudine.
Il sindaco mi sta già aspettando e mi accoglie con la sua solita gentilezza. Ogni anno ha sempre meno capelli in testa.
La folla comincia a radunarsi all’una e la signora Undersee ci raggiunge. Sono felice di vedere che sta bene – l’anno scorso non ha potuto partecipare per via di una forte emicrania.
Ci salutiamo e scambiamo giusto qualche battuta di cortesia, prima di uscire e prendere posto alle nostre sedie.
Haymitch non è ancora arrivato, ma la diretta comincerà fra un’ora – ha ancora un po’ di tempo prima che io cominci a preoccuparmi.
Farà bene a presentarsi e a comportarsi bene. Sa perfettamente quanto conti per me quest’ultima opportunità che Seneca mi ha dato… solo perché è praticamente impossibile ottenere altro tempo, non significa che ha il permesso di non provare nemmeno a fare del suo meglio.
Sono stata piuttosto chiara su questo: facciamoci notare e non dovrai avere a che fare con un altro accompagnatore.
Lo so che sperarci è ridicolo, e mi sono rassegnata all
’idea di dovermene andare, ma perché non tentare?
I miei occhi vanno alle due grosse bocce di vetro di fronte a noi. Sono colme di bigliettini ripiegati con cura.
Mi chiedo chi pescherò quest’anno. L’anno scorso erano Hazel e West, che non sono durati nemmeno mezz’ora. Quello prima ancora Lily e Rook – lui ha resistito per quasi quattro giorni, più di tutti gli altri miei tributi. Era così gentile ed educato…
Stringo le ginocchia mentre faccio salire lo sguardo fino ai maxischermi che i tecnici stanno finendo di fissare e poi mi volto verso i cameramen, intenti a sistemare le telecamere.
Guardo di nuovo l’orologio con ansia crescente, mentre aspetto che arrivino le due – detesto questi momenti.
Forse questa sarà la mia ultima mietitura, farei bene a godermela. Il mio volto non apparirà più sugli schermi di Panem…
Istintivamente prendo uno specchietto dalla tasca della gonna e mi controllo velocemente – trucco e capelli sono perfetti, nemmeno l’alta definizione delle telecamere di Capitol City potrà rovinarmi quest’ultimo palcoscenico.
Mentre la piazza si riempie sempre di più, io continuo a lanciare occhiate nervose alla sedia vuota accanto a me.
Haymitch dovrebbe essere qui, ormai. Mi volto verso l’altra sedia occupata dal sindaco e mi rendo conto che anche lui non è per niente contento. « Magari si è sentito poco bene » azzardo con un sorriso e un tono leggero.
Lui non risponde subito, fa vagare lo sguardo sulla folla e poi si rivolge a me. « Forse » dice, ma non sono nemmeno sicura che abbia veramente ascoltato quello che ho detto.
Dopo poco, comunque, il sindaco torna a guardare la sedia di Haymitch e si sporge verso di me – io faccio lo stesso – e poi prende a parlare sottovoce. « Probabilmente non arriverà, dovremmo mandare qualcuno a prenderlo ».
Avrei dovuto pensarci prima. Sicuramente è svenuto sul pavimento di casa sua, in una pozza del suo stesso vomito.
« Oh, sono sicura che non sarà un problema cominciare senza di lui » dico cercando di sorridere, ma in verità vorrei sapere che fine ha fatto quell’uomo. Non mi sembra di chiedere molto, solo di comportarsi in maniera civile per due settimane all’anno.
Sono quasi le due ormai, non possiamo attendere oltre.
Il sindaco controlla l’orologio da taschino e getta un’ultima occhiata rassegnata al posto vuoto di Haymitch. « Dobbiamo cominciare ».
Sospiro, spostandomi sulla sedia e scambio uno sguardo con uno dei cameramen. Lui mi fa un cenno veloce e annuisco al sindaco.
Alle due esatte, si alza e sale sulla pedana.
A malapena ascolto quello che dice. Ormai conosco il discorso a memoria, potrei recitarlo io stessa.
Rimango ferma sulla mia sedia con il sorriso sulle labbra, annuendo ogni tanto – quando so che le parole che dovrei star ascoltando lo richiedono.
Finalmente il sindaco comincia ad elencare la lista dei vincitori ed è arrivato quasi a metà quando Haymitch si decide a presentarsi.
Barcolla verso il palco, terribilmente ubriaco. Sento i battiti del cuore accelerare mentre sale piano le scale.
Ti prego, non cadere – mi ritrovo a pensare, mentre le telecamere lo inquadrano.
Non so come ma riesce a raggiungermi e si siede pesantemente accanto a me. Un olezzo acido di liquore mi raggiunge e sono costretta a voltare la testa dall’altro lato, tentando di non far incrinare il mio sorriso.
Il distretto accoglie il suo arrivo con un applauso e per un attimo spero che sia finita qui, ma poi me lo ritrovo addosso senza preavviso e mi scanso di scatto, afferrandogli discretamente una delle mani che tentavano di agguantarmi. « Sta buono! » sibilo a denti stretti, furiosa.
Lui torna a sedere composto, borbottando qualcosa e io mi volto a guardare il maxischermo sopra le nostre teste, che adesso è proprio su di me.
Mi costringo a sorridere mentre il sindaco mi chiama e io mi alzo.
La parrucca è tutta storta… questa volta lo uccido. Lo uccido sul serio.
Gli avevo chiesto una cosa sola e adesso tutta Capitol City starà ridendo di me. Controllare la vergogna è difficile, ma devo farlo.
Riesco già a sentire le battutine di Amanita e di Antonia, le accompagnatrici dei distretti 10 e 3.
Quelle due vipere non la smetteranno più di prendermi in giro.
Ovviamente la mia ultima apparizione televisiva doveva ridicolizzare me e il distretto che rappresento di fronte a tutta Panem.
Vorrei quasi piangere, ma sorrido felicissima prima di annunciare in tono allegro: « Felici Hunger Games! E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore! »
I miei occhi scorrono su tutte le file di ragazzi che mi guardano. « È un vero onore per me trovarmi su questo palco, per poter permettere a due fra voi di avere la possibilità di partecipare alla Settantaquattresima edizione del programma! » cinguetto tenendo alto il microfono.
Non voglio perdere altro tempo, quindi mi decido a cominciare. « Prima le signore! »
Attraverso il palco lentamente, sentendo la parrucca che non sta ferma sulla testa. Prego con tutto il cuore che non cada. È veramente l’ultima cosa di cui ho bisogno.
Infilo la mano nella boccia con i nomi delle ragazze fino al gomito e faccio girare la mano per un istante prima di stringere le dita attorno ad una strisciolina di carta e la estraggo.
Sono riuscita a tenere la testa alta e a non chinarla – la prossima volta imparo a non fissare la parrucca con dei fermagli realmente utili.
Torno in fretta alla pedana, lisciando un po’ il foglietto prima di leggere a voce alta e chiara il nome che mi balla di fronte agli occhi: « Primrose Everdeen »
C’è un attimo di silenzio, poi sento dei mormorii. So cosa significa. Significa che il primo nome degli ultimi due tributi che accompagnerò al macello è quello di una dodicenne. Così piccoli non si può sperare in nulla di diverso…
La vedo avanzare lentamente verso il palco. È minuta, con due trecce bionde che ondeggiano ad ogni suo passo. Così identica a tanti altri nomi che ho estratto prima di lei.
Registro a malapena qualcuno che chiama il suo nome. È sempre la stessa storia quando sono così picc-
« Mi offro volontaria! » i miei occhi si spostano dalla bambina alla ragazza che l’ha trascinata dietro di sé, quando era ad un passo dalla pedana. « Mi offro volontaria come tributo! » ripete la ragazza e sinceramente non ho la più pallida idea di cosa fare.
« Splendido! » cinguetto, però non penso che- insomma, dovrei prima. C’è un protocollo, scritto da qualche parte, che dovrei aver letto qualcosa come venti anni fa… dove dice che…
Mi volto verso il sindaco, un po’ incerta. « Però credo che prima si debba presentare il vincitore della mietitura e poi chiedere se ci sono volontari, e se qualcuno si offre, allora noi… » noi cosa?
Ovvio, un’altra figuraccia. Perfetto, chiudiamo proprio in bellezza. Sono quasi contenta di dovermene andare l’anno prossimo.
Il sindaco però non sembra avere alcun tipo di problema a farla salire, quindi torno a guardare quella ragazza e le rivolgo un sorriso.
La bambina comincia a strillare isterica mentre un altro ragazzo si avvicina per trascinarla via.
Sono troppo giovani per essere i suoi genitori, forse sono i suoi fratelli.
Appena la faccio salire sul palco, tento di riprendere il pieno controllo della situazione. Ho la conferma di quello che pensavo quando le chiedo il nome.
« Katniss Everdeen » risponde, con un filo di voce. È pallida, ma sembra riuscire a stare perfettamente in piedi da sola.
« Mi sarei giocata la testa che quella era tua sorella. Non vogliamo che ci rubi tutta la gloria, vero? Coraggio, allora! Facciamo tutti un bell’applauso al nostro nuovo tributo! » con un tono eccitato, faccio un piccolo applauso, sorridendo alle telecamere.
Nessuno applaude.
Inspirando a narici strette sto quasi per riprendere a parlare, quando dal pubblico qualcuno solleva le tre dita centrali della mano sinistra. Prima le portano alle labbra e poi le tendono verso il palco.
In tutta la mia carriera l’ho visto fare solo un’altra volta, molti anni fa. Era il mio secondo anno da accompagnatrice e sono riuscita a pescare non uno ma due dodicenni. Li ricordo perfettamente, Ivy e Soil.
Il pubblico stava quasi per linciarmi. Come dargli torto?
Poi qualcuno ha fatto questo gesto e tutti gli altri lo hanno seguito, esattamente come adesso.
All’inizio pensavo fosse qualcosa come un insulto, mi sono dovuta far spiegare il suo significato.
I miei pensieri vengono interrotti da Haymitch, che si mette fra me e la ragazza. Per un attimo temo che mi voglia di nuovo afferrare, poi passa un braccio attorno alle spalle di lei, urlando: « Guardatela. Guardate questa qui! » Oh no! No, ti prego no. « Mi piace! Ha un gran fegato! »
Faccio un passo indietro, continuando a sorridere mentre in realtà vorrei piantargli uno dei miei tacchi fra gli occhi.
Le telecamere sono di nuovo tutte su di lui.
« Più di voi! » urla e riesco a sentire la pesantezza degli angoli della mia bocca che scendono inevitabilmente, cancellando dal mio viso il sorriso che avevo faticato così duramente a tenere.
Che sta dicendo?
« Più di voi! » ripete, lasciando andare la ragazza e rivolgendosi direttamente alle telecamere.
È finita. Non importa se l’anno prossimo non sarò io l’accompagnatrice del Distretto 12 perché tanto non ci sarà nessun mentore da accompagnare.
Sento un enorme peso nello stomaco mentre Haymitch continua a sbraitare e mi costringo a sorridere nuovamente, proprio mentre lui precipita giù dal palco.
Forse non ci sarà bisogno di arrestarlo, forse si è rotto il collo da solo.
Lo spero per lui.
Mi avvicino al bordo del palco per assicurarmi che qualcuno lo porti via in barella e poi torno accanto alla ragazza, che è rimasta immobile. « Che giornata eccitante! » porto una mano alla parrucca – mentre mi assicuravo che Haymitch fosse ancora vivo è finita tutta di lato.
Per evitare che mi caschi del tutto, non levo più la mano della testa – al diavolo le telecamere – e mi reggo palesemente i capelli mentre cammino.
Non ne posso più, voglio tornare sul treno. Questo teatrino deve finire… non potevo chiudere la mia carriera tranquillamente?
Che ho fatto di male per meritarmi tutto questo?
Ancora una volta tento di calmare le acque e riprendo la cerimonia.
Vado spedita verso la boccia contenente i nomi dei ragazzi e ci tuffo dentro la mano – acciuffando la prima strisciolina che ho sotto tiro.
Torno al microfono e usando lo stesso tono con cui ho pronunciato il primo nome, chiamo: « Peeta Mellark ».
Lascio che il ragazzo salga sul palco e poi chiedo se ci sono volontari.
Fortunatamente non ci sono altre sorprese, quindi mi faccio da parte, chiamando nuovamente il sindaco.
Mi lascio cadere sulla sedia e mentre lui legge il Trattato del Tradimento, finalmente io riesco a sistemarmi la parrucca come si deve, ormai nessuno più mi starà riprendendo.
Non riesco a seguire le sue parole; ripasso velocemente gli ultimi avvenimenti cercando di non pensare a quello che succederà una volta tornata alla Capitale.
Mi chiedo dove avranno portato Haymitch, probabilmente già al treno.
Forse aveva bisogno di cure mediche… non mi sembrava stesse sanguinando. È anche vero che l’ho visto solo per un secondo prima che venisse allontanato.
Prima mi sono preoccupata troppo in fretta, non è la prima volta che ha uno scatto d’ira di questo genere. Solo, di solito non se li fa venire di fronte alle telecamere, ma quando siamo da soli all’ultimo piano del Centro di Addestramento – in genere dopo la perdita di uno dei tributi.
Non credo sarà un problema farlo passare come qualcosa di ridicolo, detto in un delirio ubriaco.
Ma appena sarà abbastanza sobrio da capire quello che ho da dirgli, allora mi sentirà. Oh, mi sentirà eccome. Se me ne dovrò andare, voglio almeno stare sicura che lui non farà nulla di sciocco.
Avevo sperato che quest’anno le cose almeno fra noi due sarebbero potute andare in maniera un po’ diversa. Speravo che sarebbe potuto rimanere sobrio un po’ più a lungo così almeno da sfruttare al meglio quello che ci resta.
Ovviamente a lui non importa minimamente. Siamo stati colleghi e amici (può negarlo quanto gli pare, continuerò a dirlo) per quindici anni, ma a chi importa se probabilmente non ci rivedremo più, giusto?
Vorrei poterlo odiare. Sarebbe tutto estremamente più facile se per me fosse solo lo zimbello dei mentori, come lo è per il resto di quelli che lavorano con me.
E invece mi sono infilata in questa situazione spinosa da cui non potrò uscirne senza pungermi.
Ben mi sta, penso. È stata tutta colpa mia, lui non ha fatto assolutamente nulla per farmi affezionare – anzi. Se non contiamo tutte le volte che mi ha consolata durante i bagni di sangue, ma chiunque l’avrebbe fatto.
Almeno questo è quello che continuo a dirmi per costringermi a non pensarci troppo.
La verità è che avrei fatto bene a prendere il Distretto 4. Con Finnick sarebbe stato tutto molto più facile.
Sarei potuta rimanere in contatto con Haymitch anche se non avremmo più lavorato fianco a fianco. Perché non ci ho pensato prima? Perché sono stata e sono tutt’ora così stupida?
Ormai è tardi per pensarci… ho avuto un anno intero per sbattere la testa contro il muro.
Non posso più tentare di cambiare l’accordo che ho con Seneca.
Il sindaco finisce di parlare e fa stringere le mani ai due ragazzi.
Finalmente parte l’inno di Panem e fra poco torneremo tutti dentro al Palazzo di Giustizia. Almeno per un po’ potrò stare lontana dalle telecamere.
Ho come la sensazione che quest’anno sarà lunga… e non sono per niente sicura che sia una cosa positiva.

 

A/N: Salve! 
Come promesso, ecco il primo capitolo di Rain. 

È il sequel di Ozone, ma cercherò di rendere possibile la lettura di quest’altro senza dover per forza leggere il primo.
Quelle che sono ad inizio capitolo sono parole prese dal libro e da ora in poi li aprirò tutti così.
Non ho troppo da dire, spero che l’aver ripreso le battute originali non sia fastidioso.
Non so ancora con precisione quali avvenimenti tratterò con più dettagli, ma lo scoprirò scrivendo, immagino. x)

Fatemi sapere cosa ve ne pare, e a prestissimo con un nuovo capitolo!
Per quanto riguarda il sequel del sequel (Petrichor, la post-Mockingjay) dovrete aspettare ancora un po’ perché sto cercando di impostare bene alcune cose.
Nel frattempo continuerò a scrivere questa! ;)
Grazie a tutti per aver letto
 

x Lily

 

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Capitolo 2
*** Il treno ***



 
Una luce grigia filtra dalle tendine quando una serie di colpetti alla porta mi sveglia. Sento la voce di Effie Trinket che mi invita ad alzarmi. — Su, su, su! Sarà una grande, grande, grande giornata! — Cerco di immaginare per un istante cosa deve esserci dentro la testa di quella donna.
Quali pensieri riempiono le sue ore di veglia? Che sogni fa, la notte? Non ne ho idea.
~
Finalmente siamo tutti sul treno diretto a Capitol City. Arriveremo in meno di una giornata e una volta lì ci saranno un miliardo di cose da fare, ma per il momento abbiamo un po’ di respiro.
Lascio che i ragazzi si rilassino nelle rispettive carrozze e nel frattempo vado a controllare in che condizioni sia Haymitch.
Come avevo previsto, dopo l’incidente l’hanno portato direttamente qui e ho dovuto passare tutta l’ora dedicata agli adii ai propri familiari scusandomi infinitamente con il sindaco per il suo comportamento inaccettabile.
Non so nemmeno più perché lo faccio, scusarmi al posto suo, ma ormai è diventata un’abitudine – non ci faccio più caso.
Il rumore dei miei tacchi rimbalza contro le pareti metalliche ed echeggia lungo tutto il corridoio.
È inutile prendersi la briga di bussare, non risponderebbe comunque.
Lo trovo sul letto, è steso a pancia sotto con la testa poggiata sul cuscino e gli occhi semichiusi. Non è addormentato: non sta russando e le palpebre si muovono appena.
In due passi sono accanto al letto, ma lui non muove un muscolo. Ha veramente esagerato.
Mi siedo accanto al suo corpo immobile, non dovrebbe essere pericoloso visto che è semicosciente.
Ora che sono più vicina posso studiare meglio i suoi lineamenti. Sembra che qualcosa lo stia infastidendo – ha un’espressione corrucciata che gli fa spuntare diverse rughe sulla fronte. Le guance sono arrossate e ha un rivoletto di saliva che dalla bocca finisce direttamente sul cuscino.
Gli sposto con un gesto delicato della mano i capelli dagli occhi e lui non se ne accorge nemmeno. Che l’abbiano drogato per farlo calmare?
L’idea mi preoccupa e non poco; ritiro la mano dalla sua fronte facendomi passare alcune ciocche dei suoi capelli fra le dita e i suoi occhi si chiudono del tutto. Non dovrei accarezzarlo, dovrei prenderlo a schiaffi per quello che ha fatto oggi, ma non riesco a non compatirlo.
Dalle sue labbra esce un lamento quando interrompo il contatto fisico e rimane con la bocca schiusa. Ansima appena, come se avesse difficoltà a respirare.
Mi alzo per andare in bagno e prendo un asciugamano. Lo bagno con dell’acqua fredda e torno da lui, prendendo a tamponargli la fronte; questo sembra bastare per fargli riprendere conoscenza.
Si tira su sui gomiti e dopo essersi appoggiato alla spalliera del letto si prende qualche momento per strofinarsi il viso con una sola mano.
Quando è completamente in sé – o almeno credo che lo sia – i suoi occhi si fermano su di me e leggo la confusione nel suo sguardo.
« Ciao dolcezza » mi saluta, con un sorriso ebete sul viso.
Non ricorda nulla, immagino.
Cosa dovrei fare? Prendermela con lui per essere arrivato in ritardo? Per avermi molestata in diretta nazionale, per aver rischiato di farsi arrestare? O dovrei chiedergli come sta per essere precipitato dal palco?
Alla fine, non faccio nulla di tutto ciò. Mi alzo, scuotendo la testa visibilmente infastidita. « Ciao, Haymitch » rispondo al saluto lasciandogli il panno bagnato sul comodino. « Ceneremo fra un’ora. Se devi presentarti in queste condizioni allora non farlo ».
Ha l’aria di chi potrebbe sentirsi male da un momento all’altro, preferisco evitare altri incidenti per oggi.
Nemmeno venti minuti dopo lo vedo aggirarsi nei pressi della carrozza bar ma non ci do troppo peso.
Nel corso di questi anni ho imparato a conoscerlo e a capire i suoi stati d’animo con un’occhiata.
Durante la corsa dal Distretto 12 a Capitol City, Haymitch è sempre intrattabile. Beve quantità di alcol spropositate, insulta chiunque gli capiti a tiro – generalmente me, blatera e si lamenta a più non posso e cerca di evitare qualunque tipo di contatto umano.
Solitamente la cosa migliora un po’ una volta che è sceso dal treno, ma non sempre.
Dopo quello che è successo questo pomeriggio alla mietitura, immagino che questo sarà uno di quegli anni dove dovrò stare particolarmente attenta a non farlo cacciare nei guai.
Magari posso chiedere a Finnick di tenerlo un po’ sotto controllo, per evitare altre scenate come quella di fronte al Palazzo di Giustizia. Spero davvero che decidano di tagliare quella parte durante le repliche di stasera, ma lo dubito fortemente.
Vado a cambiarmi nel mio scompartimento e ne approfitto anche per darmi una bella rinfrescata; appena sono pronta è già ora di cena.
Il ragazzo è già nella carrozza ristorante ma di lei non c’è traccia.
La trovo ancora nella sua camera da letto e insieme ci avviamo lungo lo stretto corridoio. Con la coda dell’occhio noto che la porta di Haymitch è aperta.
Spero sia già a tavola, ma accanto al ragazzo c’è un posto vuoto.
« Dov’è Haymitch? » chiedo, prendendo posto assieme alla ragazza e lui mi risponde che sta riposando.
Vorrei sapere dove, visto che non era nella sua stanza.
« Beh, è stata una giornata faticosa » commento, facendo cenno ai due di cominciare a mangiare. Almeno potremo stare un po’ tranquilli.
La cena prosegue senza intoppi, questo finché non faccio notare ai miei attuali tributi come loro conoscano le buone maniere, al contrario di quelli dell’anno scorso.
Hazel e West mangiavano come selvaggi, ogni pasto era una tragedia e adesso Katniss ha messo giù le posate e sta facendo esattamente la stessa cosa.
Dopo quello che ha fatto poche ore fa, mi sarei dovuta aspettare che non sarebbe stata un tipo facile.
Che quest’impertinenza se la tenga stretta, magari riesce a mantenere l’attenzione su di lei e quest’anno mi basta anche solo questo.
Quando si pulisce le dita sulla tovaglia non posso trattenere un’espressione disgustata – preferisco tenere le labbra serrate, comunque. Avremo tempo di discutere sul come comportarsi in pubblico più avanti, non è mancanza di educazione questa, è testardaggine.
Finalmente lasciamo la tavola – spero vivamente che non deciderà di ripetere questa scenetta ad ogni pasto – e raggiungiamo lo scompartimento con la televisione per vedere il riepilogo delle altre mietiture.
Ovviamente si comincia con il Distretto 1 e lo schermo è riempito dal volto sorridente e dal vestito scintillante di Velvet. Non posso non notare come stia indossando un abito interamente ricoperto di piccoli smeraldi luccicanti. Il verde è il colore dell’anno. Le sue mise sono sempre le più invidiate.
Estrae il nome di un ragazzo e subito dopo un altro si offre volontario. Ha un sorriso strafottente e prende posto accanto all’accompagnatrice.
Dietro di loro Alana e Gloss annuiscono in segno d’incoraggiamento.
Quando tocca alle ragazze, Velvet chiama il nome di una dodicenne e un attimo dopo il suo posto viene preso da una ragazza volontaria. Nulla di strano, non nel Distretto 1. È molto carina, a guardarla bene somiglia parecchio ai suoi mentori. Bionda, occhi verdi, lo sguardo di chi è convinto di poter vincere.
Dagli sguardi seri e distaccati dei due ex-vincitori, capisco che comunque nonostante la somiglianza, non hanno nessun legame con la ragazza. Così come in effetti non sono imparentati fra loro.
È solo la classica bellezza del Distretto, scommetto che punteranno su quello per gli sponsor.
Al turno del Distretto 2, Constantine viene introdotto dal sindaco e la mietitura procede più o meno nello stesso modo.
Si offre volontario un ragazzo gigantesco e riesco a vedere un guizzo negli occhi di Brutus, dietro di lui – anche se non lo stanno inquadrando in primo piano.
Si sporge verso Enobaria e le sussurra qualcosa all’orecchio, lei annuisce mentre Constantine continua ad elogiare il suo nuovo tributo con fare allegro, e poi le telecamere staccano sul pubblico.
I tributi del Distretto 4 quest’anno non sembrano nulla di speciale, anche se si sono offerti volontari. Sono grossi, questo sì, ma nello sguardo gli manca la solita scintilla che caratterizza i distretti Favoriti. Bartholomeus ovviamente recita alla perfezione la sua parte e sembra assolutamente estasiato dai due ragazzi. Anche Finnick e Troy sorridono.
Le mietiture proseguono, distretto dopo distretto.
Al 7 mentre Elphaba infila il braccio nella boccia che contiene i nomi delle ragazze, vedo che dietro di lei solo una delle due sedie riservate ai mentori è occupata. Blight è al suo posto ma Johanna è assente. Sono sicura che toccherà a lei quest
’anno perché proprio adesso stanno inquadrando Rowan, nel pubblico. 
Arriva il turno del Distretto 10 e vedo Amanita alzarsi in tutto il suo splendore.
Perché non può inciampare su quei tacchi spropositati e rompersi una caviglia?
Raggiunge il microfono e con il suo sorriso perfetto e la sua voce melliflua diventa padrona del palcoscenico. Chiama prima il nome di una ragazzina e poi quello di un ragazzo zoppo che arranca sulle scalette. Bel colpo, sul serio. Quasi quanto il mio…
Ecco Hestia dall’11, che avvolta in un tubino rosso chiama il nome di una bambina quasi sicuramente dodicenne. Uno scricciolo di un metro e qualcosa che avanza lentamente verso il palco con due enormi occhi marroni colmi di timore.

Quest’anno vedo che non sono stata l’unica dalla mano d’oro. 
Inquadrano Seeder che rivolge alla bambina un sorriso gentile e poi la telecamera si sposta su Chaff, che non batte ciglio. Almeno lui non si presenta ubriaco alla mietitura.
E alla fine eccomi. Ero perfettamente in ordine; elegante e sistemata.
Per fortuna hanno tagliato tutta la parte in cui Haymitch praticamente mi si butta addosso agguantandomi per mandare direttamente il momento in cui estraggo il primo nome.
Rivedere la scena della ragazza al mio fianco che si offre volontaria e del ragazzo che praticamente si tira via la bambina, è sicuramente toccante.
Il mio tributo mi fa quasi un po’ pena. Deve sapere che non ha molte possibilità di tornare a casa.
I commentatori in studio sono piacevolmente impressionati. Come potrebbero non esserlo? Il primo volontario del Distretto 12. Certo che il pubblico avrebbe potuto reagire con un po’ più di entusiasmo…
E poi Haymitch che precipita dal palco.
Oh, no.
Non mi ero resa conto di aver sussultato così. Qualcuno l’ha notato? Non credo, gli occhi erano tutti sul mentore privo di sensi… almeno hanno tagliato le sue urla contro le telecamere.
La trasmissione finisce e io scuoto la testa contrariata. « I miei capelli erano in condizioni oscene » mi lamento, parlando fra me e me. Poi stringo le ginocchia e raddrizzo la schiena, inspirando bruscamente. « Il vostro mentore ha molto da imparare su come dev’essere una presentazione. E sul comportamento da tenere in tv » loro, invece, farebbero bene ad imparare una cosa o due prima di domani.
Il ragazzo accanto a me scoppia a ridere e io mi volto a guardarlo. « È ubriaco. È ubriaco tutti gli anni ».
« Tutti i giorni » gli fa eco la ragazza con un sorriso divertito sulle labbra.
Pensano forse che io non lo sappia? Per quindici anni ho dovuto sopportare i suoi deliri ubriachi. Per quindici anni ho dovuto cercare di convincerlo a fare il suo lavoro nonostante tutto il liquore che avesse in corpo. Per quindici anni l’ho costretto ad alzarsi dal divano del Centro di Addestramento per fargli incontrare sponsor quando a stento riusciva a mettere un piede avanti all’altro. E non ci trovo veramente nulla di divertente in tutto questo. « Sì. Strano che voi lo troviate divertente » fulmino con lo sguardo entrambi senza riuscire a contenermi. Non pensavo di dovergli ricordare il ruolo del loro mentore. Credevo sapessero più che bene che lui è l’unico in grado di potergli dare una mano una volta che saranno nell’arena. Evidentemente mi sbagliavo. « Per voi, Haymitch può fare la differenza tra la vita e la morte! »
Faranno bene a metterselo in testa prima di decidere di evitarlo. Il diretto interessato si decide a raggiungerci, ancora più ubriaco di prima. Deve sicuramente aver bevuto altro e io mi chiedo che diavolo mi sono preoccupata a fare prima se lui ci tiene così tanto ad ammazzarsi?
E proprio mentre il pensiero sfiora la mia mente, lui si piega in due e vomita sul tappeto, facendomi scattare in piedi disgustata e cade in avanti, schizzando vomito ovunque.
A che serve cercare di fargli guadagnare un po’ di rispetto se lui rende vano ogni mio sforzo in questo modo? Certe volte riesce a farsi odiare con una facilità incredibile. « Continuate pure a ridere! » esclamo, furiosa e mi allontano cercando di non rovinarmi le scarpe – mi dirigo verso la mia stanza.
Non posso crederci, deve fare questo ogni anno?
Ogni. Singolo. Anno.
Ripeto le parole nella mia mente, scandendole con un colpo sulla porta del mio armadio.
Vorrei che fosse più facile.
Vorrei che Haymitch non fosse così senza speranza.
Vorrei che per un anno, un solo anno lui ci provasse sul serio. Non perché io l’ho costretto, non perché riceverà qualcosa in cambio – solo perché ci crede veramente.
Per una volta vorrei sapere che cosa si prova a rivedere uno dei due tributi che abbiamo mandato a sacrificare.
Forse non me ne sarei dovuta andare così, avrei dovuto chiamare qualcuno. Li ho lasciati da soli con Haymitch svenuto sul pavimento. Che razza di comportamento è questo?
Mi decido a muovermi e torno nel salotto ma non ci trovo nessuno. Solo una senza-voce che sta ripulendo il macello fatto da Haymitch.
Stupita, attraverso di nuovo il corridoio ed entro nella stanza del mentore con circospezione.
La porta del bagno è aperta e riesco a sentire lo scrosciare dell’acqua. Che Haymitch abbia deciso di sua spontanea volontà di farsi una doccia è assolutamente fuori discussione.
Mi avvicino e busso con il dorso della mano sullo stipite della porta e dall’interno arriva la voce del ragazzo.
Senza nascondere la mia sorpresa, mi affaccio per vedere che all’interno lui è riuscito a far entrare Haymitch nella vasca da bagno. I vestiti sporchi sono un ammasso informe sul pavimento e adesso il ragazzo gli sta passando il getto della doccia sul petto per levare ogni traccia di vomito.
« Non dovresti occupartene tu » gli dico in tono gentile. « Vado a chiamare qualcuno ».
« No » risponde subito chiudendo l’acqua. « Ho finito ». Si alza in piedi e gli getta addosso un asciugamano. « Faresti bene ad asciugarti se non vuoi che ti venga una polmonite » gli dice e devo nascondere un sorriso. Una polmonite sarebbe veramente l’ultimo dei suoi problemi di salute.
Poi il ragazzo – Peeta – si va a lavare le mani al lavandino mentre Haymitch cerca pietosamente di rimettersi in piedi.
« Mi dispiace per quello che ho detto prima » non c’è mortificazione nel suo tono di voce, credo che sia semplicemente dispiaciuto per la dinamica degli eventi.
Forse l’ho giudicato male.
« Non importa » lo perdono. « Ma dovresti andare a dormire adesso. Domani avrete molto da fare! » il trillo della mia voce fa stringere automaticamente gli occhi di Haymitch, che si porta una mano alla testa evidentemente dolorante.
Con un ultimo sforzo, finalmente riesce a mettersi su due piedi e Peeta è costretto a reggerlo con un braccio. Considerata la stazza e l’altezza di Haymitch, direi che il ragazzo è piuttosto forte…
Solo in questo momento mi rendo conto che Haymitch non indossa nulla e io dovrei quanto meno fare finta di essere scandalizzata da una tale indecenza.
Distolgo lo sguardo impettendomi e dando le spalle ai due. « Buonanotte! » mi affretto a dire, in tono estremamente leggero mentre mi allontano per tornare nel mio scompartimento.
Mentre mi spoglio e mi metto a letto mi ritrovo a pensare che Haymitch non se lo meritava, essere spogliato e lavato da quel povero ragazzo. Sapendo perfettamente quanto poco impegno ci metterà a fare il suo dovere, non se lo meritava affatto.
La mia sveglia suona all’alba e ci metto un po’ a prepararmi. Appena sono pronta vado a chiamare Haymitch, Peeta e Katniss.
Sinceramente non mi aspettavo che il mentore si presentasse a colazione, ma è stata una sorpresa piacevole, visto che la maggior parte delle volte preferisce ignorare i tributi o spaventarli a morte.
Sia lui che il ragazzo prendono posto a tavola e parlottano appena mentre io vado a versarmi del caffè nero.
Viene servito loro da mangiare e dopo qualche momento noto che lo sguardo di Peeta è concentrato su una tazza di fronte a lui. La prende, fa roteare il liquido al suo interno e l’annusa poco convinto.
Sorridendogli, gli faccio cenno di provare mentre bevo un sorso del mio caffè. « È cioccolata calda » gli dico. « Ti aiuterà a trovare parecchia energia » lo incoraggio e lui la assaggia, sembrando piacevolmente colpito dal suo sapore.
Dopo qualche momento diventa chiaro che lui vorrebbe estrapolare da Haymitch quante più informazioni possibile, ma a quest’ora e con tutto quello che si è bevuto ieri, dubito che quell’uomo capisca anche solo dove si trovi.
Evidentemente mi sbaglio, perché quando nota che ho lo sguardo un po’ perso nella sua direzione, le sue labbra si tirano in uno dei suoi ghigni e mi preparo psicologicamente a dover incassare qualcosa di inappropriato. « Ti stai godendo il panorama, dolcezza? »
« Non- » comincio a dire spedita, ma la voce si affievolisce subito. Non era di certo quello che mi aspettavo. Che intende dire? Possibile che- no… « Non credo proprio » ripeto, più risoluta e bevo un altro sorso di caffè, senza azzardarmi ad avvicinarmi alla tavola.
« Ieri sera mi sembrava che ti piacesse » il suo ghigno se possibile si allarga ulteriormente mentre le orecchie di Peeta diventano cremisi.
Non riesco a credere che abbia veramente detto una cosa simile, di fronte ad uno dei tributi, poi.
I miei occhi si assottigliano fino a diventare una fessura, non merita nemmeno una risposta.
Giro sui tacchi diretta verso la porta dello scompartimento proprio in questo momento Katniss entra, ma io a stento me ne accordo mentre i nostri gomiti si sfiorano. « Insopportabile, inopportuno e anche volgare » mi ritrovo a borbottare uscendo.
Torno nel mio scompartimento a finire la mia colazione e ordino qualcos’altro per riempirmi lo stomaco prima di arrivare.
Non dovrebbe mancare molto, ormai.
Tanto vale cominciare a sistemare le cose nella cartellina, visto che avremo moltissime cose da fare e poco tempo a disposizione.
Dovremo portare i ragazzi al Centro Immagine e io farò la conoscenza della nuova preparatrice, visto che Nova ha dato forfait dopo gli ultimi Giochi.
Avranno un gran bel da fare con quella ragazza. Anche se ho preferito non dire nulla per educazione, ho notato in che condizioni disastrose erano le sue gambe, sotto il vestito.
Sotto il vestito…
Ma come fanno?
Ora che ci penso, non ho ancora conosciuto nemmeno il nuovo stilista. Mi dispiace infinitamente che Orion se ne sia andato, eravamo diventati amici e lui e Portia lavoravano divinamente insieme.
Ancora una volta il tempismo con la mia migliore amica è perfetto. Come se potesse sentirmi a distanza, un piccolo palmare vibra sulla mia toletta e sul display compare un messaggio della stilista, c’è scritto:
« Cambio di programma. Abaddon è fuori dai Giochi, è arrivato all’ultimo momento uno nuovo. Facciamo colazione insieme per parlare un po’, pare volesse il 12. Si chiama Cinna, è sexy… »
Faccio roteare gli occhi mentre penso ad una risposta da darle.
« Portia Cattrall, fallo scappare e ti ritroverai a lavorare da sola. A questo punto siamo troppo vicini all’inizio del programma per trovare qualcun altro » le invio con un sorriso. So che Portia può essere piuttosto… intimidatoria quando vuole.
Non so se sia un bene o un male questo cambiamento improvviso. Immagino che lo scoprirò appena arriveremo, mi fido del suo giudizio professionale – sperando che non si faccia condizionare.
Lascio che lo sguardo vada al finestrino del treno. Osservo pensierosa le luci che sfrecciano accanto al treno confondendosi davanti ai miei occhi.
Non uno, ma due volontari per il Distretto 12 quest’anno. Che sia un buon segno? Forse qualcuno si sta finalmente accorgendo che esistiamo.

 

A/N: Salve!
Capitolo 2 whoooo!! *-*

Allora, che dire? Innanzi tutto, volevo chiedere io una cosa: ad inizio capitolo c’è la citazione proveniente dal libro e la metto in corsivo – e ok. Ma secondo voi dovrei mettere in corsivo anche i dialoghi che prendo direttamente? Non sono molti, ma forse dovrei… non lo so è che mettendoli in corsivo ho paura di cambiare un po’ troppo il capitolo a livello visivo.
Come seconda cosa, io non vedevo l’ora di scrivere la scena della colazione!!
Nel libro Katniss dice: “Entro nella carrozza ristorante ed Effie Trinket, con una tazza di caffè nero, mi passa accanto sfiorandomi. Sta borbottando qualche oscenità sottovoce. Haymitch, il viso gonfio e arrossato per gli eccessi del giorno prima, ridacchia. Peeta ha un panino in mano e sembra un po' imbarazzato.
E mi sono sempre chiesta: “ma che cosa potrà mai essere successo prima dell’arrivo di Katniss?” ecco, mi sono data una risposata da sola XD
Per chi non avesse letto Ozone c’era la battuta finale dell’ultimo capitolo dove Effie flirtava spudoratamente con Haymitch dicendo che voleva restare al 12 perché le piaceva il panorama. Al momento lui non c’arriva ma qualcosa mi dice che dopo un anno ci è arrivato XD
Quando poi Effie dice Poi il ragazzo – Peeta – si va a lavare le mani al lavandino mentre Haymitch cerca pietosamente di rimettersi in piedi. Ecco, lì ho pensato "non è più un tributo, è Peeta. Sei fregata"
E Portia, la mia amatissima Portia… le volevo cercare un cognome da una vita e nessuno mi piaceva alla fine siccome più di una volta in Ozone lei ed Effie hanno fatto qualche discorso alla Sex & The City, e Portia era sempre un po’ la Samantha Jones di turno, piuttosto che darle Jones (troppo banale) le ho dato il cognome dell’attrice, che mi piace un sacco come suona.
Cinna… il mio Cinna. Manca poco ormai, non vedevo l’ora di incontrarlo. Io lo amo, e amo Portia e amo Portia e Cinna – meglio noti come Porna (il nome di ship meglio riuscito dopo Peeniss).
Questi capitoli sono molto più corti rispetto a quelli di Ozone perché sapendo più o meno come portare avanti la storia preferisco scrivere capitoli più piccoli ma concentrarmi un po’ di più sugli avvenimenti. :)
Fatemi sapere che cosa ne pensate e a presto!
 

x Lily

 
ps_ per Petrichor mi dispiace ma ci sto lavorando, sarà un anno piuttosto complicato e non voglio scrivere sciocchezze… un po’ di pazienza, scusate! >///<

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Capitolo 3
*** La cerimonia di apertura ***



Quando entriamo nella sala da pranzo, Peeta, Cinna e Portia sono fuori, su un balcone che domina tutta Capitol City. Sono felice di vedere lo stilista, soprattutto dopo aver sentito che Haymitch si unirà a noi. Un pasto presieduto solo da Effie e Haymitch non può che risolversi in un disastro.
~
« TU SEI COMPLETAMENTE IMPAZZITO! » squittisco, inviperita.
Haymitch è di fronte a me – stravaccato su un divanetto di pelle nera, un bicchiere di ginger ale in mano e mi guarda con fare annoiato. « Rilassati, Principessa » dice, scuotendo una mano. « Domani mattina non si vedrà più nulla ».
« Hai colpito un tributo, Haymitch. Ti rendi conto della gravità di questo tuo gesto? » abbasso la voce, perché non vorrei che qualcuno al di fuori di questo camerino mi sentisse.
Tutti al Centro Immagine sono indaffarati e adesso noi non possiamo fare altro che aspettare.
Una volta giunti alla stazione ho fatto solo in tempo a notare il livido sulla mascella di Peeta e a spedire i due ragazzi nelle mani dei rispettivi preparatori prima di farmi da parte costringendo Haymitch a darmi una spiegazione sensata. L’ho fatto entrare nella prima stanzetta libera che si è rivelata essere un camerino pieno di vestiti e appendiabiti.
Non ci è voluto troppo prima di riuscire a farlo parlare.
Tutto mi sarei aspettata fuorché quello che mi è stato detto.
Qualche volta era stato aggressivo nei confronti dei tributi – sempre scortese, ma non aveva mai preso uno dei ragazzi a pugni. Non so cosa gli sia preso, ma deve subito darsi una regolata.
« Vuoi spiegarmi il motivo per cui lo hai fatto? » cerco di chiederglielo con un tono gentile, ma risulta più esasperato che altro. Ormai non so più che cosa fare con lui, sembra quasi che i guai se li cerchi da solo.
Haymitch solleva i piedi e li poggia su un tavolino basso zeppo di pezzi di stoffa che è di fronte al divanetto, le suole delle scarpe sono consumate.
Vorrei potergli dire di mettersi composto, ma non servirebbe assolutamente a niente. Dopo quindici anni ho imparato ed evito di sprecare fiato inutilmente, mi limito a rifilargli un’occhiataccia alla quale lui risponde imitando la mia stessa espressione.
Ignorando la mia domanda, mette su uno sguardo pensieroso prima di parlare. « Lo sai, » dice, portandosi una mano sotto al mento e studiandomi « sembri proprio un bollitore quando fai così » si mette a ridere e comincio a credere che quello che abbia nel bicchiere non sia affatto ginger ale.
Assottigliando ancora di più gli occhi e mettendomi una mano sul fianco sto per rispondergli a tono, ma lui leva i piedi dal tavolino per tornare seduto composto e mi indica agitando le mani. « Ecco! Così! » esclama continuando a ridere e sono talmente scioccata che non so cosa dire. « Con la mano sul fianco e tutto. Un bollitore. Con tanto di manico e voce stridula quando fischia e l’acqua è pronta ».
È ubriaco e io lo sto anche ad ascoltare. « Non fa niente » sospiro, esausta. Che senso avrebbe arrabbiarsi e litigare per una cosa così stupida? Dargli corda non ha senso. « Solo non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere. Potevi fargli molto male ».
Haymitch borbotta qualcosa che non riesco ad afferrare con un tono scocciato e poi la porta alle mie spalle si apre, facendomi trasalire.
Per fortuna è solo Portia, che però sembra piuttosto sorpresa di non trovare la stanza vuota. « Che ci fate voi due qui dentro? »
Voltandomi verso di lei e incrociando le braccia al petto in una posa difensiva, mi affretto a rispondere. « Non pensavo che qualcuno stesse utilizzando questo camerino, scusami. Stavo cercando di- »
Prima che possa finire, Haymitch finisce la mia frase, alzandosi con una spinta dal divanetto. « Farmi scoppiare la testa continuando a lamentarsi » dice, passandomi accanto.
Le labbra di Portia sono incurvate in un sorrisetto molto divertito. « Ci hanno cambiato di posto, hanno fatto un casino con le stanze. Hanno messo le mie cose qui » spiega, poi il suo sorriso svanisce appena i suoi occhi si poggiano sul tavolino. Si avvicina e afferra un pezzo di stoffa un po’ sgualcita. « Ci hai messo i piedi sopra? » chiede bruscamente ad Haymitch, che si stringe nelle spalle. « E tu glielo hai fatto fare? » adesso sta guardando me.
Sollevo le sopracciglia e le mie braccia cadono pesanti lungo il corpo. « Non sono la sua baby-sitter! » posso cercare di evitare che venga arrestato, posso cercare di evitare che si ammazzi bevendo troppo, posso cercare di convincerlo a fare il suo lavoro come si deve… ma non posso anche tentare di infilargli in quella sua testa dura un po’ di buone maniere. Sarebbe tutto tempo perso, e io di tempo da perdere veramente non ne ho.
Haymitch ci lascia da sole, senza nemmeno prendersi la briga di dirmi dove andrà o quando si rifarà vivo.
Appena la porta si chiude alle sue spalle, Portia comincia a sistemare un po’ qualche vestito a caso. Non sembra che stia veramente facendo qualcosa, ma quando il camerino è di nuovo nelle condizioni che più le piacciono, mi rivolge uno sguardo contento e mi fa cenno di seguirla fuori. « Voglio presentarti Cinna » dice, infilando il suo braccio sotto il mio, facendomi strada lungo i corridoi.
Decido di non dirle di Haymitch e del pugno che ha sferrato al povero Peeta, ma immagino che di qui a breve lo verrà a sapere.
« Allora? » le chiedo appena voltiamo un angolo, incrociando Antea – una dei due stilisti del Distretto 3. Ci rivolge un saluto muto al quale ricambio con un sorriso, prima di tornare a guardare la mia amica. « Prime impressioni? »
Questa mattina sembrava piuttosto contenta del suo nuovo partner e dalla faccia che sta facendo adesso direi che la sua idea non è cambiata affatto.
Portia si ferma a metà corridoio e mi sorride, mentre altri due uomini che riconosco solo di vista ci passano accanto. « È straordinario! » esclama, esaltata. Non la vedevo così entusiasta da anni. « Mi piace il suo modo di pensare. Non ha paura di rischiare, la pensavamo esattamente allo stesso modo quando abbiamo discusso di quello che avremmo fatto per i tributi di quest’anno » il suo sorriso se possibile si allarga. Il bianco dei suoi denti spicca in contrasto alle sue labbra dipinte di nero. Da un anno a questa parte sono diventate il suo tratto distintivo. « E poi è sexy… » aggiunge con una mezza risata, chinando lo sguardo.
« Sì, questo lo avevo capito la prima volta che me lo hai detto » dico scherzando, senza nascondere un sorriso divertito. Portia mi dà un leggero schiaffetto sul braccio prima di riprendermi a braccetto e torniamo a camminare. Il suo comportamento è oltre l’inequivocabile: è palese. « Una donna adulta non dovrebbe infatuarsi così facilmente » la prendo ancora in giro, mordendomi l’interno delle guance.
Lei porta gli occhi al cielo, indicando con un piccolo cenno della testa una delle porte. « Almeno io non ho problemi ad ammetterlo ».
« Che vorresti dire? » sollevo un sopracciglio senza dare peso alle sue insinuazioni.
Portia si stringe nelle spalle, bussando alla porta e aprendola subito dopo. « Assolutamente nulla, Principessa ».
Storcendo appena le labbra in una smorfia contrariata, decido deliberatamente di ignorare l’ultimo scambio di battute; inspiro profondamente riempiendo i polmoni d’aria e rimango con la schiena ben dritta.
Appena entriamo in quest’altro camerino noto subito un’aria diversa.
Al mio naso arriva l’odore di capi nuovi, lo stesso che è presente in ogni centro commerciale in cui ho messo piede.
È più grande rispetto a quello dov’ero con Haymitch. Una grossa scrivania è stracolma di cose – inclusa una macchina per cucire e almeno una decina di contenitori che emettono bagliori decisamente singolari. Mi chiedo che cosa contengano… sicuramente qualcosa di molto luccicante.
I due divani presenti nella stanza non sono colmi di vestiti, e nemmeno il tavolino basso fra i due – tutti i capi sono appesi accuratamente a degli appendiabiti adiacenti alle pareti della stanza.
Il nuovo stilista sicuramente è più ordinato di Portia…
È in piedi di fianco ad una macchinetta per il caffè; quando ci vede ci sorride e poggia la sua tazza sul tavolo grande per potersi avvicinare.
Mi volto subito verso Portia con un movimento lento, starebbe a lei presentarci. La mia amica mi capisce al volo e si posiziona fra noi con fare affabile. « Cinna, lascia che ti presenti la nostra accompagnatrice: Effie ».
Devo dire che Portia non ha tutti i torti. Anche se non userei proprio il termine sexy, forse più “attraente”.
Ha un sorriso accattivante e uno sguardo gentile negli occhi.
« Molto piacere » dice, prendendo la mano che gli sto porgendo e invece di stringerla, ci poggia un bacio soffiato sul dorso.
« Il piacere è mio » rispondo cordiale, mentre invita sia Portia che me a sederci.
Si è ambientato perfettamente, vedo. Fa come se fosse a casa sua.
Capisco anche perché la mia amica ne sia attratta. Lei non ha mai apprezzato l’eccessività nelle persone – non nelle sue prede sfortunate, almeno.
Cinna ha un aspetto ordinato e pulito, il viso è privo di apparenti tracce di cosmetici – fatta eccezione per una riga di eyeliner dorato sulla palpebra. Nemmeno i suoi abiti sono sfarzosi, anzi.
Se lo incontrassi fuori da questo edificio potrei pensare tutto di lui, meno che sia uno stilista. « Portia mi ha detto che hai scelto tu di lavorare per noi » comincio la conversazione spedita, prendendo il bicchiere che mi sta porgendo la stilista. È un po’ presto per lo champagne o il vino, ma non per un aperitivo analcolico – almeno spero che lo sia, quando il sapore viene completamente coperto dagli aromi fruttati è un po’ difficile dirlo.
Cinna beve un sorso dalla sua tazza di caffè appena recuperata dal tavolo da lavoro e annuisce appena. « Sì » conferma, rivolgendosi poi alla mia amica. « Come stavo dicendo prima a Portia, mi avevano offerto un posto già l’anno scorso ma ho rifiutato » spiega, passando lo sguardo da una all’altra. Ha un modo di fare semplice, ma ispira sicuramente fiducia. « Avevo rifiutato anche quest’anno ma poi ho visto le mietiture e ci ho ripensato ».
Ottimo, penso e cerco di non far trasparire il mio reale entusiasmo. Ero sicura che la mia ragazza non sarebbe passata inosservata.
Voglio che continui a tenere l’attenzione su di sé, perché è l’unica cosa a cui possiamo aggrapparci per ora.
Sorrido – è il mio sorriso da lavoro, ma meno plastico del solito. « Avete già pensato a qualcosa per la cerimonia di apertura? » chiedo con fare innocente.
Cinna e Portia si scambiano uno sguardo complice e non so bene come prendere la cosa.
Vorrei poter dire di non essere preoccupata, purtroppo però pur non conoscendo lo stilista, conosco bene la mia amica e so che le sue idee possono essere piuttosto stravaganti di tanto in tanto.
Aspetto pazientemente la mia risposta, mantenendo saldamente il sorriso – ma la mia risposta non arriva.
« È una sorpresa » annuncia Portia, tornando a guardarmi e lisciandosi un po’ la gonna nervosamente.
Lo so perché è così nervosa.
Io odio le sorprese.
« Oh! » esclamo contenta. « Io adoro le sorprese! » cinguetto congiungendo le mani sotto il mento. Che cos’hanno in mente questi due?
Già Haymitch ovviamente non mi ha detto se ha parlato o meno con i tributi – oltre a procurargli ematomi sul viso – e adesso gli stilisti non vogliono dirmi come vestiranno i ragazzi.
Beh, perfetto… io che ci sto a fare qua?
Non provo nemmeno ad insistere, tanto Portia non si farà uscire nulla dalla bocca e ho come la sensazione che anche Cinna sia della stessa pasta.
Li lascio soli, così potranno continuare a progettare il loro lavoro – almeno spero.
Le ore successive le passo vagando fuori e dentro il Centro Immagine; cerco di capire più o meno come sia la situazione almeno per adesso.
Solo dalle mietiture non si può mai dire molto, ma quest’anno è stato un raccolto particolare.
Faccio molte telefonate, incontro gli altri accompagnatori e qualche mentore.
Finnick mi confessa che non nutre particolari speranze per i suoi tributi di quest’anno. Mi suggerisce anche di costringere Haymitch a giocarsi bene la carta della ragazza che si è sacrificata per sua sorella. « Magari è l’anno buono per non essere gli zimbelli di Panem… » me lo dice scherzando, ma il modo in cui mi stringe il braccio prima di allontanarsi mi fa capire che forse c’era un fondo di vera compassione nelle sue parole.
Sicuramente sapevo cosa fare con Haymitch anche prima del suo consiglio, ma visto che anche qualche altro mentore ha notato la mia ragazza, dovrò essere sicura senza ombra di dubbio che Haymitch non dia forfait anche quest’anno.
So già più o meno chi saranno gli sponsor più in vista quest’anno e anche se solo Haymitch può chiudere i contratti, nulla mi impedisce di fare un po’ di pubblicità positiva per il mio distretto.
Chiedendo un po’ in giro e riscattando qualche favore fatto negli anni precedenti, riesco anche a rintracciare Sabille Algirdas – lei e Lascius Perthshire pare si contenderanno il titolo di sponsor dell’anno.
Non perdo tempo a cercare di parlare con lui, ma lei è una donna e so che ha una sorella. Mi basta cominciare ad elogiare il coraggio della mia ragazza e subito i suoi occhi artificialmente viola s’inumidiscono di commozione. « Oh, sì! Ma certo, ma certo! » dice, annuendo gravemente. « Un coraggio notevole! » mi dà corda e rimaniamo a parlare del più e del meno, lei è sicura che quest’anno se ne vedranno delle belle.
Per la prima volta in quindici anni sono riuscita a parlare con una degli sponsor più in voga e prima ancora della cerimonia di apertura. Forse sto sognando…
Ci scambiamo i nostri recapiti, nel caso volessimo rimetterci in contatto e mentre mi allontano devo trattenermi dal saltellare di gioia.
Allora è questo quello che significa avere veramente speranza?
Più le ore passano, e più il Centro Immagine si riempie di gente.
L’interno e le strade che circondano l’edificio brulicano di curiosi ma anche di sponsor.
Tengo gli occhi aperti tutto il giorno, non mi fermo un attimo – nemmeno per pranzare.
Katniss ha attirato l’attenzione su di sé ed è facile parlare di lei, ma non voglio che Peeta resti completamente scoperto.
Cerco di elogiare il mio tributo maschio, anche se senza le informazioni che mi avrebbe potuto dare Haymitch – sempre che abbia cercato di fare qualcosa – non è che posso essere troppo specifica.
« È un ragazzo incredibile » dico a due sponsor che ci hanno supportato qualche anno fa, nonostante il loro aiuto non fosse servito a nulla. « Sia lui che la ragazza si stanno sforzando moltissimo ad apparire al meglio e sono molto volenterosi! Tenendo conto soprattutto da che razza di posto provengono… » aggiungo e trovo completo appoggio nei due uomini che ho di fronte.
Una donna adesso mi sta parlando di come sia eccitata di vedere come sarà la nuova arena, ricordandomi quanto fosse incredibile quella di due anni fa. La landa di terra meravigliosa e letale, che ricordava quella della seconda Edizione della Memoria.
Spero che non ci siano creature tanto mostruose anche in questa, sinceramente.
L’ultima cosa che voglio è che un coniglio bianco stacchi la testa ad uno dei miei tributi.
Ne approfitto subito per tirare in ballo l’argomento ma lei non sembra molto contenta. « Oh, i ragazzi che mi sono capitati quest’anno sono preziosi! » dico con fare allegro, sfoderando il mio sorriso migliore. « E poi, vengono dal distretto del carbone! » aggiungo, estasiata. « E se c’è abbastanza pressione, i pezzi di carbone si trasformano in perle! » questo sembra convincerla e dentro di me esulto soddisfatta.
Quando comincia a farsi tardi, vado a controllare che sia tutto pronto.
Portia non mi fa entrare nella stanza dove lei e Cinna stanno dando gli ultimi ritocchi agli abiti, ma mi assicura che hanno tutto sotto controllo.
Le chiedo come stesse Peeta quando lo ha incontrato per parlare dei vestiti e lei mi risponde che aveva un livido sulla mascella ma che era stato il ragazzo stesso a chiedere di non coprirlo con il trucco.
« Strategia, suppongo… » dice Portia con una scrollata di spalle e io annuisco piano, prima di farla tornare al suo lavoro.
Dubito che Haymitch lo abbia colpito per fargli un favore… sta di fatto che ormai quel livido è sul suo viso, tanto vale sfruttarlo e farlo passare per uno dal temperamento aggressivo.
Non ho il permesso di vedere i ragazzi fin dopo la cerimonia, quindi visto che ormai è ora, con le altre accompagnatrici e accompagnatori ci facciamo scortare con delle auto fino all’Anfiteatro cittadino.
Durante il tragitto continuiamo a scambiarci impressioni e chiacchiere, per lo più pettegolezzi e prognostici sui Giochi imminenti.
Non ci è permesso scommettere ufficialmente, ma alcuni di noi lo fanno comunque in via ufficiosa, solo nel nostro gruppo – anche se non ho mai trovato la cosa molto intelligente. Perché una persona dovrebbe scommettere per qualcuno che non appartiene al distretto che rappresenta?
Appena arriviamo scendo dall’auto e da sola mi avvio verso il lato destro della strada. Mi siedo composta al mio posto, sollevando lo sguardo sulla folla.
Sono tutti molto eccitati ed in trepidazione. Non vedono l’ora di poter ammirare i tributi nei loro costumi sfavillanti e vederli sfilare davanti ai loro occhi.
C’è un brusio continuo che mi circonda, ma non riesco ad ascoltare nemmeno una parola, sono troppo nervosa.
Perché i due stilisti non mi hanno voluto dire di che cosa si trattava?
L’ultima volta che è successa una cosa del genere i miei tributi sono stati presentati completamente nudi. Non potrei sopportare qualcosa del genere… una volta mi è bastata.
Non credo che Portia avrebbe mai detto di sì, però, quindi cerco di rilassarmi. Di sicuro non sarà nulla di peggio.
Finalmente parte la musica di apertura e io alzo gli occhi, portandoli agli enormi maxischermi che sovrastano la folla.
Le chiacchiere cessano e gli occhi di tutti sono puntati verso l’alto.
Anche volendo, il volume a cui viene mandata la musica è talmente alto che ogni tentativo di comunicazione che non sia con la persona al proprio fianco sarebbe del tutto inutile.
Il primo carro di tributi, trainato da quattro cavalli meravigliosamente bianchi, attraversa le porte massicce e la folla ruggisce.
Ci metteranno circa venti minuti per arrivare qui, ma possiamo tranquillamente seguire il loro percorso attraverso gli schermi.
I due tributi del Distretto 1 sono splendidi. La ragazza è di una bellezza quasi indescrivibile, con i suoi capelli biondi e gli occhi chiari.
Sono entrambi ricoperti di vernice spray argentata e indossano abiti impreziositi da pietre scintillanti.
Riesco a sentire la voce di Velvet vantarsi nella mia testa.
Come ogni anno i tributi del 4 sono sempre vestiti magnificamente. Conosco entrambi gli stilisti e so che in particolare i lavori di Leonida sono sempre capolavori.
Le telecamere passano brevemente sui soliti alberi del Distretto 7 e mi chiedo come facciano due stilisti del genere a poter ancora lavorare. Nessuno gli fa notare che il troppo stroppia?
Poco a poco tutti i carri entrano in scena e aspetto con ansia che anche l’ultimo si faccia vedere.
Dopo i tributi del distretto 11, trattengo il fiato aspettando di vedere qualcosa e alla fine lo vedo, i mio carro – e il mio cuore manca un battito.
La prima cosa su cui si concentrano i miei occhi è il mantello di fiamme. Le lingue di fuoco scintillano di rosso e giallo e gli avvolgono anche la testa.
Stanno andando a fuoco.
C’è un attimo di panico generale dove vorrei potermene andare e raggiungerli di persona, poi le telecamere si fermano sul viso dei due ragazzi. Sorridono e salutano la folla, le fiamme sembrano non infastidirli.
Quando la folla si calma, comincia ad acclamare e a gridare il numero del distretto.
Io non riesco a tranquillizzarmi completamente.
Quei due folli hanno dato fuoco ai miei tributi!
Com’è possibile? Come hanno fatto? Come diavolo gli è venuto in mente?
Sono al sicuro? Potrebbero farsi male?
Adesso preoccuparsi è inutile, immagino. E poi loro sembrano cavarsela egregiamente.
Ci metto un po’, ma alla fine la paura sparisce e riesco ad apprezzare la bellezza dello spettacolo.
E riesco anche a guardarmi attorno e a studiare di nuovo la situazione. Gli occhi di ogni singolo capitolino sono sui miei ragazzi. Sono estasiati dalla loro grandezza.
Le fiamme li circondano e loro stanno facendo un lavoro eccellente.
Si tengono per mano, sorridono, salutano la folla e mandano baci.
I cittadini lanciano fiori nella loro direzione, li acclamano.
Non mi sembra vero, per la seconda volta in una giornata credo di star sognando.
Li adorano. Li adorano…
Gli occhi di Katniss e Peeta brillano; i loro volti sono puliti. Al contrario di altri indossano un trucco assolutamente essenziale, i loro tratti sono invariati.
Le scie di fuoco dei loro mantelli si uniscono alle loro spalle, dissolvendosi poco a poco in scintille rosse e gialle.
Non so a che cosa dare più attenzione, se ai miei due splendidi tributi o se alle persone che li stanno osannando.
Nella gola mi si forma un groppo emozionato e riesco a staccare gli occhi dai ragazzi, mi volto senza importarmene di essere discreta – nessuno baderà a me – e mi rendo conto che sono i loro nomi che stanno gridando.
Non più il numero del loro distretto. I loro nomi.
Sicuramente Haymitch riuscirà a far firmare decine di contratti quest’anno.
Devono solo superare il bagno di sangue e voglio essere fiduciosa.
Il cuore mi martella in petto mentre inquadrano Katniss che annusa una rosa rossa e manda un bacio al pubblico.
Non mi aspettavo un tale comportamento da lei, non mi era sembrata il tipo. Evidentemente mi sbagliavo e se non mi sbagliavo, allora sa recitare e se la aiuterò un po’, questa dote le sarà parecchio utile durante le interviste… anche se questo sarebbe un compito di Haymitch, ma farei bene a prepararmi, potrei dovermene occupare io.
I carri mi passano davanti e abbasso lo sguardo dallo schermo. Le persone intorno a me impazziscono. Allungano le mani verso di loro, come se volessero toccarli, si sporgono e a turno gridano il nome di Katniss e di Peeta, finché i cavalli non fanno il giro dell’Anfiteatro.
Sollevo di nuovo gli occhi sulla folla, continuano ad esultare.
Adesso anche chi abita nei palazzi circostanti si fa vedere; salutano, li chiamano, mandano baci.
Faccio vagare lo sguardo sui piccoli volti che si accalcano alle finestre.
Mi chiedo se anche Seneca stia guardano la cerimonia. Vorrei potergli chiedere se è stato sufficiente, se ce l’ho fatta… forse questo basterà per poter restare al 12.
Poco dopo che i carri si fermano di fronte alla residenza del presidente, la musica cessa.
Il Presidente Snow comincia il suo solito discorso di benvenuto e mi rendo conto che i miei tributi stanno rubando la scena a tutti gli altri.
È quasi buio ormai e loro due sono fari nella notte.
Le mie due lucciole.
Parte l’inno nazionale e i carri riprendono a muoversi. Mi sono distratta e non mi ero resa conto del tempo che passava, devo muovermi e rientrare subito nel Centro di Addestramento!
« Chiedo scusa! » cerco di farmi largo fra la folla, ma è complicato. « Permesso! » ci metto parecchio e devo sgomitare a destra e a manca, ma alla fine riesco finalmente a raggiungere la strada e sono costretta a fare una corsa.
Quando arrivo, vedo il team di preparatori svolazzare attorno alle mie due lucciole che ormai sono state prontamente spente dai loro sensazionali stilisti.
Octavia – la nuova ragazza che si è appena aggiunta al team – sta elogiando la bellezza di Katniss, mentre le sistema un po’ i capelli.
Ho avuto modo di parlare brevemente con tutti loro durante la giornata. Octavia mi sembra una ragazza in gamba e volenterosa – e ha avuto una bella impressione su Katniss. Di solito quando sono così giovani tendono ad essere diffidenti.
Flavius e Venia mi hanno confessato di adorare il mio tributo quest’anno e mentre mi avvicino penso che riusciremo finalmente a combinare qualcosa di buono.
Appena li raggiungo, mi assicuro che i due ragazzi stiano bene e che non siano affumicati, poi stringo calorosamente le mani a Cinna, facendogli i miei più sentiti complimenti e infine abbraccio Portia. « Sei completamente pazza » sussurro a denti stretti, in modo che solo lei mi senta, senza smettere di sorridere. « Perché non mi hai voluto dire niente, mi hai fatto venire un infarto! » aggiungo mentre la lascio andare.
Lei è al settimo cielo – e ha ragione di esserlo – e quando risponde, lo fa sottovoce, lanciando un’occhiata furtiva ai due ragazzi che si stanno velocemente riprendendo e parlottano fra loro. « C’era un buon venti per cento di possibilità che prendessero fuoco… ma è positivo! » aggiunge subito, quando vede la mia reazione. Come può essere positivo? Non c’è bisogno che dia voce ai miei pensieri. « Un quarto d’ora prima dell’inizio le probabilità erano del quaranta per cento ».
Decido di lasciar correre perché alla fine è andato tutto bene ed è solo questo quello che conta.
È inutile continuare a restare qui, quindi scorto i ragazzi fino all’ascensore e li faccio entrare.
Mentre risaliamo mi congratulo con loro per tutto. Si sono comportati in maniera esemplare e voglio che lo sappiano. Voglio che sappiano quanto gli sono grata e soprattutto voglio che sappiano che io farò del mio meglio per aiutarli una volta che saranno entrati nell’arena. Li informo che ho già cominciato a cercare qualcuno disposto a sponsorizzarli, senza ovviamente poter entrare nei dettagli delle loro abilità, visto che non le conosco…
Sempre grazie ad Haymitch – e vorrei veramente sapere che fine ha fatto. « Purtroppo non posso chiudere contratti di sponsorizzazione per voi. Solo Haymitch può farlo » sospiro, cercando di non lasciar trasparire troppo la mia apprensione, ma sono stanca. Questa volta, però, non avrà vita facile. Quell’uomo quest’anno farà il suo dovere e loro devono sapere anche questo. « Ma non datevi pensiero, » li assicuro, « lo costringerò a occuparsene, anche a costo di puntargli una pistola alla tempia ».
Appena arriviamo, lascio che vadano nelle loro stanze e io prima di raggiungere la mia mi fermo di fronte a quella di Haymitch.
Busso e senza aspettare una risposta – che non arriverebbe comunque – entro.
Lo trovo seduto sul suo letto come al solito. In mano ha una bottiglia di vino mezza vuota, ma lui non mi sembra particolarmente ubriaco. Meno del solito, comunque. Lo conosco e so che solitamente si darebbe al whiskey, passa al vino quando vuole restare un po’ più lucido.
Mi fermo sulla soglia, incrociando le braccia al petto. « Li hai visti? » chiedo con un tono neutro. La televisione è accesa, quindi immagino che la risposta sia positiva.
« I tributi arrosto? » chiede con un’alzata di sopracciglio. « Sì » risponde infine, bevendo un lungo sorso dalla bottiglia.
Devo sforzarmi per non sorridere, quindi cerco di pensare ad altro. « Li aiuterai » è un’affermazione, non una domanda.
Haymitch, però, non sembra voler discutere su questo. Annuisce lentamente, poggiando la bottiglia – adesso vuota – sul comodino. « Sì » è il secondo monosillabo, non mi convince.
« Sì? » ripeto, un po’ stranita. Di solito ci vuole molto di più per convincerlo.
Lui annuisce di nuovo, e io entro nella sua stanza, chiudendomi la porta alle spalle. « Ho già parlato con loro sul treno, a colazione ».
Questa notizia mi lascia piuttosto perplessa. La cosa deve riflettersi sul mio viso, perché Haymitch mi guarda e sorride sotto i baffi. « E quando pensavi di dirmelo? » mi ritrovo a chiedere, sollevando di un’ottava il mio tono di voce.
Il mentore fa scorrere gli occhi sulla mia figura, con uno sguardo indecifrabile. « Prima » dice, con un sorrisetto sarcastico sulle labbra che vorrei potergli schiaffeggiare via. « Te lo avrei detto prima se non mi avessi continuato a rompere le palle con la storia del pugno ».
Sospiro, portando gli occhi al cielo e sento le braccia appesantirsi e cadermi lungo i fianchi. « Sei un uomo insopportabile, Haymitch Abernathy ».
Lui di tutta risposta si sporge oltre il letto e recupera un’altra bottiglia di vino – ma dove le tiene? – la stappa e in una specie di brindisi la solleva nella mia direzione. « E non ti piacerei in nessun altro modo, Effie Trinket » mi prende in giro, imitando pietosamente il mio accento quando pronuncia il mio nome.
Qualcosa si scalda nel mio stomaco e io dovrei detestarlo. In un certo senso lo detesto. È incredibile come si possa desiderare una persona e allo stesso tempo volerla prendere a sberle.
Haymitch beve un altro sorso di vino, ma la posizione supina in cui si ritrova non è la più adatta ad un’azione simile. Un po’ di liquido gli va di traverso, tossicchia appena e si solleva sui gomiti, poi ripete il gesto automatico di portarsi la bottiglia alle labbra.
Il respiro mi si spezza in petto, mentre i miei occhi seguono la sua mano e alcune gocce di vino gli scorrono ai lati della bocca, rimanendo intrappolate contro la barba ispida, vecchia di qualche giorno.
Riesco quasi a sentire i battiti rallentati del mio cuore. Lo stomaco mi si contorce in una morsa dolorosa e il calore si espande verso il basso, facendomi tremare le ginocchia e serrare i pugni.
Sono in silenzio da troppo tempo, devo veramente allontanarmi, prima che faccia o dica qualcosa di stupido.
Inspiro lentamente, incrociando nuovamente le braccia al petto e sollevando il mento con fare stizzito. « Fatti una doccia prima di cena e non azzardarti a presentarti ubriaco » sbotto, dandogli le spalle e lasciando in fretta la stanza.
Mi ritiro in camera mia, e mi spoglio infilandomi subito sotto la doccia.
Una pioggia di acqua bollente mi colpisce lavando via ogni mio pensiero – proprio quello di cui avevo bisogno. Veramente era una doccia fredda, quella che mi serviva. Ma non credo che farmi venire una polmonite sarebbe una bella mossa, quindi mi accontento.
Non mi sono struccata prima di entrare qui dentro, quindi immagino che adesso il mio viso sembrerà una tavolozza di colori.
Faccio schiumare un po’ di sapone e mi lavo accuratamente la faccia, poi passo ai capelli e infine al corpo.
Quando esco la mia pelle è rosa acceso e dalle mie braccia si sollevano ancora nuvolette bianche di vapore.
Prima di cena mi cambio e mi trucco di nuovo, indossando però la stessa parrucca.
Raggiungo il salotto ma lo trovo vuoto. I due stilisti assieme a Peeta sono fuori al balcone, stanno chiacchierando tranquillamente mentre osservano la città.
Decido di andare a chiamare Katniss, in modo che si unisca a noi.
Busso alla sua porta ma questa volta, contrariamente a come ho fatto per Haymitch, aspetto. « La cena verrà servita a breve! » trillo allegramente, e attendo pazientemente che la ragazza mi apra.
Noto con piacere che si è cambiata e si è anche data una ripulita. Adesso i suoi capelli scuri le ricadono lunghi sulle spalle, ha tutta un’altra faccia.
Le sorrido e insieme ci incamminiamo verso il salotto.
Quando ci vedono, i tre tornano dentro e chiudono il balcone per evitare che l’aria condizionata esca fuori. « Dov’è Haymitch? » chiedo a nessuno in particolare, sperando che qualcuno lo sappia e che non sia già sparito al piano di sotto con Chaff.
« È uscito » ci informa Cinna. Vedo che hanno avuto il tempo di fare le presentazioni, almeno così non me ne dovrò occupare io. « Ha detto che sarebbe tornato per cena » aggiunge, notando la mia smorfia di disapprovazione.
Aspettiamo un po’, ma comincia a farsi tardi, quindi ci mettiamo tutti a tavola.
Non faccio nulla per nascondere il mio disappunto e mi lamento ad alta voce sul fatto che sia una persona assolutamente inaffidabile.
Con la coda dell’occhio vedo Portia lanciarmi uno sguardo di traverso, prima di sporgersi verso Cinna e bisbigliargli qualcosa all’orecchio. Lo stilista sorride divertito, ma non ribatte – io distolgo lo sguardo per non attirare l’attenzione.
Haymitch ci onora con la sua presenza mentre servono la prima portata. « Finalmente! » lo accolgo e lui sembra già tentato di girare sui tacchi e andarsene. « Perché non ti siedi, così puoi fare due chiacchiere con i ragazzi? » suggerisco con un sorriso.
« E rischiare di rovinarti l’appetito con argomenti così cruenti? » Haymitch finge apprensione, ma non rispondo, assottigliando le labbra e rifilandogli un’occhiataccia.
Scosta una sedia e le gambe stridono contro il pavimento, facendomi rabbrividire, poi prende posto accanto a me.
È sicuramente più sobrio del solito, di questo sono infinitamente felice e si è anche fatto una doccia. Si è anche cambiato a dire il vero, immagino che Portia lo abbia costretto – da qualche anno a questa parte Haymitch è diventato un po’ il suo progetto personale.
La magia le riesce piuttosto bene…
Cominciamo a mangiare e lui non fa più commenti o battutine taglienti.
L’argomento principale – ovviamente – è la cerimonia di apertura e di come fosse assolutamente palese che tutte le attenzioni erano rivolte a noi.
Rinnovo i miei complimenti agli stilisti perché se li meritano tutti, hanno voluto osare e il successo è stato strepitoso.
Anche Haymitch esprime il suo apprezzamento, e dal modo in cui parla e si comporta capisco che è veramente più sobrio rispetto al solito. Che si sia deciso a fare il mentore?
Possibile, visto il riscontro che abbiamo avuto. Se non ora, quando?
« È un segreto anche sapere quello che farete indossare ai ragazzi per le interviste, o possiamo saperlo? » chiedo spostando lo sguardo da Cinna a Portia. È una chiara frecciatina rivolta a lei, ma la stilista scuote la testa con un sorriso.
Si pulisce i lati della bocca con un tovagliolo, prima di rispondere. « No, non è un segreto » dice. « Ma ci stiamo ancora lavorando ».
Continuiamo a mangiare e a chiacchierare, finché non arriva il dolce. La senza-voce che ce lo ha portato dà fuoco al liquore che lo ricopre, che subito si spegne.
Sta per andarsene quando un’affermazione di Katniss la ferma – è convinta di conoscerla.
Ci metto qualche secondo ad elaborare il significato delle sue parole, poi una sensazione di disagio mi pervade.
La senza-voce si allontana velocemente, e i miei occhi si fermano su Katniss. La confusione sul suo viso è evidente.
A tavola è calato il silenzio.
Mi basta un’occhiata veloce per vedere che non sono l’unica ad osservare la ragazza, senza fiatare. Anche i due stilisti ed Haymitch hanno esattamente il mio stesso sguardo replicato nei loro occhi. « Non essere ridicola, Katniss » dico secca, quando nessun altro si decide a parlare e il silenzio diventa troppo pesante. « Come potresti conoscere una senza-voce? »
Lei sembra svegliarsi dal suo trance e mi guarda con fare sperduto, chiedendomi che cosa sia un senza-voce. Mi stupisco del fatto che non lo sappia.
Sto per risponderle, ma Haymitch mi batte sul tempo. « Una che ha commesso un crimine » le spiega con fare calmo. « Le hanno tagliato la lingua, quindi non può parlare ». Non avrebbe potuto trovare un modo più semplice e diretto per spiegarle il significato del termine. « Probabilmente è una traditrice di qualche genere. Non è possibile che tu la conosca ».
Annuisco alle sue parole, sollevando il bicchiere di vino e bevendo un sorso giusto per sembrare più calma di quando non sia in realtà. « E anche se fosse, » aggiungo « non devi rivolgere la parola a nessuno di loro, a meno che non sia per dare un ordine » scambio uno sguardo veloce con il mentore al mio fianco, non sono abituata a vederlo sobrio, o quasi sobrio. È come se ci fosse qualcosa di sbagliato, mi crea una certa ansia. O forse è la situazione a causarmi questa sensazione. Riesco a leggere la tensione nei suoi occhi grigi ma colgo anche un cenno di consenso alle mie parole, quindi continuo ripetendo quello che lui già ha detto, per sottolinearlo ulteriormente. « È ovvio che non la conosci davvero ».
Katniss balbetta, cercando di trovare una spiegazione e in suo soccorso interviene Peeta, dicendo che la ragazza somigliava in maniera impressionante ad una loro compagna di scuola. Lei sembra essere d’accordo.
Tutti annuiamo, e con questo l’argomento è chiuso.
La tensione si allenta e torniamo a parlare del dolce e di tutt’altri argomenti.
Dopo cena ci spostiamo in salotto e ci sediamo davanti alla televisione, per vedere la replica della cerimonia.
Ammiro ancora l’operato di entrambi, stilisti e tributi, quando i due ragazzi appaiono fiammeggianti sullo schermo e di nuovo il cuore mi si riempie di orgoglio.
Haymitch poi chiede di chi sia stata l’idea di tenersi per mano – quindi ha veramente guardato la cerimonia, non ha solo buttato un occhio…
« Di Cinna » è Portia a rispondere e lo stilista fa cenno di sì con la testa.
« Il giusto tocco di ribellione. Molto bello » le parole di Haymitch mi lasciano perplessa. I miei occhi si spostano per un attimo su di lui, prima di tornare sullo schermo di fronte a me.
Che razza di commento è?
Cala di nuovo il silenzio, ma questa volta non ho intenzione di prolungare la pausa più del necessario.
Con discrezione, dal momento che siamo di nuovo seduti vicini, accavallo le gambe distrattamente e tiro un calcetto deciso alla caviglia del mentore – che dovrebbe significare di’ subito qualcos’altro.
Haymitch sembra riscuotersi, rivolgendosi ai due ragazzi. « Domattina c’è la prima sessione di addestramento. Vediamoci a colazione e vi spiegherò nel dettaglio come voglio che ve la giochiate » ottimo, penso. Quindi ha deciso di darsi da fare, forse l’ho giudicato male questa volta. « E adesso andatevene a dormire un po’, mentre i grandi discutono » li congeda, e i due si alzano dando la buonanotte.
« Lei sarà un problema » esordisce Haymitch, appena i ragazzi sono abbastanza lontani.
« È una forte » commenta Cinna – e le sue parole non smentiscono necessariamente quelle del mentore.
Portia si sistema sul divano, scambiando uno sguardo veloce con lo stilista. « Cercheremo di rendere le interviste tanto indimenticabili quanto la cerimonia di stasera, ma tu devi almeno tentare di farli restare vivi ».
Sembrano tutti dare per scontato che supereranno il bagno di sangue. Hanno dimenticato gli anni precedenti, forse?
Haymitch no… « Cercherò di convincerli a non buttarsi sulla Cornucopia, ma ho la sensazione che non sarà facile » dice, e si alza per andare a prendersi da bere.
Le sue mani cadono sul suo whiskey preferito. Prima di sollevare la bottiglia ci pensa, esita, ma poi decide che ormai è tardi e Katniss e Peeta sono a letto… quindi immagino che non faccia più tanta differenza.
« Non credo che lui avrà nulla in contrario a non partecipare al bagno di sangue » gli dico, dopo una pausa in cui non avevo proferito parola. « E se lei ha la testa più dura della tua allora siamo tutti nei guai ».
Le mie parole suscitano un po’ di ilarità generale, e la tensione che si era venuta a creare si scioglie, anche se in minima parte.
Haymitch torna a sedersi accanto a me con un ghigno sulle labbra, senza però ribattere.
Restiamo a discutere ancora per una mezz’ora, prima di decidere che si è fatto tardi e che è meglio andare tutti a dormire.
Da domani si comincerà a ritmo pieno – quest’anno anche per Haymitch.
Spero con tutto il cuore che riuscirà a resistere, nei prossimi giorni verrà messo a dura prova e non è detto che riuscirà a sopportare lo stress.
Cercherò di fare tutto quello che è in mio potere per aiutare sia lui che i due ragazzi…

 

A/N: Salve.
Io odio Haymitch. Nel libro mi dà ste battute come “il giusto tocco di ribellione” o “e ora andate a letto che i grandi discutono” e io, no scusami io come dovrei reagire? Io scrittrice alla prima, e io scrittrice/Effie alla seconda. Abernathy mi vuoi morta, grazie… no sul serio, grazie.
Se leggete la scena in cui Katniss riconosce Lavinia è agghiacciante. Tutte le battute scambiate in questo capitolo durante quel momento sono prese dal libro e per me si legge per un momento della vera Effie, la persona dietro la maschera.
Niente sorrisi, niente vocine… c’è una donna che parla con durezza di un argomento che sarebbe meglio evitare e la osserva “come un falco” assieme agli altri adulti.
Dopo questo sfogo… ci sono altre cose che amo tipo Katniss che dice:
“Cinna e Portia sembrano avere un effetto civilizzante su Haymitch ed Effie. Se non altro si parlano in maniera educata.” ho cercato di rendere al meglio la cosa…
Per quanto riguarda la scena prima della cena, Effie ormai è fuori controllo. Datti una regolata ragazza che se no qua gli zompi proprio addosso, e non vogliamo, non ancora…
Mi sono un pochino lasciata prendere la mano, sì.
*coff* Letteralmente *coff*
Volevo aggiungere un’altra scena alla fine ma sto capitolo è venuto già lunghissimo di suo quindi ho preferito evitarlo.
Nel prossimo tratterò i giorni di allenamento, la sessione privata e le interviste (prevedo un altro capitolo lunghetto), quindi fra due capitoli – non il prossimo, ma quello dopo – si entra nell’arena, o meglio… Katniss e Peeta entrano e Effie continua a fare il suo lavoro fuori (e magari riesco a fare i capitoli di una lunghezza decente).
Non credo che ci sia altro da aggiungere, Portia e Cinna sono l’amore e cominciano il loro ruolo da Hayffie shipper – Portia se non assale Cinna stiamo tranquilli, non sono sicura di riuscire a trattenerla, ma non le do nemmeno torto.
Dopo l’ultimo sclero, grazie mille e fatemi sapere che cosa ve n’è parso!
 

x Lily

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Capitolo 4
*** Sessioni private e interviste ***



 
Non riesco a immaginare cosa avrà da insegnarmi Effie per quattro ore, facendomi sgobbare fino all'ultimo minuto. Andiamo nelle mie stanze e mi fa mettere un abito da sera lungo fino ai piedi e un paio di scarpe col tacco, che comunque non indosserò per la vera intervista, e mi istruisce sul modo di camminare. Le scarpe sono la parte peggiore. Non ho mai messo i tacchi alti e non riesco ad abituarmi a camminare praticamente in punta di piedi, barcollando.
~
I tre giorni di allenamento trascorrono velocemente come al solito. Non vediamo spesso i ragazzi, se non a colazione e a cena ma io ed Haymitch facciamo di tutto per capire come stiano andando.
Non mi aspettavo una risposta del genere dal mentore, è la prima volta che si dà veramente così da fare e di questo sono contentissima.
Senza contare che per dare attenzioni ai due ragazzi non mi tormenta più di continuo.
È sempre più sobrio e la cosa si fa notare; non solo perché la sua mente è estremamente più lucida ma anche perché ogni tanto le sue mani tremano, il colorito della sua pelle è più spento.
Apprezzo il fatto che stia facendo tutto questo per i due ragazzi.
A quanto dicono Katniss e Peeta, gli Strateghi sono molto interessati a loro. Spesso li osservano e confabulano tra loro. È un ottimo segno, veramente un ottimo segno.
Durante la seconda mattinata, alle dieci, dopo aver accompagnato i ragazzi, raggiungo il grosso salone principale del Centro di Addestramento e incontro diverse delle mie amiche.
Velvet e Constantine, l’accompagnatrice dell’1 e l’accompagnatore del 2, stanno discutendo tranquillamente al bar e mi salutano cordialmente quando mi vedono arrivare, facendo cenno di avvicinarmi.
Come al solito parliamo un po’ di tutto, dalle nuove tendenze in campo di moda ai nostri tributi.
Dopo poco ci raggiunge anche Bartholomeus, l’accompagnatore del Distretto 4, assieme all’inseparabile amico Solomon, accompagnatore del 9. Come sempre, sono vestiti in modo praticamente identico, differenziandosi solo nei colori che indossano. Rosa confetto per Sol e blu cobalto per Bart.
« Gira voce che Antonia stia cercando di ottenere il tuo posto, è vero? » chiede all’improvviso Velvet a Constantine e lui per poco non si strozza con il drink che sta bevendo.
« Deve solo provarci! » risponde lui in tono drammatico. « I ragazzi che si offrono volontari sono sempre più difficili da trattare. Dubito che venendo dal 3 riuscirebbe a tener testa anche solo ad uno degli arroganti con cui ho a che fare io! »
Velvet e Sol la prendono sul ridere, io e Bart sorridiamo e annuiamo dandogli ragione.
Mi sono capitati più volte tributi difficili. Una decina di anni fa ci sono stati Laurel e Parsley – forse era meno di dieci anni fa. Non avevo mai incontrato tributi così testardi.
Haymitch non fece nulla per aiutarli e quando finalmente si decise a fare qualcosa, loro rifiutarono il suo aiuto.
Si buttarono a capofitto nel bagno di sangue, nonostante gli avvertimenti di Haymitch, senza riuscire a superarlo.
Spero che nessuno dei tributi di quest’anno abbia la stessa brillante idea.
Quando torno al nostro piano, Haymitch non c’è. Si sta dando un gran da fare; dà consigli ai ragazzi appena può e l’ho visto parlare con degli sponsor.
È difficile combattere contro l’astinenza da alcol, ma ce la sta mettendo tutta. Non è mai completamente sobrio, ma non l’ho mai visto provare così duramente.
Stando a quello che riferiscono Katniss e Peeta durante i pasti, non ci sono troppi tributi a cui prestare attenzione oltre ai Favoriti.
Il ragazzo dell’11 è molto grosso e forte, ma oltre a lui nessuno sembra eccessivamente minaccioso.
La mattina del terzo giorno siamo tutti un po’ nervosi.
A pranzo, mentre i ragazzi passano gli ultimi momenti tutti insieme, Portia e Cinna si rifanno vivi dopo essere spariti per tutto questo tempo.
Hanno finalmente finito i vestiti delle interviste e me li hanno mostrati, anche se sono stati vaghi riguardo i materiali usati – e soprattutto sul perché ci sia voluto così tanto – quindi immagino che ci saranno altre sorprese.
Dopo la cerimonia di apertura, ho deciso di fidarmi di loro.
Rimango un po’ nel salone principale finché non vedo che si sta facendo tardi e decido di tornare al dodicesimo piano.
Haymitch e gli stilisti sono in salotto, stanno parlottando fra loro seduti sul divano. Hanno tutti dei drink in mano e sembrano piuttosto concentrati.
Mi unisco a loro mentre Cinna sta chiedendo ad Haymitch se i ragazzi hanno già una strategia ma la risposta del mentore mi lascia molto perplessa. « Più o meno » dice, svuotando il suo bicchiere e abbandonando il contenitore vuoto sul tavolino di fronte al divano, poi torna a poggiare la schiena contro lo schienale. « Domani penso che dovrò fare una bella chiacchierata con entrambi. Voglio prima vedere come vanno con le sessioni private ».
Mentre parla, le porte dell’ascensore si aprono e Peeta entra con un’espressione stanca sul volto.
Tutti noi ci voltiamo nella sua direzione e lui si ferma, sentendosi osservato.
« Allora? » chiede Portia con un sorriso. « Come è andata? »
Il ragazzo si stringe nelle spalle. « Non lo so » risponde.
« Va a riposare » s’intromette Haymitch, alzandosi per andare a prendere altro da bere, facendo poi cenno a Peeta di lasciare la stanza. « Ne parliamo a cena ».
Peeta annuisce, visibilmente contento di potersene andare e si allontana.
Non è affatto un buon segno, ma cerco di non pensarci ancora. Avrò tempo di preoccuparmi dopo, quando sarà effettivamente il momento di conoscere i voti.
« Cos’avevate preparato? » gli chiede di nuovo Cinna, con apprensione.
È bello vedere che finalmente qualcun altro s’interessa a loro. Orion, lo stilista che c’era prima di lui, era un lavoratore eccellente e andava molto d’accordo con me e Portia. Faceva il suo dovere e lo faceva bene, cercava di aiutare i ragazzi e a qualcuno si era anche affezionato. Ma ora che vedo Cinna all’opera, mi accorgo che in Orion mancava qualcosa – una scintilla, forse. E mente questo pensiero si forma nella mia mente, mi ritrovo a chiudere gli occhi per cercare di non ridere da sola come una povera pazza.
Ancora una volta Haymitch resta sul vago, tiro con l’arco per Katniss e sollevamento pesi per Peeta, è l’unica cosa che dice.
Non passa molto prima che le porte dell’ascensore si aprano di nuovo ma questa volta non abbiamo nemmeno il tempo di salutare la ragazza, che sfreccia via diretta alla sua stanza.
« Katniss! » la chiamo a gran voce, inutilmente.
« Ehi! » mi fa eco Haymitch, cercando di rimettersi in piedi.
Sento la porta della sua camera sbattere e a quel punto mi alzo anche io. Scambio uno sguardo preoccupato con i due stilisti, che però ovviamente non possono avere una risposta alla mia domanda muta.
Torno a voltarmi verso Haymitch e gli stringo una mano attorno al gomito, spingendolo appena, prima di lasciarlo andare. Lui coglie il mio suggerimento e si avvia lungo il corridoio, io lo seguo.
Ci fermiamo di fronte alla porta della ragazza e lui prova ad aprirla ma è chiusa a chiave.
« Non pensavo potessero… » sussurro ad Haymitch e lui scuote la testa.
« Non possono, deve averci messo qualcosa davanti » prova a spingere di più ma non succede nulla. « Apri la porta! » alza la voce per farsi sentire da lei, continuando a strattonare la maniglia.
Così dubito che andremo da qualche parte. Sospiro, poi gli poggio una mano sulla spalla, per fermarlo e busso un paio di volte. « Katniss, va tutto bene? » chiedo, preoccupata.
C’è un momento di silenzio, in cui riesco a sentire il cuore battermi in gola e un miliardo di scenari orribili mi si presentano davanti agli occhi.
Lily, due anni fa, mi chiese che cosa sarebbe successo se fosse morta prima di poter entrare nell’arena.
La sola idea mi fece rabbrividire e ora il pensiero mi si ripresenta alla mente.
« Andate via! » ci grida contro e riesco a capire dalla voce che sta piangendo.
Io ed Haymitch ci scambiamo uno sguardo incerto, poi tentiamo ancora un po’ di convincerla, ma non c’è verso.
Alla fine, Haymitch mi mette una mano dietro la schiena e mi costringe ad allontanarmi. « Riproviamo dopo, lasciamola sfogare ».
Non vorrei, ma mi vedo costretta a fare come dice. Non so cosa sia successo, ma la situazione non mi piace affatto.
Quando torniamo in salotto Cinna e Portia si alzano, cominciando a fare domande, ma purtroppo noi non abbiamo le risposte.
Aspetto che si faccia ora di cena prima di riprovare a parlare con Katniss. Ha il viso arrossato e gli occhi gonfi, quando mi apre, quindi decido di non chiederle nulla per il momento.
La scorto fino a tavola, dove tutti gli altri stanno già aspettando. I senza-voce riempiono i nostri piatti con della zuppa di pesce e tutti cominciamo a mangiare.
C’è un po’ troppo silenzio, e dal momento che trovare un argomento di conversazione sicuro è un po’ difficile, decido di andare sul classico. « Ho sentito che nei prossimi giorni è prevista pioggia » dico, a nessuno in particolare e subito Cinna annuisce.
« Magari così si rinfrescherà un po’ l’aria » commenta, con un velo di speranza nella voce.
Effettivamente nelle poche volte che ho messo piede fuori dal Centro di Addestramento, ho fatto fatica anche solo a respirare.
« Se non fosse per il condizionatore penso che mi sarei già sciolta! » esclama Portia, facendoci ridere.
Continuiamo a mangiare e a chiacchierare cordialmente finché non arriva la portata principale, mentre la servono, poi, Haymitch decide che non ce la fa più a sentirci discutere, quindi si rivolge ai ragazzi e chiede loro come si andata durante la sessione privata.
Tutti vogliamo ascoltare la risposta di Katniss, ma lei resta in silenzio. È Peeta a cominciare e la sua risposta è un po’ deludente.
Gli Strateghi dovrebbero prestare attenzione a tutti i tributi! È il loro lavoro, non importa quanto siano stanchi dopo una giornata di esaminazioni… dovrò fare due chiacchiere con mio cognato Nolan, perché questo loro atteggiamento è inaccettabile.
Appena Peeta finisce di parlare, Haymitch si rivolge a Katniss. « E tu, dolcezza? » le chiede.
Non mi piace che la chiami così, penso, prima ancora che possa fermare la mia mente. Anche se trovo estremamente irritante quando mi chiama con stupidi nomignoli, questo non cambia il fatto che siano i miei nomignoli.
« Ho tirato una freccia contro gli Strateghi » risponde, secca.
La scena si congela.
Haymitch resta con un cucchiaio di zuppa a mezz’aria, Peeta la osserva con la bocca schiusa mentre i due stilisti non sanno se prenderla come uno scherzo o meno. Quando è chiaro che la ragazza non sta tentando di fare una battuta, rimangono anche loro a bocca aperta.
« Cosa?! » è un sospiro strozzato, carico di orrore.
Ma è impazzita? Che cosa pensava di fare? Voleva uccidere qualcuno? È impensabile…
Non riesco quasi a respirare, sentendo di nuovo il cuore che comincia a perdere battiti.
Vogliono proprio vedermi morta quest’anno!
Katniss si volta verso di me con uno sguardo di sfida. Non si rende conto della stupidità del gesto che ha compiuto? « Ho tirato una freccia contro di loro » ripete come se la mia non fosse una domanda assolutamente retorica. Il concetto mi era sembrato piuttosto chiaro, poi continua. « Non proprio contro di loro. Nella loro direzione » spiega, voltandosi poi verso il ragazzo. « È come ha detto Peeta, io tiravo e loro mi ignoravano, e io ho... ho perso la testa, e così ho fatto volare via la mela dalla bocca del loro stupido maiale arrosto! » conclude, e sembra anche soddisfatta di quello che ha fatto.
Non posso crederci, è completamente fuori di testa. Sento che le mani cominciano a tremare per il nervosismo, ma lascio le posate e le poggio in grembo per evitare che la cosa si noti.
« Che cos’hanno detto? » chiede finalmente Cinna, con un tono pacato.
Incrocio brevemente lo sguardo con Haymitch, lui però lo distoglie immediatamente.
Non è stata una sua idea, spero. Nemmeno lui sarebbe così incosciente.
« Niente » risponde subito Katniss. « O meglio, non lo so. Dopo sono uscita » dice, come se niente fosse.
Di male in peggio, penso, congiungendo le mani in grembo e facendo del mio meglio per rimanere calma. « Senza che ti congedassero? » le chiedo, sentendo che la mia voce regge a stento.
Ci saranno delle conseguenze per questo suo gesto? Tecnicamente è compito mio e di Haymitch tenere sotto controllo i tributi, ma una cosa del genere è talmente assurda che non penso possa essere attribuita ad una nostra mancanza… credo.
« Mi sono congedata da sola » mi risponde, distogliendo poi lo sguardo.
Haymitch inspira aspramente, poi si rilassa contro la sedia. Come può essere così calmo? « Beh, mi pare inutile starci a pensare » dice, afferrando pane e burro.
Deglutisco, cercando di ignorare il desiderio di mandare al diavolo tutti.
« Pensi che mi arresteranno? » oh, allora ce l’hai un cervello! Finalmente un pensiero sensato, dopo tanta idiozia…
Porto gli occhi sul mentore, che però non sembra nemmeno scalfito dall’idea che una cosa del genere possa succedere. Cerca di tranquillizzarla, come può, dicendole che per arrestarla o per fare qualcosa contro la sua famiglia dovrebbero in primo luogo rivelare ciò che è  successo e questo non possono assolutamente farlo.
Nonostante le parole dovessero servire a calmare la ragazza, in effetti calmano un po’ anche me.
Proprio mentre penso che finalmente possiamo mangiare un po’ in pace, Haymitch afferra una braciola di maiale con le mani e la inzuppa nel vino.
Rabbrividisco orripilata, chinando gli occhi sul mio piatto e concentrandomi sulla mia cena. Ci rinuncio.
« Che faccia hanno fatto? » chiede ridacchiando e continuando a masticare il suo pezzo di carne.
Non posso fare a meno di sollevare di nuovo gli occhi e poggiarli sulla ragazza.
Sta sorridendo, visibilmente divertita; io inarco le sopracciglia. « Sconvolta » risponde, poi aggiunge. « Terrorizzata. Anche ridicola, qualcuno » sembra essersi ricordata qualcosa e il suo sorriso si allarga ancora di più. « Un uomo è inciampato all’indietro ed è caduto in una coppa di punch ».
Tutti scoppiano a ridere e devo combattere per controllarmi. Non è carino ridere di queste cose, soprattutto quando quello che lei ha fatto è stato qualcosa di così avventato!
Anche se vorrei veramente sapere di chi si tratta…
« Beh, gli sta bene » commento, ricomponendomi velocemente. « Prestarvi attenzione è il loro lavoro. E il fatto che siete del Distretto 12 non è una buona ragione per ignorarvi » aggiungo, guardandomi attorno con circospezione. Non mi piace sparlare degli Strateghi, ma questa volta se la sono cercata. « Scusate, ma io la penso così » anche se si sarebbe potuta risparmiare la freccia.
Alla preoccupazione della ragazza di ricevere un brutto voto, Portia le spiega che solo i voti alti vengono presi in considerazione e che potrebbero anche pensare che si sia fatta dare un voto basso come strategia.
I miei pensieri non possono non andare a Johanna, mi chiedo se mi procurerà problemi anche quest’anno.
Non voglio ripensare a quando mi ha fatto la doccia con il suo drink solo per divertimento. Uno dei miei vestiti preferiti, da buttare. Ancora oggi se ci penso mi sento in imbarazzo e mi chiedo se, quando io non ci sono, qualcuno ancora ne parla.
Dopo cena ci spostiamo tutti in salotto e ci sediamo sul divano, appena in tempo per l’inizio della trasmissione.
È ancora peggio di quando abbiamo rivisto le mietiture sul treno. Prima almeno sapevo più o meno cosa aspettarmi, sapevo che cosa sarebbe successo una volta toccato a noi – adesso invece non posso fare altro che aspettare in silenzio, attendendo il giudizio.
Il gruppo dei ragazzi Favoriti, come al solito, prende voti alti – dall’otto al dieci.
Tutti gli altri si aggirano fra i quattro e il sei. Il ragazzo del Distretto 7 riceve un tre e faccio fatica a pensare ragionevolmente. Non credo che Blight e Johanna abbiano deciso di riutilizzare la stessa strategia, ma nulla è impossibile. Ora come ora è impossibile cercare di capirlo. Può darsi che ci capirò qualcosa durante le interviste. Johanna non mi aveva mai convinta, nemmeno all’inizio.
Il ragazzone dell’11 riceve un dieci e non è difficile capire come ha fatto a stupire gli Strateghi, quello che non mi aspettavo invece è il sette della piccolina. Anche lei avrà degli assi nella manica, immagino.
Finalmente tocca a noi e mi rendo conto di star trattenendo il respiro.
Non vedo l’ora che finisca. L’unica cosa che devo fare è non sperarci nemmeno, come ogni anno e non farà male.
Poi Peeta guadagna un otto e qualcosa mi si muove nello stomaco. Un otto – al Distretto 12 non si era mai visto! L’unico che ci era andato così vicino è stato Rook, due anni fa. E il pensiero di quel meraviglioso ragazzo per un momento mi fa rabbuiare. Finché sullo schermo di fronte a noi non compare il volto di Katniss e in sovraimpressione galleggia un undici.
Lì per lì penso di aver esagerato con il vino a tavola e che quello sia solo un uno che la mia vista sta sdoppiando – ma no, è veramente un undici e allora non riesco a contenere uno strillo eccitato, che copro subito portandomi le mani alla bocca.
Forse si sono sbagliati! Forse volevano veramente darle un uno e l’hanno battuto due volte…
Perfino Katniss non ci crede, mentre tutti si congratulano con lei e anche io mi volto verso Haymitch, come se lui potesse sapere quello che passa nella mente degli Strateghi.
« Immagino che gli sia piaciuto il tuo carattere » dice il mentore, con una scrollata di spalle. Sta tentando di non sembrare troppo impressionato ma lo vedo chiaramente che i suoi occhi stanno brillando. Quando si accorge che lo sto fissando, io distolgo subito lo sguardo e mi occupo di riempire i bicchieri per un brindisi, mentre lo sento aggiungere: « Hanno uno spettacolo da organizzare. Hanno bisogno di giocatori di forte temperamento ».
Cinna si alza e va ad abbracciare la ragazza, con un grosso sorriso sulle labbra. « Katniss, la ragazza in fiamme » dice, senza sforzarsi di contenere l’entusiasmo « Oh, aspetta di vedere il tuo vestito per l’intervista ».
Questo mi ferma, facendo passare gli occhi da lui a Portia, ma lei si limita a farmi l’occhiolino, prendendo dalle mie mani il bicchiere che stavo per porgerle.
La mia mente non riesce ad immaginare che cos’altro potrebbero avere in serbo questi due, quindi immagino che dovrò aspettare e vedere – tanto ormai non manca molto.
Quando i ragazzi tornano nelle loro stanze, noi rimaniamo ancora un po’ a parlare e a festeggiare, soprattutto. Quelli di quest’anno sono i punteggi migliori che il Distretto 12 vede da ben prima che arrivassi io.
Magari per la cerimonia di apertura il merito del successo poteva essere attribuito agli stilisti – anzi, sicuramente è così – ma ora è tutto merito dei due ragazzi!
Sono sicura che faranno un figurone alle interviste.
Non rimango molto in salotto, preferisco andare a letto e prepararmi a domani.
Dovrò insegnare a quei due come comportarsi davanti alle telecamere, farò bene a prepararmi psicologicamente.
Do la buonanotte a tutti e mi ritiro nella mia stanza. Dopo una giornata intera sui tacchi i miei piedi cominciavano a protestare. Mi cambio in fretta e prendo posto alla mia toletta, così posso struccarmi tranquillamente.
Qualche forcina rimane incastrata fra i capelli mentre cerco di levare la parrucca, ma con un po’ di pazienza riesco a liberarmi senza troppi danni collaterali.
La sistemo accuratamente sulla sua testa di porcellana e poi comincio a pettinarla per renderla come nuova.
Ho appena finito quando la porta della mia stanza da letto si apre. Dopo un momento di sorpresa, il mio corpo si rilassa e non perdo nemmeno tempo a voltarmi – solo Haymitch potrebbe comportarsi in questo modo.
« Quante volte ti ho detto che non è educato entrare così nelle camere altrui? » sospiro, andando a riporre la spazzola nel suo cassetto. « È veramente tanto difficile bussare? »
La porta si chiude e mi volto nella sua direzione, ha un’espressione scocciata sul viso. « Dovresti smetterla di provare » dice, avvicinandosi alla mia toletta e cominciando a toccare tutte le mie cose.
Lo so che lo fa solo per farmi infuriare. In quindici anni ho perso il conto di tutte le volte che ho cercato di insegnargli a comportarsi decentemente e non ci sono mai riuscita.
Parlare non serve a niente con lui; mi avvicino e gli prendo dalle mani la boccetta di costosissimo profumo che lui sta esaminando, rimettendola al suo posto e schiaffeggiandogli la mano quando lui prova ad agguantarne un’altra. « Devi dirmi qualcosa? » gli chiedo in tono cortese, anche se sta cominciando proprio a stancarmi.
Senza rispondere, lui prende un’altra ampolla e io porto entrambe le mani sui fianchi. Quando fa così è peggio di un bambino – e adesso non è nemmeno ubriaco!
Haymitch solleva il tappo alla boccetta e l’avvicina al naso, per poi contrarre il viso in un’espressione disgustata e rimettere subito il profumo dov’era.
« Hai finito? » chiedo, seccata.
Lui fa un passo indietro e io lo guardo con impazienza, aspettando una risposta alla mia prima domanda. Perdendo l’interesse verso la mia toletta, Haymitch porta lo sguardo su di me, schiudendo la bocca per parlare, ma subito prima di cominciare a rispondere si ferma, come se la sua attenzione sia stata sviata da qualcos’altro.
Vorrei fargli notare che sono ancora in attesa, e sto cominciando veramente a spazientirmi.
Il mentore di fronte a me socchiude gli occhi, fin quasi a farli diventare due fessure, il che mi fa corrugare la fronte. E adesso che cosa vuole?
« La tua faccia » dice, lasciandomi completamente spiazzata, tanto da farmi abbassare le spalle. Prima ancora che possa chiedergli che cosa significhi, lui solleva un braccio e porta l’indice della mano destra vicino ai miei occhi, ma io mi ritiro bruscamente, evitando il contatto. « È un po’ che non ti vedevo senza tutto quel trucco da sobrio » aggiunge mentre cerco di capire dove vuole andare a parare.
Devo alzare gli scudi contro un insulto o preparare un sorriso per accogliere un complimento? Con Haymitch non si sa mai… e spesso le due cose non sono divisibili. « Non sei affatto male » dice con un tono neutrale, ma io rimango impassibile. « Però non ricordavo tutte queste rughe ».
Batto un paio di volte gli occhi, pensando ad una risposta adeguata da dare. Non mi sento nemmeno più offesa, ormai.
Respirando a narici strette, incrocio le braccia al petto, cercando di fare l’indifferente. « Devi dirmi qualcosa? » ripeto, decidendo di ignorare tutto il resto.
Fortunatamente questa tecnica funziona quasi sempre, e questa è una di quelle volte. « Il ragazzo è venuto a parlarmi » dice. Mi sembra un po’ tardi per una chiacchierata fra tributo e mentore… « Vuole che lo alleni separatamente, quindi domani mattina tu cominci con la ragazza e dopo pranzo facciamo a cambio ».
La notizia arriva un po’ improvvisa, ma c’era da aspettarsi qualcosa di simile a questo punto. Per quanto non voglia pensarci, soltanto uno può vincere e quest’anno per la prima volta la prospettiva di una vittoria non è poi così impossibile.
Annuisco, non sarà un problema per me lavorare con loro separatamente.
Quando Haymitch lascia la mia stanza mi metto subito a letto e spengo la luce, dopo tutte le emozioni di questa giornata faccio fatica ad addormentarmi.
Al mattino mi faccio una doccia veloce prima di prepararmi – anche psicologicamente. Non sarà facile, non è mai facile. In genere o finisce con il tributo di turno che molla tutto e si ritira in camera sua, oppure finisco per essere assalita verbalmente – e qualche volta anche fisicamente – quando mi tirano dietro un po’ quello che trovavano a portata di mano. Ho come la sensazione che Katniss ricada nella seconda categoria.
Mentre Haymitch e Peeta fanno colazione insieme, la intercetto nel corridoio e la riaccompagno nella sua stanza. Per il momento sembra voler collaborare, è già qualcosa.
Ho fatto preparare un abito lungo e un paio di tacchi. Quando Portia ha visto che scarpe avevo scelto, mi ha detto che era una follia, che anche io avrei fatto fatica a camminarci.
Un tacco a spillo quindici senza plateau è effettivamente un incubo, ma se riuscirà a stare in piedi su queste trappole allora non avrò alcun timore a farle indossare un qualsiasi altro tipo di scarpe…
Mi siedo sul letto, mentre la guardo barcollare sui tacchi e tirarsi il vestito sulle caviglie. La rimprovero, ripetendole fino allo sfinimento quello che deve fare. Devo però riconoscere che si sta impegnando sul serio e nonostante sia visibilmente provata, sta resistendo molto di più di quanto mi aspettassi.
« Un piede davanti all’altro, Katniss » le dico, sospirando e portandomi una mano alla fronte. « Come se stessi camminando su un filo… »
La ragazza cerca di seguire i miei suggerimenti e vacilla pericolosamente, allargando poi le braccia per restare in equilibrio. « Ci sto provando » ringhia fra i denti, prima di tornare in piedi.
« Sta un po’ dritta, per favore! » squittisco, alzandomi in piedi e raddrizzandola tenendole una mano sulle spalle. « Guarda qua, sei tutta storta! »
Dio, sembro veramente mia madre.
Un brivido mi percorre la schiena a questo pensiero, mentre mi tornano alla mente le mie dolorose lezioni di portamento.
Mia madre mi guardava dal fondo della stanza, seduta su una sedia che metteva lì appositamente per osservarmi meglio.
« Punta, tacco! » strillava. « Punta, tacco. È così difficile da capire, Euphemia? »
Era veramente un incubo, ero continuamente sotto pressione.
Non è mai stata il massimo della gentilezza, ma ricordo che il passaggio all’adolescenza è stato il momento più difficile per noi.
Ogni giorno dal mio quattordicesimo compleanno mi ha fatto indossare tacchi scomodi, facendomi camminare con pesanti libri sulla testa e se li facevo cadere avrei fatto meglio a sparire.
Quando finalmente sono soddisfatta del modo in cui Katniss cammina, cominciamo una nuova lotta. Devo cercare di insegnarle a stare composta su una sedia.
« Ti prego, Katniss » sospiro, guardandola negli occhi con un’espressione affranta « tieni dritta quella testa, sembra che ti stia pesando sulle spalle… »
E di nuovo mi sembra di sentire la voce squillante di mia madre che mi strilla contro. « Schiena dritta mentre si è a tavola » diceva sempre. Io finivo di mangiare prima degli altri e cercavo di restare immobile e in silenzio mentre aspettavo. Ogni tanto mi accorgevo delle occhiatacce di mia madre e mi rendevo conto di avere i gomiti sul tavolo.
Spesso rimanevo a fissare discretamente mia sorella e mio padre. Entrambi sembravano delle statue mentre mangiavano, a mio padre veniva naturale, ad Allie lo aveva insegnato nostra madre.
Quando eravamo piccole ci metteva dei libri sotto le braccia e se li facevamo cadere dovevamo restare a tavola per un’ora dopo aver finito di mangiare.
Ricordo che generalmente riuscivo a restare composta, ma nel periodo degli Hunger Games la mia mente era da tutt’altra parte, poi, in particolare durante la seconda Edizione della Memoria, ero talmente emozionata che ho finito per rovesciare l’intera brocca di acqua e mia madre mi ha impedito di accendere la televisione per un giorno intero. Non lo aveva mai fatto prima, non durante i Giochi. Da quel momento ho prestato molta più attenzione a tavola.
All’ennesima occhiataccia di Katniss, decido che è il momento di dedicarsi ad altro.
« Sembra che tu stia per saltarmi al collo » le dico, seccata. « Perché non provi a sembrare un po’ più rilassata? » le suggerisco. « Un po’ più cordiale. Sorridi! »
Allo scadere delle quattro ore, ho un mal di testa martellante ma almeno mi sembra di aver fatto qualche progresso con la ragazza. « Bene, » sospiro « questo è il meglio che posso fare » alla fine non sono poi così delusa, lei si è data da fare e almeno ci ha messo la buona volontà, anche se il suo atteggiamento non è proprio dei migliori. « Però ricordati, Katniss: tu vuoi piacere agli spettatori » è un concetto che non sembra aver afferrato.
« E tu non credi che sarà così? » mi chiede e devo riflettere un attimo prima di rispondere.
« Non se li guardi con aria truce » è la risposta più sicura che potrei dare. Un no secco la demoralizzerebbe solamente. « Quel modo di fare conservalo per l'arena » le dico, e già la vedo sbuffare. « Devi pensare che sei tra amici ».
« Scommettono su quanto vivrò! Quelli non sono miei amici! » sbotta e io chiudo gli occhi per un istante, irritata. Non serve a molto.
Allora non vuole proprio capire che questo è uno show televisivo. « Beh, prova a fare uno sforzo! » la rimprovero con severità, perdendo il controllo per un attimo. Lo ritrovo subito e le offro uno dei miei migliori sorrisi da lavoro. « Vedi? » dico, senza smettere di tenere tirati i muscoli del viso. « Così. Io ti sorrido anche se tu mi irriti ».
« Sì, sembra molto convincente » gli angoli della bocca precipitano velocemente e gli occhi mi si stringono a fessura, mentre lei si allontana, togliendosi le scarpe calciandole via. « Vado a mangiare » e mentre marcia verso la sala da pranzo vedo che si solleva la gonna fino alle ginocchia.
Non vedo veramente l’ora che sia il turno di Haymitch con lei. Se non la strangola allora siamo a cavallo.
Ordino il pranzo in camera mia e subito dopo vado a bussare alla porta di Peeta.
Prima di cominciare con lui gli chiedo come sia andata con Haymitch e lui mi sembra enormemente soddisfatto.
« Bene! » esclama mentre ci sediamo su due poltrone una di fronte all’altra. « Haymitch dice che ho un’autoironia innata e che devo concentrarmi su quello durante le interviste ».
Annuisco e finiamo per continuare a chiacchierare ancora per un po’. Mentre parliamo di quello che è successo con il suo mentore, mi assicuro di dargli dei suggerimenti di postura.
Il modo in cui si siede denota un atteggiamento nervoso, glielo faccio notare e gli spiego come sedersi per sembrare più sicuri di sé.
Una volta che la postura è corretta, fa gran parte del lavoro da solo. Devo solo mostrargli alcune piccole cose, come un modo di gesticolare piuttosto che un altro.
È estremamente più piacevole e facile lavorare con Peeta – e anche più gratificante.
Faccio cambiare anche lui, facendogli indossare qualcosa di un po’ più elegante e poi lo faccio sfilare. La sua camminata è stabile ma un po’ troppo rigida, quindi gli do qualche dritta su come avanzare in modo da sembrare più spavaldo.
Alla fine, le quattro ore con il ragazzo volano e andiamo a cenare.
Al tavolo da pranzo ci trovo solo Haymitch e dalla sua espressione non credo che il colloquio con Katniss sia andato benissimo.
Tento di fare un po’ di conversazione mentre servono la prima portata, ma dopo pochissimo mi rendo conto che è meglio se non dico nulla.
Mangiamo in silenzio, e non posso fare a meno di notare come Haymitch non si contenga affatto sulla quantità di vino che ingerisce durante il pasto.
Assieme al dolce arrivano anche Portia e Cinna, sorridenti e spensierati, stanno confabulando fra loro. Quando avvertono l’atmosfera pesante che c’è in sala da pranzo, ci studiano un po’ preoccupati ma si aggiungono a noi, rialzando un po’ il morale a tutti.
Dopo cena, Haymitch cerca di svignarsela subito nella sua stanza e io non perdo tempo a seguirlo. Katniss non si è nemmeno presentata a tavola, deve essere successo qualcosa.
Prima che possa chiudersi la porta alle spalle, lo fermo e gli chiedo spiegazioni.
« Non sarà una passeggiata » mi dice, gli occhi annebbiati dall’alcol. « Al ragazzo viene naturale, lei dovrà impegnarsi parecchio » biascica le parole, ma sembra sapere quello di cui sta parlando.
« Vedrai che se seguirà i tuoi e i miei consigli andrà tutto bene » cerco di rassicurarlo. « Questa mattina non è andata malissimo! » non è proprio sbagliato, non è andata molto bene, ma sarebbe potuto andare peggio. « Mi ha ascoltata fino alla fine e non mi ha nemmeno mandata al diavolo! »
Sembra seriamente sorpreso dalle mie parole, il che mi fa pensare che a lui sia andata peggio. Immagino che dopo quattro ore con me fosse abbastanza frustrata. È decisamente stato un bene cominciare con lei. « Che avete fatto? » gli chiedo, sperando in una risposta.
Haymitch si appoggia allo stipite della porta, stanco. « Niente » risponde, chiudendo gli occhi. « Dopo quattro ore completamente buttate le ho detto di fare come le pare e di rispondere alle domande » si massaggia le palpebre respirando lentamente e automaticamente io mi sento più avvilita di prima.
La sua stanchezza, mentale e fisica, mi demoralizza incredibilmente. Chino lo sguardo e prendo a fissarmi la punta delle scarpe. « La situazione è così disastrosa? » chiedo senza sollevare la testa, abbassando il tono di voce, quasi come se avessi paura che qualcuno mi senta.
Prima che Haymitch possa rispondere, in direzione della camera da letto di Katniss arrivano una serie di rumori più o meno attutiti. Sembra quasi il rumore di vetri che s’infrangono.
Scatto in un attimo, ma Haymitch mi ferma, dicendomi di lasciar correre.
« Ma potrebbe ferirsi! » esclamo, e in verità penso che potrebbe approfittare della situazione per commettere qualche follia.
Lui sembra capirlo perfettamente e mi risponde con un tono inquietantemente calmo che è stupida ma non fino a questo punto. « Insabbierebbero la cosa e prenderebbero sua sorella seduta stante. Si sta solo sfogando, meglio ora che in diretta tv, di fronte all’intera nazione » dice.
Le sue parole sono pesanti e rimango immobile, con la sua mano ancora attorno al mio polso. « Ma, ieri hai detto- » comincio, ma lui mi interrompe.
« Lo so quello che ho detto, Effie » è sempre un pessimo segno quando usa il mio nome di battesimo. Non lo fa quasi mai. « Ma loro hanno bisogno di un tributo femmina dal Distretto 12 » dice e i miei occhi si allargano appena, mentre la sua presa attorno al mio polso si stringe. Da quando voi è diventato loro? Non ho il coraggio di interromperlo. « Hai già estratto il nome di sua sorella, lo definirebbero volere del destino » conclude con un tono amaro, e mi lascia andare, entrando nella sua stanza e sbattendomi quasi la porta in faccia.
Decido di fare come mi ha detto e torno in camera mia, cambiandomi velocemente e mettendomi a letto senza nemmeno struccarmi. Domani mattina avrò la giornata libera, i ragazzi saranno degli stilisti e poi la sera ci saranno le interviste, spero che la buona sorte non decida di voltarci le spalle proprio adesso.
La mattina mi assicuro che i due team di preparatori siano in orario e che Portia e Cinna abbiano tutto sotto controllo, fatto questo, non ho nessun impegno fino a stasera.
Haymitch ha fatto colazione con me e gli stilisti. Abbiamo un po’ parlato della situazione in generale, ma loro due sono fiduciosi e la cosa mi ha rasserenato notevolmente. La curiosità di vedere che cosa hanno preparato cresce sempre di più.
Dopo colazione Haymitch sparisce – immagino abbia passato tutto questo tempo con Chaff, Johanna e Finnick…
Io ne ho approfittato per passare una giornata all’ordine del riposo. I prossimi giorni saranno infernali, quindi ho preferito approfittarne finché ho potuto.
Ormai manca veramente poco e comincio a sentire l’agitazione che mi annoda lo stomaco – devo combattere contro la voglia di portarmi le mani alla bocca e mangiarmi le unghie, alla fine opto per indossare un bel paio di guanti ed evitare di impazzire.
Portia e i suoi collaboratori arrivano per aiutarmi a rendermi presentabile. Il miracolo di Katniss durerà ancora a lungo, ma per i ragazzi ci vuole quasi sempre la metà del tempo, quindi posso sfruttare i suoi preparatori.
La stilista mi fa indossare un semplice tubino verde acceso, con una striscia di piccoli diamanti luminosi cuciti alla scollatura. Al di sotto dell’abito porto un corpetto nel quale per farmici entrare hanno dovuto combattere in due. Mentre Portia stringeva i lacci Daphne mi teneva insieme i due lembi. Respiro a fatica, ma purtroppo ci sono abituata.
È da quando ho sedici anni che mia madre mi costringe a metterli – i miei fianchi apparentemente sono troppo larghi.
Nonostante io tenti di evitarli il più possibile, se si tratta di dover fare apparizioni pubbliche preferisco comunque non rischiare.
Una volta che abito e scarpe sono andati, Daphne mi sfila i guanti e comincia a farmi le mani, mentre Carius si occupa del trucco e Percy mi acconcia la parrucca che indosserò.
Sono perfettamente in grado di prepararmi da sola, ma devo ammettere che abbandonarmi così a mani altrui e non dover fare nulla se non rilassarmi, è estremamente piacevole.
« Per favore, assicurati che Haymitch sia pronto » chiedo a Portia, e lei annuisce con un sorrisetto.
Poco dopo sono pronta anche io e ringrazio i preparatori, uscendo tutti insieme dalla mia camera.
Incrociamo i preparatori di Katniss e sono tutti eccitatissimi, parlano fra loro e quando ci vedono cominciano ad esaltarsi ancora di più.
« È splendida! » cinguetta Octavia.
« Dovete vederla! » le fa subito eco Venia.
« Una meraviglia! » concorda Flavius annuendo con vigore.
Ecco, adesso sono veramente curiosa di vedere che razza di miracolo hanno fatto loro tre e Cinna. Sono quasi tentata di andare a bussare alla sua porta e di sbirciare di persona.
Quando raggiungiamo l’ascensore, mancano solo Katniss e il suo stilista.
Portia e il suo team hanno fatto un lavoro splendido su Peeta. Indossa un completo nero semplice ma molto d’effetto con un motivo fiammeggiante. Faccio i miei complimenti a tutti e lui arrossisce appena.
Mi prendo qualche secondo per osservare bene Haymitch – non vorrei che avesse qualcosa fuori posto. Gli hanno fatto mettere un completo grigio perla, che gli mette incredibilmente in risalto gli occhi. Sotto indossa una camicia bianca, un panciotto dello stesso colore della giacca e una cravatta blu notte. Non mi sembra che sia annodata male e i bottoni sono tutti abbottonati nel modo giusto. Sicuramente c’è lo zampino di Portia.
Non posso evitare di pensare che così tirato a lucido è decisamente più attraente del solito – e qualche volta anche “il solito” purtroppo è sufficiente. I capelli sono puliti e sistemati, quindi immagino che si sia anche fatto una doccia.
Si volta nella mia direzione – se lo fa per guardarmi o perché si sente osservato, non posso saperlo. Per un attimo i nostri sguardi si incrociano, lui ghigna in quel suo modo arrogante e io porto gli occhi al cielo, scuotendo impercettibilmente la testa, senza riuscire a trattenere un sorriso.
Penso che non potrebbe andare meglio di così…
Poi finalmente Katniss e Cinna ci raggiungono e non posso non rimanere a bocca aperta.
La ragazza è meravigliosa.
I capelli sono intrecciati su una sola spalla, e tra le ciocce ci sono dei nastri rossi.
L’abito che le ha fatto Cinna è da togliere il fiato – interamente di pietre preziose, rosse gialle e bianche. Con ogni suo movimento sembra inghiottita dalle fiamme.
Ai piedi indossa un paio di sandali parecchio più bassi delle scarpe che le ho fatto indossare io.
« Katniss, sei bellissima! » le faccio i miei più sinceri complimenti, avvicinandomi per poter sfiorare il suo abito, poi mi volto verso Cinna. « È un capolavoro… » adesso ne sono certa: andrà tutto bene.
Haymitch non dice niente, e lei non lo considera minimamente. Chissà se veramente il loro incontro sia stato così disastroso o se sono solamente due teste dure.
Una volta che le porte dell’ascensore si aprono davanti a noi, troviamo tutti gli altri tributi e li accompagniamo fin sotto il palcoscenico che hanno creato dal nulla in queste ore.
Ci sono telecamere ovunque mi giri, i curiosi si accalcano e allungano le loro mani verso tutti e ventiquattro i ragazzi.
Non posso fare a meno di notare come molti vogliano l’attenzione dei miei tributi.
Cinna e Portia ci salutano e si avviano verso i loro posti a sedere e vedo con la coda dell’occhio che Katniss e Peeta si stanno preparando a sfilare assieme agli altri.
Faccio un breve cenno ad Haymitch di avvicinarsi e poi lo indirizzo verso i ragazzi, così potrà dirgli qualcos’altro per tranquillizzarli prima che salgano sul palco e si siedano al loro posto nel semicerchio di sedie.
Il mentore poi si allontana, andando a cercare il suo posto e io decido di andare a cercarne uno accanto agli altri accompagnatori, sulla tribuna sopraelevata. Mentre cerco un posto a sedere, vedo le dita di una mano sventolare cercando di attirare discretamente la mia attenzione e riconosco Constantine. Mi avvicino con un sorriso, salutando il piccolo gruppo di accompagnatori attorno a lui. Elphaba del 7 e Alastor del 5 – gli altri immagino siano rimasti al Centro di Addestramento.
« Hai deciso di goderti lo spettacolo? » mi chiede Elphaba.
« Beh, è un’occasione speciale » le rispondo, mentre mi siedo fra lei e Constantine. « I miei tributi sono stati fenomenali, non voglio perdermi nemmeno un secondo » aggiungo raggiante.
È strano vederla seduta qui. Da un paio di anni a questa parte si sedeva sempre accanto agli Strateghi. Tecnicamente nessuno potrebbe, ma Seneca glielo lasciava fare essendo la fidanzata di suo fratello. Anche se quando ero io la fidanzata di Lysander, non avrei mai chiesto una cosa del genere. Mi chiedo se il fatto che sia seduta fra i comuni mortali abbia qualche significato; se si fossero lasciati qualcuno me lo avrebbe detto, forse la cosa è recente o hanno solo litigato. Non che mi interessi…
Allungo un po’ il collo per vedere se riesco a scorgere Haymitch nella folla, ma ormai è sparito, quindi non ci do molto peso.
« Il tuo vestito è incantevole » la voce di Alastor mi fa quasi sobbalzare, ma mi volto verso di lui e mi sporgo un po’ per ringraziarlo, oltre Constantine.
« Aspettate solo di vedere quello che Cinna ha fatto per la mia ragazza! » esclamo, eccitata e di nuovo abbasso gli occhi sul palcoscenico per vedere se sta succedendo qualcosa, ma c’è ancora calma piatta.
« Certo che non perdi occasione di vantarti… » mi punzecchia l’accompagnatrice del Distretto 7, con quella pellaccia verde sembra che si stia per sentire male. Ha decisamente esagerato. Il verde pisello di Octavia è sobrio ed elegante, questo –  quasi smeraldo – di Elphaba è osceno.
In mio soccorso arriva Constantine, che con una risatina commenta: « Perché può farlo! Santo cielo dopo tanto lavoro finalmente ha la possibilità di lavorare con due gemme come quei due, insomma nessuno poteva togliergli gli occhi di dosso! Ci daranno sicuramente filo da torcere! » nella sua voce non c’è gelosia o rancore, almeno non in apparenza.
Fra i mentori – soprattutto fra quelli dei distretti 1 e 2 – si crea un po’ di rivalità, ma fra noi accompagnatori è raro che succeda. Possiamo essere gelosi di un tributo piuttosto di un altro, in genere bramiamo tutti quelli più affabili e disposti a collaborare, ma non andiamo oltre.
Finalmente i tributi fanno la loro entrata sul palcoscenico e il pubblico impazzisce. Quando sfilano e si siedono, i tre accompagnatori ammirano sicuramente il lavoro di entrambi gli stilisti, ma l’abito di Cinna li cattura.
Caesar Flickerman, identico da quando io ero bambina, dà il via alla trasmissione. Tutta Panem ci sta guardando. Un brivido di eccitazione e orgoglio mi percorre – i miei ragazzi stano brillando sotto i riflettori grazie alle pietre preziose di Cinna e alle fiamme di Portia.
Grazie al cielo Caesar ha ben deciso di allontanarsi dal rosso e da ogni sua sfumatura – l’anno scorso era indecente, ricordo di averlo addirittura sognato. Il celeste è decisamente più nelle sue corde.
Dopo qualche battuta chiama sul palco Glimmer, la ragazza del Distretto 1.
È bella da togliere il fiato, con quei capelli biondi e gli occhi verdi. Si siede accanto all’intervistatore e il suo abito dorato sotto i riflettori diventa semitrasparente. Mi ricorda incredibilmente Cashmere agli inizi. Non ricordo se è Alana a farle da mentore o Gloss, in ogni caso sono sicura che non avranno avuto alcun problema con lei.
I suoi tre minuti hanno inizio e secondo il pubblico passano troppo in fretta, ma quando arriva il suo compagno di distretto, Marvel, sembrano adorarlo già.
Qualche tributo è molto spiritoso, qualcuno meno. I due del 3 sono incredibilmente nervosi, ma Caesar come al solito fa del suo meglio per metterli a loro agio.
Quando chiama Finch, la ragazza del distretto 5, lei appare estremamente sicura di se stessa.
Ogni tanto porto gli occhi alle mie due lucciole. Peeta sembra abbastanza tranquillo, Katniss ogni tanto lancia qualche occhiata preoccupata nella mia direzione – o meglio, verso la zona riservata a tutti e ventiquattro gli stilisti – ma sta sedendo perfettamente composta, come le ho fatto vedere questa mattina e di questo sono immensamente fiera.
Dall’intervista non mi sembra che ci sia nulla di speciale riguardo il ragazzo del 7 e inspiro profondamente quando sul palco sale la piccola del Distretto 11, Rue. La sua stilista l’ha fatta diventare un piccolo angioletto, di una dolcezza indescrivibile. Sono contenta che non mi sia capitato nulla del genere quest’anno. Poi mi fermo un attimo a riflettere, perché mi rendo conto che ci è mancato veramente pochissimo…
Caesar è particolarmente gentile e premuroso con lei, Rue sembra essere un po’ intimidita dalla folla. Ma ha comunque guadagnato un sette con gli Strateghi.
E poi arriva il turno del suo compagno di distretto e le cose si fanno più serie – è veramente gigantesco. Continuo a pensare che lui sarà un osso duro.
Mi rendo conto che sto trattenendo il respiro quando chiamano Katniss. È arrivato il momento della verità… deve solo restare calma e fare tutto quello che le abbiamo detto di fare. Non può essere così difficile, immagino.
Sembra un cucciolo smarrito quando deve rispondere alla prima domanda dell’intervistatore e vedo che i suoi occhi tornano di nuovo alla mia tribuna sopraelevata, cerco di seguire la traiettoria del suo sguardo e trovo Cinna e Portia, seduti uno di fianco all’altro a guardare verso il palco.
« Lo stufato di agnello » risponde, e torno a guardare su di lei, con un mezzo sorriso. Poteva trovare qualcosa di meglio, ma ricordo con che voracità mangiava – anche se preferirei non farlo.
Quando le chiede del vestito, c’è un piccolo lampo di luce nei suoi occhi e so che sta per dire la cosa giusta. « Vuoi dire dopo che mi è passata la paura di bruciare viva? » un altro sorriso, più largo, si fa strada sul mio viso mentre il pubblico scoppia a ridere.
Se soltanto sapessi il colpo che mi avete fatto prendere… pensavo di avervi perso entrambi prima ancora di cominciare!
Lancio un’occhiata di traverso nella direzione di Cinna, ma lui è troppo concentrato a guardare Katniss per notarmi.
Inspiro profondamente, dicendomi che sta andando tutto bene. La ragazza sta andando magnificamente, molto meglio di quanto mi potessi aspettare. Non so perché Haymitch si sia lamentato tanto…
Poi lei continua, con un sorriso raggiante di cui non la credevo capace. Se me ne avessi regalato anche solo uno così questa mattina, avremmo finito molto prima, penso. « Ho pensato che Cinna era fantastico e che quello fosse il costume più spettacolare che avessi mai visto e che non potevo credere di essere io a indossarlo. Non riesco nemmeno a credere di essere io a indossare questo » dice, sollevando la gonna. «Insomma, guardatelo! » esclama e torna a guardare da queste parti.
Katniss poi comincia a fare una piroetta dopo l’altra e sotto la luce dei riflettori l’effetto è spettacolare. Sembra essere avvolta da lingue di fuoco, le pietre preziose brillano e riflettono la luce, sprigionando tantissime sfumature di rosso, giallo e bianco. Il pubblico è in delirio e il mio cuore si alleggerisce; applaudo con gli altri quando lei si ferma, disorientata ma decisamente contenta della sua esibizione. Da dove diavolo è uscita questa ragazza? Non è la stessa che voleva piantarmi un tacco fra gli occhi di questa mattina!
Nel frattempo che lei si riprende, cercando di combattere contro le vertigini, Caesar la tiene salda e ne approfitta per fare qualche altra battuta. « Non preoccuparti. Ti tengo. Non posso permettere che tu segua le orme del tuo mentore » dice, e alla mia mente torna il volo che ha fatto dal palco, rischiando di farsi veramente molto male. Le telecamere vanno su Haymitch e il pubblico comincia a fischiare. Che bisogno c’è?
Un fastidioso nodo si annoda nel mio stomaco, mentre lui fa cenno alle telecamere di staccare e di tornare sulla ragazza.
Allora le chiede del suo undici e mi innervosisco un po’, ma lei ancora una volta se la cava più che bene, rivolgendosi direttamente agli Strateghi, e chiedendogli conferma del fatto di non poter dire nulla.
Vedo Plutarch alzarsi e praticamente urlare al palco. « Certo che no! Non può dire una parola! » e questo chiude definitivamente la questione.
Dall’enfasi che ci ha messo e soprattutto dal colore paonazzo che ha assunto il suo colorito, mi chiedo se non fosse proprio lui il famoso uomo del punch di cui ci ha parlato Katniss a cena. Magari se lo chiedo in confidenza a mio cognato Nolan, lui potrà dirmelo…
La conversazione poi si fa più seria quando Caesar le chiede di parlare di sua sorella.
Nell’Anfiteatro cittadino cala il più rispettoso dei silenzi, mentre Katniss mette in ordine i pensieri.
Forza, penso, un ultimo sforzo. Sei stata meravigliosa fino ad adesso, manca veramente poco.
« Si chiama Prim. Ha dodici anni. E io le voglio bene più che a ogni altra cosa al mondo » risponde e mi si contrae di nuovo dolorosamente lo stomaco.
« Cosa ti ha detto? Dopo la mietitura, intendo » le chiede Caesar, ma il suo tono non è invadente.
Riesco a sentire gli ingranaggi muoversi nel cervello della ragazza. « Mi ha chiesto di fare di tutto per vincere ».
L’intervistatore incalza, senza mai essere scortese, ma sempre con una certa delicatezza invidiabile. « E tu cosa le hai risposto? »
In un attimo lo sguardo di Katniss si trasforma. Si trasforma e la ragazzina dolce e divertente apparsa sugli schermi fino ad ora svanisce, rivelando seppur brevemente la sua vera natura, e finalmente riconosco la persona con cui ho avuto a che fare fino ad oggi. Il suo sguardo è gelido, la sua voce più decisa. « Ho giurato che l'avrei fatto » e io ci credo, ci credo veramente adesso. Può farcela, lei può vincere sul serio…
Cerco di concentrarmi su Peeta adesso, mentre sale sul palco e viene accolto dal pubblico.
Solo uno può tornare indietro, mi dico. E conosco Haymitch. Punterà su di lei, anche se sembra che non vadano per niente d’accordo.
Il ragazzo sembra assolutamente a suo agio durante l’intervista e comincia a paragonare tutti i tributi al pane dei loro distretti. Gli spettatori trovano particolarmente divertente la cosa e sembrano veramente adorarlo.
Non mi sembra possibile che tutti e due i miei tributi stiano riscuotendo successo quest’anno. Così rendono le cose incredibilmente più difficili… ma ormai è inutile, penso. Ormai mi ci sono affezionata comunque. Che ci si affezionino anche loro, non mi interessa.
« Altro che il fuoco degli stilisti! » ride ad un certo punto Peeta, rivolto all’intervistatore. « Stavo per bollire sotto una delle vostre docce! » dice, e il pubblico comincia a ridere mentre lui continua. « Ci sono troppi pulsanti, troppa scelta! Però devo ammettere che i saponi sono veramente profumati! » poi si sporge verso Caesar, abbassando un po’ la voce ma stando attento a farsi sentire perfettamente. « Dimmi, profumo ancora di rosa? » l’intervistatore gli dà corda, annusandolo e facendosi annusare mentre tutti gli spettatori impazziscono e anche io faccio fatica a tenere una risatina intenerita, vendendoli così.
Non riesco a non adorare quel ragazzo; non che non apprezzi Katniss, ma lui è un ragazzo così dolce e gentile e vorrei poter fare qualcosa, ma mi sento incredibilmente inutile.
Caesar comincia a chiedergli della sua vita privata, insistendo sulla sua situazione sentimentale.
Peeta nega, ma è chiaro che stia mentendo. Dopo un po’ l’intervistatore riesce a cavargli qualche informazione da bocca e la sua storia è molto triste.
« Non c'è problema, ti suggerisco io cosa puoi fare. Vincere e tornare a casa. A quel punto, non potrà respingerti, ti pare? » lo incoraggia Caesar e lui sembra ancora più demoralizzato.
« Non credo che funzionerà. Vincere… non servirebbe, nel mio caso » ammette, e appena gli viene chiesto il motivo risponde: « Perché… perché… lei è venuta qui insieme a me ».
Quindici anni di bugie, di falsi sorrisi e farse per le telecamere. So riconoscere una recita quando la vedo, anche delle più ben fatte. Johanna non mi ha imbrogliato nemmeno per un minuto, e lei era molto brava. Quindi qui le cose sono due: o Peeta è il più grande attore che io abbia mai incontrato, oppure non sta affatto mentendo. E delle due alternative spero proprio che sia la prima…
Le telecamere si puntano immediatamente su Katniss, è confusa ma china subito lo sguardo, arrossendo appena. Non riesco a capire se l’imbarazzo sia per l’improvvisa attenzione su di sé oppure se condivide il sentimento. Di certo nei giorni che abbiamo passato insieme non mi sembravano affatto affiatati, anzi!
Il dialogo successivo fra Peeta e Caesar mi leva ogni dubbio. Katniss non ne sapeva niente, mi chiedo se Haymitch invece ne fosse al corrente o meno… insomma, nelle quattro ore che hanno passato insieme dovrà essere venuto in mente ad uno dei due che la domanda sarebbe potuta saltare fuori. In genere ci si appiglia agli amori lasciati a casa quando non si sa bene come continuare. Certo, con Katniss il suo undici e la sorella, gli argomenti dell’intervista non sarebbero mai potuti essere diversi, ma Peeta prima di adesso aveva ben poco da dire.
L’intervista finisce e l’inno di Panem comincia a suonare. Tutti gli schermi sono sui miei due tributi, che hanno assolutamente rubato tutta la scena agli altri – di nuovo.
Il cuore mi martella nel petto mentre assieme agli altri accompagnatori comincio ad avviarmi verso il Centro di Addestramento, scendendo dalla tribuna.
Ricevo qualche complimento e qualche parola di conforto per i due ragazzi; sorrido, ringrazio e rispondo garbatamente.
Poi mi ricongiungo con Haymitch e appena lo vedo infilo il mio braccio sotto al suo, e marciamo dritti verso l’entrata – cercando di evitare ulteriori domande. « È opera tua? » gli chiedo, appena siamo abbastanza lontani da orecchie indiscrete.
« Non so di cosa stai parlando » mi risponde, ma non mi fido per niente.
Ho già perso di vista i ragazzi, ma vedo che tutti gli altri stanno entrando negli ascensori, quindi aspettiamo che l’atrio si sfolli e nel frattempo veniamo raggiunti dai due stilisti. Appena li vedo faccio scivolare il mio braccio via da quello di Haymitch e mi liscio un po’ il vestito, aggiustando qualche diamante dalla scollatura che non aveva alcun bisogno di essere aggiustato.
Prendiamo tutti e quattro un ascensore assieme a Chaff, Seeder ed Hestia. L’accompagnatrice non la smette nemmeno un secondo di ciarlare, e io sono costretta a darle corda quando vorrei solo raggiungere i miei due tributi.
L’ascensore si ferma all’undicesimo piano, salutiamo tutti e penso di essermela cavata, quando Chaff mi agguanta e mi tira a sé, ma ormai lo conosco e reagisco abbastanza in fretta da schivare un bacio sulle labbra – e a stento mi colpisce l’orecchio. Si congeda con una risata, una pacca sulla spalla di Haymitch, che sembra sul punto di esplodere, e un: « Ci vediamo, Bambolina » al quale io non rispondo nemmeno. Ma sorrido a Seeder quando prima che le porte dell’ascensore si richiudano mima con la bocca un muto “scusa” – ordinaria amministrazione.
Quando finalmente raggiungiamo il dodicesimo piano, la scena che ci aspetta è agghiacciante. Il mio cuore si ferma dopo aver battuto così velocemente.
Peeta è a terra, assieme a centinaia di cocci che appartengono a quello che fosse un vaso di ceramica. « Che succede? Sei caduto? » strillo quando i miei occhi vedono il sangue che gli esce dalle mani.
« No, » risponde e io mi affretto subito a raggiungerlo e Cinna fa lo stesso « è lei che mi ha buttato per terra ».
Sento quasi le forze che mi mancano, mentre mi assicuro che Peeta stia bene. Gli afferro una mano insanguinata, ma la ferita non sembra troppo profonda e lui si toglie da solo un coccio che si era conficcato superficialmente nel palmo.
I miei occhi vanno direttamente su Haymitch, proprio mentre lui riprende duramente la ragazza.
« È stata un’idea tua, vero? Farmi passare per una specie di stupida davanti a tutto il paese? » ha quasi ammazzato il suo compagno di distretto e questo è quello che pensa? C’è un campanello nella mia testa che mi dice “è quello che dovrebbe fare” ma non adesso, mi dico. Non adesso, è proibito scontrarsi con i tributi fuori dall’arena. Ha già creato abbastanza guai, non oso immaginare che cosa farà dopo…
« È stata un'idea mia » risponde Peeta, e lo lascio andare, mentre lui continua ad esaminarsi le ferite. « Haymitch mi ha solo aiutato ».
Lo sapevo che c’era il suo zampino. Torno a guardarlo e i suoi occhi sono fiammeggianti, carichi d’ira rivolti alla ragazza, che adesso sta sbraitando di nuovo.
« Pensi che ti abbia danneggiato? Quel ragazzo ti ha dato qualcosa che non saresti mai riuscita a realizzare da sola »
« Mi ha fatto apparire insicura! »
« Ti ha fatto apparire desiderabile! » ringhia Haymitch, facendomi indietreggiare. « E guardiamo in faccia la realtà: ti serve tutto l'aiuto che puoi ottenere, in quel campo. Eri romantica come una cacca finché lui non ha detto che ti voleva. Adesso ti vogliono tutti. Parlano solo di voi. Gli innamorati sventurati del Distretto 12! » le urla contro, in una maniera che non mi piace affatto.
« Ma noi non siamo innamorati sventurati! » ribatte lei urlando nello stesso modo.
Proprio mentre penso che finirà male, Haymitch la afferra per le spalle e la sbatte al muro. « E chi se ne frega! » grida, istintivamente faccio un passo avanti, ma Cinna mi afferra e mi impedisce di avvicinarmi. Forse ha paura che Haymitch aggredisca anche me. « Sta tutto nello spettacolo. Sta tutto nel modo in cui ti percepiscono » Katniss comincia a spingerlo via ma Haymitch non si muove. Cerca di farle capire che adesso potrà trovare un mucchio di sponsor disposti a pagare per lei, perché la vedranno come una seduttrice. Mi divincolo di nuovo, ma la presa di Cinna si stringe.
Perché nessuno fa niente? Questa situazione è surreale!
Katniss riesce a liberarsi di Haymitch spingendogli via le mani e cerca di allontanarsi, allora finalmente Cinna lascia andare me per fermare lei. « Ha ragione, Katniss » cerca di farla ragionare.
Lei si lamenta del fatto che non fosse stata avvisata prima. Benvenuta nel club, penso, mentre Portia la rassicura dicendole che la sua reazione è stata perfetta.
È vero, lo è stata – la sorpresa e l’imbarazzo erano genuini, non sarebbe riuscita a fingerli altrimenti.
« È solo preoccupata per il suo ragazzo » commenta Peeta, seccato.
Un rossore si espande istantaneamente sulle guance di Katniss. « Io non ho un ragazzo ».
Oh, sono veramente stanca di sentire questi due che discutono di cose assolutamente inutili. Parleremo della gravità di quello che è appena successo oppure no?
Continuano a discutere fra loro, io rimango in silenzio ad osservare la scena ancora inorridita.
Non riesco a togliere gli occhi dal sangue sul pavimento. Perché nessuno è ancora arrivato a pulire?
Mi allontano, tanto nessuno sembra accorgersene. Avviso un senza-voce di andare a sistemare il macello accanto all’ascensore e quando ho fatto, gli altri si stanno radunando attorno al tavolo da pranzo. Evidentemente hanno deciso di ignorare l’argomento.
Ma l’argomento non può essere ignorato quando le mani di Peeta continuano a sanguinare ancora più copiosamente e Portia è costretta ad allontanarsi con lui e quando tornano, le mani del ragazzo sono fasciate.
Rimango in silenzio durante il pasto e durante anche le repliche. Non ho voglia di parlare con nessuno di loro, ma concedo ai due ragazzi un sorriso quando appaiono sullo schermo – a rassicurarli di nuovo sulle loro performances ci pensano gli altri.
Sto già pensando a domani…
Peeta è ferito, Haymitch ha di nuovo esagerato col vino, Katniss è una testa dura.
È incredibile come le mie aspettative per questi Giochi riescano a cambiare così repentinamente. Solo qualche ora fa ero così positiva, e adesso… adesso non lo so.
Ormai è tardi, devono andare a letto e domani non li vedrò, se non attraverso uno schermo.
Li guardo bene entrambi, Katniss Everdeen e Peeta Mellark. Uno dei due forse potrebbe non essere solo un altro nome da aggiungere alla lunga lista di tributi che ho visto morire nell’arena.
E mi rendo conto che se toccasse a me, non saprei veramente chi scegliere. Ma non è compito mio, è compito di Haymitch e ho – quasi – totale fiducia in lui. Saprà cosa fare…
Come quasi ogni anno, mi sono affezionata a questi due ragazzi che hanno fatto parte della mia vita per meno di una settimana e quando è il momento, metto da parte la rabbia per gli avvenimenti di poco fa e li abbraccio entrambi, ringraziandoli di tutto.
« Siete stati i migliori tributi che ho avuto il privilegio di presentare » dico, controllando a stento l’emozione. Ed è un male, è assolutamente un male. Devo sbrigarmi a rimettere la maschera, prima che sia troppo tardi. « Non sarei per niente sorpresa se alla fine mi promuovessero a un distretto decente, l’anno prossimo! » aggiungo baciando entrambi sulle guance e tentando un sorriso ma poi devo allontanarmi perché sento che le lacrime premono contro gli occhi per uscire.
Conserva le lacrime, Trinket. Dico severamente a me stessa. Conservale per quando dovrai piangere la loro morte, aggiunge automaticamente una vocina nel mio cervello – e la vocina mi distrugge completamente, impedendomi di controllarmi ancora.
Mi sfogo per un po’, poi decido di andare a letto.
Avrei voluto raggiungere di nuovo Haymitch e rimproverarlo per il suo comportamento. Avrei voluto dirgli che ha più del doppio dei loro anni e che ha agito in maniera assolutamente impulsiva e sconsiderata – ma non servirebbe a nulla e non voglio farmi nemmeno vedere in questo stato, con gli occhi rossi e il viso gonfio.
Mi metto a letto, senza struccarmi e mi addormento quasi subito, stremata dalle ultime ore, ma dormo male. L’ansia per domani non mi permette di dormire per più di un’ora di fila, continuo a svegliarmi e a riaddormentarmi. Alle tre del mattino mi decido e prendo dei sonniferi, così dormirò almeno cinque o sei ore di fila.

 

A/N: Salve!
Allora siccome già il capitolo è lunghissimo ora dico solo qualche parola: pigna, pizzicotto, manicotto, tigre!
No, ok… seriamente.
Dal prossimo capitolo si entra nei Giochi e i capitoli saranno almeno – almeno – la metà di questo. Tenterò di aggirarmi intorno alle 3-4 mila parole.
Questo capitolo è stato molto intenso, ho tentato di inserirci un po’ di Hayffie, ma dai prossimi la cosa si evolverà… soprattutto nei momenti di calma.
Finalmente posso mandare Effie in missione e potrete conoscere il mondo dietro agli Hunger Games!
Anche se, credo che aggiornerò prima Petrichor…
Lasciatemi i vostri pensieri, grazie mille e alla prossima!!
 

x Lily

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Capitolo 5
*** A/N ***


Salve a tutti,
volevo brevemente spiegare la mia situazione attuale – a chi interessa, ovviamente – e il motivo per cui non sto più scrivendo.
Non è successo nulla di grave, solamente la mia condizione mentale è un po’ peggiorata.
Sono sempre stata in bilico su un filo e alla fine sono caduta.
È difficile spiegare quello che mi sta succedendo, detto in parole povere ho avuto una ricaduta nervosa.
Da due anni non ero in terapia e adesso a breve ci tornerò per riprendere il percorso che avevo interrotto e per la prima volta mi sto anche facendo aiutare con dei farmaci, che devo dire stanno facendo veramente la differenza.
Soffro di agorafobia e una forma di depressione che va e viene, a periodi (se qualcuno mi segue da un po’ avrà notato che nello scorso anno ho interrotto gli aggiornamenti due volte, sempre per questo motivo, spiegati più genericamente con un calo di ispirazione).
Non era del tutto falso, quando sono in questi periodi neri è difficile che io mi metta a scrivere.
Cercherò di riprendere al più presto, ho già ripreso a lavorare da qualche settimana su qualcosa di nuovo. In genere cambiare un po’ aria mi aiuta a ritrovare l’ispirazione per tornare anche indietro.
Spero di tornare presto ad aggiornare tutte le storie in corso; potrebbe volerci una settimana quanto potrebbe volerci di più, spero possiate capirmi.
Grazie di cuore,
 

x Lily

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