Lo sbocciare dell'amore di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Valese la traditrice ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Allenamento ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Un terzo occhio per piangere ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Non capiva che l'amavo ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Il matrimonio di Tenshinhan ***
Capitolo 6: *** Cap.6 I ricordi di Pan ***
Capitolo 7: *** Cap.7 La febbre di Ub ***
Capitolo 8: *** Cap.8 Sarai l'oro nelle mani ***
Capitolo 9: *** Cap. 9 Blackmail ***
Capitolo 10: *** Cap.10 Migliori amici ***
Capitolo 11: *** Cap.11 Migliori amiche ***
Capitolo 12: *** Cap.12 L'umorismo di Vegeta ***
Capitolo 13: *** Cap.13 Pan e Trunks si fidanzano ***
Capitolo 14: *** Cap.14 Attrazione ***
Capitolo 15: *** Cap.15 Dopo una notte di fuoco ***
Capitolo 16: *** Cap.16 Dovunque andrai ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Valese la traditrice ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Remake
di Stai lontana da me.
Scritta sentendo Stai lontana da me di Adriano Celentano.
Cap.1 Valese la traditrice
"Anche oggi vuoi che vado al solito posto a prendere il gelato?"
domandò Goten. Valese socchiuse gli occhi, sorrise mostrando
i denti candidi e annuì. I suoi orecchini a forma di lune e
stelle ondeggiavano, riflettevano la luce del sole sulla loro superfice
dorata. Goten sentì il proprio cellulare vibrare,
guardò il nome sopra lo schermo, sospirò, chiuse
la chiamata e lo rimise nella tasca.
"Chi era?" domandò Valese. Sbatté un paio di
volte le palpebre facendo ondeggiare le lunghe ciglia. Goten
sbuffò e alzò le spalle, mettendo le mani in
tasca.
"La mia ex. Ancora non ha capito che ora sto con te"
borbottò. Valese si sporse, gli baciò la guancia
lasciandogli un segno vermiglio.
"Sei tutto mio, mio eroe" trillò. Goten arrossì,
le sorrise e le fece l'occhiolino.
"Due gelati in arrivo" sussurrò. Valese annuì, si
allontanò facendo sbattere i tacchi sulle piastrelle di
pietra e raggiunse una panchina sedendosi. Goten attraversò
la strada, raggiunse un chioschetto e si mise in fila.
"Ohy, ciao". Si sentì salutare. Abbassò lo
sguardo e vide che la ragazza davanti a lui era Bra, i lunghi capelli
della giovane le ondeggiavano dietro le spalle.
"Bra?" domandò e la voce gli tremò. La giovane si
mise una ciocca azzurra dietro l'orecchio e annuì.
"Ti ricordi molto di me" disse ironica. Goten ridacchiò, si
passò la mano tra i capelli e arrossì.
"Di solito quando ci vediamo c'è sempre un po' troppo
movimento. Ed inoltre ricordo quando seguivi me e Trunks, ed eri alta
un tappo e un barattolo" ammise. Bra sospirò e
incrociò le braccia sotto il top rosso, facendo ondeggiare i
suoi seni prosperosi.
"Ti ricordi ancora quando avevo quella specie di ciuffo sulla testa,
sembravo una rapa" borbottò. Goten scoppiò a
ridere, Bra lo colpì con una gomitata all'addome e il
ragazzo tossì.
"Io non rido per quel cespuglio che hai in testa" brontolò.
Goten si grattò la guancia e annuì.
"Li devo tagliare giornalmente per non essere il clone di mio padre".
Ammise.
"Puoi passare avanti" disse Bra. Goten sorrise e le si mise davanti,
osservò un'aziana allontanarsi e si trovò davanti
il viso del gelataio.
"Due coni alla panna" ordinò. L'uomo annuì e
Goten si voltò verso Bra.
"Grazie, la mia ragazza li sta aspettando. Anzi, vieni così
ti presento la mia Valese" disse. Bra annuì, Goten si
voltò e prese le i due coni per le ostie con entrambe le
mani. Dei rivoli di gelato alla vaniglia gli colarono sulle mani.
"Metta tutto sul mio conto" disse Bra, guardandosi le unghie aguzze e
laccate di rosso sangue.
"Certo signorina Briefs" rispose il gelataio. Goten fischiò.
"Wow, è vero, voi siete ricchi" sussurrò. Bra
annuì, si tolse un laccio dalla tasca della gonna rosso
fuoco e si legò i capelli lunghi in una coda.
"Andiamo, la tua ragazza ti aspetta" gli ricordò Bra. Goten
si voltò e attraversò la strada, seguito dalla
giovane. Si fermò a metà percorso, sgranando gli
occhi e socchiudendo la bocca. Valese era in braccio a un ragazzo dai
lunghi capelli castani, con una cicatrice sopra la fronte. I due si
stavano baciando, mentre alle loro spalle si alzavano gli schizzi della
fontana della piazza. Goten aprì le mani ed i coni gli
finirono a terra, le ostie andarono in frantumi e il gelato si
allargò sull'asfalto. Bra guardò la giovane,
digrignò i denti e afferrò Goten per un braccio.
"Se resti qui t'investiranno" mormorò. Raggiunse le strisce
pedonali e lo condusse con sé fino a un'aiuola, i suoi
stivali affondarono nel terreno e nell'erba. Si fermarono sotto un
albero, Goten si accasciò contro la corteccia appoggiandoci
la fronte. Bra guardò le sue iridi grigie e strinse un
pugno, coperto dal lungo guanto vermiglio.
“Quello che vedi morire, giudicalo perso”
sancì.
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Capitolo 2 *** Cap.2 Allenamento ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Remake
di Gente.
Scritta sentendo Gente di Laura Pausini.
Cap.2 Allenamento
Bra osservò suo padre addormentato su un fianco sopra il
divano, il respiro del principe dei saiyan era regolare, il
suo petto nudo si alzava e abbassava facendo ondeggiare l'asciugamano
che teneva intorno al collo. La giovane prese la lattina vuota e
schiacciata di birra dalla mano dell'uomo e la mise sopra il
tavolinetto. Si raddrizzò e si mise a correre,
uscì fuori dal salotto, scivolò con i piedi
coperti dai calzini lungo il corridoio e si fermò davanti
alla porta metallica della Gravity. Sorrise vedendola socchiuse, la
spinse entrando e se la richiuse alle spalle con un tonfo. Raggiunse il
pannello dei comandi, digitò un paio di tasti e si accese
uno schermo rosso su cui apparve un 100g in stecche nere. La stanza si
illuminò di rosso, l'aria divenne tremante e la giovane
sentì la gravità premerle le spalle fino a farle
scricchiolare le ossa. Si voltò e avanzò di un
paio di passi, la tuta da ginnastica azzurra le premeva contro la pelle
candida ed ad ogni passo il suo codino azzurro oscillava.
Camminò avanti e indietro, avvertendo lo sterno dolerle e le
ossa dell'intero corpo scricchiolarle, gli occhi le si arrossarono.
"E' il tuo migliore
amico, dovresti andare a prenderla a pugni!" gridò Bra.
Trunks incrociò le braccia al petto e si appoggi
contrò la parete della stanza della giovane.
"Non posso massacrare
Valese, è solo una stupida oca, morirebbe al mio primo
pugno" le ricordò. Allungò una gamba e
appoggiò il piede sopra una sedia. Bra sbuffò
rumorosamente e piegò di lato la fialetta che teneva in
mano. Vide una goccia verde del liquido che conteneva cadere, finire
sopra una foglia rodendola. Trunks guardò il fumo grigiastro
alzarsi dai resti rossastri e bruciacchiati della foglia.
"E tu non puoi
avvelenarla" le ricordò. Bra digrignò i denti
rumorosamente, corrugò la fronte e abbassò lo
sguardo.
"Continua a telefonarli,
implorandolo di rimettersi insieme" sibilò. Mise la fiala
insieme ad altre in un contenitore nero di plastica. Trunks
alzò lo sguardo e le sue iridi azzurre rifletterono la luce
della lampada.
"Io sono il suo migliore
amico e come tale lo conosco. Se lo merita, ha fatto soffrire molte
ragazze tradendole a sua volta. Gli servirà per crescere"
ribatté. Bra strisciò rumorosamente la sedia sul
pavimento e si alzò, allontanandosi dalla sua scrivania.
"Non
l'avvelenerò, promesso" sibilò.
"Goten non merita di piangere per quella là"
sibilò Bra. Iniziò a dare una serie di pugni a
vuoto, sentiva i muscoli delle braccia pulsare e le spalle dolerle.
Strinse le labbra fino a farle sbiancare, ad ogni suo colpo la sua coda
di cavallo azzurra oscillava.
"Diventerò supersaiyan e arderò Valese come la
fiamma fa con le falene" sibilò. Strinse più
forte i pugni, conficcando le unghie nel palmo lasciando una serie di
mezzelune. Diede un'altra scarica di pugni, le sue braccia si
ricoprirono di sudore ed iniziò ad ansimare.
"E nel contempo farò vedere a mio padre che non
m'interessano solo i vestiti. Mi farò perdonare per averlo
lasciato solo contro Baby-Goten e Baby-Gohan". Aggiunse.
Iniziò a dare una serie di calci alti, sul suo ventre nudo
si contraevano i suoi muscoli creando la tartaruga. Saltò e
diede una serie di calci in volo, riatterrando in piedi.
Avvertì il suo corpo bruciare e gemette di dolore.
"Non sarò un'oca come Valese, risveglierò il mio
istinto saiyan". Promise.
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Capitolo 3 *** Cap.3 Un terzo occhio per piangere ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Remake di S.O.S.
L'originale era stata scritta sul testo
S.O.S. (Jonhas Brothers) [che vi consiglio di leggere e di cui fa parte
la citazione che ho inserito], ma l'ho riscritta sulla canzone
Imbranato di Tiziano Ferro.
Era dedicata a:Pan_Tere94.
Cap.3 Un terzo occhio per piangere
E’
come se camminassi su vetri spezzati,
Farei
meglio a credere di sanguinare
Tenshinan si passò l'asciugamano sul capo umido e sul collo
muscoloso, le gocce d'acqua scendevano lungo il suo petto umido.
"Sei stato alla cascata ad allenarti, vero?" domandò Lunch.
Si passò il rossetto vermiglio sulle labbra, le
strofinò tra loro e chiuse il rossetto, rimettendoci il
coperchio. Ten si voltò, guardò la maglietta
aderente che indossava la donna e alzò un sopracciglio.
"Devi andare a fare un servizio per il telegiornale, oggi?" chiese.
Lunch si passò la spazzola tra i lunghi capelli blu.
"Lo sai che è il mio lato biondo che fa la giornalista. No,
ho un appuntamento" rispose. Ten guardò la minigonna della
ragazza e deglutì, arrossendo, guardando le sue gambe nude.
"Esci di nuovo con quel biondino?" domandò. Lunch sorrise e
si mise il foulard rosso in testa.
"Al contrario di te, vuole che siamo fidanzati" rispose. Ten
conficcò le unghie nella carme, fino a farsi una serie di
tagli a mezzaluna sul palmo.
"E quando sei lui eviti di starnutire o pensa che la bionda sia tua
sorella?" chiese con voce roca. Lunch prese la borsetta e se la mise a
tracolla.
"Sei geloso?" domandò. Fece ticchettare le sue scarpe sul
pavimento della casetta.
"Vivi in casa mia per uscire con un altro?" chiese Ten. I muscoli del
suo petto tremarono, gonfiandosi e socchiuse i due occhi in basso.
"Non preoccuparti, da domani vado a vivere da lui. E' il mio
telecameramen, mi verrà più utile per il lavoro.
E per tua informazione, sa delle mie trasformazioni" rispose Lunch.
Raggiunse la porta, la aprì ed uscì sbattendosela
alle spalle.
******************
Ten afferrò la libreria, gridò e la
rovesciò a terra, facendo sparpagliare i libri per terra.
Diede un calcio al divano spezzandolo a metà, le due parti
si ribaltarono. Gridò, il suo viso divenne vermiglio e il
suo battito cardiaco divenne accelerato. Tirò un pugno al
muro, sfondandolo in una serie di calcinacci e polvere. Rif
deglutì a vuoto e si affacciò dalla finestra,
tremando.
"Ten?" chiese con la vocina flebile. Ten sgranò gli occhi,
si voltò verso di lui e impallidì guardandolo
tremare. Gli corse incontro, lo abbracciò stringendolo al
petto e lo cullò.
"Scusa amico mio, non volevo spaventarti" sussurrò. Rif
annuì con il capo, si strinse al petto il cappellino e il
suo unico capello oscillò.
"Ti avevo promesso di non farti più paura, ora che non sono
più un allievo del malvagio genio della gru. Scusa se non ho
mantenuto la promessa" sussurrò Ten. Avvertì una
serie di fitte al petto e abbassò lo sguardo. Rif gli
accarezzò la guancia con la minuta mano pallida.
"Nemmeno una battaglia ti ha mai affranto così,
amico mio" disse con vocetta strudila.
"Lunch se n'è andata" sussurrò. Rif
singhiozzò, gli affondò il viso nella maglia e
scoppiò a piangere. Ten gli accarezzò il capo
liscio e candido.
*************
"Quindi è una settimana che non la senti?"
domandò Yamcha. Ten annuì, Bulma si
abbassò e gli offrì un bicchiere. Ten lo prese,
il calore del fumo che si alzava dal the bollente gli
investì il viso.
"Non ti ha mandato neanche un messaggio?" chiese il moro. Bulma
roteò gli occhi e sbuffò.
"Non tutti hanno cellulari e macchine nuove ogni dieci minuti" rispose
la donna. Yamcha arrossì e si voltò verso la
finestra.
"Le pene d'amore vanno di moda ultimamente. Credo che mia figlia Bra si
sia innamorata" spiegò Bulma. Ten soffiò sul the
e lo sorseggiò, sentendo la lingua bruciare.
"E' stata colpa mia, non mi sono accorto che in tutti questi anni mi
ero abituato a lei. Io mi stavo innamorando e intanto quel terzo
incomodo si metteva tra di noi" biascicò.
"Questo succede quando lasci che una relazione di solo se**o diventi
d'amore, poi soffri" spiegò Yamcha. Fu raggiunto da un pugno
al capo e crollò svenuto in avanti. Ten si alzò
in piedi di scatto, rovesciò il bicchiere sul tavolo
macchiando la tovaglia di the e la sua sedia si ribaltò con
un tonfo.
"Vegeta, non far svenire gli ospiti" brontolò Bulma. Vegeta
si voltò verso Ten e gli tirò uno schiaffo, si
voltò e si allontano. Ten impallidì,
accarezzandosi la guancia arrossata e ansimò, tremando.
"Non farci caso, è il suo modo per aiutarti a reagire"
spiegò Bulma.
********************
Ten aveva gli occhi arrossati, la testa gli doleva ed il suo respiro
era rantolante. Guardò Rif addormentato sul cuscino su un
fianco, gli rimboccò la coperta e si rizzò. La
porta si aprì con un tonfo e il guerriero si
voltò, sgranò gli occhi guardando Lunch avanzare.
Il vento le fece ondeggiare i lunghi capelli biondi e il fiocco rosso
che li decorava si sciolse e volò via. Lunch
lasciò andare una valigia, che arrivò a terra con
un tonfo e si aprì facendo finire vestiti e banconote
tutt'intorno. Ten avanzò con la bocca socchiusa, le gambe
gli tremavano ed ondeggiava ad ogni passo.
"Sapevo che non potevi stare senza di me" ringhiò. Ten
boccheggiò, la giovane starnutì e le tornarono i
capelli blu. Si mise a correre, lo raggiunse si strinse a lui,
affondandogli il viso nel petto. Singhiozzò, si
avvinghiò con le dita alla maglia di Ten ed
ansimò.
"Non posso stare senza di te ... non ci riesco, ci ho provato"
biascicò. Ten la staccò da sé, si mise
in ginocchio e le prese le mani tra le sue. Rif aprì gli
occhi, si voltò e li vide, sorrise e spiccò il
volo raggiungendo il capo del migliore amico.
"Lunch, vuoi sposarmi?" domandò Ten. Rif infilò
la mano in tasca e gli porse un anellino dorato, Ten lo prese e lo
porse a Lunch. La giovane lo prese e se lo infilò al dito.
"Assolutamente sì" mormorò. Ten sorrise, le
lacrime gli scesero dal terzo occhio sulla fronte e Rif
batté le mani.
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Capitolo 4 *** Cap.4 Non capiva che l'amavo ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
I° parte del Remake di Non capiva che l'amavo.
Scritta sentendo Non capiva che l'amavo di Paolo Meneguzzi.
Cap.4 Non capiva che l'amavo
Pan si sdraiò sul letto, alzò lo sguardo e
socchiuse gli occhi, allargò le braccia ed
espirò. I lunghi capelli neri si allargavano sul cuscino
candido, risaltando. Strinse gli occhi, si leccò
le labbra ed espirò. Una giovane dai corti capelli verdi si
sedette sul bordo del suo letto.
"E' così quest'estate torni a casa dai tuoi?" chiese. Pan
socchiuse gli occhi, si alzò seduta ed annuì.
"E' la prima volta da quando mi sono iscritta a questo college che
torno a casa" mormorò con voce roca. L'altra giovane
sorrise, si sporse in avanti e le raddrizzò il cerchietto
blu scuro.
"Saranno felice di vedere che ti sei fatta una vera e propria donna, ti
sei alzata moltissimo" sussurrò. Pan si massaggiò
la spalla, chinò il capo e lo incassò tra le
spalle.
"Saranno occupati, si svolgerà il matrimonio tra zio
Tenshinhan e zia Lunch" biascicò. Il vento sbatteva contro
la finestra, facendo risuonare una serie di sibili e tonfi all'interno
della stanza. La giovane si voltò verso la parete e
guardò un pezzo di stoffa appeso e incorniciato.
"Porterai con te il ricordo di tuo nonno?" chiese. Pan si morse
l'interno della guancia e annuì.
"Se lo lasciavi me ne sarei occupata io. Tanto dovrai tornare per la
fine delle lezioni" ribatté la ragazza. Si grattò
il mento e chinò il capo di lato, facendo ondeggiare le
ciocche verdi davanti ai lati del viso. Pan tirò indietro le
gambe e le abbracciò, appoggiando la guancia sul ginocchio.
La compagna di stanza la guardò e le passò una
mano sul capo.
"Sei sempre così silenziosa che è difficile
capirlo, ma sei più depressa del solito o sbaglio?" chiese.
Pan sorrise e alzò lo sguardo.
"A casa si aspettano l'allegra Pan, non sanno quanto sono cambiata"
ammise con voce roca. L'altra giovane mise le mani sul letto e si
girò, sospirando.
"Dimmi la verità, lì c'è il motivo
della tua perenne depressione?" chiese. Pan unì i piedi,
chiudendo gli occhi.
"Si vede che mi conosci. Sì, c'è il ragazzo che
non ha mai capito che l'amassi" sussurrò.
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Capitolo 5 *** Cap.5 Il matrimonio di Tenshinhan ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Dedicata a: Claudia Saini.
Scritta sentendo
Glee Cast - Stereo Heart.
Cap.5 Il matrimonio di Thenshinhan
"Grazie per essere venuti a questo splendido matrimonio!"
gridò Crilin. La luce delle lampade lo illuminavano, il suo
corpo copriva un paio di crepe del muro della cascina alle sue spalle.
Vegeta era seduto sopra il tetto a tegole, teneva le braccia incrociate
e il capo alzato.
"Tsk, non ci volevo venire" ringhiò. Crilin sorrise e
salutò, stringendo con l'altra mano il microfono. Marron
arrossì, chinò il capo e si coprì il
viso con la mano.
"Io non lo conosco quando fa così" mormorò.
Avanzò con gli occhi bassi, andò a sbattere e
cadde per terra. Alzò lo sguardo e si trovò
davanti un paio di gambe dalla pelle nera e deglutì.
Sollevò il capo e vide un giovane offrirle la mano, la
afferrò e la sollevò.
"Ci conosciamo?" chiese. Chinò di lato il capo e fece
ondeggiare i suoi lunghi codini biondi.
"Sono Ub, l'allievo di Goku" si presentò il giovane. Marron
sorrise e annuì.
"Per allietare questo momento vi canterò una canzone!"
gridò Crilin.
C18 volò sul palco, lo
afferrò per la vita e levitò. Il marito si
divincolò, gli cadde il microfono sul palco e ci fu un forte
fischio.
"Grazie per averci salvato" mormorò Bulma. Guardò
lo sposo passarle davanti, lo vide salire sugli scalini di legno a
passo di marcia e salire sul palco. Si abbassò, prese il
microfono e se lo portò alle labbra.
"Scu ... scusate. Vi ringrazio per essere qui" farfugliò. Il
suo viso divenne completamente rosso e deglutì a vuoto
sentendo dei fischi.
"Vai, grande!" urlò Yamcha. Rif sorrise, si
avvicinò alla consolle musicale e fece partire una canzone.
"Canta! Canta!" gridò Yamcha. Alzò un pugno e
fischiò di nuovo.
"Sì, canta!" gridò Bulma. Lunch
ridacchiò e annuì, facendo oscillare il velo da
sposa. Ten deglutì a vuoto, allargò le gambe e si
avvicinò il microfono alle labbra. Bisbigliò,
creando un rumore simile a un forte ronzio.
"Ci mancava" brontolò Vegeta. Si sbatté la mano
sul viso, sentì un tonfo accanto a sé e vide
Junior sedersi al suo fianco.
"Sto scappando anche io". Spiegò il namecciano.
"Canta più forte!" gridò Gohan. Videl sorrise
e appoggiò la testa sulla spalla del marito, mentre
il
ricercatore metteva i gomiti sul tavolino di plastica bianca.
"Il mio cuore è uno stereo" cantò Tenshinhan.
Alzò il capo e il cielo stellato si rifletté nel
suo terzo occhio.
"Batte per te, quindi ascoltalo da vicino" cantò.
Una stella
cadente passò e il guerriero sorrise. Incrociò le
gambe e girò su se stesso allargando le gambe. Si
voltò nuovamente verso gl'invitati e si avvicinò
ancora il microfono alla bocca.
"Senti i miei pensieri in ogni nota" intonò. Junior
annuì a tempo un paio di volte e Vegeta ticchettò
con la punta candida dello stivale.
"E' bravo a cantare" sussurrò C18. Sedendosi su una palma e
appoggiando il marito sulle gambe.
"Anche io" brontolò Crilin.
"Fai di me la tua radio" cantò Tenshinhan. Si sporse in
avanti avvicinandosi al pubblico.
"Accendimi quanto ti senti giù". Proseguì. Trunks
alzò lo sguardo dal tavolo di plastica bianco e
osservò il cantante.
"Questa melodia è stata fatta per me" sussurrò
Lunch, mentre il marito cantava le stesse parole.
Chichi accarezzò la testa a Pan e le baciò la
guancia.
"Goditi la festa" sussurrò. Pan annuì e si
guardò le ballerine blu notte.
- Fortunatamente nessuno mi ha notata -pensò.
"Canta insieme al mio stereo". Cantò gridando Ten, mentre
Yamcha batteva le mani a ritmo.
Pan alzò lo sguardo
osservando Trunks riabbassare lo sguardo, arrossì e
abbassò a sua volta gli occhi. Ten chiuse il pugno, alzando
medio e mignolo e dimenò la mano.
"Se fossi solo un altro disco polveroso sul ripiano, soffieresti via la
polvere e mi suoneresti come tutti gli altri" cantò. Bra
alzò lo sguardo osservando la luna piena e Goten si sedette
in una sedia di plastica accanto a lei, appoggiando una coppa per
metà piena di champagne sul tavolo.
"Sei venuta da sola?" domandò coprendo le parole della
canzone.
Bra negò con il capo e indicò suo
fratello a due tavoli più avanti.
"C'è l'intera famiglia al completo. Noi Briefs, come voi
Son, ci muoviamo a tribù" rispose, parlando a sua volta
sulla melodia cantata dallo sposo. Goten annuì,
sfiorò con la mano quella della giovane ed entrambi
arrossirono.
"Inoltre mi scuso se salto qualche traccia, è che l'ultima
ragazza che ha giocato con me ha lasciato un paio di crepe"
cantò Tenshinhan.
Lunch si sedette sui gradini ai piedi del
palco, nelle sue iridi si rifletteva la figura del marito.
Starnutì ed i suoi capelli divennero biondi.
"Ero abituato, ma adesso l'ho superato". Proseguì a cantare
Tenshinhan, dimenando il bacino e muovendo il capo a destra e a sinistra.
"E questa chi sarebbe?!" gridò Lunch. Alzò il
mitragliatore al cielo e sparò una serie di colpi.
"Non ti fermare amico mio, sei bravissimo!" strillò Rif.
Marron guardò Ub bere il dodicesimo bicchiere di alcolico
all'arancia e alzò un sopracciglio.
"Non rischi di ubriacarti così?" domandò. Ub si
grattò la testa, il suo viso abbronzato era arrossato.
"Non era aranciata?" farfugliò. Marron scoppiò a
ridere e si nascose il viso con la mano.
"Perché avere rancori in amore è un antico
artefatto". Cantò con tutta la sua voce Tenshinhan.
Ub condusse Marron sotto la palma e baciò Marron. In quel
momento esplosero i fuochi d'artificio, illuminando il cielo notturno.
Crilin abbassò lo sguardo, C18 gli tappò gli
occhi e lo baciò.
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Capitolo 6 *** Cap.6 I ricordi di Pan ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
II° parte del Remake Non capiva che l'amavo.
Scritta sentendo l'omonima canzone di Paolo Meneguzzi.
Cap.6 I ricordi di Pan
"Avevo promesso a Tenshinhan che lo aiuto a ripulire la festa, ma... Ub
ha detto che mi accompagna lui a casa. Vuole assolutamente conoscere
meglio il migliore amico del suo maestro" ammise Marron. Si
leccò le labbra, togliendo i residui del suo lucidalabbra
avvertendo il sapore di fragola sulla lingua.
"Bene, ora puoi dirmi la verità?" domandò Trunks.
Si passò la mano tra i capelli color glicine e Marron gli
baciò la guancia.
"Capisci sempre al volo quello che penso" mormorò la
ragazza. Trunks alzò le sopracciglia ed annuì.
"Sei stata la mia ragazza per due anni" ribatté. Marron
strofinò le dita sul braccio nudo ed annuì.
"Sono contenta che siamo rimasti amici, nonostante come è
finita ..." sussurrò. Trunks mise le mani tasca ed
annuì.
"Lo sai che Goten si è lasciato con Valese?"
domandò. Marron si strinse i lacci dei codini biondi ed
annuì.
"Se lo merita, non scorderò mai che mentre usciva con me
flirtava con altre dieci ragazze" rispose la giovane. Il suo nasino a
patata divenne rosato. Trunks mise una sedia di plastica sopra un'altra
pila di sedie.
"Mia sorella non fa altro che difenderlo. Io, invece, penso che gli
farà bene" ribatté. Marron incrociò le
dita e si alzò sulle punte delle scarpe rosa confetto.
"La verità è che si è ubriacato e sta
vomitando anche l'anima. I miei vogliono ospitarlo finché
non si sentirà meglio. Allora me lo fai il piacere di
occuparti tu di aiutare a pulire?" chiese. Trunks alzò lo
sguardo, la luce delle lampade si rifletté nelle sue iridi
azzurre.
"Certo, per una vecchia amica questo e altro" ribatté.
Marron saltellò sul posto, facendo oscillare la lunga gonna
rosa e annuì.
"Sapevo di poter contare su di te!" gridò. Si
voltò e corse via, passò oltre Lunch intenta a
gesticolare davanti a Bulma, schivò Olong, il genio fischio
guardandole le gambe e la giovane lo fece svenire raggiungendolo con un
calcio al viso. Raggiunse Ub piegato in due davanti a un'aiuola,
intento a vomitare. C18 lanciò una Capsula olpà
facendo apparire un elicottero parcheggiato e Crilin diede qualche
pacca sulle spalle del giovane.
**********************
Videl singhiozzò, si pulì il viso con il
fazzoletto, il mascara le era colato intorno agli occhi ed il labbro
inferiore le tremava.
"Mamma, è da quando sono tornata che piangi.
Penserò che non sei felice di vedermi" sussurrò
Pan. La madre singhiozzò più forte e
affondò il viso nel fazzoletto, i corti capelli neri le
aderivano al viso.
"Bambina mia, non farci caso. E' solo contenta di vederti"
ribatté Gohan. Si tolse gli occhiali e li pulì
con una pezzuola, la rimise nella tasca della camicia e
indossò nuovamente gli occhiali.
"Ti sei fatta grande" biascicò Videl. Pan sbuffò,
si voltò e vide il padre mettere in pila i tavoli di
plastica.
"Piccola mia, andresti a smontare il palco di legno?"
domandò Gohan. Pan si massaggiò il collo e si
guardò intorno.
"Avrei voluto salutare Bra". Ammise. Gohan ammonticchiò in
un angolo le varie tovaglie di plastica trasparenti.
"Hai avuto tutta la serata" ribatté secco. Ammonticchiando
altri tavoli di plastica ancora.
"Capito l'antifona" ribatté. Si allontanò dal
padre, passò di fianco ad una serie di palme e raggiunse il
palco. Si fermò di scatto trovandosi Trunks davanti, strinse
le mani tra loro e il battito cardiaco le accelerò.
Trunks si
piegò in avanti e passò la mano pallida tra i
capelli neri a caschetto della bambina.
"Hai visto? Hai battuto
anche il mio papà" sussurrò. La bimba sporse il
labbro inferiore, il viso le divenne rosso.
"E' andato, non ci ho
combattuto" balbettò. Trunks le prese la mano e gliela
sollevò, Pan strinse di scatto i pugni.
"La vincitrice!"
gridò il giovane. La bambina abbassò lo sguardo e
ridacchiò.
Pan deglutì a vuoto e si voltò, facendo
ondeggiare i lunghi capelli neri.
"Ehy, tu non sei Pan?" si sentì chiamare. Si mise a
camminare nella direzione contraria. Trunks la raggiunse e la
afferrò per la spalla.
"Pan, non ti ricordi? Sono Trunks! Abbiamo fatto quel viaggio nello
spazio insieme" disse il giovane. Pan avvampò, si
voltò e gli sorrise.
"Certo. E' bello vederti". Mentì. Trunks alzò e
abbassò lo sguardo, chiuse gli occhi e ridacchiò.
"Sei diventata alta! Era l'ora" disse. Ridacchiò, si
portò una mano al capo, lasciando l'altra nella tasca. Pan
abbassò lo sguardo.
Trunks si
caricò la bambina in spalla e la sentì
ridacchiare, le strinse le gambe, mentre Pan si avvinghiava a lui con
le braccia.
"Allora piccola
guerriera, ti piace il cavalluccio?" domandò Trunks.
"Trunks, che bello
vederti!" gridò Videl. Il Briefs si voltò e
osservò la Son, la figlia di Mr Satan stringeva un grande
lenzuolo bianco al petto.
"Ciao Videl! Porto Pan a
fare un giretto in volo" disse. Videl annuì, chiudendo gli
occhi e sorridendo.
"State attenti, ancora
è troppo piccola per volare da sola" rispose la donna. Si
voltò verso la figlia, riaprendo gli occhi.
"Panny, fai la brava" le
ordinò. La figlia annuì e si sporse con
il capo in avanti.
"Trunks, mi prometti che
da grandi ci sposiamo?" chiese. Trunks impallidì e
sgranò gli occhi.
"Ma che dici? Sposarsi
è una cosa seria e da grandi" disse, mentre un rivolo di
sudore gli scendeva lungo la guancia.
"Dimmi sì!
Dai, dai, dai!" implorò la piccola. Videl sospirò
e scosse il capo.
"Trunks, non farci caso.
Oggi lo ha chiesto un po' a tutti" brontolò. Trunks
accarezzò la testa di Pan, facendole finire le ciocche di
capelli neri davanti al viso.
"Da grande sarai piena
di pretendenti bellissimi, molto più belli di me. Pan
socchiuse gli occhi, le divennero liquide e sporse il labbro in fuori.
"Voglio te"
piagnucolò. Trunks spiccò il volo, tenendole
strette le gambe.
"Ok, prometto".
Capitolò.
"Pan, mi stai ascoltando?" domandò Trunks. Pan
sbatté un paio di volte gli occhi, si voltò verso
di lui e annuì.
"Allora parla dai. Ti hanno tagliato la lingua al college?" chiese
Trunks. Pan uscì la lingua, chiudendo gli occhi. Trunks le
camminò intorno ed annuì.
"Ecco, così ti riconosco" ribatté. Pan
incrociò le braccia e fece sbattere la punta degli stivali
tra loro.
"Dovrei ripartire a fine mese" sussurrò. Trunks le diede un
pugno delicatamente sulla spalla.
"Allora dobbiamo vederci assolutamente prima". La invogliò.
Pan si abbassò e tolse i ganci che tenevano il palco unito
ai gradini di legno.
"Assolutamente" rispose con voce roca.
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Capitolo 7 *** Cap.7 La febbre di Ub ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
I° parte del Remake di Un fatto ovvio.
Partecipa alla fanfiction challenge
II:
Prompt:
“Ricordo
ogni dettaglio di quel giorno, ma non il suo nome”
Cap.7
La febbre di Ub
“Grazie
per avermi ospitato” sussurrò Ub. Marron si sporse
in avanti e gli
mise la mano sulla fronte.
“E
lo faremo ancora, almeno finché non se ne sarà
andato questo
febbrone” mormorò la giovane. Ub si
passò la mano dalla pelle
scura nella cresta dei capelli, deglutì a vuoto e
incassò il capo
nelle spalle.
“Non
avrei i soldi per pagarvi vitto e alloggio”
sussurrò.
“Scherzi?!
Sei ospite” ribatté la giovane. Ub
avvampò, deglutì a vuoto e si
voltò, il suo capo affondava nei due cuscini dietro la sua
testa.
“Tua
madre ha detto ...” sussurrò. Marron
incrociò le braccia e negò
con il capo.
“Lascia
perdere cosa ha detto mia madre. Farò allenamento con
te” rispose
la ragazza. Si voltò e prese un termometro dal tavolo, fece
alzare
il braccio al giovane e glielo sistemò sotto la maglia,
all'altezza
dell'ascella.
“Allenamento?”
chiese Ub. Marron gli abbassò il braccio e gli sorrise.
“Sto
studiando per diventare infermiera” ribatté. Ub si
leccò le
labbra e abbassò lo sguardo.
“Io
non li ho i soldi per l'università, dove vivo io a dire la
verità
non c'è neanche la scuola normale” rispose. Marron
gli passò la
mano sopra il capo, scompigliandogli la lunga cresta scura.
“Deve
essere dura” mormorò. Ub strinse con i pugni le
lenzuola e le
coperte, sospirando.
“Manca
l'acqua e solo io sono in grado di volare. Questo è
veramente duro”
ribatté. Marron si grattò la guancia e
sbatté un paio di volte le
palpebre.
“Mi
sembra che fosse per questo che volevi vincere il Torneo di arti
marziali, ma ero piccola, me lo ricordo poco”
ribatté. Ub annuì e
sospirò.
“Non
siamo l'unico villaggio ridotto male. Il sovrano di questo pianeta
avvantaggia solo le zone a Nord del mondo, tutte quelle a Sud sono
nell'indigenza. Tranne le isole, ma solo perché sfruttano le
risorse
monetarie dei turisti del Nord” ribatté. Marron
prese una sedia e
si sistemò accanto al letto del giovane. Gli tolse la
pezzuola dalla
fronte, sentendola calda sotto le dita e la immerse in una bacinella
colma di acqua e ghiaccio sul comodino.
“Senti,
ieri eri ubriaco e non te ne sei accorto, ma ...”
Iniziò la
giovane. Ub deglutì a vuoto e strisciò sotto le
coperte.
“Stai
fermo o sbalzerai la misurazione” ribatté la
bionda. Ub annuì
lentamente.
“Scusa
se ti ho baciato” mormorò con voce roca. Marron
arrossì
all'altezza delle gote e sopra il naso.
“Era
il tuo primo bacio?” chiese.
“No,
era il secondo. Una volta incontrai una giovane velata al pozzo.
Avevo viaggiato per giorni ed avevo un colpo di caldo, mi
sembrò una
visione. Ricordo ogni singolo dettaglio di quel giorno, ma non il suo
nome” rispose Ub. Marron gli rimise la pezzuola e sorrise.
“Ho
capito, per conquistarti bisogna aspettare che il tuo cervello sia in
ebollizione” disse gentilmente. Ub strinse gli occhi, il suo
viso
era rosso ed il respiro del giovane era irregolare.
“E
per te?” domandò. Marron gli tolse il termometro
da sotto il
braccio.
“Ho
avuto due fidanzati, quindi no. Ed il primo me lo ha dato uno dei due
quando avevo cinque anni perché l'ho aiutato a prendere
della legna
da terra” rispose. Guardò il termometro e
corrugò la fronte.
“Sei
veramente forte. Riesci a fare discussioni così complicate
con
trentanove di febbre” rispose. Ub si leccò le
labbra secche,
sentendole screpolate sotto la lingua.
“Nel
mio paese è facile averla anche più alta e
bisogna lo stesso andare
a caccia o al pozzo” rispose con voce roca.
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Capitolo 8 *** Cap.8 Sarai l'oro nelle mani ***
Ringrazio anche solo chi legge.
II° del Remake di Un fatto ovvio.
Scritta sentendo Un fatto ovvio di Laura Pausini.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Prompt:
,«Non
ho paura di perderti, ma che tu perda me»
Cap.8 Sarai l'oro nelle mani
Marron
appoggiò il vassoio di metallo sopra la scrivania, facendo
ondeggiare l'acqua nel bicchiere, prese la confezione di cartone del
paracetamolo. Si voltò e sgranò gli occhi
guardando il letto vuoto,
raggiunse la finestra aperta e scostò la tenda leggera.
Chinò il
capo intravedendo Ub sulla spiaggia, saltò fuori dalla
finestra e si
mise a correre sulle tegole del tetto. Saltò, fece una
capriola in
aria e atterrò nella sabbia candida. Ub si voltò
verso di lei,
facendo ondeggiare la sua cresta di capelli. Si sentiva il fruscio
del vento e il rumore dell'acqua in sottofondo. La giovane si
rizzò,
passandosi le mani sulla gonna togliendo i granelli di polvere.
Avvertiva l'odore di salsedine pungerle le narici.
"Cosa
fai qui fuori?" domandò. Ub la guardò, le tolse
un codino da
davanti al viso affondando le dita dalla pelle scura nelle ciocche
bionde.
“Ormai
è una settimana che mi ospitate, devo tornare a casa. I miei
numerosi fratellini mi aspettano e anche il villaggio conta su di
me” ribatté. Marron afferrò la sua mano
nella propria, incrociando le
dita con quelle di lui.
“Se
tu trovassi un lavoro remunerativo qui potresti mantenere loro
lì"
rispose la giovane. Ub la prese in braccio e spiccò il volo.
La
bionda arrossì, strinse gli occhi e deglutì. Ub
atterrò
all'interno della stanza e la mise a terra. Marron raggiunse il
tavolo, prese una confezione di cartone e la aprì, prendendo
dal suo
interno una pillola.
"Non
facciamo altro che parlare del nostro passato amoroso, ma un passato
sterile non concede repliche" sussurrò il giovane. Marron
prese
il bicchiere d'acqua con l'altra mano e si voltò verso di
lui.
"Stiamo
scappando dal fatto che ti ho baciato" mormorò Ub, sedendosi
sul letto. Marron lo raggiunse e gli si sedette accanto.
"Marron,
senti, mi dispiace di averti baciato, ma io non sono il ragazzo
giusto per te" mormorò.
La
giovane gli mise in bocca la pillola e gli porse il bicchiere
d'acqua. Ub lo prese e bevve un sorso, ingoiando anche la pillola.
"Se
riesco a diventare infermiera ed ad entrare all'ospedale di una delle
grandi città, guadagnerò bene. Certo non
sarò ricca, ma sarà un
trampolino di partenza" sussurrò la figlia di Crilin.
Aprì e
richiuse lo scatolino un paio di volte.
"Io
sono povero. Tua madre ha ragione ad essere avara, i soldi sono
essenziali in questo mondo diseguale" sussurrò Ub. Si
massaggiò
il collo e chiuse, gli occhi corrugando la fronte.
"Lo
so che era solo un bacio, ma ... sei stato il migliore dei miei mali.
E lo stesso credo che io sia per te" ribatté Marron.
Afferrò
per il capo il giovane e lo baciò, Ub chiuse gli occhi e
contraccambiò il bacio. Le loro lingue si accarezzarono,
intrecciandosi, le punte si avvicinavano e si allontanavano crendo
delle scise di saliva. Ub si staccò, le mise le mani sulle
spalle e
negò.
"Non
ho paura di perderti, ma che tu perda me. Potrei morire domani di
stenti o combattendo contro un mostro per salvare il mondo"
sussurrò il giovane. Marron gli accarezzò la
guancia con il dorso
della mano.
"Rischio
di perdere così i miei genitori da quando sono nata. Il
mondo delle
battaglie è anche il mio" ribatté. Ub le prese la
mano nella
sua, facendole cadere lo scatolino sulla gonna rosa e le
sfiorò la
punta delle dita con le labbra.
"Te
lo ripeto, ti porterei solo indigenza" biascicò.
"Se
siamo insieme, ho già tutto l'oro che mi occorre. Mi rende
ricca la
tua presenza" ribatté Marron. Ub inspirò ed
espirò un paio di
volte.
"E'
inutile negare qualcosa di ovvio. Io ti amo, ma potrebbe essere solo
un amore giovanile, qualcosa che svanirà. Ci conosciamo da
troppo
poco" mormorò. Marron afferrò la mano con cui Ub
teneva il
bicchiere e glielo avvicino al viso.
"Finisci
di bere e facciamo passare un po' di tempo, così lo
scopriremo"
sussurrò. Ub corrugò la fronte ed
espirò dalle narici.
"E
la mia famiglia?" domandò. Marron gli fece l'occhiolino.
"Conosco
un modo per farti diventare ricco" ribatté.
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Capitolo 9 *** Cap. 9 Blackmail ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Prompt:
cyborgs
Cap. 9 Blackmail
Mr
Satan mise il collare al cane, afferrò il guinzaglio e gli
accarezzò la testa.
"Ormai siamo anziani, ma Majinbu si rifiuta di farci morire"
borbottò. Il cane abbaiò, scodinzolando.
"Sono vecchio per portarti ancora a passeggio, ma a te non interessa.
Tut fai solo le feste" sussurrò l'uomo. Prese le chiavi
dalla tasca della giacca, le mise nella toppa e le girò.
Aprì la porta di casa, sgranò gli occhi,
spalancò la bocca e lasciò cadere il guinzaglio.
Il cane indietreggiò guaiendo e si nascose sotto un tavolo,
acquattandosi.
"Ti ricordi di me?" domandò C18. Allungò la gamba
e la mise sullo stipite dall'altra parte. Mr. Satan deglutì
guardando la porta bloccata e deglutì.
"Io ecco ...". Si afferrò l'addome, cadde in ginocchio e
mugolò di dolore ripetutamente. Il sudore gli scendeva lungo
il viso, strinse gli occhi e gemette.
"Non hai mai finito di pagarmi quel miglioncino che mi dovevi dal
torneo" sussurrò la cyborg. Il terrestre ansimò e
alzò il capo, guardando la bionda.
"Era solo una cifra irrisoria quella che mi era rimasta da darti"
biascicò. C18 si guardò le unghie, assottigliando
gli occhi.
"Ci sono gl'interessi" mormorò. Mr. Satan ansimò,
si grattò il collo e si guardò intorno.
"Non ho contanti, al momento" farfugliò. 18 entrò
in casa e si chiuse la porta alle spalle. L'eroe della terra
indietreggò, si rimise in piedi e fece un altro paio di
passi indietro.
"Se pensi di denunciarmi, non funzionerà. Sono passati anni,
ti prenderanno per una mitomane, penseranno che stai mentendo"
ribatté. Inciampò nell'orlo del tappeto, cadde a
terra, urlò di dolore e si tenne stretto il piede.
"Che male! Che male!" strepitò. 18 raggiunse il divano e si
appoggiò con il gomito allo schienale.
"Risparmiati queste sceneggiate. Voglio trasformare quei soldi mancanti
in un favore" spiegò. Piegò di lato il capo,
facendo ondeggiare i corti capelli biondi.
"Che genere di favore?" chiese l'uomo. Si mise seduto a terra e vide il
proprio riflesso nelle iridi color ghiaccio di C18.
"Tu ti ritirerai come Campione del Mondo ed eleggerai un tuo
successore. Questa volta sarà qualcuno che davvero protegge
la terra" rispose la donna. Reclinò ancor di più
il capo e appoggiò la guancia contro la mano.
"In cambio della fama, lui terrà te, il mostro rosa e il tuo
cane in questa casa. E ti permetterà di mantenere lo stesso
alto tenore di vita". Concluse. Mr. Satan si alzò in piedi,
strinse i pugni e negò con il capo velocemente.
"Avermi fatto vincere un misero torneo non basta per la tua folle
richiesta" ribatté. C18 stese il braccio, aprì le
dita e sul palmo le comparve una luminescente sferetta candida.
"Rifiuta e ti ucciderò. Gli farò vincere un
torneo e insieme al resto della squadra lo faremo risultare il
salvatore del mondo alla prima occasione utile. Il candidato
diventerà quello che voglio, sia che tu muoia, sia che tu
viva, decidi" spiegò gelida. Mr. Satan allargò le
braccia e chinò il capo, sentendo il proprio cane uggiolare
più forte.
"Hai vinto, non c'è storia contro dei cyborgs assassini"
disse con voce roca. Alzò il capo e la guardò in
viso.
"Tu cosa ci guadagni?" domandò. C18 sorrise,
ticchettò con le dita sulla pelle diafana e
sbatté le ciglia.
"Aiuterò quello che mia figlia ha deciso essere il suo cucciolotto" disse
seducente.
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Capitolo 10 *** Cap.10 Migliori amici ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
III° parte Remake di Non capiva che l'amavo.
Scritta sentendo: Pirate battle music New Horizons.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Prompt:
Dopo
dieci anni
Cap.10 Migliori amici
"Hai
sentito? Quella piattola di mia nipote è tornata" disse
Goten.
Trunks alzò lo sguardo dalla serie di carte e si premette
gli
occhiali contro il naso.
"Cosa?"
domandò. Goten sospirò, si mise sulle punte dei
piedi e spiccò il
volo, mettendo le mani in tasca.
"Potresti
ascoltarmi mr. Amministratore delegato" borbottò il moro.
Trunks sospirò, si passò una mano tra i capelli
color glicine
spettinandoli e socchiuse gli occhi.
"L'industria
non va avanti da sola e mia madre me la lascia sempre più
spesso"
ribatté. Goten volteggiò intorno alla scrivania e
la sua aura fece
tremare il portapenne.
"Scendi,
siamo in ufficio, ti ricordo. Non voglio che qualche segretaria ti
veda" ringhiò Trunks. Aggrottò la fronte ed il
taglio dei suoi
occhi si fece più spigoloso. Goten si sedette sulla
scrivania
accanto a una pila di carpette.
"Sto
parlando di Pan, stavo cercando di sdrammatizzare " spiegò.
Trunks si sporse verso di lui e il Son si rifletté nelle sue
lenti
da vista.
"Come
mai devi sdrammatizzare?" chiese il glicine. Goten incassò
il
capo tra le spalle e sospirò, abbassando lo sguardo.
"L'hai
vista ultimamente?" domandò. Trunks tolse e rimise una
graffetta dai fogli che teneva in mano.
"Sembrava
un angelo depresso e non indossava i suoi soliti vestiti da
maschiaccio" mormorò con voce roca. Goten gli
ticchettò sulla
fronte un paio di volte.
"Dove
l'hai vista un angelo? Ha tirato nuovamente fuori le unghie, quel
piccolo demonio" ribatté. Trunks gli scacciò la
mano agitando
la propria e sporse il labbro inferiore.
"Cosa
intendi?" chiese. Goten ghignò e piegò di lato il
capo.
"Ha
messo a soqquadro la casa, non vuole tornare al college nonostante
abbia quasi finito" spiegò.
"Vuole
abbandonare gli studi?" domandò Trunks. Goten si
alzò in piedi
ed annuì un paio di volte, facendo ondeggiare le ciocche
nere.
"Suo
nonno vuole chiudere la palestra, visto che si ritira. E lei vuole
gestirla al suo posto, pur di non farla chiudere" disse. Trunks
annuì, corrugò la fronte e si
massaggiò il mento.
"Sono
contento che si stia riprendendo, ma forse ha bisogno di una spalla
su cui piangere. Dovrei andarle a parlare" mormorò. Goten
alzò
un sopracciglio.
"Dopo
dieci anni che la tratti come una sorellina, vuoi dirmi che ti sei
innamorato di lei? Non mi sembrava quando sei tornato dal viaggio
nello spazio" sussurrò. Trunks girò la poltrona,
dando lo
schienale al migliore amico.
"Non
so di cosa tu stia parlando" ringhiò il glicine.
"Parola
mia che sono il tuo migliore amico da tutta una vita, secondo me ti
sei innamorato" rispose Goten. Scoppiò a ridere e scosse il
capo, coprendo il suono dello sbuffo di Trunks.
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Capitolo 11 *** Cap.11 Migliori amiche ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
IV° parte Remake di Non capiva che l'amavo.
Scritta sentendo: Pirate battle music New Horizons.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Prompt:
cuscino
Cap.11 Migliori amiche
Bra
raggiunse la finestra, la aprì e guardò Pan
balzare dentro
"Grazie
di essere venuta" sussurrò, richiudendo la finestra. Pan si
passò le mani sull'abito cinese che indossava e
soffiò sopra i
bottoni di legno che lo tenevano fermo all'altezza del petto.
"Mi
hai telefonato con aria affranta. Cosa è successo?"
domandò.
Bra accarezzò la tasca rigonfia in cui s'intravedeva il
cellulare.
"Lo
sai che oggi è il mio compleanno?" domandò. Pan
avvampò,
deglutì a vuoto e indietreggiò.
"Beh,
ecco ..." balbettò, sedendosi sul letto. Bra
ridacchiò e si
tolse la fascia rossa che indossava.
"Non
mi fraintendere Pan, lo so che tu dimentichi tutto. Tra l'altro, tu
quando lo fai?" chiese. Pan si passò la mano tra i lunghi
capelli neri e sospirò.
"Non
me lo ricordo" ammise. Bra roteò gli occhi, si sedette alla
poltroncina davanti alla scrivania.
"Ci
potevo giurare" ribatté. Pan si morse l'interno della
guancia e
accavallò le gambe nivee.
"Sei
sempre stata tu quella che si ricordava le date" sussurrò.
Bra
incrociò le dita coperte dal tessuto vermiglio dei suoi
guanti.
"E'
così che fanno le migliori amiche, si completano" rispose. I
suoi capelli azzurri legati in una coda oscillarono.
"Non
erano i fidanzati quelli?" domandò Pan. Si grattò
un
sopracciglio, socchiudendo gli occhi.
"Noi
ci siamo scritte lettere, anche quello lo fanno più i
fidanzati".
Le ricordò Bra. Prese un fermacarte a forma di pugnale e lo
fece
ondeggiare.
"Già,
è vero. Cosa è successo?" chiese Pan. Bra le
lanciò il
pugnale e Pan lo prese al volo per il manico.
"Sono
segregata in casa?". Questionò Bra. Pan guardò il
proprio
riflesso nella lama dell'arma.
"Questo
lo avevo capito dal fatto che mi hai fatto entrare dalla finestra. Il
problema è che non ti fanno uscire al tuo compleanno?"
domandò.
Bra saltò giù, facendo ticchettare i tacchi
contro il pavimento.
"No,
peggio. Mio padre ha seriamente deciso di uccidermi" rispose.
Allargò le braccia ed iniziò a camminare avanti e
indietro davanti
al letto.
"E'
arrabbiato con te?" chiese Pan. Bra si voltò di scatto verso
di
lei e abbassò le braccia.
"Sì,
anche se con mia madre mi sta difendendo" mormorò sentendo
la
gola bruciare. Pan si alzò in piedi, aggrottando la fronte,
raggiunse il comodino appoggiandoci il pugnale e tornò
indietro.
"Bra
... hai svaligiato un negozio?" domandò. Bra le si mise
davanti
e negò con il capo.
"No"
bisbigliò. Pan incrociò le braccia sul petto e
chinò di lato il
capo.
"Nelle
lettere mi hai scritto che sei diventata un'esperta chimica
specializzata in veleni. Hai avvelenato qualcuno?" chiese. Bra
si guardò un'unghia e si tirò la pelliccina
accanto ad essa con
indice e pollice dell'altra mano.
"Quasi".
Ammise. Pan la afferrò per le spalle, la attirò a
sé e la guardo
negli occhi.
"Come
quasi?!" gridò. Bra le tappò la bocca con la mano
e guardò la
porta.
"Ho
fatto esplodere la macchina di un'ex di Goten con un ki-blast"
spiegò. Pan si accasciò sul letto seduto ed
espirò rumorosamente.
"Sai,
mi sto pentendo di averti spinta ad allenarti" biascicò. Si
leccò le labbra secche e si sdraiò sul letto a
faccia in su.
"Mica
le volevo fare male, volevo solo spaventarla o ferirla gravemente, ma
non ucciderla" si lamentò Bra. Pan si rimise seduta,
riappoggiando le palme dei piedi a terra.
"Torna
ai veleni, ti supplico" borbottò. Bra fece il giro del letto
e prese un cuscino tirandoglielo addosso.
"Tu
non lo avresti fatto per Trunks?" chiese. Pan
afferrò il cuscino e se lo strinse al petto.
"Ho
ucciso per lui, sul pianeta dei Mercanti. Non dimenticherò
mai come
stavo male a vederlo soffrire, al buio, sotto la pioggia, in quel
postaccio" mormorò. Affondò il capo nel cuscino e
sospirò. Bra si prese una ciocca di capelli azzurri tra le
mani e se l'attorcigliò intorno all'indice.
"Lui
racconta sempre che ridevi e scherzavi" ribatté. Pan
inspirò ed espirò rumorosamente, tenendo il naso
premuto contro la stoffa.
"Facevo
finta, per non concentrarmi su quante volte ho pensato fosse morto
ammazzato" disse con voce flebile. Bra mise la ciocca dietro l'orecchio
e giocherellò con il lobo dell'orecchio.
"Ti
capisco, vale anche per me e Goten" bisbigliò. Pan
alzò lo sguardo e la guardò in viso.
"Bene,
ci siamo scelte pure i fidanzati con la stessa idiozia".
Sospirò. Bra le indicò l'abito.
"Perché
indossi quei vestiti?" chiese. Pan appoggiò il cuscino sulle
gambe e lo accarezzò.
"Sono
ospite a casa di mia nonna, mio padre ed io abbiamo litigato"
spiegò.
"Siamo
proprio messe bene" disse Bra. Si sedette accanto alla migliore
amica e soffiò, facendole ondeggiare una ciocca nera sottile
quanto
uno spillo al lato del viso. Pan ridacchiò e anche Bra
iniziò a
ridere.
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Capitolo 12 *** Cap.12 L'umorismo di Vegeta ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
V° parte Remake di Non capiva che l'amavo.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Prompt: "Posa
quella panna!"
Cap.12 L'umorismo di Vegeta
Vegeta
guardò la punta azzurra dei fiammiferi e corrugò
la fronte. Ne
prese uno e se lo avvicinò al viso, tenendo gli occhi
socchiusi.
"Quindi
Goten resta per la notte?" domandò. Il Son
ridacchiò, afferrò
uno dei fiammiferi e si diresse al piano cottura.
"Se
non le dispiace, signor Vegeta" disse. Utilizzò la sua aura
per
accendere il fiammifero, aprì il gas e avvicinò
la fiammella,
facendo divampare delle fiamme blu.
"Non
è certo una novita" ringhiò il Briefs. Si sedette
alla sedia,
mise i gomiti sul tavolo e abbassò lo sguardo.
"Te
ne vai spesso di casa ultimamente, è successo qualcosa?"
chiese
Trunks. Si guardò in un cucchiano e corrugò la
fronte.
"Questi
capelli diventano sempre più lunghi e ribelli"
brontolò. Goten
mise la pentola colma d'acqua sopra il fuoco.
"E'
perché a litigato con zia Bulma?" chiese Goten. Vegeta
accavallò le gambe e sbuffò.
"Fatevi
gli affari vostri impiccioni" ringhiò. Trunks
appoggiò il
cucchiaio sul tavolo e alzò lo sguardo sul padre.
"Quindi
la festa di Bra salterà?" chiese. Vegeta chiuse gli occhi,
appoggiando anche la testa sul tavolo.
"Alla
donna
passerà presto l'arrabbiatura, lo sai com'è tua
madre. E le
farà una festa in grande entro la settimana" rispose. Goten
mise il coperchio sulla pentola e si voltò, incrociando le
braccia
dietro la schiena.
"Ha
ottenuto lo scopo, Valese a smesso di chiamarmi" disse. Rise e
chiuse gli occhi. Trunks assottigliò gli occhi e li
fissò.
"Spero
tu voglia scherzare" sibilò. Goten deglutì a
vuoto, si girò e
raggiunse il frigorifero. Lo aprì e vi infilò
dentro la testa.
Trunks si voltò verso suo padre.
"Papà,
ti manca Goku, vero?" chiese. Vegeta si rizzò di scatto e si
voltò verso di lui.
"Tsk,
figurati se mi manca Kakaroth" ruggì. Incrociò le
braccia ed
espirò rumorosamente dalle narici.
"Avverto
anche l'aura di Pan in camera di mia sorella. Quando quelle due
capiranno che se non le celano, è inutile che si vedono di
nascosto?" chiese Trunks. Goten sorrise, tolse dal frigorifero
un contenitore di panna e lo puntò verso il migliore amico.
"Posa
quella panna!" strillò il glicine.
"Ed
io che volevo farti bello per vederti con la ragazza". Lo
stuzzicò. Vegeta ghignò e si leccò le
labbra, alzando e abbassando
il piede.
"Finalmente
mio figlio si è accorto che gli piace quella pulce mora
nipote della
terza classe?" chiese. Trunks sgranò gli occhi,
avvampò e negò
lentamente con il capo. Goten aprì la bocca e la richiuse un
paio di
volte.
"Ora
mi tirerà un pugno nello stomaco per farmi svenire, signor
Vegeta?"
biascicò. Il principe dei saiyan si alzò in
piedi, gli tolse la
panna spray dalle mani e la ondeggiò.
"Vedremo.
La donna mi
ha lasciato morto di fame, se cucinerai bene ti
risparmierò".
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Capitolo 13 *** Cap.13 Pan e Trunks si fidanzano ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
L'ultima parte del Remake di Non capiva che l'amavo.
Scritta sentendo: Butterfly.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Prompt:
radiosa
come l’oscurità
Cap.13 Pan e Trunks si fidanzano
“Sono
già le due. Non dovremmo
dormire?” domandò Pan, guardando l'orologio. Prese
una sua ciocca
nera di capelli e la tirò un paio di volte.
“Sono una ragazza
notturna. Non ho
per niente sonno” ribatté Bra. Diede un paio di
molliche di pane
alla colonia di formiche che teneva in una teca, sorrise guardandole
correre e su e giù lungo il loro formicaio. Si
voltò verso Pan e
mise le braccia dietro la schiena.
“Di solito
è a quest'ora che posso
raccogliere le erbe migliori, non posso usare la serra di nonno e
devo volare fino alla foresta” spiegò. Pan
schioccò la lingua sul
palato.
“Io al massimo ti
potrei procurare
qualche fungo velenoso, ma mi devi insegnare a riconoscerli. Le
spiegazioni di mio padre sono così noiose che non riesco a
seguirle”
rispose. Bra si leccò le labbra sentendole screpolate sotto
la
lingua. Raggiunse la finestra, inspirò l'aria umida e
socchiuse gli
occhi, guardando il cielo blu-notte trapuntato di stelle.
“Sto morendo di
sete” sussurrò.
Pan si alzò, raggiunse la porta e la aprì.
“Vado al piano di
sotto a prendere
qualcosa da bere”. Propose. Bra si voltò verso di
lei ed annuì.
“Fai piano, gli
altri staranno
dormendo, ma non si sa mai” sussurrò. Pan le fece
l'occhiolino e
le mostrò il pollice.
“Serena, non mi
farò beccare”
bisbigliò. Si chiuse la porta alle spalle e si
allontanò dalla
camera dell'azzurra. Scese le scale sulla punta dei piedi, guardando
a destra e a sinistra ripetutamente. Percorse il salone,
superò il
corridoio ed entrò in cucina. S'immobilizzò
trovandosi davanti
Trunks. Il ragazzo era illuminato dalla luce della luna che entrava
dalla finestra, aveva una mano sul tavolo della cucina, il capo
leggermente reclinato all'indietro e stava sorseggiando una lattina
di aranciata. Pan si voltò e fece un passo avanti.
“Aura,
ricordi?” domandò Trunks.
Alzò un sopracciglio e guardò Pan voltarsi
ridacchiando. La Son
guardò il suo petto nudo e scese fino ai fianchi di lui,
dove c'era
il segno rosso lasciato dall'elastico dei pantaloni del pigiama. Le
guance della giovane divennero vermiglie.
“Pensavo ti
stessi godendo il
silenzio della notte, è inutile rimanga anche io”
ribatté. Trunks
aprì il frigorifero e la luce candida che ne uscì
gli creò un
alone tutt'intorno.
“Cosa vuoi?
Latte, acqua, uno
spuntino?” chiese. Pan sbuffò e
incrociò le braccia.
“Acqua, ma noto
che non ascolti”
ringhiò. Trunks sorrise, estrasse una bottiglietta d'acqua e
si
rizzò, si voltò e gliela lanciò.
“Sbaglio o io
sono capace di farti
tornare la grinta?” domandò. Pan
abbassò lo sguardo e le sue
iridi nere divennero liquide.
“Sei anche in
grado di togliermela”
bisbigliò. Trunks finì di sorseggiare il
contenuto della lattina e
la piegò facendo pressione con la mano.
“Quel vestito ti
sta bene”. Ammise.
Pan giocherellò
con il lobo
dell'orecchio, passandosi il dito sopra l'orecchino a forma di fiore
e deglutì a vuoto.
“Anche tu stai
bene” ribatté.
Sentì la gola secca e deglutì a vuoto un paio di
volte. Trunks
avvampò e deglutì a vuoto un paio di volte.
“Mezzo
nudo?”. S'informò. Pan
sgranò gli occhi, chinò il capo e si fece finire
le lunghe ciocche
nere davanti al viso.
“Non è
la prima volta che ti ci vedo
e non ti sei mai imbarazzato. Mi hai sempre dato della
bambina”
disse seria. Aprì la bottiglietta e se la portò
alle labbra.
“Touché”
rispose il giovane.
Lanciò la lattina, che volò nella stanza e
finì dentro la
spazzatura.
“Solo che ora ti
sei fatta una donna.
E sei radiosa come l'oscurità” sussurrò
con voce roca. Pan sentì
le orecchie diventare bollenti.
“E' un tentativo
di lusingarmi,
poeta? Perché non credo che tuo padre approverebbe le tue
doti
artistiche” mormorò.
“Mio padre
è pur sempre un principe,
forse anche lui corteggia mia madre con frasi … no, che sto
dicendo, lui al massimo le dice gallina o donna”
brontolò Trunks.
Pan ridacchiò, unì le punte dei piedi e
sbatté un paio di volte le
palpebre. Trunks la raggiunse e le mise una mano sui capelli mori.
“Pan …
io credo di amarti”
sussurrò. Pan alzò il capo e nelle sue iridi
color ebano si
rifletterono quelle azzurre e lucenti del Briefs.
“Io ti
amo” rispose. Trunks si
piegò, abbracciandola e sfiorò le labbra di lei
con le proprie.
“Vogliamo
scoprire se mi ami
davvero?” chiese Pan e la voce le tremò. Trunks
aveva il viso
arrossato e sentiva il battito cardiaco accelerato rimbombargli nelle
orecchie.
“Solo se vorrai
essere la mia
ragazza” ribatté. Pan lo abbracciò e
gli affondò la testa nel
petto nudo.
“Con
piacere” bisbigliò.
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Capitolo 14 *** Cap.14 Attrazione ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta sentendo: I belong to you. La canzone di Eros Ramazzotti
cantata insieme ad Anastacia.
Il video della storia: https://www.youtube.com/watch?v=1SFx2uGiSdw
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Prompt:
primo
pensiero
Cap.14 Attrazione
Bra sentì
bussare alla porta, la
raggiunse e la aprì. Impallidì guardando Goten
entrare e
indietreggiò. Il ragazzo si chiuse la porta alle spalle e le
sorrise.
“Pan non
verrà. L'ho intravista in
cucina con Trunks” spiegò. Fece l'occhiolino
all'azzurra e tirò
fuori una bottiglietta d'acqua da dietro le spalle. Bra la prese con
una mano e con l'altra tirò uno schiaffo sulla sua spalla.
“Ti sembra cosa
entrare nella camera
di una ragazza?” ringhiò. Goten allargò
le braccia e piegò di
lato il capo.
“Ci sono entrato
spesso,
principessina” ribatté. Bra tolse il tappo alla
bottiglietta e
glielo tirò in testa.
“C'è
differenza tra una bambina di
cinque anni e una donna. Non noti?” ringhiò. Goten
osservò
oscillare la sua coda di cavallo e ridacchiò.
“Noto
noto” sussurrò. Abbassò lo
sguardo sui seni della giovane coperti dalla maglietta del pigiama di
lei. Bra gli diede uno schiaffò, lo indicò con
l'indice e bevve
dalla bottiglietta. Il Son sporse il labbro inferiore e si
massaggiò
la parte lesa.
“Cosa posso fare
per farmi perdonare,
signorina?” chiese. Bra sospirò e si sedette sopra
la scrivania,
accavallando le gambe. I suoi pantaloncini del pigiama le arrivavano
sotto il linguine.
“Sono io che mi
dovrei far perdonare.
Ho esagerato con la tua ex, ma giuro che mi sembrava una buona
idea”
brontolò. Goten si sedette sulla poltrona e
incrociò le braccia.
“La fanno
tragica, non eri poi così
pericolosa. La tua aura non arriva neanche a quella mia di sei
anni”
ribatté. Bra bevve rumorosamente dalla bottiglietta.
“Non ti
offendere. Pan da piccola
aveva una grande potenza, ma crescendo si è ridotta. Ora
avete lo
stesso potenziale” ribatté Goten. Si
passò la mano tra i corti
capelli neri, scompigliando il ciuffo. Bra si sporse in avanti
avvicinando il suo viso a quello di lui.
“Con le altre
ragazze hai sempre il
furbo e con me vieni a parlare come un guerriero fatto e finito.
Guarda che vedevo quanto tu e Trunks scappavate per andare a giocare
ai videogame” ribatté. Goten ghignò e
socchiuse gli occhi.
“Mi fai venire
voglia di combattere,
probabilmente” mormorò con voce seducente. Bra gli
si sedette in
braccio e gli mise le mani sulle spalle, avvicinando ancora il
proprio viso a quello di lui.
“E che ne dice,
invece, di pensare ad
altro Mr. Son?” domandò. Goten le passò
un braccio intorno ai
fianchi e la trasse a sé.
“Dico
questo” rispose. Chiuse gli
occhi e la baciò. Bra rispose al bacio, gli morse il labbro
e lui le
mise la lingua tra le labbra rosse. Le loro lingue s'intrecciarono,
Bra gli succhiò il labbro inferiore. Le sue iridi azzurre
divennero
liquide e si staccò.
“Deduco che il
tuo primo pensiero non
siano più Valese o i combattimenti”
mormorò. Goten mise una mano
nella tasca dei pantaloni, sentendo la plastica di una bustina sotto
le dita.
“Non
fraintendere, quello che voglio
fare non è il mio primo pensiero” disse con voce
calda.
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Capitolo 15 *** Cap.15 Dopo una notte di fuoco ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta sentendo: Qualcosa di te. La canzone di Anna Tatangelo.
Il video della storia: https://www.youtube.com/watch?v=Ft90Yg2YviM
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Prompt:
lenzuola
disfatte
Cap.15 Dopo una notte di fuoco
Bra strinse il lenzuolo con
la mano
pallida, coprendosi i seni sodi, i capelli azzurri le ricadevano
scombinati ai lati del viso.
“Pan non
è più rientrata”
biascicò. Guardò a destra e a sinistra, la maglia
del suo pigiama
era abbandonata sopra la coperta aggrovigliata in un angolo del
letto. Goten mugolò, si portò una mano alla testa
infilando le dita
tra le ciocche nere. Bra gli appoggiò il piede nudo sulla
gamba. Il
Son si alzò di scatto, tremando e si guardò
intorno con gli occhi
sgranati. Bra sorrise, si sporse verso di lui e gli baciò la
spalla
abbronzata.
“Non sopporti un
po' di freddo?”
domandò. Goten si voltò verso di lei, le prese il
mento e la baciò.
“Un risveglio
orrendo” mormorò.
Bra gli mise il braccio intorno al collo.
“Dici che Pan
è rimasta a dormire
con Trunks?” chiese.
“Probabilmente a
parlare dei vecchi
tempi. Quei due sono verginelli” sussurrò con voce
roca il moro.
La luce rosata dell'alba
entrava dalla
finestra. Il respiro di Bra si diffondeva nella stanza e Goten lo
sentiva sovrapporsi al proprio battito accelerato. Goten
affondò il
viso nella spalla della giovane e inspirò, sentendo profumo
di
limone. Bra continuò a tenergli il braccio intorno al collo
e infilò
le dita affusolate nei suoi capelli neri. Goten si staccò da
lei, le
diede le spalle rimanendo seduto sul letto.
“Beh …
ciao, penso di dover andare.
Se tuo padre mi scopre” mormorò. Si
alzò in piedi, raggiunse i
suoi boxer abbandonati sul pavimento e li indossò.
“Mi hai detto che
le aure
diminuiscono mentre si ...” ribatté la giovane.
“Con tuo padre
è meglio non
rischiare, mai” rispose secco Goten. La giovane
gattonò fino al
bordo del letto e prese un laccetto per capelli, legandoseli in una
coda.
“Lo
rifaremo?” domandò e la voce
le tremò. Goten indossò i suoi pantaloni,
raggiunse la bustina di
plastica abbandonata sul pavimento e la disintegrò con un
ki-blast
grande quanto l'unghia del pollice.
“Ogni volta che
vuoi” rispose.
Avvampò, deglutì e incassò il capo tra
le spalle.
“Che sia amore o
no, i miei sensi
sono già schiavi dei tuoi”. Ammise. Bra sorrise,
gattonò fino al
suo reggiseno e lo prese in mano. Goten si voltò e
avvertì un
calore al basso ventre guardando il corpo ignudo di lei.
“Fisicamente hai
preso da tua madre”
farfugliò. Bra scoppiò a ridere e scosse il capo.
“Non mi troverei
nuda in un letto
dalle lenzuola disfatte con uno a caso solo per illudermi sia il
principe azzurro, mio caro Son. Ho scelto te perché so che
dentro
sei sincero e comunque so il tuo indirizzo, in caso tu non mi voglia
portare all'altare” ribatté. Goten
deglutì a vuoto un paio di
volte, chiuse gli occhi e scoppiò a ridere.
“La relazione con
il ricatto mi
mancava”. Ammise. Bra indossò le mutandine e il
bordo di pizzo che
le decorava le solleticò i fianchi.
“E poi posso
sempre avvelenarti, se
mi lasci”. Aggiunse. Goten allargò le braccia e si
chinò in
avanti.
“Si fidi,
principessina, non ne ho
intenzione”. Promise.
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Capitolo 16 *** Cap.16 Dovunque andrai ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Remake di Wherever You Will Go
Prompt:
sapeva
di poter essere forte
Scritta
sentendo Wherever You Will Go di The Calling.
Cap.16 Dovunque andrai
E
forse, scoprirò
Il
modo per ritornare un giorno
Per
guardarti, per guidarti
"Perciò ha davvero deciso che non tornerà al
college?" domandò Gohan con voce roca. Videl accese la
lampada del comodino e guardò la penombra della stanza.
"Penso
proprio di no amore mio. Ti preoccupa la retta?" chiese la moglie. Il
Son si sporse facendo cigolare il letto e aprì il cassetto
del comodino.
"Non
sono mia madre. Se davvero non vuole continuare gli studi, non la
obbligherò" rispose. Videl sorrise guardando il marito
seduto con la schiena piegata in avanti, scostò le coperte e
si mise in ginocchio sul letto.
"Lo so
che fai la voce grossa solo per il suo bene" mormorò. Lo
raggiunse e lo abbracciò, mettendogli il mento sulla spalla.
"Non
sei felice che finalmente riavremo la nostra bambina? Hai sofferto
tanto quando è partita" mormorò. Baciò
il mento del marito che sospirò.
"Quella
gonna che le avevi regalato le stava troppo grande e quei libri
sembravano schiacciare le sue spalle. Era così piccola,
nonostante la sua forza, era rimasta bassina ed esile"
sussurrò il marito. Prese dal comodino un album di
fotografie e se lo mise sulle ginocchia, aprendolo. Accese anche la
propria lampada e avvicinò il tomo alla luce.
Guardò la prima foto in cui c'era Videl che si accarezzava
il pancione sorridente, la successiva era storta e coperta per
metà da un dito, ritraeva Gohan intento a scappare con
dietro una serie di oggetti lanciati da Videl.
"Ero
davvero insopportabile con le voglie ..." mormorò. Gohan le
accarezzò la testa e ridacchiò.
"E
già ti eri addolcita, rispetto al nostro prima incontro" le
ricordò. Videl sbuffò, si sporse e gli
mordicchiò la parte superiore dell'orecchio arrossandogliela.
"Non mi
dire cattiverie, Great saiyamen, non è carino per un eroe"
borbottò. Gohan ridacchiò nuovamente e
annuì.
"La
nostra bambina è sempre stata forte, come te"
mormorò. Guardò la foto di Videl intenta ad
accarezza il proprio pancione davanti a una piscina.
"Nemmeno
era nata e già grazie a lei veniva fuori il supersaiyan
God". Aggiunse. Osservò la foto in cui si vedeva un Mr.
Satan svenuto e lui stesso che guardava l'ecografia della figlia in cui
si vedeva una piccola coda.
"Questo
è il primo dentino e questa la prima volta in bicicletta"
sussurrò Videl, indicando una serie di foto con l'indice
pallido. Gohan le vide una dopo l'altra e sorrise, vedendone una in cui
Pan, con una piccola tuta da karateka si stava fasciando un taglio sul
braccio.
"In
alcune era così piccola che non mi arrivava nemmeno al
ginocchio" disse con voce roca Gohan.
"Qui le
ho insegnato a volare. Mi ha fatto prendere un colpo, ha fatto il giro
dell'intero pianeta prima che io riuscissi ad avvertirti che era
partita come un razzo. Voi saiyan vi siete sempre divertiti a farmi
spaventare" brontolò Videl. Gohan si voltò verso
di lei e le sfiorò le labbra con le proprie. Videl
arrossì, chinò il capo e sorrise. Gohan si
voltò nuovamente verso l'album, guardò Trunks
sollevare la mano di Pan, alzando la bambina al di sopra del campo di
pietra del torneo e un'altra foto in cui si vedeva Pan appoggiata alla
navicella su un prato, accanto a Goku bambino e Trunks intento ad unire
due circuiti del mezzo spaziale.
"Il
tempo è volato. Si è già fatta una
donna" sussurrò Gohan. Chiuse l'album, si sporse e lo rimise
nel cassetto.
"Farai
pace con lei?" domandò Videl.
"Mi
fingerò un altro po' arrabbiato e poi chiederò
scusa" mormorò Gohan. Si voltò sentendo dei
passi, Videl si alzò in piedi e si girò verso la
porta sentendoli farsi più vicini. Pan aprì la
porta della stanza ed entrò con il capo chino, i capelli
mori le coprivano il viso.
"Papà,
sono venuta a chiederti scusa. Non ritornerò sui miei passi
perché quella palestra è importante per me ...".
Iniziò a ripetere a memoria, attraverso le ciocche more si
riuscivano a intravedere le orecchie arrossate. Gohan si
alzò, la raggiunse e la abbracciò, stringendola a
sé.
"Pan
..."mormorò. Le lacrime rigarono le guance della figlia che
lo abbracciò a sua volta.
"Mi
dispiace di aver alzato la voce qualche giorno fa" biascicò
con voce roca.
"Dovunque
andrai, qualsiasi cosa sceglierai di fare, io ci sarò". La
rassicurò Gohan. Videl sorrise guardandoli e gli occhi le
divennero lucidi. Pan alzò il capo e sorrise, alcuni capelli
le si erano aderiti al viso umido.
"Ti
voglio bene, papà".
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