Loving you is a privilege.

di AkaRen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ௲ The beginning of the abyss. ܐ ( Prologo. ) ***
Capitolo 2: *** ௲ Neck. ܐ ( I Capitolo. ) ***



Capitolo 1
*** ௲ The beginning of the abyss. ܐ ( Prologo. ) ***


PROLOGO.


Tutto iniziò quando mi ferii al dito, a causa della carta da regalo, nel giorno del mio compleanno. Quando Jasper perse il senno.
Carlisle fu l'unico, probabilmente perché più abituato all'odore del sangue, che riuscì a rimanere. Edward ci provò, ma sapevo io come sapeva lui che stava soffrendo.

Mi lasciai medicare da Carlisle, e, mentre ci parlavamo, mi sentii... strana. Il suo tocco era leggero, a malapena mi sfiorava. Abile. Sapeva dove mettere le mani, essendo dottore.
Lo osservavo, cercando di non perdere i sensi a causa della vista del mio stesso sangue. Fu probabilmente per questo motivo che mi soffermai a rimirarne i lineamenti con più attenzione, più scrupolo.
I ciuffi così biondi che immaginai che a stento si vedessero alla luce solare, il profilo del naso, gli zigomi, il collo marmoreo, appena scoperto. Le labbra, che dischiudeva nel parlare, di un roseo che stonava con la carnagione chiara.
Ogni dettaglio era stato curato, sembrava disegnato da uno scultore esperto che vi aveva lavorato sopra per anni.
Ma ciò che mi fece contorcere lo stomaco furono i suoi occhi. Perché emanavano calore, quello che il suo corpo non avrebbe mai più potuto trasmettere.
Erano ricchi di promesse. Promettevano protezione.
E, non so perché, ma mi fidai.

E fu l'inizio della caduta.

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Capitolo 2
*** ௲ Neck. ܐ ( I Capitolo. ) ***


I CAPITOLO.
 

Dopo, non li vidi più.
Né lui né tutta la famiglia Cullen. Tutto ciò che era divenuto il mio mondo era scomparso. Svanito, dissolto.
Da un giorno all'altro. Per un mio stupido gesto.
La reazione di Jasper era comprensibile. Nonostante tutto, era da quando lo avevo incontrato per la prima volta che sapevo della sua difficoltà a trattenersi.
Ma io questo non lo avevo saputo subito. Non mi era stato detto il vero motivo.
E dentro morivo all'idea che fosse stato Carlisle a distruggere tutto questo. Perché dimostrava meno anni di quanti ne avrebbe dovuti avere. Avevo cominciato a fidarmi di lui, ma era stato uno sbaglio.
Mi aveva strappato Edward. Mi aveva strappato Alice.
Mi aveva strappato linfa vitale. Come potevo essere stata così ingenua da credere in una sua protezione?
Nonostante oggettivamente non avesse colpe, cominciai ad odiarlo. E forse fu l'odio che provavo, più del dolore fisico, a sostenermi nella tesi che era davvero successo qualcosa, con i Cullen. Che non erano solamente frutto della mia contorta immaginazione.
Le giornate le passavo a fissare un punto vuoto. Tentavo di aggrapparmi disperatamente al ricordo della mia famiglia acquisita. Cercavo di ricordare come mi sentissi bene nel raccontare dei miei segreti ad Alice, nel ridere con lei; ricordare cosa provavo quando ero circondata dalle braccia forti di Edward. Pensavo ai suoi occhi, al suo sorriso, al suo modo di fare. Cercavo salvezza in quei momenti.
La notte sognavo di essere abbandonata da Edward. Sognavo il suo affermare di non avermi mai amata. E lo strazio era enorme.
Ma, pian piano, ad Edward si sostituì Carlisle: man mano che la rabbia nei suoi confronti aumentava, egli si presentava nei miei incubi.
Mi parlava, ma non riuscivo ad afferrare le sue frasi. E quando provavo a pronunciare anche una sola parola, mi sentivo le labbra incollate. Ero incapace di dischiuderle. Allora provavo ad afferrare la sua immagine, colta da fastidio, frustrazione – questa era come fumo. Si dissolveva tra le mie dita. Non potevo catturarlo.
E provavo ad urlargli contro il mio malessere, accusandolo. Finché non mi svegliavo.
E in quei momenti, sì, urlavo. Tutte le parole che mi ero tenuta dentro. Ma era troppo tardi. Neanche il Carlisle dei miei sogni poteva più udirmi.
Poi, veniva mio padre. Mi tranquillizzava. Mi circondava tra le sue braccia paterne; io mi ci aggrappavo, per cercare ancora salvezza, un rimedio al dolore, ma non lo trovavo.
A volte mi sembrava di scorgere la figura di Edward, o di Alice, che mi guardavano con un'aria annoiata, o infastidita, quasi biasimandomi. E talvolta mi domandavo se non stessi cominciando a delirare sul serio. Le allucinazioni si fecero sempre più frequenti. Prima li scorgevo negli angoli, in una penombra; mano a mano ho cominciato a vederli anche in posti più scoperti.
Almeno, finché non ho incontrato Jacob. Lui è stato la mia salvezza. Per un po' ho sinceramente creduto che potesse risollevarmi dall'abisso nel quale ero sprofondata.
Ma poi divenne licantropo, e – beh, quella è un'altra storia.


In seguito, tornarono.
Prima Alice. E vederla fu un toccasana, riuscii finalmente ad espirare ed inspirare profondamente – e mi accorsi di quanto spesso avevo trattenuto il respiro. Come se, rallentandolo, avessi potuto placare la ferita che sentivo al petto.
Poi, Edward. Essere di nuovo tra le sue braccia fu una sensazione destabilizzante, mi fece sentire completa. Ma ero pronta a lasciarlo andare; non lo avrei mai costretto ad amarmi. Sentire il suo dichiararmi nuovamente amore, averne la certezza, dopo così tanto tempo, mi fece provare una grande emozione. Ero felice. Ero vicino a lui ed ero felice.
Infine, il resto della famiglia Cullen. Emmett. Jasper. Rosalie. Esme.
E... Carlisle. Vedere lui mi provocò una scarica di emozioni diverse. Da una parte ero ancora infastidita, diffidente; dall'altra, sollevata, per la sua presenza, senza comprenderne a pieno il motivo. Non avevamo mai avuto un vero rapporto diretto, seppur sapessi che mi aveva accettato totalmente nella famiglia dei Cullen, quale fidanzata di Edward.
Cosa avrebbe detto, se avesse saputo delle mie emozioni, seppur lievi?
E cosa avrebbe pensato Edward?
In quel momento più che mai, ringraziai di non poter essere letta da lui. Sarebbe stato molto pericoloso, soprattutto per chi non ha anni di esperienza nel nascondere i propri crucci e dubbi. Sola nello spazio privato che erano i pensieri, potevo così rimuginare.
Ma dovevo stare attenta. Se Edward non riusciva a leggere i miei pensieri, infatti, Jasper era un potenziale nemico non da sottovalutare: lui poteva tranquillamente leggere le mie emozioni. E non ci avrebbe messo molto a trovarne la causa, e a parlarne col resto della famiglia.
Se volevo comprendere meglio cosa provavo per Carlisle, una soluzione era farmelo amico. Ma come? Si era sempre tenuto così a distanza, da me.


Un giorno mi trovavo a casa dei Cullen.
Stavo riprendendo il rapporto con Edward, ci stavamo vedendo molto spesso, in quel periodo, nonostante Charlie non approvasse.
Stavo osservando il mio ragazzo, le labbra dischiuse in un sorriso, quando entrò in scena Carlisle.
Edward, ti devo dire una cosa!” Esclamò.
Aveva appena varcato la soglia della sua camera, quando il suo sguardo si posò su di me. Edward mi stava cingendo la vita, tenendomi stretta a sé. Il mio corpo caldo era in un contrasto evidente con la sua pelle gelida, mi causava brividi di freddo – per questo, a dividerci, vi erano i vestiti che Edward aveva indosso. Lunghi.
“Bella” mi salutò, cordialmente, un sorriso che gli increspava le labbra, volgendo gli angoli di queste verso l'alto. “È un piacere averti di nuovo qui con noi, sai?” Lo disse con tono paternale, che non insospettì affatto Edward – in fin dei conti, perché avrebbe dovuto? Quella che provava qualcosa, tra noi due, al limite ero io –, ma, anzi, lo fece sorridere. Il mio ragazzo mi baciò i capelli, poi si alzò e si avvicinò a Carlisle.
“Dimmi tutto”, fece.
Ma Carlisle non accennò a pronunciare una sola sillaba. Per un attimo mi sembrò che le muovesse, ma probabilmente fu solo un'impressione. Edward lo superò, giungendo fuori dalla stanza.
Carlisle, prima di seguirlo, mi guardò un'ultima volta. Il sorriso era ancora presente sul suo volto, ne rischiarava lo sguardo. Dolce, caldo.
Rimasi ad osservarlo a mia volta, senza dire nulla, beandomi solamente della visione del suo volto. E di quegli occhi, ambrati.
Senza accorgermene, scesi ad osservare il suo collo. Indossava una camicia a quadri, ma i primi bottoni non erano stati allacciati, e mettevano in risalto la pallida pelle. Mi immaginai come fosse lasciarvi sopra un bacio, se al tatto fosse simile a quella di Edward – quando me ne accorsi, mi stranii. Scossi il capo. E tornai a guardarlo negli occhi.
Non aveva abbandonato il sorriso.
E con un cenno del capo, di congedo, se ne andò anche lui.
Chiudendo la porta dietro di sé.


 

Angolo autrice.
Aggiornerò ogni venerdì. :3

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