Real love di Hoon21 (/viewuser.php?uid=244098)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto. ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo. ***
Capitolo 8: *** Capitolo ottavo. ***
Capitolo 9: *** Capitolo nono. ***
Capitolo 10: *** Capitolo decimo. ***
Capitolo 11: *** Capitolo undicesimo. ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodicesimo. ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredicesimo. ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordicesimo. ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindicesimo. ***
Capitolo 16: *** Capitolo sedicesimo. ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciassettesimo. ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciottesimo. ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciannovesimo. ***
Capitolo 1 *** Capitolo primo ***
E
va bene non sei bella. E allora?
Mi
piaci cosi' come sei.
(Tobias-
Divergent)
Capitolo
primo.
136...138...140...142!
Eccolo finalmente! Non riesco a credere di essere finalmente
arrivata! Questo Distretto cosi' piccolo sembra essere gigante quando
non lo si conosce.
Non
sono mai venuta nel Distretto 12. Ho scelto questo distretto perche'
e' molto lontano e relativamente tranquillo. Sono abbastanza sicura
che nessun giornalista verra' a curiosare in giro, nessuno mi conosce
e c'e' una forte probabilita'( se non una assoluta certezza) di
incontrare Katniss Everdeen e Peeta Mellark.
Sono
passati gia' due anni dalla fine della guerra e so che i due si sono
messi insieme(veramente questa volta) ma sarebbe molto indelicato da
parte mia bussare alla loro porta solo per farmi fare un autografo.
Mi prenderebbero per pazza e darei solo fastidio. Intanto sara'
meglio che mi dia da fare a trasportare tutti gli scatoli( circa
tre). Ho scelto una piccola casa del Giacimento. Nessuno verra' a
darmi fastidio qui.
Inizio
a portare gli scatoloni dentro l'appartamento che non degno neanche
di un'occhiata.
Impiego
mezz'ora per portare tutto dentro e sono decisamente esausta. Pur
avendo poche cose il mio fisico e' talmente fragile da non riuscire a
sostenere il loro peso. Da quanto tempo non mangio? Mi guardo
intorno. La casa ha una cucina molto piccola, una stanza da letto e
un bagno con una vasca. E' molto piu' piccola della casa del
Distretto 12 dove ho vissuto per due mesi ma me la faro' andare
bene.
Mi
concedo un piccolo sorriso compiaciuto prima di iniziare a svuotare
gli scatoli.
-Posso
aiutarti?- chiede qualcuno.
Mi
volto per vedere di chi sia la voce. Davanti a me c'e' una bellissima
ragazza con una lunga treccia che le scende su una spalla.
-Oh,
si grazie. Non riesco a trovare il panificio. Ho bisogno di prendere
qualcosa da mangiare ma non ho la piu' pallida idea di dove si
trovi.- rispondo sollevata. Sto girando in tondo da un bel po' senza
riuscire a capire la direzione da intraprendere. L'orientamento non
e' il mio forte.
-Vieni,
ti faccio strada. Ti sei appena trasferita?- chiede.
-Oh
si! Scusa, non mi sono neanche presentata. Mi chiamo Demetra- mi
presento alla ragazza che mi supera abbondantemente in altezza.
-Piacere
Demetra. Io sono Katniss- si presenta a sua volta.
-Katniss?-
chiedo incapace di contenermi.
Lei
sorride appena.
-Si,
Katniss Everdeen-
-Wow...
cioe' scusa! Non voglio assolutamente sembra poco gentile o cose del
genere ma wow! Sono davvero entusiasta! Tu sei il mio mito!-
Questa
si mette a ridere.
-Oh,
beh grazie. Vieni stavo giusto andando nel panificio di Peeta-
Ho
appena incontrato Katniss Everdeen e tra una manciata di minuti Peeta
Mellark! Vorrei poter urlare dalla gioia. Sono arrivata al Distretto
solo da poche ore e ho gia' l'occasione di conoscere entrambi.
Arriviamo
al panificio ed entriamo subito. Dentro c'e' il famoso ragazzo biondo
con lo stesso sorriso dolce che avevo notato nelle interviste e nelle
arene.
-
Ciao Peeta! Lei e' Demetra-
-Katniss!
Piacere Demetra- mi saluta allegramente.
-P-P-Piacere
mio- deglutisco- wow...- riesco solo a dire.
Peeta
ride come ha fatto poco fa Katniss. Mi rendo conto che sto facendo
una pessima figura e arrossisco immediatamente.
Dannazione
Dem! Riprenditi!
-Okay,
credo di aver appena detto la cosa piu' sbagliata. Quindi
ricominciamo. Sono molto onorata di fare la vostra conoscenza-
Chissa'
se mia madre sarebbe orgogliosa dei progressi che ho fatto in fatto
di presentazioni eleganti.
-Il
piacere e' tutto nostro. Ti sei appena trasferita?- chiede
gentilmente Peeta. Katniss si e' semplicemente seduta vicino a lui e
adesso si limita ad osservarmi.
-Si,
esatto. Se non fosse stato per Katniss non sarei mai riuscita a
trovare questo panificio e dire che vengo da un distretto molto piu'
grande!- mi lascio sfuggire.
-Da
quale distretto vieni?- chiede innocentemente Katniss continuando a
scrutarmi.
-Da
uno molto lontano da qua. Come mai vuoi saperlo?- Mi sforzo di tenere
a bada il nervosismo ma questa domanda ha risvegliato in me la paura.
-Hai
un viso famigliare anche se non riesco a capire dove ti ho vista.-
spiega.
-Mmm..non
so. Questa e' sicuramente la prima volta che ti incontro.
Probabilmente ti starai confondendo- replico candidamente.
-Si,
esatto. Scusa ma ogni tanto faccio un po' di confusione- mormora
imbarazzata.
-Tranquilla.
Comunque, potrei avere mezzo chilo di panini al burro?- chiedo
rivolgendomi direttamente a Peeta che per tutta la durata dello
scambio di battute con Katnis e' rimasto in disparte.
Sorride
leggermente annuendo e preparandomi il pane che ho appena ordinato.
-Quanto
viene?-
Lui
fa un cenno con la mano:- Per questa volta niente. Sei appena
arrivata nel distretto, consideralo un regalo-
E'
tanto tempo che qualcuno non fa qualcosa di carino per me e mi sento
stranamente commossa.
-Grazie
mille..davvero-
-Figurati.
Saluta la tua famiglia, spero di vederli in giro- dice.
Il
sorriso mi muore sulle labbra e devono essersi accorto del
cambiamento perche' Katniss mi chiede molto delicatamente:- Qualcosa
non va?-
Stringo
i denti come mi ha insegnato mia madre.
-Non
c'e' nessuna famiglia. Sono solo io-
La
loro espressione cambia.
-Mi
dispiace..-sussurra Katniss.
-Tranquilli,
non fa niente. Grazie ancora per il pane e grazie a te, Katniss, per
avermi accompagnata. Arrivederci- e infilo la porta.
E'
stata piu' dura di quanto pensassi.
Arrivata
a casa poso il pane sul tavolo ed entro nel bagno. Ho appeso su una
parete uno specchio. Guardo il mio riflesso cercando di scrutarmi con
occhio critico.
Ho
tenuto i capelli raccolti, ho indossato le lenti marroni per
confondere il colore dei miei occhi e mi sono anche truccata! Non
puo' avermi riconosciuta.
Forse
avrei dovuto tingere i capelli o tagliarli...
Dovevo
stare piu' attenta, dannazione!
Per
fortuna la mia corporatura e' molto diversa dalla sua. Sono
decisamente piu' magra.
Ho
ancora un po' di tempo da passare con loro senza che sospettino
niente. So gia' che non posso aspettare troppo tempo e prima dico la
verita', prima riusciro' a lasciarmi tutto alle spalle.
Spengo
la luce del bagno e chiudo la porta dietro di me.
Alle
otto del mattino sento qualcuno bussare insistentemente alla porta.
Per favore ho l'abitudine di svegliarmi presto. Sbircio dalla tenda
per vedere chi sia e scorgo la figura slanciata di Katniss. Afferro
un elastico per legarmi i capelli e apro la porta.
-Ciao
Katniss!- la saluta.
-Ciao
Demetra. Ti disturbo?- chiede.
-Oh
no, assolutamente. Entra- e mi sposto per lasciarla entrare.
Ieri
pomeriggio sono riuscita a dare un'aria piu' confortevole a questa
casa abbandonata.
-E'
molto carina!- esclama Katniss.
-Grazie
mille. Non e' del tutto rifinita ma credo che sia abbastanza
accogliente- replico.
-Ma
non credo che tu sia venuta per vedere casa mia. Posso fare qualcosa
per te?-
-Ehm..sono
venuta qui per scusarmi per ieri. Non avevo intenzione di metterti a
disagio-dice arrivando in fretta al punto.
-Oh
no! Non mi avete messo assolutamente a disagio. E' che mi hai preso
un po' alla sprovvista. Tutto qua-
Katniss
arrossisce un po'.
-In
effetti non sono venuta qui solo per questo. So benissimo come ci si
sente essere in un posto sconosciuto, da sola. Io e Peeta avevamo
pensato di aiutarti. Fa sempre comodo avere degli amici e potremmo
aiutarti ad ambientarti al 12. Insomma..se ti va..se ne hai
bisogno..- continua molto imbarazzata.
Rimango
molto stupita dalla sua richiesta.
-Io..non
so cosa dire. Ti ringrazio dal profondo del cuore. Sei stata la mia
eroina per tutto il tempo degli Hunger Games e ho sempre pensato che
fossi una persona molto buona ma non pensavo cosi' tanto. Grazie-
Lei
arrossisce ancora di piu'
-
Ehm, grazie. Ti va di venire a pranzo da me oggi? Saremo solo io,
Peeta ed Haymitch. Tranquilla, e' molto simpatico anche se puo'
sembrare un vecchio ubriacone-
La
sua ultima frase mi fa ridere. Da quanto tempo non rido?
-Accetto
volentieri anche perche' non ho molto da mangiare- e faccio un gesto
con la mano indicando la dispensa vuota.
-Si,
mi sono accorta che non devi mangiare da molto- dice accennando alle
ossa sporgenti del mio corpo -E so cosa vuol dire non mangiare. Sono
cresciuta al 12! Ci vediamo all'una, va bene?-
-Va
benissimo-
Mi
saluta velocemente e lasciala casa.
Quando
arrivo a casa Everdeen-Mellark l'unica cosa che vorrei fare e'
tornare indietro. Sto quasi per farlo quando vedo Peeta arrivare. Mi
saluta con un cenno della mano.
-Ciao
Demetra. E' bello averti a pranzo. Dai entriamo, Katniss dovrebbe
essere riuscita a preparare il pranzo senza mandare a fuoco la
cucina- dice ridendo.
Cerco
di imitarlo ma il nodo all'altezza dello stomaco me lo impedisce.
Apre
la porta e la lascia aperta in modo tale che io possa entrare. E'
molto piu' grande, bella e nuova rispetto alla mia e appena entrata
vengo investita dall'odore di famiglia. Nonostante vi abitino solo
due persone, queste mure sono impregnate del loro amore.
In
cucina scorgo Peeta posare un tenero bacio sulle labbra di Katniss.
Arrossisco in fretta.
Ricordi
come ti sentivi quando poggiava le sue labbra sulle tue? Ricordi
com'erano i baci fatti di passione, amore, mistero e paura? Ricordi
com'era dover tornare subito a casa con il suo sapore in bocca?
-Beh
piccioncini? Avete intenzione di mangiare o di stare tutto il tempo a
sbaciucchiarvi?- sbraita la voce di Haymitch che e' comparso
magicamente dietro di me.
-Vedo
che sei riuscita a cucinare senza provocare un incendio, dolcezza-
continua.
Ha
un'aria molto arcigna e si volta a guardarmi come se fosse
un'intrusa. Beh, effettivamente lo sono.
-E
tu chi sei?-
-Sono
Demetra. Mi sono appena trasferita al Distretto 12 e Katniss mi ha
invitata a pranzo- dico prontamente, ripetendo tutto come una
macchinetta.
Il
loro mentore si limita ad annuire e trascinarsi in sala da pranzo
dove afferra subito la bottiglia di vino.
-Haymitch!
Non iniziare bere!- gli urla contro Katniss mentre mi passa accanto-
Andiamo, dai- dice in un tono diverso.
Mi
accomodo vicino Haymitch e nonostante i dubbi che nutrissi, il pranzo
procede senza problemi e mi ritrovo anche a sorridere ogni tanto e
ridacchiare. Haymitch e Katniss litigano in continuazione e Peeta
scuote la testa e mi guarda come per dire che ha perso ogni speranza
con quei due. Ho notato pero' che Haymitch mi ha fissato per tutto la
durata del pranzo. Spero che sia troppo ubriaco per iniziare a
nutrire dei dubbi anche lui.
Finito
il pranzo aiuto Peeta a sparecchiare mentre gli altri due si
accomodano nel salotto. Mi offro di lavare i piatti come
ringraziamento e dopo aver insisto parecchio, Peeta acconsente. Mi
lascia in cucina e va dagli altri. Sento le loro risate e le frasi
borbottate di Haymitch.
Finisco
di lavare abbastanza in fretta e mi sposto anch'io nel salotto. Li
vedo tutti e tre seduti vicini come una vera famiglia. Katniss e
Peeta si tengono per mano e lei ha appoggiato la testa sulla sua
spalla mentre il loro mentore li guarda con un'espressione mista al
disgusto e all'affetto.
-E'
stato difficile rimettersi in piedi e continuare a vivere?- chiedo
senza pensare. Si girano tutti nella mia direzione. Quando mi rendo
conto quello che ho detto e provo a scusarmi, Katniss mi risponde.
-In
effetti si. All'inizio c'ero solo io. Mia sorella non c'era piu', mia
madre ha lasciato il 12 perche' il dolore l'avrebbe uccisa e Peeta
era a Capitol City per essere curato. E' stato un momento molto
brutto. Ero sempre sola e non avevo piu' una ragione per vivere ma
poi Peeta e' tornato- e si gira a guardarlo con tenerezza- e abbiamo
ripreso in mano le nostre vite. Insieme-
-Abbiamo
guarito l'uno le ferite dell'altro- conclude Peeta con un sorriso. Si
scambiano un bacio a fior di labbra che mi provoca una dolorosa fitta
al cuore.
Haymitch
si gira verso di me, dopo aver finto di vomitare guardando i due
ragazzi baciarsi.
-E
tu? Quanti anni hai, da dove vieni?-
-Beh,
ho sedici anni anche se non sembra- rido, accennando alla mia
struttura fisica e alla mia altezza- Vengo da un Distretto abbastanza
lontano da qui- non aggiungo altro perche' non ho intenzione di dire
da quale distretto provengo.
-Come
mai sei venuta nel 12? Insomma, anche ora non offre molto- continua a
chiedere.
Katniss
gli lancia un'occhiataccia e gli fa cenno di smetterla.
-E'
abbastanza lontano da casa mia e io dovevo andarmene per forza-
-Davvero?-
Annuisco.
-Gli
Hunger Games non esistono piu'. Cosa ti ha portato a scappare lo
stesso?
Katniss
arrossisce di rabbia.
-Smettila
Haymitch! La metti a disagio- lo sgrida.
-Volevo
solo capire- si giustifica e si volta per fissarmi.
Ho
paura che abbia capito e qualcosa nella sua strana occhiata mi fa
raggelare il sangue.
Lui
sa.
-Tranquilla
Katniss. E' comprensibile voler capire. I miei genitori non sono
morti come probabilmente avrete capito- dico in direzione dei due
ragazzi- ma mi hanno buttato fuori di casa.
Piomba
un silenzio imbarazzante nella stanza.
-I
tuoi genitori..ti hanno buttato fuori di casa?- chiede con un
bisbiglio Peeta. Sento tutti gli occhi puntati su di me.
-Si.
E' una cosa molto comune nel..nel mio Distretto. Quando un figlio non
si comporta come i genitori si aspettano viene buttato fuori di casa
dopo i sedici anni. Da quel momento in poi dovra' cavarsela da solo.
Prima la sua unica possiblita' era offrirsi volontario agli Hunger
Games e cercare di vincere ma adesso..- e lascio la frase in sospeso.
Capisco
che sono tutti molto scioccati. I genitori di Peeta sono morti, non
erano molto affezionati ma non l'hanno lasciato lo stesso e il padre
e la sorella di Katniss sono morti nonostante amassero molto la sua
famiglia. Sono comunque stati presenti nelle loro vite. Non possono
capire queste cose.
-Ecco
perche' ho preso un appartamento qui. I costi sono bassi rispetto
agli altri distretti- aggiungo.
-Non
hai fratelli o sorelle? Qualcuno che ti possa aiutare?- insiste
Haymitch.
-Avevo
un fratello ma e' morto diversi anni fa- rispondo semplicemente.
Restiamo
in silenzio per un po'.
-Credo
di aver disturbato abbastanza, sara' meglio che io vada. E' stato un
piacere passare un po' di tempo con voi. Spero di rivedervi presto-
Li
saluto brevemente ed esco.
Man
mano che cammino sento quella morsa farsi sempre piu' forte. Mi metto
a correre mentre le lacrime mi bagnano il viso. Arrivo in fretta a
casa e mi fiondo in essa. Ho appena chiuso la porta che sono gia' per
terra a singhiozzare.
Ovunque
andrai io saro' con te. Il mio ricordo sara' con te.
Le
sue parole mi rimbombano nella mente mentre abbatto la parete del
dolore.
Angolo
dell'autrice.
Salve
gente! Saro' breve. So che dovrei concentrarmi su altre fanfiction.
Sto per completare la raccolta di one-shot e devo iniziare la seconda
long del capitolo I will always love you. Per chi non mi conoscessi,
mi farebbe molo piacere se la leggeste.
Punto
primo: Ho un problema al pc che non mi consente di utilizzare
l'accento e per questo devo sostituirlo con l'apostrofo.
Punto
secondo: Sono molto gradite le recensioni.
Punto
terzo: Ringrazio tutti quelli che leggeranno.
Quindi...vi
sta incuriosendo un po' questa storia? Demetra ha un passato molto
tormentato. Mente su molte cose, nasconde molte cose e ne omette
altrettante. La storia della sua famiglia e' solo una piccola parte
della sua storia.
Spero
che questa fanfiction vi interessi molto, ho in mente diverse conte.
Alla
prossima,
Hoon21
:)
|
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Capitolo 2 *** Capitolo secondo ***
Come
diavolo fai a dire che ami una
persona
sola, quando al mondo ce
ne
sono milioni che potresti amare
molto
di piu', e la sola stronzata che ti fa
parlare
e' il fatto che non le conoscerai mai nella
tua
vita....L'amore e' una forma di pregiudizio,
si
ama cio' di cui si ha bisogno.
(C.
Bukowski)
Capitolo
secondo.
Molto
tempo fa credevo che la cosa piu' difficile fosse adattarsi ai
cambiamenti. Io odiavo i cambiamenti e li odio tuttora. Pero' i
cambiamenti sono necessari per migliorare e ho imparato a conviverci.
Passare
da un Distretto all'altro non e' stato per niente facile ma sono
sempre riuscita ad abituarmi alla routine del luogo. Sono riuscita a
imprimere dentro di me le caratteristiche di ogni distretto che
fossero i puzzolenti palazzi fatiscenti del 3, le distese campagne
dell'11, le giornate scottanti del 4, gli odori acri prodotti dagli
escrementi animali del 10 o l'andamento costante di gente del 2.
Il
12 mi piace molto. E' tranquillo, gode di un buon territorio, le
persone sono molto simpatiche e gentili e tutti qui hanno voglia di
lasciarsi il passato alla spalle. Un ottimo posto per una come me.
E'
passata solo una settimana dal mio arrivo. Ho iniziato a prendere
confidenza con la mia nuova casa. Sembra strano poterla chiamare mia.
Adesso ho un contratto al Palazzo di Giustizia che dichiara che la
casa appartiene a me. Essere riusciti a trovare un lavoro( modesto ma
pur sempre un lavoro) mi riempe d'orgoglio.
Ogni
mese potro' ritirare lo stipendio che mi permettera' di vivere
serenamente per diversi mesi prima di dover fare i bagagli e
trasferirmi di nuovo.
La
mattina inizio a canticchiare mentre mi spazzolo i capelli
accuratamente legati dietro la nuca.
Non
ho avuto ancora molte occasioni per uscire. So che tra poco si terra'
una qualche festa a cui partecipera' l'intero Distretto quindi potro'
sfruttare l'occasione per conoscere qualcuno. Confido nel fatto che
quando iniziera' la scuola( se saro' ancora qua) potro' farmi dei
nuovi amici. Katniss e Peeta sono venuti a trovarmi una o due volte
e mi hanno presentato una loro amica di famiglia: una certa Sae e la
sua nipotina Molly.
Tra
poco dovro' andare a lavare tutte le scale di circa dieci uffici
pubblici percio' do uno sguardo fugace all'intera casa( come faccio
ogni volta prima di uscire) e chiudo la porta dietro di me. La chiudo
a chiave solo la notte. Nessuno verrebbe a rubare qua dentro e anche
se entrasse, non troverebbe nessun oggetto di valore.
Anche
se al presunto ladro potrebbe aver bisogno di qualche padella in
piu'.
Sono
quasi le nove di sera quando torno finalmente a casa. Sono esausta.
Mi fanno male le braccia, le gambe, i polsi, i piedi, la
schiena...praticamente tutto! Mi butto sul letto come un peso morto.
Chiudo gli occhi sperando di addormentarmi immediatamente.
-Demetra
sei in casa?- urla qualcuno dietro la porta, bussando ripetutamente.
Come
non detto. Mi alzo nuovamente e vado ad aprire la porta, trovandomi
Peeta e Katniss davanti.
-Ciao
ragazzi. Come mai da queste parti?- chiedo felice di vederli.
-Ehi!
Stavamo andando alla fiera che hanno allestito in piazza. Ti va di
venire con noi? Potremmo farti conoscere alcuni dei nostri amici del
Distretto- propone Peeta.
Credevo
che la festa fosse qualche settimana dopo.
-Oh
beh..si! Datemi solo un secondo e arrivo- rispondo.
Entro
in casa per cambiare la maglia sudata con una camicetta relativamente
nuova e legare i capelli in una lunga coda di cavallo.
-Eccomi,
sono pronta. Andiamo?- e ci incamminiamo.
La
piazza risplende. Ci sono molte bancherelle e la gente rende
l'atmosfera viva. E' una manifestazione tranquilla eppure sento
scariche elettrice attraversarmi il corpo.
Ricordo
di aver letto da qualche parte che quando stiamo accanto ad una o
piu' persone felici, il nostro corpo riceve parte delle loro scariche
elettriche.
-E'
sempre cosi' da queste parti?- chiedo a Katniss. Lei si limita ad
annuire. Noto che anche loro hanno una loro bancherella. Peeta deve
averla montata prima di passare da casa mia. Credo sia stata una sua
idea, quella di venirmi a chiamare. Forse Katniss non mi trova
simpatica o forse Haymitch le ha detto qualcosa. Mi appunto
mentalmente di andare a trovare il vecchio mentore. Mi concentro
sulla bancherella di Peeta. Sono esposti vari tipi di biscotti e le
torte glassate piu' belle che abbia visto.
-Quelle
torte sono bellissime! Come riesci a decorarle in questo modo?-
chiedo sinceramente stupita.
Peeta
arrossisce d'imbarazzo.
-Beh,
credo che sia un doto innato e poi ho passato quasi tutta la mia vita
dentro un panificio-
-Per
me rimani comunque un genio delle torte glassate!- esclamo ridendo.
Anche Peeta si mette a ridere.
Noto
un'occhiata piuttosto strana di Katniss e capisco che avrei dovuto
evitare questo genere di frase. Peeta non sembra averci fatto caso
perche' e' impegnato a parlare con un'altra signora.
-Vado
a fare un giro Katniss, ci vediamo dopo!- la saluto e inizio a
muovermi tra la confusione.
L'aria
profuma di dolciumi, zucchero filato e allegria. Mi fermo nella
bancherella di un uomo che sta mettendo in mostra tutti i suoi
oggetti realizzati con il legno.
-Prego
signorina, cosa posso fare per lei?- chiede l'uomo. Alzo lo sguardo e
mi accorgo che non e' un uomo. E' un ragazzo di circa diciotto o
diciannove anni. Ha i capelli scuri e gli occhi grigi. Sara' del
Giacimento, penso.
-Oh,
in realta' stavo solo dando un'occhiata. Li hai fatti tu?- chiedo.
-Si.
Ho sempre avuto la passione di intagliare il legno fin da bambino.
Quale ti piace di piu'?-
Sposto
lo sguardo dal bel ragazzo per guardare nuovamente la bancherella. Ha
intagliato animali e persone. Indico un piccolo cigno.
-Ottima
scelta! Somigli molto a quel cigno. Hai un'aria cosi' tenera e
delicata- dice il ragazzo.
Sento
la guance arrossire mentre sussurro un timido:-Grazie-
-Prendilo,
e' tuo- dice ancora porgendomi il cigno che avevo indicato.
-Cosa?
Oh no! Non posso-
-Non
devi comprarlo- replica- e' un regalo-
Arrossisco
ancora di piu'. Diverso tempo fa anche una persona, con la stessa
gentilezza del ragazzo del Giacimento, mi aveva fatto un regalo. Un
regalo che non ho potuto ricambiare.
-Grazie
mille. Non so cosa dire...grazie...-
Il
ragazzo inclina la testa e assume un'espressione pensierosa.
-In
effetti una cosa potresti dirmela. Come ti chiami? Non ti ho mai
vista in giro-
Resto
sorpresa dal sua domanda. Nonostante tutto raddrizzo le spalle e lo
fisso negli occhi quando rispondo come se tutta la timidezza fosse
sparita.
-Mi
chiamo Demetra. Mi sono appena trasferita. E tu sei..?-
-Mi
chiamo Jemmy. Piacere di conoscerti Demetra- dice porgendomi la mano.
Io
la afferro. E' calda e ha una presa salda.
-Il
piacere e' tutto mio-
-Allora
Demetra, sei qui tutta sola o sei venuta con qualcuno?- chiede Jemmy.
-Entrambe
le cose. Mi hanno portato qui Katniss e Peeta ma li ho lasciati per
fare una passeggiata. Quindi potremmo dire che sono da sola. Tu
invece? Rimarrai in questa bancherella per tutta la serata?- butto
li'. Jemmy socchiude gli occhi e sorride.
-No,
affatto. Se chiedessi a mio fratello di sostituirmi, ti andrebbe di
fare una passeggiata con me?-
Vittoria!
E brava Dem, sei arrivata da poco e sei riuscita a conoscere un
ragazzo carino.
-Con
piacere- sorrido.
-Bene,
aspettami qui- e scompare alla ricerca del fratello. Aspetto un bel
po' davanti la bancherella ma Jemmy non ritorna.
-Demetra!
Come mai aspetti qui da sola?-
Katniss
e' arrivata alle mie spalle.
-Oh,
in realta' stavo aspettando un ragazzo...Jemmy...per fare una
passeggiata insieme ma non e' ancora tornato. Mi stavi cercando per
qualche motivo?-
-Ehm..si.
Pero' credo che possiamo rimandare la conversazione a domani. Non e'
niente di importante. Jemmy hai detto? Spero che non ritardi troppo.
Ci vediamo Demetra, buonanotte-
Lo
spero anche io.
-Gia'.
Ci vediamo domani Katniss. Buonanotte- e torno sui miei passi mentre
lei si volta e torna da Peeta. Chissa' cosa ha da dirmi. In questo
stesso momento Jemmy appare.
-Scusa!
Non volevo farti aspettare ma mio fratello mi ha creato un sacco di
problemi..- dice mortificato.
-Tranquillo.
Andiamo?-
Passiamo
le due ore successive in giro per il Distretto. Jemmy e' molto
simpatico e mi fa ridere. Ultimamente nessuno riesce a farmi ridere.
Si
fanno circa le undici quando torno a casa. Jemmy ha insistito per
accompagnarmi. Sulla soglia della porta mi ha salutato con un
semplice bacio sulla guancia.
-Ti
andrebbe di vederci uno di questi giorni?- chiede infilandosi le mani
nelle tasche.
-Si,
mi andrebbe-
Lui
sembra soddisfatto. Mi fa un cenno con il capo e se ne va. Io chiudo
la porta.
Questa
volta mi butto sul letto e mi addormento con il sorriso sulle labbra.
Angolo
dell'autrice.
E'
una capitolo orrendo. Me ne rendo perfettamente conto. Il prossimo
sara' migliore, ve lo prometto. Io lo definisco un capitolo di
transizione. Sono quei capitoli che purtroppo sono orrendi ma servono
per addentrarci nei dettagli della storia.
So
di avervi un po' deluso. Nel prossimo capitolo arrivera' una persona
importante, ci sara' una discussione particolare e un esame di
coscienza profondo da parte di Demetra.
Recensite
se vi va anche se so che dopo aver letto, avrete voglia solo di
vomitare.
Alla
prossima,
Hoon21
|
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Capitolo 3 *** Capitolo terzo. ***
You'll
came back each time you leave
Cause,
darling, I'm a nightmare dressed
like
a daydream..
(Taylor
Swift)
Capitolo
terzo.
Ho
sempre amato la domenica. Tutti i miei coetanei ne approfittavano per
potersi riposare dopo una lunga settimana piena di attivita'
scolastiche, io invece preferivo sgattaiolare alle prime luci del
mattino per potermi incontrare con una persona. Con quella
persona. Sceglievamo i posti piu' improbabili per passare insieme la
giornata, godendoci la compagnia reciproca e allo stesso stando
all'erta per evitare che qualcuno ci vedesse.
Sapevo
bene cosa sarebbe successo se i nostri genitori ci avessero visto
insieme. Non mi sono sbagliata.
Pur
avendo abitudini diverse ora, considero la domenica il miglior giorno
della settimana.
Mentre
tutto il Distretto dorme, posso camminare indisturbata per le strade.
Anche
oggi devo incontrare una persona. Non la stessa ma pur sempre una
persona speciale.
Arrivo
alla stazione in anticipo. Ho sempre avuto questa brutta abitudine di
arrivare in anticipo a qualsiasi tipo di appuntamento. Provo una
sorta di ansia nel far attendere le persone.
La
stazione e' deserta e solitaria. Posso sentire il sole levarsi nel
cielo timidamente e iniziare a rischiarare il cielo immerso
nell'oscurita'. Dopo diversi minuti passati nei meandri della mia
mente, sento un fischio in lontananza e una macchia scura distante
che si muove verso di me. Mi alzo in piedi, puntellandomi sulle punte
per poter distinguere meglio il treno in corsa. E' quello giusto.
Si
avvicina e rallenta sempre di piu' finche' non si ferma del tutto.
Il
cuore mi martella furiosamente nel petto mentre l'attesa si fa sempre
piu' snervante. Alla fine le porte si aprono e lui scende.
Mi
osserva da capo a piedi alla ricerca di qualcosa.
-Sei
ancora magra- dice alla fine. Scoppio a ridere.
-Di
tutte le cose che avresti potuto dirmi in questo momento, hai scelto
davvero questo?-
Lui
ride con me.
-Non
ho mai amato le bugie e neanche tu. Stavo cercando di essere il piu'
sincero possibile. Grazie per essere venuta Dem, fa meno paura
tornare se sai che c'e' qualcuno che ti aspetta- mormora dopo che
l'ilarita' ha lasciato il suo viso.
-Hai
la tua famiglia. Se solo li avessi avvisati, adesso sarebbero qui per
te- gli faccio notare.
-Lo
so ma..un passo alla volta, eh Dem?- Lo fisso attentamente negli
occhi.
-Se
sei riuscito ad arrivare fino a qua sei pronto per ricominciare.
Credo che sia giunto il tuo momento, Gale-
Gale
annuisce.
-E
il tuo momento non e' ancora arrivato?
Scuoto
la testa.
-No,
non ancora. C'e' ancora tempo, no?- chiedo anche se non voglio
davvero che mi risponda.
Alza
le spalle, si mette il borsone sulla spalla e mi fa cenno di
incamminarci.
E'
stato difficile convincerlo ma anche lui voleva tornare. Restera'
poco nel 12, il tempo di assicurarsi che la sua famiglia sta bene e
di parlare con Katniss. Quando vedra' la sua vita con Peeta e
sopratutto quanto sia felice adesso, potra' finalmente lasciarla
andare.
Per
strada non parliamo. Abbiamo sempre preferito il silenzio come mezzo
di comunicazione. Sorrido al pensiero di come siamo diventati amici e
la mia mente compie un viaggio tra i ricordi fino ad arrivare a quel
giorno..
Ho
conosciuto Gale quando abitavo nel Distretto 2. Era una serata
particolare. Non mangiavo da giorni e non avevo nessuna intenzione di
chiedere il sussidio che la nuova presidentessa aveva generosamente
donato a tutti quelli che erano rimasti senza una casa o senza un
lavoro. Era finita da poco tempo la guerra, forse qualche mese. Avevo
quindici anni ed ero sola al mondo. Ero appena stata abbandonata da
tutti. Vagabondavo per le strade con la mente in confusione. Non
riuscivo a focalizzare un pensiero nello specifico, la mia mente
aveva preferito scorrere diversi ricordi. I miei genitori, una bomba,
una lezione a scuola, un morto per la strada, uno schiaffo, una
risata. Farneticavo qualcosa di incomprensibile, forse era solo il
mio modo di chiedere aiuto. Vagai per tutta la notte finche', poco
prima che sorgesse l'alba, mi trovai di fronte la base militare.
Sapevo che tutti i soldati ribelli si trovavano la' per gli
addestramenti speciali, pronti per essere mandati a sedare qualche
episodio di ribellione che ancora scoppiava in diversi luoghi del
Distretto. Mi accasciai a terra, del tutto priva di forze. Potevo
morire la'.
Non
aveva alcun senso continuare a vivere e poi, che differenza avrebbe
fatto la mia vita? Nessuno si sarebbe ricordato di me. Nessuno
avrebbe sentito la mia mancanza.
Eppure
qualcuno volle che continuassi a vivere. Qualcuno che mi mando' una
sorta di angelo custode.
Uno
dei soldati usci' proprio nel momento in cui stavo per perdere
definitivamente i sensi. Senti i suoi passi sull'asfalto e udii il
fruscio dei suo vestiti quando si inginocchio' accanto a me.
-Ehi
ragazzina, ci sei? Sei ancora viva?- sussurro' mentre cercava di
sentirmi il polso.
-Si,
forse. Credo che sto per morire. Secondo te sto per morire?-
Il
soldato sbuffo'.
-Spero
proprio di no, ragazzina. Vieni, ti porto dentro. Un medico ti
curera'- capii a malapena che mi aveva preso in braccio e il resto fu
nero.
Mi
risvegliai all'interno di una sala ospedaliera. Mi avevano attaccato
una flebo al braccio destro e sentivo che il mio corpo era stato
fasciato.
Girai
leggermente la testa e vidi il soldato che mi aveva portato
all'interno.
-Ciao
ragazzina. Mi fa piacere sapere che ti sia decisa a svegliarti-
Lo
disse in uno strano tono beffardo.
-Non
posso dire lo stesso. Chi sei?- chiese debolmente. La mia voce era
ancora piu' incerta di quanto pensassi.
-Sono
un soldato. Il mio nome e' Gale-
Gale?
Credevo di aver gia' sentito quel nome.
-Demetra-
-Bene
Demetra. Puoi dirmi dove posso trovare la tua famiglia? Purtroppo non
puoi restare in questa sala. E' riservata ai soldati della Nuova
Panem e tra qualche giorno i medici saranno costretti a dimetterti-
spiego' pragmatico.
-Non
ho una famiglia. Sono solo io- sussurrai.
La
sua espressione cambio'.
-In
questo caso, forse...-ma non concluse mai la frase.
-I
miei genitori mi hanno buttato fuori di casa. Sono solo io- ripetei.-
Sono solo io. Sono solo io. Sono solo io- e scoppiai a piangere. Non
uno di quei pianti silenziosi ma uno di quelli isterici.
Singhiozzavo, boccheggiavo e non vedevo piu' niente a causa delle
lacrime che scendevano copiosamente sulle mie guance.
Il
soldato si sedette vicino a me e mormoro':-Stai tranquilla- per tutto
il tempo in cui piansi. Non ricordo di essermi addormentata ma ad un
certo punto lo feci e quando mi risvegliai c'era ancora il soldato
Gale accanto a me.
-Ciao-
mormorai imbarazzata.
-Ciao
ragazzina-
Non
sembrava imbarazzato come me. Forse gli capitava spesso di assistere
a scene cosi' patetiche come quella di poco tempo fa.
-Mi
dispiace per prima..non volevo..-cercai di scusarmi. Gale mi zitti'
con un gesto della mano.
-Non
fa niente. Siamo riusciti a capire chi sei, ho parlato con i tuoi
genitori e...-
-Cosa
hai fatto? Come ti sei azzardato a parlare con i miei genitori? Non
hai forse capito che sono sola?- sbottai furiosa. Mi sembrava di aver
recuperato la forza perduta molto tempo prima.
-L'ho
capito benissimo ma non posso disubbidire a degli ordini e mi e'
stato ordinato di trovare la tua famiglia. Fine della storia,
ragazzina- replico' gelido.
Gli
scoccai un'occhiataccia.
-Beh..adesso
che avete capito che stavo dicendo la verita', avete intenzione di
dimettermi?-
Il
soldato si passo' la mano tra i capelli, arruffandoli leggermente.
-In
realta' no. Sono riuscito ad ottenere un permesso per farti rimanere
finche' non recuperai un po' di peso. In ogni caso i medici ti
avrebbe trattenuto per diverso tempo, da quanto ho capito
hanno..hanno trovato diversi problemi-concluse.
Arrossii
di botto. Sapevo perfettamente a cosa si riferiva.
-Credo
che questi non siano affari tuoi-
Mi
accorsi che stavo stringendo i denti. Allentai la presa e respirai a
fondo per stabilizzare i battiti cardiaci.
Non
sembrava arrabbiato ne' offeso dal mio tono rabbioso. Aveva una
strana luce negli occhi. Temetti che fosse pieta'.
-E'
vero. Non sono affari miei. Ma potrebbero diventarlo se ti vedo
ancora una volta in questo stato. La scelta sta a te, ragazzina. Ti
puoi fare aiutare oppure ritornare da dove sei venuta e finire nel
ciglio di una strada come due giorni fa- Erano gia' passati due
giorni? -So che non ti vuoi fidare di me o dei soldati in genere.
Personalmente sono il responsabile della morte di molte persone e
capisco perfettamente la tua sfiducia. Ma a dispetto di tutto cio',
sono veramente in grado di aiutarti. Devi solo fidarti di me-
Non
capiro' mai perche' fece di tutto per aiutarmi quel giorno. Forse era
il suo modo per riscattarsi. Capitol City e i Distretti lo
esaltavano come un eroe ma lui si sentiva responsabile della morte di
Prim, la sorellina di Katniss (questo pensiero lo formulai molto
tempo dopo) e stava cercando di rimediare con me.
-Ci
pensero' su, soldato Gale-
Da
quel momento fummo amici. Una strana amicizia quella che si istauro'
tra di noi. Tra il ventenne soldato Gale e la ragazzina quindicenne
Demetra. Strana e allo stesso tempo vera.
Ripenso
al nostro primo insolito incontro e non posso fare a meno di notare
quanto siano cambiate le cose. Avro' pur sempre le mie insicurezza e
paure (quelle non mi abbandoneranno mai) ma adesso ho acquisito
sicurezza e forza. Sono di nuovo capace di sorridere e di trarre
piacere nella vita.
Uno
dei motivi per cui ho scelto il Distretto 12 come mia casa
provvisoria e' proprio Gale.
Se
non sono capace di sistemare le cose del mio passato forse posso
aiutare lui a farlo.
Lui
e' riuscito ad aiutarmi. Mi e' stato accanto, mi ha dato una ragione
per continuare a vivere, mi ha aiutato a tornare la persona che ero
una volta.
Ci
sono ancora molte cose che devo sistemare ma lui e' il mio inizio.
Cosi' come io sono il suo. Lo capisco dal sorriso che mi rivolge
mentre camminiamo vicini. La sua mano che sfiora la mia e' una
certezza. La certezza che non saro' mai sola finche' lui sara' mio
amico.
Non
si tratta di amore come qualcuno potrebbe pensare, non sono neanche
un ripiego di Katniss..sono solo Demetra. La sua amica Demetra. E lui
e' solo il mio amico Gale.
Solo
questo.
Si
ferma all'improvviso quando arriviamo a casa sua. Non ho mai
conosciuto sua madre e i suoi fratelli. Sono arrivata da poche
settimane, ho preferito che fosse lui a presentarmeli.
Ha
uno sguardo indecifrabile, distante. Ha la straordinaria capacita' di
nascondere i suoi pensieri e le sue emozioni. Deduco che faccia parte
dell'addestramento.
Ho
provato a imitare la sua abilita' ma non sono sicura di esserci
riuscita. Mentire non significa nascondere.
-Puoi
farcela soldato Gale. Io ti copro le spalle- dico sperando di farlo
sorridere.
Abbozza
un sorrisetto.
-Come
no! Bene, vado. Posso passare pomeriggio? Ho intenzione di andare
da..-
Gli
facilito il compito.
-Ovviamente.
Sai dove trovarmi- gli dico e sto per andarmene quando mi afferra il
polso. La sua gigantesca mano e' avvolta intorno al mio polso magro.
Si china e mi da un leggero bacio sulla fronte.
-A
dopo, ragazzina- e mi lascia andare.
Angolo
dell'autrice.
Ciao
a tutti! Vi avevo promesso molte piu' cose ma ho deciso che farmi
stare un po' sulle spine mi avrebbe fatto solo bene.
Mi
sono concentrata molto sui ricordi di Demetra. Questa amicizia puo'
sembrare molto strana ma io la trovo forte.
Gale
non e' uno dei miei personaggi preferiti, lo considero un
rompiscatole che si mette sempre in mezzo tra Katniss e Peeta e tra
l'altro anche responsabile della morte di Prim. Eppure recentemente
cerco di vedere le cose sotto diverse prospettive.
Demetra
ha visto in lui un salvatore, un amico e qualcuno a cui aggrapparsi.
Avrete anche notato la differenza d'eta' e anche quella fisica.
Tengo
molto a dare un'immagine precisa di Demetra. Questa ragazzina bassina
e magra, abbastanza piccoletta per potersi scambiare facilmente per
una quattordicenne nonostante i suoi sedici anni.
Demetra
nasconde molti piu' segreti di quelli che sembrano. Sta cercando di
iniziare nuovamente la sua vita ma qualcosa la tiene ancorata al
passato. Qualcosa di cui Gale e' a conoscenza. Qualcosa che ha ancora
il potere di ferirla.
Sono
piuttosto curiosa di scrivere e dare una forma alla conversazione con
Katniss. Sara' abbastanza particolare, immagino. E decisamente
strana.
Spero
di fare del mio meglio! Inoltre spero che le mie idee stiano piacendo
e che questo capitolo sia migliore del precedente. Un capitolo
nettamente di passaggio. Cerchero' in tutti i modi di non annoiarvi e
di avere pronte molte sorprese.
Che
ne dite? Mi lasciate una recensione per mettere in evidenza gli
errori e le cose che pensate debba sistemare?
So
che sto aggiornando un giorno prima ma domani mi devo dedicare al
primo capitolo dell'altra long a cui avevo precedentemente accennato.
Grazie
mille a tutti per il vostro sostegno!
Hoon21
:)
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Capitolo 4 *** Capitolo quarto. ***
Sono
un guerriero, affinche' mio figlio possa diventare
un
mercante...e suo figlio possa essere un poeta.
(John
Adams)
Capitolo
quarto.
-Allora
bussi oppure no?- chiedo stanca.
Siamo
in contemplazione della porta di casa di Katniss e Peeta da circa
mezz'ora. Per quanto capisca la situazione, mi sembra un po'
eccessivo aspettare tutto questo tempo e sopratutto mi preoccupa
molto il comportamento da Gale. Non e' nel suo carattere esitare.
-Lo
sai che stai diventato un vero vigliacco?- e senza aspettare una
risposta, busso al posto suo.
Finalmente
riesco ad ottenere la sua attenzione.
-Perche'
l'hai fatto?-
Ha
gli occhi che lanciano fuoco e fiamme. Per fortuna gli sguardi non
possono uccidere, almeno finora.
-Perche'
saremmo rimasti qui per tutta la vita nella speranza che qualcuno
aprisse questa porta. E se tu consideri l'infarto un buon
approccio..-
-Tanto
gli verra' comunque- borbotta a mezza voce.
La
porta si apre o meglio Peeta la apre.
Sorride
quando mi vede e sta per dire qualcosa quando il suo sguardo si
sposta di qualche centimetro e scorge Gale. La sua espressione cambia
notevolmente ma recupera il sorriso in poco tempo.
-Ciao
Gale. Prego, entrate- e ci fa segno di seguirlo in casa.
Lui
nel frattempo e' scomparso su per le scale. Molto probabilmente sta
avvisando Katniss della piacevole visita. Gale si dondola sui talloni
e tiene le mani dietro la schiena come se dovesse incontrare la
Presidentessa.
-Adesso
vivono insieme?- mi chiede acidamente Gale.
-Adesso
stanno insieme- lo correggo-E vivono anche insieme-
Katniss,
avvisata dal suo ragazzo, scende le scale piuttosto velocemente. Ha
la stessa espressione che assunse durante i suoi primi Giochi. Forte,
sicura di se' e arrabbiata. Pronta a difendere il suo territorio, la
sua vita e le persone che ama.
In
questo caso credo che debba evitare uno scontro tra Gale e Peeta o
forse e' Peeta quello che deve evitare una lotta funesta tra Gale e
la sua ragazza.
-Ciao
Catnip- dice Gale, improvvisamente intimorito.
Ma
cosa gli sta succedendo? Sembra un ragazzino che ha appena commesso
qualche marachella ed e' stato scoperto dalla mamma.
-Gale.
Cosa ci fai qui?- Si tiene molto sulla difensiva. Peeta e' dietro di
lei, pronto a trattenerla prima che si avventi su Gale. Sorrido alla
scena in cui Katniss si avventa su Gale alto il doppio della ragazza
e altrettanto piu' grosso ma riesco a trattenermi prima che qualcuno
mi veda. Non e' il momento ideale per mettersi a ridere.
-Sono
venuto a parlare. E a chiedervi scusa-
Siamo
passati direttamente al plurale, a quanto pare.
-Perche'
ti sei portato dietro Demetra?- dice indicandomi.
Mi
ricordo in quel momento che Katniss voleva dirmi qualcosa la sera
della festa ma che poi non abbiamo piu' parlato. E' probabile che non
le stia simpatica o che ce l'abbia con me.
Ma
no, Demetra! Ce l'avrebbe con te solo se avesse capito chi sei. E se
l'avesse scoperto a quest'ora sarebbe piombata a casa tua inferocita,
mi dico.
-E'
mio amico- intervengo prima che Gale si faccia scappare qualcosa
dalla bocca. Ha la lingua piu' sciolta di un ubriaco quando e' teso e
non ho nessuna intenzione di attingere alle mie scorte di fortuna.
-Oh
ma davvero? Quante cosa che nascondi Demetra..- dice squadrandomi.
No,
non le faccio molta simpatia. Allora perche' fingere quell'improvvisa
dolcezza quando l'ho conosciuta?
-
Tu, piuttosto, parla. Hai detto che sei venuto qui per
parlare...adesso parla-
Gale
deglutisce piu' volte.
-Saro'
breve. Ti chiedo scusa per essermi sempre messo in mezzo tra te e
Peeta. Avrei dovuto capire fin da subito che lui ti rende felice e ti
sa proteggere meglio di me.
Chiedo
scusa anche a te, Peeta, per questo- e si volta verso Peeta che
annuisce leggermente- E sopratutto ti chiedo scusa se Prim e'..se e'
morta. La colpa e' solo mia. Non faccio che pensare a lei da due anni
a questa parte. Penso a tutto quello che avrei potuto fare, quello
che avrei potuto evitare ma alla fine ho capito che il passato non si
puo' cambiare. Non posso fare niente per portartela di nuovo e
capisco che tu non vuoi avere niente a che fare con me. Ma ti prego,
ho bisogno che tu mi perdoni-
La
sta davvero supplicando, ha ammesso le sue colpe, ha finalmente
confessato di essersi volutamente messo in mezzo tra loro due. Cosa
sara' mai successo nel Distretto 2 da quando me sono andata a
cambiarlo fino a questo punto?
-Perche'
dovrei farlo?- chiede Katniss con le guance arrossate e gli occhi
lucidi. La comparsa di Gale non le sta permettendo di fare i miei
stessi pensieri. Katniss lo conosce meglio di me o comunque, da molto
piu' di tempo di me eppure non ha ancora capito che c'e' qualcosa che
non va.
Gale
non e' dolce o gentile. Gale..e' Gale. Brutale, sincero e
terribilmente orgoglioso.
-Perche'
non posso continuare a vivere con la consapevolezza che tu mi odi.
Siamo stati amici per quasi tutta la nostra vita, ci siamo sempre
aiutati, abbiamo protetto le nostre famiglie insieme. Non ti chiedo
di andare nei boschi e cacciare come se niente fosse ma almeno
perdonami-
Katniss
lo fissa per minuti interminabili.
-Esci
fuori da questa casa. Immediatamente-
Evita
il suo sguardo.
-Katniss..-
-Ora.-
ribatte dura.
Afferro
Gale per un braccio e lo trascino fuori da quella casa mentre Peeta
prende tra le sue braccia Katniss che inizia a singhiozzare..
Subito
dopo la discussione avuta con Katniss, Gale ha preso un arco e
diverse trappole e se n'e' andato nei boschi. Non mi sono offerta di
accompagnarlo. Ha bisogno di stare da solo per ora. E anche io in
realta'.
Se
Katniss ha avuto questa reazione con Gale, un tempo suo migliore
amico, cosa potrebbe succedere se le dicessi la verita'?
Lascio
il bicchiere che stavo sorseggiando sul davanzale della finestra e mi
dirigo nella mia stanza. Mi sento una ladra nella mia stessa casa. Mi
chino sul pavimento e alzo un'asse del pavimento.
Sotto
c'e' una piccola cartella. La afferro e la porto con me in cucina.
Sul tavolo la apro e spargo i fogli dappertutto.
Ci
sono diverse lettere, ritagli di giornale, documenti e cartelle
cliniche. Osservo tutti quei fogli di carta che potrebbero svelare la
verita'. Potrebbero ridarmi la liberta'. Li osservo per qualche
secondo e poi li riordino di nuovo e li nascondo sotto l'asse.
Non
sono ancora pronti. Non sono pronta neanche io. Con Gale e' stato
diverso. Non ho dovuto dirgli niente perche' aveva scoperto tutto da
solo.
Per
fortuna ho nascosto tutto quando Peeta bussa alla porta.
-Posso
entrare?- chiede dubbioso.
-Certamente,
entra-
E'
solo.
-Dov'e'
Katniss?-
-Si
e' appena addormentata. Era stremata- dice.
Mi
siedo vicino a lui. Anche lui ha il viso stanco. Quest'incontro ha
fatto piu' male che bene.
-Se
stai cercando Gale, e' uscito da qualche ora, ormai- dico nel
tentativo di fare conversazione.
Peeta
scuote la testa bionda.
-In
realta' stavo cercando te-
-Me?-
chiedo perplessa.
-Si.
Ho bisogno di farti alcune domande-
Oh..
-Su
cosa?- La voce mi esce piu' sospettosa di quanto volessi e anche
Peeta lo intuisce perche' mi rivolge un bel sorriso sincero.
-Sul
perche' sei qui, perche' conosci Gale e cosa del genere. Katniss mi
ha detto che non si fida di te. Solitamente il suo istinto non si
sbaglia ma io ho pensato che fosse meglio darti una possibilita'. Non
voglio accusarti di niente, voglio solo sapere-
-Mi
dispiace Peeta ma credo proprio di non poterlo fare-
Devo
stare attenta. Ho abbassato troppo la guardia, forse? Ho sbagliato a
fidarmi di loro?
-Aspetta.
Mi sono espresso male. Dopo aver passato tante cose, io e Katniss
siamo un po' piu' sospettosi. Una ragazzina che arriva da sola in un
Distretto che non conosce, non ha soldi, si vede lontano un miglio
che non mangia da giorni e non parla mai di se'. La situazione e'
abbastanza sospetta ma non e' nella mia natura, indagare o cose
simili. E' evidente che nascondi qualcosa e io non voglio sapere cosa
sia. Voglio solo che questa cosa non riguardi Katniss. Voglio che lei
ricominci la sua vita. Puoi anche non rispondere a tutte le domande e
non devi dirmi tutto ma ho bisogno di qualche risposta. Katniss ne ha
bisogno.
E'
stato tremendo ricominciare senza sua sorella e ha sempre dato la
colpa di tutto questo a Gale. Lui non l'ha piu' cercata da quando
siamo tornati e lei ha imparato a vivere con il suoi dolore. Adesso
che Gale si e' presentato per chiederle scusa, le ha fatto crollare
le sue certezze. Ho bisogno che mi rispondi. Fallo per lei almeno- Si
e' alzato in piedi mentre parlava. I suoi occhi implorano pieta' o
almeno aiuto. Avrebbe dovuto studiare legge. Ha una parlantina
piuttosto sciolta e i suoi modi sono convincenti.
Se
hai le capacita' necessarie per aiutare una persona, allora usale.
Non puoi pretendere di essere aiutata se non compi il primo passo.
Da
dove e' uscita questa voce? Era cosi' tanto tempo che non la sentivo
riecheggiare nei meandri della mia mente. E' stato come rivivere
quell'emozione, come se quella persona fosse accanto a me.
Accidenti
e' talmente bravo con le parole da farmi ricordare...
Sta
solo cercando di proteggere Katniss. Che male ci puo' essere nel
rispondere parzialmente a qualche domanda?
-Okay..Ma
non ti aspettare tutta la storia solo quella che posso dirti-
Peeta
annuisce e sorride. Io nel frattempo cerco di riprendermi. Devo
escludere quella voce e quei pensieri.
-Ti
ringrazio Demetra. Bene.. Quando hai conosciuto Gale?-
Facile.
-Nel
periodo in cui ho vissuto nel Distretto 2-
-Come
hai fatto a conoscerlo?-
Ahi.
-Ero
in difficolta' e mi ha aiutato-
-Che
genere di difficolta'?-
-Credo
di non poterlo dire-
-Ti
ha parlato di Katniss e di sua sorella?-
-Si,
parzialmente. Mi ha raccontato la storia per sommi capi senza entrare
nei dettagli e io non ho mai fatto domande-
-E'
per questo che sei venuta qui nel 12? Per fare amicizia con Katniss e
poi portare Gale da lei?-
La
discussione sta diventando un interrogatorio. Anche gli occhi stanno
diventando di un blu scuro. Il suo discorso era molto calmo ma adesso
sta succedendo qualcosa dentro di lui.
Che
siano i sintomi di una crisi dovuta alle punture degli aghi
inseguitori? Ho sentito dire che ha ancora diversi problemi con la
tortura subita un anno fa a Capitol City.
Decido
di andarci molto cauta.
-No.
Gale non aveva nessuna intenzione di tornare nel 12 ma poi
improvvisamente, ha cambiato idea e io l'ho appoggiato. Pensavo che
sarebbe stato un bene per entrambi. Pero' no, non sono venuta per
questo-
Le
sue mani iniziano a tremare.
-Perche'
sei venuta allora? Perche' vuoi a tutti i costi essere nostra amica?-
Sta
calma, Dem. Se ti mostri impaurita potresti causare una vera crisi.
-Sono
venuta qui per proteggermi. Non ho mai avuto intenzione di diventare
a tutti i costi vostra amica. Quando ho conosciuto Katniss e lei si
e' proposta di aiutarmi, ho pensato che sarebbe stata una buona
occasione per conoscere la mia salvatrice-
I
suoi occhi stanno diventando ancora piu' scuri. So che sto per
commettere un'enorme sciocchezza ma se non faccio qualcosa subito,
probabilmente mi saltera' addosso.
Non
ho la minima idea di cosa fare quando si hanno questo tipo di crisi.
Solo Katniss lo sa, credo.
Mi
avvicino e poggio una mia mano fredda sulla sua calda.
-Tu
e Katniss mi avete salvato. Mi avete strappato dalla mia orrenda
famiglia. Mi avete dato un mondo migliore in cui vivere. Non voglio
farvi del male. Se non volete accettare la mia amicizia, possiamo
fingere di non conoscerci. Non farei mai qualcosa che possa turbare
la serenita' di Katniss.
Diro'
a Gale di stare lontano da voi e nessuno dei due vi disturbera' piu'.
Te lo prometto-
Al
suono delle mie parole, le sue mani smettono di tremare violentemente
e i suoi assumano nuovamente la sfumatura del cielo.
Sbatte
piu' volte le ciglia, imbarazzato.
-Scusami
Demetra..Oddio stavo per avere una crisi! Potevo anche farti del
male..- sussurra disgustato da se stesso.
-Va
tutto bene, Peeta. Non mi hai fatto male. Sto bene- cerco di
tranquillizzarlo.
In
realta' ho davvero provato paura.
-Grazie-
mormora- per tutto-
-Sta
tranquillo. Non so in che modo possano esservi utili le mie risposte
ma spero di essere stata d'aiuto-
-Lo
sei stata-
Si
alza e si dirige imbarazzato verso la porta. Prima che se ne vada lo
chiamo.
-Peeta,
aspetta-
Il
biondo si gira e mi fissa. I suoi occhi azzurri sono molto
rassicuranti. I miei invece si riempiono di lacrime che non verranno
versate.
-
Nascondo molte cose, hai ragione. Ma non permettero' ai miei segreti
di farvi del male. E..di a Katniss che non soltanto sua sorella e'
morta nei bombardamenti a Capitol City. C'era anche una persona
importante per me, li'. Io sono riuscita a perdonare Gale, lei e'
molto piu' forte e coraggiosa di me. Puo' farcela-
Peeta
cerca di dire qualcosa.
-Non
ho bisogno di essere consolata o aiutata. Katniss invece si. Va da
lei-
-Glielo
diro'. Grazie ancora, Demetra- e chiude la porta dietro di se.
Riprendo
il bicchiere che avevo abbandonato sulla mensola e continuo a
sorseggiarlo.
Penso
a quei due ragazzi. All'inizio erano solo due strani tributi,
provenienti da un Distretto insignificante. Poi sono diventati una
minaccia per Capitol City che ha cercato in tutti i modi di
distruggerli. Eppure sono ancora qua. Tutti e due. Nonostante due
edizioni degli Hunger Games, la separazione, le torture, la guerra.
Katniss
perdonera' Gale, ne sono sicura.
E
chissa'..magari riusciro' a diventare davvero sua amica.
Angolo
dell'autrice.
Ciao
a tutti! Vi aspettavate un incontro pacifico? Sono sicura di no e
spero infatti di non aver deluso le vostre aspettative. Katniss
impieghera' del tempo prima di riuscire a perdonare del tutto Gale. E
non le do torto.
Ma
se Demetra ci e' riuscita anche Katniss puo' farcela.
Gale
sta nascondendo qualcosa, non trovate? E sono sicurissima di aver
lasciato molti indizi nel corso del capitolo anche se siamo solo al
quarto capitolo!
Magari
indizi che non facciano capire chi sia Demetra ma pur sempre indizi
importanti.
Penso
che Gale sara' nostro gentile ospite per altri due o tre capitoli.
Sinceramente spero non piu' di due. Alla fine e' solo una piccola
parte di questa storia e pur essendo l'unico a conoscere la verita'
non avra' un ruolo molto importante. Almeno per ora non credo,
probabilmente cambiero' idea.
Aggiornero'
come sempre tra venerdi' o sabato.
Grazie
a tutti quelli che hanno letto, recensito e inserito questa long
nelle preferite/ricordate/seguite.
Alla
prossima,
Hoon21
:)
|
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Capitolo 5 *** Capitolo quinto. ***
Perche'
hai deciso di restare?
Perche'
hai bisogno di me.
(Nevi
infuocate)
Capitolo
quinto.
Caro
diario dei sogni,
questa
notte ho fatto un sogno alquanto strano e familiare. Mi trovavo in
spiaggia con solo il bikini addosso. L'acqua del mare era tiepida e
tutto sembrava cosi' calmo e tranquillo.
Il
sole mi bruciava la pelle e il vento leggero mi accarezzava le spalle
e mi scompigliava i capelli.
Ad
un certo punto ho sentito delle braccia snelle e decise afferrarmi da
dietro e attirarmi a se'. Io ridevo perche' conoscevo quella persona
e il suo tocco forte e delicato.
Infatti
mi sono girata sorridendo. Era tutto quello che ho sempre desiderato.
Noi due e la quiete attorno.
Quando
stavo per avvicinare il mio viso al suo e sfiorare le sue labbra
piene e morbide, il caldo e' diventato insopportabile e attorno a me
c'era solo fuoco.
Ero
io che combattevo disperatamente contro il fuoco. Da sola.
Mi
aveva lasciata.
**
Sono
seduta su uno sgabello alquanto scomodo da circa un'ora e credo di
aver perso del tutto la sensibilita' dei miei arti.
Questa
mattina sono venuta a casa di Peeta e Katniss per tentare di scusarmi
con loro e cercare di rimediare il disastro di ieri.
Gale
e' semplicemente tornato dopo una giornata di caccia e si e' diretto
a casa della sua famiglia. Stamattina ho provato a parlargli ma ha
tenuto il broncio per tutto il tempo ed e' scappato nuovamente nei
boschi con suo fratello. Almeno so che non commettera' qualche
sciocchezza in presenza del fratellino.
Sia
Peeta che Katniss mi hanno accolto abbastanza gentilmente viste le
circostanze e il carattere della discussione.
Katniss
ha il volto tirato e due grandi occhiaie nere sotto gli occhi ma ha
cercato in tutti i modi di apparire allegra e non ha ancora tentato
di uccidermi, il che potrebbe essere un segnale positivo.
Dopo
aver mangiato con loro e parlato di tutto tranne che del giorno
precedente, Peeta mi ha chiesto se mi andava di posare per lui.
Katniss
era intervenuta con un sorriso:- Oh finalmente! Ha la fissazione di
farmi ritratti nei momenti piu' assurdi e nelle pose piu' strane! Una
volta mi ha ritratto mentre lavavo i piatti, immagina-
Sembra
aver abbandonato il tono duro e minaccioso che aveva assunto in mia
presenza e ha scelto la via della cordialita', come quando l'ho
conosciuta.
I
suoi occhi non mi abbandono mai del tutto e mi fissa attentamente,
come se volesse capire qualcosa e io faccio finta di non
accorgermene.
Riguardo
al ritratto, alla fine ho accettato.
-Non
credo di essere una grande bellezza da dipingere ma se ti fa
piacere...-
E
cosi' mi sono ritrovata seduta su questo sgabello, attenta a non
muovere nessun muscolo mentre Peeta dipinge la mia figura sulla tela
con un'espressione corrucciata e concentrata e Katniss che canticchia
sottovoce.
Ogni
tanto vedo il suo sguardo perdersi nel vuoto ma poi Peeta, che la
osserva con la coda dell'occhio, fa un'osservazione banale solo per
poterla distrarre dai suoi pensieri infelici.
A
quel punto la vedo sorridere e scuotere la testa. Qualche volta si e'
alzata per vedere il lavoro svolto da Peeta e mi ha assicurato che
sta venendo davvero bene.
-Hai
una posizione ben eretta . Quasi nobile. Sai..con il mento tenuto in
alto e la schiena dritta- accenna.
Mi
limito ad accennare un sorrisetto per poco tempo prima che Peeta
riprenda entrambe.
-Katniss
non darle da parlare proprio ora che sto finendo altrimenti non
verra' bene. Demetra, puoi girarti leggermente verso sinistra?-
Quando
sto per diventare una statua, Peeta annuncia che per oggi ha finito.
-Perche'
devi continuare?- chiedo sconvolta mentre metto in moto tutte le
parti del corpo rimaste ferme per tutto quel tempo.
-Assolutamente
si! Ho intenzione di dipingerti nella stessa posizione con un'altra
tecnica. Intanto vuoi vedere questo?- mi chiede e gira il cavalletto.
Sulla
tela si staglia una ragazza davvero carina con l'aria altera e
distante, con una figura snella ed elegante, con una lunga treccia
che le scende su una spalle. Ha saputo rendere i minimi particolari,
immortalandomi per sempre.
-E'
davvero stupendo, Peeta- dico sinceramente commossa.
Lui
alza le spalle modestamente.
-Ancora
ci devo lavorare. Sei domani potessi posare ancora sarebbe perfetto.
Ovviamente se ti va e hai il tempo- dice e una luce di pura gioia gli
illumina gli occhi.
Ho
visto quello che possono contenere quegli occhi color cielo e poter
constatare che in questo momento contengono felicita', mi rassicura
molto.
Non
riesco a rifiutare anche se le mie gambe protestano.
-Mi
farebbe piacere. Facciamo verso le cinque del pomeriggio? Finiro' di
lavorare verso quell'ora- spiego.
Lui
annuisce.
-Va
benissimo. Io chiudo la panetteria alle cinque e mezza ma puoi venire
prima. Katniss dovrebbe essere a casa, vero tesoro?- chiede
rivolgendosi alla sua ragazza che sta preparando uno spuntino in
cucina.
-Si,
certo. Demetra puoi venire quando vuoi, domani non vado a caccia-
Lo
dice come se niente fosse ma noto che la sua voce ha avuto un leggero
tremito. Evidentemente non va a caccia perche' sa che potrebbe
incontrare Gale nei boschi.
Peeta
non dice nulla ma si scusa con un sorriso e va verso di lei.
Prima
che le depositi un bacio sui capelli, mi volto.
Mi
sento molto a disagio come se stessi guardando qualcosa di proibito.
Parli
proprio tu che hai infranto le regole per stare con la persona che
amavi?
Il
campanello suona e in un certo senso mi salva.
-Vado
io, ragazzi- dico senza voltarmi ma sento un -Grazie- mormorato da
qualcuno.
Apro
la porta pensando che sia Haymitch, il loro vecchio mentore, e invece
e' Gale.
E'
ricoperto di fango e foglie, rendendo abbastanza evidente il fatto
che sia stato nei boschi prima di venire qui.
Socchiudo
leggermente la porta dando un'occhiata all'interno ma per fortuna non
viene nessuno.
-Cosa
ci fai qui? Sei pazzo! Da un attimo di tregua a quella ragazza- e lo
spingo via.
-E
adesso da che parte stai ragazzina?- chiede freddamente.
-Sto
dalla parte della ragione, zuccone. Da il tempo a quei due di
riprendersi e torna tra un paio di giorni. Magari con piu' calma
questa volta- cerco di spiegargli.
-Voglio
solo parlare con Katniss-
I
suoi occhi grigi sono fatti di fuoco. Sono molto diversi da quelli di
Peeta. Quelli di quest'ultimo contengono gioia, dolore, follia,
allucinazioni, amore, tenerezza, pieta', compassione e speranza.
Quelli
di Gale sono un fuoco. Puo' essere un fuoco che cicatrizza le ferite
ma solitamente e' un fuoco distruttivo.
Adesso
vedo solo fiamme.
-Hai
gia' parlato con lei. Lasciala in pace- lo supplico afferrandolo per
la manica nonostante sia bagnata e sporca. -Abbiamo sbagliato tutto.
Avremmo dovuto aspettare che Katniss si riprendesse e avrei dovuto
dirle che eri tornato nel 12 e solo dopo farla parlare con te. In
quel modo abbiamo commesso un enorme casino-
-Da
quando sei diventata cosi' amica di Katniss? Se lei scoprisse la tua
vera identita', quanto pensi che durerebbe la vostra amicizia? E io
sono l'unico a conoscerlo oltre te, vero ragazzina? Fammi passare
adesso o diro' tutto- lo dice in tono molto serio e duro. Non ho
dubbi che non lo fara'. L'unica cosa che non manca a Gale e' il
coraggio.
-Non
voglio attaccarla o meno, devo solo parlare con lei. Spostati-
ripete.
Mollo
improvvisamente la presa dalla sua manica, schifata.
-Mi
stai ricattando Gale? Dov'e' finita la NOSTRA di amicizia?-
Deglutisce
piu' volte, adesso incerto su cosa dire.
-Mi
dispiace Demetra ma questa cosa e' piu' importante- cerca di
prendermi la mano ma io mi scosto.
-Cosa
e' piu' importante? La tua ex amica del cuore? Sei davvero cosi'
meschino, Gale? Mi fidavo di te, ho riposto tutte le mie certezze in
te..
Non
mi puoi dire che il mio..la mia..che quello e' meno
importante. Va, se vuoi-
Il
cuore mi e' esploso nella gabbia toracica. L'unica persona che
potrebbe rovinarmi e' quello che ritenevo l'unico amico rimastomi.
Questa
storia di Katniss e di sua sorella l'ha talmente sconvolto da venir
meno alla promessa?
-E'
tutto vero quello che ho detto finora?- mi chiese con la voce roca.
Io
annuii soltanto.
-Ho
bisogno che tu mantenga il segreto per la mia incolumita' e per la
sua. Non voglio che ora la gente possa fare commenti sulla nostra
storia. Non riuscirei mai a sopportarlo. Ho gia' dovuto subire la sua
perdita, non riuscirei mai a vivere con tutte quelle persone a
ricordarmi chi ho perso. Promettimi Gale che qualunque cosa accada,
non lo dirai a nessuno. Ti prego, promettimelo- lo implorai con le
lacrime agli occhi.
Lui
fece solo un cenno con il capo e si alzo' alquanto imbarazzato e
sconvolto.
Si
diresse verso la porta, tenendo le mani lungo i fianchi.
Arrivato
davanti alla porta mi chiese senza degnarsi di guardarmi in faccia:-
Come hai fatto?-
Mi
fissai le mani pallide, le linee delle vene che trasparivano
chiaramente e seguire il loro corso verso le braccia magre.
-Non
esiste un modo. Si va avanti e basta-
Gale
lascio' la stanza e io rimasi a fissarmi le vene come se temessi che
avessi perso tutto il sangue, la mia vita e i miei sogni.
Sbatto
piu' volte gli occhi per scacciare il ricordo che si affaccia
prepotente nella mente. Gale e' gia' entrato in casa dopo avermi
sfiorato la mano. Sento la voce alterata di Katniss che urla a Gale
qualcosa che non riesco a cogliere.
Non
so se entrare o meno ma poi decido che la mia presenza sarebbe solo
d'intralcio.
Se
Gale avesse intenzione di rivelare la mia storia, lo saprei molto
presto d'altronde.
Intanto
ho proprio bisogno di mangiare quella brioche allo zucchero che ho
comprato questa mattina.
Angolo
dell'autrice.
Salve
a tutti! Come vi sembra questo capitolo? Capisco che molti di voi
pensano che stiamo andando a rilento ma secondo me la storia sta
procedendo con il giusto corso.
Preferisco
scrivere capitoli non troppo lunghi ne' troppo corti, descrivendo
dettagliatamente non solo il corso normale della narrazione ma anche
le emozioni e i ricordi di Demetra che sono molto importanti.
All'inizio
del capitolo, come avrete notato, ho accennato ad un quaderno dei
sogni. Che ve ne sembra di questa pensata? E' troppo sciocca e quindi
da eliminare o abbastanza interessante da poter essere usata in
alcuni dei capitoli successivi?
Demetra
ha molti deja-vu' e diverse frasi o ricordi o sensazioni si
affacciano nella sua mente, cercando di portarla indietro.
Un'altra
cosa importante e poi vi lascio in pace! Gale. Gale conosce la sua
storia, i suoi problemi e le sue difficolta'. Potrebbe benissimo
rovinarla come potrebbe anche aiutarla.
Gale
sara' cosi' bastardo oppure no?
Scrivetemi
la vostra opinione che per me e' molto importante.
Ringrazio
tutte le persone che hanno letto i capitoli precedenti, tutti quelli
che hanno recensito(facendomi immensamente felice) e chi ha inserito
questa long nelle seguite/preferite/ricordate. Siete l'amore!
Grazie
ancora e alla prossima,
Hoon21
<3
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Capitolo 6 *** Capitolo sesto ***
You
break down my walls
with
the streght of your love.
(
I have nothing)
Capitolo
sesto.
Caro
diario dei sogni,
questa
notte ho fatto un sogno alquanto strano. Mi trovavo qui, nel
Distretto 12. Ero seduta su una delle panchine che il Sindaco ha
fatto installare nel Prato per i bambini.
Era
notte. Vedevo la luna che mi scrutava allegramente.
Poi
ad un tratto ho sentito dei passi che si avvicinavo e ho sentito una
presenza alle mie spalle. Nonostante questo non mi sono voltata ma ho
continuato ad osservare la luna e sorridere come una stupida.
-Non
trovi che sia magnifico qui?- ho chiesto.
Non
ho idea di chi fosse ma nel sogno ero certa di conoscerla.
-Forse.
Eppure non e' questo il tuo posto. Dovresti tornare ormai. Sei via da
un pezzo- ha risposta la donna.
Aveva
una voce dura, aspra e anche un po' rigida. La conoscevo.
Mi
sono voltata improvvisamente e non ho trovato nessuno...Poi ho
sentito degli uccelli cantare e mi sono svegliata.
Ho appena finito di
sbocconcellare la brioche ricoperta da zucchero. Mi pulisco gli
angoli della bocca con un tovagliolo di carta. Lo prendo e lo getto
nella spazzatura.
Inizio a riordinare la misera
dispensa, metto in ordine i pochi oggetti che trovo per casa,
rifaccio il letto, sposto i vestiti dall'armadio.
Compio tutti i gesti in modo
meccanico come se qualcuno avesse preso il mio posto nel mio corpo.
So di essere io ma al tempo stesso mi sento un'estranea.
Mi e' capitato spesso da bambina
di provare questa sensazione. Guardo gli oggetti e non li riconosco
come miei. Osservo la gente del Giacimento che passeggia allegramente
e non riesco a riconoscerli pur sapendo benissimo chi siano.
Finiscila
Demetra, non e' questo il momento! Mi
rimprovero aspramente e accantono questi pensieri in un angolo della
testa. E' passata circa un'ora da quando ho lasciato Katniss e Peeta
nelle mani di Gale.
Non
ho piu' visto nessuno di loro.
Sono
indecisa se andare a controllare che tutto vada bene ma ho
decisamente paura.
Una
volta che riesco a capire che in questo momento non posso fare
proprio nulla per quei tre, afferro i lembi della maglietta sudata
che indosso e la lancio nel porta-biancheria. Apro uno dei cassetti
del como' e scelgo una semplice maglia bianca. Cambio anche i
pantaloni, preferendo dei leggins neri.
Esco
di casa per la prima volta con l'intento di esplorare l'intero
Distretto. Sono qui da circa tre settimane e ho avuto il tempo di
visitare solo qualche parte del 12.
Mi
tengo alla larga del Villaggio dei Vincitori, naturalmente. Ripasso
dal Prato che questa notte ha popolato i miei sogni, girovago per
tutto il Giacimento guardando attentamente ogni casa e ogni angolo,
arrivo in citta' e li' rallento un po' il passo.
Osservo
attentamente ogni vetrina di ogni negozio (perdo circa dieci minuti
avanti la vetrina delle scarpe) come se fosse una giornata normale.
Come se fosse una giornata prima di quello. Arrivo
fin al Palazzo di Giustizia e li' mi concedo qualche minuto di pausa.
L'orologio della piazza suona le otto e sussulto.
Sono
stata via da casa circa due ore e non ho ancora ricevuto nessuna
notizia di qualche omicidio avvenuto a casa di Katniss.
Dovrei
prenderlo per un segno positivo, ne' lei ne' Peeta hanno ucciso Gale.
Anche se potrebbe essere un segnale negativo: Katniss sta preparando
un suo diabolico piano di vendetta.
E'
inutile fare congetture, devo solo avere pazienza.
Mi
siedo sulla banchina e osservo i bambini che trascinano le loro madri
o qualche ragazzo che tiene per mano la propria ragazza e la conduce
verso qualche angolo appartato. C'e' anche qualcuno pu' audace che
ignora la gente e bacia appassionatamente la propria ragazza.
Sento
un groppo in gola che mi impedisce di deglutire e i bordi
dell'immagine si appannano per poi confondersi.
Sono
in una piazza grande come questa e c'e' un Palazzo di Giustizia.
-Dai
Demetra! I Pacificatori se ne sono andati via-
-Ho
paura- replico infastidita.
Si
ferma all'improvviso e si volta verso di me. Mi guarda con quei suoi
meravigliosi occhi dorati.
-Devi
smetterla di avere paura. Se continui ad avere paura, permetterai a
Capitol City, ai Pacificatori, agli Strateghi e a Snow di vincere!
Devi essere forte, devi combattere..Devi essere te stessa, Dem-
Mentre
parlava mi aveva afferrato la mano.
Io
la ritrassi di scatto e mi allontanai.
-Io
non sono come te. Non possiedo il tuo coraggio o la tua forza. Sono
solo..io-
-E
io ti amo per questo. Amo tutto di te, amore mio. Ma non possiamo
permetterci di avere paura. Non adesso. Ora dobbiamo solo sognare.
Sogna, Demetra, e sarai invincibile-
Prima
che possa dire qualcosa, afferra la mia nuca e mi attira a se. Sento
le sue labbra morbide posarsi sulle mie e i respiri si confondono e
alla fine siamo una sola persona.
Sbatto
ripetutamente le palpebre e il ricordo si infrange. Respiro
profondamente permettendo al cuore di calmarsi e riprendere a battere
normalmente.
Mi
accorgo che mi tremano leggermente le mani. Alzo gli occhi al cielo e
noto che sta iniziando a scendere la sera.
Si
e ' fatto decisamente tardi e non ho nessuna voglia di trovarmi per
strada, al buio. Non si direbbe ma il buio mi spaventa.
Ho
vissuto per tutta la vita nell'ombra e ho paura lo stesso.
Mi
scende una lacrima solitaria sulla guancia ma la raccolgo prima che
possa essere visibile. Mi alzo dalla banchina e riprendo a camminare
per tornare a casa.
Non
e' molto distante ma quando arrivo la luce sta scomparendo del tutto.
Appoggiato
allo stipite, c'e' Gale, immobile.
-Cosa
ci fai qua?- e mi rendo subito conto che la voce mi e' uscita piu'
acida di quanto volessi.
-Dobbiamo
parlare- risponde.
-Sembra
che tu sappia dire solo questo ultimamente. Dovevi parlare con
Katniss e Peeta.. adesso devi parlare anche con me. Chissa' cosa
potrai mai dirmi che tu non possa dire alla tua amichetta- dico e
questa volta cerco di mettere tutta l'acidita' che ho in corpo.
Visto
che non posso piu' sognare o avere paura, cerchero' di combattere.
Gale
si sporge e mi viene incontro ma io indietreggio di un passo.
Lui
alza un sopracciglio ma non dice niente.
-Sei
gelosa per caso Demetra?- chiede beffardo.
-Gelosa
di te, Gale? E chi ti credi di essere? Chi credi che tu sia per me?
Non sei nessuno. Vuoi dire a tutti la verità . Prego, fai pure. Non
ho piu' niente da perdere- gli sputo in faccia.
Non
volevo ferirlo ma parlando, ho capito di essere veramente arrabbiato
con lui e con me stessa per avergli permesso di avermi in suo potere.
-Ehi!
Datti una calmata ragazzina. Pensi di potermi lanciare tutte queste
frecciatine velenose dall'alto dei tuoi diciassette anni?
E
se avessi chiuso quella bocca acida, ti avrei detto prima che non ho
rivelato niente a nessuno. Non ho intenzione di correrti dietro,
ragazzina-
Adesso
si e' arrabbiato sul serio ma rimane in silenzio, continuando a
fissarmi in un modo che mi innervosisce.
-Se
ti aspetti che ora ti dica grazie, te lo sogni. Fammi passare, voglia
entrare in casa mia dove tu non sei invitato. Ti credevo un amico
Gale e invece ti sei mostrato essere una persona meschina. Ti credevo
diverso. Per un attimo ho pensato anche di difenderti davanti a
Katniss-
Prima
che me ne accorga mi ha gia' afferrato il polso torcendolo con forza.
-Taci
per un attimo! Adesso entriamo in casa e finalmente riusciro' a
parlarti-
Angolo
dell'autrice.
Ciao
a tutti! Scusatemi ragazzi, sono imperdonabile! Ho ritardato a
pubblicare..ho avuto un vero e proprio blocco. Non avevo ispirazione.
Ma
adesso eccomi qui con un nuovo capitolo che spero vi piaccia.
Ovviamente
cerchero' di essere piu' puntuale la prossima volta.
Vi
ho incuriositi? Cosa dovra' dire Gale a Demetra? E come sara' finita
la sua discussione con Katniss?
Che
ve n'e' sembrato del diario dei sogni e del ricordo di Dem?
Spero
che lasciate una recensione.
Kisses,
Hoon21
:)
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Capitolo 7 *** Capitolo settimo. ***
-Non
voglio essere una schiava.
Voglio
essere un spirito libero.
-Sei
entrambe le cose. Sei schiava della liberta'.
Cit.
Capitolo
settimo.
La
presa sul polso inizia a farsi sempre piu' forte e l'unica cosa che
riesco a fare e' annuire. La sua mano lascia il mio braccio ma i suoi
occhi sono ancora puntati verso di me. O meglio, contro di me.
Cercando di recuperare quel poco di dignita' che mi e' rimasta,
raddrizzo le spalle ed entro in casa mia. Sento
la sua presenza inquietante dietro le mie spalle ma stringo i pugni,
decisa di non crollare.
Deve
solo parlarmi, continuo a
ripetermi.
Gale
chiude la porta dietro di se e siede comodamente. Io invece sono
troppo tesa per stare seduta e inizio a dondolarmi leggermente sulle
punte e a tormentare i bottoni finali della camicetta con le mani.
-Sto
aspettando- sbotto impaziente e determinata a concludere questa
pagliacciata il prima possibile.
Gale
sospira e mi fissa dentro gli occhi. So che continuera' a farlo per
tutto il tempo.
Le
persone che ti guardano negli occhi sono coraggiose e non hanno nulla
da nascondere. Chi invece tiene gli occhi bassi o sfugge ai tuoi,
vuol dire che ha un segreto da nascondere o e' troppo debole anche
per reggere un tuo sguardo.
Queste
parole si rovesciano nella mia mente come un secchio d'acqua
ghiacciata e di riflesso rabbrividisco anche se Gale non da segno di
essersi reso conto di cio' che avveniva nella mia mente.
-Sono
venuto qui per sistemare le cose del mio passato- dice semplicemente
dopo questi lunghi periodi di silenzio.
-E
ha funzionato?- dico pronta a riempirli.
-Diciamo.
In parte si e in parte no-
-Scusa
Gale ma sono decisamente stanca e non ho tempo da perdere con i tuoi
enigmi. Quindi se vuoi dirmi cosa e' successo con Katniss, va bene.
Se non vuoi dirmelo, va bene lo stesso. Ma comunicami la tua scelta
perche' ho bisogno di una bella dormita-
Gli
occhi grigi di Gale diventano di ghiaccio, ricordandomi
pericolosamente mio padre.
-D'accordo.
Cerchero' di essere breve. Ho conosciuto una ragazza nel Distretto 2
e presto andremo a vivere insieme li'- dice come se niente fosse.
Mi
aspettavo qualche rivelazione top-secret o qualcosa di serio.
-Tu
hai incontrato una ragazza e hai combinato tutto questo casino per
dirlo?- chiedo stupefatta.
-Beh,
si- ammette imbarazzato- ma non e' cosi' facile come sembri. Lei...si
chiama Margaret. E' completamente diversa da me o da Katniss e stare
con lei e' la cosa piu' bella che mi sia mai capitata, ma non
riuscivo a vivere con questo enorme senso di colpa. Dovevo venire qui
per dirlo a Katniss e implorare anche il suo perdono-
Mentre
parlava si e' alzato, in preda alle forti emozioni. Io ho
approfittato della situazione per prendermi un bicchiere d'acqua
ghiacciata.
-Perche'
me lo dici solo ora? Insomma, sono contenta per te. Non ti ho mai
visto cosi' felice. Credo che neanche tua madre ti abbia visto cosi'
sorridente. Gale, tu hai mai riso?- chiedo in preda alle risate.
Gale
percepisce la nota di voluta malizia nella mia frase e risponde con
un secco grugnito che puo' anche essere interpretato come
un'affermazione.
Quando
finalmente riesco a smettere di ridere, ricompongo il mio viso e
dico:- Sono realmente contenta che tu abbia trovato una persona
speciale. E so quanto debba essere stato duro per te tornare qui nel
12 e parlare con Katniss. Ti auguro davvero di vivere una vita piu'
serena adesso. Ma Katniss cosa ha detto? Insomma ti ha ascoltato o
Peeta e' stato costretta a trattenerla?-
Gale
accenna un sorriso.
-Grazie
Dem. Si, abbiamo parlato. Inizialmente mi ha solo urlato contro e mi
ha lanciato in faccia anche Ranuncolo, ma grazie a Peeta sono
riuscito a raccontarle tutto. Non e' stato facile per lei...ma alla
fine ha capito. Anche lei sa cosa significa ricominciare a vivere
dopo essersi sgretolati in mille pezzi. Lei e Peeta lo sanno meglio
di tutti noi-
Per
un po' rimaniamo in silenzio, ognuno assorto nei suoi pensieri. Sono
assolutamente convinta che non cambiera' mai. Gale e' un misto tra
grugniti, cenni bruschi, rudezza, orgoglio, determinazione e buona
volonta'. Magari questa Margaret riuscita' ad addolcire il suo animo
inquieto cosi' come Peeta riesce a trasformare quello di Katniss.
-Adesso
andrai via?- chiedo timidamente.
Annuisce.
-Parto
domani. Mia madre e i miei fratelli hanno deciso di venire con me.
Li' potranno condurre uno stile di vita diverso. Se non dovessero
trovarsi bene, ritorneranno qui nel 12 ma io spero che rimangano con
me. Non e' facile la vita di un soldato e spesso mi manca la mia
famiglia-
Penso
alla mia di famiglia. No, sicuramente non vorrei averla qui con me.
-Verrai
domattina a salutarmi?-
-Penso
proprio di si. Non ti sei comportato molto bene, ultimamente.
Sopratutto con la sottoscritta, ma verro' ugualmente- e ridacchio.
Gale
accenna soltanto un mezzo sorriso.
-A
questo proposito, spero sarai felice di sapere che non ho detto
niente a Katniss o a Peeta-
Il
piccolo macigno che mi era rimasto nel petto si dissolve
completamente. So che Gale avrebbe potuto farlo senza molti scrupoli
ma sapere che ha deciso di tacere, mi tranquillizza molto. Ho ancora
del tempo.
-Grazie-
E' tutto quello che riesco a dire. In un secondo mi ritrovo tra le
braccia di questo soldato che mi ha salvato la vita in piu' di una
occasione.
La
mattina dopo alla stazione io, Katniss e Peeta salutiamo Gale e la
sua famiglia.
I
bambini sono eccitatissimi di partire per un Distretto tanto grande
in compagnia del loro fratello ed Hazelle sembra rinata da quando suo
figlio le ha dato la bella notizia(credo che abbia iniziato a pensare
al matrimonio e ai nipotini).
Tutti
ci danno un leggero bacio nella guancia e si dileguano sul treno.
Gale rimane per ultimo. Non e' mai stato bravo negli addii.
-Buona
fortuna e sii felice- gli sussurra Katniss. Sta sorridendo
leggermente e dopo un attimo di tentennamento i due si abbracciano.
-Non
fare impazzire Peeta, Catnip- le risponde lui di rimando facendo
ridere il ragazzo del pane.
Lui
e Gale si stringono la mano, mormorandosi auguri per il futuro.
Infine
si mette di fronte a me, oscurandomi per un momento la vista. Si
china e mi sfiora la fronte con una leggero bacio.
-Tieni
duro ragazzina- e scompare sul treno.
Poco
dopo esso inizia a muoversi e in un attimo e' sparito dalla nostra
vista.
-Chi
l'avrebbe mai detto, eh?- dico in direzione dei due ragazzi.
Katniss
sbuffa divertita.
I
due si prendono per mano e iniziano a camminare.
-Andiamo
Demetra?-
-Oh
si, certo. Arrivo!- e mi affretto dietro di loro.
-Oggi
lavori Dem?- chiede Peeta dopo aver dato un'occhiata all'orologio.
Sono le nove del mattino.
-Ehm..no.
Oggi no- rispondo nervosa.
Ripenso
alla lettera di dimissioni che ho trovato nella buca delle lettere
ieri sera dopo aver accompagnato fuori la porta Gale.
Mi
hanno licenziato con due semplici righe, dandomi lo stipendio del
mese. I soldi mi basteranno per qualche settimana e dopo? Saro'
costretta ad andarmene un'altra volta? Dovrei cercare un altro
lavoro?
Scuoto
la testa e continuo a camminare. Quel briciolo di sicurezza che avevo
acquistato in queste poche settimane, sembra essersi completamente
dissolto nel nulla.
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Capitolo 8 *** Capitolo ottavo. ***
Voglio
recitare perche'
non
so chi sono. Poter
essere
ogni volta una persona
diversa
mi fa stare meglio.
(Cancella
il giorno chi mi hai incontrato)
Capitolo
ottavo.
Katniss
e Peeta svoltano a sinistra per aprire il panificio. Non avrei mai
creduto che la famosa Katniss Everdeen avrebbe accettato di riporre
l'arco e le frecce per dare una mano a cucinare. Da quanto ho capito
non e' un'ottima cuoca.
Io
invece proseguo fino ad arrivare al Prato. Non ho voglia di chiudermi
dentro quattro stupide mura che mi ricordano il mio ennesimo
fallimento.
Sono
stata cosi' attenta questa volta, maledizione!
Avrei
potuto chiedere un aiuto a Gale e invece l'ho salutato fingendo che
andasse tutto bene.
E
invece non va bene. Prendo a calci delle pietre li' vicino. Mi
accanisco su di loro per sfogare tutta la rabbia che sento dentro.
Ad
un certo punto mi ritrovo sudata, rossa in volto e urlante. Non mi
importano piu' le pietre, vorrei prendermi a calci da sola.
Avresti
dovuto imparare la lezione, ragazzina
penso. Sono talmente stanca di gridare e dimenarmi che mi butto per
terra, ignorando la terra e la sporcizia. Mi stendo e spero che la
terra sotto la mia schiena si apra e mi risucchi.
Magari
scopriro' un Distretto 14.
E
poi piango. Semplicemente lascio scorrere le lacrime sulle guance.
Non singhiozzo, non urlo piu' e non mi comporto come una bambina in
preda a stupide crisi.
Piango
e basta. Forse le mie lacrime porteranno via tutto.
Si
sono gia' presi la mia famiglia, l'amore della mia vita, la mia
anima, la mia coscienza, il mio corpo, la mia intera esistenza. Sono
solo un burattino. Mangio perche' devo, parlo perche' devo, ma alla
fine sono solo una bambola che tenta di imitare i vivi.
Ma
non lo capite che sono gia' morta?
Il
sole si alza sempre di piu' fino a brillare completamente nel cielo e
poi inizia a scendere molto lentamente. Ed ecco che in pochi secondi
e' scomparso e mi ha lasciata sola con una luna invisibile e un cielo
nero che incombe prepotente su di me.
Dovrei
alzarmi e andare a casa, dovrei prendere in mano la mia vita un'altra
volta, dovrei semplicemente lottare, dovrei essere forte, dovrei
essere..dovrei... Ma non posso fare piu' niente di tutto questo
perche' semplicemente non sono nessuno.
-Peeta
sono preoccupata- dice Katniss lasciando la tazza di latte sul tavolo
e avvicinandosi a Peeta che guarda un programma televisivo nel loro
salotto.
Sentendo
il tono allarmato di Katniss, si gira di scatto e in un secondo
affianca la ragazza.
-Cosa
c'e'?-
I
suoi occhi sono colmi di preoccupazione. Teme che la ragazza possa
avere un attacco isterico. Le fissa le mani che non smettono di
tremare nonostante la temperatura sia piuttosto alta.
-Cosa
c'e'?- ripete di nuovo visto che la ragazza non accenna a rispondere.
Come risvegliata da un brutto sogno Katniss mormora soltanto un:-
Demetra-
Peeta
la fissa accigliato.
-Cosa
c'entra Demetra?-
-Non
la vediamo da questa mattina. Avrei dovuto vederla in giro- dice,
continuando a tremare.
-Non
e' una cosa cosi' strana, tesoro. Avra' deciso di rimanere a casa-
Katniss
si divincola dalle braccia di Peeta.
-Lo
so ma ho una strana sensazione. Una tremenda sensazione. Ti
dispiacerebbe uscire per controllare che stia bene?- gli chiede
dubbiosa.
Un
sorriso dolce si forma sul volto del ragazzo quando le risponde:-
Certo. Vuoi venire anche tu?-
Katniss
annuisce soltanto e in un attimo sono gia' sulla strada verso il
Giacimento.
-E'
strano- mormora dopo un po' Peeta.
Katniss
si volta verso di lui.
-Cosa
e' strano?-
-Questa
tua sensazione. Mi e' sembrato di capire che Demetra non ti sta molto
simpatica. Anche se in realta' e' una brava ragazza, secondo me-
Katniss
arrossisce leggermente. La stupisce ancora la facilita' con cui Peeta
riesca a capire i suoi sentimenti.
-Vorrei
essere molto sua amica anche perche' sembra una ragazza innocua, ma
non riesco a fidarmi. I suoi occhi nascondono qualcosa e mi ricordano
troppo qualcuno.. Se solo riuscissi a capire chi! Ha l'espressione di
chi sta per morire e di chi non vuole morire, di chi ha visto la
morte ed e' riuscito a salvarsi, di chi si e' visto strappare dalle
mani tutto cio' che avevo. E fidati, so riconoscere benissimo quel
tipo di espressione. E' la stessa di quando il 13 ti salvo' da
Capitol City- ammette imbarazza- Vorrei sapere cosa le sia successo e
cosa l'ha portato qui al 12- riprende Katniss.
-Io
le ho parlato una volta, subito dopo la comparsa di Gale- le rivela
Peeta.
-Davvero?
E cosa ti ha detto?- gli chiede la ragazza impaziente.
Peeta
ridacchia.
-In
realta' non mi ha detto molto. Di lei so molto poco. Mi ha rivelato
solo che Gale l'ha aiutata a superare un periodo difficile, ma non ha
voluto aggiungere altro-
-Se
lo chiedessimo a Gale, pensi che ce lo rivelerebbe?-
Peeta
scuote il capo.
-Credo
che se avesse potuto ce l'avrebbe detto. Immagino che Demetra gli
abbia fatto promettere di non rivelarlo a nessuno e sopratutto a noi-
Katniss
si ferma allarmata.
-Pensi
che il suo segreto riguardi noi?-
-Non
lo so, ma ho la sensazione di si. Una parte, almeno. Ma sono sicuro
che non voglia ucciderci!- aggiunge immediatamente scorgendo
l'espressione terrorizzata della fidanzata.
Katniss
sospiro' impercettibilmente.
-Andiamo,
siamo quasi arrivati- dice.
Quando
arrivano davanti alla casa di Demetra, Peeta si volta verso la
ragazza che lo incoraggia con lo sguardo e bussa.
Non
ricevono nessuna risposta percio' bussano di nuovo e poi un'altra
volta.
-Te
l'avevo detto! Dove puo' essere finita? Sono le dieci di sera- dice
Katniss agitata.
-Forse
sta solo dormendo e non ha sentito?- suggerisce dubbioso il ragazzo,
ma neanche lui sembra convinto delle sue parole.
-Abbiamo
bussato dieci volte Peeta Mellark! Anche un elefante si sarebbe
svegliato, per la miseria!-
Ecco
che torna la Katniss aggressiva.
-Dobbiamo
trovare quella ragazza- dice risoluta e iniziano a cercarla per tutto
il Distretto.
Percorrono
tutto il Giacimento, chiedono di lei a tutte le persone che
incontrano, corrono verso la citta' e il Palazzo di Giustizia ma non
la trovano neanche li'.
-E'
inutile Katniss. Forse se n'e' andata-
Katniss
scuote la testa mentre una paura cieca la assale.
-Deve
pur essere da qualche parte. Ti viene in mente qualche posto che non
abbiamo controllato?- chiede a Peeta che si sta asciugando il sudore
dalla fronte. La notte invece di portare refrigerio, sta solo
portando altro calore insopportabile.
-No,
non credo. Anche se...Aspetta! Il Prato!!- esclama ad un tratto
tirandosi su. Dopo qualche secondo scarso, i due si ritrovano a
correre velocemente in direzione del Prato. In prossimita' del Prato,
la chiamano per nome.
-Demetra!
Demetra! Sono io, Katniss, ti prego rispondi! Demetra!- la chiama a
gran voce Katniss.
Sente
un attacco di panico arrivare ma lo respinge. Non puo' permettersi di
essere debole quando c'e' qualcuno che ha bisogno di lei.
-Demetr..Cavolo.
Katniss, l'ho trovata! E' svenuta!- urla ad un tratto Peeta alle sua
spalle.
In
fretta corre nella sua direzione. Lo trova in ginocchio per terra
mentre scuote il fragile corpo di Demetra che pende quasi senza vita.
Improvvisamente
le immagini si sovrappongono. Non vede piu' Demetra ma Rue, la
piccola bambina dalla pelle scura e poi la sorellina Prim.
-Ti
prego Katniss, non permettere agli incubi di soggiogarti ora. Ho
bisogno di te- la voce disperata di Peeta la riporta alla realta'.
Mette a fuoco l'immagine di fronte i suoi occhi.
E'
solo Demetra. Si riscuote. Col cavolo se e' solo Demetra!
Scansa
il fidanzato, afferra con decisione il volto della ragazzina e le
molla un potente ceffone.
-Katniss..ma
cosa?- chiede stupefatto il ragazzo, ma lei lo zittisce e colpisce
l'altra guancia.
-Jamie!-
urla la ragazza svenuta, mettendosi a sedere di scatto e respirando
affannosamente.
Delle
lacrime scorrono sul viso di Katniss.
-Sei
viva- sussurra soltanto.
-Sei
viva- sussurra Katniss.
Sbatto
le ciglia piu' volte per cercare di convincermi di quello che vedo.
E' notte e accanto a me ci sono Katniss e Peeta. Tutti e due sembrano
stanchi ma soddisfatti.
-Ci
hai fatto preoccupare molto. Cosa ci fai qui?- mi chiede Katniss con
le lacrime agli occhi. Si puo' sapere cosa e' successo?
Tento
di ricordare. Non si riesco! Le immagini sono sfocate.
-Io..non
lo so. Non ricordo molto... Sono venuta qui per una passeggiata e
dopo...Cavolo, ero cosi' arrabbiata. Non ricordo quasi niente...-
ammetto sconvolta, ricordandomi un particolare importante che non
puo' essere rivelato e cerco una terza persona.
-Per
caso avete visto qualcuno qui?- chiedo. Mi e' rimasto un solo
briciolo di speranza.
-Ehm..no.
Avrebbe dovuto esserci qualcuno? Magari questo Jamie?- chiede
pianissimo Peeta. Anche quel poco di speranza e' scomparso.
-Questo
Jamie? Oh no! Certo che no! Io stavo chiedendo...Lasciate stare.
Grazie mille per essere venuti a cercarmi e per avermi svegliata.
Siete stati molto gentili, non so come ringraziarvi- dico
imbarazzata, imponendo alla mia mente di ricomporre i pensieri.
-Sta
tranquilla. Dai vieni, ti do una mano- aggiunge Katniss, ma io mi
sono gia' alzata di scatto e un potente capogiro mi colpisce. La mia
coscienza inizia a scivolare di nuovo e sprofondo nel buio. Sento le
voci ovattate di Katniss e Peeta, poi il nulla.
Angolo
dell'autrice.
Salve
ragazzi! Come vi sembra questo capitolo? Voglio assolutamente
conoscere le vostre opinioni. Mi e' piaciuto molto scriverlo. Non so,
forse oggi ero ispirata.
Non
ho molto da aggiungere. Vi ringrazio per la vostra costante
partecipazione. Siete tutti molto gentili!
Ultimo
avviso: Ho iniziato a scrivere una storia a quattro mani con una
delle mie piu' care amiche Fiorosy_. La storia in questione
s'intitola: Granger Danger. E come potete notare non riguarda una
Everlak, ma una Fremione. Se vi va, passate a leggere!
Alla
prossima,
Hoon21
:)
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Capitolo 9 *** Capitolo nono. ***
-Puoi
anche farmi sognare quello che vuoi, vero?
-Basta
che tu me lo chieda.
-Allora
fammi sognare noi.
(Le
ragazze dell'Olimpo- L'ultimo desiderio)
Capitolo
nono
Cado
in uno spazio infinito di materia. Sono tutto e allo stesso tempo
niente. Il buio totale e' attraversato da una melodia dolcissima che
mi attira sempre di piu' a se. In essa dimentico il mio nome, la mia
storia, il mio passato e il mio futuro. Esiste solo la perfezione del
subconscio. O forse dovrei chiamarla la mia caduta. Perche' si, sto
cadendo.
Non
mi importa piu' di farmi male, questa materia impenetrabile mi
proteggera'.
-Puoi
fare di meglio-
Sarebbe
tutto perfetto se la quella voce, la sua stramaledetta voce, non
interrompesse i miei pensieri e la mia caduta. Quando arrivo vicina
alla fine di questo magnifico tutto, la sua voce mi scuote e mi
ritrovo al punto di partenza.
Ancora
oggi e' capace di sconvolgermi ed eccitarmi allo stesso tempo.
-Abbandonati
a me-
Abbi
pieta' di me! Vorrei urlare, ma la voce non esce e io continuo a
precipitare finche' le sue mani non mi afferrano. Non era questo che
mi aspettavo.
Avevo
dimenticato il contatto delle sue mani con la mia pelle: pura
energia.
-Come
ti sei ridotta, amore mio?-
Vorrei
poter dire che la sua morte mi ha provocato un dolore che non se ne
andra' mai, che e' solo colpa sua se adesso non riesco ad andare
avanti, ma non riesco neanche a voltarmi.
-Hai
dimenticato proprio tutto?- continua con la sua voce angelica- Mi
avevi promesso che saresti andata avanti se mi fosse successo
qualcosa. Mi avevi promesso che avresti continuato a sognare per noi
due. Dove e' finita la mia Demetra? Quella che si opponeva agli
Hunger Games, che andava contro il volere della sua famiglia? Dov'e'
la ribelle?- continua a chiedere.
Non
riesco ad ascoltare un minuto di piu' la sua voce. Ha ragione, lo so,
ma fa male lo stesso.
-Vattene!-
urlo rabbiosamente con le lacrime che scorgono inesorabilmente dai
miei occhi- Vattene via! Non ho piu' bisogno di te. Mi hai lasciata
sola, adesso cosa pretendi? Che resti ad ascoltarti? Quella Demetra
e' morta ormai-
Tutta
la voce che sembrava non uscire esplode in un grido di rabbia e
dolore.
Il
petto e' scosso da violenti singhiozzi e la testa gira dolorosamente.
Perche' non sento la musica dolce che accompagnava la mia scomparsa
nel buio?
-Stavi
cercando di scappare, ma non si puo' sempre scappare Dem. Bisogna
essere coraggiosi e affrontare tutte le sfide che la vita ci propone.
Sii coraggiosa amore mio. Io saro' sempre al tuo fianco-
Sento
dei passi che si avvicinando ma continuo a tenere gli occhi chiusi
per paura di cio' che mi potrei trovare davanti. Sento due mani
sfiorare le mie braccia nude e chiudersi sui polsi.
-Smettila..-
protesto debolmente, senza ottenere nulla.
-Devi
essere forte. Decisa- e si avventa sulle mie labbra con
prepotenza. Sembrano passati secoli dall'ultima volta che ho sentito
le sue labbra morbide sulle mie.
Bacia
ogni centimetro del mio viso e passa a succhiare il collo mentre le
sue mani, che hanno lasciato andare i miei polsi, si intrufolano
sotto la maglietta. Gemo e cerco di riprendere il possesso delle sue
labbra. Mi sembra impossibile. I miracoli esistono davvero.
Continuiamo
cosi' per diverso tempo fino a quando mi accorgo che qualcosa sta
cambiando. La sua presa diventa sempre piu' debole, non riesco a
sentire la sua voce e in men che non si dica diventa un fantasma tra
le mie mani.
-No!
Ti prego, non lasciarmi di nuovo! Nooo!- urlo e finalmente mi decido
ad aprire gli occhi.
Mi
trovo in una stanza che non conosco e accanto a me ci sono Katniss e
Peeta, entrambi piuttosto straniti.
Pov.
Katniss
Demetra
sta riposando serenamente. Io e Peeta abbiamo deciso di portarla a
casa nostra, fin quando non si sarebbe svegliata e ci avrebbe
raccontato cosa le fosse successo.
Addormentata
sembra una bambina indifesa.
Ancora
una volta i ricordi si sovrappongono e il suo viso prende le
sembianze della mia sorellina e di Rue.
Magari
e' un qualche segno del destino che mi suggerisce di salvare questa
ragazzina finche' sono in tempo.
Demetra
si agita un po' e mormora qualcosa che non riesco a comprendere e
ripenso al nome che ha urlato, quando sono riuscita a svegliarla.
Ha
detto distintamente 'Jamie'. Che questo Jamie fosse suo fratello o il
suo fidanzato?
Peeta
mi ha raccontato del loro colloquio e prima che lui se ne andasse,
aveva espressamente detto che una persona a lei molto cara era morta
nel giorno dell'esplosione. Poteva anche essere vicino a me in quel
momento...
Quel
giorno e' molto indistinto nella mia mente. Ricordo solo il momento
in cui ho visto la mia sorellina,l'arrivo delle bombe, la sensazione
del fuoco sulla pelle, ma il resto e' buio.
Sento
la porta d'ingresso sbattere e dei passi lungo le scale, segno che
Peeta e' di ritorno dal Palazzo di Giustizia. Si e' recato li' per
ottenere maggiori informazioni su questa strana ragazzina.
Peeta
apre la porta facendo attenzione per non svegliare la nostra ospite e
mi fa un cenno con la mano.
-Ehi.
Si e' svegliata?-
Scuoto
la testa.
-Hai
saputo qualcosa?- chiedo impaziente di conoscere qualcosa in piu'.
-In
realta' no. Si e' rifiutata di dare i suoi dati. Ha dichiarato solo
il suo nome, anche se non so se sia quello reale o soltanto uno
fittizio. Una delle assistenti mi ha detto che aveva trovato un
lavoretto con cui pagava l'affitto, ma che l'ha perso da poco proprio
perche', secondo una nuova legge della capitale, bisogna mostrare i
propri documenti. E lei continuava a rifiutare. Potrebbero anche
buttarla di casa a questo punto, credo.- aggiunge infine, guardando
Demetra che sembra aver ripreso un po' di colore.
-Non
pensavo che la sua situazione fosse cosi' critica-
-Neanche
io. Forse e' per questo che si trovava nel Prato. Potrebbe essere
andata li' dopo averlo scoperto- ipotizza Peeta.
Lo
guardo attentamente negli occhi e cerco le parole adatte per
formulare la frase che mi ronza in testa dal momento in cui l'abbiamo
trovata svenuta.
Peeta
sembra aver capito il mio desiderio di comunicargli qualcosa perche'
mi chiede:- Va tutto bene, Katniss? Qualcosa non va?-
Sorrido
leggermente davanti la sua tenera preoccupazione.
-Stavo
pensando che..beh, adesso non ha piu' una casa. Se lei
volesse..potrebbe..ecco, potrebbe rimanere qui con noi?- sussurro.
Vedo
chiaramente i suoi meravigliosi occhi azzurri spalancarsi per lo
stupore e mi rendo conto di aver detto qualcosa di molto stupido.
-Sei
sicura? Non ti fidavi molto di lei fino a ieri e poi..se mi venisse
un attacco e tu non ci fossi fossi? Potrei ucciderla-
Sento
le guance imporporarsi.
-Si,
e' vero. In questo modo avro' modo di tenerla sott'occhio e
conoscerla meglio. Prima o poi dovra' pur dire la verita' o qualcosa
sul suo passato. Neanche Gale si e' mostrato loquace al riguardo. E
poi..non hai attacchi da molto tempo e io credo ciecamente in te. Sei
la persona piu' buona del mondo e non le faresti mai del male cosi'
come non faresti mai del male a me. Mai.- ribadisco ancora una volta
il concetto. So quanto si mostra insicuro a proposito.
-Per
me puo' restare. Ma lei lo vorra'? E tu sei cosi' sicura di volerla
qui?- accetta dopo un po'.
Vorrei
potergli dire che mi ricorda molto Prim, vorrei dirgli che ho capito
che ha sofferto molto e non ha avuto la fortuna di trovare qualcuno
come lui a sorreggerla, vorrei potergli dire che qualcosa nel suo
sguardo mi ricorda qualcuno e che dovrei assolutamente proteggerla.
Ma come al solito, non ci riesco e mi limito a fissarlo sperando che
la mia mente comunichi con la sua.
E
forse e' cosi', visto con quanta bravura riesce ad interpretare i
miei silenzi.
Quando
il silenzio si protende piu' del necessario, Demetra inizia a gemere
sempre piu' forte. Entrambi accoriamo al suo capezzale e cerchiamo di
svegliarla dall'incubo. Urla qualcosa di assurdo e apre lentamente
gli occhi.
Pov.
Demetra
Sbatto
ripetutamente le palpebre per abituarmi alla luce. Siamo gia'
mattino? O pomeriggio?
Anzi,
che giorno siamo? E dove mi trovo?
Fisso
il letto che non e' sicuramente mio e la stanza bianca che e'
decisamente troppo lussuosa per i miei standard.
-Demetra...-
mi chiama sottovoce Katniss. Mi volto verso di loro e in un attimo
ricordo tutti gli avvenimenti del giorno precedente (o di quello che
sia). Ricordo perfettamente che mi hanno trovato, poi credo di essere
svenuta. Quindi ora dovrei trovarmi a casa loro.
-Stai
tranquilla, va tutto bene. Sei a casa nostra, un medico ti ha gia'
visitata e ha detto che stai molto bene. Sei svenuta a causa dello
stress e della poca alimentazione- mi spiega Peeta usando un tono
molto calmo e rilassato come se stesse parlando ad una bambina.
Annuisco
leggermente.
-Posso
tornare a casa mia adesso?- chiedo.
MI
do della stupida per non averli neanche ringraziati dopo tutto quello
che hanno fatto per me.
-Non
credo, Demetra- interviene Katniss- Sappiamo dei tuoi problemi
finanziari e crediamo che ti verra' tolto l'appartamento in cui
abiti-
Mi
accascio di nuovo sui cuscini per ricevere l'impatto della notizia.
Preferisco che sia stata Katniss a darmi la notizia. E' molto piu'
brutale quando deve dire la verita'. Non cerco di addolcire la
pillola. Anche se Peeta non la pensa allo stesso modo visto lo
sguardo severo con cui la guarda.
Sento
le lacrime salirmi agli occhi, non ho neanche la forza di arrabbiarmi
con loro per aver chiesto informazioni.
-E
ora?- chiedo rivolta al nulla apparente.
-Ora..puoi
scegliere. Andare via dal 12 o puoi rimanere qui. E con qui intendo a
casa nostra. Io e Katniss saremo molto felici di ospitarti- risponde
Peeta.
Le
lacrime che minacciavano di scendere si sono fermate e adesso ripenso
alla parole appena pronunciate da Peeta.
Restare
con loro? Non ho neanche bisogno di pensarci e mi butto tra le sue
braccia.
-Lo
prendo per un si?- dice ridendo.
-Assolutamente!-
Angolo
dell'autrice.
Ciao
a tutti! Il capitolo e' orrendo, lo so. Ho atteso le recensioni, che
non sono arrivate, e alla fine mi sono decisa a pubblicare. Ammetto
che non e' uno dei miei migliori capitoli, ma spero che mi
perdonerete lo stesso. Mi scuso per il mostruoso ritardo, ma come ho
gia' detto, stavo aspettando le recensioni. Ringrazio comunque quelle
due persone che hanno recensito e tutti coloro che hanno letto e
inserito questa fanfiction nelle preferite/seguite/ricordate.
Vi
ricordo di andare a dare un'occhiata all'altra mia fanfiction e di
leggere Granger Danger.
E'
una storia scritta a quattro mani con una mia amica, Fiorosy.
Alla
prossima,
Hoon21
|
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Capitolo 10 *** Capitolo decimo. ***
Merita
di essere chiamato un vizio
cio'
che danneggia noi stessi
e
il nostro prossimo.
(I
dolori del giovane Werther)
Capitolo
decimo.
Dal
momento in cui ho accettato la generosa offerta di Peeta e Katniss di
abitare con loro per qualche tempo, ho sempre saputo che sarebbero
sorti diversi problemi. Il problema principale e' sicuramente la
presenza inquietante dell'ex mentore Haymitch Abernathy. Nonostante
tutte le rassicurazioni da parte di Peeta, continuo a pensare che
quell'uomo abbia un urgente bisogno di fare una endovena di
gentilezza. Per mia sfortuna non viene nessun altro a casa Everdeen-
Mellark a parte Mr. Simpatia. Cerco sempre di mantenere il piu'
possibile le distanze, ma non posso lamentarmi. Sarebbe davvero da
ingrati dire che quell'uomo e' assolutamente irritante,
insoddisfatto, arrogante e disgustoso. Credo che lo sappiano anche
loro e lo accettano lo stesso. In qualche strano modo e' riuscito a
salvare entrambi quindi merita il mio rispetto. Se lui non li avesse
salvati, io non sarei qui. So di correre un grande rischio
trascorrendo tanto tempo con loro e Mr. Simpatia, ma confido nel
potere dell'alcool.
Se
anche dovesse notare qualcosa di sospetto in me, lo dimenticherebbe
immediatamente a causa di tutte quelle bottiglie che si scola dalla
mattina alla sera. Peeta e Katniss sono molto gentili nei miei
confronti e cercano di mettermi a mio agio. Onestamente non mi
immaginavo che Katniss potesse essere tanto cortese nei miei
confronti.
Tanto
non durera' a lungo, continuo a
ripetermi. Non appena mi sono ripresa dal mio stato confusionario, mi
ha accompagnata nella mia ex casa e mi ha aiutata a prendere le mie
cose. In effetti non c'era granche' da prendere e con molta
difficolta' sono riuscita a far scivolare i documenti negli
scatoloni, senza che lei se ne accorgesse. Mi sento un po' una spia,
ma continuo a ripetermi che questo e' l'unico modo.
-Demetraaa!
E' pronta la colazione!- urla dalle scale Katniss. Un altro aspetto
negativo e' proprio questo. Sia Katniss che Peeta pensano che io sia
troppo magra e adesso stanno cercando di farmi diventare grassa come
un tacchino. Le urlo in risposta che sto arrivando. Do un'occhiata
alla camera per accettarmi che sia tutto in ordine (la prudenza non
e' mai troppa) e scendo le scale. Sono rimasta nella stessa stanza in
cui mi sono risvegliata. E' molto grande e spaziosa. Ho un armadio
enorme (Katniss mi ha promesso che mi avrebbe comprato dei nuovi
vestiti), un tavolo e una sedia su cui qualcuno ha poggiato libri,
quaderni e matite e un letto enorme. Passo quasi tutto il tempo in
questa camera a disegnare. Vedere i quadri di Peeta ha risvegliato in
me questa antica passione e adesso mi siedo davanti la finestra
cercando di cogliere qualche segno degno di essere ricordato, come un
uccellino che si posa su un ramo o magari qualche passante che si
ferma ad osservare la natura intorno a se' o anche dei bambini che
giocano spensierati, finalmente liberi da pensiero della morte.
Ancora non li ho mostrati a nessuno. Scendo velocemente le scale ed
entro direttamente in cucina dove trovo gia' Katniss e Mr. Simpatia
seduti. Mormoro un -Buongiorno- rivolto a tutti e prendo il mio posto
a tavola. Peeta sara' gia' andato in panetteria. In pochi giorni ho
imparato la dinamica di questa famiglia: Peeta si alza prestissimo
per andare a lavoro, Katniss esce per andare a caccia nei boschi ed
Haymitch vive a meta' tra casa sua e la casa dei due ragazzi. Sono
qui da soltanto una settimana ma ho notato che la mia presenza ha
minato le loro abitudini, per questo cerco di rimanere sempre di piu'
in camera mia e di scendere solo per i pasti. So che non potro'
continuare per molto in questo
modo, anche perche' ho sentito (non proprio involontariamente) una
conversazione tra Peeta e Katniss ieri sera. Entrambi sono
preoccupati per questa mia timidezza e hanno decido di provare in
tutti i modi di farmi aprire con loro. Credo che mi faranno anche un
discorso molto presto e io non ho nessuna voglia di mentire.
-Ma
guarda un po'! Il cadavere e' uscito dalla bara- esclama Haymitch da
sopra la sua fetta di pane imburrato.
-Haymitch!-
sbotta stizzita Katniss.
-Tranquilla
Katniss- le dico, cercando in qualche modo di sorridere mentre la mia
mente elenca tutti i modi in cui si puo' zittire una persona.
Il
vecchio mentore scoppia a ridere e mi lascia in pace, torturando
invece Katniss con le sue battutine velenose. Alla fine, il mentore
si alza da tavola e dice che andra' a badare alle sue oche. Capisco
perche' abbia scelto proprio le oche da allevare. Sono abbastanza
autonome da non avere bisogno di nessun tipo di aiuto da parte del
vecchio.
Katniss
borbotta qualcosa di incomprensibile e presumo di offensivo nei
confronti di Haymitch. La aiuto a sparecchiare e poi mi dirigo
direttamente verso le scale.
Ma
lei mi richiama:- Demetra, aspetta un attimo!- Mi fermo e mi volto
verso di lei.
E'
gia vestita in tenuta da caccia con i capelli intrecciati. Tiene
anche l'arco in mano.
-Ti
andrebbe di farmi compagnia nei boschi? Non sei mai uscita al di la'
del Distretto..- chiede quasi in imbarazzo. Presumo che questa
richiesta non sia proprio sincera e che sia stato Peeta a
proporglielo.
-Ehm..pensavo
che ti piacesse cacciare da sola, per evitare che le persone ti siano
d'intralcio..- borbotto. In realta', l'idea mi attira molto e vorrei
tanto accettarla.
Katniss
ride sinceramente questa volta.
-Mi
saresti d'intralcio soltanto se fossi rumorosa quanto Peeta e
credimi, nessuno e' piu' rumoroso di lui!- esclama e l'allegria della
sua voce mi induce a ridere a mia volta.
-Va
bene, allora si- accetto.
Un
secondo dopo siamo entrambe nei boschi.
**
-Lo
vedi? E' li' alla tua sinistra- mi sussurra Katniss tendendo l'arco.
Annuisco leggermente per non perdere la concentrazione. Tendo l'arco
che la ragazza mi ha dato e lo punto contro un cervo, che ignaro
della situazione, si trova a pochi metri da noi. Rotolo su un
ginocchio e miro alla testa del povero cervo. Tutto accade in
pochissimi secondi: lascio andare la freccia e questa corre verso la
sua preda. In quell'istante il cervo cade. Sento l'adrenalina
scorrere nelle mie vene e le orecchie ovattate per l'emozione. Poi il
cuore smette di battere cosi' forte e torno con i piedi per terra.
Mi
volto e trovo una Katniss a dir poco stupita.
-Wow...c-c-ome
diavolo hai fatto? Cioe'..sei stata incredibile! Non mi avevi detto
che sapevi tirare cosi' bene!- esclama -Se l'avessi saputo ti avrei
portata qui prima-
Arrossisco
imbarazzata e mi do della stupida per aver tirato cosi' bene. Avrei
potuto benissimo fingere di non essere capace, ma la verita' e' che
mi sono lasciata trascinare dagli eventi e dall'emozione di poter
essere di nuovo me stessa.
-Oh
beh..credo che sia la fortuna del principiante-
Come
scusa e' abbastanza pietosa ma Katniss finge di crederci e va a
prendere il cervo.
-Sara'
meglio tornare a casa. Saranno le cinque del pomeriggio, ormai- dice.
Abbiamo
passato quasi tutto il giorno nei boschi e non me ne sono neanche
accorta. Saranno la pace che avvolge questo posto, l'adrenalina che
mi rende viva e il silenzio, io mi sento davvero tranquilla. Do' una
mano a Katniss a raccogliere tutte le nostre prede e insieme lasciamo
questo posto sacro. Tornando sui nostri passi, guardo attentamente
ogni albero, ogni sentiero, ogni animaletto che scivola abilmente tra
le nostre gambe per imprimerlo nella mente.
-Magari
la prossima volta ti faccio vedere il lago- suggerisce.
-Mi
piacerebbe molto!-
La
vedo sorridere ma non aggiunge nient'altro. Nonostante sia di poche
parole, andiamo d'accordo. Sembra che abbia deciso di fidarsi di me o
forse e' solo un modo per conoscermi meglio. Qualunque cosa abbia
deciso per me va bene. Non posso prevedere come andranno le cose in
futuro, percio' mi faro' bastare il presente.
Passiamo
attraverso la recinzione che limita i dintorni del Distretto
12(-Dovrebbero toglierla a breve- dice Katniss infastidita da questo
inutile filo metallico). Dalla recinzione al Villaggio dei Vincitori
ci sono pochi metri di distanza e non appena intravediamo la scritta,
troviamo Peeta davanti la porta d'ingresso. Sembra alquanto...teso.
Batte nervosamente il piede e stringe nervosamente i pugni. Katniss
si ferma e lascia cadere il sacco.
-Va
a chiamare Haymitch in fretta!- bisbiglia e mi spinge via. La guardo
spaventata e lei mi incita ad andare. A questo punto mi rendo conto
che Peeta, magari spinto dalla preoccupazione, abbia avuto un
flashback. Corro velocemente verso la casa di Haymitch e inizio a
tempestare la porta con molti pugni.
-Haymitch!Apri
subito la porta! Haymitch!- sbraito. Con la coda dell'occhio vedo
Katniss avvicinarsi a Peeta lentamente.
E
se dovesse colpirla, preda da un attacco d'ira? Mi chiedo
nervosamente.
-Accidenti
a te Haymitch, apri questa maledetta porta!- urlo. Non ricevo
risposta per la terza volta percio' mi allontano un po' dalla porta e
sferro un calcio molto forte. La porta si apre senza fare resistenza.
Entro in fretta, facendomi largo tra i vestiti sporchi ammucchiati
per terra e poi lo trovo disteso sul tavolo della cucina. Mi avvicino
a lui, nonostante la rivoltante puzza di vomito e alcool, e lo
scuoto.
Dopo
diversi tentativi, sbatte le palpebre e si decide ad aprire gli
occhi.
-Alla
buon'ora!- sbotto- Alzati subito, credo che Peeta stia avendo uno dei
suoi attacchi-
Haymitch
mi fissa per una manciata di secondi, poi capisce quello che gli ho
detto e cerca di sollevarsi ma ricade pesantemente sul pavimento.
Provo a tirarlo su, ma e' troppo pesante e ingombrante. Da fuori mi
giungono le urla di Katniss. Peeta l'ha colpita? Mi fermo un attimo
per raccogliere in fretta i pensieri. Respiro profondamente e cerco
di stabilizzare i battiti del cuore: un vecchio trucco. Lascio quel
vecchio ubriacone sul pavimento a ronfare ed esco dalla casa.
Peeta
ha trascinato Katniss in casa mormorando frasi sconnesse e illogiche.
Per fortuna nella foga ha dimenticato di chiudere la porta. Do'
un'occhiata intorno, ma non c'e' nessuno in giro. Neanche adesso gli
abitanti vogliono entrare nel Villaggio dei Vincitori. Entro in casa
cercando di non fare rumore per non innervosire ulteriormente Peeta.
Dalla voci capisco che si trovano in salotto e che Katniss sta
cercando di tranquillizzarlo.
Vado
in cucina, afferro il primo coltello che mi capito sotto mano ed
entro in salotto, sfoderando il coltello. Sono pronta ad usarlo nel
caso la situazione precipiti ma trovo i due ragazzi abbracciati per
terra. Entrambi si voltano verso di me e spalancano gli occhi nel
vedermi.
-Cosa
stai facendo con quel coltello?- mi chiede Katniss nervosa.
-Avevo
bisogno di qualcosa nel caso le avessi fatto del male- rispondo,
rivolgendomi direttamente a Peeta.
Improvvisamente
mi vergogno moltissimo per il mio comportamento, ma decido di non
darlo a vedere nascondendomi in una maschera di freddezza. La
situazione e' gia' abbastanza penosa.
-Bene,
vedo che non ce n'e' bisogno. Vado ad aiutare il vostro mentore,
sempre che non sia annegato nel suo stesso vomito- mormoro. Appoggio
il coltello ed esco rapidamente dalla casa.
Mi
prenderei a schiaffi molto volentieri.
Angolo
dell'autrice.
Ciao
ragazzi! Come state? Siete abbastanza sorpresi che abbia aggiornato
cosi' presto per i miei standard? Io lo sono.
Mi
sono imposta di sedermi e di scrivere. E, sinceramente, non credo che
questo capitolo faccia cosi' schifo. Ho cercato di dare una prima
visione della convivenza e nel prossimo Peeta e Katniss cercaranno di
parlare con Demetra e di affrontare diversi argomenti. Sopratutto del
depistaggio di Peeta.
Spero
che vi piaccia...
Ringrazio
tutti quelli che hanno letto, recensito e inserito questa fanfiction
nelle seguite/preferite/ricordate. Siete tutti nei miei pensieri <3
Hoon21
:)
|
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Capitolo 11 *** Capitolo undicesimo. ***
Tu
mi ami.
Vero
o falso?
Vero.
(Hunger
Games- Il canto della rivolta)
Capitolo
undicesimo.
Dopo
quell'incidente, le comunicazioni con i ragazzi si sono interrotte.
Neanche prima parlavamo molto, ma adesso ci rivolgiamo la parola solo
per pura necessita'. Sia Peeta che Katniss passano quasi tutto il
tempo fuori casa, cosi' io mi rintano nella mia stanza a disegnare o
faccio brevi passeggiate dentro i confini del Villaggio dei
Vincitori. L'unico momento in cui siamo costretti a stare insieme
sono i pasti. Ognuno di noi fa del proprio meglio: mangiamo in
fretta, evitiamo di parlare e subito dopo ci dedichiamo alle nostre
attivita'. Per esempio la sera Peeta e Katniss si trasferiscono nel
salotto a parlare fino a notte fonda o a scrivere il loro libro,
mentre io li ascolto di nascosto, seduta sui gradini della scala per
non farmi vedere o vado direttamente in camera mia. Haymitch passa di
qui ogni giorno, ma sembra aver dimenticato tutto quello che e'
successo. L'unica nota positiva in questa situazione orribile. Peeta
l'ha strigliato per bene, dicendo che avrebbe potuto far del male a
Katniss o a me e che deve smetterla di bere in quel modo distruttivo.
Non credo che sia servito a molto visto che ogni volta che entra in
questa casa si porta dietro una bottiglia di vino. Katniss fa finta
di non vederlo. Sara' una sorta di patto tra di loro, immagino.
Andiamo avanti cosi' per una settimana finche' una sera, prima che
possa scappare via come un fulmine, Peeta mi blocca dicendomi che lui
e Katniss devono parlarmi. Annuisco brevemente: me l'aspettavo. E'
inutile perdere altro tempo, meglio andare dritti al punto ed
affrontare la situazione. Riprendiamo i nostri posti intorno al
tavolo, ora sgombro. Li fisso negli occhi, aspettando. Neanche per
loro deve essere facile affrontare questa conversazione.
-E'
venuto il momento di parlare di alcune cose- esordisce Katniss,
impaziente.
-Ditemi-
rispondo fingendo un'indifferenza che al momento non possiedo.
-L'altro
giorno...- inizia ma si interrompe e si volta verso Peeta in cerca
d'aiuto.
Peeta
prende la parola:-Dobbiamo parlare di cio' che e' successo l'altro
giorno-
-Me
lo aspettavo. Ditemi- ripeto.
-Episodi
di quel genere potrebbero accadere ancora. Katniss ed io ne eravamo
consapevoli quando ti abbiamo offerto di venire a vivere con noi..-
dice per poi bloccarsi come in cerca delle parole giuste.
-Se
il problema e' la mia presenza, posso andarmene tranquillamente. Non
mi sara' difficile trovare un posto- intervengo.
-Oh
no! Non stavamo dicendo questo! Il problema e' un altro..- mi
interrompe Katniss, agitata.
-Infatti-
riprende Peeta- quello che intendiamo e' un po' diverso. A causa del
mio periodo trascorso nella Capitale durante la guerra contro i
ribelli, adesso soffro di alcuni..flashback, potremmo dire. Sono
delle immagini alterate della mia vita passata in cui vedo Katniss
come un ibrido e il mio unico scopo e' distruggerla. Sono riuscito a
sconfiggere quasi del tutto questa..malattia, ma spesso mi capita di
perdere ancora il controllo e i flashback si ripresentano. Mi
dispiace averti spaventata l'altro giorno, ma devi sapere che
potrebbe capitare in un altro momento. E non voglio che tu mi
consideri come un mostro e abbia paura di me- conclude con un
sospiro. Ora capisco il motivo del suo silenzio. E' disgustato da se
stesso e da quello che potrebbe fare. Metto una mano sopra la sua e
la stringo.
-Mi
dispiace non averlo capito prima. Stai tranquillo, non potrei mai
considerarti un mostro. Mi fido di te-
Peeta
ha lo sguardo sinceramente commosso.
-Grazie-
bisbiglia. Gli sorrido in risposta per poi porgli una domanda che mi
frulla in mente.
-Scusa
se te lo chiedo, mi rendo conto di essere piuttosto indelicata e
invadente..ma, cosa ha provocato questi flashback? Cosa hanno fatto a
Capitol City?-
Katniss
e Peeta si guardano negli occhi, presi da una comunicazioni fatta da
sguardi e cenni, poi Peeta risponde:- Mi hanno iniettato il veleno
degli aghi inseguitori mentre proiettavano le immagini degli Hunger
Games, distorcendo la mia visione di Katniss-
-Gli
aghi inseguitori possono essere molto pericolosi e spesso mortali...-
interviene Katniss con lo sguardo perso nel vuoto. Stara' rivivendo
qualche scena dei propri Hunger Games.
-Lo
so. Ho visto quando hai tagliato quell'alveare sopra le teste dei
Favoriti- mormoro in un tono piu' freddo di quanto volessi in
realta'.
-Si
trattava della mia vita. O io o loro- replica altrettanto
gelidamente, per poi scusarsi subito.
-Sei
sicura di voler continuare a vivere qui nonostante i flashback di
Peeta e i miei incubi?- chiede Katniss -Immagino che tu mi abbia
sentita qualche volta-
In
effetti, l'ho sentita spesso urlare durante la notte e scoppiare a
piangere, fin quando Peeta riusciva a calmarla. Rifletto molto su
quella domanda. Ho un tetto sopra la testa, tre pasti caldi al giorno
e due persone molto gentili accanto a me. E in caso di pericolo, so
anche difendermi.
-Si.
Sono assolutamente sicura- annuncio soddisfatta. Entrambi sorridono e
ci stringiamo le mani come se stessimo suggellando un accordo.
Poi
il sorriso scompare improvvisamente dal viso di Katniss,
terrorizzandomi.
E
ora cosa succede?penso.
-Purtroppo
dobbiamo parlare di altre due questioni- continua. Questa sera mi sta
davvero stupendo! Sta parlando piu' di quanto farebbe in un'intera
settimana.
-Bene-
rispondo per niente convinta.
-Katniss
mi ha raccontato della tua bravura con l'arco e l'altro giorno,
quando sei spuntata con il pugnale in mano, hai dato l'impressione di
saperlo usare. Ecco, sappiamo che non vuoi dirci molte cose del tuo
passato e del tuo Distretto, ma vorremmo sapere dove hai imparato ad
usare le armi-
-E'
naturale che lo vogliate sapere. In realta' e' molto semplice.
Durante la guerra, c'erano attacchi tutti i giorni. Sia da parte dei
ribelli che da parte di Capitol City. Bombardamenti, sparatorie,
avvelenamenti, combattimenti veri e proprio. Avevo bisogno di
imparare a difendermi in caso di pericolo. Ebbi la fortuna di
incontrare una ragazza che mi insegno' a maneggiare i coltelli in
poco tempo e un giorno trovammo un arco. Ti avevo vista usarlo molte
volte nell'arena e mi sono semplicemente basata su quello che facevi-
rispondo, indicando Katniss alla fine.
Katniss
arrossisce leggermente, non so se per l'imbarazzo o l'orgoglio. In
ogni caso, sembrano tutti e due soddisfatti dalla mia risposta.
L'ultima questione e finalmente posso buttarmi sul letto..
-Grazie
per la sincerita', tesoro- continua Peeta- Bene! Manca solo l'ultima
questione, ma questa e' la meno urgente. Agosto e' ormai finito e
visto che tu hai ancora 16 anni, io e Katniss abbiamo pensato che
dovresti andare a scuola-
La
scuola...Oddio, sono anni che non mi preoccupo piu' della scuola.
Alla fine, e' sempre stata l'ultimo dei miei pensieri.
-Ehm..okay.
Ma bisogna pagare?-
-Oh
no! La scuola viene finanziata dalla Capitale, ora. E sarebbe anche
una buona occasione per uscire un po' e farti degli amici- suggerisce
Peeta.
-Okay..Va
bene. Quando inizia?- chiedo pur non fregandomene niente.
-Il
12 settembre. Tra solo undici giorni- risponde Katniss.
-Okay...Bene,
buonanotte ragazzi! Sono davvero stanca...- e corro via su per le
scale.
Troppe
notizie e troppo poco tempo per assimilarle tutte.
Angolo
dell'autrice.
Ciao
a tutti ragazzi! Ringrazio intanto tutti quelli che hanno letto,
recensito e inserito questa storia tra le
seguite/preferite/ricordate. Grazie di cuore <3
Come
vi sembra questo capitolo? Dovevo assolutamente farli chiarire.
Questo capitolo mi e' stranamente piaciuto. Spero che sia piaciuto
anche a voi! Aspetto le vostre recensioni!
Alla
prossima,
Hoon21
:)
|
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Capitolo 12 *** Capitolo dodicesimo. ***
Vorrei
spingerlo via per schiarirmi
le
idee. Oppure picchiarlo finche'
non
capira' che la mia infelicita'
degli
ultimi anni e' colpa sua.
(Cancella
il giorno in cui mi hai incontrato).
Capitolo
dodicesimo.
-Che
ne dici di questo? Va bene?- mi chiede per la milionesima volta
Katniss, mostrandomi poco convinta una maglietta presa dalla
bancarella.
-No,
non mi piace il colore- rispondo -Tranquilla Katniss, credo di
riuscire a trovare qualcosa che mi piaccia. Da sola.-la rassicuro.
Questa mattina ha deciso di portarmi a fare compere, ma dopo dieci
secondi mi sono resa perfettamente conto che non abbia idea di dove
mettere le mani. Ho provato a convincerla di lasciarmi da sola, ma si
e' impuntata e adesso si gira furtiva tra le bancarelle. So che sta
cercando di tentare un approccio diverso da quello dell'ultima
volta, dove mi sono ritrovata nel suo salotto con un pugnale in mano,
ma davvero sta diventando impossibile! Inoltre l'idea di mercatino
del Distretto 12 e' molto particolare. Dovrebbero inserirla nel
programma turistico del distretto. E' un'area attrezzata alle spalle
del Forno ed e' gestito da una vecchia che nel distretto viene
chiamato Sae la Zozza e che sembra conoscere Katniss da molto tempo.
-Siamo
qui da un po' e ancora non hai trovato niente che ti piaccia?- mi
chiede.
-Ehm..ancora
no, signora- rispondo cercando di svignarmela.
-Prova
a guardare nelle ultime bancarelle sulla sinistra. Sono sicura che
riuscirai a trovare qualcosa di carino e adatto a te. Tra poco inizia
la scuola, signorina, non puoi continuare ad andare in giro con quei
stracci!- dice indicando la mia maglietta. Offesa, mi volto e mi
dirigo verso la direzione indicata. Mi metto a cercare qualcosa e
scopro che quella vecchia ha ragione. Trovo una montagna di magliette
e jeans niente male e a prezzi straccianti. Nonostante i ragazzi si
dimostrino molto generosi ogni volta che si tratta di soldi, non ho
intenzione di approfittare della loro gentilita' e dei loro soldi.
Sono ancora molto giovani, ma prima o poi si sposeranno e quando
Peeta riuscira' a convincere Katniss, avranno anche dei figli e non
mi sembra giusto prendere qualcosa che dovrebbe essere loro. Scaccio
questi pensieri contorti e mi dirigo a passi indecisi verso Katniss
con quella montagna in mano.
-Serve
una mano con quelle?- chiede una voce maschile alle mie spalle mentre
io cerco di tenere nelle braccia tutti i miei articoli.
-No,
grazie!- rispondo senza voltarmi.
-Insisto-interviene
nuovamente quella voce, portandosi al mio fianco. Mi decido ad alzare
lo sguardo e mi ritrovo davanti un viso conosciuto ma di cui non
ricordo il nome. Classica situazione imbarazzante.
-Ehm..ciao!-
esordisco. Questo ragazzo ha un'aria cosi' familiare. Ma chi diavolo
e'?
-Credo
che non ti stia ricordando di me..- Il suo viso si addolcisce in
un'espressione triste.
-No..Ma
tu mi conosci- Ma quanto sono perspicace e intelligente!
-Si
Demetra- dice calcando il mio nome- Sono Jemmy. Ci siamo conosciuti
un paio di sere fa alla festa del Distretto-
Ecco
chi era! Lo dicevo che aveva un'aria conosciuta.
-Ma
certo! Jemmy! Scusami tanto, ma ho avuto altro per la testa in questo
periodo e mi eri sfuggito di mente- Oddio, ma cosa ho detto! Di male
in peggio, Dem..
Per
mia fortuna Jemmy ride divertito.
-Nessuna
ragazza mi aveva mai detto una cosa del genere, sono stupito. Di
solito tutte ricordano il mio viso e il mio nome-
-Evidentemente
ti sei imbattuto nella ragazza piu' smemorata del mondo-
Jemmy
ride di nuovo. Chissa' se ha dimenticato la figuraccia che ho fatto
due secondi prima? Se riesco a distrarlo, magari ci riesco.
-Immagino
che tu abbia anche dimenticato la promessa di uscire con me uno di
qusti giorni per visitare il distretto-
Oh
cavolo! Quest'incontro sta diventando un incubo. Sono la ragazza
peggiore del mondo.
-Potrei
averlo dimenticato, si. Mi dispiace moltissimo. Pero' se ti va,
potremmo uscire e questa volta non lo dimentichero'!-
-Va
bene. Ma solo perche' sei simpatica- aggiunge, fingendosi
indispettito- Ti va pomeriggio alle sei? Zoe, una mia vecchia amica,
ha aperto una gelateria da poco e le avevo promesso che sarei passato
per vedere come andava l'attivita'-
-Mi
sembra un'ottima idea! Ci vediamo qui alle sette, quindi?- chiedo.
Credo
che ormai tutti nel distretto sappiano che sono andata a vivere dai
loro ex vincitori. Le notizie sembrano avere le ali, in queste
occasioni. Ma non mi va che venga a prendermi li', intimorirebbe lui
e me. E metteremmo a disagio anche Katniss e Peeta.
-Perfetto.
Fai acquisti per l'inizio della scuola?- chiede spostando la
conversazione su altri argomenti.
-Beh,
si. Sta per iniziare, no? Anche tu vai a scuola?-
Se
non la smetto di domandare cose idiote, non riusciro' mai a far
capire alle persone di essere una persona semi-intelligente.
-Si
certo. Pero' credo che saremo in classe diverse. Sono piu' grande di
te- dice ergendosi in tutta la sua statura, accentuando la differenza
d'altezza tra noi due.
-Ah
ah, davvero un colpo basso usare l'altezza- gli faccio notare anche
se non sono minimamente offesa. Non ho mai avuto problemi con la mia
statura, anche se a volte mi sarebbe piaciuto essere leggermente piu'
alto come il resto della mia famiglia. Beh, le pecore nere si
riconoscono anche da questo. Continuiamo a parlare di tutto e niente
finche' Katniss mi si affianca e squadra in uno strano modo Jemmy.
-Hai
finito Demetra? Perche' dovremmo andare-
-Si,
arrivo- le dico. Saluto velocemente Jemmy, con la promessa di farmi
trovare li' puntuale e seguo Katniss.
Lei
ha gia' pagato la vecchia Sae e mi afferra per un gomito, portandomi
via.
-Hey!
Katniss! Ma che ti prende?- sbotto, sfuggendo alla sua presa e
togliendole le buste dalle mani, per qualche motivo stupido.
-Quel
ragazzo- sputa- Quel ragazzo non mi piace per niente-
-Non
lo conosco neanche. Fa decidere a me se e' un bravo ragazzo o no-
Katniss
si mette davanti a me e mi fissa intensamente con le sue iride grige.
-Lui
non e' un bravo ragazzo, fidati. Non ho idea di chi sia, ma il suo
sguardo e' cattivo. Vuole solo farti del male-
-In
realta' e' stato molto gentile con me e mi ha offerto di uscire. E io
ho accettato-
Sono
tremendamente arrabbiata. Chi si crede di essere per impicciarsi
delle mie cose private? E dirmi con chi devo uscire o no?
-Ascoltami
Demetra, non sono affari miei ma..-
-Esatto.
Non sono affari tuoi- la interrompo. So di essere un po' ingiusta e
ingrata nei suoi confronti, dopo tutto quello che lei ha fatto per
me.
Mi
fissa per attimi interminabili, poi si gira sui tacchi e va via.
Peccato che prima mi abbia congelato con lo sguardo.
**
-Sei
stata puntuale, chi l'avrebbe mai detto!- esclama Jemmy, vedendomi.
Come promesso, mi sono fatta trovare alle sette in punto davanti il
Forno. In realta' non avevo molto voglia di uscire, ma volevo
dimostrare a Katniss che si sbaglia sul conto di Jemmy. Per tutto il
giorno ci siamo evitate il piu' possibile. A niente sono servite le
parole di Peeta, non riesco a non arrabbiarmi ogni volta che penso a
come si e' intromessa. E lo stesso vale per Katniss che non sopporta
di vedermi -sbagliare-, come dice lei.
-Eh
gia', ogni tanto mi sorprendo da sola!- rispondo divertita. Jemmy
indossa dei pantaloni attillati e una camicia che ha tutta l'aria di
essere appena uscita dalla confezione. Mi sento a disagio a causa
della sua eleganza visto che io ho optato per dei semplici jeans
scoloriti e una maglia nuova. Spero che non se ne accorga.
-Pronta
per passare il pomeriggio piu' indimenticabile della tua vita?-
chiede, infilando una mano nella mia e tenendola in una morsa che ha
qualcosa di possessivo.
-Ehm..si,
andiamo- dico incerta.
Jemmy
si comporta in modo impeccabile per tutta la sera, e' divertente e
molto gentile. Mi compra un gelato alle nocciole e mi tiene il posto
nella panchina. E alla fine si, mi diverto davvero. Jemmy conosce
molta gente e mi presenta a molti dei suoi amici, di cui dimentico
immediatamente il nome, ma che si dimostrano tutti molto carini nei
miei confronti.
Quando
vedo che si sono gia' fatte le nove e mezza, gli chiedo se mi vuole
accompagnare. Per quanto mi sia divertita, non sono ancora abituata a
questi orari e tutta questa gente mi intimorisce.
-Certo!-
risponde entusiasta, esibendo il suo solito sorriso a trentadue denti
che ha portato per tutto il pomeriggio. Salutiamo in fretta i suoi
amici e, prima che io possa incamminarmi, mi prende ancora una volta
la mano. Che sia di moda tenersi per mano in questo distretto? O
forse e' solo sua abitudine? D Ho visto che l'ha fatto anche con
altre ragazze durante la serata. Forse sara' molto gentile con tutte
le ragazze. Durante la strada di ritorno e' pero' stranamente
silenzioso.
-Tutto
bene Jemmy? Non sei stato zitto neanche un secondo, oggi! Hai
esaurito le scorte?- chiedo ridendo. Lui sorride leggermente.
-Si,
certo. Ti sei divertita?-
-Certo
che si. I tuoi amici sono molto simpatici e non vedo l'ora di
incontrarli a scuola. Sembra che la fortuna si sia decisa a girare in
mio favore- esclamo, lasciandomi scappare un po' troppo, dato che
Jemmy chiede subito:-Perche'? Prima non eri fortunata?-
-Si..certo
che si. Era solo un modo di dire- balbetto incerta.
-Del
tuo distretto?- chiede. Questa volta il suo tono e' insistente e io
rallento il passo, accigliata.
-Perche'
lo vuoi sapere?-
-Semplice
curiosita'!- esclama, tornando a sorridere in quel modo che mi
tranquillizza tanto. Per fortuna il Villaggio dei Vincitori non e'
molto lontano perche' il tono di questa conversazione si sta facendo
pungente e la sua mano tra le mie sta diventando davvero di troppo.
-Ti
andrebbe di rivedermi?- chiede, una volta arrivati a destinazione e
lasciandomi andare finalmente.
-Abitiamo
nello stesso distretto, e' normale vedersi!- rispondo, cercando le
chiavi nella borsa. Peeta me ne ha fornito una copia il giorno dopo
aver accettato la loro proposta.
Jemmy
mi afferra dalle spalle e mi costringe a voltarmi verso di lui.
-Io
intendo seriamente. Vederci spesso- I suoi occhi lampeggiano ora e
sono puntati verso le mie labbra. Deglutisco. Conosco troppo bene
quello sguardo posato su di me e la cosa non mi piace per niente.
-Ci
vedremo a scuola- sussurro.
-Non
come amici, Demetra! Voglio che tu stia con me. Sei la ragazza piu'
bella del distretto e io...-
-E
tu cosa?- sbotto, allontanandomi da lui e prendendo finalmente le
chiavi. Le luci sono spente, che i ragazzi siano gia' andati a
dormire nonostante sia presto?
Sento
una mano ruvida toccarmi il fianco e di riflesso mi allontano, ma
un'altra mano mi afferra e mi ritrovo le labbra di Jemmy schiacciate
sulle mie. Preme insistentemente la lingua sulle mie labbra per
farmele schiudere e a niente servono i miei pugni o le mie
resistenze. In un attimo mi bacia e il suo sapore forte mi invade le
narici. Disgustata gli tiro un calcio nello stinco e lui si allontana
gemendo lentamente. Mi pulisco le labbra con una mano e apro la porta
di casa. La richiudo velocemente alle mie spalle e tiro su il
catenaccio come protezione.
Ma
l'espressione dei suoi occhi mi e' rimasta impressa nella mente:
erano lucidi di lussuria e divertimento. Lo sguardo del cacciatore
quando guarda la sua preda.
Mi
faccio forza e a tentoni salgo nella mia camera. Sento Katniss e
Peeta ridere leggermente e poi dei lievi gemiti e decido che ne ho
abbastanza per questa serata. Indugio sulla porta della mia camera ma
un conato di vomito mi costringe a dirigermi in tutta fretta verso il
bagno. Apro la porta e mi accovaccio davanti al water. Vomito
disgustata, sentendo ancora il suo sapore forte, maschile dentro di
me. Mi pulisco la bocca tremante e premo lo scarico. Mi spoglio
continuando a tremare e mi getto sotto l'acqua fredda della doccia.
Come una stupida inizio a piangere, mentre strani flash-back si
accavallano nella mia mente. Sento altre labbra dure sulle mie, mani
ovunque, strani uomini sopra di me e tante lacrime.
Mi
hai gia' dimenticata, Demetra?
Angolo
dell'autrice.
Ciao
ragazzi! Come va? Mi scuso per il ritardo, ma come avrete notato e'
leggermente piu' lungo degli altri. Ho deciso di non soffermarmi
molto sull'uscita di Jemmy e Demetra perche' non e' molto importante.
Lui sara' importante dopo.
E
come avrete capito, Katniss non sbagliava. Ha cattive intenzioni.
Come reagira' la nostra Demetra? Lo scopriremo tra poco...
Ringrazio
tutti quelli che hanno letto, recensito, inserito tra le
seguite/ricordate/preferite questa fanfiction.
Alla
prossima,
Hoon21
:)
|
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Capitolo 13 *** Capitolo tredicesimo. ***
Tutte
le perdite sono una,
e
una perdita comprende tutte
le
altre: una sola morte
e'
la chiave del cancello che blocca i ricordi.
(Il
prezzo della vittoria)
Capitolo
tredicesimo.
Il
mattino dopo mi sveglio con un forte mal di testa e un lieve senso di
nausea. Titubante, cerco di capire dove mi trovo. Man mano i
lineamenti della mia stanza prendono una forma definita nella mia
mente e capisco di essere al sicuro, a casa di Katniss e Peeta. Sto
bene. Mi sollevo leggermente e sposto infastidita le coperte.
Appoggio i piedi nudi sul pavimento fresco e in un lampo ricordo
tutti gli avvenimenti della sera precedente: l'uscita con Jemmy, il
suo bacio e il suo sguardo. L'ultimo ricordo che ho della giornata
precedente e' molto confuso. Credo che mi trovassi in bagno. Come
saro' arrivata nella mia stanza? Probabilmente qualcuno mi ha portato
di peso o ci saro' arrivata da sola e non lo ricordo.
-In
che guaio ti stai andando a cacciare, eh Demetra?- chiedo ad alta
voce. Vorrei tanto che apparissero sulle mie spalle l'angioletto e il
diavolo per darmi i loro consigli, come si vede fare nei cartoni
animati che trasmettono in televisione. La mia testa non riesce a
ragionare da sola. Scuoto la testa: per ora tutti questi pensieri
possono aspettare. Esco dalla stanza, senza rifare il letto e dal
pianerottolo sento le voci dei ragazzi dabbasso. Almeno non dovro'
occuparmi di loro in questo momento. Entro in bagno, mi spoglio in
fretta lasciando i vestiti in giro e mi getto sotto l'acqua fredda
della doccia. Il piacere dell'acqua congelata a contatto con il mio
corpo umido fa cessare ogni tipo di pensiero nella mia mente. I
problemi vanno affrontati, e' vero, ma non quando si e' mezzi
addormentati, sudati e affamati. Esco a malincuore dalla doccia e mi
vesto con i primi vestiti che mi capitano sotto mano per poi scendere
le scale. Katniss e Peeta stanno gia' facendo colazione mentre
Haymitch aggiunge del liquore al suo cappuccino. Cosa diavolo fa a
bere quella roba?
-Buongiorno-
mormoro quando tutti si voltano nella mia direzione. Afferro lo
schienale di uno sedia per tirarla verso di me e ci sprofondo con
malagrazia.
-Passato
la notte in bianco, bambina?- chiedo Haymtich divertito, indicando le
pesanti occhiaie sotto gli occhi che ho notato allo specchio. Emetto
uno verso indefinito e prendo un toast che Peeta mi porge.
-Prosciutto
cotto e formaggio, giusto?- chiede. Annuisco brevemente e addento
avidamente il toast, beandomi del gusto del formaggio che si scioglie
nella mia bocca.
-Com'e'
andata la tua uscita ieri sera?- mi chiede Peeta gentilmente. L'unica
che non ha ancora parlato e' Katniss, che fa il possibile per evitare
di incrociare il mio sguardo.
-Bene-
rispondo, senza entrare nei dettagli. Sarebbe stupido da parte mia
allarmarli per niente. Per un po' nessuno parla, dedicandosi alla
propria colazione.
-E'
arrivata una comunicazione questa mattina- tenta nuovamente il biondo
a mettere in tavola una conversazione- La scuola iniziera' la
settimana prossima-
-Okay-
Sembra deluso dalla mia reazione indifferente. Sforzati Dem!
-Non
vedo l'ora che inizi- ritento, incurvando leggermente gli angoli
della bocca nel disperato tentativo di sorridere. Peeta ricambia il
sorriso, ma non insiste piu'. Dopo poco, bacia Katniss e saluta me e
Haymitch e va in citta' per aprire il panificio. Il vecchio mentore
si alza pesantemente da tavola e si trascina fino al salotto per poi
lasciarsi cadere pesantemente sul divano e prendere il comando della
televisione. Il suo nuovo passatempo e' guardare la tv per poi
lamentarsi della stupidita' dei programmi. Sempre meglio di rivedere
ogni anno le immagini dei vecchi Hunger Games, comunque. A tavola
rimaniamo solo io e Katniss, una di fronte all'altra. Sbocconcelliamo
in fretta gli ultimi resti della colazione, evitando di sfiorarci con
gli occhi.
-Sono
contenta che sia andato bene ieri sera- dice alla fine alzando lo
sguardo. I suoi occhi grigi sono freddi sui miei e il tono di voce e'
altrettanto gelido anche se un po' incerto.
-Grazie-
rispondo. Rimaniamo in silenzio. Poi mi alzo e salgo le scale.
Prendo
un album, dei colori e sparisco in fretta da casa, ignorando le
occhiate penetranti di Katniss e quelle divertite di Haymitch.
Sono
abbastanza sicura che Jemmy non si fara' vedere in giro o almeno, non
mi avvicinera' subito. So come ragiona, ora che ho capito che razza
di persona sia. Aspettera' il momento giusto ,ovvero quando io
abbassero' la guardia. Povero illuso. Pensa davvero che io mi faccia
sorprendere impreparata? Almeno non mi dara' noia per un paio di
giorni. Il tempo necessario per riprendermi e respingerlo non appena
si presentera'. Passo la maggior parte della mattinata nel bosco. Mi
sento un po' un'intrusa: questo e' lo spazio di Katniss e mi sembra
quasi di invaderlo.
Cerco
di allontanarmi il piu' possibile dalla sua zona di caccia. Mi
ritrovo in una radura molto tranquilla con un piccolo laghetto. Mi
sistemo per terra, in riva al lago con l'acqua che mi solletica i
piedi nudi. Appoggio l'album sulle mie gambe e inizio a disegnare. La
mia mente si estrania completamente dal corpo e la mia mano si muove
morbida e veloce come se appartenesse a qualcun altro.
**
-Demetra!
Ehi!-mi chiama a gran voce Peeta non appena esco dal bosco e supero
la recensione. Se non sbaglio, dovrebbe essere gia' ora di pranzo.
-Ciao
Peeta- rispondo al saluto. Mi sento molto meglio adesso. Sara' stato
lo stress dovuto al quel bacio( mi viene quasi da vomitare al
pensiero) a rendermi cosi' di malumore e irritante.
-Sei
stata nel bosco?- mi chiede, cercando con lo sguardo Katniss e
sorpreso di non vederla insieme a me.
-Oh
si..Sono stata li' per disegnare. Niente caccia!- rispondo abbozzando
un sorrisetto, giustificando l'assenza della sua ragazza.
-Posso
vedere i tuoi disegni?- chiede indicando l'album.
-In
realta' ancora no. Sto cercando di finirlo prima di farvelo vedere.
Sai..tipo un regalo- rispondo in imbarazzo.
-Oh
beh..d'accordo! E' molto carino da parte tua. Torniamo a casa? Credo
che Katniss stia cercando di preparare della pasta e vorrei arrivare
in tempo per salvare la casa dalla fiamme- propone ridendo. Mi unisco
alla sua risata.
Iniziamo
a camminare ma poco prima di arrivare a casa mi ferma e si volta
verso di me serio.
-Cosa
e' successo con quel ragazzo?- dice duro saltando tutti i preamboli.
-Perche'
me lo chiedi?- chiedo mentre i battiti cardiaci accelerano.
-Rispondi
alla domanda-
Decido
di adottare una mezza verita' che non fara' male a nessuno.
-Mi
ha baciata anche se non volevo- dico in un soffio. Peeta annuisce
come se gia' l'avesse intuito.
-L'avevo
intuito.. Senti, so che potrebbe sembrare indelicato da parte mia e
non ho intenzione di intromettermi nella tua vita privata, ma se
avessi bisogno di aiuto e questo ragazzo dovesse darti qualunque tipo
di fastidio..Beh, puoi chiedere. Non voglio che tu inizi in questo
modo la tua vita qui- aggiunge. Un sorriso spontaneo mi sorge.
-Grazie
mille Peeta, me lo ricordero'-
-Bene-
dice ricambiando il mio sorriso. Mi fa cenno di entrare in casa, ma
non appena entriamo troviamo una Katniss a dir poco isterica.
Sta
urlando contro qualcuno di invisibile e agita le mani in aria.
-Katniss!-
urla Peeta raggiungendola e bloccando le sue mani-Cosa sta succendo?-
Mentre
loro parlano mi sposto in salotto e vedo che c'e' una gran
confusione. Qualcuno ha buttato diverse cose per terra, ci sono fogli
dappertutto.
-Chi
e' entrato qui?- chiedo, rivolgendomi a Katniss.
-Non
lo so- borbotta-Sono uscita per qualche minuto e quando sono
rientrata ho trovato questa confusione. Non ho idea di chi sia
stato.- si lascia cadere su una sedia e si prende la testa tra le
mani.
-Cosa
diavolo vogliono da noi?-
-Non
lo so, tesoro..- mormora Peeta prendendola tra le sue braccia. Un
tremendo presentimento mi scuote e corro velocemente nella mia
camera, ignorando le loro occhiate. Appena entro, trovo una gran
confusione. I miei album sono tutti per terra, i fogli dispersi nella
stanza, i vestiti buttati sul letto e un asse del pavimento
sollevato. Mi dirigo in fretta verso la mia cassetta, incurante dei
passi che sento risuonare nella scala. Scorro rapidamente le pagine e
capisco subito che mancano diversi documenti e delle foto.
-Cosa
c'e' Demetra?- mi chiede Katniss alle spalle. Mi volto a guardala con
le lacrime agli occhi.
-Credo
che stesse cercando me-
Angolo
dell'autrice.
Ciao
a tutti ragazzi! Come state? Mi scuso per il ritardo ma come vedete
vi ho portato un capitolo interessante. Ho deciso di sconvolgere un
po' i miei piani. O almeno in parte. Il prossimo capitolo si basera'
sull'inizio della scuola della nostra protagonista. E poi proseguiro'
con il mio malefico piano...Muahahah!
Comunque,
la smetto di dire scemenze.
Ringrazio
tutti quelli che hanno letto, recensito, inserito questa storia nelle
preferite/ricordate/seguite.
Alla
prossima,
Hoon21
:)
|
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Capitolo 14 *** Capitolo quattordicesimo. ***
Jump
up, fall down,
gonna
play it loud now
Don't
care my head's spinning
all
around now
I
swear I'll do
anything
that I have to
Til'
I forget about you
(Til
I forget about you- Big Time Rush).
Capitolo
quattordicesimo.
Dopo
quel -Credo che stesse cercando me- non abbiamo piu' parlato
dell'avvenimento. Ho aiutato Katniss a ripulire ed entrambe abbiamo
accuratamente evitato di nominare le cose che mancavano dalla mia
stanza. In fretta tutto e' tornato alla normalita' e nessuno si e'
piu' fatto vedere. Eppure, la notte, nascosta sotto il lenzuolo
leggero, non posso fare a meno di pensare a chi possa essere stato e
la risposta sorge spontanea nella mia mente: Jeremiah. Sapevo che era
un tipo che non mollava e molto determinato ad avermi, ma non pensavo
che si sarebbe intrufolato nella mia camera per mettere tutto a
soqquadro. E adesso ha tutte le carte per vincere. Beh, se pensa che
me ne staro' in un angolo ad aspettarlo, non mi conosce per niente.
Scaccio questi pensieri dalla testa.
Concentrati
Demetra!
Finalmente
il gran giorno e' arrivato. Certo, detto cosi' sembra che mi stia per
sposare. Katniss e Peeta volevano accompagnarmi ma sono riuscita a
dissuaderli dalla loro idea. Non voglio dare l'impressione di aver
bisogno di qualcuno. E in effetti e' cosi'. Non ho bisogno che
qualcuno si occupi di me, sono abbastanza brava a prendermi cura di
me stessa. L'edificio che il Distretto usa come scuola e' piuttosto
tetro, anche se sembra abbastanza grande. Ha anche un cortile, ed e'
proprio li' che mi trovo al momento. La piazza e' gremita di studenti
che sembrano conoscersi da tempo. Ignoro tutti ed entro direttamente
nell'edificio. Nel corridoio incontro Jemmy con un'altra ragazza, ma
faccio finta di niente e proseguo, consapevole che mi sta fissando.
Sento quasi un brivido nella schiena dove i suoi occhi sono poggiati.
Al
diavolo, non mi fai paura!
Sono
la prima ad arrivare in classe, percio' scelgo un posto al primo
banco accanto alla finestra. Di solito nessuno vuole questo posto, ma
io trovo che sia il migliore di tutti. Posso evitare di guardare
chiunque, posso concentrarmi o far finta di seguire le lezioni senza
che i professori mi scoprano perche' sono troppo concentrati a
trovare qualcuno disattento nelle ultime file. Sorrido al pensiero:
patetici. Ho appena poggiato lo zaino per terra e posato l'astuccio
sul banco che la campanella suona e sento i passi degli altri ragazzi
rimbombare nei corridoi. Do un'occhiata veloce alla classe: e'
un'aula abbastanza grande, ha un armadio e diverse cartine
geografiche appese ai muri. Niente di speciale, insomma.
-Posso
sedermi qui?- chiede timidamente una voce. Alzo lo sguardo e trovo
una ragazza che mi sorride cordialmente.
-Si
certo- rispondo meccanicamente prima di riflettere. La ragazza si
siede, senza perdere il sorriso e mi tende una mano.
-Ciao,
sono Mona-
Prendo
la sua mano tra le mie e la stringo leggermente.
-Piacere
Mona, sono Demetra- mi presento a mia volta. La ragazza sorride
ancora e poi si china a prendere i libri dallo zaino. Io mi fermo un
secondo ad osservarla meglio. E' abbastanza minuta e bassina,
esattamente come me, ma a differenza mia ha i capelli corti e castani
con delle ciocche tinte di viola che le donano molto. Inoltre ha gli
occhi neri come la pece. E, per mia fortuna, sembra anche innocua. In
men che non si dica l'aula si riempe e la professoressa di storia
arriva in classe.
Ricominciamo.
La
mattina scorre velocemente. Passo il tempo a prendere appunti delle
varie materie e ogni minuto che passa Mona mi sta sempre piu'
simpatica. E' molto intelligente e divertente e, tra l'altro, l'unica
disposta a passare con me la ricreazione. Infatti improvvisamente
tutti i ragazzi che incontriamo sembrano evitarmi. Ma come possono
evitare qualcuno che non conoscono?
-Come
mai tutti ci evitano?- chiedo a Mona mentre ci sediamo su una
panchina sotto un albero, all'ombra. Lei ridacchia.
-Credo
che il boss ti abbia adocchiato e nessuno si permetterebbe di
intromettersi tra lui e le sue ragazze- dice semplicemente.
-Il
boss?-
-E'
cosi' che chiamo Jeremiah. E' uno dei ragazzi piu' grandi: alto e
grosso. E stupido quanto una gallina. Lui guarda una ragazza e tutti
devono farsi da parte. E' cosi' che funziona da un po' di tempo a
questa parte. Ti conviene farti baciare subito cosi' ti lascera' in
pace- dice con una punta di amarezza. Decido di tenere la bocca
chiusa riguardo alla nostra serata insieme.
-L'ha
fatto anche con te?- chiedo cercando di essere il piu' gentile
possibile.
Lei
annuisce brevemente.
-Mi
ha preso in giro per un po' e dopo mi ha scaricato per una bionda.
Oh, scusa, non tu!- dice rivolgendosi nella mia direzione. Scuoto la
testa come a dire che non fa niente e la esorto a continuare.
-Anche
se lo dovrei ringraziare- dice poi. Aggrotto le sopracciglia in una
muta domanda mentre addento il mio toast. Lei si appresta a chiarire.
-Lui
e' stato il mio primo bacio ed e' stato tremendo. Credevo che fosse
lui a baciare male, percio' ho iniziato a frequentare un altro
ragazzo dopo che mi aveva scaricato e quando mi ha baciato..beh, e'
successo lo stesso. E allora ho capito che forse erano i ragazzi a
non saper baciare e..ho scoperto di aver una preferenza per le
ragazze-
Non
appena realizzo le sue parole, tossisco.
-Cosa?-
chiedo esterrefatta. Tutti mi sarei aspettata tranne questo. Il suo
sorriso si trasforma presto in una smorfia.
-Oh
scusa..Non avrei dovuto dirtelo cosi' presto. E' davvero un problema
se mi piacciono le ragazze?- Non aspetta neanche una risposta e
prende le sue cose per andarsene. Deve aver frainteso la mia occhiata
sconvolta. Lascio cadere il mio toast e la afferro per un polso,
costringendola a girarsi verso di me. Nel momento stesso in cui sento
la sua pelle calda sotto la mia, sento una strana vampata di calore.
-Per
me non fa nessuna differenza. Ecco..lo sono anche io..Sai quella
parola che inizia per -l-.- dico, senza riflettere. Oh cavolo! Ma
cosa ho detto?
I
suoi occhi si spalancano e poi si mette a ridere.
-Ma
davvero? Povero Jeremiah, allora- dice tra le risate. La lascio
andare e lei si siede di nuovo accanto a me.
-Ma
guarda un po'! Quanti segreti nasconde la nostra bella biondina?-
chiede Mona. Le rispondo con un sorriso.
-Anche
troppi-
-Almeno
adesso hai un'alleata- dice- Lui non e' un tipo che si arrenda-
-L'avevo
gia' capito. Siamo usciti insieme una volta e mi ha baciata. Io l'ho
rifiutato e questo gli ha dato molto fastidio- Se continuo cosi' le
raccontero' l'intera storia delle mia vita.
Mona
mi fissa ammirata.
-Wow..Nessuno
aveva mai rifiutato il boss. Sono molto colpita Demie- e sorride
quando pronuncia quel nomignolo.
-Ho
sentito che vivi a casa della Everdeen e il suo fidanzato- dice dopo
una pausa di silenzio.
-E'
cosi', infatti-
-E
loro sanno di te?- Scuoto la testa.
-Sei
l'unica che lo sa e ti pregherei di mantenere il segreto. Non voglio
essere guardata come se fossi una pazza-
-Lo
sai che prima o poi dovrai dirlo? Perche' Jemmy verra' di nuovo e non
pensa che tu abbia tutta questa gran voglia di essere la sua
bambolina. Dirlo e' l'unico modo per togliertelo di torno- mi spiega.
La campanella suona di nuovo, evitandomi la risposta. Lui lo sa.
Avra' sicuramente letto le mie pagine di diario e avra' trovato le
mie foto..le mie e di Jamie. Che voglia ricattarmi?
Risalgo
le scale in silenzio e mi lascio cadere pesantemente sulla sedia non
appena arrivo in classe.
-E
lei come si chiama?- chiede Mona, lanciandomi un'occhiata obliqua.
-Lei
chi?-
-La
tua ragazza- dice alzando le spalle. Non le sara' sfuggita la mia
occhiata malinconica.
-Si
chiamava Jamie- rispondo. Le parole mi sono uscite di bocca senza che
il cervello avesse il tempo di bloccarmi. Perche' sto dicendo tutte
queste cose ad una perfetta sconosciuta? Certo, sapere di non essere
l'unica in questa scuola, mi fa sentire meglio, ma in questo modo i
miei segreti sono piu' vulnerabili. Mia madre diceva sempre che due
persone non potevano mantenere lo stesso segreto e che uno dei due
doveva morire. Non ho intenzione di uccidere Mona, ovviamente, ma in
effetti mi sono fregata con le mie stesse mani. Katniss e Peeta
potrebbero non accettarmi, i miei compagni di scuola potrebbero (Beh,
mi hanno ignorato tutti per via di Jeremiah) e risalendo alla mia
storia e a Jamie, scoprirebbero anche chi sono e non posso
permettermelo. Non ora.
Un
problema alla volta.
-Ti
ha lasciato lei?- chiede di nuovo Mona. Non ho notato che la mia voce
ha tremato nel pronunciare il suo nome.
-In
un certo senso. E' morta durante la ribellione- dico e mi volto
dall'altro lato. Non ho voglia di parlare di lei ne' con Mona ne' con
nessun altro. Jamie e' solo mia.
Era
solo mia, mi correggo.
Alla
fine la giornata passa e per l'ora di pranzo sono gia' per strada.
Mona abita in citta' quindi non deve fare molta strada. Mi ha
salutato allegramente con un bacio sulla guancia. A quel contatto il
mio corpo si e' teso verso il suo. Era da molto tempo che una ragazza
non mi sfiorava in quel modo. E' stato bello, ma mi sono sentita in
colpa nei confronti di Jamie. Non posso farle questo.
Lei
e' morta, bella! Datti una svegliata!
-Fatte
nuove amicizie oggi?- chiede qualcuno. Mi fermo all'istante
riconoscendo Jemmy. Ero talmente presa dai miei pensieri che non mi
sono accorta che mi seguiva.
-Si-
rispondo gelidamente, voltandomi parzialmente nella sua direzione.
Lui ridacchia.
-Tranquilla
Demie, i tuoi segreti sono al sicuro con me- sussurra al mio
orecchio, passandomi accanto, per poi andarsene, lasciandomi li' in
mezzo alla strada completamente paralizzata.
Angolo
dell'autrice.
Ciao
a tutti! Mi scuso per il ritardo. Ma come vedete vi ho portato un
capitolo interessante! Che ve ne sembra? Vi ho dato diversi indizi e
inoltre avete scoperto qualcosa del suo passato. Gia' qualcuno aveva
notato che il nome Jamie poteva essere sia maschile che femminile. Ed
essendo ambiguo, ho deciso di usarlo. Sono crudele, gia'.
Ringrazio
tutti quelli che hanno letto, recensito, inserito questa storia tra
le seguite/preferite/ricordate. Grazie mille <3
Alla
prossima,
Hoon21
:)
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Capitolo 15 *** Capitolo quindicesimo. ***
Per un secondo
prova a ricordare quella sensazione.
Tutte quelle
volte che sei a scuola
e vedi lui in
piedi, in fondo al corridoio
e tu che non
respiri finche' non lo abbracci.
O quelle volte
in classe in cui non smetti
di guardare
l'orologio perche' sai che lui
e' la' fuori
che aspetta solo te.
Te la ricordi
quella sensazione?
(Crystal
Reed/Allison Argent- Teen Wolf).
Capitolo
quindicesimo.
La
prima settimana, cosi' come il primo mese, passa senza troppi
intoppi. Jeremiah si e' limitato a fissarmi dall'altro lato del
cortile con quel suo sorriso idiota stampato sulle labbra, ma alla
fine non me ne importa molto. Purche' stia alla larga e tenga la
bocca chiusa. So per certo che non lo fara' mai, a meno che non venga
ricompensato, ma sperar non nuoce, no? O quello che diavolo e'. Non
ho fatto amicizia con nessuno, tranne che con Mona, la quale si
ostina ancora a presentarmi a tutti i suoi amici. Inutile dire che
non appena qualcuno si presenta lo elimino subito dal mia database
mentale. Potrei dire che la mia vita adesso e' quasi perfetta. Dico
quasi perche' c'e' la costante Jeremiah, i litigi di Katniss e Peeta
e si, anche le continue occhiate imbarazzanti di Mona. Ripensandoci,
la mia vita non e' decisamente perfetta. Troppe complicazioni.
Questo
perche' ti ostini a nascondere sempre la verita' a tutti! Mi
ripete ogni giorno una vocina fastidiosa nella mia testa. Come se non
avessi gia' abbastanza problemi a cui pensare. Una cosa alla volta!
Ho deciso che come prima cosa risolvero' il problema Everlak (ho
adottato una specie di nome in codice per indicare Katniss e Peeta).
Ultimamente vengo spesso svegliata dalle loro urla o da qualche
oggetto scagliato da Peeta oltre la finestra, la quale e' stata
riparata otto volte negli ultimi cinque giorni. Fatevi un po' il
conto. La questione del problema e' molto semplice: il matrimonio.
Per sbaglio, Peeta ha accennato a questa possibilita' una sera mentre
stavamo mangiando tranquillamente. E ripeto, tranquillamente. Senza
flashback da parte di Peeta, piagnistei di Katniss e mie occhiate
depresse. Un vero paradiso. Come sempre, quel dolce e tenero biondino
ha dovuto rovinare tutto. Katniss si e' irrigidita immediatamente,
borbottando qualcosa di incomprensibile e rinchiudendosi a riccio nel
suo mondo fatato. Il giorno dopo e' scomparsa nei boschi. C'e' voluta
tutta l'abilita' di Peeta per riportarla a casa mentre quel vecchio
ubriacone se la spassava. Sembrava quasi che stesse guardando un
reality show in televisione. La questione pero' e' rimasta in sospeso
e non ha smesso di galleggiare su di noi come una nube invisibile.
Decisamente fastidiosa. Sopratutto perche' questo non fa che
aumentare le crisi di Peeta e sinceramente, non voglio trovarmi nella
traiettoria di qualche coltello. Gli voglio bene e mi dispiace molto
per lui, sopratutto per queste crisi spaventose che agitano piu' lui
che noi, ma non sono masochista. Ho cercato di portare Haymitch dalla
mia parte, ma lui si e' limitato a scrollare le spalle e a
rispondermi con queste perle di saggezza:- Stanne fuori biondina. Tra
un po', risolveranno tutto, fidati-. Grazie dell'aiuto, davvero!
Percio' ho deciso di prendere il toro per le corna e affrontare le
situazione. Ho fatto sedere entrambi sul divano del salotto e gli ho
propinato un bel discorsetto.
-Bene
ragazzi, e' giunto il momento di risolvere questa situazione
imbarazzante!- ho annunciato soddisfatta.
-Quale
situazione, Dem?- ha chiesto innocentemente Katniss facendo un po'
orecchie da mercante. Alzo gli occhi al cielo, mentre Peeta le scocca
uno sguardo esasperato, ma prima che possa replicare, riprendo la
parola.
-I
vostri problemi. So che state avendo delle difficolta' e vorrei che..
beh, che ne parlaste. Qui e ora. Sono stanca dei vostri litigi, delle
ripicche e delle finestre rotte- ignoro il rossore sulle guance di
Peeta- Se Katniss non vuole sposarti, lascia stare. Sai com'e', e'
dura di comprendonio. Vuol dire che non e' ancora pronta per compiere
questo passo, lasciale il suo spazio e quando sara' abbastanza
sicura, sara' lei stessa a venire da te-
-Ehi!-
mi interruppe Katniss indignata.
-Sappiamo
tutti quanti che lo sei, mia cara, ma comunque. Sapete come siete
fatti, i vostri difetti e vi amate lo stesso. Non fatevi pressioni
per qualcosa per cui non siete ancora pronti. Quindi, se dovete dirvi
qualcosa, fatelo. E date a me le armi- aggiungo. Mi rivolgono
entrambi un'espressione scioccata.
-Beh,
bisogna sempre essere cauti- mi giustifico, alzando le spalle. Mi
siedo e aspetto che qualcuno inizi a parlare. Katniss evita il piu'
possibile lo sguardo di Peeta e lui cerca di afferrarle la mano.
Mamma mia, quanto sono broccoli questi due! Ma ormai mi sono fatta
un'idea di come sono e quindi so che hanno bisogno dei loro tempi.
Sono stati presenti a troppe esplosioni, secondo me. Alla fine e'
proprio la Everdeen a rompere il silenzio. Evita ancora Peeta, ma fa
scivolare una mano tra le sue.
-Mi-
mi dispiace- dice infine-Mi sono fatta prendere dal panico. Pensavo
al matrimonio, a quello che Capitol City voleva, i vestiti di
Cinna..davvero non ce l'ho fatta!- Quanti film mentali si fa questa
ragazza? Peeta, che e' pero' piu' comprensivo di me, la stringe forte
a se e la rassicura con la sua voce suadente e tranquilla. Quasi
quasi incanta pure me. Quando hanno esaurito le scuse, le lacrime e
si, anche qualche piccolo bacio, mi ringraziano entrambi.
-Figuratevi!
Sara' un piacere poter dormire tranquilli!- replico ridendo. Dopo un
attimo, ridono anche loro e mi abbracciano. Okay, in realta' Peeta mi
abbraccia e Katniss si limita ad una stretta veloce. Sguscia via in
fretta e si nasconde in cucina. Non cambiera' mai... Ma almeno questi
due hanno fatto pace. Adesso devo andare ad occuparmi di Mona. Li
saluto velocemente e mi dirigo a passo svelto verso il centro del
Distretto. Nell'ultimo periodo sono andata molte volte a trovarla nel
pomeriggio. Per studiare, per chiacchierare e per..conoscerci meglio.
La sua casa e' situata un po' piu' riparata dalle altre. E sul retro
ha un bellissimo giardino. Scavalco velocemente la rete e mi
arrampico con qualche difficolta' su un albero che si affaccia
direttamente nella sua camera. Non mi andava di suonare il
campanello. Mi siedo sul ripiano e busso alla finestra. Mona e' stesa
sul letto con un libro aperto sulle cosce, che tiene incrociate.
Indosso un lungo vestito nero, arricciato in vita e i capelli sono
lasciati come sempre ribelli e sbarazzini, con quelle ciocche viola
che la rendono anche impertinente. Solleva gli occhi dalla pagina che
stava leggendo e si guarda intorno spaesata, poi mi vedo e corre ad
aprire l'imposta e lasciarmi entrare.
-Detesti
cosi' tanto la porta?- chiede ridacchiando e ributtandosi sul letto.
-In
effetti si- rispondo. Chiudo la finestra e mi stendo vicino a lei nel
letto.
-Com'e'
andata la missione Everlak?- si informa, puntellandosi sul gomito per
potermi guardare.
-Oh
molto bene- rispondo soddisfatta- Finalmente si sono chiariti e io
riavro' le mie nottate serene-
Mona
getta la testa all'indietro presa dall'ilarita'.
-Sei
stata davvero molto generosa- commenta ironica. Io non rispondo e mi
limito a rivolgerle una smorfia infastidita. Questo la fa ridere
ancora di piu'.
-Sei
sola a casa?- chiedo, non sentendo il rumore dei passi di suo
fratello che scende le scale precipitosamente e la voce di sua madre
che lo riprende. Mona scuote la testa.
-I
miei dovevano portare mio fratello dal dottore. Credo che gli sia
venuta l'influenza. Sono appena usciti. Non li hai incontrati per
strada?- Scuoto la testa. Ci saremo incrociati per sbaglio. Mona si
alza.
-Vuoi
qualcosa da mangiare o da bere?- chiede.
-No,
grazie. Magari piu' tardi, ti rubero' qualche biscotto al cioccolato-
Lei
si volta per un attimo.
-Ti
prego, no! L'ultima volta ho dovuto dire a mia madre che avevo avuto
una carenza d'affetto! Ti sei sbafata due pacchi di biscotti-
-Ehi,
erano buoni- ribatto risentita. Chi non ha mai assaggiato quei
biscotti, non puo' capire.
Mona
borbotta qualcosa che somiglia tremendamente a- Come vuoi tu- e
accende lo stereo. Riconosco subito le note della sua canzone
preferita: She Looks So Perfect dei 5 Seconds of Summers.
Credo che me l'abbia fatta sentire fino alla nausea, eppure non si
stanca mai. Alzo gli occhi al cielo.
-Ti
prego, no! Se l'ascolto un'altra volta, potrei morire- Lei ride,
muovendosi a ritmo della musica. Vi ho mai detto che e' anche
un'ottima ballerina? Ehm..io no. Credo di aver qualche problema di
coordinazione. Nella mia mente sono una ballerina degna della miglior
scuola del mondo, ma quando cerco di muovermi sembro un elefante in
uno strip club. Lasciamo perdere. Mona ha gia' provato a darmi
qualche lezione, ma sono una frana totale. Nel frattempo, lei ha
continuato a ondeggiare nel suo bel vestitino, eccessivamente corto.
Si, decisamente corto, mi dico, quando si avvicina pericolosamente a
me e mi attira se. Mi costringe ad alzarmi e continua a ballarmi
intorno. Madre, se continua cosi' non credo che riusciro' a
controllarmi piu' di tanto. Forse e' proprio quello che vuole. Glielo
leggo in quei grandi occhi furbi. La odio quando mi fa impazzire in
questo modo. Che sia chiaro, non abbiamo mai fatto niente, anche se
lei ci ha provato e io ero piu' che consenziente. Ma niente. Beh,
fino ad ora. Lo so che non avrei dovuto, ma quando una ragazza ti si
spalma addosso e continua a muoversi su di te, perdi il controllo.
Ricordo perfettamente di aver poggiato le labbra sul suo collo bianco
e di aver pizzicato la pelle delicata con dei morsi, fino a far
comparire un bel succhiotto violaceo. Non mi e' sembrato che lei
abbia avuto qualcosa da ridire, anzi sembrava che gli andasse bene.
Si e' voltato per potermi guardare negli occhi. Non so chi sia
scattata per prima, ma so per certo che ci siamo ritrovate incollate
in un bacio che non ha niente di casto. Sento la sua lingua forzare
le mie labbra e assaggiare il mio palato. Si muove con dolcezza e
gentilezza, come per non forzarmi, ma aggiungendo una bella carica di
passione che mi fa tremare. La canzone e' gia' finita e ne e' partita
un'altra, ma nessuna delle due ci fa caso. Siamo troppo prese da cio'
che sta succedendo dentro i nostri corpi e anche fuori, direi. Mona
si e' messa a cavalcioni su di me e ha abbandonato le mie labbra, per
scendere a togliermi la maglietta che indosso.
Per
fortuna ho messo il reggiseno di pizzo nero,
penso in uno sprazzo di lucidita'. Vedo i suoi occhi scintillare
prima di tuffarsi sul mio seno. Sento chiaramente le sue mani sul mio
petto, la sua lingua che assaggia avidamente i capezzoli e la bocca
che li torturo. Non e' proprio difficile cavarmi di bocca un gemito.
Con un gesto impaziente Mona mi toglie anche il reggiseno e si ferma
per ammirarmi un po'. Mi sento un po' imbarazzata sotto quegli
sguardi, percio' ribalto le posizioni e ora sono io ad essere sopra
di lei. Continuo a baciarle il collo, mentre con una mano scendo per
afferrare l'orlo della veste che indossa e risalire verso le sue
cosce. La mia mano vaga nell'interno coscia, stuzzica l'elastico
delle mutandine e accarezza delicamente la sua femminilita'. Mona
geme e si inarca sotto di me, chiedendo di piu'.
-Ti
prego..oh, mamma...- mormoro. Ridacchio a quelle parole e lascio
stare il collo per un po'. Sposto le mie labbra sulle sue,
allacciandole in un bacio violento. Le tolgo la veste e lei rimane
quasi completamente nuda davanti ai miei occhi. Adesso e' coperta da
quelle mutandine un po' umide. Sorrido e arrossisco
contemporaneamente. Mona ha un fisico stupendo, sembra essere stata
disegnata da un pittore. Ha i seni pieni e sodi. Mi getto su di lei,
facendo scontrare i nostri seni (a quel contatto gemiamo un po' tutte
due). Accarezzo il destro, mentre inizio a stuzzicare il sinistro con
la lingua. Lo mordo, lo lecco, lo bacio, godendomi i gemiti di Mona.
Quando mi stanco, passo all'altro seno, ripetendo l'operazione. Sotto
di me, lei spalanca le gambe, come per invitarmi a darmi da fare, ma
non mi va di finire cosi' presto. La guardo dritto negli occhi accesi
dal piacere e inizio a lasciarle degli umidi baci partendo
dall'ombelico, arrivando alla sua bocca. Spingo il bacino verso di
lei e gemo dentro la sua bocca. Ma prima che una delle due possa dire
o fare qualunque cosa, ecco che sentiamo una voce decisamente
allarmante del padre di Mona. Ci stacchiamo tutti e due, guardandoci
negli occhi in preda al panico. Scattiamo nello stesso istante. Ci
rivestiamo alla velocita' della luce, mentre lei risponde al padre.
-Sto
arrivando!-
Mi
rifila un veloce bacio sulle labbra e mi indica la finestra. -Va per
l'amore del cielo e sbrigati!- Mi infilo velocemente sotto la
finestra e riscendo lungo il giardino, sperando di non incontrare
nessuno. Scavalco la rete e per qualche assurdo motivo mi metto a
correre. Ridendo. Forse tutta questa situazione mi ha ricordato le
corse che facevamo io e Jamie per non essere sorprese. Aspetta un
attimo. Jamie. Mona. O mamma mia, ma cosa diamine ho combinato??
Angolo
dell'autrice.
Ciao
a tutti! No, non sono morta. So che questo puo' sembrarvi strano,
visto che non aggiorno da due mesi, ma sono ancora viva. Ho avuto un
blocco enorme, sono completamente priva di ispirazione, ma alla fine
mi sono costretta a finire questo maledetto capitolo. Non so se e'
discreto, fa schifo o altro. E' il massimo che sono riuscita a fare.
Nel prossimo capitolo avremo un ospite a sorpresa e una bella
chiacchierata con la nostra Demetra..
Spero
di aver incasinato il piu' possibile le cose. Come avete visto ci
sono stati dei dettagli un po'..hot (il rating arancione), ma non ci
saranno mai delle scene di sesso vero e proprio e quindi e' inutile
mettere il rating rosso. Spero che la cosa non abbia disturbato
nessuno. Eventualmente passate avanti, ma non ho intenzione di
ripetere scene simili. Grazie a tutti quelli che hanno letto,
recensito e inserito questa storia tra le
seguite/ricordate/preferite.
Alla
prossima( e spero non tra un mese),
Hoon21
<3
|
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Capitolo 16 *** Capitolo sedicesimo. ***
Maybe
you could be
the
one, the one who's meant
for
me.
I
know I should wait
but
what if you're my soulmate?
(I
know you know- Big Time Rush)
Capitolo
sedicesimo.
Il
primo pensiero che mi colpisce l'indomani e' che sono una deficiente.
Una garnde deficiente. Cosa diavolo mi e' saltato in mente? Ero
andata semplicemente a casa di Mona, quella che dovrebbe essere mia
amica e mia compagna di banco/classe e niente di piu' per passare un
po' di tempo in compagnia (o potremmo anche dire per lasciare casa
libera ai due piccioncini). Ovviamente la colpa non e' solo mia.
Insomma, mica ho fatto tutto da sola! Anzi, per fortuna non ho fatto
niente o meglio qualcosa l'ho fatta, ma...Basta! In questo modo
incasino ancora di piu' la situazione. Mi costringo a posare i piedi
per terra e il pavimento freddo sotto la pelle mi rende piu' lucida.
E' stato solo un gioco, un divertimento, un passatempo tra amiche, mi
ripeto. Niente a cui dare importanza. Madre di tutti i cieli, quanto
sto diventando bugiarda e falsa! Il problema e' che non avrei dovuto
baciarla, ne' spogliarla ne' fare altro. Entro in bagno e mi ci
chiudo dentro. Katniss stara' ancora dormendo e Peeta sara' gia'
uscito per aprire il panificio. Posso prendermi tutto il tempo che mi
serve e tra l'altro sono solo le sei e mezza: ho tutto il tempo del
mondo. Lentamente mi tolgo la maglia lunga che uso come pigiama e mi
infilo direttamente sotto il getto dell'acqua tiepida. Mi insapono
per bene e lascio per diversi minuti i capelli sotto l'acqua. Mi e'
sempre piaciuto fare il bagno. Certo, dove vivevo prima non avevo un
box doccia, ma solo una piccola vasca da bagno dove dovevo
insaponarmi con le ginocchia strette al petto. Ma stare sotto il
getto dell'acqua, abbandonare il proprio corpo a quella dolce
corrente mi ha sempre fatto stare bene. Come se uscissi dal mio corpo
e lo lasciassi in balia dei movimenti dolci dell'acqua. Sembra
persino strano come discorso. Dopo essermi lavata per bene, esco e
inizio ad asciugarmi. In bagno c'e' un grande specchio e spinta dalla
curiosita', lascio cadere l'asciugamano giallo che finisce per terra.
Inclino leggermente la testa e mi osservo in cerca di qualche
cambiamento, difetto o chissa' cos'altro. Nell'ultimo periodo ho
messo su un po' di peso quindi non si vedono piu' sporgere le
costole, anche se continuo ad essere magra: le gambe asciutte, la
pancia piatta e le braccia secche. I capelli sono cresciuti ancora di
piu' e adesso mi scendono morbidi lungo le spalle, fino a coprire
meta' schiena. Hanno ripreso parte del loro splendore originale:
adesso sono di un bel biondo brillante. Gli occhi chiari brillano
alla luce del sole e non sembrano piu' incassati e spenti. Alla fin
fine, non sono messa proprio male. Sorridendo e canticchiando un po',
mi rivesto scegliendo un semplice jeans chiaro e una maglia a maniche
lunghe blu. Asciugo in fretta i capelli con un asciugamano e li lego
in un'alta coda di cavallo, ancora mezzi umidi. Si, decido girandomi
nuovamente allo specchio, non sono niente male.
-Demetra!
Sei in bagno?- chiede la voce assonnata dietro la porta.
-Si,
Katniss sto uscendo!- le rispondo di rimando e apro la porta. Lei ha
tutti i capelli arruffati e gli occhi impastati di sonno.
-Buongiorno!-
dico allegramente mentre lei biascica un:-'Giorno-. Si infila
velocemente nel bagno e dopo due secondi sento il getto della doccia
di nuovo aperto. Prendo lo zaino e scendo velocemente le scale
urlando un:-Sto andando, ci vediamo piu' tardi- e infilo la porta.
**
-Ehi..Nick..per
caso sai dov'e' Mona?- chiedo in un sussurro al ragazzo seduto dietro
di me. Lui si aggiusta gli occhiali tondi con un gesto di stizza.
-In
realta' io sarei Dick e no, non so dove sia la tua amica- risponde
prima di continuare a leggere il libro davanti a se'. Alzo gli occhi
al cielo e mi giro prima che la professoressa mi possa richiamare.
Questa mattina ero in preda all'ansia nel dover rivedere Mona, ma
adesso sembra essersi volatilizzata. Ed e' strano che non si sia
presentata o che non mi abbia fatto sapere che non sarebbe venuta.
'Magari
anche lei aveva paura di incontrarti oggi' sussurra una vocetta
stridula e particolarmente fastidiosa nella mia testa. Nah, deve
esserci un'altra spiegazione. Potrei andarla a trovare subito dopo
l'uscita della scuola. Ma per dirle cosa? 'Scusa, ero preoccupata per
via della tua assenza. Tutto bene?'. Ridicola. Alla fine decido di
aspettare che sia lei a cercare me e non il contrario. Ma quando la
campanella che segnala la fine delle lezioni squilla come una
trombetta e mi ritrovo a passare davanti alla sua palazzina, la
tentazione e la curiosita' mi spingono a suonare il campanello.
Aspetto una manciata di secondi davanti il portoncino marrone quando
sento dei passi avvicinarsi e in un secondo compare il padre di Mona.
E' un uomo alto, magro con due grossi baffi neri e capelli radi in
testa.
-Buongiorno-
esordisco di fronte a questo tizio dall'aspetto burbero- Sono
Demetra, una compagna di scuola di sua figlia. Oggi non e' venuta a
scuola e mi chiedevo se stesse bene- concludo la frase esitando
leggermente nel notare uno strano scintillio di rabbia nei suoi occhi
cupi.
-Mia
figlia sta poco bene. Presumo la rivedra' a scuola entro pochi
giorni, nel frattempo le consiglio di tornare a casa sua. Io ho da
fare. Buona giornata- risponde seccamente prima di chiudere la porta
alla sue spalle e dirigersi verso il Palazzo di Giustizia nel quale
lavora come avvocato o qualcosa del genere, lasciandomi li',
intontita e spaesata. Ma che diavolo di modi sono questi? Ignorando
spudoratamente le parole di quel vecchio arrogante, scavalco il
cancello laterale e mi arrampico lungo l'albero, dopo aver poggiato
lo zaino a terra. Raggiungo immediatamente la stanza di Mona che si
trova al primo piano, ma la finestra e' chiusa e le tendine
leggermente accostate. Mi avvicino un po' di piu' con l'intenzione di
bussare e farmi aprire quando vedo due figure nella stanza. Una e'
sicuramente Mona, la riconosco anche se da' le spalle alla finestra,
l'altra sembra appartenere ad un ragazzo. Mi sporgo ancora un po' in
avanti fino ad avere l'occhio incollato all'unica parte di finestra
non nascosta dalle tendine color pesca. Mi immobilizzo quando
riconosco quella figura. Jeremiah. Cosa diavolo ha intenzione di fare
quel farabutto a Mona? Osservo avidamente ogni scena per cercare di
capire cosa stia succedendo tra i due. Parlano, ma non animatamente.
Lui cammina avanti e indietro per la stanza, come se fosse pensieroso
e Mona gli si avvicina e lo accarezza. Ma che diavolo..? E' possibile
che quei due siano diventati amici? No, impossibile. Mona mi ha
raccontato tutto su di lui e di come l'abbia trattata male e mi ha
messo in guardia da lui. No, deve esserci qualcosa sotto, ma quella
piccola e aggraziata mano che stringe in una morsa possessiva il suo
sedere lascia ben poco spazio alle incomprensioni. Mona continua a
sussurrargli qualcosa e lascia andare il suo sedere per raggiungere
la scrivania. Poggio delicatamente anche un orecchio per cercare di
sentire qualche pezzo di conversazione. Sento che lei apre un
cassetto e mormora qualcosa che non riesco a capire. Non vedo neanche
cosa estrae da questo cassetto, ma vedo il viso di Jeremiah
illuminarsi di botto e scagliarsi su di lei. Per un attimo il mio
cuore perde un battito pensando che stia cercando di ferirla dopo
aver raggiunto il suo scopo (cosa potra' mai nascondere Mona in quel
cassetto?), li vedo riemergere completamente incollati. Lui l'ha
presa in giro piantandogli rudemente le mani aperte sui glutei e lei
gli ha allacciato le gambe intorno alla vita mentre lo bacia
avidamente. Sento un nodo intorno alla gola. Io e lei siamo solo
amiche, lo so. Io non provo niente nei suoi confronti e quella di
ieri e' stato solo uno sfogo a sfondo sessuale, ma vederla attaccata
a lui, vederla gemere mentre lui le prende in bocca un seno, vederla
infilare le mani nei suoi boxer, mi fa sentire lo stesso tradita.
Adesso un grande segreto ci separa e quella che credevo essere la mia
unica amica, si potrebbe rivelare la mia peggior nemica. Scendo
silenziosamente dall'albero e mentre mi incammino penso se il padre
di Mona sapesse che la figlia era in compagnia di Jeremiah e la cosa
gli stesse bene. La mia mente cerca di elaborare tutti i pensieri
possibili, ma l'unica immagina che mi si prospetta davanti e' Mona
attaccata a Jemmy. Mi passo una mano sul volto, stanca. Non ho voglia
di pensare e scoprire cosa cio' significa. So gia' che sarebbe troppo
doloroso e so anche che devo farlo ugualmente. Quando giro la chiave
nella toppa, l'unica cosa che vorrei e' salire su per le scale e
gettarmi a capofitto nelle braccia di Morfeo, nella speranza che sia
Jamie a consolarmi. Ma cio' che mi trovo davanti invece e' di
tutt'altra natura. Nel salotto di casa Everdeen- Mellark ci sono due
donne sedute di fronte a Peeta e Katniss che ridono amabilmente. Una
e' una graziosa ragazza che tiene in braccio un bambino dai capelli
color sabbia e dagli occhi blu come il mare. Annie. L'altra invece e'
una donna dai capelli corti e scuri, con un sorriso beffardo sulle
labbra e quando si volta a guardarmi mi sento raggelare.
Johanna.
Angolo
dell'autrice.
Buon
pomeriggio a tutti! No, non sono morta. Come sempre ormai, ho
ritardato nell a pubblicazione del capitolo. Mi dispiace davvero
tanto ma sono stata fuori e l'ispirazione come sempre era a zero.
Spero di essermi fatta perdonare lo stesso con questo capitolo che
lancia molti indizi ai miei carissimi lettori. Ormai possiamo dire
che ci stia avvicinando alla fine di questa storia. Ho deciso che e'
inutile tirarla ancora per le lunghe, sopratutto per voi che perdete
anche l'interesse nei confronti della storia. Come mai Demetra teme
tanto Johanna? E cosa sta combinando Mona alla sue spalle e insieme a
Jeremiah?
Ringrazio
tutti quelli che hanno letto, recensito e inserito questa storia
nelle seguite/preferite/ricordate. Grazie a tutti voi, miei cari <3
Hoon21
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Capitolo 17 *** Capitolo diciassettesimo. ***
I'll
love you, if you ain't nobody to love
and
I'll adore you, if there's no one to adore
and
I'll show you, if there's no one to show
and
I'll know you, if you want somebody to love.
(No
Idea- Big Time Rush)
Capitolo
diciassettesimo.
Resto
spiazzata per qualche secondo, poi fingo indifferenza ed entro
titubante. Saluto Katniss e Demetra e mi presento alle due nuove
arrivate.
-Salve
sono Demetra, e voi dovreste essere Johanna Masona e Annie Odair?-
chiedo con voce incerta. Johanna scoppia a ridere e per un attimo ho
paura che stia per prendermi in giro per la mia futile presentazione.
-E'
ovvio che siamo noi. Non c'e' bisogno che fingi, stuzzica-dente- mi
apostrofa muovendo la testa e scuotendo i capelli corti. Fingo un
sorriso incerto.
-Johanna,
Annie e il piccolo Finnick staranno da noi per un po'- mi annuncia
Katniss e per un attimo sento una lieve sfumatura di dolcezza quando
pronuncia il nome del bambino che sentendosi chiamare, ridacchia e fa
bollicine con la bocca. Adesso dovrebbe avere un anno, piu' o meno.
-Oh..bene.
Mi fa piacere- mormoro, quando invece vorrei solo scappare via.
-Spero
che per te non sia un problema, averci tra i piedi- dice dolcemente
Annie e quando mi fissa con quei suoi grandi occhi verdi mi sento
mancare.
-Assolutamente
no-
-Visto
che la casa e' quella che e', Johanna dormira' con te, mentre Annie e
il bambino dormiranno nella camera degli ospiti- mi dice Peeta,
aspettandosi una protesta, ma l'unica cosa che riesco a fare e'
limitarmi ad annuire e sorridere in direzione di Johanna, che mi
guarda ancora con quello scintillio malizioso negli occhi.
-Fantastico-
mormoro e tutti fanno finta di crederci, ma poi Finnick scoppia in
lacrime e tutti si gettano sul bambino per calmarlo e io sfrutto
l'occasione per dileguarmi. Mi nascondo in cucina e mi accascio su
una sedia. Perche' la mia vita deve sempre essere complicata e piena
di intoppi e imprevisti? Come se non bastasse la preoccupazione per i
piani di Jemmy e il nuovo atteggiamento di Mona, adesso devo anche
aggiungere il fatto che dovro' condividere la stanza con Johanna
Mason!! Farei meglio a fare la valigia e andare per un po' di tempo
da Gale. Lui riuscirebbe a nascondermi per un po'. L'ho gia' fatto
tante volte, un'altra volta non mi costera' nulla. Eppure questa
volta sono piu' restia. Mi sono affezionata a questo Distretto, a
Mona, a Katniss e Peeta, a questa vita. E poi, tutta la mia ricerca
portava qui. Dovevo venire qui fin dal principio. Mi passo le mani
sul viso, stanca, come se quel semplice gesto potesse portarsi via
tutti i problemi.
-Ehi,
tutto bene qui?- esclama una voce femminile alle mie spalle e io
scatto subito in piedi. Johanna e' appoggiata alla porta scorrevole
della cucina e mi fissa scettica.
-Si,
tutto bene. Sono solo stanca..A scuola e' stata una giornata
faticosa- sussurro. Lei annuisce e si avvicina. Riesco quasi a
percepire ogni passo che compie, ogni minimo rumore dei tacchi dei
suoi stivali, ogni ondata di profumo di tiglio. SI avvicina a me,
fino a ridurre le distanza e mi osserva negli occhi.
-Hai
degli occhi davvero belli e singolari- dice. Deglutisco.
-Io
credo invece che siano piuttosto ordinari- rispondo, cercando di
racimolare quel poco coraggio che mi e' rimasto. Su, Demetra, testa
alta! Mi giungono le voci del salotto ovatte, concentrata come sono a
non muovere le palpebre per non farmi trovare indifesa
dall'avversario..cioe' da Johanna.
-Devi
aver osservato molto i miei Hunger Games, ragazzina. Quello sguardo
e' mio- dice e poi mi volta le spalle, ma io ho fatto in tempo a
vedere il fantasma di un sorriso aleggiare sul suo viso. Stringo i
denti e mi costringo ad accettare la situazione. Vediamo come vanno
le cose e poi decidero' cosa fare.
A
cena viene anche Haymitch, contento di avere una scusa per mangiare
gratuitamente da Katniss e Peeta. C'e' quasi aria di festa. Sia Annie
che Johanna parlano della loro casa nel Distretto 4. Infatti la mora
ha deciso di trasferirsi per aiutare Annie a gestire il bambino e la
casa era troppo grande per lei da sola. Si fanno compagnia a vicenda.
Sentire quella frase e' come una pugnalata al petto. Il bambino
vivacizza la situazione e monopolizza l'attenzione. Mormora parole
sconnesse, ridacchia e tutti hanno un debole per quel bellissimo
bambino che ricorda cosi' tanto il suo papa'. Anche Katniss si fa
incantare da quel bimbo. E vedere Peeta osservare Katniss che coccola
il piccolo Finnick jr. e' come ricevere l'ennesima pugnalata della
serata. E adesso non posso neanche sperare nell'oscurita' della mia
camera: per fortuna, almeno non devo condividere il letto. Nonostante
tutto la serata procede tranquillamente e alla fine io aiuto Katniss
a sparecchiare mentre Haymitch si scola mezza bottiglia ed Annie
cerca di addormentare suo figlio. Va tutto bene. Si, un corno!
-Peeta..-
esordisce Johanna- ma non ti sembra che Demetra abbia degli occhi
davvero singolari?-. Mi paralizzo immediatamente. Fingo indifferenza
e continuo ad asciugare i piatti che Katniss mi passa, completamente
disinteressata alla conversazione. Peeta viene preso un po' alla
sprovvista.
-Non
saprei. Ha dei begli occhi, sicuramente- Sorrido a questo complimento
e mi volto ancora, per evitare lo sguardo di Johanna, curioso.
-Sicuramente...Il
punto e' che mi ricorda qualcuno, ma non saprei proprio chi- e per un
po' questa frase aleggia nel silenzio, finche' capisco che sta
aspettando una mia risposta.
-Non
saprei proprio..Sono molto sicura che non abbiamo amicizie in
comune-rispondo e la questione finisce qui per il momento. No, non
posso permettermi di fuggire ora o non farei altro che aumentare i
sospetti. Che poi non sono proprio sospetti. Ho appena identificato
lo sguardo vago che mi rivolge ogni volta che mi guarda. Sta cercando
di capire chi io sia e dove mi ha visto. Sicuramente non riesce a
collegare le due immagine che ha di me o forse si rifiuta di unirci.
Questo non significa che devo stare attenta. Devo essere pronta a
scappare nel momento in cui loro capiranno chi io sia e ovviamente
credo che faro' bene a dormire nuovamente con il pugnale sotto il
cuscino. Non mi faro' ingannare dalla faccia innocente che ha
stampata adesso: e' pur sempre una spietata assassina e ha un'innata
capacita' con le asce. Potrebbe uccidermi in qualunque momento.
Angolo
dell'autrice.
Ciao
a tutti! Eccomi qui con questo nuovo capitolo che io definirei di
passaggio. Avevo bisogno di un capitolo per introdurre Johanna ed
Annie e gia' dal prossimo capitolo potremmo vedere dei cambiamenti.
Non mi anticipo altro!
Grazie
a tutti quelli che leggono, recensiscono e inseriscono questa storia
tra le seguite/preferite/ricordate. Grazie di cuore!
Alla
prossima,
Hoon21
|
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Capitolo 18 *** Capitolo diciottesimo. ***
I
could be your bad boy or baby
I
could be nice. I would give
you
all the strars if
you
give me the night.
(Song
for You- Big Time Rush).
Capitolo
diciottesimo.
-Tu
puoi dormire qui. Ho fatto spazio nel mio armadio, quindi puoi
mettere le tue cose negli ultimi due cassetti- mormoro senza guardare
mai negli occhi Johanna. Conoscendo la mia fortuna sconfinata, era
logico che Johanna dovesse dormire con me. Peeta ha salito poco fa un
materasso, dove dormira'. Beh, almeno posso tenermi il mio letto
tutto per me. Annie e il piccolo Finnick dormono nella stanza accanto
alla nostra e ancora la sento canticchiare qualche dolce melodia per
fare addormentare il bambino. Ho sempre adorato i bambini, mi sarebbe
piaciuto avere dei figli miei. Ma non potro' mai. Anche adesso che
non devo piu' temere per la loro vita, la vita mi ha negato questa
opportunita'. Non e' il momento di pensare alle ingiustizie della
vita, mi rimprovero, visto che ne ho una davanti a me proprio in
questo momento. Johanna non sembra per niente a disagio. Durante la
serata ha tenuto sempre quel sorrisetto impertinente che ha rischiato
di farmi saltare i nervi. Sistema i suoi vestiti nei cassetti che le
ho indicato, senza fiatare, poi afferra il pigiama e lo spazzolino e
va in bagno a cambiarsi. Bene, ho precisamente tre secondi e mezzo
per sistemarsi, infilarmi nel letto e fingere di essere crollata in
sonno comatoso. Quando Johanna rientra nella stanza, ho gia' spento
l'abat-jour. Le volto le spalle immediatamente.
-Tranquilla,
non ti mangio mica- mormora mentre a tentoni raggiunge il materasso.
Sento il fruscio delle coperte che vengono spostate con malagrazia e
il suo corpo infilarsi dentro. Il cuore mi batte a mille. Come potrei
mai confessare che ho paura che mi uccida nel sonno?
-Sicura?-
ribatto incerta. La mia voce esce piu' sarcastica di quanto avessi
voluto, ma lei non sembra prendersela tanto. Katniss, a quest'ora, mi
avrebbe tenuto il muso per diverso tempo o sarebbe scappata nei
boschi prima di uscirne piu' serena e pronta a ricominciare di nuovo.
Johanna invece sembra affrontare i problemi di petto. E' piu' sicura
di se di quanto sara' mai la mia eroina. Infatti la sento
ridacchiare.
-Se
avessi voluto, ti avrei gia' ucciso, no? Dormi serena bambina, questa
notte ho intenzione di dormire a lungo- e detto cio', si gira e non
mi rivolge piu' la parola. Le sue parole pero' continuano a
rimbombarmi nella testa. Cosa intendeva veramente? E' venuta qui per
uccidermi perche' ha scoperto chi sono o mi stava solo prendendo in
giro? Adesso basta Demetra! Cerca di rilassarti, e' impossibile
che sappia chi sei.
Questo
e' vero, ma si dimentica mai l'espressione di colei che ti ha ferito
piu' di tutti? Che ha reso la tua vita un inferno? Che ti ha voltato
le spalle? Resto vigile finche' non sento il respiro di Johanna farsi
regolare. Aspetto qualche altro secondo, tendendo l'orecchio, e
quando sono sicura che non si alzera' come un fantasma con un'ascia
in mano pronta per spaccarmi il cervello in due, scendo dal letto e
volo per le scale. Sono quasi arrivata nel salotto quando sento la
voce di Annie. Mi blocco paralizzata; credevo che stesse dormendo in
camera sua. Sporgo leggermente la testa e la vedo. E' sola e sembra
piccolissima. Ha il viso illuminato dai raggi argentati dalla luna e
muove la testa al ritmo della canzone che sta canticchiando
sottovoce. Qualcosa in quella melodia mi blocca e sento dei brividi
lungo tutta la spina dorsale. Mi avvicino per riuscire a capire
anche le sue parole e appena riesco a sentirle, il sangue mi si gela
nelle vene. Conosco quella canzone. Gliel'ho sentita cantare un
milione di volte. 'If I die young, bury me in satin, lay me down
on a bed of roses sink me in the river at dawn. Send me away with the
words of a love song..'
Affondo
le unghie dentro i palmi delle mani finche' sento delle goccioline di
sangue scorrere lungo le mani. Sangue.. Quanto sangue ho visto
versare? E cosa mai potro' fare per rimediare a tutto il sangue che
ho dovuto far versare a persone innocenti? Niente. Non esiste niente
che io possa dire o fare per essere perdonata. Cio' che ho fatto e'
troppo spregevole e dovro' condividere con esso per tutto il resto
della mia vita. ' And I'll be wearing white when I come into your
kingdom. I'm as green as the ring on my little cold finger'.
Perdonami Annie per non essere riuscita a starmi vicino e
perdonatemi tutti voi per aver tradito la vostra fiducia ed essermi
approfittata della vostra bonta'. Se avessi avuto scelto, avrei
preferito morire quel giorno sotto le bombe. Avrei risparmiato
sofferenza a tutti voi. Prima che le lacrime possono sorprendermi e
interrompere la melodia dolce di Annie, risalgo di nuovo le scale. Il
respiro di Johanna non e' piu' lento, ma non ci faccio caso e quando
mi seppellisco sotto le coperte, scoppio in lacrime. E piangendo, mi
addormento.
E
anche quando sono certa di dormire, sento una voce lontana che mi
sussurra all'orecchio 'There's a boy here in town says he'll love
me forever'.
**
La
mattina dopo scendo con una paio di occhiaie da fare invidia a
Katniss nei suoi giorni piu' neri. Lei e' la prima a guardarmi
preoccupata.
-Buongiorno
Dem..tutto bene?-
-Si
certo- la liquido. Johanna per fortuna ha mantenuto fede alla
promessa ed e' ancora di sopra che dorme; Annie invece sta cercando
di convincere Finnick ad entrare nel seggiolone e mangiare i cereali.
-Avanti
su, amore mio, che ne dici di mangiare e di fare contenta la mamma?-
gli chiede dolcemente. Finnick sbuffa e fa le smorfie, ma lei non
perde mai la pazienza e il sorriso gentile. Katniss mi scuote la
spalla e mi accorgo di averla fissata con troppa insistenza. Mi
riscuoto lentamente.
-Oh..ehm..penso
che usciro' presto questa mattina- dico. Peeta mi guarda
interrogativo ma non dice nulla, anche perche' Finnick esplode in un
altro scoppio d'ira e tutti accorrono per evitare di togliere dai
muri i cereali. Prendo al volo l'occasione e me la filo velocemente.
Per strada vedo che Haymitch scende barcollante i gradini di casa.
Cerca di sollevare un braccio a mo' di saluto, ma perde l'equilibrio
precario e cade in avanti con la faccia per terra. Sospiro e appoggio
la borsa terra. Menomale che questa mattina ho deciso di uscire un
po' prima di casa perche' questo vecchio ubriacone mi fara' perdere
molto tempo. Corro nella sua direzione e lo aiuto a rimettersi in
piedi a fatica, visto quanto pesa.
-Sei
venuta in mio soccorso? Ma che gentile-
-Risparmiati
il sarcasmo- ribatto per poi trascinarlo dentro casa. Un po'
sorreggendolo un po' trascinandolo, lo butto sul divano. Mi faccio
largo tra gli stracci lasciati a terra la sera prima e accendo la
fiamma per preparare il the'.
-Tutto
bene ragazzina?- Il suo tono sembra essere a meta' strada tra il
beffardo il curioso, ma la cosa che mi da veramente fastidio e'
l'appellativo che usa. Gale usa quel termine in modo affettuoso,
visto che mi considera un po' una sorella, ma detto in questo modo
non fa altro che ferirmi.
-Certamente-
rispondo piuttosto freddamente.
-Ahi
ahi a furia di stare con Dolcezza sei diventata anche tu molto
simpatica- Il the' e' quasi pronto per fortuna, cosi' potro'
andarmene il piu' velocemente possibile da questo vecchio che non sa
fare altro che prendere in giro gli altri.
-Perche'
non pensi per te, eh?- replico.
Haymitch
invece di prendersela, ride.
-Hai
proprio ragione. Sara' meglio che pensi a tutta la mia vita allegra e
spensierata. Ma cosa mi racconti di te? Quali oscuri segreti nasconde
questa ragazzina?- Il sorriso e' rimasto sempre lo stesso sul suo
volto, ma il tono e' cambiato. Questa volta sta parlando sul serio.
Sostengo il suo sguardo per un po', prima di decidermi a rispondere.
-Nessuno
che ti riguarda-. In quel preciso istante sento il fischio acuto del
bollitore del the' e vado a versarlo in una tazza. La poggio
delicatamente sul tavolo e senza guardarmi indietro, perche' sento il
suo sguardo perforarmi la schiena, vado via da questa casa vuota e
fredda. Che sa di tristezza. Mi incammino velocemente visto che, come
pensavo, ho perso piu' tempo di quanto avrei mai voluto. Arrivo in
fretta in citta' e sento, anche se ad alcuni metri di distanza, la
campanella che segnala l'inizio delle lezioni. Affretto il passo
verso la scuola quando sento una mano afferrarmi una spalla. Mi volto
e mi ritrovo davanti il viso spensierato e allegro di Mona.
-Demetra!!!
Ma cos'e' quel muso lungo? Su, fammi un bel sorriso. Sai quanto sei
bella quando sorridi? Troppo per poterlo descrivere veramente- Il suo
tono e' allegro, ma parla a macchinetta come se stesse cercando di
nascondere qualcosa. E poi mi torna in mente il bacio con Jeremiah,
il loro complotto. In qualche modo sa che io ho capito e sta
cercando, inutilmente, di coprire le sue tracce. Mi scosto
gentilmente dalla sua stretta.
-Smettila
Mona.. Ti ho vista. Ti ho vista con Jeremiah. Senti, non ho idea per
quale motivo tu mi abbia mentito o perche' tu continui a prenderti
gioco di me, e a questo punto non mi importa piu' di tanto. Ho
sbagliato a fidarmi di te. Mi dispiace essermene accorta troppo
tardi. Adesso smettila pero'- le dico duramente. Ho gia' avuto la mia
serie di problemi oggi.
Il
viso di Mona sembra un libro aperto in questo momento. Riesco a
vedere l'incredulita', lo sbigottimento e anche un certo dispiacere,
ma non posso soffermarmi su questo adesso.
-Dammi
le cose che mi appartengono. Tutte le mie foto, le mie lettere e le
mie cartelle cliniche..Voglio tutto e poi ti prometto che spariro'
per sempre e tu potrai continuare a fare quello che stavi facendo..-
La piazza e' deserta percio' sembra che ogni parola rimbombi. Riesco
quasi a percepire ogni granello di polvere che scorre per terra, il
vociare lontano dei commercianti, i tacchi a spillo della
professoressa d'inglese che entra nell'aula.
-Aspetta
Demetra..Devo spiegarti tutto- i suoi occhi luccicano di lacrime non
ancora versate- Tutto quello che mi hai visto fare, l'ho dovuto fare.
Sono stata costretta. Io ti ho solo aiutato. Magari e' vero che non
sono lesbica, ma ho dovuto fingere per proteggerti..Conosco Jeremiah,
avrebbe fatto di tutto pur di farti soffrire. E' stato lui a rubare
le sue cose. Io ho solo finta di essere dalla sua parte per averli.
Ho finto affinche' tu posa riavere i tuoi preziosi documenti! Mi
capisci Demetra?- chiede insistentemente. In realta' no, non vedo
cosa ci sia da capire. E non riesco neanche a credere perche'.
-Perche'?-
sussurro. Ma poi lo capisco. Capisco tutto e tutti i pezzi del puzzle
vanno al loro posto. Mona segue spaesata il mio sguardo e poi
annuisce alla mia domanda interrogativa. Continuo a fissare dritto
davanti a me..e prima che possa rendermene conto, sto gia' correndo
nella sua direzione, urlando a squarciagola il suo nome.
Angolo
dell'autrice.
Buongiornooo
a tutti e buona domenica! Come potete vedere sono ancora viva. So che
alcuni di voi non saranno molti contenti da questa notizia, ma e'
cosi' e dovrete sopportarmi ancora per un po', visto che ci stiamo
avvicinando progressivamente alla fine. Dovrei scrivere altre due o
tre capitoli, penso. E spero tanto che vi piacciono. A me,
sinceramente, questo capitolo e' piaciuto. Aspetto con ansia le
vostre recensioni <3
Ringrazio
tutti quelli che hanno letto, recensito e inserito questa ff nelle
seguite/preferite/ricordate. Grazie mille <3
Hoon21
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Capitolo 19 *** Capitolo diciannovesimo. ***
Ci
sono tizi che ti guardano
come
se volessero fare sesso.
Jace
ti guarda come se aveste gia'
fatto
sesso e fosse stato magnifico
e
adesso foste solo amici..
anche
se tu vorresti di piu'.
(Shadowhunters-
Citta' di cenere).
Capitolo
diciannovesimo.
Continuo
a fissare dritto davanti a me...e prima che possa rendermene conto,
sto gia' correndo nella sua direzione, urlando a squarciagola il suo
nome.
[…]
-Demetra,
sbrigati a vestirti altrimenti faremo tardi a scuola!-
-Si,
arrivo subito- rispose prontamente una piccola bambina dai lunghi
capelli biondi e dagli occhi azzurri come il ghiaccio. Fini' di
allacciarsi le scarpe e corse giu' per le scale, beccandosi
un'occhiataccia dalla madre. La signora era in piedi davanti alla
porta d'ingresso e stava aspettando impaziente che la figlia minore
arrivasse. Per lei, la puntualita' era un valore sacro.
-Demetra,
ne abbiamo gia' parlato, la puntualita' e' importantissima e
continuando a sbagliare, come il tuo solito, farai rimproverare dagli
insegnati anche tuo fratello che e' il modello del ragazzo
beneducato- le disse gelidamente senza mostrare il minimo cenno di
tenerezza o affetto verso la bambina.
-Tranquilla
madre, me ne occupo io- disse il ragazzo che dimostrava circa dodici
anni. Afferro' la sorella per una mano e la condusse fuori di casa.
-Perche'
faccio sempre arrabbiare la mamma?- chiese Demetra con gli occhi
pieni di lacrime. Il fratello, sentendo una fortissima fitta
all'altezza del petto, prese in braccio la sorella e la poggio'
delicatamente sopra il muretto.
-Non
e' colpa tua Demetra. Sei una delle bambine piu' belle e buone di
tutta Panem, soltanto che mamma e papa' non riescono a capirlo. Ma tu
non devi mai credere alle cose brutte che ti dicono. Mai, capito? Sei
bellissima- disse accarezzando con una mano il volto attento della
sorella, la quale gli getto' le braccia al collo e lo strinse forte.
-Grazie
fratellone- sussurro', nascosta nel suo petto.
[…]
[…]
Demetra
stava rientrando a casa a piedi. Quel pomeriggio aveva deciso di
saltare quegli stupidi allenamenti per la preparazione agli Hunger
Games e aveva passeggiato per le vie della citta'. Era stanca di
tutti quei pomeriggi passati a combattere, a riempirsi di lividi, a
cercare di memorizzare tutte le tecniche con cui si poteva uccidere
un nemico durante i Giochi e i modi migliori per sopravvivere. Lei
non voleva partecipare agli Hunger Games, voleva solo scappare di
casa insieme a suo fratello e trovare un posto dove vivere in pace
insieme. I suoi genitori invece erano di un altro avviso. Per loro,
partecipare ai Giochi era un simbolo di distinzione, un privilegio e
si sarebbero arrabbiati da morire quando avrebbero scoperto che non
era andata agli allenamenti. Di
nuovo.
Aveva provato a spiegare loro il suo punto di vista piu' di una
volta, ma loro avevano risposto con altre punizioni e botte. L'unico
che la difendeva sempre e che le risparmiava le punizioni piu'
tremende era suo fratello. Non sapeva come avrebbe fatto senza di
lui. Era il suo punto di riferimento, il suo modello, il suo idolo.
Era ormai notte fonda quando si decise finalmente a tornare a casa e
se ne penti' nell'esatto momento in cui appoggio' il piede sul
pavimento lucido dell'ingresso. Per prima cosa noto' subito la luce
del salotto accesa. Cerco' di mantenere il respiro calmo: si tolse le
scarpe con cautela e tento' di svignarsela, ma suo padre la afferro'
per un polso prima che potesse salire su per le scale e chiudersi in
camera sua.
-Brutta
bastarda!- le urlo', accompagnando il primo insulto con un sonoro
schiaffo che la lascio' stordita per diversi istanti. Nel frattempo
il padre la trascino' nella stanza in fondo al corridoio dove
l'attendeva sua madre, rigida, con il volto di pietra e gli occhi
gelidi che sembravano trapassarla da parte a parte.
-Madre,
padre...- cerco' di dire Demetra, ma un nuovo pugno nello stomaco le
mozzo' il fiato.
-Abbiamo
saputo che non ti sei presentata di nuovo agli allenamenti. Si puo'
sapere cosa non va nella tua testa malata? Sei davvero cosi' stupida
da non capire che tu DEVI essere presente, nonostante tu non voglia?-
le sputo' in faccia continuando a colpirla ripetutamente, facendola
urlare dal dolore, finche' qualcuno di piu' grande e grosso le tolse
di dosso i genitori.
-Demetra..Dementra!
Mi senti?- chiese ansioso il fratello, cercando di toccarla con le
punte delle dita per non farle male.
-Si..si..-rispose
a fatica e l'ultima cosa che senti' furono le sue braccia che la
sollevavano e la portavano di peso di sopra.
[…]
[…]
-Potrei
aver combinato un casino..- esordi' la ragazza, allontanando i lunghi
capelli biondi dal volto e voltandosi a guardare il fratello.
-Tu
combini sempre casini- rise il fratello, alzando lo sguardo al cielo.
Demetra gli diede un pizzicotto.
-Non
era questo che intendevo- disse sorridendo per poi ritornare subito
seria.
-E
cosa intendevi?-
Demetra
si volto' a guardarlo negli occhi. Ghiaccio contro ghiaccio.
-Cato..tu
mi vorrai bene lo stesso?- Cato la guardo' sconvolto.
-Non
potra' mai succedere niente che mi faccia allontanare da te o possa
cambiare il mio affetto per te, Dem, lo sai benissimo-. La sorella
annuii prendendo il fiato (e il coraggio) per rivelargli il segreto
che si portava dietro da diverso tempo.
-Mi
sono innamorata-. Cato inarco' un sopracciglio.
-E'
questo il grande casino?-
-Riesci
a rimanere serio per qualche secondo?-
-Potrei
provare- rispose alzando le spalle, per poi incitarla con lo sguardo
a continuare.
-Mi
sono innamorata di una ragazza...una 'lei', capisci?- sussurro' a
bassa voce, avendo paura anche solo di pronunciare quelle quattro
parole. Cato continuo' a rimanere in silenzio, guardandola come se la
vedesse per la prima volta. Era immobile, sconvolto e Demetra
comprese per la prima volta l'errore gigantesco che aveva commesso e
abbasso' lo sguardo.
-Demetra-
disse Cato dopo istanti interminabili di tensione. -Demetra,
guardami- La ragazza sollevo' di poco gli occhi e scopri' suo
fratello piangere. Non l'aveva mai visto piangere. Suo fratello
sembrava sempre cosi' forte, come se niente potesse mai scalfirlo. In
un attimo si ritrovo' incatenata tra le sue braccia.
-Ho
detto che niente potrebbe mai cambiare il mio affetto per te e cosi'
sara', Dem. Per sempre. Ma non devi dirlo a nessuno. A nessuno,
capito? O i nostri genitori potrebbero anche ucciderti e io non
potrei fare niente per proteggerti. Sara' il nostro segreto, per ora.
[…]
[…]
-Non hai mai paura? Paura di essere scoperta?- chiese Demetra, stesa
sopra lo stomaco di Jamie. Si trovavano nella cantina di quest'ultima
con un'unica candela a rischiarare la stanza. Avevano passato tutta
la domenica li': era l'unico giorno in cui potevano stare insieme
senza temere di dire o fare la cosa sbagliata, senza dover nascondere
i propri sentimenti.
-Ovvio
che ho paura. Se i nostri genitori lo scoprissero, rischieremmo la
vita. Ma io ho te, Dem e questo mi basta per non avere piu' paura-
disse con sicurezza Jamie, chinandosi a sfiorare le labbra di Demetra
con un delicato bacio.
-Lo
sai che non dovremmo farlo, vero?- chiese ancora Demetra.
-Lo
so eccome, ma mi piace troppo per potermi fermare- rispose
ridacchiando l'altra mentre la sua ragazza le prendeva una mano e
gliela stringeva.
[…]
[…]
-Pensi davvero che possiamo fidarci?-
-Certo
che possiamo farlo, Jamie, e' mio fratello! Non mi tradirebbe mai-
-Se
lo dici tu- concesse la ragazza bruna, sistemando i vestiti sulla
sedia.
-Non
mi credi?- la sfido' la bionda, facendole cadere i vestiti dalle mani
e costringendola a guardarla negli occhi.
-Certo
che ti credo, ma penso che ti sia accorta anche tu come sia cambiato
tuo fratello quest'anno. Sta sempre con quei fanatici che passano
tutte le loro giornate in palestra per proclamarsi volontari durante
gli Hunger Games che, tra l'altro, saranno tra due settimane. E ti
ricordo che una delle due potrebbe essere estratta, sempre che una
delle amiche di tuo fratello rinunci al grande titolo- ribatte' Jamie
acidamente.
-Lo
fa per me..- le confido' Demetra, lasciando cadere le braccia lungo i
fianchi.
-Cosa
significa che lo fa per te?-
-Sta
cercando di allontanare l'attenzione su di me; ultimamente siamo
state un po' imprudenti e hanno iniziato a fare domande in giro. Cato
sta cercando di proteggermi in tutti i modi e per farlo andra' agli
Hunger Games-
[…]
[…]-Ho
un piano- esclamo' Cato sorridente per la prima volta dopo mesi.
-Riguardo
cosa?- chiese Demetra, appoggiando la testa sulla spalla muscolosa
del fratello.
-Per
scappare da casa e trovare un modo per allontanarti per sempre dai
nostri genitori. Un piano che prevede che io e te potremo sempre
stare insieme e in pace-
Demetra
rise:- Stai organizzando un omicidio di massa?-
-Sono
serio- la riprese il fratello, dandole un buffetto nella guancia.
-Avanti,
spara!-
-Andro'
agli Hunger Games-
…
-Come,
scusa?- chiese stupita la sorella, scostandosi per poterlo guardare
negli occhi. Suo fratello non poteva aver detto realmente quello.
-MI
sono allenato tutto l'anno, conosco tutte le tecniche, ho visto tutte
le repliche degli Hunger Games passati, ho tutte le qualita' per
vincere. Sono bello, posso essere arrogante, posso fingere di voler
vincere questi Giochi per il prestigio della mia famiglia e
nell'arena, avro' tutti gli sponsor che voglio- disse semplicemente.
-Non
puoi farlo! Non puoi abbandonarmi qui e andare in quel luogo di morte
ad uccidere delle persone solo perche' vuoi vincere-
-Io
non voglio vincere e uccidere. Voglio tornare a casa da te e darti la
vita che hai sempre meritato. E se dovessi uccidere, va bene, me ne
farei una ragione-
-Come
puoi liquidare la cosa in questo modo? Uccidere delle persone
consiste esattamente nel riempirle di botte, di dolore e poi togliere
loro la vita. Ed e' un po' quello che hanno fatto con me mamma e
papa' in tutti questi anni. E ora tu mi dici che te ne farai una
ragione? E cosa mi dici dei tuoi amici? Di Clove?-
-Faro'
quello che devo- rispose, volgendo lo sguardo altrove. -E' la tua
ragazza, la ami! Non puoi lasciarla qui. E se dovessi morire?
Potrebbe succedere, no? Potresti morire..- tento' ancora Demetra con
le lacrime agli occhi, ben sapendo che il fratello non avrebbe
cambiato idea.
-Non
lascerei mai la mia sorellina da sola-
[…]
[…]
-Sono
rimasti solo loro tre, Dem, e la vedo piuttosto dura per tuo
fratello. Quella ragazza, Katniss, non si fara' molti problemi ad
uccidere Cato e lui, tra l'altro, ha tentato di uccidere Peeta- disse
Jamie, mettendo una coperta sul corpo scheletrico di Demetra. Aveva
un viso tirato e pallido, con delle occhiaie tremende. Seguire gli
Hunger Games era stato devastante per lei e vedere suo fratello
diventare una brutale macchina assassina era stata la goccia che
aveva fatto traboccare il vaso.
-Mio
fratello non e' un assassino. Non e' violento, brutale, crudele,
arrogante. Cato e' diverso..Cosa gli e' successo?- chiese per la
centesima volta Demetra.
-Fa
tutto parte della recita, tesoro, sta cercando di dimostrare di
essere il migliore per tornare subito a casa. Quando sara' un
vincitore, avrete una bellissima casa, tanti soldi e noi potremo
stare insieme. Non e' questo che volevamo?- chiese con voce incerta
Jamie. Neanche lei credeva piu' alle sue stesse parole.
-Non
a questo prezzo. Io rivoglio indietro solo mio fratello,
Jamie...AHHHHHH! NOOO!! CATO, NO, CATO!!- si mise ad urlare la
ragazza saltando in piedi. Dal nulla erano sbucati dei tremendi
ibridi che avevano messo in fuga il povero ragazzo ferito verso la
Cornucopia.
[…]
[…]
-E'
morto- disse con voce piatta Demetra voltandosi a guardare Jamie che
con le lacrime agli occhi annuiva.
Quando
le avevano detto che si poteva morire solo una volta, si erano
dimenticati di dirle che esisteva anche la morte dell'anima.
-..Jamie?
Sei tu?- chiese sconvolta Demetra, fermandosi ad osservare il viso
della ragazza piu' bella che avesse mai visto.
-Tesoro
mio, Demetra..Si! Sono io-
Angolo
dell'autrice.
Salve
gente! Non sono morta, sto abbastanza bene, ma il mio computer si era
rifiutato di collaborare. Ecco perche' non ho aggiornato per piu' di
un mese e mezzo. Mi dispiace davvero tanto, soprattutto perche' avevo
gia' in mente come strutturare questo capitolo, che tra l'altro e' il
penultimo. Si gente, siamo quasi arrivati alla fine. In questo
capitolo si sono scoperte diverse cose, ma non proprio tutto. E
purtroppo, per sapere anche il resto, dovrete aspettare il prossimo
capitolo! Ringrazio tutti quelli che hanno letto, recensito e
inserito questa storia tra le preferite/seguite/ricordate.
Grazie
a tutti!
Hoon21
<3
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