Hioutech

di Kazeko92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Si Comincia! ***
Capitolo 2: *** Primo Compito ***
Capitolo 3: *** Ripariamo al Danno ***
Capitolo 4: *** Gelosia ***
Capitolo 5: *** Caffetteria ***
Capitolo 6: *** Fine dello strazio ***
Capitolo 7: *** Pausa pranzo ***
Capitolo 8: *** Un po' di fortuna ***
Capitolo 9: *** Non si smentisce mai ***



Capitolo 1
*** Si Comincia! ***


Il taxi si fermò ed io scesi dalla vettura. Pagato l’autista, mi girai ad ammirare l’edificio. Non potevo ancora crederci... Alzai lo sguardo e fissai per qualche minuto la grande insegna dell’azienda: HIOUTECH, la più famosa azienda produttrice di computer e alta tecnologia… e io ero stata assunta come contabile! L’emozione era così forte che non avevo il coraggio di entrare.
Davanti alla grande porta a vetri dell’ingresso c’era un poliziotto. Era davvero carino! Capelli lunghissimi, biondi raccolti a coda e legati alla fine con una croce, giovane, atletico e dall'aspetto serio. Feci un respiro profondo e mi avvicinai per entrare, ma il poliziotto allungò un braccio per bloccare il mio passaggio. Lo guardai e notai che aveva dei bellissimi occhi dorati. << Mi dispiace, signorina, ma prima di farla passare devo controllare che non abbia nulla di pericoloso con sè. >> “Cominciamo bene…” pensai. << S-sono la nuova contabile… >> dissi, ma il poliziotto non mi ascoltò neanche. Ispezionò cappotto, borsa e vestiti senza dire una parola. Ero imbarazzatissima, ma a quanto pare non potevo fare nulla. Finita l’ispezione, il ragazzo mi aprì la porta << Tutto a posto. Può entrare. >> << G-grazie… >> dissi e per poco non corsi dentro. Non era il modo migliore di iniziare il primo giorno di lavoro… Feci un altro respiro profondo e decisi di non pensarci più. Appena dentro, iniziai a sentire una voce maschile urlare e imprecare << Che vuol dire che non riuscite a rintracciarlo??? >> << M-mi dispiace, signore, ma il suo telefono è irraggiungibile… >> Mi avvicinai. Un tipo alto con i capelli rosso fuoco, giacca, pantaloni e scarpe neri, mi dava le spalle. Davanti a lui due uomini lo guardavano terrorizzati. Il tipo tremava di rabbia << Quel dannato… sarà sicuramente al bar a prendere un caffè e perdere tempo, come al solito… Trovatelo! E portatelo nel mio ufficio! >> << Si! >> I due uomini corsero via subito e il tipo si girò dandomi le spalle. Era giovane, doveva avere tra i venti e i trent’anni. Ma soprattutto... era furioso. Infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e si avvicinò agli ascensori. All’improvviso si accorse della mia presenza e mi guardò nervoso << E tu che vuoi? Che hai da guardare? Torna al lavoro! >> Mi irrigidii un attimo e lui entrò nell’ascensore sbuffando. << Tsk! Che gente inutile! >> borbottò. Gli lanciai un’occhiataccia nervosa e il suo sguardo divenne ancora più furioso << Ho detto: TORNA.AL.LAVORO! >> Le porte dell’ascensore si chiusero e io rimasi a fissarle. “Ma che tipo!” pensai nervosa. Metteva i brividi, ma dava ai nervi. Non mi piaceva affatto.
All’improvviso mi sentii toccare la spalla e mi girai di scatto. Davanti a me c’era una ragazza dai capelli lunghi e castani che mi sorrideva dolcemente << Tu devi essere la nuova assunta. Ho visto la tua foto sul curriculum. >>
<< Si… >> dissi << Sono io. >>
<< Bene! >> sorrise lei allungando una mano << Piacere di conoscerti. Io sono Yuki Kuran, la segretaria del signor Hiou. Tu devi essere… Sarah, giusto? >>
<< Si. >> sorrisi e le strinsi la mano << Piacere di conoscerla, signorina Yuki. >>
<< Dammi pure del tu. Qui siamo come una grande famiglia. >>
<< Ehm… ok. >>
Yuki rise << Mi dispiace che tu abbia avuto un inizio così brusco. Ho assistito alla scena. >>
<< Gia… - sospirai – Quel tipo era proprio nervoso… >>
<< E già. Sai, non è facile gestire un’azienda così grande da solo… e se i dipendenti non collaborano, è ancora più difficile. >>
<< Gestire l’azienda? >>
<< Si. Anche se in modo piuttosto inquietante, hai avuto il piacere di conoscere Jack Hiou, il presidente di quest’azienda. >>
Rimasi in silenzio per un po’ a fissare il vuoto. Non riuscivo a parlare e neanche a muovermi. Sentii il mio corpo andare in pezzi come se fosse di vetro. Avevo appena conosciuto il capo... e già ci odiavamo a vicenda. Era decisamente un pessimo inizio...
<< Su, su. Non ci pensare. Vedrai che andrà tutto bene. Non è sempre nervoso. >> disse Yuki, palesemente preoccupata per il mio stato. Sospirai << Speriamo... >>
<< Dai, dai. – sorrise lei – Facciamo un giro dell’azienda, ti va? Ti faccio conoscere la tua nuova “famiglia”. >> sorrisi e annuii. Lei guardò fuori dalla porta d’ingresso e indicò il poliziotto << Lui è Krad Hikari, la nostra guardia diurna. Questa è un’azienda molto grande e prestigiosa, quindi dobbiamo essere sicuri che non ci siano problemi con le persone che arrivano dall’esterno. Lui fa davvero un ottimo lavoro. È serio e instancabile. >> si girò e indicò due uomini dietro il bancone della reception. Uno aveva i capelli medio-lunghi, biondi e gli occhi verdi e l’altro aveva capelli un po’ più lunghi e viola, come gli occhi. Entrambi giovani e vestiti in giacca e cravatta. << Loro sono Takuma Ichijo e Dark Mousy. Si occupano di controllare la posta, accogliere i clienti e passare le loro telefonate a noi segretarie. Sono entrambi molto simpatici, ma... ti consiglio di fare attenzione a Dark. >>
<< Perchè? >> chiesi.
<< Ecco... >> Yuki sembrava imbarazzata. << Ci prova con tutte. >>
<< Ah... >>
<< Non è pericoloso, ma è sempre meglio avvisarti. >>
<< Capisco... grazie mille. >>
Yuki rise. << Potresti trovare la tua scrivania piena di rose tutte le mattine. In genere fa così. E tu sembreresti proprio il suo tipo. >>
Diventai completamente rossa << Io? >> chiesi subito e la ragazza rise ancora << Si. A quanto dice lui, il suo tipo di ragazza è carina, timida, solare e, soprattutto, seria. >>
<< Seria? Come può pretendere che la sua ragazza sia seria se lui è un donnaiolo? >>
<< Beh... è difficile da credere, ma quando si fidanza... diventa serio. >>
<< Ah... capisco. >>
La ragazza sorrise << Continuiamo il tour. Seguimi. >> Ci avvicinammo verso un porta e i due ragazzi della reception alzarono lo sguardo verso di noi sorridendo a Yuki, che ricambiò il loro sorriso e li salutò con un cenno della mano. Il sorriso del ragazzo biondo sembrò allargarsi all’improvviso, ma non ebbi il tempo di verificare. << Questo è il bar/mensa. Ci sono piatti di tutti i tipi e se hai qualche allergia o intolleranza puoi parlarne con i due cuochi, così prepareranno qualcosa appositamente per te. >>
<< Wow! Addirittura? >>
Yuki sorrise dolcemente << Per lavorare al meglio, bisogna essere energici. Non possiamo certo permettere che i nostri dipendenti abbiamo problemi con un bisogno vitale come il cibo. Ti va un caffè? >> chiese e sorrisi << Certo. >> ci avvicinammo al bancone e un uomo bellissimo, con i capelli neri e gli occhi rossi ci sorrise. Il suo sguardo era ipnotico. << Che posso fare per voi? >> chiese. Non riuscivo a rispondere. Gli altri ragazzi che avevo visto erano bellissimi, ma lui... mi faceva andare in tilt! << Due caffè, per favore. >> rispose Yuki e il tipo sorrise << Subito. >> disse l’altro e si girò verso la macchina del caffè. Yuki mi guardò, ma il mio sguardo era fisso sull’altro. La ragazza ridacchiò << È bellissimo, eh? >> sussurrò e io divenni tutta rossa << E-e-ecco... >> balbettai. La ragazza rise << Non ti preoccupare, lo pensiamo tutte. Ad ogni modo, lui è Sebastian Michaelis, uno dei nostri cuochi. Oltre a essere estremamente affascinante, è anche bravissimo in cucina. Prepara dei piatti eccezionali. E conosce tutti i piatti del mondo! Il suo “settore”, però, è la pasticceria. I suoi dolci non si possono descrivere. Li devi provare! >>
<< Lei è troppo buona, signorina Kuran... >> disse all’improvviso Sebastian, posando le tazzine di caffè sul bancone con un sorriso.
<< Eh eh, Sebastian, è tutto vero. I tuoi dolci sono eccezionali! E il termine non rende neanche l’idea! >>
Sebastian sorrise e mi guardò << Una nuova arrivata? >>
<< Si. Oggi è il suo primo giorno di lavoro e le sto facendo fare un tour dell’azienda. >> rispose Yuki.
<< Bella idea... >> rispose l’altro e prese un piattino dal bancone. Vi posò sopra una grande fetta di un dolce al cioccolato e panna, decorato sopra con riccioli di cioccolato bianco e zucchero a velo << Questa è la specialità di oggi: Dream Cake. Pan di spagna al cioccolato fondente reso ancora più soffice dalla panna montata. >> prese due cucchiaini e li posò nel piattino << Un piccolo regalo per queste splendide fanciulle. >> diventai completamente rossa, mentre Yuki ridacchiò << Grazie, Sebastian! Dai, assaggia per prima. >> disse guardando me << Così ti fai un’idea di come sono questi capolavori culinari. >> presi un pezzo con il cucchiaino e lo assaggiai. È davvero difficile descrivere le sensazioni che ho provato mangiando un solo pezzettino di quel dolce. Ero... in estasi! All’improvviso, però mi ripresi. Notai che i due mi stavano fissando. Dovevo avere sicuramente un’espressione strana... << Ti piace? >> chiese Yuki
<< Io... non avevo mai mangiato un dolce così buono... davvero complimenti, signor Sebastian! >>
Il tipo sorrise << La ringrazio, signorina...? >>
<< Sarah. >> risposi e gli strinsi la mano.
Il suo sguardo divenne improvvisamente più intenso << Davvero un bel nome... >>
<< G-grazie... >> dissi balbettando. Ero di nuovo in tilt. Yuki iniziò a ridere, ma la suoneria di un cellulare fece tornare tutti coi piedi per terra. La ragazza prese l’apparecchio dalla tasca della sua giacca e controllò il display << Il signor Hiou! >> si allontanò di corsa e rispose. Presi la mia tazzina di caffè e la guardai. Sembrava agitata. Forse il signor Hiou era ancora nervoso. Poverina...
Finii il caffè e lei si avvicino. << Dobbiamo andare. Il tour lo faremo un’altra volta. >>
<< È ancora nervoso? >>
<< Purtroppo si. Mi dispiace davvero, ma devo tornare al mio lavoro. Oggi è meglio non fare nulla che possa farlo innervosire di più. Grazie per il dolce, Sebastian. >>
<< Si figuri, signorina Kuran. Buon lavoro. >>
<< Grazie. Andiamo, Sarah. >> disse lei e ci allontanammo di fretta. Entrammo nell’ascensore, Yuki selezionò il piano e aspettammo di salire. << Mi dispiace... >> sorrise triste la ragazza << Ci stavamo divertendo... >>
<< Non ti preoccupare. – risposi sorridendo dolce – Il lavoro è lavoro. >>
La ragazza ricambiò il sorriso. Sentimmo l’ascensore fermarsi e le porte si aprirono. Facemmo qualche passo avanti e appena alzammo lo sguardo non riuscimmo a trattenere un grido: il signor Hiou era davanti a noi, nervoso. Sembrava un demone appena uscito dall’inferno. << Era ora, Kuran. >>
<< S-signor Hiou! >> balbettò la ragazza riprendendo fiato. << Mi dispiace. Stavo mostrando l’azienda alla nostra nuova contabile. >>
Ci avvicinammo e il signor Hiou girò lo sguardo verso di me. Sentii subito un brivido salire lungo la mia schiena. Mi squadrò da capo a piedi e mostrò un ghigno << La nuova arrivata, eh? >>
<< S-si... >> risposi
<< Molto bene... >> il suo ghigno si allargò << Lascia le tue cose alla tua scrivania e vieni nel mio ufficio. C’è tanto lavoro da fare, quindi vedi di non perdere tempo. Kuran, anche tu, al lavoro! Komui mi ha già fatto perdere abbastanza tempo. >> disse, e si allontanò. Yuki mi guardò e disse in fretta: << La tua scrivania è quella al centro, sulla sinistra. L’ufficio del signor Hiou è all’ultimo piano, proprio davanti all’ascensore. Fai più in fretta che puoi. >> E così dicendo corse di nuovo nell’ascensore.
Mi avvicinai alla mia scrivania e lasciai subito cappotto e borsa. Non ebbi neanche il tempo di conoscere gli altri colleghi. Corsi subito nell’ascensore e salii all’ultimo piano. Ero lì da non più di venti minuti e già mi sentivo sotto pressione. Appoggiai la schiena alla parete dell’ascensore e alzai lo sguardo. Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo “Forza, Sarah!” pensai “Devi solo adeguarti al ritmo. Ce la puoi fare!”.

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Capitolo 2
*** Primo Compito ***


L’ascensore arrivò a destinazione e si fermò. Le porte si aprirono e davanti a me si presentò una grande porta nera con una placca attaccata sopra. “Pres. Jack Hiou”, diceva. “Ok. Sono arrivata...” pensai. Deglutii, un po’ spaventata all’idea di incontrare di nuovo quell’uomo, ma dovevo farlo. Avevo appena iniziato a lavorare in quell’azienda e volevo che tutto fosse perfetto. Almeno... da quel  momento. Con il cuore che mi martellava nel petto, sfiorai appena la maniglia della porta e questa subito si abbassò. Mi irrigidii per lo spavento e non riuscii a trattenere un grido vedendo la porta aprirsi di scatto. Un uomo uscì correndo e, non accorgendosi della mia presenza, mi travolse, facendomi perdere l’equilibrio. Per fortuna riuscì subito ad afferrarmi in vita << Oh! Scusa! Ti ho colpita! >> disse, ma subito si buttò a terra, facendomi cadere. Sentii un rumore forte. Qualcosa aveva colpito le porte dell’ascensore. Alzai lo sguardo e vidi un libro grande quanto metà del mio corpo conficcato nelle pareti di acciaio. Rimasi paralizzata per la paura. L’uomo, non troppo alto, con i capelli neri e gli occhiali si alzò << Ti chiedo ancora scusa, ma devo scappare. >> prese il libro e corse via. Non sapevo che fare. Ero sconvolta. Dei passi veloci si avvicinarono al corridoio e il signor Hiou uscì, nervoso. << Accidenti a Komui! È bravo solo a scappare! >> urlò. Abbassò lo sguardo e mi fissò a lungo. Mi accorsi solo in quel momento che aveva gli occhi di un azzurro intenso << Beh? Che diamine fai a terra? Ti sembra il luogo o il momento per dormire? Alzati, dannazione! >> Mi alzai di corsa e mi sistemai i vestiti. Il signor Hiou sbuffò ed entrò nell’ufficio. << Entra. >> disse e lo seguii. Yuki era in piedi accando alla grande scrivania del signor Hiou e sorrideva nervosa. Il furioso presidente si sedette sulla sua poltrona e fece un respiro profondo, fissando il soffitto. Mi avvicinai lentamente. Ero tesissima. All’improvviso lui abbassò lo sguardo e mi fissò. << Dunque, >> disse << tu sei la nuova contabile, giusto? >>
<< S-si...>> risposi.
Prese una cartellina dalla sua scrivania e lesse attentamente << Il tuo è un buon curriculum, non c’è che dire. >> gettò la cartellina sul piano e tornò a fissarmi << Benvenuta nell’azienda, siamo come una grande famiglia e bla, bla, bla. Ora inizia a lavorare. Kuran, dalle la pratica per l’ultima presentazione. Me ne servono ottanta copie entro un’ora. >>
Yuki lo guardò perplessa << Ma... questo non è lavoro... >>
Il signor Hiou le lanciò uno sguardo che non ammetteva repliche e la ragazza si affrettò a prendere una cartellina da un cassetto, che mi porse imbarazzata << Al piano di sotto, nella seconda stanza sulla destra, troverai una stampante. Devi fare ottanta copie di ogni pagina. >>
<< E fai in fretta. Hai un’ora di tempo. >> aggiunse il signor Hiou.
Guardai entrambi confusa. Ero una contabile, perchè mai avrei dovuto fare delle fotocopie? Il signor Hiou mi fissava senza neanche chiudere le palpebre. Yuki, senza farsi vedere da lui, mi faceva segno di andare senza discutere. Li guardai ancora per un attimo ma alla fine mi incamminai verso l’ascensore. Chiuse le porte calò un silenzio opprimente. L’unico suono era quello dell’ascensore che scendeva. “Le fotocopie...” pensai “Ho studiato tanto per diventare una contabile eccellente... e ora faccio LE FOTOCOPIE!!!” avevo i nervi a fior di pelle. Mi massaggiai le tempie “Calma, Sarah... È solo un test. Vuole vedere quanto resisti. È arrabbiato e vuole sfogarsi su qualcuno. È il tuo primo giorno, quindi calma...” L’ascensore si fermò e le porte si aprirono. Uscii facendo un respiro profondo e mi avvicinai alla stanza indicata da Yuki. La porta era aperta. Bussai comunque e sbirciai dentro << Si può? >> chiesi. Una ragazza dai capelli neri con i riflessi di un verde smeraldo, legati ai due lati della testa formando due lunghe code, alzò lo sguardo e si alzò << Che posso fare per te? >>
<< Ecco... dovrei fare delle fotocopie... >>
La ragazza sorrise << Sei nuova? >> annuii e mi indicò la grande stampante dietro di lei << Avvicinati, ti spiego come funziona. >> Mi avvicinai e la ragazza iniziò a spiegarmi le diverse funzioni della macchina. Finita la spiegazione fece un sorriso radioso << Scusa, non mi sono presentata. Mi chiamo Linalee Lee. Sono la segretaria del supervisore della sezione operativa, Komui Lee. Piacere di conoscerti. >>
Le strinsi subito la mano sorridendo << Piacere mio. Io sono Sarah. Sono la nuova contabile... in teoria. >> aggiunsi a bassa voce, con amarezza. La ragazza mi guardò perplessa, ma io sorrisi << Niente, scusa. Comunque, il signor Komui è un tuo parente? Avete lo stesso cognome. >>
La ragazza ridacchiò << Si. È mio fratello. L’hai conosciuto? >>
<< Credo di si… È un tipo non troppo alto, capelli neri e occhiali? >>
<< Esatto. >> sorrise lei.
<< Allora si, mi sono... scontrata con lui, stamattina. >>
<< Scontrata? >>
<< Si. Stavo per entrare nell’ufficio del signor Hiou e lui è uscito proprio in quel momento, correndo. Stava scappando dal presidente. O meglio, stava scappando da un enorme libro “volante”. >>
Linalee ridacchiò nervosa << Non ti sei fatta male, vero? >>
<< No, per fortuna no. >>
<< Meno male...>> sospirò la ragazza. << Ti chiedo scusa, mio fratello fa sempre infuriare il signor Hiou. E spesso vengono coinvolti anche altri. >>
Feci un grande sorriso << Non fa niente, dai. Mi ha aiutata lui a evitare il... pericolo. >>
<< Almeno... >>
Sorrisi ancora e iniziai a fare le fotocopie. Linalee mi fissò << Non avevi detto di essere una contabile? >>
Sospirai << Si... ma il signor Hiou mi ha ordinato di fare ottanta fotocopie di questa pratica... non so neanche perchè. >>
La ragazza sorrise nervosa << Ah... Non ci pensare, vedrai che dopo questo ti lascerà fare il tuo lavoro. Quando è nervoso è meglio non contestare ciò che dice, ma quando vede che si lavora seriamente, non ha più nulla da ridire. >>
“Lo spero...” pensai sospirando.
 
Stampata l’ottantesima copia dell’ultima pagina, misi tutti in ordine e fissai l’orologio. Mancavano dieci minuti alla fine del tempo stabilito. Sorrisi soddisfatta << Non è il mio lavoro, ma posso dimostrare che mi do da fare comunque! >> Linalee alzò lo sguardo dal suo computer e sorrise radiosa << Perfetto! Ora dovresti andare nel suo ufficio con tutte le copie e mostrarti pronta a scattare di nuovo. Ti lascerà andare al tuo lavoro. Per quanto sia irascibile e duro, il signor Hiou ha molta stima per chi si impegna. >>
<< Molto bene! E allora via! >> dissi cercando di prendere tutte le copie insieme.
Linalee si avvicinò subito << Aspetta, ti aiuto. Sono pesanti. >>
<< No, no, tranquilla. >> dissi << Nervoso com’è, se la prenderebbe anche con te, se ti vedesse lasciare il tuo lavoro. >>
<< Sicura di farcela? >>
<< Si. Grazie mille. >> dissi sorridendo. Sollevai tutti i fogli e uscii dalla stanza. In effetti erano molto pesanti, ma dovevo farcela. Non volevo coinvolgere nessuno. Dovevo riuscirci con le mie forze.
Con un po’ di fatica riuscii a chiamare l’ascensore e, una volta dentro, a premere il bottone per il piano. All’improvviso, però, qualcuno infilò il braccio tra le due porte e le fece riaprire. << Ti prego, aspetta!!! >> urlò. Sobbalzai per lo spavento, ma mi spostai. Un ragazzo giovanissimo, magro e con i capelli biondi e corti entrò e si appoggiò alla parete dell’ascensore per riprendere fiato. Da sopra la camicia portava un maglioncino non troppo pesante, senza maniche. Le porte si chiusero di nuovo e l’ascensore partì. Il ragazzo fece un respiro profondo e mi guardò. Aveva gli occhi di un azzurro ghiaccio che davano una sensazione di freddo solo a guardarli << Per fortuna... ho fatto in tempo. Qualche minuto di troppo e avrei rischiato la vita. >> disse.
<< Stai scappando dal signor Hiou? >> chiesi e lui divenne rosso.
<< N-no, anzi... sto andando proprio da lui. >> Alzò una mano e mostrò un thermos. << Devo portargli il caffè e devo fare in fretta, o si arrabbia ancora di più. >>
Sospirai << Io invece devo portargli questa montagna di fotocopie e lo stesso in fretta. >>
<< Capisco. Dobbiamo lavorare tutti come dei dannati... >>
L’ascensore si fermò e le porte si aprirono. Il ragazzo mi fece passare. << Attenta al gradino dell’ascensore. >> disse. Sorrisi << Si, tranquillo. >> superai il gradino e aspettai il ragazzo, che, al contrario di quanto appena detto, non fece attenzione e inciampò urtandomi e facendo cadere anche me.
Mi misi a sedere massaggiandomi la schiena dolorante << Che male... Tutto bene? Niente di rotto? >> guardai il ragazzo. Era seduto, paralizzato, con lo sguardo fisso sul pavimento, senza espressione. Lentamente alzò gli occhi verso i miei. Era pallidissimo. << Sono... morto... >> disse.
<< Che? Ma che dici? Di che... >> abbassai lo sguardo e non riuscii a finire la frase. Il thermos era sul pavimento... aperto. Tutto il caffè era sparso sulle mattonelle, ma non solo: con me erano cadute anche tutte le fotocopie. Sentii il sangue raggelarsi nelle mie vene. << SIAMO... morti... >> dissi. All’improvviso sentimmo dei passi e la porta dell’ufficio del signor Hiou si aprì. Il mio cuore cessò di battere. Il presidente ci stava fissando.

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Capitolo 3
*** Ripariamo al Danno ***


Il signor Hiou ci fissava. Io e il ragazzo biondo non riuscivamo a muoverci in nessun modo. I muscoli non tremavano neanche. Eravamo totalmente paralizzati. Il giovane presidente abbassò lo sguardo e osservò il danno che avevamo fatto. Per qualche secondo che sembrò durare un’eternità, incrementando la tensione, non disse nulla. Poi, all’improvviso, intorno a lui sembrò formarsi un alone nero. Le vene sulle sue tempie pulsarono a una velocità pazzesca. Il suo istinto omicida era talmente forte che avrebbe potuto non muoversi da lì e ucciderci entrambi con il solo pensiero. Era davvero un demone uscito dall’inferno. Riuscimmo finalmente a muovere i muscoli. Tremavano come non mai. Il signor Hiou alzò lo sguardo su di noi << Voi due... Vi ho affidato un compito facile, se non stupido... >> La sua voce andava sempre più veloce e con tono sempre più alto << Spiegatemi come diamine avete fatto a fare un DANNO COSÌ INCREDIBILMENTE GRANDE!!! >> le sue vene sembrarono sul punto di esplodere. Non riuscimmo a parlare. Eravamo terrorizzati. << RISPONDETE ALLA MIA DOMANDA!!! >> urlò di nuovo il presidente. Il ragazzo biondo iniziò a balbettare << S-s-s-s-sono i-inciampato n-nel gradino... >> Il signor Hiou non gli diede il tempo di finire la frase << QUANTE CAVOLO DI VOLTE TI DEVO DIRE DI FARE ATTENZIONE, HANABUSA??? >>
<< M-mi dispiace!!! >> rispose il ragazzo tremando << L-le chiedo scusa... >>
<< Tsk! Vai a prendermi un altro caffè e poi pulisci tutto! SBRIGATI!!! >>
Il ragazzo corse nell’ascensore e il signor Hiou spostò lo sguardo su di me. “Ora mi licenzia...” pensai “Sono passate solo due ore e già mi sono fatta licenziare... La mia carriera è già finita!” mi sentivo frustrata, le lacrime premevano per uscire. Il presidente sbuffò, raccolse la cartellina vicino ai suoi piedi e la controllò. Aveva giusto una macchia all’esterno, ma i fogli al suo interno erano intatti. La lanciò vicino a me << Tra mezz’ora ho una riunione. Non perdere tempo. E sta lontana da quel cretino di Hanabusa! Queste copie mi servono! >> Ero sorpresa. O meglio, SCONVOLTA! Non mi aveva neanche rimproverata. Sentii il cuore riprendere il suo normale battito. Mi sentivo sollevata. << ALLORA? CHE CAVOLO FAI ANCORA SEDUTA!!! DATTI UNA MOSSA!!! >> sbraitò all’improvviso, facendomi sobbalzare. Presi la cartellina e corsi verso le scale. Aspettare l’ascensore mi avrebbe solo fatto perdere tempo.
Arrivata al piano giusto corsi verso l’ufficio di Linalee ed entrai senza neanche bussare. La ragazza sobbalzò e mi fissò. << T-tutto ok? >>
<< Scusa, Linalee, mi serve di nuovo la stampante. >>
<< Certo. >> disse lei << Qualcosa non va con le copie di prima? >>
<< Già. Un ragazzo biondo mi è caduto addosso e oltre a noi sono cadute tutte le copie e il suo thermos di caffè. >>
Linalee spalancò gli occhi << Cosa??? >> si massaggiò la fronte con una mano << Quello è sicuramente Hanabusa Aidoh. È un pasticcione. >>
<< Sono nei casini! >> dissi in preda all’ansia << Il signor Hiou è furioso e... ho solo mezz’ora per fare altre ottanta copie! >>
<< Mezz’ora??? >> Linalee sembrò più sconvolta di me. Si alzò di scatto e prese metà dei fogli dalla cartellina << Ti aiuto. Vado negli uffici qua sotto. Ottanta copie di ogni pagina, giusto? >> annuii << Bene. Vado. Tu pensa all’altra metà. >> disse e corse via.
“Che gentile.” Pensai con un sorriso. Almeno gli altri dipendenti erano solidali. Iniziai a fare copie su copie, senza fermarmi, e il tempo passò. Linalee tornò nel suo ufficio e mi aiutò a sistemare tutti i documenti. Dopo averla ringraziata salii di corsa con l’ascensore e, arrivata all’ultimo piano, notai il ragazzo biondo intento a pulire il pavimento, ormai sgombro dai fogli, con secchio e mocio. Appena notò la mia presenza, si irrigidì. << Non passare di qui! >> gridò, pallido. << Se i documenti si sporcano di nuovo, sono un uomo morto! >>
<< O-ok... >> dissi e girai intorno alla parte di pavimento bagnata. Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo e ricominciò a pulire. Bussai alla porta dell’ufficio del presidente e, ottenuto il permesso, entrai. Il signor Hiou era seduto alla sua scrivania, intento a leggere dei documenti. Yuki era in piedi, accanto a lui. Posai copie e cartellina sulla scrivania, il presidente lasciò i suoi documenti e controllò attentamente il mio lavoro. Guardò l’orologio e fece un ghigno soddisfatto << Complimenti. >> disse << Hai finito con ben cinque minuti d’anticipo! Impressionante! >> sorrisi. Stavo per dirgli di Linalee, ma mi interruppe subito << Comunque, poichè hai sprecato tutta quella carta e, cosa più importante, mi hai fatto sprecare un sacco di tempo, dovrai sbrigare delle faccende entro l’ora di pranzo. Kuran. >> disse alzandosi e la ragazza lo fissò in attesa degli ordini << Prendi le copie e vieni con me. Mi sarai d’aiuto per la riunione. Tu, ragazzina. >> aggiunse spostando lo sguardo su di me. “Ragazzina?” pensai stizzita. Lui continuò << Hai venti minuti per portare ottanta caffè nella sala delle riunioni. Dopo di che dovrai andare a prendere la mia posta dalla reception, lasciarla nel mio ufficio, avvisare in cucina di preparare il mio pranzo e portarlo sulla mia scrivania. Ah, dimenticavo. >> aggiunse << Tra le undici e mezza e le dodici vai a svegliare Cross, nella sezione operativa. È facile riconoscerlo, ha metà faccia coperta da una maschera. Ah! >> disse facendomi sobbalzare << Prima di tutto, avvisa il vicepresidente che la riunione sta per iniziare. Dalle dodici e mezza hai un’ora di pausa pranzo e poi puoi iniziare il tuo lavoro da contabile. >> e così dicendo si avvicinò alla porta, seguito da Yuki con le copie. Si avvicinò al ragazzo biondo << Hanabusa, dalle una mano a portare i caffè. >> disse. All’improvviso si avvicinò al suo viso e disse scandendo le parole: << E se li fai cadere te la faccio pagare cara. MOLTO cara. Chiaro? >> il ragazzo annuì tremando e il presidente si allontanò insieme a Yuki. Il ragazzo si appoggiò al mocio, abbattuto. << Povero me... >> disse singhiozzando.
Mi avvicinai e gli sorrisi << Ti chiami Hanabusa, giusto? >> il ragazzo annuì << Dai, andiamo. Se lavoriamo in due facciamo prima. >> dissi.
Il ragazzo fece un respiro profondo, appoggiò il mocio al muro e mi fissò << E va bene. Questa volta devo fare più attenzione. Il mio stipendio è già ridotto della metà... >> disse.
<< Come mai? >> chiesi.
Il suo volto tornò depresso << Ho rotto una costosissima macchina della sezione operativa... Ero andato a cercare il signor Komui. L’avevo visto scappare e mi sono messo a correre. Ho urtato uno dei tecnici e mentre chiedevo scusa ho urtato una scaffaliera. Sai quelle di metallo? Sono dannatamente leggere... >> sospirò. << È caduta con tutti gli oggetti che c’erano sopra su un nuovo prodotto collaudato da poco. Lo sto ripagando a rate...>>
Risi nervosa << Ah... capisco... >>
Il ragazzo tornò a singhiozzare. Gli diedi una pacca sulla spalla e sorrisi << Coraggio! Basta solo fare un po’ d’attenzione, d’ora in poi. Così non avrà più niente per cui arrabbiarsi. >>
Il ragazzo annuì e fece un sorrisino << Andiamo, dai. Tra poco inizia la riunione. >> disse e ci incamminammo nel corridoio. “Chissà che tipo è il vicepresidente.” Pensai “Spero non sia anche lui un tipo isterico...”. Nella mia mente iniziarono a formarsi diverse immagini. Tutti quelli che avevo incontrato nell’azienda erano giovani, o comunque non più grandi di trent’anni, quindi probabilmente anche lui doveva esserlo.
Arrivammo davanti a una porta e Hanabusa bussò. Non c’era la placca attaccata. Non potevo leggere il nome. Dall’interno si sentì una voce maschile non troppo profonda che ci diede il permesso di entrare. Hanabusa aprì la porta. Un uomo alto, con i capelli castani lunghi fino alla base del collo ci dava le spalle, fissando fuori dalla finestra. Entrammo e lui si girò. Mi bloccai subito. Nessuna delle persone che avevo immaginato si avvicinava minimamente a lui.

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Capitolo 4
*** Gelosia ***


Fissai il vicepresidente per qualche minuto. Ne ero rimasta affascinata. Tutti i ragazzi che avevo visto nell’azienda erano davvero carini, ma lui... superava anche Sebastian! Hanabusa si avvicinò << Signor Kuran, il signor Hiou la sta aspettando per la riunione. Inizierà tra qualche minuto. >> disse e l’altro sospirò << Un’altra riunione... D’accordo. Lo raggiungo subito. >> rispose tornando a guardare fuori dalla finestra. Hanabusa tornò vicino alla porta ma non lo notai neanche. Avevo lo sguardo fisso sul vicepresidente. All’improvviso vidi una mano muoversi davanti ai miei occhi e sobbalzai << Ehi. Sveglia. >> disse il ragazzo e diventai completamente rossa << S-si, scusa. Ero sovrappensiero. >> Hababusa mi fissò negli occhi a lungo. Sembrava nervoso. Uscì dalla stanza e si incamminò verso le macchinette del caffè << Sbrigati. >> disse. << O faremo tardi. >> lo raggiunsi subito e lo seguii. Non si girò neanche un attimo << Ehm... tutto ok? >> chiesi.
<< Si. Andiamo. >> rispose.
<< Ok... >> dissi e lo seguii senza fiatare. Percepii una strana tensione nell’aria, ma non riuscii a capire perchè il ragazzo si compoprtasse in quella maniera così all’improvviso. Arrivati alle macchinette iniziammo a preparare i caffè. << Il vicepresidente si chiama Kuran, giusto? >> dissi, cercando di spezzare la tensione.
<< Si. >> rispose lui quasi seccato << È il fratello di Yuki Kuran, se è quello che vuoi sapere. >>
<< Ah... mi hai letto nel pensiero! >> dissi ridendo, ma lui continuava a non guardarmi. Iniziai a innervosirmi. << Insomma, cos’è che non va? Ho fatto qualcosa di sbagliato? Perchè all’improvviso sei così freddo? >>
Finalmente Hanabusa mi guardò. Il suo sguardo era tutt’altro che allegro, ma almeno mi degnava di un po’ d’attenzione. << Lascia perdere il signor Kuran. >> disse semplicemente.
<< Come, scusa? >> chiesi sorpresa.
Hanabusa scandì le parole << Lascia perdere il signor Kuran! Non è per te. >>
Lo fissai senza dire nulla. Ero senza parole per il nervoso e l’imbarazzo. << Era questo il problema? >> chiesi << Il fatto che sono rimasta a fissare il signor Kuran? >>
<< Non è solo questo! Eri... >> non riuscì a finire la frase. Tremava di rabbia. Alla fine si girò di nuovo a preparare un altro caffè << Lascia stare. Ma soprattutto lascia stare lui. >>
Lo fissai. Non riuscivo davvero a capire che cosa volesse dire. All’improvviso realizzai e chiesi esitando << Sei... geloso? >> il ragazzo si bloccò facendo cadere il bicchiere di caffè che aveva in mano. Si girò di scatto, tutto rosso, e iniziò a balbettare << C-c-che??? Stai scherzando??? P-p-perchè dovrei essere geloso??? Non ha senso!!! >>
<< Beh, a me sembra proprio così. >>
<< No che non è così!!! >> tutto il suo viso era di un rosso così acceso che quasi illuminava la stanza. Improvvisamente si accorse del caffè caduto e si apprestò a pulire tutto e prepararne un altro << Tsk... non dire idiozie e prendi due vassoi dal mobile accanto a te! Ho quasi finito. >>
Sospirai e aprii un’anta del piccolo mobile bianco alla mia sinistra. Presi due vassoi e li posai sul piano del mobile. Iniziai a sistemarci sopra i bicchieri e Hanabusa portò gli ultimi. Finimmo di preparare il tutto e iniziammo a incamminarci verso la sala delle riunioni. Il ragazzo era di nuovo davanti a me. Sospirai ancora << Eddai, Hanabusa... litigare per una cosa del genere è infantile. E comunque, immagino che il vicepresidente abbia un sacco di donne una più bella dell’altra che gli muoiono dietro. Non credo proprio di avere delle possibilità. >>
<< Meglio così. >> rispose l’altro << E comunque, per te, sono Aidoh. >> lo fissai perplessa e lui sembrò accorgersene anche senza guardarmi << È il mio cognome. Non chiamarmi per nome. >> disse. Alzai un sopracilglio sbalordita “È davvero infantile!” pensai. Non potevo crederci, ma immaginavo che dire qualcosa non sarebbe servito a nulla. L’avrebbe fatto solo innervosire di più. Feci finta di nulla e lo seguii.
Dopo poco arrivammo davanti a una porta in vetro opaco. Hanabusa... chiedo scusa, Aidoh bussò e, dopo aver ricevuto il permesso, entrammo. La sala era piena di persone, tutte sedute a un grande tavolo nero, lucido. A capotavola, dalla parte opposta alla porta, c’era il signor Hiou, intento a spiegare i suoi documenti. Accanto a lui, sulla destra, il signor Kuran e sulla sinistra Yuki. Accanto a lei c’era il signor Komui. Tutti gli altri erano sconosciuti per me. Lentamente iniziammo a distribuire i bicchieri di caffè e, intanto, osservai i partecipanti alla riunione. C’era gente di tutti i tipi e di tutte le età: un uomo sulla quarantina dai capelli quasi grigi, con gli occhiali, una sciarpa avvolta al collo e un’espressione simile a quella di Komui; un ragazzo sulla ventina dai capelli lunghissimi e bianchi con due specie di tagli su entrambe le guance e una luna tatuata sulla fronte; un altro ragazzo coi capelli bianchi, sui diciott’anni, occhi viola e un tatuaggio strano sul collo; un altro ragazzo ventenne dai capelli rosso-arancione con una pettinatura simile a quella di Aidoh; un ragazzo dai capelli tra il rosso e il castano e una ragazza bionda con due codini ai lati della testa, entrambi sui diciott’anni, dediti a mangiare bastoncini di cioccolato; un ragazzo sempre sulla ventina dai capelli corti e rossi, una fascia con un motivo a scaglie di drago avvolta alla testa e una benda sull’occhio destro; un ragazzo diciottenne alto, dai capelli corti e neri e dall’aria assolutamente disinteressata e, accanto a lui, un ragazzo (che a prima vista sembrava un bambino) biondo, dagli occhi grandi e dall’aspetto così ingenuo e tenero da dare l’impressione di avere tanti fiorellini intorno. Era troppo carino! Tutti gli altri sembravano avere un’età tra la cinquantina e la sessantina. In tutto... ottanta persone. Lasciai l’ultimo caffè e alzai lo sguardo. Il signor Kuran mi sorrise e sussurrò << Grazie. >> diventai tutta rossa e balbettai un “si figuri”, ma le mie parole non furono affatto comprensibili. Il signor Kuran ridacchiò e subito qualcosa mi fece venire i brividi. Lo sguardo nervoso di Aidoh? No. Qualcosa di molto peggio. Lo sguardo furioso del signor Hiou, che aveva sentito la risata del vicepresidente. << Qualcosa di questo programma la fa ridere, signor Kaname Kuran? >> Il vicepresidente si ricompose ma continuò a sorridere << No, nulla. Chiedo scusa per l’interruzione. Prego. >> disse. Il presidente gli lanciò un’occhiataccia ma riprese a parlare. Le mie guance diventarono ancora più rosse e uscii rapidamente dalla stanza. Ero imbarazzatissima. Avevo fatto una pessima figura con il signor Kuran e l’avevo messo nei guai con il signor Hiou. Peggio di così non poteva andare.
<< Come hai potuto... >> sentii sibilare vicino al mio orecchio e sobbalzai. Mi girai di scatto col cuore che mi martellava nel petto. Aidoh mi fissava furioso. << Come hai potuto far rimproverare il signor Kuran??? >> sbraitò.
<< Mi dispiace... >> dissi e abbassai lo sguardo << Non volevo... mi sento davvero in colpa. >>
<< E lo sei! Non osare mai più avvicinarti al signor Kuran! >>
<< Mi dispiace, ok? E comunque non ti devi preoccupare. Sono una contabile, non avrò molte occasioni di avvicinarmi a lui. Ora scusa, ma devo tornare alle commissioni per il signor Hiou. >> dissi e mi allontanai. Ero nervosa. Nervosa e imbarazzata. Arrivai all’ascensore e sospirai. Era meglio non pensarci per il momento. Più tardi avrei chiesto scusa al signor Kuran.
Le porte dell’ascensore si aprirono e scesi al piano terra. Mi avvicinai al bancone della reception. I due ragazzi stavano parlando con un fattorino. Subito Dark mi notò e si avvicinò << Ma salve! Che posso fare per questa bella fanciulla? >>
Sorrisi << Il signor Hiou mi ha chiesto di prendere la sua posta. >>
<< Arriva giusto in tempo. >> disse. Il fattorino si girò verso di me con un gran sorriso. Aveva i capelli biondi, nascosti in parte dal cappello della divisa, e degli occhi verdi bellissimi << È arrivato un pacco per lui. >> disse. Ichijo firmò il modulo e Dark prese il pacco << È troppo pesante per lei. Posso aiutarla io. >>
<< Non vorrei disturbarla. >> risposi.
<< Nessun disturbo, signorina. E poi, mi dia pure del tu. >>
<< Beh, anche lei, allora. >>
Il ragazzo sorrise e lasciò il pacco sul banco della reception << Come vuole. Anzi, come vuoi, bella signorina. >> disse prendendomi la mano e baciandola. Diventai subito rossa.
<< N-non credo ci sia bisogno di tutte queste cerimonie. >> dissi ritraendo la mano << E comunque... non voglio distrarre nessuno dal proprio lavoro. Il signor Hiou è già abbastanza nervoso e oggi sto facendo troppi casini. >>
<< Beh, posso portare io il pacco, allora. >> disse il fattorino prendendo l’oggetto. << È il mio lavoro, dopotutto. >>
<< Sarebbe meglio. >> dissi a bassa voce. Dark lanciò un’occhiataccia al fattorino << Se la signorina vuole così... >> disse e il ragazzo sorrise. Entrammo nell’ascensore e salimmo all’ultimo piano. Fare continuamente avanti e dietro mi stava facendo girare la testa. Il ragazzo si accorse della mia espressione orribile e subito chiese << Tutto ok? >>
<< Si... >> risposi. << È solo che da quando sono arrivata non faccio altro che andare avanti e dietro per l’azienda per fare diverse commissioni. >>
<< Pensa che io faccio avanti e dietro per la città tutti i giorni. >>
Sospirai << Scusa, spero di non averti offeso. >>
<< E perchè dovresti offendermi? >> rise il ragazzo << Comunque sono Karl. Mi vedrai spesso qui. Molto piacere. >>
Sorrisi << Piacere mio. Io sono Sarah. Sono la nuova contabile. >>
<< Contabile... un lavoro troppo difficile per me. Si studia troppo. E poi tutti quei numeri... >>
<< In effetti non è un lavoro che piace molto. >> risi. Arrivammo al piano selezionato e lasciammo il pacco nell’ufficio del signor Hiou. All’improvviso mi colpii la fronte con la mano << Che scema! >> esclamai. Karl mi fissò perplesso. << Che succede? >> chiese
<< Dato che ero giù, avrei potuto avvisare subito il cuoco di preparare il pranzo del signor Hiou! Avrei risparmiato un po’ di tempo! >>
<< Sei molto occupata, eh? >>
<< Moltissimo. Più di quello che dovrei essere. >>
Il ragazzo rise << È una vera ingiustizia far lavorare così una ragazza. >>
Sospirai << Lasciamo stare... È solo il primo giorno. Non voglio pensare a quello che succederà nei prossimi. >>
<< Poverina... >> disse Karl con un sorriso gentile. << Ti riaccompagno al piano terra, allora. >>
<< Grazie. >> dissi e ci incamminammo di nuovo nell’ascensore, dove iniziammo a chiaccierare del più e del meno. Sembrava un ragazzo molto gentile e simpatico, il che mi sollevava il morale. Nonostante tutti i guai, qualcosa di positivo c’era, ogni tanto.
Uscimmo dall’ascensore e Karl mi accompagnò davanti alla porta della cucina. Sorrise dolcemente << Allora ci si vede. >> disse.
<< Certo. >> risposi << Alla prossima. >>
Il ragazzo mi salutò con un gesto della mano e si allontanò. Feci un respiro profondo e sorrisi “Ora  ti sei rilassata. Si torna al lavoro!” pensai ed entrai nella cucina, carica di energia.

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Capitolo 5
*** Caffetteria ***


Mi chiusi la porta alle spalle e mi avvicinai al bancone con un enorme sorriso. << Ciao, Sebastian! >> dissi. Ma davanti a me non c’era Sebastian. Al suo posto c’era un uomo abbastanza muscoloso dalla pelle scura, occhiali da sole e capelli violetto raccolti in due lunghe code legate con delle fasce. Diventai subito rossa per l’imbarazzo << Ehm... scusi... >> L’uomo rise << Tranquilla, tesoro. È la prima volta che ti vedo. Devi essere quella nuova. >>
<< Quella nuova? >>
<< Poco fa è venuto Dark a prendere un caffè e ha parlato di una nuova arrivata. Devi essere tu, a quanto pare. >>
<< Beh... >> risposi ancora imbarazzata << Si. Sono nuova. Questo è il mio primo giorno. >>
<< Benvenuta, allora! >> disse lui stringendomi le mani, allegro << Io sono Jerry. Lavoro anche io come cuoco, insieme a Sebastian. Io mi occupo dei piatti per il pranzo. Anche se spesso ci scambiamo i ruoli. >>
<< Ah... capisco. >> dissi sorridendo.
<< Posso fare qualcosa per te o hai bisogno proprio di lui? >>
<< A questo punto, direi che posso dirlo anche a lei. >>
Jerry rise di nuovo << Puoi darmi del tu. >>
<< Ehm... ok. >> risposi con un altro sorriso << Dunque, il signor Hiou mi ha... chiesto di far preparare il suo pranzo. >>
<< Ti ha detto di preciso cosa vuole mangiare? >>
<< No. Ha detto solo questo. >>
<< Molto bene. >> sorrise Jerry << Allora è sempre il solito. Meglio iniziare a preparare. >>
<< Ok. >> sorrisi << Io aspetto qui, così poi lo porto nel suo ufficio. >>
Il cuoco sorrise ed aprì la porta della cucina << Sebastian. >> disse << Puoi sostituirmi al bancone, per favore? Devo preparare il pranzo per il signor Hiou. >>
<< D’accordo. >> sentii dire dalla stanza. Jerry vi entrò e subito dopo ne uscì Sebastian, che mi sorrise << Lieto di rivederla, signorina. >>
Arrossii senza volerlo e risposi quasi balbettando. Il suo sguardo era davvero ammaliante << S-salve di nuovo... >>
Alle mie parole, l’uomo allargò il suo sorriso << Come sta andando la prima mattinata di lavoro? >>
Sospirai << Non saprei davvero che dire... Sta succedendo di tutto. >>
<< Dalla sua espressione non si direbbe qualcosa di positivo. >>
<< Beh... non lo so. Il signor Hiou è sempre arrabbiato, ho già un nemico e ho tante di quelle cose da fare che potrei impazzire. >> sospirai di nuovo << Tutte cose, tra l’altro, che non c’entrano nulla col mio lavoro... >>
<< Mi dispiace... >> disse l’uomo e subito prese una cupcake al cioccolato dal bancone << Si rilassi un po’. Le preparo un tè. >>
Sorrisi e presi il dolce << Grazie mille. Ne ho davvero bisogno. >>
Sebastian sorrise e iniziò a preparare tutto. Iniziai a mangiare, con lo sguardo fisso su di lui. Era davvero un bell’uomo. Bastava guardarlo un attimo per restarne ammaliati. I suoi movimenti erano veloci e sicuri ma, allo stesso tempo, molto raffinati, come se fosse un maggiordomo di una di quelle famiglie nobili che si vedono nei film. Iniziai ad immaginare una grande villa vittoriana, con un bellissimo cagnolone bianco, una cameriera, il cuoco, il giardiniere e lui, il bellissimo maggiordomo nella sua divisa nera, elegante, che apre la porta con un inchino e sussurra << Bentornata a casa, my lady. >> Rimasi a fissare il vuoto, persa nei miei pensieri, con la cupcake ancora tra le mani e un’espressione chiaramente strana, dato che il VERO Sebastian mi stava fissando con sguardo interrogativo. Diventai completamente rossa e cercai di spiegare che ero sovrappensiero, ma dalla mia bocca uscirono solo sillabe scollegate. L’uomo ridacchiò e mi porse la tazza di tè << Qualcosa la turba? >>
<< A-assolutamente no! Cioè... no, non è questo... insomma... >> feci un respiro profondo e cercai di ricompormi << S-sono solo sovrappensiero. Stavo... pensando a una cosa scema. >>
<< Si vuole confidare con me? >>
Tornai tutta rossa e per poco non lasciai cadere il dolce << N-n-no, grazie. C-cioè... ecco... non voglio dire che non mi voglio confidare con lei! S-solo... è... è una cosa davvero idiota... mi vergogno. >>
Sebastian sorrise << Non la costringo. >> disse e mi prese una mano << Non voglio certo che questa bella fanciulla si senta a disagio. >> aggiunse, baciandomi il dorso della mano. Mi irrigidii completamente per l’imbarazzo. Non riuscivo più a muovermi. Lui sembrò accorgersene subito, perchè disse con un sorriso << Non sia così tesa. Si rilassi prima di tornare al lavoro. >> Ricominciai a mangiare il mio dolce e non dissi più niente. “E come diamine faccio a rilassarmi???” pensai. Era praticamente impossibile!
All’improvviso la porta di aprì ed entrò un ragazzino dai capelli bianchi e uno strano tatuaggio sull’occhio sinistro. Una specie di stella con una saetta che puntava verso la guancia. Dalla sua espressione sembrava proprio esausto. Era pallidissimo. << Sebastian, preparami un caffè, ti prego... >> disse, crollando con la fronte sul bancone.
<< Subito. >> rispose il cuoco e iniziò a preparare. << Si direbbe una giornataccia. >>
<< Non me ne parlare... >> disse il ragazzo, senza alzare la testa dal piano. << Cross mi sta tartassando... Io sgobbo e lui dorme... Non ce la faccio più. >>
Sebastian posò una tazza sul bancone e sospirò << Questo è il duro mondo del lavoro. Devi fare un po’ di gavetta se vuoi puntare in alto. >>
<< Ok, ma qui si esagera... >> singhiozzò il ragazzo alzando la testa ondeggiando per la stanchezza. Prese la tazza e ne bevve il contenuto tutto d’un sorso. Fece un respiro profondo e si stiracchiò << Devo fare ancora una miriade di cose... e tutte entro oggi. >> disse e prese delle monete dal portafoglio per poi lasciarle sul bancone. << Grazie per il caffè. Mi dovevo proprio svegliare un po’. >> si girò e finalmente si accorse della mia presenza << Ah. Scusa. >>
<< E di cosa? >> ridacchiai
<< Beh non è molto educato occupare gran parte del bancone in quella maniera. >>
Iniziai a ridere << Stai tranquillo. Anche per me oggi è una giornata pesante. >> dissi.
<< Oh. Mi dispiace. >> rispose e allungò una mano << Comunque, sono Allen. Lavoro qui da qualche mese, quindi non conosco ancora tutti. >>
Sorrisi e gli strinsi la mano << Beh, io lavoro qui solo da oggi. Conosco davvero poche persone. Sono Sarah. La nuova contabile. >>
<< Io, invece, sono l’assistente di Marian Cross, capo della sezione operativa. >>
<< Oh. Interessante. >> dissi con un sorriso, ma lui sospirò.
<< Sì e no. >> rispose << Lascia tutto il lavoro a me e lui pensa a dormire. >>
<< Poverino... A proposito! >> esclamai << Che ore sono? >>
Sebastian diede un’occhiata all’orologio appeso alla parete << Le undici e dieci. >> disse.
<< Bene. Dopo aver portato il pranzo nell’ufficio del signor Hiou devo svegliare proprio il signor Cross... >>
Allen spalancò gli occhi. << Tu non sai quello che stai dicendo! >> esclamò preoccupatissimo.
<< Eh? >> chiesi.
<< Svegliare Cross è come... >> si fermò per trovare le parole giuste << È come svegliare un orso! Si arrabbierà da matti! >>
Sospirai << Eccone un altro... Ma non posso farci nulla. È un ordine del signor Hiou. >>
Allen si grattò la guancia pensieroso << La vedo brutta... ma forse se spieghi che è stato il signor Hiou a dirlo, non si lamenterà più di tanto. >>
<< Speriamo. >> dissi.
Poco dopo si aprì la porta della cucina e ne uscì Jerry con un grande vassoio tra le mani. Sorrise radioso << Ecco qua, tesoro. Il pranzo del boss! Ce la fai a portarlo? >>
Provai a prenderlo e, anche se era abbastanza pesante, riuscii a tenerlo. Sorrisi << Grazie mille, Jerry. Ce la faccio. Ah! >> esclamai arrossendo << Ho lasciato il portafoglio in borsa... al piano di sopra... i-il tè e... >> balbettai e Sebastian sorrise.
<< Stia tranquilla. >> disse << Non c’è problema. >>
<< Non voglio approfittare. Posso portare i soldi quando torno per pranzo? >>
<< Non c’è fretta. >> rispose l’altro.
Risposi al suo sorriso << Li porterò dopo, allora. Grazie mille. >> dissi e mi avvicinai alla porta. Allen mi seguì.
<< Sai dov’è l’ufficio del signor Cross? >>
<< Ehm... veramente no. >>
Il ragazzo sorrise << Ti ci accompagno io, allora. Per te va bene? >>
<< Certo. >> dissi, ricambiando il suo sorriso, e ci incamminammo (ancora una volta) verso l’ufficio del signor Hiou.

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Capitolo 6
*** Fine dello strazio ***


Lasciato il pranzo del capo sulla sua scrivania, io e Allen ci dirigemmo alle scale per raggiungere l’ufficio di Cross. Il ragazzo era molto simpatico e socievole, tanto da sembrare un’altra persona rispetto a quello con la testa sul bancone della caffetteria. Scambiammo due chiacchiere e arrivammo presto a destinazione. Appena il ragazzo posò lo sguardo sulla porta dell’ufficio, un’ombra oscurò il suo volto, di nuovo. L’idea di tornarci non doveva proprio piacergli, poverino.
Sospirò e bussò alla porta: << Signor Cross? >> disse, ma non ottenne risposta. << Mi sa che sta ancora dormendo... >> aggiunse con un altro sospiro << E chi lavora sono io... >>
Aprì la porta e mi lasciò entrare per prima. Osservai la stanza. Era piena di documenti e carte varie sparse per tutto il pavimento o sistemate a casaccio in pile altissime sulla scrivania. Non avevo mai visto una stanza tanto disordinata...
Allen arrossì subito << Ehm... scusa il disordine... >>
<< Tranquillo, non ci faccio caso. >> risposi sorridendo. Sapevo di mentire spudoratamente ma era stato davvero carino con me. Non volevo metterlo in imbarazzo più di così.
Il ragazzo si avvicinò all’unico divano nella stanza, sul quale vi era steso, addormentato profondamente, un uomo dai folti capelli rossi e gli occhiali. Allen sospirò e avvicinò una mano per svegliarlo.
<< Lascia fare a me, dai... >> dissi << L’incarico è mio, non vorrei se la prendesse con te, poi. >>
<< Potrebbe essere pericoloso. >> rispose, ma sorrisi.
<< Non preoccuparti. Me la caverò. >> dissi e mi avvicinai all’uomo. Riuscii, così, a vederlo bene in volto. Aveva metà viso coperto da una maschera... chissà come mai...
Feci un respiro profondo e iniziai a scuoterlo leggermente dalla spalla << Signor Cross? >> nessuna risposta << Signor Croooooss? >> continuai, scuotendolo più forte, ma invano. Guardai un attimo l’orologio. Erano le undici e cinquantacinque. Accidenti quanto tempo avevamo perso! Dovevo sbrigarmi o il signor Hiou si sarebbe arrabbiato di nuovo. Quello che sarebbe successo col signor Cross non mi doveva importare. Non dovevo farmi licenziare al mio primo giorno. Poggiai di nuovo una mano sulla spalla dell’uomo e feci un altro respiro profondo. “Qui ci vuole un’azione decisa. O la va o la spacca. “ pensai e iniziai improvvisamente a scuoterlo molto più forte << SIGNOR CROSS SI SVEGLI, PER CORTESIA!!! >> urlai, facendo sobbalzare perfino il povero Allen, che non si aspettava di certo tale reazione.
L’uomo sussultò all’improvviso e iniziò a lamentarsi nervoso << Dannato moccioso, che cavolo ti salta in mente??? >> ringhiò alzandosi a sedere e afferrando il colletto della mia camicia. Mi tirò con uno scatto verso il suo viso e mi fissò furioso. Ok, forse avevo esagerato.
<< S-scusi! Mi dispiace essere stata tanto rude, ma dovevo assolutamente svegliarla. Ordini del signor Hiou... >> la mia voce tremava. Allen si avvicinò di corsa, cercando di fargli mollare la presa.
<< Signor Cross! Ma che fa??? È una ragazza! >> urlò. Il signor Cross mi fissò a lungo e la sua espressione cambiò lentamente, rilassandosi.
<< Ma tu non sei il discemolo... >> disse
<< Ehm... come? >> chiesi perplessa. Cross sbuffò e mi lasciò andare.
<< Meglio così. Anche se... >> alzò lo sguardo su Allen, che all’improvviso impallidì << Lasci fare certe cose a una ragazza? Soprattutto una così carina? >>
“Cosa centra essere carina?” pensai. Ma non mi posi altre domande. Erano tutti un po’ strani in quell’azienda...
Allen rise nervoso << Veramente... io non volevo lasciarlo fare a lei... >>
<< Mmmmmmh >> lo sguardo minaccioso di Cross era fisso sul povero ragazzo. Sospirai.
<< Ho insistito io. Dopotutto era mio il compito di svegliarla. >> risposi cercando di salvare Allen. L’uomo rise.
<< Ma che brava. Sei molto seria sul tuo lavoro, eh? Ottima cosa. >> mi squadrò per qualche secondo e il suo sorriso si allargò. Si sedette più composto, lasciando scendere le gambe sul pavimento, e prese un pacchetto da una tasca del pantalone. << Quindi il boss vuole vedermi? >> chiese.
<< A quanto pare... mi ha chiesto di svegliarla. >> risposi.
<< Che noia... >> sbuffò l’uomo prendendo una sigaretta dal pacchetto e accendendola. << Dov’è? >>
<< In riunione. >>
<< Ancora più noioso... >> tirò dalla sigaretta e lascò uscire lentamente il fumo dalle labbra. << Detesto quelle cose formali. Ma tornando a noi... >> disse guardandomi dritto negli occhi << Posso avere l’onore di conoscere il nome di questa bella fanciulla? >>
“Mi sono presentata più volte oggi che in tutto il resto della mia vita...” pensai, ma risposi alla domanda con un sorriso. Cross fece un ghigno interessato.
<< Ma che bel nome...>> allungò una mano verso di me e la strinsi, ma subito mi tirò verso di lui, facendomi sedere sulle sue gambe << Ti va di chiacchierare un po’ prima di tornare al lavoro? >>
Lo guardai in parte arrabbiata in parte perplessa << Veramente dovremmo sbrigarci. Il signor Hiou aspetta. >>
<< Non preoccuparti. >> rispose << Mi prendo l’intera responsabilità per il ritardo. >>
<< Signor Cross, per favore non ricominci... >> disse subito Allen, nervoso. Non sembrava una richiesta insolita, quindi...
<< Perchè non pensi a lavorare, discemolo? Perdi sempre tempo a oziare. >> rispose l’uomo, tirando dalla sigaretta come se niente fosse.
<< Ma se sono l’unico che lavora, qui... >> borbottò il povero ragazzo, ma Cross sembrò sentirlo. Il suo sguardo, infatti, tornò furioso. Il ragazzo sobbalzò << F-forse, però, dovreste affrettarvi sul serio. Se il signor Hiou si arrabbia sono guai. >>
<< Non sono problemi tuoi. Faresti meglio ad andartene in giro per un po’. Io e la signorina dobbiamo parlare in privato. >>
Mi allontanai bruscamente da Cross, arrossendo << Spiacente, ma devo tornare anche io al lavoro. La prego di sbrigarsi o il signor Hiou se la prenderà con me. >>
Cross sospirò << Che peccato, però... >> si alzò e iniziò a camminare verso la porta. Si fermò poco prima e mi sorrise << Dopo di te, bella signorina. >> disse. Esitai a lungo ma alla fine mi decisi ad avvicinarmi. Avrei preferito non farlo. Arrivata vicino a lui mi strinse all’improvviso con un braccio intorno alla mia spalla << Mi accompagni, vero? >>
Mi allontanai di nuovo, staccandomi da lui. << Devo vedere anch’io il signor Hiou. Devo fare la stessa strada. Ma preferirei mantenere una distanza professionale. >> dissi. L’atteggiamento del signor Cross mi infastidiva non poco ma dovevo contenermi. Non potevo essere rude nei confronti di un superiore.
L’uomo fece un ghigno divertito << D’accordo, mia cara. Mi piace il tuo modo di fare, sai? >>
La cosa mi metteva i brividi, ma non risposi. Allen mi guardò preoccupato ma, senza farmi vedere da Cross, gli feci segno di stare tranquillo.
Ci incamminammo verso le scale per tornare alla sala riunioni. Cross tentava di fare conversazione ma non riuscivo a pronunciare frasi più lunghe di cinque parole. Lui si accorse subito della mia freddezza ma la cosa sembrava divertirlo di più. Avevo un brutto presentimento...
Ben presto arrivammo alla sala riunioni. Dalla fine del corridoio vedemmo la porta aprirsi e tutti i partecipanti uscire. Per ultimo uscì il vicepresidente Kuran e alla sua vista il mio cuore si fermò. Aveva un’aria così solenne... Cross ridacchiò << Ti piace Kuran, eh? >>
Il mio volto prese praticamente fuoco << Cosa??? >> iniziai ad agitarmi. Non sapevo come rispondere e le parole si accavallavano una sull’altra << Io... No! Assolutamente! Beh... ma no! Non se ne parla! Cioè... non c’entra... ma no! >>
Cross scoppiò a ridere << Sei proprio cotta... >>
<< Ho detto di no!!! >>
<< Se lo dici tu... >> rispose l’uomo sempre più divertito. << Allora non avrai problemi a girare lo sguardo, vero? >>
<< Tsk... neanche fosse... >> non riuscii a finire la frase. Girando lo sguardo di nuovo verso la porta, vidi passare proprio accanto a me il signor Kuran e il mio respiro si fermò insieme al cuore. Ancora di più quando mi sembrò di vederlo sorridere incrociando il mio sguardo.
Non riuscii più a muovermi. Era vero? Era solo una mia impressione? Aveva davvero sorriso? E perchè?
All’improvviso mi resi conto che quelle domande erano assolutamente stupide e mi coprii il viso con una mano. “Certo che sorride... si chiama CORTESIA...” sospirai per la mia stupidità. Cross sembrava intento a prendermi ancora in giro, ma non ebbe il tempo. Il signor Hiou si avvicinava seccato.
<< Bentornato nel mondo dei vivi, Cross... >> disse << La riunione è finita. Ora il lavoro spetta a te. >>
<< E va bene... >> sbuffò Cross tirando per l’ultima volta dalla sigaretta.
<< Il posacenere è sul tavolo. Togliti quell’orribile vizio almeno quando sei in ufficio, dannazione! Quante volte te lo devo dire??? >> sbraitò il presidente, ma le sue parole sembrarono non colpire proprio il capo della sezione operativa.
<< Si, si... >> rispose questo senza neanche ascoltare e si diresse verso la stanza. Il signor Hiou sembrava quasi rassegnato.
Il suo sguardo si posò improvvisamente su di me e io mi ricomposi. << Il mio pranzo è nel mio ufficio? >> chiese
<< Si, signor Hiou. >> risposi prontamente.
<< Ottimo. Ammetto che te la sei cavata bene. Complimenti per aver rispettato tutti gli orari. Ti concedo la pausa pranzo in anticipo. Finita quella puoi tornare al tuo lavoro. >>
“INIZIARE, piuttosto...” pensai, ma preferii non dirlo ad alta voce.
<< Ottimo lavoro. Vai pure. >> concluse e tornò nella sala riunioni.
Fissai la porta e, lentamente, sul mio volto apparve un gran sorriso. Non si era lamentato di nulla! Era andato tutto bene! Avevo addirittura ottenuto un piccolo “premio”!!!
Mi diressi saltellando verso l’ascensore. Mi sentivo soddisfatta. “Sembra che ora le cose andranno per il verso giusto.” Pensai ridacchiando. Mi avvicinai all’angolo del corridoio e, appena girato per la mia direzione, il mio cuore si fermò di nuovo. Ma questa volta non era l’emozione nel vedere il vicepresidente Kuran. Era un altro tipo di emozione. Avevo la punta affilata di quella che sembrava essere una spada a due millimetri dal mio naso.

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Capitolo 7
*** Pausa pranzo ***


Col cuore che ormai aveva smesso di battere, rimasi immobile a fissare davanti a me. Quando il mio cervello ebbe elaborato l’immagine che avevo di fronte, il cuore riprese il suo battito a una velocità tale da superare anche il più folle batterista metal del mondo. La punta di quella che sembrava essere una spada era puntata a due millimetri dal mio naso. Non riuscii a muovere neanche un muscolo. Neanche per svenire. Finchè non sentii una voce che mi fece rendere conto che ero ancora viva: << Ah non sei quell’idiota. Peccato... >> disse e la spada si allontanò dal mio viso. Lentamente alzai lo sguardo, ancora incapace di parlare. Davanti a me c’era un ragazzo dai lunghissimi capelli blu con due lunghi ciuffi che cadevano in avanti ai lati della testa e il resto legati in una coda alta, vestito con una divisa strana, nera e con una giacca aperta lunga fino alle gambe. Aveva un’aria fiera e spavalda ma sembrava anche molto, molto arrabbiato. Senza dire più nulla si girò e si allontanò dandomi le spalle. Sentivo una vena sulla tempia pulsare freneticamente, un po’ per lo spavento un po’ per la rabbia.
<< Ehi!!! >> urlai. Il ragazzo si fermò e girò appena la testa.
<< Che vuoi? >> chiese con tono molto freddo, cosa che mi fece solo innervosire di più.
<< E lo chiedi??? Prima mi punti una lama contro la faccia e poi non solo non mi chiedi scusa ma te ne vai come se nulla fosse successo??? Ma che razza di modi! >> la mia voce tremava senza controllo, ma piano piano il mio cervello cominciò a riprendere lucidità e una domanda sorse spontanea: perchè mai qualcuno doveva portare una spada affilata in un ufficio???
Il ragazzo sbuffò << Pensavo che fossi qualcun altro, ma non ti ho uccisa nè ferita. Che altro vuoi? >> disse.
<< Come sarebbe? Almeno chiedi scusa, cavolo! >>
<< Tsk. Non ti ho fatto nulla di grave. >>
<< Ah, no, solo un infarto... >>
<< Esagerata. È per questo che non mi piacciono le donne... >> disse e tornò a camminare per la sua strada. Lo fissai esterrefatta e arrabbiata, ma non sapevo che fare. Non sembrava affatto intenzionato a dare anche solo spiegazioni.
“Yu! Ma insomma, che brutto modo di trattare una ragazza...” La voce proveniva da dietro le mie spalle. Mi girai e vidi uno dei partecipanti alla riunione del signor Hiou: un ragazzo dai capelli rossi, fascia verde con motivo di drago e benda sull’occhio. Mi si avvicinò sorridendo << Ti prego di scusarlo... Yu non è altro che un bambino capriccioso, arrogante e violento. >> disse e per poco non rischiò la vita. La lama del ragazzo dai capelli lunghi si scagliò su di lui, ma il ragazzo riuscì a parare il colpo con una specie di martello nero. Lanciai un urlo, spaventata, ma il ragazzo dai capelli rossi sembrava tranquillo. Anzi, addirittura divertito.
<< Ops... ho esagerato? >> disse ridendo
<< Non ho neanche sentito che hai detto, idiota. Ti aspettavo da prima per farti a pezzi. >> rispose l’altro, quasi ringhiando. Rimasi a fissare la scena assolutamente shockata. Non sapevo che fare. Dovevo chiamare qualcuno? Dovevo urlare? Ridere? Piangere? Preoccuparmi? Beh, forse un po’ per la loro salute mentale si...
Cercai di riprendermi e fare qualcosa << Ragazzi, per favore, così ferirete qualcuno! Voi stessi per primi! >> dissi, senza neanche pensare alle parole. Il ragazzo dai capelli rossi scoppiò a ridere e guardò il suo avversario << Tregua? La ragazza si sta preoccupando... >>
<< Tsk. >> rispose l’altro, abbassando l’arma << Che idiozia. Ecco perchè non mi piacciono le donne. Non si fanno mai i fatti loro. >>
<< Lo sai che è una frase molto equivoca? >> a questa risposta del rosso partì un altro fendente verso la sua testa, ma il ragazzo schivò in tempo << Ok, scusa, tregua. >>
Il ragazzo dai capelli lunghi (che a quanto pare si chiamava Yu) sbuffò e rinfoderò la spada. Senza neanche degnarmi di uno sguardo si allontanò, ancora furioso.
Il rosso mi sorrise << Tranquilla, siamo amici d’infanzia. >> disse con tono assolutamente tranquillo. “Ah, ecco... no, mi sembrava vi odiaste a vicenda.” Pensai, sorridendo solamente. Lui allungò un braccio << Scusa se non mi sono presentato. Io sono Lavi Bookman. Ti ho vista stamattina alla riunione. Portavi i caffè insieme ad Aidoh, giusto? >>
<< Già... >> risposi e gli strinsi la mano. Il suo sorriso si allargò di più.
<< Sei in pausa pranzo? >> chiese.
<< Si. Stavo andando verso l’ascensore per scendere in caffetteria prima che quel tipo tentasse di uccidermi. >>
<< Poverina. Dev’essere stato un bel colpo, eh? >>
<< Già. >> sospirai << Oggi le sorprese non finiscono mai... >>
<< Mi dispiace... Dai, non pensarci più. Andiamo a rilassarci con qualcosa da mangiare, ok? Sono in pausa anch’io. Ti accompagno. >> disse con un sorriso talmente radioso da illuminare la stanza. Sorrisi dolcemente e annuii.
<< D’accordo. >> risposi e ci dirigemmo verso la caffetteria, chiacchierando.
Quante persone stavo conoscendo... una più strana dell’altra... ma alcuni di loro erano davvero gentili, il che mi dava sicurezza.
Arrivati in caffetteria, ordinammo il nostro pranzo e ci sedemmo a un tavolino ad aspettare. Lavi parlava continuamente. Era molto simpatico ma a quanto pare ci teneva a far vedere quanto fosse forte e intelligente e questo mi metteva piuttosto a disagio. Quando arrivarono i piatti del pranzo, finalmente si fermò e iniziammo a mangiare. Lo osservai. Sembrava davvero affamato. Mangiava voracemente.
Finito il suo piatto fece un sospiro soddisfatto e si prese il ventre tra le mani << Buonissimo. Jerry è davvero un fenomeno in cucina. >> disse sorridendo contento.
Ridacchiai divertita << Già. È tutto buonissimo. >>
<< Non hai finito ancora? >> chiese e diventai leggermente rossa.
<< Ehm... >> ero indecisa se dire o no che quello troppo veloce era lui << Ecco... sono piuttosto lenta a mangiare. >>
<< Ah, capisco. Io forse sono troppo veloce, però. >> disse ridendo. << Ma mai quanto Allen >>
<< Allen? Il ragazzo dai capelli bianchi e il tatuaggio sul viso? >>
<< Esatto. Lo conosci? >>
<< Ho conosciuto anche lui stamattina. >>
<< Hai conosciuto davvero tanta gente, eh? >>
<< Già. >> risi. << Ma mi sembra strano... non mi sembra un tipo capace di mangiare più di un’insalata al giorno. >>
Lavi scoppiò in una risata fragorosa << Non sai cosa stai dicendo. Quel ragazzo è in grado di mangiare un elefante intero in meno di un minuto. >>
Sgranai gli occhi << Ma dai... >>
<< Basta dire questo: Sebastian e Jerry iniziano a preparare il suo pranzo appena arrivano in caffetteria, così per la pausa è TUTTO pronto. >>
Rimasi senza parole. Il cucchiaio con cui stavo mangiando il mio risotto mi cadde dalle mani, rimbalzando fragorosamente sul piatto. << Vuol dire che mangia praticamente tutto il menù!!! >>
<< Tutto il menù più alcuni suoi piatti preferiti. >>
<< Non posso crederci... assurdo... >>
Lavi rise ancora << Lo so, sembra impossibile a vederlo, ma è un pozzo senza fondo. >> all’improvviso il suo sguardo si fermò su qualcosa dietro le mie spalle e iniziò ad agitare un braccio << Yuuuuuuuuuuuuuu dai vieni qui! >>
Mi girai per vedere. Yu, il ragazzo con la spada, si stava avvicinando a un tavolo con un vassoio tra le mani. Girò seccato lo sguardo verso Lavi e sbuffò, ma si avvicinò comunque e si sedette a un lato del tavolo. Lavi sorrise << Non cambi mai. Sempre soba... Non ti va proprio di provare qualcosa di nuovo? >>
<< Perchè dovrei? >> rispose l’altro con tono molto freddo.
<< Giusto per variare la tua dieta. >>
<< A me piace la soba e mangio soba. Sono fatti miei come gestisco la mia dieta. >>
<< Ok, ok... >> rise Lavi. Non riuscivo proprio a capire come potessero essere amici, quei due. Yu era così freddo... faceva saltare i nervi.  Alzai lo sguardo su Lavi e presi un po’ di coraggio.
<< Potrei capire una cosa? >> chiesi. Il ragazzo sorrise.
<< Cosa? >>
<< Come mai vi aggredite in quella maniera? È pericolosissimo! E poi... >> esitai un attimo. << Una spada non dovrebbe essere portata in un luogo come questo. Non è sicuro. >>
Yu sbuffò e tornò al suo pranzo. Lavi rise << Non preoccuparti, tutti lo sanno. Anche Krad non dice niente. E poi Yu fa parte della sicurezza. >>
<< COSA??? >> urlai, senza rendermene conto. Ero davvero sorpresa. Lavorava nella sicurezza come Krad e si comportava in maniera per niente sicura all’interno dell’azienda. Assurdo!
Yu mi guardò nervoso << Cosa c’è di strano? >>
<< E lo chiedi? Dovresti controllare che tutto sia sicuro e invece te ne vai in giro a menare fendenti! >>
<< Tsk. Non sono affari tuoi. >>
“Certo, perchè il naso che stavi per tagliare non era il mio...” pensai.
Lavi ridacchiò << È che Yu è molto permaloso. Non gli piace neanche che lo chiami per nome. >>
<< Infatti. >> rispose l’altro << Piantala. >>
Lavi rise di nuovo << Visto? Il problema è che non sa affrontare le situazioni a parole e arriva subito alla violenza. Ammetto che mi sono sempre divertito a prenderlo in giro, quindi finisce che punta la spada contro di me. Non è mai riuscito neanche a ferirmi, però. Per fortuna ho ottimi riflessi. >> il suo sorriso si allargò radioso.
<< Non dire idiozie... >> rispose Yu << Ti sei già dimenticato di tutte le volte che ti ho mandato in ospedale pieno di lividi? E con le ossa rotte? Mai neanche ferito... tsk... che bugiardo. Anche se non è con la spada che ti ho colpito, non sei mai stato totalmente illeso. >>
Lavi abbassò lo sguardo, col viso pallido << Non ricordarmi certe cose... >>
<< L’hai voluto tu. >> rispose freddo l’altro, continuando a mangiare.
La scena era talmente assurda da risultare addirittura comica, facendomi ridere un po’. Lavi sospirò depresso ma all’improvviso sussultammo tutti. La porta della caffetteria si era spalancata. Il signor Hiou era furioso.

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Capitolo 8
*** Un po' di fortuna ***


Nella sala calò il silenzio. L’aura nera del signor Hiou aveva oscurato tutto lo spazio. Nessuno osava parlare, per la paura di essere preso di mira. Il giovane presidente si guardò intorno con gli occhi rossi di rabbia e all’improvviso urlò: << Dov’è Hanabusa??? >>
Nessuno parlò per diversi secondi, il che sembrò farlo innervosire di più. << Se lo state aiutando a nascondersi, vi licenzio tutti! >> ringhiò e iniziammo ad agitarci: chi si guardava intorno, chi tremava, chi mormorava. Eravamo tutti nel panico. All’improvviso sentimmo correre dall’atrio e il ragazzo biondo si avvicinò, fermandosi appena un passo più avanti del presidente per riprendere fiato, appoggiandosi alle sue stesse gambe. << Vi prego >> disse ansimando << Se il signor Hiou mi cerca ditegli che non ci sono. Sebastian, per favore fammi nascondere in cucina. >>
Calò di nuovo il silenzio. Aidoh si guardò intorno perplesso. Subito puntarono tutti l’indice verso di lui urlando << Ecco Hanabusa!!! >>
Il ragazzo sussultò << Ma che vi prende? >> si paralizzò improvvisamente. Dietro di lui, l’aura nera del presidente era diventata più densa. Praticamente palpabile.
<< Ciao, Hanabusa... >> sibilò il signor Hiou con un ghigno spaventoso. << Avevi intenzione di nasconderti, eh? >>
Il ragazzo iniziò a tremare e girò lentamente la testa << S-signor Hiou... salve... >> balbettò. Il ghigno del presidente si allargò.
<< Non la passerai liscia, stavolta. >> disse, facendo impallidire l’altro.
<< Mi...mi dispiace, signore... >> balbettò << Non volevo... io... ecco... >> si guardò rapidamente intorno e appena notò la mia presenza tese un braccio puntando l’indice verso di me. << Ero con lei! È stata anche colpa sua! >>
<< Come sarebbe? >> chiese il signor Hiou. Il mio sguardo passava rapidamente da lui ad Aidoh. Non riuscivo proprio a capire cosa fosse successo. E soprattutto non capivo cosa avessi fatto IO.
Aidoh mi fissava << Stavamo facendo discussione, ha provato a saltarmi addosso, io mi sono spostato e lei è finita sulla sua scrivania, facendo cadere tutto a terra. >>
Tutti spostarono lo sguardo su di me. Ero senza parole. Non riuscivo a dire nulla. Il presidente girò lentamente lo sguardo, fissandomi negli occhi con freddezza << Ma davvero... >> disse. Iniziai a tremare senza volerlo << I-io non ho fatto nulla! Sono stata in giro tutto il giorno per svolgere i compiti che mi ha affidato! Davvero! >> la mia voce tremava. Ero talmente agitata che non sapevo neanche cosa stessi dicendo.
<< Sta mentendo! >> urlò Hanabusa << È da stamattina che facciamo discussioni! >>
Il signor Hiou ci guardava pensieroso. Non sapevo come difendermi. Ero nuova lì, non poteva fidarsi di me ancora. Non mi conosceva. Di nuovo, il suo sguardo di fermò su di me.
<< Nel mio ufficio. ORA! >> disse e fece per andarsene. Hanabusa ghignò alle sue spalle << Anche tu, biondino. >> concluse il presidente, per poi allontanarsi. Così com’era apparso, il ghigno del ragazzo scomparve lasciando il posto a un’espressione terrorizzata.
Poggiai i gomiti sul tavolo e mi portai le mani tra i capelli. Era già finito il sogno. Ora che potevo tornare al mio lavoro... che depressione! Lavi mi guardò preoccupato << Avanti, vedrai che se spieghi bene com’è andata la giornata tutto si risolve. Hai avuto tante cose da fare. >>
Sospirai << Mi manderà via, me lo sento... >>
<< Tsk. >> rispose Yu << Quello non ha buttato fuori nemmeno Hanabusa, che ha fatto danni da miliardi di dollari fin dal primo giorno... >>
<< Ma sembra non essere il mio giorno fortunato... >> sospirai di nuovo e crollai con la testa sul tavolo, lasciando andare le braccia, tirate verso il pavimento dalla forza di gravità.
Lavi mi diede una pacca sulla spalla << Coraggio... >> disse, ma non riuscì a finire la frase.

VI DECIDETE AD USCIRE DALLA CAFFETTERIA O DEVO VENIRVI A PRENDERE CON LA FORZA???

Era la voce del signor Hiou dall’altoparlante della caffetteria.
<< Ma come cavolo ha fatto ad arrivare così in fretta??? >> chiese Lavi perplesso.
Non dissi nulla e mi alzai con lo sguardo basso. Mi incamminai verso la porta quasi barcollando. Sembrava dovessi andare al patibolo...
Mi avvicinai ad Hanabusa. Stava già piangendo. Si, stavo andando al patibolo.
Sospirai << Andiamo, o si arrabbia ancora di più. >> dissi, ma lui mi guardò malissimo, sbuffò e si allontanò. “Ma che tipo!” pensai, ma cercai di far finta di nulla e mi incamminai per l’ennesima volta verso l’ascensore.

Arrivata a destinazione, bussai alla porta chiusa << È permesso? >> chiesi.
<< Mi pare ovvio. >> rispose il signor Hiou dall’interno << Aspetto da tempo immemore. >>
Sospirai ed entrai. Mi chiusi la porta alle spalle e mi avvicinai alla scrivania, accanto ad Hanabusa. Il ragazzo era rigido, con la testa bassa stretta tra le spalle.
Il presidente ci fissò nero in volto << Ora, cortesemente, spiegatemi che è successo. >> disse scandendo le parole.
<< È stata lei! >> urlò subito il biondo puntandomi il dito contro << Mi ha spinto, come le ho detto! >>
<< Ma non è vero per niente! >> risposi.
<< Si che lo è! Sei scattata quando ho detto che il signor Kuran non ti guarderebbe neanche se gli passassi a due millimetri dal naso. Perchè sai che è così. >> disse lui con un ghigno.
Diventai improvvisamente rossa e iniziai a balbettare << M-ma che c’entra questa cosa??? La cosa da fastidio a te, non a me! E comunque il signor Kuran non c’entra nulla con questa storia! Ma... ma comunque... che cosa c’entra??? >> il mio cervello era completamente fuso. Non capivo più cosa stessi dicendo.
Le nostre voci si accavallarono l’una sull’altra in un litigio assolutamente infantile che fece perdere completamente la pazienza al giovane pesidente. << PIANTATELA IMMEDIATAMENTE!!! >> sbraitò, infatti, questo alzandosi con uno scatto e sbattendo le mani sul piano della scrivania, facendoci sobbalzare dallo spavento. << Bene. >> continuò, sedendosi di nuovo. << Ora vi dico io come sono andate le cose: Hanabusa ha portato dei documenti che gli avevo chiesto nel mio ufficio ed è inciampato come suo solito, cadendo sulla scrivania. Quando si è alzato, i suoi vestiti sono rimasti impigliati in qualcosa sul vassoio del mio pranzo, trascinando tutto a terra e rovinandomi la giornata. La ragazza non poteva essere qui dato che in quell’esatto momento, ovvero alle dodici meno un quarto, era alle prese con Cross. Il colpevole sei tu, Hanabusa. Non puoi negarlo. >>
Il ragazzo rimase impietrito << Ma... ma come... >> balbettò.
Il signor Hiou ghignò e alzò una mano per indicare un punto dietro di lui. Spostammo lo sguardo per capire. Stava indicando una telecamera attaccata al soffitto. << Telecamere a circuito chiuso, Hanabusa... >> disse << Se te ne fossi dimenticato, questa azienda ha un forte potere sul mercato e necessita sistemi di sicurezza ovunque. >>
“Lasciando libero per i corridoi un pazzo armato di spada?” pensai. Ma data la tensione del momento, preferii non dirlo.
Hanabusa divenne pallido più di un cadavere. A quanto pare si era davvero dimenticato delle telecamere. Il presidente giunse le mani davanti al suo volto, intrecciando le dita e fissando il biondo negli occhi con uno sguardo freddo e deciso << Non so cosa tu abbia contro questa ragazza e neanche mi interessa, ma non accetto di essere preso in giro. >> La sua aura nera ricominciò a oscurare la stanza. Potevo sentire la pianta accanto alla finestra dietro di lui soffocare per la pressione. Un nuovo ghigno fece la sua comparsa sul suo volto << Ma forse so come fartela pagare... >> sibilò compiaciuto. << Da oggi fino a quando te lo dirò io, sarai il suo assistente personale. >> concluse.
La mascella di Hanabusa non resse. Se non fosse stata attaccata alla testa si sarebbe sfracellata contro il pavimento. << C...c-c...c-c-c-c-c-c... >> balbettò senza controllo. Il signor Hiou parve divertito. << Ti piace l’idea? >> chiese spostando lo sguardo su di me.
Non sapevo cosa rispondere. Lo ammetto: ero divertita all’idea di avere un assistente personale. Non ero mai stata il capo di nessuno. La cosa mi incuriosiva e allo stesso tempo mi imbarazzava << Beh, se questa è la sua decisione... >> risposi e il suo ghigno si allargò.
<< Molto bene. >> disse << Allora è deciso. Tornate al lavoro. Non voglio più vedervi per qualche giorno. >> fece ruotare la sedia verso la finestra, dandoci le spalle.
<< Con permesso... >> dissi e mi avvicinai alla porta. Aidoh era ancora fermo a fissare la scrivania << Andiamo, Hanabusa. La pausa è finita. >> la mia voce era involontariamente allegra. Il ragazzo iniziò a singhiozzare e mi seguì senza dire nulla. Cascate di lacrime scorrevano sulle sue guance. Sorrisi e mi diressi (finalmente) verso il mio ufficio.

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Capitolo 9
*** Non si smentisce mai ***


Ci incamminammo verso il mio ufficio. Non potevo fare a meno di saltellare per la felicità. Le cose non mi erano mai andate così bene: nonostante le prime disavventure, il mio impegno era stato riconosciuto e avevo anche un assistente personale. Girai appena lo sguardo verso Aidoh, che camminava depresso alla mia destra << Tranquillo, non sono il tipo di persona che ama umiliare il prossimo. A meno che non mi arrabbio seriamente, ovvio. >> tornai a guardare avanti, ma sentii borbottare il mio assistente << Tsk, mi prende anche per il cu... >> << Ti sento anche se parli a bassa voce, sai? >> dissi senza fargli finire la frase e lui sospirò. A dire il vero neanche mi importava quello che aveva detto. Ero troppo felice per pensarci. Ma meglio non dirglielo.
Arrivammo al dipartimento contabilità e mi sedetti al mio posto, spostando le mie cose e appendendo il cappotto alla sedia. << Ah! >> esclamai << Ho dimenticato di dare i soldi al bar per il pranzo e per il tè! >> mi affrettai a frugare nella borsa. Presi il portafoglio e contai le banconote << Mmm... ecco, ora sono giuste. >> le passai ad Aidoh con un sorrisone radioso << Ti dispiace portarle tu a Sebastian? Ho bevuto un tè prima di svegliare Cross e ho preso un risotto ai funghi per pranzo. >> Aidoh prese le banconote sbuffando e le mise nella tasca del suo pantalone << Che domande... neanche potessi rifiutare... >> borbottò di nuovo, allontanandosi. Sorrisi guardando nella sua direzione finchè non sparì del tutto e iniziai a guardarmi intorno. Dovevo incontrare il capo ufficio prima di iniziare il  mio lavoro, ma dato che metà mattinata era passata facendo altro, non avevo ancora conosciuto il mio vero team. Osservai bene l’ambiente: c’erano un sacco di scrivanie. Tutti erano indaffarati, chi a scrivere, chi a parlare al telefono e sempre tutti accompagnati dalla loro tazza di caffè. Mi sentivo a mio agio in un ambiente così.
Notando il mio sguardo, fermo su di lui senza volerlo, un ragazzo bassino dall'aspetto per niente adulto mi si avvicinò. Era vestito con una semplice camicia e pantaloni formali da ufficio, ma aveva dei capelli lunghissimi e viola, raccolti in una lunga treccia e tenuti alti sulla fronte da una fascia rossa che lo rendevano piuttosto stravagante. I suoi occhi erano di un rosso acceso come quelli di Sebastian. Arrossii senza accorgermene. Sembrava un bambino coccoloso da strapazzare senza sosta.
<< Ehm... potresti smetterla, per favore? È imbarazzante... >> disse lui quasi sussurrando per l'imbarazzo. Il suo viso era completamente rosso. Non mi ero resa conto di aver iniziato istintivamente ad accarezzargli la testa, neanche fosse un cagnolino. Diventai completamente rossa anche io e tirai subito indietro la mano << S-scusa! Mi dispiace tantissimo! >>
Il ragazzo sospirò << Tranquilla, lo fanno tutti... >> poverino, doveva essere demoralizzante per lui. Cercai di sorridere più spontaneamente possibile << Scusami, davvero... Ehm... comunque... volevi dirmi qualcosa? >> il rossore delle sue guance iniziò piano piano a svanire << Ho notato che ti guardavi intorno e mi chiedevo se stessi aspettando qualcuno. >>
<< Beh, in effetti volevo parlare col capo ufficio. Sai, è il mio primo giorno di lavoro qui e conosco ancora poche persone. >>
<< Di che dipartimento sei? >>
<< Contabilità. >> risposi arrossendo ancora un po' << Mi dispiace per il ritardo, ma il signor Hiou mi ha trattenuta per mezza giornata... >>
<< Oh, quindi hai già conosciuto il signor Hiou! >> rispose lui tutto allegro << Sei stata fortunata a poter parlare con lui già dal primo giorno. >>
<< Ehm... si, diciamo di si... >> non sapevo se raccontargli tutto oppure no. Non volevo ripensare alle mie disavventure. Notai lo sguardo interrogativo del ragazzo e continuai << Lasciamo stare. Comunque, il mio nome è Sarah. >> sorrisi
<< Molto piacere, io sono Chrono. Ora che ci penso, è una settimana che si parla di un nuovo impiegato nel nostro ufficio. Devi essere tu, allora. E credo tu sia anche il nuovo capo di Hanabusa, giusto? >>
<< Wow, la notizia ha fatto già il giro dell'azienda, vedo. >> risposi con un sorriso smagliante << Il signor Hiou era molto arrabbiato con lui e ha deciso di farlo diventare il mio assistente personale. >>
<< Ah... >> disse Chrono un po' imbarazzato << Poverino... >>
Sobbalzammo improvvisamente allo squillo di uno dei telefoni sulle scrivanie. Iniziammo a ridacchiare subito dopo, mentre uno dei colleghi rispose alla chiamata << Troppo silenzioso, eh? >> disse Chrono ridendo
<< Già. >> risposi alla stessa maniera. Il divertimento, però, finì quasi subito quando l'impiegato che aveva risposto si girò verso di noi << Sapete chi è Sarah? >> chiese.
Alzai una mano timidamente << Ehm... sono io. >>
<< La chiamata è per te. >> disse lui. Mi alzai subito e mi avvicinai a lui, prendendo la cornetta del telefono e avvicinandola all'orecchio. << Pronto? >>
<< Sei tu una certa Sarah? >> La voce era piuttosto profonda, ma non sembrava quella di nessuno dei colleghi che avevo conosciuto. Tirai un sospiro di sollievo. Pensavo fosse il signor Hiou.
<< Si, sono io. È successo qualcosa? >>
<< Ebbene si. Mi dispiace chiamare così all'improvviso, ma sembra che il tuo assistente abbia combinato un guaio bello grosso che rovina l'immagine dell'azienda. >>
<< Ah... posso sapere di che si tratta? >> chiesi. Sapevo che me ne sarei pentita.
<< Ha provato a pagare il tuo conto con delle banconote false. >>
Sentii il mondo crollarmi addosso di nuovo. Ero una contabile e il mio neo assistente stava truffando l'azienda. Che vergogna... << Ehm... a-arrivo subito >> balbettai imbarazzata
<< Ottimo. Siamo alla reception. Ti aspettiamo qui. >> concluse la voce, riattaccando il telefono.
Sospirai e guardai Chrono << Un po' capisco il signor Hiou... >> l'altro rise imbarazzato ma non aggiunse nulla. Il biondo doveva essere conosciuto proprio da tutti...
Presi per l'ennesima volta l'ascensore per raggiungere la reception e lì trovai Aidoh ancora depresso e un uomo alto, con la pelle olivastra, i capelli neri scompigliati e degli occhi dorati. Indossava una camicia bianca aperta da due o tre bottoni e dei pantaloni formali con una catenella pendente sul lato destro, a cui è legato un portachiavi a forma di farfalla nera.

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