Bond Of Souls

di Vanilla_91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri sconvenienti ***
Capitolo 2: *** Proposte inaspettate ***
Capitolo 3: *** Imparare a conoscersi ***
Capitolo 4: *** Segreti al chiaro di luna ***
Capitolo 5: *** Chi mente? ***
Capitolo 6: *** Vite separate ***
Capitolo 7: *** Di nuovo insieme? ***
Capitolo 8: *** Anime legate ***



Capitolo 1
*** Incontri sconvenienti ***


La vita era stata estremamente generosa con lui e non aveva mai provato vergogna nell'ammetterlo.

Quella sensazione d'orgoglio smisurato che provava per il suo mondo perfetto si acuì quando i suoi occhi si posarono sulla figura slanciata della sua fidanzata.

Stava con Kikyo da ormai due anni e lei era la compagna perfetta, ne era sicuro.

Era un po' gelosa, ma riusciva facilmente a comprenderla visto il tipo di vita che conduceva.

Il ticchettio pesante della vecchia sveglia, posta sul comodino alla sua destra, lo portò a spostare lo sguardo.

Era notte fonda, ma lui non riusciva a dormire. Qualcosa lo inquietava, una sensazione strisciante e appena accennata,ma che portava i nervi a tendersi.

Sbuffò, spazientito dai suoi stessi pensieri.

Il giorno successivo sarebbe stato faticoso, la conferenza stampa alla quale doveva partecipare era molto importante.

Si rigirò nel letto, cinse la vita della fidanzata e attirò quel corpo caldo e perfetto più vicino al suo, nella speranza di ritrovare un po' di quiete e cedere al sonno.

Non funzionò, l'indomani mattina sarebbe arrivato lento, dopo una notte resa inquieta da mille pensieri.

 

 

 

 

-Dici davvero, Kagome? Sapessi come ti invidio.-esordì Sango, entusiasta.

-Invidiarmi? Tu devi avere qualche rotella fuori posto, amica mia.-

-Su, Ka-chan, sai perfettamente cosa intendo. Avrai la possibilità di incontrare InuYasha Von Taisho. È l'idolo del momento.-

-Sai che non ho tempo da perdere dietro a queste cose.- replicò, sostenuta.

Sango la fissò, accigliata e divertita al tempo stesso.

-Ma non eri tu che fino a pochi giorni fa lo lodavi e veneravi?-

Kagome arrossì, colta in fallo.

-V..veneravo? Io non venero nessuno!-

-Oh, si vede che è un ragazzo gentile. Uno dei pochi a cui la notorietà non ha dato alla testa. E poi è sempre così gentile con le sue fan.- la imitò, con tono isterico, l'amica.

-Sì, è vero, lo apprezzo come persona e non si può negare che sia un bellissimo ragazzo, ma questo non significa che andrò in delirio ogni volta che sento il suo nome.-

-Non si tratta di questo,ma pensa che avrai la possibilità di incontrarlo questa sera.-

-No, Sango, il fatto che la sua conferenza stampa si tenga proprio nell'hotel dove lavoro non significa nulla. Mentre lui sarà vestito con i suoi abiti migliori e intento a sorridere a questa o a quella telecamera, io sarò affaccendata a rassettare camere.- borbottò.

Aveva 19 anni e non si vergognava del suo lavoro. I soldi che guadagnava le servivano per la sua famiglia e per realizzare il suo sogno di iscriversi all'università.

Trovare un'occupazione non era stato semplice per una ragazza senza alcuna esperienza o referenza, ma alla fine, gentilmente, il direttore del hotel, l'aveva assunta come cameriera.

Era faticoso. L'ambiente di lavoro era competitivo e stressante. Il direttore pretendeva la perfezione e non le era lasciato nessun margine d'errore.

Tuttavia, era grata per quel lavoro, anche perché le permetteva di trascorrere non poche ore lontana da casa.

Posò l'occhio sul suo vecchio orologio da polso e una smorfia corrucciata le si disegnò in volto.

-Devo andare, il direttore ci ha chiesto di arrivare a lavoro con qualche ora d'anticipo per organizzarci al meglio. Vuole che tutto sia perfetto.- dichiarò, lasciando qualche yen sul tavolo per pagare la loro consumazione.

-Non conosco questo tipo, m direi che mi sta già antipatico. Il solo modo in cui ne parli è sufficiente a farmi rabbrividire, Kagome.- dichiarò Sango, seria.

-Non ti sbagli, amica mia. Il signor Naraku è un uomo che dà i brividi. È sempre così serio, preciso, autoritario. Per lui esiste solo la perfezione, sbagliare è da stupidi, da inefficienti quindi non è ammesso.-sussurrò, pensierosa.

Scambiò qualche altra parola con Sango, prima di congedarsi.

 

 

Corse lungo le vie di Tokyo, fortunatamente l'albergo non era lontano, appena a pochi isolati di distanza.

Entrò dall'entrata posteriore, come sempre. Il Mandarin Oriental Hotel era il più lussuoso di tutta la capitale. Conosciuto per l'élite che lo frequentava, per il buon nome del suo direttore e per la serietà del suo personale.

Gli ambienti erano ricercati, curati nei minimi dettagli dai più rinomati stilyst per interni. Il marmo levigato donava ampia luce alla hall, i preziosi lampadari creavano con il loro bagliore un'atmosfera confortevole e gli arredi di classe conferivano personalità ed eleganza ad ogni ambiente, concordando il tutto in un perfetto e delicato equilibrio.

La palestra, il centro benessere, le ampie sale, le numerose piscine, i campi da golf e tanto altro offrivano ogni genere di svago agli ospiti; Ma la cosa che maggiormente Kagome adorava, era la spettacolare vista che offrivano le suite situate agli ultimi piani.

Le ampie vetrate si aprivano su Tokyo, incorniciando quella magnifica e frenetica città e sullo sfondo il monte Fuji faceva la sua maestosa figura.

Si recò in fretta,nonostante fosse in netto anticipo, nelle camere riservate al personale. Si cambiò,

indossando la sua uniforme blu.

A differenza di altri alberghi della capitale che proponevano divise più anonime, il direttore aveva scelto per il personale di servizio uniformi classiche.

Le donne di servizio, tutte giovani e di bella presenza,indossavano un abito blu, con la gonna leggermente svasata. La gonna, per parere di Kagome, era corta, non troppo da risultare volgare, ma sicuramente sufficiente ad attirare gli sguardi di alcuni uomini.

Sistemò i capelli in una coda alta, in modo che non le creassero disturbo e attese l'arrivo degli altri colleghi.

Quando giunse il responsabile del personale, il signor Hamamura, si disposero tutti di fronte a lui, per l'assegnazione dei compiti.

-Noto con piacere che siete tutti presenti. Oggi, signori, il lavoro sarà diverso. La conferenza stampa che ospiteremo è molto importante, ma non per questo gli altri ospiti del nostro complesso devono sentirsi trascurati o mal serviti. Il nostro buon nome ne risentirebbe e noi non vogliamo questo. A tal proposito sarete divisi in gruppi di lavoro attentamente studiati, affinchè tutto si svolga in un clima di serenità e senza intoppi.

Le vostre incombenze sono dettagliatamente descritte nei prospetti, per qualsiasi chiarimento, resto a vostra disposizione. Fate del vostro meglio, signori.- dichiarò, prima di congedarsi.

Un foglio con le direttive e le mansioni ben specificate venne consegnato ad ogni membro dello staff e Kagome tirò un sospiro di sollievo quando apprese che a lei sarebbero toccati i piani intermedi.

Non avrebbe avuto nulla a che fare con il disordine della conferenza e neanche con i clienti più facoltosi, di solito i più arroganti.

Sentì, accanto a sé, Ayame, sospirare pesantemente.

-Cosa succede?- le domandò.

-Mi toccano i piani superiori e oggi ho la testa altrove.-le rispose la ragazza.

Ayame aveva all'incirca la sua età, ed era una delle poche ragazze con cui era riuscita a socializzare. Aveva sempre mostrato un carattere allegro, ma da quando al suo compagno avevano diagnosticato una terribile malattia, il suo viso appariva scavato e tirato.

-C'è qualcosa che posso fare?-

-No,ti ringrazio, Kagome, sei sempre molto gentile.- sussurrò, sforzandosi di sorridere. -Questo lavoro mi serve, ora più che mai, ma conciliare tutto è un gran casino. Koga ha cominciato le terapie, ma rifiuta di restare in ospedale e questo mi costringe a fare avanti e indietro. In più temo di non riuscire ad assisterlo nel migliore dei modi. È sempre stato un uomo forte, ma quello che gli sta accadendo l'ha cambiato. C'è molta tensione tra di noi e ho sempre paura di sbagliare,di dire qualcosa che potrebbe ferirlo.- sospirò.

-Mi spiace molto, Ayame. Purtroppo riesco a capire perfettamente la situazione che stai vivendo.

Porta pazienza, sono sicura che i medici riusciranno ad aiutarlo e le cose andranno meglio.

Dopo la tempesta, c'è sempre il sereno.- la rincuorò.

-Grazie, Kagome, sei una bella persona. Ora sarà meglio metterci a lavoro, altrimenti grande capo ci sbatterà fuori.- scherzò, facendo sorridere l'amica.

 

Fu un pomeriggio faticoso. La presenza di InuYasha Von Taisho aveva portato ad un picco delle prenotazioni, le fan avevano circondato l'hotel nella speranza anche solo di incrociarlo e i giornalisti avevano riempito la sala d'ingresso.

Kagome svolse i suoi compiti con solerzia, controllando più volte che tutto fosse perfetto e solo allora raggiunse nuovamente i piani inferiori, riservati al personale, per concedersi qualche minuto di meritato riposo.

Si accomodò su una delle sedie, sorseggiando un thè caldo. Si guardò intorno, ma di Ayame non c'era traccia e la cosa la preoccupò.

Quando la rossa entrò nella stanza, trafelata, la sua agitazione si acuì.

-Ayame, cosa succede?- le domandò, andandole in contro.

-Kagome, sono nei pasticci.- balbettò l'altra, guardandosi freneticamente intorno.

-Calmati e dimmi cosa ti è successo!-

-Stavo rassettando la camera di Von Taisho, ma avevo la testa altrove. Quando il facchino ha consegnato la sua valigia mi è stato raccomandato di riporre gli abiti nell'armadio. Ce n'erano alcuni da donna, tra cui uno bellissimo interamente di seta. Ti giuro che non l'ho provato, ho semplicemente immaginato di indossarlo guardandomi allo specchio, ma mentre mi voltavo per posarlo sono inciampata nella stoffa, strappandola.- sussurrò, disperata.

Lacrime di agitazione e paura le rigarono il viso pallido.

-Sapevo che sarebbe stato meglio non venire oggi, ma i soldi mi servono. Mi licenzieranno e Koga morirà perché non potremo più permetterci le cure.- latrò, disperata.

Kagome avvertì una profonda pena per l'amica. Sapeva che la sua idea l'avrebbe messa nei casini, ma non riuscì a tacere.

-Calmati, Ayame, possiamo tentare di aggiustare le cose.-

-No, Kagome, non c'è più nulla che si possa fare.-

-Invece sì.- esclamò risoluta, costringendo l'amica a risollevare il volto. -Dimmi, lo strappo è molto accentuato?- si informò.

-Non molto, lo strascico non è di seta.-

-Bene, questo ci aiuterà e renderà il tutto meno evidente!-

-Che cosa pensi di fare?-

-Namida, una delle addette alla sartoria, ci aiuterà, o almeno spero. È sola con tre bambini, qualche soldo in più le farà comodo. Dobbiamo solo sperare che possa provvedere a tutto subito perché ormai manca poco al termine della riunione.-

-E' un'idea folle.- piagnucolò la rossa.

-Lo so,ma è l'unica cosa che può salvarci.- sospirò. -Dovrai tenere d'occhio il signor Von Taisho, mentre io mi occuperò di portare l'abito dalla sarta e poi nella camera che hanno prenotato. Con l'aiuto dei Kami riusciremo a toglierci da questo pasticcio.-

 

 

 

La conferenza stampa era andata meravigliosamente e Miroku, il suo agente, non aveva smesso neanche per un attimo di complimentarsi con lui. Le domande dei giornalisti, come sempre, erano state mirate, invadenti, volte a scavare nel suo presente e nel suo passato, ma lui era riuscito a gestirle con facilità e mantenendo il sorriso.

Una pioggia di nuove offerte lo aveva colto impreparato, ma aveva lasciato che fosse Miroku ad occuparsene. Gestiva i suoi affari egregiamente e l'amicizia che li univa, lo portava a fidarsi completamente di lui.

La presenza di Kikyo lo rilassò.

-Tesoro, devo ammettere che questo hotel è fantastico. Migliore di tutti quelli in cui abbiamo soggiornato finora.- constatò, guardandosi intorno.

-Sì, è vero.- asserì, tentando di chiudere il discorso.

Non era mai stato un uomo di molte parole. Aveva temuto che quel lato scostante del suo carattere avesse potuto intralciare la sua carriera, ma al contrario le sue fans impazzivano per quello che definivano un uomo misterioso e altero.

-Sono curiosissima di vedere la nostra suite.- esclamò, allegra la donna.

-E io di testarla.- replicò, il ragazzo, malizioso, cingendo la vita della propria compagna.

 

 

Kagome stentava a credere che tutto fosse filato liscio. Namida aveva preteso una cifra assurda, ma lei non aveva potuto rifiutare. Il danno, fortunatamente, era di piccola entità e la riparazione praticamente invisibile ad occhio nudo.

Con il pass consegnatole da Ayame entrò silenziosamente nell'elegante camera e in fretta ripose il prezioso abito nella spaziosa cabina armadio.

Diede un'occhiata intorno, per assicurarsi che tutto fosse perfetto, nel timore che l'amica, presa dall'agitazione, avesse potuto dimenticare qualcosa.

Era pronta ad uscire, quando sentì la scheda per l'apertura strisciare nell'apposito supporto e la porta spalancarsi.

Il cuore le balzò in petto e commettendo il più grande dei suoi errori corse a ripararsi in bagno.

 

 

InuYasha non diede il tempo alla sua compagna di guardarsi intorno. Le loro labbra erano già incollate e le sue mani la stavano spogliando, impazienti, vogliose.

Kikyo gemette quando le dita dell'uomo si chiusero sulla rotondità del suo seno, ma ridacchiando l'allontanò da sé.

-InuYasha,non essere frettoloso. Abbiamo tempo per questo, ma prima ho fame.-

-Cosa? Vuoi mangiare, ora? Non potresti farlo dopo? Io ho fame di te.- si lamentò, infastidito.

-Nulla da fare. Questo posto mi affascina e ho intenzione di vederlo tutto visto che domani mattina dovremo andare via.-

-E questo che significa?-

-Che adesso tu andrai a farti una doccia, mentre io me ne andrò un po' in giro. Visiterò il centro benessere,quindi tu fa con comodo. Ah, dimenticavo, ho già prenotato un tavolo per noi due.-

-Ma, Kikyo..- tentò,di ribellarsi lui.

-Niente ma, quando torneremo stasera avrai ciò che vuoi. Nel frattempo, tesoro mio, pensa a come sarà bello.- gli sussurrò, maliziosa, prima di scoccargli un sonoro bacio e andare via.

-Vedi un po' tu questa.-si lamentò il ragazzo.

Si guardò in giro e la tentazione di chiamare una delle tante amichette di Miroku fu forte, ma decise di lasciar perdere.

Seppur ogni tanto si concedeva una discreta avventura, non voleva rovinare le cose con Kikyo.

Si spogliò, lasciando cadere gli indumenti sul pavimento della camera. E con solo i boxer addosso si recò verso il bagno, deciso a concedersi un idromassaggio rilassante.

Spalancò la porta, ma sobbalzò quando si trovò di fronte una delle donne del personale.

-E tu chi cazzo saresti? Che ci fai nascosta nel mio bagno?- sibilò.

 

 

Kagome sentì le gambe tremare, udendo il tono nervoso di quella voce. Si era messa in un grosso guaio, un gigantesco guaio.

Fissò l'uomo che aveva davanti e arrossì per lo spettacolo che lui le stava offrendo.

L'aveva visto su numerose copertine e tabelloni pubblicitari, ma da vicino la sua bellezza era ancor più disarmante. I capelli neri erano corti e volutamente spettinati. I tratti del volto magnetici, lineari e virili. Gli occhi,scuri come la notte, profondi e intensi. E le labbra, carnose e tremendamente sensuali. La carnagione olivastra, forse frutto di qualche abbronzante, rendeva più esotica la sua amenità.

Era alto, con un corpo perfettamente proporzionato. Le spalle ampie, le braccia muscolose e erculee, con bicipiti arrotondati. Il petto glabro era disegnato da una serie perfetta di addominali.

Sì, la carriera di modello era quella che maggiormente avrebbe potuto valorizzare il suo aspetto estetico.

-Io..ecco..posso spiegarle, signor Von Taisho.- sussurrò.

 

NOTE DELL'AUTRICE:
Salve :D
Sì, sono qui con un nuovo prologo, ma prima che mi prendiatea bastonate premetto che sarà davvero molto breve quindi non interferirà in nessun modo con le altre che ho in corso..e poi almeno due posso considerarle già concluse :)
Questa pazzia ronzava da un pò nel mio cervello e alla fine, come accade sempre, ho deciso di cedere alla tentazione..non ho resistito!
Ringrazio tutti voi che siete giunti a leggere fin qui e sarei davvero felice di conoscere il vostro parere, visto che ultimamente siete diventati molto silenziosi xD
Un bacio a tutti voi e buona domenica:D
P.S. Lascio il link del nostro gruppo per chi avesse voglia di aggregarsi: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/

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Capitolo 2
*** Proposte inaspettate ***


-Posso spiegarle, signor Von Taisho.-
Sul volto del ragazzo si dipinse un'espressione di fastidio.
-Davvero? Sentiamo, quale scusante hai per esserti intrufolata  prima nella mia camera e poi nel mio bagno? L'orario delle pulizie non è forse passato da un bel po'?-
Kagome boccheggiò, in evidente difficoltà.
Non aveva nessuna scusante valida.
Il modello sospirò, visibilmente esasperato.
-Sentì, ragazzina, ho capito. Dimmi il tuo nome. così ti firmo un autografo e puoi andare via. Se ti aspettavi una foto direi che dovremo rimandare, visto il mio desabillè.- borbottò, indicando con le mani il fisico asciutto e nudo.
Kagome arrossì, al contempo imbarazzata ed oltraggiata.
L'uomo che le stava di fronte era ben diverso da ciò che si aspettava.

Era un ragazzino montato, un pallone gonfiato, esaltato dallo schiamazzo delle oche che gli correvano dentro.
Si morse il labbro per evitare di rispondergli a tono.

La sua posizione era già abbastanza compromettente, inimicarsi un ospite tanto gradito non avrebbe perorato la sua causa.
Nonostante il rossore le imporporasse ancora le gote, drizzò le spalle,assumendo un' aria più composta e risoluta.
-Signor Von Taisho, le assicuro che si tratta solo di un errore, uno spiacevole equivoco. Non era mia intenzione importunarla e non mi trovo qui in cerca della sua attenzione.- chiarì.
-Ah no?- chiese il ragazzo, sollevando un sopracciglio vagamente divertito.
-N..no, non sono minimamente interessata a lei, se non in qualità di nostro cliente, si intende.-
-Beh, in questo caso non mi hai ancora spiegato cosa ci fai qui, nascosta nel bagno della mia camera.- le fece notare.
Si appoggiò al lavabo, studiando la figura della ragazza che gli stava di fronte.
Era infastidito per quell'intrusione, ma anche divertito dal modo in cui la ragazzina rispondeva alle sue provocazioni.
La stava stuzzicando per il puro scopo di vedere il vermiglio che le colorava il volto aumentare.
-Io..ecco..Non ricordavo se avessi..portato gli asciugamani di riserva. Esatto, proprio così, sono tornata qui solo per assicurarmi di questo. Il nostro hotel offre un servizio impeccabile ai propri ospiti.-
Tentò di essere convincente, ma la sua voce tremò vergognosamente, rivelando tutto il nervosismo.
-E perché non ti sei palesata subito al nostro arrivo? Volevi forse controllare qualche altra cosa?- sghignazzò.
Kagome tacque, in evidente difficoltà.

Avrebbe voluto ribattere, ma la sua mente non le fornì una rapida soluzione.
Il silenzio calato fu interrotto da una voce proveniente dall'ingresso della suite.
-Amore, dove sei? Ho cambiato idea e sono tornata indietro.
Stavo pensando che potremmo trattenerci anche domani, se non hai impegni, e passare la giornata alla Spa. Un po' di relax ci farebbe bene. Amore, mi stai ascoltando? Dove sei, InuYasha?-
-Cazzo!- ringhiò il ragazzo.
Nella sua voce e nel suo atteggiamento non vi era più traccia di divertimento. -Questa proprio non ci voleva.-
-InuYasha, sei qui?- chiese Kikyo, raggiungendo il bagno.
La sua espressione cambiò immediatamente quando il suo sguardo si posò su Kagome.
Fissò prima la cameriera, agitata e con le gote arrossate, e poi il suo fidanzato, vestito solo dei boxer, mentre sulla sua fronte si disegnava una ruga di fastidio.
-Che cavolo sta succedendo qui dentro, InuYasha?-

 

L'ufficio del direttore era per Kagome un luogo del tutto ignoto. Si diceva che chiunque vi fosse entrato non avesse più messo piede nell'hotel e,per sua fortuna, fino a quel momento,  quell'ampia stanza arredata con ottimo gusto le era stata sconosciuta. 
Kikyo,  la bellissima fidanzata di InuYasha,  era arrivata nel peggiore dei momenti e il loro strano battibecco si era tramutato in un silenzio fatto di vergogna.
Gli occhi di Kikyo erano passati velocemente dall'aspetto scomposto di Kagome al corpo poco coperto del suo uomo, prima di diventare rosso di rabbia. 
Il ragazzo aveva tentato di spiegarle,  ma non aveva avuto molto successo.

Kagome era stata velocemente e scortesemente congedata,  ma a distanza di appena due giorni era stata convocata da Naraku Kanura. 
Il rispettabile direttore, con la sua aria austera e superiore le incuteva soggezione. 

Seduto comodamente alla sua scrivania, l'aveva invitata ad accomodarsi prima di cominciare a parlare. 
-Signorina Higurashi,  prima di convocarla qui ho dato un'occhiata alla sua scheda profilo. Lavora per noi non da molto,  ma a quanto pare il capo del personale ha un'ottima opinione sul suo conto. - esordì. 
-Grazie.. credo. - mormorò a disagio la ragazza,  spostandosi nervosamente sulla sedia. 
-Per questo mi ha molto meravigliato sapere quanto accaduto pochi giorni fa col signor Von Taisho. -
Kagome impallidì. 
-Il suo è stato un comportamento inammissibile che ha violato la privacy del nostro ospite.  Non so cosa superasse di ottenere,  ma non ammetto che accadano cose del genere nel mio hotel. In quanto nostra dipendente, saprà bene quanto sia importante e intoccabile la nostra immagine e non tollero che venga rovinata da malelingue e comportamenti sprovveduti.  Per tanto non ho altra scelta se non licenziarla. - dichiarò diretto ed asciutto,  fissandola negli occhi. 
Kagome scattò in piedi,  freddata da quella eventualità. 
Quel lavoro le serviva e non poteva permettersi di perderlo. 
Tentò di ribattere,  di dire qualcosa -l'avrebbe anche implorato se fosse servito a perorare la sua causa-,  ma il direttore la freddò. 
-Si risparmi scuse e suppliche,  Signorina.  La decisione è ormai stata presa e le pratiche avviate.  Sono stato cortese a chiamarla qui solo per comunicarglielo,non per altro.  Non ammetto errori,  non concedo seconde possibilità,  perciò preservi il suo orgoglio e vada via. - le intimò con tono freddo. 
La ragazza annuì, con aria assente.

Atterrita ed umiliata lascio l'ufficio, raccolse tutte le sue cose e corse via lasciandosi il lussuoso hotel alle spalle. 

 

 

InuYasha sospirò,  calando sul viso gli occhiali dalle lenti scure.  Si era sottoposto ad una noiosa intervista e la giornalista per tutto il tempo l'aveva scocciato con esplicite richieste.

Ma dov'era finito il tanto decantato senso del pudore femminile? 
Tutte quelle che incontrava erano pronte a finire nel suo letto troppo facilmente. 
Avrebbe fatto una chiacchierata con Miroku,al fine di chiarire un paio di cose. 

Era più che sicuro che il suo amico gli avesse fissato quell'intervista solo per far colpo sulla bionda,prosperosa e civettuola giornalista. 
Aumentò il passo,  desideroso di arrivare in fretta a casa. 
Non viaggiava con i mezzi pubblici,  odiava i luoghi eccessivamente affollati. 
La sua attenzione fu attirata da una voce concitata, proveniente da uno dei tanti negozi che costeggiavano la strada secondaria. 
-La supplico,io necessito davvero di questo lavoro. -
-Signorina,  mi spiace,  ma non posso aiutarla.  Lei non possiede i giusti requisiti.  Ora la prego,  non mi costringa a chiamare la sicurezza,  vada via! -
La donna che stava parlando annuì e a capo chino uscì. 

Urtò InuYasha e quando sollevò il viso, il sorriso del ragazzo si ampliò.

 

 

Chinò il capo e demoralizzata si avviò all'uscita. 

Aveva perso il lavoro da tre settimane e non riusciva a trovare null'altro. 

Era umiliante implorare, ma non aveva alternative.. i soldi le servivano. 
Aveva già fatto ricorso ai fondi che aveva riservato per l'iscrizione all'università, ma non aveva potuto evitarlo. 
Troppo assorta nei suoi pensieri investì qualcuno e quando sollevò il volto per scusarsi si paralizzò. 
InuYasha Von Taisho la sovrastata in altezza di un bel po'. 
-Allora,  ragazzina,  non stavi per scusarti?  Del resto dovresti,  mi sei letteralmente venuta addosso. - la provocò,  sghignazzando. 
Il volto della ragazza si oscurò.  Una gran rabbia le montò dentro. 
-Scusarmi?  Sei stato tu ad aver parcheggiato il tuo posteriore qui davanti.  Potresti anche spostarti,  il tuo spropositato ego impedisce la circolazione. -
InuYasha spalancò gli occhi, sorpreso da quel furore e da quell' aperta ostilità. 
Che ne era stato di quella cameriera timida che non faceva che arrossire e scusarsi? 
-Mh,  vedo che oltre che impicciona sei anche acida.  Che ne è stata di tutto il rispetto e la formalità che mostravi quando ti sei intrufolata nella mia camera per spiarmi? -
-Non era certo quella la mia intenzione,  stare a guardarti non mi interessa,  ho ben altro da fare.  Quella volta eri un ospite dell'albergo,  ma qui,  per me,  tu non sei nessuno. -
-Tsk, che caratteraccio,  ora capisco perché non riesci a trovare un lavoro.  Presumo che ti abbiano licenziata! Chi hai spiato questa volta?  -ghignò. 
Il cambiamento sul volto della ragazza fu repentino. 
Gli occhi fieri si riempiono di lacrime e quel volto giovane perse ogni traccia di colore e rabbia. 
-Che puoi saperne tu?  Per te deve essere facile,  vivi in un mondo dorato,  ma per me non è lo stesso.  Quel lavoro mi serviva,  ma tu dovevi riferire tutto al direttore.  A causa tua,  sono in grossi guai. Ma questo non ti è bastato, dovevi anche prendermi per i fondelli. Sei proprio un essere spregevole!- lo accusò. 
Tentò di oltrepassarlo,  ma InuYasha la bloccò,  afferrandola per un braccio. 
-Che vai dicendo?  Che significa che sei stata licenziata a causa mia?  Io non ho fatto parola con nessuno di quanto accaduto. - dichiarò serio e sincero. 
-Allora deve essere stata la tua fidanzata. -
-Possibile,  non saprei dirti. - proferì con noncuranza, scrollando le spalle. 
-Certo,  che vuoi che importi a te. - si lamentò lei,  tentando di andar via. 
-Aspetta! - La richiamo lui.  -Ti serve un lavoro, dico bene?  Io sto cercando una cameriera,  vieni a lavorare per me! - 
Il viso di Kagome si dipinse di meraviglia per quella proposta spiazzante ed inaspettata. 
Tentò di rispondere,  ma lui la precedette. 
-Aspetta a dirmi di no,  pensaci bene.  Se in qualche modo il tuo licenziamento è ricollegabile a me ne sono desolato,  non era ciò che volevo.  Se ho ben capito ti serve un lavoro,  ma fai fatica a trovarlo. Posso offrirti un contratto regolare e un buon salario in più sarai libera di andar via quando vorrai.  Mi pare un'occasione da non perdere. -
Kagome chinò il capo,  combattuta.  Avrebbe voluto rifiutare,  ma quando le sarebbe capitata un'altra simile opportunità? 
Per l'ennesima volta, ingoiò l'orgoglio. 
-Va bene,  ma non sarà per molto. - mormorò,  continuando a guardarlo con ostilità.



NOTE DELL'AUTRICE:
Ecco qua il secondo capitolo :D
Il ritmo è molto veloce, visto che anche questo capitolo può considerarsi di introduzione, ma siamo arrivati al punto: Kagome lavorerà alle dipendenze di InuYasha.Chissà che combineranno questi due quando si troveranno a stretto contatto :p
Se vi va, sarei felice di conoscere il vostro parere :)
Per il resto, a presto :D
P.S. Lascio qui il link del gruppo, per chi avesse voglia di iscriversi. Troverete un gruppo di matte, spoiler, le vostre autrici/ autori preferite e mille cose di cui poter discutere insieme :)
Siamo qui;https://www.facebook.com/groups/758064124210814/
Baci :D

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Capitolo 3
*** Imparare a conoscersi ***


Lo studio del commercialista, Seya Myoga , uno dei più rinomati a Tokyo e dintorni, era di dimensioni notevoli, ma assolutamente accogliente.
L'arredamento dai colori temperati e neutri rendeva l'ambiente fine ed ospitale.
Kagome aveva pazientemente atteso il proprio turno, finché, nell'orario concordato, una cortese segretaria la invitò ad accomodarsi nell'ufficio principale.

Espletarono ogni convenevole, prima che si trovasse, come una sciocca, da tempo imprecisato, a fissare il pezzo di carta che le era stato posto di fronte.
Si era concessa di leggere con attenzione ogni singola clausola del contratto e ne era rimasta soddisfatta, ma a lasciarla realmente spiazzata era stata la voce dove veniva specificata la sua retribuzione.
-Qualcosa non va, signorina Higurashi? Forse qualcosa le è poco chiara o forse aveva preso accordi differenti con il signor Von Taisho? Se così fosse non si senta in imbarazzo a dirlo. Sono qui a sua completa disposizione e se sarà necessario provvederemo a modificare la bozza del contratto. -dichiarò, gentile, l'uomo.
La ragazza deglutì, per sciogliere il nodo che le aveva serrato la gola e per favorire la fuoriuscita della voce.
-No, no, sono solamente sorpresa del compenso più che generoso. -ammise, candidamente.
-Ho semplicemente seguito le disposizioni del suo datore di lavoro. -chiarì il commercialista.
La ragazza si limitò ad annuire, pensierosa.

Non aveva più rivisto InuYasha dopo il giorno in cui si erano scontrati. Lui si era limitato a chiederle un recapito al quale contattarla, specificandole di dover attendere una sua chiamata.
Col silenzio prolungatosi diversi giorni, aveva anche avuto il timore di essere stata ingannata, ma proprio il pomeriggio precedente, quando la disperazione cominciava ad assalirla, aveva ricevuto la telefonata tanto attesa.
Non aveva parlato con InuYasha, lui non si era presentato neanche quella mattina, ma le importò poco.
Le era grata per l'aiuto, per averle concesso quella possibilità, ma l'unica cosa che le interessava era lavorare, non perdere tempo a battibeccare con un tipo borioso e che riusciva ad irritarla come mai nessuno prima.
-Se lei è d'accordo, a questo punto, io procederei con la firma, miss Higurashi. -
La giovane annuì e dopo aver rilanciato una veloce occhiata al contratto firmò, sentendo il cuore farsi più leggero.
-Ottimo, comincerà domani mattina. Kaede, la governante, le spiegherà tutto. Non abbia timore, è una cara signora. -
Attese che le fossero consegnate delle fotocopie di ciò che aveva appena firmato, prima di ringraziare calorosamente il signor Myoga e congedarsi.
Scese di corsa le scale dell'elegante condominio con il sorriso in volto.
Dopo tanto buio, quel martedì mattina le parve di riuscire a vedere un barlume di luce.
Ciò che avrebbe guadagnato lavorando a casa Von Taisho era il doppio di ciò che riusciva a racimolare in tante ore di lavoro all'hotel, mance incluse.
Quella piccola fortuna le avrebbe concesso di potersi prendere maggior cura di suo nonno e di risparmiare i soldi che le erano necessari per iscriversi all'università.
Forse, pensò, aver conosciuto InuYasha non era poi stata una disgrazia.

 

 

 

-Non posso che essere felicissima per te. -si complimentò Sango con l'amica.
Kagome annui, restituendole un sorriso tirato. Era uscita con la ragazza che considerava, praticamente, una sorella, nella speranza di ritrovare un po di quel buonumore sperimentato nella mattinata.
-Credimi, ero davvero euforica quando ho firmato quel contratto, mi era sembrata la soluzione a tutti i miei problemi. Sono rientrata a casa felice come non lo ero da anni, ma mi aspettava una brutta sorpresa. - sussurrò, mogia.
-Tuo nonno? - le domandò Sango allarmata.
-Sì, ha avuto un'altra crisi, peggiore delle altre. Sapendo di dovermi assestare ho chiamato l'infermiera che lo assiste e forse se non lo avessi fatto a quest'ora non sarebbe più qui. Siamo state costrette a chiamare un'autoambulanza, perché l'agitazione lo aveva reso violento. Il medico è stato chiaro, Sango, ormai il suo tempo sta per scadere. Si aggraverà giorno per giorno, non c'è scampo. Nemmeno mi riconosce più..-
-Vorrei davvero poter fare qualcosa, Kagome. -
-Piacerebbe tanto anche a me. Forse se avessi avuto maggiori disponibilità avrei potuto permettergli un trattamento sanitario migliore. -
Sango catturò le mani dell'amica tra le proprie, spingendosi sul tavolino che le divideva.
-Kagome, quello che sta accadendo a tuo nonno è una cosa triste, dolorosa ed ingiusta, ma non hai motivi per sentirti in colpa. Questa terribile malattia non ha una cura, ma tu hai fatto tutto ciò che era possibile per offrire a tuo nonno un trattamento medico adeguato. Hai accantonato i tuoi sogni e sei cresciuto in fretta per amore di un nonno che ha faticato ad accettarli, di più davvero non avresti potuto fare, amica mia. -
-Grazie, Sango. Se perdessi anche te non so cosa farei. - mormorò.
-Che sciocca! Non devi farli nemmeno certi pensieri; io sarò sempre al tuo fianco, amica mia. - la rassicurò, abbracciandola.

  •  

 

 

Da quel burrascoso martedì erano trascorsi quasi dieci giorni. La presenza costante di Sango era stato di enorme aiuto a Kagome per non soffocare nella disperazione, per quanto stava accadendo a ciò che restava della sua famiglia.
Il nuovo lavoro in casa Von Taisho, allo stesso modo, l'aiutava a mantenere la mente impegnata.
Come il signor Myoga le aveva preannunciato, Kaede, la governante, una gentile signora dai capelli grigi e le forme arrotondate dall'età, l'aveva accolta con calore.
Le ore di lavoro erano appena 5 e i turni le lasciavano comunque liberi la mattina o il pomeriggio, permettendole di dedicarsi alla cura del suo anziano nonno.
Le incombenze erano semplici, variegate e mai eccessivamente dure.
L'intero personale si era mostrato cordiale e disponibile, accogliendola nel miglior modo possibile.
Kaede, in particolar modo, sembrava essersi affezionata molto a lei e Kagome ricambiava quell'affetto sincero.
Ciò che davvero l'aveva sorpresa era stato il fatto di non aver mai visto InuYasha Von Taisho in casa, nemmeno di sfuggita.
Per quanto fosse ancora fintamente risentita verso il ragazzo per quel suo modo di provocarla e stuzzicarla, gli era profondamente grata.
Ci teneva a ringraziarlo e così una sera trovò il coraggio di porgere la domanda che da giorni le ronzava in testa alla gioviale governante.
-Kaede, mi chiedevo come mai il signor Von Taisho non faccia mai ritorno in casa. Non che siano affari miei, certo, ma mi sembra di non averlo mai visto durante questi 10 giorni. -
L'anziana sospirò, sorridendo.
- Non ti sbagli, bambina. InuYasha è così: uno spirito libero, selvaggio, non riesce a star fermo nello stesso punto troppo a lungo. Ogni volta che ne ha l'occasione va via, ma infine torna sempre. All'improvviso, quando meno te lo aspetti, te lo ritrovi in casa, come se non fosse mai andato via. -
-Potrebbe far ritorno anche tra molti giorni, quindi? - chiese.
Kaede scrollò le spalle.
- Potrebbe tornare domani o tra un mese, lo sapremo solo quando sarà nuovamente qui. -
Kagome annuì, prestando maggiore attenzione agli splendidi fiori che stava annaffiando e lasciando cadere l'argomento per non dare l'impressione di essere troppo interessata.


I successivi cinque giorni scivolarono tranquilli, abitudinari.

Le condizioni del nonno di Kagome si erano mantenute stabili, permettendo alla ragazza di tranquillizzarsi lievemente.
L'orologio segnava le 20:00 quando la giovane decise di concedersi una breve pausa.
Al termine del suo turno mancavano ancora due ore.
Posò il suo sguardo sulle vetrate delle portefinestre che conducevano su un ampio terrazzino. Si lasciò attirare da quel paesaggio suggestivo e incurante si affacciò al balcone.
La vista spettacolare le mozzò il fiato. La caotica Tokyo si estendeva di fronte a lei, che poteva ammirarla da una posizione riservata e privilegiata.

Il buio della notte era squarciato dalle mille luci e da una luna piena e bellissima.
-È uno spettacolo la città vista da qui, vero? -
La voce proveniente dalle sue spalle la fece sobbalzare.
Si voltò a fissare l'ultimo arrivato e arrossi.
-S.. signor Von Taisho, buonasera. - balbettò.
-Quanta formalità per una che l'ultima volta si è a malapena trattenuta dal mandarmi a quel paese. -la provocò.
Kagome arrossì maggiormente, per la rabbia, il fastidio e la vergogna.
Ricordava perfettamente la sfrontatezza e l'irriverenza che aveva sfoggiato l'ultima volta e non ne era pentita, ma da allora le cose erano cambiate. InuYasha era diventato il suo datore di lavoro e lei di quell'impiego aveva davvero bisogno.
- Io le chiedo scusa, non avrei dovuto dire quelle cose. -
Lui sorrise, affiancandola.
- Non scusarti, non ne hai motivi. -
Kagome lo fissò, sorpresa.

Il ragazzo che le stava di fronte quasi non le sembrava il tipo borioso che aveva conosciuto nell'hotel.
Era bello, lo aveva sempre pensato, ma a colpirla particolarmente fu l'espressione dolce che il suo viso assunse quando gli occhi si concentrarono sulla città lontana e i lineamenti si rilassarono.
Si accorse di essere rimasta immobile a fissarlo si diede della sciocca.
-Mi scusi, torno a lavoro. -tentò di congedarsi.
-No, aspetta. Resta, Kagome. -
La sorprese, prima per quell'inaspettata richiesta e poi per la sicurezza con la quale pronunciò il suo nome.
-V.. vuole che le porti qualcosa? -
-No, voglio solo scambiare qualche parola con te, senza metterti a disagio. -
Stringendosi nella divisa, la ragazza avanzò, fino ad affiancarlo.
-Kaede è molto soddisfatta di te e per me la sua opinione è fondamentale. Lavora per la mia famiglia da tempo immemore e mia madre si è disperata quando ha deciso di trasferirsi qui in casa mia. La considera una della famiglia, ormai.-
-Kaede è una cara signora e sono felice di averla soddisfatta. -
InuYasha annuì, voltandosi poi a fissarla.
Aveva ancora le gote arrossate, come la prima volta che l'aveva vista ed era in evidente disagio.
Sogghignò al divertente pensiero di stuzzicarla, solo per vedere emergere quel lato ribelle che la ragazza si sforzava di celare.
Era buffa e per qualche strano motivo desiderava che lei si sentisse a suo agio in sua compagnia.
-E tu, Kagome, come ti trovi? Perché sai, ovviamente, anche la tua opinione conta. -
-Io mi trovo benissimo, sono stati tutti molto gentili e disponibili con me. In realtà, signor Von Taisho, i miei più grandi ringraziamenti li devo a lei. -
- A me? Temo tu ti sbagli. Io ti ho offerto un'occasione, tu hai saputo coglierla e sfruttarla. - La elogiò.
Un silenzio non teso calò su entrambi, che restarono a fissare l'orizzonte.
-Posso farle una domanda? -chiese la ragazza, con tono appena udibile.
-Solo se smetti di darmi del lei, non sono mica un vecchio. Nonostante il mio "ego spropositato" preferisco che tu mi chiami per nome. -la pizzicò, usando le stesse parole che lei gli aveva rivolto il giorno del loro ultimo incontro.
- Non sarà inopportuno? -
-Non se sono io a dirtelo, se preferisci posso anche comandartelo. -ammiccò. -Cosa volevi chiedermi? -
-Perché mi hai offerto questo lavoro? Insomma, senza offesa, ma non hai la faccia del buon samaritano che se ne va in giro ad offrire lavoro al primo disgraziato che passa. -
InuYasha ridacchiò; un suono basso e roco che fece sorridere anche Kagome.
- No, in effetti hai ragione, non è mia abitudine offrire lavoro al primo che capita. Quel giorno ti ho sentita discutere con quel negoziante per ottenere un lavoro e in un certo modo mi hai ricordato me stesso. -ammise senza vergogna.

Kagome lo fissò, esterrefatta.
Tentò di mettere a freno la lingua, ma complice il clima sereno che si era instaurato tra loro, non riuscì a tacere il proprio pensiero.
-Perdonami se te lo dico, ma non mi sembri il genere di persona che necessita urgentemente di un lavoro. -
-No, infatti, non nel senso più comune del termine. Vedi, tutti credono che nascere in una famiglia ricca e famosa sia elettrizzante, meraviglioso, ma non è così per tutti. -
Avrebbe voluto chiedergli di continuare a raccontarle, ma non se la sentì. InuYasha dovette comprendere i pensieri della ragazza e l'accontentò, perché continuo il suo racconto senza farsi pregare.
-La mia famiglia ha origini Olandesi e i miei sono molto noti in Europa. Mio padre ha cominciato lì la sua attività di regista e mia madre ha frequentato una prestigiosa scuola di recitazione che l'ha resa nota al pubblico. -
-Beh, direi che oltre che in Europa sono molto conosciuti anche qui in Giappone.-

-Esatto, per questo dico che per me non è stato semplice. Ho una famiglia splendida, ma non mi andava di esser conosciuto solo per le raccomandazioni di mamma e papà . Ho cercato, sto cercando, di farmi conoscere per altro-
Kagome restò qualche secondo a riflettere prima di parlare.
-Vuoi che ti conoscano per le tue doti, non per il tuo cognome. -
-Esatto, per questo sto studiando sodo e mi sto impegnando, per avere la mia possibilità. -dichiarò con enfasi.
Kagome sorrise, ammirata da tanta risolutezza e determinazione.
Anche lei aveva il suo sogno nel cassetto e stava lottando per realizzarlo.
-Sai, mi ero fatta un'idea sbagliata su di te. Ti credevo un bruto montato e superficiale. -ammise, arrossendo nuovamente.
InuYasha le sorrise, sorpreso e divertito per tanta schiettezza e sincerità.
-Ti ringrazio, ragazzina, ma continuerò a farti arrabbiare. Stuzzicanti è troppo divertente. -
Le passò accanto e le scompiglio i capelli, pretendendo e conquistando una confidenza che non avevano mai avuto.
Kagome restò spiazzata, finché il fastidio e l'irritazione non la risvegliarono.
- Il mio nome è Kagome, non ragazzina. -precisò.
-Si, si, certo.. ragazzina. - la provocò lui, andando via e riempiendo lo spazio col suono acuto della sua risata.
Kagome ringhiò, segretamente divertita.
-Non mi ero affatto sbagliata:è solo un bruto prepotente, borioso ed egocentrico- latrò, prima di rientrare a propria volta.


NOTE DELL'AUTRICE:
Hola, eccomi qui con il nuovo capitolo. Siamo,ovviamente, in piena fase conoscitiva, ma le cose tra i due sembrano andare bene. Abbiamo conosciuto un po meglio InuYasha e la prossima volta toccherà a Kagome raccontarsi, ma come avrete intuito, non ha una storia felice alle spalle.
Mi spiace che il capitolo sia corto, avrò modo di rifarmi quando entreremo nel vivo della storia :)
Ringrazio tutti voi che state seguendo la storia e se ne avete voglia sarei felicissima di conoscere il vostro parere.
Infine, vi lascio il link del gruppo facebook per chi avesse voglia di unirsi a noi;https://www.facebook.com/groups/758064124210814/ 
Baci

 

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Capitolo 4
*** Segreti al chiaro di luna ***


Kagome sbuffò rumorosamente, non appena i suoi piedi superarono l'ultimo gradino scheggiato.
Aveva ritirato quella mattina il suo primo stipendio da quando aveva cominciato a lavorare a casa Von Taisho e subito ne aveva impiegato una cospicua parte per saldare piccoli debiti sparsi un po ovunque e riempire i mobili della dispensa ormai eccessivamente vuoti.
Quello shopping improvvisato e le condizioni stazionarie di suo nonno, che quella mattina l'aveva addirittura riconosciuta, l'avevano messa di ottimo umore.
Salire le buste colme per oltre i cento gradini diroccati non era stato semplice, ma non aveva voglia di sprecare quella bella occasione con pensieri tanto banali.
Osservò l'orologio che portava al polso e aumentò la cadenza dei passi. Ci teneva a non far attendere la sua migliore amica..

 

 

-Insomma pare che tutto stia procedendo nel migliore dei modi.- proclamò Sango.
-Si,ammetterlo mi fa quasi paura.- assentì Kagome.
Avevano scelto il solito bar. Non erano interessate alle persone che gli stavano intorno. Quando erano insieme, ovunque si trovassero, il mondo smetteva di esistere.
- Sono davvero felice per te, amica mia. Continuando di questo passo, forse l'anno prossimo potrai realizzare il tuo sogno di iscriverti all'università.-
-Sarebbe bellissimo. Non sai quanto ci terrei a laurearmi prima che mio nonno..- non continuò la frase, perché la voce le mancò.
Entrambe sapevano come sarebbe andata a finire, le parole, che non facevano che rendere il tutto maggiormente doloroso, erano superflue.
-E a te? Come procedono gli studi?- domandò Kagome, per scacciare il silenzio calato.
Sango sospirò, bevendo un sorso della sua ordinazione.
-Sono alle prese con un esame terribile, da sostenere con un docente altrettanto terribile. Non ho possibilità di scelta: non posso rimandarlo ulteriormente o il mio rendimento calerà e perderò la borsa di studio.-
-Ce la farai, Sango. Non conosco nessuno più determinato di te.-
-Ti ringrazio, Ka-chan. Piuttosto, c'è una cosa che vorrei chiederti.-
-Dimmi pure.- la incoraggiò.
-Se a casa Von Taisho fosse necessario un aiuto occasionale, tienimi pure presente.-
-Sango, ti sei messa a cercare un lavoro?-
-No, no, nulla di giornaliero o troppo impegnativo. Sono alla ricerca di qualcosa di sporadico, che mi permetta di racimolare qualcosa. Sai che mi arrangio a fare la baby sitter o la dog sitter, o qualunque altra cosa mi capiti.- spiegò la ragazza.
Kagome annuì, riflettendo.
-Capiti a pennello, Sango. Tra poche sere a casa Von Taisho verranno degli ospiti, ci saranno i genitori di InuYasha con altri amici. Kaede, la governante, è disperata per l'insufficienza di personale. Potrei provare a farle presente la tua offerta.-
-Mi faresti un gran favore e poi sarebbe bello lavorare con te per una sera, Ka Chan.-
-Certo, dovrò riabituarmi ai turni serali.-
-Non li preferisci?-
-Non è quello. Ultimamente ho sempre lavorato la mattina o il pomeriggio, InuYasha ha richiesto che mi venissero assegnati solo questi due spezzoni di orario. È molto comodo, ma non vorrei passare per quella “raccomandata”. Quello zuccone è convinto che sia troppo pericoloso per me tornare a casa la sera tardi. Quante paranoie si fa quel ragazzo.- ridacchiò, parlando a raffica.
-Kagome.- la richiamò l'amica, osservandola con più attenzione - da quanto tu e InuYasha Von Taisho siete così in confidenza? C'è forse qualcosa che dovrei sapere?-
La moretta arrossì sotto lo sguardo acuto dell'amica.
-No, no, ma cosa vai a pensare.- si affrettò a negare. -Semplicemente InuYasha è stato molto gentile con me. Lui è molto diverso da come me l'aspettavo.-ammise con candore.
Le parve strano dichiararlo a tono alto, di fronte a qualcuno, ma sapeva che quella pronunciata era pura verità.
Durante quei trenta giorni aveva conosciuto dei lati di InuYasha che neanche aveva creduto potessero esistere. Quel ragazzo dagli occhi scuri, dietro quel lato altezzoso,prepotente e presuntuoso, nascondeva un carattere generoso, umile e disponibile.
E nonostante detestasse il modo continuo in cui lui la stuzzicava, non poteva negare di aver imparato giorno dopo giorno a conoscerlo, rispettarlo e stimarlo.
-Tuttavia, non è stato a causa della sua fidanzata super modella se hai perso il lavoro?-
-S..sì..cioè no..cioè non lo so. Ho sempre creduto fosse avvenuto a causa sua, ma non ne ho mai avuto le prove.-
-Perché non glielo chiedi?-
-Stai scherzando? Vuoi che le piombi di fronte e le domandi "ehi, sei stata tu a denunciarmi al direttore dell'hotel in cui lavoravo perché mi hai trovato nella tua camera, in bagno col tuo fidanzato mezzo nudo?". Direi che non è proprio la tattica migliore per tenermi stretto questo lavoro.-
-Beh, forse hai ragione.-
-E poi, non mi è mai capitato di incontrarla in casa di InuYasha. Del resto, è raro che io lavori di notte e molto spesso anche InuYasha è via.-
-In ogni caso: meglio così. Che sia stata lei o meno, solitamente queste tipe sono tutto meno che simpatiche. Meglio starle lontano.-
-Già, hai proprio ragione.-

 

 

Tre pomeriggi dopo il buon umore di Kagome non era stato intaccato.
I preparativi per l'arrivo dei coniugi Von Taisho procedevano con grande fervore, sotto l'attenta ed esperta guida di Kaede.

Tuttavia, quella strana agitazione che si respirava in un luogo solitamente tranquillo, cominciò a renderla vagamente ansiosa.
Gli oggetti più svariati avevano preso a sfuggirle dalle mani e lo stress le impediva di mantenere la mente concentrata.
La presenza di Sango, che Kaede aveva accolto con calore, in parte l'aiutò a calmarsi.
-Perché mi sembra tu abbia la testa tra le nuvole?- le domandò l'amica, intenta a spolverare una mensola già perfettamente pulita.
- Non so, è che l'agitazione che si respira oggi è del tutto nuova per me. Sai che quando sono ansiosa do il peggio di me. Divento goffa e logorroica, ma ci terrei davvero a fare una bella impressione sui genitori di InuYasha-
-Temi siano i soliti ricconi snob con la puzza sotto il naso?- chiese, schietta, Sango.
-Non saprei, ma mi auguro di no.-
-Non crucciatevi, ragazze. I coniugi Von Taisho sono delle splendide persone. Ve ne renderete conto voi stesse.- le riprese bonariamente Kaede, avendo udito i loro sussurri.
Colte in flagrante e improvvisamente a disagio, entrambe trascorsero l'intero pomeriggio a svolgere con solerzia i rispettivi compiti senza più ritornare sull'argomento.

Quando infine giunse la sera, Kagome poté ammirare il risultato complessivo dell'ottimo lavoro svolto dal personale.
La sala da pranzo risplendeva di propria luce e le candele, sapientemente sparse in giro, creavano un'atmosfera piacevole e raffinata.

La lunga tavola era stata apparecchiata per quattro commensali, con bicchieri di cristalli e stoviglie di pregiata fattura.

Lo stile occidentale predominava in tutta la moderna casa, ma al centro del tavolo e sparse qua e là erano state sistemate splendide composizioni floreali, frutto dell'armoniosa arte nipponica dell'Ikebana (*)
Fiori non completamente sbocciati e dai colori tenui rilasciavano un piacevole odore e davano un aspetto maggiormente elegante alla tavola.
-Dunque, è tutto chiaro? Svolgete i vostri compiti con l'usuale abilità e tutto andrà bene. Ci tengo a fare bella figura. Facciamo quindi in modo che la serata trascorra nel più piacevole dei modi. In qualsiasi momento, non esitate a domandare il mio aiuto.- concluse il suo discorso Kaede, con l'abituale tono rassicurante.
Tutti annuirono, sparpagliandosi all'interno della grande casa per svolgere al meglio il proprio ruolo.
Kagome sorrise a Sango, che si allontanò verso le cucine.

Alla prima sarebbe toccato il servizio in sala, alla seconda essere d'aiuto in cucina.
Quando alle 21:00 in punto il campanello suonò, Kagome sentì il nervosismo aumentare.
Stirò eventuali ed inesistenti pieghe dalla gonna della divisa e si stampò in volto un sorriso cordiale.
Mentre Kaede accoglieva il padrone di casa e i suoi ospiti, lei si concesse di studiarli.
Il signor Von Taisho era un bell'uomo sulla quarantina. Il volto dai lineamenti seriosi ricordavano perfettamente quelli del figlio.
Il completo elegante che indossava metteva in evidenza una corporatura alta e muscolosa. La donna, la signora Von Taisho, era quanto di più bello Kagome avesse mai visto.

I lunghi capelli neri le contornavano il volto dall'incarnato pallido e dalla piacevolezza rara. L'espressione dolce e pacata, acuiva maggiormente l'eleganza di quella donna.
L'altro ospite era un ragazzo, probabilmente suo coetaneo. Il fisico atletico e scolpito era volutamente valorizzato da un abbigliamento aderente ed informale. Gli occhi, di uno straordinario color azzurro, erano solcati da sopracciglia scure e contestavano con i capelli castani legati in un bizzarro codino.
Conosceva quel sorriso sornione e sensuale: Miroku Acchimon, l'agente di InuYasha.

Aveva visto la sua foto su numerose riviste. La sua farfalloneria e le sue molteplici conquiste erano argomento costante dei giornali di gossip.
Infine, studiò InuYasha è si riscoprì sinceramente felice di rivederlo.
Il padrone di casa indossava un banale pantalone nero, abbinato ad una camicia bianca.
-Kaede, questi fiori sono bellissimi. Quanto manca il tuo tocco professionale in casa nostra.- dichiarò Izayoi.
Quella voce catturò immediatamente l'attenzione di Kagome, che quasi ignorò il saluto che le rivolse InuYasha quando le passò accanto.
Era un tono così dolce, premuroso..così da mamma. Non le vennero in mente altri termini per definirlo.
-Kaede, ci sarà pure un modo per riportarti in casa nostra. Izayoi è disperata da quando hai deciso di seguire InuYasha nella sua nuova abitazione.-
-Niente da fare! La mia balia non si muove da qui.- negò InuYasha, sotto lo sguardo divertito del padre.
La serata passò tranquilla, portata dopo portata.
Kagome ebbe l'occasione di notare quanto l'atmosfera fosse serena, familiare, amorevole..qualcosa che mai aveva avuto modo di sperimentare.
Quella che aveva di fronte era una famiglia felice. Era ben diversa da quelle che aveva incrociato quando lavorava all'hotel: coniugi impegnati a sorridere per tenere lontano il sospetto del tradimento e per salvare le apparenze.
I Von Taisho incarnavano il suo ideale di famiglia e, per un momento, provò un pizzico di invidia ripensando alla sua infanzia.
- Ehi,ragazzina, non mi hai sentito?-
Quel tono saccente e quel nomignolo la risvegliarono dalla fantasia dei suoi pensieri.
Arrossì, rendendosi conto di essere al centro dell'attenzione e conscia di aver perso un pezzo di conversazione diretto a lei.
-InuYasha, ma che modi sono? Che fine ha fatto il rispetto che io e tuo padre abbiamo tentato di insegnarti?- lo rimproverò, indignata, Izayoi.
-N..Non si preoccupi,signora.- mormorò Kagome, mentre sentiva la rabbia crescere.
Le provocazioni di InuYasha l'avevano sempre fatta infuriare, in qualche modo anche divertita, ma in quel momento si sentiva a disagio e in imbarazzo per il modo in cui lui l'aveva apostrofata e richiamata.
-Su, ragazzina, non farti pregare..vieni qui.-
-InuYasha! Mi sembra di averti appena detto che..-
-Non preoccuparti, Izayoi. Questi due non fanno che battibeccare in continuazione.- si intromise Kaede, sospirando allegramente.

Kagome si avvicinò ad InuYasha, continuando a fulminarlo con lo sguardo.
Si sentiva a disagio, studiata e impreparata alla situazione nella quale era stata coinvolta.
-S..sì..dimmi..- mormorò.
-Mamma,Papa, Miroku, lei è Kagome. Se vi state chiedendo chi ha realizzato questa composizione, sono sicura che l'artefice sia proprio questa ragazzina.-
-Davvero sei stata tu?- domandò, meravigliata, Izayoi.
-S..si, signora.- bisbigliò, timorosa.
- Sono assolutamente splendidi.-
-E' vero, ragazza, il tuo è un dono. Hai forse frequentato qualche corso?- concordò il signor Von Taisho.
-I..io..g.grazie.- balbettò, giungendo le mani e arrossendo maggiormente.

-N..no, i fiori hanno sempre rappresentato una grande passione per me, ma solo di ciò si tratta.-
InuYasha ghignò, divertito. Non riusciva a credere che la ragazza che aveva di fronte si imbarazzasse in tal modo per qualche complimento.
-Guardati, ragazzina, sei diventata rossa come una scolaretta. Non ti starai montando la testa per tutte queste lodi, vero?- la stuzzicò il padrone di casa.
Il suo intento era provocarla, riuscire a toglierle quel velo di compostezza e timidezza che la ingabbiava e far fuoriuscire il suo vero carattere. Una personalità che gli piaceva da morire; era fiera, testarda, schietta e determinata, ma non perdeva mai il rispetto verso l'altro e la dolcezza.
Ormai l'aveva capito: Kagome era fuoco mascherato da placido agnello.
Ciò che ancora non conosceva, erano tutte le ferite e gli eventi che avevano forgiato il carattere di lei e per questo rimase completamente spiazzato nel vedere gli occhi azzurri della ragazza inumidirsi.
InuYasha scattò in piedi, con l'intenzione di far qualcosa..Non voleva certo che lei piangesse.
Non la toccò, restò fermo dinnanzi a lei, che ricambiò il suo sguardo.
-Quel che mio figlio voleva dire è che se ti ha chiesto queste cose è solo perché anche io sono una grande appassionata di fuori e rimedi naturali. Ho una grande serra in cui ne coltivo una grande quantità, di cui molti provenienti da posti lontani.- si intromise la voce calma di Izayoi.
-Deve essere stupendo.- sussurrò la ragazza.
-Lo è per chi ama i fiori come noi, Kagome. Ti andrebbe qualche volta di venire a visitarla? InuYasha potrebbe accompagnarti.-
-Mi piacerebbe tanto.-
-Se è quel che vuoi, una volta o l'altra ti ci porterò- dichiarò il padrone di casa, ritornando al proprio posto, senza perder di vista la ragazza.
-Signori, se gradite, il dolce sta per essere servito.- annunciò il maggiordomo.
L'attenzione e la conversazione presero strade diverse, permettendo a Kagome di riacquistare tranquillità.
Fu soltanto due ore più tardi che i coniugi Von Taisho si congedarono, dispensando calorosi saluti e apprezzamenti.
Il personale, rapido e silenzioso, cominciò immediatamente a ripulire.

 

-E con questo abbiamo finito.- dichiarò Kagome, riponendo gli ultimi utensili.
- Sono molto stanca.- mugugnò Sango, sbadigliando.
-Anche io, ma prima di andare via c'è una cosa che voglio farti assolutamente vedere.-
Si cambiarono velocemente e Kagome guidò l'amica verso i piani superiori.
Spalancò una delle porta finestre e la scortò verso il terrazzino che circondava quasi interamente il piano superiore della casa.
La visione di Tokyo illuminata, mozzò il fiato anche a Sango.
-Non ho mai visto la città da quassù. È splendida!-
-Come ho già detto alla tua amica,è grazie alla visuale che ho preferito proprio questa casa rispetto alle molte altre che mi hanno proposto.-
La voce del padrone di casa fece sobbalzare le due ragazze, distratte dal panorama e colte alla sprovvista.
-InuYasha.- sussurrò Kagome.
Lo studiò, ma non le parve seccato dalla sua iniziativa.
-Qualora te lo stessi chiedendo, non sono arrabbiato, ragazzina. Hai fatto bene a portare la tua amica qui, è una vista da non perdersi.-
Kagome gli sorrise, tranquillizzata.
-La ringrazio, signor Von Taisho. Kagome, credo sia ora di andare. La fermata non è molto vicina e impiegheremo un po per raggiungere la metropolitana.-
-Sì, hai ragione.-
- Non se ne parla nemmeno, non permetterò certo che due fanciulle di tale bellezza vaghino di notte sole e vulnerabili.- si intromise Miroku, con tono accorato.
Le due ragazze si fissarono, sorprese e confuse, mentre InuYasha si limitò a sussurrare uno sconfortato "ci risiamo".
- Il mio nome è Miroku e sono al vostro servizio, mie dolce fanciulle. Sono qui pronto a realizzare ogni vostro desiderio.- dichiarò con tono malizioso, facendo ridacchiare Kagome.
-Vedi di smetterla, imbecille. Kagome, resta! Ho bisogno di parlarti.-
-Cosa? Intendi proprio in questo momento?- domandò con tono meravigliato.
-Sì, non preoccuparti, sarò io stesso a riaccompagnarti dopo.-
-E Sango?-
-L'accompagnerà Miroku. Tranquilla, è in buone mani.-
-Beh, se per Sango non è un problema.-
-Mentre voi due discutete mi occuperò io di questa deliziosa fanciulla.- proclamò il ragazzo, afferrando Sango e trascinandola quasi di peso.
-Spero non sia pericoloso.- mormorò Kagome, distrattamente.
- Ti ho detto che non c'è da preoccuparsi: nonostante l'impressione che dà di sé, è un tipo apposto.-
-Non era a questo che mi riferivo.-
-Al massimo le proporrà di fare un figlio insieme, come fa con tutte le belle donne che gli passano sotto il naso. Credi che la tua amica possa irritarsi con te?-
-No, ma c'è poco che Sango detesti più degli uomini farfalloni. Ehm..Quando lei si arrabbia fa davvero paura. È per il tuo amico che temo, non per lei.- ridacchiò.
-Qualsiasi cosa lei gli farà, se la sarà meritata.-
Attraversò il terrazzino, sorpassò Kagome, per lasciarsi andare contro la ringhiera..il volto rivolto alla caotica Tokyo.
Un leggero venticello soffiò facendo rabbrividire la ragazza.
Il silenzio calato era leggero, piacevole, ma la curiosità di Kagome ebbe la meglio.
-Di cosa volevi parlarmi? C'è forse qualcosa che non va?- domandò, agitandosi.
InuYasha sbuffo, rumorosamente.
-Ascolta bene, ragazzina, perché non lo ripeterò. Non è da me fare cose del genere, perché non sono bravo con le parole, non sono capace di chiedere scusa. Prima, durante la cena, ti ho offesa? Ho visto i tuoi occhi oscurarsi e la cosa non mi è piaciuta.- dichiarò, con voce seria e sicura.
Kagome chinò il capo, impreparata a quelle parole. Un miscuglio di sentimenti cominciò ad agitarlesi in petto.
-Se davvero ti ho offeso, sappi che non era davvero quella la mia intenzione.- ripeté.
- Non mi hai offeso, il problema sono io. Non sono molto avvezza ai complimenti.-
-Hai questa sorta di maschera che cela la vera te stessa. Davvero non capisco perché ti ostini a sembrare ciò che non sei.-
-Una maschera? Credi che io sia una persona falsa.-
-Non è ciò che ho detto. Hai un carattere determinato, schietto, ma ti ostini ad ingabbiarlo e a celarlo con la modestia e la timidezza.- asserì, con tono sicuro.
Kagome si morse il labbro, a disagio. L'analisi che lui le aveva riservato non era poi così lontana dalla realtà.
Possibile che con lui si fosse aperta tanto senza rendersene conto?
InuYasha era un ottimo osservatore, comprese. Le parole non gli erano servite, i suoi silenzi e i suoi gesti per lui erano valsi di più.
- Non sei obbligata a rispondermi.-
-Non è esattamente come dici tu. Quelli sono lati del mio carattere, mille sfaccettature diverse e complementari. Mi piacerebbe essere più sicura, più aperta, ma poi la timidezza e la paura di sbagliare mi bloccano. Quando perdo la calma urlo, ma poi me ne pento. Questa sono io, una continua negazione di me stessa.-
-Io la penso diversamente su di te, ragazzina. Io credo tu abbia una personalità forte, che molti ti invidierebbero.-
-Ciò che sono è conseguenza di ciò che sono stata- si lasciò sfuggire.
-Che vuoi dire?- le domandò, voltandosi finalmente a fissarla.
Kagome per la prima volta si concesse di studiarlo davvero, con attenzione.
Il bagliore della luna e le luci provenienti dall'interno della casa le consentirono di avere una visuale alquanto chiara.
Il corpo statuario era perfettamente evidenziato e valorizzato dall'abbigliamento comunque pratico.
I muscoli delle braccia, tesi nello sforzo di stringere la ringhiera, erano ben visibili. Quasi poté sentirne la compattezza, lasciandoci semplicemente scorrere lo sguardo.
Il volto dai lineamenti marcati era risoluto. Le labbra piene e gli occhi profondi, scuri, magnetici furono ciò che maggiormente attirano la sua attenzione.
La sincerità che vi lesse dentro, la convinsero.
Non aveva mai raccontato a nessuno quella storia, eccetto a Sango.
- Non ho molti ricordi dei miei genitori, poche ombre sfocate e voci lontane. Avevo forse cinque anni quando mio padre è morto, a causa di un tumore. Mia madre l'ha seguito nemmeno un anno dopo, per mezzo della stessa malattia.-
-Sei rimasta orfana, dunque.-
-Sì, ma a quel tempo non ho sofferto molto per la situazione..Non potevo capire fino in fondo cosa significasse che i miei genitori erano volati in cielo. Non avevo fratelli, nè zii, solo un nonno che non avevo mai conosciuto. Nonno Izuno non aveva mai approvato il matrimonio della figlia, non conosco i motivi di questa scelta. So, solamente, che dopo tanti anni senza avere notizie di sua figlia si è ritrovato a crescere una bambina della quale forse non conosceva neanche l'esistenza.-
-Tuo nonno è la tua famiglia, quindi.-
-Già, lo è stato per un po.- mormorò, con tono amaro.
-Che significa?-
-Quando mi ha preso con sé, mio nonno mi detestava. Sono sicura che non fosse facile accettare la perdita della figlia e avermi tra i piedi gli faceva solo più male. Ero una bambina sola, che aveva cambiato città e che non riusciva a parlare con suo nonno, questo spiega quel lato più chiuso del mio carattere. Ma non voglio lagnarmi, perché le cose sono mutate, piano piano. Io e mio nonno abbiamo imparato a conoscerci, a capirci, e in quel momento ho compreso davvero quanto anche lui soffrisse. Mi ha permesso di avere un' adolescenza semplice, spensierata, con mille sforzi mi ha permesso di studiare, ma poi tutto è precipitato di nuovo. Mio nonno è malato, ha l'Alzheimer.-
Tacque immediatamente quando sentì la voce tremare.
Non voleva piangersi addosso, non voleva che la gente provasse pietà per lei.
-È per questo motivo che cercavi a tutti i costi un lavoro. C'è qualcosa che i dottori possono fare?- le chiese, avanzando nella sua direzione.
Scosse il capo, non rifulgendo il suo sguardo.
- No, la malattia farà il suo corso. I medicinali lo aiutano a stare meglio, ma in alcuni momenti non mi riconosce più.- ammise.
InuYasha annuì, lasciando che il silenzio classe nuovamente su di loro, come un invisibile sipario.
Pensò a lungo a coda dire, ma le sue labbra rimasero sigillate.
-Credo sia il momento di andare. Non c'è bisogno che ti disturbi, la metropolitana non è lontana.- affermò, di colpo a disagio.
Si voltò, pronta a correre via, ma lui fu più veloce.

Le catturò il polso e l'attirò verso sè, finché i loro corpi non si toccarono. Una mano di lui le cinse la vita, un'altra sprofondò tra i capelli corvini di lei.
Non ci fu bisogno di parole nemmeno quella volta, con lui.
Quell'abbraccio era l'unica cosa di cui davvero necessitava. Due braccia forti che la scaldassero, la sostenessero e non la facessero sentire più sola.
-Grazie, InuYasha.-



(*) L'Ikebana=L'Ikebana è l'arte giapponese che riguarda la composizione dei fiori tagliati, anticamente nota come Kad. La traduzione della parola Ikebana significa, letteralmente, fiori viventi e vide la luce in Oriente, sviluppandosi soprattutto in Giappone, dove divenne un'espressione artistica che si diffuse poi in tutto il mondo. Nacque quando il buddhismo arrivò in Giappone con l'usanza delle offerte floreali. Agli inizi, questa forma di arte era praticata soltanto dai nobili e dai monaci buddhisti.
Nel praticarla alcuni utilizzano vasi bassi, sassi, rami secchi ed altri materiali naturali. Gli elementi sono, solitamente, disposti in modo da formare un triangolo.
Il ramo più lungo indica la vicinanza con il cielo, il più corto la terra e quello intermedio l'essere umano.I fiori utilizzati non sono mai completamente sbocciati, proprio per riflettere l'deale giapponese secondo il quale bisogna assistere alla nascita della vita e non alla sua fine. Nel nostro paese quest'arte arrivò intorno agli anni '60.

Morbo di Alzheimer = 
La malattia di Alzheimer-Perusini, detta anche morbo di Alzheimerdemenza presenile di tipo Alzheimerdemenza degenerativa primaria di tipo Alzheimer o semplicemente Alzheimer, è la forma più comune di demenza degenerativa progressivamente invalidante con esordio prevalentemente in età presenile (oltre i 65 anni, ma può manifestarsi anche in epoca precedente). Si stima che circa il 60-70% dei casi di demenza sia dovuta a Alzheimer disease (AD). Il sintomo precoce più comune è la difficoltà nel ricordare eventi recenti (perdita di memoria a breve termine). Con l'avanzare dell'età possiamo avere sintomi come: afasiadisorientamento, cambiamenti repentini di umore, depressione, incapacità di prendersi cura di sé, problemi nel comportamento. Ciò porta il soggetto inevitabilmente a isolarsi nei confronti della società e della famiglia. A poco a poco, le capacità mentali basilari vengono perse. Anche se la velocità di progressione può variare, l'aspettativa media di vita dopo la diagnosi è dai tre ai nove anni.
[Fonti: Wikipedia]

NOTE DELL'AUTRICE:
Eccoci qui con il quarto capitolo. Non è una parte entusiasmante o allegra, ma ci permette di conoscere il passato di Kagome. Non ho molto da dire, se non grazie a tutti voi che seguite questa storia.
Sene avete voglia, sarò lieta di conoscere il vostro parere :D
Baci

 

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Capitolo 5
*** Chi mente? ***


Le vie di Tokyo erano perennemente affollate, in qualsiasi orario le si frequentasse.
Sui marciapiedi della capitale le vite di decine e decine di sconosciuti si incrociavano, senza però toccarsi.
Il sole tiepido aveva convinto Sango e Kagome ad uscire e godersi quella bella giornata.
Avevano scelto Shinjuku come loro meta.
-Un po di shopping forse ti farebbe bene.- mormorò, cauta, Kagome.
-Shopping? Mi servirebbe solamente un po di fortuna.- ruggì l'amica.
Sango, ultimamente, era perennemente di mal umore. Kagome aveva provato ad investigare, a capirci qualcosa, ma l'amica si era mostrata evasiva.
Avrebbe voluto saperne di più, ma non voleva forzarla. Sapeva che qualora fosse stata pronta, sarebbe stata la stessa Sango a parlare.
Peccato che quella situazione si protraesse da più di tre giorni.
-U..ultimamente mi sembri un tantino nervosa.- mormorò, esitante.
-Un tantino nervosa, dici? E' un eufemismo!- ringhiò, quasi mordendo le parole.
-Forse parlarne potrebbe farti stare meglio.-
-Ne dubito fortemente.-
-Sango, però..-
-Senti, Kagome, sfogare il mio malumore su di te è l'ultima cosa che vorrei, ma purtroppo al momento non riesco davvero a controllarmi. Uscire questa mattina è stata davvero una pessima idea! Scusami, ma preferisco tornarmene a casa.-
-A casa?- ripeté basita. -V..va bene, ma almeno lascia che ti accompagni. Possiamo fare una parte della strada insieme.-
-No, scusa ma preferisco andare sola. Perdonami, ma ho bisogno di riflettere. Prometto che appena me la sentirò ti racconterò tutto.-
-Come vuoi, Sango-chan.- mormorò, rattristata.
Restò immobile sul marciapiede a fissare l'amica allontanarsi sempre di più nella direzione opposta.
Si sentiva ferita, ma a tormentarla era la preoccupazione.
Cosa aveva reso Sango tanto nervosa? Cosa la angosciava?
Sobbalzò, risvegliata dalla suoneria squillante del suo cellulare.
Lo estrasse dalla borsetta, sperando fosse l'amica, ma un sorriso spontaneo le abbellì comunque il volto quando sul piccolo display comparve il numero di InuYasha.
-Pronto? InuYasha?-
-Ehi, ragazzina, si può sapere dove sei?- domandò la voce allegra e squillante dal capo opposto del cellulare.
-Ti ho già detto mille volte di non chiamarmi ragazzina, razza di antipatico. Sono a Shinjuku, sto per tornare a casa. Perché ti interessa saperlo?-
-A Shinjuku? Perfetto! Non muoverti, vengo a prenderti!- dichiarò, con tono entusiasta.
-Eh? Ma che vai blaterando?-
-Non ti avevo forse promesso che ti avrei portata a vedere la serra di mia madre?-
-S..sì..ma..-
-Bene, ti ci porto ora. Ci vediamo tra venti minuti alla stazione!-
-Ma, InuYasha, aspetta.- Non ebbe modo di dire altro, perché la telefonata era già stata chiusa.
Stava ancora sorridendo come un ebete, ne era consapevole, ma non le importava. Era felice del rapporto creato con il ragazzo, che si era rivelato una bella persona.
Non si era pentita della confessione fatta al suo datore di lavoro. Si era fidata di lui e voleva continuare a farlo.
Per un istante, assaporò l'estranea sensazione della felicità.

 

 

Sango attraversò il parco,evitando accuratamente di guardarsi intorno.

In un qualsiasi altro momento essere circondata da quella natura incontaminata l'avrebbe estasiata, ma era troppo furente per pensare a ciò che la attorniava.
Le strilla dei bambini, lo starnazzare delle papere e le risate delle coppiette felici, la irritavano almeno quanto il ricordo di quel viso soddisfatto e dal sorriso sornione.
Non riusciva a digerire in nessun modo l'idea di essersi lasciata andare tanto facilmente, di esser caduta in una tale trappola.
Non era mai stata un'ingenua, ma da tale si era comportata.
-Maledetto!- ringhiò, aumentando il passo.
Troppo concentrata sui propri pensieri per guardare avanti, finì con lo scontrarsi con qualcuno, inciampando in un paio di gambe.
Ruzzolò a terra, rotolando più volte su una zolla di terra rialzata, trascinando con sé anche il povero malcapitato.
Sango tentò di rialzarsi velocemente, pronta a scusarsi, ma in quel groviglio di braccia, gambe ed abiti,finì per peggiorare la situazione, ritrovandosi praticamente a cavalcioni di un estraneo.
Stranita, tramortita, ed estremamente imbarazzata sollevò il volto per scusarsi, ma ciò che vide la turbò.

Riconobbe immediatamente i maliziosi occhi azzurri e il sorriso sornione e derisorio.
Era finita proprio tra le braccia dell'uomo che più detestava sulla faccia della terra.
-Tu! Che ci fai qui? Levami subito le mani di dosso!- strillò.
-In realtà sei stata tu a travolgermi. Sai, se il tuo intento era quello di rivedermi, non era necessario metter su tutta questa scenetta.-
-Che cosa?- ringhiò, furente.
- Ma sì, l'ho capito benissimo l'altra sera che stare sopra ti piace non poco, Senko.-
Agì senza pensare, spinta dalla rabbia e dal risentimento.
Lo schiaffeggiò, colpendo con forza la gota destra del ragazzo.
- Ma che ti prende?- si lamentò quello.
-Brutto idiota, il mio nome è Sango, non Senko. Osa proferire ancora parole simili e ti ritroverai privato di ciò che hai tra le gambe!- lo minacciò, con voce tetra.
Si tirò su e senza voltarsi a fissarlo andò via.
Si biasimava per quanto accaduto, non riusciva a spiegarselo.
Era sempre stata una ragazza ponderata, una che rifletteva decine e decine di volte prima di fare una cosa, eppure quella sera non l'aveva fatto.
Si era concessa totalmente ad un perfetto sconosciuto, spinta da chissà quale folle idea.
Non era riuscita a trovare nessuna spiegazione per il suo comportamento e la cosa la rendeva maggiormente furente.
Aveva commesso un errore, ma non riusciva a perdonarsi.
Per quanto provasse a non pensarci, a rimuovere dalla mente l'accaduto, non riusciva a scordare le parole fredde che quel pervertito le aveva rivolto. L'aveva umiliata e per quello non l'avrebbe mai perdonato.

 

 

Continuava a fissare le foto che stringeva tra le mani, ignorando il lavoro che avrebbe dovuto svolgere.
-Kagome, oggi hai la testa tra le nuvole.- la richiamò, dolcemente, la governante.
-Ti chiedo scusa, Kaede, ma non riesco a smettere di pensare a ieri.-
-Pare che tu ti sia divertita proprio.-
-Sì, più di quanto potrei mai spiegare. La signora Von Taisho ieri mi ha reso la persona più felice del mondo permettendomi di visitare la sua serra.-
-Lo vedo. Ti sei messa addirittura a scattare le foto come una ragazzina in gita?- ridacchiò.
Kagome arrossì, ma di delizia.
- Vedi, i fiori che ho fotografato sono davvero rarissimi da trovare qui in Giappone. Sono fiori che crescono solo in determinati ambienti e poterli ammirare da vicino mi ha reso euforica come una bambina. Purtroppo il mio cellulare non ha una fotocamera e InuYasha si è premurato di stamparmi quelle scattare dal suo smarthphone.-
-Un gesto davvero premuroso.-
-Già.- acconsentì Kagome.
La sua era una reazione esagerata, ma si sentiva davvero felice.
Quella per i fiori e le piante era una passione che coltivava sin da bambina e InuYasha, con la sua sorpresa improvvisa, le aveva regalato una splendida giornata.
-Avrei un compito per te.-
-Dimmi pure, Kaede.-
-Dovresti raggiungere gli studi fotografici in centro. Li conosci?-
Annuì.
-InuYasha è li?-
-No, ma Kikyo, la sua fidanzata, ha dimenticato qualcosa di davvero importante e non ha la possibilità di tornare qui.-
Tutto il suo buonumore scomparve nel sentire quel nome.
-K..Kikyo? Devo andare da lei?-
-Sì, tra l'altro mi pare tu l'abbia già conosciuta.-
Annuì, ancora.
La gola le si era seccata. Al pensiero della mora e bellissima compagna di InuYasha, una sensazione di disagio l'aveva colta.
Non sapeva se fosse davvero stata Kikyo la causa del suo licenziamento, ma per qualche strano motivo quella donna non le piaceva.
-Senti, Kaede, non potrebbe andare qualcun altro al posto mio?-
-Eh? Non vuoi andare?-
-N..no è solo che non ho ancora finito di pulire questa camera.-
-Non preoccuparti, se ne occuperà più tardi Miho. InuYasha ha chiesto che fossi tu ad andare, magari vuole presentarvi.- ipotizzò Kaede.
L'espressione di Kagome si corrucciò ulteriormente.
Non aveva nessuna voglia di conoscerla, non voleva che lui gliela presentasse, ma non aveva nessuna scusa per rifiutare.
-V..va bene. Vado a cambiarmi.-

 

 

Kagome era ferma dinnanzi all'ingresso dell'enorme grattacielo da ben dieci minuti. Il portiere aveva verificato le sue credenziali, ma ancora esitava.
Il pensiero di dover incontrare Kikyo la metteva di cattivo umore.
Infine sospirò, si avviò verso gli ascensori e attese il proprio turno.
Il 40esimo piano ospitava il set degli studi fotografici. Non sapeva per quale brand tutta quella gente stesse lavorando, ma c'era un gran fermento.
Fu costretta a fermare almeno quattro persone prima che qualcuno di questa si limitasse a degnarle più di un'occhiata frettolosa e scocciata.
Le fu indicata la strada e si diresse verso la zona dei camerini.
Percorse per un po il lungo e stretto corridoio, fino a giungere all'interno numero 18.
Sospirò e sollevò la mano con l'intento di bussare, per togliersi il pensiero e andare via il prima possibile, ma dalla porta, appena accostata, udì un sussurro che la paralizzò.
-Onigumo, ti ho detto di smetterla. Quella è storia vecchia.- mormorò una voce che riconobbe come quella di Kikyo.
-Vecchia? Kikyo io ti amo fin da quando eravamo dei poppanti. Come potrei digerire una cosa simile?-
-Senti, non sapevo che a questo servizio avessi partecipato anche tu, altrimenti non avrei mai accettato.-
-Certo, come hai fatto tutte le altre volte. Io c'ho provato davvero a dimenticarti, ma non ci sono mai riuscito. Tutti questi mesi passati lontani da te sono stati un inferno.-

-Smettila! Quello è il passato, io amo Inuyasha-
- Lo ami? Eppure quella notte gli hai mentito, sei rimasta con me, al mio fianco. In qualche assurdo modo ami anche me, ammettilo!-

-Dannazione! È accaduto più di un anno fa ed è stato solo un attimo di debolezza. Mi hai giurato che avresti conservato il segreto per sempre e invece eccoti qui a rinfacciarmelo!-
-Devo ricordarti i motivi per cui ti dei avvicinata a quell'imbecille anni fa? Non volevi lui, ma la sua notorietà, il nome della sua famiglia.-
-È vero.- strillò -è tutto vero, ma io sono cambiata da allora. Non sono più una ragazzina alla ricerca del successo, sono una donna innamorata del proprio uomo. Te lo ripeto, quella notte è stato un errore che non si ripeterà mai più.-

 

Kagome calò il capo. Aveva sentito abbastanza, era stata involontaria testimone di una confessione assurda.
Bussò leggermente alla porta e depose la valigetta che portava con sé sull'uscio, prima di correre via.

 

 

Era trascorsa un'intera giornata, eppure il ricordo di quanto accaduto il pomeriggio precedente non l'aveva abbandonata.
Non sapeva nulla di Kikyo, eppure il pensiero che avesse tradito InuYasha la faceva infuriare.
Come si poteva tradire un ragazzo del genere?
E lei, ora che ne era al corrente, come avrebbe dovuto comportarsi?
Sapeva che i due erano insieme da moto tempo..InuYasha la amava davvero?
Sospirò, preda della confusione e di un terribile mal di testa.
-Kagome, che ti prende?-
Sobbalzò, nel sentire la voce del protagonista dei suoi pensieri.
-InuYasha, sei tornato.-
-Sì, l'intervista è stata rimandata, ma non è di me che voglio parlare. Cos'è quell'espressione moscia? Per caso tuo nonno è peggiorato?- s'informò.
- No, non è quello.-
-Cosa, allora?-
-Nulla di importante.- mugugnò, voltandosi e riprendendo a spolverare.
InuYasha l'avvicinò, le catturò un polso e la costrinse a voltarsi.
Occhi negli occhi, Kagome temette che lui le leggesse la verità in volto.
- Non mi piacciono questi misteri tra di noi, non dopo ciò che ci siamo raccontati. Se hai un problema: parlamene! Io sono qui per ascoltarti, Kagome.- le disse con tono sicuro e vagamente irritato.
La ragazza si specchiò in quelle iridi cosi profonde. Una strana sensazione le colpì lo stomaco e il cuore aumentò i battiti.
Cosa le stava accadendo?
Stargli così vicino, in quel momento, era diventato imbarazzante.
Arrossì, inspiegabilmente.
-So io cosa ci vuole per farti parlare.- dichiarò, regalandole uno splendido sorriso.
Senza darle la possibilità di replicare, la trascinò via.

 

Appena un'ora dopo, Kagome si ritrovò seduta in una gelateria che affacciava sulla baia di Tokyo.
Guardò, perplessa, InuYasha che le sorrise di rimando.
-Vuoi spiegarmi che ci facciamo qui? Il mio turno di lavoro non è ancora terminato.-
-Stà tranquilla, sono sicura che il tuo datore di lavoro non solleverà polemiche.- ironizzò.
Ringraziarono la cameriera che porse loro le ordinazioni, prima di riprendere il discorso.
-Allora, vuoi dirmi cosa ti tormenta tanto, ragazzina? A detta di Kaede fino a ieri stavi bene.-
Si prese un attimo per riflettere sulle di lui parole, prima di rispondere.
Aveva chiesto di lei a Kaede? Davvero per lui contava fino a quel punto?
-Non è nulla di che. Sono preoccupata per Sango.- mentì.
-Per Sango, dici? Saprà risolvere i suoi problemi da sola. Sono entrambi adulti e vaccinati.-
Kagome corrugò lo sguardo, confusa. Avrebbe voluto chiedergli altro, ma lui la bloccò.
-Se è solo questo che ti preoccupa, se non c'è altro, anche io vorrei parlarti di una cosa.-
Una strana e premonitrice tensione la colse.
-D..dimmi..- lo incoraggiò.
-Si tratta di Kikyo.- preannunciò.
Nel sentire quel nome, Kagome si irrigidì.
-K..Kikyo?-
-Si, proprio di lei. Ieri l'hai conosciuta, no?-
-Bhe, no..cioè più o meno. Era molto impegnata e non abbiamo avuto modo di parlare.-
-Peccato! Non importa però, te la presenterò molto presto.-
-Cosa c'entra Kikyo, ora?-
-Come avrai capito, non sono una persona molto espansiva. Non ho bisogno di essere circondato da opportunisti o da gente attratta dalla mia fama, per questo ho pochi amici. Mi fido di poche persone e tu sei una di quelle, Kagome.-
-È così anche per me, InuYasha. -
-Lo so, e proprio per questo che desidero parlarne con te. Sei una donna, chi potrebbe consigliarmi meglio?-
-Consigliarti? Riguardo cosa?-
Si grattò i capelli, vagamente in difficoltà.
Kagome lo studiò con attenzione e in quel momento colse un nuovo lato del suo carattere. InuYasha tentava di nasconderlo, ma era imbarazzato e le fece una gran tenerezza.
-Avanti, parla.- lo invogliò.
-Non essere frettolosa, ragazzina, è una questione importante. Dunque, la relazione tra me e Kikyo va avanti da diverso tempo, ma ultimamente c'è qualcosa che mi tormenta, come un vago senso di insoddisfazione.-
Kagome restò in silenzio, studiandolo.
Che lui avesse capito qualcosa dei tradimenti di lei?
-Credo che dopo tanto tempo trascorso insieme, sia ora di dare una svolta al nostro rapporto.-
-I..in che senso?-
-Voglio ufficializzare la cosa, voglio chiedere a Kikyo di sposarmi.-
Quelle parole la paralizzarono, lasciandola a bocca aperta.
Lui voleva sposarla, ma era certa che non sapesse cosa Kikyo gli nascondeva.
Avrebbe dovuto rivelargli tutto? Ma a cosa sarebbe servito?
Li avrebbe divisi e avrebbe reso lui infelice, eppure in lei qualcosa premeva per far fuoriuscire quelle parole.
Voleva che lui lo sapesse, voleva che lui vedesse la donna che gli stava accanto e che voleva addirittura sposare per ciò che veramente era.
Si sentì cattiva, non era mai stata una persona maligna, eppure quelle sensazioni infuriavano in lei.
Voleva che lui lo sapesse, voleva che lui non si allontanasse da lei.
In lotta con se stessa, sentiva di star perdendo il controllo.
Che le stava succedendo?
Scattò in piedi, pallida in volto.
Frugò nella sua borsa, ne estrasse delle banconote e le lasciò sul tavolo.
-Kagome, ma che..-
-Devo andarmene, scusa.- dichiarò, e senza guardarlo corse via.
Corse,non sapendo dove andava, desiderosa solo di fuggire.
Il fiato le mancava, ma si fermò solo quando si sentì afferrare per un braccio.
InuYasha la costrinse a fermarsi e la trascinò in un vicolo per non attirare troppa attenzione.
La bloccò con le spalle al muro, immobilizzandola col suo stesso corpo.
-Si può sapere che accidenti ti è preso? Io ti confesso una cosa del genere e tu scappi via come se avessi il diavolo alla calcagna?- l'accusò, visibilmente irritato e confuso.
-Lasciami andare, InuYasha. Lasciami perdere.-
Si divincolò, tentando di allontanarlo.
- No, che non ti lascio perdere. Si può sapere che cazzo ti è preso?- strillò, rafforzando la propria presa sul corpo di lei.
Già..che le era preso? Perché stava reagendo in quel modo infantile e inspiegabile?
Che diavolo stava facendo?
-Che sta succedendo, Kagome?- le domandò, addolcendo il tono di voce.
Le parole le sfuggirono dalle labbra.
-Lei non è la donna giusta per te, InuYasha.-
-Che cosa?-
-Kikyo ti ha tradito. Ieri quando sono andata da lei l'ho sentita parlare con un tizio di cui non ricordo il nome. Ha ammesso di essersi avvicinata a te per la tua fama, desiderosa di visibilità.-
-Se è uno scherzo smettila subito, perché non è divertente.- ringhiò lui.
- Non sto scherzando, ti giuro che è così. È stata lei stessa ad ammetterlo. Se devi sposarla, devi sapere chi hai accanto.- sostenne con enfasi.
Pronunciare quelle parole faceva male anche a lei. Non conosceva Kikyo, eppure in quel momento si sentì in colpa.
A chi stava facendo un torto?
InuYasha la lasciò andare, arretrando di qualche passo.
Quando tornò a fissarla, le sui iridi erano fredde ed ostili.
Kagome si sentì gelare.
-Tu non mi credi, vero?-
-Perché dovrei farlo? Ho capito: la tua è sola invidia, forse gelosia.-
-Cosa?-
-Sono uno stupido. Ti ho accolto in casa mia, ti ho offerto un lavoro e la mia amicizia e tu hai pensato bene di ammansirmi con la tua storiella triste. Cos'è che cercavi, Kagome Higurashi? Soldi? Fama? Uno scoop da vendere a qualche testata giornalistica?-
-Ti stai sbagliando, InuYasha.-
-Sì, ho sbagliato, mi sono sbagliato su di te. Vergognati, gettare fango su una persona che non conosci. Kikyo mi ama, non sarebbe in grado di fare qualcosa del genere.
Non mi importa il motivo per cui tu abbia messo in piedi questa commedia, non voglio neanche saperlo.-ringhiò, voltandosi ed allontanandosi.
-InuYasha, aspetta, non è come credi..-
-Tu non sei quella che credevo. Se non ti fosse chiaro, da questo momento sei licenziata.
Non permetto a gente come te di far parte della mia vita, né di insultare le persone che amo.- sibilò, andando via e lasciandola sola.

 

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Capitolo 6
*** Vite separate ***


Kagome aveva percorso più volte le vie principali, inoltrandosi anche nelle stradine secondarie e più periferiche.
Aveva studiato con cura ogni vetrina, nella speranza di scorgere qualche cartello che indicasse la ricerca di personale.

Per un crudele scherzo del destino, il breve attimo di felicità che aveva vissuto, si era trasformato in un incubo.
Era trascorsa quasi una settimana dall'ultima volta che aveva visto InuYasha, ma la ferita era ancora incredibilmente fresca.
Aveva provato a cercarlo, a telefonarlo, ma lui si era sempre negato.
Si era limitato a liquidarla con qualche scartoffia, consegnatele dal signor Myoga.
Tutto ciò che le restava di quell'amicizia, erano poche foto scattate in un giorno felice e un gran rimorso.
Quando la tristezza e la delusione avevano allentato la morsa su di lei, ad animarla erano state la rabbia e il risentimento.
Era consapevole di aver sbagliato: vomitargli addosso quelle indelicate verità non era stata una mossa saggia, ma la realtà era che, dopo tante belle parole, lui non aveva neanche tentato di crederle.
Si era schierato dalla parte della sua fidanzata fedifraga, additando lei come una bugiarda approfittatrice.
Bene, pensò, che se la tenga pure stretta.
Era ciò che continuava a ripetersi, ma, ogni volta, una sgradevole sensazione la coglieva all'altezza dello stomaco, al pensiero dell'odio che lui sicuramente ora provava per lei.
Aveva una gran necessità di parlare con qualcuno, di sfogarsi, ma anche Sango in quei giorni sembrava irrintracciabile.
Inventava scuse per non vederla, per sviare le sue domande e i loro incontri.
A peggiorare ulteriormente le cose c' aveva pensato l'aggravamento delle condizioni di salute del nonno.
Il dottore che da anni lo seguiva era stato chiaro:il momento in cui avrebbe dovuto dirgli addio per sempre si avvicinava inesorabilmente.
Aveva consigliato, inoltre, alla ragazza di rivolgersi ad un centro specializzato, affinché seguissero l'anziano nelle ultime e terribili fasi di quella crudele malattia.
Kagome sospirò, demoralizzata. Aveva bisogno di trovare immediatamente un nuovo lavoro, altrimenti non avrebbe potuto garantire le costose cure al nonno.
Non voleva che a causa sua lui soffrisse più del necessario, che avesse una fine indegna.
In pochi attimi era sprofondata in un vortice di angoscia e disperazione già sperimentato. Era sola, con un fardello sul cuore che le rendeva difficile respirare.
Aveva sperato che l'esperienza maturata, seppur breve, potesse aiutarla nella ricerca di una nuova occupazione, ma le sue aspettative si erano rivelate vane.
Dopo qualche colloquio conclusosi con pessimo esito, aveva saputo che InuYasha le aveva volontariamente fatto una pessima pubblicità.
Quella crudele tattica, aveva inasprito ulteriormente i sentimenti della ragazza.
Aveva tentato di cacciare via quei pensieri negativi, provando a racimolare un po di coraggio per ciò che stava per fare.
Il cuore le batteva all'impazzata e le mani le sudavano.
Aveva osato sperare di non dover più incontrare quell'uomo, ma il destino si era preso gioco di lei.
Aveva ingoiato quel poco orgoglio che le era rimasto e aveva deciso di rivolgersi a Naraku.
Sapeva, che se lo avesse voluto, un uomo della sua posizione non avrebbe avuto problemi a "sfidare" il nome dei Von Taisho.
Se c'era qualcuno che poteva darle un lavoro, quello era proprio il direttore del Mandarin Oriental hotel.
Quando si trovò a percorrere quei corridoi che già conosceva, la sensazione di disagio aumentò.
Ricordava perfettamente l'ultima volta che si era trovata in quell'ufficio, il giorno in cui era stata licenziata, il giorno in cui aveva incontrato InuYasha.
Sospirò, nel rendersi conto che quel ragazzo dagli occhi tenebrosi non voleva abbandonare il suo pensiero.
-Signorina Higurashi, può accomodarsi. Il direttore è disposto ad incontrarla, nonostante non avesse un appuntamento.- la informò la voce cordiale della segretaria.
Kagome la ringraziò, avviandosi verso l'ingresso dell'ufficio.
Bussò leggermente ed entrò, ignorando l'opprimente voglia di correre via.
L'agitazione che aveva in corpo era talmente tanta che le gambe le tremavano e le orecchie le fischiavano.
Ripetendosi che lo stava facendo per amore del nonno, trovò il coraggio necessario a muovere qualche passo, avvicinandosi alla scrivania.
Si inchinò ripetutamente, studiando da sotto le ciglia la figura del direttore dell'importante hotel.
Naraku non era cambiato: la sua espressione arcigna aveva un che di sadico e il comportamento altero e distaccato, lo disegnavamo come un uomo prepotente e inflessibile.
-Signor Naraku, la ringrazio infinitamente. È stato molto cortese da parte sua ricevermi senza un appuntamento.- mormorò.
Un gesto spazientito della mano anticipò le parole dell'uomo.
-Sì, sì, saltiamo pure i convenevoli. Mi ricordo di lei signorina Higurashi, ma non riesco a spiegarmi cosa ci faccia qui.-
-In realtà..Io..Ecco..- balbettò.
Serrò gli occhi, sentendosi stupida.
Il nervosismo le impediva di tenere sotto controllo il tono della voce. Tremava e controllare le sue emozioni stava diventando talmente difficile che temette di scoppiare in un inspiegabile pianto da un momento all'altro.
-La pregherei di fare in fretta, signorina. Ho molti impegni, non possiamo di certo stare qui tutto il giorno nell'attesa che lei ritrovi la parola.-
-Mi perdoni, non volevo farle perdere tempo. Se sono qui, signor Naraku, è per pregarla di riavere il mio lavoro.- riuscì a dire.
Il direttore la fissò, prima di lasciarsi andare contro lo schienale della poltrona.
Incrociò le mani, mantenendo per qualche secondo un silenzio pesante.
-Signorina Higurashi, lei è stata nostra dipendente per un po di tempo e dovrebbe conoscere la politica dell'albergo. Per mantenere uno standard elevato, io non posso permettermi di concedere seconde possibilità.-
-Lo so, ma io la prego di riconsiderare la mia posizione, signore. Ho davvero bisogno di un lavoro.-
-Non lo metto in dubbio, ma io non posso di certo aiutarla. Sono un imprenditore, non un santone. In più con la pessima pubblicità che si porta dietro, dopo il servizio in casa Von Taisho, come crede che potrei riassumerla?- le domandò, con cruda sincerità.
Kagome chinò il capo, sotto il peso di quelle parole.
InuYasha si era impegnato a renderle la vita ancora più difficile.
- Mi andrebbe bene qualsiasi mansione. La prego, mi aiuti.-
Naraku sbuffò, guardandola in un misto di noia e irritazione.
-Non posso riassumerla qui, ma non sono un uomo privo di cuore. La aiuterò, ma se perderà anche questa occasione non osi tornare qui.-
Gli occhi di Kagome si illuminarono. Se Naraku l'avesse aiutata, il carico emotivo che si portava dietro si sarebbe decisamente alleggerito.
- Non so come ringraziarla, non la deluderò.-
-Non è per me che lavorerà, forse non mi sono ben spiegato. Un caro amico ha appena avviato una seconda attività: uno Streep club. Si tratta di un piccolo sobborgo situato in periferia.- la informò.
Kagome impallidì. Tentò di parlare, ma il direttore comprendendo i suoi timori, l'anticipò.
- Non le sto chiedendo di lavorare come spogliarellista. Nagamura cerca ragazze graziose per il servizio al tavolo. Questo, signorina, le permetterà di operare senza implicazioni con i clienti.-
Kagome si morse il labbro, combattuta.
L'idea non l'allettava per nulla.
-Se sta per rifiutare, fossi in lei ci penserei bene. Con la reputazione che al momento si porta dietro, non troverà nulla di diverso. La paga è buona e Nagamura è un uomo per bene.-
La ragazza chinò il capo. Ancora una volta non era padrona delle sue scelte: non poteva permettersi di rifiutare.
-Accetto! La ringrazio per il suo aiuto, signor Naraku.- mormorò con un peso sul cuore.

 

 

InuYasha aumentò il ritmo delle sue spinte, finché non sentì il corpo di Kikyo tremare per l'orgasmo appena raggiunto.
Sbuffando si distese accanto a lei, che velocemente si addormentò.
Era insoddisfatto, non solo da un punto di vista fisico.
Aveva fatto bene a mandare via quella Kagome, che si era approfittata di lui, tentando di ammansirlo con la sua triste storiella.
Si voltò a fissare la ragazza che riposava tranquilla al proprio fianco. Conosceva Kikyo, stavano insieme da diverso tempo..Perché avrebbe dovuto permettere al seme del dubbio di instillarsi in lui?
La bugiarda era Kagome, non c'erano dubbi.
Sentì nuovamente la rabbia crescere. Si era fidato di lei. Si era fatto ingannare da quegli occhi dolci e dalla lacrima facile, aprendosi come aveva fatto con poche persone nella sua vita.
Era deciso a fargliela pagare e a tal fine si era assicurato che per lei trovare un lavoro fosse complicato, se non impossibile.
Sbadigliò e si voltò su un fianco, intenzionato a smettere di pensare a quella piccola strega bugiarda.
Nei meandri confusi del sonno, però, la sua mente, i suoi sentimenti, erano privi di qualsiasi manipolazione. Almeno in quel momento poteva essere sincero con se stesso: Kagome gli mancava.



NOTE DELL'AUTRICE:
Eccoci qui con in nuovo capitolo :)
E' breve, è di passaggio, ma mi serviva di introduzione per quanto accadrà nel prossimo..perchè è da lì che prenderà davvero il via la storia :)
Ringrazio tutti voi che avte inserito la storia tra le seguite/ ricordate/ preferite e tutti i lettori silenziosi :)
Mi spiace per essere un po indietro con le risposte alle recensioni, ma recupererò. Nel frattempo, se qualcuno di voi avesse voglia di farmi conoscere il proprio parere anche su questo capitolo ne sarei lieta.
Vi lascio il link del nostro gruppo, per chi avesse voglia di aggregarsi a noi:https://www.facebook.com/groups/758064124210814/ 
Baci

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Capitolo 7
*** Di nuovo insieme? ***


Sedute al solito bar, Kagome si ritrovò a fissare una cupa e agitata Sango.
Il silenzio tra loro era pesante e la cosa le creò disagio.
Erano amiche da molti anni, ma lo strano comportamento della compagna aveva creato una rottura tra loro, che Kagome era decisa a risanare.
Durante i quindici giorni precedenti, l'amica l'aveva chiaramente evitata: aveva ignorato le sue chiamate o trovato mille scuse per riagganciare immediatamente.
-Che cosa sta succedendo, Sango? Ho sbagliato in qualcosa? Ti ho offesa in qualche modo?- le chiese, preoccupata.
-Non dirlo nemmeno. Ti conosco abbastanza bene da sapere che il mio comportamento ti ha ferita e, credimi, non l'avrei mai voluto. Mi sarebbe piaciuto poterti parlare di quello che mi stava accadendo, ma non trovavo la forza, né il coraggio.- confidò, continuando a rifulgere lo sguardo di Kagome.
Era vero, quel comportamento sfuggente l'aveva ferita. Sango era uno dei punti fermi della sua vita e non poterla avere vicino, proprio in quei giorni così difficili, aveva reso tutto più complicato.
Aveva sfogato la tristezza e la rabbia inondando di lacrime il suo cuscino, ma quello che le premeva maggiormente era capire cosa fosse andato storto tra loro due.
-E ora ti senti pronta a farlo? È vero che fatico a capire, ma non voglio che tu ti senta obbligata a far qualcosa.-
Sango quasi ignorò le parole dell'amica e, prendendo un bel respiro, cominciò a raccontare.
-È accaduto tutto la sera in cui anche io ho prestato servizio a casa No Taisho.-
Quel nome fece fremere Kagome, che si mosse a disagio sul divanetto.
Una ferita ancora aperta, un dolore che ancora bruciava, un fastidio che non accennava a passare.
-Quando quel tipo, Miroku, mi ha riaccompagnata a casa, è accaduto qualcosa di strano, molto strano.-
Kagome tentò di dir qualcosa, ma Sango la bloccò.
-Se mi interrompi, non sarò in grado di continuare.- l'avvisò, prima di riprendere il proprio discorso.
-Abbiamo scambiato qualche parola e, come accade solo in quegli sciocchi film, tra noi il feeling è stato immediato. Non ha tentato in nessun modo un approccio e questo mi ha messo a mio agio, mi ha permesso di rilassarmi e di abbassare la guardia con un perfetto sconosciuto.
Mi ha raccontato di aver frequentato, per un periodo, la mia stessa facoltà, della sua scelta di abbandonare a causa della difficoltà nel superare quello stesso esame che sta facendo impazzire anche me.
Mi ha invitata a bere qualcosa e l'atmosfera rilassata creatasi mi ha spinto ad accettare.Abbiamo scelto un locale carino, cheto, ho esagerato con i drink e siamo finiti a letto insieme.- raccontò, mordendo con ferocia il labbro inferiore.
Kagome preferì tacere, riservandosi qualche attimo per riflettere.
La sua amica era sempre stata una ragazza saggia e posata. Era cresciuta con valori e principi fortemente radicati in lei.
In quanto accaduto non v'era nulla di anormale o di sbagliato. Centinaia di ragazze della loro età si concedevano del semplice sesso occasionale, ma Sango, al riguardo, aveva un pensiero diverso.
-Ti sei pentita di quanto accaduto, quindi.-
-Non esattamente! Mi sono pentita del mio comportamento azzardato e scriteriato, dell'aver bevuto tanto, quello sì. Riguardo al resto, non ero fiera della mia avventura occasionale, ma ero stata bene e l'alchimia che si era creata tra noi è stato qualcosa di mai sperimentato.
L'indomani non mi sarei giudicata in maniera così dura.-
-Ma qualcosa è andato storto..- azzardò.
Vide i lineamenti di Sango indurirsi. La sua mascella si contrasse e gli occhi si assottigliarono, mentre un leggero rossore le imporporava le gote e il collo.
Era furiosa, assurdamente furiosa.
-Sì, decisamente qualcosa è andato storto.- confermò. -Quello stronzo ha aperto bocca, commettendo il più grande errore della sua vita. Tutti i suoi discorsi, quell'aria da perfetto gentiluomo, erano una finzione. Lui..lui mi ha ringraziata.-
Kagome le restituì uno sguardo confuso.
-Esatto! Mi ha ringraziato per la mia “sincerità”. Mi ha detto che altre volte, con le altre, è costretto a perder tempo e soldi. Deve portarle a cena, ricoprirle di regali costosi e smancerie simili, prima di aver accesso al loro letto, invece ha osato ringraziare me per avergli evitato tutto questo, passando direttamente al sodo.- ringhiò.
-Non hai idea di come mi sia sentita, Kagome. Sporca, mortificata e umiliata. In più, quando l'ho incontrato, tre giorni dopo, ha avuto anche il coraggio di fare sconce allusioni su quanto accaduto. E, a ulteriore dimostrazione di quanto fosse convinto delle sue parole, aveva anche dimenticato il mio nome.-
Kagome fissò l'amica, studiandola con attenzione.
Nonostante il furore, la rabbia e il risentimento animassero le sue parole e i suoi gesti, i suoi occhi erano velati di lacrime.
Quella che Miroku le aveva inflitto era stata una forte umiliazione e Sango non l'avrebbe dimenticata presto o facilmente.
Catturò le mani dell'amica tra le proprie, esercitando una lieve pressione.
-Sono rammaricata per quanto ti è accaduto. Un uomo simile non merita nulla da te. Miroku, InuYasha, vivono in un mondo diverso dal nostro, conducono vite diverse dalle nostre. Forse nei loro universi dorati il rispetto per gli altri, la gentilezza, non hanno lo stesso valore che noi gli attribuiamo.-
Vide l'amica acquietarsi e regalarle un flebile sorriso.
Si erano mischiate con persone che con loro non c'entravano nulla e ne erano rimaste scottate. Le loro ferite avevano solo bisogno di tempo per guarire.
-Davvero InuYasha non ti ha più cercata?-
Kagome scosse il capo, sconsolata.
Per quanto con le parole tentasse di convincersi, ogni volta che sentiva il suo nome, avvertiva il cuore tremare.
Il tempo trascorso insieme era stato breve, ma per lei aveva significato molto.
Con lui si era confidata, si era aperta, e ciò l'aveva resa vulnerabile ed esposta. Per tanto, le sue accuse, le sue infamie, ferivano doppiamente.
InuYasha, nonostante tutto, le mancava.
Vide Sango frugare nella propria borsa, prima di tirarne fuori una rivista.
-So che tu non ti interessi solitamente a queste cose, ma immaginavo avresti voluto saperlo.- le disse, porgendole il giornale.
Sulla copertina, in bella vista, tra titoli giganti e frasi attentamente studiate, capeggiava una foto di Kikyo ed InuYasha, e, nel mezzo, una terza persona, un uomo che Kagome era sicura di non aver mai visto.
-Cosa significa?- domandò.
-Questo qui è Onigumo Takeuci.- le spiegò Sango, indicando la figura dell'uomo -un attore molto popolare al momento. La soap nella quale recita sta riscuotendo un enorme successo.-
Onigumo..Kagome ricordava perfettamente quel nome.
-Circa una settimana fa, ha rilasciato un'intervista per questo importante giornale scandalistico, nella quale ha dichiarato di aver avuto numerosi flirt, ma solo uno realmente importante: quello con Kikyo. Ha raccontato di incontri clandestini, fornendo dettagli..intimi. Ho controllato, mi sono informata, ma pare che né lei, né InuYasha abbiano commentato l'accaduto. Da allora, tuttavia, sono stati paparazzati insieme un'unica volta.-
Un miscuglio di sensazioni diverse si agitò in Kagome.
La verità, dunque, era infine venuta a galla, ma in modo più pubblico di quanto lei avesse mai desiderato.
Quelle malelingue e quei pettegolezzi, inevitabilmente avrebbero avuto ripercussioni anche sulla carriera di InuYasha.
Se da un lato non poteva che sentirsi crudelmente ed egoisticamente soddisfatta, era anche rammaricata per l'accaduto.
-Questo putiferio pubblico poteva essere sicuramente evitato.- commentò. -Quel giorno.. io non lo so cosa mi ha spinto a parlare, Sango. Non mi sono mai impicciata negli affari altrui, ma sentivo di doverlo fare. Volevo che lui vedesse Kikyo per quella che realmente è.- sussurrò.
Colta da uno strano disagio, sentì l'esigenza di fuggire.
Potendo, sarebbe scappata anche da se stessa.
Fissò l'orologio e adducendo la scusa di dover correre a lavoro, salutò frettolosamente l'amica.

 

 

Il Namie's era situato in periferia, ben nascosto dalle vie principali, lontano dalla fermata della metropolitana.
Raggiungere il piccolo seminterrato dove lavorava, costringeva Kagome a lunghe camminate.
Non le importava, la paga era buona e le altre ragazze che popolavano il locale erano quasi tutte cortesi e gioviali.
L'ambiente non era molto ampio, ma ben suddiviso
Centralmente era stato posizionato una massiccia pedana rettangolare, palco delle decine e decine di ragazze che ogni sera si esibivano. La struttura era circondata da innumerevoli tavolini e divanetti, che garantivano visuale e un discreto comfort agli spettatori.
Nell'angolo poco lontano, la zona bar poteva offrire ogni genere di rinfresco: dal tipico sakè, ad alcolici più elaborati, dal sapore ignoto, l'odore pungente e i colori spumeggianti.
Aveva sentito dire che Keichi, il barman, aveva viaggiato molto per apprendere quanto più possibile sulla preparazione di quelli che lei considerava strani intrugli.
Due ampi schermi, situati strategicamente agli angoli del locale, riproponevano in tempo reale le performance delle ragazze, permettendo una visione migliore anche agli spettatori che preferivano godersi lo spettacolo dai soppalchi, posizioni più discrete e riservate.
All'angolo sinistro, poco lontano dall'ingresso sempre sorvegliato, una parete ad arco ben celava la scala a chiocciola che conduceva ai piani superiori, dove erano accolti gli ospiti più facoltosi o con gusti più eccentrici.
Kagome aveva preferito non indagare, non certa di voler sapere cosa accadesse lassù
La nuova apertura e l'ottima pubblicità attiravano ogni sera decine e decine di spettatori: ragazzi, turisti e persino uomini che non avrebbe mai immaginato di poter vedere in posti simili.
Il discreto numero di clienti presenti quella sera, la tennero costantemente impegnata.
Tuttavia, quando l'orario di chiusura era ormai imminente, la sua mente tornò a concentrarsi sulla conversazione tenuta con l'amica quel pomeriggio.
Come aveva reagito InuYasha a quelle notizie?
Forse, ancora una volta, aveva preferito credere a Kikyo. Forse l'aveva perdonata e probabilmente aveva, addirittura, deciso di anticipare le nozze, in modo da mettere a tacere tutte le malelingue.
Scosse la testa, infuriata per i suoi stessi pensieri.
Raccolse le proprie cose, i rifiuti da gettare nei cassonetti che le erano di strada, salutò velocemente tutti e si congedò.
L'aria fredda la fece rabbrividire e si maledì per non essersi cambiata.
I pantaloncini e la camicia, leggera e corta, le offrivano poco riparo nel freddo della notte. In più, per quanto le strade di Tokyo fossero sempre frequentate, anche a tarda ora, le creava disagio e timore camminare per i vicoli bui vestita in quel modo.
Avanzò, ignorando gli sguardi dei clienti che si erano attardati nel viottolo e di chi si trovava lì di passaggio.
Ancora pochi metri e quelle viuzze anguste si sarebbero aperte su una strada principale.
Aumentò l'andatura dei suoi passi per poi paralizzarsi quando un uomo, visibilmente ubriaco, le traballò dinnanzi, rigettando a pochi metri dai suoi piedi.
Arretrò , spinta dall'istinto, per evitare di sporcarsi.
L'odore nauseabondo dei succhi gastrici la raggiunse, ma restò immobile, indecisa.
Possibile che quel poveraccio si sentisse male? Doveva, forse, tornare indietro e cercare aiuto?
-Mukozu, avevi detto che volevi trombarla, non che volevi vomitarle addosso tutta la cena.- sghignazzò, qualcuno dietro di lei.
Le risate e gli schiamazzi provenienti dalle sue spalle, emessi dal gruppetto poco prima superato, la portarono a voltarsi.
Vide gli uomini avvicinarsi, sicuramente intenzionati a prestar soccorso all'amico, e seguendo l'istinto corse via.
Il cuore le batteva furioso, quando raggiunse l'estremità del vicolo.
Camminò, recuperando aria attraverso profondi respiri, e continuando a voltarsi indietro di tanto in tanto.
Non era accaduto nulla, soltanto un maldestro e mal andato tentativo di rimorchio, ma si sentiva agitata e con i sensi in allerta.
Impattò contro qualcuno e si dimenò, quando due mani forti le catturarono le spalle in una presa ferrea.
-Kagome, che accidenti fai? Fermati! Calmati, sono io.-
Quella voce dura e sicura, oltrepassò la cortina di paura e confusione creatasi nella sua mente.
Sollevò il volto, specchiandosi in quegli occhi scuri e magnetici che ben conosceva e il sollievo la lasciò senza forze.
Probabilmente le gambe non l'avrebbero sorretta, se lui non l'avesse sostenuta, avvicinandola a sé.
-Ehi, ti senti bene?- le domandò, stranito e preoccupato.
La ragazza faticò a rispondere, poco padrona di se stessa.
Già una volta lui l'aveva abbracciata, ma in quel momento percepì qualcosa di diverso.
InuYasha le era mancato terribilmente e starsene tra quelle braccia solide e forti, respirare il suo profumo, permise al suo cuore di ritrovare il ritmo giusto.
Se era con lui, nessuno le avrebbe fatto del male.
Tornò a voltarsi indietro, per sincerarsi che quei balordi non l'avessero pedinata, e InuYasha seguì la direzione del suo sguardo.
-Ti è successo qualcosa? Qualcuno ti ha aggredita? Ti hanno fatto del male?-
La sobbarcò di domande, scuotendola appena.
-No, non è accaduto nulla, però, ti prego, andiamo via da qui.- soffiò.
Il ragazzo imprecò. La sollevò tra le braccia, come pesasse meno di un ramoscello, e si allontanò.

 

 

 

La casa era silenziosa e avvolta nell'oscurità, ma Kagome ormai conosceva bene ogni angolo di quell'appartamento.
La camera di InuYasha era ampia e l'arredamento spartano ingigantiva l'effetto.
La portafinestra del terrazzino, lievemente aperta, lasciava passare un piacevole venticello, che tuttavia la fece rabbrividire.
La piccola abat jour posta sul comodino, al lato dell'ampio letto, illuminava fiocamente l'ambiente.
Kagome sapeva che non avrebbe dovuto trovarsi lì, ma non aveva la forza di muoversi.
Del resto, a casa nessuno l'avrebbe aspettata o si sarebbe preoccupato per il suo mancato rientro. Tornando avrebbe trovato l'infermiera addormentata e suo nonno immobile nella stessa posizione.
InuYasha le porse una tazza contenente una bevanda fumante e quando la vide rabbrividire, ancora, sbarrò la portafinestra.
La luce della luna, attraversò i vetri, illuminando una parte del pavimento e il letto sul quale erano seduti.
-Grazie.- si limitò a sussurrare, portando la bevanda alle labbra.
Ne bevve un sorso, scottandosi la lingua.
Non le importò, il tepore di quel tè bollente si diffuse in tutto il corpo, portando i muscoli, rigidi, a distendersi.
Ora che era al sicuro, che InuYasha le era accanto e che il silenzio era calato pesante su di loro, il disagio la colse impreparata.
-Non dovrei essere qui.-
Lui la fissò, amareggiato.
-Tra i tanti posti nei quali non dovresti stare, questo è proprio l'ultimo che mi viene in mente.-
Il tono aspro e duro la lasciarono basita.
Era ancora arrabbiato con lei? La considerava ancora una bugiarda approfittatrice?
Perchè allora l'aveva salvata e portata lì?
-Io non capisco.-
-Non capisci, Kagome? Hai idea della situazione in cui sei andata a ficcarti? Ma non ti vergogni? Lavorare in uno strip, un night o qualunque cosa esso sia!-
Quella pioggia di giudizi la fece infuriare.
Lo sbigottimento fu presto sostituito dalla furia e dal risentimento.
-Proprio tu parli? Chi sei per giudicarmi? È grazie a te se sono finita in un posto del genere. Licenziarmi non ti è bastato, hai dovuto mettere in giro malelingue che mi rendessero ancora più difficile trovare un lavoro.-
-Questa non è una giustificazione. Che cazzo sei diventata, una spogliarellista? Ti fai solo guardare o lasci anche che ti tocchino in modo da racimolare qualche yen in più?-
Scattò, inviperita ed oltraggiata.
Lo schiaffeggiò in pieno volto, senza esitazione.
Si sollevò, allontanandosi da lui.
-Quello che faccio non è affar tuo. Tuttavia pare che lasciarsi toccare da altri sia una cosa che piace parecchio anche alla tua futura mogliettina, la tua Kikyo.- sibilò con disprezzo.
Si voltò, decisa ad andare via.
InuYasha le afferrò un polso, costringendola a fermarsi.
-Aspetta, Kagome. Scusami, non avrei dovuto dire quelle cose. Non penso nulla di tutto ciò che ho detto.- mugugnò.
La ragazza si voltò a fissarlo, stupita da quel rapido cambiamento.
Che cosa gli stava accadendo? Come poteva passare dalla furia e le offese alle scuse?
Possibile che soffrisse per Kikyo e fosse in cerca di conforto?
La trascinò nuovamente verso il letto e lei, docile, lo seguì senza protestare.
-Non mi trovavo in quel vicolo per caso, ero venuto a cercare te.-
-Cosa vuoi, InuYasha? Cosa vuoi da me? L'ultima volta che ci siamo visti mi hai espresso chiaramente il tuo pensiero sulla mia persona. Da allora hai evitato ogni mia chiamata.-
-Anche le cose che ho detto quella volta non le penso. Quando sono infuriato tendo a straparlare.-
-Questa non è una giustificazione.-
-Sta zitta e ascolta cosa ho da dire.- le ingiunse, riacquistando il suo carattere autoritario.
-Come ti ho già detto una volta, non sono un tipo che ama esprimersi.
Avevi ragione su Kikyo, riguardo ai suoi tradimenti.-
-Cos'è, ti fidi delle parole di uno sconosciuto ma non potevi fidarti abbastanza delle mie?-
-Non è andata così. Prima ancora di quell'intervista, era scattato qualcosa dentro me. Per quanto mi rifiutassi di ammetterlo, le tue accuse avevano instillato il dubbio in me, mi avevano dato da pensare.
Sono arrivato al punto di ingaggiare un investigatore privato affinché scavasse nel passato e nelle amicizie della mia fidanzata.
E così ho scoperto tutto. Quando l'ho messa di fronte alle prove evidenti, Kikyo non ha più potuto mentire.-
-Che cosa hai scoperto?- domandò, curiosa.
-Non solo dei tradimenti, che si sono ripetuti in più occasioni. A quanto pare il piano di Kikyo era quello di avvicinarsi a me, per sfruttare il cognome della mia famiglia.- ringhiò, stringendo i pugni.
Calò il viso e si morse il labbro, ma non bastò a farle tacere i propri pensieri.
-Dimmi, il suo tradimento è molto diverso dai tuoi? Sbaglio o riguardavano te le foto delle modelle che di tanto in tanto ti raggiungevano in hotel?-
-Ho sbagliato, lo ammetto. Non è per il tradimento che non posso perdonarla, non solo per quello. Ti ho già detto di quanto io mi stia impegnando per dimostrare il mio valore, al di là del mio cognome. Come potrei sopportare di avere accanto una persona che mi si è avvicinata solo per quello?-
-Forse all'inizio è stato così, ma qualcosa deve essere cambiato. Kikyo oggi è una modella sufficientemente famosa, ha una carriera abbastanza solida. Il suo successo potrebbe proseguire anche se non più abbinato al tuo cognome.- gli fece notare.
Non sapeva perché gli stesse dicendo quelle cose. Lei stessa gli aveva confidato dei tradimenti di Kikyo, perchè ora prendeva le sue difese?
-Non importa, le cose tra noi non potevano più continuare. Basta parlare di Kikyo, parliamo di te. Come ci sei finita in quel dannato posto, Kagome?-
-Ripeto che se sono finita lì è stato solo a causa tua.-
-Ne sono consapevole e mi dispiace. Se me lo concedi, vorrei porre rimedio.-
-Davvero? E in che modo?-
Si morse il labbro prima di parlare, gesto che non sfuggì alla ragazza.
-Mi è mancato prenderti in giro, ragazzina. Averti attorno non mi dispiaceva e vorrei davvero fare ammenda per il mio comportamento. Cosa ne diresti di tornare a lavorare qui?- le propose, ingoiando l'orgoglio.
Kagome lo fissò e qualcosa le si agitò dentro.
Perchè nuovamente si sentiva così a disagio standogli vicino?
Perchè la prospettiva di poterlo avere di nuovo accanto la colmava di aspettativa e gioia?
Era giusto tornare lì, dimenticare tutto e perdonarlo solo perchè lui glie lo stava chiedendo?
Inuyasha faceva nascere in lei milioni di dubbi e domande alle quali non era in grado di dare risposta.
Non era tipo da portare rancore, ma il modo in cui lui l'aveva trattata, la sufficienza e la superficialità con le quali l'aveva messa da parte, la facevano infuriare e la ferivano.
-Andiamo, Kagome. Quel posto non fa per te. Essere esposta tutte le sere al pericolo, agli sguardi lascivi e ai commenti, non ti spaventa? Non so cosa sia accaduto in quel vicolo e preferisco non saperlo. Questa volta ero lì, ma se la prossima volta non ci fosse nessuno?-
Mille volte aveva pensato a quell'eventualità e, per quanto la prospettiva la spaventasse, non poteva fare a meno di quel lavoro.
-Lacerò il night. Se tu lo volessi, potresti facilmente aiutarmi a trovare un altro impiego, qualsiasi cosa.- lo pregò.
Lo sguardo di InuYasha si indurì.
-Niente da fare. Voglio che tu stia qui, non altrove. Sei una delle poche persone di cui mi fido, il tuo posto è accanto a me, Kagome.-
Si sarebbe presa in giro, negandolo.
Anche lei voleva essere lì, accanto a lui.
-S..se per Kaede andrà bene, sarò felice di lavorare nuovamente per lei.- sussurrò.
-No, non è di un'altra sguattera che ho bisogno. Sei sprecata per quello. Ti ho vista troppe volte con questa maschera docile e timida addosso. Quella che io voglio accanto è la vera Kagome. La ragazza determinata, fiera, intelligente e che non ha paura di dirmi ciò che pensa. Se lo vorrai, sarai la mia assistente. Il tuo spirito di osservazione, il tuo acume, mi saranno utili.-
Lo fissò, sorpresa. Quella che lui gli stava offrendo era una possibilità inaspettata.
Essergli sempre accanto, era ciò che voleva.
Spaventata dai suoi pensieri, evitò di guardarlo.
-Io..io non so se posso. Non so se sarò capace.- balbettò.
Lui le sollevò gentilmente il volto, facendo incontrare ancora i loro occhi, tumultuoso nero in placido azzurro.
-Sì che puoi, devi solo volerlo.- le sussurrò.
Sentì voglia di piangere e lo fece. InuYasha abbatteva tutti i suoi muri, le sue inibizioni. Scombussolava le sue emozioni e agitava i suoi sentimenti.
Era arrabbiata con lui, ma gioiva per la prospettiva di poterlo avere nuovamente accanto.
Pianse di dolore, pianse di gioia e pianse di disperazione.
In modo subdolo, inaspettato, le era scivolato sotto pelle e si era conquistato un posto nel suo cuore.
Quanto ci avrebbe messo quell'infatuazione a trasformarsi in altro?
Quello era il momento adatto per allontanarlo, l'unica volta, prima che fosse troppo tardi, ma invece desiderò solo stringerlo a sé.
-Kagome, Kagome.- mormorò, avvicinandola al suo petto, lasciando che si sfogasse.
Restarono in quella posizione a lungo,stretti e abbracciati nel buio della notte.
Quando lui l'allontanò per fissarla in volto, gli occhi della ragazza erano ancora lucidi, ma avevano smesso di lacrimare.
Studiò il di lei viso, illuminato dalla luna. L'aveva sempre trovata graziosa, piacevole da guardare, ma non le aveva mai prestato particolare attenzione.
Di donne più affascinanti ne aveva viste, Kikyo inclusa, ma Kagome aveva una sua particolare bellezza.
A renderla incantevole non erano i lineamenti dolci del viso, il naso leggermente all'insù o le labbra rosee e piccole. Non erano nemmeno i capelli lunghi e morbidi, il seno pieno e la vita stretta e nemmeno le gambe lunghe sulle quali, quella sera, i suoi occhi erano finiti spesso.
Kagome era bella per ciò che aveva dentro, per il carico di vita che l'aveva resa una donna matura e responsabile quando avrebbe dovuto essere ancora una ragazzina spensierata, era bella per la sua dolcezza e spontaneità, era bella perchè in quegli ammalianti e tristi occhi azzurri avrebbe potuto affogarci.
La luce lunare che si rifletteva sul suo viso, in più, in quel momento la faceva sembrare tanto innocente e fragile, da fargli perdere ogni freno inibitore e buon senso.
Voleva baciarla e scoprire il suo sapore. Sarebbe stato dolce come tutto il resto in lei?
Rafforzò la presa sulla sua vita e portò l'altra mano tra i suoi capelli corvini. Percorse la loro lunghezza, fino a raggiungere il collo.
L'avvicinò maggiormente a sé, mentre i suoi occhi restavano incollati su quelle piccole labbra tentatrici.
Le lasciò il tempo di ritrarsi, ma quando, forse inconsapevolmente, lei le umettò, passandoci la lingua, capì che non l'avrebbe fermato.
Si spinse verso di lei e quando furono quasi vicino a sfiorarsi, mentre i loro respiri si erano già mescolati, un cellulare squillò, spezzando quella magia.
Kagome sobbalzò, allontanandosi, mentre lui ancora tentava di capire cosa gli fosse accaduto.
Con la mente lontana, la osservò cercare il telefonino nella piccola borsa.
Tentò di capire chi potesse esserci dall'altro lato, ma quando vide gli occhi della ragazza divenire vacui, inespressivi, capì.
-Chi era? Che cosa è accaduto?- le domandò, avvicinandosi.

-Mio nonno è morto.- dichiarò Kagome, con tono glaciale.



NOTE DELL'AUTRICE:
Salve, a qualche mese di distanza l'ispirazione sembra essere tornata anche per questa storia :)
Il capitolo è un continuo altalenarsi di situazioni e sentimenti, quasi i due protagonisti fossero in fase premestruale, ma è nato in modo così spontaneo, che modificarlo troppo, stravolgerlo, mi sarebbe dispiaciuto.
Come sempre, mi rimetto al vostro giudizio.
Se vi va, fatemi sapere che ve ne pare :D
Baci

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Capitolo 8
*** Anime legate ***


Di fronte quella lapide, Kagome restò indifferente.
Non provò disperazione, non avvertì voglia di piangere.
Non riusciva a capire come uno stupido blocco di pietra potesse o dovesse suscitare emozioni e sentimenti.
Il dolore per la sua perdita lo portava dentro, esternarlo chiacchierando con qualcuno che non avrebbe più potuto sentirla, non aveva senso, non per lei.
Il ricordo di suo nonno sarebbe rimasto vivo in lei e tanto le bastava.
Avevano trascorso poco tempo insieme, prima che la malattia trasformasse il silenzioso parente in un'altra persona.
Quello era il suo unico e vero rimpianto.
Avrebbe voluto averlo vicino il giorno in cui si sarebbe realizzata. Era convinta di doverglielo, per i molti sacrifici che lui aveva fatto e per riscattare quella figlia che l'aveva allontanato apparentemente senza motivo.
Erano state due settimane estenuanti.
Aveva ascoltato le parole di cordoglio di decine e decine di sconosciuti, dispensando falsi e miti sorrisi e aveva poi trascorso le notti piangendo tra le braccia di Sango ed InuYasha.
Aveva dovuto indossare una fredda maschera mentre risolveva questioni che avrebbe potuto voler svolgere in momenti diversi e aveva dovuto prendere decisioni razionali mentre la sua unica voglia era quella di lasciarsi avvolgere dal dolore, di poter sentire quella mancanza e imparare a conviverci.
-E così, nonno, questo è un addio.- sussurrò a se stessa.
Si allontanò dal luogo di sepoltura, avviandosi verso l'uscita.
Salì nella macchina scura in attesa, rivolgendo un tiepido sorriso al conducente.
- Gli hai detto addio?- le domandò.
-Ti ho già detto che trovo insensato parlare ad una pietra. Mi sentirei sciocca a farlo.- confessò.
-Ti senti pronta per ciò che ci aspetta?- le chiese lui, continuando a fissarla.
Kagome si voltò, incrociando il suo sguardo.
InuYasha le era stato vicino in quei giorni, non l'aveva mai abbandonata.
Si era occupato di mille cose, risparmiandole le parti più brutali di quella faccenda, come l'organizzazione del funerale e le mille pratiche burocratiche.
Non avevano più parlato della lite che li aveva divisi..tutto quello sembrava deleterio e lontano mille anni.
-Purtroppo non ho altre opzioni, InuYasha. Il tempio non veniva più utilizzato come luogo di culto da lungo tempo e mantenere un posto tanto grande mi sarebbe impossibile. In più, che senso avrebbe vivere in una casa gigantesca tutta sola? Lui non c'è più, nulla mi lega a quella costruzione. Venderla è la soluzione migliore.- constatò, pragmatica.
-Se tu lo volessi, potrei aiutarti io al riguardo. Per me non sarebbe affatto un peso.-
-No! Davvero, ti ringrazio per la tua offerta generosa, ma non sarei mai in grado di restituirti quei soldi. In più, dopo aver completato l'iscrizione universitaria, avrò diritto ad un alloggio..cosa dovrei farmene, a quel punto, di un tempio in decadenza?-
InuYasha scrollò le spalle, visibilmente contrariato.
-Su una cosa non si discute: verrai a stare a casa mia. Lì di spazio ce n'è a sufficienza e avrai tutto ciò di cui hai bisogno.-
Quando aveva compreso di non poter continuare a vivere nella sua vecchia casa, si era trovata ad affrontare un nuovo problema.
I suoi risparmi sarebbero stati investiti in più nella cerimonia funebre e non avrebbe potuto permettersi a lungo una permanenza in un motel.
Sango, vivendo in un piccolo monolocale, non aveva potuto aiutarla in nessun modo.
Alla fine, InuYasha aveva risolto la questione, imponendole la propria idea.
- Non sarà per sempre e intendo pagare un regolare affitto.- chiarì.
InuYasha ridacchiò.
-Certo, magari potrei scalare il canone di locazione dal tuo stipendio.- la schernì.
-Non sarebbe una cattiva idea.- acconsentì Kagome, distrattamente.
Lui si voltò a fissarla.
Kagome aveva affrontato il suo lutto con enorme compostezza.
Aveva pianto il defunto parente, ma aveva lottato affinché la solitudine e il dolore non la sopraffacessero, trascinandola in una brutta depressione.
Era sicuro, che se si fosse trovato nella medesima situazione, non sarebbe stato capace di tanta risolutezza e determinazione.
Kagome era una continua scoperta.
Posata e decisa anche nei momenti più difficili.
C'era ancora tanto che non sapeva di lei, c'era ancora tanto che voleva scoprire.
Quella ragazza lo incuriosiva, lo stimolava e lui era irrimediabilmente affascinato dalla carica di vitalità che emanava.
Era sicuro: durante il tempo trascorso insieme, avrebbero potuto imparare molto l'uno dall'altra.
Mise in moto l'auto e si lasciò alle spalle il silenzioso cimitero.
Da quel momento, si sarebbe preso lui cura di Kagome.

 

                                                                                          *************************************************************


La ragazza addentò l'ennesimo biscotto, fissando con sguardo contrariato il giovane seduto accanto a lei.
-La smetti di fissarmi in quel modo? Pare tu stia invocando le più terribili maledizioni sulla mia persona. Sono troppo giovane e bello per morire in modo strano e misterioso.- la provocò.
Lo fulminò, tentando di concentrarsi sulla propria colazione.
Si domandò come facessero gli occidentali a mangiare tanta roba dolce di primo mattino; latte, biscotti e pasticcini di ogni genere non l'attraevano, ma per non creare troppi fastidi, stava tentando di uniformare le proprie abitudini a quelle del padrone di casa.
Si era trasferita a casa Von Taisho da ben tre settimane e la vicinanza costante di InuYasha l'aveva aiutata a non deprimersi.
Il ricordo del nonno ancora l'addolorava, l'avrebbe sempre fatto, ma il ragazzo le lasciava poco tempo per pensare.
Non si era rimangiato le sue parole, l'aveva nominata sua assistente e trascinata da un set fotografico all'altro, passando per un'intervista veloce e un'apparizione televisiva.
Era uno stile di vita frenetico, ma le piaceva.
Si impegnava, stava tentando di imparare tutto ciò che c'era da sapere -Miroku stesso la stava aiutando molto- per assistere al meglio InuYasha.
Tuttavia, il suo nuovo lavoro portava anche innumerevoli complicazioni.
Stare sempre così attaccata al bel modello l'aveva anche resa maggiormente consapevole della forte attrazione che provava nei di lui confronti.
Era affascinata dal suo carisma, dall'impegno profondo e costante che metteva in tutto ciò che faceva e dalla chiara avvenenza del bel moro.
Qualche volta era difficile ignorare il nervoso che la prendeva quando lo vedeva civettare con giornaliste e modelle, impossibile placare il malumore che le sue continue provocazioni le suscitavano.
Era infatuata di InuYasha e lo sapeva.
Erano le premure che lui riservava solo a lei, le lunghe chiacchierate notturne e i sorrisi improvvisi, che le facevano battere il cuore.
Quella notte, se il suo telefono non fosse squillato, cosa sarebbe avvenuto?
InuYasha l'avrebbe davvero baciata?
Se l'era chiesto tante volte e finiva col darsi della sciocca quando tentava di immaginare che sapore potesse avere un suo bacio.
Lui non aveva più osato avvicinarla in quel modo, quindi si era convinta si fosse trattata di un episodio senza senso, di un gesto compiuto in un istante di rabbia e confusione.
-Kagome, particolarmente oggi, ho bisogno che resti concentrata. È un giorno importante e sei stata proprio tu a ficcarmi in questa situazione.-
Lo fissò, pensierosa.
Effettivamente, quella appena cominciata sarebbe stata una giornata impegnativa.
Lei stessa aveva insistito tanto nel convincere InuYasha a partecipare ai provini per un musical che avrebbe visto impegnati nomi importanti dello spettacolo e che sarebbe partito a breve.
A suo parere, l'audizione di InuYasha era stata perfetta, ma solo quel giorno avrebbero conosciuto la risposta ufficiale.
Se tutto fosse andato bene, quella sarebbe stata un'ottima opportunità per il giovane.
-Miroku non sarà presente.- le annunciò.
-Davvero? E come mai?-
Scrollò le spalle, indifferente.
- Ha farfugliato qualcosa riguardo un impegno importante ed improrogabile, ma non sono riuscito a farmi dire altro-
-È strano.- mormorò.
Miroku prendeva molto seriamente il suo lavoro di manager ed era sempre accanto all'amico in occasioni del genere.
-Sostiene che il più sia già stato fatto e che la riunione di oggi sia solo un cavillo burocratico per l'ufficialità.-
-Credi che gli sia accaduto qualcosa? Se non ha voluto dirti nulla, è probabile che si sia ficcato in qualche pasticcio.- domandò, lievemente preoccupata.
-È più probabile che abbia incontrato qualche ragazzetta con cui intende spassarsela.-
-Già..-
Si trattava davvero di qualcosa del genere?
Non che fosse difficile immaginarlo a bighellonare con qualcuna, tuttavia il suo comportamento rimaneva strano.
InuYasha si alzò, avvicinandosi ulteriormente.
Le pose un dito sotto il mento e, con una pressione leggera, la costrinse a sollevare il volto.
-Miroku sa badare ai fatti propri, non è uno sciocco. Se avesse bisogno di aiuto me lo direbbe senza tanti giri di parole.
Quindi, evita di preoccuparti inutilmente per lui.- le sussurrò, lasciandole un lieve bacio tra i capelli.
Kagome sorrise, felice per quel tenero gesto.
Quando voleva, InuYasha sapeva essere estremamente dolce.
-Vado a prepararmi e tu dovresti fare lo stesso.- le suggeri, voltandole la schiena e avviandosi verso le scalinate che conducevano ai piani superiori.
La ragazza non comprese immediatamente la ragione di quel sorriso a stento trattenuto, finché non si concesse di studiarlo meglio.
Le larghe spalle erano fasciate da un'aderente maglietta nera, su cui spiccava a caratteri bianchi la dicitura "Milf Addicted".
Sentì i nervi tendersi, rievocando gli avvenimenti legati a quella particolare ed esplicita t-shirt.
-Ehi, fermo lì! Che cosa significa? Non avrai intenzione di indossare proprio oggi quella COSA?- l'aggredì.
-Ti riferisci alla mia maglietta? Non capisco cos'ha che non vada. Mi sta bene, mi sottolinea i muscoli e poi si tratta di un regalo di Tsubaki.-
Kagome si indignò.
Proprio per quello non andava bene! Tsubaki era la protagonista femminile del musical e non aveva nascosto l'interesse per un ragazzo che poteva avere la metà dei
suoi anni.

Aveva addirittura osato regalargli quella maglietta di dubbio gusto.
-Se ho anche il sostegno della protagonista, aumento le mie possibilità di riuscita.- la provocò.
- Non indosserai quella cosa. È inaccettabile.- preferì, arrabbiata.
- Non essere gelosa, ragazzina. Non sono interessato a farle prendere il tuo posto.- ridacchiò, scomparendo.
Kagome restò pietrificata.
Che significavano quelle parole? Farle prendere il suo posto..che ruolo e che peso aveva lei realmente nella vita del ragazzo?
E perché, diavolo, lui si divertiva così tanto a stuzzicarla e confonderla?
-Io non sono affatto gelosa, chiaro?- strillò, sperando che lui la sentisse.
Dal piano superiore si udì, in risposta, solo una risata profonda.


                                                                                **************************************************************


Impiegarono quasi un'ora per raggiungere il teatro dove si erano svolte le selezioni.
Per Kagome, i tempi di attesa si prospettarono ancora più lunghi.
La riunione che avrebbe portato alla decisione finale, si prolungava da più di due ore e lei non aveva potuto partecipare.
Perché, se si trattava solo di una pura formalità, le cose andavano così per le lunghe?
Avrebbe voluto essere accanto ad InuYasha, sapere che cosa stava accadendo lì dentro.
E se avessero scelto un altro, lui come avrebbe reagito?
Sebbene lo negasse, aveva visto quanto si fosse impegnato per ottenere quella parte.
Quel ruolo doveva essere suo, non poteva andare diversamente.
Quando la porta finalmente si aprì, Kagome scattò in piedi.
InuYasha si congedò da un uomo che lei non aveva mai visto, prima di raggiungerla.
L'espressione chiusa e imperturbabile del suo viso, non le permise di capire.
E se fosse andata male? Cos'avrebbe dovuto fare, cosa avrebbe potuto dirgli?
-A..allora?- domandò, ansiosa.
-Sarà problematico e difficile.-
-C..che vuol dire?-
-Insomma non sarà per nulla semplice.-
-Dannazione, InuYasha, smetti di essere così evasivo e dimmi cosa è appena accaduto lì dentro.-gli ordinò.
Le sorrise, prima di parlare.
- La parte è mia, ragazzina. Nutrivi forse dubbi in proposito?-
Kagome strillò, in preda all'euforia, incurante del luogo in cui si trovava.
Lo abbracciò di slancio e lui ricambiò la stretta.
-Congratulazioni, InuYasha. Te lo sei meritato.-
-È anche merito tuo, ragazzina.-
Si allontanò da lui quel tanto che le occorreva per fissarlo in viso.
I lineamenti del ragazzo erano rilassati e i suoi occhi carichi di entusiasmo.
Si sentì felice per lui, euforica per le porte che un incarico tanto importante gli avrebbe aperto e anche soddisfatta del proprio lavoro.
-Fatti bella, stasera si festeggia.-
-Cosa?- mormorò, eccitata.
-Tsubaki ha organizzato una piccola festicciola per festeggiare l'incarico ottenuto. Ovviamente si tratterà di una cosa informale, poche persone.-
Kagome si rabbuiò. Non aveva voglia di passare tempo con quella donna, non voleva che stesse vicino ad InuYasha.
-Beh, va tu, io non ne ho voglia. Non ho portato neanche un ricambio, non posso certo venir vestita così.-
La gonna nera lunga fino al ginocchio e la semplice camicia color panna, non le sembravano certo l'outfit adeguato per presentarsi ad una festa organizzata da quella Tsubaki.
- Non pensarci nemmeno, verrai con me. Non accetterò un no come risposta.-
-Ma, InuYasha..- tentò di protestare.
-Fallo per me, Kagome.-
E di fronte a quelle parole, non ebbe cuore di dir di no.
Fin dove si sarebbe spinta per lui?
Prenotarono una camera, dove InuYasha trascorse l'intero pomeriggio.
A Kagome, invece, toccò girare alla ricerca di qualcosa da indossare per quella sera.
- Non mi sembri particolarmente entusiasta di partecipare a questa festa.- constatò Sango, al cellulare.
-Per nulla, a dire il vero. Quella Tsubaki mi sta antipatica e inoltre mi sentirò totalmente a disagio, come sempre. Non sono abituata a queste cose.-
-Magari potresti conoscere un famoso regista che deciderà di scritturarti per un film.- scherzò.
-Certo, come no. Vorrei tu fossi qui con me. Potresti almeno aiutarmi a scegliere cosa indossare. Cosa dovrei mettere?-
-InuYasha avrebbe quantomeno potuto accompagnarti invece di starsene rintanato in hotel. Avrebbe dovuto farti compagnia, consigliarti e, perché no, anche pagarti l'abito.-
-Non se ne parla. Sono stata io a pregarlo di non venire. Sono già abbastanza agitata, non ho bisogno di una fila di bambine che mi corrono dietro chiedendo una foto o un autografo. E poi, lasciar scegliere il vestito ad InuYasha? Sei impazzita? Mi sentirei a disagio..
Sango, mi stai ascoltando?-
-Scusa, Kagome, devo staccare. Ti richiamo io.- esordì la voce fredda della ragazza dall'altro lato del telefono.
Kagome fissò sorpresa il display del proprio cellulare.
Sango aveva messo giù in un modo così brusco da lasciarla interdetta.
Avrebbe dovuto richiamarla?
Decise che l'avrebbe fatto più tardi.
Rispose il cellulare ed entrò nel centro commerciale, decisa a trovare l'abito adatto.


                                                                                                *****************************************************************

Sango fissò interdetta il ragazzo che le stava di fronte.
-Che diamine ci fai tu qui?- ringhiò, mentre la rabbia le arrossava il viso.
Come osava quell'essere presentarsi lì, con il suo odiato sorriso dipinto in volto?
Quel giorno, l'incontro con il professor Moushi l'aveva già messa di pessimo umore. Non necessitava di altri motivi per maledire l'intero universo.
-Cercavo te.- le disse Miroku, continuando a sorridere.
-Peccato che io non abbia nulla da dirti.- 
Tentò di oltrepassarlo, ma il ragazzo le sbarrò la strada col proprio corpo.
-Andiamo, Sanguccia, non fare così.-
-Non chiamarmi in quel modo. Non prenderti certe confidenze, sei un estraneo per me.- sibilò lei ad un palmo dal suo viso.
-Estranei? Non credevo la pensassi in questo modo dopo quanto accaduto tra noi.-
Con un gesto fulmineo, Sango lo schiaffeggiò.
-Apri bene le orecchie, caro il mio pervertito, perché non lo ripeterò una seconda volta. La notte che abbiamo trascorso insieme è stata il più grande errore della mia vita. Se ci ripenso, mi picchierei da sola. Se ho tollerato la tua presenza nelle scorse settimane, è stato solo per rispetto al dolore di Kagome. Tu, Miroku Acchimon, mi fai schifo. Spero che il mio discorso sia stato chiaro. Non voglio più rivederti.-
Gli sputò addosso il proprio risentimento e il proprio disprezzo senza esitazione.
Tentò ancora di superarlo, ma lui la bloccò nuovamente, catturandole un braccio.
-Aspetta, Sango.-
La ragazza esitò, sorpresa da quel contatto inaspettato.
Qualcosa nella sua espressione era mutata..sul suo viso non v'era più traccia di scherno. Era serio, terribilmente serio.
- Sono venuto qui con l'intenzione di scusarmi. Ho fatto una bella chiacchierata con Kagome e lei ritiene che il mio comportamento in qualche modo ti abbia offesa.-
Lo fissò, sbalordita e scocciata.
-Sei davvero sciocco sino a tal punto? C'era bisogno che fosse Kagome a dirti una cosa tanto ovvia? Ho decisamente sopravvalutato la tua intelligenza.-
-Beh, in questo caso, mi spiace. Mi piace divertirmi con le ragazze, di questo non ne faccio mistero, ma ti assicuro che non era mia intenzione offenderti. Mi scuso se il mio comportamento ti ha ferita.- dichiarò, sincero.
Sango distolse lo sguardo, impreparata.
-Accetto le tue scuse, ma sappi che sei stata un vero cafone.-
-In tal caso, mi impegnerò per dimostrarti che sono diverso da ciò che pensi.- sorrise, ritrovando il buon umore.
Quella Sango aveva fegato. Lo aveva affrontato senza esitazione, senza peli sulla lingua gli aveva urlato tutto il suo disprezzo.
Decisamente non era una cosa che uno come lui era abituato a vedere tutti i giorni.
-Sei stolto allora? Ti ho detto che non voglio rivederti mai più.- gli ripeté lei.
Miroku approfittò della loro vicinanza e con estrema rapidità le scoccò un bacio sulla guancia.
Evitò, per pura fortuna, il secondo schiaffo della ragazza.
-Allora a presto, Sanguccia.-
Corse via, lasciandola lì, inebetita e furente.


                                                                                      ************************************************************


Kagome sbuffò, scocciata.
Erano giunti alla festa da pochissimo e lei già non vedeva l'ora di andare via.
Buttò giù il secondo bicchiere di alcool. Non le piaceva bere, ma quella bevanda era talmente dolce da inebriarla.
InuYasha l'aveva mollata lì ed era sparito, con quella piovra di Tsubaki incollata al braccio.
A peggiorar le cose, c'era quel tipo, Hojo, un attore secondario che non la smetteva di cianciare riguardo la propria salute cagionevole e gli sballati rimedi naturali che utilizzava per curarsi.
-Chi poteva saperlo che le lingue di lucertola essiccate avessero tante proprietà-
-L..lingue di lucertola- ripeté, schifata.
-Già, il loro sapore non è dei migliori, ma la salute è importante. Se vuoi, potrei procuratene un po'.- si offrì.
-Ehm..Sei molto gentile, ma non serve.- ridacchiò nervosa. -Piuttosto, credo andrò a farmi un altro bicchiere di questo.-
Tentò di allontanarsi, maledicendo InuYasha per averla trascinata a quella stupida festa e poi abbandonata, la commessa che l'aveva convinta a comprare quelle scarpe troppo alte che le stavano procurando un forte mal di schiena e soprattutto quel tipo che sembrava deciso a non lasciarla più in pace.
Avrebbe preferito far da tappezzeria piuttosto che continuare ad ascoltarlo.
-Oh, ti accompagno- si propose.
Raggiunsero insieme il tavolo delle bevande.
-Cosa desidera bere,Signorina?- le chiese affabilmente il cameriere.
-Qualcosa di forte, la prego.-
Ridacchiò, porgendole il bicchiere nuovamente colmo.
Kagome non esitò. Butto giù il liquido d'un sol colpo, sentendo la gola bruciarle immediatamente.
-Carissima Kagome, non dovresti bere in questo modo. L'alcol danneggia il fegato, comporta problemi ai reni e..-
Uno strano calore le si diffuse in tutto il corpo e improvvisamente scoprì di sentirsi felice.
Afferrò la mano di Hojo, trascinandolo in pista.
-Coraggio, dottorino, andiamo a ballare.-
La sua euforia, tuttavia, durò poco.
Più che renderla allegra, gli alcolici, scoprì, le provocavano un gran sonno.
Seduta sul divano, sbadigliò rumorosamente, ignorando quello strano tipo che ancora parlava.
Sbuffò, esasperata.
La testa, i piedi e la schiena le dovevano terribilmente..desiderava solo un bel letto soffice, ma InuYasha sembrava sparito.
Se lui non si era curato di lei, perché lei avrebbe dovuto far diversamente?
Prese in quel momento la sua decisione.
-Senti, io vado via. Ciao.- salutò il chiacchierone che non l'aveva abbandonata, piantandolo in asso.
Recuperò il proprio cappotto e, senza dir nulla, lasciò la sala.
Chiamò un taxi per tornare in albergo.
Quando finalmente raggiunse la camera, era talmente stanca che si lasciò cadere sul letto incurante del fatto di esser ancora vestita.

 

                                                                 **************************************************************************

Si svegliò qualche ora dopo, consapevole di non essere più sola.
La sveglia segnava le 04:00..aveva dormito appena due ore.
-Si può sapere che fine hai fatto? Come diavolo hai fatto a tornare? Chi ti ha riaccompagnata, ragazzina imprudente?-
-Una domanda alla volta, per favore. E non urlare, ho un gran mal di testa.-
-Mi hai spaventato, Kagome. Sei scomparsa di punto in bianco, nessuno pareva sapere che fine avessi fatto.-
-Mi hai mollata lì e sei sparito, InuYasha. Mi ero scocciata e così ho chiamato un taxi e sono tornata in albergo.-spiegò
-E perché sei ancora vestita? -
-Volevo solo dormire, ero troppo stanca per cambiarmi.-
-Hai bevuto?- le chiese, sorpreso.
-Solo un po'.- mentì, nascondendo la testa nel cuscino.
InuYasha sospirò, rimettendosi in piedi.
Le tolse le scarpe e il cappotto, riponendoli sulla poltrona.
-Non puoi dormire in queste condizioni. Devi cambiarti.-
-Non importa. Ho un terribile mal di schiena e non riesco a muovermi.-
Lo sentì ridacchiare, cosa che ultimamente avveniva di frequente.
Sobbalzò, quando le mani di lui presero a massaggiarle la schiena.
I movimenti di InuYasha erano lenti, mirati e il dolore si attenuò.
-Sei bravo.- ammise.
-Posso fare di meglio.-
In un gesto rapido, tirò giù la cerniera dell'abito fino a scoprirle la schiena e lei si irrigidì.
Le mani di InuYasha ripeterono sulla pelle nuda quegli stessi movimenti ondulatori e la sensazione di benessere fu triplicata.
Le grandi mani di lui erano calde e si muovevano con consapevolezza, con gentilezza.
Soggiogata da quelle sensazioni, le venne istintivo inarcarsi offrendo un'altra porzione di pelle a quelle abili dita.
Era paradisiaco, dolce e sensuale allo stesso tempo.
Sentì i suoi sensi risvegliarsi e una nuova consapevolezza farsi strada in lei..lo desiderava.
Voleva davvero scoprire che sapore avevano le sue labbra e sentire le mani che la stavano accarezzando risvegliare il suo corpo.
Era forse un desiderio sbagliato?
Si voltò a fissarlo e colse qualcosa di strano negli occhi del ragazzo.
Erano tumultuosi, vigili, bramosi.
Possibile che anche lui la volesse?
Si mise a sedere, fronteggiandolo.
L'aria tra loro vibrava, carica di aspettativa e desiderio.
Fu InuYasha a prendere in mano la situazione.
Le avvolse i fianchi, tirandosela in braccio.
Fermò una mano, calda, sulla gamba della ragazza, lasciata esposta dal corto abito, arricciatosi intorno alla vita.
Incatenò i loro occhi e lei sentì un brivido attraversarle la schiena nuda.
La stava fissando in un modo così intenso, profondo, febbrile e al contempo dolce, che arrossì.
Era una maniera nuova e mai sperimentata di far l'amore, le mani di lui non l'avevano ancora toccata, ma i suoi occhi le stavano spogliando l'anima.
Ebbe paura della sensazione ferocemente intensa che la colpì allo stomaco.
InuYasha le sfiorò il viso in una carezza leggera, prima di fermare un dito sul labbro inferiore di lei.
La baciò d'impeto. C'era bramosia e urgenza in quel contatto inaspettato.
Scese a lambirle il collo, mentre capovolgeva la loro posizione.
L'adagiò sul letto, privandola dell'abito.
Non le diede tempo di riflettere o di tirarsi indietro, la stuzzicò con baci leziosi e morsi provocanti..
Gemette quando le catturò i seni ed esitò appena un istante quando lui la privò degli slip.
Ciò che stavano per fare non sarebbe rimasto senza conseguenze, ma come poteva sottrarsi a qualcosa che la faceva sentire così bene, ad una passione così bruciante?
InuYasha vezzeggiò il suo corpo con mille carezze, toccandola con sicurezza, con trasporto.
Era puro fuoco quello che le incendiava le vene.
Se lui non l'avesse fatta sua, sarebbe morta per il desiderio.
Dal canto suo, il ragazzo si sentiva completamente perso, affascinato dalle forme provocanti di lei e incantato dalla sua reazione passionale.
Era bella, delicata e assolutamente dolcissima.
Tornò a baciarla, mentre le sue dita la penetravano.
Era assolutamente deliziosa e lui si sentiva scoppiare per il desiderio, per l'impazienza di farla sua.
Si allontanò da lei il tempo sufficiente a spogliarsi completamente e a recuperare dal portafoglio un preservativo.
Si stese accanto a lei, non volendo accelerare le cose.
Voleva godersi a pieno quel momento.
La strinse a sé, catturando un capezzolo scuro e turgido tra le labbra, fin quando non la sentì protestare.
Quando la mano di Kagome, leggermente esitante, si chiude attorno al suo membro, capì che non sarebbe riuscito a sopportare oltre quella piacevole tortura.
La penetrò con decisione muovendosi in lei con brama.
Brividi attraversarono il corpo accaldato e sudato di Kagome.
Le braccia di InuYasha l'avvolsero e la tirarono su, finché lei si ritrovò seduta sul suo grembo.
Capì cosa lui voleva e l'accontentò.
Nascose il viso nell'incavo della spalla del ragazzo e prese a muoversi con lui.
Lo baciò quando il piacere divenne così intenso da essere insopportabile e doloroso.
La passione divampata divenne un incendio indomabile, destinato a consumarsi rapidamente, ma non ad estinguersi.
E dopo poche spinte, vennero entrambi.
Rimase stretta a lui, unico punto fermo in quel mondo di piacere.

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE:

Eccolo qui, il punto di svolta :)
È un capitolo decisamente importante e devo ammetterlo che scriverlo non è stato facile. Ho cancellato, modificato, aggiunto, ma il risultato finale non mi soddisfa poi molto :|
Probabilmente senza l'aiuto di Chiara e Serena sarei ancora lì a rileggerlo per capire cos'ha che non va!
Ovviamente, tutti i commenti li lascio a voi :D
Sono proprio curiosa di sapere cosa ne pensate di questa passione divampata :D
Un ringraziamento a tutti voi che continuate a seguire questa storia con tanto affetto..sappiate che ci avviciniamo inesorabilmente al finale (4 o 5 capitoli al massimo).
Alla prossima :D
Vanilla

P.s. Vi lascio, come sempre,il link del nostro gruppo per chi avesse voglia di aggregarsi.
Siamo qui:https://www.facebook.com/groups/758064124210814/ 

 

 

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