A Tale of Two Cities

di DefyingGravity
(/viewuser.php?uid=154302)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pilot ***
Capitolo 2: *** All or Nothing ***
Capitolo 3: *** Choke ***
Capitolo 4: *** Movin' Out ***
Capitolo 5: *** Transitioning ***
Capitolo 6: *** Bad Reputation ***
Capitolo 7: *** Heart ***
Capitolo 8: *** What The World Needs Now ***
Capitolo 9: *** Guilty Pleasures ***
Capitolo 10: *** Home ***



Capitolo 1
*** Pilot ***


Questa storia è un cross-over tra Glee e Shameless, quindi nel corso dei capitoli può cambiare l'ambientazione (Lima/Chicago) e possono aggiungersi altri personaggi oltre quelli di Glee. Vorrei ricordare che la storia vede come protagonista Kurt Hummel, quindi benché sarà molto presente anche la coppia Gallavich, Kurt e Blaine hanno più momenti loro. Diciamo che l'arco temporale è da collocare sicuramente prima della 6x08 di Glee e prima della 5x06 di Shameless.

***




 

Kurt era seduto al bel grissino e aspettava paziente l'arrivo di qualcuno, aveva sfogliato il menù, si era messo a controllare il cellulare e poi semplicemente aveva rinunciato a darsi una qualsiasi parvenza di persona impegnata.

Non era impegnato, stava solo aspettando una persona molto ritardataria e... diamine era solo il loro terzo appuntamento.

 

Scrutò il locale in cerca di qualcosa di interessante e si rese conto che era pieno di coppiette. In quel momento un pensiero gli attraversò la mente, non avrebbe mai voluto incontrare Blaine e Dave lì insieme, il solo pensiero lo faceva rabbrividire, poteva accettare il negozio di cd, addirittura il supermercato ma il bel grissino decisamente no.

 

Comunque finalmente riuscì a mettere fine ai suoi pensieri quando una mano gli toccò la spalla: “Hey scusa ho fatto tardi. Dovevo sistemare un paio di cose prima di venire.” disse Walter sedendosi al tavolo con il fiatone.

 

“Tranquillo ci sono abituato, a quanto pare frequento solo ritardatari...” sospirò Kurt mentre aveva di nuovo preso il menù e ci si era nascosto dietro.

 

“Blaine?” chiese allora Walter leggermente divertito.

 

“Mh-mh.” rispose Kurt con la speranza che il discorso finisse in quel preciso momento, Blaine, Blaine, Blaine... non l'avrebbe mai dimenticato così.

 

“Scherzi? Dalle tue descrizioni pensavo passasse a prenderti con il cavallo bianco... ed invece no, il gentiluomo Blaine faceva tardi agli appuntamenti.” sorrise Walter bevendo un sorso d'acqua.

 

“Blaine è un essere umano e può fare tardi agli appuntamenti quanto gli pare e-” disse Kurt ma fu fermato da un mano sventolata in aria.

 

“Fermo, fermo, stavo solo scherzando! Kurt non puoi voler dimenticare Blaine se te la prendi così tanto quando uno fa un po' di ironia su di lui.” aggiunse allora Walter chiamando una cameriera per prendere le ordinazioni.

 

“Non me la stavo prendendo solo che- ok, va bene, me la stavo prendendo ma è che ci sto ancora lavorando e sai Blaine è... Blaine.” rispose Kurt solo un po' più rassegnato di prima.

 

“E noi siamo qui per goderci una cena tra amici, quindi rilassati. Non voglio farti il lavaggio del cervello e non voglio provarci con te, lo sai che non sono il tipo.” disse Walter sorridendo.

 

“Buonasera, volete ordinare?” disse la cameriera che si era avvicinata al tavolo.

 

“Sì certo, per me una porzione di lasagna grazie e poi-uhm, delle costolette di maiale, grazie. Te, Kurt?” domandò Walter mentre consegnava il menù alla cameriera.

 

“Per me solo un'insalata della casa, grazie. Ah, da bere acqua naturale per entrambi.” disse Kurt aspettando che la cameriera scrivesse tutto e andasse via.

 

“Solo un'insalata?” chiese Walter guardando Kurt come se fosse completamente pazzo.

 

“Ti avevo detto che non mangio carboidrati la sera... “ disse Kurt e poi aggiunse “beh, ti va di raccontarmi cosa hai fatto oggi?” impaziente di sentire qualcosa che lo allontanasse dal pensiero di Blaine.

 

“A dire la verità vorrei prima parlarti di qualcos'altro, qualcosa di più importante che devo assolutamente confessarti.” disse Walter abbassando lo sguardo.

 

Kurt iniziò a pensare a mille cose diverse che potessero rientrare nella categoria 'cose da confessare' e nessuna gli suonava bene. Lanciò uno sguardo a Walter pregandolo di continuare.

 

“Non c'è davvero un modo per dirlo girandoci attorno, quindi sputerò tutto fuori velocemente: non mi chiamo Walter ma Ned e sono di Chicago.” disse il finto Walter aspettando la risposta di Kurt.

 

“Ok. Ned. Bene. Posso sopportarlo credo... di certo non mi aspettavo di trovare una persona di cui fidarmi su una chat online.... c'è altro che dovrei sapere? Tipo hai mai ucciso qualcuno?” chiese Kurt leggermente scocciato mentre vedeva arrivare la sua insalata.

 

“No! Ma che vai dicendo. Sono una brava persona, ho solo voluto cambiare nome quando mi sono trasferito da Chicago a Columbus, tutto qui. Ah già come sai ho una famiglia alle mie spalle, questo è quanto.” disse Ned pregustando la sua cena.

 

“Va bene. C'è qualcosa che non capisco però... perché mi hai detto solo adesso il tuo vero nome? Non mi cambiava molto chiamarti Walter invece che Ned, non capisco.” rispose Kurt infilandosi un pomodoro in bocca.

 

“Oh. Beh sai, dovrei chiederti un favore... se me lo concedi. E per il favore serve che tu sappia il mio vero nome.” alzò le spalle Ned aspettando la sua lasagna.

 

“Un favore? Ma davvero? È per questo che frequenti le gay chat online? Per chiedere favori.” disse Kurt stizzito. Era davvero quasi deciso ad andarsene via e mettere un punto anche a quella folle avventura.

 

“No no, non è come pensi. Non chiederei a tutti questo tipo di favore, lo chiedo a te perché avendoti conosciuto posso affermare che sei un ragazzo genuino, sincero e per bene. Conoscerti mi ha fatto pensare che forse potresti essere utile a qualcuno che mi è molto caro a Chicago.” disse Ned versandosi dell'acqua con lentezza.

 

“Utile come?” chiese Kurt leggermente curioso dall'intera faccenda.

 

“Sai a Chicago ho frequentato questo ragazzo, ha una pessima situazione alle spalle e quindi ogni tanto lo contatto... ed ho pensato che magari potresti parlargli. Non so, mi sembri il tipo di persona che può fare la differenza.” affermò Ned sorridendo affettuosamente a Kurt.

 

“Continua.” disse Kurt pregandolo con gli occhi di continuare.

 

“Ian. Si chiama Ian. Sai lui è davvero eccezionale, dovresti conoscerlo, è spiritoso, è impulsivo è- beh, comunque è poco più piccolo di te ed ora lui ha una relazione 'abbastanza' stabile con un certo Mickey, si amano e tutto il resto... ma Ian- non so, non sta passando un buon momento.” terminò Ned sperando di aver convinto Kurt.

 

“Benissimo. Quindi se ho capito bene in pratica mi stai chiedendo di aiutare un ragazzo con una situazione difficile, che vive in una città difficile e per di più fidanzato. Fantastico, davvero. E in che modo dovremmo sentirci?” domandò Kurt stupefatto dall'assurdità della richiesta di Ned.

 

“Tu non devi preoccuparti di nulla davvero Kurt, Ian ha già il tuo numero e quando avrà voglia ti contatterà lui. E' un ragazzo eccezionale davvero, un po' complicato ma-” stava terminando Ned poi fermato da Kurt.

 

“Hai dato il mio numero ad uno sconosciuto senza che io acconsentissi?” chiese Kurt ora veramente scocciato, anche il suo tono di voce era cambiato.

 

“Poco fa. Per questo ho fatto tardi, sai lui ha tanti problemi... ha bisogno di aprirsi con qualcuno della sua età ma lontano dalla sua realtà.” disse Walter con fare preoccupato.

 

“La fai sembrare una cosa seria. E se il suo ragazzo ci scoprisse non pensi che potrebbe arrabbiarsi?” domandò Kurt pensando a come lui si era infastidito quando Blaine parlava con Sebastian.

 

“E' una cosa maledettamente seria. Tu non hai idea in che condizioni vive la sua famiglia e lui è molto confuso... parlaci e basta, non ti chiedo altro. Invece per il ragazzo... già quello potrebbe essere un problema.” disse Ned cercando di non allarmare Kurt.

 

“Un problema? Più problematico di un normale ragazzo della mia età?” chiese Kurt sospettoso.

 

“Decisamente di più. Mickey Milkovich, il ragazzo di Ian, sai lui è un po' un attaccabrighe, si scalda subito e non si fa problemi a far finire in rissa una conversazione.” confessò Ned parlando a bassa voce.

 

“E tu vorresti mettermi in una situazione simile? Anzi già mi ci hai messo!” sbottò Kurt alzandosi dalla sedia pronto per andarsene.

 

“Capisco benissimo se te ne vuoi andare ma la situazione non è così drammatica. Chicago non è dietro l'angolo Kurt.” disse Walter sperando di far sedere Kurt.

 

“Per quanto mi riguarda non è neanche così lontana. E tu sei completamente pazzo.” terminò Kurt uscendo elegantemente dal bel grissino.

 

Come se la sua vita non fosse già abbastanza un disastro, ora doveva preoccuparsi anche di questa nuova aggiunta alla collezione.

 

***

 

La mattina seguente Kurt si alzò di buon'ora e fece una sana colazione, poi impiegò il tempo necessario per prepararsi ed uscire di casa.

Doveva passare al Mckinley per parlare con Rachel del compito della settimana da assegnare al Glee Club.

 

Una volta sistemata la macchina nel parcheggio del liceo, il suo cellulare segnalò un nuovo messaggio:

 

(9.00)

Fanculo. Non ho bisogno di una dannata baby-sitter.

 

Kurt guardò attentamente lo schermo del suo cellulare e lesse e rilesse il messaggio, qualcuno doveva essersi chiaramente sbagliato perché il numero non gli diceva proprio nulla.

Rispose quindi con noncuranza:

 

(9.05)

Credo tu abbia sbagliato numero.

 

Una volta inviato il messaggio, si prese qualche minuto per darsi una rapida occhiata allo specchietto della macchina e poi aprì lo sportello per scendere.

Nel momento stesso in cui chiudeva la sua auto il cellulare segnò un nuovo messaggio.

 

(9.08)

Non sei quello che si fa scopare da Ned?

 

Oh. Oh, ma certo come poteva aver dimenticato la disastrosa serata precedente e il casino in cui Ned lo aveva messo. Come poteva aver dimenticato che il suo numero era nelle mani di un qualche post-adolescente rabbioso della periferia di Chicago, già come aveva potuto.

Fece un bel respiro e pensò a come agire. Beh, non rispondere affatto sarebbe stato controproducente e probabilmente non lo avrebbe dissuaso dallo scrivergli, quindi decise dopotutto di rispondere. Ci teneva a puntualizzare che quello che aveva insinuato nel messaggio era del tutto falso.

 

(9.11)

Non mi faccio scopare da Ned. Siamo solo amici... e poi ti ha mai detto nessuno che si usa un po' più di educazione quando ci si rivolge per la prima volta ad una persona che non si conosce?

 

Digitò Kurt e poi finalmente entrò all'interno del liceo e corse verso l'ufficio di Rachel.

 

“Oh eccoti finalmente! Ti aspettavo circa un quarto d'ora fa... tutto bene? Ti vedo leggermente sconvolto...” disse Rachel avvicinandosi per lasciare un leggero bacio sulla guancia di Kurt.

 

“Una meraviglia Rachel. Da dove posso cominciare? Ok, dato che me lo chiedi da giorni è arrivato il momento. Voglio dirti la verità su quello che è successo con Blaine nell'ascensore... ci siamo baciati. Sì esatto, non guardarmi così, no, Sue ci ha costretti quindi non significa nulla, almeno per lui... comunque poi, ieri sera sono uscito con Walter-Ned ed indovina? Ha avuto la brillante idea di dare il mio numero di cellulare ad un qualche suo ex amico di letto in difficoltà... non so-non ho idea di cosa gli abbia detto il cervello. E il bello è che il tipo in questione mi ha appena scritto dei messaggi davvero poco carini.” terminò Kurt sprofondando su una sedia.

 

“Ned? Oh... allora la tua faccia è decisamente giustificata.” fece Rachel alzando le spalle e andando a sedersi vicino a Kurt.

 

“Cosa c'è che non va nella mia faccia?” chiese subito Kurt allarmato.

 

“Niente... è solo che si vede che non stai passando un bel momento. Non voglio parlare di Blaine perché so come ti fa sentire... parliamo di questo ragazzo dei messaggi. È carino?” chiese ingenuamente Rachel ridendo.

 

“E' carino? Ma che domande sono! Non ne ho idea, non l'ho mai visto, non so nulla su di lui. Anzi, so che è un ragazzo che ha una brutta situazione alle spalle ed ha un fidanzato criminale. Questo è tutto.“ rispose Kurt prendendo in mano il cellulare e leggendo il nuovo messaggio.

 

(9.13)

Cavolo stai calmo. No, non me l'ha mai detto nessuno. Allora come dovresti aiutarmi?

 

Kurt passò sconsolato il cellulare a Rachel che lesse i messaggi e poi alzò lo sguardo su Kurt abbozzando un sorriso.

 

“Dai rifilagli le classiche belle parole rassicuranti e salutalo... non hai bisogno davvero di un altro problema nella tua vita.” disse Rachel alzandosi ed andando a prendere gli spartiti dal cassetto della sua scrivania.

 

“Non credo funzionerà, ma ci provo. Parlando di cose serie... qual è il tema della settimana allora?” chiese Kurt rispondendo al messaggio e inviandolo.

 

(9.17)

Mi dispiace per la tua situazione ma anche io sto passando un brutto periodo. Non posso aiutarti in alcun modo ora... spero comunque che tutto si sistemerà nel modo migliore per te.

 

“Pensavo che il tema potesse essere i colori? O meglio gli stati d'animo collegati ai colori? Qualcosa del genere... speravo mi aiutassi a rendere l'idea migliore....” disse Rachel.

 

“Questo lo posso fare, posso decisamente aiutarti. Andiamo in aula canto e troveremo qualcosa!” fece Kurt e con Rachel sottobraccio uscirono nel corridoio del liceo.

 

***

 

Kurt aveva passato una piacevole giornata con Rachel e i ragazzi del Glee club, alla fine l'idea dei colori legati agli stati d'animo non era stata così malvagia ed avevano trovato diverse canzoni niente male.

Kurt si apprestava a rientrare a casa, suo padre e Carole non erano ancora tornati a giudicare dall'assenza di macchine nel vialetto.

 

Una volta in casa, andò subito in camera sua e si lasciò cadere sul letto a faccia in giù sul cuscino.

Ma chiaramente non poteva sperare di stare tranquillo perché il suo cellulare cominciò a squillare.

Cercò a tentoni l'iphone sul letto e una volta trovato se lo portò all'orecchio.

 

  • “Pronto?” disse Kurt vagamente controvoglia.

  • “Kurt, sono io Ned...”

  • “... Ah ciao..”

  • “Ciao... senti ci tenevo a scusarmi per ieri sera. Mi dispiace averti fatto arrabbiare o infastidito o qualunque altra cosa...”

  • ”Tranquillo sto bene. Ho parlato con Ian ma gli ho detto che non posso aiutarlo... non è un buon momento per me.”

  • ”Oh capisco... pensò che se la caverà da solo comunque. È un ragazzo forte... senti Kurt?”

  • ”Sì?”

  • ”Ti va di andare a fare due passi dopo cena?”

  • ”Credo di sì... se rimanessi a casa probabilmente mi deprimerei e basta. Questo non significa che io non ce l'abbia ancora con te.”

  • ”Mi dispiace per Ian... Allora ci vediamo alle dieci in centro?”

  • ”Va bene... a dopo.” rispose Kurt e tornò a chiudere gli occhi.

 

***

 

Alle dieci precise, anche qualche minuto prima, si ritrovò nel centro di Lima. Si erano dati appuntamento davanti al cinema e Kurt già immaginava che avrebbe dovuto aspettare per molto lì fermo al freddo.

 

Ned invece arrivò quasi subito, lo salutò con un abbraccio e presero a camminare.

 

“Allora pensavo che potremmo andarci a prendere un bel gelato, sai hanno aperto questa nuova gelateria a due passi da qui-” disse Ned poco dopo interrotto da Kurt.

 

“Odio il gelato. Non lo prenderei per nessuna ragione al mondo.” rispose Kurt deciso mentre continuavano a camminare.

 

“Lo odi? Ma correggimi se sbaglio, la prima volta che siamo usciti lo abbiamo mangiato e adoravi il gelato...” fece Ned fermandosi a guardare Kurt.

 

“Ah davvero? Beh, mi ha stufato... qualsiasi tipo di dessert freddo mi ha stufato... le persone cambiano gusti continuamente- non guardarmi in quel modo.” rispose Kurt ruotando gli occhi scocciato.

 

Ma Ned aveva capito cosa c'era sotto o almeno credeva, quindi ipotizzò la ragione per cui Kurt odiasse così tanto il gelato.

 

“Blaine?” domandò cauto.

 

“Cosa?” rispose Kurt cercando di non tradire il nervosismo nella voce.

 

“C'entra Blaine con il gelato. Blaine c'entra sempre quando c'è qualcosa che ti infastidisce o ti rattrista o ti-” fece Ned comprensivo.

 

“Non ne voglio parlare... scusami è una brutta settimana. Comunque ti accompagno in gelateria con piacere ma io- io non voglio nessun gelato.” rispose Kurt e riprese a camminare.

 

Arrivarono in gelateria e la trovarono semi vuota, Kurt rimase un po' in disparte aspettando che Ned si facesse servire il suo gelato.

 

“Sì grazie, tre gusti...” Kurt sentì Ned ordinare e poi successe l'ennesima cosa sbagliata di quella settimana.

 

Era lì fermo ad aspettare e udì una voce da dietro le sue spalle: “Kurt?”

 

Era Blaine, come non riconoscere Blaine. Maledizione, non poteva girarsi, non poteva rischiare di vederlo con Dave, ma non poteva neanche far finta di nulla... quindi si voltò.

Blaine era da solo, Kurt gli fece un debole sorriso.

 

“Kurt che ci fai qui? Hai già assaggiato quanto è buono qui il gelato? Io ne stavo prendendo una vaschetta per-” disse Blaine ma fu interrotto da Ned.

 

“Gelato davvero squisito... ah, scusa Kurt è qui con me. Piacere sono Ned e tu sei?” domandò Ned facendosi avanti tra Kurt e Blaine.

 

“Sono Blaine, piacere mio direi...” rispose Blaine confuso cercando lo sguardo di Kurt.

 

“Già. Beh, Blaine, noi dobbiamo proprio scappare... vero Kurt?” chiese Ned strizzando un occhio a Kurt che rispose facendo di sì con la testa.

 

“Oh... ok. Anche io devo sbrigarmi comunque... ma solo- Kurt tutto bene?” domandò Blaine preoccupandosi di trovarlo così silenzioso.

 

“Una meraviglia Blaine.” rispose Kurt sperando di non essere stato troppo sarcastico.

 

“Ok allora.... credo che- sì ciao. Ci vediamo in giro.” fece Blaine e un po' incerto si avvicinò e abbracciò rapidamente Kurt, poi si allontanò e aspettò il suo turno per farsi servire.

 

Kurt aspettò dieci secondi, non un momento di più, prima di uscire di corsa da quella gelateria e iniziare a correre lontano.


***

Allora l'idea è nata perché, come tutti i fans di questi due telefilm hanno notato, l'attore che interpreta Walter in Glee è lo stesso che interpreta Ned in Shameless. Da qui è stato abbastanza semplice creare un passaggio tra i due telefilm, certo magari non è una cosa del tutto convenzionale... ma ho voluto fare un tentativo.

Il titolo della storia è preso dal romanzo di Charles Dickens ma non ha nulla a che vedere con questo, l'ho usato solo perchè mi sembrava perfetto dato che ho come ambientazione Lima e Chicago. Altra cosa, i titoli dei capitoli saranno presi dalle puntate di Glee, anche qui saranno presi solo per associazione di idee tra il capitolo e il titolo, non perché il capitolo è ispirato all'episodio di Glee.
E' la prima volta che scrivo di personaggi che non siano di Glee quindi spero di essere riuscita a rendere giustizia anche ad Ian e Mickey. Ho messo comunque un avvertimento di OOC perché non si sa mai, anche Kurt potrebbe risultare diverso dall'originale forse.

Questo è tutto. Se avete gradito il capitolo fatemi pure sapere cosa ne pensate :)
Ps: la storia è praticamente conclusa, non sarà lunghissima, credo sui 10/11 capitoli. Devo ancora decidere come dividere gli aggiornamenti.

Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** All or Nothing ***


Ecco il secondo capitolo, buona lettura! :)



 



Ned alla fine lo aveva raggiunto con il fiatone e il cono gelato gocciolante nelle mani.

Probabilmente avrebbe dovuto buttarlo via visto che metà era caduto a terra.

 

“Grazie... di cuore.” disse Kurt riconoscente a Ned per averlo salvato dalla situazione con Blaine.

 

Stavano camminando verso un parco e quando trovarono una panchina decisero di sedersi. Ned riprese a respirare normalmente accomodandosi sul metallo.

 

“Ah, figurati, di niente. Ho visto che eri un po' in difficoltà... non parlavi.” fece Ned, cercando di far sfogare Kurt sull'intera situazione.

 

“Già... non so cosa mi sia successo, ma hai visto, mi sono un po' bloccato e lui-beh, stava prendendo del gelato da dividere con Dave. Li immagino sul divano, una coperta, un solo cucchiaio... potrei vomitare.” sputò fuori Kurt cercando di mantenere la calma.

 

“Comunque ho finalmente conosciuto il famoso Blaine... lo facevo più alto sai? È alquanto basso, non ti facevo da tipi bassi.” disse Ned in tono divertito.

 

“Non ho mai pensato davvero all'altezza di Blaine, immagino che non si possa definire alto ma... era diverso con lui.” disse Kurt prendendo un bel respiro.

 

“Sai mi sembrava che al nostro primo appuntamento pensassi meno a lui. O forse riuscivi a fingere meglio. È cambiato qualcosa da allora?” domandò Ned incuriosito.

 

Kurt si lasciò sfuggire una risata. Era cambiato qualcosa? Beh, avevano solo passato un giorno intero in un ascensore, uno spazio così piccolo che a stento si respirava, tante ore da soli a stretto contatto, a parlare, ridere, giocare, a vedersi dormire a vicenda. E poi il bacio. No, non era cambiato proprio nulla.

 

“Voglio essere sincero. C'è stato un bacio tra me e Blaine... qualche giorno fa. Ma è stato del tutto non voluto, siamo stati costretti dalla nostra preside che ci aveva rinchiusi in un ascensore. Lo so, sembra un film di fantascienza ma è vero.” disse Kurt incredibilmente serio.

 

“Ed è una cosa legale qui in Ohio?” sorrise Ned sconvolto.

 

“Penso che la nostra preside sarebbe in grado di farlo passare come legale.” disse Kurt e sorrise a sua volta.

 

“Quindi c'è stato un bacio... non voglio chiederti se per te ha significato qualcosa, ma vorrei dirti che non sei il solo ad avere dei sentimenti. Blaine tiene ancora a te...” fece Ned, stringendosi poi di più nella sua giacca.

 

“Sarebbe strano il contrario visto che stavamo per sposarci. Ma non tiene a me in quel modo ora...” rispose Kurt sospirando.

 

“Hai visto come ti guardava? È preoccupato per te... e l'abbraccio? Kurt non sei il solo a provare determinate cose.” disse Ned che pensava di essere davvero ottimo nei panni dell'amico.

 

“Non lo so... è tutto troppo complicato e non voglio pensarci... ti va di accompagnarmi alla macchina?” chiese Kurt.

 

Ned chiaramente acconsentì, fecero la strada verso le macchine in silenzio. Poi arrivati al parcheggio si salutarono e Kurt filò dritto a casa.

 

***

Era ancora piuttosto presto quando rincasò, infatti trovò suo padre e Carole sul divano a vedere un film.

 

“Tutto bene figliolo?” chiese Burt mentre salutava con la mano.

 

“Tutto tranquillo...” rispose Kurt con un sorriso, andando a dare un bacio sulla guancia a Carole.

 

“Sei congelato tesoro! Perché non ti vai a fare una bella doccia calda?” propose Carole premurosa.

 

“In effetti potrei...” rispose Kurt pensieroso.

 

Poi realizzò che era un'ottima idea e che ne aveva bisogno, ma mentre stava per entrare nella doccia gli arrivò un nuovo sms.

 

(23.57)

Ehi ragazzo dei quartieri alti scusami per stamattina, so essere davvero un coglione a volte. Devo parlare con qualcuno perché ho fatto una cazzata, credo. Non ricordo bene ma sono piuttosto sicuro di aver messo le corna al mio ragazzo.

 

Kurt poggiò la testa contro il muro e fissò mentalmente un promemoria, quello di ricordarsi di lasciare il cellulare in camera la prossima volta che aveva intenzione di farsi una doccia.

 

Comunque prese l'accappatoio e se lo infilò, poi decise di rispondere, perché nonostante tutto era elettrizzante preoccuparsi per problemi che non lo riguardavano in prima persona.

 

(00.01)

Non vengo dai quartieri alti. Comunque piacere sono Kurt. Ti va di spiegarmi cosa è successo?

 

Dopo questo finalmente si concesse la doccia tanto voluta, calda e vellutata, ma anche in un momento così rilassante la sua testa andava a finire a Blaine e Dave. Kurt si rendeva conto che stava sforando qualsiasi limite umano, si sentiva ridicolo, doveva essere forte e smetterla di preoccuparsi per Blaine.

 

Allora pensò al ragazzo di Chicago, Ian. E non era strano che chiedesse aiuto proprio a lui, che era uno sconosciuto? Lui avrebbe chiesto consiglio a Rachel probabilmente, o comunque ad una persona che lo conoscesse davvero. La cosa non aveva alcun senso per lui.

 

Uscito dalla doccia si aspettava di trovare un messaggio di risposta, ma invece lo schermo del suo cellulare non segnava nulla di nuovo.

 

***

 

Durante la notte, non poteva affermare con certezza che ore fossero, il suo cellulare suonò, e si maledisse perché anche quella sera si era dimenticato di mettere il silenzioso al suo iphone. Ancora nel mondo dei sogni, afferrò il cellulare dal comodino e si rese conto che innanzitutto erano le 02.30, e che poi c'era un sms ad attenderlo ed, inaspettatamente curioso, aprì subito la cartella dei messaggi ricevuti.

 

(02.28)

Prima c'era Mickey e non potevo rispondere. Mi chiamo Ian... ah, è complicato da spiegare. A volte mi sembra di avere dei vuoti di memoria e quando torno a ragionare so di aver commesso qualcosa di assurdo.

 

Kurt si fece un po' più in su e poggiò la schiena alla spalliera del letto. Non sapeva come aiutare davvero questo Ian, probabilmente questo suo problema aveva a che vedere con dottori e psichiatri e lui non era nessuno dei due.

 

 

(02.35)

Ne hai parlato con qualcuno che ti conosce davvero? Credo che ti sarebbe utile parlarne con qualche amico stretto o familiare.

 

La risposta arrivò praticamente subito.

 

(02.36)

Sei sveglio quindi? Non posso parlarne con nessuno. Forse potrei accennarlo a Lip ma anche lui ha i suoi casini...

 

Kurt lesse attentamente il messaggio, e tralasciando il fatto che non sapeva chi fosse questo Lip, gli sembrava che Ian vivesse in una realtà completamente diversa dalla sua. Come poteva non avere amici con cui sfogarsi liberamente?

Rispose:

 

(02.38)

Dormivo, il tuo messaggio mi ha svegliato. Non capisco come io possa aiutarti in qualunque modo. Chi è Lip?

 

E Ian rispose di nuovo molto in fretta. Kurt stava lentamente perdendo il sonno, ma doveva sforzarsi di dormire, dato che la mattina seguente doveva andare in officina da suo padre.

 

(02.39)

Lip è mio fratello, uno dei mie fratelli. Siamo tanti in famiglia. Ne parlo con te perché non mi conosci e non puoi giudicarmi.

 

Kurt tornò ad accoccolarsi nel letto e rispose un'ultima volta a Ian prima di tornare nel mondo dei sogni:

 

(02.45)

Non ti giudico infatti, promesso. Anzi non lo farei mai! Solo che... è tardi devo dormire. Ci sentiamo Ian!

 

***

La mattina si alzò presto, fece una bella colazione e si preparò ad andare a lavoro dal padre. A quanto pare Burt aveva bisogno di aiuto in officina e Kurt non si era tirato indietro. Indossò alcuni tra i vestiti più rovinati del suo armadio e uscì di casa coperto dal cappotto.

 

In officina le giornate passavano sempre veloci perché c'era costantemente da fare, poi in quel periodo sembrava che tutti avessero problemi con le proprie automobili. Ottimo per gli affari, un po' meno per loro che faticavano davvero molto. Aveva imparato il mestiere da piccolo, perché quando era morta sua madre, Burt aveva iniziato a portarlo con sé a lavoro per non lasciarlo solo a casa.

 

“Ehi figliolo?” chiamò Burt con voce grave verso le 11.30.

 

“Sì?” fece Kurt da sotto una macchina, cercando di pulirsi quel po' di grasso che gli era finito sulla guancia.

 

“Ehm c'è qualcuno per te. Vogliono parlarti.” disse Burt e Kurt avvertì qualcosa di strano nella sua voce.

 

Allora uscì da sotto la macchina e si alzò in piedi per fronteggiare suo padre che lo guardava in modo molto insolito.

 

“E... chi è?” domandò Kurt curioso.

 

Suo padre sembrava davvero in difficoltà per qualche strano motivo.

 

“Oh... non lo conosco. Credo sia un ragazzo di quel Glee club che gestisci con Rachel...” disse Burt, ma i suoi occhi tradivano ben altro, visto che lanciava occhiate in fondo vicino l'ingresso.

 

“Va bene... ok, ma non me la racconti giusta e non capisco cosa possano volere da me-” fece Kurt al padre, mentre si affacciava per vedere chi lo stava realmente cercando.

 

All'entrata dell'officina c'era Blaine con i suoi capelli perfettamente gellati e il suo bowtie al collo.

 

Fece uno scatto rapido e tornò indietro nascondendosi dallo sguardo di Blaine.

 

“Davvero papà?” chiese Kurt sarcastico incrociando le braccia al petto.

 

“Figliolo... penso che voi due dobbiate risolvere prima o poi. È ridicolo quello che state facendo.” rispose Burt comprensivo.

 

“Io non voglio vederlo.” disse allora Kurt, dirigendosi di nuovo verso l'auto che stava aggiustando.

 

“Credo che dovresti almeno sentire cosa ha da dire...sei sempre stato un ragazzo comprensivo Kurt. E tu e Blaine... beh, sai che vi appartenete.” disse Burt con ovvietà.

 

Kurt scosse la testa con rassegnazione. Si appartenevano davvero? A lui non sembrava più. Comunque fece contento suo padre e si fece avanti. Così com'era, vestito male e sporco di grasso di auto.

 

Blaine stava facendo dei giri in tondo mentre aspettava e quando vide arrivare Kurt sorrise come sorrideva sempre quando si trattava di Kurt.

 

“Stavi lavorando?” chiese Blaine sorridendo.

 

“Sì... come puoi vedere dal mio abbigliamento all'ultima moda.” rispose Kurt con una scrollata di spalle.

 

“Mi piace quando ti vesti così.” fece Blaine, ma rendendosi subito conto di quello che aveva appena detto, riprese: “Passavo in zona e allora ho fatto un salto...”

 

Kurt pensava che quella fosse una delle peggiori scuse di sempre.

 

“Passavi in zona? E come sapevi che ero qui?” chiese allora il ragazzo indagando.

 

Blaine sembrava imbarazzato nel rispondere ma disse: “Ok, non passavo di qua... io- ti cercavo. Sono andato a casa tua e fortunatamente ho trovato Carole che mi ha fatto un tè e mi ha detto che eri in officina”.

 

“Ovviamente. Carole oggi ha il turno pomeridiano. Bene... mi hai trovato, cosa volevi?” chiese Kurt facendo di tutto per mantenere il distacco.

 

Blaine si mise le mani in tasca e poi domandò: “Voglio solo sapere come stai.”

 

Kurt ridacchiò e rispose: “Scusami ma te l'ho detto ieri sera Blaine. Sto bene.”

 

Blaine provò a cercare lo sguardo di Kurt ma quest'ultimo faceva di tutto per evitarlo.

 

“Kurt... pensi davvero che io mi beva questa cosa?” domandò Blaine con calma.

 

Kurt ovviamente non aveva calcolato che Blaine poteva leggerlo come un libro aperto.

 

“Non mi interessa quello che pensi. Questa è l'unica risposta che avrai da me a quella domanda. Abbiamo finito?” domandò allora Kurt spazientito.

 

“Kurt ci siamo baciati pochi giorni fa e non mi sembravi così arrabbiato. Perché ora mi eviti? Devo ricordarti che è colpa tua se stiamo in questa situazione? Vuoi davvero che io ti ricordi come mi hai fatto sentire, come hai rovinato tutto?” sbottò Blaine, adesso irritato facendo un passo verso Kurt.

 

“Wow. Io- non me lo merito Blaine. Dovresti smetterla perché non sei in diritto di parlarmi così... E sai che ti dico? Perché non torni dall'amore della tua vita con una vaschetta di gelato?” fece Kurt guardando fisso Blaine negli occhi.

Aveva bisogno che il messaggio gli arrivasse.

 

“Oh, pensa che sciocco che sono, pensavo di esserci proprio adesso dall'amore della mia vita. Evidentemente mi sbagliavo.” tagliò corto Blaine e andò via di corsa, evitando di far vedere a Kurt quelle lacrime che scendevano copiose sulle sue guance.

 

Kurt lanciò con forza l'attrezzo che aveva in mano dall'altra parte della stanza, l'impatto causò un po' di rumore tanto che Burt si affacciò.

 

“Che sta succedendo figliolo?” domandò Burt preoccupato.

Forse aveva sbagliato a farli parlare.

 

“Lasciami in pace. Ti prego.” disse Kurt e si lasciò cadere a terra con il viso tra le mani.

 

***

 

Kurt pensava sarcastico che quella giornata non potesse andare peggio.

C'era qualcosa che non quadrava però, a Kurt sembrava che lui e Blaine tenessero ancora molto l'un l'altro, ma che non sarebbero mai stati in grado di mettere da parte l'orgoglio e i dissapori.

Blaine lo aveva detto, Kurt lo aveva sentito, lo aveva chiamato l'amore della sua vita. Provava un brivido solo a risentire nella sua mente quelle parole... e allora perché non l'aveva aspettato e si era fidanzato con Dave? Quello più di tutto gli procurava rancore, non poteva evitarlo.

 

Decise di chiamare Rachel perché aveva bisogno di lei. Aveva bisogno di qualcuno con cui parlare necessariamente e poi con Rachel potevano sempre fermarsi anche al centro commerciale per fare shopping.

 

Arrivò da lei nel pomeriggio, si fecero delle popcorn e si misero sdraiati sul letto in camera sua, rilassati e tranquilli.

 

“Quindi fammi capire ha detto proprio -amore della mia vita-?” chiese Rachel portandosi una manciata di popcorn alla bocca.

 

“Già, credo che Blaine mi odi adesso... lo so, non mi sono comportato bene, ma finché sarà fidanzato con Dave non penso che riuscirò a comportarmi bene con lui. Per me un rapporto, una relazione d'amore, deve basarsi su un completo ed incondizionato trasporto emotivo. Blaine si è messo con un altro e quindi non può corrispondere questo mio pensiero. È che in amore o si ha tutto o si preferisce accontentarsi del niente... Ha senso?” domandò Kurt stiracchiandosi leggermente.

 

“Ha molto senso... in fin dei conti tu pensavi che Blaine ti aspettasse, non che trovasse un sostituto così in fretta... ma sai, lui ha ancora quello sguardo quando ci sei tu...” fece Rachel con voce sognante.

 

“E il sorriso? Non so se è una mia impressione, ma il sorriso che ha Blaine quando mi vede... mi fa stare bene.” rispose Kurt cercando nella sua mente dei bei ricordi al riguardo.

 

“Il Kurt-sorriso! Quanto vorrei che qualcuno lo rivolgesse a me... comunque Blaine ti ama e tu ami lui... dovete solo trovare il modo di mantenere la calma e risolvere.” disse Rachel accoccolandosi a Kurt.

 

“E che mi dici di Sam?” domandò allora Kurt divertito.

 

“Kurt! Lo sai che lui è innamorato di Mercedes... credo che si senta solo ecco perché fa il carino con me...” disse Rachel mangiando altre popcorn.

 

“Non lo so, per me è proprio interessato a te. E penso che stareste bene insieme... sai dopo Finn credo che Sam potrebbe andare davvero bene.” rispose Kurt toccandole i capelli.

 

“Tu saresti dovuto essere il mio fidanzato. Saremmo stati perfetti in un'altra vita, ti immagini?” ridacchiò Rachel.

 

“Non lo so probabilmente avremmo litigato per gli assoli...” Kurt rise a sua volta e si sentiva bene perché aveva qualcuno con cui confidarsi.

 

In quel momento gli tornava in mente Ian e pensava che anche quel ragazzo di Chicago si sarebbe meritato un'amica come Rachel Berry.

 

***

 

La sera la passò tranquillamente in casa, aveva promesso a suo padre di rimanere per la serata in famiglia, ma tutti e tre sapevano bene che da quando non c'era più Finn la serata in famiglia non era più la stessa.

 

Mangiarono comunque, conversando amabilmente, Kurt evitò categoricamente di far trapelare qualsiasi informazione su quello che era successo con Blaine e poi dopo cena guardarono un film.

 

Decise di salire in camera prima della fine del film, aveva voglia di stendersi a letto e sentire un po' di musica e magari recuperare un po' di quelle ore di sonno perse.

 

Sul letto trovò il suo cellulare e lesse subito il messaggio che gli era arrivato, era Ned:

 

 

(22.30)

Come stai? Hai fatto colpo su Ian!

 

Colpo su Ian, la cosa lo divertiva perché parlare con Ian in fin dei conti non gli dava più così fastidio ed avrebbe voluto contattarlo di più, solo che non pensava dovesse. Era Ian quello in difficoltà, quindi lo avrebbe cercato lui in caso di bisogno.

 

(22.33)

Ho passato una giornata d'inferno. Ti racconterò quando ci vediamo. Che ha detto Ian?

 

Kurt andò fino al suo stereo e fece partire una compilation che Blaine gli aveva regalato poco prima di prendere il diploma.

La traccia iniziale era Perfect e la canzone era così viva che gli faceva tornare alla mente tanti ricordi, tutte le volte in cui lui e Blaine avevano duettato su quella canzone, cantandosi a vicenda quanto perfettamente imperfetti erano.

Ned rispose:

 

(22.37)

Quando vogliamo vederci? Oh, dice che sei un tipo a posto.

 

Kurt sorrise e rispose subito a Ned:

 

(22.38)

Domani? Immagino che dovrei prenderlo come un complimento.

 

Kurt voleva bene a Ned era una brava persona ed era vero che non ci aveva mai provato con lui, erano solo amici.

 

(22.40)

Più che un complimento! Domani ti chiamo.

 

E poi, proprio mentre la sua compilation era su Come What May e Kurt si lasciava cullare da quella melodia e quasi chiudeva gli occhi, sperando di addormentarsi in un sogno d'amore, gli arrivò un nuovo messaggio.

 

 

(23.30)

Ian: Hai avuto una buona giornata?

(23.33)

Kurt: Pessima... la tua?

(23.34)

Ian: Buona. Non ho avuto momenti strani. Abbiamo cercato di convincere Mandy a rimanere a Chicago ma a quanto pare non c'è niente che la trattenga qui.

(23.34)

Ian: Mandy è la mia migliore amica, diciamo. La sorella di Mickey.

(23.36)

Kurt: Mi dispiace. Come no? E gli amici? La famiglia?

(23.38)

Ian: Da noi non funziona così, quando non ce la fai più te ne vai e basta. Solo Lip avrebbe potuto fermarla... ma ormai sta con Amanda. Lo capisco, soldi e bella vita, tutti vogliamo scappare da qui.

(23.40)

Kurt: Oh... non riesco ad immaginarmi come sia da voi.

(23.44)

Ian: Io non riesco ad immaginarmi come sia la tua di vita. Dimmi qualcosa di te. Sei fidanzato?

(23.46)

Kurt: Io... no. Ci siamo lasciati e stavamo per sposarci.

(23.47)

Ian: Cazzo amico, bella sfiga. Come è successo?

(23.49)

Kurt: Ho rovinato tutto. Ho un problema con l'amore, non riesco mai a lasciarmi andare. Comunque ora lui sta con un altro e odio questa cosa.

(23.51)

Ian: Già ti ha rimpiazzato? Se io e Mickey fossimo delle tue parti lo avremmo sistemato per le feste.

 

Kurt si prese un momento per pensare prima di rispondere. Ian sembrava vivere una vita lontana da quella che lui faceva a Lima, in che posto si “conciava per le feste” un ex solo perché dopo qualche mese si era fidanzato con qualcun altro? Va bene tenere il broncio, va bene tutto, ma non avrebbe mai voluto fare del male a Blaine, non in quel senso comunque.

 

(23.55)

Kurt: Non penso che la violenza sia la soluzione migliore.

(23.57)

Ian: A volte bisogna farsi giustizia da soli nella vita.

(0.00)

Kurt: A volte forse... ma non è questo il caso. Non vorrei mai che qualcuno facesse del male a Blaine. Pensaci, se Mickey ti lasciasse e si mettesse con qualche vostro conoscente... vorresti fargliela pagare?

(0.02)

Ian: Gli spaccherei la faccia. No non è vero. Lotterei per riprendermelo, quello sì, e spaccherei la faccia all'altro. Blaine eh?

(0.05)

Kurt: Nel mio caso 'l'altro' è un orso di dimensioni giganti, non sarebbe possibile. Credo che dovrò aspettare che le cose cambino. Blaine sì.

(0.06)

Ian: Che nome strano, Blaine. Credo che dovresti riprendertelo comunque.

 

Kurt rimase a fissare quelle ultime parole. Certo che doveva riprenderselo, una volta finite le fasi di depressione, rabbia e di orgoglio, se lo sarebbe ripreso in qualche modo.

 

(0.09)

Kurt: E' un bellissimo nome! Già credo anche io... ma per adesso ti saluto, è tardi.

(0.10)

Ian: Siete strani voi dell'Ohio. Notte Kurt.

 

E Kurt si fece scappare una piccola risata perché stava pensando esattamente la stessa cosa di quelli che abitavano a Chicago.




*********

Allora, le cose progrediscono poco alla volta XD 
Kurt e Blaine non riescono davvero a concedersi un po' di tempo insieme senza discutere... ma arriveranno tempi migliori, promesso :D 
Invece la conoscenza tramite sms tra Kurt e Ian prosegue nel modo migliore. Sono entrambi straniti dal fatto che sembrano vivere in due mondi così diversi, ma alla fine non è davvero così, si troveranno bene!

Ned in questa storia è solo un amico di Kurt e penso che questo sia stato anche in Glee, una persona che poteva consigliarlo.
Burt, io amo Burt, e ovviamente non poteva non cercare di aiutare Kurt e Blaine a tornare insieme!
Ho inserito la scena Hummelberry perché a me piace molto la loro amicizia, penso che al di là di tutto Kurt e Rachel si sostengano sempre a vicenda.

Ah, giusto, il titolo è preso da una puntata di Glee ma il capitolo non è ispirato alla puntata! Il titolo mi serviva solo perché riprende le parole di Kurt nel testo e il concetto di fondo, ossia che lui non può riavvicinarsi a Blaine se non è sicuro di riaverlo tutto per se.


E con questo vi saluto! Non prima di ringraziare DoumekiChikara per avermi fatto sapere il suo parere sul primo capitolo, grazie di cuore :D
Ringrazio anche tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite e le preferite!
Alla prossima.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Choke ***


Buon sabato a tutti, ecco il nuovo capitolo!
Credo che alla fine della lettura vorrete uccidermi con la forza del pensiero XD 
Ahahahah, ci sentiamo alla fine.










Da otto giorni non vedeva Blaine, otto lunghissimi giorni erano passati da quando Blaine era andato via dall'officina, non si erano più incontrati o parlati e Kurt pensava che fosse giusto così.

Blaine si era costruito una nuova vita in cui lui non era contemplato, dolorosamente ed inesorabilmente, e Kurt aveva davvero bisogno di fare un po' di chiarezza.

Nella settimana passata Kurt aveva fatto delle cose normalissime: era uscito con Ned per qualche cena, aveva continuato a sentire Ian e a diventarci sempre più amico, aveva aiutato ancora suo padre all'officina e poi, beh, c'era stata Rachel.

 

Quella mattina si svegliò proprio con una chiamata della sua migliore amica.

Rachel era molto agitata in quel periodo e gli ricordò, per l'ennesima volta, di passare al liceo per approntare delle modifiche ad alcune canzoni.

 

Arrivato al Mckinley incontrò Rachel nel corridoio principale.

 

“Stai tranquilla andrà tutto bene. I ragazzi sono bravi, inventeremo qualcosa.” disse Kurt, sporgendosi per abbracciarla.

 

“Lo so, sono bravi, ma è comunque una nostra responsabilità. Kurt, Kurt-ah, oddio, dimenticavo, forse dovrei informarti che sta venendo Blaine qui al liceo.” fece Rachel con noncuranza, ma vedendo la faccia di Kurt riprese: “Che c'è? Dobbiamo parlare di alcune cose per le competizioni...ok, ho capito, hai 5 minuti di tempo se vuoi svignartela.” terminò Rachel, mettendo alla prova l'amico.

 

Kurt colse l'invito al volo senza davvero pensarci e rispose: “Lo farò-svignarmela intendo... sai che non sono pronto per vederlo. Chiamami quando se ne va, sarò nel tuo ufficio.”

 

Poi salutò con la mano Rachel e si andò a chiudere nel ufficio dell'amica. Probabilmente il suo comportamento era un po' immaturo, lo ammetteva senza problemi, ma non aveva intenzione di affrontare Blaine di nuovo. Ogni volta che lo faceva sentiva il suo cuore lacerarsi in parti sempre più piccole e sconnesse.

 

Poco dopo entrò Sue all'interno dell'ufficio e Kurt spalancò gli occhi incredulo.

 

“Come sapeva che ero qui?” domandò Kurt scocciato.

 

“Telecamere, porcellana. Secondo te lascerei la tua amica nasona in questo ufficio senza spiarla?” rispose con ovvietà Sue, avvicinandosi alla scrivania.

 

“Ok va bene, non mi interessano le sue stramberie. Cosa vuole?” chiese Kurt vagamente preoccupato dopo quello che era successo l'ultima volta.

 

“Oh porcellana non voglio niente. Mi chiedevo solo se per caso sei venuto qui a nasconderti perché il tuo ex puppy fidanzato ha appena parcheggiato qui fuori il liceo.” fece Sue con un ghigno.

 

“Come fa già a saperlo?” domandò Kurt esasperato, sbattendo una penna sulla scrivania.

 

“Telecamere, ricordi?” rispose Sue divertita e poi si accomodò su una sedia.

 

Kurt rimase a fissarla come se si trovasse davanti un qualche orso selvatico, ma non si azzardò a proferire parola.

 

“Allora che succederebbe se io andassi da Blaine e gli dicessi che giochi a nascondino pur di non vederlo?” chiese Sue incrociando le braccia al petto.

 

“La prego, Blaine non ha bisogno di saperlo. Non penso sarebbe carino... non voglio ferirlo.” rispose Kurt mantenendo la calma.

 

“Sai cosa penso io? Che magari è così poco carina questa tua voglia di non vederlo, che quella testa gellata del tuo ex ragazzo potrebbe capire una volta per tutte che ti sta perdendo. Porcellana bisogna smuovere le cose.” fece Sue con fare suadente.

 

“Sa cosa le dico? Lasci in pace Blaine! Lei è pazza. Completamente. Io me ne vado.” rispose Kurt, alzandosi e raccogliendo le sue cose.

 

“Fai pure... ma ricordati le telecamere mi diranno dove sei.” disse Sue alzando le spalle.

 

Kurt andò via sbattendo la porta e si rifugiò nella sua auto. Tirò fuori una delle riviste di moda che teneva in macchina per ogni evenienza e aspettò.

Poco dopo gli arrivò un sms da parte di Ian.

 

(09.58)

Ian: Sto avendo uno di quei momenti di cui ti ho parlato. Vorrei sfondare la testa a qualcuno. Omofobi del cazzo ne ho beccato uno fuori casa.

 

(10.00)

Kurt: Ehi respira. Tu non vuoi fare del male proprio a nessuno lo sai... è solo che la tua mente ha bisogno di sfogarsi in qualche modo. Parlane subito con Mickey e vai a correre. Mi ha detto che correre ti fa bene.

(10.07)

Ian: Ottima idea, ora costringo Mickey ad uscire per una corsa. Non verrà mai. Che fai?

(10.08)

Kurt: Aspetto una mia amica in macchina e leggo.

(10.25)

Ian: Davvero Kurt? Fanculo! Non devi consigliargli di correre quando ci sono io. Odio correre. Sì sono Mickey.

(10.27)

Kurt: Ciao Mickey! Quasi mi mancavano le tue parolacce tramite sms. Comunque correre gli fa bene, divertitevi!

 

Poi, dopo una lunghissima ora di sbadigli ed articoli di dubbio gusto sul 'miglior colore da indossare per la stagione', gli squillò il cellulare:

 

(11.25)

Rachel: Blaine è andato via. Dove sei?

 

Kurt tornò dentro al liceo e si avviò in aula canto, Rachel stava sistemando degli spartiti.

 

“Sono venuta in ufficio e non c'eri...” disse Rachel suonando leggermente infastidita.

 

“Sì beh, Sue è venuta a farmi visita ed ha ricominciato a minacciarmi con la storia dei Klaine, o come ci chiama lei.” rispose Kurt, posando la borsa a terra.

 

“E' venuta qui sai? Ha detto a Blaine che stavi facendo di tutto per non vederlo. Non penso l'abbia presa bene... Blaine intendo.” disse Rachel, continuando a scrivere qualcosa sui fogli davanti a lei.

 

“Non ci posso credere. Le avevo detto di non farlo!” sbottò Kurt esasperato.

 

“E da quando ti fidi di Sue? Sai lui... beh, aveva quello sguardo Kurt. Mi faceva sentire male.” disse Rachel cercando l'attenzione dell'amico.

 

“Ti ha detto qualcosa?” domandò Kurt teso e anche un po' in colpa.

Iniziò a tormentarsi le mani agitato, ultimamente gli capitava spesso come anche il suo costante disturbo ossessivo compulsivo di ordinare le cose.

 

“Mi ha chiesto solo come stavi oggi... niente di più.” rispose Rachel avvicinandosi a Kurt.

 

Kurt non sapeva che dire. Gli mancava terribilmente Blaine, gli mancava come l'aria, anzi più dell'aria, ma non riusciva a passare sopra il fatto che condivideva una casa e l'intimità con un altro... e che altro poi.

 

“Credo che dovresti smetterla. Devi smetterla di fare questo. Non ti sei punito abbastanza? Lui non aspetta altro che te!” fece Rachel con veemenza.

 

Kurt rimase sbalordito e aprì la bocca colpito. Provò a radunare le idee.

 

“Mi fa piacere che in questa storia parteggi per lui, ma ti assicuro che io so esattamente quello che devo o non devo fare. Finché non lascia Dave non posso fare un bel niente.” rispose Kurt freddo incrociando le braccia.

 

“Kurt sai che prenderei sempre la tua parte in questa storia come in mille altre. Ma lo dico per te... e poi state entrambi così male e sono anche amica di Blaine. E fidati che non appena andrai da lui... lascerà Dave. È troppo legato a te.” disse Rachel sorridendo, inspirando un po' di fiducia a Kurt.

 

“Tu non hai idea di cosa è stato dentro l'ascensore con lui. Non hai idea di come mi sia mancato il respiro, di come mi sono sentito svanire nel nulla. Un momento prima stavamo parlando del nome per il nostro futuro figlio e il momento dopo inseriva Dave nel discorso... con una naturalezza e un affetto che-che mi hanno davvero ferito.” rispose Kurt, inspirando lentamente.

 

“Lo so Kurt, ti capisco... ma credo che più farai passare il tempo e più quella naturalezza tra loro diventi reale... capisci cosa intendo? Il tempo gioca con le vite delle persone e mentre Blaine e Dave diventano più uniti... voi potreste diventare due estranei e tutto a causa dell'orgoglio. Vuoi davvero far vincere l'orgoglio?” concluse Rachel parlando con grande sincerità.

 

Kurt rimase in silenzio per un po', poi fece qualche passo in avanti e abbracciò l'amica grato: “Io e Blaine non potremmo mai diventare estranei, neanche se dovessimo ricominciare la nostra storia da capo e dovessimo ripercorrere tutte le tappe a partire dal primo incontro. Ma ho capito quello che intendi.... ci parlerò.”

 

***

 

Un'altra settimana era passata in grande tranquillità, più o meno in tranquillità, Kurt aveva cercato di tenersi impegnato e di non pensare, ma ogni volta che Rachel lo vedeva gli faceva la stessa domanda: “Hai parlato con Blaine?”.

 

E no, non ci aveva parlato.

Ma aveva avuto da fare a casa, c'era stato il compleanno di suo padre, i consigli da dispensare a Carole e Ned e beh, la vita in generale. Poi però aveva incontrato Brittany, un giorno qualunque, e come al solito la ragazza si era rivelata fonte di grandi notizie e così aveva scoperto che Dave lavorava ad orario continuato durante tutta la settimana.

 

Kurt sapeva di non avere più scuse per incontrare Blaine, quindi colta l'occasione perfetta, decise semplicemente di farlo.

 

Mentre si recava in quella parte di Lima, scrisse ad Ian per avvisarlo, perché ultimamente si era interessato parecchio alla faccenda e a quanto pare si aiutavano a vicenda come un servizio di aiuto via sms.

 

(15.00)

Kurt: Indovina? Lo sto facendo.

(15.07)

Ian: Berrò una birra in tuo onore! Era ora. Quando esci da casa sua scrivimi.

(15.07)

Ian: Ah, dopo potrebbe risponderti Mickey però. Il suo cellulare gli ha dato qualche problema e prende il mio per fare non so che lavoro.

(15.11)

Kurt: Immagino già la sua risposta, qualcosa che suona come 'fanculo, che stronzata'.

(15.14)

Ian: Più o meno sì, lo conosci.

 

 

Kurt prese un po' di coraggio e parcheggiò la macchina in una stradina secondaria vicino all'appartamento che Blaine divideva con Dave. Si guardò allo specchietto della macchina, sistemandosi i capelli, poi uscì chiudendo lo sportello. Poteva sentire quasi le sue gambe tremare ed era assolutamente stupido, non stava andando in guerra o qualcosa di simile. Doveva solo parlare con Blaine, Blaine, il ragazzo che gli aveva sconvolto la vita nel modo più piacevole possibile.

 

Entrò nel portone e fece le rampe di scale a piedi perché l'appartamento non era ad un piano troppo alto, per di più l'idea di rimanere interi secondi in silenzio in un ascensore lo faceva morire di ansia. Si fermò davanti a quel portoncino e leggere sul campanello l'intestazione Anderson-Karofsky per poco non gli fece cambiare idea. Stava per fare dietro-front, ma poi decise che doveva rischiare, almeno quel giorno.

Prese tre profondi respiri, i respiri più lunghi della sua vita e poi suonò il campanello.

 

Nessuno rispose per circa un minuto buono, ma nello stesso tempo si rese conto che da dentro l'appartamento provenivano delle voci piuttosto concitate e non voleva davvero origliare ma capitò lo stesso:

 

“Possibile che ogni volta che lo stiamo per fare deve suonare qualcuno? Dai Blaine non andare... sarà qualcuno che vuole venderci qualcosa. Una vera rottura!” disse Dave, quasi urlando da una stanza all'altra.

 

“Non essere sciocco non si può mai sapere chi ci sta cercando. Non sarebbe carino o magari è importante...” rispose Blaine avvicinandosi ormai alla porta.

 

Kurt aveva sentito tutto a causa di quel portoncino non così spesso, poteva sentire anche che qualcuno, Blaine, si era avvicinato alla porta e sentì anche quando lo stesso Blaine si lasciò sfuggire un: “Merda, non ci credo. No. Non adesso!”

 

Blaine doveva averlo visto dallo spioncino della porta e doveva essergli sembrato davvero patetico lì fermo ad aspettarlo pieno di speranze.

 

Kurt rimase immobile, quasi pietrificato, per un momento aveva sperato di aver sentito male ma ora voleva soltanto sprofondare. Voleva davvero sparire dalla faccia della terra, ma non poteva. Si sentiva soffocare a più riprese, in un momento riusciva ad inspirare abbastanza aria ma subito dopo questa gli mancava.

 

Dopo tre minuti di attesa totale, finalmente la porta si aprì mostrando un Blaine con i capelli spettinati, una maglietta messa al rovescio, un paio di jeans sgualciti e a piedi scalzi.

Kurt deglutì per trattenere le lacrime, poi squadrò Blaine dall'alto in basso, memorizzando ogni particolare e soffermandosi a guardare il suo viso, così accaldato e-

 

“Kurt... che cosa ci fai qui?” domandò Blaine tremendamente imbarazzato e dispiaciuto perché sapeva perfettamente che era stato beccato.

E sapeva anche come questo potesse fare del male a Kurt e lui non voleva davvero causargli dolore.

 

“Pensavo che Dave lavorasse tutto il giorno.” rispose Kurt in automatico, senza guardare Blaine negli occhi, mordendosi però il labbro inferiore con forza.

 

“Si è preso un giorno di ferie... Kurt, guardami. Non so cosa tu possa aver sentito ma-” fece Blaine avvicinandosi lentamente e alzando una mano.

 

“Certo un giorno di ferie... questo è stato un errore. Uno stupido, maledetto errore. Io devo andare via. Devo proprio andare.” disse Kurt, inspirando un altro po' d'aria per aiutarsi a respirare. Gli sembrava di non riuscire più a fare neanche quello.

 

Quanto poteva essere complicato fare entrare aria nei polmoni in un momento simile?

Corse via senza voltarsi, verso il corridoio, voleva sparire nel nulla.

 

Blaine diede un calcio alla porta con tanta forza da farsi venire un livido sul piede.

“Merda!” si trovò a ripetere con frustrazione.

 

Sapeva che quello che era appena successo era davvero qualcosa di irreparabile, lo sentiva e basta. Aveva visto lo sguardo di Kurt spegnersi in quel modo che conosceva così bene e che aveva odiato ogni singola volta. La missione di Blaine era sempre stata far tornare il sorriso a Kurt e tutte le volte che Kurt aveva quello sguardo triste lui era pronto a farglielo passare.

Dave lo raggiunse.

 

“Insomma chi era?” domandò Karofsky, allungando una mano sulle spalle di Blaine.

 

“Dave per favore. Stai zitto.” rispose Blaine assurdamente arrabbiato con se stesso, stava pensando a cosa fare, poi senza riflettere oltre uscì di casa per seguire Kurt.

 

“Ehi! Ma dove vai? Sei scalzo!” gli urlò dietro Dave ma Blaine non poteva sentirlo.

 

***

 

Kurt stava facendo di nuovo tutte le scale a piedi e avrebbe voluto urlare a pieni polmoni ma sentiva che forse non aveva più aria all'interno del suo corpo. Si sentiva soffocare, ecco cosa sentiva, e non poteva fare a meno di ripeterselo.

Stava per aprire il portone, andandosene per sempre da quell'edificio, quando la voce di Blaine lo raggiunse.

 

“Kurt!” urlò Blaine con il fiatone, fermandosi dietro di lui.

 

Kurt rimase immobile, come un involucro senza anima, non voleva sentire altre parole perché ogni altro suono uscito dalla bocca di Blaine sarebbe stato una pugnalata. Avrebbe dovuto immaginarselo, vivevano insieme dopotutto, ma vederlo praticamente davanti agli occhi era stata una delle cose peggiori della sua vita.

 

“Kurt... aspetta ti prego. Girati, voglio solo spiegarti.” fece Blaine disperato, aveva desiderato così tanto che Kurt tornasse da lui ed era successo nel momento meno adatto.

 

“Non c'è altro da dire Blaine. Mi sembra ovvio. Non so come ho fatto ad essere così stupido...” fece Kurt, agitando la testa sconsolato.

 

“Tu non sei stupido. Sei la persona meno stupida che conosca.” disse Blaine, che non sapeva davvero come riparare al danno, voleva solo farsi avanti ed abbracciarlo, ma non ne era in diritto dopotutto.

 

“Divertente sentirtelo dire.” rispose Kurt amaramente, sospirò appena e poi riprese: “Sai quanta importanza ha per me l'intimità? Tu hai la minima idea di quanto sia stato importante donarmi completamente a te?” chiese Kurt con una risata innaturale.

 

“Io- ma certo che lo so Kurt... tu sei un ragazzo con degli ideali così profondi che- lo sai che io ho sempre dato il massimo valore a noi, a te.” rispose Blaine trattenendo a stento le lacrime.

 

“Non credo Blaine. A te basta essere amato, non importa da chi. Ed è sempre stato così. Ti basta solo avere qualcuno. Io ho sempre avuto solo te invece, non ho mai cercato altro... non così profondamente almeno... questa è la differenza.” disse Kurt, alzando uno sguardo glaciale sull'altro.

 

“Kurt questo non è vero, io ti amo, l'ho sempre fatto e per me nessuno conterà mai come te... Dave non significa niente- lo sai io-” fece Blaine, ma Kurt alzò una mano interrompendolo.

 

“Fermo. Non provare a dirmi che mi ami. Ok, sono stato uno stronzo e ti ho ferito quando ti ho lasciato, ma io ti ho amato, non tu. Io non sono mai riuscito neanche a sfiorare con una mano un altro ragazzo in questo periodo-mentre tu... tu-basta.” disse Kurt sconfitto e volendo solo scappare via.

 

“Basta? Che significa basta?” chiese Blaine con gli occhi lucidi e vagamente terrorizzato.

 

“Io- io ho sempre creduto che noi saremmo tornati insieme, che contro tutto e tutti saremmo sempre riusciti a ritrovarci... in mille modi diversi e in mille momenti diversi- ma adesso non lo credo più. È finita Blaine, finita per davvero.” terminò Kurt con la voce incrinata ed una lacrima sulla guancia.

 

Poi guardò per un ultima volta Blaine con la sua faccia sconvolta, i capelli ricci in disordine e i piedi scalzi e uscì da quel palazzo più in fretta possibile.

 

***

 

Era seduto sul sedile della sua auto da così tanto tempo che il colore del cielo aveva perso la sua luminosità. Aveva pianto talmente a lungo che alla fine non provava davvero più nulla, forse si sentiva solo più vuoto e davvero tanto solo.

 

Non poteva più rimanere in quel posto, in quella città. Ogni cosa, ogni cartello stradale, ogni negozio, ogni nuvola gli ricordava Blaine e la loro storia. Tutto lì urlava KurteBlaine. Pensò in fretta, forse anche in modo sconsiderato, che doveva andare via da Lima e come un fulmine a ciel sereno gli arrivò la risposta: Chicago.

 

Scrisse un messaggio ad Ian:

 

 

(17.30)

Kurt: Puoi ospitarmi per qualche giorno?

 

(17.35)

Ian: Sono Mickey. La camera di Mandy è libera. Che cazzo è successo?

(17.37)

Kurt: Lunga storia, ho bisogno di cambiare aria. Puoi avvertire Ian?

(17.40)

Ian: Fanculo Kurt, era sottinteso.

 

Adesso la cosa era reale, poteva partire, sganciarsi di dosso quel fardello pesante che gli impediva di respirare oltre. Due amici, o presunti tali, lo aspettavano a circa 4 ore di macchina e lì avrebbe potuto smettere di pensare a tutto ciò che nella sua vita non andava bene. Sarebbe stata una cosa momentanea certamente, ma ne aveva bisogno.

 

Pensò di chiamare Ned per avvertirlo della sua decisione.

  • “Kurt?”

  • “Sì sono io... volevo solo dirti che sono in partenza”

  • “E dove vai?”

  • “...”

  • “E' successo qualcosa?”

  • “Più o meno. Ho messo un punto alla storia con Blaine.”

  • “Oh... qualcosa da raccontarmi?”

  • “Magari quando torno.”

  • “Allora dove vai?”

  • “Chicago... Ian e Mickey mi ospitano da loro.”

  • “Kurt...”

  • “Non fare la parte di mio padre perché non mi serve. Starò bene.”

  • “Sai Ian e Mickey non fanno la vita che fai tu...”

  • “Meglio. Ho bisogno di cambiare. Mi puoi dare l'indirizzo? Non voglio disturbare di nuovo Mickey credo sia un po' suscettibile...”

  • “Se è quello che vuoi. Te lo mando per messaggio.”

  • “Grazie... allora ci sentiamo.”

  • “Mi raccomando Kurt.”

  • “Sì. Sì:”

 

Poco dopo gli arrivò puntuale il messaggio con l'indirizzo:

(17.52)

Ned: 1955 S. Trumbull Avenue, Chicago.

 

Impostò il navigatore che lo avvertì che non sarebbe arrivato prima delle 22 a Chicago. Tutto sembrava andare bene, tuttavia era probabilmente la cosa più folle che avesse mai fatto in vita sua, scappare, ma non poteva farne a meno.

Mancava un'ultima cosa da fare prima di mettere in moto l'auto, doveva chiamare suo padre e si sentiva male solo a pensarci. Sapeva che non l'avrebbe presa bene, che si sarebbe forse opposto, ma suo padre era una persona coraggiosa e si fidava di Kurt quindi avrebbe capito.

 

  • “Papà?”

  • “Sì figliolo? È successo qualcosa?”

  • “No... cioè...”

  • “Ah per cena Carole vuole prendere la pizza, magari fai uno strappo alla dieta anche tu!”

  • “Già... Papà senti, io non ceno a casa questa sera.”

  • “Esci con qualche amico?”

  • “No... non proprio. No io- sto partendo.”

  • “Partendo? Parla più forte qui in officina c'è un chiasso assurdo...”

  • “Hai capito bene... sto partendo. Non voglio che ti preoccupi ma devi lasciarmi andare, ho bisogno che ti fidi di me.”

  • “Ma di che stai parlando Kurt?”

  • “E' successa una cosa che mi ha ferito molto e sai che periodo sto passando... ho solo bisogno di cambiare aria per un po'. Non devi preoccuparti ho tutto sotto controllo, starò da amici... ma per poco.”

  • “Kurt... sai che possiamo parlarne... non penso sia necessario che tu-”

  • “Papà davvero fidati. Ti ho mai deluso? E' una cosa che mi serve e starò bene, te lo prometto.”

  • “Ma dove andrai?”

  • “Non voglio dirlo perché so che verreste a cercarmi. Ed ho bisogno di stare solo... sono un ragazzo responsabile e non succederà nulla di pericoloso... cerca di capire.”

  • “Non penso di capire Kurt... ma ho sempre promesso di farti prendere da solo le tue decisioni e se questo è quello che ti serve... non posso fermarti...”

  • “Grazie Papà... ti voglio bene.”

  • “Anche io figliolo... ma mi farai venire un nuovo infarto... promettimi che starai al sicuro.”

  • “Lo prometto... ora devo andare. A presto...”

 

E con questo poteva finalmente mettersi in viaggio alla volta di Chicago. Stava per percorrere molti chilometri per andare in una città sconosciuta, a conoscere persone mai viste prima, ma nonostante tutto era terribilmente calmo. Se poteva percepire qualche movimento nel suo corpo sentiva solo delle scosse di adrenalina, elettricità pura, non di paura, perché non vedeva l'ora di lasciarsi alla spalle il cartello stradale con scritto LIMA.



*******


Allora, che dire? Lo so, sono stata cattivissima in questo capitolo, ma la storia è così e come ben sapete ci saranno tempi migliori!
Mi sono sentita fisicamente male a scrivere di quella scena, voglio dire, Kurt che quasi becca Blaine e Dave insieme... che orrore.
In questo modo però c'è il grande cambiamento, ossia Kurt che parte alla volta di Chicago :D. Dal prossimo capitolo Ian e Mickey saranno molto più presenti ovviamente.
Continuo a scrivere della Hummelberry perché li adoro e perché mi piace molto anche l'amicizia che dividono Chris e Lea fuori dal set.
(Non parlo neanche di quanto mi piace la CrissColfer invece, basta vedere le mie altre storie XD).

Spero che nonostante tutto il capitolo vi sia piaciuto e come al solito ringrazio chi legge la storia, chi la mette tra le seguite, le preferite o le ricordate.
Ringrazio ancora tantissimo 
DoumekiChikara e Mary17!

PS: quanto è bello il nostro cast al paleyfest? 
Alla prossima!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Movin' Out ***


Ciao a tutti, ecco qui il nuovo capitolo! Vi lascio alla lettura.







Quando invece si trovò di fronte agli occhi il cartello che indicava il centro di CHICAGO non vedeva l'ora di varcarlo, in realtà il suo navigatore gli fece notare che l'indirizzo che doveva raggiungere non era affatto centrale, anzi era una zona periferica nel sud della città.

Erano ormai le 22 passate, aveva cercato di guidare ad una velocità sostenuta, cantando a squarciagola per metà del tempo, e dato che non si era mai fermato per una sosta, era abbastanza in orario. Non che avesse un orario da rispettare comunque, anche perché ormai la città era avvolta dal buio della notte ed era uno spettacolo vederne le maestose luci sparse in ogni dove.

Iniziò a sentire l'ansia crescere quando il navigatore segnalò che la distanza tra la sua macchina e casa di Ian e Mickey era minima. Il quartiere dove stava guidando non era molto rassicurante, sembrava lasciato nel degrado, c'erano spazzatura a terra e scritte minacciose sui muri e le case, beh le case, non potevano neanche definirsi tali.

Arrivato esattamente alla fine del suo viaggio, parcheggiò l'automobile, e fissò la casa che era dall'altra parte della strada. Kurt non voleva essere maleducato ma non l'avrebbe proprio chiamata casa, da fuori non aveva davvero un bell'aspetto, ma di certo non era venuto fin qui per fare lo snob. 

Sì guardò nello specchietto della macchina, come una sorta di rituale, lo faceva sempre, e notò con rassegnazione che aveva una faccia distrutta a causa delle lacrime e del lungo viaggio. La sua fortuna era che, essendo una persona molto previdente, teneva sempre in macchina una piccola borsa con tutto il necessario per una notte fuori, poteva vantare anche due cambi di vestiti. 

Afferrò la borsa, prese tutto il necessario che era in macchina, chiudendo poi quest'ultima, e si avviò verso casa Milkovich.

Sapeva che l'ora era tarda e forse poteva disturbarli, ma non era riuscito a fare prima di così, come da manuale fece tre respiri profondi e poi posò una mano sul campanello. In realtà il campanello non esisteva, quindi si limitò semplicemente a bussare. Ad ogni bussata sentiva il suo cuore fremere un po' di più. 
In che cosa si stava cacciando?

Ad aprire la porta arrivò una donna, decisamente mezza svestita, con un bambino piccolo in braccio. Kurt avrebbe detto che era straniera dai lineamenti ma non poteva esserne certo. La donna lo fissava con interesse, squadrandolo anche un po' a dire il vero.

“La casa della lesbiche snob è più avanti. Ragazzo-modello.” fece quella con sguardo indagatore.

“Cosa? No, non sto cercando delle lesbiche snob... ehm- sono- c'è Ian?” domandò allora Kurt, deglutendo in difficoltà.

“Ian? Cosa vuoi da lui?” chiese la donna adesso vagamente minacciosa.

“Sono un suo amico, più o meno... io-loro mi stanno aspettando. Vivono qui Ian e Mickey giusto?” domandò Kurt, poi guardandosi intorno.

“Oh. Sei il ragazzo che viene dall'Ohio? Potevi dirlo subito!” disse la donna con un accento strano.

Kurt entrò finalmente in casa e la trovò disgustosa, realmente, era sporca, disordinata, piccola, piena di vestiti sparsi ovunque e con accumuli di polvere visibili ad occhio nudo.
Nonostante tutto sapeva di famiglia.

“Ian? Ian! È arrivato il tuo amico. L'avevo scambiato per uno di quei modelli che vanno alle feste delle lesbiche in fondo alla strada.” fece la donna e poi aggiunse: “Comunque mi chiamo Svetlana.”

Kurt diede subito la mano e ricambiò con un: “Piacere sono Kurt.”

“Siediti, probabilmente stanno scopando. Arriveranno.” disse Svetlana con semplicità andando in cucina.

Kurt si guardò intorno imbarazzato, poi decise di accomodarsi sul divano, e non appena si posò sulla superficie morbida, sentì qualcosa di molto strano sotto di lui. Cercò con la mano e ne tirò fuori uno di quei disgustosi giocattoli sessuali, lo lanciò via all'istante, pulendosi compulsivamente le mani sui pantaloni.

Lui e Blaine ne avevano parlato una volta, di quei cosi di plastica, ma poi avevano deciso che non avrebbero mai utilizzato cose simili nei loro momenti intimi. 

E si maledisse, perché che diamine, doveva smettere di pensare a Blaine. Per il momento comunque era al sicuro dalle tentazioni di Lima, infatti mentre era in viaggio aveva spedito un messaggio a Rachel e poi aveva spento il cellulare e non lo avrebbe riacceso presto.

Non si rese conto di quello che stava accadendo fino a quando qualcuno non atterrò su di lui spalmandolo sul divano. Qualcuno lo stava abbracciando apparentemente, ma Kurt non aveva idea di chi fosse o perché lo stesse facendo.

“Non ci credo!” disse il ragazzo sopra di lui con euforia.

“Ehi vacci piano tigre.” disse qualcun altro sarcasticamente.

Kurt fu liberato dalla presa calda e confortevole di un ragazzo dai capelli rossi e il fisico slanciato e tonico. 
Adesso che poteva vedere con chiarezza capì che quelli davanti a lui dovevano essere Ian e Mickey, non sapeva esattamente chi fosse Ian e chi Mickey ma lo avrebbe scoperto presto.

“Salve... ehm- scusate il ritardo. Vi ho disturbato?” chiese Kurt in imbarazzo.

Il ragazzo con i capelli rossi lo stava guardando come se fosse una sorta di giocattolo, l'altro, con i capelli scuri e più basso, si stava divertendo un mondo invece.

“No no, non ci hai disturbato...allora sei Kurt!” disse il ragazzo slanciato che Kurt pensò essere Ian visto che manteneva la stessa personalità euforica dei messaggi.

“Col cazzo, ci hai interrotti mentre scopavamo invece.” rispose l'altro che non sembrava davvero arrabbiato comunque.

“Mickey, cavolo, se non fai la persona educata giuro che stanotte non ti faccio dormire per quante volte vorrò farlo. E sai che ne sono capace.” fece il presunto Ian sorridendo.

Kurt avrebbe tanto voluto nascondersi. Per loro era normale parlare della loro vita sessuale davanti alle altre persone? E dire tutte quelle parolacce? Perché dalle sue parti non funzionava così con gli amici, figurarsi con gli sconosciuti. 

“Ah, fanculo. Va bene. Allora Kurt dove pensi di andare ad una fottuta sfilata vestito così?” chiese il moro facendo una smorfia al suo ragazzo.

“Tu sei Mickey deduco.” rispose Kurt che iniziava a fare chiarezza.

“Oh bravo, facciamo passi da giganti. Insomma vi vestite tutti così a Lima?” domandò Mickey con gli occhi spalancanti.

“Ovvio che no, io mi vesto in maniera particolare, ma comunque tutti i miei amici sono molto pretenziosi in fatto di abbigliamento. Il mio ex indossa sempre dei papillon-” fece Kurt ma si bloccò nel momento in cui aveva di nuovo pensato a Blaine.

“Pretenz-che? Quello stronzo del tuo ex indossa i papillon?” chiese Mickey stupito.

“Se te l'ha detto significa che è così. Vuoi qualcosa da bere?” domandò Ian prendendo Kurt per un braccio e portandolo in cucina. 
A quanto pare Svetlana era sparita.

Kurt era grato del fatto che Ian aveva prontamente cambiato discorso. Sembrava un ragazzo molto gentile ed affettuoso, ma c'era qualcosa di strano in lui, Kurt pensò a tutti i messaggi in cui avevano parlato dei suoi problemi e fece chiarezza. Riusciva a vedergli negli occhi qualcosa che cambiava repentinamente, sentimenti, emozioni forti, che mutavano troppo rapidamente.

“Mi farebbe piacere grazie.” rispose Kurt molto educatamente e tirò un sospiro di sollievo.

Ian tirò fuori 3 birre dal frigorifero e nonostante Kurt non amasse affatto la birra gli sembrava brutto rifiutare. Così si appoggiò al bancone della piccola cucina ed iniziò a sorseggiare la birra, senza alcun bicchiere, come facevano gli altri due ragazzi.

“Oh merda, diamoci un taglio. Lo so che sembra strano... ma ci sentiamo da un paio di mesi ormai. Non dovrebbe essere così imbarazzante, no?” domandò Ian mandando giù un bel sorso di birra.

Kurt per rispondere si fece andare di traverso quasi un po' della sua, ma poi si riprese e disse: “ Non è imbarazzante per me... credo solo di dovermi ambientare.” 

Al che Mickey proruppe in una fragorosa risata: “Già amico, scommetto che ti sembra di essere arrivato tipo nel Bronx o qualche stronzata simile, vero?” 

“No no, mi piace qui... è molto spontaneo- solo che devo abituarmi. Da noi a Lima non è così, sono tutti provinciali con la puzza sotto al naso, dico sul serio. E uhm-voi penserete che io sia uno snob vero?” chiese Kurt con una punta di curiosità.

Ian e Mickey risposero in contemporanea praticamente.

“Nah non snob, solo diverso da noi... il che è un bene. Possiamo conoscerci e vedere come va.” disse Ian e Kurt si rese conto che spesso diceva cose del genere, anche nei messaggi, cose che facevano pensare in grande.

Mickey invece rispose divertito: “No, scherzi? Per essere snob ti saresti dovuto presentare con un fottuto frac addosso. Ci sei andato vicino.”

Ian colpì scherzosamente Mickey su un braccio ed iniziarono a rincorrersi per la piccola casa e Kurt ne rimase davvero contento. Sembravano davvero una bella coppia, non possedevano nulla di materiale, come soldi o grandi case, ma avevano tutto invece.

“Kurt!! Kurt! Bloccalo, bloccalo!” gridò Ian dall'altra stanza.

E Kurt decise di stare al gioco, perché in fin dei conti era andato a Chicago per quello no? Per ricominciare da zero. 

Placcò Mickey che arrivava a tutta velocità e in poco tempo furono raggiunti anche da Ian che li spinse fino a far cadere Mickey sul divano.

“Abbiamo vinto. La guerra è finita.” dichiarò Ian solennemente, facendo un saluto militare.

“Woah, va bene. Ma non potete essere in due, è ingiusto.” disse Mickey tirandosi su e massaggiandosi una spalla.

“Invece è giustissimo. Io sono il tuo superiore e devi stare alle mie regole. Vero Kurt?” domandò Ian puntando un dito contro Mickey.

“Certo signor generale.” rispose Kurt, trattenendo una risata allo sguardo disperato di Mickey.

“Ok soldati, ho perso. Ora possiamo passare oltre? Sapete queste cose mi eccitano solo a letto.” disse Mickey come se avesse avuto a che fare con due bambini.

“E' una cosa a cui dovrò abituarmi questa? Vedervi correre in casa fino a che non finite tutti e tre a letto insieme?” domandò Svetlana che era realmente sbucata dal nulla.

Mickey alzò un dito medio verso di lei, mandandola a quel paese. Mentre Ian si avvicinò per prenderle il piccolo dalle mani e metterselo in braccio.

“Tranquilla tanto non sarei il loro tipo. Sono uno snob, a loro gli snob non piacciono.” disse Kurt ironico, avvicinandosi al gruppetto.

“Ragazzo-modello penso che potrebbero fare un'eccezione, la farei anche io per quel-” disse Svetlana, indicando il sedere di Kurt, poi interrotta da Ian.

“Sì ok, non siamo qui per parlare del fatto che Kurt abbia un bel culo.” constatò Ian in tutta serietà, facendo arrossire Kurt oltremisura. 

“Ehi, amico, rilassati, hai un bel culo. Non hai mica ucciso nessuno. Sentite vi va di andare all'Alibi?” chiese Mickey svogliato, sbadigliando un po'.

“Non so cosa sia... ma ci sto. Un bel posto?” rispose Kurt, ritornando del suo colorito pallido.

“Ah, niente di che, anzi una vera schifezza... è il pub del quartiere.” fece Ian, restituendo il bimbo a Svetlana.

“Già e ci puoi incontrare la peggiore gente della zona. Però per farsi due birre è l'ideale. Anzi magari con la scusa che vieni dall'Ohio riesci anche a scroccarne una gratis, anzi no, V. non si farebbe fregare.” disse Mickey, prendendo qualche spicciolo da un barattolo porta soldi.

“Non succederà mai, figurati se V. gli offre una birra per questo. Ah, se ti si presenta un certo Frank, stanne lontano.” disse Ian con una faccia tra il disgustato e il risentito.

“Chi è Frank?” domandò allora Kurt che faceva un po' fatica a stare dietro ai loro discorsi.

“Il padre di Ian. Di solito ti rivolge la parola solo per chiedere soldi o favori di vario genere.” disse Mickey con tranquillità, come se fosse del tutto normale avere un padre del genere.

“Non lo considero neanche mio padre, è un ubriacone opportunista ecco cosa è.” aggiunse Ian senza essere davvero arrabbiato.

“Si beh, in ogni modo stai alla larga da lui. E da sua figlia Sammi, quella stronza psicopatica. Oh beh, ce ne sono di persone da cui dovresti star lontano-ma magari te le diciamo volta per volta...” concluse Mickey avviandosi verso la porta.

Kurt li guardò con uno sguardo incerto e li seguì fuori verso la strada illuminata appena da qualche lampione rotto.

***  

L'Alibi era uno dei pub più squallidi che Kurt avesse visto in vita sua e non era per il locale in sé, o per l'aria che si respirava all'interno, no, erano le persone che lo frequentavano. Sembravano tutti così loschi e disperati che in realtà la situazione era comica.

Loro si erano seduti ad un tavolo di legno del locale, il che era una novità per Ian e Mickey, perché Kurt aveva scoperto che di solito rimanevano seduti al bancone.
La donna al bar, la famosa V, era piuttosto simpatica però e gli aveva fatto tantissimi complimenti sul fatto che fosse alla moda e in forma perfetta e che avrebbe ucciso per avere un sedere sodo come il suo. Nonostante tutti i complimenti del mondo non aveva offerto nessuna birra a Kurt, Mickey e Ian conoscevano bene le loro persone.

“Insomma, eravamo io e i miei fratelli ed abbiamo iniziato a sparare e quel coglione se l'è fatta sotto, ma letteralmente.” disse Mickey quando erano al loro terzo giro di alcolici.

Kurt non aveva mai bevuto così tanto e la cosa lo faceva sentire strano.

“Cosa? Tu vai in giro a sparare alla gente?” domandò Kurt, ridendo leggermente brillo.

“Beh sai, qui da noi bisogna sapersi difendere. La giustizia me la faccio da solo, non ho un paparino che sborsa la grana. Anzi mio padre l'ho sbattuto io in gabbia.” rispose Mickey, alzando una mano per salutare qualcuno.

“Mi sto annoiando.” disse Ian improvvisamente, portando la testa sul tavolo.

E Kurt si era reso conto che Ian dopo una prima fase iniziale di euforia si era come spento ed era rimasto in silenzio per molto tempo.

“Dai non iniziare con queste cazzate.” rispose Mickey, scuotendo Ian leggermente e accarezzandolo sulla testa.

“Ehi... cosa ti va di fare?” domandò Kurt gentile, sentendosi felice di poter aiutare.

“Scoparti? Voglio davvero scoparti. Svetlana aveva ragione hai visto il tuo culo?” rispose Ian in un modo così strano che era impossibile sentirsi lusingati.

“Ok-ok. Wow, credo che sia arrivato il momento di tornare a casa.” fece Mickey, iniziando a tirare su Ian con uno sguardo triste.

“Mi dispiace se ho detto qualcosa... io-” disse Kurt, alzandosi a sua volta.

“Nah amico. Non hai detto nulla... è Ian. Lui ha- è un brutto periodo.” rispose Mickey, avviandosi verso l'uscita del pub.

Kurt annuì in silenzio comprensivo, ma Ian non smetteva di farneticare cose davvero senza alcun senso.

“Ma che male ci sarebbe? Dai solo una volta. Dai.” implorò Ian, guardando Kurt bisognoso.

“Ian credo davvero che è molto tardi e tu sei fin troppo stanco. Ma soprattutto hai qui il tuo ragazzo che ci tiene molto a te... e non è carino quello che stai dicendo.” fece Kurt, ridendo, mentre Mickey gli rifaceva il verso.

“Kurt ha ragione, in pratica il tuo corpo e la tua mente sono miei. Mia proprietà, fottuto di un Gallagher e devi smetterla di fare la puttana in giro.” aggiunse Mickey, trascinando Ian lungo la strada.

“Io non sono di nessuno... ho solo questa cosa che non va in me-e...” rispose Ian frastornato, improvvisamente aveva solo voglia di un letto e di una stanza buia.

“Ma certo tu appartieni solo a te stesso... Mickey intendeva dire che lui ci tiene a te.” disse Kurt con apprensione.

Ian non rispose nulla, aveva cambiato anche espressione, i suoi occhi avevano perso tutta l'energia o la vita che esprimevano prima.

In silenzio continuarono la strada fino a casa, una strada comunque piuttosto breve, e Kurt si rese conto che lo sguardo che Mickey rivolgeva a Ian era straziante. Sembrava davvero molto preoccupato, quindi evidentemente la situazione era più grave di quello che appariva a prima vista.

Una volta varcata la porta, trovarono Svetlana addormentata sul divano con il piccolo Yevgeny e la televisione accesa.

“Voglio dormire. La luce mi infastidisce.” disse Ian e fu immediatamente accompagnato in camera da Mickey e messo a letto.

Kurt si recò in cucina per preparare un caffè, probabilmente ne aveva bisogno anche Mickey.  Non sapeva cosa era andato storto ma la situazione era repentinamente cambiata.

“Vuoi un po' di caffè? Lo sto facendo.” chiese Kurt a Mickey che era tornato in sala sedendosi su una sedia.

Non rispose e fece solamente un segno con la testa: sì.

Kurt preparò il caffè e poi lo portò a Mickey sedendosi di fronte a lui.

“Merda, che serata. Grazie.” disse Mickey dopo aver bevuto il suo caffè.

“E' solo un caffè non devi ringraziarmi.” rispose Kurt cordiale.

“Nah. Non per lo stupido caffè, grazie per l'aiuto con Ian...” disse Mickey nervoso.

“Oh... senti ma che problema ha?” chiese Kurt davvero molto cauto, scandendo le parole lentamente.

“Non lo so amico. Vorrei saperlo, ma come cazzo faccio a saperlo io? Fiona e Lip mi hanno detto che è qualcosa che aveva la madre, bipolarismo o qualche malattia da strizzacervelli.” fece Mickey, stringendo le mani a pugno.

“Lo avete portato da un medico?” domandò Kurt con ovvietà.

“Perché diavolo tutti pensate che debba andare da un medico? Quei fottuti medici sono il male della società. Io posso prendermi cura di lui!” strillò Mickey infastidito.

“Certo che puoi... ma arriverà un momento in cui non ci riuscirai più perché la situazione sarà insostenibile. Non puoi punirti così e Ian... ha davvero bisogno di aiuto.” rispose Kurt, preparandosi a un pugno in faccia.

Mickey invece prese un respiro profondo e lo guardò intensamente.

“Posso farlo. Me la caverò. Poi ora ci sei anche tu no?” chiese speranzoso.

“Io- sì... finché rimango qui ti aiuto con piacere.” disse Kurt con un sorriso debole.

Si scambiarono un'occhiata complice ed era strano che era riuscito a legare in così poco tempo con qualcuno così diverso da lui.

Mickey rimase in silenzio per un po', poi aggiunse: “Ah già... se vuoi dormire puoi andare in camera di Mandy è libera. Seconda porta a destra.” 

“Sì grazie... credo che andrò, è stata una lunga giornata.” rispose Kurt alzandosi e prendendo la sua tazzina e quella dalla mano di Mickey.

“Già.” rispose l'altro e si alzò per prendersi un'altra birra.

A Kurt sembrò chiaro che Mickey non avesse neanche lontanamente intenzione di dormire, quello che era successo lo preoccupava così tanto da allontanare da lui qualsiasi forma di stanchezza.

Quando chiuse la porta della camera di Mandy si sentì stringere il cuore. Vide di nuovo Mickey mettersi seduto e tenersi la testa tra le mani.


*****


Oggi non parlerò molto, sono senza parole da quando ho finito di vedere la diretta di Glee. 
Eh già... è davvero finito. Sto cercando di riprendermi, ancora. Sono così felice per i miei Klaine <3



La storia sta proseguendo ed ora l'ambientazione è cambiata, siamo a Chicago. 
Spero che Ian e Mickey siano abbastanza verosimili, non avevo mai scritto di loro...


Detto ciò, volevo solo ringraziare Mary17 per l'ultima recensione! Grazie mi ha fatto davvero piacere!


Alla prossima :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Transitioning ***


Ecco il nuovo capitolo. Buona lettura!






Kurt non aveva dormito bene ed il motivo era piuttosto ovvio: letto diverso, casa nuova e zero sonno.
Ma qualcuno era salito sul materasso e lo stava letteralmente scuotendo.

“Ehi! Ti piace correre? Tra mezz'ora esco per una corsetta. In piedi!”  gli urlò Ian che già stava uscendo fuori dalla stanza.

Kurt era totalmente frastornato, gli sembrava mattina presto ma non poteva dirlo con certezza. Richiuse piano gli occhi cercando di immaginarsi la sua camera in Ohio, il suo letto comodo con le lenzuola di seta e poi li riaprì studiando invece la spartana camera di Mandy.

Poteva sentire Ian parlare concitato in cucina. Oh, ora ricordava cosa era successo la notte precedente, doveva alzarsi immediatamente e vedere se Ian stava bene.

Si alzò barcollando leggermente e sbadigliò ripetutamente entrando in cucina.

“Modello vuoi un caffè forte?” chiese Svetlana che era incredibilmente già sveglia.

“Io-sì, sì, lo vorrei con piacere grazie.” rispose Kurt vestito ancora con gli abiti della sera prima.

“Ehi, ma hai dormito in quel modo?” domandò Ian che sembrava essere di nuovo di ottimo umore e su di giri.

“Già... non mi sono portato niente dietro, ho solo un cambio.” disse Kurt, prendendo il caffè bollente che gli porgeva Svetlana.

“Potevi dirmelo ieri, ho tutto quello che ti serve. Anzi ora vado a prenderti qualcosa.” disse Ian, scappando via verso la sua camera.

Svetlana gli rivolse uno sguardo enigmatico ed alzò le spalle.

“C'era qualcosa di bello in tv ieri?” chiese Kurt per spezzare il silenzio.

“Per carità, la tv americana fa schifo, molto meglio la tv russa.” rispose Svetlana seria.

Ian tornò in cucina con una montagna di vestiti e li andò a gettare sul divano.

“Ecco. Questi sono per te, sono miei, puoi farteli andar bene. Ti ho preso anche una tuta, corri vero?” chiese Ian, indaffarato poi a pulire la cucina.

“Non proprio... a New York mi piaceva tenermi in forma ma a Lima ho smesso.” confessò Kurt che in realtà non disprezzava tenersi in forma.

“Forza allora! Dobbiamo rimediare. Tra mezz'ora usciamo. Forza forza!” disse Ian allegro.

Kurt si chiese se Ian ricordasse minimamente quello che era successo la sera precedente. Voleva anche sapere che fine avesse fatto Mickey ma probabilmente stava ancora dormendo visto la nottataccia passata.

Finì il suo caffè e il suo biscotto, poi andò a caricarsi sulle braccia la montagna di vestiti di dubbio gusto di Ian ed andò a prepararsi.

Nessuno avrebbe mai indovinato quanto aveva bisogno di andare in qualche centro commerciale.

*** 



Ian aveva un passo invidiabile, un po' troppo per Kurt che non riusciva a stargli dietro.
Iniziava ad arrancare, avrebbe voluto dirglielo, ma l'altro sembrava troppo preso dalla corsa. Ian andava spedito ed ogni tanto lanciava un'occhiata comprensiva verso Kurt che gli stava dietro.

“Ehm... possiamo rallentare un po'? Sai sono fuori allenamento...” si lamentò Kurt dopo altri 5 minuti con il fiatone.

“Oh scusa, certo. Sai sono abituato a correre con Fiona...” rispose Ian, diminuendo la velocità del suo passo.

“Fiona chi è?” domandò Kurt tranquillo, ora che aveva ripreso a respirare.

“Mia sorella, la maggiore. Devi conoscerla ti piacerà! Mickey invece non viene mai a correre, non riesco mai a convincerlo.” fece Ian, sorridendo ed indicando improvvisamente una casupola.

“Chi ci abita lì?” domandò Kurt curioso.

“Quella, Kurt, è casa Gallagher.” rispose Ian, salutando con la mano un uomo che portava a spasso un passeggino con due gemelle.

“Casa tua quindi. Mi piace come siete tutti vicini qui. Il quartiere è molto familiare...” disse Kurt, ma poi si mise in ascolto perché l'uomo con le due gemelle si era avvicinato a loro.

Kurt, che finalmente poteva fermarsi, si piegò per riprendere fiato e respirò a lungo. Ian sembrava essere fresco come una rosa invece.

“Ehi Ian! Siete stati al pub ieri sera con Mickey? Pare che Frank abbia dato spettacolo.” disse l'uomo con il passeggino.

“Sì siamo passati, V non te l'ha detto?” rispose Ian mentre era piegato sul passeggino a salutare le bambine.

“Nah, non l'ho ancora vista, è tornata tardi e l'ho lasciata dormire. Comunque lui chi è?” domandò l'uomo rivolto a Kurt.

“Sono Kurt.” rispose Kurt pronto a dare la mano all'altro.

“Oh-ok, io mi chiamo Kev. E da dove spunti fuori? Non sei del quartiere.” disse Kev, guardandolo dalla testa ai piedi.

“E' un amico, viene dall'Ohio. Pensa è scappato da lì ed è venuto qui, un po' il contrario di quello che vogliamo fare noi.” rispose Ian, facendo un occhiolino a Kurt.

“Woah amico, fossi in te tornerei in Ohio. Questo posto è un casino.” disse Kev con rassegnazione.

“Un casino? A me pare perfetto.” rispose Kurt, strappando all'istante un sorriso a Kev e Ian.

“Perfetto...?” ripeté Ian incredulo.

“Hai sentito il tuo amico? Il nostro quartiere è perfetto. Questa sì che è una frase degna di uno del South side! Benvenuto!” fece Kev dando una manata sulla spalla a Kurt.

Poi si salutarono e proseguirono nella loro corsa.

Fecero un bel giro del quartiere, a quanto pare Ian gli mostrò tutte le principali attrazioni, case di amici e conoscenti, posti in cui aveva lavorato, il parco e via dicendo. Poi arrivarono di fronte ad una tavola calda dall'aspetto invitante ed entrarono.

Kurt scoprì solo all'interno che quello era il posto dove lavorava Fiona.

“Ehi! È una settimana che aspetto che mi contatti per andare a correre.” disse una ragazza davvero bellissima da dietro il bancone.

“Sono successe un sacco di cose e poi ti ho sostituita non vedi?” fece Ian, sedendosi su uno sgabello.

“Già, lo vedo.” rispose Fiona, squadrando Kurt in modo poco amichevole.

“E Mickey?” domandò la ragazza, poi versando del caffè in due tazze.

“Dorme, o qualcosa di simile. Non lo so. Allora quando ci presenti... come si chiama-Gus?”  chiese Ian, bevendo il suo caffè e facendo segno a Kurt di servirsi.

“Quando tu mi presenterai il tuo nuovo amico?” fece Fiona ironica.

“Oh giusto. Fiona lui è Kurt, Kurt questa è Fiona.” disse Ian, gesticolando appena.

“Kurt eh?” chiese Fiona, scambiando uno sguardo tra i due.

“Esatto è il mio nome. E so cosa stai pensando, ma no. Ian non tradisce Mickey con me.” rispose Kurt leggermente imbarazzato.

“Lo spero bene perché altrimenti aiuto Milkovich a prenderti a pugni. Comunque cosa ti porta qui?” chiese Fiona con il sorriso.

“Fi per favore. Non ho bisogno di qualcuno che controlli i miei amici. E Mickey è in grado di difendersi da solo.” rispose Ian alterato.

“Ehi, okay-ok. Stavo solo scherzando.” disse Fiona, porgendo loro un piatto di pancakes caldi.

Ian alzò le spalle in segno di resa.

“Uhm ho avuto qualche problema dalle mie parti... in Ohio. Quindi sono venuto qui per staccare un po' la spina.” rispose Kurt,  sorseggiando dalla sua tazza.

“Lo sapevo che non eri di qui. Ti si legge dalla faccia. Comunque sei sempre il benvenuto dai Gallagher.” disse Fiona, facendo l'occhiolino.

“Grazie, davvero.” disse Kurt tornando a suo agio.

“Assaggia i pancakes! Ian digli come sono quelli che facciamo qui?” fece Fiona, scuotendo un po' il fratello.

“La cosa più maledettamente deliziosa che puoi immaginare.” rispose Ian, trangugiandone già un pezzo dei suoi.

“Un vero orgasmo dei sapori.” disse Fiona, sorridendo e avvicinando il patto a Kurt, poi si allontanò.

*** 

Kurt si sentiva sempre tranquillo, perché tutte le persone del posto mostravano solo inizialmente una maschera di diffidenza, ma subito dopo le presentazioni di rito, tutti si rivelavano genuinamente affettuosi e familiari.

Comunque tornarono a casa e la trovarono vuota.

“Mickey deve essere andato a sistemare qualche lavoretto.” disse Ian, togliendosi la maglietta sudata e buttandola a terra.

Kurt rimase fermo nel salone, non voleva si creassero di nuovo situazioni strane con Ian.

“Ti dispiace se uso prima io la doccia che devo uscire per delle commissioni e per lavorare?” domandò Ian impaziente.

“Stai scherzando, no che non mi dispiace. Ci mancherebbe, è casa tua! Che lavoro fai piuttosto?” chiese Kurt interessato, rimanendo ancora a debita distanza.

“ Oh sai, lavoro in un club gay... sono un cubista. Ma niente più di quello, i clienti non possono allungare le mani o cose così.” rispose Ian togliendosi le scarpe.

“Ah. E si guadagna bene?” chiese Kurt un po' stupito dal suo reale interesse per un lavoro simile.

“Abbastanza, sai devi saperci fare e ci sono le mance e tutto. Devi farli sognare solo grazie al tuo corpo... è tutto guadagnato.” disse Ian pronto per entrare nel bagno.

“E a Mickey sta bene?” domandò Kurt cauto.

“Ci servono soldi... non ci possiamo permettere di scegliere. Comunque saresti perfetto per stare sul cubo sai? Scommetto che ti sai muovere bene con quei fianchi.” disse Ian divertito, poi con un sorriso sparì dietro la porta del bagno.

Kurt rimase fermo e inebetito per qualche secondo. Sarebbe stato un buon cubista quindi? Non aveva mai pensato ad un lavoro simile, ma in fin dei conti che male c'era. Poteva anche essere un'esperienza nuova... beh, non lo avrebbe fatto lo stesso, ma poteva lasciarla come opzione nel caso in cui il suo soggiorno a Chicago sarebbe stato più lungo del previsto.

*** 

Era pomeriggio tardo quando Mickey tornò a casa, Ian era uscito subito dopo l'ora di pranzo per quelle commissioni prima di recarsi al club.

Kurt aveva passato il tempo parlando con Svetlana del bambino e del più e del meno, poi lei era uscita per andare al parco e Kurt ne aveva approfittato per vedere qualche programma spazzatura in televisione.

“Ehi, non pensavo di trovarti a casa.” disse Mickey, trasportando una sacca sulle spalle.

“Perché dove sarei dovuto andare?” chiese Kurt mentre Mickey posava la sacca in un ripostiglio.

“E che ne so. A fare due passi con Svetlana.” rispose Mickey, andandosi a prendere una birra e portandone una anche a Kurt.

“Grazie.” rispose Kurt prendendo la birra e iniziando a sorseggiarla. Odiava la birra ma ormai stava diventando un'abitudine.

“Tv spazzatura eh?” fece Mickey, alzando lo sguardo verso la tv.

Kurt guardò lo schermo e si sbrigò a prendere il telecomando e a spegnere la televisione.

“Già, ogni tanto mi piace guardare i programmi più demenziali.” ammise Kurt, sorridendo.

“Uhm... come è andata la corsa? È successo qualcosa di strano?” domandò Mickey, poi distogliendo lo sguardo.

“Intendi Ian? È stato tranquillo davvero. Ho conosciuto Fiona... poi-lui è andato a lavoro.” disse Kurt con sincerità.

“Lo so, ci siamo incontrati prima... non-non è che lo seguo di continuo-ma volevo solo controllare come stava” confessò Mickey, portandosi una mano tra i capelli.

“E' del tutto normale... è una situazione difficile Mickey. Non puoi affrontare tutto da solo... ma ce la farete perché siete davvero uniti.” disse Kurt e le sue parole evidentemente colpirono Mickey perché alzò gli occhi grato verso di lui.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi Mickey posò la sua bottiglia sul tavolo.

“Allora... merda, non sono bravo con queste cose. Tu- non pensi mai a Blaine?”  chiese Mickey, rendendosi conto di essere stato un po' sfrontato.

“No... non ci- oh quanto sono stupido, mentire non servirebbe a niente. Sì, penso a Blaine ogni giorno, praticamente con una frequenza regolare.” rispose Kurt malinconico e rassegnato.

“Cavolo amico sei messo male! Spiegami cosa ha questo Blaine di speciale.” disse Mickey, poggiando la schiena sul divano in ascolto.

“Suonerò smielato ma... Blaine era tutta la mia vita. Non è un film, succede veramente così, tutta la tua vita riguarda quella singola persona, tutto ti fa pensare a un suo gesto o a una sua parola. Lo so che è sciocco ma Blaine era la mia persona, quella persona per la quale faresti di tutto sempre e comunque.” rispose Kurt, aspettandosi di sentire la risata svogliata di Mickey.

“Woah. Brutta storia... “ fece invece Mickey comprensivo.

“Pensi lo stesso di Ian?” chiese Kurt diretto perché sembrava essere proprio così.

Mickey si irrigidì un po' sul posto e poi sovrappensiero rispose: “Certo che lo penso, Ian è quella persona per me.”

“Ma sai, te ed Ian avete qualcosa che io e Blaine non abbiamo raggiunto, voi vivete insieme e convivete con le vostre differenze e difficoltà... insomma riuscite a coesistere.” disse Kurt, pensando a tutte le volte che aveva rimproverato Blaine per qualcosa, o tutte le volte che avevano litigato per qualche motivo futile.

“Ascolta, non sono bravo con queste stronzate, ma se lui è la tua persona e ti fa sentire come Ian fa sentire me... credo che dovresti essere in grado di risolvere i tuoi problemi al riguardo e riprendertelo.” fece Mickey deciso, scrocchiandosi appena le mani.

Kurt non sapeva cosa rispondere perché le sue parole sembravano maledettamente vere, annuì con la testa e sprofondò sul divano.

*** 

“Ti va di andare all'Alibi o a fare due passi?” chiese Mickey dopo qualche ora passata in casa.

Svetlana era tornata e si erano messi a pulire la cucina, mentre Mickey li prendeva in giro ogni 5 minuti, poi erano passati di lì anche i fratelli di Mickey che a quanto pare vivevano in quella stessa casa ma Kurt non li aveva mai visti.

“Per me va bene. Ian a che ora torna?” chiese Kurt mentre spolverava la credenza.

“Dipende, comunque tardi, il locale chiude alle 5.” rispose Mickey, alzandosi dalla sedia e sembrando improvvisamente agitato.

“Che c'è?” domandò subito Kurt allarmato.

“Non si fida del rosso. Fosse per lui andrebbe ogni volta a controllare cosa combina al club.” rispose Svetlana cantilenando le parole.

“Ma che cazzo dici. Mi fido di lui... solo che quel posto è pieno di vecchi viscidi.” rispose Mickey, stringendo i pugni.

“Come no. Tu pensi che il rosso possa fare qualcosa con qualcuno.” disse Svetlana, tirando un po' troppo la corda.

“Vaffanculo.” rispose Mickey con un tono poco divertito.

“Ehi ragazzi basta, Ian starà bene e noi usciamo, tutti e tre.” disse Kurt risoluto.

“Stai scherzando vero? Io non ci esco con questa.” fece Mickey incredulo.

“Sono serio e niente Alibi per stasera. Che ne dite di prendere qualcosa da bere in frigo ed andare al parco?” disse Kurt propositivo guardandoli allegro. 

“Buona idea modello. Porto anche Yevgeny.” fece Svetlana, andando a prendere il piccolo dal lettino.

Mickey non disse nulla, ma scocciato alzò le braccia al cielo in segno di resa e si premunì di prendere una cassa di birra dal frigorifero.

*** 

Girovagando per il parco, completamente deserto, incontrarono un'unica persona. Dormiva su una panchina ed aveva un aspetto orrendo, inoltre l'odore che emanava era davvero dei peggiori che Kurt potesse ricordare.

“Che puzza.” disse Kurt tappandosi il naso.

Mickey scoppiò a ridere e Kurt non capiva cosa ci fosse di così divertente.

“Che c'è?” chiese Kurt sempre più confuso dato che anche Svetlana rideva.

Mickey strattonò il barbone sulla panchina.

“Frank! Cazzo vatti a dare una pulita.” disse Mickey, continuando a sghignazzare. 

“Oh è quel Frank?” domandò Kurt in imbarazzo.

“Frank Gallagher in persona. Ehi, tu-Milkovich, non è che hai qualche moneta da darmi?” rispose lo stesso uomo che ormai si era svegliato.

“Spiacente Frank. E anche se avessi un fottuto centesimo non lo darei a te.” fece Mickey in automatico.

“E tu? Tu hai l'aria di avere dei soldi.” disse Frank rivolto a Kurt.

“Lascialo stare. E datti una ripulita, dannazione!” fece Mickey disgustato.

“Questa è la ricompensa per essere una brava persona onesta... salutami quel piccolo ingrato di mio figlio.” rispose Frank e si alzò dalla panchina barcollando leggermente.

“Così hai conosciuto anche il padre di Ian...” disse Svetlana che cullava il bambino.

“Mi dispiace non pensavo fosse lui... io-non avrei dovuto dire che-” fece Kurt in difficoltà.

“Cazzo, stai calmo. Sei stato fin troppo gentile. Credimi la puzza poi è l'ultimo dei suoi problemi.” rispose Mickey camminando.

“Va bene qui?” chiese Svetlana indicando una panchina poco più avanti.

Mickey alzò le spalle e Kurt annuì.

E così passarono un paio di ore insieme al parco, a bere birra e a chiacchierare. Mickey e Svetlana non andavano mai d'accordo e Kurt si divertiva a mettere un po' di pace tra i due.
Poi quando iniziò a fare tardi tornarono a casa.

Svetlana andò a dormire e anche Kurt la seguì, solo Mickey rimase sveglio sul divano in attesa di prendere sonno.
O meglio rimase in attesa che Ian tornasse a casa dal lavoro, sentiva il bisogno materiale di vederlo tornare a casa e di abbracciarlo prima di potersi concedere anche solo mezz'ora di sonno.



*****

Salve a tutti. 
La storia prosegue e conosciamo meglio Ian e Mickey oltre che gli altri personaggi di Shameless.
Kurt cerca di adattarsi e ci sta riuscendo, il titolo del capitolo si riferisce proprio ad un periodo di transizione. Kurt deve abituarsi alla nuova vita.
Ian ha cambi repentini di carattere e Mickey è davvero l'amore, mi è piaciuto scrivere di lui e Kurt che si consigliano a vicenda. Prossimamente tornerà Blaine :D

Alla prossima e grazie per chi inserisce la storia tra le preferite, seguite e ricordate.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Bad Reputation ***


Le giornate passavano velocemente, Kurt non sapeva dire perché ma c'era sempre qualcosa da fare o da sistemare. La vita non scorreva mai lenta come in Ohio, la gente del South Side viveva per fare casino e lo faceva davvero, c'erano sempre guai da risolvere.

Quella mattina si era svegliato più tardi del solito perché durante la notte non aveva chiuso occhio, Ian e Mickey avevano davvero un'intensa vita sessuale e lo avevano tenuto sveglio per tutto il tempo. Era felice per loro, ma iniziava a sentirne la mancanza anche lui, ed ogni volta che immaginava scene simili si vedeva sempre in compagnia di Blaine.

Comunque erano tutti usciti di casa, quindi decise di vestirsi e andare a fare un giro per il quartiere. Era una bella giornata e quando passò davanti casa Gallagher vide Fiona.

“Ehi! Amico di Ian! Ancora da queste parti?” domandò Fiona, avvicinandosi.

“Già... ho perso tutti i contatti con l'Ohio. Non sono ancora pronto a tornare.” rispose Kurt, mettendosi poi le mani in tasca.

“Ti va di entrare per un caffè? Ho ancora una mezz'ora prima del turno di lavoro.” fece Fiona sorridente.

“Certo, mi farebbe piacere!” rispose Kurt ed entrò dentro casa Gallagher per la prima volta.

Notò che la casa era più grande di casa Milkovich, leggermente più ordinata e pulita, ma neanche troppo e trovò Frank steso a dormire per terra su un tappeto.

Fiona passando gli diede un calcio, sbuffando.

“E' un bel problema, eh?” chiese Kurt una volta accomodatosi in cucina.

“E' il mio incubo, cioè non solo mio, anche i ragazzi... voglio dire. Crescere con un padre del genere e la madre che non c'è... Debbie! Carl! Dovete uscire subito!” gridò Fiona autoritaria.

Versò del caffè in un paio di tazze e poi si mise alla fine delle scale ad aspettare che scendessero i due ragazzi.

Una ragazza con i capelli rossi scese le scale, sembrava essere esattamente in quel periodo dell'adolescenza in cui ogni cosa ti sembra orribile e insostenibile.

“No, non faccio colazione qui e dopo non posso tenere Liam. Vado ad allenarmi... e-tu chi sei?” chiese poi guardando Kurt.

“Mi chiamo Kurt e sono un amico di Ian.” rispose Kurt con un sorriso.

“Oh no. Adesso si fa anche te?” chiese un ragazzo, che sembrava essere più piccolo della sorella, con uno sguardo impertinente. 

“Carl!” disse Fiona, dandogli uno schiaffo dietro la nuca.

“Che c'è? E' un amico di Ian... non è difficile da immaginare. I gay scopano di continuo.” rispose Carl con ovvietà.

“Oh per favore.” fece Fiona alzando le braccia.

“Siamo solo amici.” disse Kurt tra il divertito e l'imbarazzato. A quanto pare il sesso era un chiodo fisso dei Gallagher.

“Lascialo stare Carl, sei il solito. Oh ma tu- vesti alla moda! Mi daresti qualche consiglio più tardi?” chiese Debbie speranzosa, afferrando la maniglia della porta.

“Certamente.” rispose Kurt sollevato, perché quella era una cosa su cui era sicuramente molto preparato.

“Perfetto! A dopo.” disse Debbie rivolta a tutti e sbattendo la porta.

“Sai che così ti darà il tormento per più o meno tutta la vita, vero?” disse Carl ironico.

Fiona gli lanciò un'occhiataccia e poi lo fece uscire per andare a scuola.

“Capisci cosa intendo quando dico che per loro è stato difficile crescere senza genitori?” domandò Fiona, allargando le braccia sconsolata.

E Kurt lo capiva, lo capiva per davvero, soprattutto se faceva il confronto con suo padre Burt.

*** 
Tra furti di vestiti e piccole risse qua e là, Kurt aveva ormai passato più di una settimana in compagnia di Ian e Mickey e la cosa lo faceva stare bene. Non che lui partecipasse a simili attività, ma insomma si divertiva a vedere il loro stile di vita.

Nei giorni precedenti era andato anche ad aiutare Kev con le bambine, dopotutto lui non aveva nulla da fare e Kev non ce l'avrebbe mai fatta con V che passava tutto il giorno all'Alibi.

Ian poi, una sera, si era lasciato sfuggire che Lip, suo fratello maggiore, sarebbe tornato a casa da Miami, e Kurt era ben lieto di conoscerlo. Ne aveva sentito parlare molto, anzi parecchio, sapeva anche che la padrona della stanza dove dormiva a casa Milkovich, Mandy, era andata via proprio a causa di Lip.

“Ehi Mick, dai, non puoi lasciarlo a Svetlana o ai tuoi fratelli?” chiese Ian, dando uno schiaffetto sul sedere di Mickey.

“Neanche morto. Quei coglioni non sanno badare neanche a loro stessi... Svetlana ha il giorno libero stasera, mi tocca.” fece Mickey sbuffando e tirando Ian verso di se.

Kurt li osservava in silenzio, Mickey aveva avvolto Ian in un abbraccio e si ritrovarono fronte a fronte a guardarsi negli occhi. 

“Dai, fammi contento, porti anche lui?” disse Ian, sporgendosi per mordere il naso di Mickey.

“Ahia cazzo.” se ne uscì Mickey, ridendo.

“Ragazzi... po-posso rimanere io con Yevgeny.” disse Kurt, dispiacendosi immediatamente di aver interrotto quel momento così intimo.

“Non se ne parla. Devi conoscere Lip.” rispose Ian, staccandosi appena da Mickey.

“Infatti e poi non morirò per questo... Fate una cosa, proponete a Lip una birra domani.” disse Mickey con semplicità.

“Giusto... dimenticavo che non vedi l'ora di rinfacciare a Lip quanto si sia imborghesito.” fece Ian, scuotendo la testa divertito.

“Come minimo! È diventato una fighetta... e qualcuno glielo dovrà pure ricordare.” rispose Mickey, alzando le spalle.

*** 

Kurt stava prendendo parte ad una classica cena di famiglia dei Gallgher. C'erano proprio tutti: Fiona che miracolosamente era libera e aveva promesso di portare Gus dopo cena, Debbie che sperava che Kurt potesse darle qualche dritta su come vestirsi in modo sexy, Carl che parlava di quanto fosse difficile spacciare, Frank svenuto all'ingresso, Ian a tratti tranquillo a tratti irrequieto, Kev che faceva avanti ed indietro da casa sua per paura di lasciare sole le bambine. E poi c'era Lip.

Kurt sentiva delle buone vibrazioni nei suoi riguardi, era un ragazzo proveniente da un quartiere difficile che stava facendo di tutto per costruirsi una vita migliore e ci stava riuscendo. Ci aveva scambiato qualche parola e sembrava davvero intelligente.

“No, sai amico Miami è esattamente come la vedi in cartolina. Sembra tutto finto ed ovattato, non lo so... un po' spaventa. Non mi piacciono le cose finte.” fece Lip mentre mangiava un boccone.

“Non ci sono mai stato, ma in effetti mi trasmette quella sensazione. E il college invece?” domandò Kurt mentre Ian gli versava della birra.

“Difficile, molto, non pensavo fosse così complicato... ma me la sto cavando. Sai, poi ho trovato questa ragazza che mi aiuta a gestire il tempo e i miei orari e ci provo. In più cerco anche di racimolare soldi come posso...” rispose Lip, brindando con Kurt a qualcosa di non ben specificato.

“Ehi, voi! A casa Gallagher non si brinda da soli. Facciamo un brindisi... ma tutti insieme! Alla famiglia e agli amici.” disse Fiona, alzandosi in piedi.

Tutti ripeterono quel motto in simbiosi e la serata proseguì tra chiacchiere, qualche bicchiere di vodka e un po' di musica.

“Andiamo da Mickey o potrebbe impazzire se rimane ancora solo.” fece Ian a Kurt dopo un paio d'ore.

Kurt annuì subito, in effetti gli era dispiaciuto che Mickey fosse rimasto a casa, si sentiva anche un po' in colpa. Decisero quindi di salutare tutti, poi Kurt ringraziò di cuore per la bellissima serata perché si era sentito come in famiglia.

“Ehi, ricorda a Mickey della birra domani sera.” disse Lip con un cenno della mano.

Ian rispose affermativamente ed uscirono nella stradina buia scarsamente illuminata.

*** 
Mickey si stava annoiando, aveva messo il bambino a dormire, aveva bevuto, aveva visto qualche programma squallido alla tv e poi semplicemente non aveva altro da fare.

Proprio mentre stava per fregarsene di tutto ed uscire per cercare Ian e Kurt, qualcuno bussò alla porta.

Svogliato, ma sicuramente contento di fare qualcosa, andò ad aprire la porta.

Si ritrovò davanti un ragazzo piuttosto basso, vestito in modo ridicolo e con i capelli stranamente incollati con il gel.

“Hai sbagliato casa, non ci interessa quello che vendi.” fece Mickey, richiudendo la porta.

Il ragazzo però aveva fermato in tempo il portone tenendolo aperto.

“Ehi, aspetta, non vendo niente.” disse il ragazzo un po' agitato, guardandosi intorno.

“Ah no? E allora che cazzo vuoi?” domandò Mickey sgarbato.

“Non c'è bisogno di arrabbiarsi.” fece quello, sistemandosi compulsivamente il papillon al collo.

“Senti o mi dici chi diamine sei o ti spacco la faccia.” rispose Mickey perdendo già la pazienza. Era da solo e quando era da solo perdeva subito la calma.

“Okay calmo. Sono qui per Kurt. Vive qui ora?” domandò il ragazzo, puntando gli occhi all'interno della casa.

“Kurt non vuole vedere nessuno.” rispose Mickey sulla difensiva.

“Lo so ma- io devo parlargli.” fece il ragazzo con decisione.

“Sei un suo amico?” chiese Mickey improvvisamente sospettoso.

“Sì, una specie... credimi tengo molto a lui.” disse il ragazzo alla porta sospirando appena.

“Già, ci scommetto... e come ti chiami?” chiese Mickey, sapendo esattamente chi fosse quel tipo. Ormai era chiaro, era bastato semplicemente collegare i tasselli del puzzle.

“Blaine. Mi chiamo Blaine.” rispose quello, stringendosi nel suo cappotto.

“Chissà perché lo immaginavo. Sarà per quella stupida cosa che porti al collo o per i tuoi modi da damerino?” disse Mickey incrociando le braccia al petto.

“Scusa? Credo che siamo partiti con il piedi sbagliato.” fece Blaine fastidiosamente educato.

“Non credo. So esattamente chi sei e Kurt non vuole vederti, quindi vai a fare in culo e fai un buon ritorno a casa.” disse Mickey, richiudendo la porta con vigore.

Mentre si riavviava verso la cucina, sentì bussare di nuovo alla porta, interrottamente. Il rumore delle nocche di Blaine sul legno era così fastidioso che fu costretto ad aprire di nuovo il portone.

“Okay amico. Provo ad essere comprensivo prima di passare alle mani. Mi dicono sempre che la violenza non si usa e blabla- quindi va bene, ci proverò. Dimmi perché dovrei farti entrare.” fece Mickey con poco interesse.

“Ho guidato fino a qui solo per vederlo.” rispose Blaine speranzoso.

“Non mi basta.” disse Mickey con disapprovazione.

“Ho pensato a lui in ogni momento da quando è andato via.” fece Blaine con malinconia nella voce.

“Oh ma davvero. Ma dai e pensi che Kurt sia stato bene?” disse Mickey, pentendosi quasi subito di avergli confessato quel particolare.

“Ha detto qualcosa? Su di me? Su di noi?” chiese Blaine ansioso con una luce negli occhi che prima non c'era.

“No. Convincimi ancora, forza.” rispose Mickey deciso, scrocchiandosi le mani.

“Ma io non sono qui per convincere te! Mi spiace. Devo solo dire a Kurt che sono un idiota e che lui è la mia persona, lo era nel passato, lo è adesso e lo sarà per sempre.” concluse Blaine con un fremito nella voce.

“Aha fanculo, ancora con questa storia... mi hai convinto. Voi e le vostre persone.”  rispose Mickey e tirò dentro casa Blaine con un po' troppa forza. Lo tirò per il collo del cappotto e Blaine si sentì un po' soffocare.

Si trovò dentro la piccola casa e si guardò intorno con circospezione. Non riusciva ad immaginare Kurt vivere in quel posto, non era davvero il suo ambiente.

“Ehi, vuoi una birra?” domandò Mickey con voce neutra.

“Grazie, mi farebbe davvero piacere, sei molto gentile.” rispose Blaine con un gran sorriso.

“Sì ok. Non pensare che siamo amici o roba simile, darei una birra anche al mio peggior nemico... fai soffrire Kurt e ti caccio via di casa a calci.” disse Mickey, porgendo la bottiglia a Blaine.

Blaine non era abituato ad un linguaggio simile o alle minacce, quindi annuì semplicemente con la testa, era un po' terrorizzato in fin dei conti.

La verità era che lui aveva fatto soffrire Kurt con la storia di Dave, ma il primo a spezzargli il cuore era stato proprio Kurt, lui lo aveva lasciato ed aveva rovinato tutto. Nessuno sembrava farci caso però, nessuno, non questo piccolo delinquente, non Rachel che gli aveva urlato contro, non Burt, persino quel Ned che gli aveva dato l'indirizzo lo aveva preso a male parole. Blaine non sapeva se si meritava tutti quei rimproveri o meno, la gente continuava ad affibbiargli una cattiva reputazione che non sentiva sua.

“A cosa pensi? Sembra che stai avendo un fottuto attacco.” chiese Mickey improvvisamente.

“No... sto bene. Pensavo- che in una coppia la colpa non dipende mai solo da una parte.” rispose Blaine, preparandosi a farsi sbattere fuori di casa.

“Ovviamente. Ma c'è sempre una metà della coppia che deve farsi carico delle colpe di entrambi, è così. E guarda caso quella metà della coppia siamo noi. Io e te.” disse Mickey vagamente comprensivo mentre Blaine rifletteva.

*** 

Kurt non sapeva come era successo. O meglio lo sapeva ma non riusciva a crederci. Stavano camminando tranquillamente per tornare verso casa, quando due uomini di mezza età avevano fatto una battuta: “Che fate non ve la date la mano principesse?”

Ian era stato tranquillo fino a quel momento, ma sentendo quelle parole è diventato una vera e propria furia. Era partito gettandosi contro l'uomo che aveva proferito parola, lo aveva preso a calci facendolo cadere in terra, poi mettendosi sopra di lui aveva iniziato a prenderlo a pugni con così tanta foga che Kurt aveva paura potesse ucciderlo.

“Omofobo del cazzo. Devi smetterla di dire certe cose.” ripeteva Ian come un mantra mentre continuava a menare l'uomo a terra.

L'amico rimasto in piedi non sapeva cosa fare e anche Kurt era rimasto immobile, incapace di agire, avrebbe voluto Mickey con loro.
Poi finalmente riuscì a scuotersi dall'orrore e si abbassò verso Ian e iniziò a prenderlo per le spalle per farlo tornare in sé. Ma non c'era niente da fare.

“Ian, smettila. Non devi farlo, devi smetterla. Ian!” fece Kurt disperato mentre l'uomo a terra perdeva sempre più sangue.

“Kurt non capisci? Lui deve pagarla.” rispose Ian in automatico.

“Basta! Basta! Ti ho detto di smetterla. Checazzo Ian ascoltami, Mickey non sarebbe contento di questo.” disse Kurt quasi urlando con quel tono di voce alto e impaurito. Finalmente sembrò funzionare.

Ian si fermò, si alzò di scatto e cominciò a correre via lontano. Kurt lo seguì a rotta di collo, correndo sempre più veloce fino a finire in un vicoletto.

“Non so cosa mi sia successo. Io- non volevo ucciderlo- l'ho ucciso?” chiese Ian portandosi le mani alla testa.

“Non l'hai ucciso. Che cosa è successo? Cosa volevi fare?” domandò Kurt terrorizzato.

“Non lo so, io non mi capisco... Mi dispiace Kurt. Scusami.” rispose Ian oppresso dalla colpa.

Kurt annuì rimanendo in silenzio, Ian non aveva un bell'aspetto. Si era piegato fino a sprofondare a terra con la schiena addosso ad un muro.

“Kurt, non dirlo a Mickey... lui non ne sarebbe contento e io non voglio dargli questo dispiacere. Cazzo sono un disastro.” disse Ian guardando Kurt dritto negli occhi.

E Kurt mentì perché era la cosa giusta da fare: “Non dirò niente a Mickey. Te lo prometto.”

*** 

Finalmente tornarono a casa, prima di aprire la porta si concessero un momento per riprendersi dall'accaduto.

Dopo due respiri profondi Kurt aprì la porta con le chiavi di Ian ed entrò.

“Mickey? Scusaci la serata si è prolungata un po'... ti sarai annoiato.” disse Kurt, mentre di schiena si premuniva di fare entrare Ian e chiudere la porta.

Non ottenne risposta, si girò lentamente verso la cucina e per poco non gli si gelò il sangue nelle vene.

Blaine. Blaine Anderson. 
Era proprio lì in cucina vicino a Mickey, era così Blaine che se Kurt non fosse stato abbastanza forte si sarebbe messo a piangere.
Era Blaine nella sua essenza e nella sua presenza, nel suo papillon, nel suo maglione, nei suoi capelli perfettamente fermati con il gel, nella sua postura educata. 
Era Blaine nel suo sguardo liquido, luminoso, forse un po' troppo speranzoso.

Kurt indietreggiò di qualche passo, toccando la porta con la schiena. Poi finalmente Ian parlò: “E questo chi è?”

“Un amico di Kurt. Deve parlargli o qualcosa di simile.” fece Mickey rimanendo sul generale.

Ian fermò lo sguardo su Blaine studiandolo a lungo e poi comprese.

“Tu sei Blaine.” disse Ian e una volta pronunciata quella frase, si voltò subito per vedere le condizioni di Kurt e lo trovò davvero indifeso.

“Kurt? Io sono qui per-” fece Blaine, facendo qualche passo verso la sua direzione.

Kurt non stava davvero realizzando, il suo nascondiglio sicuro era distrutto. Non poteva più fare finta di nulla, non poteva più vivere la vita di un altro. La realtà lo aveva trovato e riportato di nuovo all'inizio di tutto.

E' vero aveva cercato di metabolizzare la separazione con Blaine e sapeva anche di aver esagerato a Lima con lui, ma non poteva rimanere lì. Non poteva vederlo senza prima essersi abituato all'idea. Si girò di scatto, aprì la porta di casa ed uscì fuori nell'aria fredda.

“Complimenti. Perché lo hai fatto entrare? Sai che non lo voleva vedere.” disse Ian rivolto a Mickey dandogli una spintarella.

“Non pensare che mi sia simpatico... ma devono risolvere. Kurt deve dare una conclusione alla cosa.” fece Mickey, alzando le braccia in segno di pace.

“Mi dispiace... io- vado a cercarlo.” disse Blaine affranto, camminando rapido verso la porta.

“Andiamo anche noi?” domandò Ian, lanciando uno sguardo alla porta che si chiudeva alle spalle di Blaine.

“No cavolo. È meglio di no. È una cosa tra loro.” rispose Mickey avvicinandosi ad Ian per abbracciarlo. 

Adorava respirare il suo odore direttamente dal collo, ma aveva l'impressione che Ian stesse leggermente tremando, tremava, ma non come succedeva per il freddo, lo faceva come succedeva quando si è troppo ansiosi ed agitati per qualcosa.

Mickey non lo avrebbe lasciato comunque.



****



Vado un po' di corsa, ma ecco il nuovo capitolo e finalmente è tornato Blaine!
Sto affrontando il problema di Ian a modo mio... non so come possa sembrare la cosa, ma lo vedo come se fosse perennemente su una giostra di sentimenti contrastanti. Euforia e depressione. 
Blaine e Mickey insieme mi fanno troppo ridere... :D
Kurt non si aspettava proprio una sopresa simile!

Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Heart ***


Nuovo capitolo, come ogni sabato! Buona lettura.



****

 

Blaine non aveva idea di dove potesse essere andato Kurt. Sinceramente non conosceva il quartiere, in fondo era arrivato da poco ed aveva visto solo la casa di Mickey. Si fece un po' di coraggio ed iniziò a perlustrare tutte le strade e i vicoli vicini ma senza buon esito, tuttavia il fatto che Kurt fosse uscito a piedi gli fece ben sperare che non potesse essere andato lontano.

 

Era notte fonda e faceva anche abbastanza freddo, la temperatura glaciale stuzzicava la sua mente e lo faceva pensare. Blaine poteva giurare che mai si sarebbe immaginato una situazione simile per lui e Kurt. Non avrebbe mai creduto possibile che Kurt sarebbe potuto scappare da lui. Il solo pensiero gli faceva male.

 

Stava perdendo le speranze, ma dopo aver percorso per l'ennesima volta quelli che gli sembravano esattamente gli stessi vicoli, vide davanti a se un piccolo parco per i bambini del quartiere. Il cancello di ingresso era aperto ed entrò.

 

Kurt era lì seduto su un'altalena, si dondolava lentamente con lo sguardo perso nel vuoto.

Blaine non sapeva cosa fare, non voleva farlo scappare, ma aveva bisogno di avvicinarsi e parlargli.

 

Si fece strada verso l'altra altalena perché sapeva di poterlo fare, infatti si rese conto che Kurt lo aveva visto ma era rimasto nella sua posizione.

 

Si mise a sedere sul seggiolino freddo dell'altalena e poi alzò lo sguardo verso Kurt. Poteva vedere il suo profilo, si meravigliava sempre di quanto fosse bello Kurt, di lato il suo naso risaltava e sembrava la cosa più perfetta del mondo.

 

Non sapeva se poteva parlare, oppure se doveva stare in silenzio per non spezzare l'equilibrio, non sapeva se poteva allungare una mano per sentirlo sotto la sua pelle, oppure se doveva stare fermo immobile.

 

“Blaine...” pronunciò piano Kurt, fermando l'altalena e rompendo il silenzio.

 

Blaine fissava ancora il profilo di Kurt, quando quest'ultimo si girò di scatto, guardandolo a sua volta. I suoi occhi erano così intensi, tuttavia non luminosi come quando si trovavano sotto la luce del sole.

 

“Kurt... io- ti prego non scappare di nuovo da me.” disse Blaine con tristezza, la cosa gli spezzava il cuore.

 

“Non voglio scappare di nuovo... Mi hai trovato. Sì insomma, non pensavo saresti venuto a cercarmi.” fece Kurt, abbozzando un sorriso debole.

 

“Kurt come avrei potuto non farlo?” chiese Blaine che voleva tanto allungare una mano su quella di Kurt.

 

Kurt non rispose, alzò gli occhi al cielo ed in contemporanea afferrò lui stesso quella mano che Blaine fremeva per fargli stringere. Come al solito si leggevano nella mente a vicenda.

 

Le loro mani si erano sempre trovate in un secondo, era strano come quelli mani sembravano essere esattamente fatte per congiungersi, senza paura e per l'eternità, si completavano a meraviglia.

 

“Possiamo parlare?” chiese Blaine con la voce leggermente timorosa.

 

“Non credo dovremmo. Non voglio rovinare questo momento...” rispose Kurt trasognato.

 

“Io- sono venuto qui per portarti a casa... Kurt mi manchi. Anzi manchi a tutti.” disse Blaine con sincerità.

 

“Sai cosa c'è di buffo? Che tu mi fai arrabbiare, mi fai ingelosire, ti fai odiare e poi riesci a calmare le acque solo con la tua presenza.” fece Kurt, sospirando e scuotendo la testa.

 

“Mi dispiace Kurt... non potevo saperlo. Non sapevo che saresti venuto all'appartamento. Non avrei mai permesso che vedessi qualcosa di simile... Io- Dave, ci siamo lasciati.” disse Blaine con rapidità.

 

Kurt si voltò verso Blaine e lo scrutò a lungo negli occhi, quegli occhi così belli, un misto tra il miele e il verde con punte di oro.

 

“Vi siete lasciati?” domandò Kurt serio e con un fremito di interesse.

 

“L'ho lasciato non appena te ne sei andato. Dave- lui- sapeva esattamente cosa stava succedendo, lo ha sempre saputo...mi ha detto che mi si leggeva negli occhi.” fece Blaine con un sorriso timido.

 

“Cosa ti si leggeva negli occhi?” chiese ingenuamente Kurt, stringendo involontariamente la mano di Blaine.

 

“Non arrabbiarti... è solo il fatto che ti amo esattamente come quel giorno in cui te lo dissi la prima volta. Ricordi? Mentre mi raccontavi di New York...” fece Blaine, beandosi della stretta calda delle loro mani.

 

“Blaine...” sospirò Kurt con la voce triste e slegò le sue dita da quelle di Blaine.

 

“Ho detto qualcosa di sbagliato? Kurt se è qualcosa che ho detto o fatto anche in passato... dimmelo, parlami, possiamo risolverlo.” fece Blaine, già meno completo di prima senza la mano di Kurt da stringere.

 

“Non si tratta di quello che hai detto o fatto. Abbiamo sbagliato entrambi in passato, tu mi hai fatto soffrire e non è solo per Dave... E io ho le mie colpe, io non posso continuare così. Non possiamo farlo... possiamo essere amici se vuoi. Ma c'è tutto un mondo da ricostruire per avere il resto.” rispose Kurt, piegando la testa di lato e studiando il volto di Blaine.

 

Blaine inspirò un po' di aria fredda a pieni polmoni.

 

“Va bene Kurt, mi fido di te. Cosa vuoi che ti dica... se è questo che preferisci. Forse andrà meglio- solo come amici.” rispose Blaine poco convinto, trattenendo a stento la tristezza.

 

“Credo che sia esattamente quello che ci serve, sai non darci etichette o cose simili... tornare insieme sarebbe inappropriato.” fece Kurt con il cuore pesante perché vedeva quanto Blaine soffriva della situazione.

 

“Inappropriato. Wow.” sospirò Blaine, scuotendo la testa.

 

Kurt gli riprese di nuovo la mano, quella mano che non sembrava volersi fermare, ma continuava a muoversi compulsivamente.

 

“Dobbiamo accontentarci delle piccole cose. Dammi retta così andrà meglio...” disse Kurt, sorridendo incoraggiante a Blaine.

 

Kurt non sapeva ancora come si sentiva sull'intera situazione, ma una cosa era certa, non poteva tagliare Blaine fuori dalla sua vita.

 

“Già... ci accontenteremo delle piccole cose allora.” rispose Blaine muovendo il pollice sulla mano di Kurt.

 

“Come mi hai trovato comunque?” domandò Kurt sorridendo.

 

“Oh questa è una lunga storia. Io e Rachel siamo stati una settimana a pensare e pensare, il tuo cellulare era sempre spento e non potevamo rintracciarti. Abbiamo pensato ad ogni minima alternativa ma nessuna era giusta, poi un giorno Rachel scorrendo i suoi numeri in rubrica ha trovato il numero di Walter-” fece Blaine con una voce aspra.

 

“Il suo vero nome è Ned... e Blaine non è successo niente tra noi.” rispose Kurt, alzando gli occhi al cielo.

 

“Scusami, lo so... è solo che- beh... niente. Dicevo, quindi, abbiamo chiamato Ned ed era la nostra ultima speranza e lui sapeva esattamente dove ti stavi nascondendo, ci ha dato indirizzo e tutto... ed eccomi qui.” concluse Blaine con un'alzata di spalle.

 

“Ti hanno fatto venire solo?” domandò allora Kurt curioso.

 

“Ho fatto di tutto per venire solo. Con tuo padre, ci siamo sentiti tutti i giorni e sperava in qualche notizia, poi appena saputo di Chicago voleva venire a prenderti... ma io e Rachel lo abbiamo fatto ragionare. Rachel anche voleva venire... ma era una cosa che volevo fare da solo.” rispose Blaine, guardando Kurt con occhi speranzosi.

 

“Come sta... mio padre?” chiese Kurt deglutendo. Solo ora pensava a come doveva essere stato per le persone che erano rimaste a Lima a volergli bene.

 

“Lui- beh... non stava bene. Quando abbiamo saputo dove eri è tornato tranquillo... ma sai com'è tuo padre. Ti vuole bene Kurt e gli manchi tantissimo. Dovresti almeno mandargli un messaggio-” disse Blaine ma Kurt lo fermò.

 

“Hai ragione. Mi daresti il cellulare Blaine? Per favore... riesci sempre a farmi pensare a quelle cose che io dimentico.” disse Kurt, alzando una mano in direzione di Blaine.

 

Blaine non se lo fece ripetere, consegnò il cellulare a Kurt e aspettò.

 

“Gli scrivo un messaggio anche se è tardi, così sa che ci siamo visti e che sto bene.” fece Kurt allo sguardo confuso di Blaine.

 

03.02

Blaine: Sono Kurt dal cellulare di Blaine. È qui con me e stiamo parlando. Io sto bene e ricorda che ti voglio bene.

 

“Ecco fatto, dovrebbe andare...” fece Kurt restituendo il cellulare a Blaine.

 

“Non hai intenzione di tornare a Lima, quindi?” chiese Blaine preoccupato di sentire la risposta.

 

“Non lo so Blaine... qui mi sento bene. Nessuno mi giudica davvero e la gente è così socievole. Dovresti conoscerli tutti... ti potrebbero davvero piacere.” disse Kurt, sorridendo spensierato.

 

“Socievole come quel Mickey?” chiese Blaine incredulo.

 

“Ascolta, lo so come può apparire Mickey all'inizio, ma ti assicuro che è un bravo ragazzo... è solo che ci mette un po' di tempo per dare fiducia alle persone.” fece Kurt, alzandosi dall'altalena.

 

“Se lo dici tu... Stiamo andando?” domandò Blaine, alzandosi a sua volta.

 

“Sì, meglio andare... si staranno preoccupando.” rispose Kurt, camminando lentamente.

 

Camminarono fianco a fianco, sfiorandosi ogni tanto sovrappensiero.

 

“Quindi hai dormito in quella casa?” chiese Blaine dopo un po' di silenzio.

 

“Sì... dormo nella camera della sorella di Mickey. La mattina vado a correre con Ian, poi passiamo al cafè dove lavora Fiona, a pranzo sto con Svetlana e il bambino, il pomeriggio con Mickey. A volte vado a trovare Deb e Carl, a volte aiuto Kev con le bambine. La sera si va quasi sempre all'Alibi dove lavora V... e c'è sempre tanto da fare.” terminò Kurt allegro.

 

“Capisco... sembra che tu ti sia davvero fatto una nuova famiglia.” disse Blaine ferito.

 

“Chi mi impedisce di avere due famiglie? Una per Chicago e una per Lima?” chiese Kurt, abbozzando un sorriso.

 

“Nessuno immagino... ma spero di avere ancora un piccolo spazio nella tua vita.” disse Blaine, ed in realtà avrebbe voluto soltanto pensarlo invece di dirlo ad alta voce.

 

“Blaine tu sarai sempre il tassello più importante della mia vita, non importa che ruolo svolgi o dove sei o se abbiamo discusso o meno.” fece Kurt, poi tentennando un po' si avvicino a Blaine e lo abbracciò.

 

Blaine fu colto di sorpresa, non avrebbe mai immaginato di essere così fortunato da poter di nuovo abbracciare Kurt. E che fosse Kurt ad abbracciarlo e non il contrario. Appena lo sentì vicino al suo corpo portò istintivamente una mano dietro al suo collo e gli accarezzò i capelli corti lì dietro. Quanto gli era mancato quel profumo, il profumo di Kurt, o Kurt stesso. Si lasciò sfuggire un piccolo sospiro beato.

 

“Kurt posso rimanere per un paio di giorni? Sai non sono mai stato a Chicago...” domandò Blaine, staccandosi lentamente dall'abbraccio.

 

“Certo! Solo- dobbiamo chiedere ad Ian e Mickey... credo che il divano sia libero. Certo non è il massimo...” fece Kurt pensieroso.

 

“Il divano va benissimo.” rispose Blaine contento di sentire che Kurt non aveva intenzione di rispedirlo in Ohio.

 

“Ok, allora facciamolo. D'altronde è quello che fanno gli amici, due giorni insieme non ci faranno male.” disse Kurt deciso, continuando a camminare.

 

“Giusto, gli amici si vanno a trovare a km di distanza continuamente.” bisbigliò Blaine ironico, ma parlò così piano che Kurt non lo sentì.

 

Blaine sospirò amaramente e poi guardò Kurt che camminava davanti a lui. Non importava, se doveva sudarselo lo avrebbe fatto, avrebbe fatto di tutto per riconquistare Kurt perché non potevano essere amici, non gli bastava neanche lontanamente essergli amico. Sapeva di non essere in torto questa volta, sapeva di non dover sempre essere lui quello che salva la situazione ma non poteva aspettare. Kurt aveva i suoi tempi e lui non ce l'avrebbe fatta ad aspettarlo... lo voleva subito.

 

***

“Siamo tornati!” fece Kurt, oltrepassando la porta di casa.

 

In realtà avrebbe anche potuto evitare di annunciarsi in quanto Ian e Mickey erano seduti sul divano e lo guardavano con uno strano sguardo.

 

“Ma dove siete stati? Sono passate ore.” disse Ian, scrutando Kurt in cerca di qualche risposta segreta tramite gli occhi.

 

“Scusate... noi. Io ero andato al parco a riflettere e Blaine mi ha trovato lì e allora ci siamo messi a parlare. Non ci siamo resi conto di che ora fosse.” rispose Kurt sulla difensiva, posando il cappotto.

 

“Sveltina al parco?” chiese Mickey senza mezzi termini.

 

“Mick, per favore. Non siamo neanche tornati insieme... siamo solo amici. Giusto, Blaine?” disse Kurt con fermezza.

 

Ian non si lasciò sfuggire lo sguardo di Blaine che abbassò subito gli occhi verso il pavimento.

 

“Noi sì. Abbiamo ritenuto che essere amici fosse la scelta migliore...” rispose Blaine impacciato.

 

“Buon per voi. Allora visto che il dramma è finito io me ne vado a dormire.” fece Mickey, alzandosi dal divano.

 

“Un attimo! Dovrei prima chiedervi una cosa... Blaine vorrebbe rimanere per un paio di giorni in città. Può dormire sul divano?” domandò Kurt, sorridendo impercettibilmente a Blaine.

 

“Ehi, cosa pensi che casa nostra sia un fottuto hotel?” chiese ironico Mickey.

 

“Dai non voglio disturbare. Non c'è problema... se è un fastidio posso sempre cercarmi una stanza da qualche parte.” si intromise Blaine educato.

 

“Ma neanche per sogno. Dormi sul divano, per noi non è un fastidio.” fece Ian, alzando il dito medio verso Mickey e mandandolo a quel paese.

 

“Dai Mick! Guarda che Blaine è un ragazzo davvero tranquillo, non ti accorgerai neanche che c'è... te lo giuro.” disse Kurt un po' troppo entusiasta.

 

“Me ne tiro fuori, fate come volete.” rispose Mickey e con un'alzata di spalle andò in camera.

 

“Perfetto. Allora vado a prenderti il cuscino ed una coperta e torno.” fece Kurt sorridente, lasciando Blaine in salone.

 

Kurt entrò velocemente nella camera di Mandy, lì dentro l'armadio c'era un cuscino ed una coperta in più, lo sapeva perché Ian gli aveva detto che poteva prenderle se ne avesse avuto bisogno.

 

Mentre era di spalle, cercando nell'armadio, sentì chiudere la porta della camera.

 

Si ritrovò davanti Ian e Mickey con le braccia incrociate.

 

“Che c'è ragazzi?” chiese Kurt un po' preso alla sprovvista.

 

“Avete scopato su una panchina? Puoi dircelo.” domandò Mickey serio.

 

“No.” disse Kurt con stupore.

 

“Ti ha baciato?” chiese allora Ian con sicurezza.

 

“Neanche! Abbiamo solo parlato, ci siamo in parte chiariti, si è scusato e mi ha detto che ha lasciato Dave. Comunque le colpe le abbiamo entrambi... ah mi ha anche detto che l'indirizzo lo ha preso da Ned.” fece Kurt, caricandosi sulle braccia coperta e cuscino.

 

“Quel vecchio cazzone. Non si fa mai gli affari suoi.” disse Mickey scocciato.

 

“Ma tu come ti senti?” domandò Ian con uno sguardo penetrante.

 

“Come vuoi che si sente... non hai visto come lo guarda? Vorrebbe sbatterselo all'istante. Su quel fottuto divano.” rispose Mickey divertito.

 

“Oh taci, non vorrei sbattermelo. E' che... Blaine è tutta la mia vita- quindi non so come sentirmi.” rispose Kurt onestamente.

 

In quell'istante tutti udirono la porta di casa sbattere e rimasero in ascolto.

 

“Cosa è stato?” dissero all'unisono, mentre si recavano all'ingresso.

 

Blaine era sparito dal salone eppure il suo cappotto era ancora lì.

Kurt posò sul divano la coperta e il cuscino e si avviò deciso verso la porta quando questa si riaprì.

 

“Scusate, avevo dimenticato una cosa in macchina. Si saranno un po' rovinati durante il viaggio.” disse Blaine infreddolito perché uscito senza cappotto.

 

“Pensavamo te ne fossi andato.” disse Ian, guardando il sacchetto che Blaine aveva in mano.

 

“E perché avrei dovuto?” chiese Blaine perplesso, ma non ottenne risposta, quindi si avvicinò a Kurt.

 

“Ecco questi li ho presi prima di partire... volevo portarti qualcosa che ti ricordasse casa e ho pensato che questi fossero perfetti. Sono i tuoi preferiti.” concluse Blaine, porgendo il sacchetto di carta con il simbolo del Lima Bean a Kurt.

 

Kurt prese il sacchetto con mani un po' tremanti, perché era sì un gesto semplice, ma era un gesto che lui aveva scordato di conoscere.

 

“Blaine...” disse Kurt a bassa voce, mentre trovava nel sacchetto 5 cookies del suo tipo preferito.

 

“Non è niente, una sciocchezza davvero.” disse Blaine, sorridendo nel vedere Kurt rimasto senza parole.

 

“Grazie... io- non avresti dovuto.” rispose Kurt e ne addentò subito uno.

 

Quel biscotto sapeva di casa, sapeva di Blaine e sapeva di tutti i loro appuntamenti al Lima Bean insieme ai caffè e alla cannella.

 

“Fanculo, potrei morire di diabete.” se ne uscì Mickey scherzoso, beccandosi una gomitata da Ian.

 

“Ok noi andiamo a dormire... se vi serve qualcosa urlate, strillate o chiamateci e basta.” disse Ian. trascinando Mickey con lui.

 

Prima di sparire del tutto iniziarono a pizzicarsi a vicenda e poi a rincorrersi fino alla loro stanza.

 

Kurt fece un cenno con la mano ai due e si voltò verso Blaine.

 

“Vedi non sono così male, no? La tua impressione su di loro è cambiata ora?” chiese Kurt, andando a sistemare il divano per Blaine.

 

“No loro non sono- cosa stai facendo?” domandò Blaine rincuorato nel vedere Kurt che stendeva e sistemava la coperta per lui sul divano.

 

“Oh giusto. Scusa... io- non lo so è stato un riflesso spontaneo.” rispose Kurt imbarazzato, indietreggiando.

 

“Kurt andava bene... è bello che ti preoccupi per me. Anche gli amici lo fanno, non devi imbarazzarti.” disse Blaine che voleva solo tranquillizzare Kurt.

 

“Già... beh, credo che andrò in camera ora. Buona notte Blaine, se hai bisogno di qualcosa, qualunque cosa, bussa pure alla mia porta.” fece Kurt, dando un veloce sorriso impacciato a Blaine.

 

Blaine lo vide muoversi verso la stanza di Mandy, poi fare dietro front indeciso e lasciare il sacchetto dei biscotti in cucina. Solo in quel momento dedicò un ultimo sguardo a Blaine, uno sguardo che nascondeva indecisione e rimpianto, poi sparì dietro la porta della sua camera da letto.

 

***

 

Kurt si era poggiato a quella porta appena chiusa, il respiro affannato e una dolorosa consapevolezza. Chi voleva prendere in giro?

Non sarebbe mai stato in grado di smettere di pensare a Blaine come Blaine.

 

Il suo cuore non era neanche pesante o spezzato, il suo cuore piuttosto aveva ripreso a battere con un certo vigore solo percependo la presenza di Blaine nei dintorni. E da persona ormai disincantata avrebbe voluto smettere di credere a queste cose, ma lo sentiva, sentiva la pressione dentro di lui, percepiva l'adrenalina in circolo. Tutto era di nuovo pieno di sentimento, pieno di colore e vita. E non poteva semplicemente fare finta di niente.

 

Perché ogni volta lottava per proteggersi dalle delusioni e dalle scottature, ma in realtà si era sempre e solo trattato di questo. Con Blaine il problema era sempre stato il cuore, più lo controllava e più lo sentiva opporsi e scalpitare e Kurt lo sapeva benissimo non poteva comandare il suo cuore.


****

Eccoci qui. Capitolo molto Klaine. Blaine è tornato a tutti gli effetti nella storia, Kurt vuole ricominciare a piccoli passi con lui. Sa perfettamente che non possono saltare gli ostacoli e ributtarsi a capofitto nella loro storia, vorrebbe arrivare ad essere del tutto certo e a capire e colmare le difficoltà del loro rapporto. Ma si sa che in amore vince sempre l'impeto e la passione! Blaine è Blaine, non potrei usare altre parole. Sappiamo che lui è sempre quello che corre da Kurt, anche qui è stato così, ma Kurt sa benissimo di avere le sue colpe e lo dice chiaramente. Comunque anche Kurt uscirà un po' fuori dalla righe più avanti. I Gallavich... voglio solo piangere per loro.

Grazie a tutti quelli che dedicano un po' di tempo alla mia storia!
Alla prossima.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** What The World Needs Now ***



Nuovo capitolo, scusate per il giorno di ritardo =)
Buona lettura!








Kurt ricordava che la prima notte in quella casa era stata abbastanza strana, ma dopo quella prima esperienza aveva sempre dormito beatamente lì a Chicago, era solo questione d'abitudine dopotutto. Ma in quel momento non riusciva a chiudere occhio, a dire il vero non era riuscito a prendere sonno da quando aveva dato la buonanotte a Blaine.

Non poteva dormire sapendo che Blaine riposava a breve distanza da lui. Si girò dall'altro lato del letto e tentò di nuovo di rilassarsi e dormire, ma non c'era rimedio. Tutte le volte che chiudeva gli occhi si vedeva davanti delle lunghe ciglia nere e dei bellissimi occhi che sembravano esistere solo per guardare lui per tutta la vita.

Frustrato tirò via la coperta e si alzò in piedi,  dopotutto rimanere a letto quando non si riesce a dormire è del tutto inutile e lo faceva imbestialire. Si rese conto che erano le 06.35, decise quindi che poteva cominciare a farsi una bella doccia rilassante e poi avrebbe fatto colazione con tutti gli altri.

Dopo essersi concesso una doccia un po' più lunga del previsto ed aver curato di più i suoi capelli, indossò uno dei suoi due completi, invece di vestirsi con gli abiti di Ian, e scelse il più sobrio per evitare di farsi deridere da Mickey e Svetlana. Poi aspettò.

L'attesa terminò non appena sentì dei rumori in cucina, si diresse velocemente lì perché aveva bisogno di un caffè.

Trovò Ian e Svetlana intenti a prepararsi la colazione, entrambi parlavano a bassa voce, quasi bisbigliavano e, quando videro arrivare Kurt, sorrisero.

“Buon giorno a tutti e due.” disse Kurt, appoggiandosi alla credenza della cucina e sbadigliando.

“Ragazzo modello hai un aspetto orrendo.” disse Svetlana terribilmente sincera.

“Cosa?” chiese Kurt con un tono di voce un tantino più alto del normale.

“La tua faccia.” rispose lei, indicandolo.

“Sì ha ragione... qualcosa non va?” domandò Ian, versando il caffè in 3 tazze.

“Oh. No no, va tutto bene... è solo che non ho dormito bene.” rispose Kurt in difficoltà.

“Non hai chiuso proprio occhio si direbbe.” fece Ian e lanciò uno sguardo verso il divano dove Blaine invece dormiva beato.

“Non so il perché...” rispose Kurt, evitando di guardare verso Blaine.

Blaine che dormiva era una cosa che non poteva sopportare. Il suo modo tutto particolare di accoccolarsi sul cuscino o la mano che involontariamente stringeva un lembo della maglietta, era adorabile il modo in cui i suoi capelli gli si scompigliavano sulla testa o come il suo respiro divenisse regolare e preciso. 

“Avete discusso o cosa?” chiese Ian, preparando delle uova al tegame.

“Non abbiamo discusso, ci siamo salutati subito dopo che voi siete andati via.” rispose Kurt, sorseggiando la bevanda calda.

“Giusto... ma chi è quello? Quando sono tornata non l'avevo neanche visto lì sul divano.” disse Svetlana curiosa.

“Ehm... sai te ne avevo parlato... lui è Blaine,” rispose Kurt, evitando di morire al solo pronunciare il suo nome.

Qualcosa stava succedendo, nonostante si era imposto di stare lontano da Blaine, di mettere dei paletti e dei freni, ora che lo vedeva lì davanti agli occhi tutto era ricominciato come prima o forse di più. Gli rimaneva solo il gioco dell'orgoglio per tenerlo lontano e tentare di riacquistare fiducia in lui.

“Stai scherzando? Non è quello stronzo che ti ha fatto soffrire e per il quale sei scappato fin qui?” disse Svetlana con una faccia confusa.

“Sì ma in realtà ho esagerato un po'... voglio dire ha sbagliato. Ma ho sbagliato anche io... e poi siamo solo amici.” fece Kurt, deglutendo.

Ian riusciva sempre a cogliere gli stati di agitazione di Kurt, infatti fece zittire Svetlana.

“Cambiando argomento... vieni a correre?” chiese Ian che come al solito di prima mattina era già super attivo.

“Oh... non lo so. Insomma non vorrei lasciare Blaine da solo quando si sveglia.” disse Kurt, imbarazzandosi per come era suonata quella frase.

“Va bene, allora vado solo. Ricordati però che stasera abbiamo la birra con Lip.” disse Ian, dando una pacca sulla spalla a Kurt ed andandosi a vestire.

*** 

La casa era tornata di nuovo silenziosa perché Ian era uscito per correre e Svetlana era uscita con il bambino per fare un giro. Mickey come al solito tendeva a svegliarsi sempre per ultimo. Kurt era tornato di nuovo nella stanza di Mandy ad aspettare e nel frattempo si era messo a piegare e sistemare alcuni dei vestiti che Ian gli aveva prestato.

Poco dopo sentì bussare alla porta e poi aprirla.

“Scusami... non volevo disturbarti. Ma sembrava che la casa fosse vuota e sono andato in panico.” fece Blaine con la voce assonnata.

Era vestito come la sera precedente, con una polo e un paio di jeans stretti che ora erano tutti sgualciti, camminava però a piedi scalzi ed aveva i capelli in disordine.

“Ciao- cioè buongiorno Blaine... no- non mi disturbi affatto. Lo so, sono tutti usciti e Mickey dorme ancora...” rispose Kurt, vedendo Blaine entrare nella camera e richiudere la porta.

“Chiudo la porta così magari non svegliamo Mickey allora.” disse Blaine in tono casuale.

“Non credo dovresti girare a piedi scalzi, sai? Questo posto non è proprio pulitissimo... ehm- hai dormito bene?” domandò Kurt, sentendosi un po' agitato nel trovarsi con Blaine chiuso in una camera da letto.

“Non lo so, cioè ci ho messo un po' per addormentarmi e poi è rientrata una donna e mi ha svegliato, non credo mi abbia visto comunque.” rispose Blaine, sedendosi sul letto di Mandy.

“Svetlana, sì mi ha detto che non ti aveva visto... credo abbia esagerato con la vodka.” disse Kurt, ridacchiando.

“Posso provarlo?” fece Blaine, toccando il letto con la mano, quasi accarezzandolo.

“Cosa?” rispose Kurt in modo troppo agitato.

“Dicevo se posso provarlo. Sono curioso di sapere se è comodo.” fece Blaine senza malizia.

Kurt allungò una mano in un gesto di assenso e Blaine si sdraiò sul letto stiracchiandosi.

“Non male, abbastanza comodo... sembri stanco, cosa è successo?” domandò Blaine all'improvviso.

“Ho dormito poco.” ammise Kurt. Poi guardò altrove perché la polo di Blaine si era alzata lasciando intravedere una minuscola striscia di pelle.

“Vuoi venire qui? Dormiamo un po' insieme?” chiese Blaine con dolcezza.

“Blaine!” rispose Kurt tagliente, diventando rosso.

“Ho detto dormire! E poi scherzavo dai, siamo solo amici lo so...” fece Blaine, alzandosi dal letto.

“Scusami... è che non sto bene.” disse Kurt, aprendo la porta della stanza.

“Lo vedo. Sai che puoi dirmi tutto... non devi sentirti in difficoltà con me. Sai che puoi parlarmi no?” fece Blaine seriamente preoccupato.

“Non è niente Blaine, mi basterà recuperare il sonno. Ti va del caffè?” domandò Kurt, forzando un sorriso.

“Certo che mi va... non dico mai di no al caffè.” rispose Blaine un po' infelice per come stavano andando le cose.

Kurt uscì fuori dalla stanza e Blaine lo seguì in cucina.

“Ehm- che programmi hai per oggi? Ti va di accompagnarmi in centro?” chiese Kurt di nuovo tranquillo.

“Non potrei avere programma migliore di questo.” rispose Blaine, sorridendo a Kurt.

*** 
La verità era che Kurt voleva andare in centro per negozi da quando era arrivato, gli sarebbe andato bene anche un centro commerciale periferico, ma non c'era stato verso con Ian e Mickey. A quanto pare loro erano contrari alle persone snob che frequentavano certe zone centrali e in generale non erano tipi che passavano un pomeriggio per negozi. Quindi Kurt si era dovuto adattare, ma ora... ora era un'altra storia.

Il centro di Chicago era molto bello e pieno di vita, lo avevano raggiunto in macchina e poi si erano messi a camminare tra le varie strade piene di negozi interessanti.
A Kurt era mancato anche solo guardare le vetrine con la familiare consapevolezza che un nuovo paio di pantaloni gli avrebbe sempre tirato su il morale.

Dopo un paio di ore avevano girato diversi negozi di abbigliamento ed accessori: Blaine aveva comprato un adorabile papillon con un pianoforte disegnato sopra e un cardigan di un bel rosso accesso, invece Kurt aveva comprato una maglia alternative-chic con delle stampe futuristiche, una spilla a forma di saetta, un paio di camicie eleganti e qualche indumento basic nel caso si fosse fermato a Chicago più a lungo.

“Wow. Che bella sensazione, mi era mancato uscire da un negozio con un paio di buste in mano.” disse Kurt allegro, facendo muovere le sue.

“Siamo stati fin troppo veloci, hai presente le nostre sessioni di shopping al centro commerciale di Lima?” chiese ironico Blaine.

“Oh sì, pomeriggi interi... ma comunque sono soddisfatto. Vuoi mangiare qualcosa? Muoio di fame.” fece Kurt, fermandosi ad un incrocio.

“Certo... mi era sembrato di aver visto un piccolo bistrot prima... non ricordo esattamente dove, ma se torniamo indietro dovremmo trovarlo.” rispose Blaine incerto, indicando la strada dietro di loro.

Kurt era così felice e vivo, così felice come non si sentiva da tempo. Era stato felice anche nei giorni passati a Chicago, ma questa era una sensazione diversa, era euforia che però sapeva di casa e di normalità, era stare in pace con il mondo. E se guardava alla sua mano destra e vedeva le buste e poi spostava lo sguardo alla sua mano sinistra e vedeva questa sfiorare ripetutamente il fianco di Blaine, beh poteva dire di aver trovato di nuovo la felicità.

“Ottimo! Mi fido, guidami...” disse Kurt con il sorriso.

E poi, mentre camminavano a ritroso, Kurt si soffermò su una vetrina che esponeva un maglione con le renne ed improvvisamente si bloccò.

“Che c'è?” domandò Blaine, guardando Kurt e poi la vetrina.

“Rachel. Non è che potrei mandarle un messaggio? Mi sento in colpa.” disse Kurt, alzando le spalle.

“Oh non preoccuparti l'ho avvertita che va tutto bene... sai era impossibile non farlo. Da quando sono qui mi contatta praticamente ogni due ore.” fece Blaine, scuotendo la testa.

“Chissà perché non faccio fatica ad immaginarlo... però penso che avere qualche parola da me le farebbe piacere.” disse Kurt, cercando l'appoggio di Blaine.

“Ma certo... ecco qui.” rispose Blaine, porgendo il cellulare a Kurt.

Kurt prese il cellulare sovrappensiero e quando sbloccò lo schermo si rese conto che c'era un messaggio non letto.

“C'è un messaggio... oh- è di- è di Dave.” disse Kurt leggermente stizzito, restituendo il telefono a Blaine.

“Ma che vuole? Non ci sentiamo da quando l'ho lasciato... non capisco. Ah- mi informa che è passato all'appartamento per prendere le ultime sue cose...” fece Blaine cauto, appena preoccupato di far arrabbiare Kurt.

“Forza... rispondigli. Glielo devi Blaine.” disse Kurt, proseguendo a camminare.

“Ehi questo non cambia proprio nulla però... lo sai.” disse Blaine, mentre rispondeva al messaggio.

“E perché dovrebbe? Siamo amici, quindi non dobbiamo più preoccuparci di simili problemi.” rispose Kurt, poi riprese il cellulare e compose il messaggio per Rachel.

13.23
Blaine: Ciao Rachel, sono io Kurt. Ho visto uno di quei ridicoli maglioncini con le renne e mi sei venuta in mente tu... lo so, non ho scuse e mi odio per questo. Ma ho avuto i miei motivi per scappare, quando torno a Lima ti racconterò tutto. Nel frattempo... ti voglio bene.

Il pranzo proseguì con un certo distacco, il posto era eccezionale perché ricordava uno di quei piccoli locali parigini, il cibo era meraviglioso, ma il veder comparire di nuovo Dave nelle loro vite aveva rotto un po' l'incantesimo. Blaine ci pensava e ci ripensava e la cosa lo infastidiva parecchio, era stata una mattinata perfetta e non accettava che uno stupido sms gli potesse rovinare tutto.

“Ti piace quel dolce?” chiese Blaine dopo un breve lasso di silenzio.

“Uh?” fece Kurt sovrappensiero, giocando con la sua forchetta.

“Niente, lascia perdere...” rispose Blaine frustrato.

“Scusami Blaine è che... credo che dovremmo tornare a casa. Penso che potrebbero voler aiuto con Yevgeny.” disse Kurt, allontanando il piatto con il dolce ancora quasi intatto.

“Okay... allora pago e andiamo.” rispose Blaine, alzandosi.

“No. Paghiamo entrambi semmai.” disse Kurt, porgendo una banconota a Blaine.

“Ah giusto, scusami, dimenticavo che siamo solo amici.” rispose Blaine sarcastico, andando a pagare.

*** 

Kurt voleva maledirsi. Perché doveva provare così tante emozioni insieme? La giornata era stata letteralmente perfetta, era stato così felice e spensierato e si era sentito legato a qualcuno, a Blaine, come non succedeva da tempo. Ed ora, non riusciva a non farsi rovinare la giornata da un messaggio stupido e senza importanza.

Ma qualcosa ribaltò di nuovo la situazione. Successe tutto molto in fretta, Blaine Anderson era in grado di gesti incredibili e scelte azzeccate da tutta una vita. 

Si stavano avviando verso la macchina, quando videro davanti a loro un gruppo di persone disposte in cerchio, al centro del cerchio c'era uno di quegli artisti di strada che strimpellava un motivetto familiare.

Blaine lo guardò negli occhi e si lanciarono un'occhiata d'intesa, quante volte avevano cantato quelle parole, quante volte avevano sentito quelle note.
Kurt sorrise e continuò a camminare, ma Blaine gli afferrò la mano e lo trascino nel mezzo del cerchio.

“Blaine che stai facendo?” domandò Kurt stupito.

“Lo sai che sto facendo. Facciamolo!” rispose Blaine con un sorriso tanto bello che Kurt non riuscì in nessun modo a dirgli di no.

“Non lo so Blaine... non ci conosce nessuno qui...” fece Kurt, guardandosi intorno.

“Appunto per quello! Dai ce lo meritiamo... so quanto ti piace cantare.” disse Blaine, stringendogli forte la mano.

E così, sotto lo sguardo stupito dei passanti, duettarono su Perfect, e sembrava davvero non essere mai passato il tempo, sembrava che tutto si fosse fermato, o meglio che tutto fosse tornato a qualche anno prima quando ogni cosa era intatta e perfetta.

Non proprio perfetta, perché anche la loro relazione era stata perfettamente imperfetta, ma Kurt sembrava non preoccuparsene, cantava e quando cantava tutto il resto perdeva importanza.

*** 

“Quanto mi era mancato cantare, non lo facevo da troppo tempo. Ne avevo proprio bisogno!” disse Kurt allegro, scendendo dalla macchina parcheggiata davanti casa di Mickey.

“Vedi? Bisogna buttarsi ogni tanto altrimenti si perdono troppe occasioni...” fece Blaine, chiudendo l'auto.

“Lo sai che sei tu l'impulsivo della coppia-oh-intendevo della coppia di amici... nel senso- tra noi due sei tu quello impulsivo...” disse Kurt, balbettando appena.

Blaine si lasciò scappare un sorriso impercettibile.

“Sono quello impulsivo, è vero. Ma dato che ti conosco, so che ogni tanto devo spingere un po' oltre anche te...” rispose Blaine, evitando di fare cenno alla faccenda della coppia.

“Già, devi proprio spingermi oltre ogni tanto.” disse Kurt, annuendo e aprendo la porta di casa.

L'aria in casa sembrava strana e la cosa fu confermata dalla presenza di Mickey seduto su una sedia della cucina con il volto tra le mani. L'aria ora sembrava davvero pessima.

“Eccoci... allora quando dobbiamo vederci con Lip?” chiese Kurt a bassa voce come se avesse paura di creare qualche danno.

Mickey alzò gli occhi preoccupato e disse: “Non credo usciremo con Lip... Ian-lui non ha voglia di andare da nessuna parte.”

“Cosa? Ma è lui che ha organizzato tutto!” fece Kurt con tono allarmato.

Mickey tentennò un po' e Kurt riuscì a capire cosa stava succedendo.

“Non sta bene? Cosa è successo? Mickey??” domandò Kurt con urgenza.

Blaine non sapeva davvero cosa dire e dopotutto pensò bene che l'unica cosa da fare fosse non intervenire.

“Fanculo. Non sta bene per niente... non so-io non so cosa gli sia successo ma è tornato dalla sua solita corsa e si è messo a letto e non è più voluto uscire da lì. Dice cose strane e vuole stare al buio... e io-merda. Non so cosa devo fare.” concluse Mickey, toccandosi i capelli in un gesto frenetico.

Kurt guardò Mickey con preoccupazione, era giunto il momento di raccontare cosa era successo dopo la cena dai Gallagher.

“Soffre di depressione?” chiese allora Blaine dispiaciuto a sua volta.

“A saperlo. Queste fottute malattie del nuovo secolo... io non lo so.” rispose Mickey.

“C'è una cosa che devo dirti... avrei dovuto dirtela subito dopo essere tornati da casa Gallagher ieri sera ma poi- sai, ho dovuto affrontare la situazione con Blaine...” disse Kurt, dando uno sguardo veloce a Blaine che gli era vicino.

“Di che stai parlando?” chiese Mickey scontroso e spaventato.

“Allora... eh. Non voglio che tu dia di matto... e Ian mi ha fatto giurare di non dirtelo-ma devi sapere. Usciti da casa Gallagher due tizi di mezza età ci hanno rivolto una battuta omofoba... e Ian- beh lui è diventato una furia. Per poco non ammazzava quel tipo, tra pugni e calci, non sapevo come fermarlo... ero terrorizzato perché non sembrava neanche più lui. Alla fine mi ha sentito ed è scappato via, sembrava improvvisamente indifeso e continuava a scusarsi e-” fece Kurt, ma si fermò nel vedere l'espressione di Mickey.

“Perché cazzo non mi hai chiamato?” chiese Mickey furibondo.

“Non c'era tempo, non sapevo che fare! C'era sangue ovunque, ho dovuto provare a scuoterlo da solo... non c'era tempo.” rispose Kurt, guardando in basso.

Mickey iniziò a camminare avanti ed indietro per la stanza.

“Non posso affrontarlo. Non posso, non ci riesco... ma non c'è possibilità che lui vada da un fottuto dottore.” disse Mickey sicuro.

“Non vorrei intromettermi ma credo che debba davvero farsi fare una valutazione...” si  fece coraggio Blaine timido.

“E tu chi cazzo ti credi di essere per dare il tuo giudizio?” domandò Mickey alterato.

“Mickey per favore stai calmo. Blaine ha ragione, devi farlo aiutare... o così lo perderai. Tu hai fatto moltissimo, ma da solo non puoi vincere.” fece Kurt comprensivo.

“Non se ne parla. Lui rimane con me... non voglio che lo trasformino in qualche cavolo di vegetale.” rispose Mickey, andando verso la camera di Ian.

Kurt e Blaine lo seguirono a passo veloce ed attraversarono la porta.

La camera era buia ed aveva le finestre sbarrate, Ian era nel letto nascosto sotto le coperte e raggomitolato in posizione fetale.

“Ian ti senti meglio? A che ora usciamo?” chiese Mickey, spronando Ian.

Ian in risposta mugugnò appena, ma non si girò affatto, rimase accartocciato su se stesso nella sua parte di letto. Mickey si avvicinò al letto e provò a portare una mano verso i capelli di Ian, ma si fermò senza toccarlo davvero.

Kurt vide il dolore negli occhi di Mickey e si fece coraggio.

“Ehi, Ian, sai che siamo andati in centro e Blaine mi ha costretto a cantare davanti a decine di persone?” fece Kurt allegro, cercando di stemperare la tensione.

“Per favore... voglio stare solo. Per favore.” rispose Ian in un silenzioso grido di aiuto.

“Ian... ma Lip-” provò Mickey fiducioso.

“Voglio dormire. Ho solo bisogno di questo.” rispose Ian e non aggiunse altro.

Kurt non si sentiva bene, non si sentiva bene per Ian perché riusciva a vedere la sua sofferenza e non si sentiva bene per Mickey perché stava soffrendo più di quanto soffrisse Ian. Tutto quello che Ian provava, lo sentiva anche Mickey, di riflesso e cento volte più forte, in amore funziona così.

In quel momento di sconforto però una calda mano andò ad afferrare la sua, la strinse così forte e con sicurezza che Kurt sentì una piccola ma sufficiente ondata di calore invaderlo. 
Era Blaine, lo aveva persino dimenticato dentro quello stanza, eppure era sempre stato lì vicino a lui in silenzio ed ora faceva scivolare il pollice sulla mano di Kurt in un movimento rassicurante.

Kurt si girò verso di lui con lo sguardo pieno di gratitudine e non c'era davvero bisogno di aggiungere altro.

*** 

“Devi chiamare Fiona e Lip.” disse Kurt, una volta tornati in cucina.

“Nah... loro vorranno portarlo via da me.” rispose Mickey, prendendosi una birra.

“Mickey il punto non è questo. Smettila di essere egoista. Devi pensare ad Ian e così non lo stai aiutando!” disse Kurt arrabbiato.

“Ah davvero? Non lo sto aiutando?” chiese Mickey in tono di sfida.

“Sai cosa voglio dire. Deve vedere uno specialista... con uno specialista e il tuo affetto potrà guarire.”  rispose Kurt che ancora stringeva la mano di Blaine.

“Certo sembra facile per voi due... non avete un fottuto problema nella vostra vita. Fammi il piacere Kurt.”  disse Mickey, scuotendo la testa.

“E' questo che pensi di me? Beh, sappi che la mia vita è stata un inferno. Sai che sono stato bullizzato per anni? Colpito, spintonato, quasi violentato, fatto sentire una nullità, deriso? Sai che mia madre è morta quando ero piccolo? Sai che mio fratello Finn è morto? Le sai queste cose? Perché se non le sai non dovresti parlare.” tuonò Kurt e poi corse via uscendo dalla porta.

Mickey ovviamente non sapeva niente di tutto ciò, si sentì improvvisamente uno stronzo per aver dubitato di Kurt e per avergli fatto ricordare tutte quelle atrocità.

“Credo che dovresti davvero chiamare i suoi familiari...” disse Blaine prima di lasciare anche lui la casa.

“Ok ok. Lo farò.” rispose Mickey, rivolto più a se stesso che ad altri.



*****
AHHHH che dolore la Gallavich e pensare che queste scene le ho scritte prima del finale di Shameless. Ora fa ancora più male a dire il vero.
Come al solito non so se sto riuscendo a descrivere almeno in piccola parte il problema di Ian, ma provo a fare del mio meglio.
I Klaine piano piano provano a ritrovare un po' della fiducia persa. Il fatto che Blaine sia lì pronto a stringere la mano a Kurt in un momento tanto triste significa tutto per lui. Blaine è sostanza ed è vicino a lui. 
Povero Kurt attaccato ingiustamente da Mickey, ma Mickey è in un momento troppo difficile per ragionare davvero.

Beh, ringrazio tantissimo Mary17 per le recensioni :) e grazie anche a chi ha aggiunto la storia tra le preferite!
Alla prossima.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Guilty Pleasures ***


Nuovo capitolo, molto incentrato sulla Klaine. Buona lettura!







Kurt e Blaine si erano andati a rifugiare al parco. Kurt si sentiva frustrato, purtroppo non aveva nessun diritto di mettere bocca sulla faccenda di Ian o di chiamare i suoi parenti, ed evidentemente l'approccio che aveva usato con Mickey non aveva funzionato.

 

Si dondolarono sulle altalene, facendo sfiorare le loro mani di tanto in tanto, faceva freddo e Kurt sceso dalla giostra non si creò problemi nell'abbracciare Blaine per ricevere un po' del suo calore.

 

“Mi dispiace...” disse Kurt all'orecchio di Blaine.

 

“Per cosa?” domandò Blaine, inspirando tutto l'odore di Kurt che poteva.

 

“Tutta questa situazione... deve farti schifo. Mi dispiace...” ripeté Kurt debole.

 

“Dispiace anche a me per Ian... ma se ci sei tu niente mi farà mai schifo...” rispose Blaine, sorridendo a Kurt.

 

“Blaine...” disse Kurt sull'orlo delle lacrime.

 

“Ehi no. Non ti sto chiedendo nulla... davvero, stai tranquillo. È solo che è così per me... mi sento così quando ci sei tu... hai presente l'effetto di un'anestesia? Ecco, tu funzioni quasi come un'anestesia per me, non mi fai sentire il dolore o le cose brutte, ma nello stesso tempo non mi privi di tutto ciò che può essere meraviglioso.” rispose Blaine, mettendo delicatamente le mani sulle spalle di Kurt.

 

Kurt tirò su con il naso e si rituffò di nuovo nell'incavo del collo di Blaine, quello era l'unico posto in cui voleva stare.

 

***

 

“Kurt! Finalmente sei qui.” disse Fiona quando lo vide entrare in casa Milkovich.

 

Kurt esplose letteralmente in un sorriso, fortunatamente Mickey aveva ragionato e li aveva chiamati.

 

Fiona lo abbracciò e Kurt le rispose: “Eravamo andati a fare un giro... sono contento che vi abbia chiamati.”

 

“Ha paura che glielo portiamo via... io lo capisco.” disse Fiona sottovoce.

 

“Lo capisco anche io, lo sai, ma da solo non può farcela... e Lip?” chiese Kurt, guardandosi intorno.

 

“Sono dentro la stanza di Ian... provano a farlo alzare. Ci abbiamo provato nell'ultima mezz'ora ma niente... è esattamente come succedeva con Monica.” disse Fiona con sguardo triste.

 

“Vostra madre?” chiese Kurt non avendo mai sentito quel nome.

 

“Esattamente, beh, l'unica differenza è che Frank si è arreso subito con Monica. Noi non faremo così con Ian...” rispose Fiona, mordendosi un labbro.

 

“Ce la farete. E capisco che gli ospedali non siano il massimo ma Mickey deve capire che è la cosa giusta da fare...” disse Kurt sconsolato.

 

“Ci arriverà... un passo alla volta, condediamoglielo. Ehi... e tu chi sei?” chiese Fiona rivolta a Blaine.

 

Blaine si fece subito avanti porgendo la mano.

 

“Mi chiamo Blaine... sono un amico di Kurt.” rispose Blaine, salutando Fiona.

 

“Cosa sta succedendo... tutto l'Ohio vuole trasferirsi qui da noi?” domandò Fiona sarcastica.

 

“Oh no no... io riparto domani.” disse Blaine educato.

 

E Kurt fu colpito in pieno da quella risposta di Blaine, non aveva realizzato e non si sentiva pronto ad abbandonarlo soprattutto con quella situazione, avevano poco tempo insieme.

 

“Ehi Kurt!” disse Lip, entrando nel salone e salutando Kurt con una pacca sulla spalla.

 

“Allora? Novità?” domandò Kurt, torturandosi un dito per il nervosismo.

 

“Niente... non c'è verso. Vuole stare solo e al buio. Entro domani dovrebbe stare meglio... ma ha bisogno di farmaci.” rispose Lip, servendosi una birra dal frigo.

 

Mickey, che aveva seguito Lip, era rimasto in silenzio e guardava Kurt con imbarazzo come se volesse trasmettere le sue scuse con uno sguardo. A Kurt andava più che bene e non voleva avercela con Mickey quindi gli sorrise.

 

“Ovviamente la nostra birra all'Alibi salta... in ogni caso vi terrò informati se ci sono cambiamenti.” disse Mickey a Lip e Fiona.

 

“Ok... ma pensa alla valutazione psichiatrica o non risolveremo mai questa situazione. Io devo scappare da-Gus. Ciao ragazzi!” disse Fiona, uscendo di casa e salutando tutti.

 

“Dannazione che serata! Beh, allora anche io andrei... aggiornatemi.” disse Lip, e prima di uscire, lanciò uno strano sguardo a Blaine accorgendosi di lui solo in quel momento.

 

***

Mangiarono qualcosa insieme a Svetlana e a turno si preoccupavano di entrare nella stanza di Ian a controllare.

 

Ian non dava segni di vero squilibrio, aveva passato gran parte del tempo a dormire.

 

La loro veglia durò a lungo, verso le 2 di notte erano tutti e tre seduti davanti alla tv in silenzio, come imbambolati a guardare uno stupido programma di cucina in replica.

 

Kurt sbadigliò in maniera rumorosa, non era riuscito a trattenersi, d'altronde la notte precedente non aveva chiuso occhio.

 

“Siete stanchi, andiamo a dormire dai. Tanto io starò con Ian e lo posso tenere d'occhio... non preoccupatevi davvero.” disse Mickey, alzandosi dal divano.

 

“Ma no veramente... voglio rimanere sveglio.” fece Kurt, non reggendosi più in piedi in realtà.

 

“Non se ne parla... a letto. Tutti e due.” ordinò Mickey e Kurt non si oppose stavolta.

 

Blaine sistemò un po' il divano e prese la coperta e il cuscino che aveva lasciato sulla poltrona a fianco.

 

“Ok... allora beh, buonanotte Mickey e... Blaine.” disse Kurt assonnato, sfiorando Blaine con una mano.

 

Kurt si avviò verso la camera di Mandy in una sorta di trance, ma Mickey lo raggiunse di corsa.

 

“Ehi-Kurt... scusa per prima. Sono proprio un coglione certe volte...” disse Mickey, guardando in basso.

 

“Non lo sei... non potevi sapere come era stata la mia vita.” rispose Kurt, senza alcun tipo di rancore ed anzi sorridendo assonato.

 

Mickey annuì con la testa e poi sparì in camera di Ian.

 

***

Kurt era letteralmente crollato, appena aveva toccato il cuscino si era addormentato in modo profondo, ma poi si era svegliato di soprassalto.

 

Iniziò a guardarsi intorno spaesato e passandosi una mano sulla fronte vi trovò del sudore freddo.

Evidentemente il suo brusco risveglio era stato dato da un sonno tormentato, così decise di alzarsi per andare a rinfrescarsi il viso.

 

Nel passare verso il bagno, gettò uno sguardo alla camera di Ian e Mickey, perché la porta era aperta, e li vide dormire beatamente abbracciati e la cosa lo fece esplodere di serenità.

 

Prima di tornare a letto decise di fermarsi in cucina per prendere un bicchiere d'acqua, si sentiva un po' irrequieto. L'idea, tuttavia, non era stata delle migliori perché si rese conto che Blaine sul divano lo attirava come una calamita.

 

Si avvicinò con passo molto lento verso il divano di Blaine e si mise seduto sopra la poltrona lì vicina, lo osservò dormire e sentì che qualcosa dentro di lui voleva di più.

 

Blaine dormiva tranquillo ed aveva un paio di ricci che erano sfuggiti alla presa del gel, Kurt sentiva di non doverlo fare, ma le sue mani sembravano ragionare da sole.

 

Mettendosi in ginocchio vicino al divano, Kurt allungò una mano verso la fronte di Blaine per spostargli i capelli, proprio in quel momento però la sua mano fu afferrata da quella di Blaine che si era svegliato di colpo.

 

“Shhhhh” fece Blaine, cercando di placare il successivo urlo di Kurt.

 

“Mi hai fatto prendere uno spavento!” disse Kurt a bocca aperta.

 

“Beh sai, il colpo lo hai fatto prendere tu a me...” rispose Blaine, ridacchiando.

 

“Scusami... torno a letto.” rispose Kurt, alzandosi agitato.

 

“No aspetta... perché non rimani?” chiese Blaine, fissando Kurt con dolcezza.

 

Kurt sembrò ragionare per qualche momento, come se si stesse sottoponendo ad una dura lotta interiore.

 

“Ho un'idea migliore...” fece allora Kurt, prendendo Blaine per un braccio e trascinandolo nella camera di Mandy.

 

Una volta chiusa la porta, Kurt si girò verso la camera trovando Blaine a pochi passi da lui.

 

“Perché mi hai portato qui?” domandò Blaine, bisbigliando appena.

 

“Perché...” fece Kurt, poi bloccandosi.

 

Perché lo aveva portato lì? Doveva dargli la vera risposta o quella finta ma perfettamente sicura che gli permetteva di essere amici?

 

“Perché mi dispiace farti dormire sul divano...” continuò Kurt, avvicinandosi a Blaine.

 

“Ah è per questo quindi... che gentile.” fece Blaine, ridendo e fissando le labbra di Kurt.

 

“Ovviamente è per quello... non ci sono altre motivazioni.” rispose Kurt, leccandosi involontariamente le labbra.

 

“Allora grazie... ma è concesso agli amici di dormire nello stesso letto oppure-” disse Blaine sarcastico.

 

“Gli amici non dovrebbero dormire nello stesso letto...ma-” fece Kurt, non riuscendo più a trattenersi dal guardare la bocca e le labbra di Blaine.

 

“Ma...?” chiese Blaine divertito.

 

“Ma noi siamo diversi dagli amici tradizionali...” sussurrò Kurt, mettendo una mano sulla spalla di Blaine.

 

“Lo siamo?” chiese Blaine in tono di sfida.

 

“Oh al diavolo l'orgoglio per stanotte.” rispose Kurt e spinse con tutte e due le mani Blaine fino a farlo combaciare con l'armadio sul fondo della stanza.

 

Kurt non amava prendere l'iniziativa, le occasioni in cui lo aveva fatto potevano essere contate sulle dita di una mano, di solito era Blaine quello che faceva la prima mossa.

Ma stavolta sentiva fremere ogni parte del suo corpo e lo voleva così tanto, continuò a fissare le labbra di Blaine e poi senza più pensarci si gettò sulla sua bocca.

 

Non era mai stato così tanto affamato, mai, ma in quel momento voleva tutto di Blaine, lo voleva come non lo aveva mai voluto.

 

Le loro labbra iniziarono a riscoprirsi da capo, Kurt le voleva assaggiare, voleva assaporare tutto quello che aveva dimenticato in quei mesi, morse il labbro inferiore di Blaine e sentì una scossa di piacere invaderlo. Le labbra di Blaine erano secche e un po' ruvide e si rese conto in quel momento che creavano dipendenza.

 

Blaine, come era solito fare, portò una mano sul viso di Kurt con fare possessivo e poi dietro al suo collo e Kurt invece poggiò una mano sul fianco di Blaine e con un movimento in avanti fece scontrare i loro corpi. Erano così stretti e vicini che Kurt sarebbe potuto impazzire, le sue orecchie erano piene di respiri a metà e gemiti silenziosi.

 

Sentì la lingua di Blaine entrare nella sua bocca e subito rispose con la sua, tutto era caldo e soffice e Blaine emise un piccolo verso sulle labbra di Kurt.

Dovevano respirare, anche se Kurt ne avrebbe fatto a meno.

 

“Woah. Questo per cos'era?” chiese Blaine, staccandosi, ma fissando ancora le labbra di Kurt.

 

“Non lo so. Non lo so... Blaine non facciamoci domande...” rispose Kurt inebriato da ciò che era successo.

 

Prese Blaine per mano e lo trascinò sul letto, mettendosi poi a cavalcioni su di lui. Poteva perdere la testa con quella posizione, vedere Blaine sotto di lui gli causò una scarica di brividi lungo la schiena, non gli succedeva da mesi di sentirsi così.

 

Non voleva fermarsi, si gettò sul collo di Blaine, ricordandosi quanto amava quel collo, ed iniziò a leccarlo e baciarlo per poi tornare su e mordergli l'orecchio.

 

“Quanto mi sei mancato... il tuo sapore-Blaine...” sussurrò Kurt nel suo orecchio.

 

“Kurt...” rispose Blaine deglutendo, ma Kurt aveva ripreso a baciare Blaine lungo l'incavo del collo.

Si era concentrato su un particolare punto parecchio delicato e succhiava e leccava la pelle al lato del collo, Blaine gli faceva scorrere le mani sulla schiena.

 

Scese un po' più in basso fino a sbottonare i bottoni della polo di Blaine, gliela tolse, facendola passare da sopra la testa e poi la lanciò a terra.

 

Continuò deciso, come se si trovasse sotto un incantesimo, a baciare ogni porzione del corpo di Blaine che era rimasta scoperta, amava il colorito della sua pelle. Sentiva di doversi soffermare ovunque, si dilettò nello stuzzicare un suo capezzolo, provocando a Blaine dei sospiri goduriosi.

 

Blaine allungò le mani per togliere anche la maglietta di cotone di Kurt che finì in compagnia dell'altra sul pavimento.

 

“Dannazione Kurt... vederti così-sto dando di matto.” disse Blaine, mettendo le mani sul petto di Kurt e accarezzandolo con movimenti concentrici.

 

“Pensa è proprio quello che avevo in mente...” rispose Kurt, ridendo e avvicinandosi alle labbra di Blaine per baciarlo di nuovo.

 

Kurt sentiva l'eccitazione di Blaine crescere sotto di lui, la sentiva davvero e per un momento pensava di non essere più abituato a tante scosse tutte insieme, doveva mantenere la calma.

 

Abbassò lo sguardo verso i jeans di Blaine e si sentì famelico, iniziò a slacciare il primo bottone e poi il secondo, poi inserì una mano all'interno di quelli per mettere fine alla sua rinnovata curiosità. Erano mesi che non faceva qualcosa di simile, si sentiva quasi al pari di una persona senza esperienze.

 

Blaine era così bello sotto di lui, i suoi occhi, già normalmente così luminosi ed espressivi, ora erano diventati più scuri e bisognosi.

 

“Kurt... mi stai uccidendo...” disse Blaine, ansimando un po'.

 

Kurt lo guardò e poi iniziò a deliziare Blaine con un tocco leggero ed era così appagante sentirlo tanto eccitato sotto la sua mano.

 

“Non ricordavo di farti questo effetto...” ammise Kurt, che probabilmente aveva solo rimosso quei ricordi nei mesi passati per evitare di soffrire.

 

“Scherzi? E questo non è niente... Kurt nessuno è come te.” rispose Blaine, assecondando i movimenti di Kurt e della sua mano.

 

Poi ci fu un rumore in casa, qualcuno aveva fatto cadere qualcosa e Kurt, come risvegliatosi da un coma di passione, spalancò gli occhi allarmato e tolse immediatamente la mano dai pantaloni di Blaine.

 

Scese dal letto di corsa ed indossò di nuovo la maglietta, guardandosi poi intorno imbarazzato.

 

Blaine si alzò a fatica e guardò Kurt confuso.

 

“Che c'è? E' per quello che ho detto?” chiese Blaine che avrebbe preferito una secchiata di acqua fredda addosso.

 

“No no- non è per quello. È che- noi non dovremmo. Io non so cosa mi sia preso... noi- c'è Ian che sta male, siamo ospiti in casa di altri e siamo-siamo solo amici-insomma... non stiamo neanche insieme. Mi dispiace, ho sbagliato.” rispose Kurt che non riusciva neanche a guardare Blaine.

 

Blaine si alzò dal letto in silenzio, si abbottonò i pantaloni e si infilò la polo velocemente.

 

“Se la pensi così... “ disse Blaine, passandosi una mano tra i capelli in disordine.

 

“Perché tu la pensi diversamente?” domandò Kurt, vergognandosi per la sua incoerenza.

 

“Sinceramente Kurt? La storia degli amici mi fa venire il mal di stomaco. Io- io ho le idee molto chiare su noi due... ma evidentemente questo vale solo per me.” fece Blaine, pronto a tornarsene a dormire in salone.

 

“Blaine! Aspetta, non andare... vuoi-ti va di- insomma... dormire qui? Solo dormire... insieme.” chiese Kurt, quasi pregando con lo sguardo Blaine.

 

“Kurt... non farmi questo. Sai che amerei farlo... ma non voglio una situazione come quella di poco fa. Non voglio dovermi svegliare nel cuore della notte e trovarti nel panico fuori dal letto per qualche motivo.” rispose Blaine sconsolato con una mano sulla maniglia.

 

“Blaine-mi dispiace così tanto... ti prometto che non succederà perché voglio davvero solo dormire con te.” disse Kurt, porgendo una mano a Blaine.

 

Blaine prese con un po' di titubanza quella mano e con l'altra spense la luce della stanza e poi si accomodò sul letto con Kurt.

 

“Ti va di abbracciarmi?” domandò Kurt con la voce tremante.

 

Blaine non se lo fece ripetere di nuovo e così abbracciò Kurt da dietro e gli sussurrò all'orecchio: “Kurt non voglio smettere di provare certe cose per te... ma questa strana situazione tra noi mi spaventa da morire.”

 

L'ultima cosa che Blaine sentì prima di addormentarsi fu il rumore straziante di Kurt che piangeva.



****

La storia aveva già un rating arancione e credo che la scena descritta ci rientri alla perfezione. In passato ho scritto molte scene rosse e questa non è una di quelle XD
Ho pensato che fosse necessaria, Kurt si rende conto sempre di più di come anche il suo corpo si sente legato a Blaine.
Certo poi alla fine si ferma, perché si rende conto di essere confuso, non può fare un passo così grande con Blaine senza prima aver ammesso cosa ancora prova per lui. Povero Blaine!
I Gallavich compaiono poco poco.

Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Home ***


Scusate il ritardo di una settimana nell'aggiornamento. Sono stata un po' impegnata, comunque ecco il nuovo capitolo!
Spero la lettura sia piacevole :)








Kurt aveva dormito benissimo, come non faceva da tempo. Si svegliò in tarda mattinata, poi sentendo le braccia di Blaine ancorate al suo corpo, sorrise beato.

 

Gli tornavano alla mente i flash della notte precedente e si sentiva maledettamente in colpa per quello che aveva fatto, non avrebbe mai dovuto far soffrire Blaine.

 

Accarezzò piano la mano di Blaine per farlo svegliare e lui gli rivolse un sorriso dolce e un po' ingenuo che Kurt avrebbe ricordato a lungo.

 

“Allora... hai dormito bene?” chiese Blaine con la voce roca.

 

“Magnificamente... e credo che il merito sia tuo.” rispose Kurt sincero, avvicinandosi per lasciare un bacio sulla tempia a Blaine.

 

“Lieto di essere al tuo servizio...” scherzò Blaine, ridendo sincero.

 

“Mh- per ieri notte... vorrei scusarmi. Non so cosa mi sia successo, tutto sembrava così frenetico e giusto, ma in realtà non ero pronto. Scusami Blaine.” disse Kurt imbarazzato, coprendosi il viso con una mano.

 

“ Ehi! Non devi vergognarti o sentirti in colpa per questo... e Kurt- tu- non devi avere paura di mostrarti insicuro con me. Può capitare che a volte il nostro corpo ci spinge a fare cose che il nostro cuore o la nostra testa non vogliono fare...” concluse Blaine un po' amareggiato.

 

“La testa Blaine, non di certo il cuore.” ammise Kurt, guardando Blaine malinconico.

 

“Gia... beh, comunque io devo iniziare a prepararmi per partire. Sai, stasera ho una cena con i miei a cui non posso proprio mancare...” fece Blaine, alzandosi brusco dal letto.

 

“Oh. Okay... certo.” rispose Kurt, in realtà disperato per la sua incapacità di mettere da parte il passato e l'orgoglio.

 

***

 

Uscirono dalla camera insieme con l'unico obiettivo di bere un po' di caffè, ma una volta varcata quella soglia, trovarono seduti in cucina Mickey e Svetlana con uno sguardo divertito.

 

“Ah, ecco. Ora si spiegano tutti quei rumori molesti la scorsa notte. Ci avete dato dentro, eh?” chiese Mickey con un ghigno.

 

Kurt si imbarazzò molto ed andò automaticamente a versarsi una tazza di caffè. È vero, lui e Blaine sanno essere davvero molto rumorosi in simili circostanze.

 

“Cosa? No, niente del genere... abbiamo solo do-dormito.” disse Blaine, alzando le spalle in automatico.

 

“E perché ragazzo modello è tutto rosso?” domandò Svetlana, chiudendo gli occhi a due fessure.

 

“Rosso? Io non sono ros-ok, possiamo smettere di parlare di me e Blaine? Penso che parlare di Ian sia più importante ora.” disse Kurt, lanciando uno sguardo al veleno ai due davanti a lui.

 

“ Woah! Calmo, ok. Ian sta meglio, ma ancora non vuole uscire. Abbiamo aperto le tende delle finestre almeno entra un po' di luce... sembra che migliori poco alla volta.” rispose Mickey, tornando di nuovo serio e corrucciato.

 

“Che dici posso andare a fargli un saluto?” chiese Kurt, sorseggiando il suo caffè.

 

“Certo che puoi, anzi... guarda se riesci a farlo alzare da quel fottuto letto.” rispose Mickey frustrato.

 

“Vuoi che ti accompagni?” chiese Blaine con dolcezza.

 

“Credo di volerci parlare un po' da solo questa volta, ma grazie.” fece Kurt, stringendo la mano di Blaine velocemente.

 

“Ok... allora io mi faccio una doccia e poi parto.” disse Blaine, posando la tazza nel lavandino e dirigendosi verso il bagno senza fiatare.

 

Kurt lanciò uno sguardo affranto a Mickey.

 

“Non lo lascerai andare via così, vero?” domandò Mickey, mentre Svetlana annuiva con la testa.

 

“Deve tornare a Lima ed io devo rimanere qui...” rispose Kurt deciso ed abbandonò la cucina per raggiungere Ian.

 

***

 

Ian era sveglio, Kurt lo trovò sdraiato sul letto, ma con il viso rivolto fuori alla finestra.

La cosa gli sembrava un buon segno.

 

“Come stai?” domandò Kurt, senza mezze misure, avvicinandosi al letto.

 

“Oh Kurt-sei tu... mi spiace se ieri ti ho risposto male.” rispose Ian triste.

 

“No- non mi hai risposto male... è solo che ci siamo preoccupati.” disse Kurt, sorridendo ad Ian.

 

“Lo so. Ti ricordi quando per messaggi ti dissi che mi capitavano dei momenti strani? Sono esattamente questi e non so che fare. Non voglio che Mickey soffra per me...” fece Ian, sospirando.

 

“Mickey farebbe di tutto per te... e vuole aiutarti. Ma Ian, devi stare tranquillo... nelle relazioni ci sono dei momenti difficili, ci sono in tutte le storie. E Mickey soffre perché anche te soffri. Ma sono sicuro che andrà tutto bene...” disse Kurt rassicurante, aprendo la finestra per far entrare un po' d'aria.

 

“Già... spero di fare progressi e di non mandare tutto all'aria. È che non mi sento neanche più me stesso a volte. E Blaine, invece?” chiese Ian curioso con un mezzo ghigno.

 

“Oh... lui sta andando via.” rispose Kurt conciso, non riuscendo a nascondere un'espressione amareggiata.

 

“Non farlo andare via senza avergli detto cosa provi.” disse Ian, tornando serio.

 

“Lui sa benissimo quello che provo, non c'è bisogno di dirlo... è solo che non è il nostro momento ora.” rispose Kurt, guardando in basso.

 

“Non dire sciocchezze! C'è sempre bisogno di dirlo. Il momento devi creartelo da solo, devi rincorrerlo... non perdere questa occasione.” fece Ian, sedendosi sul letto.

 

“Non lo so Ian...” rispose Kurt, realmente preoccupato di poter perdere la sua ultima occasione con Blaine.

 

“Sai cosa penso? Che se io non avessi insistito con Mickey, se non fossi stato così petulante con lui... adesso non vivremmo insieme. Fidati Kurt, lo so.” disse Ian, sorridendo al ricordo.

 

“Credimi, lo so... ora vado a salutarlo. Tra poco dovrebbe mettersi in viaggio. Passo più tardi a vedere come stai.” concluse Kurt, poi, con un ultimo sorriso, abbandonò la stanza.

 

***

 

Kurt trovò Blaine che radunava le poche cose che si era portato dietro, studiava in silenzio ogni suo movimento. Si sentiva pesante e colpevole, ma non era solo la colpa, era la consapevolezza di non essere in grado di lasciarsi andare alla grandi azioni romantiche. Di non essere in grado di accettare l'amore che gli veniva donato.

Non voleva davvero salutare Blaine, non voleva davvero lasciarlo andare, ma i gesti impulsivi non erano il suo forte.

 

“Ecco fatto... allora io andrei.” disse Blaine con tono distaccato.

 

“Amico fai buon viaggio e scusa per come ti ho trattato all'inizio.” fece Mickey, dandogli una pacca sulla spalla.

 

“Ciao ex fidanzato del modello.” disse Svetlana, salutando con la mano per poi sparire nella sua camera.

 

“Ehi salutatemi Ian...” aggiunse Blaine, rimanendo al centro del salotto.

 

Kurt sapeva che era arrivato il suo turno dei saluti, ma non sapeva cosa dire. Era tremendamente difficile riuscire a dire tutto con qualche parola, quindi scelse di dire niente.

 

“Cerca di non correre troppo con la macchina...” disse Kurt, facendo uscire la cosa più stupida di sempre dalla sua bocca.

 

“Non lo farò... tu beh, se ti va, magari, accendi il cellulare ogni tanto così rimaniamo in contatto.” rispose Blaine che però con gli occhi sembrava intendere -dimmi una sola parola ed io rimango qui con te-.

 

“Lo farò... Blaine.” rispose Kurt, quasi incapace di muoversi o parlare ancora.

 

Sorrise a Blaine in maniera goffa e poi si avvicinò a lui per un breve abbraccio.

 

“Sono stato bene qui... ok-credo che- ci vediamo Kurt.” fece Blaine e poi lanciando un ultimo sguardo a casa Milkovich uscì dalla porta.

 

Kurt, rimasto solo, iniziò a piangere immediatamente dopo.

Mickey tornò in cucina con uno zaino stipato di cose ammassate insieme, Kurt alzò lo sguardo stupito, perché non si era neanche reso conto che l'altro aveva lasciato la stanza.

 

“Dove cazzo è andato Blaine?” chiese Mickey agitato.

 

“Via... è appena uscito.” rispose Kurt con una lacrima che gli rigava il viso.

 

“Tieni la tua fottuta roba e vai. Corri!” disse Mickey, lanciando a Kurt lo zaino.

 

“Cosa?” domandò Kurt confuso, notando che nello zaino c'erano alcune delle sue cose.

 

“Vuoi che ti faccia uscire a suon di calci? Vai da Blaine. È l'amore della tua vita e sai quanto odio queste stronzate... ma è la tua persona. Lo sai e io lo so.” disse Mickey, aprendo la porta di casa per Kurt e spingendolo fuori.

 

“Ma no... io e Blaine, noi dobbiamo ancora risolvere e poi- io devo aiutare te e Ian... non posso lasciarvi soli.” rispose Kurt, spingendo Mickey per rientrare.

 

“Oh dannazione! Tu hai fatto tantissimo per la mia relazione... mi hai fatto capire delle cose importanti. E ora devi risolvere la tua vita.” fece Mickey e con un'ultima spinta fece uscire Kurt in strada.

 

Kurt guardò a lungo Mickey e gli lanciò uno sguardo di ringraziamento, forse questo è quello che gli serviva, aveva bisogno di una spinta,

 

La fortuna era dalla sua parte, Blaine stava facendo giusto manovra per lasciare definitivamente Chicago.

Kurt sapeva di essere ancora in pigiama e di avere un aspetto orribile, ma per una volta non gli interessava.

 

Lo stava facendo, quel gesto romantico di cui aveva sempre avuto timore e che dopotutto non credeva di essere in grado di compiere.

 

Si gettò con quanta più velocità potesse in mezzo alla strada per fermare Blaine, quest'ultimo inchiodò con la macchina giusto in tempo, evitando di far diventare il tutto una tragedia.

 

Kurt si sentiva su di giri, alzò una mano in segno di stop e Blaine lo guardò stupito da attraverso il vetro.

 

“Blaine... Blaine. Ascoltami....” fece Kurt, avvicinandosi al finestrino.

 

Blaine annuì in parte curioso e in parte confuso.

 

“Questo è un fuori programma e non è da me, ma alcune persone, che non smetterò mai di ringraziare, mi hanno detto di rischiare.” disse Kurt, allungando una mano per prendere quella di Blaine.

 

“Kurt che sta succedendo? Stai bene?” domandò Blaine con preoccupazione.

 

“Mi serviva una spinta... e no, non sto bene perché non voglio vederti allontanare da me. La cosa potrebbe uccidermi. Quando sei uscito da quella porta è crollato tutto il mio mondo.” disse Kurt, sorridendo piano a Blaine.

 

“Non vuoi che io vada via?” ripeté Blaine, scandendo le parole.

 

“No assolutamente no. Blaine io ti amo, cioè in realtà non ho mai smesso di farlo, e lo so che ultimamente è stato tutto un vero casino tra di noi... ma se ne avrai voglia possiamo ricominciare insieme. Spero che mi darai un'altra possibilità.” rispose Kurt con un lungo respiro liberatorio.

 

Blaine sorrideva così tanto che Kurt si sentiva al settimo cielo per essere stato lui a causargli quel sorriso.

 

“Se avrò voglia, Kurt?” disse Blaine ed aprì la macchina uscendo.

 

“Certo, solo se avrai voglia, perché sono stato uno stronzo. Lo so e ti capisco nel caso tu abbia cambiato idea o- non lo so, non voglio neanche pensarci-io...” fece Kurt imbarazzato.

 

“Non c'è mai stata storia Kurt, mai. Perché non c'è mai stato nessun altro che abbia significato qualcosa per me.... non c'è nessun altro.” rispose Blaine e si avvicinò con passione sulle labbra di Kurt, spingendolo sullo sportello della macchina.

 

Kurt sorrise sulle labbra di Blaine e gli afferrò la spalla, stringendola leggermente e pizzicandogli il tessuto del blazer.

 

Poi il rumore di un clacson li riportò sulla terra ferma.

 

“Ehi! Siamo tutti fottutamente contenti... ma qui c'è gente che va di corsa! Spostate quell'inutile macchina dalla strada!” urlò un furioso automobilista del quartiere.

 

Kurt scoppiò a ridere, rendendosi conto dell'assurdità della situazione, e per un attimo intravide anche Ian che si godeva la scena dalla finestra.

 

Blaine mimò con le labbra le parole “ti amo” a Kurt e poi salì in auto per fare manovra.

 

***

 

Kurt aveva appena parcheggiato la macchina nel vialetto di casa sua.

Era tornato a Lima, dove le nuvole e gli alberi gli ricordavano ancora lui e Blaine in ogni sfumatura.

 

Blaine aveva parcheggiato poco distante ed ora si avvicinava alla macchina di Kurt con un'espressione spensierata.

 

Kurt fece un profondo respiro ed alzò lo sguardo verso la sua casa, avrebbe rivisto suo padre, Rachel e tutti gli altri, ma poteva affrontarlo ora che aveva di nuovo Blaine dalla sua parte.

 

“Tutto bene il viaggio?” chiese Blaine, aprendo lo sportello per far uscire Kurt.

 

“Sì... oh, dimentico sempre i tuoi gesti da gentiluomo di altri tempi...” disse Kurt, sorridendo.

 

“Mi ami anche per questo.” fece Blaine, mettendo un braccio intorno alle spalle di Kurt.

 

“Ti amo decisamente anche per questo.” ripeté Kurt felice.

 

Kurt prese dallo zainetto preparato da Mickey il suo iphone e decise di accenderlo, non lo accendeva da quando aveva lasciato Lima, ma ora che era tornato a casa doveva farlo.

 

Il suo cellulare si bloccò per qualche minuto, perché arrivarono decine e decide di messaggi e avvisi di chiamata e altro, poi quando sembrò riprendersi Kurt vide che l'ultimo messaggio ricevuto era di Mickey.

 

(18.07)

Mickey: Volevo dirti che ho appena lasciato Ian in clinica. Quei cazzoni dell'ospedale non mi hanno fatto entrare con lui... se gli fanno qualcosa vado lì con un fottuto fucile.

 

Kurt sorrise e disse: “E' Mickey! Ha portato Ian in clinica... pensavo non sarebbe mai arrivato questo giorno.”

 

“E' anche merito tuo se ha preso questa decisione, sono sicuro che risolveranno tutti i loro problemi.” rispose Blaine, stringendo un po' la spalla di Kurt.

 

(18.38)

Kurt: Siamo appena arrivati a Lima. Mi hai reso felice con quel messaggio... sapevo che avresti preso la decisione giusta. Stai vicino ad Ian anche da parte mia e se vi servisse qualunque cosa... chiamami e vengo subito lì.

 

(18.40)

Mickey: Sapevo di non essere un totale coglione, mi serviva solo una spinta per capire cosa fosse giusto fare. Non sono bravo con queste cose, ma quello era un ringraziamento per te. Spero di aver ricambiato il favore... saluta Blaine.

(18.41)

Mickey: Woah, per ora stiamo bene così. Piuttosto... quando Ian finirà la cura, e potrebbero volerci mesi e mesi, potresti ospitarci da te per un po'?

 

(18.45)

Kurt: Non è che mi hai solo ricambiato il favore, mi hai proprio ridato la mia vita indietro. Per il resto... sarete sempre i benvenuti a casa Hummel!

 

“Ti saluta Mickey e dice che in futuro pensano di fare un salto qui a Lima, te li immagini? Pensa alla faccia di Rachel!” disse Kurt, ridacchiando, mentre baciava Blaine sulla guancia.

 

“E perché Mickey che inserisce una parolaccia ogni due parole di fronte a tuo padre?” ribatté Blaine, sghignazzando.

 

“Oh, quella è una scena che vorrei vedere....” fece Kurt, avviandosi verso il portone di casa sua.

 

“Allora ci siamo. Riavrò la mia vita perfetta indietro.” disse Kurt, prima di suonare il campanello di casa sua.

 

“Ci siamo.” replicò Blaine felice che tutto fosse tornato alla normalità.

 

Kurt prese i suoi soliti tre lunghi respiri e poi suonò quel campanello.

Sentiva i passi di Burt e Carole muoversi dentro casa e stringeva con forza la mano di Blaine. Improvvisamente tutto sembrava non essere mai cambiato, tutto sembrava come la trama perfetta di una storia di cui lui aveva dimenticato di essere il protagonista.

 

Ma ora aveva ripreso in mano quel libro e pieno di ispirazione non vedeva l'ora di scrivere altre dieci, cento o perché no, mille pagine di Kurt e Blaine.


****

Allora questa sarebbe la fine, dico sarebbe la fine perchè all'inizio avevo calcolato dieci capitoli e ne sono venuti esattamente dieci, però non elimino del tutto la possibilità di continuare a scrivere ancora di questa storia un giorno. Ho lasciato di proposito il finale aperto alla fine, senza contare l'accenno al fatto che i Gallavich possano fare un salto a Lima prima o poi... non lo so, vedrò cosa fare con il tempo. Chiaramente se qualcuno vuole che io continui a scrivere qualcosa per questa storia mi faccia sapere :)

Intanto, ringrazio tutti coloro che hanno letto e dato fiduca a questa storia, ma più di tutti ringrazio Mary17 che ha commentato questa FF fino alla fine!
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3043476