Attraverso la veritá

di Naxi_4ever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

Seduto per terra,si aggrappava forte alla fidanzata,cercando conforto,fiducia,coraggio. 
Facundo aveva avuto l'ennesima crisi e ancora una volta era stata Alba a doverlo rassicurare. Era tutto ció che era rimasto al ragazzo,l'unico punto di riferimento,nonché l'unica persona che amasse,alla quale concedesse di stargli accanto. 
Forse perché con lei si sentiva al sicuro,per quel poco che poteva,forse perche sapeva che era l'unico modo per non tuffarsi nel passato e affogarci dentro,completamente,senza nessuna via d'uscita.
Con le mani afferró forte le sue spalle,come se fossero l'unico appiglio su una liscia parete verticale,sollevandosi quel poco per riuscire ad affondare la testa contro il suo petto,bagnando il maglione di Alba di lacrime amare.
Urlava,stringeva le mani contro il viso,dondolandosi avanti e indietro sui piedi. 

Un'altra volta si era ritrovato nella camera dei suoi genitori,vuota da ormai cinque anni. Il letto era ancora disfatto: dal giorno del rapimento non aveva avuto il coraggio di toccare nulla. La finestra era aperta,il vetro rotto,cosí come l'AFB l'aveva lasciato. 
Era il cinque marzo del 2007 quando,durante la notte,quell'associazione li aveva presi in ostaggio. Entrambi avevano tenuto nascosta la storia al figlio per numerosi anni. Non era mai stato al corrente delle minacce,dei foglietti nella cassetta delle lettere,degli incontri segreti con un uomo vestito di nero.
Mai,fino a quella notte. Aveva solo 17 anni,stava dormendo beatamente,ripensando all'appuntamento con una certa Lucy,la ragazza con cui usciva ai tempi,quando aveva sentito un rumore netto,poi l'urlo della madre,bloccato prima che potesse divagarsi troppo. Senza nemmeno pensarci,era corso da lei,la donna che aveva sempre lottato per dargli ció che voleva,che aveva rinunciato a tutto,per lui.
L'unica cosa che era stato in grado di vedere era il corpo del padre avvolto da una corda marrone,svenuto. L'AFB lo trascinava fuori dalla finestra della loro camera da letto. Non sapeva se fosse una fortuna o meno,ma non lo avevano visto. 
Per giorni non era uscito di casa,ma si era rintanato sul suo letto,sopra alle coperte,senza muoversi se non per prime necessitá.
Lo sguardo era diventato buio,spento. Fissava il vuoto,senza riuscire a darsi una spiegazione di tutto ció a cui aveva assistito. 
Una volta tornato a scuola,aveva allontanato tutti da lui. Se non aveva i suoi genitori accanto,non voleva nessun altro.
Non si sa come ma,quattro anni dopo,in un giorno come tanti,dopo aver fissato la lavagna nera sei ore piene,aver ricevuto le ennesime ramanzine dai professori e gli altrettanti sguardi pieni di compassione dei suoi compagni,aveva incontrato lei,l'unica che non lo vedeva come qualsiasi altro essere sulla terra.
Alba Rico Navarro,studentessa ventunenne della sua stessa universitá,ultima iscritta alla sua classe. Non aveva fatto alcuna domanda sulla sua storia,benché Facundo sapesse che gli altri le avevano giá raccontato ogni dettaglio. Era diventato il burattino della scuola,l'asociale,quello con gli occhi vuoti. 
Ma lei no,non aveva voluto credere ai fatti sicuramente storpiati degli altri allievi. Gli si era avvicinata per fargli una domanda su un compito; durante le lezioni aveva notato la bravura del ragazzo nella biologia,quindi chi meglio di lui poteva spiegarle l'argomento? 
Iniziarono a incontrarsi ogni sera a casa di lei,mentre il loro legame si rafforzava a loro insaputa. Si erano messi insieme,un anno dopo,quando ormai lei conosceva abbastanza cose su Facundo. Ma almeno sapeva la storia vera,non quella che gli alunni dell'universitá utilizzavano per prenderlo in giro,per renderlo debole agli occhi degli altri.

Ora erano passati tre anni,e il loro rapporto non era cambiato,se non per il fatto che Alba era l'unica persona a cui Facundo concedesse di avvicinarsi,quindi l'unica in grado di aiutarlo quando il terrore si faceva largo nei suoi occhi,rendendoli nuovamente spenti,pieni di ricordi. 
E infatti aveva chiamato proprio lei,quando aveva sentito il respiro farsi affannoso,le gambe cedere e il peso del corpo catapultarsi in avanti,fuori dalla camera dei suoi.
Era corsa a casa sua all'istante,l'aveva trascinato in cucina come faceva ogni volta,rimproverandolo per essere andato in quella stanza. Poi si era seduta su una sedia,stringendo forte il suo corpo scosso e tremante.
E lí si trovava ancora,rassicurandolo,sussurando a bassa voce che le cose si sarebbero sistemate,un giorno,carezzandogli i ricci bruni,bagnati dal sudore.
-Alba- sussurró Facundo alzando il viso verso di lei. 
Vedere quegli occhi opachi,cosparsi dalle lacrime le fece venire un tuffo al cuore. Scacció l'orribile sensazione e gli rivolse un leggero sorriso -Dimmi- rispose togliendogli le lacrime dalle guance con il pollice.
-Grazie- disse il ragazzo per poi riabbassare la testa. 
Alba scese dalla sedia,inginocchiandosi alla sua altezza -No,Facundo,no- lo pregó facendogli rialzare il viso,tornando ad avere lo sguardo puntato su di lei -Va tutto bene,okay? Va tutto bene- ripeté attraendolo a sé e stringendolo forte,accarezzandogli la schiena nel tentativo di rassicurarlo. Giá una crisi era troppo,non poteva ributtarsi giú,rimettendosi a piangere. 
Sapeva in quali condizioni stesse,ma gli psicologi avevano parlato chiaro: doveva rimettersi.
Si alzó in piedi,trascinandolo con sé fino ad uno scaffale,dal quale estrasse una scatolina bianca. Facundo impallidí -No,le pillole no- la pregó sofferente -Non le voglio- ripeté come un bambino davanti al suo antibiotico.
Alba gli afferró le mani sudate,portandole vicino al suo petto,sopra al cuore -Facundo,devi prenderle,lo sai. Ti aiuteranno a non avere questi attacchi e ti calmeranno,cosí magari piú tardi andiamo a fare una passeggiata,ci stai?- spiegó pazientemente guardandolo fisso negli occhi. Lui fece una smorfia imbronciata,ma poi accettó la proposta e ne ingoió una.
Alzó il viso e la guardó come a dire 'contenta?',Alba annuí,per poi congedarlo con un sorriso -Scusami,torno subito-.

Uscí dalla porta che dava sul grande giardino perfettamente curato e corse a sedersi su una panchinetta in pietra. 
Respiró forte,formando davanti a sé una nuvoletta di vapore,causata dal freddo invernale.
Era difficile convivere con Facundo,specialmente durante queste cadute. Ora erano molto meno frequenti rispetto agli anni scorsi,ma il ricordo del passato non voleva saperne di lasciarlo,anzi,ogni giorno si impuntava di piú per sapere la veritá.
A volte provava a immedesimarsi in lui,pensando a come avrebbe reagito,ma scacciava subito l'immagine dalla mente,pensando che sarebbe impazzita senza la sua famiglia. Facundo era forte,in confronto. Non aveva voluto affidarsi a nessun centro,ma aveva vissuto solo da quando aveva 17 anni. 
La chiamava sempre,non sgarrava mai riguardo a visite mediche e sedute dallo psicologo. Per fortuna non si era arreso,era un ragazzo coraggioso.
Lei era l'unica che poteva stargli vicino,l'unica a cui tenesse davvero,era un onore e un privilegio,per Alba. 
Chiunque volesse fare conoscenza con lui veniva scacciato in malo modo,gli ex compagni di scuola che erano passati a perdonarlo erano usciti di casa con un occhio nero,o un livido da qualche parte.
Ma lei no. 
Forse era per le occhiate di compassione che gli altri gli lanciavano. 
Lui non voleva che provassero pena,voleva sentirsi un ragazzo normale,ma quegli sguardi glie lo impedivano,lo facevano sentire diverso.

La porta si aprí dietro di lei,si voltó e vide Facundo. Sorrise,facendogli segno di sedersi accanto a lei.
-Scusa- disse il ragazzo prendendo posto sulla pietra ghiacciata. 
Alba si voltó di scatto,carezzandogli una guancia -Non devi preoccuparti,é normale che tu abbia queste crisi,l'importante é superarle- 
Poggió la testa sulla spalla di lui,puntando lo sguardo sul lago che occupava gran parte del piccolo paesino in cui vivevano. Lo stesso fece Facundo,lanciando un respiro profondo.
-Sono forte- esclamó deciso,senza distogliere gli occhi dal lago,che si poteva vedere grazie all'altezza della collina su cui si ergeva la sua casa.
Alba gli afferró una mano,gli occhi nella stessa direzione -Lo sei- fece una pausa -E insieme scopriremo tutta la veritá- 
Facundo la strinse a sé -Lo faremo- annuí.
-Lo faremo- ripeté lei.

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Buonasera a tutti! 
Eccomi con una nuova ff,spero che il prologo vi sia piaciuto.
Non é lunghissimo,ma l'ho scritto per introdurre la storia in sé,che inizierá dal prossimo capitolo.
Giá vi avviso: non aspettatevi un perenne 'E vissero tutti felici e contenti',perché non sará cosí,contrariamente a tutte le mie precedenti storie.
Non chiedetemi come mi sia venuta in mente,perché non lo so nemmeno io,so solo che oggi mi sono messa a scrivere la vaga idea che avevo in testa.
Non so se come trama possa piacere o meno.
Facundo non sará cosí depresso per tutta la storia,se ve lo state domandando,sarebbe troppo monotono,ho solo voluto descrivere la caduta per dare un'informazione generale sul suo passato,che poi verrá approfondito man mano.
Giá che ci sono,volevo scusarmi con tutti coloro che seguono 'The Paladins' per il mio enorme ritardo nell'aggiornamento,ma ho una specie di blocco,spero se ne andrá presto.
Non ho altro da dire,quindi lascio la parola a voi,ditemi che ne pensate! 
Besoos<33

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 
CAPITOLO 1
 
Era mattina ormai,quando Facundo aprí gli occhi. Una luce lieve illuminava la sua camera da letto,permettendo di vedere il contorno scuro dei mobili. Accanto a lui Alba dormiva ancora. 
Dopo la caduta del giorno prima,aveva deciso di rimanere a dormire da lui. Facundo le aveva detto che non era obbligata a restare,che se voleva poteva tornare dalla sua famiglia,se la sarebbe cavata come aveva fatto per anni.
Ma non aveva ammesso repliche,dicendo che era meglio cosí,che ne avrebbero approfittato per passare del tempo assieme.
Facundo ne era felice,insomma,tutti vorrebbero avere accanto a sé la propria fidanzata tutta la notte,ma aveva intuito che c'era qualcosa dietro a tutto questo.
Le stampó un bacio sulla guancia,che non la smosse di un centimetro: quella ragazza aveva davvero il sonno pesante!
Appoggió la schiena alla testiera del letto,mettendosi comodo nel poco spazio che gli rimaneva e si soffermó ad osservare la sagoma accanto a lui.
Era cosí bella,con i boccoli neri che le coprivano il viso struccato,per una volta libero da ogni pensiero. La sua maglia degli U2,che le aveva prestato come pigiama,la copriva giusto fino all'inizio delle cosce,mentre le gambe erano scoperte,una sopra all'altra. Le unghie smaltate di nero si intravedevano in mezzo alla massa di ricci spettinati. Era voltata verso il muro,appoggiata sul fianco destro. 
Non capiva come facesse ad amarla tanto,a sentirla cosí indispensabile per la sua vita. Ogni volta che lei sorrideva,o semplicemente si mordeva un labbro,sentiva un'irrefrenabile voglia di abbracciarla,di spingerla contro una parete e baciarla,cosí,senza fine. E non per puro gusto,o per passatempo,semplicemente per dimostrarle il suo affetto.
Tolse la coperta e si alzó,diretto verso il bagno.
Si guardó allo specchio,indeciso se farsi la barba o meno; Alba diceva che era sexy con un filo di barba,ma senza diventare un bisonte. E in quel momento il suo viso stava per avvicinarsi alla seconda opzione. Sbuffó,mentre afferrava il rasoio e il dopobarba,che appoggió vicino al lavandino. Passó una mano tra i capelli,che finalmente erano ricresciuti dopo l'ultima pazzia commessa dal suo parrucchiere. 
Erano bruni e ricci,ora tutti piegati dal lato su cui aveva dormito.
Tolse la maglia grigia e accese il rubinetto della doccia,poi tornó al lavandino a farsi la barba,mentre l'acqua si scaldava.
Intento nel suo lavoro,non si accorse di una presenza dietro di lui,finché due braccia lo avvolsero da dietro.
Si giró,trovandosi davanti il viso sorridente di Alba,che lo salutó dandogli un bacio sul naso. Facundo si voltó con il corpo alzando un sopracciglio,poi la attiró verso di sé,appoggiando la fronte sulla sua -Ora mi saluti con i baci sul naso? Oh,non va bene principessa- disse stampandole un bacio sulle labbra.
Alba si separó subito,poi corse allo specchio assicurandosi di tenere la bocca ben chiusa,aprí il rubinetto e risciaquó la schiuma da barba finita sul viso. 
-Questo non si fa,Facundo!- esclamó puntandogli un dito contro. Lo raggiunse e prese altra schiuma con l'indice,sporcandogli la fronte e l'attaccatura dei capelli.
Lui spalancó gli occhi e corse a chiudere la porta del bagno,vedendo che Alba stava scappando via -Sei in trappola,ora- disse incrociando le braccia,con la schiena appoggiata sulla porta.
Alba sbuffó,poi lo raggiunse di nuovo e prese ancora schiuma,che sparpaglió nei capelli di lui mentre li spettinava velocemente. -É la guerra che vuoi?- domandó il ragazzo afferrandole forte la vita -Bene,guerra avrai- 
Detto questo,si avventó su di lei,camminando fino alla porta della doccia,contro la quale appoggió Alba,che non smetteva di ridere,urlando dei 'lasciami' soffocati dal solletico che Facundo le stava facendo sui fianchi. 
Il solletico sui fianchi era il punto debole di Alba,con quello non riusciva piú a ragionare,e questo Facundo lo sapeva bene.
-Facundo,non vale! Facundo!- urló cercando di spingerlo via posando le mani sul suo petto. All'improvviso la porta della doccia si aprí,facendo cadere al suo interno entrambi,che si ritrovarono seduti sotto al getto di acqua calda. Scoppiarono a ridere di nuovo,mentre si schizzavano a vicenda. 
Gli occhi di Alba si posarono su quelli di Facundo,felici come non lo erano mai stati da quando lo conosceva,spensierati,finalmente liberi da ogni rammarico o paura. 
Quando anche lui alzó lo sguardo,incontró quello di Alba fissarlo con dolcezza. 
Alzó una mano sulla sua guancia,togliendole con un pollice un pó di schiuma rimasta sul viso -Perché sorridi?- chiese,vedendo che lei non smetteva di fissarlo.
-Perché sei felice- rispose Alba,appoggiando una mano sulla sua. Facundo abbassó il viso -Oggi voglio scoprire la veritá- disse,mentre fissava le gocce d'acqua che scendevano dalle punte dei capelli di Alba. La ragazza spalancó gli occhi,avvicinandosi ulteriormente a lui -Davvero?- domandó quasi preoccupata. Se solo vedendo la stanza dei suoi genitori aveva delle crisi,non voleva immaginare cosa potesse succedere ricercando testimonianze su di loro. 
Facundo annuí,tornando a guardarla negli occhi -Alba,ormai sono passati otto anni,é arrivato il momento,non posso rimandare per tutta la vita- spiegó pazientemente,prendendole una mano tra le sue. Alba scosse la testa,come per convincersi di quello che stava ascoltando: durante tutto quel tempo,Facundo non aveva mai voluto parlare di quella scomparsa improvvisa,forse per non provare di nuovo il dolore di quella notte. Certo,era curioso di sapere come fossero andate le cose,della veritá,ma ogni volta che cercava di entrare nella loro stanza per raccogliere qualche informazione,una fitta lo bloccava. 
Oggi tutto sarebbe cambiato,finalmente,magari avrebbero capito,insieme. 
Facundo alzó il viso verso il getto d'acqua ancora acceso,inarcando un sopracciglio -Usciamo?- 
Alba annuí ridendo -Meglio di sí- rispose mentre strizzava la maglia,ormai completamente bagnata. Facundo spense il getto,mentre faceva lo stesso con i pantaloni del pigiama.
 
Una volta cambiati e dopo aver fatto colazione,risalirono le scale fino all'ultima stanza in fondo al corridoio; la stanza causante di tanti mancamenti e crisi stava per essere esaminata.
Facundo si fermó davanti alla porta chiusa,fece un respiro profondo,strinse forte la mano di Alba e abbassó la maniglia. Alba appoggió una mano sulla sua,aiutandolo ad aprire la porta scura. Facundo scacció una lacrima che stava per solcare i suoi occhi,poi si voltó verso la sua fidanzata,che assunse uno sguardo come a chiedergli se fosse sicuro di ció che stava facendo. Lui annuí,poi fece un passo avanti,trovandosi sul palqué in legno che da tanto tempo non aveva sotto i piedi. Era il regalo di compleanno per sua madre: Facundo e suo padre avevano lavorato tanto per metterlo in tempo,il pomeriggio prima. Lei lo voleva da tanto tempo,ma non era mai riuscita a permetterselo.
Era ancora nuovo,sembrava che nessuno ci avesse mai camminato sopra. 
Si guardó intorno,fermandosi ad osservare con attenzione le foto e i dipinti posti con cura sulle tre pareti non coperte dall'armadio. La maggior parte contenevano foto dei suoi genitori da giovani,altri ritraevano tulipani gialli e rose bianche. Una parete era dedicata soltanto a lui. 
Sue foto da neonato si alternavano a quelle delle scuole elementari,scuole medie e infine quelle di otto anni prima. 
Involontariamente,abbracció forte Alba,stringendole un braccio intorno alle spalle. Non riusciva a fare a meno di sorridere,pensando che i suoi genitori avevano addobbato una parte della loro camera pensando a lui. A lui e basta. 
Alba ricambió l'abbraccio,anche lei evidentemente commossa. -Amore,sei sicuro di voler andare avanti?- chiese voltandosi verso di lui. Facundo fece di sí con la testa,prima di tirare un altro respiro e sorriderle come mai aveva fatto trovandosi in quella stanza. 
Alba aveva capito che nulla avrebbe potuto smuoverlo,in quel momento. Una nuova forza si era impossessata di lui,speranza,sete di dettagli,di sapere la veritá. 
E lei l'avrebbe accompagnato.
Sciolse l'abbraccio,permettendogli di perlustrare la camera. Mentre lui si dirigeva verso le foto,lei salí sul pesante tappeto rosa,cosparso di rose bianche ricamate sopra.
Si inginocchió per vederlo meglio,poi inizió ad accarezzare la stoffa con una mano: era un materiale bellissimo e molto antico,doveva essere costato una fortuna! -Era di mia nonna- 
La voce di Facundo dietro di lei la fece sobbalzare. Il ragazzo si sedette accanto a lei a gambe incrociate,poi bloccó la mano di Alba,che si stava rialzando. -Non mi da fastidio se ci stai sopra- la tranquillizzó con un sorriso. Sfioró una rosa bianca -L'aveva cucito sua sorella,ma mia nonna se n'era impossessata subito dopo averlo visto,le piaceva un sacco! Poi l'ha regalato a mia madre come regalo di nozze,e non é mai uscito da questa camera. Io lo adoravo! Ricordo che io e la nonna giocavamo a chi riuscisse a contare piú rose- raccontó sorridendo nostalgicamente. Alba gli accarezzó una guancia -É bello poter sapere qualcosa di te- 
Si alzó in piedi e corse verso la parete con le sue foto -Non dirmi che questo eri tu!- esclamó indicando la foto di un bambino di circa un anno,sdraiato a pancia in giú sul pavimento con il culetto roseo all'aria. Facundo si avvicinó,poi scoppió a ridere -I miei genitori amavano farmi foto anti sgamo- disse alzando le spalle. 
-Ma com'eri carino!- lo prese in giro Alba,cercando di trattenere le risate. Poi si soffermó su un'altra foto,dove probabilmente aveva sei anni. -E questo visino imbronciato?- domandó indicandola. -Era il primo giorno di scuola elementare. Non volevo abbandonare l'asilo,le mie zie mi avevano raccontato che a scuola non si poteva giocare e se quel giorno non ho fatto scoppiare la terza guerra mondiale era solo perché non sapevo come fare!- 
Alba sorrise,continuando ad osservare le foto della sua infanzia. -Ma eri biondo da piccolo!- 
Facundo si grattó il capo -Il destino ha scelto che sarei stato piú figo moro- 
Alba gli diede uno schiaffo sul braccio -Ha anche scelto la modestia come tuo punto forte!- 
Il ragazzo alzó gli occhi,poi camminó fino all'armadio,dove probabilmente avrebbe trovato la verita. Alba lo raggiunse,fermandosi qualche passo dietro di lui.
Prima di avvicinarsi in modo da poter aprire l'anta,Facundo si voltó. -Prima di compiere questo passo volevo ringraziarti. Grazie perché sei l'unica che mi é sempre stata vicino,in ogni occasione e in ogni momento di panico. Quando non capivo piú il motivo per cui stavo in questo mondo mi hai fatto tornare con i piedi per terra,facendomi capire che la vita andava vissuta,nelle buone e nelle cattive. Sei l'unica di cui mi posso fidare,l'unica che mi aiuta e mi sostiene,senza farmi sentire l'intruso. E ora che sono quí,non voglio scoprire da solo la veritá,é un passo che voglio compiere con te. Vieni- la incitó tendendole una mano. 
Alba scacció le lacrime e gli diede la sua,per poi stampargli un bacio. -Grazie a te,per avermi permesso di entrare nella tua vita- 
I due appoggiarono una mano sulla maniglia,poi aprirono l'anta dell'armadio. Facundo aprí la seconda,poi si inginocchió a terra,togliendo alcune scatole nascoste nell'ultimo ripiano. Alba fece lo stesso,riordinandole in base agli anni scritti sopra. 
Tutto iniziava nel 1985. 
Facundo fece un sussulto vedendo una data ben precisa scritta in piccolo,accanto a quell'anno: 12 giugno 1985. 
-Il giorno del matrimonio dei miei genitori- sussurró aprendo il coperchio. 
Estrasse un mucchio di lettere con gli angoli rovinati,le sfoglió tutte fino a trovare quella con la data piú vecchia. Guardó Alba come a chiederle cosa dovesse fare,lei alzó le sopracciglia,incitandolo ad aprirla.  
Tolse il foglio bianco,stropicciato lungo il lato destro e si sedette vicino ad Alba,permettendo anche a lei di leggere. 
Indicó le prime righe,che erano state cancellate,poi passó a quelle inferiori,dove minacce e frasi spaventose si susseguivano. La lettera era indirizzata a sua madre.
 
"Lucia,rieccoti quí,pronta a sposarti. Sei scappata da me per anni,ma non rassicurarti,riavró quello che volevo. Pensavi che mettendoti con un altro uomo mi avresti allontanato? 
Eri anche convinta di avercela fatta,non é vero? 
Ma io non ho smesso di osservarti un secondo,non intendo smettere di farlo. 
Non venire a cercarmi,non dire nulla a tuo marito,non penso che tu voglia rovinare il vostro viaggio di nozze. 
Ricorda solo una cosa mia cara,non sei al sicuro" 
 
Nessuna firma,nulla.
Facundo fece cadere la lettera dalle mani con gli occhi spalancati. Rimase fermo qualche secondo,poi uno scatto di ira lo invase,si alzó in piedi e inizió a prendere a pugni la parete. -Figlio di puttana! Non si doveva azzardare,non doveva! Il giorno del suo matrimonio cazzo,il giorno del matrimonio!- 
Urlava,non smetteva di insultare il tizio che aveva minacciato la madre,mentre Alba cercava invano di farlo tornare in sé. 
-Facundo! Facundo,ascoltami,Facu!- gridó piú forte stringendogli un braccio -Calmati!- 
Facundo si bloccó,ma la rabbia in lui non era spenta. Ansimava,desideroso di dare altri pugni. La stretta di Alba lo stava uccidendo,voleva essere libero,sfogarsi. 
-Alba togliti!- urló prima di scansarla con una spinta. Tornó a dare calci e pugni irripetutamente all'armadio,al letto,al pavimento e alla porta. 
Alba era seduta in un angolo,mentre osservava la scena con gli occhi spalancati,solcati dalle lacrime. Non aveva mai avuto crisi di questo tipo,non sapeva cosa fare. 
Nei suoi occhi poteva leggere paura,rabbia,voglia di vendetta. 
Dopo pochi minuti Facundo si calmó e si lasció cadere a terra,seduto con la schiena contro la parete tra l'armadio e la porta. Rimase con la testa tra le mani per un pó,poi alzó lo sguardo e vide Alba,ancora immobile contro la parete opposta,gli occhi terrorizzati. Teneva stretto un braccio,che probabilmente era finito contro il muro quando l'aveva spinta.
L'aveva spinta,tutto d'un tratto l'immagine si focalizzó nella sua testa. L'aveva fatto involontariamente,non se n'era nemmeno reso conto. 
Corse da lei e le alzò la manica del maglione per controllare che non ci fosse nulla. A quel contatto Alba si irrigidì: probabilmente si aspettava un altro attacco. 
Facundo la guardó come per rassicurarla,ma spaventato allo stesso tempo. Non poteva perdere anche lei,non avrebbe dovuto fare quello che aveva fatto. -Alba,stai tranquilla ti prego- disse a bassa voce quasi con disperazione -Scusami,davvero scusa,non volevo- ribadì mentre controllava il graffio insignificante sul suo braccio. 
Alba rimase ad osservarlo pochi secondi,poi lo strinse forte attraendolo a sè. Il ragazzo si ritrovò con il viso sulla spalla di lei,la testa contro la sua spalla. Entrambi ansimavano,tra paura e conforto. Alba gli accarezzava i capelli per calmarlo,sapeva che stava piangendo,seppur così silenziosamente da non percepirlo. Ma sentiva i sussulti che cercava di nascondere,sentiva che stava stringendo forte gli occhi con i pensieri confusi,l'istinto che gli consigliava di ammazzare l'uomo che aveva minacciato la madre,anche se gli faceva paura. Tanta paura. 
Capiva quello che stava provando,poteva immaginarlo. 
Lo strinse ancora di più,chinandosi per posargli alcuni baci tra i capelli. Facundo si rialzó dopo essersi calmato,gli occhi erano ancora rossi. -Scusa- sussurró ancora una volta. Non aveva neanche il coraggio di guardarla in faccia,si pentiva amaramente dell'azione che aveva commesso. 
Alba scosse la testa -Stai tranquillo- lo aiutó ad alzarsi,poi gli fece segno di uscire,mentre si dirigeva verso l'armadio per mettere via tutte le scatole e i ricordi in queste contenuti.
Tornò da lui e chiuse la porta -Per oggi direi che puó bastare- annunció portandolo nella sua camera. 
Facundo si scraiò sul suo letto,trascinando Alba con lui. La bació lentamente,in modo dolce,tranquillo. Aveva bisogno di conforto,di amore. Aveva vissuto troppe emozioni in troppo poco tempo,l'avevano distrutto. 
La verità lo stava distruggendo,come avrebbe fatto scoperta tutta la storia? Si sarebbe disintegrato? 
Alba aprì bocca per dire qualcosa,ma lui la bloccò -Ti prego,non ne voglio parlare ora- 
La riccia gli lanció uno sguardo di comprensione,poi si abbassó verso di lui,appoggiando la testa sul suo petto,proprio sopra al cuore. 
-Ti amo,grazie-
 
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Buonasera a tutti! Finalmente ho aggiornato,non ci credo nemmeno io! 
Scusate ma in questo periodo non avevo tempo,nè ispirazione,quindi mi è risultato abbastanza difficile andare avanti con la storia. Ma ora eccomi quì,spero che io capitolo vi piaccia! 
Beh,non c'è molto da dire. Facundo ha avuto l'ennesima crisi,ma questa volta in maniera differente. Ma finalmente ci avviamo verso la verità,cosa voleva quell'uomo dalla madre? 
Ditemi cosa ne pensate! 
Besoos<33

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