Ratchet & Clank: Revenge of the Fallen

di Mach 01
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Da soli nel buio ***
Capitolo 2: *** A volte ritornano ***
Capitolo 3: *** Chi non muore si rivede ***
Capitolo 4: *** Il nemico alle porte ***
Capitolo 5: *** Vecchi amici ***
Capitolo 6: *** Ci rincontreremo presto ***
Capitolo 7: *** Riunione ***
Capitolo 8: *** Un po' di svago ***



Capitolo 1
*** Da soli nel buio ***


"Siamo pronti a procedere, dunque?" un vocione rauco echeggiò nell'aria. "Sì, signore. Abbiamo preparato tutto. Siamo pronti a partire. In teoria." e una vocina stridula, che parla davanti all'omone. "E cosa ci sarebbe che non và con "In teoria."?" il vocione fece eco in tutta la stanza buia, con solo una lampada a muro accesa. "Vede, l'unico problemino, è che le guardie sono astute.. Ci vuole un piano come si deve." l'omone cominciò a infuriarsi con parole che uscirono come fiumi in piena dalla bocca. "Mr. Klink, sai per quale motivo ti ho scelto come compagno di cella, vero?!" lo scricciolo si impaurì. "S-si?"
"Perché come tuo fratello, sei un dannatissimo genio! Sei tu quello che deve pensare a cose come queste!! Un dannatissimo piano per uscire da qui. Lo sai, vero?" mentre parlava, l'omone riempì di saliva il poveretto, già impaurito. "S-si signore!"
"E allora vedi di pensare in fretta! E' da tipo quattro anni che siamo rinchiusi qui dentro, conosciamo la struttura della prigione come le tasche dei nostri pantaloni, osserviamo le guardie ogni santo giorno, e abbiamo pianificato dove prendere tutto il necessario per uscire da qui!"
"S-si, certo.. Vuole che le faccia un breve riassunto prima di pensare alle guardie…?"
"E vai!" lo scricciolo pensò, mettendosi un dito davanti alla bocca, e buttandosi sul letto adiacente al muro, mentre l'omone era seduto a terra schiena al muro opposto. Passarono qualche secondo, l'omone cominciò già a spazientirsi.
"D-dunque.. Allora. Pensavo, la prigione è praticamente una stazione in pieno spazio profondo. Dunque dobbiamo prendere delle navi." agitò le mani nell'aria come se descrivesse il percorso da fare. "Le navi si trovano all'ultimo piano della stazione. Ci sono quattro piani: il primo dove si trova la prigione dove siamo noi attualmente, il secondo dove si trovano le segrete, il terzo è una sorta di piano di ristoro delle guardie, e l'ultimo, appunto è un mini hangar." l'omone obiettò qualcosa con tono pacato. "E come lo raggiungiamo senza esser visti?"
"Uno di noi dovrà far fuori praticamente tutte le guardie che si trovano sul percorso, telecamere di sicurezza comprese, fino a farci strada all'ascensore." l'omone ascoltò lo scricciolo con attenzione. "Il problema qui è aprire l'ascensore. Al posto del classico bottone per chiamarlo, cè un dispositivo ad impronte digitali. Mi è capitato di vedere una guardia con un abito diverso rispetto alle altre, che immette l'impronta del pollice della mano destra per far aprire l'ascensore. Questa stà in una cabina situata sopra alla sala principale, e la sala principale come ben sai è dove stiamo noi, quindi praticamente è quella cabina lassù." Mr. Klink con la manina puntò l'indice verso la finestrella della porta della cella, dove si intravede la cabina, lassù, sul soffitto con la guardia dagli abiti gialli. L'omone annuì. Mentre tu farai fuori le eventuali guardie fino ad arrivare all'ascensore, io mi procurerò il pollice della mano destra di quella guardia." l'omone grugnì. "Quanto tempo ci metterai?" lo scricciolo continuò il discorso, perplesso. "Eh, non sono un gran combattente, lo stordirò con un colpo secco alla nuca e poi gli taglierò il pollice con qualcosa di davvero affilato.." l'omone aspettò che lo scricciolo continuasse il discorso, passarono dieci secondi, ma non si spazientì questa volta. "Dopo che sarò arrivato da te, farò scannerizzare il pollice, e andremo all'ultimo piano." l'omone annuì, poi concluse il discorso. "Speriamo di farcela." lo scricciolo concordò facendo su e giù con la testa. "Mentre però saremo dentro l'ascensore quando questo andrà al quarto piano, dovremo nasconderci sopra il soffitto di esso. Sai, non si sa mai, le guardie vedendoci potrebbero sparare a vista." l'omone pensò a quelle parole, appena prima che Mr.Klink continuò il discorso interruppe. "Non cè bisogno di nasconderci da nessuna parte, prenderemo i vestiti delle guardie e ce li metteremo addosso. Funzionerà, ma solo per un tempo limitato, giusto perché non s'accorgano di noi mentre ce la filiamo con la nave." Mr.Klink rispose subito dopo seccato. "Andiamo, ti dimentichi sempre di quanto io sia minuscolo quanto una palla da basket!" ricambiò la sua risposta seccata con un sorriso compiaciuto. "Prenderò uno zaino e ti ci metterò dentro, semplice!" scosse la testa con disappunto.. Ma d'altronde, quando evasione è mai andata bene? "Male che vada, sei stato un buon compagno di cella, Mr. Klink."
 "Ti sono debitore per avermi difeso dagli altri durante i pranzi." l'omone sorrise compiaciuto. "Nulla in confronto a quanto hai fatto tu ideando questo piano di fuga."
 "N-niente di che.." Mr. Klink fece toccare entrambi i sui indici uno contro l'altro, e allegramente l'omone gli diede una pacca sulla spalla, che sembrò un macigno dato che finì per far cadere dal lettino Mr. Klink. "Scusa, scusa! Non volevo, ahaha!"
 

Passarono giorni prima che si sentissero pronti ad evadere. Quando poi l'omone si spazientò e si rivolse a Mr.Klink con ansia. "Oh, ehi, dai facciamolo! Non vedo l'ora di uscire da qui!" l'omone guardò tramite la finestrella della porta all'infuori, impugnando con le mani sporche di sudore e chissà cos'altro le piccole balaustre che sostengono la finestrella sulla porta. Nella via dove si trova la loro cella, ce ne sono altre tre-quattro a sinistra, poi a destra una scala che porta in giù, poi non riuscì a vedere altro. Nelle rispettive piattaforme ci sono due guardie per lato a fare avanti e indietro. «Il piano d'evasione sembrava più facile su carta» pensò l'omone guardando fuori la cella. "Mr. Klink penso faremo prima a farci strada a suon di proiettili." lo scricciolo lo guardò come se avesse detto una perla di saggezza. "Già, ahahah." di lì a poco, passò una guardia, davanti alla porta della cella, quando ancora l'omone era lì a guardare. Gli notò un mazzo di chiavi appeso nella fessura della cintura. L'omone non ci pensò due volte a stordirla e prenderle il mazzo di chiavi strappandogliele dalla cintura facendo oscillare il corpo dello svenuto: Mr.Klink aveva dimenticato quanto l'omone fosse forte. Niente meno era un Agoriano con mille battaglie dietro le spalle. "Oh, a quanto pare è ora.." eccitato e al col tempo impaurito Mr.Klink. "E va bene, proviamoci.. Tanto io non c'entrai nulla con la causa, rimasi rinchiuso con te solo per pura coincidenza di esser stato sul posto, mhmhmhm." Mr.Klink entrò nei condotti d'aerazione con salti che pareva una cavalletta. Era minuscolo ma agile. L'Agoriano si fece strada alla destra della porta della cella, seguendo il percorso che vide dalla finestrella, quindi se ne andò in giù, e vide l'ascensore, come pianificato. Non c'era nessuna guardia nei dintorni. "Dai scricciolo.. Muoviti.." pensò l'Agoriano ormai davanti l'ascensore. Mr. Klink raggiunse la cabina come pianificato, e ne fù compiaciuto di ciò. La guardia in giallo era seduta davanti i monitor, sveglia. Ma non li stava guardando tramite i monitor che aveva davanti, leggeva "Cinquanta sfaccettature di Terachnoidi." Un colpo di fortuna Mr.Klink pensò. Fece per preparare il colpo dietro la nuca da lui sperato, quando d'improvviso la guardia si girò e con uno scatto fulmineo passò da dietro di lui e premette un pulsante rosso. Un allarme suonò facendosi sentire in tutta la stazione, sia all'Agoriano che a Mr.Klink stesso non piacque come cosa. Si lanciarono un'occhiata d'intesa, e Mr.Klink lottò con tutte le forze per strappargli di mano il pollice destro. Letteralmente. Un pugno di là, Mr.Klink lo evitò. Mr.Klink tentò di andare dietro di lui, niente da fare, la guardia guardinga evitò. I combattimenti non sono mai stati il suo forte. Alla fine sfruttò l'ambiente circostante, mentre la guardia non fece altro che tirargli pugni e Mr.Klink danzava per evitarli, andò alla ricerca con lo sguardo di uno spinotto da staccare. Trovò quello connesso alla corrente centrale, vicino al complesso di strumenti della cabina, lo staccò con tutta la sua forza provocando scintille da ogni dove e lo lanciò contro la guardia, elettrizzandola e facendo perdere la corrente all'intera stazione, cessando l'allarme. Tutto si fece buio e silenzioso, si accesero le luci d'emergenza. La guardia cadde a terra con le convulsioni mentre Mr.Klink le taglio il pollice destro con una lametta che trovò dentro i condotti d'areazione. La guardia cacciò un urlo dal dolore, Mr.Klink se ne rientrò dai condotti d'areazione raggiungendo l'Agoriano. "Ottimo lavoro scricciolo." pensò l'Agoriano mentre Mr.Klink fece il suo. Raggiunto anche l'Agoriano, Mr.Klink col fiatone pretese. "Andiamo, andiamo, prendi il pollice!" Mr.Klink passò all'Agoriano il pollice e lo mise sul dispositivo di impronte digitali. Qualcosa non andava e entrambi se ne accorsero. "Siamo. Degli. Idioti." Mr.Klink era come rassegnato. "Come pretendiamo che funzioni senza la corrente?!" l'Agoriano era sorpreso. Mr.Klink si sentiva un imbecille. "Come ho fatto a non pensarci?"
 
"Sapevo che eravate VOI due gli idioti." una voce risuonò nel buio queite. Poi si sentì un suono di post-bruciatori avvicinarsi. Un tizio sopra una piccolissima navicella spuntò dal nulla. Quei due più che idioti sono stati ingenui. "Balthazar.." sputò l'Agoriano. "Oh, quanto tempo Sig. Artemis.." con il tergicristallo pulì gli sputi dell'Agoriano sul cruscotto della navicella. "Grraaaaaaahhh!!" Artemis si mise subito all'opera assaltando la nave facendola deragliare e cadere nel piccolo spazio nella piazzola della prigione. Aprì con forza il portellone e lo tirò fuori con una sola mano prendendolo per il collo, quello che era il suo arcinemico. Balthazar insieme a Ratchet e Clank li catturò durante la battaglia per il Progetto Helios. "Le tue ultime parole, prima che ti spezzi l'osso del collo?" poté a malapena respirare, bisbigliò. "Siete dei criminali che non meritano di vivere.." Quelle parole iniettarono un profondo odio in Artemis al punto da strozzarlo definitivamente, quando Mr.Klink lo fermò scuotendo la testa. "Hai ragione Mr.Klink, non ne vale la pena." lo lasciò cadere in terra, e se ne andrò dentro la sua nave facendo cenno a Mr.Klink di seguirlo. Accesero la nave, e se ne andarono a gambe levate. Un manipolo di guardie arrivò in soccorso di Balthazar. "Tutto bene signore?"
"E voi dove eravate due minuti fa?!" la guardia si scusò inchinandosi. "Ci scusi, abbiamo dovuto chiamare i tecnici per aprire le porte. Come può vedere, manca la corrente." Balthazar si infuriò, ma per riprende a parlare gli ci volle un po’ mentre tossiva. "Come può vedere un corno! Sono scappati! Era vostro dovere mantenerli qui! Adesso il Lombax mi farà a fettine!"

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Capitolo 2
*** A volte ritornano ***


«Grazie, mi farò sentire allora, ehehehemmmhmh.» Un cubo di metallo ambulante uscì dal negozio di ferramenta locale. La sferetta di Raritanio verde gli permette di circumnavigare l'ambiente circostante alla ricerca di qualsiasi cosa sia di interesse e poi scannerizzarlo nella sua memoria centrale situata nella testolina dagli occhi anch'essi verdi. Questo grazie ad un sofisticato sistema di Search & Scan che il suo fidato Lombax gli ha installato. «Dunque, dove dovevo andare..?» Da quando spedirono Artemis Zogg in un satellite chissà dove, Ratchet e Clank si erano dati alla pazza gioia. Letteralmente. Certo, inizialmente han dovuto firmare miliardi di autografi, ma il tutto fù gratificante. Se prima erano conosciuti nella Galassia Solana, Bogon e Polaris, adesso si sono fatti una fama intergalattica. Nelle scuole nessun bambino non conosceva il loro nome. I vecchi e rimbambiti Terachnoidi se ne erano fatti una ragione, i Blarg ormai spariti dalla circolazione tremavano al solo pensiero di farsi vedere da loro, i Markaziani li adoravano, gli Agoriani li rispettavano, e i Lombax.. Già. I Lombax dove sono? Questo si chiedeva Ratchet, mentre con la chiave inglese stava sistemando il motore di una nave andata, nel suo ripostiglio quando Clank entrò tramite lo sportelletto circolare posto in basso alla destra della parete nell'entrata del ripostiglio. «Tutto ok?» Domanda ovvia e Ratchet non potè che rispondere soddisfatto. «Si amico, e con questa siamo a ottocentomila e seicentoquarantotto. Non male, eh?» Clank sorrise a sua volta, mettendosi a sedere sulla panchina accanto a Ratchet. «Senti.. Puoi venire un momento?» Clank fù come turbato dall'aver chiesto quella domanda. «Huh? Dove?»  
«Seguimi.» Fece cenno a Ratchet di seguirlo. Uscirono dal ripostiglio, e Ratchet seguendo Clank ammirò il paesaggio di Fastoon pieno di euforia e di abitanti. C'erano Markaziani, Terachnoidi e robot di vario genere. L'eroico duo si era costruito un vero e proprio centro di sosta. Infatti, dopo aver mandato in un'altra dimensione un mostro da un gigantesco occhio e il corpo violaceo combattendo e arrestando due furfanti, durante lo scontro si persero molte stazioni di rifornimento a causa dell'influenza dimensionale in tutta Polaris, e volendo prendersi una pausa dalla carriera da eroe, il duo si mise all'opera trasformando tutta Fastoon in una stazione di rifornimento e sosta per chi andava e veniva, con tanto di Portali Galattici che permettevano il viaggio istantaneo da un Settore all'altro. Portali Galattici direttamente progettati da Clank stesso, ovviamente. Navi che andavano e venivano, nel cielo di Fastoon. Robot che riparavano, robot che pulivano, Terachnoidi che vendevano in minimarket, Markaziani che forgiavano armi. Si, perché, oltre ad una stazione di rifornimento e sosta, Fastoon poteva anche apparire come un gigantesco villaggio dove i viandanti si mettevano a vendere la loro merce. E così ecco che Fastoon diventò anche meta di turisti, clienti, curiosi, malviventi, mercenari. Eh, sì, ogni tanto capitava che qualche furbastro faceva la sua e le guardie assoldate dovevano acchiapparlo e portarlo in prigione. Ma ciò raramente capitava, già il fatto che Fastoon era gestito da due eroi che hanno salvato l'universo per ben nove volte diceva la sua e la maggior parte dei criminali si teneva alla larga.   
 
Raggiunsero il porto delle astronavi e Clank tirando fuori il telecomando fece alzare il portellone di una navicella tra le tante, con la vernice dal tipico arancione Lombax e col logo Qforce posto davanti al cruscotto e di lato dove c'erano le vecchie portiere delle macchine che non esistevano più. Saltarono allo stesso momento entrambi dentro la navicella nei rispettivi sedili. Clank pigiò un bottone per far chiudere il portellone, e mentre stava inserendo le coordinate Ratchet lo bombardava di domande. «Dove andiamo? Non mi sono nemmeno pulito il pelo dall'olio di motori..» Tutto tranquillo e con aria solare si guardava il petto e i fianchi mentre parlava all'amico. «Voglio farti vedere una cosa, in una banca dati.»   
«Banca dati?» Ratchet era tutt'orecchi. «Sì, beh diciamo che è una banca che oltre ad ospitare Bolts segrega oggetti dei clienti che vi depositano.» era un botta e risposta. «Sì?»
«E noi ci abbiamo messo un oggetto..»   
«Sì?»  
«Di un valore a te inestimabile.» La faccia allegra di Ratchet si trasformà in una espressione mista tra curiosità e inquietudine. «Ah, sì? Adesso mi hai incuriosito. Dove si trova questa banca?» passarono qualche secondo prima che Clank rispondesse. «Sistema Feltzin. Galassia Bogon.» Ratchet spalancò talmente la bocca dalla sorpresa, da toccare la mandibola fino a terra. «Feltzin?!»  
«Già, e nelle stesse coordinate del vecchio punto di incontro dei Thug. Quel posto è stato distrutto per piazzare quella banca.» Dire che rimase stupito è poco. «W-wow..» Non rimase così sorpreso sapere che fine avevano fatto i Thug, ma che una banca avesse preso il posto di un ritrovo di criminali. Non che li odiasse, ma non erano nemmeno le prime persone che voleva vedere, dopo ciò che successe con la questione dei Protopet. Ci fù qualche minuto di silenzio quando Ratchet attaccò discorso nuovamente. «Che hai fatto oggi di bello?» Clank avviò i motori aspettando che i post-bruciatori si riscaldassero mentre gli rispose mosse con decisione il volante in basso, uscirono dall'atmosfera di Fastoon. «Sono stato in ferramenta a spassarmela con Frank.» Ratchet era entusiasta di come Clank descriveva le sue giornate. «Il robot dietro il bancone?»   
«Già! Ancora mi viene da ridere, quante ne abbiamo dette.. Sai qual è un colmo per un organico? Aver bisogno di un paio di ventole al posto dei polmoni! Ah-ha-ah-ha!» L'umorismo di Clank, o meglio dei robot, quello Ratchet non lo aveva mai capito. Infatti rimane sempre perplesso con un sorriso scemo stampato in faccia. «Il colmo per un robot addetto alle pulizie? Avere la carrozzeria sporca!» «Cosa ci fa un robot da manutenzione nei condotti dell'aria? Respira ossigeno! Ha-ah-ha!» Ratchet non ne poté più. «Quuuando arriviamo?» Clank stava ancora ridendo. «-hahahah.. Tra poco, non preoccuparti. Mancano circa tre anni luce ormai.» La tecnologia aveva raggiunto livelli tanto che 1 anno luce equivaleva ad 1 chilometro, con le nuove astronavi costruite con motori VX-K54, 54 come gli anni dell'Idraulico. E i tentativi per far partire le navi prototipo da parte di Clank, inizialmente non compatibili con i vecchi software Grummelnet, così dovette modificarlo al punto da creare un software dedicato. Clank attivò l'ipersalto per risparmiare quegli ultimi minuti dall'anno luce rimanente, e finirono nel vecchio Sistema Feltzin, col verde delle nebule di cui si era da sempre distinto e meno corpi celesti del solito. Chi ha fatto costruire la banca proprio qui, voleva lo spazio sicuro e pulito. «Qui Astronave L0mb-4x, richiediamo l'atterraggio alla vostra posizione.» Clank parlò al microfono posto sulla strumentazione del volante. Una spia lampeggiò accanto al microfono, segno che potevano atterrare.  
 
Uscirono dalla nave lasciandola nell'hangar, e tramite ascensore entrarono. Ratchet con lo sguardo curioso analizzò la struttura: tappeto rosso, con pavimento di oro massiccio, pareti fatte in Carbonox puro, rivestite di carta da parati beige. Senza dimenticare che nei vari corridoi c'erano quadri —costosi— di ogni tipo. “Ha classe questo posto.” pensò. Un Terachnoide era seduto dietro il bancone, finito il corridoio e con aria solare  si rivolse alla coppia. «Buongiorno Clank! Cosa posso fare per voi ragazzi?» Clank rispose al saluto molto cordialmente. «'Giorno Edgar, vorrei cortesemente la chiave della stanza 400» Il Terachnoide annuì e se ne andò per qualche minuto nel ripostiglio posto dietro di lui. Ritornò mentre faceva ondeggiare tra le dita un mazzo di chiavi che diede a Clank. «Ecco a te!» Si allontanarono dal bancone quando Ratchet chiese all'amico. «A quale piano dobbiamo andare?» Nella sala c'erano solo quattro sedie, una delle quali c'era seduto un Blargiano che lo stava guardando male. «Ogni piano ha 100 stanze poste su un lunghissimo corridoio, quindi noi dobbiamo andare al quarto e ultimo.» Presero l'ascensore e salirono velocemente al quarto piano. Anche questo piano era composto dei medesimi materiali, —pavimento d'oro massiccio, pareti fatte in Carbonox puro, rivestite di carta da parati beige— con l'unica differenza che rispetto agli altri piani invece di avere 100 stanze precise, ne aveva due in più. Passeggiarono a lungo per il corridoio che sembrava non finire mai, ben decorato e pulito. «Mi sono sempre chiesto cosa ci fosse in quelle due stanze là in fondo.» Clank indicò col ditino metallico le due porte in fondo poste l'una accanto all'altra. Ratchet ridacchiò. «E chi lo sa. Saranno magazzini. Ultimamente và di moda metterli all'ultimo piano, sai, in modo che non diano noia a nessuno.» Arrivati davanti la stanza 400 con sopra la porta una vistosa insegna in oro raffigurante il numero della stanza, Clank tirò fuori le chiavi dalla botolina situata sul suo busto, mise le chiavi dentro la serratura, e con un cigolio metallico aprì la porta. Entrarono nella stanza, che sembrò quella di un classico hotel, di cui l'unica differenza stava nei materiali della stanza. Totalmente fatta in oro e argento, tranne i mobili come poltrone, tavoli e sedie, quelli fatti in Raritanio. Ratchet si chiese il perché di una scelta così costosa nei materiali. Clank fece cenno al compagno di seguirlo e arrivarono in una pseudo camera da letto, e si diresse verso l'armadio a muro. L'armadio a muro pareva contenere qualcosa di molto prezioso dato che per essere aperto si doveva bloccare 3 dispositivi diversi e a catena: La sua firma digitale, che avrebbe sbloccato il dispositivo di password virtuale che conteneva un mondo composto da poligoni virtuali verdi, a cui solo Clank poteva accedere inanzitutto perché per entrare in questo era consentito solo a software come il suo —costruiti e sviluppati in una fabbrica di robot su Quartu— dopodichè, al suo interno era necessario cercare tasti minuscoli nascosti in acuti nascondigli che solo lui poteva conoscere e nella giusta corrispondenza. Il dispositivo di password virtuale avrebbe sbloccato alla fine, l'armadio a muro dentro al quale c'era un enorme cassaforte da aprire mediante un codice a 8 cifre: il giorno del loro primo incontro su Veldin. Clank sbloccò tutti i “cancelli” di sicurezza, in dieci secondi contati, dopodichè si aprì tutto quanto. Ratchet non potè credere ai suoi occhi: il Dimensionatore. «Dopo la battaglia contro il bestione dell'Antiverso, l'ho raccolto mentre te ne stavi andando via insieme a Talwyn. Pensavo volessi usarlo.. In qualche modo.» Sulle prime restò impalato ad osservarlo, poi Ratchet si alterò. «E in che modo dovrei usarlo?! Lo lasciai lì apposta!» Si calmò, e restò a sedere in terra, con una lacrima che gli cadeva dall'occhio sinistro. «Clank, lo sai più di me che non posso usarlo. Credimi, non hai idea di quanto mi piacerebbe vedere un altro Lombax o la mia famiglia.. Oltre ad Alister.» Clank gli diede una pacca sulla spalla, ma la mano rimase lì, e non si mosse. «Mi dispiace. Non so cosa mi sia preso a mostrartelo.»  
«No, tranquillo, lo so bene. Ultimamente non hai fatto altro che parlarmi di come sarebbe bello se potessi usarlo per trovare la mia specie, ha-ah-ha.» Ridacchiò con amarezza. Passarono alcuni minuti ad osservare il Dimensionatore quando partì una chiamata da Clank tramite la sferetta in Raritanio, che oltre a fare da dispositvio Search & Scan, funge pure d'antenna. Rispose. «Pronto?» Dalla sfera di Raritanio in alto comparirono gli Ologrammi di due guardie terrorizzate. «Ehm.. Ratchet?!» Se prima stava guardando gli Ologrammi, al richiamo si alzò proprio di scatto. «Ditemi tutto.»  
«I fratelli.. I fratelli sono.. Sono evasi!» Ratchet fece una smorfia di rabbia. «No, non loro. Vi avevo detto di tenerli sotto strettissima sorveglianza!» Un esplosione si sentì nel salotto, una granata fumogena venne scagliata nella loro camera, esplodendo subit dopo. Ratchet urlò. «Dentro l'armadio!!» Non fecero in tempo che vennero presi per braccia e gambe da degli uomini in nero travestiti da ninja in fasce. «Era troppo silenziosa questa banca! Quanto avete pagato il Terachnoide per tenerlo in silenzio?!» Non dissero nulla, uno di loro con una borsa, tirò fuori un panno da tenere sul muso di Ratchet, il Lombax oppose molta resistenza disperatamente, ma nemmeno lui poté facerla contro un panno imbevuto di sonnifero. Sembravano preparati a tutto dal momento che il ninja con la borsa tirò fuori anche una granata I.E.M. settandola a cinque secondi. Il tempo che questi se ne scappavano fuori dalla stanza; esplose. Ritornarono nella camera, e anche il robottino lo videro a terra. Se li portarono entrambi dietro, Dimensionatore incluso.  
 
La sfera in Raritanio di Clank lampeggiò. I ninja si erano preparati per disattivare un sistema computante, ma non un sistema computante protetto da una carrozzeria fatta in Quarzo che Ratchet gli costruì appositamente in casi del genere, sostituendo la carrozzeria originale. «Non finisci mai di stupirmi!» Disse Al una volta.  

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Capitolo 3
*** Chi non muore si rivede ***


«Charlie, guarda qui.» Artemis toccò col ditone dietro la schiena di Mr. Klink cercando di attirare la sua attenzione, mentre stavano passeggiando sotto l'incessante pioggia, nel buio la cui vista veniva resa visibile soltanto dalla fioca luce dei pochi lampioni, nei bassifondi del parco Maktar. «Cosa cè?» la voce traballante dello scricciolo era pervasa dalla stanchezza. «Oh, ma guarda lì, ricercati.» se ne accorse solo pochi secondi dopo, alzando lo sguardo sul muro. C'era appeso un poster di cartone, fradicio, con un disegno sbiadito raffigurante loro due. "Ricercati. Due criminali, uno alto e grosso, di razza Agoriana, l'altro piccolo e minuto, di razza Markaziana. Altamente pericolosi, al minimo sospetto, segnalare al seguente numero: 07112002, telefono spaziale universale Celestar del dipartimento di Sicurezza Galattica Bogon." Mr. Klink lo lesse tutto ad alta voce. «Ma guarda, ci conoscono davvero ben—» la voce di Mr. Klink si spezzò quando questo cadde a terra di colpo. Artemis lo prese in braccio con aria preoccupata. «Ehi, amico mio, cos'hai?!» il piccolo a mala pena teneva gli occhi aperti, a mala pena parlava. «Io.. Che? N-nulla..» l'Agoriano gli toccò la fronte.«Orvus, ma scotti! Devo portarti al coperto, subito!» Mr. Klink non disse niente, si lasciò semplicemente rilassato tra le braccia ghiacciate e bagnate dell'amico. "Se solo avessimo dei soldi, potrei comprare il carburante alla navicella e tornarcene alla base. Dannazione!" Artemis rammaricato camminò per le strade buie, con lentezza. I due avevano finito il carburante appena dopo essere arrivati al parco Maktar, non avevano una meta, nessuna coordinata, soltanto la pura voglia di scappare da quell'ingiusta prigione. Dopo molti minuti di camminata, in lontananza vide un'insegna verde circondata da pallini gialli. Aumentò il passo. Un motel. Entrò senza esitazioni con Mr. Klink ormai svenuto che portava sulla schiena. Il pavimento era fatto in moquette beige, molto morbida e tiepida, cosa che apprezzò parecchio dopo tutta quella camminata a piedi nudi sotto la pioggia. Le pareti erano trasandate, con carta da parati strappata o penzolante dal soffitto, verde spento. Artemis urlò al receptionist sputandogli in faccia. «Voglio una camera immeditatamente!» il Blargiano rimase impassibile e tono pacato. «Quante notti?»


«Quante bastano perché il mio amico si rimetta, è malato!» il Blargiano si pulì la saliva finita vicino all'occhio sinistro con un dito che poi si strusciò sulla maglia per pulirlo. «Sette notti sono settantamila bolts.» Artemis sbiancò in faccia. «Non ho tutti quei soldi!» il Blargiano rimase impassibile, guardando l'Agoriano dritto negli occhi arancioni. «Sono settantamila bolts.» Artemis perse la pazienza, prese per il collo il Blargiano facendo cadere Mr. Klink dalla schiena. sulla soffice moquette. Nella sala c'erano quattro poltrone, poste due di fronte alle altre due con in mezzo un tavolino. L'unica persona che era seduta spostò lo sguardo dal giornale verso l'Agoriano. «Dammi una stanza prima che ti rompa l'osso del collo.» il Blargiano impassibile come sempre, tirò fuori dalla tasca un mazzo di chiavi. "diciassette" Artemis lesse sull'etichetta delle chiavi. Lasciò improvvisamente la stretta del collo facendo cadere il Blargiano a terra. «Grazie!» quella risposta gli suonò strana dopo la stretta al collo. «Scusa Mr. Klink..» Artemis si rimise sul groppone lo scricciolo e se ne andò nel corridoio alla loro destra che portava alle camere. Entrò nella stanza e corse subito in camera da letto, dove mise Mr. Klink sopra le coperte. Andò alla ricerca di un paio di asciugamani in tutta la camera, e asciugò quel che poteva di Mr. Klink, dopodichè lo mise dentro le coperte. L'Agoriano passò tutta la notte a riempirsi di bibite OvenCharge che trovò dentro il frigo, dopodichè si addormentò senza accorgersene seduto sulla sedia al tavolo, mentre la TV era ancora accesa, mostrando il documentario di un Terachnoide intento a spiegare come erano fatte la macchine a quattro ruote di un tempo. Nel buio, la cui sola luce proveniva dai lampioni all'esterno, tramite le finestre, che colpite dalla pioggia provocavano dei piccoli ticchettii.


Artemis si svegliò a causa della luce del sole artificiale del parco Maktar —veniva utilizzata una simulazione, dal momento che in quel settore della galassia Bogon la stella che produceva calore, luce ed energia fù spazzata via da un branco di Tirannoidi pirati che passavano di lì—, assonnato, a passi lenti, andò a vedere come stava l'amico. «Ehi, sei sveglio..?» gli disse. «Si.. Ieri sera sono caduto, vero?» si sedette sul letto suo. «Già, se eri stanco potevi dirmelo almeno!» a Mr. Klink scappò una risata. «Non pensavo fosse tanto grave.» il tono di Artemis si fece più serio. «In ogni caso, come ti senti?» Mr. Klink si stiracchiò sotto le coperte, sbadigliando. «Non male rispetto a ieri.. Grazie.»

«Sai che dobbiamo metterci subito al lavoro, vero? Non passerà molto tempo prima che ci scoprino.» Mr. Klink ribattè con amarezza. «Già.. Hai provato a contattare la base?»

«Ancora no.» «Beh, fallo, dobbiamo sapere se cè l'hanno fatta. Provvederò a trasformare quella TV in un ripetitore trasmittente.» Mr. Klink balzò subito dal letto e se ne andò in salotto, con Artemis che lo guardava esterrefatto a pensare come fosse ridotto ieri sera rispetto ad oggi. "Si riprende sempre in fretta nonostante tutto." lo seguì a ruota, e si mise a sedere sulla sedia accanto al tavolo, osservando come Mr. Klink smontò all'istante la tv, convertì i fili dell'antenna in ripetitori, costruì un microfono utilizzando i fili inutili rimasti nella tv, e impostò il software sui canali radio. Tutto nel giro di dieci secondi. «Ecco fatto!» Artemis applaudì. «Haha, ben fatto amico mio! Ora, lascia fare a me.» Mr. Klink lo interruppe prima che potesse prendere il telecomando. «No. Prima dobbiamo rub— comprare una periferica esterna per il microfono, i fili non bastano.» in Artemis vide una faccia delusa. «Ah, già.. Dobbiamo uscire allora.. Non così però, come facciamo a non farci riconoscere?» Mr. Klink gli rispose. «Dobbiamo riuscire a trovare delle Olomaschere al mercato nero.» Artemis sì alzò all'istante e uscì dalla camera. "Sempre il solito, citrullo avventato.." pensò Mr. Klink. Artemis raggiunse la sala della reception, ma non vide nessuno. "Meglio così.." pensò in quel momento. Guardò all'esterno tramite le finestre e a parte qualche passante non vide nessuno in particolare. Uscì.


Cautamente attraversò la via, facendo attenzione che nessuno ambo le parti passasse. Ogni dieci metri c'era un angolo dove potersi ficcare in caso qualcuno passasse.. Non avrebbe funzionato comunque a lungo in ogni caso. Ogni dieci metri prese e si nascose nell'angolino, dietro l'eventuale bidone, anche se non c'era nessuno nei paraggi. Data la grossa stazza, l'avrebbero visto? Il sole spaccava le pietre, rispetto a ieri sera che c'era il diluvio universale. Raggiunse uno stand, con i raggi del sole che riflettevano sui teli, e un Terachnoide al comando. «Vendete Olomaschere per caso?» il Terachnoide rispose con aria pulzella, di chi la sapeva lunga. «No, mio caro. Forse però quell'Agoriano laggiù potrebbe fare al caso tuo.» ad Artemis irritò quel suo modo di fare, ma lo ringraziò comunque e se ne andò, continuando a diritto tra le bancarelle. Il Terachnoide poi notò un poster posto nella via dietro di lui, quello dei ricercati. Osservò Artemis e si accorse di ciò che non doveva accorgersi, allarmatissimo chiamò immediatamente il 07112002, mentre Artemis continuò diritto. Sembrava aver raggiunto il mercato. Gente che andava avanti e indietro, con buste, persone di tutti i tipi a curiosare tra stand e bancherelle, insomma, questo mercato nero è piuttosto popolare. Raggiunse l'Agoriano che il Terachnoide gli aveva indicato. «Ma và là! Era da tantissimo tempo che non vedevo un Agoriano!» abbracciò Artemis come se lo conoscesse da anni, lui stesso sembrò contento. Non vide un Agoriano negli ultimi quattro anni. «Come vanno le cose? Non vedo Agoriani da eoni!» chiese Artemis per entrare in confidenza, come se già l'altro Agoriano non ne avesse. «Ooh, quattro quinti sono sempre al Battleplex, non abbiamo perso lo spirito di battaglia. Cè chi invece si è.. "Evoluto" pensando cose diverse dalla battaglia. Io ad esempio! Mi piace vendere!» l'Agoriano mostrò ad Artemis con la mano destra i banconi esposti in basso. Artemis rispose subito. «Hai una Olomaschera?» per un attimo lo guardò stranito, poi riprese il tono solare di prima, facendo cenno ad Artemis di seguirlo. «Ohohoh! Roba grossa, eh? Vieni, vieni.» lo portò dietro, dentro la nave cargo che ospitava il bancone. «Sai che le Olomaschere sono state bandite, vero?» riprese il tono serio di prima. «Ehm.. A dire il vero no.» l'Agoriano sembrava interessato al passato di Artemis. «Ma dove sei stato per tutto questo tempo?» Artemis non potè fare a meno di esser sincero con un esemplare della sua stessa razza. «In prigione, quattro anni.» l'Agoriano lo rassicurò. «Hahah! E quale Agoriano non va mai in prigione, eh?» la nave cargo era enorme, banconi di qua, banconi di là, mensole che ospitavano mensole che a loro volta ospitavano merce da vendere. L'Agoriano però raggiunse una cassaforte. Inserì il codice e si aprì. Prese in mano l'unica Olomaschera e la lanciò tra le braccia di Artemis. «Eccola. Fanne buon uso.. Qualunque esso sia.» mentre parlò gli fece l'occhiolino. «Solo una cosa però. Non farti beccare con quell'affare in mano dalla polizia locale. Se ti beccano, noi due non ci siamo mai parlati.» come saluto finale diede una pacca sulla spalla ad Artemis, e lo salutò definitivamente che lo ringraziò a sua volta. Prese in mano il manico dell'Olomaschera, spulciando tra le opzioni del software. "Scegliere razza: Terachnoide; Agoriano; Markaziano; Blargiano; Fongoid; Lombax; Tirannoide." scelse Tirannoide come razza. Sul minischermo apparve un'altra schermata. "Prima di iniziare, la preghiamo di leggere Avvertenze e Termini di Condizioni e Uso: Gadgetron non si assume alcuna responsabilità in caso di imprevisti durante la trasformazione dell'aspetto quali: svenimento, trauma psicologico, nausea, vomito, mal di testa, dolore muscolare generale. Il peso non varierà in base alla razza scelta, resterà tale quale del soggetto che si avvale l'uso dell'Olomaschera. Librerie e traduttore delle lingue non incluso, ma scaricabile tramite DLC al modico costo di B(olts)20, 000.000. In qualunque caso potrete arrangiarvi voi se sapete la lingua della razza scelta. Buon uso." premette invio, e sicuro di sé, continuò alla ricerca della bancherella che gli poteva "vendere" un microfono.


Continuò per la fila di bancherelle: macellai con carni di vario tipo, venditori di navicelle a basso costo, armi e munizioni, caccia armati dell'esercito della guardia galattica, immobili, videogame e.. Accessori per pc. Artemis si fermò lì, in una bancherella tra tante, con la piccola insegna cartacea ficcata su un paletto posto di fronte alla bancherella. Cercò nei banconi tra i cumuli di fili e andò alla ricerca di qualcosa che potesse assomigliare ad un microfono. Passò qualche minuto, quando finalmente ne trovò uno, ma glielo sfilò di mano una persona coperta di mantello nero con cappuccio, di corporatura piuttosto grassoccia, specie in pancia. «Fratellino mio, sei sempre stato un imbecille.» la voce provenì dall'omone che gli prese di mano il microfono, quando nel frattempo un gruppo di Guardie Galattiche li avevano già circondati entrambi. «Perché?» chiese Artemis esterrefatto. L'omone col mantello nero si mese una mano in faccia, deluso della sua incompetenza. «Non ti sei accorto che le batterie dell'Olomaschera erano scariche per poter effettuare una trasformazione?»


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Capitolo 4
*** Il nemico alle porte ***


Nel buio totale finalmente una lucina rossa si accende.. La lucina rossa emessa dalla sferetta verde di Raritanio capace di scannerizzare l'ambiente circostante. Una cella, all'incirca grande come un quadrato cinque metri per cinque, chiusa a chiave. Una cella tra le tante, in un unico corridoio da sessanta metri, si esce solo mediante una porta apribile tramite un lettore di tessere che ha la guardia che se ne stà a dormire sulla sedia nella gabbia davanti a tutte le celle, sempre sullo stesso corridoio. “Ratchet dev'essere nella sala di Detenzione Forte, nella stanza accanto a quella del poligono. Molto lontano da qui. Come diamine hanno fatto a costruire una stazione del genere? Devono esserci voluti anni, e non siamo nemmeno tra Bogon e Polaris.. Oh Orvus, a dire il vero, siamo a Polaris, ma anni luce più lontani.. Alla periferia.. Il Settore Praxus. Hmm.. Se è come la penso io, siamo messi male, molto male.” pensò Clank continuando a scannerizzare l'ambiente circostante e pensando alla base delle informazioni raccolte. Raccolse un piccolo quantitativo di energia dalla scheda madre, rendirizzandolo alla pallina di Raritanio, quest'ultima, si adornò un color rosso di pura energia calorifera in grado di arrivare alla stessa temperatura del Sole, stella situata in un ammasso locale. Indirizzò quindi l'energia creando un raggio da 5mm che tagliò come grissini le aste di metallo della cella. «Questo dispositivo è lo stesso che usano le navi da guerra Terachnoidi, usalo con cautela altrimenti rischierai di fondere tutto. Dieci secondi. Vai oltre ed esploderai, purtroppo non è un lavoro perfetto, mi sono dovuto adattare sostituendo i fili in Raritanio di cui la sferetta che hai sopra la testa era fatta, non posso aggiungerti componenti dove non devo, diventeresti uno sgorbio e non hai spazio dentro la carrozzeria per metterti roba dentro una volta usata.» gli disse una volta Ratchet. «Ma non lo stai trasformando in una minuscola macchina da guerra?» rispose Talwyn pensierosa. «Se la vedi da questo lato.. Sì. Ma dopo tutti i malvagi che abbiamo sconfitto non possiamo più farci prendere alla sprovvista. Metti caso mi catturano Clank, non posso esserci sempre io, anche lui dovrà pur difendersi quando è da solo. So che è brutto, ma non cè altra scelta. Come essere eroi intergalattici, siamo anche odiati da tutti i criminali esistenti.» concluse Ratchet, si sentì in colpa, ma fù addirittura l'amico a chiederglielo.

 

Il suono acuto prodotto dalle sbarre di metallo che sbattevano sul pavimento di ferro, era stato sufficiente a far svegliare la guardia che spaventata tirò fuori all'istante dal fodero un Combustore modificato, pronta a far fuoco. Clank la stordì con un colpo secco alla nuca, arrivandole da dietro con una scivolata tra le sue gambe e saltando grazie alle molle integrate nelle gambette di metallo. Prese il tesserino attaccato alla divisa, e continuò avanti. Aprì la porta trascinando il tesserino sul dispositivo, si sentì dire dall'alto parlante “Accesso accordato.” uscì, e ciò che vide non lo stupì. Un vero e proprio complesso di criminali che stavano lavorando ad ogni cosa: navi da guerra, armi, addestramento nelle truppe. E le specie erano sempre le solite, tra Blargiani e Tirannoidi nell'esercito alle armi, qualche Terachnoide che studiava le funzioni delle navi o il corretto funzionamento delle armi al plasma, pirati dell'epoca Slag che si addestravano alle spade, e.. Cragmiti. L'esercito che si stava esercitando era composto da un numero spropositato di specie, innumerevoli soldati più o meno vecchi e giovani. E a capo, un Cragmite esile e un Tirannoide forzutissimo. Tutto questo aveva l'aria di un progetto grosso, massiccio, qualcosa che Ratchet e Clank da soli non potevano sventare, qualcosa di nemmeno comparabile a quando dovettero affrontare il Dottor Nefarious, o Drek, Tachyon.. e se poi li avevano catturati.. “Siamo in guai, grossissimi guai.” pensò ancora Clank, mentre stava cercando la cella di detenzione dove il Lombax era rinchiuso. Una stanza di qua, una stanza di là, camminò tra i corridoi senza esser visto, poi vide un portone a due ante con sopra una gigantesca scritta “Detenzione Forte di qua”. Una guardia con in braccio un fucile al plasma si stava avvicinando, Clank si inflò all'istante in una botola in basso che portava ai condotti dell'aria. «C-cosa?» la guardia s'insospettì mentre Clank era lì dentro raggomitolato, cercando di far il meno rumore possibile, con la sua carrozzeria di metallo quarzato che batteva contro il ferro delle condutture. «Me lo sarò immaginato..» ritornò al suo posto, sorvegliando i lavori dei Terachnoidi che coordinavano le costruzioni delle navi da guerra impartendo ordini qua e là agli Agoriani. Percorse le condutture, fermandosi ad ogni finestrella in basso alla ricerca di un Ratchet chiuso in stanza. «… Una volta raggiunto quel posto di blocco, potremo attaccare..» Clank potè sentirli in lontananza, perciò andò sempre più avanti, sentendo quella voce più forte. «… Le guardie galattiche faranno di tutto pur di difendere la città nel Settore, quindi voglio quattro battaglioni messi a scacchiera, qui, qui e qui. Magari il quart'ultimo lo lasceremo da parte a difendere gli avamposti che creeremo.» raggiunse la finestrella da dove provenivano le voci, notò un Blargiano bello forzuto con una divisa mezza verde e nera, con un cappello militare e una sequela di distintivi messa un po’ sul cappello e un po’ sul petto. Spiegava ad un gruppo di quattro-cinque Agoriani e Tirannoidi, dovevano essere tutti soldati semplici. Erano attornati ad un tavolo con una mappa.. Di una città. Un Tirannoide alzò la mano per una domanda, il capo Blargiano acconsentì. «Quanto ci impiegheremo a conquistare la città?» ci fù una risata generale, ma il capo rispose. «Che domande.. Massimo quattro giorni, dipende dalla resistenza che incontreremo.» i Tirannoidi d'altronde non erano certo noti per la loro intelligenza.

 

Clank continuò a diritto, pensierosissimo di tutto ciò che stava vedendo. Altra finestrella, stavolta c'era un Markaziano incatenato ai piedi che stava lavorando ai ferri delle spade. Entrò un pirata che con aria spavalda sputò sull'orgoglio del Markaziano. «Ehi, quanto diavolo ci metti a costruire una spada?!» la voce del ragazzo era traballante. «S-stò facendo il necessario, le spade non si costruiscono da sol-» prima che potesse finire la frase il pirata tirò uno schiaffo sulla guancia del Markaziano facendolo finire in lacrime. «Muoviti! Ne ho bisogno all'istante per l'addestramento, farò tardi!» il ragazzo velocizzò il lavoro, facendo spezzare la spada per sbaglio. Il pirata s'inferocì. «Cosa stai facendo?! Dovrai rifarne un'altra!» Clank inorridì difronte a tale crudeltà, andò quindi avanti sperando che un giorno avrebbe potuto salvare il povero Markaziano. Andò ancora avanti e nella finestrella successiva vide un officina di riparazione alle navi. C'erano Terachoidi che coordinavano i lavori, Agoriani che trasportavano post bruciatori, motori, ali e Blargiani che riparavano le navi. Un'altra finestrella mostrava una stanza di Cafè-break, con una fila di tavoli su cui era seduta parecchia gente. Cè chi era ubriaco mentre beveva del rum, chi si godeva lentamente un caffè facendo passare il tempo, Tirannoidi e Blargiani che facevano a braccio di ferro, cè chi litigava, chi faceva partite a scacchi scommettendo. Una finestrella ancora mostrava i bagni, disordinati e sporchi alla massima potenza, porte distrutte, lavabi che perdevano acqua, il caos. Passò ad un ulteriore finestrella e quello che vide lo fece rimanere sbiadito.

 

Protopet, centinaia di Protopet in un gigantesco campo di prato artificiale che venivano addestrati da un Terachnoide che come guardia del corpo aveva un Tirannoide gigante. «Protopet..?! Ma non li avevamo--» dovette nascondersi dalla finestra prima che finisse il suo pensiero ad altavoce quando un Protopet lo notò e cominciò a dare di matto. «Và a vedere cos'ha che non và quella bestia. » ordinò il Terachnoide al Tirannoide. Arrivò al poligono di tiro, la finestrella di vetro spesso diminuiva i suoni delle armi che facevano fuoco sui tiri a bersaglio. Le voci si sentivano come se fossero chiuse in una teca di vetro. «Ottimo lavoro, Frank. Migliori giorno dopo giorno. Sai, forse un giorno ti metterò sulle prime file dei battaglioni.» l'Agoriano ne fù compiaciuto da tale complimento. «Grazie, grazie, niente di chè, davvero.» Agoriano e Blargiano si misero uno di fronte all'altro a parlare. «Certo, hai ancora molto a imparare, ma siamo già ad ottimi punti, devi soltanto essere meno nervoso mentre miri, troppe volte scazzi di qualche centimetro. Quell'emozione ti tradirà, un giorno in battaglia.» disse il Blargiano accendendosi una sigaretta, con tono da superiore. L'Agoriano si giustificò. «Mi spiace, è che le armi da fuoco non sono proprio il mio forte.. Preferisco i cari e vecchi artigli che avevo impiantato sui miei guanti.» l'altro scosse la testa con disappunto. «No, no, niente artigli. Le armi da fuoco sono più efficaci.» l'Agoriano cercò di controbattere pieno di risentimento. «Ma i Pirati allora!?» passò qualche secondo prima che il Blargiano potesse rispondergli, ma non trovò risposta. «Anche io non li sopporto. Hanno insistito perché usassero solo spade.»

«Già..» dissero entrambi allo stesso momento sottolineando il disappunto. Clank continuò avanti, finalmente dopo altre tre-quattro finestrelle trovò una stanza, tutta buia, con una luce blu fioca provenire da destra. Scannerizzò l'intera stanza, e il suo software di Search & Scan si inizializzò. Comparve una schermata verde di fronte ai suoi occhi, con un cerchio che si muoveva continuamente e spostò lo sguardo sulla destra, da dove proveniva la fioca luce blu. Il programma costruì dei poligoni blu sullo sfondo verde, e Clank vide i poligoni formare due generatori con un arco in mezzo posto in alto, e un corpo messo sull'arco, fissato con l'energia cinetica che lo teneva bloccato. Il corpo possedeva due orecchie e una coda che pendevano verso il basso senza energia alcuna. Clank poté vedere il cuore che batteva ancora possente, in attesa di uno sblocco. Clank poté vedere le vibrazioni nervose del cervello, un mix di giallo e blu scuro che indicavano tristezza ma anche stress.

 

Era chiaramente Ratchet.

Saltò più e più volte sulla finestrella, finchè questa non si frantumò facendo cadere Clank giù. Era uno stanzone lungo e stretto il giusto perché potessero starci i due generatori che producevano l'energia cinetica che teneva bloccato Ratchet. Il Lombax sentendo la presenza di qualcuno, alzò lo sguardò. Gli si riempì di gioia nel vedere quel robottino dagli occhi verdi che conobbe su Veldin, tanto, tanto tempo fa. Era felicissimo di vederlo. «Clank.. Ehilà! Tutto bene?»

«Questo dovrei chiederlo a te.. Ti hanno fatto qualcosa?» chiese Clank. «No.. Un attimo prima eravamo alla banca, un attimo dopo mi ritrovo qui, incatenato di energia cinetica chissà dove e chissà perché. Da quel che sento da qui, dev'essere la base di qualche criminale da quattro soldi. Più importante..» Ratchet fece fatica a parlare, ancora stordito dal panno che lo aveva fatto svenire. «Il Dimensionatore l'hanno preso, vero..? Mi spiace averti fatto pensare che volessi indietro i Lombax. Ma vedi cosa è successo? Il Dimensionatore è uno strumento che chiunque vorrebbe usare.. Andrebbe distrutto, per il bene di tutti.» il tono di Clank si fece più serio di quello del compagno. «Sfortunatamente sì, lo hanno preso.. ma non so dove lo hanno messo, però forse so dove siamo e perché, ma soprattutto presumo che non sia il Dimensionatore ciò che vogliono. Almeno credo.»

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Capitolo 5
*** Vecchi amici ***


«Ingaggia quella nave!» Una guardia stava sbraitando ordini al cadetto che guidava il caccia bombardiere. «Non devono sfuggirci!» Con loro avevano uno squadrone di Guardie Galattiche composto da altre sei navicelle, la loro compresa. Il cadetto fece di tutto pur di stare dietro ai malviventi, tra i detriti spaziali stavano facendo zigzag per evitarli mentre sempre di più perdevano di vista i malfattori. Attivò il turbo ionico che elettrizzando dentro la camera di combustione, generò fuoco facendo andare tutta l’energia ai postbruciatori, che andò ad aumentare la nave di velocità, il cadetto fece un gioco di braccia col volante per evitare i detriti. Ma niente da fare, questi attivarono l’Ipersalto, e se ne andarono. «Merda!» Il cadetto sentì il tonfo del pugno della guardia che sbatté contro la strumentazione. «Quei maledetti potevano fare l’ipersalto? Ma quelle navi sono di classe C, come può essere?! Non sappiamo nemmeno dove sono diretti!» Il cadetto con tono basso e rammaricato gli rispose. «G-generale, è probabile che abbiano modificato la nave, sa’, il mercato nero nei bassifondi del Parco Maktar offre più di quanto possa pensare.» Il Generale guardandolo disse. «Ottimo lavoro comunque.» Andò verso il microfono e premette il tasto per attivarlo. «Rientrare alla Stazione di Polizia di Guardia Galattica.»

L’omone panciuto si tolse il cappuccio, Artemis non potè credere ai suoi occhi. Suo fratello Artemis Zogg era riuscito ad andarsene dall’asteroide, ai confini delle galassie, quando Ratchet e Clank ai tempi lo sconfissero mandandolo via, finendo su un asteroide. Ai tempi Zogg volle vendicarsi delle elezioni, e il rancore cresceva sempre di più, da allora. «Io e Charlie volevamo provare a contattarti..» L’Agoriano scoppiò a piangere, Zogg lo compatì con un abbraccio fraterno. «Mettete le mani bene in vista e accasciatevi a terra!» Si sentì una voce da un altoparlante. Una navicella si avvicinò a loro, portava l’insegna delle Guardie Galattiche. A Zogg scappò un sogghigno di odio vendendola. Il gruppo di Guardie Galattiche l’avevano entrambi circondati, poi si ci mise la navicella. Sikk, questo era il vero nome dell’Agoriano fratello di Zogg, se lo ricordò dopo tantissimo tempo, quando si misero schiena contro schiena. Si guardarono attorno, le Guardie aspettavano una loro mossa. Zogg fece per tirare fuori dalla tasca destra un dispositivo minuscolo, mentre le Guardie con gli occhi seguivano ogni sua mossa. Disse Zogg a bassissima voce al fratello. «Ho attivato un dispositivo che mi renderà invisibile. Dammi la mano, renderà invisibile pure te e al mio via ce la filiamo. Avremo una nave che ci aspetta al porto.» Sikk determinato gli rispose. «No, cè un’altra persona prima che devo--» Nemmeno il tempo di finire la frase che Zogg tagliò corto preparatamente. «Tranquillo, nostro fratello Charlie è su quella nave.» Si strinsero la mano sinistra, quando Zogg urlò. «Andiamo!» I due divennero davvero invisibili, nonostante la grossa stazza. Le guardie non seppero cosa fare, girarono su se stesse alla ricerca di eventuali movimenti sospetti, una però urlò. «Attivate i visori termici!» Ogni guardia premette un tasto sul casco militare, da sotto il casco uscirono fuori due piccole lenti che andarono ad adagiarsi sui loro occhi. Potevano vedere due figure dalla grossa stazza, che si tenevano per la mano correndo. Li seguirono lungo la viuzza correndo. Ogni Guardia potè visualizzare davanti agli occhi varie sfumature di colori. Il rosso nelle zone calde, il blu nelle zone più fredde, il verde faceva da sfondo per ogni cosa. Sikk e Zogg avevano il fiatone, come se non corressero da chissà quanto tempo. E di rosso erano pieni. Zogg attaccò discorso come poteva, col fiatone che lo tormentava. «Ehi.. Ah.. Sei.. Stanco..?» Sikk gli sorrise. «No, abbiamo appena cominciato!» Continuarono a correre, Sikk si guardò attorno, non sembrava esserci via di fuga se non continuare a correre. <«Come diavolo ci siamo fatti scoprire?» Disse Sikk irritato. «E lo chiedi pure? Idiota, l’Olomaschera! Era troppo scarica, qualcuno ti ha riconosciuto e ha chiamato la Polizia Galattica!» Sbraitò Zogg. Sikk pensò ad voce alta imprecando. «Diamine! Come ho fatto a non accorgermene?!» Zogg si mise la mano sinistra in faccia, come segno di pietà. «Sai.. Me lo chiedo anche io.» Le Guardie Galattiche gli erano alle costole, Sikk e Zogg non potevano far altro che continuare a correre nella speranza di riuscire a nascondersi. Mentre correvano imperterriti Sikk notò una specie di avamposto in lontananza, due cabine che sorvegliavano la zona. Glielo fece notare a Zogg con voce bassissima. «Alla destra laggiù, cè un posto di blocco. Hai qualche aggeggio in quella specie di mantello nero da malvagio che possa neutralizzare le guardie all’interno?» “Non c’è nulla che il mantello di Zogg non possa avere.” Pensò Zogg. Fieramente tirò fuori dal mantello nero traslucido un Combustore. Sembrava un Combustore qualunque, con l’unica differenza che conteneva invece delle solite pallottole al magma, delle frecce da 2mm imbevute di sonnifero. Sikk puntualizzò esterrefatto. «M-ma questa roba è illegale!» Zogg compiaciuto rispose. «Già.» Sparò alle due guardie locali con una precisione immane. Sikk guardò dietro. Per il momento potevano ritirarsi dentro le cabine, le Guardie non li avevano raggiunti. Entrarono entrambi nella cabina a destra, cercando di fare il meno rumore possibile. Si sedettero a terra, schiena contro il muro uno accanto all’altro. «Ma se controllassero dentro il cabine?» Sikk era preoccupato, Zogg era totalmente sicuro di sé. «E’ solo questione di tempo, in realtà mi son seduto qui solo per prendere un po’ di fiato. E’ ovvio che ce ne andremo prima che possano controllare qui dentro» sospirò riempiendosi i polmoni, cercando di rilassarsi in quel che era una situazione non diciamo disperata, ma quasi. Tutto dipendeva da quanto sarebbero stati discreti nello scappare. Se li avrebbero presi, chi avrebbe la forza di evadere nuovamente. «manca poco all’area degli ascensori che portano al circuito principale di Maktar. Abbiamo corso parecchio.» Sikk non poteva che concordare. I Bassifondi non sono altro che un circuito di vie e viuzze che si intersecano tra di loro.

Un droide passò da quelle parti. Sikk guardò fuori dalla finestra della cabina per curiosità, per vedere se c’era qualcun altro oltre a loro. Notò quel droide che svolazzava su e giù. «Ricerca automatica 35% completata.» Sikk poteva sentire la voce robotica provenire dai piccoli altoparlanti del droide, grande quanto una noce di cocco. Zogg notò l’emblema stampato su di esso. Era della polizia locale. «Giù!» Prese Sikk per la testa e mise entrambi giù sdraiati. Aspettarono che il droide se ne andasse. Seguirono con i loro occhi l’andamento del droide, quando raggiunse il fondo della via dietro di loro. Pochi secondo dopo che il droide fosse scomparso dalla loro vista, videro uno squadrone di soldati in lontananza, nello stesso punto in cui il droide era scomparso. Erano le Guardie Galattiche. «Merda! Ok, stiamo calmi, sono laggiù a cento metri, possiamo riuscire a fare le cose con calma e senza farci notare.. Troppo.» Zogg era tutt’altro che calmo rispetto alle sue parole. Sikk lo prese improvvisamente per il braccio e con la forza lo portò fuori la cabina. «Cosa fai idiota di un fratello?!» Prese a correre costringendo Zogg a fare lo stesso trascinandolo per il braccio con una presa ben salda. «Non ho attivato il dispositivo di invisibilità!» Continuò Zogg disperato. Sikk tagliò corto dicendo. «Idiota d’un fratello, hanno i visori termici, quel dispositivo non serve più a niente ormai!» Corsero più che potevano per un ultimo, disperato tentativo di raggiungere gli ascensori il prima possibile. Casupole abbandonate di qua, negozietti poco raccomandabili di là, bancherelle su, muri distrutti giù, questi sono i bassifondi. Sikk e Zogg potevano benissimo vederlo, solo una parte era ben tenuta, ed era quella del mercato nero. «Ecco fratello mio, l’ascensore!» Lo indicò Sikk con l’indice gigante del braccio sinistro. «Vaii!» Stavano correndo talmente velocemente che sbatterono contro la superficie di vetro. Zogg istantaneamente premette il pulsante per chiamarlo. Era disperato. «Dai, dai, vieni giù!» Ci volle qualche secondo prima che l’ascensore potesse raggiungerli, con le Guardie alle calcagna. Raggiunsero il Parco Maktar, mentre le Guardie stavano sparando al vetro dell’ascensore ormai in corsa verso l’alto. «Non sparate! Dobbiamo prenderli vivi!» Piccoli frammenti di vetro andavano a cadere per terra, ai piedi delle Guardie mentre se ne andavano in su. Uno di loro imprecò. «Tsk, come se potessimo prenderli..» Raggiunsero finalmente il centro di Maktar, da sinistra col fiatone se la filarono al porto, con una navicella già pronta ad andare. Davanti al Porto di Maktar si poteva vedere un gigantesco edificio dalla forma sferica, con varie tonalità di colori tra grigio, giallo e bianco. L’Arena del Parco Maktar, ospita gladiatori che volevano guadagnare da vivere o fama, in base alla mentalità del contendente. Mentre a sinistra del porto, una fila di Slot Machine. A quel tempo pare che fossero parecchio popolari, Blargiani e Agoriani tutti ammassati a quelle macchinette mangia soldi.

Mr. Klink li vide da dentro la cabina di pilotaggio e corse ad assisterli. «Presto! Non abbiamo molto tempo, sanno che siete qui!» Sik diede una pacca sulla spalla a Charlie, mentre Zogg corse nel salottino della nave accendendo la radio. “.. inquadrali più da vicin- Eccoli! Come potete vedere gente, i criminali se la stanno squagliando con una nave, mentre le Guardie Galattiche li stanno raggiungendo a poco meno di venti metri.” Zogg urlò a Sik. «Prendi i comandi! Andiamo via di qui!» Non se lo fece dire due volte, aprì lo sportello ovale del salottino e più veloce che poteva piombò sul sedile della cabina di pilotaggio. Mr. Klink si sedette in quello destro, assistendolo con la strumentazione. Bottone per l’accensione del motore, alettoni attivati, armi pronte, postbruciatori attivi, modulo per l’Ipersalto installato e operativo. Erano pronti a partire. L’Agoriano fece per tirare a se il volante, premendo col piede destro la leva dell’accelleratore. La nave si alzò, quando una minuscola navicella con a bordo un Terachnoide con una telecamera, si avvicinò a loro ad una cauta distanza. Zogg poteva notare il logo sia sulla navicella che sulla telecamera. “Bogon News.” «Maledetti giornalisti.» Sputò pieno di odio.

Velocemente andarono via dallo Spazio della Nebulosa Maktar. «S-signore, ma li lasciamo andare via così?!» Una guardia contestò la decisione del Generale tramite il microfono. «Sì, Jake.» Il Generale gli rispose poggiando i gomiti sulla strumentazione vicino al microfono. «M-ma Generale..!» Il Generale cominciò ad irritarsi sentendo l'insistenza della guardia semplice. «Ne discuteremo alla PGG! ...E con il Lombax, magari.»

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Capitolo 6
*** Ci rincontreremo presto ***


«Presto ci sarà una guerra.» Confermò Clank davanti l’amico ancora con i raggi elettrici che lo tenevano segregato. Ratchet lo guardò con occhi spalancati, espressione ammutolita. «Come ne sei sicuro? Io.. Non ho potuto vedere niente. Cosa cè in questo spazio?» Clank cercò le parole giuste, nemmeno lui sapeva al momento cosa dire, cosa pensare, anche se apparentemente la situazione era chiara. «Mentre cercavo di raggiungerti tramite le condutture, ho visto cose assurde. Blargiani che si sono alleati con Pirati e Tirannoidi, ci credi? Tirannoidi e Blargiani che collaboravano sotto gli ordini di Terachnoidi costruendo armi, caccia, navi cargo, Pirati che si esercitavano nelle spade, e ancora Tirannoidi che si allenavano con le armi sotto ordini di Cragmiti! Ho visto persino Protopet che venivano addestrati!» Ratchet non poteva credere a quelle parole. Nemmeno Clank. La pace era durata forse troppo a lungo? «Ok, ok, pensiamo prima ad un modo per uscire di qui, ne riparleremo arrivati a Fastoon.» Clank era d’accordo. «Fammi vedere come potrei spegnere quel coso che ti tiene imprigionato.» Non aveva ancora avuto modo di studiare quel marchingegno che teneva Ratchet inchiodato. Gli diede una breve occhiata. Strizzò quei sue due occhioni verdi. «Trovato!» Azionò un raggio che emanò la sua sferetta di Raritanio in testa, e forò un punto ben preciso nel computer che supportava la corrente della macchina. Ratchet cadde a terra in piedi, da che era in ginocchio si rialzò guardando fieramente Clank. «Vediamo di uscire di qui.»

Dall’altra parte della stanza c’era un armadietto, Clank lo indicò. «Là penso ci sia qualcosa che ti appartiene.» Ratchet corse subito verso l’armadietto di metallo, con piccole rientranze sugli sportelli. Aprì le ante. «L’Onnichiave!» Esclamò con euforia prendendola dalle pinze che la tenevano sulla schiena dell’armadietto. «Adesso riesco a pensare meglio.» Continuò scherzosamente. Si diressero verso la porta, ma nell’espressione di Clank c’era qualcosa di perplesso. «Ratchet, non pensi sia meglio passare per le condutture d’areazione?» Ratchet evidenziò l’Onnichiave oscillandola a destra e sinistra. «Abbiamo questa, che paura cè adesso?» Clank lo guardò con uno sguardo d’intesa, alla fine si arrese. «Hah, si ritorna all’azione, allora. Come ai vecchi tempi.» Ratchet sbircio nella fessura a chiave. “Sono antiquati questi tizi, utilizzano ancora queste serrature?” pensò Clank. «Perché, quanto tempo è passato dall’ultima volta?» Disse continuando a sbirciare l’esterno. Scherzosamente Clank si rivolse a Ratchet, cercando anche lui di sbirciare nella fessura. «Sai, pare strano detto da me, ma penso che non ne avremo mai abbastanza.» Ratchet ridacchiò. «Abitudine dici? A dir la verità cominciava a piacermi la vita su Fastoon a sistemare navi. Guarda che sistema abbiamo creato laggiù.» Clank aveva l’aria di volerlo sfidare a colpi di battute. «Ti sei rammollito?» Ratchet rispose scoppiando in una sonora risata. «Ma sentilo!» Poi si guardò intorno, realizzando di non essere su Fastoon, ma in un territorio nemico, e poteva aver attirato qualcuno. Continuò a sbirciare nella serratura, e ciò che vide non era buono. «Diamine, quanto tempo ci avranno messo a radunare tutti quei soldati?» Clank gli rispose cercando di far capire entrambi. «La vera domanda è: A che scopo? A che scopo radunarne così tanti? Ma soprattutto perché scegliere proprio questo spazio?» Clank sapeva di avere visto Cragmiti complottare con un Terachnoide in una sala con proiettore e diversi Blargiani e Tirannoidi a sedere a mò di aula, o ancora un Blargiano che spiegava qualche piano d'attacco a dei Tirannoidi. “Questi Cragmiti nonostante li avessimo sconfitti tempo fa, e i Lombax ancor prima di noi, non sono ancora scomparsi. Ce ne sono, ma si contano sulle dita di una mano.” Pensò Ratchet. «Troppe razze con diversi precedenti con noi, non mi piace.» sussurrò Ratchet al compagno robotico. Clank acconsentì con un mugolio. «Io, esco.» All’improvviso Ratchet aprì la porta forzandola con delle forcine e uscì, senza fare caso alla marea di gente che si accorse di lui e di Clank ancora dentro la stanza.

«Oops.. Heheh.. Ehilà?» Ratchet col sorrisino che comparve sul muso, salutò muovendo lentamente a sinistra e destra la mano libera praticamente tutti quelli che nel salone lo guardavano, uccidevano con gli occhi. Il Cragmite che da lì a poco, era seduto su una sedia malandata nelle vicinanze, lo guardò con sguardo penetrante. Lentamente si alzò, e rimase sul posto, davanti la sedia. «Prendeteli.» Un solo ed unico ordine freddo quanto una tempesta di neve che si abbatte sul suolo già bagnato da giorni. Ratchet scappò con la coda tra le gambe portandosi via Clank col braccio facendolo volare per aria. «Claaaank, dimmi dov'è lo l’hangar!» Al robottino gli ci volle qualche secondo per scansionare l’area e riorganizzare la mappa virtuale che si era fatto in testa. «Ahem.. Gira a sinistra!» Ratchet nel corridoio prese così la prima a sinistra, con delle insegne scritte una sopra l’altra in successione. “Entrata blu: Cafè.”, “Entrata gialla: Sala macchine.”, “Entrata arancione: Sala manutenzione.”, “Ascensore: Hangar.” «Perfetto!» Esclamò Ratchet. Mentre correva si sentivano spari provenire da dietro. «Cavolo, hanno le armi e ci spareranno!» Avvertì Clank della situazione mentre si guardava dietro. «Eccoli!» Esclamarono i soldati ad una ventina di metri da loro.

«Vedi se nella mia cintura riesci a trovare la Pistola Ghiaccio-scudo!» Clank si mise subito alla ricerca nella cintura di Ratchet tra tutte le tasche che aveva intorno. Altri spari. «Aaah, muoviti..!» Clank tirò fuori dal taschino di sinistra tra i molti una pistola uber-minuscola. «Ghiaccio-scudo FX12? Hahah, hai ritrovato questa bellezza?» «Claaaank!» Il tono di Ratchet si faceva sempre più ansioso, Clank puntando la pistola verso la truppa in avvicinamento con armi alle braccia, attivò immediatamente il Ghiaccio-scudo premendo il grilletto. Dalla bocca della pistola uber-minuscola uscirono fuori particelle subatomiche di gelo che pian piano andarono a formare uno scudo solido, semi-trasparente. Altra raffica di fuoco, i proiettili stavolta colpendo lo scudo finiscono per cadere in terra deformati dall'impatto, lasciando una scia di fumo svolazzante. «Hah, bene così!» Continuava a correre, ma Clank non era tanto convinto. «Ratchet, non so quanto a lungo possa durare lo scudo e non ho idea di quanto sia carica la pistola.» Una voce stridula venne trasmessa nelle casse della stazione, facendo sentire tutto a tutti. «Smettetela di sparare! Li voglio vivi!» Ratchet rassicurò Clank. «Tranquillo amico, all’ascensore manca poco.» Un'altra voce venne trasmessa, stavolta era rauca. «No! Uccideteli! Li voglio morti!» La voce stridula rispose a quella rauca, ancora una volta vennero trasmesse. «Zitto! Non devono morire, voglio torturarli di persona!» Entrambe le voci si misero a litigare lasciando i soldati interdetti, quindi si fermarono. Ratchet mentre correva si voltò. «Ma cosa cavolo..» I compagni arrivarono all'ascensore, Ratchet lasciò a terra Clank e premette il pulsante per aprire l'ascensore. Entrarono. Ratchet aveva il fiatone, Clank si mise le braccia consette, pensando disse. «Quelle voci.. Credo di riconoscerle.» Ratchet era ancora col fiatone, mani sulle ginocchia appoggiato con la schiena alla parete metallica dell'ascensore. Finita la discesa dell'ascensore, si aprì e davanti ai due compagni si presentarono delle guardie pronte a far fuoco. «Clank tieniti forte!» Ratchet istantaneamente mise Clank dietro la sua schiena agganciandolo accuratamente sul magnete, Clank attivò un Oloscudo di scorta che teneva da parte, circondò entrambi formando un uovo celestino, mentre i soldati iniziarono a sparare. Si misero dietro un riparo di cemento. «Oh, ragazzi..» Ratchet era esausto, ma Clank non si perse d'animo. «Ratchet! Ci sono un paio di navicelle! Possiamo farcela, il lancia Oloscudo è ancora operativo e funzionerà per i prossimi cinque minuti, giusto il tempo di raggiungerne una.» Ratchet lentamente mosse la testa dalla copertura per guardare in giro. Osservò il portellone dell'hangar aperto, con la soglia che divideva il vuoto e ossigeno chiaramente visibile, un paio di navi nei dintorni parcheggiate. Arrivarono altri proiettili sparati dai soldati e si rimise subito giù. «Ok, si è fattibile. Quando ti senti pronto, andiamo.» Clank ancora attaccato al magnete dietro la schiena, girò la testolina di metallo verso Ratchet. Entrambi si scambiarono sguardi d'intesa, annuirono. Ratchet si mosse facendo capriole e saltando con acrobazie evitando i proiettili sparati dai soldati. Si mosse con tale maestria e precisione che i proiettili sembravano andare a rallentatore, si vedeva il fuoco uscire dalle canne dei loro combustori di livello due, si poteva vedere la goccia di sudore che scendeva sui visi squamosi del Blargiano e del Tirannoide, si poteva sentire il ronzio che faceva il generatore che teneva attivo lo scudo dell'hangar permettendo la respirazione dell'ossigeno. Ratchet si ritrovò davanti il portellone della navicella -di un grigio chiaro- all'indietro, Clank con il braccino metallico, presa ben salda al manico, fece aprire il portellone. La forza di slancio con cui lo fece era tale da far rigirare Ratchet verso l'entrata e quindi salirono a bordo.

Ai loro posti dentro la cabina di pilotaggio, Ratchet accese la nave, ma qualcosa non quadra. «Cosa non funziona ora?» Clank osservò la strumentazione. «Oh, ma possiedono ancora questo tipo di modelli? Oh, Orvus, se volete invadere qualcuno per lo meno fatelo con i giusti strumenti! Mhmhmhmahah.» Ratchet era perplesso. «Cosa, cosa manca?» Clank rise. «L'impianto di accensione robotico.» Ratchet ricambiò la risata. «Hah, proprio come ai vecchi tempi.» Risero entrambi, poi Clank dalla sfera di Raritanio tirò fuori un'asta che andò a collegare alla strumentazione tramite un ingresso. «Clank.. Fà veloce però, okay?» Ratchet dalla cabina poteva vedere attraverso i vetri, i soldati che si stavano avvicinando continuando a fare fuoco. Qualche proiettile finì sul parabrezza e venne leggermente danneggiato da piccole crepe a causa del calore magmatico. «Claaank!» La strumentazione si avviò, le luci si accesero e lo schermo di navigazione si avviò. Sullo schermo con sfondo verde scuro e caratteri neri, fece la sua comparsa la scritta “Gadgetron” «Gadgetron?!» Esclamarono entrambi. Gadgetron non produceva mai navi, o almeno questo è quel che pensavano. Gadgetron fallì tempo addietro a causa della concorrenza spietata di Megacorp. «Va bene lo stesso, avviala, andremo da qualunque parte, per ora devo esser sicuro che non ci inseguiranno.» Il Lombax tirò a sé il volante e si avviarono subito nel vuoto spaziale, osservando la stazione dove erano stati fino ad ora. «E' immensa, chissà quali altri piani non abbiamo esplorato.» Constatò Clank. La nave aveva una forma rettangolare piuttosto ampia. Postbruciatori grandi quanto ottanta caccia Terachnoidi, ali ampie, e un grigio da far impallidire anche l'Agoriano più bruto. «Già, davvero immensa» Clank voleva tirare le somme. «ma Ratchet, dobbiamo andare immediatamente su Fastoon e informare gli altri ciò che abbiamo visto.. E sentito. Quelle voci, credo di riconoscerle..»

«Sono tanto curioso di sapere come abbia fatto a riprendersi dopo lo schianto causato dall'Alpha Disruptor. Quell'arma Lombax era potente, sorprendentemente potente, un'onda d'urto del genere lo avrebbe alla meglio scaraventato chissà dove e alla peggio disintegrato. Tachyon.. Ci rincontreremo presto. »



 
Questo d'ora in poi sarà il mio angolo dove scrivere delle note personali.. Sempre se ne avrò.
Ed in questo caso, è la prima volta che mi capita di dover scegliere due finali differenti con cui far finire il capitolo. Questo qui presente non è l'originale, ma.. Come dire.. Diciamo che se avessi inserito il finale originale sarebbe nato anche un capitolo filler. Non cambia nulla il finale in sè, soltanto il modo con cui finisce. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 7
*** Riunione ***


«Allora, cos'abbiamo qui?»

«Gli addestramenti stanno andando bene, tutto và per il meglio. Potremmo decidere di invadere il pianeta anche prima del previsto.» Una tavola rotonda, una sala ben illuminata, rettangolare. Alle porte sugli usci c'erano delle guardie con dei Combustori di livello quattro alle mani. Un Terachnoide stava mostrando dei dati sui fogli ad un Cragmite. Quest'ultimo parve contento.«Oh, bene.. Il cap- ehm, ai piani alti saranno felici.» Il Terachnoide nervosissimo lasciò i fogli e la sala, a metà strada il Cragmite lo interruppe. «Vedi di non fare cavolate, Jern. Un solo passo falso.» Il Terachnoide nervossisimo si sistemò gli occhiali con alcune gocce di sudore che gli scendevano dalle ciglia folte. «T-tranquillo signore, andrà tutto bene.»

 

Intanto, una navicella di classe C si stava avvicinando nel settore Praxus. La cricca di Zogg. «Aaaaaah,quanto ci vuole ancora?» Sikk, fratellone di Mr. Klink gli rispose con tono rilassato. «Qualche oretta..» Zogg si irritò. «Ma come un'oretta?! E' da ORE che siamo in viaggio, non può questa astronave viaggiare un po' più veloce?!» Mr. Klink intervenne stufato. «Zogg, inanzitutto non può nemmeno chiamarla 'astronave' dal momento che è una comunissima navetta di classe C a cui è stato improvvisamente montato un dispositivo di salto gravitazionale.» Zogg lo penetrò con uno sguardo pieno d'odio. «Vieni nella cabina principale, Mr. Klink.» I due se ne andarono dalla cabina di pilotaggio lasciando da solo Sikk a pilotare la navicella, tranquillo, rilassato. Gli è sempre piaciuto guidare le navi, e finalmente ne aveva avuta l'opportunità.

 

«Sai che in teoria dovrei giustiziarti, vero?» Zogg gli parlò pieno di altezzosità, e come se mancasse la goccia per far traboccare il vaso pieno di ira. «Lo so, lo so benissimo.» Mr. Klink era stranamente sicuro di sé. «Allora vedi di non lasciarti scappare l'ennesima occasione per redimerti. Quel che ti feci scappare era prezioso e punibile con un esecuzione dolcemente fredda.» Zogg lo guardò e percepì la sua sicurezza. «Cosa c'è?» Continuò a guardarlo dall'alto in basso. «Zogg, ti assicuro che non la passerai liscia.» Mr. Klink sentiva che il suo fratellastro, o meglio fratellone come piace a lui definirlo,lo avrebbe protetto. Entrambi sapevano che geneticamente Zogg è più vicino a Sikk, ma non per questo potevano perdonare le azioni di Zogg nei loro confronti. Zogg ha tentato di giustiziare Mr. Klink e ovviamente a Sikk non andava giù. «Lo vedremo, Charlie.» Entrambi restarono qualche secondo a sedere al tavolino di plastica grigio, poi Zogg si alzò e se ne andò nella cabina di pilotaggio. Charlie restò lì a pensare. Appoggiò la testa sul palmo della mano e pensò. Se mai avesse avuto la forza di ribellarsi? Andiamo, Zogg è grassoccio, intelligente, furbo ma grassoccio. Goffo com'è nei movimenti basta un coltello piazzato alla gola quando meno se lo aspetta per ucciderlo. Ma Charlie non è mai stato quel tipo di persona. Nonostante lo odiasse a morte, mai si permetterebbe di uccidere qualcuno. Non alle spalle, almeno. Charlie spostò lo sguardo che aveva fisso nel vuoto al fratellone che guidava la nave, sereno. Magari fosse stato grosso e muscoloso quanto il suo fratellone, magari riusciva a starsene così calmo come faceva il suo fratellone. Charlie vedeva Sikk anche come una sorta di angelo custode, sempre pronto a difenderlo in caso di necessità; perciò si sentiva così sicuro quando stava parlando di una possibile minaccia di fronte a Zogg.

 

Il flusso di pensieri di Charlie venne interrotto da un'espressione di Sikk. «Eccola!» Sikk gridò puntando il ditone tutto allegro, alzandosi dal sedile tenendo il braccio ben saldo al volante, verso una nebulosa purpurea. «Praxus. Finalmente.» Zogg era malignamente felice quando lo dichiarò. Sikk chiese come se niente fosse. «Ora che ci penso, perché scegliere proprio Praxus? E' in culo alla galassia..» Zogg fieramente gli rispose. «Perchè Praxus è 'simbolicamente' legato ad una specie a noi amica» Mr.Klink lo osservò camminare avanti e indietro nella cabina principale. «e nemica ad un'altra specie di cui noi ci siamo già occupati» Zogg si fermò al centro della cabina, guardando i due fratellastri e strinse i pugni. «e di cui ci stiamo occupando, e ce ne occuperemo.» Mr. Klink sentì nell'aria un mix di stress e odio, guardò Zogg di sfuggita poi notò Sikk. Sikk non sembrò fare caso all'atmosfera. «Quanto diavolo manca all'arrivo?» Zogg piombò sul sedile del guidatore. Sikk gli rispose come se Zogg fosse l'ultimo dei suoi problemi. «Poco.. Un'oretta ormai.. Dai,sù, Charlie, trovatevi qualcosa da fare nel frattempo.» Mr. Klink tirò fuori da un cassetto una vecchia console da gioco. Lo Zintendo sessantaquattromila con ancora una cartuccia di 'La leggenda di Welda: Maschera del Mago'. Compiaciuto di averla trovata, tentò di collegarlo alla Olotv di ultima generazione che avevano preso “in prestito” al mercato nero. «Ah, cavolo, mi ero dimenticato che.. Dove trovo i fili per collegare una console come questa ad un Olotv del genere? Pensa Charlie, pensa..» Mr. Klink si ricordò di avere nel ripostiglio alcuni cavi datati. Andò di corsa a prenderli, e insieme ad un involucro di plastica riuscì a costruire dal nulla un adattatore. Collegò quindi fili della console all'adattatore e l'adattatore all'Olotv. Si vedeva totalmente sgranato, ma meglio di nulla. Mr. Klink passò il tempo a giocare sul pavimento a gambe incrociate dimenticando i rancori e i cattivi sentimenti. Zogg finì per osservarlo giocare seduto al tavolo di plastica, quasi addormentandosi.

 

«Qui base operativa Zoggyon, identificatevi.» Una voce Terachnoide si sentì dall'alto parlante dalla strumentazione della cabina di pilotaggio. Sikk nervosetto rispose. «S-sì, qui nave di classe C 6-12-19, richiediamo il permesso d'atterraggio.» Ci fù qualche secondo di silenzio nel quale Zogg appena sveglio, osservò attentamente con occhi socchiusi fuori dai finestrini della cabina di pilotaggio la quale si poteva vedere la loro base, con tanto del classico sfondo porporeo della nebulosa di Praxus. Charlie stava ancora giocando. «Permesso accordato.» Sikk rimise quindi in moto la navicella e si avviarono al gigantesco hangar che quella stazione ospitava. Più si avvicinarono al porto, più si poteva chiaramente vedere la barriera blu che divideva vuoto e atmosfera respirabile, Sikk atterrò la navicella. Spense la strumentazione, e uscì dalla cabina di pilotaggio andando verso il salottino, dove c'era ancora Charlie che giocava e Zogg ad aspettare. «Che aspetti ad uscire?» Zogg rispose seccato. «Questo è un modello vecchio di classe C,navicelle come queste hanno bisogno del comando da remoto dalla strumentazione per aprire il portellone.» Sikk sprofondò in un rossissimo imbarazzo e corse verso la strumentazione accendendola. Il portellone si aprì allo stesso tempo con cui Charlie spense la console, e uscirono tutti e tre dalla navicella. Ad aspettarli subito fuori c'era Tachyon, insieme a due guardie. «Ben ritornati..» Zogg restò stupito dalle due guardie. «Perchè sei accompagnato da due guardie?» Tachyon rispose con altezzosità. «La prudenza non è mai troppa» Charlie si guardò intorno, la base è molto più organizzata di quanto ricordasse. «Ma cosa sta-» Tachyon lo interruppe. «Piuttosto, andiamo su, abbiamo molto di cui discutere.» Fece cenno di seguirlo, e andarono verso l'ascensore. «Ci hai messo molto a prendere questi due e portarli qui, Zogg.» Zogg rispose impassibile. «Potevano benissimo farcela da soli, Sikk è forte.» Sikk si agitò. «Ehy! E' tutto merito di Charlie se siamo usciti da quella prigione, tu dov'eri quando eravamo evasi? Dov'eri quando era malato?!» Tachyon intervenne. «Calmatevi, calmatevi. Zogg era impegnato a cercare altre reclute, è andato da voi solo perché era di passaggio, la Nebulosa Maktar era vicina ad un covo di potenziali reclute.» Sikk pian piano si calmò, ma il rancore cresceva. Erano arrivati al salone principale, c'erano squadre composte da varie razze che lavoravano a navi e armi, cè chi si addestrava con l'aiuto dell'esercito. Zogg assistendo al “belvedere” dichiarò. «Direi che siamo più che pronti.» Tachyon dovette correggerlo. «No, non ancora,voglio proporti qualcosa di veramente ambizioso. Ti spiegherò più tardi nella sala conferenze» Zogg lo guardò con curiosità maligna, poi il compagno continuò. «piuttosto, che fine ha fatto Vorn?» A sentire quel nome, Charlie bombardò entrambi di domande. «Vorn?! Avete sue notizie?!» Zogg alzò gli occhi al cielo. «Non ho idea di che fine abbia fatto quel buono a nulla, e non me ne interessa.» Charlie abbassò lo sguardo deluso.

Arrivarono alla sala delle conferenze e chiusero le porte. Tachyon si rivolse alle guardie sugli usci. «Lasciateci soli.» Tachyon aspettò che le guardie uscissero perché potessero parlare. «Allora, veniamo a noi. Abbiamo più uomini di quanto ci aspettassimo, numeri spropositati. Parliamo di miliardi. Invadere un pianeta sarà uno scherzo, una galassia, ci vuole una strategia» Zogg annuiva orgoglioso. «la stazione è piena di risorse, possiamo farne una seconda casa, dobbiamo installare soltanto un sistema di occultamento, potrebbero trovarci facilmente.» Zogg si spazientì. «Sì, sì, và dritto al punto.» Tachyon sembrava in difficoltà. «I-iil Dimensionatore ce l'abbiamo, e lo useremo quando sarà necessario.» Zogg urlò. «Il punto!» Tachyon rispose all'urlo con un'altro urlo. «Ratchet e Clank sono scappati dalla stazione! E per questo volev--» Zogg lo interruppe sbattendo talmente tanto il pugno destro sulla tavola rotonda, da farla tremare come se l'enorme stazione avesse urtato qualcosa nello spazio. Da fuori la stanza, le guardie sull'uscio potevano sentire ogni cosa come fosse chiuso in una teca di vetro. Charlie intervenne. «Se posso permettermi, una coppia del genere non si farebbe catturare così facilmente. Non mi sembra sorprendente che siano scappati.» Zogg dalla rabbia tirò fuori dal mantello un Combustore e senza pensarci due volte sparò un colpo verso Charlie Klink.

 

Oh, cavolo, doppia settimana. Sono solito a pubblicare un capitolo a settimana, questa volta ne sono passate due. Un motivo a dire il vero cè, ho avuto una "crisi", non sapevo cosa scrivere. Non sò se leggendo il testo ci se ne accorge, sarei grato se me lo si venisse a dire in caso :).

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Capitolo 8
*** Un po' di svago ***


Sera, 22:30 terrestri. Ratchet e Clank ritornarono su Fastoon, al loro garage li aspettavano tutti. «Ratchet! Tutto ok? Sei mancato per moltissimo tempo!» Esclamò Talwyn appena Ratchet aprì il portellone del garage, aprendo entrambe le ante e dilatando le braccia. Sasha intervenne subito dopo. «Cosa è successo?! Cronk e Zephyr hanno notato che non tornavi più da giorni, non rispondevi alle comunicazioni, la tua nave non c'era!» Talwyn, Sasha – che era stata prontamente chiamata per un evento come questo, data la sua importanza socialmente e militarmente – , Al – appollaiato su una cassa di metallo - , Qwark – immobile come una statua, faceva da appoggino a Skrunch sulla spalla, nelle vicinanze di Skid e il suo Agente seduti davanti ad un computer di fortuna costruito con oggetti trovati qua e là tra i rifiuti di Fastoon, infine Rusty Pete che vicino ad una finestra beveva del buon rum.

...e l'Idraulico, che rovistava nel ripostiglio del garage.

«Oh? E Clank?» Qwark non vide il robottino e questo lo fece – stranamente – preoccupare. Clank saltò dalla schiena di Ratchet, si mise a camminare accanto a Ratchet mentre raggiunsero gli altri. Nel momento stesso in cui Clank scese dalla schiena del compagno, tutti nel garage tirarono un sospiro di sollievo. I due compagni cominciarono a parlare allo stesso tempo. «Sentite--» Si fermarono, ci fù uno scambio di sguardi reciproco, poi Clank spiegò. «Sarò diretto, poiché non è una cosa da sottovalutare. Vi chiedo soltanto di non preoccuparvi per noi, stiamo bene. Il problema principe invece, è la sicurezza Galattica. E' nata un'organizzazione terroristica» Ratchet trovò un appoggino sulla scrivania del computer e vi sedette. «al momento non ne sappiamo molto, o meglio, vorremmo sapere, ma non abbiamo avuto né il tempo, né la sicurezza per potere investigare accuratamente.» Ci fù una pausa nel discorso, Clank non sapeva trovare le parole giuste per descrivere il loro rapimento nel modo più delicato possibile. Talwyn pensierosa intervenne. «Come.. Come sapete.. Siete sicuri?» Clank la guardò per qualche secondo, poi ripose lo sguardo per terra, stringendo le manine metalliche in un pugno. «Siamo.. Siamo stati.. Catturati da dei non precisati soggetti» Ci fù un trambusto generale nel garage: Talwyn e Sasha misero entrambe le mani davanti alla bocca aperta, allibite; Anche Qwark rimase senza parole, Skrunch cadde dalla sua spalla svenendo per terra – nah, si rialzò, la cara scimmietta - , i due Blargiani ebbero la stessa reazione; Al interruppe ciò che stava facendo e guardò il Lombax e l'amico metallico, a bocca aperta per lo stupore. «poi mi sono risvegliato, senza Ratchet. Ero in una cella, ovviamente sono uscito da lì, senza farmi niente, incolume. La cosa preoccupante erano le persone a bordo di quella stazione e cosa facevano» Clank mentre parlò si rivolse a Qwark. «Qwark, ho visto Protopet in ottima salute che venivano addestrati» Poi richiamò l'attenzione di Rusty Pete. «Rusty Pete, ho visto Pirati come te che si addestravano insieme ad un esercito composto da Blargiani e Tirannoidi. Una volta tirato anche Ratchet fuori dalla sua cella, siamo scappati. Mentre scappavamo ci hanno scoperti e siamo riusciti a sentire due voci di particolare rilevanza. Due voci che abbiamo già sentito.. E affrontato. Parlo di Percival Tachyon, e, mia opinione, Artemis Zogg. Quei due si sono alleati, con motivazioni a noi ancora ignote. Gli ultimi righi sono solo mie speculazioni.» Ci fù una lunga pausa, tutti guardavano Clank aspettandosi che continuasse, poi intervenne Sasha. «Beh, la cosa è grave. Tuttavia, aspetterei a fare qualcosa finché loro non fanno la prima mossa. Ciò nonostante vi hanno catturato e questo è un problema» La voce autoritaria di Sasha calmò tutti quanti, ma Clank non sembrava convinto. «hai idea di dove si trovino?» Ratchet saltò dalla scrivania e intervenne. «Nel Settore Praxus, in questa stessa Galassia. Vero, amico?» Ratchet guardò Clank cercando di trasmettergli un sorriso. «In tal caso, dobbiamo studiare bene la situazione, venite.» Sasha fece cenno loro di seguirli, Talwyn li seguìa ruota, portandoli in una stanzetta con un tavolo lungo e una luce fissa su di esso, creando una sorta di stanza strategica.

«Cè qualcosa che ancora non avete detto, sputate il rospo, su.» Talwyn si rivolse specialmente a Clank. Si inginocchiò davanti a lui e gli prese la mano. «Clank?» Ratchet intervenne. «Hanno preso anche il Dimensionatore.»
«Ma.. Come è possibile? Mi pare di ricordare che Clank lo avesse..» Disse Talwyn, Clank le rispose. «La verità è che.. E' stata colpa mia, non sapevamo niente di quel covo di criminali finché non ci hanno catturati, proprio a causa del Dimensionatore. Volevo farlo vedere a Ratchet.. Volevo che Ratchet riprovasse la gioia di rivedere i propri simili..» Sasha intervenne. «Ma Clank--» Talwyn le fece cenno con la mano di fermarsi e Clank continuò. «..e.. Poi la storia la sapete. Cè un esercito enorme, in quella stazione.» Dopo una piccola pausa, Sasha riprese il discorso interrotto nel Garage. «Io.. Mi dispiace.. Ma comunque, non possiamo lasciare in secondo piano questa storia. Inanzitutto occorre raddoppiare le forze di sicurezza galattica sparse per tutta la Galassia, e, se necessario, anche nell'Universo» Ratchet e Talwyn la ascoltarono, Clank restò seduto sul tavolino. «contatterò la PGG, chiederò loro di contattare il Dipartimento di Sicurezza Universale per raddoppiare la sorveglianza generale. Ratchet, Clank, voi--» Sasha venne interrotta da un boato metallico dall'esterno. «Ooh, ma che modi!» Si poteva sentire Qwark gridare come una ragazzina nel garage, la porta di ferro della stanza dove Sasha e gli altri erano situati, permetteva di sentire il tutto come fosse chiuso in una teca di vetro. La porta della loro stanzetta si aprì.

Cronk e Zephyr entrarono di prepotenza nella stanza, entrambi esclamarono: «Eccovi qui, ragazzi!» Cronk prese sulle spalle Ratchet, Zephyr Clank, e se li portarono dietro. «Forza, andiamo a bere qualcosa, vi ci vuole proprio!» Ratchet guardò Clank con un sorriso come se non potessero rifiutare l'offerta, Clank concordò. Si diressero verso la porta, Zephyr parlò tutto esaltato. «Ah, abbiamo saputo tutto, tranquilli, non è colpa vostra, ma è tempo di una riunione da veri uomini, mi spiace ragazze!» Cronk uscì per ultimo ridendo e chiuse la porta lasciando Talwyn e Sasha da sole. Sasha ridacchiò, Talwyn si fece contagiare. «Ah ha, questi ragazzi..» Talwyn la seguì. «Già, menomale ci sono Cronk e Zephyr ah hah ah.»

I robottoni con alle spalle i due compagni se li portarono dietro per tutto il centro di Fastoon, fino ad arrivare alla locanda più vicina. Zephyr aprì la porta con il braccio metallico sinistro, Ratchet potè sentire un'aria densa di aroma del rum piratesco condita di olio per i motori, lo fece leggermente stordire. Come se non bastasse, in sottofondo si potevano sentire diverse canzoni da discoteca. Il salone della locanda aveva un design semplice e leggermente rozzo, il pavimento,con un tappeto rosso sgualcito dagli anni e le pareti ferree con alcuni poster attaccati tramite spille di metallo. Tavoli lungo il muro del salone, e in fondo delle macchine che si muovevano con delle leve rilasciando del tiepido vapore; non si era mai capito a cosa servissero. Ai tavoli c'era parecchia gente, sia organici che sintetici. Al bancone serviva un robot arrugginito grosso come un gigantesco registratore di cassa, il bello è che il busto stesso era il registratore di cassa. Cronk e Zephyr si sedettero proprio al bancone, appoggiando Ratchet e Clank su altre sedie sempre accanto a loro. Cronk ordinò da bere. «Jik, un bicchiere di olio per motori, grazie!» Zephyr intervenne. «Anche per me Jik!» Clank era totalmente disorientato, non sapeva cosa dire. «...eeehm..» Cronk ordinò per lui. «Jik un bicchiere di olio anche per il robottino di latta!» Zephyr richiamò l'attenzione del Lombax. «Ratchet, andiamo, prendi qualcosa anche tu!» Ratchet era titubante, col suo solito sorriso scemo stampato in faccia. «Non so.. Io.. Non ho mai bevuto.» Cronk e Zephyr scoppiarono dalle risate. «Dai, cè una prima volta per ogni cosa!» Jik lo stava osservando con tenerezza. «Cosa prendi, Lombax?» La voce di Jik era rauca, ma ciò che stonava in quel robot era la vernice rosa. Ratchet si mise a leggere la lista delle bibite e alcolici disponibili subito dietro il registratore di cassa vivente. “Olio di motori 25cl.”, “Olio di motori 50cl.”, “Olio di motori 100cl.”, “Rum 25cl.”, “Rum 50cl.”, “Ryncol 25cl.” Ratchet scorrendo in basso quel “Ryncol 25cl.” notò che non cè il “Rum 50cl.” rispetto all'”Olio di motori 100cl.” così chiese. «Scusi, ma come mai l'Olio di motori arriva fino a 100cl mentre quel Ryncol sostituisce il Rum da 100cl?» A Jik scappò una risata. «Oh beh, è una lunga storia. Il Ryncol è un alcol veramente ma veramente potente, in grado di contorcerti le budella. Chi l'ha prodotto non si è mai saputo, sappiamo solo che è in questo stesso Universo, magari 7-9 Galassie più lontano. Come abbia fatto ad approdare qui, lo sa solo chi l'ha spedito. Ed è stato da prima che venissero costruiti i Portali Galattici!» Passarono qualche secondo, Ratchet era ancora indeciso. «Allora Lombax?»
«Ahem, vada per il rum da ¼!» Il robottone Jik si mise a preparare i drink davanti a loro con la maestria da dieci anni di esperienza, niente di che insomma. Una volta finito, poggiò tutti e quattro i bicchieri sul banco d'ottone, e li fece scivolare ad ognuno il proprio. Con un occhiolino, Jik si rivolse a Ratchet «Offre la casa!» Il Lombax osservò il bicchiere di Rum di oro chiaro e la schiuma bianca che traboccava dal bicchiere. Sentì Cronk, Zephyr e Clank parlare. «Ma quest'Olio, viene estratto dal petrolio o mediante sintesi chimica?» Quello era Clank. Ratchet si mise a ridere. «O beh..» Dichiarò. Poi mandò giù tutto in un sol colpo il Rum da 25cl.

Dopo una trentina di minuti a bere, Ratchet cominciò a comportarsi in modo strano. La coda era come impazzita, formava diverse forme geometriche, il triangolo in particolare. Senza che se ne accorgesse, erano tutti intorno a lui ad osservare quella coda mezza gialla e arancione che ballava. Jik cambiò appositamente musica per rendere il tutto ancora più esilarante: Courtney Gears – Death to Squishes. Tutti risero a crepapelle, Clank, Cronk e Zephyr compresi. 

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