Il Mistero di Backbiting Street di DarkRose86 (/viewuser.php?uid=7727)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Personaggi
: Sasuke
Uchiha, Itachi Uchiha, Deidara, Ino Yamanaka, Fugaku Uchiha, Mikoto
Uchiha, Naruto Uzumaki
Pairing : Itachi/Sasuke,
Itachi/Ino, accenni Sasuke/Naruto
Genere
:
sentimentale, drammatico, sovrannaturale, horror, triste
Rating
:
arancione
Avvertimenti
: AU (
Alternative Universe ), yaoi, uchihacest ( non contiene
scene esplicite ), death character, linguaggio colorito,
long fiction ( 2 capitoli )
Questa storia, con mio ENORME
stupore, si è classificata SECONDA ( *___* ), a pari merito
con la storia di Shizue Asahi, al Burnin'
Contest , indetto da uchiha_girl sul Forum di EFP.
Annuncio che, ebbene sì, è la mia prima
Uchihacest, e ammetto che ne sono abbastanza soddisfatta; da dove
è uscita fuori non chiedetemelo, perché
sinceramente non ne ho idea. XD
Prima di iniziarla avevo deciso già l'ambientazione, ma non
sapevo che nome dare al quartiere in cui i personaggi abitano; poi,
sfogliando il dizionario alla ricerca di una parole inglese che
suonasse bene e che si addicesse al tema, mi sono imbattuta in
Backbiting. Mi piaceva il suono della parola, e non appena ho letto il
suo significato in italiano, sono stata letteralmente folgorata dalla
mia solita ispirazione fulminante. XD
Poi, sarebbe dovuta essere una one-shot, ma poi si è
rivelata un po' troppo lunga, allora ho deciso di dividerla in due
capitoli altrimenti, probabilmente, sarebbe risultata pesante al
momento della lettura. Detto questo vi lascio alla storia; le note, per
ovvi motivi, le ho messe a fine fanfiction.
Voglio ringraziare di cuore la giudice uchiha_girl, per la sua
rapidità nel dare i giudizi e per l'assoluta
imparzialità, e tutte le altre concorrenti, con un mare di
complimenti, soprattutto alle altre podiste e in particolar modo a
Kei_Saiyu, prima classificata. *w*
Me
lo lasciate un commentino? *-*
Il
Mistero
di Backbiting
Street
Capitolo
1
Un tempo, nella periferia di una
piccola cittadina poco conosciuta, esisteva una strada dall'enigmatico
nome; in molti si erano chiesti perché si chiamasse in quel
modo, ma nessuno era mai riuscito a carpire il segreto di quel luogo
tetro ed inquietante.
Solo un ragazzo, guidato da uno sconfinato amore, ebbe successo in
quell'ardua impresa.
Il suo nome, era Itachi Uchiha.
Il giovane era nato in Giappone ma, pochi anni dopo la venuta alla luce
del fratello minore, i genitori decisero per il trasferimento in
America dove, pensavano, avrebbero avuto più
possibilità di lavorare e mandare avanti la famiglia. Ma la
povertà regnava sovrana, in un mondo devastato da guerre e
pregiudizi; così, Itachi e suo fratello Sasuke furono
costretti a vivere un'infanzia non propriamente felice, passata per la
maggior parte del tempo a giocare in Backbiting Street [*], il lungo
viale nel quale sorgeva la loro modesta abitazione.
Quella strada, specie di notte, metteva i brividi; spesso e volentieri
era caratterizzata da una fitta nebbia e, nelle fredde sere d'autunno,
le foglie cadute dagli alberi si libravano nell'aria grazie ai forti
venti, che molte volte impedivano perfino di uscire di casa. E la cosa
ancor peggiore, era che la dimora degli Uchiha si trovava proprio di
fronte al cimitero.
< Nii-san [*]... è vero che, quando moriamo, quel
posto diventa la nostra nuova casa? > chiese un giorno il
più piccolo a quella figura fondamentale ed eroica ai suoi
occhi, Itachi; per lui, il fratello maggiore era l'insieme delle
caratteristiche che sognava ogni notte di possedere: coraggioso,
affascinante, gentile. In una parola, perfetto. Ma in
realtà, egli nascondeva un terribile segreto, taciuto anche
alle persone che più gli erano vicine.
< No, Sasuke; il nostro corpo rimane lì, ma l'anima
se ne va in un posto migliore. > rispose il più
grande, con un dolce sorriso sul volto; diede una pacca sulla spalla al
fratellino e si alzò dalla sedia di vimini, avviandosi verso
l'uscita della stanza nella quale dormivano.
< Aspetta! Cos'è l'anima...? >
domandò l'altro, afferrandolo per un braccio.
< Una cosa che a volte ti viene prepotentemente strappata via. E
quando ne vieni privato, ti senti come se fossi scomparso nel nulla,
eppure continui a camminare. >
Il più giovane non capì il senso di quella
risposta; era ancora troppo piccolo per conoscere sentimenti come
l'invidia, l'odio, la sofferenza. E Itachi aveva deciso di proteggerlo
dai mali del mondo, non voleva che anche lui venisse contaminato.
Se era vero che Backbiting Street condannava chiunque varcasse il
cancello di quel cimitero, Sasuke non sarebbe mai dovuto entrarci;
doveva a tutti i costi evitare che il suo otouto [*], una volta
abbandonato al proprio destino, andasse a cercare l'anima dei suoi cari
all'interno di quel posto maledetto.
~
In quel quartiere era estremamente
difficile mantenere un segreto; se succedeva qualcosa, il giorno dopo
tutti lo sapevano e tutti ne sparlavano. Per questo aveva chiesto ad
Ino Yamanaka, la sua prima ragazza, di tenere nascosta la loro
relazione; ma la bionda amava vantarsi, per cui non riuscì a
tenere la bocca chiusa sull'accaduto. Si sentiva estremamente fortunata
a stare con un ragazzo come lui che, nonostante all'apparenza fosse
freddo e scostante, nell'intimità si rivelava una persona
dolce e ricca di attenzioni verso gli altri. Suo fratello, invece, non
era affatto d'accordo; odiava Itachi dal profondo, e sosteneva di avere
diversi motivi per farlo. Non lo aveva mai sopportato, fin dal giorno
in cui lo aveva incontrato per la prima volta, e quando gli era
capitato di sentire delle voci secondo le quali sua sorella usciva
proprio con lui, giurò che prima o poi, con qualsiasi mezzo,
li avrebbe separati. Deidara era un tipo estremamente testardo ed
arrogante, tanto che pian piano, giorno dopo giorno, tutti coloro che
cercavano di farci amicizia provando ad accettare anche i suoi difetti,
si allontanavano gradualmente da lui. E a causa di tutto ciò
il ragazzo soffriva, anche se cercava di non darlo a vedere; e non
capiva per quale motivo chi lo abbandonava si avvicinava ad Itachi. Per
questo aveva più volte cercato di convincere i propri
genitori a tornare nel loro paese d'origine, ma loro non avevano voluto
sentire ragioni, dato che erano riusciti far fruttare un negozio di
fiori che assicurava loro un buon tenore di vita; certo non si poteva
dire che fossero ricchi, ma vivevano bene. Peccato che neanche loro
erano scampati alla maledizione; perché si sa, quando si
è giovani, la curiosità ci spinge a voler
conoscere il più possibile, del mondo in cui siamo nati e
cresciuti. Così, Ino e suo fratello, in occasione della
festa di Halloween di due anni prima, avevano deciso di provare il
brivido d'entrare nel cimitero di Backbiting Street, a notte fonda;
quel luogo non perdonò neanche due ignari giovani che si
divertivano a girovagare tra lapidi e croci. Infatti, una volta usciti
da lì, qualcosa in loro era cambiato, ma nessuno se n'era
accorto; questo perché tutti coloro che vi erano entrati,
avevano condiviso il medesimo destino: andare a visitare le tombe dei
propri cari, significava auto condannarsi inconsapevolmente.
Neanche l'Uchiha maggiore era riuscito a scamparla, e senza volerlo
aveva saziato la fame di quel terreno al di là della
recinzione che sorgeva di fronte alla porta di casa sua; un giorno,
infatti, aveva sentito il bisogno di visitare i defunti, di dedicare
loro dieci minuti del suo tempo, che talvolta pareva non scorrere mai,
in quel posto. E soprattutto, era come se il cimitero chiamasse a
sé le persone, completamente ignare del pericolo al quale
andavano incontro entrandovi.
Quando se n'era andato, si era sentito strano:
aveva pensato di fare una passeggiata prima di tornare a casa e,
durante il tragitto, si era imbattuto in un gruppo di ragazzi
scompostamente seduti su un muretto al lato della strada.
< Ehi, ce l'hai un po' di roba? > gli aveva chiesto uno
di loro, con un sorriso strafottente sul volto; era pallido e, a
giudicare dalle evidenti difficoltà a stare in piedi,
probabilmente drogato od ubriaco.
E in quell'occasione, per la prima volta in vita sua, aveva provato
l'impulso di uccidere; s'impaurì a causa di quel pensiero,
così fuggì via, mentre il gruppetto gli sputava
contro insulti di ogni genere. Corse a casa e si chiuse in camera,
buttandosi poi sul letto; la testa gli faceva male, come se fosse stata
sul punto di scoppiare, e il suo corpo tremava, scosso da brividi
d'evidente spavento. Che diavolo gli stava succedendo? Non gli era mai
capitato di fare certi pensieri; aveva sempre pensato che tutti gli
esseri umani, in fondo, possedessero un lato buono, per questo usava
perdonare anche coloro che sbagliavano, o almeno provava a capirli. In
quel momento, invece, nella sua mente si ripeteva un unico,
agghiacciante pensiero: uccidere. Uccidere per
ripulire il mondo, farlo per dimostrare la propria forza ed essere
rispettato.
Per chi entrava in quell'apparenza normalissimo luogo d'eterno riposo,
non ci sarebbe mai più stata pace interiore; ognuno, pero',
reagiva in modo diverso alla maledizione: non
tutti, infatti, provavano il desiderio di ammazzare chi non gli andava
a genio. C'era chi si dava ai peggiori vizi, chi usava violenza sugli
altri, chi tradiva, e via discorrendo. E la cosa peggiore era che, chi
veniva colpito, ne era perfettamente consapevole e spaventato.
Ad esempio, Deidara temeva non poco il suo esser diventato ancor
più intrattabile del normale, mentre sua sorella si era
stupita d'aver iniziato a concedersi molto facilmente, anche a chi
conosceva appena; la ragazza pero', a differenza del fratello, era
riuscita quantomeno ad “adeguarsi” alla nuova
condizione, cercando di trarne vantaggio in qualche modo, ottenendo
regali di ogni genere. Certo non ne andava fiera ma, per qualche strano
motivo, non riusciva proprio a farne a meno.
La cosa che comunque accumunava le vittime, era una strana sensazione
di vuoto, come se qualcosa d'indispensabile gli
fosse stato strappato via; come se il loro fuoco si
fosse inesorabilmente spento. Perché se si paragona la vita
umana ad una candela, la fiamma rappresenta ciò che la rende
viva ma che inevitabilmente la consuma, lentamente, fino a morire; fino
all'estinguersi delle passioni. Solitamente, la fiamma che arde
nell'essere umano si spegne in tarda età ma, per gli
abitanti di Backbiting Street entrati nel cimitero, non era
così; non importava quanti anni avessero, quella strana
“entità” non guardava in faccia a
nessuno. Bambini, adolescenti, adulti, anziani... chiunque era a
rischio; chiunque poteva, d'improvviso, spegnersi. Morivano dentro di
sé, ma continuavano imperterriti a camminare, a parlare e
magari a sorridere, sperando di svegliarsi il prima possibile da
quell'assurdo incubo. Qualunque cose ci fosse in quel luogo, di certo
si divertiva a cancellare, per quanto poteva, i buoni sentimenti dai
cuori delle persone; costringendoli, poi, a fare ciò di cui
più avevano paura.
C'era chi veniva completamente sopraffatto e si suicidava, infatti le
autorità non riuscivano a spiegarsi il perché di
tutti quegli strani casi che si verificavano anche nell'arco di
pochissimo tempo. Ma c'era anche chi, con sforzi sovrumani, riusciva a
conservare un po' d'umanità: fra questi c'erano Itachi, la
sua ragazza, e Deidara. Essi lottavano, per quanto possibile, contro
quell'insopportabile condizione; per questo motivo l'Uchiha, che temeva
per il fratello, tendeva il più delle volte a segregarlo
dentro casa, anche se egli protestava, cercando spiegazioni.
Ma, un giorno, avvenne la tragedia: colui che con fatica immane si era
trattenuto, infine cedette alla tentazione; la voglia di uccidere, di
macchiarsi di rosso sangue, lo portò a compiere il suo primo
omicidio. Piangendo amare lacrime, mentre spingeva con forza la testa
del suo migliore amico nell'acqua stagnante del laghetto del parco,
tolse la vita ad un ragazzo la cui unica colpa era stata quella di
volergli talmente tanto bene, da indagare per lui nel privato di Ino,
scoprendo i suoi tradimenti. Il moro non voleva credere alle sue
parole, tanto era convinto che l'amico volesse solamente rubargli la
fidanzata. Così, il giovane Shisui venne ucciso, alla tenera
età di 17 anni. E il cuore del suo assassino si
spezzò più volte, mentre ascoltava le sue
suppliche e i suoi gemiti di dolore; gli voleva bene, ma sentiva di
dover cancellare la sua esistenza. Chissà, forse lo aveva
addirittura salvato.
Nessuno scoprì l'identità del killer, e il caso
venne archiviato dopo poco tempo; la verità, era che neanche
le forze di polizia se la sentivano di indagare su quel luogo.
Successivamente, si verificarono altri omicidi, difficilmente
imputabili ad un assassino seriale, visto che i metodi utilizzati erano
sempre diversi: alcuni poveracci venivano strangolati, altri
accoltellati, o addirittura legati accuratamente sui binari della
stazione.
Per due anni le cose andarono avanti così, e ci fu quasi un
assassinio al mese; la gente era dunque impaurita, e la maggior parte
delle persone si rintanava in casa, uscendo solo in caso di bisogno, ad
esempio per andare a comprarsi il cibo.
< Itachi... tu credi che ci sia un nesso fra quel che sta
accadendo, e il nome di questa strada? > domandò Ino
un pomeriggio, mentre si crogiolava nel suo caldo abbraccio.
< Backbiting, intendi? >
< Sì... non trovi strano chiamare un viale “la
strada della maldicenza” ? >
Già, strano lo era, eccome; ed era ancor più
curioso il fatto che nessuno sembrasse conoscere l'origine di quel nome
così assurdo, per una strada.
< Non lo so. > sentenziò il moro, freddamente;
in realtà, aveva paura di scoprire il motivo.
La maldicenza è uno dei più comuni mali che
affliggono il mondo, dunque non era da escludere che quell'appellativo
c'entrasse qualcosa con la maledizione.
< Ino! Ino! L'ho visto! Ieri sera! > esclamò
Deidara, correndo affannosamente verso la sorella, lanciando al
fidanzato un'occhiataccia.
< Eh? Di che parli? > chiese la ragazza, preoccupata.
< Del mistero del cimitero! >
Il moro sussultò; temette che il biondo lo avesse sorpreso
in compagnia di una delle sue vittime.
< Cioè? >
< Il fuoco! >
< Fuoco? >
I due non riuscivano a capire cosa volesse dire, quindi lo invitarono a
calmarsi e a spiegargli meglio.
< Ho visto... una fiamma... stavo camminando alla ricerca di
qualcosa di strano, ed ho notato una piccola luce... ma era strana...
era blu. > raccontò.
< Blu? >
Ino ed Itachi si guardarono, straniti.
< Non è che ti sei fumato qualcosa, Deidara? >
lo schernì il moro, senza pero' cambiare espressione; si
sentiva stranamente preoccupato.
< Vaffanculo, Uchiha! Io l'ho vista davvero! Non sono un fottuto
drogato come te! > protestò, afferrandolo per il
bavero della camicia.
< Calmati! Lascialo stare! > lo fermò la
sorella, < Sei sicuro di aver visto bene? >
< E soprattutto... per quale motivo questa
“fiamma” dovrebbe essere il famoso mistero?
> chiese l'altro, alquanto scettico.
< Non lo so... pero' l'ho trovata strana... non saprei come
spiegare questo fenomeno in altro modo! > insistette, tremante
di rabbia e paura.
< Ok, ok... facciamo una cosa; questa sera, quando tutti
dormiranno, ci recheremo al cimitero. Sperando che una certa persona
abbia detto il vero. > propose, lanciando una frecciatina al
biondo, che non mancò di “omaggiarlo”
con un dito medio bene in mostra.
I due, comunque, annuirono. Si diedero appuntamento per quella sera
stessa, a mezzanotte, davanti al grande cancello.
~
Itachi era preoccupato. Sebbene non
fosse del tutto convinto della buona fede del fratello della sua
ragazza, gli sembrava comunque strano che egli fosse arrivato ad
inventarsi una cosa oltremodo assurda come quella; ma se davvero aveva
detto la verità, che cosa mai poteva essere la fiamma che
aveva visto? Che cosa poteva rappresentare? Ci pensò a
lungo, frugando nella libreria dei suoi genitori, che conteneva anche
qualche volume dedicato al paranormale in generale, alla ricerca di
risposte.
< Che fai? > indagò Sasuke, osservando il
fratello, particolarmente concentrato.
< Nulla, ero alla ricerca di una lettura interessante. >
< Tu? Ma se non leggi mai! > esclamò, sorpreso.
< Ho deciso di iniziare da oggi. >
< Devo dedurne che la tua fidanzata ama i tipi colti? >
lo punzecchiò il più piccolo, e l'altro gli
lanciò un'occhiataccia, o almeno ci provò, ma con
Sasuke era difficile; non aveva mai capito perché, ma
benché ci avesse provato più e più
volte, non era mai riuscito a trattar male il fratellino.
< Ino non c'entra. > sentenziò, pacato come
sempre.
< Facciamo una passeggiata? >
< Adesso no. La prossima volta, otouto. > disse,
scuotendo la testa e scompigliandogli amorevolmente i capelli corvini.
< Uffa! Dici sempre “la prossima volta”, ma
alla fine non mantieni mai le tue promesse! >
protestò l'Uchiha minore, sbuffando; era un tipo cocciuto, e
a ben guardare lui e suo fratello si somigliavano non poco. L'unica
differenza, stava nell'impulsività di Sasuke, caratteristica
che non contraddistingueva Itachi, anzi; quest'ultimo, era un tipo
tranquillo e riflessivo, che pensava prima di agire. Ma erano entrambi
determinati e testardi. Talmente decisi a raggiungere i propri
obiettivi, da calpestare tutto il resto.
Itachi voleva il bene di
Sasuke.
Sasuke voleva Itachi, anche
a costo di
farlo soffrire.
< Davvero, stavolta parlo sul
serio. > lo tranquillizzò il più grande,
immergendosi poi, di nuovo, nella lettura di un tomo che sembrava
interessante; narrava di fenomeni paranormali ed inspiegabili, di
leggende metropolitane e cose del genere.
< Speriamo. >
Lesse per un bel po', prima dell'ora di
cena, ma non trovò nulla che si potesse ricongiungere a quel
che aveva detto Deidara; notò, pero', che una pagina del
libro era stata strappata. La cercò anche all'interno di
altri volumi, ma niente; così, domandò anche ai
genitori. Nessuno, alla fine, gli seppe dire dove potesse essere finita
quella dannata pagina. Ovviamente, non era sicuro che essa narrasse di
ciò che egli voleva sapere, anche perché non
aveva la più pallida idea di che cosa aveva deciso di
affrontare, quando spavaldo aveva proposto di recarsi al cimitero,
quella sera.
Attese che i suoi genitori si coricassero, per agire. Com'era ovvio,
Sasuke se ne accorse, e curioso gli domandò cosa doveva fare
fuori, a quell'ora così tarda; Itachi riuscì,
apparentemente, a convincerlo che si trattava di un appuntamento
segreto con Ino, per evitare che suo fratello non si mettesse fra i
piedi come al solito. Lo lasciò uscire controllandolo dalla
finestra, deciso ad indagare; lo trovava cambiato nell'ultimo periodo,
e voleva a tutti i costi scoprire che segreti nascondesse dietro la sua
maschera d'indifferenza. Era cresciuto, Sasuke; e, oramai quindicenne e
particolarmente maturo per la sua età, aveva capito subito
che qualcosa non quadrava. Osservava il suo nii-san con attenzione,
analizzando le sue espressioni e i suoi movimenti, quasi a volergli
leggere dentro. Questo perché avrebbe fatto qualsiasi cosa,
pur di averlo tutto per sé; perciò non poteva
permettere che una ragazzina qualunque glielo portasse via. Quello che
pero', purtroppo non sapeva, era che il vero pericolo non era affatto
rappresentato da lei, ma da qualcosa di molto più grande;
qualcosa che andava al di là dell'immaginazione di meri
esseri umani.
Fine Capitolo Uno
Note:
1 [*] Backbiting:
termine inglese, il cui significato letterale è
“maldicenza”
2 [*] Nii-san:
fratello maggiore ( giapponese )
3 [*] Otouto:
fratello minore ( giapponese )
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Ed eccomi
qua a pubblicare il secondo ed ultimo capitolo di questa storia.
Ringrazio infinitamente monnie89 per la sua recensione, sperando che
anche questa seconda parte non la deluda. ^^ buona lettura!
Fatemi
sapere che cosa ne pensate, ci tengo. ;_;
Capitolo
2
< ...è
ora. > mormorò Itachi, aprendo il vecchio cancello,
che
prontamente cigolò, in perfetto stile horror.
Ino rabbrividì,
stringendosi al braccio del suo amato, mentre Deidara guardava dritto
davanti a sé, deciso più che mai a far luce sulla
faccenda.
Quel posto,
constatarono per l'ennesima volta, era veramente inquietante, specie
quand'era buio; i grandi alberi, all'ombra dei quali giacevano i
defunti, creavano strani, astratti disegni, aiutati dalla fioca luce
della luna. Il vento, freddo e pungente, penetrava nelle ossa
così
come la paura che si faceva strada in loro, passo dopo passo, sempre
di più; perché fare i duri non significa
necessariamente esserlo.
Nonostante
l'atmosfera da brivido, pero', i tre non vedevano stranezze,
guardandosi intorno; tutto sembrava tranquillo... forse fin troppo.
< Beh? Dov'è
la fiamma, biondino? > domandò sprezzante il moro,
posando
lo sguardo sulla tomba di Shisui, voltandosi subito dopo.
< Non rompere e
continua a guardare. >
< A guardare
cosa? Non c'è niente d'interessante qui attorno, lapidi a
parte. >
< Lo sai
benissimo anche tu, che qui c'è qualcosa di strano! >
esclamò il biondo, < Vuoi forse negarlo? >
< No. >
Ino lo guardò
negli occhi, cercando di capire che cosa gli passasse per la testa,
ma si trovava di fronte ad un tipo insondabile, almeno per lei.
< E allora che
hai da borbottare, idiota? >
< De-Deidara...
cos'è quella cosa? Vicino al tuo piede! >
esclamò
improvvisamente la ragazza, indicando per terra, accanto al fratello.
Una piccola
fiamma, di colore blu, illuminava la lapide con su il nome del
defunto migliore amico di Itachi, apparentemente innocua.
< La fiamma! Te
l'avevo detto che l'avevo vista! Che hai da dirmi, adesso? >
disse
spaventato, sperando di vedere, per la prima volta, l'Uchiha tremare.
< ...tutto qui?
>
< Come sarebbe
a dire, “tutto qui” ? Ti sembra una cosa normale,
quella? >
domandò, indicandola.
Essa non si mosse;
rimase a far luce su quelle scritte che tanto facevano male al moro.
Male da morire. Male da uccidere.
< Smettila di
sbraitare come una femminuccia indifesa. >
A quelle parole,
l'altro s'infiammò, mentre Ino cercava invano di fare da
paciere. Itachi afferrò il biondo per un braccio,
strattonandolo.
< Non avverti
anche tu questa strana sensazione? > chiese il moro, con uno
strano sorriso in faccia.
< Di che cazzo
parli? >
Si specchiò
nei suoi occhi e vi lesse odio. E rabbia. E follia.
Deidara imprecò,
cercando nuovamente di liberarsi dalla sua stretta, senza riuscirci.
Ino, invece, era letteralmente paralizzata dal terrore, incapace di
proferire parola.
< Non fare il
finto tonto, tu mi hai portato qui per uno scopo preciso... sai
qualcosa, ma non sei intenzionato a dirmelo, non è vero?
>
Colpito nel segno.
Ma il biondo certo
non si aspettava una simile reazione da parte del ragazzo; di solito,
era un tipo calmo e taciturno. Mentre in quel momento non sembrava
neanche lui: gli stava sputando contro un cumulo di frasi sconnesse,
agitandosi, urlando. Quello non era lui.
< Itachi,
calmati, ti prego! > lo supplicò la fidanzata, ma in
tutta
risposta ricevette uno spintone; cadde a terra, sbattendo
violentemente la testa.
< Bastardo! >
lo apostrofò il fratello della ragazza, < Tu sei
completamente pazzo! >
< Forse hai
ragione... > sussurrò al suo orecchio, < ...ma
tu sei
morto, se non mi dici quello che sai. >
< Puoi
scordartelo! >
< Va bene,
allora... > tirò fuori dalla propria tasca un
coltello, <
...sayonara. [*] >
Il ragazzo
spalancò gli occhi, provò ad urlare, ma dalle sue
labbra uscì solo un gemito; la lama affilata era penetrata
nella sua carne, più precisamente appena sotto lo sterno. Ma
il suo assassino non si accontentò, infatti lo
colpì
più volte nello stesso punto, spostandosi poi all'altezza
del
cuore; liquido cremisi macchiò il suo volto, le sue mani, i
suoi vestiti. La sua anima. Il fuoco
che ardeva dentro
di lui, e che non si era ancora spento del tutto; quel poco che era
rimasto, contribuiva ad alimentare la sua rabbia.
Un foglietto volò
via dalla tasca del giovane, mentre la vita lo abbandonava,
dolorosamente; quel piccolo pezzo di carta, non era altro che la
pagina mancante. Anch'essa si era sporcata, ma quel che c'era scritto
era ancora leggibile.
“ Si
tratta di piccole fiammelle solitamente di colore blu, che si
manifestano a livello del terreno in particolari luoghi come i
cimiteri, le paludi e gli stagni nelle brughiere. Il periodo migliore
per osservarli, è nelle fredde sere d'autunno. Esse si
chiamano comunemente fuochi fatui, e alcune leggende popolari
dell'antichità ritenevano che fossero la dimostrazione
dell'esistenza dell'anima. La loro origine non è comunque
del
tutto chiara. ” [*]
La vendetta di
Deidara, infine, non si era compiuta; il cimitero non gli aveva
ancora strappato via gli ultimi brandelli d'umanità che gli
permettevano di continuare a vivere. Eppure, era convinto di non
avere sbagliato nulla. Ma non aveva considerato lo scopo primario di
Itachi: egli non avrebbe potuto abbandonare la sua anima là
dentro, almeno non del tutto; non prima d'aver messo Sasuke in salvo.
Il biondo aveva
intenzione di trascinarlo via con sé, nel baratro nel quale
aveva iniziato a sprofondare la prima volta che era entrato in quel
posto, ma non ci era riuscito, pagando con la vita.
< Dei...
Deidara... > gemette Ino, dolorante, < ...cosa gli hai
fatto?
Cosa hai fatto a mio fratello? > singhiozzò,
avvicinandosi
al cadavere, rendendosi conto che oramai, per lui, non c'era
più
niente da fare; la ragazza studiava per diventare medico, ma si
sentì
mancare quando si rese conto di com'era stato ridotto il corpo che le
giaceva accanto.
< Perchè?
Dimmi perché! >
< Taci! >
Si avventò
anche su di lei, recidendo il suo fiore, appena sbocciato, senza
alcuna pietà.
Li aveva uccisi
entrambi, macchiandosi così di tre orribili delitti. Si
inginocchiò a terra, nascondendo il volto tra le mani,
chiedendo silenziosamente perché.
< La
dimostrazione dell'esistenza dell'anima... > mormorò,
alzando gli occhi al cielo.
Dunque, il piccolo
fuoco di fronte alla tomba di Shisui, rappresentava la sua anima?
< Nii-san!!
>
Sasuke.
Era andato a
cercarlo.
Ma lui non poteva
permettere che entrasse in quel luogo.
Gli corse incontro
bloccandolo prima che potesse varcare il cancello, stringendolo fra
le braccia come mai aveva fatto prima di allora.
< Nii-san...
che ti è successo? > domandò il ragazzo;
suo
fratello era sporco di sangue. Il suo volto, i suoi vestiti... eppure
lui stava bene, non era ferito.
Itachi, a quelle
parole, si rese conto di ciò che aveva fatto. Dopo averlo
visto così, Sasuke non si sarebbe mai più fidato
di
lui.
< Io... >
< Che hai
fatto, Itachi?! Perché sei sporco di sangue? E
perché
sei entrato qua dentro di notte? Spiegami! > sbraitò,
con
gli occhi lucidi di lacrime che minacciavano di uscire, e di
macchiare le belle guance.
< ...sono un
assassino. >
Solo tre parole.
Le pronunciò freddamente, guardando suo fratello dritto
nelle
iridi scure.
< Come...? >
< Hai capito
bene, sono un assassino. >
Lo ripeté,
come nulla fosse. Come se quella terribile parola non avesse
significato. Oramai, tanto, mentire non aveva più senso; non
di fronte all'evidenza
< ...mi stai
prendendo in giro, vero? Hai uno strano senso dell'umorismo... >
tentò di scherzare il giovane, ma dentro di sé
sapeva
bene che che il fratello stava dicendo la verità, per quanto
essa fosse crudele e inaspettata. Itachi era sempre stato un ragazzo
gentile, seppur solitario e di poche parole; non avrebbe mai creduto
che potesse essere capace di fare una cosa del genere.
< Lo sai che
non scherzo, Sasuke. >
< Ma... ma
perché? >
Già.
Perché? Neanche lui era certo di saperlo,
anche se dopo
aver letto la pagina mancante del libro, si era fatto un'idea di
quella che poteva essere la più logica spiegazione al
mistero
di Backbiting Street. Ma aveva bisogno di conferme, e subito, prima
che anche la persona a cui teneva di più venisse macchiata,
così come era successo a lui.
Non rispose alla
domanda del fratello, ma lo afferrò per un braccio,
trascinandolo il più lontano possibile da quel luogo
maledetto, nonostante questi cercasse di divincolarsi, senza
risultato.
< Lasciami!
Lasciami, mi fai paura! >
E quelle parole
gli fecero male, terribilmente male; più delle suppliche di
Shisui, più del volto coperto di lacrime della bella Ino. Ma
si trattenne dal mostrare debolezza, camminando nella nebbia del
quartiere, cercando un luogo sicuro. E, tutto d'un tratto, si
ricordò
del posto in cui lui e Sasuke usavano andare a giocare quand'erano
piccoli: a poche centinaia di metri dalla loro casa, sorgeva un
vecchio edificio, oramai fatiscente e probabilmente pericolante, ma
era la miglior soluzione che gli era venuta in mente in quel momento.
Il palazzo era
composto da tre piani, Itachi pensò che forse, un tempo,
poteva esser stato diviso in diversi appartamenti; ma, a causa
dell'usura del tempo, dentro c'era rimasto ben poco. Le vecchie
porte, per la maggior parte, avevano ceduto, e i pochi mobili rimasti
all'interno erano stati assaliti dalle tarme, o peggio divenuti la
perfetta tana per topi e altri animali. Il ragazzo, correndo per le
lunghe rampe di scale portando in braccia il fratello ormai privo
delle forza per protestare, sperò che almeno la stanza in
cui
si rifugiava sempre quando giocavano a nascondino, fosse in buone
condizioni. Fortunatamente, così fu: in quella che doveva un
tempo esser stata una camera da letto, vi era ancora il vecchio
materasso sotto la finestra, e anche l'armadio a quattro ante che non
avevano mai avuto il coraggio di aprire era rimasto al suo posto.
Quella stanza era una delle poche dell'edificio la cui porta non era
stata abbattuta dal tempo trascorso, e la chiave era ancora nella
serratura; così, adagiò Sasuke sul materasso e
velocemente uscì, chiudendo a chiave la porta. Trovandosi al
terzo piano, era certo che il ragazzo non avrebbe tentato la follia,
ovvero scappare dalla finestra; Sasuke non era uno stupido, e
probabilmente avrebbe cercato in tutti i modi di forzare la
serratura.
Sapeva di avere
poco tempo, per cui corse, alla ricerca di risposte.
~
Si ricordò
che aveva notato, fra i libri di proprietà dei suoi
genitori,
un volume che parlava della Cabala; si era chiesto, quando lo aveva
visto, cosa mai ci facesse a casa sua, visto l'argomento che
trattava. Quando pero' aveva provato a rimettere assieme le varie
vicende, in lui era maturato un sospetto.
Entrò in
casa sbattendo la porta violentemente, tanto che Mikoto, sua madre,
si spaventò non poco.
< Itachi!
Tesoro, che succede? >
< Scusa, mamma,
non ho tempo adesso! >
Prese il libro ed
iniziò a sfogliarlo, sotto lo sguardo impaurito della donna,
che a passo svelto si recò nella stanza del marito, Fugaku,
per avvertirlo dello strano comportamento del figlio; l'uomo scese
subito, domandando al ragazzo dove fosse suo fratello e
perché
stesse leggendo proprio quel volume. Il giovane si
voltò
verso il padre con occhi di fiamma, che dentro di
lui
persisteva, tanta era la sua forza d'animo.
< Non mi
disturbare. > rispose.
< Come hai
detto? Come osi rivolgerti a tuo padre con quel tono? >
“ Uccidili,
itachi. ”
< Cosa? >
“ Falli
fuori, loro vogliono impedirti di salvarlo... ”
< Chi è
che parla? >
“ Non
preoccuparti di questo, adesso ammazzali, così ti sarai
liberato da tutte le seccature. ”
< No... >
“ Quelle
seccature... ”
< State zitti!
>
“ ...che
non ti hanno permesso di esternare quel che provi per tuo fratello
Sasuke. ”
“ Loro
ti odiano. ”
“ Loro
ti impediranno di amarlo. ”
Qualcuno,
o
qualcosa, gli aveva parlato.
E quel che è
peggio, a quanto pare, i suoi genitori non avevano sentito quelle
voci.
< Rispondimi,
Itachi! >
“ Uccidili,
che aspetti? ”
< Ho da fare,
dannazione! Sei diventato sordo?! >
< Non
rispondermi in questo modo e dimmi che c'è che non va!
>
insistette l'uomo.
“ Fallo,
fallo prima che loro uccidano Sasuke... ”
< Sasuke... >
Estremamente
confuso dalla situazione, e soprattutto dalle voci che sentiva nella
sua mente, il ragazzo non poté far altro che che dare
ascolto
ad esse; come, inconsciamente, già aveva fatto, quando aveva
tolto la vita alle sue prime vittime. Davanti all'attonito sguardo di
Mikoto, spinse a terra il padre, assestandogli un pugno allo stomaco,
facendolo rimanere senza respiro per qualche secondo.
< Oh mio Dio,
Itachi! Ma che ti succede? Lascialo subito! > lo
supplicò
la donna, inutilmente.
Il giovane prese
dalla propria tasca il coltello sporco del sangue di Ino e Deidara, e
lo conficcò nel petto del padre, senza pietà.
La madre cercò
di raggiungere il telefono per avvertire la polizia, ma venne
pugnalata alle spalle, da una furia che si placò subito
dopo,
rendendosi conto del proprio, folle gesto. Itachi si
accasciò
accanto ai corpi dei genitori, tenendo il volto nascosto fra le mani,
come a voler celare la vergogna, il disgusto che provava verso
sé
stesso.
“ Bravo,
sei stato veramente bravo... ”
< Ma chi sei?
Perché mi stai torturando? >
La strana voce non
rispose, neanche quando il ragazzo prese a pugni il pavimento,
accecato dalla rabbia e dal dolore, tanto che le sue mani iniziarono
a sanguinare, e a bruciare. Con le forze che gli erano rimaste,
riprese il libro, continuando la lettura da dov'era rimasto:
“ La
Cabala divide le sei categorie di demoni esistenti in dieci gruppi,
fra cui quello dei Chaigidel [*],
guidati da Beelzebub [*];
essi
sono spiriti di menzogna. ”
< Backbiting...
>
“ Si
narra che, in una cittadina americana della quale si hanno ben poche
notizie, sia stata riscontrata la presenza di tali spiriti, atta a
creare nei suoi abitanti un tremendo conflitto inferiore, che li
spinge ad atti terribili come omicidi, suicidi, stupri, e via
discorrendo; pare che nella suddetta città sorga un cimitero
maledetto, e la leggenda vuole che chiunque vi entri, venga preso di
mira dai Chaigidel, demoni che attraverso la menzogna e la
maldicenza, rendono queste persone, in poco tempo, completamente
inumane. In altre parole, la loro anima viene risucchiata da una
forza maligna che se ne ciba. Si dice anche che, all'interno del
cimitero, vi siano stati avvistati dei fuochi fatui, che secondo gli
antichi rappresenterebbero le anime dei defunti, e quelle strappate
via da coloro che sono stati maledetti.
Più
fuochi per alimentarne uno solo.
Enorme,
in grado di spazzare via il genere umano.
In
grado di cancellare qualsiasi sentimento. ” [*]
< Più
fuochi per alimentarne uno solo... >
Finalmente era
tutto chiaro; per quanto potesse sembrare assurdo, quel luogo era
stato preso di mira da una schiera di demoni. Da delle malvagie
entità il cui scopo era ottenere il potere assoluto
attraverso
le anime di coloro che erano deboli.
“Shisui,
devi salvare il tuo amico Itachi... salvarlo da quella donna... lei
lo porterà alla distruzione. Tieni molto a lui, non
è
vero? E allora salvalo... ”
“ Ino,
non ti curar di quel che pensano gli altri; anzi, approfittati di
loro... ”
“ Deidara,
tu odi Itachi, lo sappiamo che è così... dunque
offrici
in sacrificio la sua anima, e noi ti lasceremo libero. ”
“ Itachi...
uccidi, uccidi, uccidi... uccidi per diventare più forte,
uccidi per dimostrare che esisti, per liberare il mondo dalla
feccia... per assicurargli un futuro migliore...
”
< Sasuke... >
Il ragazzo uscì
di casa e corse verso l'edificio all'interno del quale aveva lasciato
il fratello, che in quel lasso di tempo aveva sì, tentato di
scappare, ma non c'era riuscito; e l'Uchiha maggiore si
sentì
sollevato, quando lo trovò lì, sano e salvo.
< Vattene
via... vattene! > lo scacciò il più
piccolo, ma
l'altro in tutta risposta lo abbracciò, cercando di
tranquillizzarlo.
< Perdonami...
otouto. > sussurrò al suo orecchio, < Sono
vittima di
una maledizione, ho ucciso il mio migliore amico, la mia ragazza, suo
fratello, e adesso anche mamma e papà... >
< Cosa? Sei un
maledetto bastardo, non mi toccare! > esclamò,
singhiozzando e cercando di fuggire, ma Itachi lo trattenne tra le
sue braccia.
< No,
ascoltami... tu sei in pericolo, io non ho intenzione di farti del
male, ma loro ti vogliono... ed io non posso permettere che la
facciano franca. > spiegò.
< Loro? Chi
sarebbero, loro? >
< Potrai non
crederci, ma dei demoni vegliano su di noi, nell'attesa di un nostro
momento di debolezza; il momento in cui ci affidiamo al cielo, e
diventiamo più vulnerabili. Essi rubano la nostra anima, per
poter in futuro portare le fiamme dell'Inferno sulla terra. >
Sasuke strabuzzò
gli occhi, incredulo.
< E ti aspetti
che mi beva questa storia assurda? Lasciami, assassino! Lasciami
andare! >
< Sasuke, io
non voglio che ti facciano del male! > esclamò il
più
grande, guardandolo negli occhi, < Per favore, devi credermi, io
ti aiuterò a scappare. > lo pregò, posando
delicatamente le labbra sulle sue.
< Itachi...
perché? Perché mi stai dicendo tutto questo? E
come mai
mi hai... baciato? > domandò, con voce tremante.
< Beh,
perché... anche io provo i tuoi stessi sentimenti, otouto.
>
confessò, senza pero' pronunciare quelle due, piccole
parole,
che suo fratello avrebbe voluto sentirgli dire.
Allora il più
giovane, di propria iniziativa, si avventò sulle sue labbra,
famelico; come se avesse paura che lui potesse sparire da un momento
all'altro. E, forse, il suo timore non era del tutto infondato.
Itachi
decise di prendersi qualche minuto per godere di quell'inebriante
sensazione; la bocca di suo fratello era calda e incredibilmente
dolce, proprio come se l'era sempre immaginata, nelle sue
inconfessabili fantasie. Leccò le sue labbra lentamente, per
poi violarle alla ricerca della sua lingua, per danzare assieme ad
essa per lunghi minuti, che entrambi sperarono potessero durare per
sempre. Sasuke cinse il suo collo con le braccia, andando poi ad
accarezzare i capelli corvini, morbidi fra le sue dita. L'altro
invece percorse la schiena sinuosa del fratello con una lentezza
estenuante, ma in un gesto carico di sensualità e amore.
Ma non doveva
lasciarsi andare più del dovuto, non poteva.
Aveva una missione
da compiere, e un amore sbagliato da cancellare.
Quei sentimenti,
quel desiderio che provava nei confronti del fratello, non sarebbero
dovuti esistere; e, sebbene stringerlo fra le braccia fosse
meravigliosamente appagante, non aveva intenzione di portarlo con
sé.
< Devo andare,
otouto. >
< Dove? >
< A scacciare
il male da questo posto; e tu devi promettermi che scapperai, intesi?
> si raccomandò.
< Cosa? Non se
ne parla, non andrò via senza di te! >
< Devi
ascoltarmi, Sasuke! > esclamò, < Non voglio
metterti in
pericolo, per questo devi fuggire via, il più lontano
possibile! Per favore... >
“ Ascolta
l'ultimo desiderio del tuo nii-san... ”
< Va bene... >
si rassegnò il ragazzo, abbassando lo sguardo.
< Ehi... è
tutto ok. Vuoi farmi un sorriso, ora? >
< La prossima
volta; quando tornerai da me. Sarà il mio regalo. >
Itachi non
rispose, si limitò a guardare il fratello con espressione
dolce, prima di voltargli le spalle.
< Gomen.[*]
> sussurrò, flebile, tanto che l'altro non
riuscì a
sentirlo.
~
Sasuke corse senza
sosta fino alla collina che sovrastava il quartiere e che stonava un
po' col paesaggio tetro che la circondava; era come un angolo di
Paradiso, nell'Inferno di Backbiting Street. Il ragazzo si
frugò
in tasca, perché si era accorto che il fratello ci aveva
messo
qualcosa dentro, quando lo aveva abbracciato; ne tirò fuori
un
biglietto, un poco sgualcito.
25
ottobre
“ E'
tutto abbastanza ok,
e
addio per ora;
solo,
guarda su alle stelle,
e
credi in quello che sei.
Perché
è tutto abbastanza ok,
e
arrivederci, addio. ” [*]
Alzò gli
occhi al cielo, mancava poco all'alba, ma le stelle si vedevano
ancora; Sasuke non si era mai accorto di quando fossero belle e
luminose. E capì cosa Itachi voleva dirgli con quelle
parole;
credere in quello che si è senza lasciarsi influenzare dagli
altri e dai loro giudizi. Era quello ciò che il fratello
desiderava: che il suo otouto diventasse una persona migliore di lui.
E che il suo fuoco ardesse per sempre, caldo, potente.
Dalla collina, in
lontananza, si vedeva bene il grande cimitero; il ragazzo lo dovette
fissare per un bel po', prima di capire il significato di quell'addio
scritto con inchiostro nero come la notte, su quel foglio ingiallito.
< La prossima
volta, eh? > mormorò Itachi, guardandosi attorno,
prima di
gettare a terra il fiammifero acceso che teneva in mano.
Sasuke osservò
le fiamme divorare quel luogo maledetto, mentre una silenziosa
lacrima rigava la sua guancia; il fuoco assalì gli enormi
alberi forse secolari, e si estese anche verso le abitazioni vicine,
infatti udì urla e scongiuri, ma non se ne curò.
Si sentì
orgoglioso.
Il suo nii-san si
era sacrificato per lui, e probabilmente per il resto del mondo.
Pianse.
Dopodiché
si sentì ridicolo.
Lui non doveva
versare lacrime; perché era forte, e la sua anima bruciava
dentro di lui, alimentando le speranze per una vita migliore.
<
Non ci sarà una prossima volta, otouto. >
~
25
ottobre,
quattro anni dopo
< Cos'hai,
Sasuke? Hai gli occhi ludici. >
< Non è
niente, Naruto. >
< Non è
vero. >
< E' solo un
po'... di nostalgia. >
< Vuoi
raccontarmi ancora una volta quella storia, koi [*]? >
Sasuke sorride.
Ora crede in sé
stesso ed è certo che, dovunque egli sia, Itachi veglia su
di
lui e sulla sua nuova vita.
Il moro ama
osservare il caminetto acceso; gli ricorda gli occhi del suo nii-san.
Poi si specchia in
quelli di cielo di Naruto Uzumaki e il suo animo s'infiamma,
così
come il suo cuore; e i due ardono assieme, spinti dalla forza
dell'amore.
“ Nel
fuoco d'una guerra venne rasa al suolo, ma rinacque dalle proprie
ceneri; dal fuoco dall'Inferno venne maledetta, ma dall'ardere del
nobile animo d'un giovane avventuriero, essa venne purificata,
morendo nuovamente in un incendio, portando con sé le
invidie,
l'odio e le maldicenze della gente corrotta e dei demoni bugiardi.
”
Dal
Diario di Sasuke Uchiha
Il
Mistero di Backbiting Street ~ The End
Note:
1 [*]
Sayonara: addio ( giapponese )
2 [*] Source of Information: www.wikipedia.it
3 [*] Chaigidel: secondo la Cabala, sono gli spiriti di
menzogna
guidati da Beelzebub
4 [*] Beelzebub ( o Belzebù ): il nome significa
letteralmente
“Signore delle Mosche”; nella gerarchia infernale,
appare come il
secondo al comando e dunque il braccio destro di Satana. ( Source:
www.wikipedia.it
)
5 [*] La storia di Backbiting Street è
completamente inventata
dalla sottoscritta, nulla di veritiero.
6 [*] Gomen: scusa, mi dispiace ( giapponese )
7 [*] “ And it's quite alright,
and
goodbye for now,
just
look up to the stars and believe who you are,
'cause
it's quite alright, and so long goodbye. ”
Strofa
della canzone “ So long Goodbye” dei Sum 41
8 [*] Koi: amore ( giapponese )
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