Il Mistero di Backbiting Street

di DarkRose86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Personaggi : Sasuke Uchiha, Itachi Uchiha, Deidara, Ino Yamanaka, Fugaku Uchiha, Mikoto Uchiha, Naruto Uzumaki
Pairing
: Itachi/Sasuke, Itachi/Ino, accenni Sasuke/Naruto
Genere : sentimentale, drammatico, sovrannaturale, horror, triste
Rating : arancione
Avvertimenti :
AU ( Alternative Universe ), yaoi, uchihacest ( non contiene scene esplicite ), death character, linguaggio colorito, long fiction ( 2 capitoli )

Questa storia, con mio ENORME stupore, si è classificata SECONDA ( *___* ), a pari merito con la storia di Shizue Asahi, al Burnin' Contest , indetto da uchiha_girl sul Forum di EFP.
Annuncio che, ebbene sì, è la mia prima Uchihacest, e ammetto che ne sono abbastanza soddisfatta; da dove è uscita fuori non chiedetemelo, perché sinceramente non ne ho idea. XD
Prima di iniziarla avevo deciso già l'ambientazione, ma non sapevo che nome dare al quartiere in cui i personaggi abitano; poi, sfogliando il dizionario alla ricerca di una parole inglese che suonasse bene e che si addicesse al tema, mi sono imbattuta in Backbiting. Mi piaceva il suono della parola, e non appena ho letto il suo significato in italiano, sono stata letteralmente folgorata dalla mia solita ispirazione fulminante. XD
Poi, sarebbe dovuta essere una one-shot, ma poi si è rivelata un po' troppo lunga, allora ho deciso di dividerla in due capitoli altrimenti, probabilmente, sarebbe risultata pesante al momento della lettura. Detto questo vi lascio alla storia; le note, per ovvi motivi, le ho messe a fine fanfiction. 
Voglio ringraziare di cuore la giudice uchiha_girl, per la sua rapidità nel dare i giudizi e per l'assoluta imparzialità, e tutte le altre concorrenti, con un mare di complimenti, soprattutto alle altre podiste e in particolar modo a Kei_Saiyu, prima classificata. *w*

Me lo lasciate un commentino? *-*



Il Mistero di Backbiting Street


Capitolo 1


Un tempo, nella periferia di una piccola cittadina poco conosciuta, esisteva una strada dall'enigmatico nome; in molti si erano chiesti perché si chiamasse in quel modo, ma nessuno era mai riuscito a carpire il segreto di quel luogo tetro ed inquietante.
Solo un ragazzo, guidato da uno sconfinato amore, ebbe successo in quell'ardua impresa.
Il suo nome, era Itachi Uchiha.
Il giovane era nato in Giappone ma, pochi anni dopo la venuta alla luce del fratello minore, i genitori decisero per il trasferimento in America dove, pensavano, avrebbero avuto più possibilità di lavorare e mandare avanti la famiglia. Ma la povertà regnava sovrana, in un mondo devastato da guerre e pregiudizi; così, Itachi e suo fratello Sasuke furono costretti a vivere un'infanzia non propriamente felice, passata per la maggior parte del tempo a giocare in Backbiting Street [*], il lungo viale nel quale sorgeva la loro modesta abitazione.
Quella strada, specie di notte, metteva i brividi; spesso e volentieri era caratterizzata da una fitta nebbia e, nelle fredde sere d'autunno, le foglie cadute dagli alberi si libravano nell'aria grazie ai forti venti, che molte volte impedivano perfino di uscire di casa. E la cosa ancor peggiore, era che la dimora degli Uchiha si trovava proprio di fronte al cimitero.
< Nii-san [*]... è vero che, quando moriamo, quel posto diventa la nostra nuova casa? > chiese un giorno il più piccolo a quella figura fondamentale ed eroica ai suoi occhi, Itachi; per lui, il fratello maggiore era l'insieme delle caratteristiche che sognava ogni notte di possedere: coraggioso, affascinante, gentile. In una parola, perfetto. Ma in realtà, egli nascondeva un terribile segreto, taciuto anche alle persone che più gli erano vicine.
< No, Sasuke; il nostro corpo rimane lì, ma l'anima se ne va in un posto migliore. > rispose il più grande, con un dolce sorriso sul volto; diede una pacca sulla spalla al fratellino e si alzò dalla sedia di vimini, avviandosi verso l'uscita della stanza nella quale dormivano.
< Aspetta! Cos'è l'anima...? > domandò l'altro, afferrandolo per un braccio.
< Una cosa che a volte ti viene prepotentemente strappata via. E quando ne vieni privato, ti senti come se fossi scomparso nel nulla, eppure continui a camminare. >
Il più giovane non capì il senso di quella risposta; era ancora troppo piccolo per conoscere sentimenti come l'invidia, l'odio, la sofferenza. E Itachi aveva deciso di proteggerlo dai mali del mondo, non voleva che anche lui venisse contaminato. Se era vero che Backbiting Street condannava chiunque varcasse il cancello di quel cimitero, Sasuke non sarebbe mai dovuto entrarci; doveva a tutti i costi evitare che il suo otouto [*], una volta abbandonato al proprio destino, andasse a cercare l'anima dei suoi cari all'interno di quel posto maledetto.

~

In quel quartiere era estremamente difficile mantenere un segreto; se succedeva qualcosa, il giorno dopo tutti lo sapevano e tutti ne sparlavano. Per questo aveva chiesto ad Ino Yamanaka, la sua prima ragazza, di tenere nascosta la loro relazione; ma la bionda amava vantarsi, per cui non riuscì a tenere la bocca chiusa sull'accaduto. Si sentiva estremamente fortunata a stare con un ragazzo come lui che, nonostante all'apparenza fosse freddo e scostante, nell'intimità si rivelava una persona dolce e ricca di attenzioni verso gli altri. Suo fratello, invece, non era affatto d'accordo; odiava Itachi dal profondo, e sosteneva di avere diversi motivi per farlo. Non lo aveva mai sopportato, fin dal giorno in cui lo aveva incontrato per la prima volta, e quando gli era capitato di sentire delle voci secondo le quali sua sorella usciva proprio con lui, giurò che prima o poi, con qualsiasi mezzo, li avrebbe separati. Deidara era un tipo estremamente testardo ed arrogante, tanto che pian piano, giorno dopo giorno, tutti coloro che cercavano di farci amicizia provando ad accettare anche i suoi difetti, si allontanavano gradualmente da lui. E a causa di tutto ciò il ragazzo soffriva, anche se cercava di non darlo a vedere; e non capiva per quale motivo chi lo abbandonava si avvicinava ad Itachi. Per questo aveva più volte cercato di convincere i propri genitori a tornare nel loro paese d'origine, ma loro non avevano voluto sentire ragioni, dato che erano riusciti far fruttare un negozio di fiori che assicurava loro un buon tenore di vita; certo non si poteva dire che fossero ricchi, ma vivevano bene. Peccato che neanche loro erano scampati alla maledizione; perché si sa, quando si è giovani, la curiosità ci spinge a voler conoscere il più possibile, del mondo in cui siamo nati e cresciuti. Così, Ino e suo fratello, in occasione della festa di Halloween di due anni prima, avevano deciso di provare il brivido d'entrare nel cimitero di Backbiting Street, a notte fonda; quel luogo non perdonò neanche due ignari giovani che si divertivano a girovagare tra lapidi e croci. Infatti, una volta usciti da lì, qualcosa in loro era cambiato, ma nessuno se n'era accorto; questo perché tutti coloro che vi erano entrati, avevano condiviso il medesimo destino: andare a visitare le tombe dei propri cari, significava auto condannarsi inconsapevolmente.
Neanche l'Uchiha maggiore era riuscito a scamparla, e senza volerlo aveva saziato la fame di quel terreno al di là della recinzione che sorgeva di fronte alla porta di casa sua; un giorno, infatti, aveva sentito il bisogno di visitare i defunti, di dedicare loro dieci minuti del suo tempo, che talvolta pareva non scorrere mai, in quel posto. E soprattutto, era come se il cimitero chiamasse a sé le persone, completamente ignare del pericolo al quale andavano incontro entrandovi.
Quando se n'era andato, si era sentito strano: aveva pensato di fare una passeggiata prima di tornare a casa e, durante il tragitto, si era imbattuto in un gruppo di ragazzi scompostamente seduti su un muretto al lato della strada.
< Ehi, ce l'hai un po' di roba? > gli aveva chiesto uno di loro, con un sorriso strafottente sul volto; era pallido e, a giudicare dalle evidenti difficoltà a stare in piedi, probabilmente drogato od ubriaco.
E in quell'occasione, per la prima volta in vita sua, aveva provato l'impulso di uccidere; s'impaurì a causa di quel pensiero, così fuggì via, mentre il gruppetto gli sputava contro insulti di ogni genere. Corse a casa e si chiuse in camera, buttandosi poi sul letto; la testa gli faceva male, come se fosse stata sul punto di scoppiare, e il suo corpo tremava, scosso da brividi d'evidente spavento. Che diavolo gli stava succedendo? Non gli era mai capitato di fare certi pensieri; aveva sempre pensato che tutti gli esseri umani, in fondo, possedessero un lato buono, per questo usava perdonare anche coloro che sbagliavano, o almeno provava a capirli. In quel momento, invece, nella sua mente si ripeteva un unico, agghiacciante pensiero: uccidere. Uccidere per ripulire il mondo, farlo per dimostrare la propria forza ed essere rispettato.
Per chi entrava in quell'apparenza normalissimo luogo d'eterno riposo, non ci sarebbe mai più stata pace interiore; ognuno, pero', reagiva in modo diverso alla maledizione: non tutti, infatti, provavano il desiderio di ammazzare chi non gli andava a genio. C'era chi si dava ai peggiori vizi, chi usava violenza sugli altri, chi tradiva, e via discorrendo. E la cosa peggiore era che, chi veniva colpito, ne era perfettamente consapevole e spaventato.
Ad esempio, Deidara temeva non poco il suo esser diventato ancor più intrattabile del normale, mentre sua sorella si era stupita d'aver iniziato a concedersi molto facilmente, anche a chi conosceva appena; la ragazza pero', a differenza del fratello, era riuscita quantomeno ad “adeguarsi” alla nuova condizione, cercando di trarne vantaggio in qualche modo, ottenendo regali di ogni genere. Certo non ne andava fiera ma, per qualche strano motivo, non riusciva proprio a farne a meno.
La cosa che comunque accumunava le vittime, era una strana sensazione di vuoto, come se qualcosa d'indispensabile gli fosse stato strappato via; come se il loro fuoco si fosse inesorabilmente spento. Perché se si paragona la vita umana ad una candela, la fiamma rappresenta ciò che la rende viva ma che inevitabilmente la consuma, lentamente, fino a morire; fino all'estinguersi delle passioni. Solitamente, la fiamma che arde nell'essere umano si spegne in tarda età ma, per gli abitanti di Backbiting Street entrati nel cimitero, non era così; non importava quanti anni avessero, quella strana “entità” non guardava in faccia a nessuno. Bambini, adolescenti, adulti, anziani... chiunque era a rischio; chiunque poteva, d'improvviso, spegnersi. Morivano dentro di sé, ma continuavano imperterriti a camminare, a parlare e magari a sorridere, sperando di svegliarsi il prima possibile da quell'assurdo incubo. Qualunque cose ci fosse in quel luogo, di certo si divertiva a cancellare, per quanto poteva, i buoni sentimenti dai cuori delle persone; costringendoli, poi, a fare ciò di cui più avevano paura.
C'era chi veniva completamente sopraffatto e si suicidava, infatti le autorità non riuscivano a spiegarsi il perché di tutti quegli strani casi che si verificavano anche nell'arco di pochissimo tempo. Ma c'era anche chi, con sforzi sovrumani, riusciva a conservare un po' d'umanità: fra questi c'erano Itachi, la sua ragazza, e Deidara. Essi lottavano, per quanto possibile, contro quell'insopportabile condizione; per questo motivo l'Uchiha, che temeva per il fratello, tendeva il più delle volte a segregarlo dentro casa, anche se egli protestava, cercando spiegazioni.
Ma, un giorno, avvenne la tragedia: colui che con fatica immane si era trattenuto, infine cedette alla tentazione; la voglia di uccidere, di macchiarsi di rosso sangue, lo portò a compiere il suo primo omicidio. Piangendo amare lacrime, mentre spingeva con forza la testa del suo migliore amico nell'acqua stagnante del laghetto del parco, tolse la vita ad un ragazzo la cui unica colpa era stata quella di volergli talmente tanto bene, da indagare per lui nel privato di Ino, scoprendo i suoi tradimenti. Il moro non voleva credere alle sue parole, tanto era convinto che l'amico volesse solamente rubargli la fidanzata. Così, il giovane Shisui venne ucciso, alla tenera età di 17 anni. E il cuore del suo assassino si spezzò più volte, mentre ascoltava le sue suppliche e i suoi gemiti di dolore; gli voleva bene, ma sentiva di dover cancellare la sua esistenza. Chissà, forse lo aveva addirittura salvato.
Nessuno scoprì l'identità del killer, e il caso venne archiviato dopo poco tempo; la verità, era che neanche le forze di polizia se la sentivano di indagare su quel luogo.
Successivamente, si verificarono altri omicidi, difficilmente imputabili ad un assassino seriale, visto che i metodi utilizzati erano sempre diversi: alcuni poveracci venivano strangolati, altri accoltellati, o addirittura legati accuratamente sui binari della stazione.
Per due anni le cose andarono avanti così, e ci fu quasi un assassinio al mese; la gente era dunque impaurita, e la maggior parte delle persone si rintanava in casa, uscendo solo in caso di bisogno, ad esempio per andare a comprarsi il cibo.
< Itachi... tu credi che ci sia un nesso fra quel che sta accadendo, e il nome di questa strada? > domandò Ino un pomeriggio, mentre si crogiolava nel suo caldo abbraccio.
< Backbiting, intendi? >
< Sì... non trovi strano chiamare un viale “la strada della maldicenza” ? >
Già, strano lo era, eccome; ed era ancor più curioso il fatto che nessuno sembrasse conoscere l'origine di quel nome così assurdo, per una strada.
< Non lo so. > sentenziò il moro, freddamente; in realtà, aveva paura di scoprire il motivo.
La maldicenza è uno dei più comuni mali che affliggono il mondo, dunque non era da escludere che quell'appellativo c'entrasse qualcosa con la maledizione.
< Ino! Ino! L'ho visto! Ieri sera! > esclamò Deidara, correndo affannosamente verso la sorella, lanciando al fidanzato un'occhiataccia.
< Eh? Di che parli? > chiese la ragazza, preoccupata.
< Del mistero del cimitero! >
Il moro sussultò; temette che il biondo lo avesse sorpreso in compagnia di una delle sue vittime.
< Cioè? >
< Il fuoco! >
< Fuoco? >
I due non riuscivano a capire cosa volesse dire, quindi lo invitarono a calmarsi e a spiegargli meglio.
< Ho visto... una fiamma... stavo camminando alla ricerca di qualcosa di strano, ed ho notato una piccola luce... ma era strana... era blu. > raccontò.
< Blu? >
Ino ed Itachi si guardarono, straniti.
< Non è che ti sei fumato qualcosa, Deidara? > lo schernì il moro, senza pero' cambiare espressione; si sentiva stranamente preoccupato.
< Vaffanculo, Uchiha! Io l'ho vista davvero! Non sono un fottuto drogato come te! > protestò, afferrandolo per il bavero della camicia.
< Calmati! Lascialo stare! > lo fermò la sorella, < Sei sicuro di aver visto bene? >
< E soprattutto... per quale motivo questa “fiamma” dovrebbe essere il famoso mistero? > chiese l'altro, alquanto scettico.
< Non lo so... pero' l'ho trovata strana... non saprei come spiegare questo fenomeno in altro modo! > insistette, tremante di rabbia e paura.
< Ok, ok... facciamo una cosa; questa sera, quando tutti dormiranno, ci recheremo al cimitero. Sperando che una certa persona abbia detto il vero. > propose, lanciando una frecciatina al biondo, che non mancò di “omaggiarlo” con un dito medio bene in mostra.
I due, comunque, annuirono. Si diedero appuntamento per quella sera stessa, a mezzanotte, davanti al grande cancello.

~

Itachi era preoccupato. Sebbene non fosse del tutto convinto della buona fede del fratello della sua ragazza, gli sembrava comunque strano che egli fosse arrivato ad inventarsi una cosa oltremodo assurda come quella; ma se davvero aveva detto la verità, che cosa mai poteva essere la fiamma che aveva visto? Che cosa poteva rappresentare? Ci pensò a lungo, frugando nella libreria dei suoi genitori, che conteneva anche qualche volume dedicato al paranormale in generale, alla ricerca di risposte.
< Che fai? > indagò Sasuke, osservando il fratello, particolarmente concentrato.
< Nulla, ero alla ricerca di una lettura interessante. >
< Tu? Ma se non leggi mai! > esclamò, sorpreso.
< Ho deciso di iniziare da oggi. >
< Devo dedurne che la tua fidanzata ama i tipi colti? > lo punzecchiò il più piccolo, e l'altro gli lanciò un'occhiataccia, o almeno ci provò, ma con Sasuke era difficile; non aveva mai capito perché, ma benché ci avesse provato più e più volte, non era mai riuscito a trattar male il fratellino.
< Ino non c'entra. > sentenziò, pacato come sempre.
< Facciamo una passeggiata? >
< Adesso no. La prossima volta, otouto. > disse, scuotendo la testa e scompigliandogli amorevolmente i capelli corvini.
< Uffa! Dici sempre “la prossima volta”, ma alla fine non mantieni mai le tue promesse! > protestò l'Uchiha minore, sbuffando; era un tipo cocciuto, e a ben guardare lui e suo fratello si somigliavano non poco. L'unica differenza, stava nell'impulsività di Sasuke, caratteristica che non contraddistingueva Itachi, anzi; quest'ultimo, era un tipo tranquillo e riflessivo, che pensava prima di agire. Ma erano entrambi determinati e testardi. Talmente decisi a raggiungere i propri obiettivi, da calpestare tutto il resto.

Itachi voleva il bene di Sasuke.
Sasuke voleva Itachi,
anche a costo di farlo soffrire.

< Davvero, stavolta parlo sul serio. > lo tranquillizzò il più grande, immergendosi poi, di nuovo, nella lettura di un tomo che sembrava interessante; narrava di fenomeni paranormali ed inspiegabili, di leggende metropolitane e cose del genere.
< Speriamo. >

Lesse per un bel po', prima dell'ora di cena, ma non trovò nulla che si potesse ricongiungere a quel che aveva detto Deidara; notò, pero', che una pagina del libro era stata strappata. La cercò anche all'interno di altri volumi, ma niente; così, domandò anche ai genitori. Nessuno, alla fine, gli seppe dire dove potesse essere finita quella dannata pagina. Ovviamente, non era sicuro che essa narrasse di ciò che egli voleva sapere, anche perché non aveva la più pallida idea di che cosa aveva deciso di affrontare, quando spavaldo aveva proposto di recarsi al cimitero, quella sera.
Attese che i suoi genitori si coricassero, per agire. Com'era ovvio, Sasuke se ne accorse, e curioso gli domandò cosa doveva fare fuori, a quell'ora così tarda; Itachi riuscì, apparentemente, a convincerlo che si trattava di un appuntamento segreto con Ino, per evitare che suo fratello non si mettesse fra i piedi come al solito. Lo lasciò uscire controllandolo dalla finestra, deciso ad indagare; lo trovava cambiato nell'ultimo periodo, e voleva a tutti i costi scoprire che segreti nascondesse dietro la sua maschera d'indifferenza. Era cresciuto, Sasuke; e, oramai quindicenne e particolarmente maturo per la sua età, aveva capito subito che qualcosa non quadrava. Osservava il suo nii-san con attenzione, analizzando le sue espressioni e i suoi movimenti, quasi a volergli leggere dentro. Questo perché avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di averlo tutto per sé; perciò non poteva permettere che una ragazzina qualunque glielo portasse via. Quello che pero', purtroppo non sapeva, era che il vero pericolo non era affatto rappresentato da lei, ma da qualcosa di molto più grande; qualcosa che andava al di là dell'immaginazione di meri esseri umani.

Fine Capitolo Uno

Note:

1 [*] Backbiting: termine inglese, il cui significato letterale è “maldicenza”
2 [*] Nii-san: fratello maggiore ( giapponese )
3 [*] Otouto: fratello minore ( giapponese )

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Ed eccomi qua a pubblicare il secondo ed ultimo capitolo di questa storia. Ringrazio infinitamente monnie89 per la sua recensione, sperando che anche questa seconda parte non la deluda. ^^ buona lettura!
Fatemi sapere che cosa ne pensate, ci tengo. ;_;

Capitolo 2

< ...è ora. > mormorò Itachi, aprendo il vecchio cancello, che prontamente cigolò, in perfetto stile horror.
Ino rabbrividì, stringendosi al braccio del suo amato, mentre Deidara guardava dritto davanti a sé, deciso più che mai a far luce sulla faccenda.
Quel posto, constatarono per l'ennesima volta, era veramente inquietante, specie quand'era buio; i grandi alberi, all'ombra dei quali giacevano i defunti, creavano strani, astratti disegni, aiutati dalla fioca luce della luna. Il vento, freddo e pungente, penetrava nelle ossa così come la paura che si faceva strada in loro, passo dopo passo, sempre di più; perché fare i duri non significa necessariamente esserlo.
Nonostante l'atmosfera da brivido, pero', i tre non vedevano stranezze, guardandosi intorno; tutto sembrava tranquillo... forse fin troppo.
< Beh? Dov'è la fiamma, biondino? > domandò sprezzante il moro, posando lo sguardo sulla tomba di Shisui, voltandosi subito dopo.
< Non rompere e continua a guardare. >
< A guardare cosa? Non c'è niente d'interessante qui attorno, lapidi a parte. >
< Lo sai benissimo anche tu, che qui c'è qualcosa di strano! > esclamò il biondo, < Vuoi forse negarlo? >
< No. >
Ino lo guardò negli occhi, cercando di capire che cosa gli passasse per la testa, ma si trovava di fronte ad un tipo insondabile, almeno per lei.
< E allora che hai da borbottare, idiota? >
< De-Deidara... cos'è quella cosa? Vicino al tuo piede! > esclamò improvvisamente la ragazza, indicando per terra, accanto al fratello.
Una piccola fiamma, di colore blu, illuminava la lapide con su il nome del defunto migliore amico di Itachi, apparentemente innocua.
< La fiamma! Te l'avevo detto che l'avevo vista! Che hai da dirmi, adesso? > disse spaventato, sperando di vedere, per la prima volta, l'Uchiha tremare.
< ...tutto qui? >
< Come sarebbe a dire, “tutto qui” ? Ti sembra una cosa normale, quella? > domandò, indicandola.
Essa non si mosse; rimase a far luce su quelle scritte che tanto facevano male al moro. Male da morire. Male da uccidere.
< Smettila di sbraitare come una femminuccia indifesa. >
A quelle parole, l'altro s'infiammò, mentre Ino cercava invano di fare da paciere. Itachi afferrò il biondo per un braccio, strattonandolo.

< Non avverti anche tu questa strana sensazione? > chiese il moro, con uno strano sorriso in faccia.
< Di che cazzo parli? >
Si specchiò nei suoi occhi e vi lesse odio. E rabbia. E follia.
Deidara imprecò, cercando nuovamente di liberarsi dalla sua stretta, senza riuscirci. Ino, invece, era letteralmente paralizzata dal terrore, incapace di proferire parola.
< Non fare il finto tonto, tu mi hai portato qui per uno scopo preciso... sai qualcosa, ma non sei intenzionato a dirmelo, non è vero? >
Colpito nel segno.
Ma il biondo certo non si aspettava una simile reazione da parte del ragazzo; di solito, era un tipo calmo e taciturno. Mentre in quel momento non sembrava neanche lui: gli stava sputando contro un cumulo di frasi sconnesse, agitandosi, urlando. Quello non era lui.
< Itachi, calmati, ti prego! > lo supplicò la fidanzata, ma in tutta risposta ricevette uno spintone; cadde a terra, sbattendo violentemente la testa.
< Bastardo! > lo apostrofò il fratello della ragazza, < Tu sei completamente pazzo! >
< Forse hai ragione... > sussurrò al suo orecchio, < ...ma tu sei morto, se non mi dici quello che sai. >
< Puoi scordartelo! >
< Va bene, allora... > tirò fuori dalla propria tasca un coltello, < ...sayonara. [*] >
Il ragazzo spalancò gli occhi, provò ad urlare, ma dalle sue labbra uscì solo un gemito; la lama affilata era penetrata nella sua carne, più precisamente appena sotto lo sterno. Ma il suo assassino non si accontentò, infatti lo colpì più volte nello stesso punto, spostandosi poi all'altezza del cuore; liquido cremisi macchiò il suo volto, le sue mani, i suoi vestiti. La sua anima. Il fuoco che ardeva dentro di lui, e che non si era ancora spento del tutto; quel poco che era rimasto, contribuiva ad alimentare la sua rabbia.
Un foglietto volò via dalla tasca del giovane, mentre la vita lo abbandonava, dolorosamente; quel piccolo pezzo di carta, non era altro che la pagina mancante. Anch'essa si era sporcata, ma quel che c'era scritto era ancora leggibile.

Si tratta di piccole fiammelle solitamente di colore blu, che si manifestano a livello del terreno in particolari luoghi come i cimiteri, le paludi e gli stagni nelle brughiere. Il periodo migliore per osservarli, è nelle fredde sere d'autunno. Esse si chiamano comunemente fuochi fatui, e alcune leggende popolari dell'antichità ritenevano che fossero la dimostrazione dell'esistenza dell'anima. La loro origine non è comunque del tutto chiara. ” [*]

La vendetta di Deidara, infine, non si era compiuta; il cimitero non gli aveva ancora strappato via gli ultimi brandelli d'umanità che gli permettevano di continuare a vivere. Eppure, era convinto di non avere sbagliato nulla. Ma non aveva considerato lo scopo primario di Itachi: egli non avrebbe potuto abbandonare la sua anima là dentro, almeno non del tutto; non prima d'aver messo Sasuke in salvo.
Il biondo aveva intenzione di trascinarlo via con sé, nel baratro nel quale aveva iniziato a sprofondare la prima volta che era entrato in quel posto, ma non ci era riuscito, pagando con la vita.
< Dei... Deidara... > gemette Ino, dolorante, < ...cosa gli hai fatto? Cosa hai fatto a mio fratello? > singhiozzò, avvicinandosi al cadavere, rendendosi conto che oramai, per lui, non c'era più niente da fare; la ragazza studiava per diventare medico, ma si sentì mancare quando si rese conto di com'era stato ridotto il corpo che le giaceva accanto.
< Perchè? Dimmi perché! >
< Taci! >
Si avventò anche su di lei, recidendo il suo fiore, appena sbocciato, senza alcuna pietà.
Li aveva uccisi entrambi, macchiandosi così di tre orribili delitti. Si inginocchiò a terra, nascondendo il volto tra le mani, chiedendo silenziosamente perché.
< La dimostrazione dell'esistenza dell'anima... > mormorò, alzando gli occhi al cielo.
Dunque, il piccolo fuoco di fronte alla tomba di Shisui, rappresentava la sua anima?

< Nii-san!! >
Sasuke.
Era andato a cercarlo.
Ma lui non poteva permettere che entrasse in quel luogo.
Gli corse incontro bloccandolo prima che potesse varcare il cancello, stringendolo fra le braccia come mai aveva fatto prima di allora.
< Nii-san... che ti è successo? > domandò il ragazzo; suo fratello era sporco di sangue. Il suo volto, i suoi vestiti... eppure lui stava bene, non era ferito.
Itachi, a quelle parole, si rese conto di ciò che aveva fatto. Dopo averlo visto così, Sasuke non si sarebbe mai più fidato di lui.
< Io... >
< Che hai fatto, Itachi?! Perché sei sporco di sangue? E perché sei entrato qua dentro di notte? Spiegami! > sbraitò, con gli occhi lucidi di lacrime che minacciavano di uscire, e di macchiare le belle guance.
< ...sono un assassino. >
Solo tre parole. Le pronunciò freddamente, guardando suo fratello dritto nelle iridi scure.
< Come...? >
< Hai capito bene, sono un assassino. >
Lo ripeté, come nulla fosse. Come se quella terribile parola non avesse significato. Oramai, tanto, mentire non aveva più senso; non di fronte all'evidenza
< ...mi stai prendendo in giro, vero? Hai uno strano senso dell'umorismo... > tentò di scherzare il giovane, ma dentro di sé sapeva bene che che il fratello stava dicendo la verità, per quanto essa fosse crudele e inaspettata. Itachi era sempre stato un ragazzo gentile, seppur solitario e di poche parole; non avrebbe mai creduto che potesse essere capace di fare una cosa del genere.
< Lo sai che non scherzo, Sasuke. >
< Ma... ma perché? >
Già. Perché? Neanche lui era certo di saperlo, anche se dopo aver letto la pagina mancante del libro, si era fatto un'idea di quella che poteva essere la più logica spiegazione al mistero di Backbiting Street. Ma aveva bisogno di conferme, e subito, prima che anche la persona a cui teneva di più venisse macchiata, così come era successo a lui.
Non rispose alla domanda del fratello, ma lo afferrò per un braccio, trascinandolo il più lontano possibile da quel luogo maledetto, nonostante questi cercasse di divincolarsi, senza risultato.
< Lasciami! Lasciami, mi fai paura! >
E quelle parole gli fecero male, terribilmente male; più delle suppliche di Shisui, più del volto coperto di lacrime della bella Ino. Ma si trattenne dal mostrare debolezza, camminando nella nebbia del quartiere, cercando un luogo sicuro. E, tutto d'un tratto, si ricordò del posto in cui lui e Sasuke usavano andare a giocare quand'erano piccoli: a poche centinaia di metri dalla loro casa, sorgeva un vecchio edificio, oramai fatiscente e probabilmente pericolante, ma era la miglior soluzione che gli era venuta in mente in quel momento.
Il palazzo era composto da tre piani, Itachi pensò che forse, un tempo, poteva esser stato diviso in diversi appartamenti; ma, a causa dell'usura del tempo, dentro c'era rimasto ben poco. Le vecchie porte, per la maggior parte, avevano ceduto, e i pochi mobili rimasti all'interno erano stati assaliti dalle tarme, o peggio divenuti la perfetta tana per topi e altri animali. Il ragazzo, correndo per le lunghe rampe di scale portando in braccia il fratello ormai privo delle forza per protestare, sperò che almeno la stanza in cui si rifugiava sempre quando giocavano a nascondino, fosse in buone condizioni. Fortunatamente, così fu: in quella che doveva un tempo esser stata una camera da letto, vi era ancora il vecchio materasso sotto la finestra, e anche l'armadio a quattro ante che non avevano mai avuto il coraggio di aprire era rimasto al suo posto. Quella stanza era una delle poche dell'edificio la cui porta non era stata abbattuta dal tempo trascorso, e la chiave era ancora nella serratura; così, adagiò Sasuke sul materasso e velocemente uscì, chiudendo a chiave la porta. Trovandosi al terzo piano, era certo che il ragazzo non avrebbe tentato la follia, ovvero scappare dalla finestra; Sasuke non era uno stupido, e probabilmente avrebbe cercato in tutti i modi di forzare la serratura.
Sapeva di avere poco tempo, per cui corse, alla ricerca di risposte.

~

Si ricordò che aveva notato, fra i libri di proprietà dei suoi genitori, un volume che parlava della Cabala; si era chiesto, quando lo aveva visto, cosa mai ci facesse a casa sua, visto l'argomento che trattava. Quando pero' aveva provato a rimettere assieme le varie vicende, in lui era maturato un sospetto.
Entrò in casa sbattendo la porta violentemente, tanto che Mikoto, sua madre, si spaventò non poco.
< Itachi! Tesoro, che succede? >
< Scusa, mamma, non ho tempo adesso! >
Prese il libro ed iniziò a sfogliarlo, sotto lo sguardo impaurito della donna, che a passo svelto si recò nella stanza del marito, Fugaku, per avvertirlo dello strano comportamento del figlio; l'uomo scese subito, domandando al ragazzo dove fosse suo fratello e perché stesse leggendo proprio quel volume. Il giovane si voltò verso il padre con occhi di fiamma, che dentro di lui persisteva, tanta era la sua forza d'animo.
< Non mi disturbare. > rispose.
< Come hai detto? Come osi rivolgerti a tuo padre con quel tono? >

Uccidili, itachi. ”

< Cosa? >

Falli fuori, loro vogliono impedirti di salvarlo... ”

< Chi è che parla? >

Non preoccuparti di questo, adesso ammazzali, così ti sarai liberato da tutte le seccature. ”

< No... >

Quelle seccature... ”

< State zitti! >

...che non ti hanno permesso di esternare quel che provi per tuo fratello Sasuke. ”

Loro ti odiano. ”

Loro ti impediranno di amarlo. ”

Qualcuno, o qualcosa, gli aveva parlato.
E quel che è peggio, a quanto pare, i suoi genitori non avevano sentito quelle voci.
< Rispondimi, Itachi! >

Uccidili, che aspetti? ”

< Ho da fare, dannazione! Sei diventato sordo?! >
< Non rispondermi in questo modo e dimmi che c'è che non va! > insistette l'uomo.

Fallo, fallo prima che loro uccidano Sasuke... ”

< Sasuke... >
Estremamente confuso dalla situazione, e soprattutto dalle voci che sentiva nella sua mente, il ragazzo non poté far altro che che dare ascolto ad esse; come, inconsciamente, già aveva fatto, quando aveva tolto la vita alle sue prime vittime. Davanti all'attonito sguardo di Mikoto, spinse a terra il padre, assestandogli un pugno allo stomaco, facendolo rimanere senza respiro per qualche secondo.
< Oh mio Dio, Itachi! Ma che ti succede? Lascialo subito! > lo supplicò la donna, inutilmente.
Il giovane prese dalla propria tasca il coltello sporco del sangue di Ino e Deidara, e lo conficcò nel petto del padre, senza pietà.
La madre cercò di raggiungere il telefono per avvertire la polizia, ma venne pugnalata alle spalle, da una furia che si placò subito dopo, rendendosi conto del proprio, folle gesto. Itachi si accasciò accanto ai corpi dei genitori, tenendo il volto nascosto fra le mani, come a voler celare la vergogna, il disgusto che provava verso sé stesso.

Bravo, sei stato veramente bravo... ”

< Ma chi sei? Perché mi stai torturando? >
La strana voce non rispose, neanche quando il ragazzo prese a pugni il pavimento, accecato dalla rabbia e dal dolore, tanto che le sue mani iniziarono a sanguinare, e a bruciare. Con le forze che gli erano rimaste, riprese il libro, continuando la lettura da dov'era rimasto:

La Cabala divide le sei categorie di demoni esistenti in dieci gruppi, fra cui quello dei Chaigidel [*], guidati da Beelzebub [*]; essi sono spiriti di menzogna. ”

< Backbiting... >

Si narra che, in una cittadina americana della quale si hanno ben poche notizie, sia stata riscontrata la presenza di tali spiriti, atta a creare nei suoi abitanti un tremendo conflitto inferiore, che li spinge ad atti terribili come omicidi, suicidi, stupri, e via discorrendo; pare che nella suddetta città sorga un cimitero maledetto, e la leggenda vuole che chiunque vi entri, venga preso di mira dai Chaigidel, demoni che attraverso la menzogna e la maldicenza, rendono queste persone, in poco tempo, completamente inumane. In altre parole, la loro anima viene risucchiata da una forza maligna che se ne ciba. Si dice anche che, all'interno del cimitero, vi siano stati avvistati dei fuochi fatui, che secondo gli antichi rappresenterebbero le anime dei defunti, e quelle strappate via da coloro che sono stati maledetti.
Più fuochi per alimentarne uno solo.
Enorme, in grado di spazzare via il genere umano.
In grado di cancellare qualsiasi sentimento. ” [*]

< Più fuochi per alimentarne uno solo... >
Finalmente era tutto chiaro; per quanto potesse sembrare assurdo, quel luogo era stato preso di mira da una schiera di demoni. Da delle malvagie entità il cui scopo era ottenere il potere assoluto attraverso le anime di coloro che erano deboli.

Shisui, devi salvare il tuo amico Itachi... salvarlo da quella donna... lei lo porterà alla distruzione. Tieni molto a lui, non è vero? E allora salvalo... ”

Ino, non ti curar di quel che pensano gli altri; anzi, approfittati di loro... ”

Deidara, tu odi Itachi, lo sappiamo che è così... dunque offrici in sacrificio la sua anima, e noi ti lasceremo libero. ”

Itachi... uccidi, uccidi, uccidi... uccidi per diventare più forte, uccidi per dimostrare che esisti, per liberare il mondo dalla feccia... per assicurargli un futuro migliore... ”

< Sasuke... >
Il ragazzo uscì di casa e corse verso l'edificio all'interno del quale aveva lasciato il fratello, che in quel lasso di tempo aveva sì, tentato di scappare, ma non c'era riuscito; e l'Uchiha maggiore si sentì sollevato, quando lo trovò lì, sano e salvo.
< Vattene via... vattene! > lo scacciò il più piccolo, ma l'altro in tutta risposta lo abbracciò, cercando di tranquillizzarlo.
< Perdonami... otouto. > sussurrò al suo orecchio, < Sono vittima di una maledizione, ho ucciso il mio migliore amico, la mia ragazza, suo fratello, e adesso anche mamma e papà... >
< Cosa? Sei un maledetto bastardo, non mi toccare! > esclamò, singhiozzando e cercando di fuggire, ma Itachi lo trattenne tra le sue braccia.
< No, ascoltami... tu sei in pericolo, io non ho intenzione di farti del male, ma loro ti vogliono... ed io non posso permettere che la facciano franca. > spiegò.
< Loro? Chi sarebbero, loro? >
< Potrai non crederci, ma dei demoni vegliano su di noi, nell'attesa di un nostro momento di debolezza; il momento in cui ci affidiamo al cielo, e diventiamo più vulnerabili. Essi rubano la nostra anima, per poter in futuro portare le fiamme dell'Inferno sulla terra. >
Sasuke strabuzzò gli occhi, incredulo.
< E ti aspetti che mi beva questa storia assurda? Lasciami, assassino! Lasciami andare! >
< Sasuke, io non voglio che ti facciano del male! > esclamò il più grande, guardandolo negli occhi, < Per favore, devi credermi, io ti aiuterò a scappare. > lo pregò, posando delicatamente le labbra sulle sue.
< Itachi... perché? Perché mi stai dicendo tutto questo? E come mai mi hai... baciato? > domandò, con voce tremante.
< Beh, perché... anche io provo i tuoi stessi sentimenti, otouto. > confessò, senza pero' pronunciare quelle due, piccole parole, che suo fratello avrebbe voluto sentirgli dire.
Allora il più giovane, di propria iniziativa, si avventò sulle sue labbra, famelico; come se avesse paura che lui potesse sparire da un momento all'altro. E, forse, il suo timore non era del tutto infondato.
Itachi decise di prendersi qualche minuto per godere di quell'inebriante sensazione; la bocca di suo fratello era calda e incredibilmente dolce, proprio come se l'era sempre immaginata, nelle sue inconfessabili fantasie. Leccò le sue labbra lentamente, per poi violarle alla ricerca della sua lingua, per danzare assieme ad essa per lunghi minuti, che entrambi sperarono potessero durare per sempre. Sasuke cinse il suo collo con le braccia, andando poi ad accarezzare i capelli corvini, morbidi fra le sue dita. L'altro invece percorse la schiena sinuosa del fratello con una lentezza estenuante, ma in un gesto carico di sensualità e amore.
Ma non doveva lasciarsi andare più del dovuto, non poteva.
Aveva una missione da compiere, e un amore sbagliato da cancellare.
Quei sentimenti, quel desiderio che provava nei confronti del fratello, non sarebbero dovuti esistere; e, sebbene stringerlo fra le braccia fosse meravigliosamente appagante, non aveva intenzione di portarlo con sé.
< Devo andare, otouto. >
< Dove? >
< A scacciare il male da questo posto; e tu devi promettermi che scapperai, intesi? > si raccomandò.
< Cosa? Non se ne parla, non andrò via senza di te! >
< Devi ascoltarmi, Sasuke! > esclamò, < Non voglio metterti in pericolo, per questo devi fuggire via, il più lontano possibile! Per favore... >

Ascolta l'ultimo desiderio del tuo nii-san... ”
< Va bene... > si rassegnò il ragazzo, abbassando lo sguardo.
< Ehi... è tutto ok. Vuoi farmi un sorriso, ora? >
< La prossima volta; quando tornerai da me. Sarà il mio regalo. >
Itachi non rispose, si limitò a guardare il fratello con espressione dolce, prima di voltargli le spalle.
< Gomen.[*] > sussurrò, flebile, tanto che l'altro non riuscì a sentirlo.

~

Sasuke corse senza sosta fino alla collina che sovrastava il quartiere e che stonava un po' col paesaggio tetro che la circondava; era come un angolo di Paradiso, nell'Inferno di Backbiting Street. Il ragazzo si frugò in tasca, perché si era accorto che il fratello ci aveva messo qualcosa dentro, quando lo aveva abbracciato; ne tirò fuori un biglietto, un poco sgualcito.

25 ottobre
E' tutto abbastanza ok,
e addio per ora;
solo, guarda su alle stelle,
e credi in quello che sei.
Perché è tutto abbastanza ok,
e arrivederci, addio. ”
[*]

Alzò gli occhi al cielo, mancava poco all'alba, ma le stelle si vedevano ancora; Sasuke non si era mai accorto di quando fossero belle e luminose. E capì cosa Itachi voleva dirgli con quelle parole; credere in quello che si è senza lasciarsi influenzare dagli altri e dai loro giudizi. Era quello ciò che il fratello desiderava: che il suo otouto diventasse una persona migliore di lui. E che il suo fuoco ardesse per sempre, caldo, potente.

Dalla collina, in lontananza, si vedeva bene il grande cimitero; il ragazzo lo dovette fissare per un bel po', prima di capire il significato di quell'addio scritto con inchiostro nero come la notte, su quel foglio ingiallito.

< La prossima volta, eh? > mormorò Itachi, guardandosi attorno, prima di gettare a terra il fiammifero acceso che teneva in mano.
Sasuke osservò le fiamme divorare quel luogo maledetto, mentre una silenziosa lacrima rigava la sua guancia; il fuoco assalì gli enormi alberi forse secolari, e si estese anche verso le abitazioni vicine, infatti udì urla e scongiuri, ma non se ne curò.
Si sentì orgoglioso.
Il suo nii-san si era sacrificato per lui, e probabilmente per il resto del mondo.
Pianse.
Dopodiché si sentì ridicolo.
Lui non doveva versare lacrime; perché era forte, e la sua anima bruciava dentro di lui, alimentando le speranze per una vita migliore.

< Non ci sarà una prossima volta, otouto. >

~

25 ottobre, quattro anni dopo

< Cos'hai, Sasuke? Hai gli occhi ludici. >
< Non è niente, Naruto. >
< Non è vero. >
< E' solo un po'... di nostalgia. >
< Vuoi raccontarmi ancora una volta quella storia, koi [*]? >
Sasuke sorride.
Ora crede in sé stesso ed è certo che, dovunque egli sia, Itachi veglia su di lui e sulla sua nuova vita.
Il moro ama osservare il caminetto acceso; gli ricorda gli occhi del suo nii-san.
Poi si specchia in quelli di cielo di Naruto Uzumaki e il suo animo s'infiamma, così come il suo cuore; e i due ardono assieme, spinti dalla forza dell'amore.


Nel fuoco d'una guerra venne rasa al suolo, ma rinacque dalle proprie ceneri; dal fuoco dall'Inferno venne maledetta, ma dall'ardere del nobile animo d'un giovane avventuriero, essa venne purificata, morendo nuovamente in un incendio, portando con sé le invidie, l'odio e le maldicenze della gente corrotta e dei demoni bugiardi. ”

Dal Diario di Sasuke Uchiha

Il Mistero di Backbiting Street ~ The End


Note:

1 [*] Sayonara: addio ( giapponese )
2 [*] Source of Information: www.wikipedia.it
3 [*] Chaigidel: secondo la Cabala, sono gli spiriti di menzogna guidati da Beelzebub
4 [*] Beelzebub ( o Belzebù ): il nome significa letteralmente “Signore delle Mosche”; nella gerarchia infernale, appare come il secondo al comando e dunque il braccio destro di Satana. ( Source: www.wikipedia.it )
5 [*] La storia di Backbiting Street è completamente inventata dalla sottoscritta, nulla di veritiero.
6 [*] Gomen: scusa, mi dispiace ( giapponese )
7 [*] “ And it's quite alright,
and goodbye for now,
just look up to the stars and believe who you are,
'cause it's quite alright, and so long goodbye. ”
Strofa della canzone “ So long Goodbye” dei Sum 41
8 [*] Koi: amore ( giapponese )



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