Si va in scena

di Willie_and_Jo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** John, andiamo a teatro ***
Capitolo 2: *** Champagne ***
Capitolo 3: *** The game is on, John! ***



Capitolo 1
*** John, andiamo a teatro ***


Ciao da Willie e Jo. Questa è una Johnlock (ovviamente)scritta a quattro mani, come saranno tutte le storie che verranno pubblicate su questo profilo. La storia è un delirio diviso in tre capitoli. Buona lettura, peace out :D
 
SI VA IN SCENA
 
In un tardo pomeriggio di un tranquillo venerdì, John leggeva il giornale sprofondato nella sua poltrona.
Assorto nella lettura, non sentì Sherlock entrare in casa ed ebbe un leggero moto di spavento quando se lo ritrovò di fronte, braccia incrociate, pronto a comunicare una delle sue nuove e brillanti trovate al suo coinquilino.
-John, andiamo a teatro!-.
-Ok…perché?- chiese John, un po’ perplesso.
-Perché questa mattina hai detto che non ci sei mai stato e che ti sarebbe piaciuto-.
-Oh… com’è… carino da parte tua-.
I due si guardarono per qualche secondo. John non poteva credere al moto di gentilezza del coinquilino e l’espressione sulla sua faccia lasciava intendere tutta la sua sorpresa.
-Vatti a vestire. E, John, elegante, per favore- disse finalmente Sherlock.
John tornò in soggiorno poco più tardi, con indosso un completo che non ricordava nemmeno di avere.
Vedere John vestito di tutto punto fece uno strano effetto su Sherlock, che non poté fare a meno di osservarlo compiaciuto.
-Così vado bene?- chiese John sollevando un sopracciglio, sarcastico.
-In realtà avresti potuto impegnarti un po’ di più- mentì Sherlock, senza uscire dal suo personaggio.
John strinse le labbra, socchiudendo gli occhi. Sherlock era sempre il solito, non gli andava mai bene niente!
-D’accordo, andiamo-.
E Sherlock prese la porta,scomparendo con uno svolazzo del suo cappotto.
 
-Perché tutto questo, Sherlock?- chiese John, che, seduto nel taxi ormai da dieci minuti, non aveva ancora aperto bocca.
-Non ti piace?- chiese Sherlock, improvvisamente preoccupato.
-Certo. Certo, certo, assolutamente!-.
John attese qualche secondo, per poi chiedere -Ma era proprio necessario vestirsi così?-.
-Ma certo!- rispose Sherlock, come se quella fosse la domanda più stupida del creato -Non si può andare a teatro conciati come ti vesti tu di solito! L’eleganza è importante John -.
-Si, ho capito. E’ solo che mi sento a disagio vestito così..-.
-E invece non sei male, John. Dovresti metterti il completo più spesso-.
E John arrossì. Sbaglio o Sherlock gli aveva appena fatto un complimento?
Il taxista rise benevolo e chiese -Primo appuntamento, eh?-.
-Cosa? No! No, no!- rispose John ancora più rosso in viso.
Sherlock sorrise divertito rivolto verso il finestrino per non farsi vedere dall’amico.
Il taxi si fermò e i due uomini scesero in fretta. John necessitava di aria fresca. La tensione in quel veicolo aveva raggiunto livelli esagerati.
John, sorpreso, si ritrovò a guardare Sherlock, perfetto come sempre nel suo completo, e a pensare “Non può essere un appuntamento. Non lo è vero? Vero?! Che tu sia dannato, taxista!”.
-…. John?-.
John trasalì. Sherlock gli stava parlando.
-Cosa?- chiese l’uomo, confuso.
-Andiamo John? Ti vedo distratto- disse Sherlock, avviandosi verso il teatro e sorridendo divertito.
John lo seguì, ritrovandosi a pensare ancora alle parole del taxista. Quell’uomo lo aveva turbato, dannazione!
-Cosa andiamo a vedere, Sherlock?-.
-E’ una sorpresa!-.
Sherlock si voltò di colpo verso John, avvicinando le mani al collo dell’uomo.
-Hai il papillon storto, John. E’ possibile?- disse stizzito aggiustandogli il farfallino.
John cominciò a deglutire, sentendo improvvisamente caldo. Maledetto taxista!
-Ehm…grazie- cercò di rispondere l’uomo, ma la voce gli uscì un po’ più stridula del dovuto.
Il detective sorrise (lo stava facendo un po’ troppo spesso quella sera!), quindi guidò John all’interno del teatro.

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Capitolo 2
*** Champagne ***


Ciao da Willie e Jo :)  Il capitolo questa volta è un po’ più lungo, ma dovreste comunque riuscire ad arrivare al fondo (speriamo). Che dire, buona lettura,peace out :D
 
 SI VA IN SCENA 

Sherlock aveva prenotato una stanzetta privata con la vista migliore in assoluto e con tanto di champagne! Champagne! John quasi svenne. Era rosso quasi quanto le pareti della cabina.
-John, va tutto bene?- chiese Sherlock, cercando di dare alla sua voce divertita un tono preoccupato.
-Io? Certo. Devi …devi aver speso tantissimo!-.
-Mycroft mi doveva un favore- rispose Sherlock, alzando le spalle.
-Perché?-.
-Mycroft mi deve sempre un favore, John -.
-No, perché tutto questo?- chiese l’uomo fissando Sherlock negli occhi.
-Be’ … mi piace vederti felice, John. Sei felice?-.
John lo fissò incredulo, cercando di mettere insieme una frase di senso compiuto.
-Si … credo di si … voglio dire, è così bello qui-.
-Sai che quando faccio qualcosa, lo faccio bene, John -.
Sherlock si sedette su una di quelle bellissime poltroncine rosse.
John osservò la stanzetta.
-Ci sono sei poltroncine!-.
-Lo so. Ho prenotato io-.
John gettò gli occhi al cielo mentre gli sfuggiva un sorriso.
-No, intendevo dire, ci saranno altre persone?-.
-Ovvio che no! Io odio la gente, dovresti saperlo! Questa stanzetta è per te, John -.
L’uomo strabuzzò gli occhi, arrossendo.
-Bene, si, bene!- rispose, chiedendosi chi era quello che aveva davanti e che fine avesse fatto Sherlock.
-Allora ti siedi? Non ho prenotato poltrone e champagne perché tu te ne stia in piedi contro la porta- disse Sherlock, mentre un altro sorrisetto gli sfuggiva dalle labbra.
John si accomodò. Il papillon lo stava soffocando ,ma se lo avesse tolto,il detective lo avrebbe probabilmente incenerito.
Quella situazione era strana. Molto, molto strana. E Sherlock era strano. Che fosse definitivamente impazzito?
Il detective, d’altro canto, non riusciva a smettere di sorridere compiaciuto: il suo piano stava funzionando.
Se tutto fosse andato per il meglio, avrebbe sicuramente mandato non un cesto,ma un vagone di fiori a Molly per ringraziarla.
Le luci si abbassarono e una voce femminile cominciò a cantare mentre il sipario si apriva lentamente.
John rimase allibito. Si vedeva così bene da lì!
-Sherlock, ma è meraviglioso!-.
-Lo so, John. E lo hai detto a voce troppo alta-.
John arrossì. Possibile che quella sera non facesse altro che imporporarsi il viso e sentire terribilmente caldo?
 
Lo spettacolo era iniziato ormai da un po’, quando Sherlock si voltò lentamente verso John. Il suo amico guardava lo spettacolo meravigliato. I suoi occhi si muovevano velocemente sul palco e le sue labbra mormoravano ogni tanto qualche esclamazione di meraviglia.
Il detective, allora, si spostò si qualche centimetro e avvicinò le sue labbra all’orecchio dell’uomo.
-Ti piace? Sei contento, John?- sussurrò.
John si irrigidì sentendo il fiato caldo di Sherlock sul collo. Il suo cuore cominciò ad accelerare ed una strana sensazione lo pervase.
E poi John fece lo stupido errore di voltarsi. Stupido! Non fece che peggiorare la situazione, perché adesso era a tre millimetri da Sherlock, che lo guardava con quei suoi dannatissimi occhi incantevoli. E la sua dannatissima bocca a cuore era piegata in un sorrisetto.
Stettero così per qualche secondo, anche se sembrò qualche secolo, quindi Sherlock si allontanò.
-John, ti ho fatto una domanda-.
-Ehm.. si, si! Mi piace, certo che sono contento!-.
-Bene, molto bene- disse Sherlock, quindi rivolse nuovamente la sua attenzione allo spettacolo.
 John, invece, ora era irrimediabilmente distratto.
Cosa diamine era successo? E perché cristo gli era piaciuto?!
 
Qualche minuto dopo, le luci si riaccesero per l’intervallo. Sherlock si voltò come nulla fosse verso John, con aria soddisfatta, guardandolo.
John si girò di colpo, sentendosi osservato.
-Cosa c’è?-.
-Niente. Mi piace guardarti. Il tuo viso assume espressioni interessanti-.
John si sentì esplodere e si alzò di colpo, annunciando che sarebbe andato in bagno.
Sherlock si sistemò sulla sedia con aria soddisfatta. Era così facile metterlo in imbarazzo!
 
-Ci hai messo tanto. Ho fatto portare altro champagne- esordì Sherlock quando John ritornò in cabina.
-Bene!- disse John, sorridendo.
Maledizione! Era tutto così strano! Loro due, a teatro, in una stanzetta privata e con dello champagne. Cosa diavolo stava succedendo? John si sedette, tormentato da questo genere di pensieri.
Si era appena accomodato sulla sua poltroncina quando Sherlock, come se nulla fosse, gli appoggiò una mano sulla coscia, sorridendo.
-Tra poco ricomincia- fece una piccola pausa- devo portarti a teatro più spesso,John -.
John guardò la mano, poi guardò Sherlock, che stava ammirando l’infinito o dio solo sa cos’altro.
Riguardò quella mano, che non accennava a volersene andare( e qualcosa gli diceva che quella non era una semplice pacca amichevole).
Doveva fare qualcosa, dirgli di spostarla. Era così calda, però, e delicata. I battiti cardiaci dell’uomo stavano aumentando, mentre il sangue, con grande sgomento di John, sembrava stare affluendo tutto nella parte sbagliata del suo corpo.
Le luci si abbassarono. La musica riprese e John quasi svenne quando Sherlock cominciò a picchiettare con le dita a ritmo sulla sua gamba.
Sherlock, invece, continuava a sorridere. Tutto stava funzionando a meraviglia.
Poi, all’improvviso, la mano del detective cominciò a salire verso l’alto e John sentì affluire il sangue verso il basso ventre, senza però la forza di muoversi . Il cuore batteva all’impazzata e l’uomo si chiese come Sherlock potesse non sentirlo. Come l’intero teatro potesse non sentirlo!
La mano del detective continuava a salire,quando  John vi appoggiò di colpo la sua sopra.
Dannazione! Perché lo aveva fatto?
Sherlock non si lasciò scoraggiare, aveva previsto anche quello.
John guardò la mano. Stava per esplodere. Non riusciva più a pensare a niente.
Con il cuore a mille, mandò al diavolo tutti i suoi buoni propositi e spinse la mano affusolata di Sherlock un po’ più in su.
Sherlock sorrise e assecondò l’input di John, che inarcò lievemente la schiena.
Il detective piegò leggermente il busto e avvicinò il proprio viso a quello dell’altro.
John si sentì mancare, la mano di Sherlock non sembrava volersi fermare e lui continuava ad allargare impercettibilmente le gambe. Sentì i riccioli di Sherlock sfiorargli la guancia. Un brivido gli percorse la schiena e John chiuse gli occhi , con il respiro che andava via via accelerando.
Quindi Sherlock alzò gli occhi verso John e vicinissimo, quasi sfiorandogli il viso con le labbra, sussurrò - Oh, che maleducato. Ti ho distratto dallo spettacolo!-.
John lo guardò come se gli avesse appena mozzato un braccio, mentre quella dannatissima mano si allontanava e Sherlock si rimetteva composto sulla sedia.
-Giuro che se fai sul serio Sherlock, ti scaravento giù nella platea! Finisci quello che hai iniziato!-, sussurrò la parte di John che era ancora un soldato. A quell’ordine, Sherlock rimase vagamente sorpreso, così come lo stesso John, che non si aspettava che parole del genere potessero uscire dalla sua bocca.
Superato il suo stesso stupore, John puntò gli occhi sul detective, con insistenza.
L’uomo sorrise malizioso e si avvicinò a John.
-Cosa dovrei finire, John?-.
I riccioli del detective solleticavano la guancia di John, che si sentiva avvolto in una strana atmosfera di euforia mista a stupore . Avvicinò il suo viso al collo dell’altro.
-Cristo Sherlock! Finisci quello che hai iniziato e non discutere-.
Sherlock sentì il respiro di John sfiorarlo lievemente e per un attimo perse il controllo di se. Il detective si rese conto che il gioco gli stava leggermente sfuggendo di mano.
-John, forse… -, ma Sherlock non riuscì a finire. Preso dall’eccitazione del momento, infatti, John, con il cervello ridotto ad un ammasso di impulsi sconnessi, aveva afferrato con una mano le guance del detective. Almeno una cosa sarebbe successa quella sera: avrebbe baciato Sherlock Holmes.
E così fece, per l’appunto. E mentre per la prima volta le loro labbra si incontravano, dal palco giungevano le voci delle coriste che cantavano : Alleluia! Alleluia!
Sherlock sentì un calore enorme irradiare il suo corpo. La testa incominciò a duolergli e il suo basso ventre a pulsare. La lingua di John giocava soavemente all’interno della sua bocca, accarezzando i denti ed intrecciandosi con quella di Sherlock in una danza che sembrava non avere fine.
John lasciò per un momento la bocca di Sherlock per guardarlo negli occhi. Lo stupore e la meraviglia che si scorgevano in quello sguardo invitavano John a continuare.
E John continuò.
Chissà dove sarebbero arrivati se le luci non si fossero accese e la gente non avesse cominciato ad applaudire.
Lo spettacolo era finito.
Sherlock e John si guardarono: i capelli in disordine, le labbra arrossate, le camicie stropicciate. Quando entrambi abbassarono lo sguardo sul cavallo dei pantaloni, l’imbarazzo triplicò.
In silenzio, si ricomposero,con  John che ancora non poteva credere a quello che era successo (lui era John “non sono gay” Watson, che diamine! ), uscirono in strada e presero un taxi.
 

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Capitolo 3
*** The game is on, John! ***


Ciao da Willie e Jo : ) Ultimo capitolo *sigh*. Grazie grazie grazie a tutti coloro che hanno seguito la storia e lasciato splendidi commenti!!Quasi ci scende una lacrimuccia per l’emozione :’D  Che dire, buona lettura :D Peace out.
 
SI VA IN SCENA
 

La tensione che si creò all’interno del taxi che doveva riportarli a casa mise a disagio persino il taxista ,che non ci pensò su troppo quando Sherlock gli intimò di accelerare con quella sua voce profonda (che John trovava terribilmente attraente), ma guidò veloce fino al 221b.
Sherlock e John scesero veloci dal taxi, impazienti di entrare in casa.
Si introdussero nell’appartamento in fretta e furia, quasi mossi da un bisogno impellente. La signora Hudson gli andò incontro.
-Siete tornati! Ma che ora avete fatto? Vi è piaciuto lo spet..-.
-Buonanotte signora Hudson -  tagliò corto Sherlock, seguito da John che si fiondò in camera sua.
L’uomo fece le scale di corsa e si chiuse velocemente la porta alle spalle.
Sospirò. Cosa diavolo era successo? Stava andando tutto così bene, perché adesso si era chiuso in camera
sua? Possibile che un uomo cresciuto come lui non sapesse affrontare l’imbarazzo e continuare quello che aveva cominciato?
Al piano di sotto Sherlock sedeva pensieroso sulla sua poltrona, domandandosi dove avesse sbagliato questa volta.
D’improvviso si alzò e prese le scale. Lentamente salì la rampa che lo separava da John.
Arrivato davanti alla sua porta, attese un attimo, chiedendosi se quella fosse la cosa giusta.
Al diavolo! Bussò e, senza attendere risposta, entrò.
John sobbalzò, tentando goffamente di coprirsi, poiché si era appena tolto i pantaloni ed era in mutande, ormai convinto che quella sera non sarebbe successo null’altro.
-Sherlock, che stai… ?-.
Ma la frase rimase a metà. Sherlock impegnò svelto le labbra di John,che, dopo qualche secondo di esitazione, si liberò degli ultimi indumenti e veloce fece lo stesso con quelli del detective.
Spinse rapidamente Sherlock sul letto, che cigolò sotto il suo peso e cominciò a baciare con foga ogni centimetro di pelle del detective che, prontamente, inarcò la schiena divaricando le gambe.
E intanto, di sotto, la signora Hudson si preparava per andare a dormire con un sorrisetto soddisfatto sul volto.
La povera signora Hudson dovette sorbirsi tutta la notte rumori discutibili provenienti dal piano di sopra, ma non poté non sorridere al pensiero che quei due avessero finalmente aperto gli occhi. Per le prossime volte , però, avrebbe dovuto trovare dei tappi.
 
La mattina seguente, John aprì gli occhi e realizzò incredulo di essere nello stesso letto con Sherlock!  
Sollevò le coperte di qualche centimetro. Erano entrambi nudi! Nudi!
Dopo qualche minuto si accorse che Sherlock lo stava osservando divertito.
-Buongiorno- disse John, sorridendo imbarazzato.
-Buongiorno John. Dormito bene?-.
-Decisamente-.
Si fissarono per qualche tempo, sorridenti.
-John?-.
-Si, Sherlock?-.
-Dovremmo farlo più spesso-.
-Non a teatro, però-.
Sherlock cominciò a ridere. A quel punto John ebbe un’illuminazione e folgorò il detective con lo sguardo.
-Avevi pianificato tutto, vero?-.
-Quasi tutto- rispose Sherlock sorridendo.
-Maledetto!- esclamò John, che non riuscì, però, a rimanere arrabbiato troppo a lungo e si mise anche lui a ridere.
Presto Sherlock fu sopra l’uomo .
-Molto bene, John, vediamo cosa sai fare appena sveglio-.
-Mi stai sfidando Sherlock?-.
-The game is on, John!- disse Sherlock, sorridendo malizioso.
Tutto il resto, è storia.
  
 
 
 

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