New York~ Special Department

di The2XGang_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


New York. La città centro vitale delle bande. Un quartiere, un dominio.
I Carriedo erano una delle più potenti famiglie mafiose spagnole in circolazione.
I Vargas erano una delle più potenti famiglie mafiose italiane in circolazione.
I Jones erano una delle più potenti famiglie mafiose anglo-americane in circolazione.
I Braginskij erano una delle più potenti famiglie mafiose russe in circolazione.
E i Beilschmidt erano una delle più potenti famiglie mafiose tedesche in circolazione. E il bello era che di tedeschi non ce n'erano poi tanti.

Romano Vargas, detto "Lovino", aveva ventiquattro anni, un ciuffo ribelle di capelli castani, gli occhi scuri ed era il futuro capofamiglia del Clan Vargas.
Il suo soprannome era dovuto allo spropositato numero di amanti che aveva avuto. Considerando che la sua prima fidanzatina risaliva al suo settimo compleanno, si poteva dire che possedeva un insolito carisma (e un codazzo di ragazze perennemente dietro).
Romano scese la scalinata della villa di famiglia, a braccetto con la sua adorata sorella gemella, Melania. Stavano andando a ricevere come si deve il capofamiglia dei Carriedo, Juan(1).
Raggiunsero la base delle scale giusto quando un'auto nera si fermò davanti a loro, dalla quale scese un uomo di circa trent'anni. "Ecco Juan" pensò Romano, sollevato.
Stava per salutarlo, quando l'ultima cosa che si sarebbe aspettato uscì dall'auto subito dopo l'ispanico.
Una ragazza alta, con i capelli scuri raccolti, gli occhi smeraldini e le forme contenute in un lungo vestito rosso posò il piede fuori dal mezzo e scese guardandosi intorno.
Romano rimase letteralmente folgorato.
Non aveva mai visto una donna così... Così... Bella.
Juan o salutò, e lui dovette a malincuore distogliere lo sguardo dalla donna. Mentre i due uomini si davano la mano, all'italiano si accese una lampadina in testa.
Se viaggiava con lo spagnolo la ragazza doveva per forza conoscerlo bene. Magari era pure...
"Oh, merda! Dimmi che non mi sono innamorato della ragazza di Carriedo!!!"
Venne smentito un secondo dopo. -Questa è la mia sorellina Isabella- Disse Juan, gaio.
Romano si stampò un sorriso sulla faccia, poi le prese la mano e se la portò alle labbra, dicendo in italiano -Incantato-.
Letteralmente, pensò anche.
Lei ridacchiò e lo fissò negli occhi.
E il cervello del giovane collegò un'altra cosa.
Quella era la sorella di Carriedo.
La sorella.
Sono fottuto.

~

-Sorellina, spicciati- le aveva detto Juan mezz'ora prima.
-Come mai?
-Il futuro capo del Clan Vargas ci ha invitato a pranzo!
Isabella si era preparata alla svelta, tutta elettrizzata.
Il futuro Capo Vargas godeva di una solida reputazione, e non voleva far sfigurare il fratello.
Era rimasta zitta per tutto il viaggio in auto, immaginandosi chissà quali stramberie sul conto del famigerato Romano Vargas.
Ma non si sarebbe mai aspettata ciò che le era capitato davanti.

Appena scesa notò lo sguardo di un ragazzo fisso su di lei. Archiviò mentalmente la cosa e si ripromise di dargli un pugno sul naso per come l'aveva guardata, ma cancellò la muta promessa di vendetta non appena sentì il nome del giovane.
-Romano!! Quanto tempo!!!- esclamò Juan.
Isabella sobbalzò.
Le vennero in mente due pensieri. Il primo fu Quello sarebbe Romano Vargas?!?
E il secondo fu Non è male...
Il giovane le fece un baciamano, e lei, sentendosi molto stupida, si mise a ridacchiare di punto in bianco. Gli sorrise.
Juan fissava i due in silenzio; il contatto tra le mani stava durando un po'troppo per i suoi gusti. Romano si accorse dello sguardo dell'ispanico e lasciò istantaneamente la mano della donna. Poi tese il braccio all'indietro e agguantò la sorella, portandosela al fianco.
Isabella a quel gesto sentì una live fitta di gelosia che scomparve alle parole del ragazzo: -Questa invece è mia sorella Melania -. Lei li salutò entrambi con un sorrisone e nel cuore di Isabella affiorò subito la simpatia per quella ragazza. Era così graziosa e innocente!
Il fratello era l'esatto opposto, invece... Ancora più affascinante!

...e così Romano si ritenne al sicuro dalle ire di Juan...
...almeno finché Isabella Carriedo non gli mise gli occhi addosso.


NOTE DELLE AUTRICI:
 C: Juan è Portogallo; Isabella invece è fem!Spain, se non si capiva ^_^"
Alloooooora... Lo so che un sacco di gente ha evitato questa ff come fosse la peste, ma se c'è qualcuno che ha letto lo ringrazio dal profondo del cuore per essere arrivato qui... Anche perché 'sta cosa mi è quasi costata la pelle perché la mia Cara Compagna Di Account mi ha quasi ucciso perché non riuscivo a trovare il tempo per mandargliela... -_-"
Beh... Grazie!  (sorry per il capitolo un po'corto...)
S: tuuuuu!!!! dov'è il mio yaoi? dove lo hai nascosto!?!?!? DIMMELOO!!! Ah ciao voi lettori che avete deciso di leggere questa "bellissima" storia *agita la manina che non tiene nascosta dietro la schiena per non fa vedere che possiede la padella di Elizabeta...*
C e S: vi lasciamo con i prossimi capitoli che cercheramo di aggiornare al più presto e quindì... CIAOOOO
*Silvia intanto va a cercare i pony di My little pony e vi saluta dall'arcobaleno che ha trovato per strada*

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


-Alice Kirkland viene da un penitenziario di Londra... A quanto pare ha deciso di "passare dall'altra parte della barricata", per così dire, e possiede delle informazioni molto utili sulle varie organizzazioni che ci ritroviamo da queste parti. Per cui non fatela arrabbiare, ragazzi. Probabilmente è una delle migliori agenti che ci siamo mai ritrovati, e non voglio guai, chiaro?
-Cristallino- rispose per tutti Francis Bonnefoy, ventisei anni e i capelli biondi come il grano.
Il capo lo squadrò. -Vedi di rigar dritto, Fran, altrimenti finisce molto male stavolta- mormorò all'orecchio del giovane un ragazzo, biondo anche lui. -Lo so, Vash- ribatté tranquillo Francis.
Vash Swingli, biondo e con gli occhi verdi (ma soprattutto svizzero), lo guardò malissimo, accarezzando distrattamente il calcio della pistola che aveva sempre alla cintura. -Speriamo-.
I due erano abbastanza amici (anche se non si fidavano troppo l'uno dell'altro) e si spalleggiavano a vicenda, anche se avrebbero preferito scannarsi.
O meglio, Vash avrebbe voluto scannare "quel malnato francese!" da quando Francis era entrato un po'troppo in confidenza con la sua sorellina Lily.
Lo svizzero non gliel'aveva perdonata.
Un ragazzo alto seduto davanti a loro si voltò e chiese a mezza voce: -Ma io non ho capito... Quand'è che deve arrivare 'sta tizia?- A rispondergli ci pensò la donna a destra di Vash. -Arriverà domani mattina, Mathias. Stà attento, la prossima volta.
Mathias Køhler, di origini danesi, le fece un cenno con la mano. -Grazie, Nora!
Nora Bondevik, di origini norvegesi, rimase impassibile, come suo solito. La conoscevano tutti proprio per la sua schiettezza e freddezza.
Come Anna Oxenstierna, mezza svedese, seduta qualche fila più in là. Sul viso aveva sempre un'espressione severa, piuttosto inquietante, che teneva molti alla larga. Faceva paura, insomma, tranne quando guardava Tino Väinämoinën, seduto giusto giusto davanti a lei. Il "piccolo Tino", come lo chiamavano tutti alla centrale, che le arrivava sì e no alla spalla. Beh, magari non troppo piccolo, considerato il fatto che Anna era alta uno e novantacinque...

~

Alice rabbrividì nel mettere il piede sulla scaletta dell'aereo. Il vento tirava piuttosto forte.
Meglio. Le piaceva il vento.
Le dava un senso di libertà come poche altre cose riuscivano a fare.
Il suo istruttore le fece un cenno di saluto con la mano. -Stai attenta! Ricordati quello che ti ho detto!!
Alice Kirkland rise. -Non si preoccupi!- urlò, per sovrastare il baccano - Mi ricorderò tutto e le manderò una cartolina!!-.
L'uomo a terra scoppiò a ridere e le fece il saluto militare. -Addio, Al! Mi mancherai!
-Anche lei! - rispose la ragazza, sentendo però una stretta al cuore.
Al.
Anche lei aveva chiamato spesso qualcuno con quel nome.
Voltò le spalle alla sua amata Londra ed entrò nel velivolo.
Si sedette e cominciò a giocherellare con i suoi capelli. Le piaceva sentirli fluidi tra le dita, lunghi e biondi com'erano.
Anche gli altri membri della sua famiglia ce li avevano di quel biondo "strano". A metà tra il color miele e il color grano.
E biondo cenere sulle punte.
Guardò fuori dal finestrino, sentendosi oppressa da un certo senso di malinconia.

~

Una giovane donna stava seduta alla scrivania a guardare una foto.
O meglio, un preciso particolare della suddetta.
Quel dettaglio consisteva nell'immagine (sfocata) di un bimbo biondo girato di schiena. La donna sapeva perfettamente che "quell'importante dettaglio" aveva gli occhi azzurro cielo, che adesso aveva ventun anni e che si chiamava Alfred Ferguson Jones.
-Aaanjaaa, ci seeeiii??
-Levati dalle scatole, Natalia.
-Ma sorellona, non puoi stare lì tutto il giorno a contemplare quella maledetta fotografia!! Ci sono anche io sai??
-Vai. Via.
-Ma lo hai incontrato quando avevi sei anni!! È la tua ossessione, non va bene!
La ragazza di nome Anja aprì lentamente la porta per ritrovarsi davanti una ragazza coi capelli biondo platino, gli occhi blu e un lungo vestito con un grembiule.
-Levati. Dalle. Scatole.
Lo disse con voce bassa, come una minaccia.
In quel momento dall'angolo del corridoio sbucò un giovane castano. Alla vista di Anja con la testa fuori dalla soglia fece istantaneamente dietrofront e stava per scappare alla chetichella, quando le basse voci delle due sorelle lo congelarono sul posto.
-Dove vai di bello, Toris?
-Hai un messaggio per me da папа (1)?
Il suddetto Toris Laurinitis, lituano trasferitosi in Russia, terrorizzato come non sapeva neanche lui cosa, si girò e rispose, con voce tremolante: -Ah... Eh... Ho... Ho un messaggio per... Per Anja... Dal signor Braginskij. Dice... Che deve uscire da... Da quella fottutissima stanza... E... Le ricorda che... Deve essere pronta per... per quando andremo a New York.
Le due donne si guardarono, mentre Toris, tenendo la testa chinata, sbirciava la snella figura di Natalia Braginskij, la più piccola delle figlie del grande boss della mafia russa.
Di cui si era innamorato qualche tempo prima, e di cui aveva troppa paura per dichiararsi.
La ragazza, sottoposta ad un duro allenamento, riusciva a beccare con un proiettile un bersaglio a quasi quattro metri da lei, e sfoderava una ferocia non comune quando s'arrabbiava.
In più Anja, la mezzana, picchiava chiunque si avvicinasse troppo alla sua adorata sorella.
Non proprio un bel duo.
Fortunatamente la maggiore, Katyusha, era molto dolce e gentile e aveva capito della sua cotta quasi subito, anzi, si era offerta di fare da intermediario.
Ma il lituano aveva gentilmente rifiutato, dicendo che se il capo avesse scoperto che gli piaceva (e di brutto, eh) la "piccola" Natalia (detta "La Belva", chissà perché) per lui sarebbero stati guai, grossi guai.
Così si accontentava di guardarla da lontano, in silenzio.
Il rumore di Anja che sbatteva la porta lo fece tornare in sé.

~

-...THE HERO IS COMIN'!!! AHAHAHHA!!!!-  la voce del fratello maggiore risuonò nel corridoio di casa Jones.
Matthew posò il libro che stava leggendo sul comodino con un sospiro.
Il fratellone aveva compiuto ventun anni giusto qualche giorno prima, e il suo compleanno coincideva con la data dell'indipendenza americana, cosa che li  aveva fatti festeggiare il doppio.
Naturalmente si erano dimenticati tutti che Alfred e Matthew erano gemelli, e quindi lui aveva considerato la "sua" festa un completo schifo... Almeno finché non era giunto un biglietto d'auguri per "Mattie Jones-il MIO eroe!", portato da un  sorridente postino che aveva detto: -Arriva dalla Russia, pensate un po'! Ha fatto un sacco di strada!
E Matthew aveva mandato al diavolo Alfred, sentendosi l'uomo più felice del mondo. Solo una persona poteva scrivergli dalla Russia.
In quel momento, infatti, Katyusha Braginskij stava camminando assorta, col naso per aria, i pensieri rivolti verso un giovane americano con i capelli biondi, gli occhi viola e un fratello egocentrico.
Senza avvedersene, la donna era arrivata alla porta di casa; già che c'era, avrebbe potuto prendere la posta...
Prese le missive in mano e cominciò a suddividerle: -Mmm... Una lettera per папа... Una busta rosa coi cuoricini per Nat... Tanto vale che la butti... Una lettera dall'America... Una da-- ASP-- UNA LETTERA DALL'AMERICA?! UAAAAAAH!!!
Le varie persone nei paraggi furono assordate dall'urlo di giubilo della giovane, che aveva preso a saltellare nell'ingresso. -MATTIE MI HA SCRITTO!! MI HA SCRITTO!!! SÌÌÌ!!! MATT---
Il suo giubilo fu interrotto da una violenta gomitata nello stomaco da parte di Natalia e da una botta in testa da Anja, che, seccate da tutto quel casino, avevano deciso di farla finita.
-Adesso- proruppe Natalia - tu con calma mi spieghi chi diavolo è questo fantomatico Matthew e mi dici perché ti esalti tanto.
Katyusha le sorrise estatica. -Mattie è il mio ragazzo!
-CHE?! - urlarono le sue sorelline, esterrefatte.
Toris, che era presente, non potè fare a meno di pensare: "Che hanno queste tre che non va?! Katyusha ha un fidanzato che conosce solo per corrispondenza e con cui non si è mai incontrata di persona, Anja ha un'ossessione spaventosa per questo tizio che non ha più rivisto da più di dodici anni e Natalia è una killer provetta... No... Niente che non va..."
La voce della maggiore interruppe il filo dei suoi pensieri. -Vive a New York! Pensa, visto che stiamo per andarci potrei addirittura conoscerlo!
Natalia strabuzzò gli occhi. -... E папа ti lascia un tipo simile?...
Una voce profonda interruppe il dibattito. -Sì, se è il figlio mezzano del boss Jones.
I presenti si voltarono individuando la voce appartenente al capo Braginskij, il padre delle "Tre Piaghe".
Il cervello di Anja rielaborò l'informazione che il padre le aveva appena dato.
-...Jones?
L'uditorio rabbrividì nel sentire la voce cupa della ragazza.
-...ma QUEL Jones?
Il padre la scrutò per poi dire, con voce bassa ma chiara: -...Matthew Ronald Jones, figlio del Boss Jones... Fratello gemello di Alfred Ferguson Jones.
-...DIMMI QUANDO ARRIVIAMO IN AMERICA. PARTIAMO SUBITO. SUBITISSIMO. VERO CHE PARTIAMO SUBITO?


ANGOLINO AUTRICE:
(1): папа= papà in russo
...aaaaallô!! Comment ça va? XD
Beh questo chap è un 'capitolo di transizione', ecco, e non me ne vogliate se in confronto all'altro è un po'lunghetto... Il divertimento non è ancora cominciato!! XD
...Eh, perché io, da brava fan della FrUK (ù.ù) dovevo infilarcela. E dopo un lungo dibattito interiore, ho deciso di rendere Iggy genderbend (non mi ammazzate, please.)
Mi diverto troppo a vestirlo da donna ù.ù
(e se riuscirò a postare altre ff ve ne accorgerete, oh, se ve ne accorgerete >:D)
Detto questo... Al prossimo chap, quello decisivo!! Au revoir! [C]

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***



La sveglia suonò.
Assordando tutti, come sempre.
"OY, LIL'HERO!! WAKE UP! THIS'LL BE THE BEST DAY EVER!!! GO AND SAVE THE CUTE LIL'PRINCESS! OY, LIL'HERO!! WAKE UP! THIS'LL BE---" La voce gracidante venne interrotta da una sonora manata sulla zucca della piccola statuetta di Superman situata sopra al timer. -...the best day ever. And I'm going to save the cute little princess.
La voce impastata dal sonno era quella di un giovane biondo, che acciuffò gli occhiali posati sul comodino (giusto accanto alla sveglia) e li inforcò, mettendo a fuoco la stanza mentre gli ultimi residui del dormiveglia svanivano. La prima cosa che gli saltò all'occhio fu il gigantesco striscione blu, bianco e rosso che troneggiava sulla parete opposta a quella del letto, che recava la scritta "BUON 4 LUGLIO ALFRED J!!!"
-Alfreeeeeeed! Svegliaaaaaaaa! Muovi il culo e vieni ad aiutarmi!!!
-Aaarrivo, bro!!! Un aaaaattiminoo...
-MUOVITI. STA ARRIVANDO QUEL MALNATO RUSSO DI BRAGINSKIJ A ROMPERE LE PALLE. DEVI VENIRE A SALUTARE.
-Uff...
Alfred crollò sul pavimento e si vestì in fretta e furia. Meglio non fare arrabbiare il fratellone Allistor.

~

Natalia scrutò di sottecchi Anja. La sorellona era silenziosa, aggrappata al braccio del padre e con lo sguardo spento.
Arrivarono davanti al portone di casa Jones e suonarono il campanello.
Un uomo coi capelli rossi aprì la porta. -Welcome, Mr.Braginskij. My name is Allistor Kirkland e sono il capofamiglia dei Jones - disse con un forte accento scozzese.
-Credevo che per essere capo dei Jones si dovesse avere quello come cognome.
Il rosso rise. - Vero, signore, ma mia madre ha sposato il mio patrigno quando ormai aveva quattro figli... Io sono il primogenito.
-Capisco...
I russi varcarono la soglia, entrando nell'atrio della villa. Anja strinse più forte il braccio del padre e stava per domandargli una cosa, quando venne interrotta da un rumore proveniente dalle scale.
Un ragazzo biondo e occhialuto stava scendendo giù scivolando sul corrimano.
E urlava forte, anche.
-...YIAHOOOOOOOH!!!
Arrivò alla base della scalinata e saltò giù con un balzo. L'urlo di Allistor fracassò i timpani di tutti.
-...ALFRED YOU IDIOT!!! TI HO DETTO CHE ABBIAMO OSPITI, DAMN!!!
-...Che succede? - domandò un altro ragazzo biondo, uscendo da una porta laterale. Katyusha trattenne il respiro. -...Matthew?
Il giovane strabuzzò gli occhioni viola e si sistemò meglio gli occhiali. -... Kat...Katya?
La ragazza gli si buttò letteralmente addosso travolgendolo e facendolo barcollare. -MATTIEODDIOSONOFELICISSIMAAAA!!!! - Il signor Braginskij scoccò uno sguardo di ghiaccio a Matthew.
-Quindi Matthew saresti tu...
Il giovane arrossì.
Alfred sbuffò e volse lo sguardo verso gli altri ospiti russi. Dietro al Boss Braginskij stava una ragazza vestita di blu e aggrappata a lei ce n'era un'altra.

Aveva il cappotto rosa e i capelli biondissimi le arrivavano fino alla base della schiena. I suoi occhi violetti non gli si staccavano di dosso.

Deciso a fare conoscenza, Alfred si diresse verso di loro e tese la mano. -Il mio nome è Alfred e temo che dovrete seguirmi. Devo mostrarvi le vostre stanze!

Quella vestita di rosa lo fissò e gli rivolse un sorriso da un orecchio all'altro.
Allistor gli mollò una gomitata mentre gli passava accanto e il ragazzo si vide costretto a offrire il braccio alla giovane, che lo accettò, portandoglisi al fianco. -Io sono Anja Braginskij...- gli mormorò.
Alfred sentì un improvviso calore nascergli sulle guance e  colorargli il viso di rosso.

~

Isabella si guardava intorno, curiosa. C'erano così tanti dipinti in quella casa!
Si avvicinò a Romano. -Questi quadri sono bellissimi... Chi li ha fatti?
L'italiano si voltò verso di lei. -È stata mia sorella.
-Ha un gran talento!- Ribatté l'iberica, appendendoglisi al braccio e guardando dietro di sé, dove Melania parlava senza sosta con chiunque. Non potè trattenere un sorriso.
Tra il vociare erano arrivati in sala da pranzo. Romano si abbassò un poco per mormorarle che non erano gli unici che erano stati invitati quel giorno e che non sapeva se la cosa avrebbe influito sull'andamento dell'incontro, ricevendo dalla donna un sorriso d'incoraggiamento.
Avvicinandosi al tavolo, Isabella notò due cose: Primo, la lingua in cui si stavano esprimendo gli uomini seduti era il tedesco; Secondo, uno di loro, un albino, si era alzato in piedi non appena era entrata e adesso la fissava scioccato.
-Isabelle?
La giovane restò basita a guardarlo.
-G-Gilberto?!
-Piantala di ispanizzare il nome del Magnifico Me!!!
- GILBERT, PORCA MISERIA, SONO ANNI CHE NON CI VEDIAMO!!!
I due si abbracciarono, sotto lo sguardo preoccupato di un altro tedesco, biondo, che Melania notò all'istante. La ragazza attivò il suo radar-cerca-ragazzi-fighi, che, da qualche parte nel suo cervello, archiviò il giovane sotto 'belli da morire'.
"Questo mi piace" pensò. "Mi piace proprio!"
Era vestito elegantemente, i capelli biondi ravvivati all'indietro. Gli occhi azzurri fulminavano il tedesco albino, che stava ciarlando allegramente con Isabella di chissà cosa. Quando parlò, la sua voce si rivelò calda e profonda. -Bruder, non cominciare.
"Aaaah, ma sono fratelli allora!!!" Pensò Melania, che, di tedesco, sapeva a malapena due parole.
L'altro si girò con un sorrisetto saccente.
-Che c'è, Ludwig, non ti piace sentire la Magnifica Voce del tuo fratellone?- sghignazzò.
"Ommamma, si chiama Ludwig! Aspetta... Lui è il più piccolo?! A giudicare dall'aspetto si direbbe il contrario!!! Sembra che il più piccolo sia Quellolà... Come l'ha chiamato Isa?... Gilbert?... Sisì, è Gilbert!!!..."
Poi il Magnifico (come lo ribattezzò Melania sul momento) parve accorgersi della presenza dell'italiana. -Ma... Isa!!! Non mi avevi detto di avere amiche così graziose!!!...-
-Idiota, quella è la sorella di Romano!
-Romano chi?
-Come "chi"?! Sei venuto a pranzo da lui oggi e non sai manco chi è?!?
-Aaah, QUEL Romano!
Isabella si trattenne dal rifilargli uno scappellotto.
Melania, mentre si svolgeva questo scambio di battute (e intanto suo fratello si avvicinava con aria imbufalita), notò con la coda dell'occhio che anche Ludwig si era accorto di lei.

~

"Gott, fà che non si giri! Fà che non si giri!"
Niente. La ragazza si girò, con aria un po'stupita.
Avrebbe voluto tirarsi uno scappellotto. Era un soldato, lui! I soldati non pensano a certe cose!
Sì, vabbè, non era proprio un soldato, ma, ligio al dovere com'era,  si era sempre ritenuto come tale.
Era vestita di marrone, i capelli raccolti in una coda. Una ragazza ordinaria, apparentemente.
Per lui, invece, si stava trasformando nella quintessenza della dolcezza, l'apoteosi della grazia, più bella di Afrodite!... Per qualche motivo si sentiva lo stomaco in subbuglio e la testa gli girava, ma non sapeva bene cosa fosse. "Forse sto male!"
Non si rese conto che aveva continuato a fissarla finché lei non si mosse.
Lo salutò con la mano, con un lieve sorriso.
Lui, incerto, sorrise e salutò di rimando. Le guance gli pizzicavano orribilmente.
Sotto alle urla di suo fratello e della sua amica spagnola sentì una dolce voce proveniente dalle labbra della ragazza.
-Suo fratello sembra simpatico.
-Cambierà idea, mi creda.
Lei ridacchiò.
-Beh, mi dispiacerebbe cambiare idea sul suo conto, perché sa, quando mi faccio un'idea su una persona di solito non sbaglio e poi è bruttissimo dover tornare sulle proprie posizioni, si rischia di non fidarsi più di qualcuno!!
Il discorso fu pronunciato con pochissime pause dovute alla necessaria respirazione, con un'allegria e un brio che Ludwig non aveva mai sentito.
-Io sono Melania Vargas... E lei?
-Ludwig Beilshmidt, miss Vargas... Suppongo lei sia la sorella del signor Romano.
Altro sorriso.
-Eheh, sì...
-Allora, um, miss Vargas... Posso andare a togliere a suo fratello quel coltello con cui sta minacciando Gilbert?

~

Alice si fece coraggio. "Dài, andrà tutto bene! Me lo sento! Almeno spero..."
Spinse in giù la maniglia ed entrò nella stanza.
...Per poco un proiettile non la beccò in pieno.
Troppo scioccata per parlare, quasi non si accorse che un uomo biondo e con gli occhi verdi le stava dicendo qualcosa: -Non ti preoccupare, è caricato a salve!- disse, accennando al fucile che aveva tra le mani.
-Ma cosa?...
-Beh, in teoria siamo una squadra speciale composta da membri elitari, ma nonostante dovremmo andare d'accordo ogni tanto veniamo alle mani... E alle armi...
Alice si guardò attorno. La sala sembrava, anzi, era un campo di battaglia.
Sedie e tavoli rovesciati, proiettili a salve un po'ovunque, e persone che si urlavano contro.
-Cose così sono all'ordine del giorno... Ma non preoccuparti, dopo un po'ti abitui... Ah, il mio nome è Vash Zwingli, sono svizzero... Piacere. Laggiù sotto a quella scrivania trovi il nostro capo.
La donna continuava a spostare lo sguardo dallo svizzero alla porta alla scrivania. Dopo essersi tormentata le mani a lungo decise di dirigersi verso quest'ultima, sotto alla quale trovò un uomo biondo e occhialuto, tremante.
-Scusi... Io...
L'altro la interruppe.
-Sei quella nuova?
-U-uh... Sì...
-Bene.- Si aggiustò gli occhiali sul naso e le borbottò -Io sono Eduard Von Bock... In teoria sono il tuo capo.
Si alzò in piedi e si schiarì la voce, nel vano tentativo di attirare l'attenzione.
Allora estrasse anche lui la pistola. -Al diavolo... Se non li puoi battere, unisciti a loro...
Sparò due o tre colpi sul soffitto e poi urlò: - EHI, RAZZA DI IDIOTI! È ARRIVATA LA NUOVA!!! PIANTATELA DI FARE GLI STUPIDI E VENITE QUI!
Non senza un gran baccano, il gruppo si radunò attorno alla scrivania vicino alla quale si trovava Von Bock.
Ad Alice saltarono subito all'occhio due o tre persone, delle quali cominciò all'istante a delineare i caratteri.
E poi...
"Why that idiot keeps staring at me?..."
In prima fila, giusto giusto dietro a Vash, si trovava un uomo biondo, alto ed estremamente proporzionato che la guardava quasi incantato, i begli occhi blu che le scorrevano addosso.
Alice si sentì trapassata da parte a parte. Odiava quella sensazione.
Decisa a fargliela pagare, aspettò che gli occhi dell'altro incrociassero i suoi per poi sostenere il suo sguardo senza alcuna fatica. "You bastard..."
Con sua sorpresa l'uomo, dapprima stupito, le sorrise e le fece l'occhiolino, facendola arrossire.
A malincuore Alice dovette riconoscere che era piuttosto... bello, e quell'atteggiamento quasi sicuramente faceva cadere le masse ai suoi piedi... Sia donne che uomini, probabilmente...
Il corso dei suoi pensieri fu interrotto dalla voce di Eduard.
-... Ergo Alice avrà bisogno di un partner, che dovrà spiegarle i regolamenti eccetera... Um... Qualcuno volontario?
Silenzio.
Eduard li guardò in cagnesco per una manciata di secondi, finché un braccio non si levò solitario sopra alle teste.
Tutti si voltarono verso il suo proprietario, che era...
"Oh, NO!!! Chiunque ma non lui! Non l'idiota!!!"
-... Beh, visto che non c'è nessun altro... Temo che Francis sarà il tuo accompagnatore.- disse, rivolto a lei e sporgendosi le mormorò all'orecchio un -Mi spiace... Stai attenta... -
Francis venne avanti sorridendo.
L'inglese constatò che gli arrivava poco al disopra della spalla e che emanava un ottimo profumo.
E per la seconda volta il filo dei suoi pensieri fu interrotto, questa volta dall'uomo che le stava davanti (e che le aveva preso la mano): - Sono felice di poter lavorare con te... Sono Francis Bonnefoy.
-Un francese, eh? Ecco perché sentivo puzza di vino.
Attorno a loro si scatenò istantaneamente l'ilarità, e Vash, in disparte, si rese conto che non aveva notato una cosa: Gli occhi della ragazza erano limpidi e calcolatori.
"È preparata al peggio" riflettè, e un sorrisetto gli affiorò sulle labbra. "Francis, hai appena trovato pane per i tuoi denti..."
Il francese la fissò, apparentemente ferito: -Mais ma mademoiselle! Non è una bella cosa da dire!
-Beh, se è per questo noi inglesi secondo voialtri ignoranti d'oltremanica non diciamo mai cose belle.
Altre risate.
-Così mi ferisce, miss Alice.
-Mi piacerebbe, almeno ti leveresti dalle scatole.
-Parlo sul serio!
-Anch'io.
A quel punto Francis, tirando a sè il suo braccio riuscì a farsela cadere addosso. -Mi dispiace, mon ange, ma non posso perdonarti.
Mentre gli cadeva tra le braccia Alice sentì un sussurro alla sua destra: -Ahia... Alle solite...
"Come si permette questo idiota?!"
-... GO FUCK YOURSELF, STUPID FROG!!! - gli urlò contro, mollandogli una ginocchiata (bella forte) nel... Ehm...luogo in cui non batte il sole e divincolandosi dalla sua presa.
L'altro lanciò un urlo di dolore, accasciandosi sul pavimento, mentre i presenti la guardavano esterrefatti.
Anzi, 'esterrefatti' era un eufemismo.
-Non ci provare mai più, frog. Altrimenti ti farò male sul serio.
Si rivolse a Eduard, troppo scioccato per dire o fare alcunché: -Domani mattina mi presenterò puntuale, signore. Adesso vado a dormire. Arrivederci a tutti.
Detto questo, girò i tacchi e se ne andò sbattendo la porta.

~

-...È STATO FICHISSIMO!!! Fran, dovevi vedere la tua faccia!!! Ahahah, non mi sono mai divertito tanto in vita mia!!
-Piantala, Mathias.
-Ma dai, Nora, ridevi anche tu!
Francis non li ascoltava. Era ancora zitto e dolorante e stava cercando di capire dove diavolo aveva sbagliato.
Le persone di solito si limitavano ad arrossire e a insultarlo, ma erano comunque "succubi" del suo fascino.
"Cosa ho sbagliato?!"
"Ahio che male!"
"Dio, quant'è bella!"
Questi erano i suoi unici tre pensieri in quel momento.
Accantonò il secondo e si concentrò sul primo. La 'fanciulla' in realtà non era molto femminile, come aveva potuto constatare. Avrebbe dovuto usare un'altra tattica...

In quanto al terzo... Beh...


NOTE DELL'AUTRICE
Oy, Lil'hero! Wake up! This'll be the best day ever! Go and save the cute lil'princess!= Hey, giovane eroe! Sveglia! Questo sarà il giorno migliore di sempre! Vai e salva la piccola graziosa principessa!
Why that idiot keeps staring at me= Perché quell'idiota continua a fissarmi ((credo))
Mon ange= Angelo mio
Go fuck yourself, stupid frog= Fottiti, stupida rana
Dai, il resto è facile xD

Ok, ok, mi spiace, sono in ritardo...
Allora, io non sono un granchè in inglese, non so un beato kaiser di tedesco (a parte le famose due parole di Melania XD) e per lo spagnolo penso che chiederò la consulenza di Siv ù.ù
Fatto sta che... In questo chap si sono FINALMENTE incontrati... No, 'scontrati' i nostri personaggi principali!! *piange* finalmente ce l'ho fatta!!! Lo so che sono in ritardo ma chiedo venia!!! ;)
Un grazie immenso a lastangel, Black_Mamba, Kawaiidemon e alla Vale per le recensioni e ai vari utenti che hanno aggiunto questa storia alle preferite/seguite/ricordate!! Grazie davvero! XD Non mi aspettavo tanto successo o.O
Beh... Il bello è appena cominciato! >:D
Alla prossima!

p.s.: Buone feste!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Matthew si sentiva l'essere più felice del pianeta.
Lui e Katyusha passavano molto tempo insieme, spesso nel giardino, mano nella mano come due fidanzati, raccontandosi dei propri fratelli e sorelle, del proprio Paese, dei propri hobby... La giovane scoprì così che il suo adorato Mattie non solo era un poeta, ma gli piacevano gli orsacchiotti di pelouche (come a lei), andava matto per lo sciroppo d'acero sui pancake (che le cucinava ogni mattina, tra l'altro) e soprattutto era un MOSTRO a giocare a Hockey su ghiaccio.
I due si erano conosciuti per un errore postale; chissà come, una lettera per Matthew era arrivata in casa Braginskij, ed era stata prontamente recuperata dalla figlia più grande, letta e spedita al suo legittimo proprietario, assieme ad un'altra missiva che spiegava l'errore e si scusava. Dall'America poi era arrivata un'altra lettera dal ragazzo, che era rimasto piacevolmente colpito dalla gentilezza della giovane. E così la corrispondenza era continuata per molto tempo, finché non si erano scambiati anche le foto (Eh già, perché, da bravi romanticoni quali erano, avevano scartato subito l'opzione "mail"). La russa era letteralmente andata in brodo di giuggiole davanti agli occhioni viola di Matthew, e lui si era dovuto sorbire tutto il santo giorno i complimenti del fratello per essersi trovato "Miss Davanzale 2000".
E adesso il padre di Katia (come la chiamava Matthew) era a New York e i due piccioncini si erano finalmente incontrati di persona.
...ed erano diventati l'oggetto preferito delle battutine di Alfred. Ma a Matthew, stranamente, non importava più di tanto. Katyusha era veramente bellissima (almeno ai suoi occhi) e gliela invidiavano tutti.
Beh, la ragione dei loro sguardi sicuramente era da ricercare un po'più in basso del suo viso, ma a lui invece non importava e, per questo motivo, senza saperlo, si stava attirando il favore anche della Braginskij più piccola, che cominciava a vederlo di buon occhio.
Tutt'altro era il parere di Natalia riguardo ad Alfred.

~

-Sorellona, devi smetterla di seguirlo e fare tutto quello che dice! Non ne ricaverai nulla di buono!
-Chiudi il becco, Nat.
-Ma... Fa sempre casino e non si impegna! È un benemerito idiota, e tu lo sai! Non merita le tue attenzioni! Lascialo perdere!
-Natalia, ti avverto...
-So che credi che lui sia il tuo fantomatico  "Principe Azzurro", ma non è così! È un casinista e basta!
-... Natalia.
Il tono basso e minaccioso di Anja intimorì la ragazza, che trovò chissà dove la forza di ribattere, con voce tremante: -...è un'ossessione, sorellona. Smettila.
La russa la guardò con un sorriso a dir poco spaventoso. -Lo so, Nat. Lo so.
-Ma...!
-...AAAANJAAAAA!!!
Un urlo dal fondo del corridoio annunciò l'arrivo dell'americano in questione, che le raggiunse di corsa.
-ANJA! - Ripetè lui, prendendola per le spalle. La ragazza rimase silenziosa a guardarlo. - Vieni! Sai sparare?
- Da... Anche se mia sorella spara molto meglio di me...
Ad Alfred si illuminarono gli occhi mentre si girava verso l'altra giovane e le afferrava il braccio.
- Ti scongiuro, Nat, vieni anche tu!! Più siamo meglio è!!!
La russa gli rivolse un sguardo di odio allo stato puro, ringhiandogli di spiegare che cosa stava succedendo.
- Semplice, facciamo allenamento con il tiro al bersaglio umano coi proiettili di vernice e mi mancano due componenti per la squadra! Ci state, vero?
Le due donne non riuscivano a credere alle proprie orecchie. -Mi prendi in giro?! Che razza di allenamento è?!
Alfred le guardò. - Se le tue guardie del corpo muoiono devi saperti difendere. Ogni occasione può essere fatale per te.
Natalia lo fissò stupefatta. Non faceva una piega.
Anja le scoccò uno sguardo che diceva a chiare lettere "Visto? Non è così stupido!"
Un sorriso sicuro si aprì sul volto dell'americano biondo.
-Allora, giocate o no?

~

-... COL CAVOLO!
Uno sparo risuonò nell'aria.
-NON MI FACCIO DARE ORDINI DA TE, IDIOTA!!!
-BEH, SONO IL TUO CAPOSQUADRA!
-NON ME NE FREGA UN...!
I due andavano avanti così da mezz'ora.
Anja sospirò afflitta. Sua sorella era così fortunata che poteva addirittura permettersi di litigare con lui. Lei, invece, era trasparente. Magari non trasparente quanto Matthew, ma comunque "poco visibile".
Era stata eliminata quasi subito dal gioco. O meglio, si era fatta eliminare. Preferiva di gran lunga restare seduta su una sedia a guardare i muscoli di Alfred mentre si muoveva per schivare i colpi piuttosto che prendere parte a quello stupido "allenamento".

~

Alfred cercò di concentrarsi sul gioco. Il che era un'impresa quasi impossibile: Le parole del Boss Braginskij continuavano a rimbalzargli da una parte all'altra del cervello.
"La mia figlia mezzana mi servirebbe per unire questa famiglia e il clan Wang", gli aveva detto quella mattina. "Ho previsto invece che la più piccola la sposassi tu."
Si era quasi rovesciato addosso la colazione per la sorpresa. Gli occhi azzurri del russo non lo abbandonavano un solo istante.
"Ma... E mio fratello?" Aveva detto.
L'altro aveva sospirato. Si era sporto verso di lui e gli aveva mormorato: "Sa, vero, che suo fratello non potrebbe mai tenere le redini di questo posto, sì?" Alfred aveva annuito, a malincuore. Mattie era troppo debole caratterialmente, lo sapevano anche i sassi. Lui stesso si considerava inadatto per certi tipi di incarichi.
"Non appena mia figlia avrà raggiunto la maggiore età, è previsto che vi sposiate e che le due famiglie vengano unite", aveva proseguito il russo. "Natalia ci dovrà fare l'abitudine."
Aveva concluso il suo discorso intimandogli di trovare il modo migliore per comunicarle la notizia e lo aveva mollato al tavolo senza un'altra parola.
E adesso? si era chiesto. Non gli sembrava corretto che una ragazza dovesse sposare  una persona che chiaramente non le andava a genio. Erano nel ventunesimo secolo, per Giove!
E poi lui era un eroe. Gli eroi non fanno certe cose.
Il problema, in ogni caso, era un altro.

Natalia gli piaceva.

~

-Ahia! Scotta!
-Scusa!
Alice fece un gesto come a dire 'non preoccuparti' e si massaggiò la mano con cui aveva preso la tazzona di caffè che Elizabeta le aveva teso.
L'inglesina scrutò l'amica ungherese. Elizabeta Hédervàry, ventiquattro anni, era arrivata solo tre giorni prima di lei. Nonostante ciò, i componenti maschili del gruppo avevano una fifa tremenda verso di lei (rana francese compresa), anche se a prima vista poteva sembrare una bella ragazza del tutto innocua.
E, dopo averla vista con in mano un coltello e trentadue manichini sventrati dietro, Alice era perfettamente d'accordo con loro.
Elizabeta si scostò una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio e scrutò prima la tazza e poi lei, con fare apprensivo.
-Sicura che va tutto bene?
Alice ridacchiò. -Tranquilla.
Le due donne si sorrisero e lo sguardo dell'ungherese si spostò su Mathias e Nora, che discutevano poco lontano.
La voce di Eliza si ridusse ad un sussurro: -Quei due si detestano come cane e gatto, non trovi?
-Nah...
-Come "nah"?! Guardali! Insomma...
Alice la interruppe: -Quei due non si detestano affatto. Anzi, credo sia vero il contrario.
L'altra la guardò stralunata. -Cosa? E come fai a dirlo, scusa?
Scrollò le spalle. -Ho imparato a capire il carattere delle persone solo a guardarle. Anche quando litigano, i loro corpi sono rilassati. Ciò vuol dire che sono perfettamente a proprio agio l'uno con l'altro. Per farla breve, scopano.
Elizabeta quasi si strozzò col suo caffè, mentre Alice proseguiva imperterrita. -E non solo, ma quei due si conoscono da anni. C'è un grande affetto tra loro...
Sospirò. -Sono innamorati... Litigare è perfettamente normale. Anzi, quasi li invidio.
Elizabeta non riusciva a credere alle proprie orecchie. Ora che ci pensava, Nora e Mathias erano sempre assieme.
Guardò la sua amica con occhi nuovi. Non riuscì ad immaginare quanti dettagli delle vite private di tutti loro era riuscita a carpire.
Ormai Alice conosceva tutti i membri della sua squadra: C'erano i cinque "Nordici", come li chiamavano tutti, ossia i cinque agenti provenienti, almeno per metà, dai paesi dell'Europa del nord (Oltre a Nora, Mathias, Tino e Anna c'era anche Emil Steilsson, in parte islandese); Poi c'erano Vash, Eduard, un cubano di nome Carlos e i fratelli Bella e Tim Mogens, olandesi; C'era ovviamente Eliza, un ragazzo di madre greca, Heracles, un giovane emigrato da Hong Kong, Wang Jia Long (o roba simile), un coreano, Im Yong, una taiwanese di nome Mei e un turco di cui non si ricordava mai il nome.
Ah, e poi c'era lui.
Francis.
Il suo partner.
Un francese e un'inglese. Il colmo dell'ironia.
Ogni tanto, quando si girava, lo trovava immobile a guardarla. Il che era preoccupante, perché lui aveva la fama di essere un libertino e pure piuttosto pervertito.
Ma lei non era disposta a dargliela vinta. Aveva giurato a se stessa di suonargliele il più possibile e in ogni occasione.
Ciò che Alice non sapeva era che si stava scavando la fossa con le sue mani.

~

Doveva proprio essere uno scherzo del destino. Ad ogni donna che incontrava adesso paragonava un aspetto di Quellalà.
"Aaargh, che nervi!" non poteva farne a meno.
In pochissimo tempo Alice si era guadagnata il nomignolo di "Strega", perché amava i gatti neri e cucinava veramente, veramente da schifo.
E per il suo fascino, avrebbe aggiunto Francis.
Più lo rifiutava più lui cercava di avvicinarsi. Era troppo bella per lasciarsela sfuggire.
Ma soprattutto c'era qualcosa che non andava in lei... Qualcosa che la spingeva a chiudersi nel suo guscio. Lui non doveva fare altro che trovare il modo di farla schiudere.
I suoi pensieri vertevano continuamente su di lei. Era frustrante.

La voce del capo raggiunse le sue orecchie. -...hanno iniziato una sparatoria giusto sei minuti fa! Hanno bisogno di noi!
Subito tirò giù i piedi dalla scrivania e infilò la porta, seguito a ruota da Vash e da Alice, pronti quasi all'istante.
Seguì il capo per i corridoi, mentre lui spiegava l'accaduto: -Un appartenente al clan Vargas ha improvvisamente fatto fuoco contro uno degli Wang... È un massacro, un vero massacro... Stanno continuando a scannarsi l'un l'altro e sparano anche contro la polizia...
-Hanno fatto evacuare la zona?- domandò Nora, qualche metro più indietro. Von Bock le rispose a voce abbastanza alta affinché sentissero anche gli altri: -Li hanno portati quasi tutti via, e quelli rimasti si sono barricati in casa. Ah, un'altra cosa: Abbiamo l'autorizzazione del quartier generale di sparare a vista e di uccidere nel caso rifiutino la resa.
Tutti si guardarono l'un l'altro, i nervi a fior di pelle. La faccenda era seria.

Mortalmente seria. In senso letterale.

~

Era cominciato tutto per una stupidissima ubriacatura. Luciano Vargas sbuffò. Era tutta questione di disciplina; la prossima volta avrebbe scelto qualcun altro a cui affidare certi compiti. Con un sospiro si guardò distrattamente attorno. Lungo il vialetto che stava percorrendo si trovavano piante di Nontiscordardimé e fiordalisi. L'uomo avanzò lentamente verso la fine del sentiero e sorpassò suo nipote Romano che camminava con aria guardinga.

Aspetta un attimo.

Il famigerato boss Vargas tornò sui suoi passi.
Il nipote aveva tra le mani una chitarra e stava sgattaiolando verso la zona della casa riservata agli ospiti.
Guarda guarda guarda, pensò tra se e se, che cos'abbiamo qui?
Un sorrisone gli fece capolino sulla faccia.
Senza far rumore seguì il ragazzo e, quando questi si fermò, gli battè una mano sulla spalla. -Ohi!- esclamò.
Non potete immaginare il suo divertimento nel vedere la testa di Romano che girava su se stessa e la sua bocca spalancarsi in una 'O' perfetta.
-Scommetto- proseguì Luciano, senza togliergli la mano dalla spalla -che stai andando dalla bella ragazza che ho visto scendere dall'auto di Juan quasi una settimana fa. Mi sbaglio?
Romano scosse la testa, la bocca ancora spalancata.
La mano del nonno gli calò sulla spalla un altro paio di volte. -Vai, Romeo, vai dalla tua Giulietta, e dimostra al tuo vecchio di che pasta sei fatto!
Detto questo si allontanò come se niente fosse, lasciando il giovane basito a guardarlo.

~

Ludwig si stiracchiò da dietro la scrivania.
Era incredibile: Luciano Vargas era esattamente l'esatto opposto di ciò che si era aspettato.
Era gioviale e amichevole e non perdeva un'occasione per provarci con le appartenenti al gentil sesso che gli passavano sotto il naso.
Suo nipote Romano, invece, era perennemente di cattivo umore e nervoso; quasi non sembrava sangue del suo sangue, tranne per il suo innegabile fascino, che sfoggiava in ogni occasione possibile con le ragazze del circondario.
Il terzo membro di quella famiglia fuori di testa era la ragazza con i capelli castani.
Melania...
Gli sembrava di essere a tre metri da terra ogni santissima volta che ci pensava. Era così dannatamente... Bella.
I suoi pensieri furono interrotti bruscamente dal rumore della porta che sbatteva contro la parete.
-Guten taaaaag!! Dormito bene? Vieni a bere un caffè con me? Per piacere, mio fratello è sparito e non riesco a trovarlo! Tienimi compagnia!
Melania gli si appiccicò al braccio, parlando con la sua usuale velocità.
Il tedesco non potè fare altro che alzarsi dalla sedia per essere trascinato via dalla ragazza.

~

-Per la miseria!-
Era la giornata delle coppiette felici, quel giorno?
Stava camminando tranquillo tranquillo per il suo bel parco quando l'altra sua nipote gli era finita addosso, mentre si trascinava dietro il fratello del boss Beilshmidt... Ludwig, gli pareva.
Melania lo aveva guardato da sotto in su e con un sorrisone gli aveva spiegato che stava accompagnando 'Luddy' a bere un caffè.
A quelle parole Luciano aveva notato il ragazzo biondo dietro di lei impallidire e poi arrossire come un pomodoro.
Gli era quasi scappata una risatina e le aveva bisbigliato: -Sta' alla larga da tuo fratello... È molto impegnato al momento.
Lei gli aveva sorriso e aveva annuito. Poi aveva afferrato saldamente il braccio di Luddy (non avrebbe mai smesso di ridere, se lo sentiva) e lo aveva strattonato via.
Luciano non potè trattenere una risata liberatoria. Qualcosa in fondo al suo stomaco gli ricordò che Romano non avrebbe affatto gradito sapere che sua sorella usciva (sì, era il verbo giusto, anche se una persona che ne strattona un'altra in giro di qua e di là non sta esattamente 'uscendo' con lei) con un crucco mangiapatate; non sapeva perché, ma il suo nipotino provava una profonda avversione per i tedeschi.
Non gli sarebbe piaciuto. Proprio per nulla.

Continuò a ridere.
Non osava immaginare la sua espressione.

Povero, povero Ludwig.

Salì la scala che dal giardino portava al corridoio, ilare, attorniato dalle espressioni scioccate dei camerieri.

E la sua allegria durò fino al momento in cui un suo scagnozzo non venne a riferirgli lo stato della scaramuccia scoppiata qualche ora prima.
-Capo- aveva detto -i nostri stanno sparando a qualsiasi cosa si muova, ma sono arrivati quelli della squadra speciale... Quella fatta da FBI, polizia e militari... I bastardi c'hanno fatto fuori mezza gente... La metà della gente che c'avevamo, intendo...
-...e?...- lo aveva spronato Luciano.
Il tono dell'altro uomo si era abbassato all'improvviso: -... E è stata una in particolare... Una bona, biondina... Colli occhi verdi!
Luciano si era immobilizzato all'istante.
Si voltò lentamente e gli si avvicinò. -... Per caso aveva una cicatrice sulla spalla?
-... No, non credo... Dovrei chiedere.
Luciano sospirò.
-Vai, chiedi e dimmi.
-Vado, signo'!
L'uomo si allontanò di corsa, lasciando Luciano immerso nei suoi pensieri.
E nei ricordi.




NOTE DELL'AUTRICE
Guten tag: "Buon giorno" in tedesco
...Ssssalve. ^^"
Scusate per l'elenco della spesa riguardante la squadra speciale!! Ringrazio caldamente chiunque sia arrivato fin qui, non mi aspettavo proprio che una storia TUTTA het in QUESTO fandom fosse tanto apprezzata!!! *commossa* Vi ringrazio tanto, davvero :D
Ringrazio un SACCO pure Siv per il supporto morale xD
Grazie anche a chiunque abbia dato anche solo una sbirciatina!
...ADESSO cominciano le danze!! E sarà una reazione a catena... La storia si complica!!!! BAHAHAHA-
Tranquilli, se non capite adesso, capirete alla fine :D ....perché io AAAAAAMO le storie complicate!!
...ho finito?... Ho finito.
*muove la manina salutando e se la svigna alla chetichella quando vede Siv con in mano la padella di Ungheria*

APPRESTO!!
[C]

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Alice si portò la tazza di tè alle labbra e la sorbì con tutta calma.
La lavatrice nell'altra stanza lavorava a pieno ritmo e la pioggia ticchettava sul davanzale della finestra.
Lei era seduta su una poltrona reclinabile, in tuta da ginnastica, con un libro in mano: "Il Ritratto di Dorian Gray", di Wilde. Ritrovò il segno e riaprì il libro al punto in cui era arrivata.
Sprofondò nella poltrona, rilassata, e i suoi pensieri corsero agli avvenimenti del giorno precedente.

Si sono divisi in parecchie squadre per isolare la zona, con loro del dipartimento speciale in prima fila, con la scusa che sono allenati proprio per quello. Ogni tanto si sente uno sparo e quelli che non vengono ammazzati vengono portati via dai cellulari.
Mentre si sentono urla da ogni dove, Francis infila il caricatore nella pistola, con la sua calma proverbiale. Sorride ad Alice, che gli sta accanto.
"Senti,
ma chère, se non vuoi seguirmi non è un problema..."
"Perché dovrebbe essere un problema?"
"...ti stai mordicchiando le unghie."
"Quello lo faccio per abitudine."
Francis scuote la testa e le sorride. Poi torna serio. "Guarda... Ti sembra possibile che in un Paese civilizzato come il nostro avvengano cose simili?" le chiede, mentre con un ampio movimento del braccio coinvolge tutto quello che li circonda.
Alice sta per rispondere, quando Eduard li interrompe: "La portata del fuoco sta aumentando, stanno ricevendo rinforzi da chissà dove... Hanno bisogno di noi!"
Alice borbotta a Francis che continueranno dopo la discussione.
I due si infilano i caschi e si uniscono ai loro compagni, pronti ad entrare nell'occhio del ciclone.
Con il fucile in mano, Vash avanza, in testa al gruppo. Riparandosi dietro ad auto ed edifici la squadra riesce ad addentrarsi in territorio nemico senza grossi problemi.
Comincia la sparatoria; In quei momenti, Eduard non riesce quasi a riconoscere i suoi compagni.
Diventano tutti letteralmente delle furie. L'unica di cui non ha visto il comportamento è Alice. Ma si fida del giudizio dei suoi superiori.

Alice si sporge da dietro l'angolo che ha preso come riparo. Nel caos aguzza gli occhi e nota un uomo un po'più distante dagli altri che ogni tre per due si gira a berciare ordini. La donna sorride. Ha trovato il suo obbiettivo.
Calcola la distanza. Venti metri.
Alza il braccio.
Prende la mira.
Preme il grilletto.
La pallottola attraversa due file di uomini, senza quasi venire notata, e prende in pieno il bersaglio, che cade a terra.
Alice sa che ha colpito i suoi organi vitali. Torna a ripararsi dietro il muro, indifferente, mentre i compari dell'ormai morto urlano in preda al panico. Era lui quello che sapeva come tirarli fuori di lì, e quando sarebbero arrivati i rinforzi.
Alice non sa se faceva parte del clan Vargas o del clan Wang. Sa solo che ora è buono solo per le mosche.
Si sporge di nuovo. Di nuovo spara.
Un altro morto.
Altro colpo, altro cadavere.
Continua a sparare, senza mai sbagliarsi, senza perdere la calma, senza venire colpita, senza alcuna pietà.
Le sembra di essere tornata piccola, quando le avevano messo in mano un'arma per la prima volta ed aveva colpito i manichini.
Ecco, sono tutti manichini. Tutti senza espressione, senza speranze o aspirazioni.
Tutti destinati ad una brutta fine.

Non spreca nemmeno un proiettile.
Sa perfettamente che la maggior parte dei suoi colleghi è immobile a fissarla.
Non le interessa.
A un certo punto, gli spari da tutti e tre i fronti cessano.
Alice sente Von Bock posarle gentilmente una mano sulla spalla e dirle "Sii pronta."
Nient'altro.
Lo vede uscire allo scoperto, con il casco e il giubbotto antiproiettile.
Dice che se si arrendono tutti all'istante le conseguenze non saranno troppo gravi.
Allora un uomo chiaramente orientale gli si avvicina e gli urla: "Non abbiamo prove che manterrai la parola!"
La voce di Eduard si fa dura: "Almeno non vi farete ammazzare come bestie da macello."
Alice capisce perfettamente quello che deve fare; Prima che l'altro estragga la pistola, spara un colpo che gli sfiora la caviglia e che si va a conficcare nel terreno.
L'uomo fa un balzo all'indietro per lo spavento e i suoi occhi guizzano intorno, vigili.
Eduard sorride. "Sei sotto tiro. Arrendetevi."
L'asiatico lo guarda storto prima di posare la pistola per terra e alzare le braccia in segno di resa.
Allora tutta la squadra si muove, ammanettando e portando via tutti i membri.
Alice sa che è stata notata. Appena è uscita dalla protezione dell'angolo l'hanno vista tutti.
Soprattutto la pistola, con la canna ancora fumante.


Sentì il citofono squillare all'improvviso e, posando sgarbatamente il libro e il tea, ringhiò tra sé e sé un "Chi scoccia a quest'ora?"
Aprì la porta e si ritrovò davanti la faccia sorridente della rana francese.
-Vash ci ha invitati tutti a casa sua per festeggiare il compleanno di Von Bock... Tu vieni vero?
Per tutta risposta, Alice gli sbattè la porta in faccia.
Sentì il campanello suonare di nuovo ed estremamente stizzita riaprì l'uscio. Francis si teneva il naso tra le mani e la guardava implorante.
-Per piacere, mi piacerebbe accompagnarti!
-No.
-Per favore!
-No.
-Ti supplico!
-No, French Frog.
Dopo questo botta e risposta Francis perse la pazienza. Acciuffò Alice per un braccio e la trascinò in casa, tra gli strepiti dell'inglese.
-Ma sei pazzo?! Cosa credi di fare?!
Il francese si bloccò di punto in bianco e prese la giovane per le spalle. -Farti divertire. Non puoi restare chiusa in casa tutto il santo giorno senza mai uscire. Abbiamo sì e no vent'anni, perdiana, non puoi lasciarteli sfuggire tra le mani! Per favore- ripetè, -mi accompagneresti?
Un lungo, imbarazzante silenzio seguì la domanda.

~

Vash viveva vicino a una vecchia fabbrica abbandonata di una ditta che, molti anni prima, doveva produrre fucili.
Le belle villette con tanto di giardinetti e aiuole curate stonavano largamente con il cupo, grande edificio che sorgeva alle loro spalle.
Mentre salivano i cinque gradini che salivano fin sul pianerottolo Alice pensò che l'amico doveva aver respirato dei rimasugli di polvere da sparo provenienti da quella fabbrica, considerato che non mollava mai il calcio di una pistola o del suo amatissimo fucile.
Assurdamente, quell'ipotesi era plausibile.
Francis, accanto a lei, allungò il braccio per suonare, mentre si girava verso di lei con un sorrisone.
Da non credere. Era riuscito a convincerla.
La porta si aprì, e dallo spiraglio Alice vide  un occhio verdemare fissarla curiosamente.
Francis mosse gentilmente la mano in segno di saluto. -Bonsoir, Lily!
L'uscio venne spalancato completamente da una ragazza di una quindicina d'anni, che aveva abbandonato ogni precauzione appena aveva notato Francis. -Fratellone!- esclamò, abbracciandolo.
Alice guardò il francese, stralunata. Da quando in qua ha una sorella?!
L'uomo si girò verso di lei, con un sorriso. Allontanò gentilmente la ragazza posandole le mani sulle spalle e la presentò. -Alice, questa è Lily Zwingli, la sorellina di Vash. Lily, questa è Alice.
Le due si scrutarono per un secondo. La più piccola aveva i capelli corti e, se non avesse portato la gonna, Alice l'avrebbe sicuramente scambiata per un maschio.
Ora che la guardava meglio, riflettè, assomigliava a Vash in una maniera impressionante.
Lily, invece, vedeva davanti a sé una donna con i capelli lunghi tenuti indietro da due code, gli occhi verdi che scintillavano da dietro un paio di occhiali e stivaloni ai piedi.
Si sorrisero e Alice stava per dire qualcosa, ma in quel preciso istante Vash comparve chiamando a gran voce la sorella.
Non appena notò che erano arrivati altri ospiti fece entrare tutti e tre, salutando Francis a malincuore.
Lo svizzero stava per richiudere la porta, quando un'auto frenò bruscamente davanti alla casa di fronte. Da essa uscirono due uomini vestiti di nero che si diressero su per il vialetto, andando a suonare il campanello.
Vash, fiutando guai, fece cenno alla sorella di andarsene e agli altri due di stare in silenzio ad aspettare.
Mentre Lily obbediva all'ordine del fratello, Alice aguzzò occhi ed orecchie, tesa come una corda di violino.

~

Maria sentì suonare il campanello. "Ancora loro", sbuffò.
Scese dal letto, inforcando gli occhiali, e al buio trovò la maniglia della finestra. La girò e aprì le ante.
-Siete ancora qui? Non avreste dovuto finire il turno due ore fa?- urlò verso i due uomini in nero, che avevano alzato la testa verso la finestra del secondo piano da cui si stava sporgendo non appena avevano sentito la sua voce.
-Ci spiace, miss Edelstein- urlò di rimando uno dei due.
-La signora Teresa le manda questo- aggiunse l'altro, lasciando nella cassetta della posta una lettera.
-Non poteva aspettare domattina per mandarmela?!
-No- ribatterono i due dabbasso, e senza un'altra parola ritornarono in auto e con una sgommata se ne andarono.
Maria richiuse la finestra e avvolgendosi nella sua vestaglia preferita scese le scale, andando ad aprire la porta. Nell'allungare il braccio per prendere la busta notò che tre persone la stavano fissando dalla casa del suo dirimpettaio.
Una era una donna che non aveva mai visto prima, uno era il rubacuori francese e l'ultimo era il suo... Uh... Adorabile vicino.
-Embè?- domandò al loro indirizzo. Vash arrossì all'istante, un po'per la vergogna e un po'per la rabbia, e stava per risponderle a tono, ma Alice fu più svelta di lui. -Temevamo potesse accaderle qualcosa- esclamò.
-Vi ringrazio, ma non è successo niente, come avete potuto constatare. Quei due erano solo...- esitò. -...vecchie conoscenze. Ora, se volete scusarmi...
Sorrise freddamente e voltò loro le spalle, tornando in casa.
Salì le scale scricchiolanti e arrivata in camera aprì la lettera.



Cara Maria,
ti invio la presente con lo scopo di informarti che la tua richiesta di licenza di insegnamento di educazione musicale e di accordatrice per la nostra impresa è stata
                      
RESPINTA

per mancanza di esperienza.
Tutta la Ditta Edelstein si unisce a me nell'augurarti una buona giornata.
                               Direttrice Generale
                                Teresa Edelstein




La missiva era scritta a computer, ma sotto la firma era stato pinzato un bigliettino scritto a mano.

P.S.: Mi dispiace tanto, tesoro.

Maria accartocciò lettera e biglietto insieme e li buttò nel cestino accanto al comodino.
Poi accese lo stereo, che incominciò a diffondere un brano di Chopin.
Si sedette davanti alla cassettiera e, presa la spazzola, incominciò a pettinare i lunghi capelli castani.
Prima di accorgersi che aveva cominciato a piangere, chiuse gli occhi viola e si addormentò.

~

Ma che modi! pensò Alice tra sé e sé.
Notò con la coda dell'occhio Francis praticamente con la lingua penzoloni, senza stupirsene più di tanto. Il portamento della donna era fiero e... Imponente, avrebbe detto. La classica aria di qualcuno che era abituato a chiedere e a vedersi obbedito.
Vash sbattè la porta.
L'inglese gli chiese chi fosse la donna, e la risposta le giunse alle orecchie con un tono incredibilmente seccato. -Lei è Maria Edelstein, fa la musicista... Passa tutto il tempo a suonare e a dare lezioni di canto e di pianoforte. Non la sopporta nessuno, qui, talmente rompe le scatole!!...
Ad Alice dispiacque che Vash non andasse d'accordo con lei.

~

Herakles diede un bacio sulla guancia alla madre. -Sta attento, mi raccomando.
-Non preoccuparti. Il mese prossimo vengo io in Grecia.
I due si abbracciarono e Herakles sospirò nel vedere la madre allontanarsi per andare al check-in dell'aeroporto.
All'improvviso l'uomo udì un trambusto provenire da un punto imprecisato alla sua destra. Si girò per vedere cosa stava succedendo e vide un uomo dai tratti orientali circondato da quelle che sembravano guardie del corpo che respingevano un ammasso di giornalisti.
Pochi passi dietro di lui c'era una ragazza, di circa vent'anni, con la pelle chiarissima e gli occhi neri.
Stava ben dritta con la schiena, le braccia lungo i fianchi.
Herakles la sentì parlare e riuscì a capire che era giapponese.
Giusto prima che il greco si girasse e si dimenticasse della sua esistenza, la giovane incrociò il suo sguardo.
Il contatto visivo durò meno di un secondo, ma tanto bastò.
Herakles non riuscì più a toglierle gli occhi di dosso e la ragazza, mentre avanzava imperterrita, continuava a girarsi indietro per guardarlo.
-HERAKLES!- chiamò qualcuno da dietro. Il giovane si girò a malincuore per vedere sua madre corrergli incontro. -Ho... Dimenticato... Di darti... Uff... Una cosa...
-Ma hai avuto due settimane per darmela!
-Eeeeh, l'età...
Quando Herakles ebbe scartato il regalo che la donna gli aveva portato dalla Grecia e riuscì a guardare indietro, la donna giapponese era svanita.

~

Il signor Honda era un notissimo e stimatissimo uomo d'affari.
Sakura Honda era una mangaka, nonché sua figlia.
Si volevano un bene dell'anima.
Almeno, quella era la facciata.
In realtà, il signor Honda era uno dei più temuti esponenti della Yakuza, Sakura Honda era una sua lontana nipote che aveva ricevuto un addestramento militare che gli faceva da guardia del corpo e si sopportavano a malapena.
-Peccato per quel ragazzo... Era carino.
-Come?
-Niente, Honda-san.
-Bene. Non abbiamo tempo, il signor Wang ci aspetta.
Sakura rimase in silenzio. Herakles. Un nome greco. Chissà che lavoro faceva, quello. Sembrava uno di quegli allenatori-di-chissà-cosa.
Herakles. Lo tenne bene a mente. Era il nome di un eroe mitologico, anche.
Le venne in mente una citazione da un qualcosa che aveva visto, o letto... "Cosa faresti se il destino ti desse un'altra possibilità?"
Per la prima volta, arrivò quasi a sperare che fosse vero. Le sarebbe piaciuto conoscerlo, quell'Herakles. Aveva un'aria molto interessante.

~

-Vuoi uscire con me?
La risata cristallina della castana tintinnò nell'aria.
-Vedremo!
Romano voltò le spalle alla finestra alla quale Isabella si era affacciata con un moto di stizza. Proprio non riusciva a capire.
Tutti i giorni continuava a chiederle un appuntamento e tutti i giorni la risposta era quella. Cominciava a perdere la pazienza. Era pure stato sgamato da suo nonno, per la miseria! Non sapeva più che cosa inventare.
Isabella continuava a fissare la schiena di "Romanito". Era tanto, tanto carino!, ma doveva fargli capire che se voleva avere lei, prima se la sarebbe dovuta venire a prendere. Ridacchiò tra sé e sé. Povero ragazzo.
-Facciamo così- proruppe, decisa a dargli almeno una possibilità.
L'italiano si girò all'istante. -Se mi prometti che mi farai passare l'appuntamento più bello della mia vita, ci sto.
A Romano brillarono gli occhi.
Isabella vide il giovane correre verso il capanno degli attrezzi e tornare con una scala. Sempre più esterrefatta lo guardò appoggiare la scala al muro e salire fino ad averla davanti.
L'italiano le fece il baciamano e le sorrise con aria caliente: -Stasera alle sette, miss Carriedo.
Le fece l'occhiolino e scese dalla scala, saltando gli ultimi tre gradini con un balzo e lasciando Isabella assolutamente senza parole.

~

Anja camminava tranquilla perlustrando la casa. Era passata per il giardino, le cucine (che cucinavano principalmente hamburger, chissà perché), lo stanzone adibito a palestra e ormai aveva visto quasi tutte le stanze della zona ospiti. Non le restava che andare a sbirciare al secondo piano, dove c'era anche la camera di Alfred.
La ragazza salì la scalinata, oltrepassando una porta alla sua sinistra con un disegno di una foglia d'acero e una scritta, in piccolo, che recitava: "Matthew Jones, Fratello dell'Eroe".
Parecchi metri più in là, notò due figure. Una era certamente Alfred, ma l'altra era... Sua sorella?...
Che ci fa lei qui?
I due stavano parlando e gesticolando animatamente. Anja era troppo lontana per capire chiaramente l'oggetto della discussione, ma riuscì comunque ad afferrare una parola: "Matrimonio".
...Matrimonio?!
Ad un certo punto il suo amato americano prese Natalia per le spalle e la tirò verso di sé.
Anja vide il tempo rallentare e fermarsi. Giusto quando le loro labbra si incontrarono.

~

...IO QUESTO STRONZO LO AMMAZZO!
-...VOI DUE!
Natalia si sentì gelare il sangue nelle vene.
-A-Anja?
La sua amata sorellona era dietro di lei, con un sorriso inquietante stampato sulla faccia. -Cos'è questa storia del matrimonio?...
Alfred, che la stava ancora abbracciando, guardò prima lei e poi Anja. Lo sentì balbettare con voce flebile un qualcosa che somigliava a "Posso spiegare".
Natalia vide la sorella allungare il braccio alla cieca per acciuffare uno dei tanti oggetti appesi alla parete.
Sfortunatamente, la prima cosa che riuscì a raggiungere fu un piccone dall'aria molto minacciosa, che sollevò senza problemi.
-Alfred Jones- la sentì dire, con voce falsamente dolce -cos'hai da dire a tua discolpa?
Alfred sentì parecchi brividi corrergli su e giù per la schiena. Aveva solo baciato una ragazza, per l'amor del cielo!
Ok, magari non era la cosa migliore da fare, ma non era certo un peccato mortale! Deglutì e ripeté: -Posso spiegare...

~

-M'ama... Non m'ama...
-...TOOORIS! TOOORIIIS!
-...Oh, cielo...
-Toris!- esclamò un ragazzo entrato nella camera assegnatagli. -Perché non mi hai detto in che parte della casa stavi, eh? È da tipo un'ora che ti cerco! E perché hai in mano una margherita? Perché sospiri così? Dai, lo sai che sono curioso!...
-Feliks, per piacere, smettila!
-Aaah, ho capito! Stai ancora a sbavare dietro alla cecchina russa!
-Feliks, non le sbavo dietro! Piantala!
L'amico di Toris, Feliks Łukasiewicz, un ragazzo diciannovenne biondo e con gli occhi verdi, incrociò le braccia e lo guardò scettico.
Il castano lo scrutò: -Almeno oggi non hai la gonna.
Feliks sbuffò in risposta. Poi il suo tono si fece serio. -Come procede il piano?





NOTE DELL'AUTRICE
...ok, sparatemi pure per il ritardo. Anzi, non vi conviene, visto che rischiate di non sapere come va a finire *risata malefica*
Scusate davvero, ma ho avuto pochissimo tempo per scrivere :/
E ad un certo punto mi è pure venuto il blocco dello scrittore. Fantastico, davvero fantastico. *sospiro*
Tra parentesi, quando mi era venuta l'idea per questa storia né Switzy né Maria erano previsti, ma poi ho parlato molto con una mia amica pianista che si sfoga davvero con Chopin e che conosce Hetalia e mi è venuta in mente la SwissAus. ù.ù
Ergo, questo capitolo e il personaggio di fem!Austria sono dedicati a te, Ele! :D
E così comparve la Giripan... "Ma perché?!" vi chiederete voi (e io, sinceramente, preferisco l'Ameripan...) ma questa è una RusAme, signori. ù.ù (Anzi, AmeRus ;D)
Mini-accenno alla AmeBiel (che io shippo tantissimo in forma 2P) e, finalmente, la nostra amata Spamano! XD
Al prossimo chappy, dove non scoprirete di che piano parlano Feliks e Toris e dove finalmente apparirà l'ultimo personaggio principale della storia!
Grazie mille a chi legge e a chi recensisce!
Viva i pianoforti e gli Imagine Dragons!
A presto!!!
[Cel]

POST SCRIPTUM ASSOLUTAMENTE NON NECESSARIO: Il nome di fem!Austria e quello della signora Edelstein derivano dall'acclamata Maria Teresa d'Austria! XD

...non si capiva, eh? No... Certo... Come no...

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