germania, stai bene?

di Pui Baka Otaku
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il passato delle nazioni ***
Capitolo 2: *** Il piccolo Germania ***
Capitolo 3: *** Mal di testa? ***
Capitolo 4: *** Dolore, incubi e cos'altro..? ***
Capitolo 5: *** Perché noi due? ***
Capitolo 6: *** Sogno vivido e sorriso raggiante ***
Capitolo 7: *** Sei tu Sacro Romano Impero ***
Capitolo 8: *** Amare... ***
Capitolo 9: *** È una promessa! ***
Capitolo 10: *** Mi ci devi far credere ***
Capitolo 11: *** "Addio amore mio" ***



Capitolo 1
*** il passato delle nazioni ***


Erano due nazioni. Due nazioni tanto legate tra loro da dar fastidio, mi spiegherò meglio: Italia Veneziano e Germania. Erano due nazioni così diverse tra loro: una era potente (Germania) e una era debole (Italia), uno era bravo in guerra e aveva una buona artiglieria e uno non sapeva combattere, odiava la guerra e non sapeva nemmeno come si usassero le armi. Due nazioni così diverse che nessuno si sarebbe mai aspettato che si sarebbero legate così tanto. Formarono un'alleanza anche con Giappone e dopo vari eventi diventarono migliori amici intensificando il loro legame, ma un giorno accadde qualcosa di inaspettato che cambiò le loro vite per sempre.

(POV: Italia) Se non avessi chiesto niente, tutto questo non sarebbe mai accaduto.
Io iniziai :-Oh mi piacerebbe tanto sapere il tuo passato Germania, per sapere come eri da bambino! Vee~ chissà come eri carino da piccolo...-.
Lui mi guardò con uno sguardo terrificante quando pronunciai le ultime parole, ma poi abbassò la testa e divenne cupo :-Non ricordo quasi nulla del mio passato...-.
Io lo fissai stupito :-Ma dai! Come fai a non ricordare il tuo passato! Il passato è una cosa molto importante per noi nazioni... ad esempio io ho conosciuto il mio primo amore-.
Germania alzò lo sguardo e mi fissò incuriosito. Io stavo per dire qualcos'altro ma mi fermai. Pensai alle mie parole e ricordai il mio passato con vari flashback.
Non era bello come pensavo, anzi ricordai che avevo tentato per degli anni di dimenticarlo senza successo, ma quando ci riuscii incontrai Germania che mi fece scrivere nuovi ricordi insieme a lui così da farmelo scordare completamente o farmi pensare che non era così brutto come pensavo.
Abbassai per un momento lo sguardo odiandomi con tutto il cuore per quelle parole che mi avevano fatto riaprire quella cicatrice tracciata a vita che Germania era riuscito a coprire per un po'. Nessuno può scappare dal proprio passato, questo lo so bene ma speravo di lasciarlo da parte per più tempo.
Germania mi guardò insospettito e io alzai lo sguardo ricomponendomi, quindi sorrisi :-Hey ti va un po' di pasta, ho davvero fame! Vee~-
Lui annuì semplicemente senza staccarmi gli occhi di dosso: era ancora più insospettito. Mi alzai e andai saltellando verso casa, dato che eravamo fuori in giardino: a casa di Germania.

(POV: Germania) Non lo avevo mai visto così strano, infatti ero un po' sospetto ma aspettai il momento giusto per chiederglielo.
-Stai bene Italia? Ti vedo un po' giù, non è che hai la febbre?-.
-Sarà...-.
Italia era intento sui fornelli a farsi la sua solita merenda pomeridiana: pasta.
Continuai a fissarlo per un po' ma poi smisi, capendo che non mi avrebbe mai dato le risposte che cercavo :''Che strano, chissà che cosa gli sarà successo...'' mi chiesi.
-È pronto!-.
Italia mise in tavola la pasta e se la divorò in un boccone :-Vee~ che buono!-.
Io gli sorrisi e assaggiai quella che mi aveva lasciato :-Buono-.
Lui arrossì leggermente e anche io, dato che mi passarono strani pensieri per la mente :-Allora, non mi vuoi proprio dire perché eri così strano prima?-.
Italia abbassò la testa diventando cupo :''È di nuovo strano...'' pensai.
-Beh, se non ti va fa niente- iniziai ad alzarmi.
-Germania, tu sei sicuro di non ricordare proprio niente del tuo passato?-.
Io mi fermai, mentre lui era sempre con la testa bassa ma tentava di sorridere.
-Veramente, da quel che ricordo, da piccolo, ho sempre vissuto con mio fratello fino a che non sono diventato adolescente e ho cominciato a diventare un po' più indipendente, ma non ci siamo mai divisi del tutto- feci una pausa :-Del tempo che sono stato con mio fratello non ricordo quasi nulla, solo dei frammenti e poi non so se ho fatto altro prima di stare con mio fratello, ma non credo, ero ancora troppo piccolo-.
Lui mi guardò per un po', poi sorrise e si mise a sparecchiare. Io rimasi un po' confuso, poi aggiunsi :-Se vuoi sapere di più sul mio passato dovrai chiedere a Prussia-.
Italia sorrise :-Naturale, lui è tuo fratello maggiore-.
Io lo guardai ancora per un po', poi mi alzai e prima che potessi aprire la porta per andare nella mia stanza lui iniziò :-Quando ero piccolo per un po' ho vissuto con nonno Roma, ma poi sono stato a casa di Austria-san dove viveva anche Ungheria-san e un certo ragazzo di cui ti ho parlato prima: il mio primo amore-.
Io rimasi sbalordito: un maschio? Come poteva innamorarsi di un maschio, poi oltretutto uno come lui, sempre intento a rimorchiare ragazze?
-Il suo nome era Sacro Romano Impero- continuò :-In effetti lui è stato il primo a dirmi di amarmi, però questo lo seppi dopo. Inizialmente avevo paura di lui perché era diventato un po' un bullo quando io tornai dopo essere stato con nonno Roma, ma, ad ogni modo, dopo capii che lui era soltanto innamorato di me-.
''Innamorato di lui?'' mi chiesi :''Come poteva essere innamorato di lui?''.
-Lui continuava a osservarmi e a farmi favori come portarmi della pasta calda, anche se disgustosa, dato che Austria-san non mi permetteva di mangiarla. Era molto gentile con me, anche se me ne accorsi solo dopo...- si mise una mano sul viso e io mi accorsi che era davvero triste mentre parlava di lui :-Tempo prima, quando ancora non vivevamo insieme mi aveva chiesto, in modo brusco, di diventare parte del Sacro Romano Impero, cioè di unirmi a lui, ma io avevo rifiutato- cominciò a stringersi la mano sulla faccia :-Poi me lo chiese di nuovo, ma in modo più dolce perché mi amava e vivevo in casa sua più o meno, ma io rifiutai di nuovo- lui si strinse ancora di più quasi fino a strapparsi la pelle e gli cadde una lacrima minuscola :-Lui mi chiese il perché e io...- Italia iniziò a singhiozzare e si pulì gli occhi pieni di lacrime :-Io gli dissi che era perché non volevo che diventasse troppo forte altrimenti sarebbe finito come nonno Roma, che era molto potente e quando tornava a casa era pieno di graffi e ferite su tutto il corpo- lui si ricompose un po' mentre si asciugava le ultime lacrime :-Lui capii e non me lo chiese più-.
Io rimasi stordito da quello che avevo visto e sentito :''Perché Italia ha pianto in quel modo? Prima, quando mi ha parlato del suo primo amore sembrava così felice e invece ora...''.
-Scusa, non volevo farti piangere facendoti ricordare il passato...ora basta-.
Italia si girò a guardarmi e sorrise :-Non ti preoccupare Germania, va bene così, ho bisogno di sfogarmi ogni tanto- continuò sempre sorridente :-Sappi una cosa però: gli unici che sanno di Sacro Romano Impero sono Austria-san e Ungheria-san, quindi non voglio che tu lo racconti a nessuno ok?-.
Io annuì un po' stupito: come mai non voleva che lo sapesse nessuno? ''Sarà questione di privacy...'' pensai.
Continuò a raccontarmi per un po' delle sue avventure con Sacro Romano Impero: erano davvero tante, ma non me le disse tutte, così decise di raccontarmele ogni giorno. Avevo capito una cosa dalle storie che Italia mi raccontava: Sacro Romano Impero si era innamorato di lui perché pensava fosse una femmina dato che si vestiva con i vestiti di Ungheria :''Ora comprendo tutto!'' pensai, poi, vidi chiaramente che Italia era ancora follemente innamorato di quel ragazzo e non avrebbe mai smesso.
Quella notte feci uno strano sogno: c'erano delle immagini molto sfocate e in bianco e nero che io non riuscì a capire cosa fossero, perché erano troppo confuse, poi vidi, sempre sfocato e in bianco e nero, delle bombe che esplosero davanti a me e io ero sdraiato a terra e piano piano iniziai a chiudere gli occhi e mi parve vedere del movimento davanti a me, ma questa è solo un'ipotesi dato che distinsi a fatica tutto ciò che avevo a torno. Mi svegliai tutto sudato, ma poi ripresi a dormire, un po' stordito.

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Capitolo 2
*** Il piccolo Germania ***


POV: Italia
I giorni passarono e io continuavo a raccontare a Germania le mie storie su Sacro Romano Impero, sembrava interessato e io ero un po' curioso dal conoscere il suo passato e mi passò in mente il pensiero di chiedere a Prussia :''Ma se poi Germania si arrabbiasse?'' mi chiesi :''Forse sono cose che vuole tenersi solo per sé...''.
Lui faceva solo piccole domande di approfondimento su degli argomenti e dei ghigni divertiti, ma del resto nemmeno una parola.
Un giorno allora, mi decisi e andai da Prussia a fargli qualche domanda, ma prima chiesi a Germania :-Germania, Germania, posso chiedere a Prussia alcune cose su di te da piccolo?-.
Germania si girò e confuso mi chiese :-Perché me lo chiedi?-.
-Volevo...sapere...se...se potevo sentire storie su di te da piccolo, nel caso non fosse stato un problema per te...-.
Lui mi squadrò e poi disse :-Certo che puoi, è il minimo che possa fare per sdebitarmi delle tue storie!-.
Io sorrisi e mi avviai, ma prima che potessi uscire lui aggiunse :-Stai attento, ricordati che vive nell'est della Germania e poi... non dire a nessuno quello che ti racconta Prussia ok?-.
Io annuì e cominciai ad andare verso casa di Prussia. Non ci misi molto, dato che è nell'est della Germania, ma comunque la strada non era proprio nelle condizioni migliori. Arrivato bussai alla porta.
-Chi cazzo è a quest'ora! Austria, sei venuto per farti fucilare?- urlò Prussia da dietro la porta.
Mi feci avanti :-Prussia, sono io, Italia-.
La porta si aprì e la prima cosa che vidi era la faccia di Prussia che sembrava appena svegliato da un lungo sonno piacevole, ma appena mi vide esclamò :-Oh Ita-chan! Che bello vederti di prima mattina! Come mai sei qui? Devi chiedere qualcosa al mitico Prussia?- fece una risata :-Qualcosa che nemmeno Ovest è in grado di dirti...- fece un'espressione accattivante :-...o farti?-. Io rimasi un attimo stranito ma poi dissi :-Beh...vorrei sapere qualcosa sul passato di Germania...lui mi ha detto che potevo chiederlo a te...-. Lui diventò per un secondo serio ma poi sorrise :-Aaaah, il passato di West è! Era davvero carino, un bambolotto cuccioloso e mi adorava tanto! Oh come era carino! Lo portavo anche spesso in guerra sai...con me naturalmente, per prepararlo alle battaglie che avrebbe dovuto affrontare-. Continuò così per ore, raccontando storie principalmente imbarazzanti di Germania (penso lo facesse a posta) e facendomi vedere qualche foto di loro due o di lui, ma erano sempre o imbarazzanti, o scattate di nascosto a insaputa di Germania. Chiunque avrebbe avuto un fratello maggiore così, sarebbe esploso e scappato di casa, quindi compresi la distanza che metteva Germania fra loro due, o c'era dell'altro..?
Io trovai molto carino Germania, da quello che mi fece vedere e mi raccontò Prussia, e non mi sarei mai aspettato che da piccolo fosse così dato il suo carattere attuale. Sembrava felice mentre parlava di lui, ma ogni tanto intravedevo, lo stesso, una goccia di dolore e tristezza nei suoi occhi, anche se, come il fratello, erano indecifrabili.
-Aaaah...ho finito, certo che è stato divertente ricordare tutti questi bei ricordi, anche se imbarazzanti- arrossì.
-Grazie Prussia, sei stato veramente gentile-.
-Ma figurati! Quando vuoi Italia, sono a tua disposizione- sorrise.
Mi alzai, lo ringraziai e lo abbracciai, ma prima che potessi andarmene chiese :-Posso chiederti perché mi hai chiesto del passato di West?-.
-Perché avevamo iniziato questo argomento giorni fa...Vee~ io gli avevo raccontato il mio e ora volevo sapere il suo-.
Lui sorrise, ma dopo un po' il suo sorriso si spense :-Hai...gli hai parlato del tuo passato?- era serio e cupo e io rabbrividì :-Sì, perché? Non...non avrei dovuto..?-.
-E come ha reagito lui?-.
Mi parve strana come domanda ma risposi :-Bene, cioè...in che senso?-.
Sembrava davvero preoccupato, ma aveva la testa bassa e non lo capii molto bene :-Ha...ha avuto...mal di testa?-.
-Ehm, no, era sano come un pesce...Vee~ qual'è il problema?- ero preoccupato quanto lui, ma poi si ricompose borbottando qualcosa del tipo :''Per fortuna...dopo...sta meglio...'' non capii bene.
Lui alzò la testa e sorrise :-Niente, se sta bene, meglio così-.
Io mi avviai ancora un po' confuso.

POV: Germania
Sembrava essere passata un'eternità, ma alla fine Italia tornò a casa sano e salvo, dato che con mio fratello non si può mai sapere...cosa gli passi per la testa.
-Come è andata?-.
-Bene...-. Era un po' strano ma poi tornò normale e sorrise :-É andato tutto bene! Vee~-. Io gli sorrisi e entrammo in casa.
-Eri così carino da piccolo-. Io lo fissai un po' irritato ma poi non ci pensai più :-Ah...sì...-.
Qualsiasi cosa facessi non riuscivo assolutamente a ricordarmi di quando ero piccolo, eccetto pochi momenti.
-Tuo fratello è un tipo strano Vee~-.
-Sì, abbastanza-. Lui mi sorrise e andammo a mangiare.
Italia tornava a casa ogni tanto, ma sembrava che starmi lontano lo faceva sentire male, così rimasi più tempo che potevo con lui, anche se qualche volta mi infastidiva. Quella sera mi raccontò un'altra delle sue avventure del passato e andammo a dormire. La notte, dopo un po', mi venne mal di testa ma tentai di non pensarci troppo e alla fine mi addormentai.
Le giornate passarono e più Italia mi raccontava del suo passato, più io   capivo che tutto quello era impossibile da dimenticare: era ovvio che io non ricordassi il mio e lui sì, dato come era stato quello di Italia, impresso nella mente.
Un giorno Italia andò a trovare Austria e Ungheria(che abitavano nella stessa casa), dato che non li vedeva da tanto tempo ed erano stati loro a curarsi di lui quando era ancora piccolo.
-Germania, Germania, allora io vado!-.
-Ok, ma fa attenzione-.
-Certo!- sorrise e mi diede un bacio sulla guancia (lui lo fa sempre).
-Vee~-. Io gli sorrisi e lui si avviò.
So che non dovrei preoccuparmi per ogni cosa che fa ma ormai è diventata un'abitudine e forse faccio anche bene, così sono già pronto per andare a soccorrerlo.

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Capitolo 3
*** Mal di testa? ***


POV: Italia

-Vee~ Vee~ ve ve ve-. Stavo andando a casa di Austria-san, dove abita anche Ungheria-san, e dato che stavo a casa di Germania ci misi poco ad arrivare. Bussai alla porta e aprì Ungheria-san :-Chi...uh? Oh, ciao Ita-chan, quanto tempo!- mi abbracciò :-Sei cresciuto è! Hai rimorchiato tante belle ragazze? Stai sempre a casa di Germania?-.
-Vee~ sì-.

-Siete proprio inseparabili voi due!- mi sorrise e entrammo dentro casa chiudendoci la porta alle spalle.

Ungheria-san è una ragazza molto carina, che si è presa cura di me quando ero piccolo, ma a volte sa essere piuttosto “protettiva” quando qualcuno fa del male alle persone a cui vuole bene.

Mentre andavamo in salotto intravidi Austria-san seduto su una poltrona a bere un caffè e a leggere un giornale.

-Austria-san, guarda un po' chi è venuto a farci visita-.

Entrai in salotto e lui alzò lo sguardo :-Oh, ciao Italia-.

Io e Austria-san non siamo mai stati molto uniti, lo sono stato più con Ungheria-san, ma amavo sentirlo suonare.

-Vee~ ciaoo!- sorrisi e mi misi a sedere sul divano tutto eccitato.

-Dai Ita-chan non esagerare, se fai così dai fastidio ad Austria-san-.

-No, fa niente. Vuoi sentire un po' di musica?-.

-Vee~ sii!-.

Austria-san iniziò a suonare il suo pianoforte, come suo solito fare, e io mi lasciai cullare dalla sinfonia e per poco non mi addormentai.

-Hey Ita-chan, non dovresti addormentarti, è scortese!-.

Mi scrollai e, riprendendomi, sorseggiai un po' di caffè che mi aveva dato Ungheria-san. Parlammo molto di quello che avevamo fatto in questo tempo, delle nostre idee per il futuro ecc...

Forse fu in quel momento che cominciai a preoccuparmi. Ungheria-san era andata in cucina a lavare i piatti e io stavo in salotto con Austria-san, che tra non molto sarebbe dovuto andare ad un concerto, allora mi ricordai di una cosa :-Ungheria-san, Ungheria-san, sai, ho raccontato il mio passato a Germania!-. Lei mi sorrise :-Bene, ne sono fe...- si bloccò.

-Vee~ finalmente sono riuscito ad aprirmi, non sei contenta Ungheria-san?-. Nessuno disse nulla, pensai che stessero facendo altro, ma non era così, anzi, mi sembrava si fossero bloccati, che il tempo si fosse fermato.

-Ungheria-san?-. Lei non rispose.

Cominciai a preoccuparmi, ma poi vidi l'espressione sconcertata e gli occhi sbarrati sul volto di Austria-san :-Tu...Tu hai...- parlava a fatica :-Tu hai parlato con Germania...- sembrava terrorizzato :-Hai parlato con Germania del tuo passato?- iniziai a preoccuparmi anch'io :-Perché..?-.

-Vee~... cosa...-.

-Austria-san, Italia non lo sa, lo stai facendo spaventare...-.

-Tu hai...no...non ci credo...-.

-Austria-san, per favore, possiamo parlarne in un altro momento..?-.

-Perché lo hai fatto!? Adesso quel rompi scatole verrà di nuovo e dirà che è tutta colpa nostra e che avremmo dovuto dividervi fin dall'inizio-.

-Basta Austia-san, lo sai quanto lui ha dovuto soffrire-.

-Anche quell'essere... mi si è inginocchiato davanti e non ha chiesto altro che...-.

-Austria-san, adesso basta!- era abbastanza arrabbiata ma non urlò molto dato che parlava Austria-san.

-Ita-chan, dimmi, ha avuto dei leggeri cambiamenti nei giorni in cui gli raccontavi del tuo passato?-.

-Vee~... no...- ero molto confuso e preoccupato, ma non capivo di cosa stessero parlando.

Tirarono un sospiro di sollievo :-Bene, allora credo che sia migliorata la cosa- disse Ungheria-san.

-Sì, ma non si è mai troppo prudenti- borbottò Austria-san.

-Allora...- suonò l'orologio :-È tardi, meglio se vai a casa, ma vorrei che smettessi di raccontare le storie del tuo passato a Germania, soprattutto se noti che ha dei giramenti di testa-.

''Giramenti di testa?'' pensai :''Germania non ha mai avuto giramenti di testa...''.

Salutai Austria-san e Ungheria-san e mi avviai verso casa di Germania con molte incertezze e curiosità :''Vee~ che strano, anche Prussia ha parlato di un mal di testa...'' riflettei per un altro po' e poi smisi dato che non mi andava di far preoccupare Germania.

 

POV: Germania

Era strano stare senza Italia in giro, di solito era sempre in casa, anche se era uscito da poco già mi sentivo in una casa vuota. Riflettevo a volte sulle storie di Italia, ma poi mi sentivo la testa girare e un po' di mal di testa e inizialmente lo ignoravo, ma poi diventava più forte e non capivo il perché, allora mi sdraiavo sul divano e mi rilassavo senza pensare più a niente. Per un po' mi passava, ma poi, quando mi rialzavo e ricominciavo a pensare, mi tornava il mal di testa. Sembrava quasi che pensare alle storie di Italia infastidisse la mia mente, quindi, dopo un po', smisi di farlo.

Bussarono alla porta :-Vee~ Germania, sei in casa?-.

-Mmh? Ah, sì, arrivo!-. Aprii la porta e mi ritrovai davanti Italia sorridente ma un po' diverso dal solito.

-Hey, come è andata? Stai bene?-.

Annuì :-Sì, sto benone!- entrò in casa.

-Sai, mi stavo chiedendo...- la testa mi ronzava, ma per il momento lo ignorai :-...come è andata a finire con te e Sacro Romano Impero?- non volevo essere così frettoloso ma pensai che se lo avessi saputo il mio dolore alla testa sarebbe finito.

Italia parve stupito, ma anche confuso dalla mia richiesta :-Ne sei...sicuro?-.

-Sì, sì- tentai di sopportare ancora un po' il dolore.

-Beh, io e Sacro Romano Impero...- balbettò nelle ultime parole :-Beh, io e Sacro Romano Impero, sai...- si bloccava in continuazione e io non riuscivo a sopportarlo quasi più.

-Beh ecco vedi, la verità è che...- ci fu silenzio :-...lui scomparve...- io per un attimo sobbalzai :-Lui mi aveva promesso che sarebbe tornato, ma...non l'ha mai fatto...- iniziò a singhiozzare, ma il dolore era troppo forte per pensare a Italia.

Scivolai dal divano e rimasi a terra con gli occhi chiusi e le mani sulle orecchie. Era insopportabile il dolore adesso.

-H-Hey, Germania, stai bene?- ancora aveva le lacrime agli occhi, ma non ci feci caso dato che mi sentivo malissimo, ad un tratto un dolore lancinante in un punto della mia testa, poi si fermò e io non vidi più nulla. Ero svenuto.

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Capitolo 4
*** Dolore, incubi e cos'altro..? ***


POV: Italia
-Germania! Germania!- lo chiamai più volte ma era immobile a terra e non rispondeva, sembrava quasi che dormisse.
-Vee~...cosa faccio?- riflettei e poi mi ricordai che Ungheria-san mi diceva sempre che per qualsiasi cosa, avei dovuto chiamare lei. La chiamai e parve molto preoccupata, sentii che chiamava Austria-san e poi mi attaccò. Attesi e guardando Germania mi ricordai del mal di testa di cui si preoccupavano tutti :''Che sia stato quello a farlo svenire?'' nulla mi era chiaro in quel momento ma ero preoccupatissimo per Germania.
Dopo minuti interminabili arrivò Ungheria-san con Austria-san che portavano un kit medico, si misero a visitare Germania e io chiesi :-Vee~...cos'ha? Sta male? Si riprenderà?- non rispondevano e io mi preoccupai ancora di più per quel comportamento.
Portarono Germania, a fatica, sul letto e io attesi, abbastanza impaziente.
-Direi che dovremmo chiamare Prussia-.
-È!? Prussia!? Ma sei impazzito per caso!?-.
-Non abbiamo altra scelta, per prima cosa lui è suo fratello e seconda cosa, Prussia lo ha seguito in quei momenti-.
Continuarono a parlare per ore e dopo un po' non ci capii più niente e allora mi misi seduto sul divano e attesi. Ero irrequieto e mi muovevo come un pazzo, sia da seduto che in piedi. Dopo ore, bussarono alla porta, in modo abbastanza violento. Andai ad aprire e mi ritrovai davanti Prussia tutto sudato e con un'espressione arrabbiatissima.
-Vee~...cosa..-.
-Fammi entrare-.
Era abbastanza nervoso :-Cosa...ci fai...qui?-.
Era una domanda stupidissima da fare in quel momento :-Togliti! Lo sai benissimo cosa sono venuto a fare qui! Per West! Scommetto che sei stato tu a farlo svenire!-.
Lui si avvicinava a me sempre più incazzato :-Vee~...io...-.
-E oltretutto lo hai fatto pure a posta, ecco perché non vuoi farmi passare!-.
-Vee~...no...- io piano piano mi allontanai ma lui mi stava sempre appiccicato e mi accusava di tutto quello che era successo a Germania, avevo il sudore che mi scendeva dal volto.
-Sapevo che non avreste dovuto incontrarvi! È tutta colpa di Austria, quel maledetto! Non avresti mai dovuto parlargli del tuo passato, mai! È ora che ti dia una lezione...-.
Si stava avvinando a me e per un momento chiusi gli occhi :-Cosa vorresti fargli, esattamente?-.
Arrivò Ungheria-san a salvarmi :-Ita-chan, tutto bene? Vieni qui forza!-.
Io corsi da lei che mi portò via, tirando un'occhiataccia a Prussia, che, quando se ne accorse, abbassò la testa, ancora irritato.
Mentre seguivo Ungheria-san verso la stanza in cui stava Germania sentii Prussia e Austria-san litigare e pensai :''Allora Austria-san, mi vuole veramente bene...''.
Ungheria-san mi portò nella stanza da letto dove lì c'era disteso Germania.
-Germania!- mi avvicinai a lui. Aveva gli occhi chiusi, il volto rilassato e perso nel vuoto, sembrava veramente che si trovasse in paradiso ma ci ripensai subito per due motivi:
1. Non volevo assolutamente che Germania morisse;
2. La sua espressione cambiò d'un tratto.
Cominciò a dimenarsi, a sudare e ogni tanto urlò anche e io mi preoccupai :-Ungheria-san che cos'ha?-.
-Credo stia affrontando i suoi fantasmi...- lo disse a testa bassa e con un tono di voce talmente cupo che mi preoccupai ancora di più.
Germania aveva il viso contorto da rughe per il dolore che quasi lo sentii anche io. Per un attimo distolsi lo sguardo :-Perché è svenuto? Come mai Prussia ce l'ha con me e cosa centra il mio passato?-. Ungheria-san non si mosse e non disse nulla. Era cupa. Ad un tratto si alzò e sorridente chiese :-Vuoi una tazza di tè, così vediamo anche come va con Prussia e Austria-san?-. Annuì, un po' sconcertato e la seguii in salotto, dando un'ultima occhiata a Germania prima di uscire.

POV: Germania
Incubi e solo incubi feci quella notte e chissà quanti altri ne avrei dovuti  fare ancora. Erano tutti confusi e sfocati e li capivo ben poco, la testa non faceva che girare e il dolore era così forte che penso che nessuna ferita da guerra avrebbe potuto essere simile. Credevo di essere in coma e sicuramente era così, perché non mi svegliavo e gli incubi erano uno dopo l'altro senza darmi tregua, però ogni tanto riuscivo anche ad avere qualche minuto di sonno tranquillo, ma poi iniziava di nuovo. Dopo un po', però, tutto si rilassò: c'era (da quel che riuscivo a vedere) un bambino, ma poi capii che era una bambina, che stava muovendo un braccio con movimenti lenti e fluidi, come al solito era tutto incomprensibile ma intravidi questo, e lei stava in una stanza normale, credo. Dopo un po' guardando sempre quei movimenti ipnotici mi addormentai e tutto si fece buio.
Mi svegliai lentamente, avevo Italia con le braccia incrociate e il viso coperto da esse sopra di me e seduto su una sedia di lato al letto: stava dormendo. Il suo respiro era calmo e ritmato :''Per tutto questo tempo hai aspettato che mi svegliassi...'' gli misi una mano sulla testa accarezzandogli i capelli, conoscevo Italia e sapevo benissimo che era preoccupato.
Rimasi sdraiato sotto le coperte senza muovermi. La stanza era buia e quasi non la riconobbi, poi, intravidi due figure accanto alla porta, anch'esse sedute su due sedie, quando riuscii a mettere a fuoco meglio, mi accorsi che erano Prussia e Ungheria: lui appoggiato alla spalla di lei ed entrambi dormivano :''Se Austria li scoprisse sarebbe la fine di quel minimo di decenza che c'è tra il loro rapporto'' sorrisi al pensiero.
Prussia era sempre stato innamorato di Ungheria fin da quando erano piccoli e a lui non era importato che lei fosse un maschio o una femmina, amava lei e basta, ma Ungheria ovviamente amava Austria, che l'aveva lasciata vivere in casa sua e così si era creato un triangolo, ma sembrava che l'unico fuori posto fosse mio fratello: il solito guastafeste o impiccione.
Io in realtà, anche se non lo mostro molto, voglio davvero bene a Prussia, anche se i suoi comportamenti sono ogni tanto strambi e i modi di fare incomprensibili o insoliti. Dopotutto è mio fratello e mi ha cresciuto con amore.
Comunque, dopo pochi secondi mi riaddormentai, preso di nuovo dal sonno.
-Buon giorno Germania! Vee~-. Riaprii gli occhi.
-Ti sei svegliato finalmente- una voce femminile.
-Kesesese! Mi hai fatto preoccupare West!- la sua solita risata era assolutamente riconoscibile.
-Mh...buon...buon giorno- borbottai ancora un po' assonnato.
-Germania!- strillò Italia prima di saltarmi a dosso per abbracciarmi.
Nella mia stanza erano riuniti: Austria, Ungheria, Prussia, Italia e ovviamente io, tecnicamente non era abbastanza grande ma tutti si fecero piccoli piccoli.
Accarezzai Italia che mi si era appiccicato a dosso tentando di rassicurarlo, ma ad un tratto lo sentii singhiozzare.
-Ero preoccupato...vee~- alzò la testa per guardarmi e sorrise  tra le lacrime. Rimasi veramente stupito dal suo comportamento: sapevo che si preoccupava facilmente, ma non pensavo così tanto da iniziare a piangere.
-Scusa se ti sei dovuto preoccupare, ma ora sto bene- sorrisi.
Lui di rimando mi sorrise :-Ok!-.
Amavo vederlo saltellare senza un motivo apparente (anche se a volte esagerava) e odiavo vederlo triste e malinconico, non era Italia se non aveva il sorriso, questo lo avevo capito tempo prima insieme al fatto che lui non avrebbe mai potuto cambiare.
Sospirai tra questi pensieri :-Hey, allora vuoi fare colazione? Sicuramente ieri non hai avuto una bella giornata- mi sorrise Ungheria, ma sapevo che voleva rassicurare Italia, infatti lo prese per mano e andò con lui a prendere la colazione portandomela al letto.
-Non è il caso che ti alzi per oggi- aveva detto Austria.
-Non ti preoccupare! Ti allenerai quando starai meglio, così tornerai in forma!- ecco l'ironia di Prussia che tornava a farsi strada, come al solito.


NOTE DELL'AUTORE: scusate l'interruzione ma volevo farvi sapere che da questo momento potrei iniziare ad aggiornare i capitoli meno frequentemente del solito, ma farò del mio meglio! Non voglio stressarvi, ma... vi prego recensite se avete qualcosa da dire, fatemi sapere che ci siete!! Ciao ciao^^

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Capitolo 5
*** Perché noi due? ***


POV: Italia

I giorni passavano e Germania non migliorava più di tanto, ma almeno si svegliava, anche se aveva sempre mal di testa e faceva incubi la notte, ma più che altro tutto questo succedeva un giorno sì e uno no.

Tutti i giorni continuava a chiedermi se gli raccontassi qualcos'altro di Sacro Romano Impero, ma io rifiutavo perché era colpa dei miei racconti

se era ridotto così, anche se non ne capivo il motivo. Io invece chiedevo a Austria-san, Ungheria-san e a Prussia, uno per giorno, che mi spiegassero, appunto, il perché i miei racconti facessero quell'effetto a Germania, ma mi ignoravano ogni volta, così rimanevo ad un punto morto: avevo deciso che finché non mi avessero spiegato quello che volevo sapere non avrei continuato il racconto a Germania, però lui era abbastanza insistente e io dovetti fare fatica per non dirgli nulla.

Tutti i giorni e tutte le notti stavo accanto a Germania, me ne prendevo cura e anche se lui mi diceva di andare a rilassarmi gli rispondevo :-No Germania, io non ti lascio e poi non è faticoso stare qui con te- e gli sorridevo serenamente.

Ogni tanto si svegliava quando faceva gli incubi e io gli chiedevo di raccontarmeli, ma lui si girava dall'altra parte e diceva :-Non ti preoccupare, sono solo sogni, vai a dormire piuttosto...-.

Io rimanevo un po' deluso e sospiravo tristemente :-Vee~ ok...-.

Un giorno, però, Germania si svegliò di soprassalto spaventando anche me e dopo la millesima volta che gli chiedevo di raccontarmi il suo incubo lo fece senza farsi pregare :-Ero in una stanza e, a differenza degli altri sogni, vedevo i colori, ma era come un quadro e erano buttati lì alla bella e meglio, davanti a me c'era una finestra con davanti un cavalletto con la tela ancora bianca. Tutto si muoveva come se stessi spiando qualcuno...- io ascoltavo attentamente il sogno di Germania, che ora non sembrava tanto un incubo :-Poi arrivò una bambina che si posizionò davanti alla tela e con un pennello in mano si mise a disegnare qualcosa...- si bloccò e guardandosi la mano aggiunse :-Sembrava come se il corpo in cui mi trovavo non fosse il mio...- sospirò, poi continuò :-La mia visuale si muoveva e si avvicinava a lei e mi parve di essere molto più basso di come sono realmente, ma anche se tentavo di non farmi vedere, alla fine, lei si girò e a quel punto mi sono svegliato di scatto-.

Rimasi a lungo a riflettere per poi sorridere a Germania :-Interessante, ma a me non sembra tanto un incubo...-.

Lui mi fissò :-Sì, ma se fai sempre lo stesso sogno, ma di esso non capisci nulla e un giorno lo rifai, ma diventa tutto più visibile, è ovvio che un po' ti senti strano...-.

-Vee~- borbottai sovrappensiero.

Dopo un po' lui iniziò di nuovo ad avere un gran mal di testa e lo aiutai, ma decisi che questa volta era quella buona per riuscire a far sputare il rospo a uno della combriccola dei tre silenti che non rispondono alle mie domande. Prima che potessi alzarmi per andare in salotto, dove, come al solito, c'erano Unghria-san, Austria-san e Prussia, Germania mi bloccò :-Anche tu ora potresti dirmi qualcosa che vorrei sapere, no?-.

Sospirai, poi sorrisi :-Vee~ ok, hai vinto, ma ti darò solo un piccolo indizio!- rimasi qualche secondo a pensarci su, ma poi mi accorsi di una cosa a cui avevo pensato raramente e solo ora mi illuminò la mente :-Tu somigli molto a Sacro Romano Impero- detto questo uscii dalla stanza.

 

POV: Germania

Le giornate erano lunghe, soprattutto quando passavo le notti in bianco per il dolore o per paura degli incubi, so che è una cosa patetica avere paura di queste cose, ma quando le vivi su 10 notti, 9 sì e una no, allora ti disturba parecchio. Il punto è che i sogni erano sempre gli stessi: sfocati e incomprensibili, il più frequente era quello in cui ero in una stanza con una bambina davanti. Un giorno però accadde che il sogno si fece più vivido, vidi i colori e le cose ce c'erano nella stanza e vidi la bambina di cui finalmente riuscì a capire i movimenti: stava pitturando. Questo sogno lo raccontai anche a Italia che parve molto interessato e mi diede anche un indizio su Sacro Romano Impero che mi stupì parecchio: disse che gli somigliavo molto :''In che senso gli somiglio? Nel modo di fare, nel carattere o nell'aspetto?'' esclusi la terza dato che erano ancora bambini quando si conobbero, ma non riuscii a pensare altro, perché, dopo poco, mi venne una fitta tremenda alla testa e mi sdraiai di scatto sul letto toccandomela con la mano. Era da un po' che non faceva così male, ma ormai non riuscivo a differenziare le categorie di dolore, non più. Alla fine si placò e, dopo aver bevuto un po' d'acqua, mi rimisi al letto cercando di rilassarmi.

 

POV: Italia

-Di cosa volevi parlarci, dato che sei tanto serio, Italia?-.

Io ingoiai rumorosamente tentando di essere più convincente possibile, intanto Ungheria-san e Prussia si stavano picchiando, o almeno così sembrava, lei con la sua solita padella e lui a mani nude, sbraitando su eventi storici a cui avevano partecipato entrambi. Austria-san non interveniva più ormai, dato che per loro due ritrovarsi faccia a faccia era come dichiararsi guerra, ma questa volta decise di intromettersi :-Allora, la volete finire!?-.

Ungheria-san, con un'ultima ben assestata padellata in testa, lo fece cadere a terra mettendolo fuorigioco, per il momento :-Sì Austria-san, mi scusi- disse lei girandosi verso di noi e sorridendo: quando si parlava di Austria-san lei avrebbe fatto venire giù anche Dio per lui, ma per fortuna non ce n'era ancora stato bisogno.

-Beh...ecco...io- balbettai, ma poi mi feci coraggio e con tutta la buona volontà che riuscii a tirare fuori dissi :-Voglio sapere perché quando racconto il mio passato a Germania gli viene mal di testa!- forse urlai un po'.

Tutti mi fissarono e poi come al solito mi ignorarono :-Perché fate così ogni volta che lo chiedo?- sospirai :-Perché non mi rispondete subito e fate finta di niente vee~?-.

Ungheria-san passò il suo sguardo su Austria-san con espressione malinconica e lui sospirò.

-Vee~...-.

-Allora Italia, sai che ci sono cose, o meglio, eventi storici molto tristi che ti spezzano il cuore...- Ungheria-san gli poggiò una mano sulla spalla stringendola :-Ovvio che lo sa...-. Austria-san continuò :-...a volte sono ferite a vita, a volte momenti subito dimenticati e a volte... senza che tu lo voglia spariscono e non fanno più parte di te...-.

-E... con questo?-.

Sospirò ancora :-Ci sono cose che è meglio che rimangano sconosciute ad alcune persone...-.

Lo bloccai :-E quella persona sono io?-.

-Sì, Italia-.

-Ma io voglio sapere e poi Germania è mio amico!-.

-La conoscenza non è sempre sapere-.

Io le frasi filosofiche non le avevo mai capite e questa non era un'eccezione, ma continuai :-Ma perché? Perché proprio noi due?-.

-Perché sì Italia...-.

Quella non era una risposta e io la volevo ardentemente sapere :-Ma non ha senso! Perché il mio passato, perché quello di Germania?-.

-Basta Italia- sembrava più un sospiro che un'ordine.

-Ma Austria-san, come posso vivere con me stesso, con Germania e con il mio passato sapendo che non saprò mai...-.

-ADESSO BASTA!- sbottò Prussia :-Tu credi di sapere tutto di Germania, credi di conoscerlo, credi di sapere cos'è soffrire quando una persona se ne va e ti lascia solo, CREDI DI SAPERLO!?- mi fissò con uno sguardo che non avevo mai visto nei suoi occhi: rossi di rabbia, di malinconia, di speranze ormai perse, era sul punto di crollare in lacrime. Il fuoco non bruciava più dentro quegli occhi ormai, si era spento.

-Vee~, no- mi squadrò :-Io non credo di saperne molto su Germania ed è per questo che vi sto pregando di dirmi questa cosa...- abbassai lo sguardo :-Io voglio veramente aiutarlo...- mi iniziarono ad uscire delle lacrime.

-Ok Italia, più tardi aspettami in cucina e ti dirò tutto- disse Ungheria-san avvicinandosi a me.

Le sorrisi :-Grazie Ungheria-san-.

 

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Capitolo 6
*** Sogno vivido e sorriso raggiante ***


POV: Germania
C'era di nuovo quella stanza, la finestra era aperta davanti a me, c'era un bel sole e si vedeva da fuori un prato con alcuni fiori. L'immagine cambiò, ora ero fuori sul prato con la solita bambina che però era accanto a me, entrambi stavamo dipingendo. Alla fine del lavoro le mostrai la mia opera e notò che aveva un piccolo errore e me lo fece notare dolcemente con un sorriso raggiante e meraviglioso sul volto: sembrava quasi il sole. Il sogno ebbe delle interferenze che non mi fecero capire cosa mi stava dicendo. Tutto cambiò di nuovo, ma stavolta ero in guerra, credo, e vidi molte persone con dei fucili abbastanza antichi e anche spade. Io stavo correndo, ad un tratto un'esplosione, ma non capii da dove venisse. Caddi a terra, la mia vista si appannò e non vidi più nulla.
Mi svegliai contorcendomi dal dolore, mentre correvano dentro la stanza Italia e Ungheria a soccorrermi.
-Germania!- urlò lui.
-Hey calmo Italia dobbiamo aiutarlo!-.
-Sì, ma...ma...- iniziò a piangere chinando la testa sul mio petto.
Il dolore c'era ancora, Ungheria mi mise un po' di ghiaccio avvolto in una bustina in testa e piano piano diventò più sopportabile.
-Italia, ricordati che non devi dirgli nulla-.
Lui alzò lo sguardo su di lei ancora con le lacrime che gli scendevano sulle guance :-Vee~ ma...-.
-Italia...- il tono di lei era quasi un lamento, un sussurro, una preghiera.
-Ok...- riabbassò la testa.
Le immagini di loro erano abbastanza offuscate, dato che il dolore mi aveva tolto la facoltà di vedere bene, ma riuscii a distinguere chi parlava di cosa.
-Di...di cosa state parlando..? Cosa non devi dire e a chi?- borbottai tenendomi la bustina col ghiaccio premuta sulla nuca.
Lei saltò :-Oh, ehm, niente Germania, è tutto a posto! Non devi preoccuparti di niente!-.
Capii perfettamente che mi stava mentendo :-Dimmi cosa non può rivelarmi-.
-Germania, ora devi riposare, non è il caso che tu...- non riuscì a finire la frase perché io la bloccai :-Cos'è che Italia non può dirmi!?- tuonai.
La mia voce non era stata con uno dei miei toni autoritari più belli, ma ero abbastanza giustificato.
La guardai negli occhi serio e allo stesso tempo arrabbiato, ma poi mi piegai un po' dal dolore che continuava a martellarmi il cranio :''Sembra quasi che qualcosa voglia uscire dalla mia testa, ma perché rimane lì!?''.
Ero arrabbiato allo stesso tempo con me, con Ungheria e anche un po' con Italia che ''complottava'' con lei, ma lui era quello che mi innervosiva di meno, perché si fa controllare facilmente e con le persone a cui vuole bene si fida ciecamente senza eccezioni.
Lei sospirò :-Senti...-.
-No Germania, questa volta ha ragione Ungheria-san...- Italia mi stupì :-Arriverà il momento più adatto- mi accennò un sorriso spinto con tutte le forze che gli rimanevano.
''Italia...'' pensai.
Ungheria era rimasta un attimo sconvolta da quel ''questa volta'', ma poi si era ripresa :-Bene, allora riposati Germania e quando sarà il momento io e Italia...e forse anche Prussia...- sussurrò le ultime parole con i denti stretti :-...ti diremo tutto!-.
Annuii abbassando lo sguardo :-Hey Germania, farò tutto il possibile per far sì che tu sappia questa cosa!- sorrise, lui, raggiante e io lo ricambiai con uno un po' più spento.
Italia e Ungheria rimasero un a prendersi cura di me per poco tempo, poi girarono i tacchi e tornarono in salone.
Appena chiusero la porta mi venne in mente una cosa strana :''La bambina nel mio sogno aveva lo stesso sorriso di Italia...''.

POV: Italia
Mi ci volle tutto l'autocontrollo e il coraggio del mondo per riuscire a non dire una parola a Germania.
Quando andai in cucina, come Ungheria-san mi aveva detto, io rimasi scioccato dalle parole che disse e piansi tre volte in tutta la giornata. Mi ci volle anche in quel momento il coraggio di non deprimermi e non buttarmi giù come era successo tanto tempo fa. A quel tempo era successo che l'amore della mia vita era sparito: lui mi aveva promesso che sarebbe tornato da me, ma non successe. Come posso amare la guerra se la nostra promessa è stata infranta a causa di quest'ultima? Come posso amare la guerra se la guerra stessa mi ha portato via il mio unico e vero amore?
Le lacrime hanno cominciato a scendere nel momento stesso in cui Ungheria-san ha pronunciato l'ultima parola. Sono di nuovo uscite quando siamo corsi da Germania, che era in preda a spasmi di dolore. Sono scese una terza volta quando siamo andati in salotto, dopo esserci presi cura di Germania, e mi sono buttato tra le braccia di Ungheria-san.
-Piccolo dai, non fare così!- mi ha sussurrato lei con dolcezza.
Io continuavo a singhiozzare con il viso premuto sul suo petto e sono intervenuti anche Prussia :-Ita-chan, dai! Germania non vorrebbe che tu facessi così, ma, anzi, dovresti dimostrargli che tu sei forte e nulla ti scalfisce! Kesesese!- e Austria :-Italia, prima o poi comunque glielo si dovrà dire...non ti abbattere!-.
Le loro rassicurazioni mi fecero alzare la testa, solo per poi dire :-Mi dispiace, ma...non credo che riuscirò a tenermelo dentro ancora per molto...- i singhiozzi ripartirono.
Tutti si guardarono e sospirarono, dandomi poi carezze e dicendomi parole dolci.
Ormai tutto sarebbe cambiato di lì a poco e nessuno avrebbe potuto fermare questo processo.

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Capitolo 7
*** Sei tu Sacro Romano Impero ***


POV: Germania
Ancora la stanza e di nuovo il prato (questi sogni continuavano a ripetersi fin troppo spesso!), ma poi mi ricordai di non aver finito di vedere la scena di ''me'' e la bambina che dipingevamo.
Lei mi si avvicinò e io vidi che entrambi i nostri disegni raffiguravano un coniglio, ma la bambina lo aveva disegnato cento volte meglio di me, mi prese la mano dicendo che la zampa del mio coniglio non andava bene, ma l'ipotetico io ebbe un momento di rossore e scansai la mano alzandomi dallo sgabello su cui ero seduto e mi avviai dicendo :-Me ne vado...-.
Sentivo che il mio corpo era ancora imbarazzato, ma la sensazione che le emozioni che avrei dovuto provare non arrivavano al vero me mi fece sentire perso, vuoto, solo e spaventato. Erano dei pensieri e una situazione straziante.
La testa ricominciò con il suo tamburellare, ma il sogno non finì. Ora era tutto in bianco e nero, qualcuno accanto a me mi poggiò un braccio sulla spalla, mentre in mano avevo un quadro: vedevo solo i colori che erano stati messi sulla tela, ma la figura disegnata non riuscivo ancora a distinguerla. Continuavo a guardare quel quadro senza comprendere cosa fosse, ma poi, quando la figura sembrò farsi più comprensibile, mi tornarono alla mente mille flashback che non erano miei: la bambina che sorrideva, correva, piangeva, si spaventava e canticchiava.
La testa fece un male assurdo in quel momento e quasi un fischio sentii nella mia testa.
Tutto era confuso: quei ricordi non mi appartenevano, quel corpo non mi apparteneva, quei luoghi non mi appartenevano.
Prima che potessi svegliarmi di scatto, vidi l'immagine della bambina e di Italia, con i loro sorrisi raggianti, che si sovrapponevano una sopra l'altra e questo mi fece notare l'evidenza: erano identici.
Con un balzo scattai seduto sul letto: avevo il corpo e il viso sudato. Mi passai una mano tra i capelli :''Ma che diavolo è successo? Che cosa voleva dire tutto quello?''. Mi alzai per andarmi a cambiare, dato che ero fradicio, ma ebbi come un giramento di testa e prima che potessi precipitare a terra mi tenni con una mano al comodino e l'altra sulla nuca :''Questa testa mi sta facendo soffrire le pene dell'inferno...''.
Sospirai e cercai di arrivare fino all'armadio, ma appena mi staccai dal comodino e feci qualche passo ebbi la sensazione che il mondo mi crollasse addosso e caddi. Mi tenni  al muro cercando di non toccare completamente terra e tentai di risollevarmi, ma era tutto inutile. Per fortuna arrivò Italia in mio soccorso :-Germania!- urlò per poi aiutarmi ad alzarmi mettendo il mio braccio sulle sue spalle, prendendomi un fianco con un suo braccio e tentando si fare forza per sollevarmi. Lui non era tanto forte quindi lo aiutai spingendomi con le gambe e alla fine tornai in piedi, ma dovetti farmi aiutare lo stesso da Italia per arrivare all'armadio e anche per vestirmi: fece praticamente tutto lui.
-Scusami, sono un disastro...- dissi dopo aver finito.
-Non importa Germania!- sorrise come al solito lui :-Farei qualsiasi cosa per te!-. Anche io non potetti fare a meno di sorridere, ma dopo poco il suo si spense e abbassò la testa. Era diventato cupo adesso e non ne capivo il motivo, ma poi ricordai che c'era una cosa che non doveva dirmi che gli aveva detto Ungheria :-Dato che faresti qualsiasi cosa allora...dimmi cosa ti ha detto Ungheria- provai a dire.
Lui sembrava terrorizzato :-No Germania, è meglio così, te lo assicuro!- strinse fortissimo gli occhi.
-Dai, per favore Italia...-.
-Per favore lo dico io...non chiedermelo più...- mi pregò.
-Ma dai Italia, ti sto pregando anche io...- feci l'espressione più supplichevole che riuscii a fare.
Lo vidi cedere e infatti sperai che me lo dicesse subito, invece rimase zitto e allora io continuai :-Dai Italia, io non voglio rinfacciarti le cose, ma sinceramente sono abbastanza curioso e sicuro che ciò che ti ha detto riguarda me quindi...- mi zittì urlando :-OK, VA BENE!! TU IN REALTÀ SEI SACRO ROMANO IMPERO!-.

POV: Italia
Ero in lacrime e non so se era perché gli avevo detto una verità che non avrebbe mai dovuto sapere, o perché ero preoccupato delle conseguenze che avrebbe avuto questa cosa. Io ci avevo provato, avevo resistito finché avevo potuto, lo avevo perfino guardato senza piangere e aiutato senza scappare in lacrime, ma alla fine...era fatta!
Ungheria-san mi aveva richiamato in cucina e aveva iniziato il discorso dicendomi :-Sei proprio sicuro di volerlo sapere? Perché ricorda che potrebbe avere grandi conseguenze su di te...-. Io avevo annuito senza pensarci troppo, ma ora me ne pentivo un po'.
Lei aveva fatto un respiro profondo, poi iniziato :-Questa cosa non devi dirgliela assolutamente, anche se sarai costretto a far arrabbiare con te Germania intesi?- avevo di nuovo annuito all'apice della curiosità e alla fine era arrivato l'inizio dello shock :-Germania da bambino ha avuto un incidente in guerra che gli è costato quasi la vita, infatti tutti eravamo sicuri che sarebbe morto, ma con le cure e attenzioni di Prussia è sopravvissuto- fece una pausa :-Ma gli è costato parte dei sui ricordi e, anche se minuscoli quanto lui, erano molto importanti, infatti in punto di morte, per così dire, ha pregato che una bambina, il suo amore, non soffrisse e che non rimanesse ferita perché lui non avrebbe mantenuto la promessa, poi è finito in coma per poi rivivere svegliandosi...ma non era più lo stesso perché, appunto, non aveva i ricordi, quindi era come se la sua vita fosse iniziata da lì-. Qualcosa di quella storia era molto famigliare, ma per il momento volevo solo ascoltare :-Nella sua “nuova vita”...- mimò le virgolette :-...Prussia si prese cura di lui come aveva sempre fatto, ma Germania aveva dei mal di testa che lo facevano svenire e aveva difficoltà a capire delle cose perché gli girava sempre la testa-. Mi fece veramente pena sentire quelle cose di Germania :'' Poverino, prima perde i ricordi e poi ha anche il mal di testa...'' mi scese una lacrima :-Comunque, piano piano che cresceva la cosa migliorò, ma a lui venne tenuto sempre nascosto il suo passato dimenticato perché Prussia aveva capito, a sue spese, che parlare di quelle cose con lui, lo facesse tornare ad avere quei dolori-.
-Quindi ha un'amnesia?- azzardai.
-Esatto- lei esitò :-Però...c'è un'altra cosa che devi sapere...-.
-Che cosa?- chiesi curioso.
Sospirò con la testa bassa :-Quella bambina, o meglio, quel bambino...eri tu Italia...- mi paralizzai :-...e i ricordi che dimenticò a causa dell'amnesia erano quelli di te e lui...- mi sentii morire dentro :...sì Italia, Germania era Sacro Romano Impero...-.

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Capitolo 8
*** Amare... ***


POV: Germania
Stupito potrebbe essere la parola giusta. Non distrutto rovinato o cose simili, forse sorpreso, ma stupito era perfetto per descrivermi.
Ero rimasto in mobile a guardarlo con la bocca semi aperta e Italia che piangeva davanti a me. Avrei dovuto consolarlo probabilmente e dirgli che andava tutto bene, ma non lo sapevo nemmeno io con certezza.
''Come va?'' chiesi a me stesso :''Non ne ho idea...'' avevo appena scoperto di essere stato il primo amore di Italia, quindi come potevo sentirmi? Ma mi ronzavano in mente ancora mille domande come ad esempio :''Perché non me lo ricordo?'' abbassai la testa.
Italia si asciugò le lacrime con il braccio :-Non avrei dovuto dirtelo... Ungheria-san si arrabbierà, mi aveva avvertito...- singhiozzava ancora.
Non riusciva a farmi pena in quel momento perché tutto era confuso e provavo a rispondermi da solo a certe domande, ma senza successo. Avevo lo sguardo fisso sul pavimento e mi sentivo in trance, bloccato.
-Vee~...uhm...Germania?-.
Sicuramente non mi avrebbe mai detto le risposte che volevo perché a malapena era riuscito a dirmi questo, quindi trovai ovvio che non avrebbe detto nulla. Ad un tratto ricordai un mio sogno e una cosa mi parve chiara, ma non sapevo...
-Germania che hai!?- Italia si mise sulla mia visuale con un'espressione preoccupata. Io mi scrollai riprendendomi :-Oh, ehm...tu non risponderai alle domande che ti farò a riguardo vero?-.
-Vee~ ehm, non so se è una buona idea, ma visto che hai reagito bene a quello che ho detto penso che potrei farti dei chiarimenti...-.
-Grazie...-.
Lui mi raccontò a grandi linee di un'amnesia e di un'incidente in guerra e che da piccolo avevo dei forti mal di testa soprattutto parlando del mio passato :''Ecco perché non ricordavo quasi nulla di quei tempi...''.
Rimasi a riflettere per poco su ciò che aveva detto Italia, perché poi un dolore micidiale alla nuca mi fece cadere sul letto e svenire.
Vidi molte immagini sfocate e flashback disconnessi e sentii il dolore, che mi fece capire ancora di meno quello che vedevo. Poi, la bambina  sorrideva e mi prendeva la mano portandomi chissà dove. Piano piano tutto si faceva sempre più buio e un fischio nell'orecchio seguito da dolore su ogni parte del cranio.

POV: Italia
Germania era svenuto di nuovo e iniziavo seriamente a pensare che avrebbe potuto non svegliarsi più. Lui si contorceva dal dolore sul letto :-Germania, Germania- lo scrollai cercando di svegliarlo, ma niente.
Ad un tratto corsero dentro Ungheria-san seguita dagli altri due.
-Aiutatemi!- gridai tra le lacrime :-Germania...sta male...io...-.
-Che cosa gli hai fatto stavolta!?- sbottò Prussia.
-Calmati, Italia non ha fatto un bel niente- mi difese Austria-san.
-Ah sì!? E questo lo chiami niente!?- indicò Germania.
-Tanto prima o poi lo avrebbe dovuto sapere!- si intromise Ungheria-san.
-Sì, ma con i suoi tempi!-.
-Se ne usciamo tutti vivi da qui allora voglio veramente farmi santo!- disse Austria-san esasperato.
-Ma, Austria-san!- Ungheria-san rimase sbigottita.
-Tsk...fai come ti pare...-disse stizzito Prussia.
Io ero rimasto lì a guardare Germania prendendo l'occorrente per aiutarlo e aspettai. Dopo un po' mi aiutarono anche gli altri a bagnagli la testa e a controllare che fosse tutto a posto. Aspettammo, poi, smise di muoversi freneticamente :-Ger...Germania...-borbottai. Lui aprì gli occhi di scatto e si mise seduto, ma era preso dal panico :-Chi...chi siete voi? Cosa volete?- faceva domande a raffica e si guardava in torno. Io ero terrorizzato e anche gli altri non erano da meno, non sapevano che fare :-Germania...di che parli? Siamo noi...-.
-Io...cosa...come fate a sapere il mio nome!?- quasi urlò nel dirlo e si spostò all'angolo del letto per stare più lontano da tutti :-Dove mi trovo? Chi siete?- quasi gli intravidi una lacrima, non sembrava lui.
-Hey fratellino che hai?- gli sussurrò con dolcezza Prussia.
''Fratellino..?'' pensai. Non lo aveva mai chiamato fratellino, ma sempre West o semplicemente Germania.
-P-Prussia..?-.
-Sì, esatto- gli sorrise. Non avevo mai visto il vero sorriso di Prussia, di solito era sempre contraddistinto da uno falso e stupido, ma solo ora avevo notato quanto gli volesse bene e quanto era sincero quello che gli mostrava.
-Fratellone!- Germania gli si buttò quasi a dosso per abbracciarlo e la cosa mi stupì molto, sembrava un bambino :-Dove siamo? Cos'è questo posto? Voglio andare a casa!-.
-Non ti preoccupare, finché ci sarò io con te nessuno ti farà del male- lo strinse ancora più forte.
Dopo un paio di minuti che rimasero abbracciati, Germania crollò letteralmente, ma stavolta dal sonno. Mentre lo metteva bene nel letto e gli tirava su le coperte, Prussia sorrideva come mai prima d'ora.
''È davvero fortunato Germania ad avere un fratello che si prende cura di lui in un modo così dolce...'' sospirai sorridendo, poi il mio sorriso si spense. Prussia uscì dalla stanza e io mi misi accanto al letto a fissare Germania, accorgendomi di essermi ingelosito per un nanosecondo :''Che cosa buffa, Vee~''. Continuando a guardarlo mi accorsi della grande somiglianza con Sacro Romano Impero :''Come ho fatto a non accorgermene per tutto questo tempo..?'' gli accarezzai i capelli delicatamente :''O forse mi sono affezionato a lui proprio per la somiglianza...'' mi rimproverai subito per quel pensiero :''Ma cosa dico!? Io amo Germania perché è Germania!'' pensai annuendo. Arrossii di colpo :''Aspetta, cosa!? Amare!?'' mi sentivo un pomodoro di quelli con cui si fa la pasta al sugo :''Ma che cosa ho nel cervello!?'' mi misi le mani a coprirmi la faccia ancora rossa. Tutti questi riferimenti alla pasta e al pomodoro mi fecero venire fame e andai in cucina a prepararmi, appunto, la pasta, ma prima di tornare in camera Prussia mi fermò :-Che cosa gli hai detto prima?-.
-Vee~...solo dell'amnesia: che era Sacro Romano Impero, aveva i mal di testa quando gli parlavano del suo passato e basta-.
Mi guardò fisso negli occhi con uno sguardo da omicida :-Ti avverto, se non si sveglierà o avrà qualche mancanza di memoria, darò la colpa a te e ti inseguirò anche fino in America se dovesse essere necessario-.
Ingoiai rumorosamente :-Vee~...ok...-.
Mi diede un'ultima occhiata e poi tornò in salone.
Entrai in camera e buttai fuori l'aria :''Per fortuna è andato tutto bene...''.
Guardai Germania che dormiva tranquillo e mi rimisi accanto a lui accarezzandogli i capelli.

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Capitolo 9
*** È una promessa! ***


POV: Germania
Inizialmente era tutto buio, poi vidi un paesaggio che non riconobbi, ma tanto ormai non riconoscevo più nulla di ciò che sognavo, dove comparve davanti a me la bambina. Stava piangendo :-Non voglio che tu vada in guerra...- disse mentre singhiozzava :-...ti prego, perché ti farai male e io non voglio!-.
-Ma io devo andare, altrimenti verranno qui e faranno a voi del male e io voglio proteggervi- ero stato io a parlare, ma la mia voce non la riconoscevo, non era mia ed avevo un tono basso e da bambino.
Poi il sogno cambiò e mi ritrovai a spiare la bambina da dietro l'angolo di un muro e quando si girava io mi spostavo di scatto per non farmi vedere. Perché la stavo spiando? Cosa volevo da lei?
Mille domande mi assillavano, ma la scena continuò.
Lei faceva le pulizie, ma non ci riusciva tanto bene, perché era piccola e non arrivava a certe altezze, mi fece pena. Volevo aiutarla, ma mi vergognavo e non capivo il perché, poi, invece, arrivò Ungheria che la aiutò. La bambina sorrise e insieme fecero il lavoro: erano molto unite.
La scena cambiò di nuovo, ma ero sempre lì a spiarla, lei aveva fame e cercava in giro qualcosa da mettere sotto i denti :-Ah, che fame!-. Aveva le lacrime agli occhi e stavolta andai in cucina e gli presi un piatto di pasta, lo misi lì senza farmi vedere e mi nascosi di nuovo. Lei inizialmente lo guardò spaesata e, dopo aver dato un'occhiata che non ci fosse nessuno, se le ingoiò in un solo boccone :''Wow...è così piccola, ma riesce a infilarsi in bocca un intero piatto di pasta!''.
Mi sentii avvampare e, come al solito, non capii perché, poi lei sbuffò :-Che schifo!-. Mi stupii, ma poi scoprii il motivo :''È una buongustaia''.
Adesso mi ritrovavo in una stanza con davanti Ungheria e Austria che mi dicevano :-Fai attenzione in guerra! Ricordati che devi tornare a casa altrimenti Italia ci rimarrà male e potrebbe soffrire!-.
''Italia..?'' pensai con la mia vera mente.  
 Il sogno ebbe delle interferenze e vidi immagini della bambina che piangeva, io che nascondevo qualcosa dietro la schiena e poi ci baciavamo.
''Queste sono ricordi di Italia non miei!'' mi illuminai :''Ma, aspetta, quindi la bambina sarebbe Italia..?''.
La testa girava, di nuovo, ed ora la scena aveva degli scatti da un momento ad un altro e il tutto in bianco e nero: prima c'ero di nuovo io a terra che piano piano chiudevo gli occhi, poi c'era un'immagine in cui guardavo il quadro, che sembrava raffigurare la bambina, sospirando e forse anche piangendo.
''Italia...'' pensò il finto me.
Tutto si fece buio, ancora, poi vidi una luce e aprendo gli occhi vidi che ero in una stanza, ma tutto era sempre in bianco e nero. C'era Prussia accanto a me e io ero sdraiato sul letto :-Come va fratellino?- sussurrò con un sorriso dolce. Mi accorsi che aveva appena pianto :-Ti avevo detto di non chiamarmi così...- bofonchiai e sentii ''il me'' sorridere.
Ero sdraiato sul letto e sentivo di essere stato fasciato su quasi tutto il corpo, anche su un occhio ed erano sicuramente tutte ferite da guerra.
-Ok, scusa grande e potente Sacro Romano Impero!- rise con sarcasmo Prussia.
''Cosa? Sacro Romano Impero?'' mi agitai dentro di me, ma la scena continuò tranquillamente e io non ci feci caso :''No, io sono Germania, Germania e basta''.
Una voce indecifrabile nella mia testa disse :-Invece sì, tu sei Sacro Romano Impero, o almeno lo eri...-.
-No, non è vero! Io sono sempre stato Germania e non è mai esistito un ''prima''!- ribattei :-Quando sono nato Prussia si è preso cura di me e mi ha cresciuto lui-.
-Sì, questo è vero, ma non è tutta la tua storia...- continuò la voce :-...perché tu sei il vecchio e potente Sacro Romano Impero e anche se il vecchio te è morto lo sarai per sempre che tu lo voglia o no-.
-No...- urlai :-NO! TU MENTI!-.
-Sai che non è così, ti stai solo nascondendo dalla verità perché essa fa male-.
L'immagine iniziò a dissolversi e tutto si fece buio, ma io continuavo a urlare e muovermi freneticamente :-No! NO!-.
Ad un tratto comparve l'immagine di Italia che mi diceva :-Germania, tu sei Sacro Romano Impero! Gli somigli molto...- poi tutto scomparve.
Mi svegliai di scatto, avevo il fiatone, poi mi alzai e asciugandomi il sudore mi diressi verso lo specchio che si trovava accanto alla porta della mia stanza. Era grande tutto il mio corpo e mi ci misi davanti per vedere che aspetto avevo, ma la figura dentro di esso non era la mia, ma di un bambino: arrivava un po' più in alto delle mie ginocchia, vestiva con una tunica, mantello e cappello nero e una striscia dorata su di esso e aveva gli occhi azzurri ghiaccio e capelli biondi nascosti sotto il cappello. Mi accorsi che ogni movimento che facevo e espressione la faceva anche lui e la cosa mi spaventò parecchio, anche perché aveva i capelli e occhi uguali ai miei, ma io ricordavo benissimo di non essere mai stato vestito così da bambino.
Feci qualche passo indietro :''Ma che succede..?'' mi chiesi. Ad un tratto, terrorizzato, mi guardai le mani e i vestiti ed erano identici ai suoi: era lui, ne ero certo adesso. Iniziai ad indietreggiare toccandomi :-No...No! NOOO!- urlai mettendomi le mani a coprirmi il viso.
Mi svegliai preso dalle convulsioni e Italia mi strinse un braccio preoccupato :-Hey Germania, tutto bene?-.
Avevo il fiatone, ma stavo cominciando a stabilizzarmi, intanto arrivarono gli altri chiamati da Italia. Si misero accanto a me bagnandomi la fronte :-Posso...posso avere uno specchio..?- cercai di chiedere preoccupato.
-Oh, ehm, sì...- rispose Austria confuso.
Me ne porse uno di quelli normali con il manico e io lo presi per poi guardarmi tutto il corpo con esso. Feci un sospiro di sollievo :''Per fortuna sono tornato normale...''.
-Che cosa è successo?- chiese Ungheria.
-Vee~ io sono sempre stato qui, ma dopo un po' ha iniziato a muoversi a scatti, a sudare e ad urlare- rispose Italia spaventato.
-H-Ho solo avuto degli incubi...- balbettai.
-Ok...- sospirò Austria.
-Adesso ti ricordi di noi?- chiese la ragazza.
-Mh? Ovvio che mi ricordo, perché?- chiesi sconcertato.
-Ah nulla...è solo che avevi avuto un momento di amnesia prima di addormentarti di nuovo-.
-Oh, comunque adesso sto bene non preoccupatevi-.
-Vee~ come faccio a non preoccuparmi se ti vedo muoverti freneticamente, urlare e...e...- Italia scoppiò a piangere :-...e non fai altro che incubi la notte! Non riesci a dormire adeguatamente e questo potrebbe farti male...-.
Quel ''potrebbe farti male'' mi ricordò la bambina dei miei sogni :''Ma...lei era Italia! Quindi per tutto questo tempo ho sognato lei, cioè lui...'' arrossii un poco imbarazzato.
Italia alzò la testa e singhiozzando chiese :-Che hai? Perché arrossisci?-.
-Oh, ehm...niente- abbassai la testa.
Lui mi si buttò addosso abbracciandomi :-Ho paura Germania...ho paura che te ne andrai come ha fatto lui e non tornerai mai più, quindi...- mi strinse ancora più forte e una lacrima gli scese giù fino a toccare la mia pelle sulla spalla a cui era appoggiato :-...non abbandonarmi di nuovo...-.
Sbarrai gli occhi e lo strinsi giurandogli :-No Italia, io non me ne andrò e rimarrò in vita per non farti soffrire di nuovo, è una promessa!-.
-Non mi piacciono le promesse Germania...-.
Io sorrisi e rimanemmo così per ore nella speranza che questa promessa sarebbe stata mantenuta.

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Capitolo 10
*** Mi ci devi far credere ***


POV: Italia

Germania stava finalmente bene, anche se continuava ad avere incubi e dolori, ma almeno non si presentavano amnesie momentanee.

Ero rimasto molto rattristato dal fatto che quella volta non mi avesse riconosciuto, ma solo a Prussia. Mi ero accorto di essere innamorato di Germania o forse già lo sapevo da tempo, comunque il fatto che fosse stato Sacro Romano Impero ha alimentato la cosa più di quanto immaginassi, però mi dicevo sempre, quando a volte con i miei pensieri finivo nell'assurdo :''Io amo Germania perché è Germania e non perché è stato Sacro Romano Impero!'' ogni tanto però qualcosa dentro di me mi faceva sorgere dei dubbi.

Ad ogni modo, un giorno Germania mi disse qualcosa di inaspettato :-Sai Italia, volevo dirtelo da un po', ma mi sentivo in imbarazzo e ora...- sospirò :-...credo sia il momento di dirtelo!- mi guardò serio negli occhi.

Io trattenni il fiato e forse mi aspettavo qualcosa in particolare perché dopo che disse :-Io tutte le notti sogno dei momenti in cui ci sei tu e io sono...tu sai chi e sembrano piano piano dei ricordi sempre più vividi...- ci rimasi un po' male.

Un altro giorno, dopo incubi perenni, Germania mi chiese :-So che tu non vuoi raccontarmi più niente, ma...io devo sapere perché un giorno ci...ehm...vi siete messi a pitturare?-.

Io lo fissai tentando di ricordare :Vee~ io...ehm...penso che...- borbottai grattandomi la testa, poi un lampo :-Ahh sì, ora ricordo! Lui mi aveva chiesto se gli insegnassi a disegnare e io gli avevo risposto...-.

 

POV: Germania

-...ok, ma perché?- chiese la bambina piegando la testa.

Il sogno ormai sembrava quasi una serie televisiva che ogni volta vedevo un'altra parte.

Io borbottai imbarazzato :-Io...devo disegnare una cosa importante...-.

Ero completamente rosso in volto, ma lei non ci fece caso e continuò con quel sorriso ingenuo :-Che cosa esattamente?-.

Scrollai la testa ancora come un pomodoro :-Niente, niente!-.

Lei aveva sospirato e preso due tele da cui poi erano venuti fuori i disegni dei conigli.

Era quasi impossibile, quando ero in quei sogni, pensare che la bambina fosse in realtà un maschio, non ci riuscivo! Forse perché quei ricordi erano collegati a Sacro Romano Impero e non direttamente a me.

Comunque, un'altra cosa che mi assillava era che non riuscivo a ricordare cosa volessi disegnare e questo continuo rimuginarci sopra mi faceva il solito effetto di dolore atroce.

Una notte non mi svegliai e i sogni si fecero molti, ma diversi dai soliti.

Barcollavo nel buio, ma riuscivo a capire che mi muovevo e ad un tratto urlai :-Fratellone! Dove sei?- iniziai a singhiozzare :-Ti prego fratellone...ho paura...-.

Piansi a dirotto e poi arrivò Prussia che mi sollevò prendendomi in braccio e con un sorriso e voce dolce mi disse :-Hey fratellino non devi avere paura del buio, non ci si nasconde nulla che tu non possa affrontare!-.

Tutto cambiò e ora mi trovavo seduto a terra in una stanza semivuota con un foglio da disegno in mano.

La mia mente lucida elaborò :''Ma questi sogni...sono più “recenti” ''-.

Stavo disegnando con dei pastelli e ancora non riuscivo a decifrare cosa avessi fatto, ma ricordavo benissimo che da piccolo disegnavo, e anche adesso, molto male. Non ero mai stato bravo e quando alzai il foglio per vedere il mio “capolavoro” mi accorsi che era il coniglietto disegnato con Italia, ma a quel tempo non lo ricordavo, infatti ero un po' scettico mentre lo guardavo perché sembrava avere qualcosa di sbagliato. Mi accorsi, con la mia mente però, che avevo sbagliato sempre quella zampa, ma “io” non lo capii e continuai a guardarlo, poi lasciai stare il disegno e mi guardai allo specchio. Come avevo immaginato ero il bambino del passato che ricordavo: pantaloncini corti marroni con bretelle, una camicia bianca e capelli biondi disordinati, come li avevo a quel tempo. Ero felice che finalmente riuscivo a riconoscermi, ma dopo un po' la mente iniziò a punzecchiarmi sempre più dolorosamente. Urlai dal dolore (a quanto sembrava anche il bambino che ero nel sogno lo provava) e iniziai a contorcermi a terra per poi vedere tutto sfocato e alla fine intravidi Prussia entrare a soccorrermi.

Poi il buio. Penso che fosse quello il momento in cui sarei dovuto svegliarmi per andare ad abbracciare Italia come tutte le mattine, ma non accadde.

Ad un tratto, dopo ore di buio e sonno tranquillo, vidi una luce e seguendola mi ritrovai davanti la bambina. Era triste e piangeva e anche lo sfondo era grigio, ma stavolta ero me stesso.

-Cosa ti succede piccolina?- domandai preoccupato.

-Vee~...io...- singhiozzava senza fermarsi, poi fece un respiro profondo e, girata di spalle, disse :-...lui non è tornato! Me lo aveva promesso e invece io sono rimasta ad aspettarlo speranzosa, ma lui non si è fatto vivo!-.

''Lui chi?'' mi chiesi, ma la risposta era chiara e ovvia.

Lei continuava ininterrottamente a piangere :-Aveva detto di amarmi, ma la voglia del potere era più forte di esso...- si chiuse a riccio.

Io sobbalzai :-Cosa!? Ma che dici!?- sbottai cercando, però, di non spaventarla :-Lui ti ha amato, ti ama ancora e lo farà per sempre!-.

Italia si girò di scatto, aveva un'espressione distrutta e confusa :-Come fai a saperlo?- chiese.

-Beh, perché io...- presi fiato facendomi coraggio :-...io sono Sacro Romano Impero!-.

La bambina mi squadrò e poi le lacrime ripresero a scendere :-Ma...ma...- mi si buttò addosso abbracciandomi :-Tu non sai quanto ho aspettato che tornassi! E lo sto ancora facendo!-.

-Cosa? Perché? Io sono qui...-.

-Sì, ma mi ci devi far credere...- si allontanò :-...altrimenti potrei pensare che potresti essere chiunque-.

''Ma di cosa...'' m'illuminai :''...parla..?'' chiesi subito :-Ma tu parli del vero Italia, cioè...-.

-Parlo di me, di chi altro sennò?- borbottò offesa.

Io capii :-Ok, ma...- la sua figura piano piano iniziò a dissolversi :-...come faccio a fartici credere?-.

-Non ti preoccupare, lo scoprirai...- sussurrò con la testa che stava scomparendo :-...Sacro Romano Impero-.

L'ultima cosa che vidi fu il suo sorriso.

 

POV: Italia

Ora ero seriamente preoccupato perché Germania non si era alzato questa mattina. Dormiva da un giorno e mezzo e la voglia di piangere fu forte, ma non lo feci, per lui :''Aspetterò il tuo ritorno...un'altra volta...'' abbassai la testa.

La cosa strana era che avevo pensato, chissà perché, a come sarebbe stato baciare Germania. Era una cosa stupida, ma decisi di provare: mi avvicinai lentamente al suo viso addormentato, gli accarezzai i capelli per poi passare alla guancia, era calda e morbida e la cosa non mi aiutò perché arrossii vistosamente, mi avvicinai ancora piegandomi leggermente da un lato per non far sbattere i nostri nasi e la punta del mio gli sfiorò la pelle. Ero così vicino e il cuore batteva a mille come fosse un toro impazzito in una gabbia minuscola che vuole uscire. C'era letteralmente un millimetro o poco più tra di noi, perché le mie labbra toccarono le sue, ma bastò quel contatto a farmi cambiare idea e allontanare di scatto il viso dal suo. Ero un pomodoro e mi portai una mano a coprirmi la bocca perché ebbi seriamente paura di iniziare ad ansimare :''Per così poco!?'' mi rimproverai, ma poi mi risposi :''È da tanto che non ho un contatto così ravvicinato con qualcuno e soprattutto con una persona che mi piace''.

Ebbi un momento in cui ricordai le ragazze che avevo provato o ero riuscito a rimorchiare e mi strinsi le braccia al petto chiudendo gli occhi :-Stupido!- sussurrai a me stesso.

Il motivo per cui avevo iniziato a uscire con le ragazze era che volevo dimenticarlo per non soffrire più e poi in quel periodo il mondo aveva iniziato a discriminare gli omosessuali, quindi per una nazione esserlo sarebbe stato un motivo in più per mettermi all'angolo e in cattiva luce :''Chissà se per Germania sarebbe stato lo stesso..?'' mi chiesi.

Mi strinsi di nuovo le braccia al ventre :''È per questo che non posso farlo...'' mi riferivo al bacio :''...ho paura che possa odiarmi se lo facessi...''

poi mi ricordai :''Anche se...gli ho raccontato del mio primo amore e lui non ha battuto ciglio quando ha saputo che era un ragazzo...'' sospirai :''...oppure lo ha fatto perché era interessato solo alla storia..?''.

Non ci capivo più niente e decisi di andare un attimo a mangiare o bere qualcosa per schiarirmi le idee, quindi mi alzai.

Stavo per per aprire la porta, mentre gli altri entrarono per darmi il cambio a controllarlo :-Tutto bene?- mi chiese Ungheria-san.

Io le sorrisi :-Vee~ sì, vado solo un attimo a fare una pausa-.

Lei mi sorrise di rimando :-Ok-.

Uscii dalla stanza, ma, mentre stavo per dirigermi in cucina, sentii un urlo e mi fermai. Successivamente sentii dei passi pesanti che provenivano dalla stanza di Germania.

Ebbi un brutto presentimento e mi girai di scatto a guardare la porta alle mie spalle, la quale era proprio quella della sua stanza. Non feci in tempo a raggiungerla che essa si aprì di scatto e vidi uscirne Germania con il sudore che gli scorreva sul collo e il fiato corto.

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Capitolo 11
*** "Addio amore mio" ***


POV: Germania Sapevo quello che dovevo fare ora. Avevo ricordato, dopo quel sogno, che cosa volevo disegnare e non era una cosa da niente o almeno non lo era per me, perché io ci avevo tenuto moltissimo, dato che era come se fosse stata una parte di Italia che era venuta con me per proteggermi. Ricordavo, anche se a malapena, parti delle parole che avevo detto prima di "morire" per poi diventare successivamente Germania. Sapevo cosa dovevo fare e, come aveva detto quella bambina nel mio sogno, avevo bisogno di dimostrare a Italia che si sbagliava. Camminai con passo svelto, dopo essere uscito dalla mia stanza, senza guardarmi attorno o indietro, poi chiesi a Prussia :-Fratello, ho bisogno di sapere dove hai messo quel quadro- sperai con tutto me stesso che non lo avesse buttato. -Di quale quadro parli? Stai dando i numeri West!?- disse scherzoso. -Non sto impazzendo e sto parlando di quel quadro che avevo prima di diventare Germania, cioè quel quadro importante e...- cercai di ricordare qualcosa, ma mi era difficile e la testa iniziava a girare :-...che tenevo quando quando mi trovavo ferito sul letto-. Lui rimase un attimo perplesso :-West non so di che parli...-. Ringhiai infuriato e mi diressi verso lo sgabuzzino :-Ti prego Prussia, è importante!-. -Ho capito, ma se non ricordo non posso farci nulla...-. -Aspetta, che? Quadro? Di che parlate?- chiese Ungheria seguita dalle espressioni confuse degli altri due. -Vee~...- sospirò Italia. Io lo guardai, volevo veramente mostrarglielo, ma non potevo mettermi a cercare per tutta la casa qualcosa che non sapevo nemmeno se esisteva ancora. -Ho un vago ricordo di un quadro che apparteneva a Sacro Romano Impero...- sospirò Austria. -Davvero?- chiesi speranzoso. -Sì e mi pare che Prussia non l'abbia buttato, anzi, potrebbe anche essere qui-. -Ah, ora ricordo anche io qualcosa...- esclamò Ungheria :-...o meglio, ricordo la scena: vi stavo spiando (so che non avrei dovuto farlo, ma ero troppo tentata) e vidi che lei era addormentata su una poltrona e tu la ritrassi su un quadro, ma poi non ricordo che fine fece...-. Mi illuminai :''Ecco come l'avevo ritratta!''. -Ah sì, ora che mi ci fai pensare bene...- sospirò Prussia grattandosi la testa. -Dove si trova?- chiesi. -Lo nascosi nello sgabuzzino quando traslocai, nel caso un giorno lo avresti ricordato e per fortuna...- rise :-...non è stata un'altra delle mie solite cazzate-. Io e Ungheria sorridemmo :-Grazie- dissi. -Vee~, ma di cosa parlate...voglio sapere! Centro anche io in questa storia del quadro!- disse Italia preoccupato e nervoso. -Non ti preoccupare, ora lo vedrai...- tentai di rassicurarlo. Aprii la porta dello sgabuzzino, era piccolo e con mille scatole in giro, poi, in un angolino, vidi qualcosa, ma mi ci volle molto per arrivarci, dato il casino che c'era lì dentro. Tutti mi fissavano da fuori aspettando che tornassi, ma Italia cominciò ad agitarsi facendo domande di questo tipo :-Hey, ma cosa cerchi? Cosa vuol dire quel quadro? Perché ti serve?-. Dopo poco anche io iniziai ad agitarmi: non sapevo in che stato avrei trovato il quadro e mi ci volle tutta la forza di volontà del mondo, e forse anche l'amore per Italia, per riuscire a raggiungere l'oggetto che disperatamente cercavo e infine prenderlo. Uscii fuori da quel buco con un pò di polvere addosso e tossii un pochino, poi spolverai con la mano il quadro per vederlo, ma non era come lo ricordavo: era rovinato e ammuffito. Sospirai afflitto :-Allora? È quello?- chise Prussia. -È...è rovinato...non...si capisce bene...- borbottai con la testa bassa. -Beh,quelloqualche secolo si rovinano le cose!- rise lui. Strinsi i denti, poi Italia si avvicinò :-Vee~ era importante? Posso vedere?-. Quste domande mi ricordarono molto il giorno in cui aveva insegnato al vecchio me a disegnare e stranamente tutto ciò mi fece arrossire :-No, non è niente...-. -Sicuro?- chiese dolcemente. -A me non sembra "niente" quello- sbottò Prussia. L'intromissione di mio fratello mi fece innervosire, ma dopo un pò mi calmai :-Volevo fartelo vedere...- sospirai. Italia arrossì :-Ah sì? A me? Beh, prova a mostrarmelo...-. Glielo porsi e lui lo guardò incuriosito, ma, come avevo immaginato, disse :-Non si capisce quasi nulla-. Rimasi con la testa bassa, ma poi sentii il suo tono illuminarsi :-No, aspetta! C'è una poltrona...credo...o forse no, insomma...- aguzzò per un attimo la vista poi aggiunse :-...c'è una persona, o meglio, una bambina o bambino...sta...camminando, ah no, sta sdraiata...- cominciò a cercare qualche indizio :-...è sdraiata sulla poltrona e sembra abbia gli occhi chiusi quindi forse dorme-. Ero stupito che Italia avesse capito così tanto da quel quadro ammuffito. Lui, ad un certo punto, guardò intensamente in un angolo della tela e gli si mozzò il fiato. -Che cosa hai visto?- chiese Austria. Lui impallidì :-N-n-n-niente...- balbettò, poi gli uscirono delle lacrime :-Grazie- sussurrò :-Ma...c'è scritto...- cercò di riprendersi e mi guardò :-C'è scritto "addio amore mio"- a quel punto iniziò a piangere a dirotto singhiozzando in modo innaturale. Mi rattristai e andai ad abbracciarlo :-Quello sono io...- sospirò Italia :-...sono io dopo averti insegnato a dipingere, che mi sono messo a dormire su una poltrona- pianse ancora :-Ero io la cosa importante che doveva disegnare...- si mise un braccio a coprirsi gli occhi :-Sapeva che non sarebbe tornato...LO ODIO!- sbottò per poi continuare a singhiozzare. A quel punto decisi di dirglielo, era il momento giusto :-Non è vero, se è così che la pensi...- parlai dolcemente mentre lo stringevo tra le mie braccia :-...lui, cioè, io ho sempre saputo che sarei potuto non tornare e su questo hai ragione, ma...- appoggiai il mio mento sulla sua testa, per poi iniziare ad accarezzargli una guancia :-...lui non sarà tornato, ma io sì-. Lui sbarrò gli occhi e il suo cuore iniziò a battere più velocemente, ma per un altro motivo, lo sentivo. Mi sciolsi dall'abbraccio e lo guardai negli occhi :-Lui non poteva tornare e ha mandato me, così che potessi alleviare il tuo dolore e farti ricominciare a vivere- lui arrossì vistosamente, ma non smise di guardarmi :-Io almeno la penso così...- gli sorrisi e forse quello fu il sorriso più sincero che ebbi mai fatto in vita mia. Lui mi aveva fatto iniziare di nuovo a sorridere e io lui, anche se dal nostro primo incontro non ci trassi mai qualcosa di buono. Nel tempo passato insieme avevo ricominciato a vivere con nuovi sentimenti e emozioni. Lui finalmente mi sorrise di rimando anche se le sue lacrime continuavano a scendere e mi abbracciò così velocemente che temetti di esserne risucchiato :-Grazie Germania, grazie Sacro Romano Impero...- sorrisi e lui inziò ad agitarsi sciogliendo la stretta :-Io ehm...- abbassò lo sguardo e, rosso in volto, sussurrò :-...ti...ti a-amo Germania-. Io sbarrai gli occhi e il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, mentre il mio corpo iniziava a essere preso da un'ondata di emozioni sconosciute al mio vecchio mondo di odio che lui aveva illuminato con il suo sorriso. Presi il suo viso tra le mie mani e lo baciai dolcemente, rimasi attaccato a lui senza pensare minimamente di staccarmi, poi mi allontanai di poco per sussurrargli :-Anche io ti amo Italia-. NOTA DELL'AUTORE: eccoci arrivati alla fine della storia (scusate se è tutta appiccicata, ma avevo fretta e appena potrò la modificherò^^'), spero vi sia piaciuta la mia idea di come ho pensato che stiano le cose sul passato di Germania, Italia e Sacro Romano Impero, dato che molti (compresa me) trovano una somiglianza pazzesca tra i due biondini. È stato un piacere condividerla con voi, recensite per farmi sapere e spero di non aver fatto troppi errori. Ciao ciao^^

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